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Dettaglio seduta n.353 del 21/05/13 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COMBA



(Alle ore 10.00 il Vicepresidente Comba comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.30)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



(La seduta ha inizio alle ore 10.41)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione.
Non essendovi proposte di modifica, l'o.d.g. è approvato ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento interno del Consiglio regionale.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Sono a disposizione e riproducibili, su richiesta, i processi verbali delle sedute del 2, 3 e 14 maggio 2013.


Argomento:

b) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Casoni, Cota e Spagnuolo.
Il numero legale è 29.


Argomento:

c) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

d) Comunicazione del Presidente su allarme incendio


PRESIDENTE

Comunico all'Aula che il disagio manifestatosi qualche minuto fa è stato dovuto semplicemente ad un corto circuito con il compressore dell'impianto di aria condizionata durante la manutenzione. Quindi, niente di particolarmente rilevante.


Argomento:

Approvazione processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Approvazione processi verbali precedenti sedute", comunico che sono stati approvati i verbali del 30 aprile 2013.


Argomento: Fiere, mostre e mercati

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 1507 presentata dai Consiglieri Taricco e Reschigna, inerente a "Partecipazione degli operatori non professionali ai mercatini di oggetti antichi e dell'usato" (copia risposta scritta)


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g., inerente a "Svolgimento interrogazioni ed interpellanze", iniziamo con l'esame dell'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 1507.
Chiedo al proponente se diamo per illustrata quest'interrogazione e se vuole la risposta scritta.



PRESIDENTE

RESCHIGNA Aldo (fuori microfono)



PRESIDENTE

Non c'è il collegamento.



PRESIDENTE

Per favore, chiedo di far pervenire al Consigliere Reschigna copia dell'interrogazione cartacea, che diamo per illustrata.
La parola all'Assessore Ghiglia per la risposta.



GHIGLIA Agostino, Assessore al commercio e fiere

Grazie, Presidente.
Con l'interrogazione pervenuta presso gli Uffici dell'Assessorato Commercio e Fiere, Parchi e Aree protette, in data 14 febbraio 2013, è stato richiesto di sapere...



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

Per favore, l'Assessore Ghiglia sta rispondendo a un'interrogazione.
Chiedo, per favore, di predisporsi per lavorare. Grazie.
Prego, Assessore Ghiglia.



GHIGLIA Agostino, Assessore al commercio e fiere

stato richiesto di sapere se non fosse ritenuto opportuno procedere ad una revisione della normativa regionale in materia di esercizio dell'attività di commercio su area pubblica, in modo tale da escludere gli operatori non professionali dall'obbligo di richiedere il permesso temporaneo di vendita per poter partecipare ai mercatini di oggetti antichi e dell'usato e, conseguentemente, dall'onere dell'assolvimento dell'imposta di bollo.
Come rammentato nell'interrogazione, per poter vendere su area pubblica è sempre necessario l'ottenimento di un'autorizzazione, ancorch temporanea, ai sensi della DGR 2 aprile 2001, n. 32-2642, in attuazione dell'articolo 28 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114, con le modalità previste dalla DGR sopraccitata. La domanda per il rilascio...



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

Assessore, mi scusi: non è possibile lavorare così! Sono sicuro che il collega Reschigna sia sostanzialmente impedito nell'ascoltare la risposta.
Prego, Assessore.



GHIGLIA Agostino, Assessore al commercio e fiere

La domanda per il rilascio dell'autorizzazione va redatta in bollo e il titolo autorizzatorio è rilasciato anch'esso in bollo per ogni mercato a cui si riferisce.
Peraltro, va altresì ricordato che la previsione dell'apposizione della marca da bollo su istanze, petizioni, ricorsi e relative memorie dirette agli Uffici e agli organi dell'Amministrazione dello Stato, delle Regioni delle Province e dei Comuni, tendenti ad ottenere l'emanazione di un provvedimento amministrativo o il rilascio di certificati, estratti, copie e simili, è espressamente dettata dalla normativa nazionale e, nello specifico, dal DPR 26 ottobre 1972, n. 642 e s.m.i.
Inoltre, l'articolo 4 dello stesso DPR prevede l'apposizione della marca da bollo sugli atti e sui provvedimenti degli organi dell'Amministrazione dello Stato, delle Regioni, delle Province e dei Comuni che vadano rilasciati a coloro che ne abbiano fatto specifica richiesta. D'altro canto, il soggetto che realmente...



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

Scusi, Assessore.
Capisco che siete ancora sconvolti dall'allarme incendio, però, per favore...



PRESIDENTE

RESCHIGNA Aldo (fuori microfono)



PRESIDENTE

Presidente, mi faccia dare il testo scritto dall'Assessore.



PRESIDENTE

La ringrazio.
Quindi, facciamo pervenire al Consigliere Reschigna...



GHIGLIA Agostino, Assessore all'artigianato, commercio e fiere

Presidente, scusi, finisco di rispondere! Sono gli altri che devono stare zitti e non io che smetto! C'è un'Aula, si ascolta!



PRESIDENTE

Per favore, l'Assessore Ghiglia, giustamente, vuole avere anche lui...
RESCHIGNA Aldo (fuori microfono) Non ce l'ho con l'Assessore!



PRESIDENTE

Lo so, nessuno ce l'ha con l'Assessore.



GHIGLIA Agostino, Assessore all'artigianato, commercio e fiere

No, no, capisco, però...



PRESIDENTE

Dopo, ovviamente, faremo pervenire sia il testo che la risposta scritta, anche perché, oggi, un collega è diventato Parlamentare, quindi magari, è interessato ad avere la risposta.
Però, credo che l'Assessore e il Consigliere Reschigna debbano potere interloquire in relazione alla risposta, il collega ha dato per svolta l'illustrazione. Quindi, per favore, chiedo un minimo di condizioni per poter proseguire. Grazie. È la terza volta.



GHIGLIA Agostino, Assessore all'artigianato, commercio e fiere

Non c'è il due senza il tre, il quattro vien da sé, quindi ne abbiamo ancora due buone.
D'altro canto, il soggetto che realmente esercita l'attività in modo occasionale non può certamente lamentare il reiterato pagamento dell'imposta di bollo perché sarebbe come ammettere il carattere continuativo e, quindi, "professionale della propria attività".
Sarà in ogni caso cura degli uffici dell'Assessorato valutare sia sotto il profilo giuridico che dell'opportunità l'eventualità di un regime di dichiarazione sostitutiva dell'atto notorio in luogo dell'autorizzazione temporanea per la partecipazione degli operatori non professionali ai mercatini di oggetti antichi e dell'usato.
Peraltro, tali riflessioni, possono essere condivise e messe a confronto anche a livello interregionale, in modo da valutare congiuntamente con le altre Regioni la possibilità di affrontare il problema a livello nazionale. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei, Assessore.
Facciamo pervenire la copia cartacea della risposta all'interrogazione al Consigliere Reschigna.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Interpellanza n. 1569 presentata dai Consiglieri Goffi e Negro, inerente a "Emergenza abitativa, Torino è la capitale italiana degli sfratti per morosità"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interpellanza n. 1569, che diamo per illustrata.
La parola all'Assessore Quaglia per la risposta.



QUAGLIA Giovanna, Assessore all'edilizia residenziale

Grazie, Presidente.
L'interpellanza in oggetto pone il tema dell'emergenza abitativa, in particolare sulla città di Torino, per quanto riguarda gli sfratti per morosità.
La grave situazione socio-economica, che ha investito l'intero Stato italiano e che non ha risparmiato neppure la regione Piemonte, ha dato origine, soprattutto a Torino, a pesanti conseguenze, tra le quali, non ultima tuttavia, il sensibile aumento degli sfratti per morosità. È un tema su cui ci stiamo già confrontando.
Il mancato pagamento del canone di locazione è la conseguenza dell'impoverimento delle famiglie, lo specchio delle difficoltà dei cittadini che versano in stato di disoccupazione, non trovano lavoro o sono sostenuti soltanto dalle risorse derivanti dalla cassa integrazione.
La legge n. 431/1998, che all'articolo 11 ha istituito il Fondo nazionale per il sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione, non è stata più rifinanziata dallo Stato.
La Regione, da sola, non ha risorse sufficienti per dare avvio ad una nuova edizione del sostegno in parola, dopo l'ultima iniziativa relativa all'esercizio finanziario 2011.
La Giunta regionale, sensibile al problema, con provvedimento approvato nel mese di novembre 2012, ha manifestato la volontà di dar corso a una nuova iniziativa per sostenere quei nuclei familiari che affrontano gravi sacrifici economici per far fronte al pagamento del canone di locazione anche tenuto conto dell'aggravarsi della situazione economica generale.
Le risorse regionali stanziate con la legge regionale n. 6/2012 (Bilancio di previsione per l'anno finanziario 2012 e bilancio pluriennale per gli anni finanziari 2012-2014), per un importo pari a euro 4.630.000 euro, risultano sensibilmente inferiori alla somma necessaria per rappresentare un aiuto concreto. Con l'approvazione del bilancio di previsione 2013, sono stati stanziati 5.000.000 di euro, che tuttavia difficilmente consentono di dare avvio a un'altra edizione del Fondo a sostegno alla locazione, tenuto altresì conto che tale importo dovrebbe concorrere anche a sostenere il Fondo sociale di cui alla legge regione n.
3/2010 (si pensi che il fabbisogno riscontrato dalla nostra Regione a conclusione dell'iniziativa ultima, relativa all'esercizio finanziario 2011, ammontava a 36.000.000 di euro, nonostante l'introduzione di requisiti più restrittivi rispetto alle edizioni precedenti).
Stante il fatto che l'Istituto in parola è stato introdotto dallo Stato e che le Regioni, con proprie risorse, dovrebbero unicamente concorrere al co-finanziamento del medesimo Fondo, è già stato sollecitato il competente Ministero affinché venga presa in esame l'ipotesi di un rifinanziamento del Fondo e quindi venga ripristinato e rifinanziato, diversamente da quanto avvenuto nel 2012.
Il tema, peraltro, è all'oggetto della Conferenza dei Presidenti ed è già stato inserito nel documento che verrà presentato nell'incontro di lunedì 27 maggio; incontro che avranno i Presidenti delle Regioni con il Presidente del Consiglio dei Ministri, Enrico Letta.
Aggiungo per l'interrogante che in Assessorato questa settimana è programmata una riunione con gli Assessori competenti delle città capoluogo del Piemonte, proprio per verificare, rispetto ai regolamenti attuativi che riguardano la morosità incolpevole e questa situazione di difficoltà che colpisce la Regione, ma anche i Comuni, quali migliori pratiche possiamo mettere in atto per riuscire a garantire le risorse e comunque per riuscire a garantire un servizio ai cittadini.
Chiaramente, dopo l'incontro con i Sindaci e i rappresentanti delle città capoluogo, il mio impegno è di riferire nella Commissione competente per quanto riguarda questo tema.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Negro per la replica.



NEGRO Giovanni

Grazie, Presidente.
Semplicemente, richiedo la copia scritta della risposta dell'Assessore.
Grazie.



PRESIDENTE

Gliela faremo pervenire, Consigliere Negro, affinché la possa consegnare anche al collega Goffi.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 1589 presentata dai Consiglieri regionali Laus, Bresso e Pentenero, inerente a "Attivazione gestione trasporti secondari urgenti da parte del sistema 118"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 1589.
La Consigliera Pentenero la dà per illustrata.
La parola all'Assessore Quaglia per la risposta.



QUAGLIA Giovanna, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Con riferimento all'interrogazione in oggetto, si riferisce quanto segue.
La questione posta dall'interrogante va contestualizzato nella logica generale di riordino del SSR e il potenziamento del ruolo di coordinamento ed organizzazione dei trasporti secondari da parte del 118 non potrà prescindere dal nuovo disegno della rete ospedaliera individuato prioritariamente dal PSSR 2012-2015 e dalla successiva deliberazione della Giunta regionale n. 6-5519 del 14 marzo 2013.
Rispetto comunque al contesto attuale, le quattro Aziende Sanitarie costituenti il Dipartimento interaziendale 118 hanno già di fatto iniziato ad operare con l'attivazione dei trasporti secondari protetti per le patologie tempo-dipendenti IMA e STROKE, attenendosi al protocollo operativo per l'attuazione della rete del trasporto secondario protetto redatto dal Dipartimento stesso.
Inoltre, è stato avviato un ulteriore studio sperimentale sul Quadrante di Novara e di Alessandria, in particolare per delineare protocolli operativi per la gestione dei trasferimenti secondari urgenti da parte del 118 relativamente al percorso per i pazienti con STEMI (infarto miocardio acuto con sopraslivellamento del tratto ST).
In tale ambito è stata implementata la rete regionale per l'emergenza cronica, che permette di effettuare una diagnosi pre-ospedaliera di infarto miocardio acuto da parte del servizio 118 con conseguente indirizzamento verso l'ospedale più idoneo a garantire il trattamento più appropriato alle condizioni del paziente. Tale modalità permette di ridurre il ritardo evitabile in una patologia tempo-dipendente come lo STEMI per quella quota parte di pazienti soccorsi dalle strutture del 118 (circa il 50% dei pazienti).
Infine, risulta già a totale regime la realizzazione del coordinamento da parte del Sistema dell'Emergenza sanitaria territoriale dei servizi di Neonatologia e il trasporto di paziente critico di particolare complessità clinica-organizzativa in ossigenazione extracorporea (ECMO).
Si precisa comunque che punto cardine della programmazione regionale sanitaria 2013-2015 sarà ancora la revisione della rete dell'Emergenza territoriale nella prospettiva di un potenziamento ulteriore della stessa volto a svolgere un ruolo di "supporto" e "sostegno" rispetto alle nuove articolazioni e riconversioni dei presidi ospedalieri.
Il testo scritto viene distribuito ai Consiglieri.
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Argomento: Istituti Pubblici di Assistenza e beneficenza - II. PP. A. B.

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 1603 presentata dal Consigliere Bono, inerente a "IPAB Toso di Canale (CN) - Ente di diritto pubblico"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 1603.
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
L'IPAB Toso di Canale fu donata ai canalesi nel 1928 dal Cavalier Toso.
Il presidio attualmente consta di 50 posti letto, di cui 35 in regime di registrazione ex articolo 24 della legge regionale del 1982, deliberati con alcuni atti consiliari della Regione nell'anno 2011 e successivamente autorizzati in regime di mantenimento autorizzativo con un provvedimento del 1997; consta anche di 15 posti letto RAF, anche questi autorizzati con determinazione di alcuni fa (2004). Con la determinazione dell'ASL 2 di Cuneo del 2 agosto 2011, è stato autorizzato il nuovo presidio ospedale ricovero Pasquale Toso, con sede a Canale, con 20 posti letto RSA, 20 posti letto RAF e 20 posti letto RA.
Considerato che i membri del Consiglio di Amministrazione dell'IPAB Toso di Canale hanno stipulato un mutuo chirografario con la Banca Regionale Europea per un importo di 2,8 milioni di euro e che detto mutuo è stato approvato senza riserve di alcun genere dall'Ente, interroghiamo la Giunta regionale per sapere se l'IPAB di Canale possa contrarre un mutuo chirografario per finanziare una costruzione da cedere a terzi; se in caso di mancato pagamento delle rate in scadenza e conseguente azione della banca creditrice per l'eventuale recupero dei crediti, risponderebbero dello stesso solo ed esclusivamente i singoli membri del Consiglio di Amministrazione con il loro patrimonio personale, oppure tutto l'Ente, con possibile vendita all'asta dell'immobile sede dell'IPAB.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Quaglia per la risposta.



QUAGLIA Giovanna, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
In relazione all'interrogazione del Consigliere regionale Bono, si riferisce quanto segue.
L'interrogante chiede di sapere, al primo punto, se l'IPAB di Canale Ente di diritto pubblico, possa contrarre un mutuo chirografario per finanziare una costruzione da cedere a terzi.
Si premette che, ai sensi dell'articolo 5, comma 3, lettera a) della legge regionale n. 1 dell'8 gennaio 2001, la vigilanza sugli organi e sull'attività amministrativa delle IPAB, fino alla trasformazione delle IPAB in aziende pubbliche di servizi alla persona o in persone giuridiche di diritto privato, è delegata alle Province; al riguardo, si fa tuttavia presente che, dall'esame della normativa che regola l'attività amministrativa delle IPAB, risulta che nulla osta alla stipula di un mutuo chirografario e peraltro si evidenzia che tale tipologia di contratto viene stipulata sia dagli Enti locali che da Enti pubblici in genere, comprese le IPAB.
Al secondo punto, l'interrogante chiede di sapere se, in caso di pagamento delle rate in scadenza e conseguente azione della banca creditrice per il recupero del credito, risponderebbero dello stesso solo ed esclusivamente i singoli membri del Consiglio di Amministrazione con il loro patrimonio personale, oppure l'Ente P. Toso con possibile vendita all'asta dell'immobile sede dell'IPAB Toso di Canale.
A questo proposito, si precisa che in caso di recupero crediti da parte della banca, risponderebbe l'Ente con il proprio patrimonio.
Tuttavia, nei confronti degli amministratori può essere avviata un'azione di responsabilità amministrativa che, in linea di principe, è quella in cui incorre chi, per dolo o colpa grave, tenga un comportamento attivo od omissivo da cui derivi un danno erariale.
Com'è noto, il fondamento della responsabilità amministrativa contabile va cercato innanzitutto nell'articolo 103, comma 2, della Costituzione, per il quale ha giurisdizione la Corte dei Conti.
Il testo scritto è nella disponibilità dei Consiglieri.



PRESIDENTE

Dichiaro chiuso il punto 3) all'o.d.g., relativo a "Svolgimento interrogazioni e interpellanze".


Argomento: Difensore civico

Precisazioni del Presidente Cattaneo in merito alla nomina del Difensore Civico


PRESIDENTE

Consigliere Pedrale, riguardo alla nomina del Difensore Civico vi sono novità? Ricordo che nel corso della Conferenza dei Capigruppo avevamo ipotizzato, nel corso di questa o della prossima seduta, l'elezione del nuovo Difensore Civico. Lei aveva assunto l'impegno a riferire nel merito.
La parola al Consigliere Pedrale.



PEDRALE Luca

Chiedo scusa, Presidente, ma avevo un problema al tablet e stavo cercando di farlo risolvere.
Come lei ha anticipato, mi ero assunto tale impegno, a nome dei Gruppi di maggioranza, nella scorsa Conferenza dei Capigruppo. Prima che iniziasse la seduta ufficiale ho chiesto all'opposizione, che era presente quasi al completo (forse mancava un componente o due), quale fosse la loro proposta.
L'ho recepita e ho risposto loro che ne avremmo dovuto discutere all'interno della maggioranza.
Penso, quindi, che per la prossima settimana si riesca a dare una risposta definitiva sulla proposta formulata dall'opposizione.



PRESIDENTE

Anticipo che domani, nel corso della Conferenza dei Capigruppo comunicherò che comunque martedì 28 maggio 2013, come primo punto, porrò in votazione l'elezione del Difensore Civico, anche perché, formalmente dobbiamo procedere all'elezione dell'Ufficio, anche se è funzionante nel regime della prorogatio.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Proseguimento proposta di deliberazione n. 228, inerente a "Piano regionale di razionalizzazione delle partecipazioni regionali"


PRESIDENTE

In merito alla proposta di deliberazione n. 229, di cui al punto 5) all'o.d.g., avevamo concordato, nel corso della Conferenza dei Capigruppo un intervento da parte dell'Assessore Ghiglia relativamente alla situazione delle partecipazioni regionali.
Ha chiesto la parola l'Assessore Ghiglia, per rendere una comunicazione all'Aula; ne ha facoltà.



GHIGLIA Agostino, Assessore ai rapporti con società a partecipazione regionale

Grazie, Presidente.
Rispetto a quanto c'eravamo detti circa un mese fa, ritengo che sia opportuno...



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

Chiederei l'attenzione di tutta l'Aula, perché l'Assessore sta fornendo una comunicazione sul tema importante delle partecipate, che è alla nostra attenzione da alcune sedute.
Tale intervento era stato richiesto un po' da tutti i Gruppi, compresi quelli di maggioranza (non vedo alcuni che lo avevano richiesto), per cui credo che sia corretto mettere il Consiglio nelle condizioni di ascoltare e di prendere una decisione in tal senso.
Prego, Assessore.



GHIGLIA Agostino, Assessore ai rapporti con società a partecipazione regionale

Grazie, Presidente.
Ritengo sia opportuno un ritorno in Commissione di questa delibera per poter seguire, in un ambito forse più proprio e più definito, l'evoluzione quotidiana che ha il cosiddetto Piano strategico di razionalizzazione delle partecipate della Regione.
Come ebbi modo di dire circa un mese fa all'Aula, l'impianto della delibera è assolutamente corretto, condivisibile e tuttora condiviso dalla Giunta (e credo di poter dire anche dalla maggioranza).
Tuttavia, il mutamento delle condizioni anche relative all'approvazione dell'ultima legge finanziaria e dell'ultimo bilancio regionale, a mio avviso rende necessario, rispetto non tanto all'impianto della delibera in generale quanto alle tabelle allegate alla stessa, che ci siano delle valutazioni più approfondite per quanto riguarda i vari settori delle partecipate in cui siamo presenti.
Da una parte, ritengo che, in una situazione di mercato così difficile sia importante magari rivedere o riconsiderare determinate posizioni. Per altro verso, ho chiesto ai Presidenti di Finpiemonte S.p.A. e di Finpiemonte Partecipazioni, che sono i soggetti che detengono direttamente le azioni della gran parte delle nostre società, di fare una ricognizione di tre tipi: una ricognizione per quanto riguarda le possibilità concrete di sviluppo nel prossimo triennio di ogni singola società; lo stato dell'arte per quanto riguarda i lavoratori, ossia possibilità di accedere ad eventuali strumenti di anticipo dei pensionamenti o di accompagnamento ai pensionamenti; in terzo luogo, ho chiesto di far fare, società per società, una sorta di spending review interna, al fine di eliminare qualora ve ne fossero, ogni tipo di spesa superflua (o diciamo voluttuaria per non dire superflua); quarto elemento altrettanto importante - erano quattro i punti, non tre, scusate - valutare il costo per ogni singola società anche dei relativi processi liquidatori. Perché, rifacendomi al primo punto, qualora in alcune società avessimo delle concrete possibilità (prendiamo, ad esempio, una società che abbia anche delle proprietà) di allocare tali proprietà e di ottenere un utile, la liquidazione oggi sarebbe soltanto un minus per le casse di Finpiemonte e di Finpiemonte Partecipazioni, e quindi della Regione, e non potrebbe invece portare un plus.
In questa riconsiderazione, avendo messo in sicurezza i conti della Regione con il bilancio e con l'ultima legge finanziaria, e potendoci consentire non di dilatare i tempi, ma, come ho detto all'inizio, di riconsiderare le tabelle (più che l'impianto della delibera) in maniera settoriale, affrontando il problema non con un impatto globale, ma - fermo restando l'impianto della delibera - cercare di razionalizzarlo rispetto alle società consimili che svolgono attività analoghe, credo che sia opportuno, alla luce delle considerazioni che ho fatto, un ritorno in Commissione per poter, nelle prossime settimane, andare ad analizzare i casi singoli, quelli più urgenti, ma anche quelli di sistema, ossia di settore.
Farei un breve accenno, anche se non è stato richiesto, alla situazione dell'IPLA, visto che i suoi lavoratori stanno manifestando fuori.



PRESIDENTE

Scusi, Assessore, sulle partecipate ha concluso la comunicazione, in linea generale? Perché l'informativa sull'IPLA la lascerei in fondo, sempre nella stessa comunicazione.



GHIGLIA Agostino, Assessore ai rapporti con società a partecipazione regionale

Sulle partecipate ho spiegato la situazione, poi ci saranno eventuali interventi.



PRESIDENTE

Passiamo alla questione IPLA, prego.



GHIGLIA Agostino, Assessore ai rapporti con società a partecipazione regionale

Per quanto riguarda l'IPLA, vorrei soltanto ricordare due passaggi.
Il primo: la spending review impone, per quel tipo di società e per altre società simili, la vendita entro giugno e la liquidazione entro fine anno.
Avremmo potuto nominare un commissario liquidatore dal 1° gennaio di quest'anno, ma non l'abbiamo fatto perché abbiamo a cuore la difesa dei lavoratori e la tutela dell'occupazione - l'ho già detto l'altra volta come primo elemento della nostra attività politica, generalmente intesa.
Questo ragionamento, io credo, può essere associato al Presidente della Giunta, a tutti gli Assessori e a tutti i membri del Consiglio.
La settimana scorsa ho incontrato le RSU di IPLA e ho spiegato loro qual è l'attività della Regione in questo intertempo: la richiesta ad SCR di procedere ad una manifestazione di interesse per vedere le possibilità che offre il mercato per non andare subito verso una procedura di vendita che sarebbe, essa stessa, onerosa per le casse regionali e, nel tempo che ci separa da oggi alla messa in liquidazione, rispetto alle manifestazioni di interesse che potrebbero venire anche da altri settori o da altri enti o da altre partecipate della Regione, iniziare a provvedere, se possibile e ove possibile, ad una ricollocazione dei lavoratori di IPLA.
Concludendo, vorrei fare ancora una sottolineatura importante. La Regione Piemonte è stato l'unico socio di IPLA a provvedere anche quest'anno alla ricapitalizzazione, ed è stato l'unico socio di IPLA a mettere risorse (la lotta alle zanzare determinata la settimana scorsa).
Gli altri soci, non solo non hanno ricapitalizzato neanche per poche decine di migliaia di euro, rendendo quindi evidente - parlo del Comune di Torino e della Regione Valle d'Aosta - e manifesto il loro assoluto disinteresse per il futuro della società, ma non hanno neanche dato a IPLA la possibilità di svolgere alcune delle mansioni che quegli stessi Enti mandano a gara, anno per anno, nei rispettivi ambiti.
Non vado certo a guardare in casa d'altri perché ognuno ha difficoltà ad amministrare la propria, tuttavia voglio sottolineare che l'impegno della Regione - il mio non conta nulla - a tutela di IPLA, come valore economico, come valore di intelligenza, di professionalità e di know how, e la difesa di IPLA come valore dei suoi lavoratori, noi ce l'abbiamo ben presente. È un impegno che stiamo portando avanti con convinzione, tant'è che l'ultimo incontro è stato cinque giorni fa.
Capisco le manifestazioni, capisco l'esigenza di tenere un problema all'attenzione di tutti, tuttavia vorrei rassicurare il Consiglio che, dal punto di vista della Giunta, stiamo facendo tutto, ma veramente tutto il possibile. Non perché siamo bravi e buoni, ma perché siamo responsabili anche oltre quello che la legge ci dice.
Avremmo semplicemente potuto lavarcene le mani, ma crediamo che amministrare non significhi questo.
Grazie.



PRESIDENTE

Ricordo che il rinvio in Commissione, se lo si vuole fare formalmente a norma dell'articolo 88, bisognerà votarlo. Questo non esclude che, se si volesse fare un approfondimento, si può trattare come tale, come è già avvenuto in passato, e lasciare il provvedimento in Aula. Alla fine dovremo decidere.
A norma dell'articolo 69, comma 4, possono intervenire i Consiglieri per tre minuti per chiarimenti, altrimenti bisogna chiedere un dibattito.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Chiedo un dibattito, Presidente.
Non ci metto nel mio intervento più del tempo necessario.
L'Assessore Ghiglia, nella sua comunicazione, ha fatto riferimento al fatto che su questa proposta di deliberazione era stato avviato l'iter in Aula nella seduta del 9 aprile del corrente anno.
passato oltre un mese e 15 giorni, ma la questione che voglio sollevare non è tanto il mese e i 15 giorni. Voglio sollevare un altro tema. Il 9 aprile, avendo avuto modo di capire dall'intervento dell'Assessore Ghiglia che, comunque, ci sarebbe stato un intervento da parte della Giunta regionale rispetto al testo della proposta di deliberazione, ho proposto di ritornare velocemente in Commissione.
Ritenevo che un approfondimento sul tema potesse essere meglio sviluppato all'interno della Commissione, piuttosto che in Aula.
Apriti cielo! Ci sono stati gli strali della maggioranza contro il sottoscritto per aver presentato quel tipo di proposta.
Oggi prendo atto che l'Assessore Ghiglia, a distanza di un mese e 15 giorni, chiede, sostanzialmente, che il provvedimento ritorni in Commissione e venga approfondito all'interno della Commissione consiliare competente.
Su questo punto dico che noi non ci opponiamo al ritorno in Commissione, ma ad una condizione. Che siano i prefissati i termini assolutamente rigidi, e i tempi di esame in Commissione. Prefissare i tempi di esame in Commissione significa, sostanzialmente, che venerdì iniziamo a parlare in I Commissione. Ripeto, venerdì iniziamo a parlare in I Commissione.
La cosa che a me preoccupa è che mi sembra di cogliere, dall'intervento dell'Assessore Ghiglia, quasi una ripartenza dall'inizio di tutto il provvedimento. Se iniziamo a chiedere di nuovo a Finpiemonte S.p.A. e a Finpiemonte Partecipazioni, di dover approfondire il complesso delle società controllate o collegate, di voler richiedere una spending review rispetto alle società controllate e collegate alla Finpiemonte, significa che, non dico che ripartiamo dall'anno zero, ma ripartiamo da un tempo molto vicino all'anno zero. Dal nostro punto di vista, è inaccettabile.
I problemi non si risolvono lasciandoli riposare o dormire. I problemi si risolvono affrontandoli. Lei, Assessore, nel suo intervento ha fatto riferimento al fatto che fuori dal palazzo è in corso una manifestazione da parte dei dipendenti di IPLA: con quei dipendenti ci ha parlato lei, ma ci ho parlato anch'io.
Siamo al 21 maggio; entro giugno la Regione dovrebbe trovare una collocazione a IPLA, qualunque essa sia, oppure metterla in liquidazione.
Credo che al 21 maggio non siamo - non siete - ancora nelle condizioni di definire qual è lo scenario. Questo è quello che ci preoccupa. Lasciare lì i problemi significa, sostanzialmente, al di là delle manifestazioni di interesse circa la sorta dei lavoratori, fare in modo che le questioni arrivino a maturazione - drammatica, aggiungo - per inerzia.
Voglio ricordare che il tema della razionalizzazione delle società era stato avviato con un articolo della legge finanziaria del 2012 che impegnava, entro giugno 2012, la Giunta regionale alla presentazione di una proposta complessiva.
Questo è un tema rilevante. Abbiamo la consapevolezza che ci sono in ballo questioni legate alle preoccupazione del personale dipendente? Abbiamo la consapevolezza che ci sono in ballo scelte delicate su ciò che è strategico e ciò che non lo è nell'immediato o nel prossimo futuro all'interno della Regione? Ripeto, questi elementi devono essere considerati una volta per tutte.
Non sono contrario al ritorno in Commissione, ma con tempi veloci. Se ritorniamo in Commissione e sta lì un paio di mesi, IPLA si dissolve da sola e tutta una serie di altre situazioni vanno a compimento da sole.
L'ultima questione, ma vorrei non aver capito male. Proprio perché non vorrei aver capito male, riporto la questione che ho orecchiato. Se non ho compreso male dall'intervento dell'Assessore Ghiglia, l'Assessore ha fatto riferimento ad un incarico conferito ad SCR relativamente all'individuazione di un'indagine di mercato sul futuro di IPLA.
SCR ha tutto tranne che queste funzioni! SCR fa tutto tranne che queste funzioni! Se mettiamo in campo che una società controllata dalla Regione, che è la Società di Committenza Regionale e che, essendo tale, deve fare gare per aggiudicare opere e per aggiudicare anche acquisti di farmaci attrezzature, la sanità e tutto il mondo, e diventa il soggetto che deve verificare la fattibilità di una collocazione sul mercato di IPLA, qui siamo in presenza dell'affidamento di un ruolo delicatissimo - perché ci sono in ballo le questioni che riguardano il personale e i dipendenti - a un soggetto che non ha alcuna titolarità sotto questo profilo.
Sono fortemente preoccupato tutte le volte che vengono affidati a soggetti irresponsabili (nel senso etimologico del termine) sotto il profilo politico scelte così delicate. Su questo chiedo che ci sia un preciso chiarimento da parte dell'Assessore, durante la seduta odierna.
Allora, sono molto preoccupato, e qui chiudo il mio intervento...



PRESIDENTE

Lei ha dieci minuti, collega Reschigna.



RESCHIGNA Aldo

No, no: le riflessioni che ho da fare...



(Proteste dai banchi della maggioranza)



PRESIDENTE

Scusi se la interrompo, Consigliere Reschigna. Non c'è da decidere nulla, perché l'articolo 56 è chiaro: se lo chiede un Presidente di Gruppo o tre Consiglieri, si fa il dibattito. Siccome in apertura il Presidente Reschigna ha detto "Io chiedo il dibattito", ho inteso in questo modo.
Altrimenti i minuti sarebbero stati tre più dieci, quindi 13.
Prego, Consigliere Reschigna.



RESCHIGNA Aldo

No, ma non arrivo a occupare i dieci minuti...



(Proteste del Consigliere Carossa)



PRESIDENTE

Scusi, collega Carossa: dopo può prendere la parola.
Prego, Consigliere Reschigna.



RESCHIGNA Aldo

Non penso di avere chiesto un dibattito su una questione banale: non lo penso. Poi, se aveste evitato di interrompere, avrei già anche finito.



(Proteste del Consigliere Carossa)



RESCHIGNA Aldo

Sì, stai tranquillo!



(Commenti del Consigliere Carossa)



RESCHIGNA Aldo

Vedi, a me dispiace che quando si vuole affrontare seriamente certi problemi si tenti solamente, quando si è in difficoltà, di metterla sulla rissa; e io sulla rissa non ci casco: non è il mio modo di fare politica.
Allora, dev'essere chiaro che noi non accettiamo più che su questo problema si facciano nuove spending review, nuove analisi e nuove indagini: credo che ci siano tutti gli elementi per assumere la responsabilità di una decisione e di una proposta. La si vuole approfondire in Commissione? Lo si faccia: noi non siamo assolutamente contrari. Ricordo a memoria che qualcuno che mi ha interrotto poco fa si è scagliato, quel 9 aprile in Consiglio regionale, contro la mia richiesta di ritornare in Commissione perché facevo perdere tempo. Di tempo ne avete perso sufficientemente; i problemi sono tutti lì e vanno affrontati.
Chiedo quindi che già da venerdì prossimo del problema si occupi la I Commissione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Burzi.



BURZI Angelo

Rubo un minuto dei tre, all'inizio, solo per chiarire. Quando lei è intervenuto e ho chiesto "perché tre minuti?", pensavo fosse intuibile che sembravano pochi; evidentemente, però, non chiamandomi io Reschigna, sono maggiormente "pochi" rispetto ad altri. Prendo atto che c'è quest'interpretazione - adesso vediamo quanto ortodossa - del Regolamento per cui basta che un Capogruppo lo chieda che si fa il dibattito: lo mettiamo agli atti perché questo è successo e poi vediamo le conseguenze.
Ho risparmiato anche già 31 secondi...
Assessore Ghiglia, dica al collega Laus di togliersi dai piedi, ch vorrei parlarle solo un attimo, altrimenti perdo i tre minuti a mia disposizione, che sono pochi.



PRESIDENTE

No, ne ha dieci, Consigliere Burzi.



BURZI Angelo

Ma ne uso solo tre, se non le dispiace: se invece le dispiace, ne uso dieci; tenderei però a usarne tre.
Lei ha detto, nel suo intervento, che "i conti sono in sicurezza". Da membro di maggioranza - non senta cosa dice il collega Reschigna, per ora: lo senta con il rispetto che si deve a tutte le parti politiche, ma differenzi le componenti della sua maggioranza - questo l'ho sentito dire anch'io. La sensazione che si ha dalla Giunta è che il problema sia passato.
Le riassumo che è passato il problema della liquidità; per lo meno lo deduco, da modesto praticante del bilancio pubblico. E questo è un problema che non abbiamo più, perché in questa Regione per un po' di mesi alcuni tra cui chi vi parla, hanno temuto che non si pagassero gli stipendi: qua là, sopra, sotto; e lei sa bene che le situazioni di pagamento nei riguardi dei fornitori in senso lato della Regione Piemonte è tuttora estremamente critica.
Non si è risolto per nulla il tema del conto economico o, se si è risolto, mi sono distratto e mi sono perso delle puntate. Parlare di conto economico significa dire che questa Regione - così come l'anno prossimo lei lo vedrà, quando certificherete il consuntivo del 2012 - imbarca acqua (tradotto, produce disavanzo) sulla media, a occhio e croce, di mezzo miliardo l'anno. Credo che l'anno scorso sia stato qualcosina di più - ma questo lo vedremo nel consuntivo - ed evidentemente, nulla facendo, anche quest'anno succederà.
Dunque ciò che è stato risolto è il problema della liquidità. Le ricordo infatti un intervento fatto dal collega Ronzani in sede di approvazione di bilancio e finanziaria, in cui lui disse - e credo dicesse una cosa vera - che in realtà ciò che noi mettiamo nell'area delle entrate ed è legittimo farlo, tant'è vero che l'abbiamo fatto - è un'anticipazione a lungo termine: molto a lungo termine. Anticipazione però, significa che quelle risorse con cui risolviamo la liquidità prima o poi qualcuno - probabilmente non noi, se non altro per ragioni anagrafiche dovrà restituirle.
Questo significa, allora, che l'area dell'efficienza di quest'Azienda di questo Ente, è tutta da scoprire, o tutta da risolvere. L'area delle partecipate è, ormai da più di un anno - da quando era ancora in Parlamento il primo decreto della spending review (siamo a luglio dell'anno scorso) un'occasione - non un obbligo, secondo me, ma un'occasione - per rivedere le cose in casa nostra.
Ora, non le posso fare alcuna critica diretta per il poco tempo che lei personalmente ha potuto dedicare, ma dall'altra parte lei, come Assessore in continuità con questa Giunta e con quelle precedenti, è dotato di ampia messe di dati, che certo avranno da essere letti, che certo avranno da essere "ingurgitati" e certo avranno da essere oggetto di una decisione.
Ora, il nostro punto di vista come Progett'Azione era, rimane e non cambia: vendere tutto subito. Vendere, chiudere, dismettere, cioè fare efficienza in un'area che certamente efficiente non è, basta guardare i conti consolidati degli ultimi esercizi. E in un momento in cui i conti di questa Regione ne avevano e, mi creda, ne hanno ancora molto di bisogno tranne che per la parte della liquidità.
Di questo la Giunta, prima che lei entrasse, ha fatto quello che ha potuto, ha saputo fare (non compete a me dare una valutazione), certamente a mio avviso, meno di quello che sarebbe stato necessario. Ora c'è bisogno di un'accelerazione. Dubito - poi, se serve, evidentemente, come membro di maggioranza, mi rendo disponibile - che serva un passaggio in Commissione.
Credo invece, quand'anche fosse necessario un passaggio in Commissione dopo che la Giunta, perché in questo caso è la Giunta che deve dire che cosa pensa di fare sulla tabella dell'allegato alla deliberazione di cui lei sta parlando - mi pare sia la n. 312 - che la Giunta debba prendersi il tempo necessario e poi certamente passare in Commissione, perché in alcuni casi i passaggi necessari non sono di competenza solo della Giunta, ma richiederebbero o potrebbero richiedere passaggi di Commissione o di legge ma, a seconda delle varie strutture, dirci che cosa intende fare adesso.
Perché l'alternativa a non fare nulla adesso è, nella sostanza politica: abbiamo risolto il problema della liquidità o si sta risolvendo e del resto si occuperà chi ci seguirà.
una tesi non nuova in questa Regione, va avanti così da circa almeno 18 anni, non ho mai visto niente di diverso, però mi piacerebbe che per almeno una volta codesta maggioranza desse un segno di vita nell'area dell'efficienza e della meritocrazia, facendo qualcosa.



PRESIDENTE

Grazie, collega Burzi.
In apertura, dopo l'intervento del collega Ghiglia, ho richiamato la possibilità e ho spiegato in maniera molto chiara e inequivocabile che la proposta dell'Assessore Ghiglia poteva essere affrontata in due modi: o con un voto formale di rinvio dell'intero testo (articolo 88 del Regolamento) in Commissione, oppure di trattarlo come approfondimento in Commissione ma con l'accordo dell'Aula, lasciandolo in Consiglio. Sullo stesso ho detto che si potevano chiedere chiarimenti a norma dell'articolo 69, comma 4 peraltro sbagliando, perché si tratta di richiesta di chiarimenti, ex articolo 56, comma 1, con cinque minuti a disposizione.
Il Consigliere Reschigna, legittimamente, ricoprendo la carica di Presidente di Gruppo consiliare, intervenendo ex articolo 56, comma 1, ha detto che il suo Gruppo chiedeva il dibattito. L'articolo 56, comma 2 prevede che se un solo Presidente di Gruppo o tre Consiglieri regionali che non ricoprono l'incarico di Presidente di Gruppo chiedono il dibattito bisogna fare il dibattito.
Pertanto, per un'economia di gestione, senza mettere il Consigliere Reschigna in condizione di fare prima un intervento di tre minuti e poi di dieci, che fa tredici, siamo andati direttamente al dibattito. Ma vedo talmente pochi iscritti che penso che tra poco, alla fine, probabilmente si voterà semplicemente il rinvio in Commissione o l'Aula acconsentirà in un modo o in un altro. Senza nessuna polemica, ma per spiegare in modo corretto, anzitutto a me stesso.
La parola alla Consigliera Cerutti.



CERUTTI Monica

Grazie, Presidente.
Anch'io non voglio far perdere tempo all'Aula. Credo che effettivamente questa riorganizzazione delle partecipate ci abbia già interessato per parecchio e debbo dire che per alcuni aspetti, da alcune indicazioni che ha dato il neo Assessore, credo che ci siano anche delle indicazioni di carattere positivo che possono essere oggetto di approfondimento.
Non entro tanto nel merito, attendendo il dibattito in Commissione. La cosa che vorrei sottolineare anch'io è la questione della tempistica proprio perché non si vogliono contingentare i tempi ed è chiaro che sembra strano che la tempistica venga ribadita dall'opposizione piuttosto che dalla maggioranza. Tuttavia, a questo punto di vista, credo che l'Assessore abbia ben presente la questione legata ai limiti della spending review, che riguardano alcune delle realtà interessate da questo procedimento di riorganizzazione e, in particolare, visto che la sua attenzione è stata dedicata nel suo intervento alla realtà dell'IPLA, sappiamo che entro il 30 giugno di quest'anno bisognerà decidere quale strada intraprendere. Quindi è chiaro che da questo punto di vista i tempi sono piuttosto cogenti.
Quindi, non è una richiesta o una sollecitazione che viene semplicemente fatta per spirito di contraddizione rispetto all'opposizione che deve in qualche modo sempre esprimere pareri diversi, ma appunto legata alla tempistica della spending review. Non sappiamo se a livello nazionale vi siano indicazioni di carattere diverso, in questo momento le indicazioni sono quelle che sono rimaste senza tra l'altro dei decreti attuativi quindi, in questo panorama noi adesso ci muoviamo. Da questo punto di vista, anch'io chiederei, così come ha chiesto il Consigliere Reschigna di avviare al più presto il dibattito in Commissione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pedrale.



PEDRALE Luca

Grazie, Presidente.
Molto brevemente. Su questo tema si è già discusso e un buon lavoro è già stato fatto dalla Giunta regionale e dall'Assessore Maccanti, poi vi è stato il cambio di Assessore e anche un'evoluzione dei tempi, del mercato che tutto procede molto velocemente.
Credo che una breve riflessione in Commissione come ha suggerito l'Assessore Ghiglia sia opportuna e mi pare che anche l'opposizione la condivida, proprio per analizzare meglio ciò che deve essere razionalizzato e ciò che deve essere alienato, facendo il punto della situazione.
Ovviamente, un punto della situazione non eterno e quindi credo che il ritorno in Commissione sia opportuno e, dopo una breve riflessione l'argomento possa ritornare in Aula per la definitiva approvazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Volevo solo rispondere sia a lei, Presidente, sia ai colleghi soprattutto il collega Burzi, che hanno affrontato il tema della discussione generale.
Chiedo scusa, Presidente. Se si va a leggere il Regolamento Presidente, all'articolo 56, comma 2, dice che i tre Consiglieri o il Presidente, è vero, possono chiedere una discussione, però tale richiesta viene votata. Infatti, si dice: "In tal caso, il Consiglio decide se e quando svolgere tale discussione".
Sono sempre contento e felice quando il Presidente del Consiglio garantisce, quindi fa veramente da garante delle richieste dell'opposizione. Spero, ovviamente, che qualora un Gruppo minore rispetto al PD chieda una discussione...



PRESIDENTE

Scusi, Consigliere Bono, se la interrompo.



BONO Davide

Mi lasci solo finire.



PRESIDENTE

La interrompo. Mi scusi.
Togliamo la parola al Consigliere Bono, per favore.



BONO Davide

Ma non era polemico, Presidente.



PRESIDENTE

La interrompo, non è una polemica, però non posso far perdere tempo al Consiglio su un impianto di una discussione totalmente infondata, perché le dico, in dieci secondi, una cosa: è sempre stato fatto così e siccome ho ascoltato con attenzione, nel brusio, l'intervento dell'Assessore Ghiglia che ha interesse ad andare il prima possibile in Commissione, ho ritenuto di assumermi, senza contrarietà di nessuno, di passare direttamente al dibattito.
Mi sembra che stiamo parlando troppo della procedura, che è sempre stata così e che è esattamente aderente al Regolamento, inutilmente.
Comunque, mi scuso di averla interrotta e continui pure il suo intervento.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Non era polemico, era solo perché giustamente al Regolamento ci atteniamo e poi ci sono le prassi, ma ribadisco, spero che se le prassi siano sempre uguali per tutti. Ribadisco, inoltre, che, essendo membro dell'opposizione, sono sempre contento quando lei si comporta da garante per tutte le richieste dell'opposizione.
Chiedo anch'io che la discussione dell'IPLA venga portata in Commissione, Assessore Ghiglia, in quanto penso sia un tema importante per sottolineo anche una questione rispetto a quanto è stato sollevato dal Consigliere Burzi: dobbiamo capire se le funzione che vengono esercitate dall'IPLA sono fondamentali o meno per la Regione Piemonte.
Astraiamoci un attimo dal punto importantissimo del personale e dalla battaglia fra maggioranza e opposizione: dobbiamo capire se le funzioni che vengono esercitate dall'IPLA sono fondamentali o meno. Perché, nel momento in cui il Consigliere Burzi o altri colleghi della maggioranza dicono "alieniamo tutto e subito" per questioni di conto economico, per questioni di bilancio, uno, dal punto di vista ideologico, potrebbe dire: sì, va bene, oppure no, sono contrario. Dobbiamo però capire, a seguito dell'alienazione, che cosa ne sarà delle funzioni che svolge l'IPLA, una fra tutte la lotta alle zanzare. Dobbiamo capire questa a chi andrà in capo, cioè se nel momento in cui viene alienato, se il soggetto sarà privato si farà pagare di più o ci farà pagare di meno? Le funzioni non le faremo più? Non faremo più la lotta alle zanzare? Non faremo più tutte le attività di ricerca e di studio che l'IPLA sta facendo? Quindi, valutiamo in Commissione. Sono contento di questa apertura della Giunta, ritorniamo in Commissione, ma a questo punto in Commissione prendiamo la decisione sulla base di dati e non sulla base di posizioni ideologiche.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Negro; ne ha facoltà.



NEGRO Giovanni

Grazie, Presidente.
Ho ascoltato attentamente l'intervento dell'Assessore Ghiglia e devo dire che è giusto accettare di rinviare. Come Gruppo, accetto di rinviare questa discussione e di portarla nuovamente in Commissione, esaminando punto per punto, perché sulle partecipate della Regione abbiamo molto da dire.
Oggi abbiamo il problema dell'IPLA, sull'occupazione, ma non c'è solo la lotta alle zanzare, anche se importante, ma vorrei vedere nuovamente punto per punto la questione sulle partecipate.
Come Gruppo UDC siamo favorevoli a riportarla nella Commissione per esaminare molto attentamente, in modo da fare un intervento condiviso da una grossa maggioranza.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Carossa; ne ha facoltà.



CAROSSA Mario

Grazie, Presidente.
Non voglio fare polemiche, ma dico sempre che l'Aula dovrebbe essere sovrana. Detto ciò, ne possiamo discutere fino a domani, ma non voglio discuterne; quindi, per qualsiasi cosa, secondo me, l'Aula dovrebbe essere sovrana anche perché - e termino su questo argomento - essendoci otto-nove Gruppi di opposizione, se si volesse da parte loro ogni volta si chiede una comunicazione di un Assessore, poi si chiede l'apertura del dibattito e quindi si potrebbero bloccare i lavori del Consiglio. Ma non vuole essere un suggerimento all'opposizione.
Detto ciò, ho ascoltato con molta attenzione quello che ha detto l'Assessore. La Lega Nord è d'accordo con la richiesta dell'Assessore Ghiglia di rinviare in Commissione il testo.
Però mi permetto di dire una cosa, Assessore. Mi sono annotato alcuni punti che lei ha citato. Non vuole essere una dilatazione dei tempi, vedere bene tutto questo è giusto, perché nessuno di noi vuole, come si suol dire buttare via il bambino con l'acqua sporca. Questo è chiaro.
Difesa dei lavoratori: la Lega Nord è assolutamente d'accordo con quello che dice lei. Riteniamo però che soprattutto sul discorso di non dilatare i tempi questo deve essere un impegno ben preciso da parte sua.
Quindi, andiamo pure in Commissione, poi qualunque cosa faccia l'opposizione - perché ormai ci ha abituati a questo atteggiamento di andare in Commissione e poi magari si fa un po' di ostruzionismo in Commissione per poi riprenderlo in Aula, sempre per cercare di non farci fare nulla - abbiamo dei doveri e degli obblighi, governando, e quindi non vogliamo dilatare i tempi.
Anche per quanto riguarda la tutela dei lavoratori, tocco un argomento generale. Non voglio parlare solo di IPLA, perché non c'è solo l'IPLA. Ci sono diverse partecipate in Regione Piemonte in cui ci sono dei lavoratori non ci sono solo i lavoratori di IPLA.
Però dico una cosa non simpatica, ma bisogna avere il coraggio di dirla. La difesa dei lavoratori è giusta e sacrosanta, però gli enti pubblici non possono più permettersi di fare come nel privato, dove se occorrevano dieci lavoratori, si possono difendere 20 lavoratori. Posso ancora accettare di difenderne 12 o 13 - ripeto, non è un discorso solo per l'IPLA, ma di tutte le partecipate pubbliche - ma non possiamo più permetterci per le situazioni contingenti non solo della Regione Piemonte ma dello Stato italiano tutto, della Nazione, di difendere posti dove i lavoratori nel privato sarebbero dieci e nel pubblico sono 20. Di questo dobbiamo sempre tenere conto.
Detto ciò, le chiederei solamente, Assessore, se per caso ha già un'idea, e potesse comunicarcela, di quanto potrebbe essere la durata del rinvio in Commissione da parte sua, non da parte dell'opposizione, che non mi interessa. Grazie.



PRESIDENTE

Starò più attento e d'ora in poi farò sempre votare formalmente le richieste, così ci saranno prima gli interventi per i chiarimenti e poi il dibattito. Mi scuso con l'Aula e applicherò in modo ortodosso il Regolamento, cominciando dalla durata degli interventi.
Ha chiesto la parola il Consigliere Botta Marco; ne ha facoltà.



BOTTA Marco

Intervengo solo per esprimere a nome del Gruppo Fratelli d'Italia l'apprezzamento per la proposta dell'Assessore.
Mi pare che, come è già stato ricordato dai colleghi Capigruppo di maggioranza, non ci sia la volontà di fare di tutta l'erba un fascio e buttare via i bambini con l'acqua sporca. C'è un patrimonio anche di conoscenza che sta nelle nostre società partecipate che va salvaguardato.
In particolare, spendo una parola per l'IPLA, perché l'IPLA ha ereditato un lavoro complesso e difficile, quale quello della lotta alle zanzare - l'ha ereditato tra l'altro da un Comune capofila che era il Comune di Casale Monferrato - e lo sta svolgendo da alcuni anni in collaborazione con le associazioni agricole, con i consulenti e con i Comuni, in maniera assolutamente straordinaria. Tanto che - sarà per le condizioni climatiche mutate, sarà per la bontà del lavoro - un problema che angoscia intere zone del nostro Piemonte (penso alla Provincia di Alessandria ma anche a quella di Novara e di Vercelli) non dico che sia sconfitto, perché purtroppo sarà un problema che non verrà mai del tutto sconfitto, ma è stato estremamente limitato, ridando la possibilità a queste zone di rivivere, non solo per gli abitanti che lì dimorano, ma anche rilanciando il discorso turistico, dell'enogastronomia, che in alcuni periodi dell'anno in quelle zone era assolutamente precluso per l'invasione di questi fastidiosissimi insetti. Senza parlare poi di tutte le problematiche anche di tipo sanitario collegate.
Quindi, so che l'Assessore è attento a queste problematiche e la maggioranza anche. Quindi, ai lavoratori dell'IPLA va anche un messaggio di apprezzamento per quanto hanno fatto su questo tema, ma anche su altri temi, perché non posso dimenticare, essendo anziano di questo Consiglio regionale, quanto ha fatto l'IPLA nello studio di tutta la questione boschiva, delle foreste e del tartufo, un'altra grande peculiarità del nostro territorio.
Quindi, è un'attenzione che riconfermiamo.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la discussione generale.
La parola all'Assessore Ghiglia.



GHIGLIA Agostino, Assessore ai rapporti con società a partecipazione regionale

Grazie, Presidente.
Vorrei affrontare questo tema con tutta la delicatezza e il senso di responsabilità che merita, non perché non lo si stia facendo, ma lo sto dicendo a me stesso.
Qui per trent'anni di partecipate ce ne siamo occupati tutti soltanto per fare le partecipate, per crearne e, anche giustamente, come da previsioni legislative per nominarne i vertici - non voglio dire per assumere dipendenti.
Però questa è la storia della Regione Piemonte e lo ricordo a me stesso, che ne sono stato, nel bene e nel male, con tanti di voi un attore.
Ricordandomi questo, non possiamo neanche pensare - e non sarebbe responsabile farlo - con una bacchetta magica di risolvere il problema o un tema che è stato costruito in trent'anni.
Voglio ricordare che anche, e non solo, nella passata legislatura sono aumentate le partecipazioni e i controlli da parte di questa Regione, sono aumentate le spese e sono aumentati i lavoratori. Perché ho voluto ribadire questo concetto, che potrei ripetere come un mantra anche in Commissione? Perché, colleghi, le partecipate regionali sono numerose, non possiamo andare a corpo. Parlare di partecipate non è come parlare di una società.
Parlare di partecipate - e voi lo insegnate a me - significa affrontare situazioni dove magari ci sono 25 soci; dove spesso è difficile riunire l'assemblea; dove ci sono forti spinte territoriali per il mantenimento l'ampliamento e la preservazione, perché tanto c'è sempre qualcun altro che paga.
Quindi, pur condividendo quanto detto dal Consigliere Burzi, non è che la situazione sia stata risolta, però secondo me i conti sono in sicurezza molto più di quanto sostenga il Consigliere Burzi, ma non è l'oggetto di questo dibattito.
Io non sono - e ve lo dico molto sinceramente - per fare in fretta. Io sono per cercare di fare bene. Questo non significa dilatare i tempi sine die perché abbiamo paura di fare qualcosa.
Se questo fosse l'obiettivo, si porta il provvedimento in Aula - e c'è ci sono 52 emendamenti, se non ricordo male, si votano (a favore, contro o astensione); dopodiché, rispetto alle tabelle, avevamo un punto di non ritorno. Rispetto a quella delibera vorrei ricordare (ovviamente a me stesso, perché non devo dare lezioni, né mi permetterei di farlo, a nessuno) che in base a quelle tabelle avremmo già nominato tre Commissari liquidatori e di quei lavoratori, in base a quelle tabelle - non per irresponsabilità, ma perché rispondono ad un preciso dettame di legge - la Regione se ne sarebbe completamente disinteressata, come hanno fatto gli altri enti soci.
Vorrei che questo fosse chiaro, altrimenti non rendiamo un buon servizio alla verità e neanche al buonsenso.
SCR ha tutti i titoli - l'ho fatto dopo essermi confrontato con gli uffici regionali e con le Direzioni competenti - per promuovere una manifestazione di interesse. Essendo una nostra società al 100%, è come se lo facesse la Regione, quindi non c'è nessuna differenza, salvo che una di quelle cose che deve e dovrà fare sempre di più SCR. Ritengo quindi, come ho detto anche prima, che l'impianto sia assolutamente da condividere. Se c'è qualche ripensamento - e secondo me c'è - è sulle tabelle.
Colleghi, verrò volentieri in Commissione tutto il tempo che volete però non è che una Commissione convocata venerdì o lunedì risolverà 77 problemi, perché ogni società, dal mio punto di vista - dal nostro punto di vista - merita un'attenzione dedicata. Non è un sacco: i lavoratori di quella società meritano un'attenzione dedicata.
Il nostro dovere, quindi, è di usare tutto il tempo necessario perch di ogni società si vada ad individuare il miglior futuro possibile, nella tutela dell'occupazione, nella tutela delle nostre proprietà e delle iniziative in cui abbiamo investito centinaia di milioni di euro nel corso di trenta/quarant'anni di attività.
Non è che i soldi avevano un colore diverso! Per carità, si può fare tutto: vendere subito, prima o dopo, però quei soldi che abbiamo speso (erano nostri anche quelli, non solo quelli di oggi) li sprechiamo senza un criterio, senza andare a cercare il modo migliore per ottimizzare questo nostro patrimonio, per il bene comune della Regione, ma anche perché si tratta di nostre proprietà, quindi dei piemontesi? Personalmente riterrei, molto sommessamente, di fare un discorso dedicato per ogni società. Chiederei di fare un discorso settore per settore. Sul primo settore (poi vi dirò in anticipo quale sarà) penso di essere pronto nel giro di non più di quindici giorni, perché se lo facessi venerdì prossimo vi ripeterei quanto ho detto oggi.
Dopodiché, settorialmente decidiamo, in maniera tale da convocare una Commissione in cui, prendendoci tutto il tempo necessario, ci occuperemo di cinque società. Entreremo nel merito di ciascuna delle cinque società in maniera da tale illustrare tutto quello le riguarda.
Il lavoro che è stato fatto prima dall'Assessore Maccanti è fondamentale ed importante, ma - lo dico in maniera non formale - fatto in un momento storico diverso, perché in questi ultimi sei mesi è come se fossero passati sei anni, se consideriamo tutto il contesto del mondo che ci circonda.
Si tratta di fare un approfondire sulle prime cinque società di un settore, per poi proseguire con altre società di un altro settore e arrivare, magari entro luglio, a riportare tutto il provvedimento in Commissione.
L'impianto va bene, lo lascerei anche in Aula, ma le tabelle sono da rivedere. Le tabelle contengono i nomi delle società e nei nomi delle società c'è quello che dicevo prima: una storia, una collocazione possibile, un futuro possibile e possibili fusioni. Purtroppo questo non si fa - mi piacerebbe farlo se non facessi altro - un tanto al chilo: si deve fare in maniera logica, ma tutto questo richiede tempo. Richiede tempo altrimenti ci limitiamo a dire: votiamo e basta.
Non credo sia questo l'interesse di nessuno, al di là della legittima polemica politica. Sicuramente in questi due mesi ho fatto troppo poco: avrei dovuto fare dieci volte tanto, su questo aspetto e per tutte le mie altre deleghe. È vero, è sempre vero questo, però è altrettanto vero che quel poco che ho fatto ho cercato di farlo con giudizio: abbiamo affrontato la questione SCR; abbiamo affrontato la questione Villa Meano; stiamo andando avanti rispondendo alla legge per quanto riguarda IMA, STP e altro stiamo approfondendo molto tutto il settore della ICT.
Questo, però, richiede un grande lavoro e tempi significativi, perch spesso abbiamo grandi soci consorziati; interlocutori importanti che chiedono tempo per dire la loro; interlocutori che talvolta non ci aiutano e non ci danno una mano ad affrontare il tema sociale della ricapitalizzazione delle società, disinteressandosi completamente del futuro delle società medesime, quando per anni, nelle stesse società, sono state fatte tante e tante cose. Per il momento mi fermo qui.
Questo è il punto.
Chiederei, se fosse possibile, di portare entro quindici giorni le tabelle, e non l'impianto, entrando nel merito di tutte le singole società settorialmente, area per area.
Credo sia una richiesta di buonsenso. Poi, se vogliamo continuare con tutta la delibera e tutte le tabelle, colleghi, non risolviamo tanto, anzi secondo me non risolviamo assolutamente nulla, però il mio dovere è venire prestando tutta l'attenzione e con tutte le capacità di cui dispongo.



PRESIDENTE

A questo punto abbiamo di fronte due modalità.
Primo, applicare l'articolo 88 del Regolamento, cioè rinviare il provvedimento in Commissione, anche perché si tratta di una delibera e non di una legge. Questa scelta ne comporterà l'approfondimento in Commissione ma poi la stessa dovrà licenziarlo nuovamente per l'Aula, entro il termine che il Presidente, sentito il Consiglio, fisserà.
L'alternativa, che mi sembra possa andare incontro alle esigenze rappresentate dall'Assessore, anche a seguito del dibattito, potrebbe essere quella di lasciare il provvedimento in Aula, ma di accordarci in Consiglio regionale, nei termini riferiti dall'Assessore (mi sembra quindici giorni, quando ci saranno le novità che l'Assessore ha preannunciato), per esaminare e approfondire le tabelle con un dibattito.
Decidiamo, quindi, cosa fare.
La parola all'Assessore Ghiglia.



GHIGLIA Agostino, Assessore ai rapporti con società a partecipazione regionale

Occorre tenere il provvedimento in Aula e fare un approfondimento sulle tabelle, in Commissione, in maniera da poterle aggiornare e, qualora fosse necessario, novare.



PRESIDENTE

Bene, pertanto non votiamo un rinvio formale in Commissione. Come ha chiesto l'Assessore, la proposta di deliberazione sarà trattata in Commissione per la parte riguardante le tabelle, che eventualmente la Commissione stessa dibatterà in merito ad eventuali modifiche.
Scusi, Assessore, diciamo che possiamo prendere un impegno per venerdì 31? Prego, Consigliere Burzi.



BURZI Angelo

Se si sceglie, come mi pare sia, la modalità suggerita dall'Assessore credo non ci sia niente da votare perché il provvedimento rimane qua.
Suggerisco, invece, una cosa, visto che è arrivato anche l'Assessore Pichetto: se i 15 giorni di cui parla l'Assessore Ghiglia fossero, in qualche modo, compatibili con la disponibilità, nella stessa Commissione del consuntivo, perché continuo a vedere qualche connessione non del tutto estranea tra il consuntivo e le partecipate, forse il tutto tornerebbe ad essere qualcosa di comprensibile anche per chi - come me - fa molta fatica a seguire questi temi.



PRESIDENTE

Va bene, allora li tratterà la I Commissione.
Chiedo all'Assessore ai rapporti con il Consiglio regionale - scusi Assessore Quaglia, se la interrompo e se glielo dico in un modo irrituale di arrivare preparata sul punto, domani alla Conferenza dei Capigruppo in modo da poter decidere, anche alla luce di quanto diceva il Consigliere Burzi, sulla connessione tra l'argomento e il consuntivo.
Poiché ci sono i tre Assessori competenti, domani dovremmo essere in grado di affrontare la questione.
Dichiaro chiuso il punto e ringrazio l'Assessore ed il Consiglio.


Argomento: Ordine pubblico e sicurezza - Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta") - Benessere animale

Proseguimento esame proposta di legge n. 188, inerente a "Abolizione del Garante per i diritti degli animali, del Garante regionale per l'infanzia e l'adolescenza e del Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale"


PRESIDENTE

Proseguiamo con l'esame della proposta di legge n. 188, di cui al punto 6) all'o.d.g.
Nella seduta pomeridiana del 14 maggio è stata data per letta la relazione del Consigliere Pedrale. C'è stato un intervento in discussione generale del collega Ronzani e, poiché era assente il primo firmatario e relatore, è stato deciso di rinviare ad altra seduta l'esame del provvedimento.
Pertanto, siamo in discussione generale.
Consigliere Pedrale, vuole avvalersi della discussione generale, visto che la volta scorsa era assente? Il provvedimento era stato rinviato in quanto le opposizioni volevano da parte sua, che è anche primo firmatario oltre che relatore, un inquadramento del provvedimento ed una spiegazione sullo stesso.
Non voglio sollecitarla: se lei vuole avvalersi di tale facoltà, pu intervenire, altrimenti apriamo la discussione generale.



PEDRALE Luca

L'abbiamo già illustrato ampiamente.



PRESIDENTE

Bene.
Ha chiesto la parola il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Grazie, Presidente.
Vorrei innanzitutto cercare di rappresentare all'Aula di cosa stiamo parlando, poiché l'unica motivazione portata nella proposta di legge che chiede l'abrogazione della legge regionale che avrebbe istituito il Garante per le persone private della libertà personale è una questione di risparmio economico.
La legge regionale prevede che al Garante sia corrisposta un'indennità pari ad un terzo dell'indennità percepita dai Consiglieri regionali.
Oggi, l'indennità lorda dei Consiglieri regionali è pari a 6.500 euro al mese. Un terzo di 6.500 euro fa 2.150, che, moltiplicato per 12, dà un importo che si aggira intorno ai 25.500 euro l'anno.
Pertanto, stiamo parlando di un risparmio economico di 25.500 euro lordi l'anno.
C'è, poi, il tema del personale degli uffici.
Se, per cortesia, fate cessare lo schiamazzo che c'è all'esterno, forse riesco a parlare!



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COMBA



PRESIDENTE

Prego, prosegua pure, Consigliere Reschigna.



(Commenti in aula)



RESCHIGNA Aldo

Anche se è il Presidente Cattaneo! Censurate il Presidente Cattaneo!



PRESIDENTE

Prosegua, grazie.



RESCHIGNA Aldo

Dicevo che c'è il tema degli uffici e dell'organizzazione degli uffici.
Pongo la questione senza alcun intento polemico, sia ben chiaro: credo che oggi, l'istituzione di quest'Ufficio...



PRESIDENTE

Chiedo scusa, colleghi, c'è un brusìo tale che rende praticamente impossibile percepire alcunché.
Spero di non dover intervenire di nuovo per redarguire! Diversamente non è possibile proseguire nei lavori.
La prego, Consigliere Reschigna, riprenda la sua esposizione.



RESCHIGNA Aldo

Dicevo che c'è il tema dell'ufficio del Garante.
Lo ribadisco: non voglio fare polemiche su tali questioni, ma ritengo che oggi non ci sia assolutamente la necessità di procedere ad alcuna assunzione per garantire l'attività dell'ufficio del Garante per le persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale. Ritengo che nella dotazione organica del Consiglio regionale siano rinvenibili numeri e professionalità tali da garantirne il sostegno.
Per assurdo, può benissimo essere presa in considerazione l'ipotesi che il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale possa utilizzare lo stesso ufficio del Difensore Civico, inteso come dotazione organica.
Colleghi, parliamo di 25.500 euro l'anno e mi dispiace che ci sia poco interesse. Volete che qualcuno ci venga a raccontare, qua e fuori di qua come incominciano a fare legittimamente alcuni esponenti del Partito Radicale rispetto alle questioni che hanno coinvolto il Consiglio regionale in queste settimane, che parlare di un'operazione di risparmio di 25.500 euro rischia di essere colto quasi come una presa in giro? Perché la proposta provocatoria vale fino ad un certo punto.
Io non la considero una proposta provocatoria: quella che ha fatto il collega Laus nel Consiglio regionale precedente su questa materia, la considero una proposta.
Chiunque potrebbe dire: "Se credete che questa funzione abbia un suo ruolo e una sua importanza, fateli voi i sacrifici!". Ebbene, come Gruppo regionale del Partito Democratico siamo disponibili, pro quota, a fare noi i sacrifici, pur di evitare la figuraccia che farebbe questo Consiglio regionale di fronte alla comunità piemontese, che potrebbe dire che un Consiglio regionale, impegnato, in questo periodo, a rispondere di questioni rilevanti che minano l'autorevolezza del Consiglio regionale, si trincera dietro un risparmio economico di 25.500 euro per dire "no" all'istituzione del Garante.
Vengo alla seconda parte del mio intervento.
La risposta che viene data con questa proposta di legge è quella di dire: "Noi non cancelliamo la funzione del Garante; diciamo che al posto del Garante questa funzione viene assolta dal Difensore Civico".
Questo è il problema di fondo. Pensiamo che la funzione del Garante per le persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale sia la funzione di una persona cui si rivolge chi ritiene di aver maturato una violazione, da parte della Pubblica Amministrazione, di un proprio diritto? No, non è questa la funzione! Questa è la funzione del Difensore Civico.
Voi pensate di mettere in capo allo stesso soggetto una funzione di protezione del cittadino nei confronti della Pubblica Amministrazione e una funzione quale quella che svolge il Garante, che si occupa di sviluppare all'interno del mondo e della popolazione carceraria tutti gli strumenti che consentano: a) l'utilizzo di tutte le pene alternative; b) determinate condizioni di vita all'interno delle carceri; c) un rapporto tra il carcere e il mondo esterno; d) sostanzialmente, la riabilitazione e il riavvio di un percorso da parte del detenuto quando uscirà dal carcere? Queste sono le funzioni del Garante e non quelle del Difensore Civico.
Sono le funzioni di un soggetto che non aspetta - la metto su questo piano che qualcuno protesti, ma si pone il problema di una forte iniziativa su un tema. Lo hanno ricordato anche molti colleghi del mio Gruppo nel dibattito che si è svolto in precedenza su questo punto, intervenendo in discussione generale su un tema che, oggi, rappresenta una vera emergenza sociale, come ricordata dallo stesso Presidente della Repubblica. Perché il Garante ha questa funzione e perché questa funzione all'interno di molte regioni ha consentito, sostanzialmente, di accorciare le distanze tra la popolazione carceraria e la comunità esterna.
Questa funzione ha consentito non solo di creare condizioni positive migliori per la popolazione carceraria, ma di affrontare complessivamente il tema della vita all'interno delle carceri, che, molte volte, è vissuto con la stessa drammaticità da detenuti, polizia penitenziaria e operatori che cercano di svolgere all'interno delle carceri un percorso che consenta la riabilitazione, il recupero e il reinserimento all'interno della società.
Se sono veri questi ragionamenti, decade in partenza il significato della proposta di legge presentata, che stiamo impropriamente discutendo in quest'Aula e che sta occupando troppo del nostro tempo: perché è risibile il risparmio economico! Perché non è motivabile il risparmio economico alla luce di quanto il Piemonte sta vivendo! E perché, nello stesso momento, si propone di porre in capo ad un soggetto, che ha il ruolo della difesa del cittadino nei confronti della Pubblica Amministrazione, una funzione che non è di difesa - per questo c'è il giudice di sorveglianza ci sono i magistrati, c'è tutto! - ma di promozione di una serie di attività che consentano di affrontare in termini positivi, in Piemonte, il tema della condizione di vita della popolazione carceraria.
Vi chiedo di riflettere - ve lo dico spassionatamente - su queste questioni. Neanche fossero veri tutti i ragionamenti che vi ho proposto senza alcun intento polemico - ma fosse vera solo la questione economica quella dei 25 e rotti mila euro, che è il costo dell'indennità di un Garante della popolazione privata della libertà personale, non possiamo neanche accettare - ed è l'ultima brevissima riflessione che pongo - che la politica faccia pagare il prezzo sempre agli ultimi.
Anche questo credo sia un punto su cui dobbiamo riflettere. Non pu essere buona la politica che si pone sempre l'obiettivo di far pagare agli ultimi il prezzo dei suoi limiti, delle sue incapacità, della sua lontananza tra l'Istituzione e la comunità.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Reschigna.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Pentenero; ne ha facoltà.



PENTENERO Giovanna

Grazie, Presidente.
Non possiamo immaginare di affrontare questo tema, che riguarda una questione di civiltà, senza cercare di ottimizzare tutti gli strumenti a nostra disposizione per migliorare le politiche che questo Paese riesce a sviluppare nei confronti delle persone prive di libertà.
Nell'arco degli anni, il nostro Paese ha approvato una serie di leggi e una serie di attività si sono sviluppate intorno alle misure alternative alla detenzione nell'esecuzione della pena, che hanno permesso di verificarne la validità. Ricordo che i percorsi di recupero, innanzitutto riguardano la dignità umana e permettono di offrire un'altra possibilità a tutta una serie di persone.
Oggi, il nostro sistema penitenziario vive una situazione di oggettiva difficoltà e di oggettiva complessità, in quanto, come tutti i settori che appartengono al sistema pubblico, ha avuto una riduzione drammatica di risorse. Allora, non è possibile affrontare il tema del Garante all'interno del sistema giudiziario semplicemente con un ragionamento in termini di risorse. Lo ha ricordato prima il collega Capogruppo: 25.000 euro non credo costituiscano un elemento di risparmio economico così significativo e tale da permettere di sostenerne le motivazioni come unica argomentazione.
Vorrei che all'interno di quest'Aula si sviluppasse un dibattito un po' più approfondito e un po' più coscienzioso nei confronti del ruolo che rappresenta il Garante all'interno delle nostre carceri, anche in relazione a quali opportunità questa figura ha rappresentato nell'arco degli anni della sua applicazione all'interno del nostro sistema penitenziario.
Con un'analisi di questo tipo, scopriremmo il valore e anche il senso civico che questo ricopre; soprattutto, scopriremmo che possiamo affrontare il tema della detenzione, quindi di tutte le misure restrittive, da un altro punto di vista. Cioè, non soltanto in termini di restrizione della libertà individuale, ma come opportunità di recupero e come opportunità che viene concessa a persone che, certamente, hanno commesso degli errori giustamente, c'è la necessità di una restituzione - e per questo sono state condannate dagli organi giudiziari.
Bene, vorrei che il tema fosse affrontato da questo punto di vista all'interno di quest'Aula, anche provando a verificare i tanti documenti e le tante relazioni che, negli anni, i Garanti hanno prodotto nei confronti delle Istituzioni. Non possiamo esprimere giudizio in merito all'abolizione di figure così importanti soltanto attraverso un ragionamento di tipo economico.
Proviamo a immaginare di spostare la nostra attenzione ad un'analisi più profonda, attraverso l'elaborazione dei progetti realizzati e i dati che ci sono stati forniti, cioè ad una valutazione maggiormente quantitativa in merito all'attività svolta e non soltanto legata al quantum economico che la nostra Regione dovrebbe sborsare per garantirne la sopravvivenza.
Quindi, spostiamo la nostra attenzione e i nostri lavori sotto questo punto di vista. Se ci fermassimo di fronte ad un'analisi legata soltanto allo stipendio che deve essere garantito a chi svolge legittimamente questo ruolo, davvero non renderemmo un buon servizio a una parte della popolazione che vive una condizione estremamente particolare ed estremamente delicata, quale, appunto, la privazione della libertà individuale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biolé.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
Intervengo anch'io in questa fase di discussione generale su quella che ritengo una proposta assolutamente inaccettabile. Più colleghi, anche nella passata seduta, hanno fornito degli scorci e dei dati per quanto riguarda appunto, la non accettabilità di questa proposta.
Innanzitutto credo che sia facilmente confutabile buona parte delle ragioni da cui nasce tale proposta; ragioni che sono state ancora reiterate in discussioni avvenute in Conferenza dei Capigruppo e che poi si ritrovano all'interno delle pur poche indicazioni date dal relatore di maggioranza in quest'Aula.
Sembra addirittura una discussione a senso unico. Se invece - come pare c'è una convinzione forte per far passare questo tipo di proposta, credo che chiunque all'esterno ci stia guardando si aspetterebbe un pronunciamento piuttosto compatto e piuttosto convinto anche da parte di altri colleghi della maggioranza. Ma così, per adesso, mi pare non sia stato.
La nostra Regione è stata la prima in assoluto in Italia a discutere una proposta di legge per l'istituzione di questa figura. Non ero presente perché è successo nella passata legislatura, ma credo che sia stata una discussione proficua, che ha portato in qualche modo ad istituire questo tipo di figura. Poi altre Regioni hanno seguito l'esempio della Regione Piemonte, con risultati più concreti perché, nonostante le proposte e le leggi siano state approvate dopo quella piemontese, di fatto buona parte delle Regioni ha poi nominato una figura relativa e quindi un Garante vero e proprio a livello regionale per quanto riguarda le persone detenute.
In ogni caso, se ci limitiamo ad analizzare la proposta di legge anche da parte dei proponenti un po' di confusione è rilevabile, perché il testo è stato presentato tempo fa ed era molto stringato: presentava la volontà di raggiungere un'economia di risorse nel bilancio regionale con l'abolizione di tre figure create con determinate leggi precedentemente votate, senza dare indicazioni precise. A un certo punto, invece, con emendamenti e dichiarazioni successive, la figura - figura che continuo a sottolineare essere essenziale, soprattutto in questo momento in cui le problematiche legate al pianeta carcere sono praticamente sulla bocca di tutti e su tutti i giornali quasi quotidianamente - è stata abbinata a un'altra importante figura, quella del Difensore Civico.
Poco tempo fa, il Difensore Civico ha relazionato proprio in quest'Aula rispetto all'attività svolta da lui e dal suo ufficio nell'anno passato informando sul fatto che in un anno gli interventi richiesti al suo ufficio sono più che raddoppiati. Questo è un dato che sicuramente dovrebbe essere tenuto in considerazione da chi propone un ulteriore aggravio del numero e della quantità di attività rispetto al Difensore Civico.
Nella sua relazione, il Difensore Civico ha evidenziato che nel 2012 ci sono stati quasi 3.000 interventi, mentre l'anno prima ci si era fermati a 1.200 interventi. Quindi è chiaro che l'attività è stata incrementata, il tempo a disposizione è stato incrementato e ovviamente anche la difficoltà di rispondere a tutte le richieste del territorio è stata incrementata.
Nonostante ciò e nonostante che a livello bi-tri-quadripartisan venga riconosciuta la rilevanza di questa figura e l'importanza dell'incremento dell'attività e soprattutto della qualità dell'attività svolta, anzich facilitare il compito e riuscire in qualche modo a proporre una facilitazione del lavoro svolto dal Difensore Civico, gli si vuole accollare un ulteriore aggravio; peraltro, come dicevo, un aggravio che necessita di competenze molto specifiche.
Sulla questione delle competenze, ricordo che ci siamo confrontati anche in sede di Conferenza dei Capigruppo, dove si era detto: se mai questo tipo di proposta dovesse passare, è ovvio che gli uffici e il personale che dovrà lavorare e dovrà essere in qualche modo aggiunto per incrementare la disponibilità rispetto al Difensore Civico avrà bisogno di formazione rispetto a quelle che sono le situazioni che vedono le carceri della nostra Regione più o meno alla stregua di quelle del livello nazionale per quanto riguarda le difficoltà legate sia al sovraffollamento generale sia ad esempi ed episodi molto specifici, che hanno visto salire alla ribalta della stampa e dei media poco tempo fa alcune strutture presenti sul nostro territorio.
vero: ci vogliono competenze specifiche. Per quel poco che ho potuto conoscere la realtà carceraria visitando sporadicamente delle strutture all'interno del territorio regionale, mi sono reso conto personalmente credo che molti colleghi che abbiano fatto questa esperienza se ne siano resi conto - di quali e quante competenze di vario tipo dovrebbe avere una figura che si occupa prettamente di queste questioni e delle problematiche che si sollevano quasi quotidianamente all'interno di tali strutture.
Quindi la contraddizione è chiara.
Se a ciò si va a sommare il fatto che il presupposto iniziale, come già detto da diversi colleghi, cioè quello del risparmio economico, è veramente talmente esiguo e non supera di sicuro i 30.000 euro (diceva prima il collega Reschigna intorno ai 25.000 euro, ma sicuramente non supererà i 30.000 euro, se n'è parlato anche la seduta passata), a questo punto diventa veramente una posizione ideologica che è - credo - il punto di partenza peggiore per andare a dare risposte invece a problematiche che ideologiche non sono, ma sono molto concrete e molto frequenti all'interno della struttura e della rete carceraria piemontese.
Ho sentito anche importanti esponenti della maggioranza sottolineare il fatto - fuori da microfono - che il problema non era la figura in sé, ma era la persona specifica proposta da parte dei Gruppi di opposizione.
Allora a questo punto, visto che oramai la legislatura dura già da più di tre anni e in passato abbiamo svolto delle sedute di Consiglio in cui dovevamo in qualche modo nominare la figura e quasi sempre c'è stata un po' la defezione proprio della maggioranza, chiedo a loro stessi di fare delle proposte. Questo non è mai stato fatto, ed è un'altra contraddizione che secondo me, entra all'interno di questa discussione.
In ultimo, si porta la ragione per cui alcune Regioni avrebbero accorpato le due figure, di cui solo una può essere paragonata, per importanza, per ampiezza territoriale, per rete relativa alla realtà carceraria, al Piemonte e in qualche modo pare che questo tipo di accorpamento di funzioni possa funzionare (scusate il bisticcio). Sì, è assolutamente possibile e non nego che possa essere possibile per quel tipo di realtà. Sollevo, invece, un'obiezione sul fatto che in molte altre realtà la figura è singola, autonoma e funziona assolutamente. Dunque, non vedo come mai si debbano strumentalmente prendere come esempio solo alcune realtà, senza analizzare quella che é la situazione nazionale o i vari contesti regionali.
Questa discussione sta chiaramente andando per le lunghe, ma è importante, soprattutto in questo momento, analizzare le realtà carcerarie piemontesi: non abbiamo competenze dirette di altro tipo, essendo specificatamente di livello nazionale, ma credo che sia nostro dovere garantire delle risposte.
Con tutte le qualità che posso riconoscere all'attuale Difensore Civico (mi riferisco a quello che ha appena concluso il suo mandato, benché sia da rinominare), credo che non sia il caso di attribuirgli un ulteriore carico di lavoro, visti i numeri e visto che le competenze e le peculiarità di questa figura sono assolutamente non accostabili ad altre. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Franchino; ne ha facoltà.



FRANCHINO Sara

Grazie, Presidente.
Mi sono precedentemente assentata, per cui non ho avuto il piacere di sentire compiutamente tutti gli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto.
Probabilmente, il mio intervento odierno si sarebbe meglio contestualizzato nell'ambito del dibattito che si era aperto nella scorsa seduta di Consiglio regionale; dibattito a cui oggi farò ancora riferimento, trattandosi di questione che sembra riscuotere grande attenzione da tutti quanti.
In primo luogo rispondo, dicendo subito di non comprenderla, a quella che, nel dibattito della scorsa seduta di Consiglio, mi pareva un'accusa ripetuta, che aveva interessato diversi interventi, quella di una scelta da parte di questa coalizione e di questa maggioranza, di voler porre in capo all'Ufficio del Difensore Civico le competenze che sarebbero proprie del Garante, ma non per una questione di razionalizzazione o perché si ritiene che il Difensore Civico meglio e con una mentalità più aperta (frutto anche di una visione che le funzioni che già detiene gli garantiscono con maggiore interezza, quelle di una prospettiva a 360 gradi) possa espletarle. Dunque, questa maggioranza vuole procedere con una legge all'abrogazione di un Garante, che peraltro non è mai entrato in vigore non per ragioni di natura sostanziale, ma per un pregiudizio di natura ideologico. Questa era un'accusa ripetuta.
Effettivamente, non comprendo come dal centrosinistra e dalle forze di sinistra possa essere rivolta ad una maggioranza di centrodestra un'accusa di pregiudizio ideologico su una questione che riguarda le tematiche della giustizia.
Perché se a livello nazionale l'accusa è sempre contraria, ossia quella che da parte di schieramenti, di coalizioni e di partiti di centrodestra ci sia un'eccessiva attenzione nei confronti del sistema giudiziario, che certamente forze politiche di centrodestra continuano a criticare in questo Paese - questo è l'ambito in cui la discussione di oggi e la questione del Garante si pone - non capisco come qui si possa rivolgere un'accusa di pregiudizio nei confronti di una drammatica situazione carceraria che in Italia esiste.
Per necessità di chiarezza ribadisco qui, perlomeno dal punto di vista personale, che non vi è alcun tipo di pregiudizio ideologico. Siamo consapevoli e consci - e non lo siamo da adesso, cioè da quando l'opinione pubblica e l'attenzione generalizzata sugli organi di stampa stanno accrescendo una sensibilità alla questione, ma da ben prima, quando nessuno osava parlare delle problematiche e della drammaticità quotidiana che i detenuti in questo Paese vivevano - della grande tragedia che affligge i carcerati italiani, e che riguarda una questione carceraria in generale che va studiata dalle origini e che, a mio modo di vedere, deve essere indagata a partire dal fatto che in questo Paese si è approcciati all'idea di sanzione e di pena non come uno strumento rieducativo, come vorrebbe la Costituzione, ma come uno strumento afflittivo. Sotto questo aspetto non credo che questa maggioranza, sostenuta da forze politiche con un orientamento preciso, possa subire un'accusa di pregiudizio ideologico.
Il fatto che ci sia un approccio alla pena di natura puramente afflittivo e che sia stato sostenuto, con colpe e responsabilità precise anche da un'opinione pubblica che, comunque sia, in maniera alternata, un giorno sostiene che bisogna affrontare il problema carcerario e il giorno dopo si erge a giudice popolare chiedendo sanzioni pesantissime, è un problema grave, su cui certamente le voci che si sono sollevate anche in maniera indipendente, libera e lontana da dibattiti imposti, sono quasi sempre state quelle di intellettuali liberali e di pensatori che non mi paiono frutto della dottrina socialista. Ma questo da un punto di vista storico, per cui credo che vi sia proprio un grosso problema di approccio.
Non credo, cioè, che i fratelli Verri, o che Alessandro Manzoni e tutti i grandi pensatori liberali che sono intervenuti su queste tematiche possano essere riconducibili all'area tipica della sinistra. Sono pensatori indipendenti, dotati di grandissima sensibilità, che hanno affrontato queste tematiche con interesse, molto spesso isolati da un clima collettivo che - lo registro in termini di positività - sta cambiando in questo Paese.
Ritornando invece al nodo della questione, il Garante dei detenuti a nostro avviso svolge delle funzioni che, rispetto alla complessità e alla tragedia umana che si registra nelle carceri italiane e di queste Regioni ben poco possono. Perché non ha funzioni che riescano, direttamente, a modificare la situazione quotidiana che le persone soggette a pene detentive vivono, che sono poi le stesse condizioni su cui le istituzioni internazionali ci stanno accusando, manifestandoci l'inadeguatezza a livello nazionale.
Dal nostro punto di vista, il Garante, così com'è strutturato, è un inutile palliativo. E, consapevoli e convinti di questo aspetto, riteniamo che quelle stesse funzioni potrebbero essere meglio rilanciate dal Difensore Civico.
Sotto quest'aspetto, mi ricollego all'ultima parte dell'intervento della Presidente Artesio, che sottoscrivo in pieno e che condivido: sarebbe utile, programmaticamente bello e importante, pensare ad un rilancio del ruolo del Difensore Civico con delle competenze più pregnanti. Su questo aspetto siamo tutti d'accordo, ma non è certamente il Consiglio regionale con le sue competenze, che può prevedere in capo al Garante chi può farlo.
evidente che la situazione carceraria va affrontata da un punto di vista nazionale. Il Garante è un soggetto che tenterebbe quasi a speculare a livello di immagine, su una situazione drammatica, che porterebbe pochissimi effetti vantaggiosi nei confronti di detenuti le cui competenze quelle competenze che il Consiglio può trasferire, che la legge istitutiva prevedeva, possono essere pienamente svolte anzi, meglio svolte, da un soggetto che è già riconosciuto, che è già funzionante come quello del Difensore Civico, con - non è argomento spiacevole, seppure non è certamente il principio - un risparmio di spesa.
Risparmio di spesa che non è quantificabile solo in riferimento allo stipendio a all'indennità prevista per il Garante, ma che riguarda una razionalizzazione del sistema, per cui con un'unica struttura che è già funzionante, che già porta risultati positivi in quello che sta facendo che è riconosciuta e i cui risultati sono apprezzati, si potrebbe benissimo svolgere quel ruolo di stimolo e di attenzione - perché ben poco altro pu fare il Garante - nei confronti di una situazione davvero buia, grigia, su cui il legislatore nazionale deve trovare una risposta.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Oliva; ne ha facoltà.



OLIVA Gianni

Grazie, Presidente.
Essendo l'ultimo arrivato, non ho seguito il percorso che ha portato alla proposta di legge né le ragioni che l'hanno determinata. Tuttavia, non posso pensare che le ragioni siano meramente di carattere economico, per l'esiguità della somma che si verrebbe a risparmiare.
Non so bene quali fossero i riferimenti cui ha fatto cenno la Consigliera Franchino nell'intervento precedente, ai pregiudizi di cui il centrodestra sarebbe stato accusato. Tuttavia, mi permetto di fare alcune osservazioni.
La prima è che il carcere è nato storicamente con un'idea di reclusione, che aveva una funzione deterrente: serviva per spaventare coloro che avevano intenzione di delinquere e, in qualche modo, era considerato uno strumento di difesa per il fatto stesso di esistere. Si minacciava una pena quanto più possibile clamorosa, e questo avrebbe dovuto difendere la comunità da un delitto.
Dall'altro, era considerato un luogo di reclusione, quindi di difesa della comunità, perché metteva nella situazione di non nuocere dei soggetti pericolosi o che già avevano commesso un delitto.
La messa in discussione di queste rigidità non è figlia, Consigliera Franchino, del pensiero liberale, ma è figlia del pensiero illuminista. I personaggi che lei ha giustamente citato - Alessandro Verri, Cesare Beccaria soprattutto, il nonno di Manzoni - sono personaggi che stanno in quel mondo illuminista che non era né socialista né liberale, per la semplice ragione che il liberalismo e il socialismo sono nati dopo. Sono nati nell'800. Non so cosa avrebbero votato Cesare Beccaria o Alessandro e Pietro Verri, vista la loro origine sociale. Immagino che non si sarebbero spostati troppo a sinistra essendo degli aristocratici, ma non possiamo attribuire delle etichette di pensiero rispetto a stagioni storiche nelle quali quei pensieri non erano ancora nati.
Detto ciò, per arrivare al tema, la vera messa in discussione dell'istituzione carceraria come reclusorio nel nostro Paese, nei fatti nella politica, nelle attenzioni, è nata molto tempo dopo. Certo, con Cesare Beccaria si è messa in discussione la tortura e la pena di morte, ma la messa in discussione dell'idea di carcere come luogo di reclusione è ahimè, molto più recente, è figlia della Costituzione, dei dibattiti del '46 e del '48.
Soprattutto è stata ripresa in modo forte fine anni '60 e anni '70.
Ricordo che negli anni '70 sono state fatte delle pubblicazioni nella quali si parlava delle diverse istituzioni: si parlava dell'esercito, della Magistratura, si parlava degli ospedali psichiatrici e si è iniziato anche a parlare del carcere. Del carcere prima non si parlava, perché si trattava di un luogo dove si rinchiudevano le persone che già avevano commesso delitti o che, comunque, erano considerate pericolose.
Cosa ha prodotto quella riflessione e quel dibattito? Ha prodotto la maturazione progressiva nella coscienza civica dell'idea che siccome il carcerato, prima o poi, rientra nella vita sociale, rientra nella vita civile, rientra nella comunità, deve essere, in quel percorso di carcere rieducato e preparato alla vita civile. Se gli si toglie semplicemente la libertà e lo si tiene chiuso, molto probabilmente, si rischia di avere, al momento dell'uscita dal carcere, un personaggio ancora più esacerbato rispetto a quello che era nel momento in cui nel carcere è entrato. Sulla base di questa riflessione sono stati attivati dei provvedimenti, e sono stati sviluppati dei percorsi all'interno di alcune realtà carcerarie che possiamo chiamare "virtuose", nel senso che si sono sforzate di trasformare la pena in un'occasione di formazione, di acquisizione di elementi che permettono al soggetto di reinserirsi nella società.
Il carcere de Le Vallette di Torino, sotto questo profilo, ha rappresentato, almeno negli ultimi anni, quando c'era il direttore Buffa un ambito significativo di sforzo, che non vuol dire che ha risolto i problemi drammatici del sovraffollamento delle carceri e tutto quello che ben conosciamo e che l'Unione Europea ci ha sottolineato in forma di rimprovero. Sono stati attivati dei percorsi che hanno cercato di trasformare la vita carceraria in qualcosa che offrisse anche elementi di riabilitazione.
So che, per esempio, nel carcere de Le Vallette c'è un'attività legata alla falegnameria, ci sono corsi di formazione professionale diffusi; ci sono percorsi per acquisizione di titoli di studio, anche inferiori, per quelli che non li hanno ancora raggiunti; c'è un'impresa che si occupa di tostare caffè, di fare attività legate al settore alimentare. C'è anche un'attività culturale, che immagino ci sia ancora, ma che ricordo che nella scorsa legislatura era finanziata anche dalla Regione, oltre che dal Comune (ma credo che fosse un finanziamento che risaliva ancora al mio predecessore, all'Assessore Leo) che offriva l'opportunità di sviluppare all'interno del carcere, laboratori teatrali ai quali partecipavano soggetti carcerati con una compagnia esterna e che si concludevano con uno spettacolo aperto ad un pubblico, ovviamente con tutte le precauzioni necessarie per un'esperienza di quel genere.
In questa prospettiva e in questo quadro di attenzioni nei confronti di coloro che sono privati della libertà, mi sembra che la figura specifica del Garante sia una figura importante, che non può essere sovrapposta e confusa con quella del Difensore Civico. Il Difensore Civico è una figura che può stare nel suo ufficio, ricevere i cittadini, ricevere segnalazioni e, di conseguenza, attivarsi.
Se il difensore di coloro che sono privati della libertà svolge in modo serio il proprio lavoro, non è una persona che sta chiusa nel proprio ufficio, ma è una persona che deve muoversi, è una persona che deve intrecciare delle relazioni, è una persona che deve entrare, in qualche modo, nel meccanismo del sistema carcerario a garanzia di coloro che sono detenuti, ma in collaborazione e in interazione con coloro che hanno la responsabilità del carcere.
A me sembra che il problema vero non sia, in questo come in altri casi l'abrogazione o la duplicazione delle figure. Il problema sarebbe definire dei profili professionali, perché si tratta di figure che non possono essere burocratizzate: non sono delle figure impiegatizie che possono semplicemente applicare delle leggi o delle norme di regolamento, ma sono delle figure la cui efficacia è strettamente correlata alla loro capacità di essere propositive, fantasiose, attive e di saper creare i legami relazionali necessari per incidere all'interno di quel settore.
Io non so quali siano i risultati del Garante dei diritti di coloro che sono privati della libertà, acquisiti e maturati da quando la legge è stata istituita, negli anni scorsi; ma credo che il problema non sia tanto quello dei risultati ottenuti o non ottenuti: il problema è semmai quello dei risultati che si possono ottenere in un settore del genere e del profilo professionale di colui che va a svolgere quel ruolo. Come tutte le attività, infatti, se ci mettiamo le persone giuste riusciamo ad avere dei risultati; se mettiamo delle persone che, per ragioni legate a rapporti politici, personali o di altro tipo, vanno a fare un lavoro che non è il loro, allora facciamo un buco nell'acqua e spendiamo inutilmente dei soldi.
Faccio un'ultima osservazione per quanto riguarda la struttura: a me non sembra che per creare una figura del genere sia necessario appesantire il bilancio regionale di un'apposita dedicata struttura, fatta di nuove assunzioni e nuovo personale. Credo che all'interno dell'Ente ci siano le risorse umane necessarie e utilizzabili in quella direzione, a condizione che colui che svolge quel ruolo abbia il dinamismo, le aperture e le intelligenze per far funzionare al meglio il rapporto relazionale che sta alla base.
Per questo ritengo che abolire questa figura sia contraddittorio e vada in controtendenza rispetto ad un dibattito che si svolge su tutti i giornali. E soprattutto, visto che abbiamo citato - sono state citate da altri prima di me - le origini e le radici illuministiche di questo tema mi parrebbe molto anti-illuministico, 200 anni dopo, voler andare nella direzione che la maggioranza ha prefigurato. Grazie.



NOVERO GIANFRANCO



PRESIDENTE

Ringrazio il Consigliere Oliva.
La parola al Consigliere Negro.



NEGRO Giovanni

Grazie, Presidente.
Vista l'ora - ho ascoltato attentamente i vari interventi - non mi dilungo e sarò veloce. Dico che a riguardo di questa PDL n. 188, visto che è già stata discussa e ridiscussa, è arrivato il momento di scegliere.
Come non nominare un Garante per le carceri? È assurdo! Il collega Reschigna l'ha detto bene: il costo non è quello che si era ipotizzato, ma 25.000 euro, nel calderone della Regione Piemonte, sono veramente un piccolo moscerino.
Bisogna dare garanzia ai cittadini e - lasciatemelo dire - anche ai carcerati hanno i loro diritti. Occorre nominare persone specifiche ed esperte in quel settore. Noi ne abbiamo proposta una e siamo convinti ancora di rivoltarla, tenendo conto delle varie esigenze. Possiamo tenere operativo lo stesso Ufficio del Giudice conciliatore, senza fare altre spese; però, signori, dobbiamo decidere: è arrivato il momento di decidere di essere determinati, di non portare questa nomina alle calende greche come stiamo facendo ormai da tre anni, facendoci ridere dietro.
Decidiamo e andiamo avanti su questa strada. Grazie.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COMBA



PRESIDENTE

Grazie, collega Negro.
La parola al Consigliere Rostagno.



ROSTAGNO Elio

Viviamo in una società che forma gran parte delle proprie opinioni sui luoghi comuni. La maggioranza delle persone ritiene, sulla base di luoghi comuni, che gli istituti di pena siano una specie di albergo - delle residenze che hanno quella caratteristica particolare di essere coatte, di non permettere agli ospiti di muoversi più di tanto - ma che in realtà nei carceri italiani si stia bene. Questa, almeno, è opinione di troppe persone, che evidentemente avrebbero bisogno di leggere quello che l'Unione Europea e le istituzioni internazionali prescrivono, viceversa, per il nostro Paese, ma che avrebbero anche bisogno di fare una volta una visita in un carcere; magari potrebbero andare a vedere il reparto di psichiatria di quello di Torino, che è uno dei pochi in Italia che ha questo tipo di specializzazione nella detenzione, o potrebbero andare a vedere il reparto di massima sicurezza di quello di Cuneo.
Visitare un carcere è un'esperienza, per chiunque abbia un minimo di sensibilità, perché la situazione nelle carceri italiane è veramente agghiacciante. Si può vedere il sovraffollamento di carceri dove in spazi angusti sono costrette troppe persone - normalmente troppi uomini, spesso troppi giovani - con delle situazioni che possono facilmente creare violenze di carattere psicologico e anche fisico e dove possono scatenarsi degli scontri che sono un autentico pericolo per l'incolumità dei carcerati.
Chi ha occasione di visitare un carcere si rende anche conto della tipologia di popolazione: si rende conto che l'effetto della povertà dell'ignoranza o della mancanza di supporti da parte della famiglia o di persone che comunque abbiano a cuore l'interesse dei destinatari dei provvedimenti fa sì che spesso e volentieri l'incidenza dei carcerati di origine extracomunitaria sia molto superiore a quella dei reati che poi vengono giudicati. Normalmente, infatti, se si incappa in un reato, per una persona abbiente di origine italiana e con una buona cultura è più facile in qualche modo riuscire a ottenere una soluzione alternativa rispetto alla carcerazione. Invece, il tipico ladro di polli finisce magari in una cella con sei-otto persone, in una situazione dove l'attesa del giudizio è già di per sé una pena.
Non sono orgoglioso del nostro sistema carcerario. Sono orgoglioso di molte cose del nostro Paese: ritengo che, con tutti i suoi limiti, la sanità sia ancora un fattore da giudicarsi positivamente, così come il nostro welfare, malgrado in questa fase storica entrambi siano oggetto di continui attacchi. Del nostro sistema carcerario non sono affatto fiero perché chiunque abbia avuto occasione di visitare un carcere si rende conto che siamo lontani anni luce da quelle specie di alberghi che vediamo ogni tanto in quei film americani, che ci fanno pensare che il mondo sia progredito e che non sia più fatto di gabbie dove i reclusi convivono in spazi angusti e dove, in ogni caso, la propria riservatezza è ridotta praticamente a zero.
Penso che bisognerebbe riuscire a promuovere una nuova stagione di apertura mentale, di discussione, di interesse, prima di tutto naturalmente umano, sociale, ma anche culturale per la situazione delle persone in carcere.
Naturalmente - prima il collega Oliva li enunciava - vengono fatti interessanti esperimenti; prima è stata citata, per esempio, l'attività di torrefazione del caffè fatta alle Vallette, su iniziativa di Slow Food; nel carcere di Saluzzo è stato aperto, per esempio, un birrificio.
Ahimè, però, il numero di detenuti che sono coinvolti in queste attività - come in quelle teatrali, che giustamente guadagnano buone posizioni sulle pagine dei nostri giornali, ma che poi toccano un numero troppo ridotto di persone - è basso, sia per problemi linguistici sia per mille difficoltà attuative di questi progetti.
Bisognerebbe investire sulla qualità della vita, che anche i detenuti hanno diritto di avere: una qualità che, pur con tutte le restrizioni che la condanna comporta, non deve scendere sotto certi livelli di dignità umana. Altrimenti, loro saranno puniti, ma noi siamo degradati come collettività.
Assumiamo un approccio che, ahimè, è condizionato dai luoghi comuni condizionato dagli approcci ideologici di una parte consistente delle nostre forze politiche: un approccio solamente punitivo.
Invece sappiamo tutti che la nostra Costituzione, che a suo tempo aveva dimostrato un'apertura e una lungimiranza notevole, esclude in modo assoluto che si possa commisurare una pena che abbia esclusivamente questo tipo di approccio, cioè punitivo. Deve esserci una forma di recupero: recupero attraverso l'inserimento lavorativo, recupero attraverso attività culturali, recupero attraverso un contesto di vita accettabile.
Perché questo venga garantito, naturalmente devono esserci dei provvedimenti a livello nazionale. Il Garante regionale non può essere la panacea di tutti questi mali e non può essere la soluzione di tutti i problemi, però la sola idea che si voglia abolire il Garante regionale, che già non diciamo per i carcerati, ma diciamo pudicamente per le persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, adducendo tra l'altro la componente dell'economia e del risparmio, secondo me, è un fatto offensivo, un fatto che comporta un certo regresso nel modo di affrontare queste tematiche, che va al di là addirittura delle garanzie che la figura di cui si parla potrebbe dare. Perché, se non è di grandissimo impatto sulla conduzione di un carcere la presenza del garante, è di grandissimo impatto per coloro che vivono questa triste condizione sapere che anche questa figura, con i limiti che può avere, non viene attivata, non viene istituita, anzi che si discute di abolirla.
Secondo me, è proprio un approccio ideologico sbagliato, profondamente sbagliato, regressivo per la nostra società, che ci porta a valutare anche la cifra dei 25/30 mila euro che sono stati citati. Trovo, oltretutto che in questa fase storica fare una questione di cifre sia offensivo.
Io, come tutti i colleghi, affronto la quotidianità dell'essere Consigliere regionale e vi garantisco che un tempo, quando dicevo "sono il Sindaco della mia Città", lo dicevo con fierezza; quando dicevo "sono Consigliere regionale", lo dicevo con un certo compiacimento. Adesso cerco di dissimulare, quando posso, la cosa, perché la stima che la gente ha nei nostri confronti è quella che riscontriamo negli incontri che abbiamo anche quando non si ha avuto la sfortuna di essere coinvolti in problematiche di alcune genere.
Adesso, se andiamo in giro a dire che per 25.000 euro vogliamo togliere il Garante per i detenuti, una parte della nostra popolazione, quella parte che si basa solo sui pregiudizi, che pensa che si vada per grandi categorie, cioè che tutti quelli che sono stati avvisati sono colpevoli e che tutti quelli che sono carcerati è inutile recuperarli e che bisogna buttare via la chiave, cioè a quella parte di persone che non si fermano mai a riflettere sulle condizioni degli altri, potrà dire che è giusto.
Se, invece, pensiamo che lo stesso messaggio arriva a quelli che sono più sensibili ai temi sociali, dopo aver letto gli innumerevoli articoli che queste settimane hanno costellato tutti i quotidiani e i settimanali della nostra Regione, dopo aver confrontato le cifre con i 25.000 euro, ci direbbero, se ne avessero l'opportunità, di vergognarci solo di pensare di proporre una cosa del genere.
Ritengo che il momento in cui si metterà fine a questa discussione e si farà la nomina del Garante, sospesa da troppo tempo, si eviterà di continuare a porci in una situazione assurda, dove noi, adducendo una spesa modesta, pensiamo di togliere un diritto già limitato. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Rostagno.
Volevo comunicare ai colleghi che abbiamo ulteriori colleghi iscritti a parlare in discussione generale, quindi, essendo ormai le ore 13, chiudiamo qui i nostri lavori e riprenderemo la prossima settimana con i colleghi iscritti a parlare in discussione generale, per poi iniziare l'esame dell'articolato.
Voglio ricordare che oggi pomeriggio, alle ore 14.30, abbiamo i lavori di III Commissione e rammentare che domani, alle ore 13, avremo la Conferenza dei Capigruppo.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.02)



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