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Dettaglio seduta n.352 del 14/05/13 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

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Argomento:


LEARDI LORENZO



(I lavori iniziano alle ore 14.31 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Sistema informativo regionale

Interrogazione a risposta immediata n. 1615 presentata dal Consigliere Buquicchio, inerente a "Affidamento del servizio per la gestione e lo sviluppo del sistema informativo dell'ASL TO3"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
1615, presentata dal Consigliere Buquicchio, che ha la parola per l'illustrazione.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente. Ringrazio anche l'Assessore per la risposta che mi darà.
L'articolo 100 del Regolamento prevede la possibilità di formulare soltanto una domanda, anche se mi auguro che su questa vicenda - che lei sicuramente conoscerà, essendo una vicenda sulla quale più di un interrogativo sorge spontaneo - lei ritenga di darmi una spiegazione un pochino più esaustiva rispetto alla domanda che puntualmente le pongo.
La domanda è la seguente: quali azioni sono state assunte dalla Regione Piemonte al fine di portare a termine, nel rispetto rigoroso delle leggi la procedura aperta in data 15/10/2009, con deliberazione n. 1017.
I fatti: Dedalus, una società per azioni specializzata nella fornitura di servizi in ambito ICT, denuncia, in una lettera inviata al Presidente Cota e a tutti gli Assessori, di subire un trattamento ingiusto e discriminatorio rispetto agli esiti di una procedura di gara per l'affidamento del servizio della durata di nove anni, per la gestione e lo sviluppo del sistema informatico dell'ASL TO3.
I fatti richiederebbero, per un'illustrazione più puntuale e specifica diverso tempo, che non ho, poiché dispongo ancora di un minuto e qualche secondo, pertanto cerco di riassumere le questioni che non sono chiare.
Non si capisce perché il contratto non sia ancora partito, a fronte di una deliberazione che attesta l'aggiudicazione definitiva della gara d'appalto. Non si capisce perché l'ASL TO3 abbia indetto una gara d'appalto ignorando il CSI, che, per propria natura giuridica, dovrebbe fornire ai propri consorziati i servizi oggetto di gara, e così di seguito.
Da fondi di stampa si apprende che il CSI avrebbe presentato un'offerta di 35 milioni di euro a fronte dei 45 milioni chiesti dalla società Dedalus, eppure, dal capitolato speciale di appalto, l'importo a base d'asta, nei nove anni contrattuali, è complessivamente pari a 39 milioni e 600 mila euro. Ma soprattutto, ci si chiede come sia possibile che, in tempi che tutti conosciamo e definiamo di spending review, dove questo Governo ha sponsorizzato le Federazioni sovrazonali, alla Regione Piemonte sia sfuggita un'opportunità unica: quella di effettuare una gara per questo tipo di servizi, per un insieme di ASL.
Mi attendo che voglia cortesemente rispondere alla domanda posta formalmente, ma, nello stesso tempo - se ritiene - le chiedo di fornirmi ulteriori delucidazioni, per evitare di presentare altre interrogazioni in futuro.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Buquicchio.
La parola all'Assessore Cavallera per la risposta.



CAVALLERA Ugo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Grazie, Presidente.
Mi attengo alla modalità del questione time: a domanda, si risponde.
Il Consigliere Buquicchio ha già ricordato quali sono i presupposti: l'ASL TO3 ha provveduto all'aggiudicazione dell'appalto il 21 dicembre. Il 1° gennaio le funzioni di gestione dei sistemi informativi sono stati trasferiti alle Federazioni Sovrazonali.
Alla luce di questo trasferimento, l'ASL TO3 ha ritenuto che la gestione delle relative ulteriori formalità fosse di competenza della Federazione Sovrazonale Piemonte 3 Torino Ovest.
Tra l'ASL e la Federazione Sovrazonale si è venuto a determinare un conflitto di competenze che ostacolava la definizione della vicenda.
Precisato che l'acquisizione dei beni e servizi necessari alle ASR stante l'attuale normativa vigente, per sostenere le attività sanitarie erogate a favore degli assistiti del SSR piemontese, è di competenza esclusiva della ASR stessa.
Precisato anche che la Regione non ha adottato alcun atto formale di revoca della delibera di aggiudicazione con la quale l'ASL affidava definitivamente il servizio per la gestione e lo sviluppo del proprio sistema informativo, quindi la Regione non ha preso posizione finora con nessun atto amministrativo.
Alla luce di quanto sopra e naturalmente dell'interrogativo del Consigliere Buquicchio, che a sua volta sollecita interrogativi anche in chi parla, la Direzione Sanità della Regione Piemonte ha deciso di organizzare un tavolo di confronto con la partecipazione della Direzione Avvocatura, dell'ASL TO3, della Federazione 3, per valutare le criticità che si sono venute a determinare e trovare un percorso per il suo superamento, perché giustamente si possono fare dei commenti di tipo politico, anche di natura organizzativa ed istituzionale, ma poi vi sono anche delle regole che attengono alle forniture, agli appalti e alle aggiudicazioni che bisogna rispettare.
La risposta, al momento, è questa, ma chi parla fa riserva di informare l'interrogante dell'esito definitivo di questa verifica, in un senso o nell'altro.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 1616 presentata dal Consigliere Ponso, inerente a "Chiusura dell'Ospedale Valdese"

Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 1621 presentata dalla Consigliera Cerutti, inerente a "Direttive da dare all'ASL in merito all'Ospedale Valdese"


PRESIDENTE

Esaminiamo congiuntamente l'interrogazione a risposta immediata n.
1616, presentata dal Consigliere Ponso, e l'interrogazione a risposta immediata n. 1621, della Consigliera Cerutti, riguardanti il medesimo argomento.
Risponderà l'Assessore Cavallera.
La parola al Consigliere Segretario Ponso, che interviene in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



PONSO Tullio

Grazie, Presidente.
Egregio Assessore, colleghe e colleghi, torniamo ad occuparci di un argomento estremamente importante: la paventata chiusura dell'Ospedale Valdese.
Qualche settimana fa la collega Cerutti ha presentato un'interrogazione analoga a quella che oggi vado ad esporvi.
La Consigliera Cerutti ed il sottoscritto, così come diversi di noi seduti in questi banchi, stiamo cercando di comprendere, da molto tempo, i diversi quesiti riguardanti i tagli alla sanità piemontese.
Nessuno di noi è all'oscuro di quanto questo settore stia versando in gravi condizioni, ma, d'altra parte, ci rendiamo spesso conto che tali tagli vengono operati senza criteri logici.
Non più tardi dello scorso autunno presentai un'interrogazione per comprendere come mai si fosse deciso di chiudere l'ospedale di Caraglio, in provincia di Cuneo, dopo aver speso molti milioni di euro per la sua ristrutturazione.
Oggi mi trovo nella stessa situazione, anzi, la considero ancora più grave, rispetto all'Ospedale Valdese di Torino.
Si tratta di una struttura che conta circa 200 dipendenti e 600 mila prestazioni l'anno. Ripeto: 600 mila prestazioni l'anno! Voglio sottolineare questo numero, perché è sbalorditivo, ed è sbalorditivo poich nel prossimo mese e mezzo, se la Regione non cambierà strada, questa cifra potrebbe diventare zero.
Il nosocomio è una realtà d'eccellenza, della quale dovranno purtroppo fare a meno centinaia di pazienti (torinesi e non), destinati, d'ora in poi, a spese ingenti presso strutture private o a lunghe attese presso quelle pubbliche. Per non parlare della recente ristrutturazione cui sono stati sottoposti alcuni reparti: altri soldi che ritengo gettati al vento.
Di questi ed altri dati abbiamo avuto modo di discutere e abbiamo ascoltato le opinioni della Giunta, che sembra interessata solo a risparmiare, senza tenere molto in considerazione le necessità dei cittadini.
Due settimane fa - e vengo al dunque, all'interrogazione - avete risposto alla collega Cerutti dicendo che il 6 maggio vi sareste incontrati con i rappresentanti del nosocomio.
Oggi, egregio Assessore, vorrei sapere quali sono le novità e se riuscirete a salvare la struttura.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Cerutti per l'illustrazione.



CERUTTI Monica

Grazie, Presidente.
Si tratta dell'ennesima interrogazione che presentiamo sull'Ospedale Valdese di Torino. Il Consigliere Ponso faceva riferimento alla precedente interrogazione, cui aveva dato risposta l'Assessore Cavallera, in cui si faceva riferimento al successivo incontro che ci sarebbe stato il 6 maggio con il moderatore della Tavola Valdese.
In particolare ciò ci fa sperare che vi sia effettivamente la possibilità di prendere in considerazione quella che era la riconversione presente nel DGR n. 6 del 14 marzo 2013.
Anch'io riprendo il fatto che, per ammissione degli stessi dirigenti della sanità piemontese, il presidio valdese potrebbe risultare ancora utile, i locali sono a norma, le sale operatorie moderne e utilizzabili per ridurre i tempi di attesa per gli interventi chirurgici, ma anche i notevoli costi necessari per lo spostamento della radiologia e dell'oncologia in altri luoghi (oltre 150-200 mila euro). Costi di cui chiaramente bisogna tenere in considerazione, in un momento nel quale stiamo cercando di ottenere dei risparmi.
In sede di Commissione sanità, in particolare in quella del 9 maggio l'Assessore ha presentato l'ultima versione della riforma sanitaria, ma non è entrato nel merito specifico dell'Ospedale Valdese. A noi risulta che la dirigenza ASL TO1 sembra non aver preso atto di queste aperture, che noi consideriamo non soltanto di forma, ma di sostanza, e quindi stia avviando con urgenza lo spostamento dei reparti di oncologia e radiologia all'oftalmico.
Non ripeto le considerazioni sollevate nelle precedenti interrogazioni e quelle che ha appena fatto il Consigliere Ponso, ma pensiamo che se c'è questa apertura, a questo punto, tali spostamenti che sembrano essere operati in tutta fretta, debbano essere fermati, quindi la dirigenza ASL TO1 deve avere altri tipi di indicazioni dalla Giunta.
Consideriamo l'urgenza di questa interrogazione che ci deve portare ad avere delle indicazioni dall'Assessore che ci facciano comprendere quali siano le direttive impartite all'ASL; se, effettivamente, si stia aprendo uno spiraglio, ci sia la possibilità di impartire all'ASL una sorta di fermo dei trasferimenti, in attesa di comprendere quale possa essere la programmazione più utile, anche dal punto di vista economico, per utilizzare al meglio le risorse che abbiamo a disposizione e che sarebbe un peccato sprecare.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera per la risposta congiunta.



CAVALLERA Ugo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Grazie, Presidente.
Il 6 maggio c'è stato un incontro con il moderatore della Tavola Valdese, Eugenio Bernardini, accompagnato dal Presidente della Diaconia e da un esperto in campo sanitario, operatore del Valdese stesso.
L'incontro è stato cordiale, ma di carattere informale nel senso che ovviamente, si sono esaminate tante problematiche, anche andando al di là dei servizi storicamente collegati agli ospedali valdesi che sono stati trasferiti al Servizio Sanitario Regionale nel 2004: nella TO1 l'Ospedale Valdese di Torino e nell'attuale TO3 quelli di Pomaretto e Torre Pellice.
Da parte mia, ho ipotizzato che il comitato previsto, quasi un comitato di consultazione per tenere rapporti anche dal punto di vista sanitario possa essere convocato. Siamo in un periodo di commissioni, comitati e quant'altro, ma è mia intenzione convocarlo al più presto. Non sono in grado di dire il giorno, perché bisogna sentire anche alcune disponibilità di persone componenti il comitato.
In linea di principio, sono state sottolineate alcune cose. La prima è che la rete di ospedali valdesi è stata inserita nelle rete pubblica regionale, torinese in modo particolare. Quindi, da un punto di vista di principio, si riconosce l'apporto e il significato storico, assistenziale e operativo di queste strutture, partendo dalla loro fondazione fino ad oggi.
Questo è un fatto innegabile, che deve essere scolpito nella pietra: è un dato su cui non si discute.
Per quanto riguarda il presente e il futuro, credo che, come è stato detto, si debba ipotizzare che la pluralità di ospedali possa anche essere rivista in un disegno di adeguamento ai tempi in ordine all'individuazione di soluzioni che tengano conto dell'evoluzione della tecnologia, che tengano conto della necessità di concentrare determinate attività, e così via, ovvero tutti quelli che sono i presupposti di una pianificazione.
Allo stato dell'arte, sono stati adottati provvedimenti che sono apparsi, almeno nel mio discorso di quel giorno, come abbastanza irreversibili, abbastanza difficili da sfociare in una soluzione alternativa.
Si è ipotizzato il discorso del poliambulatorio, che manterrà la definizione di poliambulatorio valdese proprio per avere una bandiera all'interno della città di Torino, che possa ricordare anche quanto di specifico è stato fatto fino ad ora.
Non dimentichiamo che le condizioni economiche delle gestione di dieci anni fa hanno portato alla necessità di un subentro della Regione in termini di personale, in termini di acquisizione di tutti i compendi degli ospedali valdesi, con l'inserimento del personale all'interno delle reti pubbliche e, naturalmente, mantenendo i trattamenti e valorizzando le professionalità che in questi dieci anni sono state comunque valorizzate.
Nel comunicato - sebbene non ci siano state più di tanto aperture veniva rimarcato il fatto che sembrava che non si volesse convocare il comitato. Lo convocheremo. Per tutto il resto, rispetto alla presenza valdese nella TO3, nella Val Pellice e anche a Torino, per quanto riguarda i servizi ambulatoriali, naturalmente anche in un'ottica che privilegia la professionalità e l'operatività dei professionisti piuttosto che i muri che hanno anche la loro importanza, ho condiviso con loro la necessità di richiamare i direttori delle Aziende Sanitarie a predisporre, in alternativa, dei percorsi chiari, trasparenti e senza far venire meno le attese e le necessità dei pazienti che storicamente, e anche negli ultimi tempi, si sono sempre rivolti a quelle strutture.
Non so se sono riuscito a trasferire l'articolazione del confronto, che è finito in una volontà di incontrare nuovamente. In ogni caso, la Tavola Valdese, anche per avere un apporto da parte loro dal punto di vista etico visto che hanno la possibilità di essere presenti - come Chiesa e anche come Tavola Valdese - in varie Regioni italiane; e poi abbiamo parlato anche di attività assistenziali.
Riferirò motu proprio o, se sollecitato, l'esito del Tavolo, che cercherò di convocare al più presto perché la Diaconia, ovviamente, è interessata anche ai servizi socio-assistenziali.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 1617 presentata dalla Consigliera Montaruli, inerente a "Annuncio esubero di personale della società TNT" (risposta scritta)


PRESIDENTE

Assessore Porchietto, per l'interrogazione a risposta immediata n.
1617, la Consigliera Montaruli richiede risposta scritta.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 1618 presentata dalla Consigliera Artesio, inerente a "Rescissione contratto d'appalto Unilogistic alla FIAT Ricambi"


PRESIDENTE

Passiamo dunque all'interrogazione a risposta immediata n. 1618 presentata dalla Consigliera Artesio, che ha la parola per l'illustrazione.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
Dei minuti che mi sono concessi ne riserverò uno a riassumere la situazione e due a commentare le preoccupazioni sulle quali ci auguriamo l'Amministrazione regionale possa dare qualche rassicurazione.
La questione riguarda una situazione relativa ad un affidamento di servizio che FIAT ha esercitato nei confronti di Unilogistic per la gestione dell'impacchettamento e della spedizione dei ricambi, affidamento che ha comportato l'attivazione al lavoro di una serie di operatori - circa 60 - che hanno operato presso gli stabilimenti piemontesi, in particolare della provincia di Torino, con continuità e con impegno, esercitando le funzioni derivanti dalla commessa.
Si apprende all'inizio del mese di maggio di quest'anno che, in seguito ad un contenzioso sulle cui origini ci sono dati incerti tra FIAT e Unilogistic - si direbbe motivato dal mancato versamento dei contributi previdenziali da parte di Unilogistic - l'appalto sia stato disdetto e, di conseguenza, gli interventi fino a questo momento realizzati da questi lavoratori verrebbero "internalizzati". Ora, noi non siamo in grado di giudicare il contenzioso interno, ma una certezza ce l'abbiamo: cioè che in questo contenzioso nessuna colpa abbiano i lavoratori che, se sono stati ipoteticamente danneggiati dalla questione dei contributi previdenziali certamente lo sono moltissimo rispetto all'insicurezza delle loro prospettive occupazionali.
Oltre a voler avere rassicurazione in merito ad una gestione tempestiva e di emergenza della situazione nella quale ci troviamo - è giunta notizia che sarebbe stata prevista la cassa integrazione in deroga per 12 mesi rinnovabili di tre mesi in tre mesi, ma questo, come tutti gli ammortizzatori social, è un atto dovuto, però è un calmiere di una situazione che invece vorremmo vedere definita alla radice - il tema sul quale richiamo l'attenzione, cioè quello che ci preoccupa nella definizione della situazione, è l'indifferenza del Gruppo FIAT rispetto a questa vicenda.
Le questioni, infatti, dovrebbero essere riportate in un alveo corretto. Se FIAT intende disdettare l'affidamento a Unilogistic, siamo nell'ordine delle normali procedure di riaffidamento di servizi all'interno delle quali è sempre stata prevista la clausola di salvaguardia sociale (almeno così facciamo noi Amministrazioni), vale a dire la salvaguardia dei posti di lavoro di quei dipendenti che, pur transitando sotto un'altra ragione sociale, hanno le garanzie occupazionali. Se viceversa, FIAT sta utilizzando una serie successiva di dismissioni più o meno pretestuose per riportare all'interno delle funzioni, nell'ipotesi di dare attività occupazionale a quelle condizioni di lavoro che ha a sua volta espulso, per le scelte di crisi industriale per cui ha sottoimpiegato una serie di lavoratori, la questione è molto seria, anzi, ci riconduce a quel tema generale: che FIAT produce delle conseguenze a chi vi lavora direttamente, ma anche a tutti coloro che lavorano per suo conto.
In entrambi i casi, ovviamente, noi auspichiamo un intervento della Regione che possa dare serenità a questi lavoratori.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Artesio.
Per la Giunta regionale, risponde l'Assessore Porchietto.



PORCHIETTO Claudia, Assessore al lavoro

Grazie, Presidente.
Tra l'altro, mi corre l'obbligo di scusarmi, perché so che questa mattina i lavoratori hanno fatto un incontro in Consiglio: mi scuso di non essere stata presente, ma ero in Prefettura chiamata dal Prefetto sul tavolo ASA e al mio posto era presente il Vicedirettore che ha la delega alle tematiche del lavoro, che mi ha poi riferito dell'incontro. Mi fa piacere sapere che ci sono i lavoratori qui presenti, in modo da poter dare loro una serie di delucidazioni in merito a quello che noi stiamo facendo.
Condividendo la preoccupazione della Consigliera Artesio, in merito non solo alle conseguenze immediate ma a quelle che potrebbero essere le conseguenze future di questa situazione, mi preme sottolineare che, dal punto di vista regionale, ci siamo attivati immediatamente per capire nell'immediato qual è la soluzione che possiamo dare per definire un accordo che permetta ai lavoratori, quantomeno in questo momento, di avere l'autorizzazione alla cassa in deroga. Ricordo infatti che i problemi di natura tecnica sono molteplici: non c'è soltanto il problema legato al DURC e all'attuale sua irregolarità, che è stata alla base del contenzioso che si è aperto con il Gruppo FIAT, ma c'è anche un problema - scusate se entro anche un po' nella tecnicallity - dei codici ATECO che caratterizzano il contratto di lavoro e quindi l'iscrizione all'INPS, in quanto una parte dei lavoratori ha il contratto della logistica e l'altra parte, se non vado errato, quello del commercio.
Il primo problema, quindi, nasce dal fatto che una parte della componente lavorativa ha l'obbligatorietà del versamento dello 0,30% e quindi sarebbe ricompresa nei soggetti che possono richiedere la cassa integrazione straordinaria, mentre l'altra parte no: questo è un primo problema oggettivo, che chiaramente ha rallentato il tavolo.
chiaro che il contenzioso che si è aperto riguardo l'irregolarità dei versamenti contributivi - ma credo che i lavoratori lo sappiano meglio di quanto non lo sappia io - ha creato anche una tensione forte, che posso capire, sul tavolo dell'accordo con i sindacati. Pertanto. l'incontro che si è tenuto il 10 maggio, dove le organizzazioni sindacali hanno richiesto a Unilogistic di attivare la procedura per chiedere la cassa integrazione in deroga alla Regione - ricordo che per noi quella della firma dell'accordo è una condizione imprescindibile per potere far partire l'iter della procedura di autorizzazione alla cassa in deroga - ha portato ad una sospensione, perché l'accordo non si è ancora trovato. Per questo stiamo lavorando, come Uffici regionali - abbiamo la responsabile delle vertenze nonché il Vicedirettore che si stanno impegnando in quest'ambito - per riuscire ad addivenire, insieme alle organizzazioni sindacali, ad una situazione in cui si possa in questo momento perorare la firma di un accordo per procedere all'autorizzazione della cassa in deroga.
Contestualmente e personalmente, invece, sto contattando il Gruppo FIAT per andare oltre il tema imminente della cassa in deroga. Ricordo che ieri si è determinata anche un'altra situazione con un'altra ricaduta territoriale pesante in termini occupazionali; non voglio assolutamente andare oltre il tema dell'interrogazione attuale, ma anche la SELMAT è un'altra azienda che ha aperto un contenzioso con il gruppo FIAT chiaro che si sta aprendo una situazione estremamente delicata, per cui è nostro assoluto interesse e assoluta intenzione riuscire in primis a capire qual è la situazione ma, subito dopo, convenire invece con FIAT che l'internalizzazione sia soltanto una parentesi provvisoria in funzione di una situazione che si è creata, ma che non sia al contrario una volontà precisa, che chiaramente non porterebbe a operare il trasferimento del personale, come prevede la normativa.
Sono quindi a disposizione: sicuramente dei lavoratori ma, nel corso dei prossimi giorni ed eventualmente nella prossima sessione del Consiglio regionale, anche a rispondere, chiedendo la disponibilità a chi oggi ha presentato l'interrogazione a risposta immediata di permettermi di riuscire ad aprire quest'interlocuzione che sto cercando, per capire quale sarà il proseguo del tavolo.
Devo comunque sottolineare il fatto che sul tema della cassa integrazione in deroga - lo voglio sottolineare - è necessario l'accordo.
Pertanto, già gli Uffici precedentemente hanno ancora sottolineato il tema che, per venire incontro oggi ad un problema immediato che è una copertura reddituale per i lavoratori, una soluzione dal punto di vista di un accordo tra aziende e organizzazioni sindacali dobbiamo trovarlo.
Quindi, siamo a disposizione.
Il tavolo in questo momento è sospeso, ma dovrà essere riaggiornato nell'arco di pochi giorni per far sì che si possa addivenire ad una soluzione.
Questa è la situazione attuale. Sono a disposizione nei prossimi giorni per evidenziare quella che sarà l'evoluzione di questa situazione.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Porchietto.


Argomento: Contratti ed appalti

Interrogazione a risposta immediata n. 1623 presentata dal Consigliere Gariglio, inerente a "Gravi ritardi nei pagamenti alle cooperative sociali piemontesi" (risposta scritta)


PRESIDENTE

All'interrogazione a risposta immediata n. 1623 è fornita risposta scritta, come richiesto dall'interrogante.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Interrogazione a risposta immediata n. 1624 presentata dal Consigliere Laus, inerente a "Applicazione dell'articolo 36 della legge finanziaria regionale per il 2012"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n.
1624, presentata dal Consigliere Laus.
La parola al Consigliere Laus, per l'illustrazione.



LAUS Mauro

Grazie, Presidente.
Questa è un'interrogazione presentata già qualche mese fa. Per tutta una serie di motivazioni e per cause non imputabili al proponente, è stata procrastinata in avanti. Quindi, ad oggi, questa interrogazione chiede delucidazioni di merito; precisamente, parliamo dell'articolo 36 della legge finanziaria del 2102.
Poiché è stata approvata la legge finanziaria del 2013, il nuovo Assessore mi chiederà cosa c'entra adesso la finanziaria del 2012. Quindi le anticipo a lei che non è più una questione di merito, ma è una questione di metodo.
Quindi, la domanda in questione è sulla cessione dei crediti pro soluto per i debiti delle società fornitrici nei confronti della Regione Piemonte e delle società Partecipate. La questione e la domanda finale è questa: poteva mai, perché la Giunta è ancora quella e il Presidente non è cambiato, il Presidente di questa Giunta regionale autorizzare la votazione di una norma di quella portata e di questa portata in una legge finanziaria senza una necessaria copertura finanziaria? Spero che l'Assessore, con la sua abilità dialettica, non mi risponda dicendomi o riportandomi in un calderone unico di una sorta di copertura finanziaria un po' indiretta che aleggia da qualche parte.
La domanda specifica è questa: per quell'articolo 36 è stata quantificata una copertura finanziaria? La risposta che io mi do è sì. E a quanto era l'ammontare? Potrei avere anche la risposta scritta? Grazie.



PRESIDENTE

Le forniremo anche la risposta scritta, Consigliere Laus.



(Commenti del Consigliere Laus)



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pichetto per la risposta.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al bilancio e finanze

Grazie, Presidente.
Ha bisogno del supporto della Corte dei Conti.
Do lettura della nota che gli Uffici hanno fatto in merito a questo articolo 36, comma 2 della legge 5/2012.
Con riferimento all'interrogazione del Consigliere Laus, che ipotizza una mancata copertura finanziaria, si ritiene che la suddetta norma non richiedesse, né richieda attualmente alcuna copertura in quanto prevedeva l'avvio di un sistema di certificazioni di crediti verso la Regione di imprese volto a consentire a quest'ultime la cessione del credito in una forma pro-soluto ad istituti bancari o intermediari finanziari riconosciuti.
Avendo tale intervento regionale carattere ricognitivo rispetto a liquidazioni già risultanti dal sistema contabile, non rileva in sé sul bilancio regionale.
Si segnala inoltre che il sistema di cessione dei crediti, ex articolo 36 della legge finanziaria 2012, è stato superato dall'evoluzione normativa nazionale, che ha condotto all'avvenuta registrazione, ai sensi ed in applicazione dell'articolo n. 7 del DL n. 35/2013, da parte della Regione Piemonte sulla piattaforma elettronica, per la gestione telematica del rilascio delle certificazioni predisposto dalla Ragioneria Generale dello Stato, ai sensi dell'articolo 4 del decreto del Ministro dell'Economia, 25 giugno 212.
Con ciò, quindi, precisando che un inquadramento normativo che accerti e su questo condivido in pieno la posizione che gli Uffici hanno espresso l'esistenza del credito e quindi l'obbligo del debito, l'obbligo al pagamento del debito da parte della Pubblica Amministrazione, essendo debito iscritto in bilancio di cui c'è liquidazione sulla ragioneria, non ha problemi ad essere indicato per l'accertamento e la certificazione.
Semmai, il tema, se vuole, ma qui esulo dalla sua domanda (mi sia permesso, visto che ho la parola, di fare un semplice considerazione) è l'indicazione del termine per il pagamento e non la costituzione del fondo.
Perché l'obbligo della costituzione del fondo non esiste nel modo più assoluto. Tanto meno sulla disposizione di legge che ha una semplice procedura come riferimento. Questo è il dato.
Certamente, qualora sulla certificazione ci fosse la fissazione di un termine, è chiaro che la Regione deve avere copertura per quel termine. Se un fornitore chiede la certificazione per 100 milioni da pagare entro domani mattina (esagero come tempi di brevità), può anche darsi che la ragioneria si rifiuti di mettere il temine domani mattina perché non ci sono i 100 milioni da pagare. Questo è il dato.
Inoltre, già che ho la parola, sulle certificazioni stiamo dicendo di andare cauti, perché nel giro di dieci giorni dovrebbero essere a posto tutti gli elenchi e le verifiche dei soggetti, dei percettori dei pagamenti e pertanto in quei casi verrebbe meno e sarebbe addirittura un danno per le imprese procedere in questo momento a richieste di certificazione.


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione a risposta immediata n. 1622 presentata dal Consigliere Rostagno, inerente a "Sospensione delle corse Cuneo-Torino delle 6.54 e Torino-Cuneo delle 17.50 prevista per il periodo 26/27 luglio-26 agosto 2013"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 1622, presentata dal Consigliere Rostagno, alla quale risponderà l'Assessore Quaglia.
La parola al Consigliere Rostagno, per l'illustrazione.



ROSTAGNO Elio

Grazie, Presidente.
Richiedo comunque la riposta scritta, perché mi rendo conto che non è proprio il suo tema specifico.
Sono qui ancora a parlarle, come già in una precedente occasione, di soppressioni di treni e di linee ferroviarie.
In particolare, in questo caso, voglio parlare della sospensione delle corse Cuneo-Torino delle ore 6.54 del mattino e delle 17.50 del tardo pomeriggio, prevista per il periodo compreso tra il 26/27 luglio e il 26 agosto di quest'anno.
Da dicembre, quando è entrata in vigore la riorganizzazione del servizio metropolitano, sono stati modificati gli orari con il cadenzamento biorario e, data la frequenza della linea tra Cuneo e Torino, che è notevole (posso testimoniarlo, visto che attualmente lo sto usando anch'io quasi quotidianamente) ulteriori treni di rinforzo sono stati previsti per alcune partenze al mattino e in particolare quella citata delle 6.54 nonché un treno di rinforzo in partenza da Porta Nuova alle ore 17.50 del pomeriggio.
Questi sono treni tipici dei pendolari, cioè di quei lavoratori che hanno l'obbligo di essere presenti presso la sede del lavoro normalmente entro le ore 8.30 del mattino e che spesso sono già penalizzati dai disservizi e dai ritardi, non sempre giustificabili, che sono una componente della loro vita da pendolari.
I pendolari stessi che, come ben sa, sono organizzati in comitato hanno verificato che dai tabelloni degli orari ferroviari risulta che ci sia questa sospensione del treno delle 6.54 da Cuneo per Torino e di quello delle 17.50 per il percorso inverso a partire dal 26 luglio fino alla fine di agosto, il 27 agosto.
difficile capire la ragionevolezza del motivo per quello delle 6.54 proprio perché è quello maggiormente legato all'orario di inizio della giornata lavorativa e la sospensione del treno delle 17.50 avrebbe l'effetto di produrre un ulteriore sovraffollamento della corsa delle 17.25, che di per sé è una corsa già molto trafficata, anche perché sul primo tratto fino al Lingotto moltissimi la usano come scambio per altre destinazioni e dunque quella 17.25 è già una corsa al limite della possibilità di capienza.
Sottolineando che la sospensione delle due corse in oggetto penalizzerebbe ulteriormente i lavoratori pendolari e costringerebbe quanti abitano nelle zone limitrofe a Cuneo a ulteriori sacrifici per la partenza del mattino, il Comitato dei pendolari ha ripetutamente portato all'attenzione dell'Assessorato queste problematiche e attualmente chiede che siano garantite le due corse in oggetto.
Interrogo l'Assessore competente per conoscere quali siano le iniziative che intende porre in atto per rispondere a questa richiesta.



PRESIDENTE

Grazie, collega Rostagno.
Non ho capito: vuole la risposta scritta o orale?



ROSTAGNO Elio

Entrambe, grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Quaglia per la risposta.



QUAGLIA Giovanna, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
In relazione ai quesiti posti con l'interrogazione, si comunica quanto segue.
Con l'adozione dell'orario dal 9 dicembre 2012, si è provveduto ad elaborare un sistema cadenzato sulla direttrice ferroviaria Torino - Cuneo Ventimiglia.
Tale sistema prevede: un treno ogni due ore diretto nelle ore dispari Torino Porta Nuova Cuneo, con a Cuneo corrispondenza con la relazione Cuneo - Ventimiglia un treno ogni due ore Fossano-Cuneo -Limone, in corrispondenza a Fossano con i treni diretti Torino Porta Nuova-Savona previsti ogni due ore nelle ore pari un treno ogni due ore diretto nelle ore dispari Cuneo-Torino Porta Nuova con a Cuneo corrispondenza con la relazione Ventimiglia-Cuneo un treno ogni due ore Savona-Fossano-Torino Porta Nuova diretto in corrispondenza a Fossano con i treni Limone-Cuneo-Fossano previsti ogni due ore nelle ore pari.
Quanto sopra descritto comporta un collegamento all'ora tra la città di Cuneo e Torino e viceversa (alternato tra uno diretto e uno con cambio a Fossano).
Rispetto all'orario base (cadenzamento all'ora tra Cuneo e Torino), sono stati previsti i rinforzi in ore di punta: treno 10220 Cuneo 4.24 - Torino PN 5.53 treno 10222 Cuneo 6.54 - Torino PN 8.05 treno 10251 Cuneo 7.51 - Torino PN 9.05 treno 10223 Torino PN 17.50 - Cuneo 19.01.
Tenuto conto della riduzione della mobilità nel mese di agosto, in analogia con i servizi sulle altre direttrici ferroviarie (es. SFM1, SFM2 e SFM3) si è ritenuta adeguata l'offerta dei servizi all'ora, prevedendo la sospensione dei treni di rinforzo nel periodo dal 29 luglio al 25 agosto 2013.
Pertanto,nel succitato periodo gli arrivi al mattino dei treni Cuneo-Torino Porta Nuova sono previsti alle ore 6.35, 7.35, 8.35 e 9.35, mentre le partenze pomeridiane nella fascia 17.00-19.00 da Torino Porta Nuova verso Cuneo sono previste alle 17.25 e alle 18.25.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione a risposta immediata n. 1625 presentata dal Consigliere Bono, inerente a "Discarica per lo smaltimento di rifiuti, risultanti da bonifica di terreni inquinati, nel Comune di Sezzadio (AL)"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n.
1625.
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente. Immagino che risponderà l'Assessore Quaglia, visto che l'Assessore Ravello non è disponibile.
Come dal titolo, l'interrogazione riguarda la realizzazione di una discarica per lo smaltimento di rifiuti risultanti da bonifica di terreni inquinati nel Comune di Sezzadio in Provincia di Alessandria.
Tale discarica è oggetto di notevoli contestazioni da parte della cittadinanza, ma anche da parte di notevoli persone della classe politica locale del Comune di Sezzadio; in effetti, su questo tema la Giunta del Comune si è spaccata, è caduto il Sindaco e sicuramente si riandrà al voto il prossimo anno. È inoltre oggetto di dibattito anche a livello provinciale e io cerco di portare il tema all'attenzione della Giunta regionale con questa interrogazione.
La richiesta è stata avanzata dalla società Riccoboni S.p.A. di Parma che è proprietaria dei terreni acquistati alcuni anni or sono. Tale azienda è già al centro di una serie di rilievi a livello locale, ma anche a livello nazionale, in quanto nella scorsa legislatura è stata depositata anche un'interrogazione parlamentare che riguardava la stessa azienda per lo smaltimento e la bonifica della famosa ex Sisas di Pioltello, i cui rifiuti hanno fatto un po' di "turismo" in Piemonte, nel senso che hanno cercato sede prima nella discarica di Ghemme in Provincia di Novara, poi nella discarica di Alice Castello, gestita dalla Daneco S.r.l. (fratelli Colucci, per chi legge e ricorda i nomi evidenziati dai giornali), e infine hanno trovato come refugium peccatorum una parte nella discarica di Chivasso e una parte nella discarica spagnola di Nerva in Siviglia.
L'area è circa 20 ettari e dovrebbe contenere un milione e 700 mila metri cubi di terra proveniente da diversi siti inquinati. La problematica è che subito sotto il terreno vi è una zona di ricarica della falda, tra l'altro una delle più importanti falde acquifere profonde (non superficiali), di grande interesse anche per l'approvvigionamento a uso umano dell'acqua nel territorio alessandrino.
Tra l'altro, l'intervento è localizzato in un territorio ricompreso ai sensi dell'articolo 24 delle norme del PTA (Piano di Tutela delle Acque della Regione Piemonte) per le zone che dovrebbero essere protette. La stima è un fabbisogno idrico che potrebbe soddisfare circa 100 mila persone e, avendo analizzato il Piano di Tutela delle Acque della Regione Piemonte (aggiornato recentemente dall'Assessore Ravello), non abbiamo trovato ulteriori specifiche in merito e rileviamo una discrepanza tra quello che è il Piano di Tutela delle Acque e comunque quello che dovrebbe esserci scritto nel PTA, ovverosia proteggere le zone di ricarica delle acque e delle falde profonde.
Mi viene in mente, oltre a questo caso della discarica di Sezzadio, la falda riguardante Carpignano Sesia, dove si vorrebbero fare dei pozzi petroliferi, ma vado a chiudere l'intervento non facendo parallelismi perché il tempo è quello che è. Interrogo la Giunta per sapere se intende aggiornare il PTA e conseguentemente vietare o, comunque, dare un forte rilievo alla Provincia per poter non dare la disponibilità nella Conferenza dei Servizi per la realizzazione di questa discarica sopra una zona di ricarica delle più importanti falde profonde del Piemonte.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Quaglia per la risposta.



QUAGLIA Giovanna, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
L'interrogazione fa riferimento ad un progetto di discarica per rifiuti non pericolosi nel Comune di Sezzadio (AL) proposto dalla società Riccoboni S.p.A., evidenziando in particolare alcune criticità dell'area individuata per la localizzazione della discarica.
L'intervento è localizzato in un territorio ricompreso tra le zone di protezione delle acque destinate al consumo umano, più precisamente tra le aree di ricarica degli acquiferi del sistema profondo; risulta invece esterno alla zona di riserva caratterizzata dalla presenza di risorse idriche sotterranee non ancora destinate al consumo umano, ma potenzialmente destinabili a tale uso (RISE: Risorse Idriche Sostitutive di Emergenza) e identificata dallo stesso Piano di Tutela delle Acque nell'intorno del Comune di Predosa (AL). Su tale area sono stati recentemente perforati tre pozzi a fini idropotabili nell'ambito del "Progetto di interconnessione acquedotto Città di Acqui Terme, localizzato in Provincia di Alessandria, nei Comuni Predosa, Sezzadio, Castelnuovo Bormida, Rivalta Bormida, Strevi, Acqui Terme, Orsara Bormida, Trisobbio e Moltaldo Bormida e realizzazione campo pozzi in Comune di Predosa (AL)". Il progetto di discarica per rifiuti non pericolosi risulta anche esterno all'area di salvaguardia di questi tre pozzi, recentemente ridefinita ai sensi del Regolamento regionale n. 15/R/2006.
Inoltre, a valle del sito oggetto dell'intervento è presente un pozzo idropotabile denominato Roncarino del Comune di Sezzadio; anche in questo caso l'intervento è esterno all'area di salvaguardia, che non risulta ancora essere stata ridefinita ai sensi del Regolamento regionale citato prima, ma è attualmente perimetrata sulla base del criterio geometrico stabilito dalla normativa statale vigente.
Il progetto in questione è attualmente in fase di Procedura di Valutazione di Impatto Ambientale e di Autorizzazione Integrata Ambientale procedimenti in capo alla Provincia di Alessandria che coinvolgono tutti gli Enti e i soggetti portatori di interesse ambientale.
La Direzione regionale Ambiente non ha competenze autorizzative relative al procedimento in oggetto ed è stata interpellata solo in fase conclusiva, non avendo quindi elementi completi riguardo all'istruttoria del progetto. Tuttavia, si è confrontata tecnicamente più volte presso i propri uffici sia con i proponenti dell'intervento sia con i rappresentanti del territorio ed è stata coinvolta con la richiesta di delucidazioni circa l'esistenza di vincoli previsti dalle Norme del Piano di Tutela delle Acque per tali tipologie di opere nelle aree di ricarica dei sistemi acquiferi profondi.
Con note che sono allegate si è comunicato alla Provincia di Alessandria che, ad oggi, non esistono disposizioni attuative delle Norme di Piano del Piano Tutela Acque per quanto riguarda le aree di ricarica del sistema acquifero profondo.
Inoltre, si è precisato che il suddetto PTA ha individuato a grande scala le potenziali aree di ricarica degli acquiferi profondi corrispondenti alla fascia di pianura avente le seguenti caratteristiche: area pedemontana altimetricamente più rilevata e con maggiore pendenza della superficie topografica zone delle conoidi fluvio-glaciali più prossimali ai rilievi zone da cui si dipartono le linee di flusso della falda superficiale presenza della fascia dei fontanili come limite inferiore delle aree di ricarica.
Come si è detto, nelle Norme di Piano, ad oggi, non sono state definite specifiche disposizioni attuative, in quanto, così come precisato dallo stesso PTA, sono necessari approfondimenti tecnici per delimitare a maggior dettaglio le aree di ricarica dei sistemi acquiferi profondi per poter procedere all'individuazione di vincoli e di misure relative alla destinazione dei territori ricadenti all'interno delle medesime aree di ricarica, nonché prevedere limitazioni e prescrizioni per gli insediamenti civili, produttivi, turistici, agroforestali e zootecnici che dovranno essere inseriti negli strumenti urbanistici comunali, provinciali regionali, sia generali sia di settore.
Nel caso di specie sarebbero pertanto utili approfondimenti sulla conoscenza dei sistemi idrici profondi della zona per poter valutare in modo attendibile eventuali impatti dell'intervento sulle risorse di questo territorio, problematiche che l'Amministrazione provinciale di Alessandria responsabile del procedimento di valutazione di compatibilità ambientale del progetto, saprà valutare con la dovuta attenzione.
Le aree di ricarica sono state definite nell'ambito del Piano di Tutela delle Acque con la finalità di porre all'attenzione dei territori particolarmente vulnerabili per le acque sotterranee; la definizione a grande scala di tali areali è stata fatta volutamente, proprio perché si valuti "caso per caso" e dopo uno studio di dettaglio che non può essere fatto a livello regionale, nel senso del cosa fare e non fare in un determinato territorio, ma analizzando il caso specifico.
Diverso è il discorso delle aree di salvaguardia attorno alle opere di captazione delle acque destinate al consumo umano. Con il regolamento 15/2006, oltre a provvedere all'adeguamento della vigente disciplina regionale in coerenza con i criteri e gli indirizzi nazionali, si è inteso graduare i vincoli e le limitazioni all'uso di suolo in maniera più efficace e coerente con le reali condizioni locali di vulnerabilità e rischio della risorsa idrica captata, nonché stabilire per tutte le captazioni nuove ed esistenti un legame diretto con la pianificazione di Settore riguardante il Servizio Idrico Integrato.
In questa ottica il Regolamento definisce i vincoli e le limitazioni d'uso del suolo; disciplina in particolare le attività ammissibili all'interno delle aree di salvaguardia; le Autorità d'ambito e i Gestori del servizio idrico sono chiamati a definire un programma di adeguamento delle opere di captazione esistenti sul territorio regionale, in modo da superare l'attuale approccio dell'analisi della singola captazione a vantaggio di una pianificazione complessiva a scala d'Ambito Territoriale Ottimale.
Consegno la risposta scritta che l'Assessorato ha dato, confermando la disponibilità dell'Assessore Ravello ad un eventuale confronto in Commissione.


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione a risposta immediata n. 1626 presentata dal Consigliere Biolé, inerente a "Linea Cuneo-Nizza"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'ultima interrogazione a risposta immediata, la n. 1626, presentata dal Consigliere Biolé, che ha la parola per l'illustrazione.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
un peccato non avere l'Assessore Bonino, non per mancanza di rispetto nei confronti della collega Quaglia, ma perché questo è un discorso che va avanti da parecchio tempo e quindi sarebbe stato opportuno che rispondesse l'Assessore Bonino.
Fin da quando c'è stata la seduta straordinaria del Consiglio rispetto al TPL, era stata paventata, tra le altre, la possibile chiusura, pur senza nominarla direttamente, della linea Cuneo-Ventimiglia-Nizza.
Dopo alcune settimane, grazie alla collaborazione tra colleghi anche in Consiglio regionale, abbiamo potuto andare a parlare direttamente in Assessorato e c'è stato questo Tavolo di confronto per quanto riguarda questo tipo di problematica, con all'esterno una delegazione di cittadini sindacati e comitati che hanno a cuore il mantenimento di questa linea per tutta una serie di caratteristiche che sono elencate in modo esplicito nell'interrogazione, ma da un punto di vista storico, turistico paesaggistico ed ingegneristico.
Ci sono tante considerazioni da fare in specifico su questa linea.
Di fatto, tutto quello che è la responsabilità rispetto alla tutela e al rilancio è stato demandato dall'Assessore Bonino così esplicitamente ad una richiesta, ad una domanda, ad un'istanza da presentare direttamente al neo Ministro che, come sappiamo, ha incontrato l'Assessore pochi giorni fa su tutta quella che è la problematica di ammanco di risorse per quanto riguarda il settore del TPL e, in particolare, per quanto riguarda questa linea di cui sto parlando.
Sappiamo che probabilmente il Ministro sarà in Piemonte tra pochi giorni. L'interrogazione, che punta intanto a tenere alta l'attenzione rispetto ad un problema particolare che è all'interno di una problematica generale, chiede di conoscere dei dettagli i passaggi che sono stati ideati o pianificati dalla Giunta regionale in merito alle azioni utili alla tutela e al rilancio della linea. Quindi, tutta la parte pregressa è chiaramente confrontabile e riconoscibile anche da quelli che sono gli articoli dei vari media locali o meno locali. Si chiede su che cosa si intende puntare e, da un punto di vista temporale, come pianificare questa tutela e questo rilancio. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Quaglia per la risposta.



QUAGLIA Giovanna, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Tralascio, perché è inserita nella risposta scritta, che sarà consegnata al Consigliere, la parte storica e anche la parte riferita all'approfondimento che c'è stato il 29 aprile rispetto ai Consiglieri che erano presenti e sulle difficoltà e le criticità di questa linea, per dare comunicazione che si è svolto il 9 maggio un incontro a Roma tra il Presidente della Regione Piemonte, l'Assessore regionale ai trasporti e il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi, dove sono state affrontate le tematiche contenute in un apposito documento concordato tra i vari rappresentanti istituzionali che hanno partecipato all'incontro del 29 aprile u.s., che verrà inviato, per competenza, ai Ministeri delle Infrastrutture e dei Trasporti, degli Affari esteri e dell'Ambiente, per quanto riguarda questa linea nel particolare.
In questa occasione, al Ministro Lupi è stata sottolineata l'assoluta necessità di ridefinire la convenzione stipulata il 24 giugno 1970 tra il Governo italiano e quello francese (convenzione attraverso la quale vengono definite le modalità di governance tra i due Stati e le condizioni di amministrazione e di suddivisione degli oneri finanziari relativi alla gestione della linea), richiedendo altresì un forte coinvolgimento delle Regioni interessate ai tavoli di discussione.
stato infine chiesto che, a trasferimenti di risorse statali invariati, la competenza amministrativa sulla tratta Cuneo-Breil/Nizza Ventimiglia, parte integrante della Torino-Nizza, venga assunta direttamente dal Ministero dei Trasporti, così come previsto per le altre linee ferroviarie transfrontaliere.
In relazione agli esiti dell'incontro svoltosi in data 13 maggio 2013 tra i rappresentanti della Regione Piemonte e della Regione PACA, è stato convenuto di procedere alla convocazione di un apposito tavolo di lavoro tra tutte le Regioni interessate al fine di concordare le azioni, di rispettiva competenza, da intraprendere nei confronti dei gestori infrastrutturali competenti sulla linea, sia in riferimento al gestore francese (RFF) che a quello italiano (RFI), sottoponendo a tali gestori le attuali problematiche in essere.
Credo che l'Assessore Bonino potrà aggiornare i Consiglieri rispetto a questi tavoli e a questi incontri.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



PRESIDENTE

Dichiaro chiuso il punto relativo alla trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 15.30 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



(La seduta ha inizio alle ore 15.31)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Cantore, Carossa, Comba, Cota Motta Massimiliano, Pedrale e Spagnuolo.
Il numero legale è 27.


Argomento: Diritti umani - Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta") - Benessere animale

Esame proposta di legge n. 188, inerente a "Abolizione del Garante per i diritti degli animali, del Garante regionale per l'infanzia e l'adolescenza e del Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale"


PRESIDENTE

Proseguiamo l'esame della proposta di legge n. 188, inerente a "Abolizione del Garante per i diritti degli animali, del Garante regionale per l'infanzia e l'adolescenza e del Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale", di cui al punto 6) all'o.d.g.
Siamo in fase di discussione generale e ci sono degli iscritti ad intervenire.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Grazie, Presidente.
Il problema che stiamo discutendo in questa seduta del Consiglio regionale è, prima di tutto, un problema di sensibilità prima ancora che di merito, poi c'è anche il merito.
Non dico che noi avremmo dovuto, o dobbiamo, destinare alla questione delle carceri e delle condizioni dei detenuti un Consiglio regionale straordinario, come è avvenuto nella Regione Toscana, ma qui siamo all'estremo opposto rispetto a questa necessità.
Consentitemi di dire con franchezza che affrontiamo questo argomento nel momento peggiore, per una serie di ragioni. Anzi, credo che un minimo di senso dell'opportunità - che in politica conta - avrebbe dovuto suggerire al Consigliere Pedrale di non porre in questo modo tale questione, prima ancora che per ragioni di merito, per ragioni di opportunità politica. Non è obbligatorio avere il senso delle cose e il senso dell'opportunità, infatti molte volte la politica prescinde da ragioni di opportunità.
Penso che la decisione sia sbagliata e che la vostra posizione sia strumentale, perché sarebbe sufficiente fare mente locale - lo so che non è all'ordine del giorno, ma è un tema che incrociamo con l'odierno provvedimento - rispetto alla situazione in cui versano le carceri italiane. Ci sono i richiami ripetuti del Presidente della Repubblica al Parlamento affinché intervenga e le prese di posizione della Corte di Giustizia Europea che dicono che gli italiani, da questo punto di vista sono la maglia nera, dopo c'è solo la Grecia. Occorre decidere, perché c'è un problema drammatico che riguarda le condizioni di chi vive nelle carceri italiane! Do un dato - non per parlare d'altro, ma per collocare la discussione nel giusto contesto - che è emblematico, che credo tutti i colleghi conoscano: nelle carceri italiane ci sono 67 mila detenuti, a fronte di una disponibilità di 45 mila posti. È incredibile! Del resto, quante volte, in Commissione, abbiamo convocato i direttori degli istituti di pena per fare il punto e quante volte abbiamo convenuto sull'esigenza che occorresse intervenire sul tema del sovraffollamento perché è drammatico da molti punti di vista! Naturalmente, questa situazione richiede una serie di politiche, che non spettano alla Regione Piemonte, ma al Governo nazionale e al Parlamento. Ad esempio, penso all'utilità di adottare misure alternative al carcere. Penso all'utilità e al valore delle pene prescrittive rispetto a quelle detentive dal punto di vista, per esempio, dell'efficacia. Potrei continuare sui provvedimenti. Certo è che, oggi, parliamo di una piccola questione che evoca un tema di fondo, che è un tema di civiltà giuridica politica, umana e di sensibilità della politica rispetto a questo problema! In questi anni, molti Consiglieri regionali - questo fa onore ai Consiglieri regionali che lo hanno fatto - hanno visitato le carceri piemontesi, come ricordava il collega Boeti; la Consigliera Rosa Anna Costa lo ha fatto ripetutamente. Abbiamo raccontato di situazioni che avevano superato il livello di guardia e, oggi, che siamo chiamati ad assumerci una piccola responsabilità rispetto ad un tema che riguarda i diritti e la dignità, giriamo la testa dall'altra parte! E poniamo un problema di costi ripeto - nel momento peggiore, nel momento più sbagliato di questo mondo! Il secondo problema riguarda il personale delle carceri, perché è avvenuto un processo inversamente proporzionale o direttamente proporzionale, non so come dire! La popolazione carceraria è aumentata e sono intervenuti dei cambiamenti all'interno della sua composizione - chi ha visitato le carceri piemontesi si sarà reso conto di questo fenomeno che pone problemi nuovi da molti punti di vista, con la presenza di mediatori culturali, interpreti e altre cose di questo tipo - ma per quanto riguarda il personale abbiamo la metà degli organici, perché nessuno ha provveduto! Nessun Governo ha provveduto! Né Berlusconi, né Monti e nemmeno gli altri! Nessun Governo ha provveduto! A parole tutti riconoscono che esiste un'emergenza carceraria, che vi è un problema legato ai detenuti italiani, però, per anni, non sono stati adottati quei provvedimenti che uno Stato severo - qui richiamo la certezza della pena - ma non nemico dei cittadini avrebbe dovuto far propri, perch questa e altre questioni in questo Paese ideologico sono state affrontate per - diciamo così - accarezzare il pelo dell'opinione pubblica! Aumenta la popolazione carceraria? Costruiamo nuove carceri - poi non sono state costruite, ma intanto quello era il messaggio - invece di dar vita ad una politica che affrontasse anche il nodo dell'edilizia carceraria e si ponesse, al tempo stesso, il problema più concreto di come mettere in campo una politica della giustizia che affrontasse anche il problema delle misure alternative al carcere.
Qui, per concludere, vengo alla nostra questione. Noi cosa facciamo oggi? Noi siamo chiamati a decidere.
Consigliere Muliere, da quanto tempo è aperta questa questione?



(Commenti in aula)



RONZANI Wilmer

Da tre anni, ed è una piccola questione, che non determinerà una rivoluzione nelle carceri, ma è segnale di attenzione. Mettiamo in piedi uno strumento e un organo di garanzia che si pone il problema di tutelare meglio alcuni diritti, come la dignità delle persone che sono in carcere.
Noi, invece, giriamo la testa dall'altra parte. Con quale argomento? I costi.
Questo, francamente, lo trovo un argomento che fa cadere le braccia.
L'argomento dei costi esisteva anche la scorsa settimana, colleghi della maggioranza. Quando abbiamo discusso di bilancio e di finanziaria non c'era anche lì un problema di contenimento della spesa? Con quale coerenza diciamo "no" ad un provvedimento come questo, nel momento in cui sistematicamente, sono stati respinti emendamenti, provvedimenti e proposte che si ponevano l'obiettivo di interventi strutturali sul contenimento della spesa pubblica della Regione? Faccio l'elenco? No, perché ve lo ricordate.
Vi ricordate quando l'Assessore, di fronte ad emendamenti che avrebbero, nel bilancio, impattato e comportato una minore incidenza della spesa, diceva: "Presento un emendamento in finanziaria"? Pensate, siamo riusciti in questo capolavoro.
Noi siamo l'unica Regione al mondo che in finanziaria ha scritto una norma che dice che la Giunta regionale, entro tre mesi, presenta un provvedimento.
una cosa irricevibile, dal punto di vista della cultura legislativa.
Irricevibile! E noi l'abbiamo scritto. C'era una proposta che avrebbe comportato, se accolta, una riduzione della spesa pubblica regionale, e invece voi, naturalmente, avete detto che il problema andava studiato nonostante avessimo la possibilità di fare. Parlo delle ATC, delle Federazioni, delle aree protette, delle politiche delle entrate che abbiamo ancora rinviato, e del tema del canone che spero venga finalmente risolto: un complesso di misure che si poneva il problema di gestire meglio la politica di bilancio della Regione e di intervenire, sia sul versante delle entrate sia sul versante della spesa e dei costi.
Voi questo non l'avete fatto. Oggi, però, dite: "Guardate che non abbiamo i soldi per mantenere il Garante".
Francamente, facciamoci l'esame di coscienza.
Non è una questione politica; non è una questione di centro, di destra o di sinistra. Non dovrebbe neanche esserlo, perché in una democrazia matura gli organi di garanzia non dovrebbero essere questo. È uno strumento che mettiamo in campo per tutelare i diritti di persone, che hanno certamente un debito con la giustizia, ma che rimangono persone anche dentro un carcere. Rimangono persone! E allora, tutte quelle iniziative che vanno nella direzione di aumentare il sistema di tutela e di diritti sono decisioni positive.
Ripensate a questa decisione, colleghi della maggioranza, perché non si spiega per nessuna ragione al mondo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Grazie, Presidente.
Chiedo brevemente l'attenzione, sua e degli altri componenti dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale. Stiamo discutendo una proposta di legge richiamata in Aula e il primo firmatario è in congedo. Il Capogruppo del PdL, che da mesi sta facendo una questione di principio attorno a questo argomento, dopo aver richiamato in Aula il provvedimento e dopo aver imposto che fosse collocato tra i primi punti all'o.d.g., si mette in congedo.
Presidente, le pare accettabile che il Consiglio regionale si trovi in questa situazione umiliante? A questo punto le pongo una questione pregiudiziale: si interrompa adesso la discussione su questa proposta di legge e discutiamo altri punti all'o.d.g., perché questo modo di fare non è corretto.
Non è corretto questo modo di fare e chiedo la sua opinione al riguardo.
Mi riservo poi di intervenire.



PRESIDENTE

Sull'aspetto della procedura, ovviamente non è indispensabile che sia presente il primo firmatario: non vuole essere una risposta tecnica, ma corretta a norma di Regolamento.
Sotto il profilo politico, il Gruppo del PdL è presente con il suo Vicepresidente e con numerosi Consiglieri.
Infine, sotto il profilo dell'opportunità dei rapporti, anche alla luce della genesi del Consiglio di oggi e della scelta fatta di non procedere alle nomine dei Garanti, ma di discutere preliminarmente la legge che sostanzialmente ne accorperebbe le funzioni a quella del Difensore Civico è ovvio che più ci sono soggetti a confronto, che è un confronto, ancora prima che di merito sul provvedimento, politico sulle scelte, meglio è.
Questo è del tutto evidente.
Pertanto, e mi rivolgo alla maggioranza, se c'è la disponibilità, anche perché mi sembra che il Consigliere Pedrale arrivi più tardi, poiché non è in congedo per l'intero pomeriggio, potremmo sospendere la trattazione di questo provvedimento per il tempo necessario all'arrivo del primo firmatario, e poi riprenderlo.
Come atto di cortesia lo potrei anche sollecitare ai proponenti del provvedimento, visto che non si tratta di un iter normale ma di un richiamo in Aula, che ha anche generato, nella Conferenza dei Capigruppo in particolare, un dialogo.
Credo che potrebbe agevolare, visto anche il numero di emendamenti, un confronto per cercare di andare avanti.
Mi sembra vi sia condivisione e quindi, se l'Aula acconsente sospendiamo la trattazione di questo provvedimento in attesa dell'arrivo del Consigliere Pedrale. Lo riprenderemo da questa fase, con l'intervento in discussione generale del Consigliere Reschigna.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Carossa; ne ha facoltà.



CAROSSA Mario

Sono d'accordo su questa impostazione, mi chiedo però - e le chiedo con quali provvedimenti continuiamo. Solo per capire il merito.
Grazie.



PRESIDENTE

Certo, adesso verifichiamo.


Argomento: Ordine pubblico e sicurezza

Esame proposta di legge al Parlamento n. 260 "Modifiche alla Legge 1 aprile 1981, n. 121 (Nuovo ordinamento dell'Amministrazione della pubblica sicurezza) - Introduzione di codici identificativi individuali sulle divise degli appartenenti alla Polizia" (atti d' indirizzo collegati: ordine del giorno n. 1004; ordine del giorno n. 1005)


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame della proposta di legge al Parlamento n. 260 inerente a "Modifiche alla Legge 1 aprile 1981, n. 121 (Nuovo ordinamento dell'Amministrazione della pubblica sicurezza) - Introduzione di codici identificativi individuali sulle divise degli appartenenti alla Polizia" di cui al punto 8) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Bono, relatore.



BONO Davide, relatore

Grazie, Presidente.
A parte il modo rocambolesco con cui siamo giunti a discuterne, sono contento che siamo finalmente addivenuti a trattare questa proposta di legge, che, se non erro, è la prima proposta di legge del Movimento 5 Stelle in aula.
Se ben ricordo, la proposta di legge n. 7, la prima avanzata dal mio Gruppo consiliare, era stata discussa nel corso della seduta del 30 dicembre 2010, in cui vennero distribuiti dei fac-simile di banconote ai Consiglieri regionali; qualcuno reagì in maniera scherzosa e simpatica raccogliendo, così come doveva essere, il gesto simbolico di protesta all'interno del Consiglio regionale; qualcun altro reagì, invece, in maniera più accalorata, diciamo così. Ma non interdo entrare nel merito del dibattito che ne era scaturito, che adesso vede alcuni Consiglieri coinvolti anche nelle aule giudiziarie.
Dunque, è la prima proposta di legge del Movimento 5 Stelle che viene discussa. Come dicevo, da una parte sono contento, dall'altra non tanto perché, come al solito, ha seguito un iter un po' accidentato, un po' strano, dal momento che non sono riuscito a discuterne in Commissione. Mi spiace ricordare come il Presidente del Consiglio regionale, Valerio Cattaneo, cui sono solito tirare sempre un po' le orecchie, presentò un ordine del giorno - so che era stato richiesto da diversi sindacati delle forze dell'ordine - per sancire che questo Consiglio era contrario all'inserimento di numeri identificativi sulle divise o sui caschi delle forze dell'ordine.
Dopo quell'ordine del giorno - tra l'altro, quella è stata una delle poche sedute in cui ero assente a causa dell'influenza, che mi aveva costretto a casa - chiesi subito di poter richiamare in Aula il provvedimento, perché mi sembrava comunque superato da un pronunciamento assembleare a maggioranza (adesso non ricordo con precisione i numeri, ma sicuramente a maggioranza).
Oggi arriviamo, finalmente, alla discussione di questa proposta di legge. Avrei preferito - lo ribadisco - che ci fosse stata prima la discussione in Commissione consiliare, perché è quello lo spazio in cui discutere di condivisioni, di modifiche e di proposte che permettano magari, di licenziare un testo condiviso in senso generale, che poi possa andare in Aula in maniera meno accidentata.
Presidente, Assessori e Consiglieri, a mio avviso su questo tema non vi sono distanze insuperabili tra le varie forze politiche e le posizioni espresse dai vari Gruppi consiliari. Certo possiamo discutere nel merito, a parole o nei fatti, se dare più o meno risorse alle forze dell'ordine italiane, che garantiscono un lavoro importante di difesa e di tutela dell'ordine, garantire loro quelle che sono le risorse in termini di automobili, di mezzi, di risorse umane affinché possano svolgere il loro mandato in maniera serena, da cui discenda anche la sicurezza di tutti cittadini italiani. Ma sono sicuro, almeno al 99,9% per quanto riguarda i Consiglieri qui presenti, che nessuno sarebbe contento se qualche agente delle forze dell'ordine, magari protetto dall'anonimato, si abbandonasse ad atti non legittimi e non leciti nell'ambito del proprio incarico.
Nessuno di quest'Aula potrebbe esprimere un parere favorevole sugli atti violenti che qualche agente delle nostre forze dell'ordine potrebbe compiere nei confronti di cittadini, che siano manifestanti o altro.
Pensiamo a qualunque tipo di manifestazione, fino ad arrivare alle cronache di violenza degli stadi di calcio, visto che ultimamente se n'è di nuovo riparlato, giusto per colpire le diverse sensibilità dei Consiglieri presenti, visto che ci sono numerosi colleghi che seguono accanitamente le proprie squadre di calcio del cuore.
Nessuno - ribadisco - penso che possa pensare questo nel momento in cui propone di approvare un ordine del giorno presentato dal Presidente del Consiglio regionale, Valerio Cattaneo, volto a garantire che questo Consiglio regionale mai esprimerà un parere favorevole all'inserimento di codici identificativi sulle divise degli agenti delle forze dell'ordine.
Mi rivolgo, dunque, ai vari Capigruppo, come Carossa, Pedrale e agli altri colleghi, ma anche ai Capigruppo di opposizione, Negro, Buquicchio Reschigna, Cerutti, Artesio, Stara: non c'è una divergenza di opinione così ampia. Prova ne è che in Europa la quasi totalità delle forze dell'ordine degli Stati europei ha codici identificativi ben visibili sulle loro divise, che siano sui baschetti, sui parastinchi o sulle giacche, affinch per loro garanzia e per loro tutela, anche gli agenti delle forze dell'ordine possano essere riconoscibili e si possa chiaramente distinguere un agente delle forze dell'ordine dall'altro.
Non possiamo neanche essere ipocriti, compiere un atto di viltà o comunque raccontarci bugie: in qualunque gruppo sociale ci può essere infatti, la persona che reagisce in maniera non corretta agli ordini del proprio comandante delle forze dell'ordine. Può succede, lo vediamo tutti i giorni. Succede! Non possiamo, per questo, nascondere la testa dentro la sabbia.
Questo non vuole essere uno strumento per andare a stigmatizzare colpevolizzare, punire o incolpare gli agenti delle forze dell'ordine, che lo ribadisco - lavorano in condizioni quasi al limite dell'umano, come purtroppo succede in molte altre categorie professionali in Italia.
soltanto uno strumento per garantire e migliorare un corretto rapporto tra le parti, cioè i cittadini e le forze dell'ordine.
Negli anni Settanta c'era chi diceva di non fare la guerra tra poveri quando si parlava di cittadini che si fronteggiavano con gli agenti delle forze dell'ordine, quasi come se fossero questi ultimi responsabili dei problemi del Paese.
Facciamo attenzione, perché oggi siamo quasi nella stessa condizione.
C'è un Paese in crisi ed è ovvio che, di fronte a cittadini che scendono in piazza per manifestare in modo pacifico il proprio dissenso, ci sia magari qualcuno che reagisce in maniera un po' meno civile e un po' più violenta è naturale che le forze dell'ordine siano lì a fronteggiare la situazione per evitare danni ai negozi, alle macchine, all'arredo urbano o peggio. In questo caso, i manifestanti si trovano davanti le forze dell'ordine, ma non sono certo loro i promotori delle problematiche del Paese. Anzi, le vivono loro stessi, in prima persona, perché subiscono le stesse riduzioni di stipendio (e non gli aumenti), il precariato e le difficoltà economiche anche loro hanno figli e i mutui delle case che non riescono a pagare e quant'altro.
dunque un tema che vorrei si potesse affrontare senza ideologie (non dico demagogia), perché sfido chiunque - ammesso che se la senta - a rappresentare posizioni diverse.
Per questo motivo, chiedo fermamente l'introduzione di codici identificativi alfanumerici sulle divise delle forze dell'ordine, come importante segno di civiltà, per consentire comunque il riconoscimento di un agente. Perché può anche succedere, all'interno di un parapiglia, che diventi importante identificarlo. Non voglio citare alcuni episodi che sono stati riportati nella relazione: tutti abbiamo in mente il G8 di Genova del 2001, e di nuovo, qua, credo che nessuno, visto che c'è un ampio uso del garantismo, voglia dire che il garantismo significa sottrarre le persone eventualmente responsabili dell'illecito al regolare processo. Il garantismo, come sicuramente ci può insegnare il Consigliere Burzi, è la possibilità di dichiarare (in Italia) che la persona è innocente fino a prova contraria.
In Italia si è innocenti almeno fino al processo in appello, quindi per quanto riguarda la sentenza di merito e poi, in cassazione, per quanto riguarda la forma.
In questo caso penso che nessuno immagini di dire, qualora un cittadino compia un reato, che non deve essere perseguito penalmente. Ugualmente, un Agente delle forze dell'ordine - che è un cittadino - non ha un'immunità parlamentare (ma non voglio aprire un dibattito anche su questo tema) o un'immunità come rappresentante del Parlamento Europeo o della Banca Centrale Europea (anche questi ultimi hanno un'immunità, cosa simpatica da ricordare). Si tratta di cittadini e, come tali, devono andare, in modo garantista, a processo, dove potranno dimostrare la loro colpevolezza o la loro estraneità ai fatti ad essi imputati.
Pertanto, ribadisco - e chiudo, Presidente - che è difficile, in un Consiglio in cui siamo passati un po' da un argomento all'altro, entrare nel merito di un provvedimento di legge che non è passato al vaglio della Commissione.
Chiedo se è possibile affrontare una discussione nel merito e mi piacerebbe che si esprimessero i Capigruppo o almeno i Consiglieri che lo ritengono opportuno.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gariglio.



GARIGLIO Davide

Grazie, Presidente.
Come Gruppo consiliare riconosciamo che quanto è posto in questa proposta di legge al Parlamento nazionale è un tema vero e assolutamente meritevole di essere affrontato e discusso nelle sedi appropriate. E sottolineo: nelle sedi appropriate.
un tema che non può non essere discusso dal nostro Parlamento nazionale, anche alla luce delle informazioni che il Parlamento nazionale ha, sulla base del rapporto che il Parlamento è deputato ad intrattenere con il Ministero degli Interni, con il Ministero della Difesa e con i Comitati (fra cui il Copasir) che gestiscono i rapporti in materia di sicurezza.
Noi siamo abbastanza preoccupati della lettura un po' semplificata degli eventi che ci pare di vedere nella relazione.
Sicuramente, nel corso degli anni, possono esserci stati episodi di violazione delle regole anche da parte di coloro che sono preposti a farle rispettare, ma non dimentichiamo assolutamente che nella maggioranza dei casi, nella stragrande maggioranza dei casi, le forze dell'ordine svolgono quotidianamente il proprio lavoro, in situazioni di estremo disagio e di estremo pericolo personale, esponendo la propria vita ai pericoli: penso all'Agente di Polizia di Stato morto per un infarto a seguito del freddo preso durante un turno di servizio molto lungo in Val di Susa, a presidio dei cantieri.
Nella maggioranza dei casi abbiamo, da una parte, i servitori dello Stato che fanno il loro lavoro fino in fondo, rispettando le regole e gli ordini dei propri superiori e nella piena legittimità; dall'altra, molte volte, abbiamo delle persone che sistematicamente vanno a provocare, a sfidare, a compiere atti di violenza.
Tra l'altro, trovo un po' strano e fuori tempo discutere questa proposta di legge proprio all'indomani dei fatti successi in Val di Susa dove c'è stata una pericolosa escalation dell'uso della violenza e dove si è passati dalle manifestazioni violente abbastanza gravi ad episodi che evidenziano un fenomeno quasi paramilitare di gestione del conflitto nei cantieri.
Colgo l'occasione per denunciare l'uso della violenza che si sta verificando sempre di più in Val di Susa contro i lavoratori dei cantieri e contro le forze dell'ordine.
Ritengo doveroso che le Istituzioni pubbliche si schierino dalla parte di chi difende le regole assunte dalla comunità e questo lo deve fare specialmente chi è perplesso o contrario rispetto all'opera, perché ho pieno rispetto di coloro che non condividono il progetto del TAV: abbiamo una divergenza politica, abbiamo idee diverse, ma è legittimo avere posizioni diverse.
Quello che non è legittimo è non riconoscere le decisioni assunte democraticamente da una comunità e, ancor più, con il proprio silenzio avallare o tollerare forme di violenza.
Credo che questo sia assolutamente non legittimo, non condivisibile e riprovevole da parte di chi siede nelle Istituzioni.
Ecco perché è un po' anomalo discutere proprio oggi di questa proposta di legge.
Riconosciamo che il problema esiste, ma crediamo che debba essere gestito a livello parlamentare e risolto dalla normazione nazionale di rango primario, che è quello che viene posto oggi alla nostra attenzione che si configura come un atto politico, espresso da una parte che tende a condizionare in qualche modo anche l'orientamento di quest'Assemblea, circa i fatti che stanno avvenendo in Val di Susa.
Per questo motivo, il nostro Gruppo consiliare non parteciperà alla votazione, ritenendo che questo problema sia serio, ma che vada affidato dalla competenza legislativa del Parlamento della Repubblica.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carossa.



CAROSSA Mario

A scanso di equivoci, la Lega Nord parteciperà al voto, poich riteniamo che su questi argomenti occorre andare fino in fondo e assumere delle posizioni.
Sono d'accordo, in parte, su quanto ha premesso il collega Gariglio: è una questione che spetta al Parlamento, però mi permetto di dire che, molto legittimamente, il Capogruppo Bono ha presentato - come in altri casi è stato fatto da altre forze politiche - una proposta di legge al Parlamento e se c'è una proposta di legge al Parlamento se ne discute qua, senza scappare, prendendo e rendendo note, il più possibile, le proprie posizioni.
Io dico chiaramente che la Lega Nord, su questo provvedimento, voterà in maniera assolutamente contraria e cercherò, con i miei limiti naturalmente, di spiegare il perché.
Mi permetto di dire al collega Bono che basterebbe leggere la relazione (invito tutti a farlo) allegata alla proposta di legge in Parlamento, nella quale si parla di alcuni sciagurati casi e di alcune persone mancate (quando le persone muoiono sono sempre fatti gravi), ma non per questo, e proprio non per questo, noi vogliamo approvare o far passare una proposta di legge del genere.
Poi, c'è il Parlamento, al di là del nostro voto - che auspico e chiedo sia assolutamente contrario - con le sue maggioranze un po' variabili: se nei prossimi mesi vorranno affrontare questo problema, invece di affrontare i problemi reali del Paese, fatti loro! Noi della Lega non ci stiamo.
emblematico - ma i casi della vita sono proprio casi della vita - che si discuta della proposta di legge oggi quando questa notte è successo quello che tutti quanti sappiamo: un attacco gravissimo al cantiere in Val di Susa; quando fra due ore si riunirà, su richiesta del Presidente della Regione Cota, il Comitato provinciale per la sicurezza alla presenza di due Magistrati che sono sempre stati in prima linea, non solo adesso, nel combattere ogni forma di violenza come Caselli e Maddalena, e alla presenza di due Ministri del Governo (il Ministro Alfano e il Ministro Lupi). È un caso.
un caso che avvenga dopo che le forze dell'ordine questa notte abbiano sequestrato oltre diverse molotov, anche un mortaio rudimentale che se usato, forse, poteva non solo uccidere, ma sicuramente causare gravi danni a persone, non solo alle forze dell'ordine.
Emblematico è il fatto che il lancio di una molotov, questa notte abbia provocato l'incendio di un generatore vicino all'ingresso del tunnel dove lavorano decine di operai. Operai che lavorano, non dimentichiamo.
Possiamo discutere sul fatto che se qualcuno tra le forze dell'ordine può anche capitare, in minimissima parte - sbaglia, quello sì che deve esser identificato subito. Invece le decine di delinquenti, mezzi terroristi, che compiono questi atti non solo in Val di Susa, ma anche nelle nostre città, a questi, l'impunità totale o quasi totale.
Noi non ci stiamo, non ci tiriamo indietro dal dirlo chiaramente e voteremo "no" gridandolo ad alta voce. Bisogna prendere delle posizioni non si può dire "è una questione che deve essere mandata in Parlamento quindi non partecipiamo".
Non ci sto a questo. Bisogna intervenire e la politica deve dire la sua. Legittime sono le posizioni di tutti gli schieramenti politici, ma su queste cose, più che su altre, i Consiglieri, i Gruppi , i partiti ai quali appartengono i Consiglieri, e che sono parte integrante di questi partiti fino a prova contraria, devono dire la loro, avendo il coraggio politico di farlo. Avendo il coraggio, ben sapendo che queste prese di posizione possono causare, e hanno già causato, atti intimidatori verso qualunque esponente politico di qualsiasi colore e di qualsiasi partito ha osato dire chiaramente ciò che pensava verso questi delinquenti organizzati purtroppo. Non fossero organizzati sarebbe un'altra cosa, ma sono delinquenti organizzati, sarà sempre tardi quando contesteranno loro qualcosa, come organizzazione.
Penso che alcuni Magistrati penseranno, e ci stanno pensando, perché si sconfigge la violenza solamente con quello. Non ci stiamo a questo modo di porre le cose, ripeto, voteremo contro. Il Gruppo della Lega Nord è compatto su questo punto.
Auspico che tutto il centrodestra e tutta la maggioranza sia, parimenti alla Lega Nord, d'accordo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Biolé; ne ha facoltà.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
Sono stato cofirmatario di questa proposta di legge e sono tutt'ora convinto che, soprattutto dai pochi interventi che ho ascoltato fino adesso, sia stato importante sottoscriverla e affrontarla all'interno dell'istituzione regionale.
Anzitutto, perché lo prevedono le regole, quindi è una proposta che nasce dal contesto regionale e viene sottoposta, eventualmente all'accoglimento e alla discussione da parte del livello nazionale.
In secondo luogo perché ritengo sia un tema da affrontare senza nessun tipo di pregiudizio. Prima il Consigliere Bono accennava alla votazione di un ordine del giorno presentato dall'Ufficio di Presidenza qualche tempo fa. Credo di essere stato l'unico presente in Aula ad aver votato contro quell'ordine del giorno, perché andava nella direzione opposta alla richiesta della proposta di legge.
Mi fa un po' specie sentire da alcuni colleghi che i problemi devono essere sempre altri rispetto a quelli che il proprio Gruppo e la propria sensibilità e la propria linea politica propone. I problemi sono tantissimi.
Questo è uno e sicuramente il fatto di non affrontarlo, quanto meno non esporsi da parte di una parte politica importante, quindi decidere di non votare e di non partecipare al voto, lo considero davvero come una non presa di posizione che in questo momento non è assolutamente opportuna.
Lo spirito della proposta è stato ben descritto nella relazione iniziale. Sottolineo che gli esempi riportati da altri colleghi sono collegabili a quello che si sta trattando, ma assolutamente nascono da una non comprensione piena dell'intenzione dei proponenti.
In primo luogo, risottolineo che l'intenzione dei proponenti non è assolutamente quella che viene vista come la criminalizzazione di qualcuno anzi, è la tutela delle decine, centinaia di migliaia di addetti che tutti i giorni agiscono legalmente, secondo le regole e secondo il proprio mandato o secondo gli ordini che hanno ricevuto. Tant'è che anche sporadicamente ci sono prese di posizione di una parte piccola delle associazioni anche sindacali delle forze di polizia che lasciano intravedere una qualche possibilità rispetto a questa proposta che peraltro, non è spuntata come un fungo in mezzo al deserto, ma ricalca la realtà di decine di paesi europei. Non è nulla di inventato o di sperimentale.
Ritengo che questo sia invece una presa di responsabilità da parte del legislatore e una presa di responsabilità indotta, ovviamente, anche da parte di chi è l'oggetto di questa legge.
Dopodiché, la casualità o meno del fatto che questa proposta venga discussa oggi, resta una casualità. In ogni caso, le intenzioni addotte, e che saranno addotte nel prosieguo della discussione, probabilmente derivano dal fatto che, al di là di tutte le esperienze e competenze, non si è arrivati da più parti ad una comprensione del fatto che una legge del genere, anziché acuire eventualmente, come qualcuno paventa, le conflittualità, le potrebbe contenere. Ripeto, sempre e soltanto responsabilizzando chi ha ruolo di un certo livello e di un certo spessore e, soprattutto, la stragrande maggioranza che questo ruolo lo attua tutti i giorni nel rispetto pieno delle regole.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Montaruli.



MONTARULI Augusta

Grazie.
Se dovessi ragionare da militante e dal punto di vista della mia esperienza di militante, oh sì, quante volte avrei voluto avere la possibilità di identificare un poliziotto che magari mi portava via: cavolo se avrei voluto! Avrei voluto sì, perché magari ritenevo quel gesto...



(Commenti del Consigliere Bono)



MONTARULI Augusta

Non capita solo a te e non capita solo ai grillini: non avete scoperto voi la piazza, mi dispiace...



MONTARULI Augusta

BONO Davide (fuori microfono)



MONTARULI Augusta

A me non è mai capitato...



MONTARULI Augusta

A me sì: è capitato.



PRESIDENTE

Si rivolga alla Presidenza, collega Montaruli. E lei, collega Bono, la ascolti come la Consigliera Montaruli ha fatto con lei.
Prego, collega Montaruli.



MONTARULI Augusta

Quante volte, in quei momenti di rabbia e di sconforto, avrei magari voluto vedere il numero identificativo o il nome della persona che mi aveva portato via! Ma quello non era un sentimento giusto perché dopo la rabbia dopo lo sconforto, magari dopo aver pensato di avere subito un atto di ingiustizia, ci si rende conto che quelle persone che hanno compiuto quel gesto l'hanno fatto eseguendo un ordine e in nome di un altro potere, che non è quello della militanza, ma è il potere dello Stato.
Allora, in quella che si definisce "la piazza", il militante non pu essere sullo stesso piano di chi rappresenta lo Stato e di chi ne esegue le prerogative.
Cavolo! Il Movimento 5 Stelle propone il numero identificativo per i poliziotti. Oggi probabilmente a un poliziotto, di fronte a questa proposta di legge, verrebbe da ridere. Perché? Perché non vuole essere identificato? Non credo, ma perché direbbe: "Bèh, ma non ho manco la divisa...Cosa mi metti l'identificativo, che non ho neanche quella...". Siamo quindi al paradosso nel paradosso.



(Commenti del Consigliere Bono)



MONTARULI Augusta

Sì: io sarei per fare una proposta di legge in cui magari definiamo qualcosa per le divise, non certo per mettere il numero identificativo.
Cavolo! Il Movimento 5 Stelle chiede il numero identificativo sulle divise dei poliziotti per poterli identificare quando loro commettono qualcosa che non va. Ti posso assicurare, collega Bono, che quando commettono davvero un'ingiustizia - un'ingiustizia vera, un'ingiustizia sulla base della legge e non sulla base del sentimento - le modalità per identificarli e risalire all'identità ci sono. Se invece quello che si spera è poter personalmente sapere l'identità di quel poliziotto che magari ti ha portato via, ti dico francamente che molto difficilmente riusciresti a leggere un numero identificativo su un casco. E quindi, anche dal punto di vista pratico e delle finalità che le volete dare, questa mi sembra una cosa abbastanza ridicola.
Tornando invece al tema serio, noi oggi abbiamo delle forze di polizia che - lo ripeto - rappresentano lo Stato e sono in forte difficoltà; non perché ci siano pochi poliziotti e pochi agenti destinati alla nostra sicurezza, ma perché questi agenti sono perennemente umiliati.
Pensa un po' cosa succederebbe se, grazie a un codice identificativo un ragazzo che guadagna 1.000 euro al mese - perché questi sono i loro stipendi - dovesse, oltre al fatto di guadagnare veramente pochissimo passare la propria vita nel timore di essere riconosciuto e che venga messa a repentaglio la sicurezza: non tanto la sua, perché chi appartiene alla Polizia e soprattutto chi viene impiegato in determinate operazioni di polizia mette in conto l'insicurezza e la propria incolumità, ma quella dei propri figli, delle proprie mogli, dei propri parenti e delle proprie madri. Pensa un po' a cosa succederebbe: saremmo in uno stato di anarchia.
Ecco, credo che questa proposta nasca da una motivazione ideologica e anche da un sentimento di rivalsa. E già solo per questo motivo e per le ragioni da cui è dettata, non può essere una proposta accettabile e votabile da parte di un Consiglio regionale, che non deve ragionare con il sentimento, ma con la testa, con lucidità e tenendo sempre il punto di vista delle istituzioni e non quello di parte.
Certo, se fossi stata una militante probabilmente oggi, davanti alla proposta di legge del collega Bono, non avrei sorriso, ma avrei espresso quasi un sentimento di approvazione. Ma quel sentimento di approvazione sarebbe stato sbagliato, perché motivato da un moto di rivalsa.
Allora, dico al Movimento 5 Stelle che ha avanzato questa proposta di legge in Consiglio regionale: non fatevi offuscare dalla vostra nuova ideologia; non fatevi offuscare dalla rabbia; non fatevi offuscare dalla presunzione di essere delle vittime davanti a dei carnefici; non fatevi offuscare dalla presunzione di essere degli eroi che vogliono impedire un'opera voluta dalle grandi lobby. Non è così. Non è così: siete dei militanti, come sono state militanti tante persone che, nella storia dell'Italia, si sono susseguite nelle piazze; siete persone comuni e forse per i metodi che a volta utilizzate, come quelli che si sono verificati questa notte in Val di Susa...



MONTARULI Augusta

BONO Davide (fuori microfono)



MONTARULI Augusta

Calma, eh!



MONTARULI Augusta

Io non dico che siete stati voi: ho detto che però in passato...



(Scampanellìo del Presidente)



PRESIDENTE

Per favore! Per favore! Collega Bono, la Consigliera Montaruli - che invito per la seconda volta a rivolgersi, nel suo intervento, alla Presidenza e non al Capogruppo Bono - può continuare a parlare; lei può ascoltare e se ravvisa del fatto personale - poi comunque c'è lo spazio per le dichiarazioni - avrà modo di poter intervenire, chiarire e replicare. Grazie.
Prego, collega Montaruli.



MONTARULI Augusta

Troppe volte in passato ci sono state delle mancate condanne di determinate violenze che noi, nel nostro territorio, abbiamo dovuto vedere e subire.
Ora, sinceramente vedo difficile poter chiedere a quest'Aula, che dovrebbe difendere la sicurezza e le prerogative dello Stato all'interno del proprio territorio, di dire di sì ad una proposta di legge simile.
Allora, per tutte le motivazioni che precedentemente ho elencato voglio esprimere la mia contrarietà a questa proposta, invitando tutti per primo il Movimento 5 Stelle - a fare delle riflessioni in merito a quella che tante volte è stata la gestione della propria iniziativa politica e anche delle iniziative politiche non proprie. Ha ragione infatti, il Consigliere Bono: talvolta quelle iniziative non erano loro però lo diventano nel momento in cui qualcuno si prende lo spazio per poterle commentare o addirittura applaudire.
Con questo mio intervento, quindi, voglio ribadire il no da parte del mio Gruppo a questa proposta di legge e sollecitare invece l'Aula, se proprio si deve intervenire su questo tema delicatissimo, cioè sullo status delle forze dell'ordine - a riflettere davvero sulle reali condizioni in cui gli agenti che prendono 1.000 euro al mese sono costretti a lavorare.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marinello.



MARINELLO Michele

Non vi risparmio, anche se questo è l'appello rivoltomi dal collega Biolé, che tra l'altro si nasconde ma è firmatario anche lui del testo...



(Commenti in aula)



MARINELLO Michele

Scherzo: è una battuta. Siete agitati...
Per il Gruppo della Lega è già intervenuto il Capogruppo Carossa e potrebbe bastare, ma vale la pena tornare su una proposta di legge di questo genere. A volte, infatti, il destino è beffardo: questa proposta di legge arriva in discussione in Consiglio regionale nel momento più sbagliato e in questo momento non può che essere definita fuori tempo e fuori luogo.
Noi viviamo in un Paese strano, perché nello sconto tra i poliziotti in tenuta antisommossa e i manifestanti con il viso coperto ci preoccupiamo che l'agente possa essere identificato attraverso una targhetta.
un Paese strano. Il problema non è che ormai alcune manifestazioni sono impostate come vere e proprie azioni di guerriglia urbana, il problema è che i poliziotti non possono essere identificati! Guerriglia urbana organizzata.
Rispetto all'ultimo attacco al cantiere TAV, si riporta - lo ricordava già il Presidente, ma vale la pena sottolinearlo - che è stato pianificato in ogni dettaglio. La Digos l'ha definito un atto gravissimo per le modalità e per il pericolo nei confronti delle persone all'interno del cantiere. Gli attivisti No TAV sono entrati dal varco 8 bis all'altezza del sentiero delle Gorge. Le molotov hanno centrato un generatore distruggendolo. È in corso una valutazione dei danni. I militari di guardia del cantiere hanno protetto gli operai e i tecnici che sono stati fatti uscire dal tunnel.
Guerriglia organizzata. Di fronte alla guerriglia organizzata, la risposta del Consiglio regionale del Piemonte dovrebbe essere la richiesta di fare in modo che i poliziotti in tenuta antisommossa possano essere identificati. È un mondo strano.
Come possiamo stare a ragionare su questo tema quando vediamo manifestazioni che vengono pianificate in maniera incredibile, al punto da vedere i manifestanti arrivare armati con casco, con scudo, con molotov con maschere antigas, magari gentilmente concesse dai componenti del Movimento 5 Stelle? Allora, in questo caso come possiamo pensare di ragionare sul fatto che il problema sia che il poliziotto non possa essere identificato? Tra il poliziotto e il manifestante che lo insulta, che lancia pietre, che lo aggredisce con l'estintore proponiamo l'identificazione del poliziotto? A me pare incredibile. Mettiamo la targhetta al poliziotto così possiamo identificarlo meglio, così coloro che non verranno mai identificati, perch hanno il casco, perché hanno lo scudo, perché sono coperti con il passamontagna, magari potranno, successivamente alla manifestazione continuare il dialogo moderato con i poliziotto in intimità.
Questo è il succo di una proposta, che sarà anche la prima proposta del Consigliere Bono che arriva in Consiglio regionale, ma oltre a non brillare per tempismo non brilla, a nostro avviso per contenuti.
Bono è sfigato, in questo caso, sicuramente, però... Poi, ognuno risponde giustamente delle proposte che fa. Questa proposta di legge sa di "bandierina ideologica", altro che l'appello a non ideologizzare la questione. Bono sembra che lanci il sasso e nasconda la mano. Invece, no Bono dovrebbe avere l'impostazione di colui che presenta la proposta di legge e la illustra per quello che in realtà è, perché la mano che nasconde è la stessa che ha scritto una relazione - lo ricordava il Capogruppo Carossa - che è relazione di parte, che è relazione di un uomo schierato di chi vede la tematica da una parte della barricata. Non è la mano di uno che sta in un'Istituzione che dovrebbe essere super partes, la mano è una che ha pagato le maschere antigas. Allora, così bisogna presentarla questa proposta di legge, non facendo finta che questo sia un atto di buon senso.
In Italia si discute da tempo per trovare un giusto compromesso tra l'incolumità dell'agente e la salvaguardia dei diritti: non è questo il giusto compromesso. Questo Consiglio si è già espresso su questa questione.
L'ordine del giorno votato inquadra, a nostro avviso, nel modo migliore la questione nel modo che rispecchia la nostra impostazione. Il tema non è di competenza, Gariglio. Quante volte abbiamo discusso atti proposti anche dal PD che nulla avevano a che fare con le competenze della Regione Piemonte? Votare o, meglio, astenersi di fronte a una proposta di questo genere accampando il tema della competenza sembra un po' il voler nascondersi o meglio, il voler tenere il piede in due scarpe. Perché una parte della sinistra continua a vivere del conflitto fra un'anima e l'altra. Un'anima quella democristiana, guarda al poliziotto e alla tutela dell'agente l'altra anima è quella che strizza l'occhio ai centri sociali, che non riesce a risolvere quel conflitto. Allora, quando queste due anime si mettono insieme forzatamente, inevitabilmente, in alcune questioni bisogna per forza astenersi. Astenersi non è sicuramente il modo per analizzare o per approcciarsi rispetto alla tematica.
Vi ricordo che il 4 dicembre 2012 (se non ricordo male) il Consiglio regionale, come dicevo prima, si è già espresso rispetto alla questione: ordine del giorno proposto dall'Ufficio di Presidenza, che seguiva i fatti del novembre 2012, quando in tutta Europa c'erano state manifestazioni contro le politiche di austerity volute dalla UE. Grandi scontri tra manifestanti e forze di polizia. A Torino e in numerose altre città italiane alcuni agenti delle forze di polizia erano stati feriti.
Quell'ordine del giorno auspicava che il Governo italiano non desse corso alla proposta di inserire identificativi sulle divise degli agenti di polizia, ritenendo che ciò comporterebbe dei gravi rischi per gli agenti anche nella sfera della vita privata. Ritenendo che ciò comporterebbe gravi rischi per gli agenti anche nella sfera privata della loro vita.
Questo è il punto, questo è il motivo del nostro no. Questa è la motivazione per cui riteniamo questa proposta di legge fuori tempo e fuori luogo. E Bono con la sua proposta vuole, a nostro avviso, evidenziare chi sta da una parte e chi sta dall'altra. Bene. Se noi dobbiamo scegliere con chi stare, stiamo dalla parte delle forze dell'ordine e non ci asteniamo perché su questi temi non si può dare un colpo al cerchio e un colpo alla botte, o tenere i piedi in due scarpe. Grazie.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Franchino.



FRANCHINO Sara

Grazie, Presidente.
Raccolgo volentieri anch'io l'invito del Consigliere Bono e anzi lo ringrazio per questo dibattito su un tema che, oggi più che mai, è di grande importanza.
Il destino beffardo ha fatto sì che su una proposta di legge oggi si intervenisse in un momento sociale particolare quando episodi di cronaca ci rafforzano in un convincimento che va nella direzione opposta rispetto alla proposizione del Consigliere del Movimento 5 Stelle, che porta avanti una posizione politica esplicita, chiara e legittima, ma che non condivido.
Non la condivido perché ritengo che ci siano due necessità che vanno contemperate, e sono la necessità di difendere il cittadino dalle forze dell'ordine, ma anche la necessità - lo ribadisco in questo particolare contesto di tensione sociale - di difendere le forze dell'ordine da atti criminali e criminosi nei loro confronti. Penso che la bilancia debba pendere più in questo particolare momento storico a favore delle forze dell'ordine.
Nel fare questo intervento, mi preme in particolare fare una riflessione e parafrasare quelle che sono state, in una situazione storica assolutamente paragonabile a quella attuale, seppure in embrione, parole che, spesso, vengono impropriamente utilizzate, di uno straordinario intellettuale di sinistra, portatore di un pensiero davvero libero che è stato Pierpaolo Pasolini, cui faceva riferimento anche precedentemente il Consigliere Bono. Ebbene, in relazione ai fatti di Valle Giulia, le parole di Pasolini, vivide, schiette e inequivocabili, sono le seguenti: "Io, ieri simpatizzavo per i poliziotti". E ai manifestanti attribuisce la prepotenza, rimprovera fenomeni e atti di prepotenza. Dice loro: "Voi avete le facce dei figli di papà". E dice anche loro, davvero con delle parole che hanno un significato di un'attualità incredibile oggigiorno: "In quella di ieri, in questa che è una lotta di classe, voi." - i manifestanti, gli studenti - "stavate dalla parte dei ricchi e i poliziotti stavano dalla parte dei poveri".
Ebbene, in quella posizione coraggiosissima, che mi sento oggi qui di riprendere e parafrasare, di Pierpaolo Pasolini, si legge il significato di un uomo che certamente non può essere letto e considerato come convenzionale, ma si legge il pensiero di un uomo nei confronti di una realtà sociale, che non può essere snaturalizzata, per cui non si pu pensare a un'inversione dei ruoli costante, dove bisogna portare un certo ordine tra chi sono i facinorosi e chi sono i poliziotti e i difensori di un ordine sociale.
Proprio oggi in questo contesto credo che bisogna pensare di tutelare la posizione dei poliziotti e delle forze dell'ordine e di porre un distinguo da determinati fenomeni, motivo per cui identificare con un numero sulle divise di persone che già hanno equipaggiamenti non idonei che già manifestano - parlando con loro, ce ne si può rendere conto - una certa paura e una certa titubanza anche nell'affrontare il loro lavoro, e certamente i fatti di cronaca non fanno che accreditare questi loro sentimenti come autentici e sensati, ebbene, pensate oggi come oggi si debba far riferimento a queste persone che, pur guadagnando poco, comunque sia, difendono ancora un ordine sociale, difendono delle istituzioni difendono una società e non si possa correre il rischio che vengano a diventare dei bersagli di cortei impazziti, di manifestazioni sociali.
Per questo, più che mai oggi, ribadisco una posizione contraria rispetto all'iniziativa proposta dal Movimento 5 Stelle.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Artesio.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
Tra destino beffardo e Paese strano, mi sembra che il Consiglio regionale abbia, da un lato, scarsa memoria e, dall'altro lato, stia esercitando un diritto alla rappresentazione della realtà che in questa giornata sconfina pericolosamente con un esercizio di ipocrisia.
La scarsa memoria. Intanto non stiamo parlando di una proposta di legge inedita, di fronte alla quale dobbiamo andare a riesumare le nostre certezze procedurali per capire se abbiamo la competenza di legiferare perché voglio ricordare, nell'elenco di coloro che agiscono sotto l'influsso dell'ideologia, stando alle descrizioni dei colleghi che mi hanno preceduto, che il mio Gruppo consiliare, nel lontano 2009 (lontano forse dai fatti che sono stati collegati alla discussione odierna) presentò un'analoga proposta di legge regionale presentandola, come correttamente deve essere, come proposta del Consiglio regionale del Piemonte al Parlamento, come mi sembra sia anche l'impostazione della proposta di legge riscritta oggi dal collega Bono e da altri Consiglieri.
Quindi rinviare a un'eccezione procedurale la materia è un fine esercizio di destrezza per sottrarsi al pronunciamento, ma anche il rappresentare la realtà com'è stata qui rappresentata dai colleghi del centrodestra, che fieramente sostengono di voler votare contro, è una rappresentazione della realtà, da un lato, singolare e, dall'altro preoccupante. Ed è lo stesso tipo di clima nel quale questa mattina abbiamo avviato la discussione sulla gestione della figura del Garante dei diritti del detenuto, perché se c'è un rammarico che ho, non è che il collega Bono abbia ripreso una proposta del mio Gruppo e quindi di non avere il copyright, è che il collega Bono abbia voluto richiamare in Aula questa proposta di legge senza sottoporla alle consultazioni del caso.
Se ci fossero state le consultazioni, i Consiglieri qui presenti avrebbero scoperto che la realtà delle forze di polizia e il senso comune dell'opinione pubblica è ben diverso e molto più avanti di quanto la politica di questo Consiglio regionale non sia stata capace di rappresentare oggi.
Questo Consiglio regionale, a fini propri, anche di captatio benevolentiae in un momento in cui evidentemente qualcuno ritiene di averne bisogno, rappresenta una realtà sociale secondo la quale i diritti di qualcuno sono contrapposti ai diritti degli altri ed intervenire a normare sui diritti della persona, che dovrebbero essere inviolabili necessariamente porta un nocumento o va a discapito dei diritti degli altri.
Se avessimo sottoposto la questione del Garante dei diritti del detenuto alle formazioni di Polizia Penitenziaria, non ne sarebbe affatto venuta fuori la contrapposizione ideologica che i Gruppi consiliari di centrodestra ci hanno voluto ammannire stamattina, perché chi sta nella situazione concreta della storia e della vita delle organizzazioni sa che le condizioni migliorate dei detenuti vanno di pari passo con un miglior clima organizzativo ed un migliore svolgimento professionale di quella funzione e sa che, se ci fosse un Garante, la loro realtà professionale troverebbe spazi di ascolto nelle istituzioni maggiori di quanto trovi io ora, quindi a nessuno di loro verrebbe in mente di fare quello che la politica nostrana questa mattina è riuscita a recitare: vergognarsi di dover istituire il Garante dei diritti dei detenuti perché si teme che le persone "perbene" se ne potessero sentire offese o gli operatori della Polizia Penitenziaria potessero sentirsene offesi.
Così come, se consultassimo le rappresentanze interessate dalla proposta di legge che il Consigliere Bono ci ripresenta in discussione scopriremmo esattamente che quei lavoratori dello Stato, che hanno tutta la legittimazione e tutta la professionalità per chiamarsi lavoratori dello Stato, non considerano i cittadini i loro avversari e i loro nemici, ma si considerano esattamente al servizio di quei cittadini ed è quindi loro interesse poter essere individuati come interlocutori da quei cittadini Penso che pochi lavoratori della Polizia non si riconoscano affatto come lavoratori dello Stato - nemmeno Pasolini, se rivivesse, oggi si riconoscerebbe nei fatti della Diaz, nei fatti dell'Aldrovandi - e di conseguenza si riterrebbero molto più riconoscibili e tutelati, nel rispetto della pubblica opinione, se potessero avere la modalità di rappresentarsi alla pubblica opinione per ciò che essi effettivamente sono cioè tutori non dell'ordine, ma della sicurezza. E la questione della sicurezza è necessariamente bipolare, perché la sicurezza vale per coloro che la devono garantire in quanto lavoratori e per coloro che devono esercitare le loro prerogative, anche prerogative di libertà, in quanto cittadini.
Francamente, sono stupita e preoccupata che degli eletti nelle istituzioni ritengano che il diritto alla sicurezza sia contrapposto al diritto della partecipazione, quasi come se coloro che manifestano nelle forme lecite e nelle forme pacifiche non fossero essi stessi Stato i cui diritti sono garantiti dalla Costituzione, che al diritto di associazione di partecipazione e di manifestazione assegna il posto prevalente nell'articolazione del dettato costituzionale.
Quindi, se la politica volesse smetterla di rappresentare il Cicero pro domo sua quello che le persone pensano fuori e provasse invece a mettersi un po' di più nella sintonia dell'ascolto, probabilmente scopriremmo che una società esterna è più avanzata della nostra e che forse, tranne quelle condizioni in cui sono dovute determinate misure di autotutela (che non sta a noi definire ma i compiti professionali lo faranno), essere riconoscibili per le forze di polizia non è diverso dall'essere riconoscibili per coloro che, servitori dello Stato e lavoratori dello Stato, ogni giorno garantiscono la sicurezza sanitaria nelle strutture sanitarie e sono regolarmente identificabili dai cittadini che a loro si rivolgono.
Non vedo perché si debba pensare che un medico, un infermiere, un operatore sanitario, un impiegato delle poste mettano a repentaglio la loro sicurezza se il cittadino può identificarli nel momento in cui vi si rivolge, mentre si mette a repentaglio la sicurezza delle forze di polizia se i cittadini possono individuarli nel momento nel quale esercitano la loro funzione.
Questa è davvero un'accezione singolare di come si considera assolutamente peculiare il lavorare per la sicurezza da parte non di chi lo fa, ma da parte di chi deve rappresentare la dimensione politico istituzionale, cioè i Consiglieri odierni. Devo dire che oggi, in questo Consiglio regionale, abbiamo scritto una pagina particolarmente arretrata ma soprattutto arretrata rispetto a quella che è la sensibilità del Paese per come è diffusa, per come l'elaborazione culturale è più avanzata di quella che noi siamo riusciti a dare. E molto spesso ho detto che il discredito della politica è immeritato, perché la politica rappresenta per il 10% la parte migliore, per il 10% la parte peggiore e per l'80% la media della popolazione esterna. Non l'ho detto io, ma è una citazione di Salvemini.



(Commenti del Consigliere Leo)



ARTESIO Eleonora

Ho sbagliato le proporzioni, ho sbagliato la citazione, ma ho azzeccato il concetto! In questa occasione particolare evidentemente, credendo con ciò di renderci graditi o gradevoli ad alcuni, non abbiamo rappresentato la parte migliore.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Motta Massimiliano; ne ha facoltà.



MOTTA Massimiliano

Grazie, Presidente.
A seguito dell'intervento della Consigliera Artesio - visto e considerata la sua professione principale che è quella di educatrice e di maestra di scuola - non sapevo se raccogliere l'insegnamento e non aggiungere il mio commento a questa pagina che lei ritiene poco costruttiva e poco presentabile verso l'esterno.
Fin da subito dico che è un commento personale, a supporto del fatto di essere assolutamente contrario a questo disegno di legge.
Mi riferisco ad alcuni interventi che sono stati fatti prima del mio vale a dire quello della Presidente di Gruppo Artesio. Non credo che si possano paragonare a dei medici che hanno davanti dei pazienti e che spesso e volentieri l'unica cosa che possono avere per coprire il volto è una mascherina antibatterica: non hanno in mano bombe molotov o bottiglie che contengono acidi che possono sfigurare per la vita.
Sostanzialmente non hanno di fronte persone che, già dal loro atteggiamento e da cosa si portano dietro di sé, vogliono il loro male.
Hanno dei malati con un altro tipo di rivendicazione o, per lo meno persone che vogliono riconoscere il medico per un altro tipo di rivendicazione.
Quindi, credo che qualsiasi paragone rispetto alla proposta di legge che tende ad identificare i poliziotti che esercitano il loro mestiere ahimé, spesso e volentieri non ben pagati, anzi assolutamente non ben pagati rispetto a quello che rischiano - sottenda ad un'attività meglio organizzata che è quella di far sì che, anche a seguito di determinati filmati che vediamo sui vari blog di alcuni soggetti che partecipano a queste manifestazioni, si possa puntare il dito verso coloro su cui si vogliono rivendicare.
Questo lo dico anche raccontando il fatto, che non mi ha assolutamente spaventato; voglio raccontare, e forse l'avevo già fatto, quella vicenda buffa che accadde in questo Consiglio regionale durante il dicembre 2010.
Mi riferisco alle minacce che su un noto social network arrivavano dagli amici, perché si definivano proprio amici, del Consigliere Bono dicendo "se hai il coraggio, vieni da me o vengo da te" e chiaramente si è alimentata una discussione poco simpatica.
L'unica cosa che ho raccomandato era di venire a casa mia... Meno male che non c'era mio figlio, altrimenti avrebbero rischiato anche di prendersele da mio figlio...



PRESIDENTE

Per favore, collega Motta, mi scusi. Mi scusi.



MOTTA Massimiliano

Ma sto parlando di un fatto personale.



PRESIDENTE

Ma io sono Presidente e, finché lo sono, la posso interrompere e le chiedo la cortesia di interrompere un momento.



MOTTA Massimiliano

Prego.



PRESIDENTE

La ringrazio per la collaborazione.
Chiedo, se fosse possibile, di non fare tantissimi riferimenti negli interventi, altrimenti devo poi dare la parola al Consigliere Bono per un'ora e mezza per fatto personale.



MOTTA Massimiliano

Così almeno avrò materiale per il 23 insieme all'amico Boeti, per poter parlare al processo di quell'evento per il quale stiamo facendo spendere dei soldi pubblici, grazie ad una denuncia.
I grillini sono bravissimi a denunciare i fatti inesistenti, ma non i fatti così eclatanti come quelli di persone che manifestano e che si ritengono molto vicine al M5S, che in alcuni casi non solo non prende le distanze, ma addirittura giustifica.
Cito non da ultimo i fatti avvenuti a Brescia; seppur si trattasse di uno scontro dialettico politico, il primo a giustificare è stato il loro "beneamato" Grillo che ha dichiarato che "quella è la bella gioventù e il resto è tutta...": non so bene come l'abbia definita, può darsi che abbia utilizzato un termine che non mi va di ripetere.
Quindi, credo che anche nel leggere la relazione alla proposta di legge, non si può essere fuori tema - forse la Consigliera Artesio, essendo professoressa, avrebbe usato un'espressione migliore - quanto lo è stato il Consigliere Bono leggendo la sua.
Credo che nella sua relazione su questa legge il collega non dia proprio il senso e non comprenda perfettamente dove stia il limite della legge e della non legge.
Infatti, sostiene perfettamente il fatto di voler riconoscere determinate persone - che intanto esercitano comunque un ruolo che è sicuramente a tutela della legge - non fa alcun riferimento e mai l'ha fatto, neanche quando di fatti del genere si è discusso in quest'Aula, a quella legge che non è mai stata rispettata (in primis da lui, perché aveva dichiarato che mettersi una maschera non rendendosi identificabile non fosse un reato), per la quale una persona deve essere sempre identificabile alle manifestazioni e non può coprire il proprio volto.
Quindi, da questo punto di vista credo che la relazione sia fuori tema.
Credo che con la Presidente Artesio ci troviamo d'accordo nel dire che questa sicuramente non è una delle pagine migliori dell'attività legislativa di questo Consiglio.
Per quanto sia vicino il 2009, sono passati veramente anni luce: in questo momento - in cui si vive una tensione sociale accompagnata dalla perdita del riconoscimento del valore della politica e chi fa della politica un servizio ai cittadini è additato come colui che pensa solo ed esclusivamente ai suoi interessi ed è lì esclusivamente per rubare - una buona pagina sarebbe stata scritta se questo Consiglio avesse condannato i fatti di ieri sera come dei fatti assolutamente irripetibili.
Non sto ad introdurre il discorso se quell'opera sia giusta o non sia giusta, però ritengo che quello non sia il modo di manifestare, con strumenti che non hanno niente a che fare con la democrazia: parlo di bombe molotov, di mortai seppur rudimentali e di altre armi che vengono predisposte per essere utilizzate in quegli scontri.
Non credo che quegli agguati organizzati possano essere definiti una forma di democrazia per dire "no" ad un'opera, che si può ritenere giusta o sbagliata: quello non è sicuramente un modo per manifestarlo.
Forse avremmo vissuto una pagina migliore se quest'oggi tutti avessero rivestito il vero ruolo che siamo stati chiamati a svolgere, cioè quello istituzionale. Ma capisco che la campagna elettorale - una volta si diceva un'altra cosa - è sempre incinta e quindi è sempre dietro l'angolo qualsiasi momento dunque è buono per farsi della propaganda.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reschigna.



RESCHIGNA Aldo

Grazie, Presidente.
La storia recente del nostro Paese è segnata da episodi di violenza e di abuso da parte di alcuni esponenti delle forze dell'ordine.
Qui svolgo subito una riflessione: con la sua forza la democrazia è stata capace anche di unire e di condannare, a volte con difficoltà, ma di arrivare al termine di un percorso all'interno del quale il rispetto della legge è stato riaffermato. Mi riferisco sia alla vicenda della caserma Diaz e sia ad altre vicende meno eclatanti per quanto riguarda l'impatto sull'opinione pubblica.
Questa è la forza della democrazia, che è capace anche di condannare chi, servitore dello Stato, anziché rispettare la legge, ha compiuto atti di violenza o atti di abuso nell'esercizio della propria funzione.
La nostra condanna nei confronti di questi episodi ci porta a raffigurare un quadro della situazione del nostro Paese all'interno del quale il comportamento delle forze dell'ordine è tale da meritare una riflessione profonda in termini di modifica dell'impianto legislativo? No.
Lo dico con molta nettezza: no.
A scanso di equivoci, se qualcuno vuole svelare, per mero calcolo politico o per mero opportunismo politico, anche il comportamento che questo Gruppo consiliare ha tenuto qualche mese fa su un ordine del giorno proposto dal Presidente del Consiglio regionale, tutto è negli atti del Consiglio regionale: quell'ordine del giorno questo Gruppo consiliare lo ha votato.
Se qualcuno pensa, per mero calcolo politico o per opportunismo politico, di stravolgere il corso della storia e di rappresentare il Partito Democratico e il Gruppo consiliare in Regione del Partito Democratico come un partito e un Gruppo all'interno del quale convivono due anime - ne abbiamo tante di anime, ma, per fortuna, non su questo tema: una che, derivando dalla storia, strizza più l'occhio ai centri sociali e ai movimenti antagonistici, a coloro che si pongono in termini di forte rottura all'interno del sistema politico e del sistema sociale; l'altra invece, che guarda alle forze dell'ordine - dimostra di essere, nel senso più pieno ed etimologico del termine, un ignorante della storia.
Infatti, la storia ci insegna che su questi temi le due esperienze fondamentali che hanno dato vita al Partito Democratico, legate, una, ad una forza di sinistra e, l'altra, ad una forza di centro, nei passaggi più delicati della storia del nostro Paese e della storia repubblicana hanno sempre assunto con molta nettezza una posizione molto chiara su questi temi. Abbiamo già avuto modo di ricordarlo anche in altre discussioni in questo Consiglio regionale, anche in momenti sempre caratterizzati da questo carattere di speciosità e dove c'era un forte tentativo di strumentalizzazione politica, quale è stato il ruolo che - non esponenti nazionali del PCI, perché non voglio scomodare esponenti nazionali del PCI in quest'Aula esponenti del Partito Comunista Italiano della Regione Piemonte hanno assunto su questi temi...



RESCHIGNA Aldo

LEO Giampiero (fuori microfono)



RESCHIGNA Aldo

Sanlorenzo.



RESCHIGNA Aldo

Grazie, Consigliere Leo, arrivavo proprio alla figura di Dino Sanlorenzo.
Erano tempi nei quali assumere una posizione con coraggio, a volte anticipando la costruzione del pensiero civile e anche di molti organi di informazione e di comunicazione, anticipando il pericolo, era rischioso.
Allora sgombriamo il campo da tentativi sciocchi e puerili di strumentalizzazione politica.
Dico subito che la scelta della non partecipazione al voto che ha espresso il collega Gariglio non è un lavarsi le mani. Il Gruppo regionale del Partito Democratico in quest'Aula ha sempre partecipato a tutte le votazioni, tranne che ad alcune, quelle che riteneva si riferissero a provvedimenti aventi contenuti non veritieri rispetto alla rappresentazione della situazione economica e patrimoniale della Regione - ricordo la recente non partecipazione al voto sulla legge di bilancio e sulla legge finanziaria - o su quei provvedimenti che noi ritenevamo, per i tempi in cui venivano discussi, assolutamente inopportuni e sbagliati.
Poi, ho mie valutazioni tutte particolari rispetto a quale fine fanno tutte le proposte di legge di iniziativa del Consiglio regionale al Parlamento nazionale: finiscono in un cassetto e rimangono lì! Allora, sotto questo aspetto, se uno vuole lavarsi le mani, ha un altro modo per esprimere la propria votazione: dare la presenza, astenersi o assumere altri comportamenti. Nella scelta della non partecipazione al voto, invece, c'è una forte presa di distanza.
Non è con queste iniziative che si affronta il delicato tema del rapporto di una legislazione che deve tutelare il cittadino e gli appartenenti alle forze dell'ordine. Forse, proprio alla luce degli episodi che ho ricordato all'inizio del mio intervento, la forza di questa democrazia è capace di trovare dentro di sé tutti gli anticorpi, tutte le possibilità e gli strumenti per colpire chi ha violato la legge, anche coloro che appartengono alle forze dell'ordine, ma per proteggere il sistema e le forze dell'ordine, per il ruolo che svolgono all'interno del nostro Paese.
Da molti anni, non è più in atto la modalità di affrontare situazioni così delicate con un atteggiamento ondivago. La nostra posizione è storicamente molto netta e molto chiara su questi temi.
Come ha ricordato oggi il Procuratore Generale di Torino, il momento di grande difficoltà, in cui la coesione sociale, con un legame molto forte all'interno di una comunità, rischia di frantumarsi, non può essere affrontato unicamente sul piano dell'ordine pubblico, bensì attraverso gli strumenti che la politica deve avere e con le responsabilità che la politica deve essere capace di assumere.
Le responsabilità che la politica deve essere capace di assumere riguardano anche il coraggio di riuscire a non mescolare - non dare protezione - il diritto alla protesta con il dovere di fare in modo che la protesta si svolga nel pieno rispetto degli altri e delle leggi che regolamentano la nostra Repubblica.
Su questo non voglio che il mio intervento assuma alcun carattere di strumentalizzazione.
Caro collega del Movimento 5 Stelle, non mi permetterò mai di dire che il Movimento 5 Stelle copre la violenza politica che si consuma in Val di Susa, però vi invito ad esprimere con molta nettezza una grande distinzione e una grande lontananza rispetto a questi modi che nella nostra vicina Val di Susa si manifestano. Non si può essere su questo piano persone che tendono a mantenere una posizione di equidistanza. Per noi il diritto alla protesta è sacro, appartiene all'impianto democratico di questo nostro Paese; per noi che la protesta si svolga all'interno del rispetto della legge e degli altri, senza che si consumi alcun atto di violenza, è un dovere altrettanto sacro e fondamentale.
Allora, come ha fatto il collega Gariglio nel suo intervento, forte è in noi la preoccupazione rispetto a quello che è avvenuto questa notte forte è la preoccupazione rispetto al fatto che i segnali, soprattutto in un momento di grandissima crisi economica, che sta allentando e rompendo la coesione sociale all'interno del nostro Paese, della nostra Regione e delle nostre comunità.
Forte è la preoccupazione di quali sono gli anticorpi positivi che la politica deve essere capace di mettere in atto. Tra questi anticorpi positivi - lo ripeto - da parte nostra includiamo la netta e forte condanna. Nessuna protezione, nessun tentativo di ragionare e di trovare delle motivazioni ad una violenza che è solo fine a se stessa e che non pu trovare spazio all'interno della vita democratica del nostro Paese.
Per queste ragioni, e per il comportamento che abbiamo assunto in questo Consiglio regionale, la nostra non partecipazione al voto non significa lavarsene le mani; significa prendere le distanze, con lo strumento che abbiamo ritenuto di dover praticare, da una proposta di legge che in questo contesto consideriamo inopportuna e sbagliata.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Presidente, colleghi, credo di essere, anche dal punto di vista anagrafico, insieme a qualche altro collega, uno dei più vecchi qui dentro.
Consentitemi, quindi, di fare un paio di considerazioni su questa vicenda e di invitare tutti - non so se è la parola giusta - proprio tutti, a non sono sottovalutare ciò che è successo questa notte in Val di Susa. Non so se la mia esperienza vi possa essere utile, ma io desidero dirvi quello che penso.
Vedete, colleghi, quando trenta persone incappucciate danno l'assalto ad un cantiere - e credo che poteva tranquillamente scapparci il morto - lì abbiamo ampiamente superato il livello di guardia. Credo che abbiano ragione coloro che, giudicando l'episodio accaduto questa notte, dicono che siamo in presenza di un salto di qualità e che il rischio è quello di un'escalation.
Vi parlo per esperienza: ho vissuto alcune stagioni politiche italiane e allora vi dico che episodi come questi non sono mai un fatto isolato, e quando vengono organizzati con quella brutalità, il rischio è quello che vi sia un'escalation.
Considero quindi positiva e giusta la decisione di riunire d'urgenza il Comitato per la difesa dell'ordine pubblico, perché quello è un modo per dare l'idea della gravità della situazione; per dare l'idea che abbiamo superato quel limite e per dare l'idea che rispetto a quei fatti - rispetto a quei fatti - la condanna del Consiglio regionale piemontese, di tutto il Consiglio regionale piemontese, deve essere senza appello.
Ci possiamo dividere su tutto - sulla TAV, sul fatto di realizzarlo o meno - ma c'è un discrimine, un punto sul quale noi dovremmo oggi parlare un linguaggio solo, il linguaggio di chi dice: contro quei fatti, la condanna del Consiglio regionale piemontese è una condanna senza appello.
Vedete, in democrazia c'è un limite che non può mai essere superato, un limite invalicabile. Il limite è rappresentato dal fatto che la protesta contro decisioni sbagliate, anche la più dura, non può mai sconfinare nella violenza.
E allora, di fronte a questi fatti, non solo la legge ma anche la politica deve essere inflessibile. Colleghi, la politica deve essere inflessibile.
Ha ragione il collega Reschigna: non è soltanto un problema di ordine pubblico, e non può essere un problema che noi deleghiamo tranquillamente alle forze dell'ordine o alla Magistratura.
Il problema chiama in causa la responsabilità delle Istituzioni, della politica e dei movimenti che in maniera legittima si oppongono al progetto della TAV, perché i primi, cioè la Magistratura e le forze dell'ordine hanno il dovere di individuare e colpire i violenti. Insisto: individuare e colpire i violenti: chi ieri sera, incappucciato, ha tentato di dare l'assalto al cantiere.
I secondi, cioè la politica, le Istituzioni (quindi noi che siamo la massima Istituzione del Piemonte) e i movimenti che si battono contro il progetto della TAV, in questo momento hanno un dovere che viene prima di tutto il resto. Prima di tutto il resto! Secondo me, minimizzare quello che è successo sarebbe un errore.
In passato, quando si è minimizzato si è scoperto che si è commesso un errore tragico. Non giustificare, non avere atteggiamenti ambigui, ma condannare. Guai se non facciamo - uso un termine pesante - terra bruciata attorno a chi vorrebbe trasformare la Val Susa in un campo di battaglia o a chi vorrebbe trasformare la vicenda della TAV in una nuova Resistenza.
Ma che Resistenza? È legittimo opporsi, naturalmente, ma non offendiamo la memoria dei partigiani che hanno restituito a questo Paese la libertà.
La TAV è un'altra cosa; è un progetto che può essere contrastato, che può non essere condiviso, ma la Resistenza in Italia è stata un'altra cosa e non possiamo paragonare la legittima lotta contro la TAV alla Resistenza di questo Paese. Se passa questo messaggio, se questa è l'idea, è un'idea sbagliata, colleghi della maggioranza e dell'opposizione, di tutta l'opposizione. È un'idea sbagliata e perderemmo le dimensioni del problema.
Perderemmo le dimensioni del problema, mentre una cultura democratica, che dovrebbe accomunare ed ispirare tutti i partiti, dovrebbe distinguere, su un punto fondamentale, lo spartiacque tra violenza e democrazia.
Noi tutti dobbiamo essere sempre e soltanto dalla parte della legalità in ogni caso sempre e comunque. Dovremmo sempre e comunque essere dalla parte della legalità.
Vedete, le ragioni di coloro che si oppongono alla TAV, che personalmente non condivido, subiscono, a causa di episodi come questi, un colpo durissimo. Le ragioni di chi in Val di Susa manifesta democraticamente e legittimamente subiscono, con episodi come questi, un colpo durissimo, perché spostano il terreno del confronto e lo portano su un piano diverso.
Volevo dirvi tutto questo, con la forza e la rabbia di cui sono capace ma anche con umiltà.
Sappiate che in democrazia - e non devo fare a voi una lezione - le decisioni prese da una maggioranza legittima possono e devono essere contrastate. In democrazia possono cambiare le maggioranze. E se cambiano una volta al Governo queste maggioranze possono cambiare decisioni che quando erano minoranza hanno ritenuto sbagliate.
L'unica cosa che non può essere accettata in democrazia è che le decisioni assunte dalla maggioranza non vengano rispettate, ma contrastate sul terreno della violenza politica.
Questo è l'unico discrimine che non può essere accettato.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Cerutti; ne ha facoltà.



CERUTTI Monica

Grazie, Presidente.
A differenza dei colleghi, vorrei fare un intervento molto sobrio proprio perché credo sia necessario deideologizzare e decontestualizzare questo dibattito rispetto al progetto di legge.
Sono componente di una forza politica che condanna ogni atto di violenza e che anche oggi ha espresso preoccupazione per quanto avvenuto questa notte. Allo stesso tempo, però, ci rifiutiamo di considerare che il tema TAV debba essere ricondotto sempre e solo sul binario di una questione legata alla sicurezza. Non mi soffermo, dunque, sulla questione della linea ad Alta Velocità Torino-Lione, sebbene meritino certamente attenzione i fenomeni che sono capitati non più tardi di questa notte, però il tema di merito è un altro. Questo progetto di legge - mi si permetta - ha una valenza di carattere generale e non è solo collegato alla questione TAV.
Tanto più che, così com'è già stato fatto rilevare, esiste addirittura una disposizione del Parlamento europeo che esorta gli Stati membri a garantire che il personale di Polizia sia dotato di numero identificativo. È una risoluzione che risale al dicembre del 2012.
Da questo punto di vista quindi - lo dico molto pacatamente e in termini sobri - non si tratta di mettersi dalla parte degli uni o degli altri, ma semplicemente di invocare quella che è una misura di trasparenza misura che, tra l'altro, tutela gli stessi operatori delle forze dell'ordine. Perché instaurare un rapporto di fiducia tra cittadini e forze dell'ordine credo sia un elemento che renda il lavoro più agevole per le stesse forze dell'ordine.
A giudicare dalle considerazioni che ho appena sentito, credo che purtroppo, il progetto di legge non avrà modo di essere approvato. A mio avviso, però, perdiamo un'occasione per affrontare una questione non in modo ideologico, ma semplicemente per quello che è. Riprendendo quanto diceva la collega Artesio, purtroppo rafforziamo quella che è la distanza tra la discussione che avviene in un'Aula come questa e ciò che è la percezione all'esterno.
Perdiamo una buona occasione e ci limitiamo a considerare questo aspetto soltanto in relazione al tema TAV, quando poi esiste una disposizione del Parlamento europeo che non credo proprio che si riferisca alla TAV.
Forse un percorso in Commissione avrebbe permesso di approfondire questa tematica in termini più lineari e meno ideologici. Chiaramente, le considerazioni per cui una votazione come questa possa avere una scarsa possibilità di essere considerata in Parlamento vale su questo atto come sugli altri che questo Consiglio regionale ha approvato in precedenza. Non vedo, quindi, perché debba valere solo per questo.
Comunque, come Gruppo di Sinistra Ecologia e Libertà, senza una valenza così forte che invece viene avvertita da altri Gruppi, esprimiamo il nostro voto favorevole.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Leo; ne ha facoltà.



LEO Giampiero

Grazie, Presidente.
Credo che questa sia comunque un'occasione di confronto positiva. Certo è un dibattito che ha preso un po' di sorpresa l'Aula per le vicende che abbiamo vissuto: alcuni colleghi sono già intervenuti, altri devono andare via.
Partirei da una prima considerazione.
La collega Artesio, i cui interventi sono sempre molto colti, ha fatto diverse affermazioni, e condivido senz'altro quella che la "classe politica" è, per il 5% migliore, 5% peggiore e 90% uguale al popolo che rappresenta.
Il senso era senz'altro corretto. Sinceramente, non credo che la società cosiddetta "civile" sia complessivamente più avanzata di quella politica, e dirò perché. Fra l'altro, ne è testimone un articolo di Ilvo Diamanti apparso su la Repubblica, giornale che, almeno su molta parte di questo Consiglio, e su molta parte della sinistra italiana, esercita una grande influenza, (a volte eccessiva!) perché. Ilvo Diamanti concludeva l'articolo di qualche giorno fa dicendo: "Se do il 5% di possibilità alla politica di salvarsi, credo che agli italiani debba dare lo 0%, se proseguono su questa strada di schizofrenia fra quello che chiedono alle istituzioni e quello che chiedono a se stessi".
Che cosa intendeva? Credo che la società, anche la politica quindi siano sostanzialmente schizofreniche (e lo siano sempre state) nell'affrontare le varie questioni dei diritti, delle libertà e dei doveri.
Mi spiego con due piccoli esempi, perché condivido fortemente gli interventi che sono stati fatti in quest'Aula. Ne cito due non a caso di diversa natura, uno di natura politica e uno di vivere comune.
Il primo è di natura politica: ricordo che, nel 1968, (ero già impegnato in politica) ero con degli studenti del Movimento Studentesco e in televisione si vide la Polizia usare gli idranti a Milano per disperdere gli studenti.
I miei compagni del Movimento Studentesco iniziarono a urlare: "Polizia assassina! Polizia assassina!". Poco dopo il telegiornale trasmise delle schermate dal Tibet che mostravano la Polizia cinese usare i lanciafiamme contro i bonzi e le monache tibetane. Gli stessi compagni dissero: "Bravi sterminate questi reazionari schifosi! Ma come? La Polizia che usa gli idranti è assassina, la Polizia che usa il lanciafiamme cosa fa? Combatte il freddo dell'altitudine? Nel contempo - un altro esempio opposto - un mio amico di famiglia (io ero un ragazzo), vedendo una carica della Polizia contro gli scioperanti si mise ad incitare la Polizia, dicendo: "Dategliene di più! In questo Paese ci vuole ordine! Ci vuole legalità!", dopodiché mi diede un passaggio in auto e violò tutte le regole della strada. Lo fermò la Polstrada e contro questi poliziotti disse: "Fascisti! Criminali! Servi dello Stato!", "Ma non erano quelli a cui volevi dare il potere fino a mezz'ora fa, ovvero fino a quando non ti facevano la multa perché eri passato col rosso a 100 all'ora?".
Noi dobbiamo liberarci di queste forme di schizofrenia. Cosa voglio dire? Dobbiamo fare lo sforzo di trovare e apprezzare regole comuni: la violenza contro gli altri, la violenza contro le minoranze, quella contro la maggioranza, la violenza contro le istituzioni, la violenza nel dibattito politico e non solo (in famiglia, dovunque), è sempre nefasta.
Provo la stessa indignazione quando vedo usare la violenza agli estremisti del movimento pro-life americano contro i medici che praticano l'aborto, così come quando la vedo usare da quegli estremisti, in Italia che massacrano poliziotti o cittadini.
La regola del rispetto della legalità deve valere per tutti: semplici cittadini, manifestanti, forze dell'ordine.
Questo è un assioma: o la legalità vale per tutti o non vale per nessuno, e nel nostro Paese purtroppo non è sempre così. Nel contempo però, non si può non tener conto della realtà e non imparare nulla dalla storia, soprattutto dalla nostra storia recente: penso agli ultimi 80-90 anni e a cosa è successo quando la violenza di piazza organizzata ha preso il sopravvento.
Io, gli ultimi 45 anni di vita politica li ho vissuti, e voglio dire che ho sempre subito (quando è capitato)atti di violenza o sopraffazione e non ho mai reagito né incitato a reagire con lo stesso metodo o giustificato chi lo faceva, poiché il mio atteggiamento era di chiedere legalità democrazia.
Condivido gli interventi di molti colleghi della maggioranza (il collega Motta, e molti altri), ma devo dire che le denunce ed i ragionamenti dei colleghi Reschigna e Ronzani mi trovano altrettanto sensibile e concorde.
L'escalation della violenza fa male a tutti: fa male - ha ragione il collega Ronzani - anche alla causa che si vorrebbe difendere, ma soprattutto fa un male terribile, devastante, all'intera società italiana al tessuto sociale e civile del Paese.
Voglio concludere in questo modo: spero che la storia ci abbia insegnato almeno questo (possiamo dividerci su tutto, ma almeno su questo no), a condannare la violenza, da qualunque parte provenga.
Io soffrivo, da ragazzo, certo, per le botte, ma anche quando sentivo giustificazioni del tipo: "Ma sì, la violenza contro quelli è giusta!".
Contro quelli chi? Contro il nemico, contro i cattivi! Ma ognuno identifica il nemico ed il cattivo con quello che vuole, quindi l'unica giustificazione è che la forza - non la violenza! - deve essere utilizzata nell'ambito della legalità, dallo Stato, e basta.
Nessun altro può essere titolato a farlo e quindi dobbiamo stare attenti a denunciare quando si travalica quel margine, e denunciarlo fortemente! Ho ricordato - ma stava per farlo il collega Reschigna - Dino Sanlorenzo, Presidente del Consiglio regionale che fu fermissimo su tali questioni: voleva denunciare i terroristi e fu, in molti casi, minacciato per questo.
Nel contempo, mentre chiediamo una giustizia uguale per tutti, dobbiamo esprimere tutta la nostra solidarietà - Presidente Cattaneo e cari colleghi alle forze dell'ordine (Polizia e Carabinieri) e a tutti coloro che svolgono un compito ogni giorno più difficile e che, tranne rare eccezioni che vanno ovviamente esecrate, lo svolgono nella legalità repubblicana. Un lavoro di sacrificio, anche mal pagati (ha detto bene il collega Motta), di un sacrificio straordinario. Questo lo dobbiamo dire! Dobbiamo aiutare le forze dell'ordine, certamente sotto il profilo economico e dei mezzi, altrimenti è ipocrisia, ma anche affiancando, al loro ruolo importantissimo di tutela dell'ordine pubblico, quindi la difesa degli indifesi - mi si perdoni il gioco di parole - tutta un'azione politica, che vuol dire mediazione, ragionamento, provvedimenti, creazione di posti di lavoro, unità nel Paese sulle questioni essenziali.
Dovremmo essere d'accordo, però, sul fatto che anche la violenza verbale - Presidente Cattaneo e cari colleghi - quando è eccessiva fa male.
Se vogliamo dare un contributo (possiamo darne molti) è quello di limitare nei dibattiti politici, nei talk show televisivi, nelle dichiarazioni dei leader, ma anche in alcune requisitorie del Magistrato (in alcune, perch il Procuratore Caselli, per esempio, a Torino, è stato assolutamente capace ed equilibrato anche sulla vicenda del TAV), una violenza eccessiva e non far trasparire l'odio nell'atteggiamento.
Per queste ragioni, ritengo necessario un impegno corale di tutti noi e, per queste ragioni, dovremmo trovare una sostanziale convergenza su questo, perché non ne va di una maggioranza o dell'altra! Quando una parte vince, governa, prova a cambiare le leggi, ecc.; quando perde, si deve attrezzare a dimostrare che la maggioranza ha torto, e cercare di sostituirla alle successive elezioni. Ma alcune regole fondamentali sono necessarie per garantire il gioco e, in questo caso, il gioco è la democrazia, l'incolumità dei più deboli, la civiltà.
Credo che su questi fatti fondamentali - e cerco di raccogliere l'appello della collega Artesio - su queste vicende fondamentali (legalità per tutti, gratitudine per chi ci difende, appoggio a risolvere i conflitti del Paese in maniera non violenta, contribuendo anche noi con i nostri atteggiamenti e con proposte positive) dovremmo essere tutti uniti.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Boeti.



BOETI Antonino

Grazie, Presidente.
Presidente, questa discussione in un Paese normale sarebbe normale cioè non avrebbe i toni anche drammatici che abbiamo registrato in alcuni interventi, perché ritengo che non ci sarebbe niente di male - e sono d'accordo con la Consigliera Artesio - se i poliziotti, i carabinieri, i medici, gli infermieri, gli impiegati del Comune, avessero, nell'esercizio e nell'espletamento della loro funzione, un qualcosa che possa identificarli.
Sarebbe normale in un Paese normale, perché, in un Paese normale, tutto ciò che è pubblico, cioè al servizio dei cittadini, deve essere riconoscibile.
I poliziotti, i carabinieri, proteggono le nostre case, le nostre famiglie (chi ha fatto il Sindaco sa che ruolo straordinario svolgono nelle nostre comunità), ma è successo - e non c'è niente di male a ricordarlo nella storia del nostro Paese che alcuni poliziotti si siano macchiati di episodi di violenza, disonorando il Corpo al quale appartengono. Penso alle denunce ed alle condanne che si sono verificate nel G8, penso anche alla vergognosa manifestazione che si è svolta da parte dei poliziotti davanti alla signora Aldovrandi, la mamma del ragazzo che è stato ucciso a botte.
Sarebbe normale: c'è qualche poliziotto violento, c'è qualche medico incapace, c'è qualche medico maleducato; apparteniamo all'umanità e l'umanità ha pregi e difetti. Ognuno si assume la responsabilità delle proprie azioni.
Sarebbe normale questa discussione in Aula, se la proposta non arrivasse dal Movimento 5 Stelle. In questi tre anni ho imparato, dal Movimento 5 Stelle, che ci possono essere dei retropensieri. Prima non ne avevo, un po' perché sono medico e i medici fanno cultura di ottimismo, ma poiché la proposta viene dal Movimento 5 Stelle, penso che non abbia l'obiettivo di sviluppare una discussione normale: l'obiettivo è di pensare a quello che succede in Val di Susa, cioè gli scontri che si verificano in quel territorio, che hanno perso il senso della misura.
Ho partecipato per vent'anni, essendo stato ed essendo tuttora contrario all'opera, alle manifestazioni pacifiche in Val di Susa. Vi ho partecipato con mia moglie, con i miei figli, con i miei amici di Rivoli che condividevano il mio stesso pensiero.
Quando partecipavo a queste manifestazioni, i Consiglieri del Movimento 5 Stelle probabilmente frequentavano le scuole materne. Non ho dei meriti ad essere avanti negli anni, ma anche nella gioventù non c'è un grande merito! Non scegliamo il momento nel quale nasciamo e nemmeno il posto e il momento nel quale moriamo.
In vent'anni di manifestazioni non mi sarebbe mai venuto in mente di lanciare pietre ad un poliziotto. Soprattutto non mi verrebbe mai in mente di lanciare pietre ad un operaio che sta guidando un camion. Episodio quest'ultimo, che non è stato citato durante la discussione in Aula, fatto ancora più grave che lanciare pietre ad un poliziotto. Il poliziotto si difende, ha il casco, ma l'operaio che torna a casa o che sta svolgendo il suo lavoro magari per 1.500 euro, non ha nessuna possibilità di difendersi.
In un Paese in cui si lanciano pietre ad un operaio che sta lavorando è un Paese che ha perso completamente il senso della misura.
Si può non essere d'accordo su un progetto anche importante come l'Alta Velocità, si può argomentare, come fanno molte persone, portando dati che indicano l'utilità o l'inutilità dell'opera, ma con questo la violenza non c'entra niente.
Credo che il Movimento 5 Stelle con la violenza che si esercita in Val di Susa non c'entri nulla. Invito il Presidente ad ascoltarmi, perché sto dicendo una cosa che riguarda anche lei: mi riferisco al processo che si sta svolgendo davanti al Giudice di Pace che riguarda gli episodi di dicembre successi in quest'Aula e magari lei sarà chiamato a testimoniare in quel processo.
Nella prima seduta di quel processo il Consigliere Bono disse di aver distribuito banconote false ai Consiglieri regionali. Per la verità, me le sono sentite tirare addosso, lui ha ritenuto, invece, di averle distribuite. Non vorrei che intendesse - ripeto, credo il Movimento 5 Stelle non c'entri nulla con la violenza che si esercita in Val di Susa distribuire ai poliziotti, così come ha inteso distribuire addosso ai Consiglieri regionale monete false.
C'è un'altra questione che vorrei sollevare e lo dico senza fare polemica. Prima di questi tre anni pensavo che si potesse essere avversari politici e non nemici, sono contento del garantismo che oggi caratterizza questa fase politica del Consigliere Bono. Tuttavia oggi il Consigliere Bono, Presidente Cattaneo, è garantista perché l'avviso di garanzia ha riguardato anche lui, altrimenti, creda, il Movimento 5 Stelle ci avrebbe lapidati, oralmente. Anche se c'è una violenza nelle parole, nei modi e nei gesti che non è meno violenta e meno grave della violenza fisica. Ripeto lapidati nel senso politico, infatti ho detto nelle parole e non fisicamente, non me lo sognerei nemmeno. Finisco con questa riflessione.
Non partecipo agli ordini del giorno, agli emendamenti a tutto quanto presenta il Movimento 5 Stelle perché credo che non sia il caso di confrontarmi. Rispetto le decisioni del mio Gruppo, appartengo ad una vecchia scuola, quando la maggioranza e il Gruppo si esprime faccio quello che la maggioranza e il Gruppo esprimono. Tuttavia, se avessi potuto votare, avrei votato contro questo ordine del giorno.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Negro; ne ha facoltà.



NEGRO Giovanni

Stiamo vivendo brutti momenti e questa mattina ci capita una proposta di legge da presentare al Parlamento, la n. 260, presentata dal Consigliere Bono. Ritengo non sia assolutamente il momento.
Non mi sembra sia il momento di identificare le forze dell'ordine anzi, noi dobbiamo aiutare, sostenere le forze dell'ordine e dare loro più rispetto. Ha detto bene poc'anzi chi mi ha preceduto, chi ha fatto il Sindaco riesce a recepire l'importanza di queste figure istituzionali, guai se non ci fossero. A mio avviso sono indispensabili.
Condivido quello che ha detto la Consigliera Montaruli: è vero, le forze dell'ordine tutti i giorni sono in piazza a ricevere insulti, con stipendi da fame, rischiando la vita. Oggi esistono bande estremiste che ieri non c'erano, che sfilano in cortei incappucciati. Questo non deve succedere. Persone armate di bastoni e altro.
Si devono obbligare le persone a manifestare a viso scoperto e non etichettare la polizia. Questo non è tollerabile.
Il diritto della proposta è giusta, sacrosanta, democrazia, diritti ma anche doveri, ma da una certa parte i doveri non esistono, non ci sono.
Anch'io mi unisco a chi non partecipa al voto, non vedo l'urgenza e la necessità, anzi, voterei contro.
Forte condanna per chi manifesta incappucciato e inneggia al disordine.
Purtroppo abbiamo gruppi che inneggiano alla violenza.
Abbiamo un esempio, quello della Val di Susa, non do la colpa a nessuno, ma si è rischiato di avere tante vittime. Ieri non ci sono state vittime, ma poteva andare peggio. Tutti devono essere identificati. Questi casi non risolvono i problemi del lavoro, anzi, li peggiorano. Noi abbiamo bisogno di essere compatti e uniti. Tutta la politica deve essere unita per evitare la violenza. Sono contro la violenza, e contro la targhetta ai poliziotti, ma per punire i manifestanti incappucciati e spegnere questi focolai. I nostri Partigiani ci hanno restituito un'Italia libera, hanno combattuto a fondo e noi lasciamo che queste bande arrivino a questo livello di violenza. Puntare sulla legalità, rispettare chi protesta, ma con dignità, ma anche con i diritti non solo doveri e assolutamente senza violenza. Chi inneggia alla violenza, si assumerà la propria responsabilità.
Oggi nessun partito deve inneggiare alla violenza, guai a quel partito che inneggia alla violenza in un momento così delicato e così difficile.
Ecco perché sono per la legalità, per la democrazia, ma contro la violenza.
E sono durissimo contro chi cammina e sta nei cortei per fare solo violenza: costoro vanno puniti subito e messi dov'è opportuno che vengano messi.
Grazie.



NEGRO Giovanni

LEARDI Lorenzo (fuori microfono)



NEGRO Giovanni

Dove?



NEGRO Giovanni

In galera!



PRESIDENTE

stato presentato, a firma dell'Ufficio di Presidenza e da buona parte dei Capigruppo, un ordine del giorno che sarà votato prima del voto finale.
un ordine del giorno di condanna per i fatti avvenuti ieri, di solidarietà ai lavoratori del cantiere, che ribadisce l'importanza dell'opera e del sostegno a una politica di legalità e che rivolge un invito al Governo a sostenere le azioni delle forze dell'ordine e della Magistratura.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Laus: ne ha facoltà.



LAUS Mauro

Presidente, il mio è l'ultimo intervento?



PRESIDENTE

No, è il penultimo; dopo di lei è iscritta la Consigliera Manica.
Prego, collega Laus.



LAUS Mauro

Grazie, Presidente.
Prima di tentare in entrare nel merito della questione, mi corre l'obbligo di chiamare alla responsabilità il mio collega Marinello, persona che comunque stimo e sempre attenta nelle analisi. Lui, infatti, ha definito il Gruppo del Partito Democratico - o, per dir meglio, il Partito Democratico - un soggetto con due chiare anime, in merito a questa questione: una che guarda ai centri sociali e una che guarda e che dà solidarietà alle forze dell'ordine.
Questo intervento ha generato in me un senso di smarrimento, perché non riesco a collocarmi né da una parte né dall'altra. Vi chiedo quindi gentilmente, a titolo di cortesia, di farmi recitare una parte che non mi appartiene e per cui non sono all'altezza e non sono bravo: ero uno scolaro un po' ribelle. Facciamo però un giochino, che dura al massimo un minuto: proviamo a immaginare che io sia per un attimo il vostro professore; fatemi salire in cattedra solo per un minuto. Per entrare nel merito della questione, chiedo di poter fare un appello al buonsenso e alla ragionevolezza.
Nel nostro Paese a noi cittadini capita spesso; in modo particolare a me capita spesso che quando faccio l'automobilista guardo il mondo da un'ottica particolare; quando divento ciclista - perché porto la bicicletta guardo il mondo con un'altra ottica; quando divento pedone lo guardo con un'altra ancora. Oppure, quando sono erogatore del servizio guardo il mondo da un punto di vista e quando sono destinatario dell'erogazione di un servizio guardo il mondo e quel servizio da un altro punto di vista.
Questo è il motivo per cui vi chiedo - ho ascoltato con attenzione tutti gli interventi, legittimi - di poter fare un appello alla ragionevolezza e al senso dello Stato; uno Stato che oggi è sempre più assente e con le sue articolazioni sempre meno credibili. Quello che oggi vediamo dello Stato, però, sono purtroppo solo i suoi servitori, che sono le persone più esposte. Gli ultimi avvenimenti ci forniscono anche questa testimonianza.
Non ho quindi particolare propensione a stare né in un'anima n nell'altra e sono sicuro e certo che questo mio sentimento è un sentimento che accompagna tutti i colleghi del mio Gruppo. Stiamo parlando di una cosa molto, ma molto importante e quindi rimettiamoci all'alto senso di responsabilità e di ragionevolezza.
La problematica è molto complessa, in un momento difficile e critico che tutti quanti stiamo attraversando - chi sta da una parte e chi sta dall'altra -, e credo - l'ho detto in un modo sicuramente diverso dal collega Gariglio - che queste siano le motivazioni e le argomentazioni che hanno indotto il nostro Gruppo a non partecipare al voto, ma a non esimerci dall'esprimere le nostre responsabilità dei voti già espressi anche in passati ordini del giorno.
Grazie. Scendo dalla cattedra di maestro e di professore e torno di nuovo in mezzo a voi. Grazie, Presidente.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Per favore! La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Spesso, quando si disquisisce della vicinanza o meno delle istituzioni alle problematiche e a ciò che sta avvenendo nella società, si parla di una distanza che a volte da piccola tende a diventare sempre più ampia e alcune volte siderale. E penso che il dibattito che noi oggi stiamo svolgendo abbia, per alcuni aspetti, un po' queste caratteristiche. L'unica cosa di cui oggi questo Consiglio regionale, seriamente e con un dispiego di ore quale quello che noi abbiamo realizzato su questo tema, si doveva occupare era l'ordine del giorno di cui, Presidente, lei ci ha parlato adesso e che avevo anche avuto modo di sollecitarle nel corso di questo dibattito.
Davanti ai fatti che sono avvenuti, infatti, questo era un atto autonomo e immediato che questo Consiglio regionale oggi doveva fare perché l'episodio è un atto grave rispetto a tutta la nazione, ma è un atto grave per il Piemonte e questo è il Consiglio regionale del Piemonte; e a questa cosa non poteva non pensare, nel momento in cui è convocato il Comitato per la sicurezza, alla presenza di due Ministri. L'atto più importante e più alto che quest'Aula deve compiere è questo inequivocabile.
Detto questo e al di là della distanza siderale che trovo tra il testo che noi oggi stiamo discutendo, l'evento e il momento dentro il quale siamo e al di là del senso che l'istituzione deve avere rispetto alla risposta che deve dare alla società, all'esterno e agli eventi che lì avvengono sono d'accordo su una cosa: è finito il tempo in cui noi legiferiamo, in quest'Aula, inutilmente. Non solo noi abbiamo il problema di accorpare i testi unici e gli enormi elaborati di legge che concernono tutti la stessa materia: è anche finito il tempo che noi facciamo leggi per sollecitare il Governo nazionale. Non ha più senso usare uno strumento legislativo per questo: si fa un ordine del giorno, si fa una sollecitazione e si usa qualsiasi altro strumento; ma non si impegna un'istituzione - anche se non si fa tutto il percorso in Commissione e se li si chiama in Aula - per provvedimenti di questo genere. Ci sono organi delle Stato preposti.
Siamo in un momento in cui giustamente il Presidente della Repubblica ci chiede di discutere il dimezzamento dei parlamentari e la semplificazione delle due camere, togliendo addirittura il Senato facendone quello delle Regioni; e noi siamo qua - non bastano due Camere! - a fare noi, addirittura, leggi di sollecitazione al Parlamento. Per favore, basta anche con questo strumento! Io non sono più d'accordo con l'uso di questo mezzo, indipendentemente dai termini e dai contenuti che le proposte recano.
Dirò di più: quest'argomento, che qui si affronta con cotale superficialità proprio per lo strumento erroneo che si è utilizzato, ha già suscitato importanti dibattiti in sedi diverse: non solo l'Europa, ma anche le sedi italiane e quelle in cui, quando si parla di rispetto della Costituzione e dei compiti dei vari organi dello Stato: Ci sono le occasioni deputate a fare queste discussioni.
Altri colleghi hanno avuto modo di ricordare che nei momenti in cui le forze dell'ordine dovevano essere difese perché svolgevano il loro lavoro come sempre fanno, nel pieno delle loro funzioni e in modo a volte anche rischioso, difficoltoso e con stipendi anche bassissimi, questo è un elemento che abbiamo sempre voluto riconoscere. Tra pochi giorni ci sarà la Festa della Polizia che si terrà, in ricordo di tutto questo, in tutto il Paese e in tutte le Province piemontesi. Quando ci sono stati i fatti che dovevano essere condannati, non solo una parte politica l'ha fatto, ma le stesse Istituzioni nel loro complesso. Ricordo, ad esempio, i fatti di Genova o cose di questo genere. In altre sedi di ben altro momento è stato il dibattito che di questa proposta di legge fatta in questo modo così semplicistico e un po' brutale sui cartellini.
Vi debbo poi dire che la questione oggi mi pare francamente un'altra.
Mi pare che invece ci troviamo all'interno del Piemonte in un contesto tutt'affatto diverso e non solo del Piemonte per i fatti avvenuti sulla TAV. Ci troviamo in un contesto tutt'affatto diverso. Dovremmo magari chiedere che ci siano dei tavoli e delle reti per aiutare le forze dell'ordine, mettendo insieme alle forze dell'ordine anche tutte le altre istituzioni e anche altre organizzazioni di volontariato per prevenire gravi fenomeni di violenza che invece in questo momento stanno devastando le nostre società. Non sono solo i fatti gravissimi di questa notte, fatti oggettivamente eversivi.
Altri hanno ricordato che questo Consiglio regionale sulle problematiche del terrorismo è stato antesignano in Italia di un'apertura di confronto e di dibattito nelle fabbriche, nelle scuole: in tutta una serie di luoghi, davanti agli atti eversivi è stato oggettivamente e culturalmente un baluardo. Ma ci sono forme di violenza quotidiane nei confronti delle donne, il famoso caso del femminicidio, che sta diventando un evento importante.
Ci sono fatti gravi di violenza sociale che avvengono per le strade come i fatti di Milano dell'altro giorno.
Preoccupiamoci di fare testi di ordini del giorno, non c'è bisogno di fare leggi, e di metterli a disposizione noi stessi nella costruzione di reti con le forze dell'ordine, perché quei fenomeni possano essere al meglio prevenuti e, quando non prevenuti, possano essere adeguatamente repressi.
Penso che queste siano le ragioni per cui non si debba neanche votare oggi questo testo di legge, ma si debba invece convintamente votare quell'ordine del giorno, che invece è contestualizzato agli eventi, al contesto e ai compiti che sono quelli di un Consigliere regionale oggi in Piemonte.



PRESIDENTE

Grazie, collega Manica.
Passiamo all'esame dell'articolato.
ARTICOLO 1 Consigliere Bono, ha l'opportunità della dichiarazione di voto sull'articolo 1, poi, se vuole aggiungere i tre minuti per fatto personale ha cinque minuti per parlare.
La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Poi passando gli interventi uno perde anche un po' lo spirito costruttivo con cui nascono alcune idee, bozze di intervento.
Cercando di riassumere un po' gli interventi che si sono tenuti sicuramente non posso non citare l'intervento della collega Artesio, che ha cercato, secondo me, in un'Aula ormai sempre più sorda e sempre meno attenta a quelli che sono i dibattiti che avvengono in Aula, ma non solo anche quelli che avvengono fuori, di riportare almeno un minimo di realtà.
Cioè, la realtà dei fatti che nel Paese vanno ben oltre a quelle che sono invece le divisioni ideologiche e addirittura forse di fazioni, quindi divisioni faziose.
A me sembra che gli interventi che si sono tenuti non avessero nessun contenuto in sé organicamente spendibile o credibile, non me ne vogliano i colleghi, ma partendo dal collega Gariglio, che si dimentica che il suo partito ha (appunto glielo ha ricordato il collega Marinello) presentato almeno due se non forse tre proposte di legge al Parlamento, quindi già cade il presupposto per cui noi non dovremmo occuparci - lo dico anche alla collega Manica - di questi temi.
Abbiamo perso tantissimo tempo in tantissime discussioni e ricordo che il Capogruppo Reschigna ha richiamato in Aula, cosa che non mai contestato perché fa parte dell'attività politica delle opposizioni, tutti i provvedimenti di legge del PD in Aula per fare ostruzionismo alla proposta di legge della maggioranza di centrodestra in merito all'abolizione del Garante dei detenuti.
Quindi, non mi sento ovviamente di andare a contestare quella che è la legittima attività politica degli altri Gruppi e riterrei che sarebbe il caso forse di fare nello stesso senso verso gli altri Gruppi dell'opposizione.
Poi, il collega Reschigna ha citato tutta serie di motivazioni che sono state tirate fuori dai colleghi della Lega e poi dei Fratelli d'Italia eccetera, che c'entrano poco o nulla con l'argomento in questione.
Gli accadimenti di ieri sera non c'entrano assolutamente nulla Consigliere Carossa, con la proposta di legge oggi in discussione. Se no noi dovremmo legiferare ogni volta pensando a cosa è successo la sera prima: se ho mangiato, per fare un intervento "alla Laus", diciamo così ieri sera la peperonata e non ho digerito, allora cambio la proposta di legge che vado a presentare in Aula la mattina dopo. No. Noi siamo legislatori e dovremmo cercare, nei limiti...
Io ho i miei limiti che riconosco pienamente, dovremmo pensare di legiferare o proporre di legiferare tenendo a mente quello che è un quadro nazionale e anche europeo. Anche europeo.
Ai colleghi che amano - non è il caso della Lega Nord - molto l'Europa nel senso di contesto economico, sociale, normativo e legislativo, voglio ricordare appunto che l'Europa ha. all'interno dei propri Stati, previsto i codici identificativi sulle forze dell'ordine. Ce l'ha la Francia, ce l'ha la Germania, ce l'ha la Gran Bretagna (anche se non fa propriamente parte dell'area euro), ce l'ha l'Olanda, ce l'ha il Belgio, ce l'ha la Svezia, ce l'ha la Norvegia.
Quindi, mi devono spiegare i colleghi della Lega Nord e di Fratelli d'Italia perché questo Paese deve essere sempre diverso dagli altri. Perch negli altri Paesi possono mettere i codici identificativi sulle divise delle forze dell'ordine, e non ci sono parlamentari che vanno a fare discorsi un po' pietosi, mi si consenta, in Aule parlamentari dicendo che i poliziotti potrebbero essere oggetto di rivendicazioni e oggetto di vendette personali, trasversali e quant'altro.
Questo è inaccettabile, è inaccettabile. Perché noi non possiamo fare sempre discorsi di serie B, che ci portiamo dietro dicendo che noi siamo diversi. Lo fanno in Europa e credo che l'Italia sia un Paese democratico civile, avanzato e progredito e lo possiamo fare anche qui.
Tra l'altro, presuppone un concetto alla base che mi sembra quantomeno un po' perverso. Cioè, è come dire che il poliziotto che si mette i codice identificativo sulla divisa sa già che poi andrà a fare un qualche cosa di non legittimo allora teme la ritorsione. È questo il concetto che si potrebbe fare. La stessa cosa si può fare per il manifestante, colleghi Carossa, Montaruli, eccetera...



(Commenti del Consigliere Motta Massimiliano)



PRESIDENTE

Per favore, Consigliere Motta!



BONO Davide

Non si preoccupi, Presidente.
Si può fare la stessa cosa per un manifestante: se un poliziotto o un manifestante va uno a volto scoperto e l'altro va con il codice identificativo, se non fa nulla di male - se non fa nulla di male - non ha nulla da temere, né il manifestante e neanche l'agente delle forze dell'ordine. Questo è un concetto che mi sembra possa essere condiviso da tutti, anche se non lo direte mai al microfono.
Tra l'altro, ricordo che - giustamente, è stato citato da qualcuno che esiste già una legge che preveda appunto il divieto di copertura del volto da parte di manifestanti in riunioni pubbliche. Esiste già. È la legge Reale, la n. 152 del 1975.
Esiste già. Quindi, compiono già un reato e devono essere perseguiti.
Non si può quindi dire che da una parte c'è una normativa e dall'altra invece per gli agenti delle forze dell'ordine non hanno la normativa quindi si chiede di introdurre una normativa per renderli identificabili siano equiparabili. Da una parte, la normativa c'è e non possiamo dire che la Magistratura... O dite che la Magistratura non è capace di fare il suo mestiere (ma forse questo non è il momento più opportuno per dirlo!), fanno il possibile con i mezzi che lo Stato gli dà. Non possono ovviamente andare a perseguire tutti quelli sono incappucciati in alcune manifestazioni che sono sempre, per fortuna, una minima parte in qualunque manifestazione.
Con questa proposta di legge ho inteso presentare al Consiglio regionale una proposta di legge di iniziativa al Parlamento che introduca questi punti.
Non mi si dica che l'opposizione a questo provvedimento non è ideologica, perché lo è.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bono.
La parola alla Consigliera Artesio.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
Come ho già avuto modo di rappresentare all'estensore della proposta di legge, nella condivisione del principio che la proposta di legge persegue chiederei al presentatore di valutare l'opportunità del comma 2, proprio in relazione al fatto che si tratta di una promozione di iniziativa che il Consiglio regionale rivolge verso chi ha titolarità, e credo che il Consiglio regionale faccia bene a pronunciarsi sul tema, ma la titolarità non è del Consiglio regionale.
Il dettaglio del comma 2 è un dettaglio fortemente vincolante, che già solo per esistere potrebbe rendere chi deve assumere l'iniziativa sulla nostra proposta di legge indisponibile, perché definiamo noi quali elementi sanzionatori devono essere applicati. Cosa che non può discendere altro che da un regolamento amministrativo una volta approvato il principio di legge.
L'eventuale imperfezione di questo testo non modifica il mio orientamento a condividerlo, mi sembrerebbe però nell'interesse della stessa iniziativa più opportuno togliere il comma 2.



PRESIDENTE

Grazie, collega Artesio.
La parola alla Consigliera Cerutti.



CERUTTI Monica

Non sto a ripetere quanto ha già detto la collega Artesio. Mi associo a questa richiesta proprio perché non è nostra, cioè non sarà questa la legge, quindi chiederei anch'io al collega se appunto...
Non vedo l'opportunità del comma 2, proprio perché è importante l'affermazione del principio che possa venire da questo Consiglio regionale. Non aggiungo altro.



PRESIDENTE

Grazie, collega Cerutti.
Consigliere Bono, accetta la proposta? La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Ovviamente, sarei stato lieto di poterne discutere in Commissione quindi di accogliere, discutendo, qualunque proposta di emendamento delle colleghe che richiedevano, eventualmente, la votazione di una serie di sanzioni pecuniarie e non detentive.
Vista appunto la particolarità del contesto, accetto di eliminare il comma 2 e di mantenere il comma 1.



PRESIDENTE

La invito ad avvicinarsi al banco della Presidenza per firmare l'emendamento.
Comunico che è stato presentato l'emendamento n. 1) a firma del Consigliere Bono che recepisce la proposta delle colleghe Cerutti ed Artesio.
Emendamento rubricato n. 1) presentato dal Consigliere Bono: 1. Il comma 2 dell'articolo 30 della legge 1 aprile 1981, n. 121 (Nuovo ordinamento dell'amministrazione della Pubblica Sicurezza) è sostituito dal seguente: 2. Il Ministro dell'interno con decreto determina le caratteristiche delle divise degli appartenenti alla Polizia di Stato, ivi compresi i codici identificativi chiaramente visibili, nonché i criteri generali concernenti l'obbligo e le modalità d'uso".
2. Dopo il comma 2 dell'articolo 30 della Legge 121/1981 è aggiunto il seguente: "2 bis. Salvo che il fatto non costituisca più grave reato, l'inosservanza dell'obbligo di utilizzo delle divise con i codici identificativi di cui al comma 2, la copertura o rimozione degli stessi, è punita con la reclusione da tre mesi ad un anno".
Non essendovi richieste di intervento, indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 1).
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 1, nel testo originario.
Il Consiglio non approva.
Prima di passare alla votazione dell'intero testo, dobbiamo procedere all'esame degli ordini del giorno: n. 1004 presentato dai Consiglieri Cattaneo, Reschigna, Montaruli Placido, Leardi, Leo, Gariglio, Carossa, Burzi, Boeti, Botta Franco Maria Novero, Negro e Laus, inerente a "Fatti gravi cantiere TAV Val di Susa.
Ferma condanna violenze" n. 1005 presentato dai Consiglieri Bono e Biolé, inerente a "Condanna sulle violenze delle persone".
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Esprimo una richiesta di condanna unanime di qualunque tipo di violenza sulle persone venga essa da manifestanti e/o da agenti delle forze dell'ordine in relazione alla proposta di legge n. 260, che ho la sensazione che non verrà approvato. All'interno ovviamente c'è un richiamo all'inutilità dell'opera TAV Torino-Lione dal punto di vista tecnico logistico ed economico.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Artesio; ne ha facoltà.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
Credo che se continuassi a svolgere la mia funzione - a cui probabilmente sarò presto rinviata - di insegnante, riuscirei anche a ritrovare quale sia esattamente la costruzione alla quale richiamare sintatticamente questo ordine del giorno.
Intanto trovo che stiamo svolgendo questa nostra discussione all'interno di una forzatura rilevante. La forzatura rilevante è stata discutere di una proposta di legge che aveva tempi e origini puntuali previsioni puntuali, rapportandola al clima particolare che stiamo vivendo e per questo clima particolare giudicare la proposta di legge.
Consegue da quella forzatura il fatto che colleghiamo il voto all'ordine del giorno proposto come primo firmatario dal Presidente dell'Assemblea alla discussione sulla proposta di legge, come se le questioni specifiche che ci riguardano fossero, dal punto di vista della sensibilità rispetto agli episodi di violenza, in qualche modo riconducibili alle decisioni della proposta di legge del Consigliere Bono.
Tempistica, a mio modo di vedere, non solo sbagliata, ma che crea una lima nel quale l'esercizio del giudizio su questo testo viene fortemente condizionato, come se dovendo discutere di questo episodio puntuale, noi dovessimo allineare la sensibilità su questo episodio a quella della proposta di legge.
Seconda questione. Ma si vuole raggiungere l'unanimità nella condanna alla violenza o si vuole invece fare in quest'Aula la conta di coloro che passando dalla denuncia delle violenze devono necessariamente adeguarsi come conseguenza al fatto che la TAV rivesta un'importanza strategica? Come si fa, in un ordine del giorno nel quale si chiede di denunciare i fatti gravi di intimidazione e di scontro che sono avvenuti ad opera di alcuni contro le persone (lavoratori, minacce alle istituzioni eccetera) richiamare il fatto che condannando la violenza si ribadisce l'importanza strategica della TAV? Questo è un modo esplicito per mettere in un angolo chi è contrario storicamente e scientemente alla realizzazione della TAV, che non rinuncia e non rinuncerà a questa contrarietà, a dichiararla e a cercare di costruire adesione intorno alla contrarietà, mettendolo in un angolo perch non votando questo, in automatico, sarà classificato da quest'Aula come qualcuno che tollera e che legittima la violenza.
Questo è uno spingere ad un gioco delle parti al quale non intendo assolutamente prestarmi. Sono contro la TAV e non per questo legittimo le azioni dei violenti, non per questo identifico il movimento contrario alla realizzazione della TAV come un movimento che possa essere in alcun modo assimilato a gesti di violenza o a culture violente.
A questa rappresentazione non mi presto e lascio evidentemente a chi lo ritiene di classificare il mio non voto su questo ordine del giorno nel modo che meglio piacerà.
Credo che la storia delle persone testimoni la coerenza sui giudizi politici e anche la coerenza dei comportamenti personali, ma quest'associazione tra la validità dell'opera e la condanna della violenza non è per me accettabile.



PRESIDENTE

Comunico che, se l'Aula acconsente - ed è irritale che lo proponga il Presidente, però mi sembra evidente dal dibattito che per rimuovere ogni forma di polemica in un momento delicato come questo - che metterò in votazione la parte che ribadisce l'importanza strategica della realizzazione della TAV per parti separate. Così coloro i quali hanno questa comprensibile, legittima e rispettabile posizione e condividessero lo spirito dell'ordine del giorno possono valutare se sostenerlo.
Ha chiesto la parola la Consigliera Cerutti; ne ha facoltà.



CERUTTI Monica

Volevo intervenire su queste questioni e il Presidente del Consiglio mi ha anticipato.
Chiedo una sospensione di qualche minuto per una valutazione complessiva.



PRESIDENTE

Prima della sospensione, darei la parola al Consigliere Ponso.
La parola al Consigliere Segretario Ponso, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



PONSO Tullio

Grazie, Presidente.
Ringrazio e apprezzo l'intervento della collega Artesio, perché mi identifico in quello che ha espresso. Diamo piena solidarietà, come Italia dei Valori, condannando fermamente le azioni violente che questo ordine del giorno esprime al primo punto e solidarietà alle forze dell'ordine, per ribadiamo il nostro intenzione scetticismo a quest'opera, intesa come strategica, che nell'ordine del giorno viene così espressa.
Di conseguenza, daremo semplicemente presenza nella votazione dell'ordine del giorno. Grazie.



PRESIDENTE

I nostri lavori riprendono alle ore 18.25.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 18.21 riprendono alle ore 18.26)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Procediamo con le votazioni.
La prima votazione dell'ordine del giorno n. 1004 riguarderà l'intero testo, tolta la parte "Ribadisce l'importanza strategica di una rapida realizzazione della TAV per lo sviluppo del Piemonte e del Paese", e poi verrà votato nel suo complesso.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Buquicchio; ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Data la possibilità del voto non disgiunto ma per parti separate chiederei cortesemente di poter votare con appello nominale.
Grazie.



PRESIDENTE

Servono tre richiedenti. (Va bene, grazie).
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Cerutti; ne ha facoltà.



CERUTTI Monica

Grazie, Presidente.
Colgo positivamente la disponibilità però, rispetto al testo dell'ordine del giorno, chiederei la votazione per parti separate anche dell'ultimo dispositivo, che recita "Invita", in quanto è compreso anche un concetto di militarizzazione della Valle che noi non possiamo sostenere.



PRESIDENTE

Va bene, possiamo fare due votazioni.
Pongo in votazione l'ordine del giorno ad oggetto: "Fatti gravi cantiere TAV Val di Susa. Ferma condanna violenze", tolta la parte: "Ribadisce l'importanza strategica di una rapida realizzazione della TAV per lo sviluppo del Piemonte e del Paese" e l'ultimo dispositivo: "Invita il Governo nazionale a sostenere le Istituzioni, le forze dell'ordine e la Magistratura per il mantenimento dell'ordine pubblico e la sicurezza della Val Susa e degli agenti, anche nella sfera della vita privata".
Successivamente, sarà posto in votazione l'ordine del giorno nel suo complesso.
Indìco la votazione nominale, per parti separate, sull'ordine del giorno n.
1004, il cui testo recita: "Premesso che: nella scorsa notte un gruppo di 30 persone, a volto scoperto, ha lanciato bombe carta, molotov, bengala e razzi contro il cantiere Tav di Chiomonte bloccando con cavi d'acciaio i cancelli, impedendo l'uscita del personale che stava operando nel cantiere stesso due bombe molotov sono state lanciate contro gli agenti di guardia al cantiere con il rischio di colpire qualcuno il Procuratore Capo di Torino, ha espresso la sua profonda preoccupazione sottolineando la pianificazione tattica e militare dell'azione, definendola una vera e propria azione di guerra Considerato che: la gravità della situazione ha reso necessario convocare d'urgenza per oggi una riunione del Comitato provinciale per l'ordine pubblico e la sicurezza a cui partecipano il Ministro dell'Interno, il Ministro delle Infrastrutture, il Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri e il Vicecapo della Polizia di Stato il grave episodio ha portato alla decisione da parte della Ltf di annullare l'incontro, in programma per domani, con la cittadinanza per una definizione e condivisione sulla materia degli espropri Il Consiglio regionale del Piemonte condanna fermamente le azioni violente e rinnova la piena solidarietà alle Forze di Polizia che agiscono con competenza, professionalità e spirito di sacrificio esprime la piena solidarietà alle lavoratrici e ai lavoratori del cantiere Tav, che nello svolgimento della loro attività corrono gravi rischi per la propria incolumità si impegna a contribuire a sostenere una politica ferma per rafforzare la legalità e i diritti delle comunità".
L'esito della votazione è il seguente: presenti 45 Consiglieri votanti 41 Consiglieri hanno votato SÌ 38 Consiglieri hanno votato NO 3 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 4 Consiglieri Il Consiglio approva.
Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 1004, sempre per appello nominale, integrato con le parti che avevamo tolto, quindi con nella sua stesura originale.
Indìco la votazione nominale sull'ordine del giorno n. 1004, il cui testo recita: "Premesso che: nella scorsa notte un gruppo di 30 persone, a volto scoperto, ha lanciato bombe carta, molotov, bengala e razzi contro il cantiere Tav di Chiomonte bloccando con cavi d'acciaio i cancelli, impedendo l'uscita del personale che stava operando nel cantiere stesso due bombe molotov sono state lanciate contro gli agenti di guardia al cantiere con il rischio di colpire qualcuno il Procuratore Capo di Torino, ha espresso la sua profonda preoccupazione sottolineando la pianificazione tattica e militare dell'azione, definendola una vera e propria azione di guerra Considerato che: la gravità della situazione ha reso necessario convocare d'urgenza per oggi una riunione del Comitato provinciale per l'ordine pubblico e la sicurezza a cui partecipano il Ministro dell'Interno, il Ministro delle Infrastrutture, il Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri e il Vicecapo della Polizia di Stato il grave episodio ha portato alla decisione da parte della Ltf di annullare l'incontro, in programma per domani, con la cittadinanza per una definizione e condivisione sulla materia degli espropri Il Consiglio regionale del Piemonte condanna fermamente le azioni violente e rinnova la piena solidarietà alle Forze di Polizia che agiscono con competenza, professionalità e spirito di sacrificio esprime la piena solidarietà alle lavoratrici e ai lavoratori del cantiere Tav, che nello svolgimento della loro attività corrono gravi rischi per la propria incolumità ribadisce l'importanza strategica di una rapida realizzazione della Tav per lo sviluppo del Piemonte e del Paese si impegna a contribuire a sostenere una politica ferma per rafforzare la legalità e i diritti delle comunità invita il Governo nazionale a sostenere le istituzioni, le forze dell'ordine e la Magistratura per il mantenimento dell'ordine pubblico e la sicurezza della Val Susa e degli agenti, anche nella sfera della vita privata " L'esito della votazione è il seguente: presenti 40 Consiglieri votanti 40 Consiglieri hanno votato SÌ 40 Consiglieri Il Consiglio approva.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Artesio; ne ha facoltà.



ARTESIO Eleonora

Soltanto per consegnare ai verbali un tentativo di coerenza personale.
Per le stesse ragioni per le quali ho ritenuto che la discussione su quest'ordine del giorno, nel quale avevo anche tentato di esercitarmi in emendamenti che materialmente non hanno avuto il tempo di costituirsi nella solidarietà con altri colleghi, proprio per la condizione nella quale svolgiamo questa discussione, e quindi per i collegamenti impropri tra la discussione precedente e questa situazione, non parteciperò neanche al voto sull'ordine del giorno del collega Bono, ancorché contenga principi che sono condivisibili, come la necessità e il diritto di proseguire nella rappresentazione delle ragioni contrarie alla realizzazione del TAV.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Chiedo se è possibile, se sono ancora nei tempi, di emendare il mio ordine del giorno.



PRESIDENTE

Cosa vorrebbe fare?



BONO Davide

Accolgo la richiesta della collega Artesio e tolgo il riferimento all'Alta Velocità, ai cantieri Torino-Lione.



PRESIDENTE

Va bene. Dovrebbe avvicinarsi al banco della Presidenza per firmare le modifiche.



BONO Davide

Quindi non c'è più nessun riferimento all'Alta Velocità, ma rimane la condanna contro ogni forma di violenza, da qualunque parte provenga.
Grazie.



PRESIDENTE

Quindi togliamo le parole: "Considerato che il TAV è un'opera inutile e, anzi dannosa, dal punto di vista tecnico, logistico ed economico".



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Scusate. Prima di porre in votazione l'ordine del giorno, il proponente ha diritto, soggettivamente, di modificarlo come meglio crede.
Il Consigliere Bono è il primo firmatario di questo documento ed è sua facoltà, prima che sia posto in votazione, apportare delle modifiche.
Poiché ha accolto una proposta della Consigliera Artesio, l'ha così modificato.
Adesso formalmente firmerà la modifica, quindi ditemi qual è il problema.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Carossa; ne ha facoltà.



CAROSSA Mario

Innanzitutto volevo chiedere se poteva leggerlo e poi c'è una grande difficoltà, parlo del sottoscritto, non so se vale anche per gli altri Consiglieri.
Se ho capito bene, non parteciperei al voto di questo ordine del giorno, però - mi permetta, Presidente - se non partecipiamo, non tanto il sottoscritto quanto la maggioranza, mancherebbe il numero legale. Noi invece vorremmo sicuramente votare contro la proposta di legge del primo firmatario Bono.
Mi spieghi solo questo bene, perché abbiamo passato alcune ore di tempo tediando i funzionari e gli impiegati presenti, però non vorrei accelerare di colpo, perché forse abbiamo già fatto un errore - e sono consapevole nella prima votazione, perché forse, con questi cambiamenti dell'ultima ora (non è colpa di nessuno) avremmo dovuto votare contro il testo emendato e stralciato, e invece avremmo dovuto votare - e avremmo voluto votare, come abbiamo fatto - a favore del testo completo.
Non vorremmo incorrere in un altro errore.
Questa è una mia mancanza, perché arrivo fino lì, però vorrei chiedere comprensione e capire bene.
Grazie.



PRESIDENTE

Lungi da qualsiasi valutazione politica, le dico che è illogico, per chi vuole votare un ordine del giorno, non votare la parte dell'ordine del giorno che poi viene integrata. Questa non è una valutazione: è semplicemente una considerazione tecnica. Il voto ormai è stato svolto e l'ordine del giorno è stato approvato nella sua integrità, peraltro all'unanimità. E questo è un fatto.
Per quanto attiene all'ordine del giorno del Consigliere Bono (che adesso leggo), il Consigliere stesso aveva diritto a modificarlo, e l'ha fatto prima.
Per quanto riguarda la questione del numero legale, non c'è niente da fare, perché purtroppo dovrebbe esserci un accordo unanime dell'Aula, per mi sembrerebbe quantomeno anomalo, in un'Aula parlamentare, fare un accordo preventivo su un esito di un voto. La vedrei un po' tirata, dal mio punto di vista.
Pertanto, delle due l'una: o si garantisce tecnicamente il numero legale su quest'ordine del giorno, oppure aspettiamo mezz'ora, o - ancora votiamo il testo, come primo atto, martedì prossimo. Si può dare la presenza, insomma conoscete il mestiere sicuramente meglio di me.
Ha chiesto la parola il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Grazie, Presidente.
Ho ricordato qualche tempo fa in un dibattito in quest'Aula cosa mi capitò all'inizio della mia esperienza di semplice Consigliere comunale nella mia città. Era il 1975...



(Commenti del Consigliere Burzi)



RESCHIGNA Aldo

Non ti interessa, ma fa niente! Erano tempi in cui, quando la sinistra presentava un ordine del giorno sulla guerra in Vietnam, la Democrazia Cristiana presentava un ordine del giorno contro l'invasione della Cecoslovacchia, ed erano entrambe due questioni sbagliate.
Voglio dire che noi votiamo contro l'ordine del giorno del Consigliere Bono, non perché nell'ordine del giorno ci siano delle questioni che non siano assolutamente condivisibili, ma perché nel contesto in cui si è sviluppata questa discussione, oggi, rispetto a quello che è avvenuto questa notte in Val di Susa, è come se noi parlassimo d'altro. È come se noi parlassimo d'altro e io credo che, invece, in questo momento, ognuno responsabilmente, nel pieno rispetto di tutte le posizioni, è giusto che si assuma le proprie responsabilità.
Nel momento in cui il Consiglio regionale ritiene di dover spendere una posizione rispetto a quello che è successo stanotte in Val di Susa, noi non possiamo parlare in termini astratti del diritto, che è assolutamente sancito dalla Costituzione, a manifestare, ad essere contro qualunque tipo di violenza, perché è come se noi rispondessimo con un linguaggio generico e generale ad un fatto concreto che è avvenuto.
Per queste ragioni, votiamo contro l'ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carossa.



CAROSSA Mario

Voglio chiedere nuovamente se può leggere il testo dell'ordine del giorno.
Dopodiché, chiedo se è ancora possibile fare una dichiarazione di voto sul testo modificato.



PRESIDENTE

Va bene. Non è prevista la dichiarazione di voto; farà un intervento di merito.
Ha chiesto la parola il Consigliere Buquicchio; ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Semplicemente per farle la richiesta di prima, e cioè, anche per quest'ordine del giorno, chiedo la votazione per appello nominale.



PRESIDENTE

Occorre la richiesta di tre Consiglieri regionali. Grazie.
L'ordine del giorno presentato dai Consiglieri Bono e Biolé recita: Premesso che la proposta di legge 260 al Parlamento nazionale chiede l'introduzione di codici identificativi per le divise degli appartenenti alle forze dell'ordine l'inserimento del codice identificativo sulle divise delle forze dell'ordine avrebbe una funzione fondamentale di tutela per gli Agenti, con aumento del prestigio e credibilità delle stesse forze dell'ordine spesso succede che piccoli gruppi di manifestanti hanno compiuto violenze ingiustificate a volte ci sono state violenze illegittime da parte delle forze dell'ordine che non sono state perseguite dalla magistratura in quanto non erano identificabili i soggetti materialmente autori fermo restando il diritto ad esprimere dissenso - la violenza sulle persone è sempre e comunque da condannare non esiste il reato di tortura in Italia Il Consiglio regionale Riconosce il diritto dei cittadini a manifestare il proprio dissenso e condanna l'uso della violenza sulle persone, da chiunque essa provenga".
Ha chiesto la parola il Consigliere Carossa; ne ha facoltà.



CAROSSA Mario

stato assolutamente sufficiente la lettura che ci ha dato per esprimere un voto assolutamente - e sottolineo assolutamente - contrario a quest'ordine del giorno.



PRESIDENTE

Grazie, collega Carossa.
Verrà posto in votazione l'ordine del giorno testé letto, così come modificato dai proponenti.
Indìco la votazione nominale sull'ordine del giorno n. 1005, testé letto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 46 Consiglieri votanti 45 Consiglieri hanno votato SÌ 4 Consiglieri hanno votato NO 41 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Non intendo procedere al voto finale sulla proposta di legge n. 260, poich la stessa è formata da un unico articolo, su cui l'Aula si è già espressa con voto contrario. Pertanto, di prassi, la proposta di legge n. 260 è respinta.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.42)



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