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Dettaglio seduta n.340 del 27/03/13 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

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Argomento:


LEARDI LORENZO



(Alle ore 10.00 il Consigliere Segretario Leardi comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.30)



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COMBA



(La seduta ha inizio alle ore 10,30)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Costa, Cota, Gregorio, Maccanti Marinello, Sacchetto e Tiramani.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

"Fondi regionali a sostegno della residenzialità e della domiciliarità degli anziani e non autosufficienti" richiesta di sessione straordinaria ai sensi dell'articolo 50 del Regolamento interno del Consiglio regionale presentata dai Consiglieri Laus, Ronzani, Muliere, Bresso, Gariglio Cerutti, Boeti, Pentenero, Reschigna, Negro, Goffi, Manica e Artesio


PRESIDENTE

Seduta straordinaria, ai sensi dell'articolo 50 del Regolamento interno del Consiglio regionale con l'esame del punto 1) all'o.d.g. inerente a "Fondi regionali a sostegno della residenzialità e della domiciliarità degli anziani non autosufficienti".
La parola al Consigliere Laus per l'illustrazione.



LAUS Mauro

Chiedo gentilmente di accorpare sia le motivazioni che ci hanno indotto alla richiesta del Consiglio straordinario, nonché l'illustrazione dell'ordine del giorno.
Poiché a settembre 2011 era stato proprio il sottoscritto, con altri esponenti dell'opposizione, a promuovere una seduta straordinaria del Consiglio sul tema dei servizi dedicati ai malati non autosufficienti, mi piace considerare l'appuntamento di oggi come un momento di verifica.
La seduta di allora aveva messo in evidenza delle lacune, addirittura emergenziali nell'offerta di assistenza e cura, da parte delle Aziende Sanitarie piemontesi verso quei disabili intellettivi gravissimi e quegli anziani colpiti da patologie croniche che sono incapaci, da soli, di badare a loro stessi.
Due anni fa denunciavamo che le liste di attesa per l'accesso ai Servizi Socio Sanitari erano in progressivo e pericoloso aumento. L'ex Assessore alla Sanità, Paolo Monferino, l'aveva confermato proprio in quest'aula.
Due anni fa andava ancora peggio sul fronte dell'assistenza domiciliare, giaceva, infatti, senza un regolamento attuativo, la preziosa legge n. 10 del 2010 che, correttamente applicata, avrebbe garantito ai malati l'esigibilità del diritto a ricevere cura e assistenza presso la propria abitazione, in alternativa al ricovero in RSA, e avrebbe sancito l'inequivocabile competenza della sanità pubblica nel finanziamento dei servizi.
Sempre due anni fa avevamo anche segnalato al governo regionale che le liste d'attesa erano state giudicate illegittime in base ad una serie di sentenze emesse tanto dalla Magistratura ordinaria, quanto da quella amministrativa. Insomma, il quadro era assai preoccupante.
Sono trascorsi due anni, vediamo nel frattempo cosa è successo. Per iniziare, la Regione si è dotata di un Piano Socio Sanitario, cioè ha adottato un documento programmatico nel quale, nonostante l'emergenza, il tema della non autosufficienza e delle relative liste d'attesa è stato solamente sfiorato. La Giunta, quindi, ha perso un'occasione.
Un'altra occasione si è persa quando sono stati definiti gli obiettivi dei nuovi Direttori generali. Voglio ricordare, infatti, che con una nota rivolta al sottoscritto l'Assessore aveva scaricato, proprio sui Direttori la responsabilità ultima di tenere i cordoni della borsa contenente le risorse destinate ai non autosufficienti.
Mi chiedo: come mai non si è pensato di vincolare il mandato di questi manager, pagati dalla Regione, al raggiungimento di obiettivi cruciali come lo snellimento delle liste d'attesa o l'attuazione di investimenti per tentare una soluzione al problema? Vi dicevo, due anni sono trascorsi e le case di riposo private operanti in regime di convenzione con la sanità pubblica, in particolare quelli aderenti all'Anaste che nel 2011 lamentavano un calo del 13% delle giornate di degenza acquistate dalle ASL e, nel 2012, del 23%, oggi minacciano la revoca unilaterale delle convenzioni per i servizi a favore degli ospiti non autosufficienti.
Significa, in parole povere, che i gestori delle strutture sono pronti a rivalersi sui pazienti perché, come centinaia di altri imprenditori che lavorano per la Pubblica Amministrazione, sono alla canna del gas. La storia è sempre la stessa, la Regione non paga e le aziende sono in crisi di liquidità. Queste aziende, in particolare, prima si sono viste svuotare i letti, e poi le casse.
Al momento risulta che non siano state neppure formalmente rinnovate le convenzioni per l'anno 2013, un fatto gravissimo, che delinea profili di illegittimità.
Se devo essere sincero è la strategia dell'Assessore che mi sfugge. Se infatti, i fornitori passassero dalle parole ai fatti, la Regione non avrebbe nemmeno il potere contrattuale da esercitare in difesa dei pazienti.
Altra strategia incomprensibile, a mio avviso, è quella che ha spinto la Direzione delle Politiche Sociali a diffondere, presso i Direttori generali, una circolare i cui contenuti risultano in palese contrasto con l'ordinanza del TAR del Piemonte, la n. 609 del 2012.
Cercherò di sintetizzare che cosa dicono i giudici nell'ordinanza.
Tanto per iniziare confermano l'illegittimità delle liste d'attesa, proprio come denunciavo io da questi banchi due anni fa, nel disinteresse generale e poi bocciano, per la maggior parte, i contenuti della delibera di Giunta n. 45, sempre dell'anno 2012, soprattutto là dove essa obbliga al pagamento per intero delle spese di lungo degenza in RSA dopo il 61° giorno.
Per come la vedo io, un pronunciamento della Magistratura dovrebbe servire almeno da campanello d'allarme. In pratica, i giudici hanno detto alla Giunta: attenzione, avete imboccato la strada sbagliata, state calpestando i diritti dei malati a ricevere l'assistenza minima ed essenziale garantita per legge. Come se non bastasse, ad un certo punto, ci si è messo anche il Difensore Civico regionale a suonare la ritirata.
Di fronte ad un segnale di stop, di solito, ci si ferma, invece si è deciso di tirare diritto. Addirittura a febbraio lo stesso Dirigente delle Politiche Sociali, cui facevo cenno in precedenza, ha presentato agli enti gestori dei Servizi Socio Assistenziali una proposta di delibera per introdurre criteri di accesso più restrittivi alle cure domiciliari nonostante esse siano universalmente considerate una valida alternativa al ricovero in casa di riposo, sia sotto l'aspetto assistenziale, sia dal punto di vista del risparmio economico.
Ripeto la mia domanda. Qual è la strategia della Giunta e che cosa si propone? Il timore non solo mio, ma delle Associazioni, degli Enti gestori dei fornitori, delle famiglie è che si voglia smantellare e seppellire il sistema dei Servizi Socio Sanitari per come il Piemonte lo ha conosciuto sin qui e, purtroppo, nei fatti, questo sta già accadendo. L'ultima seppure approssimativa, stima in materia di graduatorie, indicava in 30 mila le persone ancora in attesa di ricevere un posto letto in casa di riposo o l'attivazione di un servizio domiciliare.
L'ultimo monitoraggio ufficiale sulle liste d'attesa della domiciliarità risale a giugno 2009, quando i piemontesi in attesa di ricevere i servizi dovuti erano 10.877, due anni dopo l'Assessore dichiarava ai giornali che i malati in attesa avevano superato quota 17 mila. Sono anche in aumento le graduatorie per i servizi residenziali dove i nomi a dicembre 2010 erano quasi 13 mila, mentre a giugno 2012 superavano i 15.500. I conti tornano e ci dicono che il malato non autosufficiente che chiede cura e assistenza oggi in Piemonte, trova le porte chiuse. Anche chi è già stato preso in carico dal Sistema rischia di essere abbandonato da un momento all'altro, aspettando che l'Assessorato decida quali risorse impiegare, quante e con quali criteri.
Voglio rimarcare, con forza, che il dubbio sulle fonte di finanziamento è un falso problema, una scusa. Le persone non autosufficienti di cui stiamo parlando sono dei malati e, come tali, devono poter contare sull'intervento della sanità pubblica.
In base al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 29 novembre 2011, il Sevizio Sanitario è obbligato a garantire tutte le prestazioni necessarie agli anziani malati cronici non autosufficienti, ai malati di alzheimer e a quanti siano colpiti da altre forme di demenza senile, nonché alle persone con handicap intellettivo grave e con limitata o nulla autonomia.
Non c'è spazio per le interpretazioni. Certo, siamo tutti consapevoli delle difficoltà finanziarie che gravano sulla nostra sanità e del quadro drammatico in cui ci muoviamo, ma questa non può essere una giustificazione valida per fare una selezione tra i malati: curarne alcuni, altri meno oppure per nulla.
Immaginate una realtà dove qualcuno ha diritto di campare e qualcun altro no, magari perché incapace di far valere le proprie ragioni! Una persona non autosufficiente, che a 90 anni è al duecentesimo posto in graduatoria per ottenere l'assistenza domiciliare è un caso di malasanità, tanto quanto il povero cardiopatico il cui chirurgo ha dimenticato una garza nel petto.
Da qui dobbiamo far discendere ogni ragionamento: il problema della non autosufficienza va affrontato con coscienza e celerità. Occorre delineare i contorni, approntare un piano di emergenza, procedere per obiettivi e pretendere i risultati dai direttori delle Aziende Sanitarie, proprio come si fa con gli altri settori di competenza e, laddove mancano gli strumenti normativi necessari, come il Regolamento attuativo della legge 10, bisogna procurarli rapidamente.
Chiedo questo nell'ordine del giorno ed auspico che il nuovo Assessore alla sanità voglia mostrare l'adeguata sensibilità al tema, per offrire le risposte dovute a chi aspetta. Auspico che lo faccia davvero prima che sia troppo tardi: per i malati, per le loro famiglie, per le Aziende e per i lavoratori.
Presidente, in sostanza - e mi avvio alla conclusione - con l'ordine del giorno chiediamo di formulare, in base al suddetto quadro, un piano di abbattimento delle liste d'attesa, di ripristinare l'ordinario funzionamento delle sedi di monitoraggio e di concertazione prevista per l'applicazione degli atti regionali, a cominciare dal tavolo per l'applicazione dei LEA, di approvare con urgenza il regolamento attuativo della legge regionale 18 febbraio 2010, n. 10, prevedendo disposizioni in grado di dare piena soddisfazione a diritti concretamente e immediatamente esigibili.
Presidente, questo è quanto dovevo per l'illustrazione dell'ordine del giorno e delle motivazioni che hanno indotto il nostro Gruppo...



PRESIDENTE

Scusi, collega Laus, la interrompo un secondo.
Colleghi, per cortesia, al di là dell'importanza della materia, chiedo di dare la possibilità al collega di finire l'illustrazione, perché c'è un brusìo tale da non consentire di comprendere. Grazie.
Prego, Consigliere Laus, proceda pure.



LAUS Mauro

Grazie, Presidente.
Ho terminato l'illustrazione. Spero di essere stato chiaro, anche per facilitare gli interventi ai colleghi che vorranno intervenire.
Mi riservo, poi - come previsto dal Regolamento - la replica a fine dibattito.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

La ringrazio, collega Laus, per l'illustrazione.
aperta la discussione generale.
iscritto a parlare il Consigliere Boeti; ne ha facoltà.



BOETI Antonino

Grazie, Presidente.
Può darsi che, come evidenziava un Consigliere della maggioranza, anche questa mattinata, come quella di ieri, possa non avere un grande valore pratico, ma io ritengo sia necessaria per tenere viva l'attenzione su un problema che oggi è grave, ma che, in futuro, con l'invecchiamento della popolazione, è destinato a diventare drammatico.
Vorremmo anche capire, adesso che c'è il nuovo Assessore, quanto e come questi ragionamenti sui servizi socio-sanitari troveranno ospitalità all'interno della Commissione sanità, perché, per l'importanza straordinaria che rivestono, ritengo debbano avere lo stesso rilievo e la stessa importanza che destiniamo alle questioni riguardanti gli ospedali o gli ambiti di carattere più sanitario.
Abbiamo discusso molto di queste problematiche nella passata legislatura e, infatti, la DGR n. 10, del 15 febbraio 2010, sulla domiciliarità è nata soprattutto dall'ampia discussione sugli assegni di cura per la domiciliarità, avvenuta nella passata legislatura.
Ma abbiamo discusso anche di un altro argomento, nella passata legislatura: le liste d'attesa riguardanti le visite specialistiche. Questa è stata una delle tante questioni che non hanno trovato diritto di cittadinanza in questi tre anni in cui il Governo regionale ha gestito e governato questo settore così importante.
Non era mai successo, nella storia di questa Regione - Assessore Cavallera - che i gestori delle strutture arrivassero a minacciare di chiedere il pagamento delle quote ai parenti dei cittadini ospiti delle strutture stesse.
Una delle tante promesse fatte dell'Assessore precedente (l'Assessore Cavallera ci dirà nel prossimo futuro se è ancora una questione sul tavolo) è che sarebbero stati certificati i crediti dei gestori delle strutture e delle cooperative sociali (500 milioni di euro), dicendo che, nell'arco di un paio di mesi, questo grande problema sarebbe stato risolto, per evitare il fallimento delle cooperative e delle strutture stesse.
Non sono stati soltanto i gestori delle case di cura e delle RSA a minacciare la richiesta delle quote ai parenti dei ricoverati: 15 giorni fa, l'ASL TO3 e, un mese prima, l'ASL TO4 hanno scritto ai cittadini che ricevevano un assegno per le cure domiciliari che, dal mese di marzo, non avrebbero più pagato quanto dovuto.
La stampa si è occupata di un problema particolare: un ragazzo di 22 anni, Oscar Calì (posso fare il nome perché la famiglia ritiene che si possa fare), in coma vegetativo, riceve 1.200 euro al mese per pagare uno dei due assistenti familiari che si occupano di Oscar. Se la Regione l'ASL TO3 - smettesse di erogare questo contributo, la famiglia probabilmente dovrebbe chiedere il ricovero di Oscar in una struttura per le cure vegetative, il cui costo sarebbe sette-otto volte superiore a quello che eroghiamo oggi, consentendo ad Oscar di continuare a stare a casa, con l'aiuto degli assistenti familiari e soprattutto tra l'amore e l'affetto della propria famiglia.
Quello che sta succedendo, in seguito alle minacce (uso questo termine), da parte delle ASL, è che, mentre prima la lista d'attesa per ricevere l'assegno di cura e per la cura domiciliare era maggiore rispetto a quella per la richiesta di ricovero in RSA, oggi il fenomeno è contrario: i familiari che non sono più in grado di tenere nella propria casa i malati, chiedono che il loro congiunto sia ricoverato in una struttura.
Questo comporta un inevitabile aumento dei costi per il sistema socio sanitario ed anche una situazione ingiusta, se pensiamo a cosa succederà alla mia generazione (alla nostra generazione, Assessore Cavallera). Io, se posso, voglio finire la mia vita nella casa dove ho vissuto, tra le mie cose, circondato dall'affetto dei miei familiari e, se i miei figli non potranno permetterselo, spero che il sistema socio-sanitario darà loro una mano.
Ma per non rendere inutile questa mattinata - Assessore Cavallera porrò quattro o cinque questioni sulle quali aspetto una risposta da lei.
Se non ce l'ha oggi, avrà il tempo di studiare e di prepararsi.
Siamo quasi alla fine della legislatura (manca un anno e mezzo, ma il tempo non è tanto) e vorrei che l'Assessore rispondesse a qualche domanda: sono anche le domande e le riflessioni poste dall'ANCI e che forse non hanno ancora ricevuto risposta.
Vorremmo sapere come pensate di utilizzare i 43 milioni di euro (tra fondo per non autosufficienza e fondo sociale) che sono arrivati dallo Stato.
Non serve più, Assessore Cavallera (lo dicevamo l'altro giorno), dire che Berlusconi ha tagliato 800 milioni di euro dal fondo sociale o 400 dal fondo per la non autosufficienza, perché dopo un po' di anni tutto ciò non interessa più e i cittadini vogliono sapere da chi governa come intende utilizzare le poche risorse che sono a disposizione.
La prima grande questione è questa: gli anziani malati cronici non autosufficienti, le persone con demenza senile, i soggetti con handicap intellettivo grave e quelli con rilevanti disturbi psichici devono essere curati e assistiti con risorse prelevate dal Fondo sanitario. I 21 milioni di euro per la non autosufficienza - quelli che dovrebbero arrivare dallo Stato - sono aggiuntivi e complementari a quelli della sanità.
La seconda questione: vorremmo sapere se intendete procedere, come da richiesta dell'ANCI, alla liquidazione del 10% del Fondo per la non autosufficienza del 2010, che è tuttora, a distanza di quasi tre anni, non ancora erogato.
La terza questione è come pensate di mettere a disposizione dei Consorzi e delle ASL i 7-8 milioni di euro che mancano, relativi alla copertura dei rimborsi obbligatori agli Enti gestori per l'assistenza agli ex pazienti psichiatrici. Io ricordo che anche nel documento che avete presentato, dai 12 milioni di euro del bilancio preventivo si passa al milione di euro oggi destinato a questo grande settore.
La quarta questione riguarda la compartecipazione dei familiari ai costi del servizio. Nella passata legislatura noi abbiamo considerato una legge di civiltà la decisione di utilizzare come riferimento per i costi alberghieri il reddito del cittadino e non quello dei suoi familiari. Lo abbiamo fatto perché molte famiglie, per potersi occupare dei loro congiunti, si sono indebitate - si sono prima impoverite e poi indebitate per potersi occupare dei propri familiari - e noi pensiamo che questo non sia corretto; e su questo provvedimento non siamo d'accordo.
La quinta questione: le prestazioni sanitarie non possono essere legate al reddito. Così come si ha diritto gratuitamente, in questo Paese, ad un trapianto di fegato indipendentemente dal reddito, le prestazioni sanitarie legate all'assistenza sociale non possono essere legate al reddito.
La sesta questione è quella delle liste d'attesa; ne ha parlato prima il mio collega Laus e quindi su questo non voglio ritornare. Il TAR ha stabilito che esiste l'esigibilità delle prestazioni per la non autosufficienza, come esiste nel nostro Paese e in tutti i Paesi civili europei l'esigibilità delle prestazioni sanitarie.
Finisco, per stare giusto nei tempi. Io penso - ma questa è una cosa che avevamo già sottolineato con il primo governo regionale, quello che aveva Assessori diversi da quelli che ci sono oggi - che il Presidente Cota, piuttosto che istituire la delega ai tartufi, avrebbe dovuto nominare un Assessore ai Servivi sociali, perché questo ambito richiede tempo.
Un Assessorato di questo tipo, infatti, ha bisogno di un confronto continuo con i Consorzi sociali, con gli operatori del settore, con le associazioni di volontariato che si occupano di questo campo. Può darsi che chi si occupa di questioni sanitarie non abbia il tempo per occuparsi appieno di queste questioni e come le ho già detto la volta scorsa Assessore Cavallera, noi vogliamo discutere con l'Assessore e non con il Direttore dei servizi - con tutto il rispetto per il Direttore dei servizi di queste questioni.
Ci vuole tempo; ma avendo lei deciso di assumere la delega, bisognerà che se ne occupi.



PRESIDENTE

Grazie, collega Boeti. È iscritto a parlare il Consigliere Segretario Ponso, che interviene in qualità di Consigliere.



PONSO Tullio

Grazie, Presidente. Ritengo che anziani e non autosufficienti siano un valore da salvaguardare: è questa l'ottica con la quale si deve affrontare il problema dei fondi regionali a sostegno della residenzialità e della domiciliarità.
Se queste categorie di persone - ripeto, di persone - non vengono trattate come numeri e come costi, la decisione che la Giunta regionale pu prendere è solo una: cioè quella di continuare a erogare fondi a favore di queste iniziative. Non possiamo non considerare che gran parte della cura per anziani non autosufficienti è già insita nella possibilità di poter essere seguiti direttamente nella propria abitazione, invece che presso strutture ospedaliere. Bisogna considerare l'aspetto umano delle cure, che non sono solo basate su trattamenti farmacologici o di altro genere, ma anche sulla possibilità di ricevere queste cure e questi trattamenti presso il proprio domicilio, invece che in una camera di ospedale: per un anziano o un non autosufficiente questo ha un significato molto importante.
Se poi vogliamo considerare l'aspetto nudo e crudo della questione, e vederla sotto il punto di vista del risparmio, curare a domicilio un paziente anziano o non autosufficiente ha sicuramente costi diversi rispetto a quelli della sua ospedalizzazione. La logica, quindi chiederebbe un impegno della Giunta in questa direzione, pur comprendendo noi la difficoltà del momento, la crisi economica e il cosiddetto "buco" registrato nel settore sanitario.
un problema di risorse, ma qui dobbiamo capirci su dove andiamo a prendere queste risorse. Solo ieri, infatti, durante il question-time, ho presentato un'interrogazione relativamente agli sprechi che la Regione a parole dice di voler combattere; e ho portato l'esempio delle consulenze esterne, che costano fior fiore di euro; e ho citato l'affitto esorbitante pagato da Finpiemonte per la sede in Galleria San Federico: circa mezzo milione di euro l'anno.
Altri esempi come questi potrebbero essere fatti; e quante risorse potrebbero essere reperite per poter fornire servizi essenziali che oggi sono a rischio, quando non addirittura soppressi, e per i quali si invocano sempre responsabilità altrui: comodi alibi per cercare di nascondere la verità e cioè l'incapacità di amministrare con razionalità, senza che questa parola si debba sempre tradurre con tagli immotivati.
Per questo motivo non posso che schierarmi a favore dell'ordine del giorno presentato oggi, perché esso vuole mettere in evidenza una delle tante storture amministrative che caratterizzano quest'Amministrazione regionale, che da sempre più tempo si dimostra lontana dai cittadini; anche da quelli che l'hanno votata e che forse oggi sono pentiti di averlo fatto.
I fondi regionali a sostegno della residenzialità e della domiciliarità rappresentano un segno di civiltà nei confronti delle fasce più deboli quelle che più di tutte devono contare sul sostegno e sulla vicinanza dell'Amministrazione regionale - e non devono solo essere ridotti e soppressi, ma addirittura devono essere incrementati.
Spero non sia necessario attendere la prossima Amministrazione regionale per poter dare risposta positiva alla richiesta che arriva da tante persone, che oggi vedono con preoccupazione le decisioni di questa Giunta. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Ponso.
iscritta a parlare la Consigliera Cerutti; ne ha facoltà.



CERUTTI Monica

Grazie, Presidente. Noi crediamo che dedicare un Consiglio regionale a questo tema non sia assolutamente uno spreco o un vezzo dell'opposizione ma il porre l'attenzione su una delle priorità da affrontare, che probabilmente noi riteniamo non essere stata affrontata in modo adeguato anche se, per essere chiari rispetto a come si affronta la questione certamente non si può prescindere, anche, da ciò che avviene a livello nazionale.
chiaro, infatti, che la Regione usufruisce anche di fondi, cui i miei colleghi prima facevano riferimento, ma vi dovrebbe anche essere la possibilità di un trattamento uniforme rispetto ai livelli essenziali, che quindi non discrimini abitanti di una Regione - o addirittura di alcuni Comuni - rispetto ad altri.
In particolare, credo che a livello nazionale vedremo se con il nuovo Parlamento sarà possibile aprire un supplemento di riflessione, proprio perché sappiamo che il fondo per la non autosufficienza è stato finanziato a seguito, tra l'altro, di un episodio clamoroso quale lo sciopero della fame dei malati di SLA - e che però al momento altro non è chiaro: noi abbiamo potuto seguire, proprio perché promossa qui dalla Fondazione Promozione sociale, una petizione e la successiva approvazione in Parlamento, l'11 luglio 2012, di una risoluzione che stabilisce degli elementi che possono essere di riferimento; anche se al momento di quanto indicato in questa risoluzione non vi è ancora attuazione specifica.
In particolare, questa risoluzione impegnava il Governo ad assumere le iniziative necessarie per assicurare la corretta attuazione e la concreta esigibilità delle prestazioni sanitarie e delle cure socio-sanitarie previste dai LEA alle persone con handicap invalidante, agli anziani malati cronici non autosufficienti, ai soggetti colpiti dal morbo di Alzheimer o da altre forme neurodegenerative e di demenza senile ai pazienti psichiatrici, assicurando loro l'erogazione delle prestazioni domiciliari semiresidenziali e residenziali, ai sensi del DPCM del 29 novembre 2001 concernente i livelli essenziali di assistenza. E a portare avanti con sollecitudine - e mi sembra che al momento non si sia ancora lavorato in questa direzione - il lavoro preparatorio volto all'adozione del piano nazionale per la non autosufficienza, che deve prevedere l'adeguata integrazione tra l'intervento sociale e quello sanitario, in una prospettiva di miglioramento della qualità di vita di anziani e disabili.
Questo per dire che forse - e questo è un supplemento di riflessione che avevamo fatto già in discussione del piano socio-sanitario e che mi vede rivedere in parte quelle che erano le posizioni portate sulla creazione di un fondo per la non autosufficienza - a livello nazionale prima di pensare al Fondo, proprio perché un fondo è finito, bisognerebbe lavorare ad un piano per la non autosufficienza.
Al momento siamo in assenza di un riferimento di questo genere e in Piemonte la situazione è quella che in parte veniva già descritta dai colleghi.
In particolare, i dati sono quelli di 32 mila persone prese in carico da sanità ed enti gestori comuni e quasi un numero analogo di persone (30 mila) in lista d'attesa. Anche se - e questi sono i riferimenti che vogliamo riportare in modo puntuale - le persone anziane malate croniche non autosufficienti hanno diritto alla cura sia nelle fasi intensive (acuzie) ed estensive (post-acuzie) a carico della sanità indipendentemente dal reddito, per effetto dei LEA sanitari, sia nelle fasi di lunga assistenza, per effetto dei LEA socio-sanitari (dal 2001 del Decreto Sirchia) con prestazioni integrate sanitarie (50%) e sociali (50%). Le prime sono a carico del SSN indipendentemente dal reddito dell'assistito; le altre, quelle sociali, a carico dell'assistito o, in carenza di reddito individuale, a carico dei Comuni.
I LEA sono tutelati costituzionalmente e da leggi dello Stato e definiscono diritti esigibili e prestazioni obbligate. Una recente sentenza dal TAR a cui faceva riferimento il collega Laus ha dichiarato le liste d'attesa illegali.
Noi pensiamo che questi siano i riferimenti nei quali muoverci e non a caso abbiamo citato questa risoluzione, che al momento ha il valore di un'indicazione di principio, ma crediamo che sia molto importante il tema di stabilire come devono essere ripartite le quote, come ci sia comunque l'esigenza di andare a considerare gli interventi a carico della sanità. E pensiamo che per il Piemonte si debba fare chiarezza sulla situazione e quindi crediamo che con il nuovo Assessore si possa affrontare successivamente il tema del bisogno, di quanti sono gli anziani ultra sessantacinquenni in Piemonte e quanti sono stati dichiarati non auto sufficienti dalle Commissioni delle Unità Valutative Geriatriche, per quanti è stato richiesto dalle UVG la residenzialità e per quanti un intervento domiciliare, quanti non autosufficienti sono stati posti in lista d'attesa, quale spesa sanitaria è stata dedicata alla presa in carico della non autosufficienza e in quale percentuale rispetto alla spesa complessiva per la sanità, quale contributo è dato dalla Regione alla quota di spesa sociale per la non autosufficienza.
Crediamo che con questo andamento e con i dati prima riportati rispetto a quella che è la situazione delle persone prese in carico e delle liste d'attesa, in realtà abbiamo assistito ad un peggioramento con questa Amministrazione rispetto alla precedente, nella quale ci si stava avvicinando al 2% dei posti letto sugli ultra sessantacinquenni, com'era previsto dal piano sanitario della passata Giunta. E altrettanto si stava lavorando sui PAI domiciliari.
A questo punto pensiamo invece che le deliberazioni approvate sia delle deliberazioni peggiorative. La DGR n. 45 porta da tre a cinque la classificazione dell'intensità della non autosufficienza, e quindi ridefinisce, peggiorandole, le prestazioni prescritte. E, in più, riduce la compartecipazione alla spesa della retta da parte della sanità, caricando quindi i costi sugli assistiti e sui Comuni.
Le linee guida nazionali parlano di tre livelli di intensità per la non autosufficienza (bassa, media e alta) e anche i geriatrici dicono che non sentivano l'esigenza di una maggiore articolazione.
Inoltre è chiaro che in tema di continuità delle cure, è totalmente illegittimo definire che dal 61° giorno dopo la fase acuta della malattia le prestazioni vadano a carico dell'assistito, perché solo il medico pu definire se la persona è guarita o se c'è necessità di lunga assistenza nella quale scattano i LEA socio-sanitari o residenziali o domiciliari; e in entrambi i casi, comunque il 50% è a carico della sanità indipendentemente dal reddito, mentre per l'altra parte il 50% è a carico dell'assistito o del Comune, in caso di insufficienza del reddito individuale.
Sulla domiciliarità riteniamo inaccettabile la richiesta di compartecipazione alla spesa della retta o del PAI domiciliare, legata al reddito della famiglia, così come pensiamo che si debba continuare a tenere come riferimento la legge 328/2000, che fa riferimento al reddito individuale.
Di questi aspetti sappiamo che dobbiamo andare a discutere in Commissione, ma crediamo che sia importante ricordare che il decreto derivante dall'Accordo Stato-Regioni definisce il fondo nazionale per la non autosufficienza come fondo sociale aggiuntivo alle risorse attualmente dedicata alla non autosufficienza da parte dei diversi Enti (Regione e Comuni) ed integrative rispetto alla quota della sanità.
Noi pensiamo che a questo punto si debba ritirare o rivedere profondamente la DGR 45 e le norme sulla domiciliarità, e quindi anche per quanto riguarda la compartecipazione della spesa, in ogni caso è inaccettabile trattare come intervento sociale la cura della non autosufficienza perché è illegale sottrarla ai LEA socio-sanitari.
Si sa che il sociale non ha ancora una definizione di LEA, però diciamo che soprattutto il soggetto non autosufficiente è una persona malata cronica e che quindi ha bisogno di cure e la sanità non può sottrarsi.
A questo punto sappiamo qual è lo stato dal punto di vista economico la Regione deve ancora saldare ai Comuni il 10% di quanto dovuto nel 2010.
Le imprese private che gestiscono l'RSA devono essere pagate e non si devono cumulare debiti pazzeschi che mettono a rischio, anche se illegittimamente, la copertura della rete.
Crediamo che la situazione sia particolarmente delicato e comprendiamo che affrontare come si diceva ieri i singoli comparti, i trasporti e il sociale, possa in parte porre delle questioni non in una logica complessiva, però crediamo che aver affrontato ieri ed oggi due questioni importanti, stabilisce delle priorità nella definizione del bilancio, a cui non possiamo assolutamente sottrarci.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Artesio.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente. Parto da un elemento di conoscenza più diffusa che non quello della discussione, anche puntuale e specialistica, che si svolge in quest'Aula.
Domenica scorsa, su una rete televisiva nazionale è stato realizzato un servizio: una ricognizione sullo stato dei servizi sanitari nel nostro Paese. Avendo visto che venivano celebrate le pur lodevoli attività del Centro Trapianti dell'Emilia Romagna, mi sono detta che sicuramente i Centri Trapianti del Piemonte avrebbero dovuto dire la loro. Puntualmente questa mattina sui giornali torinesi compaiono le repliche del professor Salizzoni, che giustamente, per la tutela e la qualità del proprio servizio, ma anche dei pazienti che vi si rivolgono, ricorda le eccellenze piemontesi.
In quello stesso servizio, però, si riferiva delle esperienze dell'Emilia Romagna in merito a: ospedalizzazione a domicilio, cure domiciliari e interventi di tutela della salute degli anziani. Nessun quotidiano oggi ha riportato come in Piemonte si pratichino gli stessi obiettivi di tutela della salute.
Faccio questo riferimento semplicemente per dire che stiamo meritoriamente portando all'evidenza pubblica una questione che anche nel senso comune, fino a che non se ne è toccati direttamente, non riesce ad assumere la visibilità che merita. E questo è uno degli elementi culturali per i quali si riesce a sottacere della grave ingiustizia e illegittimità nella quale noi lasciamo una parte significativa della nostra popolazione quando essa è privata del diritto alle cure senza limiti di durata.
Quindi il primo tema è come tenere aperto il livello di sensibilità e di responsabilità pubblici su questo argomento. Lo dico da sempre in questa sala, un po' inascoltata: il ristoro della spesa sanitaria a livello nazionale deve essere adeguato all'andamento del fabbisogno. Ed è evidente che, dal 2011 ad oggi, i contributi dello Stato verso le Regioni sono diminuiti: 111,593 miliardi per il 7,3% del PIL nel 2011, 110,842 miliardi per il 7,1% del PIL nel 2012, fino ad arrivare a una previsione del 2014 del 7% del PIL. Ormai non lo dice soltanto qualche pericoloso estremista ma lo dicono anche i Presidenti nelle Conferenze delle Regioni e si muove perfino il Presidente Cota, che ieri si è associato alla delegazione costituita dal Presidente Errani per andare dal Ministro a dire che bisogna adeguare la spesa sanitaria e il trasferimento alle Regioni. Quindi questo è il primo tema.
Secondo tema. Su questa vicenda, della quale ancora parliamo e agiamo troppo poco, dobbiamo definitivamente togliere un velo alle ambiguità ambiguità che continuano a percorrere trasversalmente le formazioni politiche e i livelli istituzionali. L'ambiguità è di ritenere che quando la condizione di malattia è cronica ed è di non autosufficienza questa non costituisca una responsabilità della sanità, ma possa costituire una responsabilità dell'assistenza, specialmente se gli interventi erogati si svolgono al di fuori di sedi istituzionalizzate, cioè a livello domiciliare. Perché i livelli essenziali di assistenza, finché non saranno cambiati - ma è difficile che li cambino, è più facile che li svuotino ribadiscono che si tratta di un compito della sanità, che deve concorrere almeno per il 50% al sostegno complessivo degli interventi socio-sanitari necessari.
Dico di questa ambiguità perché non è ragionevole leggere e avere anticipazioni di alcune scelte che si stanno compiendo. Prima questione: non è ragionevole sentir dire dal Sindaco della Città di Torino che non si devono sostenere così profondamente e profusamente - a me sembrano troppo pochi - gli interventi in campo sanitario, quando il Sindaco di Torino dovrebbe sapere che, in modo particolare l'assunzione delle RSA, che erano del Comune di Torino, da parte della sanità, è stato un onere che questa Amministrazione (non questa intesa come maggioranza, ma questa intesa come Regione) si è assunta esattamente perché riconosceva la responsabilità sanitaria nell'ambito della condizione della non autosufficienza.
Il Sindaco della Città di Torino dovrebbe sapere che, in modo particolare, tutta l'attività dei servizi sociali della città in campo di disabilità e in campo di non autosufficienza si fondano sul concorso delle risorse tra la sanità e le politiche socio-assistenziali, poiché non ci si può illudere - come hanno fatto anche alcuni titolari delle attività socio sanitarie, e mi riferisco in modo particolare al parere reso dalle rappresentanze delle cooperative durante la discussione sul Piano sanitario che, trasferendo risorse dalla sanità all'assistenza, si sarebbero egualmente potuti mantenere i servizi e garantire i riconoscimenti economici ai soggetti gestori. Così non è avvenuto. Si è ridotta la sanità e si è ridotta contestualmente l'assistenza, perché nel socio-sanitario si tratta di una fortissima commistione tra le funzioni e le risorse e, se la sanità non avanza la propria quota di partecipazione economica, anche l'intervento dei servizi sociali, che peraltro dovrebbe intervenire in parte a ristorare la mancata capacità dell'utente di far fronte ai costi oltre che integrare il progetto di assistenza individuale per la componente sociale, non è in grado di attivarsi.
Quindi, francamente, io sono molto perplessa e preoccupata del fatto che ci sia qualcuno che ancora, pur con alti livelli istituzionali, pensa di contrapporre le risorse destinate all'assistenza con le risorse destinate alla sanità, perché questo significa ignorare la dimensione del socio-sanitario all'interno della cultura che questo Paese ha costruito e soprattutto delle necessità che i cittadini hanno.
Veniamo alle scadenze prossime dell'Amministrazione regionale. Proprio perché sono partita dalla necessità di uscire dall'ambiguità, credo che vadano denunciate alcune ambiguità e alcune storture. Non si può chiudere gli occhi di fronte al mancato raggiungimento dell'obiettivo dei posti letto ogni 100 ultra sessantacinquenni in Regione Piemonte e contemporaneamente ampliare, nella logica della libera concorrenza, la possibilità di attivare nuovi posti letto in RSA purché questi non richiedano contributi economici da parte della Regione. Perché non si pu negare al singolo ospite di esercitare il proprio diritto: non è la struttura che ha il diritto di convenzionarsi, è l'ospite che ha il diritto di chiedere la partecipazione alle proprie cure per la parte sanitaria.
Quindi, da una parte, non ci si preoccupa dei posti letto che non vengono occupati a fronte di una lista d'attesa in strutture accreditate e dall'altra, si fanno fumosi, o forse purtroppo troppo materiali ragionamenti sulla libera concorrenza e il libero mercato nell'offerta in ambito privato. Prima ambiguità.
Seconda ambiguità: quella relativa al fatto se le cure domiciliari insistano o non insistano nell'ambito dei livelli essenziali di assistenza come percorso desiderabile e, vedendo le domande, desiderato e comunque praticabile in base al piano di assistenza individuale di gestione di una condizione di non autosufficienza e di malattia cronica. Se dobbiamo ancora puntualizzare la normativa regionale, facciamolo velocemente, ma per cortesia cerchiamo di non entrare e non mettere in confusione i nostri interlocutori sostenendo che per la domiciliarità trattasi di un intervento assistenziale e non di un intervento socio-sanitario.
Io so bene che quando i Ministeri hanno costituito il fondo per le non autosufficienze (Governo Prodi, Ministro Ferrero) avevano in mente - e da quel punto di vista, nonostante l'affinità politica, mi sono contrapposta che il fondo per le non autosufficienze avesse carattere socio assistenziale e non sanitario e socio-sanitario, ma è altrettanto vero, per le ragioni che ho detto prima, che se si lascia ferma la compartecipazione sanitaria, è inutile ampliare la sfera di carattere sociale, a meno che non si pensi che il malato cronico abbia bisogno di interventi assistenziali e non di interventi socio-sanitari. E si ritorni all'idea che l'invecchiamento è un fatto inevitabile e naturale. E se a qualcuno accade che questo invecchiamento sia doloroso, faticoso e, in qualche modo, leda la dignità delle persone, diventa un fatto della famiglia e, quindi diventa un fatto di carattere socio-assistenziale.
Terza ed ultima questione, la compartecipazione: sentenze avverse della Corte Costituzionale, posizione fino a questo momento limpida e continuativa della Regione Piemonte rispetto alla partecipazione in base al solo reddito dell'assistito.
Io credo che si debba, su questa materia, per quel che mi riguarda tenere fede ai principi. Ma, nel momento in cui l'Amministrazione regionale intende proporre altro tipo di articolazione, questo non può essere fatto con le modalità cui abbiamo assistito fino a questo momento, cioè con una modalità sotterranea di consultazione che ha escluso il dibattito e la partecipazione.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Artesio.
Ha chiesto la parola il Consigliere Negro; ne ha facoltà.



NEGRO Giovanni

Grazie, Presidente.
Penso che il Consiglio straordinario che abbiamo voluto indire oggi noi della minoranza sia stato utile per tutti.
stato presentato un ordine del giorno, di cui ne sono firmatario, che il collega Laus ha relazionato molto bene.
Permettetemi, però, di condividere anche la franchezza che poc'anzi ha evocato la nostra collega Artesio sui servizi dedicati ai non autosufficienti, a coloro che sono affetti da patologie croniche, che, a mio avviso, sono sempre più in aumento. Queste persone devono ricevere la giusta cura e il giusto servizio.
I casi di non autosufficienza sono in notevole crescita; le liste d'attesa aumentano a dismisura e le case di riposo convenzionate (anche le altre, ma soprattutto queste) sono al collasso, in estrema difficoltà: è da oltre sei mesi che non ricevono il giusto compenso.
Dobbiamo andare incontro ai gestori delle case di riposo, i quali oltre a svolgere un lavoro ordinario, assolvono ad un servizio di notevole importanza. Ecco perché è ragionevole che ottengano il giusto compenso affinché tale lavoro venga svolto correttamente e, soprattutto, con il sorriso, per gli anziani, per coloro che soffrono e che hanno problemi.
Dobbiamo potenziare le case di riposo e, soprattutto, dobbiamo potenziare il servizio domiciliare, che, a mio avviso, è quello che costa molto meno, sia alla Regione che allo Stato.
giusto che un anziano, dopo aver lavorato per una vita, possa trascorrere i suoi ultimi giorni nella propria casa e ricevere un minimo di servizio decoroso. È un dovere.
Parliamo di malattie come l'Alzheimer, la sclerosi multipla e, se non bastasse, la SLA. Purtroppo conosco di questi casi, ne ho proprio vicino e sovente li incontro: non possiamo più non dar loro delle risposte. Una persona che ha lavorato per sessant'anni anni e che adesso non è più autosufficiente non può essere isolata, né dimenticata. Se così fosse sarebbe una vergogna se non intervenissimo. Guai se noi amministratori non pensassimo a questi casi: sarebbe vergognoso. È meglio fare alcune opere in meno, ma pensare a questi casi. Dobbiamo andare incontro agli indifesi, ai non autosufficienti.
Ecco perché dobbiamo modificare il piano sanitario e trovare i fondi per queste realtà.
Non voglio dilungarmi ulteriormente, dal momento che hanno già parlato egregiamente i miei colleghi, ma rivolgo un appello e un saluto al nuovo Assessore e amico Ugo Cavallera, che sono certo avrà non uno, ma ben due occhi di riguardo nei confronti di queste criticità. Penso che la sua sensibilità e la bravura che ha dimostrato in tutti questi anni potranno essere utili per andare incontro a queste esigenze.
Ma non possiamo solamente rivolgerci al nostro Assessore e al nostro Governo regionale: dobbiamo fare gruppo, forti e coesi per richiamare lo Stato - il Governo - che non può dimenticare questi casi, non può non riconoscere il giusto compenso al Piemonte.
gente che non ha mai chiesto, ha sempre solo lavorato e pagato le tasse! Devono darci il giusto! Non ci regalano niente, sono soldi dovuti, con i quali dobbiamo andare incontro a queste urgenti esigenze, cui dobbiamo rispondere.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Negro.
Ha chiesto la parola il Consigliere Buquicchio; ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Su questo argomento - oggetto della discussione sono i fondi regionali a sostegno della residenzialità e della domiciliarità - penso che, per essere quantomeno puntuali, non si possa prescindere da un dato di fatto: sono i numeri che parlano chiaro e quindi dovremmo andare a vedere come e perché ci troviamo in questa situazione relativamente alle risorse disponibili.
Ricordo che nell'ottobre del 2012 l'ex Assessore Ingegner Monferino all'esito di una Commissione che suscitò il finimondo, un putiferio disse che la Regione era tecnicamente fallita. Fu quindi indetta una conferenza stampa con il Presidente della Regione, dalla quale emersero alcuni dati che ho appuntato e che vorrei ricordare.
Al 22 marzo 2013 i debiti finanziari della Regione erano (e sono) pari a 6 miliardi e 215 milioni (dei quali 115 milioni... lasciamo perdere), a cui si aggiungono 410 milioni di anticipazioni ai fornitori della sanità e 510 milioni di anticipazioni straordinarie alla sanità (anno 2009), per un totale di 7 miliardi e 135 milioni di euro.
A questi debiti si devono aggiungere quelli presenti nei bilanci delle varie Aziende Sanitarie Regionali nei confronti dei fornitori, che si aggirano intorno ai 4 miliardi e 585 milioni di euro.
Questi dati sono stati trasmessi nel corso della conferenza stampa di Cota-Monferino. Mi permetto di pensare, però, che siano aumentati in considerazione degli interessi legali di mora che stanno partendo in automatico dopo il mancato pagamento entro i 60 giorni previsti dal decreto legislativo n. 192/2012.
Quindi, parliamo di un totale complessivo del debito della Regione Piemonte di oltre 11 miliardi: per l'esattezza 11 miliardi e 720 milioni.
Ora - lo sappiamo tutti - la nostra Regione non è più in grado di contrarre alcun debito: in pratica non ci sono più i soldi per pagare le spese correnti obbligatorie (sanità, stipendi, trasporto, trasferimento delle Province, cultura e formazione).
Nell'agosto 2010 - lo sapete tutti e lo abbiamo ribadito più volte - è strato siglato, tra il Ministero della Salute, il Ministero dell'Economia e delle Finanze e la Regione (la nostra Regione Piemonte), il piano di rientro di riqualificazione, di organizzazione e di individuazione degli interventi per il perseguimento dell'equilibrio economico del servizio sanitario regionale.
In quel Piano - e soprattutto in quella parte definita addendum c'erano tutte le indicazioni per avviare un radicale processo di riforma del nostro sistema sanitario. In proposito, se andate a vedere sul sito della Regione, c'é una bella pappardella che fa riferimento ai centri di assistenza primaria, ai CAP, al concetto di continuità assistenziale e, in ultima ma non per importanza, lo sviluppo delle cura domiciliari e via di seguito.
Partendo da questo punto, che non possiamo sicuramente ignorare, sono curioso di vedere, nella prossima riunione del tavolo Massicci che si terrà il 30 maggio 2013, come sarà valutata l'attività di questo Governo, ai fini del raggiungimento degli obiettivi in indicati in quel Piano.
Personalmente dubito, primo, che a Roma abbiano visto di buon occhio e l'ho sempre detto - la nascita delle aziende sovrazonali; secondo, dubito che a Roma abbiano appreso con piacere l'idea del fondo immobiliare sanitario; terzo, dubito che l'ultima e recentissima delibera del 14 marzo la n. 65519 "Programmazione sanitaria regionale", risolva qualche problema.
Certo, a circa tre anni da una sottoscrizione del Piano che cosa si fa? Si individuano risorse per l'assistenza domiciliare integrata e per la continuità assistenziale (nel primo caso si tratta di un incremento delle risorse pari a 13 milioni di euro; nel secondo, la maggiore disponibilità arriva a ben 22 milioni di euro).
Tuttavia, per passare dalla teoria alla pratica il passo è molto lungo.
Le risorse a disposizione provengono da tagli di servizi della rete ospedaliera - udite, udite - che sono stati indicati in 110 milioni di euro.
Assessore, non so se lei sa - mi auguro di sì - che ad oggi, fonte ufficiale degli uffici del dottor Morgagni, non ci sanno dire - non ci sanno dire e lo sottolineo - come avverrà la ridistribuzione dei posti letti indicati in delibera. Noi, quindi, parliamo di un risparmio, in funzione di questo riordino della rete ospedaliera, di 110 milioni, ma non sappiamo ancora come dobbiamo attuarlo.
un risparmio ipotetico; io dico utopistico.
Se queste sono le premesse, ho la sensazione che le persone anziane, i pazienti dimessi dalla rete ospedaliera senza una rete familiare che li possa accudire e le persone non auto-sufficienti, purtroppo dovranno continuare a soffrire, loro con i loro parenti, senza poter nutrire una reale speranza di sostegno da parte di questa Regione.
Eppure - ed è una cosa che ci mortifica tutti - se accendiamo la televisione, vediamo che a neanche 300 chilometri di distanza esiste un modello tutto diverso, quello dell'Emilia Romagna.
Non sono appassionato di colori e quindi non voglio fare pubblicità a nessun colore, però sta di fatto che l'Emilia Romagna non sta un passo avanti a noi, sta a 300 chilometri avanti a noi. Certo, neanche nell'Emilia Romagna sarà tutto rose e fiori, ma i centri della salute sono aperti e funzionano, i tempi di attesa per alcune specialità sono pari a zero, le attività domiciliari sono ben presenti, svolgono un'attività di prevenzione e addirittura - non so se l'avete sentito - le ASL organizzano passeggiate veloci settimanali per la cittadinanza, come attività motoria di prevenzione per le malattie cardiovascolari.
Ho sempre ribadito, anche nella scorsa legislatura - e su questo potrei alzare la voce - che il concetto di prevenzione è un concetto che non va snobbato. Innanzitutto, il concetto di prevenzione primaria, ma anche quello secondario non è da trascurare. Sono concetti su cui bisogna investire: più si investe in prevenzione e meno si spende d'altra parte.
Purtroppo ci troviamo in questa situazione.
Concludo dicendo che mi sono permesso di presentare un ordine del giorno nel quale chiedo che sia previsto un impegno, da parte della Giunta affinché le risorse individuate nella recente delibera di Giunta n. 65519 del 14 marzo scorso vengano ripartite per ogni singola azienda sanitaria locale. Allo stesso modo chiedo che nel bilancio, sia per il 2013 sia per il pluriannuale, vengano assegnate le risorse aggiuntive per la continuità assistenziale e l'assistenza domiciliare integrate.
L'ultima richiesta, che penso sia fondamentale quanto le altre due, è che ci sia la pubblicazione, da parte di tutte le ASL, dei dati, attraverso la modalità dell'Open Date.
Grazie dell'attenzione e buona giornata a tutti.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Spagnuolo; ne ha facoltà.



SPAGNUOLO Carla

Grazie, Presidente.
Desidero iniziare il mio intervento con un saluto all'Assessore Cavallera in questa sua nuova funzione. Faccio mio l'intervento del Consigliere Negro per questa parte.
Ancora una volta ci ha denotato quanto sia persona con una innata cortesia personale. Poiché di questi tempi è una merce non così frequente può essere benevolmente sottolineata.
I colleghi hanno presentato un ordine del giorno su un tema oggettivamente gigantesco, che non può che vedere anche la nostra sensibilità personale e politica.
A questo punto le questioni sono state tutte sostanzialmente illustrate, quindi non credo di doverle ripetere nel mio intervento, che sarà molto breve.
evidente che le questioni vengono affrontate, dal punto di vista dell'opposizione, con un taglio forte che mette in evidenza le criticità individuate, dal loro punto di vista, ma è indubbio che l'arcipelago della problematica degli anziani ammalati cronici, dei non autosufficienti, dei malati di Alzheimer, delle forme di demenza e della forme di handicap intellettivo gravi e gravissime, è una delle piaghe di questo nostro tempo che va incrementandosi e non decrescendo, già di per sé.
Se noi lo colleghiamo, com'è già stato ricordato (e tale deve essere la cornice delle varie questioni e del modo di poterle affrontare, non tanto di volerle affrontare), con il tema drammatico della crisi economica, con il tema dell'allungamento della vita e con la problematica delle povertà che si stanno estendendo a livelli imprevedibili della popolazione e che magari, per ragioni evidenti, colpiscono in particolare questa fascia di soggetti, capiamo che stiamo parlando di una tematica per certi versi esplosiva. Non illudiamoci, non si potranno trovare tutte le risposte nel settore pubblico; è necessario fare riferimento ad una responsabilità individuale, non perché suppletiva, ma perché questa responsabilità individuale esista. E non è solo atteggiamento nostro, dei politici; quando si fa riferimento - ed è giusto fare riferimento - all'importanza della famiglia e alla responsabilità individuale rispetto ai più deboli all'interno della famiglia, occorre richiamarsi al senso di responsabilità.
evidente che da solo il settore pubblico potrà affrontare tutto questo.
Intanto, noi siamo Pubblico e lo dobbiamo affrontare; questo è evidente.
indubbio che, per esempio, all'interno della Commissione l'assistenza abbia rivestito una parte minore, considerando il tempo dedicatole.
Occorre riconoscere che il tema dell'assistenza è stato affrontato prevalentemente dai dirigenti - quasi esclusivamente per la ragione oggettiva di trasferimenti da un Assessore ad un altro - che io personalmente ringrazio, per la panoramica che è stata data. È indubbio però, che ci vorrebbe un'assunzione di responsabilità politica di grande peso e di grande sensibilità. Indubbiamente, l'Assessore Cavallera ha le competenze e anche l'attitudine umana a saper ascoltare e anche a sapere dare una priorità a questi temi. Nella mia esperienza personale in qualità di Presidente della IV Commissione - per cultura politica, per la verità ho maturato l'attitudine ad ascoltare chiunque.
Consigliere Placido, lei ieri ha posto una questione. Anche per me la lettura di un certo tipo di intervista sui giornali è stata spiacevole molto spiacevole. Mi limito a dire "spiacevole". Qualche volta, anche i grandi hanno una caduta di stile - la voglio ascrivere a questo - e mi auguro che di questo si sia trattato. Per quello che mi riguarda si è potuto trattare esclusivamente di questo: caduta di stile, ma non ha importanza. Andiamo avanti.
Per il mio livello di esperienza, l'Assessore Cavallera deve sapere che in questo periodo il numero di documenti che, per esempio, è arrivato sulle tematiche trattate all'o.d.g., che sono arrivate in Commissione, sono enormi, come è enorme anche il numero di sollecitazioni che noi Consiglieri riceviamo e che abbiamo il dovere di ascoltare (come dicevo l'altra volta) perché è nostra competenza e anche nostro dovere farlo e proprio in questo campo.
Per esempio, e voglio riprendere un argomento: non soltanto, Assessore la problematica, diciamo così, del paziente o del paziente che ha il diritto all'assistenza, ma anche la problematica dei gestori delle case di riposo che in alcune circostanze (gliele segnalerò, perché ritengo sia mio dover farlo) sono venuti a dire che stanno facendo dei miracoli e che non sono più in grado di poterli fare. La tematica dell'aspetto economico è veramente gigantesca.
Dobbiamo renderci conto che lei, Assessore, dovrà, come dire, trovare un equilibrio - molto difficile - tra gli aspetti della mancanza di fondi e di risorse (considerando quanto dicono gli Uffici, per certi versi sull'inapplicabilità della legge) e le esigenze che comunque esistono, per le ragioni che sono state dette da me o, meglio ancora, dai colleghi che sono intervenuti più nello specifico.
C'è un altro aspetto che voglio ricordare. Sembra strano, ma anche nelle questioni che attengono ai più bisognosi come livello di intervento molte volte ai più poveri, per certi aspetti, ci sono comunque i poteri forti che si inseriscono. Io faccio mio - e non faccio altro - un commento.
Riprendo semplicemente quanto la collega Artesio ha detto rispetto al Comune di Torino, perché è un fatto indubbio. Devo dire all'Assessore quindi che mentre, personalmente, io non ho ricevuto sollecitazioni da parte di realtà del Comune di Torino, molte ne ho ricevute per altri territori.
Quindi, dato che la Regione, per certi versi (noi siamo vecchi di questo) ha sempre ricevuto un po' di critiche per essere torinocentrica bisognerà vedere l'insieme dei territori. Perché, se certe cose sono particolarmente pesanti in un'area metropolitana o in una grande città talvolta lo sono molto di più, e non si riesce a trovare risposte, per altri tipi di territori.
Voglio avviarmi alla conclusione, dicendole una cosa. Gliela dico e lei comprende perché gliela dico, senza che io mi esprima più di tanto. Lei sappia che nella sua maggioranza e anche nell'opposizione, anche per i toni che io ho ritenuto - non che io debba giudicare nulla, ci mancherebbe molto positivi da parte di questi interventi, lei sappia che su questo tema, ma ritengo anche sul resto, la collaborazione ci sarà e sarà ampia perché noi siamo in un tempo assolutamente di straordinaria Amministrazione. Mai è successo che la crisi economica tanto pesi e tanto vada a pesare anche sui diritti, rischiando di considerarli inesistenti mentre invece ritengo che queste sensibilità non siano patrimonio di una parte, ma siano, e sempre di più lo debbano diventare, patrimonio di tutti.
Infine, credo che lei saprà assolutamente valutare, senza pregiudizi e senza una caratura ideologica, che oggi è un lusso che non potremmo permetterci nemmeno, come riesaminare questa situazione. Certamente, i punti sono questi, ma ce ne sono anche altri. Valuterà poi il Consiglio complessivamente e lei in prima persona come dedicare spazi congrui all'interno della Commissione che ritengo sia, dopo questa grande e positiva - a mio avviso - sollecitazione, di cui magari non c'era bisogno ma che certo male non fa, come distribuire il lavoro anche su questo campo all' interno della IV Commissione.
Parlo con un cattolico - io sono una laica - ma se dobbiamo anche prendere in considerazione, farebbe piacere al collega Leo (che non c'è in questo momento), le sollecitazioni di tutto il mondo della Chiesa, mai siamo in tema come in questo momento e credo che questo sia straordinariamente positivo.



PRESIDENTE

Grazie, collega Spagnuolo.
La parola al Consigliere Muliere.



MULIERE Rocco

Grazie, Presidente.
Assessore, sicuramente anche da parte nostra avrà, diciamo collaborazione, però io inizio dicendole questo: non faccia come il suo predecessore, si occupi anche di questa parte delle sue deleghe, si occupi delle politiche socio-assistenziali e delle politiche sociali, perch bisogna dare risposte alle questioni che nascono sul territorio. Per quanto riguarda la rete ospedaliera, sicuramente riceverà migliaia di firme proteste, eccetera, però la situazione che oggi noi abbiamo sollevato è una situazione che sta diventando esplosiva ed è per questo motivo che abbiamo risollevato una questione che, mesi fa, avevamo di nuovo sottolineato in Consiglio regionale.
Assessore, non c'è più tempo! Questo è il tempo delle risposte. Bisogna dare risposte certe. Non si può più traccheggiare, perché la situazione appunto, come è stato sottolineato questa mattina, è diventata ormai esplosiva! E non si può più aspettare. Occorre dare delle risposte; ci rendiamo conto che la situazione è difficile. Siamo consapevoli che la spesa pubblica nel nostro Paese è troppo alta e che occorre diminuirla, ma non si possono diminuire le risorse destinate alle politiche sanitarie e, in particolare modo, alle politiche socio-assistenziali.
C'è una bella definizione, che mi piace ricordare in quest'aula, che ha utilizzato l'on. Dirindin: lo spread sanitario italiano è positivo rispetto agli altri Paesi europei perché noi spendiamo meno rispetto agli altri Paesi. Questa quota si può alzare riequilibrando la spesa pubblica, perch se il tetto della spesa pubblica va diminuito, per quanto riguarda le politiche sanitarie e le politiche socio-assistenziali nel nostro Paese questo tetto si può aumentare, c'è lo spazio e necessariamente lo si deve fare.
Assessore, noi siamo ben consapevoli e disponibili al dialogo, ma le poniamo con forza la questione e vogliamo delle risposte.
Ci dispiace che ad assistere a questo dibattito ci sia soltanto lei perché non riguarda soltanto l'Assessore alle politiche sociali, questa mattina avremmo voluto vedere anche l'Assessore al bilancio. Capisco che l'Assessore al bilancio - anche lui - si sia appena insediato: dovrà studiare il bilancio di previsione, che non c'è, per procedere alla sua stesura. Però, questa mattina, le risposte le deve dare lei, le deve dare l'Assessore al bilancio, le deve dare la Giunta, le deve dare il Presidente! Perché saranno i cittadini, saranno le imprese, saranno le famiglie a chiedere queste risposte! Assessore, per semplificare, voglio raccontarle un caso, anche se ne sono stati raccontati altri, ma questo è emblematico. Un mio conoscente mi ha parlato di un suo cugino che sarebbe stato dimesso dall'ospedale; per a causa dei problemi respiratori, non è possibile tenerlo a casa, occorrerà inserirlo in una struttura. Siccome la continuità assistenziale è stata interrotta e le liste di attesa sono quelle che sono - nel caso specifico c'erano 150 persone prima di lui - questa persona farà in tempo a morire prima di entrare in una struttura, se non tornerà in ospedale, perch quelle strutture non hanno più lo spazio. Così, quella famiglia, per dieci giorni lo terrà in una struttura dove pagherà interamente la retta, perch appunto, non c'è la continuità assistenziale e le liste di attesa sono quelle che sono! Ma quanto tempo si può continuare in questo modo? Quanto tempo? Non è più possibile! Questa questione riguarda le persone, le famiglie, i portatori di handicap, gli anziani, a loro dobbiamo dare delle risposte, ma anche ai lavoratori dobbiamo dare delle risposte. Per quanto tempo si può chiedere a quei lavoratori di lavorare per sette, otto, nove, dieci mesi senza stipendio? Poi, non si possono chiedere i miracoli alle persone: c'è chi lo fa anche con passione e con dedizione, ma quelle persone devono portare a casa uno stipendio, non è possibile continuare in questa situazione! Ci sono persone che, ormai, rinunciano a curarsi. Questo è il dramma a cui noi stiamo assistendo.
Ci sono persone che, di fronte alla mancanza di risposte, decidono di non curarsi e di affrontare la situazione giorno per giorno. Anche qui credo - abbiamo una responsabilità. Ha fatto bene la collega Artesio a ricordare che in Piemonte c'era un'impostazione e anche una qualità del servizio che da questo punto di vista dava risposte certe.
quell'impostazione che noi dobbiamo difendere, cioè l'ospedale collegato al territorio e il territorio collegato alle strutture ospedaliere. Se, di fatto, questa continuità si interrompe per mancanza di risorse e per scelte politiche che vengono compiute sul territorio, ci troveremo di fronte ad una situazione critica, estremamente critica, da affrontare. Se si spezza quest'equilibrio, se non ci sono interventi sul territorio, cosa faranno le famiglie? Si rivolgeranno alle strutture ospedaliere, che sono già in crisi e non ce la fanno, per tanti motivi.Se noi interrompiamo le risorse destinate al territorio per assistere le persone sul territorio, queste persone necessariamente si rivolgeranno alle strutture ospedaliere. Questo equilibrio, ormai precario e instabile, rischia di rompersi definitivamente e credo che anche dal punto di vista economico questo non possiamo permettercelo.
L'automatismo "spendiamo meno nelle strutture ospedaliere per investire nel territorio" finora lo non lo abbiamo visto. Ha ragione la collega Artesio ad avere sottolineato questo aspetto, questo automatismo non c'è stato! L'Assessore Monferino, per un anno, ha continuato a dire questa cosa ma noi questo automatismo non l'abbiamo visto sui nostri territori. Allora c'è qualcosa che non va; c'è qualcosa che non funziona da questo punto di vista.
Allora, questa mattina abbiamo sollevato nuovamente in Consiglio regionale questa questione drammatica! Era nostro dovere portare qui il grido di allarme delle famiglie, delle imprese, dei lavoratori, degli anziani, dei portatori di handicap, delle persone in difficoltà! Era nostro dovere sollevare questa questione! Mi permetto di concludere con una questione che non c'entra assolutamente niente. L'altro giorno, un mio amico mi ha detto che alla nascita del figlio ha fatto domanda per il bonus bebè, ma è trascorso un anno e ancora non l'ha visto: fra un po', Assessore, verrà il bambino stesso, quando inizierà a camminare, a chiederlo in Regione.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Muliere.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della Scuola Primaria "M. Coppino" di Torino


PRESIDENTE

Prima di procedere con gli interventi, informo l'Aula che è in visita presso il Consiglio regionale del Piemonte la Scuola Primaria "M. Coppino" classe 5^, sezione D. Ai ragazzi e al corpo docente rivolgo il nostro saluto.
Un particolare saluto da parte del collega Vicepresidente Placido, che è infortunato e seduto qui alla mia sinistra, che avrebbe voluto personalmente comunicarvi il benvenuto.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

"Fondi regionali a sostegno della residenzialità e della domiciliarità degli anziani e non autosufficienti" richiesta di sessione straordinaria ai sensi dell'articolo 50 del Regolamento interno del Consiglio regionale presentata dai Consiglieri Laus, Ronzani, Muliere, Bresso, Gariglio Cerutti, Boeti, Pentenero, Reschigna, Negro, Goffi, Manica e Artesio (seguito)


PRESIDENTE

Proseguiamo con i nostri lavori.
La parola al Consigliere Motta Massimiliano.



MOTTA Massimiliano

Grazie, Presidente.
Purtroppo, non avendo conseguito gli studi classici, ho cercato di sforzarmi, ma non sono riuscito a trovare una citazione per dire che finalmente, è stata ripristinata la convivenza tra quella che possiamo definire la parte della programmazione politica della Giunta e quello che è il rapporto con il Consiglio e con i Consiglieri.
Mi pare che, oggi, si siano stemperati gli animi rispetto agli atteggiamenti precedenti ... senza nulla togliere all'esperienza dell'Assessore che l'ha preceduto. Sicuramente, per quanto riguarda la capacità di dialogo e la capacità di ascolto, credo che nessuno debba insegnare qualcosa all'attuale Assessore alla sanità, Cavallera, perch viene da talmente lontano che sa perfettamente come tenere i rapporti.



(Commenti del Consigliere Gariglio)



MOTTA Massimiliano

...non so se Adamo ed Eva, ma, sicuramente, prima di Adamo c'era Cavallera...
Mi aggancio solo ad un passaggio, ha fatto bene il Consigliere Laus a farsi scrive l'intervento ... così non è andato fuori dalle righe e non ci ha fatto arrabbiare, non facendoci buttare fuori dall'aula.
Comunque, quello che volevo dire la scorsa volta, quando sono stato interrotto poiché ritenuto tra coloro che veniva insultato dall'intervento del Consigliere Laus, persona assolutamente gradita, è che in questo momento il rimpasto di Giunta regionale e la riorganizzazione delle deleghe è stata la risposta giusta della maggioranza, non tanto a quelli che possono essere, come qualcuno dice, gli equilibri delle forze politiche, ma una risposta ad un Governo centrale che, comunque, stava depotenziando le competenze e stava depauperando anche la parte economica dei trasferimenti che da Roma dovrebbero arrivare sul territorio.
La risposta politica giusta ai tecnocrati.
Abbiamo messo in campo competenze, oltre che capaci sotto l'aspetto tecnico, che con il supporto degli uffici e delle strutture, vista la complessità delle azioni, esprimono anche capacità politiche. Per chi crede alla politica nell'ambito di questo contesto, credo fosse indispensabile.
Non credo che esistano "trombati", altrimenti dovrei andare a chiedere dove è finito il buon Bairati che, dopo l'eccellente risultato elettorale è stato messo, da parte di Squinzi nell'ambito della Confindustria, a far ciò che non era stato capace di fare in Assessorato.
Ma non voglio accendere nessun animo.
Credo che questo inciso fosse dovuto; non ho potuto esprimere la mia soddisfazione in prima battuta, anche se preannunciata, quando l'Assessore Cavallera rispondeva alle mie interrogazioni per conto dell'ex Assessore Monferino. Auspicavo la sua scesa in campo e questo auspicio si è attuato (quindi siamo in debito di un caffè).
Per tornare al tema di oggi, la novità è che se io ripercorro quello che è stato oggetto di una prima discussione all'interno della Commissione, ossia gli obiettivi prioritari che gli uffici e la dottoressa Vitale in primis ci hanno esposto, riguardanti l'ambito Socio assistenziale; il mantenimento dei livelli di spesa analoghi agli ultimi anni compatibili con le difficoltà di bilancio della Regione; la riduzione delle liste d'attesa; l'introduzione della compartecipazione alla spesa per i redditi medio alti e le azioni di efficacia dei sistemi di servizio per liberare risorse da destinare agli obiettivi prioritari, credo siano obiettivi condivisi da tutti, condivisi anche da coloro che sono intervenuti precedentemente.
Sicuramente emerge uno sbilanciamento. Se scorriamo il documento che abbiamo analizzato, le risorse totali necessarie nei vari anni, nella fotografia che c'è stata data dal 2010 al 2012, hanno visto un finanziamento, del fondo statale, ridursi di più di due terzi, nonostante i fondi regionali abbiano tentato di mantenere la stessa identica risorsa per questo comparto.
E proprio a questo proposito mi sono permesso di fare un passaggio sull'importanza di aver dato una risposta ai tecnocrati che, hanno pensato che tagliando in quel settore, potessero produrre economia.
Un'economia che, quando c'era e per quanto evidenziato, veniva impiegata in attività che nulla avevano a che fare con l'assistenza e con i servizi alle persone in difficoltà.
Ripeto, questi obiettivi sono già stati enunciati in Commissione da parte delle politiche sociali per conto della Regione come obiettivi primari, infatti, si sposano perfettamente con le sollecitazioni del Consiglio straordinario ad hoc e si tramutano in quei tre o quattro ordini del giorno che sono all'attenzione del Consiglio.
Avanzo una proposta a nome del nostro Gruppo, ma spero possa essere condivisa dal resto della maggioranza e, in un certo senso, dai proponenti dei vari ordini del giorno.
La proposta riguarda proprio questi obiettivi primari, gli stessi degli ordini del giorno. Propongo, quindi, che la discussione possa arrivare in Commissione per elaborare un ordine del giorno condiviso da approvare in Consiglio regionale (visto che si sta affrontando anche il tema del bilancio).
Questo perché credo che nessuno possa avere dei dubbi sul fatto che tutto quello che è stato espresso anche dalla Consigliera Spagnuolo stia a cuore di questa maggiorana o dell'opposizione. È sicuramente un patrimonio comune quello di voler salvaguardare l'assistenza ai soggetti più deboli ma bisogna fare i conti con le risorse. Noi siamo stati più penalizzati dalle risorse centrali che da quelle regionali, e questo, visto che è un confronto anche un po' più tecnico e delicato, non credo si possa affrontare all'interno di un Consiglio straordinario e risolvere i problemi solo ed esclusivamente con un ordine del giorno. Ordine del giorno che poi, tra l'altro, strutturato così, potrebbe anche dare delle interpretazioni non corrette e quindi avere delle risultanze che potrebbero alimentare nuova polemica.
Vorrei che questo ultimo rush di maggioranza del centrodestra e questo inizio del nuovo Assessorato possa essere un tentativo di trovare un terreno comune di discussione, quindi riportare questi ordini del giorno all'interno della IV Commissione e se non in quello di domani, sarà quello della prossima settimana. Contestualmente si dovrà portare anche la discussione all'interno della I Commissione, visto che si tratta anche di dare e di mettere a disposizione risorse adeguate.



PRESIDENTE

Proseguiamo con gli interventi, dopodiché sottoporremo all'Aula la richiesta del Consigliere Motta. L'Aula valuterà se mettere in votazione gli ordini del giorno oppure decidere di tornare in Commissione.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Grazie, Presidente.
Assessore Cavallera, disponibilità al confronto a partire da quest'oggi a domani mattina, ma nessuna preventiva apertura di credito.
Noi dobbiamo misurare le politiche della Giunta dalle scelte concrete e dai fatti. Conosco la sua storia personale, ma questo di per sé non significa assolutamente nulla visto che parliamo delle politiche sociali di questa Regione.
Mi auguro che lei voglia dare alle politiche sociali, lo ricordava prima il Consigliere Muliere, l'attenzione necessaria. È innegabile il fatto che questa questione l'Assessore Monferino non ce l'avesse nelle corde.
Guardate, colleghi, non è soltanto un problema di bilancio, che pure esiste è, innanzitutto un problema di sensibilità. Uso la parola "sensibilità", perché le politiche di bilancio pur in presenza di problemi che ricorderò più avanti, sono finalizzate a determinate esigenze, ma io penso che voi in questi anni questa sensibilità non l'abbiate dimostrata nella misura necessaria.
Il tema è cruciale, per una Regione come la nostra, per un complesso di ragioni - le ricordavano i colleghi Laus e Boeti, nei cui interventi mi riconosco completamente. È cruciale, perché la crisi falcidia il reddito delle persone, produce disoccupazione, e sono molti coloro che non hanno i soldi per pagare la quota-parte delle rette alberghiere a carico delle famiglie.
Il tema delle politiche sociali è cruciale per una regione come la nostra, che vive una crisi drammatica del manifatturiero, perché chi viene espulso dal mercato del lavoro si rivolge ai servizi, non sapendo come fare a campare ed ha bisogno che i servizi intervengano per risolvere i suoi problemi; servizi che, invece, da qualche anno a questa parte dichiarano la propria impotenza.
E qui torno al tema della sensibilità - collega Spagnuolo - ma anche dell'impotenza, perché i consorzi sono ancora in attesa di ricevere le risorse del 2011.
Io so molto bene, discutendo di politica di bilancio, cosa significa affrontare i temi della politica finanziaria della Regione, ma è innegabile che vi sia un problema anche di sensibilità politica, se chi è in prima linea nel decidere le politiche sociali per far fronte a bisogni fondamentali non ha i soldi per farlo, perché, rispetto al 2011, noi siamo inadempienti.
E allora - Assessore Cavallera - qui c'è una prima svolta che lei e l'Assessore Pichetto dovete dare! Poiché noi non firmiamo cambiali in bianco a questa Giunta, meno che meno - ovviamente - a quella nata dal rimpasto (ma neanche a quella precedente), il primo atto che dovete compiere è quello di mettere i consorzi nelle condizioni di fare le cose per le quali sono stati istituiti, sapendo che dietro ci sono i problemi delle persone e che una Giunta regionale all'altezza della situazione deve fare una scelta del genere.
Inoltre, servono politiche sociali e risorse per affrontare le questioni che ha spiegato il Consigliere Laus, che ha ripreso il collega Muliere e che ha espresso altrettanto chiaramente il collega Boeti, perch nelle strutture per anziani aumentano le liste d'attesa.
Posso dire una cosa ai colleghi della maggioranza? Non è stato sempre così, in questa regione! Non è stato sempre così, in questa regione! C'è stata una fase in cui noi abbiamo invertito quella tendenza e abbiamo investito risorse per ridurre le liste d'attesa, aumentare le convenzioni ed istituire gli assegni di cura, nell'ottica di dare una risposta flessibile alla politica verso le persone anziane.
successo così in questi anni! Io non cito i dati complessivi, ma ne cito uno negativo: nella mia provincia, siamo passati da 760 a 620 convenzioni. Prima avveniva il processo contrario: abbiamo aumentato il numero dei posti letto convenzionati nelle strutture per anziani.
questo processo che noi mettiamo in discussione, pur facendoci carico dei problemi delle compatibilità di bilancio di questa Regione, ma questo è il tema che una Giunta deve affrontare, e che lei deve affrontare Assessore Cavallera! Naturalmente, in un confronto con i Gruppi d'opposizione e, ovviamente, con la sua maggioranza.
La prima questione l'ha posta il collega Boeti: come utilizzare i 43 milioni di euro trasferiti dallo Stato? Questa è una prima questione, ma io torno su un punto in particolare perché, ovviamente, non riprendo quanto hanno già detto i colleghi che mi hanno preceduto: con quale strategia (perché di questo si tratta) pensate di ridurre le liste d'attesa? Con quali idee? Sarebbe già un risultato - collega Laus - se noi potessimo invertire la tendenza e tornare ai livelli di un paio di anni fa, perché non siamo a quei livelli. Abbiamo continuato a scendere, in una fase nella quale è aumentata la domanda degli anziani, per le ragioni che hanno ricordato i colleghi Laus e Boeti. Esattamente per quelle ragioni! Il tema sono le risorse, perché io non credo - caro Assessore Cavallera (quando replicherà ci dirà la sua opinione su questo punto) - che un'eventuale compartecipazione alla spesa riguardante le rette alberghiere sia in grado di produrre risultati significativi, dal punto di vista della quantità delle convenzioni che riesce a produrre, perché vi posso citare delle province nelle quali già oggi la totalità della retta alberghiera è a carico delle famiglie e lì non si producono risultati, non si liberano risorse! velleitario ritenere che sia quella la strada, perché non possiamo pensare di ricavare lì le risorse per incrementare in maniera significativa, rispetto alla domanda, le convenzioni.
Non parlo, poi, di ciò che ha detto l'ex Assessore Monferino in Commissione (ha ragione il collega Muliere), perché in Commissione le prime discussioni avvenivano su questo: come pensiamo di affrontare il tema delle liste d'attesa? Monferino, in Commissione, disse tranquillamente che l'avrebbe fatto liberando risorse dalla sanità. Lo ricordate? Ci spiegò che avrebbe riorganizzato la sanità e che avrebbe, nel breve periodo, non nel medio e lungo periodo (non capiterà neanche nel medio e nel lungo, per la verità) liberato le risorse per far fronte al taglio delle risorse nazionali (cosa che, poi, è avvenuta).
Pertanto, hanno ragione i colleghi Boeti e Laus: non nascondiamoci dietro un dito, perché c'è un problema grosso come una casa che riguarda i tagli del Governo alle politiche per la non autosufficienza. Fondi che sono stati azzerati totalmente - se non sbaglio - dal Governo di centrodestra.
E allora, se questo è il tema, vorrei che noi andassimo un po' al di là delle proposte contenute in questo documento. Ritengo che far dipendere la riduzione delle liste d'attesa dal mantenimento della spesa destinata alle politiche sociali, tutt'altro che garantita (nel bilancio non abbiamo un soldo e in questi anni passiamo da 180 a 140 milioni, e questo è il primo problema), e poi dalla compartecipazione, senza prevedere un incremento significativo di risorse da destinare a queste politiche, significa perseguire un obiettivo velleitario. Poiché questo è un settore nel quale abbiamo bisogno di tutto fuorché di velleità, penso che dovremmo ragionare in maniera concreta su come dare una risposta a tale problema.
Ho concluso, Presidente.
Il tema, dunque, è il bilancio. Il collega Reschigna parlerà su questo: il tema è il bilancio della Regione, che continuiamo a non discutere. Ed anche questo è un bel paradosso! Una Regione che ha il dramma del lavoro il dramma degli anziani non autosufficienti, il dramma delle liste d'attesa, è una Regione che si permette di affrontare e - benché vada approvare il bilancio alla fine del mese di aprile; ieri ha proposto l'ennesimo ricorso all'esercizio provvisorio per un altro mese (l'unico forse, un po' giustificato). Il tema è il bilancio: è qui che dobbiamo capire in che modo quella sensibilità di cui parlavo, nonostante i problemi finanziari, si traduce in politiche finanziarie per affrontare questo problema.
Noi una cosa l'abbiamo detta (l'hanno detta i colleghi Boeti Reschigna, ieri, Muliere, l'ha detta Laus, questa mattina): pensiamo che questa sia una priorità e le nostre proposte andranno esattamente nella direzione di considerare, nel bilancio della Regione (ho finito Presidente), le due priorità delle politiche sociali e del trasporto pubblico locale. Grazie.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Franchino.



FRANCHINO Sara

Grazie, Presidente. Anche da parte del mio Gruppo vanno un saluto e un augurio all'Assessore Cavallera, che è chiamato a svolgere questo ruolo e questo compito quanto meno periglioso.
In primo luogo dico subito che credo che il dibattito provocato qui questa mattina dall'opposizione non sia solo utile, ma addirittura doveroso, in quanto riguarda tematiche oggi di estrema emergenza sociale e sulle quali il Partito di cui sono espressione - il Partito Pensionati - è evidentemente sensibilissimo, non fosse altro perché cerca di portare l'attenzione dell'opinione pubblica sui problemi connessi al mondo dell'anzianità e della previdenza da decenni a questa parte.
La seconda considerazione che faccio è quella di dire che, se si riuscisse a prescindere da una dinamica di una dialettica politica tradizionale nell'affrontare una problematica così cruciale, in cui l'opposizione accusa l'esecutivo di non riuscire a trovare risposte adeguate, forse si potrebbe avviare un confronto ancora più propositivo; e questo non vuole assolutamente essere una critica, ma semmai una sollecitazione, anche per il fatto che quella sorta di frizione personale che si era creata con il precedente Assessore è inevitabilmente superata e venuta meno.
Dico questo perché ritengo che il confronto che ha ad oggetto le tematiche assistenziali non possa certo concludersi qui questa mattina, ma debba proseguire, perché le tematiche affrontate sono di difficilissima risoluzione e , se si vogliono trovare delle risposte concrete e fattive aprono delle prospettive non certo di breve periodo ma devono essere guardate nel lungo termine.
Il problema delle politiche assistenziali e socio-assistenziali non riguarda certo solo questa Regione; dico questo per dire che si tratta di un problema sistemico. Altre Regioni italiane, Regioni del Nord e del Centro Italia anche estremamente virtuose - penso che la situazione al Sud sia ancora peggio, anche se non ne ho personale contezza - hanno per esempio, ben prima del Piemonte, invitato i parenti dei familiari ospiti di case di riposo private in convenzione a prendere un formale impegno che avrebbero garantito il pagamento delle rette, se non fossero state rispettate, da parte degli Enti pubblici, le convenzioni previste. Le paure e le perplessità che si pongono in Piemonte, dunque, non sono certo da collocarsi geograficamente solo in questo luogo.
Allo stesso modo devo dire che ci sono delle tematiche che devono trovare un'immediata soluzione. Mi terrorizza personalmente il fatto che si possa sospendere l'erogazione degli assegni di cura: io ne ho personalmente potuto constatare la validità, avendone beneficiato come parente di una persona che, senza l'assegno di cura, certamente non avrebbe potuto avere quei servizi che le hanno garantito di arrivare ad una morte serena, nella sua abitazione e in un contesto familiare caloroso.
Ma il problema è un problema enorme ed è un problema secondo me da affrontare, come dicevo prima, in termini di modifiche proprio strutturali e sistemiche.
Il 20% della popolazione europea e il 21% della popolazione italiana è costituito da persone over sessantacinquenni e questo trend certo non diminuirà, ma anzi tenderà ad incrementare: se gli indici demografici dovessero mantenere le attuali curve, si parla del fatto che nel 2030 ci saranno una popolazione italiana per il 26% con più di 65 anni, una longevità crescente della popolazione e una struttura sociale e demografica completamente diversa da quella attuale, con problemi da risolvere e da affrontare ancora più grandi.
per questo che dico che colpevolizzare l'attuale Giunta come inadeguata e incapace di dare risposte forse non è una posizione politica così obiettiva. Il problema sanitario e assistenziale, infatti, è un problema che ci riguarda e che ci riguarderà tutti ancora nel futuro. È un problema che, tra l'altro, mi vede abbastanza pessimista perché con delle risorse che non consentono di garantire a tutti il servizio - e le risorse evidentemente non le determina la Regione Piemonte - bisognerà operare delle scelte, che dal mio punto di vista andranno evidentemente in un'ottica di tagli a quelle sacche di spreco che secondo me ancora ci sono e che possono essere chirurgicamente eliminate facendo la massima attenzione, però, a non indebolire la qualità del servizio e a mantenere il livello essenziale delle prestazioni; mi riferisco a sacche di spreco che evidentemente possono essere compresse.
Io ricordo di aver sentito raccontare da un Segretario comunale autorevole e non certamente di orientamento politico riferibile al centrodestra - e io ascoltavo quello che mi raccontava dalla sua esperienza personale abbastanza sorpresa - che era riuscito a risanare il bilancio di una casa di riposo comunale, quando ne aveva assunto la gestione, a partire da accorgimenti banali. In via aneddotica, riferiva che per esempio il primo provvedimento che aveva assunto era stato quello di non consentire più ai dipendenti di parcheggiare nel cortile interno alla casa di riposo perché attiguo alla mensa. Ora, non voglio dire che con il taglio degli sprechi si possa risolvere, solo così facendo, la questione. Certamente però, la complessità della materia è tale che serviranno, se le risorse garantite continuano a essere insufficienti, delle soluzioni anche originali e creative; e su questo, appunto, il confronto non può che essere proficuo.
In questo senso credo che inevitabilmente come asse strategico non si possa che individuare quello di un ruolo centrale affidato all'assistenza domiciliare; questo perché lo stanno facendo in tutta Europa e perché nei Paesi nordici, dove è massimizzato l'utilizzo dell'assistenza domiciliare la risposta dei cittadini è assolutamente positiva perché consente una riduzione delle spese.
Dico anche però che modificare dei parametri di accesso non necessariamente significa andare ad indebolire il sistema di assistenza domiciliare.
Tutto questo è per dire, in conclusione, che se si riuscisse a iniziare un discorso sull'argomento assistenziale sarebbe certamente qualcosa di doveroso nei confronti della popolazione; ma bisogna pensare a delle risposte che guardino apertamente al futuro e che non si fermino all'emergenza attuale, ma che vadano in là con il tempo: noi dobbiamo pensare di trovare risposte, prima che imploda il sistema, alle esigenze che si porranno nel 2020 o nel 2030, che saranno esigenze più gravose di quelle che siamo chiamati ad affrontare oggi.



PRESIDENTE

Grazie, collega Franchino. Prima di passare alla parola al Consigliere Reschigna, mi premeva informare l'Aula che abbiamo ancora ulteriori cinque interventi più quello dell'Assessore e che dobbiamo porre poi in votazione i tre ordini del giorno. Sono le ore 12. 30 e quindi chiedo ai colleghi insomma, di regolarsi di conseguenza.
La parola al Consigliere Reschigna.



PRESIDENTE

LAUS Mauro (fuori microfono)



PRESIDENTE

Mi scusi, Presidente: quali sono gli altri due ordini del giorno?



PRESIDENTE

Il primo è firmato e presentato dalla Consigliera Pentenero; il secondo da lei, collega, e il terzo dal Consigliere Buquicchio.
Quindi, sono tre gli ordini del giorno da votare; e ci sono ancora cinque interventi più l'intervento dell'Assessore.
Ha chiesto la parola il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Grazie, Presidente.
Dal nostro punto di vista diciamo subito che noi siamo disponibili ed interessati a prolungare oltre ore 13, perché il tema è di assoluto rilievo.
Occuperò meno dei dieci minuti che mi sono assegnati, anche perché gli interventi che finora ha svolto il mio Gruppo consiliare - il collega Laus il collega Boeti, Muliere e Ronzani - hanno messo al centro del nostro dibattito elementi che, condividendoli, non li voglio richiamare.
Però credo che a questo punto del dibattito mi corra l'obbligo di porre alcune richieste precise all'Assessore Cavallera e parto da una premessa.
All'inizio di questa legislatura regionale, questo Gruppo regionale ha viaggiato molto nel Piemonte e tra i temi che abbiamo sviluppato nel nostro viaggio nel Piemonte c'è stata la sanità e c'è stato il tema delle politiche sociali.
Devo riconoscere che abbiamo fatto molta fatica, perché quando si tocca un ospedale, le sale e le piazze sono piene, mentre quando si tocca un sistema che riguarda le politiche sociali, purtroppo c'era meno sensibilità e meno attenzione, perché questo era un tema che riguardava le persone direttamente coinvolte, cioè gli operatori, il mondo dell'impresa, le cooperazione sociale e gli Amministratori locali.
Le cose stanno cambiando, Assessore, e voglio ricordarle che qualche settimana fa l'imponente manifestazione che si è svolta a Cuneo sul tema delle politiche sociali ha detto che c'è un Piemonte che incomincia ad accorgersi che questo tema ha la stessa importanza e lo stesso rilievo di quando ragioniamo di sanità.
Devo dire che ho colto con molto piacere il manifesto che CGIL-CISL-UIL hanno predisposto con uno sciopero regionale del 18 aprile, dove il tema delle politiche sociali è messo con grande evidenza.
Ma anche se non ci fosse questa sensibilità e questa crescente partecipazione, vale per noi una questione di fondo: per noi ragionare di politiche sociali significa ragionare di civiltà e la civiltà non ha prezzo di consenso elettorale.
Le questioni che vorremmo porre sono le seguenti; già negli interventi sono state affrontate le questioni di natura economica e di compatibilità delle spese. Oggi un giorno di posto letto, di ricovero all'interno dell'ospedale costa al pubblico tra i 750 e i 900 euro al giorno. Un giorno di ricovero all'interno di una RSA, costa, a seconda delle situazioni, tra i 110 e 140 euro. Mi preoccupa rappresentare il range, non mi preoccupa definire con esattezza.
Un posto letto all'interno di una struttura di sollievo, di country hospital costa mediamente tra i 65 e gli 80 euro al giorno; un giorno di assistenza domiciliare nei confronti della popolazione non autosufficiente è al di sotto di queste cifre.
Perché in questi anni abbiamo assistito ad una forte diminuzione dei posti letto all'interno delle RSA, dei posti letto convenzionati e dei posti letto effettivamente utilizzati da parte delle aziende sanitarie regionali? E perché ciascuno di noi non passa un giorno all'interno dei reparti di medicina dei nostri ospedali, accorgendosi che l'età media delle persone che oggi sono ricoverate nei reparti di medicina supera abbondantemente gli 80 anni? Creando un problema di inappropriatezza nell'utilizzo delle strutture ospedaliere e creando anche un problema economico per il bilancio della Regione e per il bilancio pubblico.
Perché sotto i ponti le persone non possono andare e quando un sistema si frantuma nella diversità delle proposte che possono riguardare la diversità dei bisogni, significa sostanzialmente che le persone sono costrette a ricorrere, anche in termini di appropriatezza, a strutture che non dovrebbero essere utilizzate per questi bisogni e per queste fattispecie.
Ma questa è una responsabilità, ed è la conseguenza più rilevante della politica che questo governo regionale ha messo in atto in questi tre anni.
Se sono diminuiti i posti letto in RSA, se sono diminuiti una serie di servizi riguardo alla popolazione anziana non autosufficiente, la conseguenza è quella di una pressione nei confronti degli ospedali, in termini di appropriatezza.
Ecco perché affrontare con convinzione e con correttezza questo problema, significa anche porsi il problema della compatibilità economica e della sostenibilità economica del sistema.
Noi chiediamo che ci sia questa forte inversione di tendenza.
La seconda questione che vogliamo porre - lo hanno già detto - è questa: noi ci auguriamo che lei faccia l'Assessore alle politiche sociali.
La Regione Piemonte non ha avuto un Assessore alle politiche sociali nel corso di questi ultimi anni e questo ha pagato nel momento in cui la Giunta regionale doveva assumere delle decisioni sull'allocazione delle risorse, ha pagato rispetto all'attenzione che veniva rivolta o non veniva rivolta nei confronti di questo tema. Ha pagato come conseguenza negativa rispetto alla sanitarizzazione dei bisogni sociali.
Il terzo elemento, Assessore, che le pongo è una domanda: basta con i blitz.
In questi due anni la Giunta regionale ha affrontato revisioni di pezzi del sistema sociale attraverso veri e propri blitz; ha modificato le delibere sulla residenzialità contro il parere di tutti i soggetti che erano stati interpellati. E questo ha creato e sta creando delle conseguenze.
Vuole affrontare il tema della revisione della domiciliarità con lo stesso identico atteggiamento. Noi non accettiamo più blitz e non siamo neanche più disposti di porre le questioni che riguardano i problemi sociali come discussione a posteriore rispetto ad atti assunti dalla Giunta regionale.
Sotto questo aspetto, scendendo nel concreto, io le voglio porre una questione.
Ritiri la proposta di revisione del servizio di domiciliarità che tanto scalpore sta creando nella comunità piemontese. La ritiri. Non perché non si possa rimettere mano anche a quel pezzo del sistema sociale della nostra Regione, ma non si può mettere mano con lo stile, con il metodo e con gli obiettivi che erano contenuti all'interno di quella proposta di deliberazione. Ritiratela e riaprite una discussione con il mondo degli Enti locali, con il mondo delle organizzazioni sindacali e delle organizzazioni sociali del volontariato. Riaprite una discussione.
In questi anni il blitz era la caratteristica con la quale siete intervenuti su queste politiche.
Ultima considerazione. Io trovo, e non mi stancherò mai di dirlo - e non è colpa dell'Assessore Pichetto per una volta, visto che è stato appena nominato - scandaloso che alla fine del mese di marzo 2013 noi non abbiamo ancora iniziato a discutere della legge di bilancio per l'anno 2013.
scandaloso, perché questo crea incertezza tra la comunità piemontese e crea incertezza rispetto a tanti settori. Ieri abbiamo affrontato quello del trasporto pubblico locale; questa mattina stiamo affrontando il tema di un pezzo delle politiche sociali rivolte alla popolazione non autosufficiente, ma non solo questo.
Come potete pensare che vi possa essere garanzia nell'erogazione dei servizi e nella continuità delle prestazioni quando, ad oggi, il Piemonte non sa quali sono le risorse economiche che vengono messe in campo.
Viviamo in tempi di grandissima difficoltà, ma oltre alla difficoltà oggettiva che appartiene a questi tempi e a queste nostre settimane, vi è una difficoltà procurata dalla vostra incapacità di decidere.
E quindi il tema della allocazione delle risorse nella legge di bilancio noi chiediamo venga affrontato con urgenza, nei tempi e con coerenza nelle scelte.
Urgenza significa pretendere che la settimana prossima in I Commissione, finalmente, incominci la discussione sulla legge di bilancio.
La coerenza delle scelte significa che noi, come Gruppo regionale, non scenderemo di un euro rispetto alle risorse che erano state allocate nel 2012 sul tema delle politiche sociali. E non scenderemo di un euro non considerando - lo voglio dire in termini molto chiari - quello che è arrivato come riparto al Piemonte sul fondo nazionale sulla non autosufficienza, okay? E non accetteremo che quelle risorse che sono arrivate al Piemonte dal fondo nazionale sulla non autosufficienza vengano utilizzate per diminuire la quota sanitaria in capo al bilancio della Regione.
Su queste condizioni noi ci metteremo a discutere con la Giunta regionale a partire dalla settimana prossima, ma sappiate che per noi sono condizioni di una rigidità mostruosa.



PRESIDENTE

Prima di passare la parola alla collega Pentenero, ricordo all'Aula che resta in piedi la proposta del Consigliere Motta, che a norma dell'articolo 37 dovrà poi essere sostenuta da ulteriori tre colleghi, di rinviare eventualmente il tutto in Commissione.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



PRESIDENTE

Colleghi, siamo convocati fino alle ore 13. Abbiamo ancora quattro interventi in discussione generale più la replica dell'Assessore e dobbiamo poi porre in votazione tre atti di indirizzo. Essendo l'Aula sovrana chiedo che cosa vogliamo fare, perché o vi è una rinuncia al dibattito generale e passiamo alla replica e alla votazione o si va avanti o bisogna rinviare ad altra seduta, che potremo decidere nella riunione dei Capigruppo prevista alla fine della seduta.
C'è disponibilità ad andare avanti fino alle ore 13.30, tenendo conto che poi c'è la riunione dei Capigruppo? Se vi è la rinuncia a svolgere qualche intervento o il contenimento degli stessi, in particolare da parte dei Gruppi che hanno già parlato, potremmo chiudere questo Consiglio.
Dunque, andiamo avanti? Va bene per tutti? Fino alle 13.30, d'accordo.
Prego, Consigliera Pentenero, prenda pure la parola.



PENTENERO Giovanna

Grazie, Presidente.
Credo che questa mattina non abbiamo perso tempo e che sia assolutamente utile permettere a tutti coloro che desiderano intervenire sull'argomento andare oltre l'orario previsto e dedicare il tempo necessario a un dibattito per il quale ringrazio il collega Laus di aver predisposto l'ordine del giorno e di aver introdotto ancora una volta questa discussione in quest'Aula.
Ricordo che sul tema in più occasioni, sia in Commissione che in Aula è stata posta l'attenzione, ma vorrei soffermarmi, cercando di rispondere anche all'appello del Presidente, su due questioni. La prima - ed è che quella che oggi ritengo sia la più urgente, oltre al tema specifico che riguarda i ritardi dei pagamenti e la grande lista d'attesa che la nostra Regione ha nei confronti delle persone non autosufficienti, quindi una vera emergenza sociale che si sta verificando all'interno della nostro Piemonte è legata a quanto hanno già sottolineato i colleghi, ovvero: questa Regione, negli ultimi due anni, non ha avuto nessuna programmazione nessuna idea rispetto a un settore ritenuto d'eccellenza e importantissimo all'interno del panorama italiano, cioè le politiche socio-assistenziali e sanitarie. Negli ultimi due anni non abbiamo visto nessun referente politico che abbia pensato a dove si volevano condurre queste politiche all'interno della Regione Piemonte. Ci sono stati dei proclami, ci sono stati dei blitz, ci sono state delle situazioni che oggi fanno pensare a un Piemonte che ha una vera e propria situazione di emergenza non solo rispetto al tema delle politiche per le persone non autosufficienti, ma un problema di emergenza nei confronti di tutte le fasce più deboli e non si è più fatta nessuna discussione all'interno delle Commissioni in modo strutturale e in modo organico per capire come il tema di una situazione economica può essere affrontato, se non con delle delibere approvate senza consultare nessuno.
Quello che ritengo ancora più grave, in barba a tutte quelle le disposizioni nazionali e alle competenze attribuite a una Regione per quello che riguarda le politiche socio-assistenziali, è che più volte invocando la sentenza del TAR, il Presidente Cota ha ricordato che le politiche socio-assistenziali non sono politiche che spettano a una Regione e che, come dire, la Regione lo fa quasi per bontà sua ad occuparsi delle fasce più deboli della popolazione. Credo che questo messaggio sia arrivato in modo forte e preciso ai cittadini piemontesi e ritengo che ci debba essere un'inversione di tendenza forte, che parta da un dibattito strutturale e da una riorganizzazione con una proposta seria e concreta, e non soltanto con tutta una serie di azioni che hanno permesso e fatto sì che i servizi socio-assistenziali all'interno della nostra Regione abbiano oggi una condizione di assoluta emergenza.
La sanitarizzazione di tutti gli aspetti sociali e quindi la trasformazione in aspetti completamente assistenziali o di deprivazione collettiva sono davvero una cosa che la nostra Regione non può accettare e non può più permettersi.
Poiché ci è stato chiesto di utilizzare al meglio il nostro tempo, non voglio ripetere le tante cose che sono già state dette dai colleghi del Gruppo e che mi trovano perfettamente d'accordo. Vorrei soltanto ricordare che, all'inizio del 2012 (marzo), avevo presentato una mozione con la quale si chiedeva di sapere, da parte della Giunta, come mai non si provvedesse all'adeguamento delle tariffe e dei servizi socio-assistenziali e anzi si fosse provveduto, con una serie di provvedimenti da parte dell'Assessorato a rivedere i contratti previsti con le strutture socio-assistenziali della nostra Regione. Bene, da marzo ad oggi - è passato un anno, Assessore Cavallera - ci troviamo a discutere e ad affrontare un tema complesso e articolato, che ha messo in ginocchio molte famiglie piemontesi, ma che ha messo anche in ginocchio il sistema delle strutture semiresidenziali e residenziali all'interno della nostra Regione. È passato un anno in cui più volte questo tema è stato sollecitato sia all'interno della Commissione che all'interno di quest'Aula, ma non è stato fatto nessun intervento di tipo strutturale e nessun intervento di analisi e di risoluzione dei problemi salvo constatare continuamente che il Presidente Cota ci ricorda che questa è una competenza della quale possiamo anche fare a meno.
Ebbene, credo che sia giunto il momento di dare un segnale preciso e soprattutto di pensare a un'inversione di tendenza. Ci aspettiamo una proposta chiara e concreta di come si intende portare avanti le politiche socio-assistenziali. Ripeto, la soluzione non è la sanitarizzazione: non si può immaginare una soluzione che passa attraverso la riduzione dei fondi della sanità, con una risposta che affronta il problema solo da un punto di vista sanitario. La risposta che noi dobbiamo dare ai tanti cittadini piemontesi - e mi auguro che venga affrontato anche il tema dell'adeguamento dei contratti con le strutture, poiché sappiamo che oggi è stata richiesta un'ulteriore riduzione del 3%, quindi non un adeguamento ma un'ulteriore riduzione - deve essere quantomeno una risposta che tenga in considerazione i reali bisogni e gli adeguamenti anche contrattuali che nel frattempo sono stati fatti sul personale e sui tanti operatori che lavorano all'interno delle nostre strutture.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Carossa; ne ha facoltà.



CAROSSA Mario

Grazie, Presidente.
Le preannuncio, sebbene sia fuori tema, che il Gruppo della Lega Nord presenterà una proposta di modifica del Regolamento, perché riteniamo occorra contingentare i tempi degli interventi. Nessuno vuole impedire a qualsivoglia persona o Gruppo di parlare, tutt'altro.



PRESIDENTE

Mi scusi se la interrompo, ma ci tengo a precisarle che abbiamo test firmato, come Ufficio di Presidenza, una proposta che depositeremo per dimezzare i tempi, da dieci minuti a cinque.



CAROSSA Mario

Le prospetterò la nostra proposta, magari ne andremo a discutere in sede di Conferenza dei Capigruppo.
Detto ciò, Assessore Cavallera - abbiamo anche scambiato due parole prima - siamo tutti d'accordo sull'importanza di affrontare, in maniera onesta ma molto puntuale, i problemi che sono stati portati avanti in questo Consiglio straordinario.
Non siamo così stupidi - mi permetta - da non capire che in una Regione come il Piemonte (anzi, soprattutto in una Regione come il Piemonte, che ha la tendenza ad avere più persone anziane rispetto alle altre Regioni) bisogna far fronte alle richieste che vengono dai nostri cittadini.
E proprio perché voglio risparmiare il tempo del mio intervento, non intendo entrare nel merito delle questioni di cui si discute in questo Consiglio regionale. Del resto, ne ho già parlato ieri e continuo ad essere del medesimo parere.
Siamo d'accordo sul fatto che si debba intervenire, ma siamo anche consapevoli che lei, sicuramente, non negherà a nessuno, non tanto nelle Commissioni ma soprattutto al di fuori di esse, la sua disponibilità a discutere e ad ascoltare. Ne siamo sicuri: siamo certi che lei possieda quella grande capacità di ascolto e di sintesi che fa di un Assessore un buon Assessore.
Non vi nascondo il fatto - perché ogni tanto ne sento parlare - che un Assessore come Monferino era assolutamente indispensabile per segnare un momento di rottura da un "tran tran", una sorta di quieto vivere, in cui nessuno si accorgeva (o voleva accorgersi) del fatto che la Regione Piemonte e il Pubblico in generale non potevano più affrontare i problemi della cittadinanza solamente accendendo mutui o continuando a permettere a chiunque di spendere e spandere come voleva. Quindi ci voleva un Assessore come Monferino, di rottura.
Dopodiché, ritengo anche che ci sono momenti e momenti: questo è il momento in cui ci vuole un Assessore che ascolti, che vada a valutare le varie richieste che vengono soprattutto (senza voler naturalmente sminuire il Consiglio) dalla società: ascoltare, confrontarsi e dare buoni risultati.
Detto questo, sono anche d'accordo, come dicevano la Presidente Artesio e altri Consiglieri, sul fatto che bisogna intervenire più fortemente perché il risparmio negli ospedali sicuramente si può e si deve fare.
Chiunque abbia un minimo di conoscenza, o che frequenti anche solo gli ospedali, capisce che bisogna andare ad intaccare troppe sacche che ancora esistono di spese che mi permetto di definire non chiare, spese che non devono più esistere in questo momento storico. E non mi riferisco naturalmente, a togliere i grissini o l'acqua ai pazienti del Pronto Soccorso o ai diabetici che devono fare gli esami o altro. Signori, non è con questo che si eliminano le spese negli ospedali! Ma si può e si deve intervenire lì.
Come Lega Nord ci riconosciamo in questa linea: dobbiamo essere consapevoli che non solo in Regione Piemonte, ma in tutta la nostra nazione, non si può più far fronte alle spese - può piacere o meno - nel modo in cui è stato consolidato per troppi anni nella sanità e nell'assistenza.
Noi riteniamo che si debba iniziare - se qualcuno volesse banalizzare, banalizziamo pure - a dire e a fare qualcosa di sinistra: soprattutto in momenti di grande crisi nazionale come questo, bisogna iniziare a dire che "chi più ha, deve intervenire in aiuto di chi non ha".
Dobbiamo affrontare questo argomento, altrimenti non ne usciamo fuori, cari amici. Non ne usciamo fuori! Con questo non intendiamo dire - ci tengo a precisarlo perché non vorrei che passasse un messaggio errato! - che vogliamo far pagare magari, la famiglia composta da due persone, magari impiegati, che guadagnano un reddito totale lordo di 50 o 60 mila euro: no! Però i redditi che superano determinate cifre - a iniziare da noi dovrebbero aiutare chi non ha nemmeno lontanamente queste cifre. Su questo dobbiamo confrontarci, se no possiamo girarci intorno finch vogliamo. Qualche Regione riuscirà a fare meglio di noi perché ha meno zavorra dietro, ma anche loro arriveranno a non riuscire più ad affrontare temi importanti come questi, che - ha ragione la collega Franchino peggioreranno ulteriormente negli anni a venire, perché per fortuna la vita media aumenta. Per fortuna! Però questo comporta ciò che voi sapete benissimo e meglio di me. Questo è il discorso che dobbiamo fronteggiare.
Ma proprio perché è un argomento che abbiamo affrontato in maniera assolutamente concreta - una delle rare volte - soprattutto per merito dell'opposizione, diciamolo, sarebbe meglio, anche alla luce del fatto che l'Assessore, bontà sua, non può lavorare quindici ore al giorno (peraltro lavora quindici ore al giorno!) e fare miracoli... del resto, non c'è nessuno che possa fare miracoli, neanche Bersani! In ogni caso, sarebbe più utile affrontare questi ordini del giorno e queste mozioni in Commissione, perché sarebbe riduttivo per tutti, ma soprattutto per la società piemontese, andare a fare una votazione adesso.
Affrontiamoli seriamente, come sicuramente vorrà fare l'Assessore, in sede di Commissione.
Deposito la richiesta, poi naturalmente sarà la Giunta regionale che dirà cosa riterrà di fare. In ogni caso, sposo la richiesta sia della collega Spagnuolo sia del collega Motta. Grazie.



PONSO TULLIO



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Rostagno; ne ha facoltà.



ROSTAGNO Elio

Accoglierò il consiglio del Presidente di mantenermi in un tempo più sintetico e più breve.
L'Assessore ricorderà che ieri, rivolgendogli gli auguri di buon lavoro, gli ho detto che mi ero ritenuto particolarmente fortunato di subentrare in Consiglio regionale nel momento in cui l'Assessore Monferino aveva rassegnato le dimissioni, e che questa era una cosa che mi aveva fatto sinceramente piacere perché sapevo per certo che non avrei potuto in alcun modo, legare con lui, proprio perché, avendo fatto per tutta la vita l'imprenditore, ho imparato che quando un imprenditore in politica tende a portare le stesse modalità che si usano nei Consigli di amministrazione o con i sottoposti nelle aziende, normalmente fa danno. Per fare il Sindaco della mia città e per fare il Consigliere regionale ho dovuto imparare che bisogna ragionare per lobi separati del cervello: da una parte quello di imprenditore, dall'altra parte quello pubblico, perch sono aspetti diversi.
Anch'io sono felice di poter interloquire con l'Assessore Cavallera perché ne conosco l'esperienza, la capacità e la sensibilità.
"Sensibilità", parola che ha già richiamato un collega e che ho trovato assolutamente mancante - ma stamattina mi sono rasserenato sotto quell'aspetto - nelle iniziative e nelle attività svolte sui temi della sanità e del welfare, specie negli ultimi mesi, ma comunque in questi ultimi anni. Sensibilità che non è di parte. Ricordo che quando entrai per la prima volta in Consiglio regionale otto anni fa, ed ebbi l'onore di presiedere la IV Commissione, uno degli argomenti più discussi nelle prime sedute era la necessità di attivare convenzioni conseguenti ad una legge fortissimamente voluta dalla Consigliera Mariangela Cotto, e approvata dalla Giunta, della quale lei faceva parte (e credo approvata con una maggioranza non molto dissimile da quella di oggi).
Discutemmo moltissimo su come reperire le risorse, perché questa legge regionale, applicativa della Legge Turco, era sicuramente un atto di civiltà, un progresso, un qualcosa che adesso invece vedo che si sta distruggendo.
Ho il dovere di ascoltare, prima di intervenire, perché quando si sale su un treno in corsa si rischia di non avere tutti gli elementi per potersi esprimere compiutamente, come hanno fatto i miei colleghi di Gruppo ed anche altri Consiglieri, su temi specifici, però ho chiesto ugualmente la parola, anche a seguito della manifestazione tenutesi a Cuneo il 2 febbraio. Ho ritenuto opportuno ricordare alcune cose all'Assessore.
Intanto, come dicevo, ci sono sensibilità trasversali su alcuni temi dimostrate anche con atti legislativi, che potrebbero, in un momento di minor affanno e confusione, essere ricostruite nell'interesse dei nostri concittadini. Tuttavia, è sulle modalità di porsi e di affrontare i temi che dobbiamo trovare un modo diverso. In un momento di crisi, operatori lavoratori, soci delle cooperative e consorzi hanno tutti bisogno di maggiori risorse, ma hanno anche bisogno di impegno nel dare risposte risposte certe, e nel dire comunque sempre la verità. Quando tutto va bene è importante essere precisi e chiari, ma quando le aziende rischiano di chiudere, quando le cooperative non pagano gli stipendi, quando le famiglie si devono indebitare per continuare a lavorare (perché continuano a lavorare lo stesso per non abbandonare i pazienti che seguono, magari senza percepire lo stipendio da tempo) dire solamente "risolveremo" e poi non risolvere, non va bene.
Mi riferisco, in particolare, ad un episodio che mi ha un po' urtato. A Cuneo si è tenuta una grande manifestazione il 2 febbraio. Era un sabato mattina, con appuntamento davanti al Duomo. Ho scoperto che c'era maggiore interesse dell'argomento di quanto potessi immaginare: c'erano dipendenti delle ASL, soci di cooperative, Sindaci, Amministratori pubblici e rappresentanti delle Case di riposo. Si è percorso via Roma, via principale del centro storico, e poi davanti al Municipio è stato predisposto un palco dove non ci stati interventi politici, mancando pochi giorni alle elezioni ma sono intervenuti operatori del settore.
Sentire raccontare dalla vivavoce delle persone che rischiano di fallire per crediti, non è stato gradevole; sentire persone che spiegano perché non pagano gli stipendi e che pensavano di fallire perché non venivano a loro volta pagati (e che in qualche modo dovevano mantenere in piedi un servizio), non è stata una bella cosa.
Venne predisposta una delegazione che fu ricevuta in Prefettura del Prefetto ed ebbero un collegamento con l'Assessore Monferino per telefono.
Con mia grandissima sorpresa tornarono paghi, soddisfatti. Rimasi di stucco, perché venne loro detto che comunque la situazione sarebbe stata sbloccata, che alcuni pagamenti sarebbero stati fatti a breve, e che quindi si dovevano rassenerare.
Non sono abituato a pensare male e ritengo che la massima di Andreotti sia giusta, ma non sempre applicabile, quindi non voglio pensare che il fatto che il Presidente Cota quella mattina fosse nella sede della Lega Nord di Cuneo per la presentazione dei candidati della Lega nella nostra Provincia, e che, incautamente, un educatore sociale dal palco aveva proposto alle migliaia di persone di andare a manifestare sotto la sede della Lega Nord, hanno fatto sì che l'Assessore Monferino prendesse degli impegni, al di là di quello che avrei mai potuto immaginare. Comunque li prese. La delegazione tornò sufficientemente soddisfatta. Alcuni andarono presso la sede della Lega; vennero ricevuti da Cota e, tutto sommato, fu una situazione che venne raccontata dai presenti come soddisfacente.
Il problema è che avantieri, visto che adesso che sono tornato in Consiglio ho ripreso a ricevere segnalazioni ed altro sui temi della sanità e del welfare, il direttore di una struttura locale mi ha detto che, al di là di tutte le promesse, non hanno visto un soldo.
Quindi, piuttosto che mettere la gente nella condizione di promettere ai dipendenti che prenderanno lo stipendio, e poi non permettere loro di pagarlo, è meglio non dire niente. A questo punto, comunque, il problema va affrontato perché non ce la fanno più. Non c'è più tempo.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 13.06 riprende alle ore 13.09)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Biolè; ne ha facoltà.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
In premessa voglio anch'io partire con una considerazione. Sicuramente in una seduta che tocca temi così importanti, la presenza dell'Assessore al bilancio e del Presidente della Giunta sarebbe stato interessante ed utile perché andiamo ad evidenziare situazioni critiche rispetto ad un settore che drena, come sappiamo tutti, l'80% delle risorse (intendo sanità più assistenza, diciamo tutto un settore in sé) del bilancio regionale.
Da un punto di vista dell'Assessore al bilancio, essendo una new entry e dovendo in qualche modo elaborare un documento che discuteremo a breve mi auguro che in Commissione bilancio ci sia una discussione in cui ascoltare interventi delle opposizioni che hanno proposto questa seduta.
Aggiungo anche che la discussione di oggi si basa su principi che sono anche costituzionali. Si tratta della necessità di lavoratori e strutture che, nella pratica, sono diventati istituti di credito: banche delle aziende sanitarie e dei Comuni.
Nella pratica è così, e purtroppo questa è una delle criticità.
Si tratta di situazioni in cui addirittura non si riesce ad acquistare le cose basilari: pagare i fornitori e comprare cibo. Davvero le situazioni vanno in questa direzione.
Ovviamente non si riesce, come abbiamo già detto e già sentito, pagare stipendi e contributi ai lavoratori di questo tipo di settore. In più, ci sono liste di attesa che si stanno allungando giorno dopo giorno.
Ci sono ancora situazioni - è già stato ricordato ma intendo sottolinearlo perché mi sta particolarmente a cuore - in cui lavoratori continuano da mesi a lavorare senza percepire stipendi, anche ed esclusivamente per rispetto alle persone e ai pazienti da loro assistiti.
Questa è un'altra delle criticità che in qualche modo dovrebbe smuovere la sensibilità dell'Assessore, che si trova, ex novo, ad affrontare la delega in cui confidiamo, in qualche modo.
Probabilmente, è necessario partire da critiche e proposte che sono sistemiche, cioè dal tipo di priorità. L'Amministrazione politica, ad alti livelli a livello globale, ma partiamo a livello nazionale, a mio avviso deve dare delle priorità, che sono la salute, l'assistenza, il diritto all'abitazione e ad un reddito. Queste sono le priorità.
Scendendo di livello, è chiaro che una Regione che, grazie a errori che sono pregressi e che possono essere addebitati a diverse situazioni non così rosee e eticamente corrette, ma anche lungimiranti, deve basarsi su risorse molto risicate per qualsiasi tipo di settore. Su questo punto diamo il beneficio del dubbio all'Assessore Cavallera.
Immagino che in questa seduta sia opportuno dare un segnale e quindi affrontare, nel merito, quelli che sono gli atti di indirizzo, dopodiché ci dobbiamo dare dei tempi molto ristretti per poterne discutere nel merito e nei dettagli anche all'interno della IV Commissione.
A livello, poi, del singolo settore, che andiamo ad affrontare oggi, è necessario, assolutamente necessario dare immediatamente una risposta. Le buone pratiche, in senso anche creativo, mai come oggi è possibile, come dire, leggerle, vederle e fruirle anche grazie alla rete. Alcuni colleghi hanno già citato una trasmissione, che è andata in onda poche sere fa, e che evidenziava delle buone pratiche, devo dire, non toccando nel merito n la buona o la meno buona sanità della nostra Regione, ma evidenziando in Italia delle pratiche interessanti, dal punto di vista sia della prevenzione (un tema molto importante) che del sistema integrato (residenza e domiciliarità); inoltre, anche dal punto di vista del confronto continuo tra decisori operatori e utenti, che un po' è mancato alla gestione del precedente Assessore Monferino.
Il trend di potenziali fruitori di questo tipo di servizio è in crescita. Anche questo è già stato rimarcato. Rimarco il fatto che non è un settore a sé, ma tutti i settori sono collegati. Si tratta di interdisciplinarietà con cui dovrebbero essere pianificate e programmate le spese di una Regione, pur in una carenza e in una mancanza di necessari trasferimenti dal livello nazionale.
L'ambiente è collegato con la sanità, è collegato anche con l'assistenza: i trasporti idem; l'istruzione e la cultura ancora di più.
Quindi, è chiaro che anche da questo punto di vista la presenza di Assessori con deleghe diverse (ringrazio i pochi presenti) sarebbe stata auspicabile.
Credo che bisogna sempre tenere conto di quest'interdisciplinarietà bisogna però tornare al pratico. Il sistema dell'assistenza in Piemonte ha veramente raggiunto limiti infinitesimali, in qualche modo, morendo di morte naturale, se così si può dire, nel senso che non c'è più stata questa volontà di supportarlo.
Do personalmente fiducia all'Assessore, ma ovviamente il suo operato sarà verificato da me e da tutti i colleghi, nell'iter che avremo nelle discussioni in Commissione. Tuttavia, chiedo che sia data necessariamente a breve una risposta. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Biolé.
Il dibattito generale è concluso.
La parola all'Assessore Cavallera, per la replica.



CAVALLERA Ugo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Grazie, Presidente.
Si dice che abbiamo l'Assessore alla sanità e anche ai servizi sociali io credo che l'abbiamo sempre avuto, nel senso che nella gestione e nei ruoli ci sono delle priorità o delle emergenze, per cui magari si vorrebbero fare determinate cose e poi in realtà si riesce ad affrontarne altre.
Non sono io a dover difendere l'Assessore Monferino (del quale sono amico e con il quale ho condiviso un tratto di strada insieme all'interno della Giunta), ma io posso dirvi che se fra qualche giorno si va a Roma a verificare i bilanci, il bilancio della sanità del 2012 è in ordine. Quindi abbiamo un problema in meno. Ne abbiamo tanti altri, però questo problema non l'avremo e questo andava sottolineato in questa sede.
Per quanto riguarda l'attenzione da porre alla questione che ruota intorno ai servizi sociali, è chiaro che bisogna anche capire il periodo che stiamo vivendo. Ad esempio, oggi è stata convocata a Roma la riunione degli Assessori alla sanità e mi sono subito trovato di fronte ad un bivio.
Poiché nell'o.d.g. non si sarebbe trattato della ripartizione del fondo sanitario nazionale, ho ritenuto opportuno non creare condizioni di non dialogo o di richiesta di rinvio. Questo però, ovviamente, mi ha già fatto capire, fin dal primo giorno, che occorrerà concorrere a regolamentare il nostro confronto. La collega Spaguolo è forse la persona più indicata consentitemi di aggiungere, vista l'esperienza che ha maturato in Regione e non solo, per far sì che sia data la possibilità a tutte le parti politiche di esporre le proprie considerazioni e naturalmente di confrontarsi tra Giunta e Commissione, tra Giunta e maggioranza e poi tutti insieme anche con le proposte dell'opposizione.
Credo che dobbiamo avere la consapevolezza che ci troviamo in un passaggio molto delicato. D'altronde, non a caso, abbiamo visto qualche paginata di giornale questa mattina, dove ci sono delle verifiche in corso nel contesto dei tavoli interistituzionali, ma intendendo anche che questi tavoli sono interregionali dove non è consentito alle varie Regioni di andare per la propria strada, ma bisogna tutti rispettare delle regole.
Allora, è chiaro che nella logica del primum vivere, deinde philosophari bisogna che a questi tavoli si riesca a portare a casa l'omologazione del nostro operato. Quando dico "nostro" intendo l'operato di questa Giunta, che è un operato anche di coloro che hanno preceduti, nel bene e nel male, con tutte le risultanze che emergono o che emergeranno da questi tavoli, comprese anche soluzioni. Perché ritengo sia giusto esporre le esigenze, ma nel momento in cui si ricoprono ruoli operativi e di governo, alla corretta individuazione dei bisogni (ringrazio tutti coloro che hanno concorso a riassumerli e ad indicarne delle priorità) bisogna poi passare alle risposte.
La risposta fondamentale - ed io credo che, non a caso sia stato richiamato da moltissimi che sono intervenuti sottolineandone, dal loro punto di vista, il ritardo ed io dico che la necessità non prevedeva alternative - è relativa al bilancio. La sede giusta dove compiere e sanzionare tutte le scelte è proprio quella del bilancio.
La scadenza dell'esercizio provvisorio è il 30 aprile, quindi, credo sia iniziato comunque un conto alla rovescia. Mi auguro si possa arrivare anche prima della scadenza. L'Assessore Pichetto non è che sia assente perché sottovaluta il tema, ma perché sta assolutamente lavorando. Ci siamo scambiati parecchie telefonate questa mattina, proprio per concorrere a creare condizioni all'interno delle quali si possano dare delle risposte.
Sono state sottolineate tante questioni: questioni di tariffe questioni di criteri in base ai quali erogare le prestazioni, problemi legati ai finanziamenti e questioni di cassa. Quella dei trasferimenti ai soggetti ai quali questi spettano - o, comunque, sono stati promessi o assegnati - è una priorità assoluta; giustamente, qualcuno qui diceva che viviamo in un'epoca nella quale non si fallisce per debiti, ma per crediti.
assolutamente una condizione a cui il Governo, finalmente, smuovendo anche un po' l'Unione Europea, guarda su un piano complessivo. Noi dobbiamo stare attenti a cercare di entrare in tutte queste procedure per portare comunque sollievo anche alla materia della quale stiamo parlando.
chiaro che ho consapevolezza che qui operiamo all'interno dello stato sociale, del welfare, quindi del dovere di uno Stato che si proclama inserito tra i Paesi più sviluppati del mondo, comunque ad alto grado di civiltà. Inoltre, nel nostro Paese è presente la massima autorità del mondo cattolico; il Piemonte è territorio di grandi santi sociali, dove nell'800 sono nate anche le società di mutuo soccorso. Quindi, abbiamo un background, che certamente non manca a tutti i Consiglieri che siedono all'interno del Consiglio, qualunque sia la loro parte politica, che permette di rivolgere grande attenzione a questi temi.
Giustamente, come ricordato da qualcuno, nell'epoca in cui viviamo occorre avere anche una grande capacità di discernimento in ordine alle priorità che si devono individuare all'interno dello stato sociale naturalmente - tanto più quando ti è data, come nel mio caso, o come nel caso dell'ingegnere Monferino, la competenza sia per la sanità che per i servizi sociali - curare quanto nella nostra Regione è sempre stato all'attenzione di tutte le Amministrazioni negli ultimi 30-40 anni, dalla nascita della Regione. L'integrazione tra la sanità e l'assistenza, oggi possiamo declinarla tra la sanità e i servizi sociali, sapendo bene che siamo nell'epoca nella quale dobbiamo individuare chiaramente le responsabilità. Certamente, ci sono le leggi dello Stato, che assegnano ruoli precisi alle Amministrazioni comunali; conosciamo l'architettura organizzativa della nostra Regione, con i consorzi che devono assicurare nell'ambito della loro disponibilità e dei loro compiti, ai cittadini le attenzioni assistenziali che a loro competono. Chiaramente, compete al ruolo della Regione, sia attraverso gli stanziamenti che l'attività legislativa, condizionare fortemente questo settore.
Quindi, questa consapevolezza c'è. Senza togliere niente a nessuno a priori, credo occorrerà verificare questo equilibrio tra sanità e assistenza, in modo tale che non sia una dicotomia fuorviante, ma una convergenza che vada nella direzione giusta.
Viviamo in un'epoca di spending review, non possiamo negarlo. Non a caso si parla di spending review, cioè di revisione della spesa, e non di tagli aprioristici.
Nel momento in cui, giustamente, questo Consiglio ha iniziato da casa propria, attraverso la revisione dei costi propri del Consigliere, dei Gruppi consiliari e del Consiglio nel suo complesso, allo stesso modo credo ci possano essere le condizioni per richiamare tutti ad un concorso in questo senso.
Ritengo che la trasparenza dei dati - sotto questo profilo sono noti mi risulta siano stati forniti, altresì possono essere meglio articolati e più dettagliati - insieme alla conoscenza - conoscere per deliberare - sia assolutamente un passaggio inderogabile.
Sotto questo profilo, per quanto riguarda i posti occupati nelle strutture residenziali o le graduatorie per gli inserimenti - possiamo leggere le tendenze e fare delle estrapolazioni - non credo che la situazione sia peggiorata in modo rilevante negli ultimi tempi. Semmai possiamo domandarci cosa significhi un numero superiore a diecimila - che era ab origine - e quanto incida sulla realtà sociale piemontese. Però, per quanto mi risulta, al 31/12/2011, la consistenza della graduatoria per l'inserimento nelle strutture residenziali e semi-residenziali era di 13.680, mentre la consistenza al 31/12/2012 era di 13.088.
Occorre dire che a metà anno era di 13.524 e che nei vari trimestri ha avuto una fluttuazione, che è anche comprensibile, in base all'andamento delle convenzioni o dell'invio da parte delle Aziende Sanitarie Regionali.
Per quanto riguarda il numero dei soggetti presenti all'interno di queste strutture convenzionate, al 31/12/2011, era di 15.483 e, al 31/12/2012, era di 15.251. Quindi, una riduzione di circa 200 posti, per anche un calo...



CAVALLERA Ugo, Assessore alla tutela della salute e sanità

RESCHIGNA Aldo (fuori microfono)



CAVALLERA Ugo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Scusi, Assessore, se interrompo.
Nel 2011, sono calati di 465, quindi a quello va sommato...



PRESIDENTE

Per favore.



CAVALLERA Ugo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Sì, certo.



PRESIDENTE

Prego, se vuole concludere, Assessore, sono le ore 13.30.



CAVALLERA Ugo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Consigliere Reschigna, non volevo dire che tutto va bene madama la marchesa, tutt'altro. Volevo solo dire che i problemi ci sono, i problemi sono definiti e articolati. A questi problemi dobbiamo cercare di dare una risposta, ma individuando quelle che sono davvero le priorità al giorno d'oggi dal punto di vista sociale. Va da sé che il panorama è affollato di soggetti: ci sono i cittadini con le loro esigenze, ci sono le famiglie, ci sono i consorzi, ci sono i Comuni, ci sono gli operatori del privato sociale e ci sono le cooperative. Vivendo in Piemonte, conosciamo i gravi problemi imprenditoriali e anche quelli dei dipendenti, ma è una situazione che, secondo me, è governata.
Come orientarla, da adesso in avanti, in un senso o nell'altro ovviamente, è fuori discussione; così come non si possono non considerare i pronunciamenti della Magistratura amministrativa - il collega Laus richiamava il TAR con la sospensiva. È chiaro che occorrerà un approfondimento e tenere conto di tutta la giurisprudenza, perch abbiamo...



PRESIDENTE

Assessore, mi scusi, la invito a concludere.



CAVALLERA Ugo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Sto terminando.
Sarebbe stato opportuno poter articolare meglio l'intervento dicendo quanto segue. Mi sembra che siamo di fronte ad argomenti che meritano un approfondimento. Preferirei la soluzione proposta dai Capigruppo di maggioranza, cioè proseguire il discorso in Commissione. È chiaro che, in presenza di ordini del giorno pesanti, impegnativi, articolati e onnicomprensivi, quali quelli presentati in questa sede, e della non presenza di un ordine del giorno della maggioranza, a fronte di una richiesta di votazione, chiederei di votare l'astensione. Il che non vuol dire la non condivisione delle premesse o una gran parte dei contenuti, ma è chiaro che deve essere consentito ad un Assessore che inizia un percorso, di articolare un indirizzo secondo le priorità che si indicano.
Con la maggioranza ci sarà un ragionamento preventivo, meglio ancora se in Commissione, come auspicava la Consigliera Spagnuolo, si possono raggiungere delle convergenze, approfondendo il discorso nelle sue specificità.



PRESIDENTE

Gli ordini del giorno n. 783 e n. 654 e la mozione n. 525 sono ritirati.
Il Consigliere Motta, ai sensi dell'ex articolo 87, comma V del Regolamento, chiede di rinviare in Commissione la mozione n. 682, l'ordine del giorno n. 980 del Consigliere Laus e l'ordine del giorno del Consigliere Buquicchio.
Tale richiesta permane? Consigliere Laus, vuole intervenire contro?



PRESIDENTE

LAUS Mauro (fuori microfono)



PRESIDENTE

Vorrei intervenire per una replica.



PRESIDENTE

Noi abbiamo fissato per le 13.30 la conclusione dei nostri lavori, se vuole intervenire sulla proposta di mettere in votazione, lo può fare.



LAUS Mauro

Secondo me, prima dovevo intervenire e poi lei, Presidente, doveva mettere in votazione la proposta del Consigliere Motta.



PRESIDENTE

Ho invitato il Vicepresidente della Regione a concludere e l'Aula ha deciso, acconsentendo e non opponendosi alcun Consigliere, di terminare i nostri lavori alle 13.30. Sono le 13.34, c'è una proposta di rinvio in Commissione, che io pongo in votazione, se lei vuole intervenire due minuti, visto che è stata avanzata una proposta, lo faccia. Mettiamo in votazione la proposta di rinvio in Commissione e convochiamo la Conferenza Capigruppo.



LAUS Mauro

Presidente, sarò sicuramente brevissimo, ma almeno un minuto di replica me lo deve.
Assessore - la stimo, lei è un fine politico e ha illustrato in modo brillante la sua posizione - ero preoccupato per i blitz dell'Assessore Monferino e ora sono preoccupato per il temporaggiamento che avverrà. Sono assolutamente preoccupato per questo.
Non è vero che siamo tutti d'accordo, come diceva qualche Consigliere.
Se ai Direttori generali non viene dato un vincolo per la spesa e per le risorse destinate alle liste d'attesa, non è un problema nostro, ma della Giunta.
Perché chiedo di non portare in Commissione gli ordini del giorno? Perché questo film lo abbiamo già visto, a volte le Commissioni sono delle trappole. È stata una trappola anche la discussione, finita male dell'altra volta sulle emodinamiche, voi siete arrivati qua e avete fatto i blitz con una conferenza stampa doppia. Se poi cambiate gli Assessori ogni giorno, il problema non è nostro. Ogni giorno ne tirate fuori una, la responsabilità non è nostra. Ho sicuramente esasperato e marcato, ma se oggi l'Assessore Picchetto è a Roma ed è presente l'Assessore alla Sanità e alle politiche sociali, la colpa è nostra? Chiudo nello spiegare, perché ho capito che non mi sono spiegato.
Stamattina una signora mi ha chiesto "cosa fate oggi in Consiglio regionale?" Gli ho spiegato che noi dobbiamo far capire all'Assessore alla Sanità che se un cittadino ha un trauma cranico ed è trasportato in ospedale, non c'è una lista d'attesa. Ma l'Assessore non riesce a capire che se c'è un altro malato non autosufficiente, sempre di serie A, non pu essere considerato di serie B, quindi finisco e chiudo.
Mi aspetto da lei, perché è una persona molta seria, di affrontare meglio la questione; non temporeggiamo altrimenti, per quello che mi riguarda, sarà un ostruzionismo forte senza se e senza ma. Grazie.



PRESIDENTE

Consigliere Buquicchio, per favore, è convocata la Conferenza dei Capigruppo....



(Commenti fuori microfono del Consigliere Burzi)



PRESIDENTE

PRESIDENTE



PRESIDENTE

Consigliere Burzi, prima di tutto la invito ad esprimersi in modo educato in aula, in secondo luogo ho dato la parola al Consigliere Laus sulla proposta del Consigliere Motta in quanto avevo inteso che il Consigliere Laus non fosse favorevole sul rinvio in Commissione, quindi poteva intervenire.
Ho semplicemente applicato il Regolamento, l'ho invitato a parlare due minuti, ha parlato pochi secondi. Abbiamo l'impegno di chiudere Consigliere Buquicchio le chiedo la cortesia...



BUQUICCHIO Andrea

Non mi rivolgo all'Assessore, ma alla maggioranza: perché dovete rifiutare di bocciare le proposte dell'opposizione? Assumetevi questa responsabilità.
Rinviare, Commissioni, non Commis sioni, far mancare il numero legale, non serve a niente. Noi facciamo una proposta, ed è ovvio che voi la pensiate in un certo modo e noi in un altro, premete il pulsante "no" e bocciatela!



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese ex articolo 37, comma 5, sul rinvio in Commissione della mozione n. 682, dell'ordine del giorno n. 980 e dell'ordine del giorno del Consigliere Buquicchio.
L'Ufficio di Presidenza fissa il termine per la relazione all'Aula, lunedì 22 aprile.
Il Consiglio approva.
Invito i Consiglieri Capigruppo a recarsi in sala A per la Conferenza dei Capigruppo



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha temine alle ore 13.39)



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