Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.342 del 09/04/13 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COMBA



(Alle ore 14.32 il Vicepresidente Comba comunica che la seduta avrà inizio alle ore 15.00)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



(Alle ore 15.00 il Presidente Cattaneo comunica che la seduta avrà inizio alle ore 15.30)



(La seduta ha inizio alle ore 15.31)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Cota, Formagnana, Motta Massimiliano e Spagnuolo.
Il numero legale è 29.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Esame proposta di deliberazione n. 228, inerente a "Piano regionale di razionalizzazione delle partecipazioni regionali"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare la proposta di deliberazione n. 228, di cui al punto 5) all'o.d.g.
Ricordo che il provvedimento è stato licenziato a maggioranza dalla I Commissione il 7 dicembre 2012.
Sul testo è stato presentato un numero significativo di emendamenti.
Trattandosi di una proposta di deliberazione, non è prevista la relazione.
Ha chiesto la parola la Giunta regionale; prego, Assessore Ghiglia.



GHIGLIA Agostino, Assessore ai rapporti con società a partecipazione regionale

Grazie, signor Presidente.
Gentili Consiglieri, volevo fare una breve introduzione del provvedimento molto complesso ed articolato.
Vorrei innanzitutto ringraziare l'Assessore Maccanti per l'importante lavoro che ha condotto in questi mesi, rispetto ad una materia estremamente complessa, estremamente corposa ed estremamente delicata.
L'Assessore Maccanti ha fatto un grande lavoro, anche se ci troviamo soltanto di fronte ad una deliberazione di indirizzo: un grande lavoro di razionalizzazione e di dismissione di un sistema. Quello delle partecipate della Regione Piemonte è un argomento estremamente complesso, diversificato e disorganico e, se mi consentite, irrazionale, che si è costantemente stratificato nel corso dei decenni.
Cercherò di essere sintetico, leggendo degli appunti, perché, come avrete avuto modo di vedere, la delibera è molto lunga, sia nella parte introduttiva sia nel dispositivo.
Il presente piano di razionalizzazione delle partecipazioni regionali portato quest'oggi all'attenzione del Consiglio, mira a definire una programmazione strategica che, individuando obiettivi, metodi e strumenti prevede una riorganizzazione organica ed efficace del portafoglio azionario in capo alla Regione Piemonte.
La necessità di tale riforma deriva da due fattori fondamentali: da un lato vi sono le limitazioni che il legislatore comunitario e nazionale ha introdotto, ponendo forti limiti all'impiego dello strumento societario da parte dell'Ente pubblico; dall'altro, non si può nascondere, occorre prendere contezza della difficile e preoccupante situazione dei conti regionali che, tra l'altro, pagano una congiuntura economica pesantemente sfavorevole.
L'elenco, in breve, delle criticità. Anche se è difficile fare un quadro esaustivo del contesto operativo, mi limito a porre alla vostra attenzione alcuni elementi di criticità riscontrati nell'ambito della disamina di questo provvedimento e della situazione di tutte le nostre partecipate.
La dispersione: azioni scomposte e prive di coordinamento a supporto delle strategie regionali. Nel corso degli anni abbiamo visto nascere a fungo partecipazioni, che venivano o direttamente dalla Regione, o partecipazioni rispetto ad iniziative diversificate. Ricordo a me stesso che la prima volta che parlai - io stesso - di revisione e di razionalizzazione delle partecipate regionali, correva l'anno 1996.
stato particolarmente opportuno il lavoro dell'Assessore Maccanti come è stato anche opportuno, anche a causa delle contingenze esterne iniziare oggi un percorso che ci dovrà portare, a mio avviso, alla semplificazione, alla razionalizzazione e all'accorpamento.
Seconda criticità è la stratificazione: più enti e società che operano nei medesimi ambiti operativi, arrivando talvolta ad una sorta di concorrenza interna, non sempre virtuosa e non sempre funzionale agli obiettivi da cui si era partiti.
La frammentazione: realtà spesso troppo piccole, quindi non idonee a raggiungere gli obiettivi del loro oggetto sociale.
L'iper-partecipazione, ossia l'eccessivo aumento delle partecipazioni dirette ed indirette.
La sovrapposizione, in qualche modo gemello della stratificazione e una carenza di monitoraggio e di controllo, cioè di strumenti regionali di monitoraggio e di controllo rispetto all'utilità delle attività nel corso degli anni, non il controllo inteso esclusivamente come modello di efficienza e virtuosità della partecipata a cui ti riferivi, ma controllo rispetto all'efficacia dell'attività della partecipata medesima.
Il nostro auspicio, quindi, è di adottare una legge quadro di riordino e di regolamentazione di questo sistema.
Qualche accenno importante al quadro normativo di riferimento.
Anche in questo caso è difficile descrivere con dovizia di particolari tutti i passaggi normativi che hanno interessato il settore. Nel ricordare le tappe salienti, è utile iniziare la disamina con il cosiddetto Decreto Bersani del luglio 2006, che introdusse il divieto, per le società partecipate, di operare in modo generalizzato sul mercato, riducendo l'ambito operativo nell'alveo dell'esclusività a favore dell'azionista pubblico, in ottemperanza al principio di attività prevalente e dell'oggetto sociale unico.
Le tappe successive hanno posto limiti al finanziamento delle società pubbliche, hanno sancito un tetto massimo per i compensi degli organi amministrativi e hanno obbligato ad operare ingenti riduzioni di spesa e aumentato i controlli sulle spese del personale e di funzionamento. Non si possono ignorare, in tal senso, gli sforzi messi in campo dalla Regione Piemonte nel perseguire tali obiettivi: un processo virtuoso che, tuttavia intende superare di slancio le residue criticità riscontrate nel sistema.
Il quadro normativo non può, comunque, non analizzare gli effetti della legge 135 del 7 agosto 2012, la cosiddetta spending review.
All'articolo 4, comma 1, si prevede la riduzione delle società direttamente o indirettamente controllate, qualora il loro fatturato sia costituito per oltre il 90% da prestazioni di servizi alla Pubblica Amministrazione.
Duplice alternativa di modalità: uno, lo scioglimento delle società entro il 31 dicembre 2013, oppure, in alternativa, l'alienazione dell'intera partecipazione detenuta entro il 30 giugno 2013, mediante procedura ad evidenza pubblica.
Rientrano, in questo comma, l'IPLA, IMA Piemonte e Sviluppo Piemonte Turismo.
L'ipotesi di alienazione determina la contestuale assegnazione alla società privatizzata del servizio in precedenza gestito, per un periodo di cinque anni non rinnovabile.
Comma 2: in caso di inadempimento, la società non potrà ricevere nuovi affidamenti né vederli rinnovati. L'Ente controllante dovrà quindi acquisire i servizi, se non prodotti al suo interno, sul mercato, tramite Consip o Società di Committenza Regionale.
Il comma 3 prevede alcune esclusioni rispetto ai commi 1 e 2, ossia sono esentate, da questo regime, le società che gestiscono servizi di interesse generale; le società che svolgono prevalentemente compiti di centrali di committenza; le società finanziarie regionali; le società che gestiscono banche dati strategici per conseguire obiettivi economico finanziari, per tutelare la privacy e per ottenere aiuti comunitari nel settore agricolo; le società costituite per Expo 2015; le società per le quali si dimostra l'inefficacia o l'inutilità del ricorso al mercato previo parere obbligatorio e vincolante dell'Antitrust. In linea teorica in questa sottospecie potrebbero ricadere anche IPLA, IMA e Sviluppo Piemonte Turismo.
I commi 4 e 5 sempre della spending review prevedono la riduzione degli organi societari, il numero dei componenti dei Consigli d'Amministrazione.
Rientrano nel primo caso le società controllate dalle Pubbliche Amministrazioni con fatturato per oltre il 90% da affidamenti pubblici quindi massimo tre membri nel Consiglio d'Amministrazione di IPLA, IMA Sviluppo Piemonte Turismo, Finpiemonte e SCR.
Il secondo caso prevede: società a totale partecipazione pubblica; tre o cinque membri a seconda della rilevanza e/o della complessità delle attività svolte.
Comma 8. L'affidamento diretto potrà avvenire solo a favore di società a capitale interamente pubblico e solo per beni o servizi di valore non superiore ai 200 mila euro a decorrere dal 1° gennaio 2014.
I commi 9 e 11 prevedono la limitazione delle assunzioni: le assunzioni sono limitate per il controllato nella stessa misura che per il controllante fino al 31 dicembre 2015. Rapporti di lavoro a tempo determinato o a contratto, solo entro il limite del 50% della spesa sostenuta per tali finalità nell'anno 2009. Fino al 31 dicembre vietati incrementi al trattamento economico delle società.
Per arrivare alla conclusione di questo mio breve prologo, vorrei sintetizzare per frasi le conclusioni che vengono riportate nella deliberazione in oggetto.
Contenimento dei costi; definizione di politiche regionali che indirizzino l'investimento delle risorse verso obiettivi strategici riequilibrio durevole tra risorse impiegate e finalità amministrative principi di efficienza e di efficacia nell'agire amministrativo massimizzazione dei proventi; percorso trasparente, tramite procedura di evidenza pubblica, advisor, valore di mercato delle azioni, proprietà immobiliari, know how, eccetera; garanzia dei livelli di occupazione e di ricollocazione; revisione dei programmi di spesa e di trasferimento regionali verso le società partecipate; ridefinizione degli assetti e delle governance; introduzione di strumenti di programmazione e controllo.
Trasparenza nel reclutamento futuro del personale; il tetto di retribuzione per ogni governance; acquisizione di beni e servizi verso terzi con percorsi di evidenza pubblica; affidamenti esterni sul sito composizione stragiudiziale delle liti; riduzione di spesa di rappresentanza e di relazioni pubbliche.
Governance: un tetto massimo di cinque componenti nei Consigli d'Amministrazione e, come già accennato prima una relativa riduzione di compensi.
Controlli e supervisione: un monitoraggio non solo ex post, ma attuale sistemico e puntuale che impedisca un utilizzo distorto delle risorse trasferite attraverso relazioni semestrali di attività, attraverso un flusso informativo costante e puntuale e anche attraverso la revoca degli amministratori in caso di mancato rispetto delle indicazioni strategiche.
L'apertura ai privati, partenariato pubblico-privato che dovrà garantire investimenti e apporto do know how tecnico e operativo.
Per il momento, mi fermo qua. Forse sono stato un po' lungo, non vorrei essere stato eccessivamente didascalico, ma poiché la deliberazione era molto corposa, mi sembrava utile ripercorrere i temi generali, ma soprattutto i punti essenziali su cui ovviamente, se vorrete articolerete la discussione. Grazie.


Argomento: Ordine pubblico e sicurezza

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale inerente a busta esplosiva recapitata alla redazione del quotidiano La Stampa il 9 aprile 2013


PRESIDENTE

Prima di aprire il dibattito generale, sospendo un attimo la trattazione di questo punto in oggetto per una comunicazione.
stata consegnata una busta esplosiva alla redazione del quotidiano La Stampa. All'interno del plico recapitato alla sede della redazione di Torino vi era un sistema meccanico in grado di innescare un ordigno che fortunatamente, non ha funzionato. Sul posto ci sono gli artificieri della Digos.
Secondo gli investigatori, questo ordigno era tecnicamente in grado di esplodere e il pacco bomba ha rischiato di fare una strage.
Mi sono sentito in dovere - e ve lo comunico - appena ho appreso questa notizia, al Direttore de La Stampa, all'intera redazione e ai collaboratori a qualsiasi titolo ho espresso la solidarietà del Consiglio regionale e mia personale e ovviamente lo sdegno più profondo per questo fatto increscioso.
Chiedo scusa, in particolare all'Assessore, per aver interrotto la trattazione del punto, ma ritenevo che fosse importante dare questa comunicazione. Grazie.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Esame proposta di deliberazione n. 228, inerente a "Piano regionale di razionalizzazione delle partecipazioni regionali" (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame della proposta di deliberazione n. 228, di cui al punto 5) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Reschigna.



RESCHIGNA Aldo

Grazie, Presidente.
Vorrei cominciare il mio intervento ponendo una domanda all'Assessore Ghiglia.
Assessore, lei ritiene ancor oggi attuale una proposta di deliberazione al Consiglio regionale di razionalizzazione delle partecipazioni? Le faccio questa domanda per una semplice ragione: il tema è stato innestato oltre un anno fa con una norma contenuta nella legge finanziaria del 2012, una norma che veniva dopo serie una di proposte e che il nostro Gruppo regionale aveva presentato in quell'ambito e in quel provvedimento in discussione, tendente a individuare alcuni filoni dentro i quali procedere ad una riorganizzazione e razionalizzazione delle partecipazioni.
In quella sede, la norma venne poi approvata con un articolo alla legge finanziaria che impegnava la Giunta regionale a prevedere, entro il mese di maggio e giugno (se non ricordo male) 2012, la presentazione al Consiglio regionale di una proposta di razionalizzazione delle partecipazioni.
Potrei dire che da allora molta acqua è passata sotto i ponti e che i tempi di discussione in I Commissione e di calendarizzazione della discussione in Aula sono stati tempi che probabilmente rendono, dal nostro punto di vista, poco attuale il provvedimento che stiamo esaminando.
Ci sembra che questo provvedimento, una manutenzione del sistema delle società e delle partecipazioni regionali, non abbia una capacità di entrare fino in fondo per delineare gli scenari futuri.
un provvedimento di manutenzione che per alcune parti è condivisibile. Noi condividiamo certamente il tema di una razionalizzazione delle società che gestiscono i parchi tecnologici; non condividiamo (di questo avevamo avuto modo di parlare con l'allora Assessore Maccanti) quella parte della proposta di deliberazione che prevede la possibilità di assegnare il patrimonio immobiliare dei parchi a patrimoni destinati.
"Patrimonio destinato", all'interno della normativa del Codice Civile e del diritto commerciale, è la possibilità di creazione di rami di business precisi, individuati all'interno di società che mantengono più mission e più filoni di attività e che vedono la partecipazione da parte di alcuni soggetti unicamente legati a quel tipo di vincolo.
Se oggi si vuole fare, finalmente, un ragionamento serio sui fondi comuni immobiliari, quelli che appartengono al patrimonio disponibile della Regione e non quelli che prevedono l'intervento sul patrimonio indisponibile della Regione, forse varrebbe la pena affrontare il tema di un possibile coinvolgimento anche di quel patrimonio immobiliare che non rappresenta l'elemento centrale dell'attività dei parchi tecnologici all'interno di quel tipo di attività.
Così come noi condividiamo, sia ben chiaro, quello che lei ha definito il tentativo di far uscire dalla dimensione locale alcune società di intervento, sia che riguardino il tema della logistica, sia che riguardino il tema degli interventi sulle aree industriali, sia che riguardino il tema relativamente ai parchi tecnologici.
Tuttavia, riteniamo questo provvedimento, che noi consideriamo rispetto agli scenari e ai problemi che oggi l'Amministrazione regionale del Piemonte dovrebbe affrontare, un po' timido. Non è stato affrontato il tema fondamentale, che pure era stato oggetto di discussione all'interno di quest'Aula, legato alle due finanziarie regionali. Mi rendo conto che rispetto alla situazione attuale e al fatto che a Finpiemonte S.p.A. ancora oggi è affidata alla gestione di molte leggi regionali, questo rende impraticabile un percorso di riunificazione delle due finanziarie regionali, ma si tratta di un nodo strategico. Alcune scelte contenute all'interno della proposta di deliberazione avevano ancora dei punti in sospeso perché attendevano, sostanzialmente, determinazioni in capo ad assemblee, ragion per cui erano aperti scenari diversi sotto questo aspetto.
Vi sono alcuni temi, che noi riporremmo anche in alcune attività emendative, che riguardano il modo attraverso il quale vengono rivisitati i rapporti tra partner pubblico e partner privato all'interno di alcune società miste all'interno della Regione. Non sono più i tempi attraverso i quali il rapporto può essere unicamente di partecipazione al capitale e di utilizzazione dei proventi delle attività. Vi sono alcuni nodi che consideriamo di non poter condividere: IPLA in primis. Qui la scelta è molto netta, non è il tentativo di creare una possibilità di collocazione sul mercato di IPLA. Mi sembra che all'interno della deliberazione si vada in termini molto espliciti verso la liquidazione dell'ente strumentale.
Forse, allora, la questione importante è nella visione che noi esprimiamo di una Regione più leggera e più leggera non solo rispetto alla propria organizzazione interna, ma più leggera anche nell'articolazione che oggi è rappresentata da enti strumentali, da società e quant'altro. Forse andrebbe rimesso mano a questo tema. Un anno è un periodo di tempo che ha già rappresentato, e ci sta rappresentando, una condizione più difficile del bilancio della Regione e dei conti della Regione.
Avremo modo di ritornare su molti di questi punti, anche ragionando su alcuni emendamenti che abbiamo presentato. Tuttavia, il tempo trascorso dal licenziamento del provvedimento da parte della I Commissione all'odierna discussione in Aula forse meritava, e lo pongo anche all'interno di questa discussione generale, un'ulteriore pausa di riflessione da parte di tutti Giunta e Consiglio regionale, con un obiettivo molto preciso: rivedere entro 15 giorni, non entro tempi biblici se, come noi riteniamo, esista oggi la necessità di costruzione di scenari più coraggiosi che tutelino le persone, tutelino le professionalità, ma che abbiano, sostanzialmente, come obiettivo, quello di dimostrare non un'operazione di manutenzione, ma un intervento più forte e radicale.
Già che ci siamo, avanziamo un'altra questione. È inutile che noi stiamo affrontando, a partire dalla discussione odierna, il tema della riduzione del numero delle società, quando non riusciamo a comprendere in quale logica la finanziaria regionale, la Finpiemonte Partecipazioni, si stia muovendo. E, in modo particolare, in quale logica e per quale logica la finanziaria regionale debba partecipare ad un settore come quello della costruzione degli impianti di termovalorizzazione, al di fuori da qualunque strategia regionale. Diamoci alcune regole.
Noi non crediamo - è già stato oggetto di interventi anche da parte di colleghi del nostro Gruppo durante sedute precedenti del Consiglio regionale su fatti specifici - accettabile che, nel momento in cui la Regione è impegnata in un'operazione di riduzione del numero dei soggetti si vada verso nuove aperture di nuove società su settori che noi non consideriamo strategici o, perlomeno, rispetto ai quali non consideriamo così rilevante il ruolo della finanziaria regionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Cerutti; ne ha facoltà.



CERUTTI Monica

Grazie, Presidente.
Anch'io voglio portare delle considerazioni, perché credo che questo sia un atto molto importante per il Consiglio regionale, per la Regione come ente e come realtà anche di carattere economico.
Da questo punto di vista, le prime considerazioni che avanzo in sintonia con il Capogruppo Reschigna sono quelle di considerare questo atto, forse, bisognoso di un aggiornamento, non soltanto in relazione al passaggio di testimone tra un Assessore e il suo successore, ma proprio perché la situazione al contorno si è modificata. Questo atto era nato con la volontà, effettivamente, di procedere ad una razionalizzazione, ma molto spinto da contingenze del momento.
Contingenze collegate all'applicazione di imposizioni derivate dalla legislatura nazionale e, in particolare, alle imposizioni della spending review approvata dal Consiglio dei Ministri l'anno scorso.
Noi auspicavamo che si potesse, da subito, avviare a livello nazionale una revisione della stessa spending review in modo da comprendere quali potevano essere i nuovi riferimenti, in modo da poter mettere sotto osservazione o, comunque aver modo di rivedere un'impostazione che certamente noi non condividiamo.
Così sappiamo non essere. Abbiamo come riferimento, in questo momento la spending review, ma sappiamo che le condizioni economiche al momento sono cambiate, sono anche fortemente peggiorate e non ci si può permettere di fare semplicemente un'azione che il collega Reschigna definiva di manutenzione, ma a nostro avviso sembra essere di classificazione. Nel senso che la consideriamo una carrellata delle tante partecipazioni regionali che vengono riprese in questo atto.
Lo stesso Assessore ha detto che questo atto è, al momento, di solo orientamento. Forse, a questo punto, sarebbe meglio avere già qualcosa di più. Voglio anche sgomberare il campo dal fatto che - chi come me appartiene a quella che può essere una forza più di sinistra - si voglia semplicemente adottare un approccio di carattere conservativo. In realtà anche noi riteniamo che sia importante mettere mano all'organizzazione generale delle partecipate, anche qui senza voler usare delle immagine abusate, considerando il fatto che, in realtà, è necessaria una razionalizzazione, ma è necessario ripensare questa società anche nell'ottica di favorire lo sviluppo piemontese.
A questo punto, crediamo che nell'atto ci siano ancora dei nodi molto importanti da affrontare. Prima il collega chiedeva una sospensione, ma il nostro suggerimento è che l'atto venga rimandato in Commissione in modo che ci possa essere la possibilità di ridiscuterlo con il nuovo Assessore a situazione variata.
Ci sono tantissime realtà che vengono prese in considerazione, ma noi crediamo che manchi un filo rosso, manchi quella che può essere, da parte della Regione, l'individuazione di settori effettivamente strategici rispetto ad altri che, invece, non sono considerati tali.
Al di là di alcune scelte puntuali, che sono quelle che in parte venivano già ricordate, per esempio collegate all'IPLA, in questo momento si evince che, se non arriveranno indicazioni diverse, verrà applicata la spending review, proprio perché l'IPLA rientra, nell'impostazione della delibera, fra quelle società il cui fatturato è costituito, per oltre il 90%, da prestazioni di servizi alla Pubblica Amministrazione, per la quale si dice di passare allo scioglimento o all'alienazione, entro il 30 giugno.
Più volte abbiamo discusso con il suo predecessore sul fatto che l'IPLA si occupa di un settore molto importante, strategico, che fa riferimento a quella che viene chiamata la green economy, di cui spesso ci si riempie la bocca, e che, pertanto, si sarebbe dovuto percorrere un'altra strada (quella della deroga), considerando il fatto che questa società non pu essere posta in modo efficace ed utile sul mercato. Il ricorso al mercato cioè, non è efficace ed utile proprio per il tipo di attività che essa porta avanti.
Le considerazioni fatte in passato, per non percorrere la strada della deroga, sono state quelle di considerare che, dal punto di vista economico la Regione non è in grado di sostenere quelle attività. Si tratta, cioè, di attività che verrebbero commissionate ad altri soggetti, proprio perché non sono sostituibili o sono, comunque, attività che fanno parte del core business regionale, sul fronte ambientale.
Una possibilità poteva essere quella di fondere l'IPLA e raggrupparla con altre realtà che si occupano di ambiti simili, come Pracatinat, CReSO e Tenuta Cannona. Magari l'Assessore ha in mente altre possibilità, ma se in un piano così generale non si effettuano scelte sostanziali, non vediamo perché una delle poche scelte decisive debba essere relativa ad una struttura che ha un suo perché.
Un altro esempio è 5T: nell'atto che è a nostre mani si parla dell'accorpamento all'interno della Società regionale per l'innovazione digitale in Piemonte. Questo è ancora un retaggio del vecchio disegno di legge (non sappiamo se è ancora attivo) presentato dal suo predecessore (l'ex Assessore Giordano) in un altro campo, dove si parlava di una riorganizzazione e, in parte, privatizzazione del CSI Piemonte.
Ma, anche qui, non conosciamo le indicazioni del nuovo Assessore pertanto, attualmente, la Società regionale per l'innovazione digitale in Piemonte non esiste, almeno relativamente alle considerazioni attuali, e di conseguenza, non comprendiamo come si possa fare riferimento all'interno di un atto che dovremmo andare a votare.
Queste sono alcune delle considerazioni che potrei ancora sviluppare su altri fronti.
Mi si permetta solo di dire che, anche rispetto al tema molto delicato dei parchi tecnologici e degli incubatori, la riflessione deve essere molto puntuale e non ci si può permettere di dire semplicemente: "In prospettiva".
Rispetto ad altre partecipate, poi, si fa semplicemente una classificazione - come dicevo inizialmente - suddividendole tra logistica e trasporti, finanza, turismo, territorio.
In merito alla famosa TNE, ad esempio, rispetto alla quale in passato abbiamo avuto posizioni abbastanza simili (da questo punto di vista, forse varrebbe la pena un supplemento di riflessione, per comprendere), viene pensata semplicemente un'aggregazione sotto la voce "territorio", quando probabilmente varrebbe la pena fare qualche considerazione in più (sappiamo che su TNE ci sono stati degli sviluppi recenti).
Questo per dire che, in quest'atto che ormai risulta obsoleto, occorre apportare idee o confronti costruttivi, che possano provare a fornire qualche indicazione ad una situazione regionale che non è particolarmente semplice, in una logica che non sia quella di fare cassa (non mi sembra quella da portare avanti), ma certamente di razionalizzare (razionalizzare i Consigli di Amministrazione) e noi certamente, da questo punto di vista ci siamo.
Occorre avere, però, un'idea strategica più complessiva, che francamente, in questo momento, stentiamo a vedere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Angeleri.



ANGELERI Antonello

Grazie, Presidente.
Anch'io, come l'Assessore Ghiglia, voglio esprimere un ringraziamento nei confronti dell'Assessore precedente (se me lo consente l'attuale Assessore), per il lavoro che ha svolto con grande professionalità e - devo dire - in questa occasione, anche con grande coraggio.
Ovviamente, rivolgo anche un ringraziamento a lei, Assessore Ghiglia per aver portato, con lo stesso coraggio, questa proposta di deliberazione all'interno del Consiglio regionale, per la discussione.
Quando in un Consiglio regionale si devono dare dei contributi, aiutare delle aziende o associazioni, correttamente e giustamente è molto facile.
Quando, invece, si parla di razionalizzazioni, ci vuole un po' più di coraggio e non tutti l'hanno avuto in tempi in cui un'operazione di questo genere sarebbe stata più semplice e produttiva per questa Regione e per questo Consiglio regionale.
Ho ascoltato con attenzione l'intervento del Capogruppo Reschigna e devo dire che mi ha un po' sorpreso che lui adesso faccia un ragionamento su un'eventuale fusione, oggi - è vero - non contemplata in questa proposta di deliberazione, tra Finpiemonte e Finpiemonte Partecipazioni, quando nel 2007 - io non c'ero - il collega era in maggioranza e fu uno di quelli che votò la divisione di Finpiemonte tra Finpiemonte e Finpiemonte Partecipazioni.
Ma solo gli stolti non cambiano idea, pertanto prendo quest'indicazione per buona e come suggerimento. Suggerimento che - mi pare, non voglio leggere nel suo pensiero - lo stesso Assessore Ghiglia abbia in qualche modo invocato nei confronti di questo Consiglio.
Mi pare di capire che questo provvedimento, portato con coraggio, non sia in realtà totalmente chiuso, ma sia un momento di riflessione per comprendere, in un periodo particolarmente difficile (non quello del 2007) come poter razionalizzare meglio la spesa.
Ci sono altri esempi, che faremo successivamente, ma oggi occorre necessariamente partire dalla legge finanziaria (la legge 135) e fare riferimento a questa. E poiché è cambiato il mondo, questa legge ci dà delle scadenze a livello nazionale.
Aggiungo una cosa, perché proprio questa mattina, parlando con un collega, si diceva che da altre parti di questo Paese forse non sanno neanche che è uscita la spending review; ma questa è una battuta per richiamare ad una realtà di altre parti di questo Paese, che non terranno conto di quest'aspetto.
Allora, dato che penso che tutti noi - Parlamento subalpino - vogliamo in qualche modo affrontare con coraggio quello che è un problema di carattere occupazionale, salvaguardando dal punto di vista della professionalità, delle capacità e dell'esperienza - e vorrei dirlo con estrema chiarezza nei confronti di chi vuole strumentalizzare anche questo tipo di deliberazione - i dipendenti di queste realtà, allora vorrei dire che quella legge impone alcune scadenze.
Assessore Ghiglia, lei lo sa bene ed è per questo che ha portato oggi 9 aprile 2013, la deliberazione in Aula: la prima scadenza è il 30 giugno di quest'anno, cioè fra poco più di due mesi e mezzo e, qualora non si opti per quel tipo di scelta relativamente all'alienazione, l'altra scadenza non è fra qualche anno, ma è il 31 dicembre, sempre di quest'anno. Allora quando ne vogliamo parlare? Voglio dire che da parte nostra c'è un gran senso di responsabilità nell'affrontare un tema che conferma quanto l'Assessore precedente, quello attuale e il sottoscritto che interviene in questo momento hanno sottolineato e stanno sottolineando: innanzitutto la necessità cioè di salvaguardare, in questo momento di criticità, di crisi e di difficoltà di ricollocazione del personale, proprio il personale di queste aziende.
Allora, lo dico anche nei confronti di un oratore precedente, qui non si tratta, collega Cerutti, di avere una visione di destra piuttosto che una visione di sinistra: mi auguro che queste cose qua, in una vicenda di questo genere, non vengano tenute in benché minima considerazione, anche rispetto al passato e alle creazioni di questa o di quell'altra Giunta; che non si faccia riferimento a fattori esclusivamente politici, ma che si faccia riferimento a fattori di carattere economico e di sviluppo, che devono necessariamente - ed è il motivo della presentazione di questa delibera - vedere un'attenzione particolare da parte nostra in questo Consiglio.
Infatti, vedete, oggi la Regione e le istituzioni devono svolgere un compito completamente diverso per il rilancio della nostra economia rispetto all'ipotesi e al ragionamento che si faceva negli anni '80 di essere presenti direttamente per contribuire al rilancio economico.
Condivido quello che in parte diceva il collega Reschigna rispetto al fatto che oggi non può più essere la Regione a mettere i capitali: la vacca da mungere, cioè, non c'è più; non c'è più la vacca e non c'è più niente.
Avete presente quegli animali molto magri, che in Africa brucano quei fili d'erba rinsecchiti nelle lande del deserto? Evidentemente, allora, noi siamo in questa situazione ed è quindi chiaro che si deve fare un ragionamento che parta da altri presupposti.
Le partecipate, quindi, sono strumenti tipici degli anni '80, quando c'era appunto l'idea che fosse necessario avere delle società con partecipazione pubblica per gestire servizi e sostenere lo sviluppo.
Ebbene, oggi questo tipo di ragionamento e questo tipo di società non ci possono più essere: non ci si può più basare sullo strumento societario come elemento di sviluppo, dove la Regione incide - magari per il 99% - e dove magari qualcun altro ricava utili per fini esclusivamente di carattere privato.
Allora, se l'occasione c'è stata e nel 2007 si è fatto il contrario di razionalizzare, penso che vada fatta quest'azione che vede alcuni suggerimenti, parte dei quali - devo dire - anche imposti dal livello nazionale: non ci saremmo sognati di dare degli indirizzi in un senso piuttosto che nell'altro, se non guardando con attenzione alla sua azione e rispettando il legislatore nazionale.
Penso che si possa, attraverso un ragionamento di questo Consiglio parlo ovviamente a nome del mio movimento - fare anche un'ulteriore riflessione e operare un ulteriore arricchimento rispetto a questa proposta, per indirizzare in un modo completamente diverso e attuale, in rapporto alla situazione economica, la politica della nostra Regione in materia economica: allora, un'attenta analisi sul patrimonio delle aziende in cui partecipa la Regione, un'attenta analisi rispetto a una frammentazione che - guardate - non è più possibile nell'intero mondo economico e non è più possibile all'interno della nostra Regione.
Se noi dunque siamo preoccupati e abbiamo veramente a cuore il futuro economico di questa nostra Regione, penso che il dibattito di oggi non sia inutile, ma sia un inizio per costruire - mi auguro anche insieme alle opposizioni che vorranno dare un contributo serio - una delibera che dia un futuro economico e offra sicurezza ai dipendenti che oggi fanno parte di queste società.



PRESIDENTE

Grazie.
Sono iscritti a parlare i colleghi Buquicchio e Pedrale. Chiederei la cortesia, a chi vuole intervenire, di farlo presente. Registro dunque le richieste dei Consiglieri Botta, Carossa e Ronzani.
La parola al Consigliere Buquicchio.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Nell'introduzione di questa proposta di deliberazione di cui finalmente stiamo discutendo si legge, o si evince, come questa Giunta abbia il desiderio, se non la presunzione, di essere ligia nel rispetto delle normative previste nella finanziaria del 2012 (articolo 44). Lo leggo testualmente: "Al fine di concorrere agli obiettivi di contenimento e razionalizzazione della spesa pubblica e del sistema delle partecipazioni regionali, (...) entro il 31 maggio 2012, presenta al Consiglio regionale un piano strategico che, individuando obiettivi, metodi e strumenti preveda la razionalizzazione e la valorizzazione delle partecipazioni regionali".
Ebbene, leggendo questo, non possono non saltare all'occhio almeno tre aspetti.
Siamo oltre ogni limite previsto: siamo ad aprile del 2013 e sono quindi passati molti mesi da quella scadenza, per come era prevista; e solo oggi si inizia a discutere del piano di razionalizzazione in aula.
Devo anche dire - perché è un altro elemento che emerge da questa proposta di deliberazione, Assessore - che di fatto la Giunta, nel comportamento e nell'approvazione di altri provvedimenti, sconfessa quest'intento. E infatti, se i principi ispiratori della maggioranza fossero la razionalizzazione e l'efficienza, mi dovete spiegare, a distanza di diversi mesi dall'approvazione del Piano Socio Sanitario, come mai non si è accettato l'accorpamento di quelle Aziende Sanitarie, così come da questo banco e con questa voce il sottoscritto più volte ha rivendicato anzi sono lievitate con quelle sei Federazioni che oggi finalmente iniziano ad essere messe in discussione anche da chi all'epoca non le ha ostacolate e combattute come il sottoscritto? Altro elemento che emerge agli occhi è che il piano strategico e di razionalizzazione delle società partecipate prende spunto dal decreto legge 78/2010, che aveva come titolo "Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività", presentato dall'ex Ministro dell'Economia Giulio Tremonti e dal capo del Governo di allora Onorevole Silvio Berlusconi.
E questo perché lo dico? Perché oggi - ma in politica tutto è possibile quelle stesse forze che all'epoca appartenevano a quel Governo, che ha approvato quei provvedimenti, oggi contestano l'operato di Governi successivi che hanno poi preso spunto da quell'inizio di valanga. Oggi ci troviamo a valle con una bella valanga che ci sotterra.
Quindi, se da una parte questo è vero, dall'altra è anche vero che la situazione attuale non è possibile imputarla esclusivamente all'attuale governance, ma che purtroppo risale ad anni di politica, vogliamo definirla un po' dissennata? Sì, non siamo esagerati nel dire che la politica negli ultimi anni è stata poco attenta a questi problemi di riduzione degli sprechi, di razionalizzazione ed ottimizzazione della spesa ed è sempre puntualmente mancata la trasparenza, così come è mancata la valutazione dei risultati ottenuti.
Senza voler entrare nel merito della discussione se il modello pubblico è migliore o peggiore di quello privato nell'ambito della gestione delle varie attività presenti sul mercato, mi viene da dire che non ci sono modelli positivi e modelli negativi, ma ci sono semplicemente buoni amministratori e cattivi amministratori e se l'efficacia e l'efficienza manca, manca ed è un fatto oggettivo, non è un fatto che si possa valutare in termini troppo soggettivi.
Apprendiamo finalmente che con questo provvedimento si vuole praticare e raggiungere una riduzione delle partecipazioni da 16 a sei.
Così come si evince che i compensi dei Presidenti e degli Amministratori delegati delle società devono essere in qualche modo ridotti sostanzialmente.
Non si capisce invece in merito al personale che cosa la Giunta abbia deciso di fare. Mi chiedo, ad esempio, se sarà possibile, così com'è accaduto per i dipendenti dell'ILVA a Taranto, applicare strumenti che permettano di non lasciare nessuno senza lavoro. Mi riferisco ai contratti di solidarietà previsti dalla legge 863/84.
Mai come in quest'ultimo periodo sono necessarie misure che possano garantire un futuro degno a tutti i lavoratori.
Peraltro, i contratti di solidarietà difensivi hanno una durata di 24 mesi, rinnovabili, durante i quali un'azienda ha la possibilità di riorganizzarsi secondo modelli votati però all'efficacia e all'efficienza.
Torniamo ai superstipendi. Se l'intento è dire basta alle poltrone d'oro, come si fa a non essere d'accordo? Però il problema è che bisognerebbe passare dalle parole ai fatti.
Alla stessa stregua del ragionamento che sto facendo, non posso evitare di fare mie le osservazioni riguardo agli obiettivi e alle strategie che riguardano i parchi scientifici e gli incubatori d'impresa. Sulla carta tutto bene, poi però alla resa dei conti queste iniziative, che avrebbero dovuto portare investimenti ed occupazione, presentano - per usare i termini presenti nell'allegato della deliberazione - un bilancio ricco di luci ed ombre.
Se qualcuno mi dovesse chiedere se gli investimenti di questo tipo di opere sono ben riposte, onestamente avrei delle difficoltà serie a rispondere.
Continuo a leggere ovunque che gli impieghi in ricerca sono uno degli elementi necessari per uscire dalla crisi, ma alcuni di questi parchi scientifici e degli incubatori d'impresa sono distribuiti spesso sul territorio in modo proporzionale a che cosa? Alla presenza delle forze politiche. Quindi, mi sorge qualche dubbio in più, e penso che sia legittimo.
Non sono in grado poi, caro Assessore, di comprendere se la creazione di una nuova struttura che abbia l'obiettivo di gestire il patrimonio immobiliare valutato 87 milioni di euro possa essere una buona idea.
Credo che il business plan debba avere come obbligo quello di mettere in evidenza le strutture sulle quali investire e le strutture dove non valga la pena proseguire l'esperienza. Da questo punto di vista, appare chiaro ed evidente che il coinvolgimento dell'Università e del Politecnico è un po' deficitario. Poche sono le realtà nelle quali questi organismi sono presenti.
Una nota su Finpiemonte. La politica, come qualcun altro ha detto prima, in questi anni ha portato alla divisione in due soggetti: Finpiemonte S.p.A. e Finpiemonte Partecipazioni.
Della prima osservo la volontà di riduzione delle proprie quote nei parchi scientifici e, come detto in precedenza, vedrei meglio il confluire dei reparti scientifici negli incubatori. Nel caso di Finpiemonte Partecipazioni, si tratta di gestire investimenti che negli anni hanno raggiunto la presenza in 33 società partecipate per una cifra investita pari ad oltre 100 milioni di euro.
Dal documento messo a disposizione dalla Giunta (vedi tabella a pagina 95), certamente si comprende l'idea di razionalizzazione, ma come spesso avviene per questa maggioranza, vi sono molte zone grigie. Mi riferisco infatti a quelle diciture all'interno della tabella, quali ad esempio privatizzazione parziale o totale, oppure si valuta cessione parziale o totale. Come facciamo ad esprimere un'opinione compiuta sulla base di informazioni parziali? Concludo, dicendo che ho presentato un ordine del giorno che al momento della votazione dovrebbe essere tecnicamente attratto e che riguarda le problematiche del personale. Grazie.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COMBA


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi dell'Istituto Tecnico "E. Guala" di Bra (CN)


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti dell'Istituto Tecnico "E. Guala" di Bra in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Esame proposta di deliberazione n. 228, inerente a "Piano regionale di razionalizzazione delle partecipazioni regionali" (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame della proposta di deliberazione n. 228.
Ha chiesto la parola il Consigliere Pedrale; ne ha facoltà.



PEDRALE Luca

Non posso che condividere alcune le riflessioni fatte da alcuni colleghi di maggioranza. Innanzitutto voglio ringraziare per il lavoro fatto l'Assessore Maccanti, che precedentemente dell'amico Ghiglia ricopriva questo incarico.
un lavoro corposo che è stato fatto con meticolosità e con pazienza ed è stato presentato un piano che, secondo me, è un ottimo punto di partenza. Può ancora essere migliorato, può essere ancora rivisto, ma sicuramente è un ottimo punto di partenza.
Non condivido - e lo dico senza alcuna polemica - gli interventi di certuni amici dell'opposizione che minimizzano questo piano di razionalizzazione delle partecipate della Regione Piemonte, perché finora non era mai stato fatto e quindi il fatto che questa maggioranza di centrodestra abbia avuto il coraggio di presentare questo primo documento che può ancora ulteriormente essere migliorato, penso che comunque sia una cosa estremamente positiva. Credo che abbiamo fatto bene a farlo, anzi questo documento doveva essere fatto già nelle legislature precedenti perché già nelle legislature precedenti bisognava avere la consapevolezza che la situazione economico-finanziaria della nostra Regione era cambiata e che la Regione Piemonte, sia come istituzione sia come entità politica, non poteva più essere la stessa degli anni '70, '80, '90 o dei primi anni 2000.
Cito sempre il seguente esempio per far capire come la situazione sia cambiata, e dobbiamo diventarne consapevoli.
La Regione Piemonte, negli anni '70 e credo fino a metà degli anni '80 produceva il burro. Avevamo un ente che si chiamava ESAP che produceva il burro e in giro per il Piemonte c'erano dei caseifici finanziati e sostenuti dalla Regione, che tra l'altro facevano normalmente dei deficit colossali.
Dall'epoca in cui producevamo il burro è passata tanta acqua sotto i ponti, ma evidentemente non a sufficienza. Infatti, scorrendo l'elenco di partecipazioni in cui la Regione è protagonista, abbiamo constatato che siamo ancora presenti in molti settori dove non è più opportuno il nostro intervento, sia perché la missione di certe società, in particolare di alcune società che si occupavano di insediamenti produttivi in determinate aree industriali, si è ormai praticamente completata, sia perché la fase per cui la Regione era entrata, ovvero la fase di start up, di spinta propulsiva per far decollare la società, è avvenuta e quindi non è più opportuno che la Regione rimanga oltre all'interno del capitale di determinate società.
In altri casi ancora, la partecipazione della Regione è del tutto obsoleta e totalmente sconveniente.
Mi rendo anche conto delle obiezioni che qualcuno potrà fare, del genere: cosa pensate di fare con questo piano di razionalizzazione? Beh, è sempre meglio qualcosa che niente. Siamo ben consapevoli che il momento economico-finanziario farà sì che la messa in liquidazione o la vendita di alcune partecipazioni o di intere società magari non produrrà grandi proventi e grandi introiti per la Regione Piemonte, ma - ripeto - è sempre meglio qualcosa che niente. E qui dico che, proprio per questo motivo questo piano di dismissioni e di razionalizzazione delle partecipazioni regionali doveva essere fatto almeno cinque o sette anni fa, quando il momento economico-finanziario non era ancora così tragico come quello che stiamo vivendo. All'epoca furono invece fatte altre scelte, addirittura la scissione di Finpiemonte in due società: Finpiemonte S.p.A. e Finpiemonte Partecipazioni. Noi fummo contrari a questa separazione, ma in quel periodo la Regione Piemonte era gestita da un'altra Amministrazione regionale.
Senza entrare nel dettaglio, ci sono però alcuni settori, come ad esempio quello della logistica, dove la presenza della Regione Piemonte, a mio parere, deve rimanere, magari in forma ridimensionata, ma deve pur esserci, perché è un settore che ha una grossa prospettiva di sviluppo nella nostra regione attraverso le infrastrutture che saranno realizzate con la Liguria e con la connessione col Corridoio 5, che rappresentano una grande opportunità. È bene che su queste linee strategiche di politica economica la Regione abbia comunque una presenza, magari minore, ma comunque per alcuni atti sia ancora presente e quindi sia un osservatorio privilegiato dello sviluppo infrastrutturale del nostro Piemonte.
Infine, si potrebbe anche dare un segnale che potrebbe essere gradito dall'opinione pubblica. L'abbiamo dato su noi stessi e lo possiamo dare anche sugli amministratori di queste società: può darsi che i compensi degli amministratori di queste società partecipate, visti i tempi, siano un po' eccessivi e allora potremmo anche pensare a una riduzione.
Detto ciò, ribadisco: è un buon punto di partenza, ma mi auguro che con il contributo di tutto il Consiglio regionale e dell'Assessore Ghiglia questo documento possa essere migliorato e reso ancora più efficace.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Muliere.



MULIERE Rocco

Grazie, Presidente.
Parto proprio da dove ha terminato il collega Pedrale.
Se si vuole tentare di migliorare questo provvedimento, occorre approfondirlo ulteriormente. L'Assessore Ghiglia si è trovato sul tavolo questo provvedimento, frutto del lavoro dell'Assessore Maccanti e di una discussione che avevamo aperto in Commissione, ma è da molti mesi che giace all'o.d.g. dell'Aula e forse sarebbe opportuno pensare - non per dilazionare i tempi, ma appunto perché giace all'attenzione del Consiglio da parecchi mesi - di ritornare in Commissione con l'impegno di un paio di riunioni per un ulteriore approfondimento, anche nell'ottica che ricordava adesso il Consigliere Pedrale. Lo ha già chiesto il Consigliere Reschigna e vorrei ribadire questa nostra richiesta.
Credo che, rispetto a questo provvedimento, il quadro generale che ha fatto il collega Reschigna - che condivido - richieda da parte di noi Consiglieri del Gruppo un approfondimento su alcune questioni di carattere specifico. Anche qui mi ricollego alle parole del Consigliere Pedrale quando citava il ruolo della logistica in alcuni territori della nostra regione. Chiedo, come ho chiesto in Commissione, qual è l'intenzione, qual è la strategia della Regione Piemonte nei confronti di questo importante argomento. Devo dire che in Commissione una risposta non è stata data.
Tra l'altro, stiamo discutendo di un argomento che richiederebbe la partecipazione della quasi totalità degli Assessori, perché riguarda vari argomenti e varie competenze della Giunta. Ad esempio, la questione che sto ponendo riguarda in particolar modo l'attività dell'Assessore ai trasporti Barbara Bonino, perché, come diceva il collega Pedrale, si è iniziata la discussione, c'è un movimento contrario, ma ci sono anche pareri favorevoli alla realizzazione di una grande infrastruttura come quella del Terzo Valico che, così com'è stata impostata, non va assolutamente bene.
Anche la gestione di RFI è assolutamente negativa, perché non tiene in considerazione nessuna delle obiezioni che sono state avanzate dalle Amministrazioni locali, ma ne discuteremo a parte.
In ogni caso, il ruolo della Provincia di Alessandria per quanto riguarda il futuro della logistica è importante, e sono d'accordo con il Consigliere Pedrale perché ci vuole, appunto, un intervento della Regione.
Tuttavia, dalle scelte che vengono prospettate in questa proposta di deliberazione, a me pare che la Regione stia prendendo un'altra strada.
Vorrei capire, allora, qual è la strategia della Giunta regionale nei confronti di quest'importante argomento.
Perché è vero che la nostra partecipazione attraverso Finpiemonte in alcune di queste società è minima, ma proprio perché è tale, mi chiedo se sia utile e quali siano le conseguenze di un'eventuale uscita totale di Finpiemonte da queste società. Mi riferisco, in particolare, all'Interporto di Rivalta Scrivia, che è un centro estremamente importante per la logistica e nel rapporto con il porto di Genova, nel quale Finpiemonte partecipa con una percentuale pari all'1.66% (noi proponiamo di uscirne definitivamente): sarà poco, ma in quel caso, allora, decidiamo semmai di potenziare la presenza di Finpiemonte. Uscirne credo che sia una scelta sbagliata.
Mi riferisco, ancora, alla società SLALA, con una percentuale di 15,23%. Certo, qui ci sono dei problemi e insieme agli Enti territoriali che fanno parte di questa società bisogna chiedersi se vi sia ancora un futuro per questa realtà. Ma è comunque una discussione che dobbiamo affrontare e che invece rimandiamo; anche in questo caso si sta parlando si uscire e di liquidare totalmente questa società.
Parliamo, ancora, del Retroporto di Alessandria, nel quale la presenza di Finpiemonte è pari al 29%.
Infine, la Rivalta Terminal, con il 5,84%. Anche in quest'ultimo caso se ne propone la cessione totale.
Se questo è il quadro, mi chiedo quale sia la strategia della Giunta regionale: vogliamo puntare ancora sulla logistica nella provincia di Alessandria? O decidiamo che, ormai, la nostra attenzione è totalmente riversata verso la Provincia di Novara? È una domanda che pongo, alla quale non è stata ancora data una risposta. Attendo quindi un pronunciamento da parte della Giunta regionale.
Vengo ad altre due questioni che ritengo estremamente importanti, alla pari di quella che ho esposto in precedenza.
La prima riguarda il futuro delle Terme di Acqui, laddove vi è una partecipazione della Regione, attraverso Finpiemonte, in pratica dell'80%.
Sono completamente d'accordo sul fatto che sia impensabile che la Regione Piemonte detenga questa percentuale e pensi di gestire una struttura importante come quella delle Terme S.p.A. Vorrei ricordare che purtroppo, il bilancio di questa società ha chiuso al 2012 con un passivo di 1.200.000 euro, e il 2011 con un passivo di 1.000.000 di euro: prima usciamo e meglio è.
Detto questo, però, noi abbiamo il compito di pensare al futuro di queste Terme, perché oltre alla partecipazione di Finpiemonte, c'è la partecipazione del Comune per il 17% e poi di quella che era la Cassa di Risparmio di Alessandria, oggi Banca di Legnano. Siccome sulle Terme di Acqui ruota l'economia di un intero territorio, nel decidere di uscire da quella società dobbiamo pensare a che cosa succederà nei prossimi anni di quella realtà. Perché abbiamo il dovere di chiederci, proprio perch l'economia è legata al settore delle Terme, che cosa ne sarà non soltanto dei dipendenti della S.p.A., ma anche degli albergatori e del turismo di un intero territorio.
Chiedo, quindi, come si intenda attuare la gara per vendere le Terme di Acqui e quali saranno i principi che la guideranno. Non possiamo limitarci a dire: "Usciamo", perché altrimenti saranno i cittadini di un intero territorio a reclamare alla Regione Piemonte di esserne "usciti" senza aver dato loro un'indicazione rispetto al futuro di questa società! Credo che sia una questione di estrema importanza. Non basta dire: "Usciamo dalle Terme S.p.A.". Chiedo, quindi, una riflessione anche su questo punto.
Veniamo all'ultima questione: la Tenuta Cannona, sempre in provincia di Alessandria, sulla quale più volte siamo intervenuti.
Nella proposta di deliberazione si propone la costituzione di una Fondazione tra la Tenuta Cannona e il CReSO della Provincia di Cuneo.
Sulla proposta di costituzione della Fondazione potremmo anche essere d'accordo, però vorremmo capire, anche in questo caso, qual è il ruolo della Regione per quanto riguarda la ricerca e la sperimentazione nel campo dell'agricoltura, se vogliamo arrivare alla Fondazione attraverso l'attuale Cannona e l'attuale CReSO e poi, dall'altro lato, proponiamo di vendere le strutture e i terreni della Tenuta Cannona perché l'abbiamo inserita in un'altra delibera relativa alla vendita degli immobili di proprietà della Regione. Vendiamo tutto e costituiamo la Fondazione? In tal caso, vorrei capire quale sarà il ruolo nostro per quanto riguarda la sperimentazione e la ricerca in un campo delicato, importante e decisivo come quello vitivinicolo della nostra Regione.
Anche su questo abbiamo chiesto di conoscere qual è l'intenzione della Giunta regionale, ma non abbiamo ricevuto grandi risposte.
Su tali questioni credo sia opportuno un approfondimento all'interno di questo dibattito. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Carossa; ne ha facoltà.



CAROSSA Mario

Grazie, Presidente.
Partirei, innanzitutto, da alcune considerazioni che ha esposto l'Assessore Ghiglia all'inizio del suo intervento, perché ha fatto alcune puntualizzazioni che condivido assolutamente.
A mio avviso, è proprio da queste considerazioni che si dovrebbe partire per fare un ragionamento costruttivo, soprattutto un ragionamento che porti un beneficio a livello piemontese.
In primo luogo, dobbiamo partire da alcune limitazioni nazionali, che com'è già stato detto dal mio collega di partito, essendo subalpini noi siamo abituati a rispettare. Forse in altre parti di questa bella nazione non tutti sono così predisposti, ma noi dobbiamo cercare di fare il nostro dovere. Perché è vero che non dico alcune Regioni, ma sicuramente alcune Province e Comuni del Meridione di Italia, non sanno nemmeno che cosa sia la spending review. Ciò, però, non deve impedirci di fare il nostro dovere.
Ma so di sfondare con lei una porta aperta su questo.
La seconda considerazione riguarda la situazione dei conti regionali: questo, di fatto, è un altro dato oggettivo di cui non possiamo assolutamente dimenticarci, qualsiasi sia la discussione che affrontiamo.
Ciò che capiterà successivamente con questo provvedimento sono alcune criticità: con queste partecipate - poi dirò qualcosa rispetto agli anni ottanta, quando sono partite - si è capito che si sono toccati alcuni dati negativi. Il fatto, per esempio, che la presenza capillare sul territorio (o comunque la presenza sul territorio) sia diventata una dispersione generale. Quindi un dato che poteva essere positivo, quello relativo alla presenza sul territorio di queste partecipiate, è diventato un dato negativo.
Sono assolutamente d'accordo quando faceva cenno ad una stratificazione assolutamente non virtuosa, perché il sovrapporsi di alcune partecipate tra l'alto, spesso una non sapeva cosa faceva l'altra, ma soprattutto entrambe facevano le stesse cose senza saperlo - non è assolutamente positivo. Questo è anche conseguenza di una eccessiva frammentazione sicuramente non più sopportabile.
Tralascio alcuni rimandi, perché già richiamati nell'intervento precedente dal Consigliere Angeleri, non alla storia, ma ad alcuni episodi avvenuti anni or sono in Piemonte (Finpiemonte Partecipazioni, ma potrei andare oltre).
Si può e si deve cambiare idea. Si può e si deve cambiare idea: però si può e si deve cambiare idea veramente.
Ho seguito con molta attenzione, com'è mia abitudine, gli interventi dell'opposizione. Non che non ascolti quelli della maggioranza, ma li conosco un po' meglio perché, anche con i nostri limiti (essendo un po' dilettanti allo sbaraglio), riusciamo a parlarci e quindi li conosco un po' di più, mentre quelli dell'opposizione non li conosco, se non quando li sento in Aula.
Ho sentito questi interventi, che però non mi convincono del tutto anzi, abbastanza poco. Che possa esserci una riflessione - mi permetto di dire da parte dell'Assessore e della maggioranza, e non da parte dell'opposizione e della minoranza che lo può fare in Aula - sono molto d'accordo, ma il momento di riflessione non deve essere confuso con il non fare nulla o con il portare avanti la questione ingigantendola.
Ho sentito dire, per esempio dal Capogruppo Reschigna, che bisogna essere meno timidi; poi sento altri interventi secondo cui invece bisogna andare a salvaguardare questo e quello.
Mi sembra un approccio sulla questione delle partecipate da cortile di casa propria, che proprio non sposo assolutamente. L'ho detto e l'ho ripetuto: sono stato eletto per fare il Consigliere regionale e cercare con tutti i miei limiti, di fare il bene dell'intero Piemonte, quindi non mi interessa difendere interessi del cortile di casa propria, che magari può dare riscontri favorevoli dal punto di vista strettamente elettorale ma sicuramente non fa bene al Piemonte.
Su questo non mi troverete assolutamente mai d'accordo.
E quindi, se ci deve essere un momento di riflessione, va benissimo perché è chiaro che si tratta di un provvedimento molto complesso.
Peraltro, anche per un Assessore - mi permetta di usare questo termine perché non me ne viene un altro - "scafato", intelligente ed esperto, un momento di riflessione ci vuole. Questo sicuramente, e quindi la maggioranza può fare, anche sotto la guida dell'Assessore, un'ulteriore riflessione, però non deve portare a fare dei passi indietro.
Ben venga, eventualmente, se si possono fare passi avanti.
Guardate, i passi avanti non comportano sempre tagli, chiusure o quant'altro; si può anche valutare se è il caso di fare fusioni o altro.
Non devo io fare l'Assessore.
Quindi ci può stare quello, ma non si deve rimandare la questione più avanti o fare i soliti interventi in cui si dice che miglioriamo le cose per poi alla fine non fare nulla.
No, non si può più fare questo, perché abbiamo delle responsabilità verso i cittadini piemontesi.
Arrivo al discorso citato in alcuni interventi: il pubblico che deve entrare nel privato per lo sviluppo, per sostenere lo sviluppo, avviato intorno agli anni '80. Mi permetto di dire che l'attuale situazione italiana si è originata a partire dagli anni '80. Il debito pubblico che abbiamo sul nostro groppone - debito pubblico inimmaginabile in qualsiasi Paese europeo - è nato negli anni '80.
Quindi attenzione: negli anni '80 sembrava valido il progetto che il pubblico dovesse stare nel privato, ma io dico - e l'ho sempre detto - che dobbiamo fare leggi che sicuramente non mettano i bastoni fra le ruote al privato, però deve essere il privato a fare sviluppo, perché ormai si è visto che non può essere il pubblico a fare sviluppo.
Questo è chiaro ed è sotto gli occhi di tutti. Questo non vuol dire che non dobbiamo salvaguardare, per esempio, i posti di lavoro. Non vuol dire assolutamente quello. Non vuol dire, come ho sentito affermare, che determinate cose, se viste da una parte sono di destra, se viste dall'altra sono di sinistra. Tutte storie! Io non ci sto più a questo discorso. Ci deve essere un discorso, da parte dell'Assemblea legislativa, di responsabilità, per cercare di fare qualcosa - come dicevo prima - per il futuro del Piemonte. Fare qualcosa che, sì, cerchi di salvaguardare i posti di lavoro, ma che soprattutto dia la possibilità, per le generazioni future, di crescere in questo Piemonte e, di conseguenza, in questa Nazione.
questa la responsabilità che abbiamo.
Come Lega Nord siamo assolutamente d'accordo sul fare, se occorre, una pausa di riflessione su questo provvedimento, su cui mi permetto di dire che l'Assessore Maccanti - non lo dico perché è del mio Partito - ha lavorato molto bene. Spero e auspico che siano d'accordo anche gli altri Gruppi che rappresentano la maggioranza. Per cui, una pausa di riflessione va benissimo, ma deve essere limitatissima e brevissima. Non possiamo più perdere tempo: dobbiamo avere anche il coraggio di assumere decisioni che sicuramente possono essere spiacevoli, ma noi siamo stati eletti anche per quello, per avere il coraggio delle nostre azioni, per avere il coraggio di quello che facciamo, per poter dire a testa alta che noi abbiamo fatto determinate cose per uno garantire uno sviluppo per il Piemonte.
Accolgo l'invito del Capogruppo Burzi e termino il mio intervento.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Grazie, Presidente.
Rispondendo al Consigliere Carossa dico che, per quanto ci riguarda - e questo punto deve essere chiarito nella discussione - non è in dubbio la necessità di procedere ad una riorganizzazione del sistema delle partecipate. Del resto Carossa sa, perché era presente alle nostre discussioni, che noi abbiamo partecipato ai lavori della Commissione non mettendoci di traverso o negando questa necessità, ma eventualmente proponendo misure di riorganizzazione. Riteniamo che esistano tante buone ragioni per procedere nella direzione di riorganizzare il sistema delle partecipazioni regionali, perché lo consideriamo una necessità per il Piemonte.
Vi è un problema di costi di questo sistema e vi è un problema di costi del sistema - vorrei essere chiaro, Assessore, su questo punto - a fronte di partecipazioni che non possono essere considerate strategiche. Vi è allora il problema di riflettere sul rapporto che esiste tra risorse che impieghiamo e il valore strategico nelle condizioni date naturalmente di alcuni investimenti che noi sosteniamo con le società alle quali partecipiamo.
Una seconda ragione che depone a favore di un'esigenza di riorganizzare il sistema delle partecipate - non scopro l'acqua calda, colleghi della maggioranza - è la crisi economica: lo stato dell'economia piemontese sarà un 2013 ancora pesantissimo dal punto di vista economico e sociale.
evidente che dovrei ragionare pensando a questo sistema in termini diversi dal passato e cioè come un sistema che può, laddove decidiamo di stare o di entrare, favorire uno sviluppo intelligente, inclusivo, sostenibile: tutti temi con i quali oggi si confronta la discussione in corso in Piemonte e nel nostro Paese, perché il tema che abbiamo di fronte, in prospettiva, è per favorire un riposizionamento del sistema produttivo piemontese.
del tutto evidente il fatto che da questa crisi usciremo in maniera radicalmente diversa dal passato e che il problema che abbiamo di fronte che hanno gli imprenditori privati, che hanno le politiche pubbliche e la Regione Piemonte, è come noi orientiamo e ri-orientiamo il nuovo sviluppo e cerchiamo di favorire lo sviluppo di settori che nel futuro avranno un ruolo strategico.
Se è così, Consigliere Carossa, è del tutto evidente che le risorse vorrei dire le poche risorse - disponibili per quanto riguarda la politica dei fondi europei e non solo dei fondi europei, ma anche delle risorse regionali e per quanto riguarda le risorse che potremmo liberare per effetto di questa riorganizzazione vanno concentrate lì, perché non possiamo permetterci e quand'anche potessimo permettercelo, non sarebbe giusta la scelta di insediare occupare settori o di far parte di società che non consideriamo strategiche dal punto di vista della prospettiva economica e sociale del nostro Piemonte.
La terza ragione per la quale, secondo me, dobbiamo andare esattamente nella direzione di riorganizzare il sistema delle società partecipate, sono i problemi della finanza pubblica regionale. La crisi economica, dicevo prima, ma anche i problemi della finanza pubblica regionale.
Non è questa la sede per discutere il bilancio della nostra Regione naturalmente; abbiamo cominciato ieri una discussione in Commissione alla presenza dell'Assessore Pichetto, ma una cosa è evidente: il bilancio della Regione per come si configura è un bilancio che richiede interventi e misure strutturali, interventi capaci di governare la spesa pubblica regionale. Credo che uno degli interventi che si rendono necessari, non l'unico, naturalmente, sia un intervento che mette mano a questa riorganizzazione del sistema delle Partecipate.
La discussione riguarda gli asset che dobbiamo considerare strategici rispetto ad una politica che deve, secondo me, non negare l'esigenza di partecipazione, ma finalizzare eventualmente il sistema delle partecipazioni a questo obiettivo. La domanda è: servono o non servono ad aiutare il Piemonte a crescere? Servono o non servono a fare in modo che il Piemonte possa riposizionarsi sul piano economico e sociale, occupare e investire in settori che nel futuro segneranno una nuova fase - quando verrà, naturalmente - dello sviluppo economico. Questa è la domanda secondo me! Il problema di cui dobbiamo occuparci è questo.
Vedi, Carossa, se ti prendo in parola rispetto alle cose che hai detto dovreste dire a Finpiemonte: "Fermati! Fermati! Non andare avanti!". Penso che, invece, Finpiemonte Partecipazioni, in questo momento - adesso, non venti o dieci anni fa! - si stia occupando di questioni che non ritengo, e posso anche sbagliarmi, strategiche. Adesso! Quindi, il problema che noi abbiamo non è soltanto il problema di come noi ristrutturiamo la nostra presenza nel sistema, ma di come oggi evitiamo che la politica e le scelte concrete di Finpiemonte Partecipazioni siano scelte che, rispetto a questi obiettivi, vanno nella direzione opposta.
Il Consigliere Reschigna ha fatto il ragionamento della società che Finpiemonte Partecipazioni, attraverso un bando, intende costituire, e che riguarda un soggetto che dovrebbe occuparsi di realizzare un inceneritore nel quadrante Novara, Vercelli, Biella e Verbania. Il bando è servito e serve per selezionare un partner privato che dovrebbe far parte di questa società.
La domanda è: rispetto ai ragionamenti che stiamo facendo, questa cosa come la considerate, Giunta regionale, rispetto alle riflessioni in corso strategica oppure no? Noi vi diciamo di no. Potremmo sbagliarci. Noi diciamo di no, ma è punto! È un punto! Che senso ha discutere adesso di come riorganizzare il sistema delle partecipazioni facendo i ragionamenti che facciamo nello stesso momento in cui la società pubblica della Regione sta pensando di continuare a fare investimenti e scelte che non hanno quel valore strategico cui dovrebbe invece ispirarsi ed essere finalizzata la politica della società di partecipazione regionale? strategica questa partecipazione? Io non lo credo. C'è coerenza tra la programmazione regionale? Questo è l'altro problema. Qual è il rapporto tra società pubblica e Regione? Il rapporto è dato dalle scelte e dalla programmazione regionale.
Domando: la programmazione regionale sui rifiuti che indicazioni dà per quanto riguarda scelte di questa natura? Considera questa scelta coerente con la politica regionale? Naturalmente, potrei continuare. Sono strategiche altre partecipazioni? La logistica? Sì. Ma alcune partecipazioni e il sistema dei trasporti sono strategiche in Piemonte? Ha senso che ci si occupi di aeroporti nella nostra Regione? È strategica una presenza della Regione in un settore come questo? E se no, che cosa immaginiamo per quanto riguarda il futuro di alcuni territori? Ecco, ho finito, Presidente. Noi non proponiamo all'Assessore Ghiglia di prendere tempo per non fare niente. Assessore, questo glielo garantiamo.
Non è questo il nostro obiettivo. Se le chiediamo una brevissima pausa di riflessione - lo dico al collega Carossa e ai colleghi della maggioranza è soltanto per rendere semmai più coerente il documento del quale stiamo discutendo rispetto agli obiettivi che dovrebbe, secondo me, proporsi di raggiungere.



PRESIDENTE

Grazie, collega Ronzani.
La parola al Consigliere Botta Franco Maria.



BOTTA Franco Maria

Grazie, Presidente.
Desidero anzitutto ringraziare il neo Assessore Ghiglia, perché ha illustrato il provvedimento, un provvedimento che, come ricordava lo stesso Assessore, per quanto riguarda gli intendimenti e gli obiettivi, risale alle discussioni della prima Giunta Ghigo, quindi al 1995/1996. Quindi, è con soddisfazione che salutiamo la discussione generale del provvedimento che riguarda la strategia per la razionalizzazione delle partecipazioni della Regione Piemonte.
Certamente, come ogni strumento e come ogni documento, tutto può essere migliorato e perfettibile.
Desidero anche ringraziare il lavoro che ha svolto l'Assessore Maccanti in tante riunioni di Commissione. E il lavoro risulta dalle numerosissime tabelle che sono allegate al provvedimento.
Noi sappiamo che non è più il tempo, come diceva un detto spagnolo, a riguardo del bilancio, che ogni cittadino dovrebbe avere un capitolo di spesa dedicato al cittadino stesso. È utopistico, impensabile e credo che sia anche controproducente.
il tempo in cui dobbiamo ragionare con le risorse ristrette di bilancio che la Regione ha e le diverse esigenze che la Regione ha e con gli strumenti che si è data nel tempo. Certamente, come ricordava prima l'Assessore Ghiglia, le partecipate hanno origine, quindi una genesi, in tempi in cui i bilanci erano sicuramente più ricchi. Sicuramente erano anche tempi diversi dal punto di vista politico e rispondevano a logiche se mi consentite, dirigistiche dell'azione della Regione per quanto riguarda l'economia piemontese.
Oggi ci si deve concentrare su poche e strategiche società cercando di razionalizzare al meglio per il contenimento dei costi. Credo che un'analisi attenta, come è stata fatta oggi, sulle partecipate regionali e sull'obiettivo per il prossimo e immediato futuro, non possa che essere ancorata ad una visione realistica, molto concreta e pratica dell'azione di governo della Giunta regionale.
Ben venga, quindi come Gruppo ci dichiariamo d'accordo, una verifica in tempi rapidi da parte della Giunta regionale, quindi l'Assessore Ghiglia raccolti i solleciti del Consiglio regionale in questa sede di discussione generale, potrà procedere velocemente all'approvazione del provvedimento.
Un provvedimento completo, organico, costruito con attenzione e che costituisce un tassello assolutamente importante per essere vicino alle realtà economiche con delle società che sappiano essere all'altezza dei tempi difficili che stiamo vivendo.
Nel ringraziare la Giunta regionale e l'Assessore Ghiglia, che si è fatto carico di questo importante provvedimento, noi assicuriamo la massima collaborazione e chiediamo che il provvedimento sia portato, sia pure con il giusto tempo di verifica e, se necessaria con qualche rettifica all'approvazione.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Grazie, Presidente.
Ringrazio anch'io l'Assessore Ghiglia per la pazienza e l'attenzione con cui sta seguendo il dibattito e cerco di contestualizzarlo nel momento in cui avviene.
Dibattiti sulle partecipate in quest'Aula se ne sono svolti tantissimi.
Mi piace ricordare un tempo in cui si discuteva con l'onorevole Ghiglia talora anche si litigava, se lui fosse liberale o no. Le fasi successive hanno chiarito bene per entrambi. È una delle poche cose su cui non ha mai mentito, all'epoca gli faceva schifo solo parlarne.
Perché faccio questo incipit? Perché c'è stato un tempo in cui l'affrontare o meno il tema della riorganizzazione delle partecipazioni della Regione in senso lato - enti strumentali, non enti strumentali dovunque la Regione abbia un ruolo di imprenditore o di gestore non è così strettamente connesso, a mio avviso di allora e di oggi, con la missione originale delle Regioni - era un tema culturale.
L'abbiamo affrontato nel corso di questi anni? Francamente no. Ne abbiamo parlato un sacco di volte, ma pur avendo impiegato tempo e parole per comodità di ragionamento, in buona fede - esiti consequenziali rispetto alle volontà, francamente nulli. Basta guardare qual era la struttura delle partecipate della Regione in senso lato al momento della prima elezione diretta della Presidenza del 1995 e guardare la situazione di oggi: qualcuno potrebbe vedere come certamente razionalizzazioni, per non parlare di efficientamenti, sono rimaste palesemente nel cassetto di tutti.
Oggi, però, mi sembra, e su questo vorrei focalizzare l'attenzione anche dei pochi che hanno voglia di sentire, che il dibattito avviene durante un periodo di notte. Notte profonda. Notte economica, notte sociale, notte culturale per molti versi, notte anche morale. Notte. In questa notte, non consueta ad un popolo mediterraneo come il nostro. Tra l'altro, la notte non fa neanche tanto bene alla psiche, la psiche di tutti, la nostra in maniera particolare. La mia, ancora in maniera più evidente, ha bisogno di luce e di sole per reagire agli stimoli. Per chi fa il nostro mestiere - perché penso che quanto noi stiamo facendo sia certamente l'esercizio umile di un mestiere - dopo la notte non può che arrivare il giorno.
Credo sia compito degli amministratori pensare anche al giorno che verrà, ma sapendo che si è nell'ambito di una notte, anche profonda.
Uno dei temi toccati oggi è se serve o meno del tempo. Valuti la Giunta quanto ne serve. Certamente non ne serve all'Assessore Ghiglia che sul tema è preparato, lo era quando era nostro collega, ma è stato vice coordinatore regionale del PdL fino a poco tempo fa. Poiché del tema si è sempre dilettato, ritengo che delle partecipate abbia un'esperienza complessiva non certamente, per esempio, inferiore a chi vi parla. Non ha particolare bisogno di tempo per capire di che cosa si sta parlando. Ha bisogno di tempo, questo sì, per trovare delle soluzioni. Le soluzioni al cubo di Rubik che ha in mano non sono affatto semplici.
Non c'è bisogno di tempo. Se si decide poi di darne, di averne o di chiederne lo si faccia, ma non è il tempo l'elemento necessario.
Secondo. L'Assessore Pichetto, che ci ha messo pochi giorni a rientrare in palla sui numeri che, a suo tempo conosceva e che oggi, pur non nel dettaglio, conosce, mi sembra, alla luce dei due colloqui che ho avuto con lui, l'ultimo dei quali nella sessione di I Commissione di ieri sinceramente preoccupato - mi sembra un buon inizio - della situazione complessiva. Il 30 di aprile, praticamente domani, sia che si parli del tavolo Massicci, sia che si parta dalle necessità conseguenti al decreto appena pubblicato - mi pare che sia chiaro a tutti, ma proprio a tutti coloro che leggono un minimo i documenti - vi sarà una serie di impegni, di diffide, di raccomandazioni, di adempimenti, di problemi, cui questa Giunta dovrà far fronte fin da oggi. Non ieri.
Poi potremmo discutere - se volete, lo dico, non ho difficoltà - se in questi tre anni noi, non voi, abbiamo fatto tutto quello che si sarebbe potuto o dovuto fare. Ma tant'è. È una questione di critica e di cultura ne parliamo in un altro momento.
Se siamo di notte, se è urgente fare delle cose, se il Capogruppo Reschigna, che ieri ha tracciato dei numeri in I Commissione, ha fatto un ragionamento non perfetto dal punto di vista dei numeri - ma non è questo il problema - arrivando a dire che è necessario avere velocemente un consuntivo della Regione al 31/12/2012, e l'Assessore Pichetto gli ha detto che i numeri non erano quelli, certamente di nuovo verrà fuori, quando i dati al 31/12/2012 verranno resi utili a tutti noi, che è andata esattamente come alcuni di noi (per esempio chi vi parla) prevedevano già nel 2011 e, per certi versi, anche nel 2010.
Questa barca continua a imbarcare acqua. E quant'acqua può ancora imbarcare la barca? Beh, questo è il tema che la Giunta, in primis nei suoi rapporti con se stessa, con le forze politiche che rappresenta, con i quattro milioni e 200 mila piemontesi, si deve porre.
Vedete, se siete sicuri che la barca galleggi o riesca a galleggiare potete anche considerare la possibilità di prendere tempo. Se fossimo in un momento di buonumore, direi che l'ex Vicepresidente della Giunta Cavallera, in questo è assolutamente un artista, noto a livello europeo.
Ditegli come si fa e lui ve lo declina in tutti i modi: delibere, determine e leggi! Se questo è il tema.
Temo, però, che non lo sia, e, per quanto ci riguarda, come componente politica noi nasciamo proprio da questo tema. Se andaste a leggere i pochi documenti che ostinatamente abbiamo scritto, vedreste che noi continuiamo a vivere la politica intesa come "lavorare, scrivere, proporre, suggerire" che è la parte, per certi versi, più nobile - "e, se possibile, ottenere".
Ottenere inteso come linee di politiche incisive.
Credo non sfugga a nessuno che la decisione che abbiamo preso (non semplice, per quanto mi/ci riguarda) di rientrare in maggioranza e conseguentemente, di avere un nostro rappresentante in Giunta, non è dovuta ad equilibri numerici. Basterebbe fare i conti e vedreste che non è quella la ragione.
Credo non sfugga a nessuno che l'aver scelto (non accettato) la delega più rognosa, in questo momento, insieme ad altre (non che ce ne siano di brillanti, ma quella del personale è certamente la più rognosa), è la conseguenza diretta del fatto di ritenere che, essendo quello uno dei nodi del problema, chi ha tanto pontificato, suggerendo, deve anche provare a confrontarsi con le cose che devono essere fatte, perché dire è difficile perlomeno non facilissimo - ma fare è enormemente più difficile.
Ritengo che sulle partecipate sia ora di procedere non più per fatto culturale. C'è stato un tempo in cui questa Regione - l'ha citato indirettamente il collega Ronzani - è stata una guida per l'intera Italia nel coniugare politiche pubbliche di interesse pubblico con capitale privato. Siamo nel '77: da lì nasce Finpiemonte.
Oggi non è così. Non vedo un sistema di imprenditoria interessato o disponibile o capace o in grado di mettere a disposizione know how e capitali per affrontare politiche pubbliche.
Di questo bisogna prendere atto, quindi del nostro slogan un po' grezzo di due anni fa: vendere tutto, subito, chiudere, internalizzare dismettere, sia per le parti di patrimonio sia per le parti delle partecipazioni.
Questo noi lo vedevamo e lo vediamo come un modo urgente per porre risorse a disposizione di una barca che continua a imbarcare troppa acqua e Dio non voglia che sia questa la Giunta che consentirà alla barca della Regione di andare, anche solo per un attimo, sott'acqua (francamente è una responsabilità che vorrei evitare), sapendo, parallelamente, che il sistema d'impresa di questa regione vive il periodo più difficile dal primo dopoguerra ad oggi. Non c'è mai stato niente del genere in termini di difficoltà del sistema d'impresa e, conseguentemente, delle famiglie e conseguentemente, dello stato sociale, come viene inteso anche da un liberale come me.
Bisogna che tutte le risorse disponibili vengano rese disponibili per le priorità.
Questo è il tema del bilancio. Tema che, sono certo, vedrà anche il Partito Democratico, da questo punto di vista, interessatamente coinvolto e coinvolgibile, dal punto di vista di una politica di governo, non su altro.
Riguardo al bilancio, ho condiviso quello che ha detto il Vicepresidente Pichetto, ieri. Considero indispensabile che un bilancio di emergenza sia fatto in presenza di tutti coloro che hanno una responsabilità, nessuno escluso. Posso fare un'eccezione momentanea per il Movimento 5 Stelle, cui francamente non si può addebitare nessuna criticità, per quanto attiene al bilancio della Regione, almeno sinora.
Tutti gli altri, invece, di responsabilità ne hanno, perché questo è un bilancio d'emergenza della Regione.
Riguardo al sistema delle partecipate, abbiamo la difficoltà di dover distinguere cosa c'è all'interno. Si è parlato di IPLA; se uno conosce un pochino l'IPLA (poco, anche qui rivolgersi a Cavallera, che è uno dei più noti esperti sul tema, anche al di là della Regione Piemonte; adesso è un periodo che se ne interessa un po' meno, e non capisco perché, ci devono essere delle ragioni, comunque un tempo era un esperto significativo), beh uno guarda dentro, dove ci sono le persone, pertanto, quando parla di costi, li deve poi tradurre con delle facce, che talora conosce. Vede le professionalità che ci sono e che non è semplice considerare di mettere a rischio, sapendo che in altre strutture, nate talora semplicemente per utilizzare il diritto privato, che è molto più comodo del diritto pubblico si tende ad essere legittimamente elusivi rispetto agli impegni che la Funzione Pubblica deve risolvere ed affrontare nelle sue gare.
Insomma, ci sono temi difficili che coinvolgono certamente - sotto questo profilo, quello che spetta all'Onorevole Ghiglia è un ruolo molto impegnativo - in parallelo con la gestione delle risorse umane, perché dopo la notte ci deve essere un giorno, è sicuro che ci sono dei sacrifici. Qui le scale devono essere salite, non ci sono nastri da tagliare inaugurazioni da fare, feste; bisogna scendere le scale, o salirle, a seconda del percorso che uno voglia vedere, che non è mai piacevole.
Possiamo scegliere di scendere ordinatamente insieme, oppure aspettare.
Se aspettiamo, arriverà il giorno in cui qualcuno ci dirà che è ora di andare fuori, tutti scenderanno le scale e chissà cosa succederà in quella rampa di scale, quel giorno!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Laus.



LAUS Mauro

Solo una breve riflessione, tenendo conto del mio ultimo intervento quando questa maggioranza è stata costretta, insieme al Presidente della Giunta, ad abbandonare l'Aula, poiché un umile Consigliere di opposizione cercava di esternare alcuni concetti. Detto questo, parlo anche a bassa voce.
Al di là delle battute, ci tengo ad utilizzare qualche minuto e cercherò di farlo con la massima onestà intellettuale.
Oggi, il nostro sistema Paese, nel suo complesso (parliamo del sistema paese Italia, della nostra regione, della città di Torino), è un sistema che va completamente rivisto, riorganizzato e ristrutturato con coraggio.
Le risorse non ci sono e noi, ma in modo particolare chi governa i processi, e quindi le maggioranze, abbiamo la responsabilità di andare a capire dove si può fare efficienza, dove bisogna eliminare i rami secchi e quindi, dove poter attingere risorse da destinare ad altre priorità.
Sto portando avanti delle battaglie personali sugli anziani non autosufficienti, sugli ultimi, sull'emergenza casa, però una persona, un Gruppo politico, un partito politico che si candida a governare dei processi, che si candida ad essere un Gruppo riformista, deve avere la capacità culturale di prendersi delle responsabilità.
Per venire al caso specifico, personalmente avevo proposto degli emendamenti nelle ultime finanziarie, a partire da Finpiemonte Partecipazioni a Finpiemonte in house, più altre (ATC, ma tante altre).
Probabilmente i tempi non erano maturi per questa maggioranza, quindi, con soddisfazione e piacere, registro positivamente delle volontà di voler andare avanti e ringrazio l'Assessore per quello che è stato definito dai colleghi come un ulteriore approfondimento; spero sia così, da quello che ho potuto interpretare, ma parliamo proprio di poche settimane, tali da consentirgli di entrare magari nel dettaglio e permettere all'opposizione di fare qualche ulteriore suggerimento. Poi è normale che la maggioranza debba dettare la linea e tracciare - come diceva il collega Ronzani - quali sono gli asset strategici.
Voglio consegnare all'Assessore una mia personale riflessione. Oggi dicevo, abbiamo la necessità di alleggerire la macchina pubblica regionale e non mi permetto di esprimere adesso, perché sarebbe un giudizio drogato una valutazione sul quando sono state istituite queste società, perch parliamo di momenti storici completamente diversi; quindi per onestà intellettuale mi fermo, rispetto a questo, e non condanno dunque negativamente la volontà degli amministratori di un tempo che hanno voluto attivare queste istituzioni.
Il mio ragionamento, però, è un altro e il mio intervento, quindi, è volto soprattutto a quanto sto per dire da questo momento: il destinatario dell'azione politica dev'essere il cittadino.
Faccio un esempio che avevo già fatto in Commissione - ho avuto il piacere di conferire con l'allora Assessore Maccanti - quando citai il caso dell'EDISU.
Faccio un ragionamento proprio pulito e mi chiedo: la ratio della costituzione di questo Ente è che dobbiamo guardare all'erogazione del servizio - e quindi guardare ai destinatari, agli utenti, agli studenti, e consegnare loro le risorse - o mettere su un apparato - legittimo, che funziona (va tutto bene) - ma che comunque assorbe circa cinque milioni di euro per la gestione? Con questo non voglio dire che bisogna mandare a casa anzi - i dipendenti dell'EDISU e ottimizzare quegli affitti sul patrimonio immobiliare: non voglio dire questo. Ma guardare al futuro e alleggerire la macchina pubblica significa approfondire questo ragionamento, però. Oggi, in questo momento storico, noi dobbiamo capire dove andare a reperire le risorse da destinare agli utenti o come mantenere quella legittima macchina? La risposta del Consigliere Laus è che il destinatario dell'azione politica sono gli studenti. E quindi - sto apparentemente facendo delle provocazioni - nel momento in cui è stato istituito un Ente come l'EDISU era legittimo farlo; ma adesso abbiamo la possibilità di rivedere quel sistema e quindi risparmiare delle risorse da destinare agli studenti oppure no? Diciamo, facendo anche un gioco dialettico, che sì, ok: effettivamente non possiamo reperire i cinque milioni di costi fissi, ma ne possiamo reperire due o tre.
Che fine faranno quei dipendenti? E questa è la domanda, e quindi il duplice binario, su cui secondo me la Giunta si deve muovere: deve fare in modo di snellire questo impianto e quindi fare in modo che le risorse vadano agli studenti, ma nel contempo, prima di dire "taglio" - sto parlando dell'EDISU perché non rientra nei programmi: sto facendo un ragionamento astratto - bisogna capire qual è poi l'atterraggio di quei dipendenti; questo vale nel caso dove abbiamo, appunto, dei dipendenti, in cui occorre capire che fine possono fare i lavoratori che sono in organico in quegli Enti che verranno tagliati.
L'altro tema è il seguente: quando usciamo da una società partecipata dobbiamo dare anche la soluzione. Ho voluto quindi fare un intervento provocatorio per dire che con senso di responsabilità dobbiamo andare in questa direzione: fare in modo di alleggerire la macchina pubblica regionale con coraggio, reperire risorse per erogarle al destinatario finale, che è il cittadino-utente; ma, nel momento in cui c'è la manifestazione politica di chiudere un Ente, bisogna capire dove vanno a finire le professionalità e queste risorse e, quando invece usciamo da Società nelle quali abbiamo una partecipazione, quali sono poi gli effetti di questa scelta.
Il collega Muliere, prima, ha fatto un paio di esempi di realtà che sono radicate sul territorio, intorno alle quali c'è uno sviluppo. Io mi aspetto quindi dalla Giunta anche un'indicazione sull'atterraggio e non solo l'elenco delle società partecipate dalle quali bisogna uscire - e quindi quelle che bisogna chiudere -, ma anche la soluzione di sbocco.
Credo che in un momento di responsabilità e di difficoltà che sta vivendo il nostro Paese, da un Gruppo riformista come il nostro - un Gruppo al quale ho l'onore di appartenere - sicuramente possono arrivare degli ulteriori spunti di riflessione. Solo con dei ragionamenti non strumentali seri e concreti possiamo forse iniziare ad attingere energie ed erogarle agli "ultimi", perché li definisco tali. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Gariglio; ne ha facoltà.



GARIGLIO Davide

Grazie, Presidente.
Avendo frequentato quest'Aula ormai da tempo non breve, percepisco che forse i colleghi non gradiscono che io mi impegni a lungo in quest'intervento. Non posso esimermi, però, dal fare alcune riflessioni non fosse altro perché è la prima volta che ci troviamo a interloquire su un tema così importante con il neo Assessore, cui peraltro auguro un buon lavoro. Lo faccio perché è la prima volta che mi trovo a confrontarmi con lui su questo positivo lavoro e perché, tra le tante competenze che ha acquisito, quella delle società partecipate è una delle più spinose e anche una di quelle su cui penso maggiormente dovremmo lavorare tutti insieme.
Caro Assessore Ghiglia, quando questa normativa sulla spending review ha in qualche modo portato ad avviare questo lavoro, alcuni di noi hanno iniziato a eccepire sul fatto che quest'atto avesse il valore che aveva cioè di un atto non legislativo e nemmeno di normazione secondaria: è un atto di indirizzo e di principio che - per carità! - è importante, ma che va estrinsecato, poi, in una serie di provvedimenti. Gran parte delle società di cui parliamo sono state create con legge regionale, per cui gli interventi dovranno essere parimenti fatti con legge regionale per mantenere la gerarchia delle fonti, su cui si costituisce tutto il nostro sistema di Partecipate. Noi parliamo quindi di un atto che ha un valore politico, ma che poi rischia di avere effetti abbastanza limitati.
importante parlarne perché in questo modo noi riusciamo a portare qui una discussione preliminare su quello che la Giunta andrà a fare. Allora come hanno già detto prima i miei colleghi, noi la invitiamo, Assessore, ad avere coraggio e a guardare lontano. Noi purtroppo ci siamo comportati in questi anni - spesso, negli ultimi due anni - agendo passo per passo; e facendo così abbiamo smarrito il senso del cammino.
Oggi noi - ed è difficile - dovremmo comportarci come coloro che devono salire in punta a una montagna; e quando si decide di attaccare una parete la prima delle cose da fare è individuare dove andare e la via da percorrere. È questo, Assessore, quello che dovremmo fare oggi: capire dove vogliamo arrivare e attraverso quale percorso farlo; non praticare una politica dei piccoli passi, quindi, o del piccolo cabotaggio, ma definire qual è il disegno strategico complessivo, anche perché lo stare rigidamente appesi all'aspetto formale della norma fa sì che questa deliberazione nasca monca, nel senso che contempla solo una serie di partecipate - in particolare le nostre società - e lascia fuori aziende importanti, che sono comunque realtà strumentali o comunque industriali collegate a questa Regione. E penso ad attività come il CSI e come le ATC.
Credo che dovremmo cercare di guardare tutto in un aspetto unitario e non affrontare da un lato la questione delle società e dell'altro la questione dei consorzi e dall'altro la questione delle aziende territoriali sulla casa.
A proposito di queste aziende, le ATC, parlando con alcuni amministratori in senso formale, cioè attraverso istanze di accesso, mi è stato risposto: "No, noi non siamo soggetti alla normativa sulla spending review. Non siamo soggetti, abbiamo dei pareri, quindi possiamo creare partecipate, non siamo tenuti alla pubblicazione dei documenti come sono tenute le società partecipate e via dicendo".
Probabilmente, dal punto di vista formale gli amministratori che mi hanno così risposto hanno ragione. Ne dubito, ma do a loro la buona fede.
Ma il problema è: Assessore Ghiglia, ci rendiamo conto verso quale situazione stiamo velocemente precipitando? Penso che il Consigliere Burzi nel suo intervento lo abbia già affrontato lucidamente.
Noi abbiamo delle società che hanno filiato e faccio l'esempio, uno per tutte, dell'ATC di Torino; una sola ATC ha filiato cinque partecipate ciascuna delle quali ha Consiglieri di Amministrazione, ciascuna delle quali ha amministratori pagati.
Il costo complessivo degli amministratori è aumentato di tre volte rispetto a quello fissato dalla Giunta Bresso con una deliberazione di Giunta regionale mai revocata, nel 2005. Ogni società ha un collegio sindacale.
Non ho ancora ricevuto risposta agli atti di accesso, ma penso che i collegi sindacali non siano fatti dalle stesse persone. Ogni società ha un consulente del lavoro che fa le buste paga; probabilmente non sono le stesse persone a farlo per tutte.
Faccio un solo esempio, ma poi approfondiremo e proporremo emendamenti quando si andrà avanti nell'esame deliberazione. Del resto, il suo collega Vignale, già Consigliere su questi banchi, ha avuto già modo di indicare alcuni di questi provvedimenti con molta lucidità.
Allora, cosa aspettiamo a fare degli interventi razionalizzatori, anche se non sono obbligati in senso stretto dalla normativa nazionale? Cosa aspettiamo a fare queste cose? Tra l'altro, uno potrebbe dire: "Sono cose che risalgono alla Giunta precedente, alla Giunta Bresso"; gli amministratori che hanno fatto parte della Giunta Bresso potrebbero dire: "Sì, ma risalgono alla Giunta Ghigo".
Qui abbiamo tra l'altro la mirabile costruzione dei meccanismi di governance di molte partecipate.
E altri potrebbero dire: "Sì, ma prima? Tutto ciò in realtà è partito da Brizio".
E così facendo, potremmo attivare una curiosa catena di responsabilità che si arresta ad Adamo ed Eva, perché ad oggi, perlomeno biblicamente parlando, è difficile trovare ascendenti ulteriori.
Poiché questo è un esercizio abbastanza inutile e soprattutto che non va a favore di una celere risoluzione dei problemi, come ci chiedono i nostri cittadini sempre più in sofferenti verso le liturgie di questa Amministrazione e verso le nostre difficoltà ad operare, Assessore Ghiglia quello che le chiediamo è: metta le mani sue su questa vicenda. E lo dico in senso positivo, ovviamente, nel senso che se ne occupi, perché bisogna occuparsene.
Credo che sia necessario un salto di qualità. Noi ovviamente valuteremo, controlleremo e vigileremo, ma ci piacerebbe confrontarci e magari dissentire su un progetto che fosse anche non condivisibile pienamente, ma che avesse una visione strategica. Se ci ridurremo a fare una deliberazione, di per sé già con pochi effetti per l'atto normativo in se stesso e poi di piccolo cabotaggio, alla fine avremmo contribuito a perdere un po' di tempo, ma avremmo anche noi nel piccolo ratificato l'ennesima inutilità di questi riti che sempre di più parlano all'interno del palazzo, ma sempre di meno riescono a parlare al di fuori.



NOVERO GIANFRANCO



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ghiglia.



GHIGLIA Agostino, Assessore ai rapporti con società a partecipazione regionale

Grazie, Presidente.
Vorrei ringraziare tutti i Consiglieri per il dibattito, per le sollecitazioni e le sottolineature che sono emerse.
Vorrei rassicurare su un fatto: non ho alcuna intenzione di fare "ammuina". Non è una mia abitudine né personale, né tanto meno è la volontà della Giunta, a cominciare dal Presidente Cota.
Noi portiamo una deliberazione di indirizzo, perché intendiamo muovere da questa deliberazione di indirizzo per portare all'attenzione della I Commissione e poi del Consiglio un poderoso numero di atti, con i quali ridisegnare completamente la nostra presenza e la nostra partecipazione all'interno delle società regionali in cui siamo presenti.
Quindi, da questo punto di vista vorrei rassicurare tutti. Questa non è una mossa per dire che abbiamo fatto qualcosa, abbiamo dato un titolo.
Abbiamo dato un titolo di cui oggi l'Amministrazione sente il bisogno sulla spinta di un'ordalia antipolitica che non distingue più tra il bene e il male, tra il giusto e lo sbagliato, purché le parole d'ordine siano tagliare, semplificare, razionalizzare, buttare via, dimettere, assommare e dimagrire.
Non è questo l'intento. L'intento è di fare le cose serie nei tempi più brevi possibili e, da questo punto di vista, è evidente che partiamo innanzitutto dagli obblighi di legge, perché ci sono degli obblighi di legge che ci impongono delle scadenze. Ed ovviamente questa è la nostra prima preoccupazione sulla quale mi sto già muovendo e nelle prossime settimane intensificherò l'attività.
Per quanto riguarda i singoli aspetti - ed è stato ricordato, da ultimo, dal collega Gariglio - vorrei ricordare a me stesso che questa è una deliberazione di indirizzo, è un piano di indirizzo con delle linee estremamente generali.
Ed è evidente, da questo punto di vista, che ci sarà tutto il tempo per andare nella Commissione competente sui singoli provvedimenti.
Tra l'altro, vorrei aprire una parentesi; dal punto di vista tecnico nella predisposizione degli atti noi, ad esempio, in quel Settore non abbiamo un Dirigente. Abbiamo un funzionario molto bravo e molto capace abbiamo il Direttore Conterno, che tra le varie deleghe ha anche quella però non abbiamo un ufficio di riferimento che, rispetto alla mole di lavoro che è sotto i vostri occhi, sia in grado immediatamente di riuscire a portare avanti in sincrono (come piacerebbe a tutti) tutte le modifiche legislative, perché, come veniva ricordato prima, molte di queste partecipate sono state create per legge e quindi occorre un'altra legge per modificarle.
Occorrono comunque dei tempi che tecnicamente non sono superabili con la bacchetta magica, anche se vi assicuro che la mia e la nostra prima preoccupazione è quella di fare il meglio possibile nel tempo minore possibile.
Conto già nei prossimi due mesi di portare alla vostra attenzione tutta una serie di provvedimenti, ma anche su questi vorrei rassicurarvi: sono provvedimenti aperti.
Non so se sono troppo liberista o troppo corporativo, non so neanche se sono troppo tiepido, troppo timido o troppo ardito. Non lo so.
Di sicuro - l'avevo detto prima anche alla Consigliera Cerutti - non si potrà chiedere proprio a me di fare un filo "rosso" che colleghi tutte le partecipate, perché a questo non riuscirò ad arrivare! Concorderemo anche la nuance del colore di collegamento affinché sia strategico alla nostra azione! Ciò che però terrei a sottolineare, sempre a me stesso prima di tutto non per sollevare un fatto sociale, ma per partire dai numeri (non solo delle partecipate, ma dei dipendenti delle partecipate, alcune delle quali sono le "nostre" partecipate, in quanto siamo i soci di riferimento se non i soci totalitari, ovvero detentori della stragrande maggioranza, se non di tutte le azioni), è che parliamo di cifre molto consistenti, che spesso vengono lette in maniera disaggregata e che rischiano di non darci il senso di quello che è il progetto complessivo.
Quello che voglio dire è che certo ci sono partecipate strategiche e partecipate che oggi possiamo vedere come "meno utili" rispetto all'impianto complessivo e rispetto al ruolo che ha una Regione di ente legislativo. Però dietro a queste società, la visione lunga della Giunta non è soltanto quella di un occhio aprioristico e tecnico, ma è anche quella di un occhio rivolto a quelle migliaia di lavoratori che, magari da dieci o quindici anni, lavorano all'interno di queste società e che devono trovare una possibilità di futuro attraverso l'azione e le decisioni di questa Giunta regionale.
Non voglio insegnare nulla a nessuno, ma è una riflessione che voglio socializzare con voi ad alta voce, perché ciò che oggi preme a tutti noi è innanzitutto, l'emergenza sociale che ci troviamo ad affrontare: salvaguardare i posti di lavoro.
Allora, dico a me stesso che ogni progetto, ogni ipotesi, ogni tesi che può essere condivisibile da un punto di vista tecnico, strutturale strategico, di utilità e di funzionalità del nostro sistema, deve per forza, almeno dal mio punto di vista, tener conto delle centinaia, anzi delle migliaia, di volti che stanno dietro le sigle delle società cui noi partecipiamo.
Allora, il binario su cui intendo muovermi, che peraltro è definito nelle conclusioni che, un po' velocemente, ho voluto sintetizzare per titoli (ma ho fatto in modo che tutti possano leggerlo) e su cui credo tutti ci possiamo ritrovare, è un binario doppio, anzi triplo (il binario triplo non esiste, ma diciamo che è ad alta velocità, senza voler sollevare altri problemi!): primo, rispettare la legge per le partecipate più urgenti; secondo, razionalizzare, evitare sovrapposizioni, stratificazioni e incongruenze; terzo aspetto, che però metto per primo, è la salvaguardia dei lavoratori di queste partecipate, perché non sono state, da questo punto di vista, inutili, non soltanto per non mortificare la professionalità di tanti, ma anche per non creare delle situazioni di disagio sociale ancora aumentate in un momento così grave di crisi.
Per concludere, vi ringrazio per il dibattito: quando la Conferenza dei Capigruppo deciderà, potremo procedere nel giro di poche settimane alla votazione di questa delibera, tornando a rassicurare - cercherò di dimostrarlo in maniera molto concreta nelle prossime settimane - che noi non cerchiamo di prendere tempo, non tiriamo la palla lunga, non la tiriamo in tribuna; non lo ha fatto l'Assessore Maccanti, non lo voglio fare nemmeno io.
Tra l'altro, vorrei ricordare che questa delibera è stata comunque in Commissione un mese e una settimana, ovvero cinque settimane (per la verità non so quante riunioni abbiate fatto, però è stata in Commissione). Noi non vogliamo buttare via il pallone, né vogliamo bucarlo per non assumerci le nostre responsabilità. Ma credo più che mai, proprio perché tutte queste società partecipate hanno una storia più o meno antica, che coinvolge tutte le nostre storie politiche più o meno antiche, che tutti insieme dobbiamo affrontare questo percorso - non dubito che verrà fatto, soprattutto da parte vostra - con grande senso di responsabilità e con grande equilibrio perché non è certo mia intenzione procedere per parole d'ordine e per titoli. Grazie.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Ghiglia.
Dichiaro chiusa la discussione generale.
Prima di concludere i nostri lavori, se non ricordo male la Consigliera Cerutti aveva avanzato una proposta di rinvio in Commissione del provvedimento.
Pertanto, se permane tale richiesta, la Presidenza dovrà porla in votazione in questa fase.



PRESIDENTE

CERUTTI Monica (fuori microfono)



PRESIDENTE

Ritiro la richiesta.



PRESIDENTE

La proposta viene ritirata.
Ricordo ai membri dell'Ufficio di Presidenza di recarsi in Sala A per la riunione dell'UdP. Buonasera a tutti.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle 17.57)



< torna indietro