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Dettaglio seduta n.311 del 18/12/12 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

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Argomento:


PONSO TULLIO



(I lavori iniziano alle ore 14.36 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Psichiatria

Interrogazione a risposta immediata n. 1424 presentata dalla Consigliera Artesio, inerente a "Centro Frantz Fanon - stato dell'arte" (risposta scritta)


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale All'interrogazione a risposta immediata n. 1424 presentata dalla Consigliera Artesio, data l'assenza dell'interrogante, sarà data risposta scritta.


Argomento: Incarichi e consulenze esterne

Interrogazione a risposta immediata n. 1431 presentata dalla Consigliera Cerutti, inerente a "Conferimento di un incarico con contratto di lavoro autonomo presso l'ATC di Vercelli" (risposta scritta)


PRESIDENTE

All'interrogazione a risposta immediata n. 1431 presentata dalla Consigliera Cerutti.
Data l'assenza dell'interrogante, sarà data risposta scritta.


Argomento: Patrimonio culturale regionale (linguistico, etnologico, folcloristico, storia locale)

Interrogazione a risposta immediata n. 1429 presentata dal Consigliere Muliere, inerente a "Quale futuro per la Fondazione Teatro Regionale Alessandrino"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1429, presentata dal Consigliere Muliere, che ha la parola per l'illustrazione.



MULIERE Rocco

Grazie, Presidente.
Di tale questione abbiamo già parlato altre volte e io ho rivolto questa interrogazione all'Assessore per sapere qual è la reale intenzione della Giunta regionale nei confronti della Fondazione o forse sarebbe meglio dire della ex Fondazione, viste le decisioni che alcuni componenti della stessa hanno assunto nelle ultime settimane.
Mi pare che anche la Giunta regionale abbia espresso la volontà di uscire dalla Fondazione.
Come tanti cittadini di Alessandria e dell'Alessandrino, ho una serie di preoccupazioni.
La prima è questa: il teatro di Alessandria è ormai chiuso da più di due anni, non c'è nessuna attività se non attività sporadiche che si sono svolte presso il teatro di Valenza. Il Comune di Valenza faceva parte della Fondazione.
Il teatro necessita di interventi non soltanto per la bonifica ma per ripristinare la possibilità della struttura ad essere riaperta e necessita di fondi ingenti.
In più, e l'Assessore conosce bene la situazione, ci sono 15 dipendenti della Fondazione che, con lo scioglimento della Fondazione, rischiano di perdere il posto di lavoro. Oltre alla mancanza dell'attività del teatro e quindi ad un impoverimento della vita culturale della città di Alessandria che sta già vivendo un momento estremamente difficile, c'è questo problema preoccupante per la prospettiva di questi 15 lavoratori.
Poiché sono dipendenti della Fondazione, con lo scioglimento della Fondazione questi 15 lavoratori non possono passare automaticamente sotto le dipendenze del Comune, quindi c'è una seria preoccupazione da parte di questi lavoratori. Tra l'altro, la cassa integrazione, come l'Assessore sa terminerà il 31 dicembre.
Chiedo alla Giunta regionale e in particolare all'Assessore che so essere sensibile non solo per l'attività del teatro ma anche per quanto riguarda il futuro di questi lavoratori, che cosa è possibile fare.
Non chiedo nella risposta attuale la soluzione del problema, ma un impegno forte da parte della Giunta e dell'Assessore ad affrontare le due problematiche, cioè il futuro del teatro e la sua riapertura e il futuro di questi 15 lavoratori.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Coppola per la risposta.



COPPOLA Michele, Assessore alla cultura

Ringrazio il Consigliere Muliere, perché mi offre anche l'opportunità di portare all'Assemblea regionale qualche elemento recente in relazione ad una storia, che è una brutta storia, e tutti ne abbiamo piena consapevolezza.
La Fondazione Teatro Regionale Alessandrino nasce con uno scopo preciso nel 2008 e vede il riconoscimento della Regione e la compartecipazione della Regione, in relazione alla volontà di produrre contenuti artistici e teatrali, in una condivisione territoriale più ampia, che non deve obiettivo che noi cerchiamo di vedere soddisfatto sempre - solo ed esclusivamente Torino e i suoi tanti talenti e le sue tante eccellenze culturali prevalere sull'intero territorio regionale.
Purtroppo, negli ultimi anni la situazione è andata via via degenerando; basti pensare che nel 2012 attività non ce n'è stata congiuntamente a problemi di carattere strutturale. La bonifica dell'amianto, che sta andando avanti e che terminerà quanto prima, in realtà non risolve il problema, ma ne affronta esclusivamente una parte, ma sarà poi necessario per l'Amministrazione comunale o per chi è proprietario dell'immobile reperire i fondi - oggi gli uffici parlano di circa due milioni di euro - per rendere quel luogo a tutti gli effetti nuovamente utilizzabile.
Basti pensare che in questi mesi le attività legate alla stagione e quindi non alla produzione artistica e teatrale, sono avvenute presso il teatro di Valenza e presso un teatro privato di Alessandria.
La Regione Piemonte fin da subito ha cercato di condividere un percorso con gli altri soci fondatori, un percorso che volesse intanto raccogliere un'istanza che dal territorio arriva, vale a dire che non crediamo che la città di Alessandria, quella comunità possa non lavorare congiuntamente per vedere un teatro presente.
Certo, probabilmente non sarà più un teatro di produzione, ma lavorare affinché Alessandria possa avere un teatro con una stagione ordinaria, di anno in anno rinnovata, è certamente uno di quegli obiettivi sui quali la Regione è disponibile ad ascoltare e ad attivarsi.
Purtroppo che cosa è accaduto? Che la solidità finanziaria di alcuni soci fondatori, congiuntamente alla volontà di altri di continuare a sostenere la Fondazione, è venuta meno. Il socio AMAG in data 9 novembre 2012 ha comunicato che il C.d.A. aveva nel frattempo deliberato il recesso dalla Fondazione, congiuntamente ad alcuni soci privati o paraprivati. Ecco che le difficoltà economiche e finanziarie del Comune di Alessandria che erano state già inizialmente il principale problema in relazione non soltanto alle competenze annue, ma anche all'erogazione dei contributi sono diventati ingestibili ed insostenibili dall'intera Fondazione.
A questo punto, l'Assemblea dei soci fondatori, che ha dovuto registrare le nuove dimissioni del C.d.A., si è trovata obbligata a definire un percorso di liquidazione della Fondazione Teatro Regionale Alessandrino.
E mentre sul tema artistico, su argomenti di carattere artistico e di organizzazione della stagione teatrale, la risposta probabilmente è più facile - con l'Assessorato e con la Fondazione Circuito Teatrale piemontese ho già manifestato in più circostanze, anche in maniera formale, la disponibilità reale ad aiutare quel territorio a vedere una stagione programmata e realizzata - il vero problema rimane la gestione del personale.
Fino al 31/12 di quest'anno abbiamo una copertura per certi versi grazie alla cassa integrazione in deroga. La ragione per la quale ad oggi non abbiamo ancora certezze in merito all'estensione anche al 2013 della cassa integrazione in deroga è legata alla definizione e all'accordo sui criteri per concedere la cassa integrazione in deroga, ai quali la Regione in questi giorni sta lavorando.
Siamo in attesa per vedere rinnovata la disponibilità che fino all'altro ieri era stata manifestata anche dai colleghi di Giunta come l'Assessore Porchietto. Il Vicepresidente Cavallera si era adoperato anche andando a rappresentare in sede formale la Regione nella penultima Assemblea dei soci fondatori.
Quindi, quello che mi sento di prendere come impegno anche per restituire qualche elemento non dico di certezza ma probabilmente di minore dubbio in relazione ad Alessandria e alla comunità che grava intorno al teatro alessandrino, è proprio l'impegno a lavorare per quanto riguarda le stagioni teatrali dei prossimi anni. Su questo credo che il problema sia facilmente affrontabile e risolvibile, ferma restando la disponibilità del Comune di Alessandria, perché è ovvio che la Regione non può che raccogliere delle istanze e lavorare affinché queste possano prendere corpo in maniera concreta.
Per quanto riguarda il personale, ovviamente, provvederò a comunicare magari i primi giorni dell'anno nuovo, qualche novità in merito alla cassa integrazione in deroga. Sono anche disponibile ad incontrare in maniera formale l'Amministrazione comunale alessandrina e gli altri portatori di interesse di quel territorio per vedere se si può, attraverso altre attività o altre occasioni, dare una serenità occupazionale che credo in questo momento sia necessaria non soltanto ad Alessandria, ma in tanti luoghi della del nostro Piemonte.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 1427 presentata dal Consigliere Laus, inerente a "Le Federazioni Sanitarie possono continuare ad esistere dopo la spending review?"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 1427, presentata dal Consigliere Laus, che ha la parola per l'illustrazione.



LAUS Mauro

Grazie, Presidente.
Questa interrogazione è un po' "vecchiotta", in termini di sostanza. Si chiedeva se, prima di dare vita (quindi, adesso sono in vita) a riorganizzazioni così impegnative del sistema sanitario regionale, quali le Federazioni, siano state assunte adeguate indicazioni dai competenti organi dello Stato, per assicurarsi circa la legittimità delle Federazioni.
Specifico, Assessore. Questa interrogazione può sembrare, anzi sembra formalmente e sostanzialmente superata perché sembra che ci sia stata un interpello al Ministero e il Ministero abbia assicurato che non rientrava nel ragionamento della spending review.
La domanda che le faccio è sugli organi competenti. La domanda è stata rivolta, secondo voi, al Ministero competente o è stata rivolta a un Ministero che marginalmente tocca anche questa questione? E, secondo lei e secondo gli Uffici, qual è il Ministero competente?



PRESIDENTE

Grazie, collega Laus.
La parola al Vicepresidente Cavallera, per la risposta.



CAVALLERA Ugo, Vicepresidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente.
Per la risposta all'interrogazione del collega Laus non posso che riferire quello che ovviamente l'Assessorato, a firma del collega Monferino, ha predisposto come risposta.
Come è noto, lo scrivente Assessorato ha posto un quesito all'Ufficio Legislativo del Ministero della Salute in merito alla configurabilità delle Federazioni Sovrazonali, previste dalla legge regionale n. 3/2012, quali centrali di committenza.
Come altrettanto noto, la risposta del Ministero, in data 18 ottobre 2012, è stata affermativa, nel senso che le Federazioni Sovrazonali possono configurarsi come amministrazioni aggiudicatrici, ai sensi dell'articolo 3 commi 25 e 26, del decreto legislativo 163/2006.
Pertanto, l'attività delle Federazioni Sovrazonali risulta coerente e compatibile con il decreto legislativo 95/2012, convertito nella Legge 135/2012.
Devo anche ricordare, ma forse è superfluo, che le nostre leggi regionali, una volta approvate e promulgate, comunque subiscono il vaglio del Consiglio dei Ministri e non mi risulta che ci sia stata un'impugnativa specifica anche sul punto. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Vicepresidente.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 1430 presentata dal Consigliere Motta Massimiliano, inerente a "Riorganizzazione del sistema dell'emergenza territoriale"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 1430, presentata dal Consigliere Motta Massimiliano, che ha la parola per l'illustrazione.



MOTTA Massimiliano

Grazie, Presidente.
Questa volta voglio sentire la risposta, almeno così do atto che il nuovo Assessore alla sanità, visto che è la terza volta che mi risponde il Vicepresidente Cavallera...
Probabilmente c'è stato un rimpasto e non ce ne siamo accorti.
Al di là di tutto, volevo ricordare, considerato che è un paio di adunanze delle riunioni di Giunta che si ripete nell'o.d.g. il tema dell'organizzazione del 118 e di tutto il sistema emergenza e urgenza magari a chi è meno avvezzo ad ambiti consiliari, che noi abbiamo votato un ordine del giorno a firma dell'ingegner Monferino, che è il 692, durante l'approvazione del Piano Socio Sanitario, che stralciava la parte della costituzione dell'Azienda del 118.
Questo cosa implicava? L'ordine del giorno è stato firmato a nome Monferino e votato all'unanimità da questo Consiglio, perché l'obiettivo era quello di ridiscutere di alcune parti che venivano stralciate dal Piano Socio Sanitario e poi nella Commissione competente.
Non credo di aver dato un segnale di discontinuità rispetto a quello che ci stiamo impegnati di fare, vale a dire attuare il Piano Socio Sanitario con questa mia interrogazione.
Ribadisco che vuole essere... Intanto certi rumors da me sono stati esplicitati un pochettino più nel dettaglio con nome e cognome, ma si tratta di rumors, quindi non è che, sicuramente, se la depositasse oggi da un notaio, sicuramente, non saranno quei due nomi lì che verranno nominati.
A parte questo, ripeto, vorrei ricordare che due ordini del giorno sono stati votati da questo Consiglio, che sono uno per discutere in Commissione della riorganizzazione della rete dell'emergenza e l'altro della rete dell'emodinamica. Quindi, ci aspettiamo che la Giunta le porti prima in Commissione prima di arrivare in Consiglio.



PRESIDENTE

Grazie, collega Motta.
La parola al Vicepresidente Cavallera, per la risposta.



CAVALLERA Ugo, Vicepresidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente.
Con DGR n. 44 del 29 aprile 2011, in attuazione del Piano di rientro la Giunta regionale aveva previsto l'istituzione di un coordinamento di sei Strutture complesse per la gestione del Sistema 118 a mezzo di un Dipartimento interaziendale, passando così dalle precedenti 11 Strutture Complesse, di cui nove già coperte, alle attuali sei Strutture Complesse (di cui quattro oggi coperte).
Successivamente, in applicazione della suddetta deliberazione, è stata approvata la DGR n. 16 del 22 luglio 2011, che ha ribadito l'istituzione del nuovo Dipartimento Interaziendale 118, costituito da sei Strutture Complesse e ha previsto contestualmente una temporanea copertura a scavalco delle strutture di Emergenza sanitaria 118 della Provincia di Cuneo e della cosiddetta Struttura Elisoccorso, sino alla definitiva attuazione della riorganizzazione del Sistema 118.
Soprattutto per ciò che concerne la Struttura Complessa di Emergenza sanitaria 118 della Provincia di Cuneo, stante l'importanza e il peso della funzione stessa, così come avviene per le altre Centrali Operative 118 della Regione Piemonte, si ritiene che debba essere ricoperta non con una nomina a scavalco, ma con un'apposita responsabilità.
Il conferimento degli incarichi è una competenza procedurale esclusiva dell'Azienda sanitaria di riferimento che deve operare secondo la normativa vigente. La nomina di un direttore di Dipartimento non rappresenta una Struttura complessa aggiuntiva.
Il costo dei due posti di Direttore di Struttura complessa (Emergenza sanitaria 118 della provincia di Cuneo ed Elisoccorso 118), già previsti nella revisione del Sistema, è già compreso nei tetti di spesa per il personale, approvati con apposita determinazione dirigenziale, in applicazione al Piano di rientro.
Poi, tutta la documentazione in mio possesso la metterò a disposizione del Consigliere Motta Massimiliano.



PRESIDENTE

Grazie, Vicepresidente Cavallera.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione a risposta immediata n. 1425 presentata dal Consigliere Buquicchio, inerente a "Livelli essenziali di assistenza, esternalizzazione dei servizi di diagnosi e cura"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 1425, presentata dal Consigliere Buquicchio, al quale ricordo che ha tre minuti a disposizione per l'illustrazione.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Assessore, abbiamo presentato questa interrogazione sui livelli essenziali di assistenza, perché siamo preoccupati e citiamo un caso che può essere abbastanza emblematico quale segnale di disfunzione che, secondo noi, si sta verificando in questo settore. Tale segnale si è concretizzato con l'esternalizzazione dei servizi di diagnosi e cura.
Noi sappiamo che la legge regionale n. 5/1987...
Sto parlando a vuoto, quindi, Presidente, la prego di azzerare il tempo perché l'Assessore, sicuramente, non ha avuto modo di sentirmi.



PRESIDENTE

Senza azzerarlo, ne tengo conto.
Prego, Consigliere Buquicchio, prosegua.



BUQUICCHIO Andrea

La ringrazio molto, Presidente, lei è sempre molto gentile.
Vicepresidente Cavallera, quest'argomento a cui avrebbe dovuto rispondere l'Assessore Monferino - invece risponderà lei come spesso avviene - riguarda l'argomento dei "livelli essenziali di assistenza". Non è l'unico esempio, ma è emblematico di quanto sta accadendo.
Ci riferiamo all'approvazione di quel protocollo d'intesa del 6 giugno 2011 da parte della Giunta regionale, che incide sulla legge regionale n.
5/1987; laddove nella disciplina delle case di cura private il servizio di radiodiagnostica e il servizio di analisi erano due elementi che caratterizzavano i parametri generali tecnico-sanitari necessari. Ora, il protocollo d'intesa cui ho fatto riferimento prima, si riferisce a case di cura ad indirizzo monospecialistico, Assessore. Invece, il caso che ho riportato, che riguarda la casa di cura di Villa Adriana di Arignano è abilitata e ha un indirizzo polispecialistico.
Siccome tra monospecialistica e polispecialistica c'è una bella e sostanziale differenza, poiché presso la casa di cura Villa Adriana quei servizi a cui facevo riferimento prima, soprattutto relativamente al servizio di analisi, si è verifica una esternalizzazione, chiediamo - penso legittimamente - alla Giunta - considerato che la legge regionale n.
5/1987, ancorché parzialmente rivista dal protocollo d'intesa, è ancora perdurante, e quel protocollo d'intesa non si riferisce ai polispecialistici, ma ai monospecialistici - come mai si è verificato quello che riteniamo estremamente grave e preoccupante ai fini del mantenimento del servizio, oltre che del mantenimento del personale in loco. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Buquicchio.
La parola al Vicepresidente della Giunta regionale, Cavallera, per la risposta.



CAVALLERA Ugo, Vicepresidente della Giunta regionale

Con delibera di Giunta regionale n. 1-415 del 2 agosto 2010 è stato approvato l'Accordo sottoscritto tra il Ministro della salute, il Ministro dell'Economia e delle Finanze e la Regione Piemonte riguardante il piano di rientro di riqualificazione e riorganizzazione e di individuazione degli interventi per il perseguimento dell'equilibrio economico del Servizio Sanitario Regionale.
Ai sensi dell'articolo 1, comma 3, del suddetto Accordo, la Regione Piemonte ha presentato il programma attuativo, impegnandosi ad assumere i conseguenti provvedimenti per il raggiungimento degli obiettivi prefissati di contenimento della spesa complessiva e di razionalizzazione del Servizio Sanitario Regionale.
In tale contesto, per gli anni 2011-2012, l'acquisto di prestazioni da erogatori privati è soggetto ad una riduzione pari al 5% rispetto al 2010.
L'articolo 8 quinquies, comma 2, del decreto legislativo n. 502/1992 prevede che la Regione definisca accordi con gli erogatori di prestazioni sanitarie anche mediante intese con le loro organizzazioni rappresentative a livello regionale.
Dato atto che il settore delle strutture private accreditate partecipa al perseguimento dell'obiettivo dell'equilibrio economico del Servizio Sanitario Regionale nella misura sopra indicata, nelle date 29 aprile 2011 e 6 giugno 2011 sono stati sottoscritti Accordi tra la Direzione Sanità e le Associazioni di categoria rappresentative delle case di cura private accreditate al fine di trovare soluzioni condivise e recuperare efficienza.
Tali accordi prevedono tra l'altro che, nelle more della revisione della legge regionale n. 5/1987, le case di cura ad indirizzo monospecialistico di post-acuzie possono attivare accordi specifici con soggetti terzi (pubblici, equiparati e/o accreditati) per assicurare ai propri ricoverati le prestazioni di diagnostica per immagini e di esami di laboratorio, laddove non siano accreditate per l'erogazione di detti servizi in regime ambulatoriale.
Nell'ambito dell'ordinaria attività di controllo, da effettuarsi ai sensi della legge regionale n. 5/1987, le Aziende Sanitarie territorialmente competenti provvedono ad accertare la regolarità del servizio erogato e la sussistenza dei requisiti di legge delle strutture private.
Nel mese di marzo u.s. la Giunta regionale ha presentato il disegno di legge n. 249 di modifica dell'articolo 4 della legge regionale n. 5/1987 che si propone di adottare uno strumento normativo maggiormente flessibile e idoneo ad adeguare i requisiti minimi contenuti nella predetta legge regionale all'evoluzione delle esigenze organizzative del settore. In particolare, verrebbe attribuita alla Giunta regionale la potestà regolamentare in ordine alla determinazione dei requisiti per l'apertura e l'esercizio di case di cura private.
Il disegno di legge in questione è stato assegnato alla IV Commissione consiliare in sede referente, in data 21 marzo 2012 e nel mese di maggio sono state ultimate le consultazioni con le organizzazioni e le categorie interessate.
Nelle more dell'approvazione di tale norma, l'Assessorato ha già provveduto a predisporre una proposta di regolamento contenente la definizione dei requisiti minimi autorizzativi per le case di cura private tra i quali è presente la nuova disciplina del servizio di laboratorio analisi.
In proposito la proposta di regolamento, conformemente a quanto indicato negli accordi sopra richiamati, prevede la possibilità per le case di cura che effettuano esclusivamente prestazioni di post acuzie, e che non siano autorizzate per l'erogazione degli esami di laboratorio in regime ambulatoriale, di assicurare tali prestazioni attraverso il ricorso a convenzioni con strutture sanitarie pubblico o private autorizzate all'esercizio di tale attività.
Tale proposta di regolamento potrà essere presentata in Consiglio non appena si giunga all'approvazione del provvedimento legislativo che contiene lo strumento di delegificazione della determinazione dei requisiti minimi.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Interrogazione a risposta immediata n. 1428 presentata dal Consigliere Ronzani, inerente a "Bando di gara di Finpiemonte Partecipazioni"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 1428, presentata dal Consigliere Ronzani, che ha la parola per l'illustrazione.



RONZANI Wilmer

Grazie, Presidente.
Mi scusi per il tono della voce, ma è una causa indipendente dalla mia volontà.
Assessore, la questione oggetto di questa interrogazione è già stata discussa in Commissione ambiente. Fu in quella sede che l'Assessore Ravello, pur riservandosi di esprimere un giudizio definitivo sulla vicenda dopo aver incontrato i vertici di Finpiemonte Partecipazioni (incontro che avrebbe dovuto svolgersi la scorsa settima), non aveva nascosto il proprio stupore nel venire a conoscenza dell'iniziativa di pubblicare un avviso pubblico per la ricerca di un partner privato con il quale dar vita, prima ad un'associazione temporanea di impresa, e poi ad una Newco, per partecipare - apro le virgolette - ad "indigenda gara per realizzare un impianto di smaltimento dei rifiuti nel quadrante nord-ovest".
vero - e vengo ad alcune obiezioni - che formalmente Finpiemonte Partecipazioni ha una sua autonomia, ma è singolare e discutibile, in ogni caso inopportuno, soprattutto per la rapidità con la quale la questione è stata affrontata nel Consiglio di Amministrazione di Finpiemonte Partecipazioni, nonostante tale iniziativa non fosse così urgente, che tale la questione e la pubblicazione del bando fossero stati affrontati senza portare a conoscenza l'Assessore competente.
Le anomalie di questa vicenda sono più di una, com'è emerso dal dibattito in Commissione, a cui hanno partecipato i colleghi dei vari Gruppi.
La prima di queste anomalie, Assessore Maccanti, è rappresentata dal fatto che Finpiemonte Partecipazioni, per di più all'insaputa dell'Assessore competente, abbia deciso di pubblicare un avviso pubblico per costituire un'ATI e poi una Newco pubblico-privata, nel momento in cui il Consiglio regionale del Piemonte sta discutendo una proposta di deliberazione che si pone l'obiettivo di riorganizzare Finpiemonte Partecipazioni, mettendo sul mercato quelle società che non hanno un valore strategico, dal punto di vista degli interessi della Regione e delle politiche pubbliche.
Da una parte, proponiamo un piano di dismissioni e, dall'altra immaginiamo un intervento volto a costituire una nuova società.
La seconda anomalia - e mi avvio alla conclusione, Presidente - è rappresentata dal fatto che la decisione è stata assunta motivandola con il fatto che vi sarebbe un accordo fra le quattro Province interessate Biella, Vercelli, Novara e Verbania - nonostante sia emerso, nel dibattito in Commissione, che questo accordo non è mai stato formalmente sottoscritto dalle quattro Province.
Anche in questo caso è quanto meno singolare che in un bando pubblico di Finpiemonte Partecipazioni venga dato per scontato ed avvenuta una cosa che scontata e avvenuta non lo è.
La terza anomalia è rappresentata dal fatto che venga pubblicato un avviso pubblico per ricercare un partner privato, con il quale dar vita ad una società che dovrebbe partecipare ad una gara per realizzare un impianto di smaltimento rifiuti, senza che la Conferenza d'Ambito, soggetto titolato sul piano istituzionale, abbia individuato tale necessità.
La domanda, caro Assessore Maccanti, è come sia potuta accadere una cosa del genere, cioè che i vertici di Finpiemonte Partecipazioni abbiano deciso di assumere una tale iniziativa, che ha forti implicazioni, senza informare gli Assessori competenti, facendo, per di più, riferimento ad un accordo con le Province che non esiste, e prescindendo da qualsiasi valutazione circa il bisogno o meno di realizzare, in quell'area, un impianto di smaltimento dei rifiuti.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccanti per la risposta.



MACCANTI Elena, Assessore ai rapporti con società a partecipazione regionale

Grazie, Presidente.
Il Consigliere Ronzani ha già dato, nel suo intervento, alcune risposte, ma, soprattutto, ha già detto una cosa importante: di questa vicenda si è occupata proprio lunedì scorso, su richiesta del Consigliere Bono, la V Commissione.
L'Assessore Ravello è venuto in Commissione a relazionare rispetto al tema, e credo abbia già risposto alla maggior parte delle domande che lei quest'oggi, continua a rivolgermi.
Al di là di questo, ovviamente non mi sottraggo, anzi, l'Aula e il question time sono spesso, anzi quasi sempre, occasione per ridefinire e ripuntualizzare quanto sta facendo la Giunta regionale.
Parto da uno dei suoi interrogativi a cui ho cercato di dare risposta anche in I Commissione, in fase di discussione del piano di dismissione delle società partecipate. Torno a ribadirle anche quanto è scritto nel piano di valorizzazione e dismissione delle società partecipate.
Ricordo che il piano che la Giunta regionale ha presentato al Consiglio regionale, e che mi auguro possa essere discusso al più presto in quest'Aula, è appunto un piano di valorizzazione e dismissione delle società partecipate, intendendo ridare a Finpiemonte Partecipazioni la mission per la quale Finpiemonte Partecipazioni è nata, ed è stata soprattutto sganciata dalla Finpiemonte S.p.a., cioè quella di istituire nuove società per accompagnare...



PRESIDENTE

Mi scusi, Assessore.
Abbiate pazienza, colleghi, se dovete parlare uscite dall'Aula, perch non possiamo andare avanti con i lavori.
Abbiate pazienza.
Prego, Assessore.



MACCANTI Elena, Assessore ai rapporti con società a partecipazione regionale

Grazie, Presidente.
Il piano di valorizzazione e dismissioni di cui abbiamo discusso in Commissione, e che mi auguro possa tornare ad essere presto argomento di discussione in quest'Aula, è un piano di valorizzazione e dismissione, per cui non è incoerente il fatto che si dismettano società per cui è terminata la fase di start up, start up che, come abbiamo sottolineato e condiviso in Commissione, in alcuni casi dura da dieci ai quindici anni, ed è frutto di un tempo in cui il pubblico privato era incentivato maggiormente...



PRESIDENTE

Abbia pazienza, Assessore, ma la devo di nuovo interrompere.
Colleghi, abbiate pazienza, altrimenti interrompo i lavori.
Prego, Assessore.



MACCANTI Elena, Assessore ai rapporti con società a partecipazione regionale

Presidente, posso continuare a parlare nel brusio. Loro interrompono ma continuo a parlare nel brusio ed eventualmente ci mettiamo in una stanza io e il Consigliere Ronzani, però vorrei finire il testo di questa interrogazione.



PRESIDENTE

Ovviamente, avete diritto a parlare in quest'Aula, e chiedo ai colleghi di osservare silenzio o di andare a parlare da altre parti.



MACCANTI Elena, Assessore ai rapporti con società a partecipazione regionale

Presidente, parlo anche nel brusìo.



PRESIDENTE

Lo so, il suo timbro di voce è alto, pero è un rispetto per l'Aula e devono tacere.
Prego, Assessore.



MACCANTI Elena, Assessore ai rapporti con società a partecipazione regionale

Grazie, Presidente.
Ripeto: non è incoerente con l'attività di Finpiemonte Partecipazioni anzi, ci auguriamo di procedere alle dismissioni e, in particolare, ad alcune dismissioni, proprio per poter continuare a investire e a costituire società all'interno di regole più chiare, cioè start up-way out e di restituire a Finpiemonte Partecipazioni quella che è la sua mission, che prevede l'apporto del privato all'interno della compagine societaria.
Quindi, per rispondere ad una anomalia che giustamente lei ha rappresentato proprio nella fase di discussione del piano di dismissioni le dico che non c'è incoerenza rispetto al bando che ha pubblicato Finpiemonte Partecipazioni, rispetto al piano che sto continuando a sostenere e di cui presto ci occuperemo nell' Aula consiliare.
Secondo. Notizie di informazioni hanno distorto moltissimo la realtà.
Ho letto che Finpiemonte Partecipazioni voleva realizzare un inceneritore.
Nulla di più falso, perché non era contenuto nel bando. Evidentemente l'oggetto della gara a cui Finpiemonte Partecipazioni, eventualmente a seguito della gara, avrebbe potuto partecipare.
Finpiemonte Partecipazioni con questa manifestazione di interesse ha semplicemente cercato di aprire ad una manifestazione di interesse per un partner privato senza realizzare alcuna Newco in questa fase, per poi eventualmente essere pronti nel momento in cui l'ATO, cioè il soggetto deputato a bandire la gara, l'avrebbe poi indetta. Quindi non c'è alcuna incoerenza con il piano delle Partecipate; certamente esprimo censura rispetto al fatto che l'Assessore competente non ne fosse informato, ma vi e assoluta coerenza con il piano industriale approvato dal C.d.A., perch il settore dell'ambiente è uno dei settori sui quali Finpiemonte Partecipazioni intende evidentemente investire e benché mai alcuna ipotesi che la stessa possa realizzare un inceneritore.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione a risposta immediata n. 1432 presentata dal Consigliere Bono, inerente a "Progetto discarica di amianto a Borgomanero (NO)"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1432, presentata dal Consigliere Bono, che ha la parola per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente. Da diverse settimane abbiamo letto di questo progetto di discarica a Borgomanero, in provincia di Novara...



(Brusìo in aula)



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PLACIDO



PRESIDENTE

Colleghi, per cortesia! Il Presidente Ponso si è sforzato prima e provo a proseguire nello sforzo: allora, o chi ha da parlare - non è neanche obbligatoria la presenza durante la trattazione del sindacato ispettivo - lo fa da un'altra parte, oppure altrimenti, avendone la possibilità, sospendo la seduta e andiamo tutti a fare altro. Ve lo chiedo quindi per cortesia, come ha già fatto il collega Ponso: più di questo, per umana impossibilità, non mi è possibile fare.
Prego, continui, Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Dicevo appunto che le notizie sono apparse diffusamente sui giornali e abbiamo voluto quindi approfondire e interrogare la Giunta in merito a questa situazione. Abbiamo appreso, cioè, che la Società Savoini Giuseppe C. s.a.s. ha presentato una richiesta per una VIA per un impianto di smaltimento per rifiuti non pericolosi, mono-dedicata a materiali da costruzione contenente cemento e amianto in Località Cumiona di Borgomanero. La stessa società è già in possesso di una concessione mineraria per l'estrazione di caolino, argille e terre refrattarie - quindi una cava - e la Giunta comunale di Borgomanero ha esaminato la richiesta addirittura il 27 giugno del 2011 - quindi un anno e mezzo fa - esprimendo parere contrario.
La Regione Piemonte, verso la quale era stato presentato un progetto di rinnovo della concessione mineraria, valutato il regime di reciproca connessione del progetto di coltivazione della cava in una parte e di discarica dall'altro, ha chiesto la presentazione di una valutazione complessiva dei due progetti. In mancanza di questo, la Provincia di Novara e qui parliamo ancora di alcuni mesi fa - ha archiviato la pratica.
Le notizie, però, sono abbastanza insistenti sul territorio: si dà quasi per scontata, ormai, l'apertura di questa discarica che preoccupa molto a livello locale, anche perché insisterebbe su un area di salvaguardia ambientale soggetta, tra l'altro, anche a vincolo idrogeologico e che rientra in un ambito di rilevante valore naturalistico in quanto zona contigua al Parco naturale del Fenera.
Abbiamo poi analizzato, guardando i codici CER dei materiali che dovrebbero andare in discarica, che sono presenti anche alcuni materiali classificati come pericolosi, quali il codice CER 150202, che riguarda assorbenti, materiali filtranti, stracci, indumenti protettivi anche contaminati, e il codice 170605, che riguarda appunto materiale da costruzione contenente amianto.
Sapendo che il materiale contenente amianto dev'essere messo in discariche dedicate, in maniera che non possa creare danni susseguenti al suo interramento - e quindi deve essere soggetto a procedura dedicata vorremmo capire di più qual è la situazione, anche se il progetto è andato al vaglio della Provincia di Novara, visto che la VIA riguarda anche, a nostro avviso, la Regione e soprattutto considerato che l'adiacenza al Parco naturale del Fenera riguarda direttamente anche la Regione.
Vorremmo sapere quindi quali sono i pronunciamenti della Regione Piemonte, viste le criticità evidenziate, in merito al progetto. Grazie Presidente.



PRESIDENTE

Grazie, collega.
Per la Giunta regionale, risponde il Vicepresidente Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Vicepresidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente.
Nel confermare quanto richiamato nelle premesse e nelle considerazioni dell'interrogazione che sono state svolte, è importante evidenziare che in data 14 ottobre 2011 il proponente ha presentato domanda di rinnovo della concessione mineraria e la relativa VIA, ai sensi della LR n. 40/98. In data 1° febbraio 2012 il responsabile del procedimento ha richiesto integrazioni al progetto, con particolare riferimento alla sistemazione del fronte, in precarie condizioni di stabilità, ubicato nel settore nord ovest del cantiere Montalto e soggetto a ripristino ambientale. È stato infatti ritenuto opportuno condizionare la richiesta di rinnovo della concessione all'espletamento delle procedure di ripristino e quindi considerare la richiesta stessa in relazione alle proposte rispetto all'area già coltivata.
In data 2 agosto 2012 la Società Savoini S.a.s. ha trasmesso le integrazioni richieste e il progetto di una discarica sostitutiva alla richiesta sistemazione del fronte.
In accordo con la Provincia di Provincia di Novara e il Settore Compatibilità ambientale e procedure integrate, si è stabilito di intraprendere un procedimento unico di VIA gestito dal Settore regionale Pianificazione e monitoraggio attività estrattive.
Il Proponente, come richiesto dal Settore succitato con nota del 25 settembre 2012 prot. 13844, ha presentato in data 8 novembre 2012, con procedura integrata, ai sensi dell'art. 12 comma 3 della l.r. 40/98, il progetto relativo alla discarica in oggetto in regime di reciproca connessione alla concessione mineraria "Cumiona".
L'Ente competente per l'eventuale rilascio dell'autorizzazione per l'installazione dell'impianto di smaltimento ai sensi del D.lgs. 152/2066 e del D.lgs. 36/2003, è la Provincia di Novara. L'autorizzazione potrà avvenire, su parere della Provincia, all'interno del procedimento di VIA contestualmente all'autorizzazione al proseguio dell'attività estrattiva.
La prima Conferenza dei Servizi è convocata per il giorno 21 gennaio 2013 presso il Comune di Borgomanero.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione a risposta immediata n. 1426 presentata dal Consigliere Ponso, inerente a "Nuovi orari per i treni e disagi per i pendolari in provincia di Cuneo"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1426, presentata dal Consigliere Segretario Ponso che, per l'illustrazione, interviene in qualità di Consigliere.



PONSO Tullio

Grazie, Presidente.
Egregio Vicepresidente, i pendolari continuano a chiedersi perché la Regione non li ami. Sono persone che subiscono il disagio di dover andare lontano da casa per lavorare o per studiare: si svegliano presto la mattina, tornano tardi la sera e hanno meno tempo di altri loro colleghi da dedicare alle loro famiglie e ai loro hobby. Di solito viaggiano in treni scomodi - freddi d'inverno e caldi d'estate - che spesso sono in ritardo per i più svariati motivi, per non parlare delle altrettanto frequenti soppressioni.
I pendolari non chiedono altro che viaggiare in modo più umano, di poter arrivare puntuali al lavoro senza dover chiedere permessi o dover recuperare con straordinari il tempo perso in treno e poi, magari, di essere adeguatamente informati quando ci sono ritardi o soppressioni, in modo da evitare di vagare inutilmente per le stazioni, senza sapere a chi rivolgersi.
I pendolari, egregio Vicepresidente, vorrebbero che la Regione stesse dalla loro parte quando Trenitalia non risponde correttamente al contratto che la lega agli utenti, quando quel biglietto o abbonamento trasforma i pendolari in clienti; clienti che dovrebbero - in quanto tali - avere diritti, oltre ai doveri, che il gestore unico del servizio del trasporto pubblico non dimentica mai di esercitare.
I pendolari vorrebbero che la Regione li coinvolgesse - magari non tutti, ma a questo servono i Comitati che li rappresentano - quando devono essere prese delle decisioni che li interessano.
Invece, egregio Vicepresidente, il recente riordino degli orari ha creato ulteriori disagi a causa di treni che non fermano più in determinate stazioni o che sono stati semplicemente e definitivamente soppressi. Si è trattato di una rivoluzione che ha comportato ulteriori problemi per chi ha la sola colpa di doversi recare lontano da casa per lavorare e per studiare.
Egregio Vicepresidente, visti i tempi che viviamo, nessuno discute che sia necessaria una riorganizzazione del servizio di trasporto pubblico, per evitare ovviamente sprechi inutili, ma credo sia altrettanto importante motivare le scelte fatte e, prima di ciò, coinvolgere maggiormente gli utenti in scelte che possono avere importanti effetti sulla loro vita.
Lo scopo della mia interrogazione - e vengo al dunque, egregio Vicepresidente - è quello di capire come sia stata studiata questa riorganizzazione, quale ruolo ha avuto la Regione o se l'Assessorato ai trasporti ha semplicemente inteso avallare - come incomincio a sospettare le decisioni prese da Trenitalia, senza intervenire.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Cavallera, per la risposta.



CAVALLERA Ugo, Vicepresidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente.
Per l'economia dei nostri lavori, tralascio la lettura di alcune parti della risposta che poi consegnerò completamente all'interrogante.
Partiamo dal fatto che l'8 dicembre sono stati completati i lavori sostanziali del Passante Ferroviario, che ha consentito l'avvio di una riorganizzazione del servizio metropolitano che interessa anche la provincia di Cuneo.
In ogni caso, tenuto conto del nuovo servizio ferroviario metropolitano e delle richieste più volte presentate dai Comitati pendolari, in occasione delle riunioni dell'Osservatorio permanente sul trasporto pubblico locale relativamente al Quadrante di Cuneo (tenutesi a febbraio e novembre 2011 e luglio 2012), di velocizzazione dei collegamenti tra Torino e Cuneo, nonch tra Ceva, Mondovì e Torino, si è provveduto ad elaborare un sistema cadenzato applicato per i treni regionali nelle seguenti direttrici: Torino Savona, Fossano-San Giuseppe, Torino-Cuneo, Fossano-Cuneo-Limone, Cuneo Limone-Ventimiglia, Torino-Fossano, Cavallermaggiore-Alba.
In particolare, la nuova impostazione del servizio sulla direttrice Torino-Cuneo prevede l'effettuazione dei treni diretti a cadenzamento biorario nelle ore dispari, con partenza da Torino Porta Nuova al minuto 25 (nell'intervallo 5.25-23.25), e arrivo a Cuneo al minuto 36, mentre le partenze da Cuneo al minuto 24 (nell'intervallo 5.24-21.24), e arrivo a Torino Porta Nuova al minuto 35, con fermate a Lingotto, Carmagnola Cavallermaggiore, Savigliano, Fossano e Centallo.
Sono previsti, inoltre, treni di rinforzo in partenza da Cuneo alle ore 4.24, 6.54 e 7.51, con arrivo a Torino Porta Nuova circa un'ora dopo.
Nelle ore di punta del pomeriggio è previsto il treno di rinforzo in partenza da Torino Porta Nuova alle ore 17.50, con arrivo a Cuneo alle ore 19.01.
L'offerta dei treni tra Torino e Cuneo viene completata con il cadenzamento biorario nelle ore pari dei treni sulla Torino-Savona, in entrambe le direzioni, con rottura di carico (questo è un modo di dire) a Fossano, dove sono previste le coincidenze con i treni a cadenzamento biorario sulla tratta Fossano-Cuneo-Limone e viceversa.
Alla luce di quanto sopra esposto, l'offerta dei treni tra Cuneo e Torino, in sintesi, è pari ad un treno all'ora, di cui uno diretto con durata di viaggio pari a 71 minuti e uno con cambio a Fossano, con i treni da e per Savona, con durata di viaggio pari a 84 minuti.
Si fa inoltre presente che la Regione Piemonte, dal 9 dicembre u.s.
oltre ad avere istituito il Servizio Ferroviario Metropolitano, ha altresì cadenzato quasi il 70% di linee ferroviarie di propria competenza pertanto, si tratta di una riorganizzazione globale dei programmi di esercizio dei servizi ferroviari, non equiparabile alla produzione effettuata fino all'8 dicembre u.s.
Infine, si specifica che la suddetta riorganizzazione del servizio attuata dal 9 dicembre u.s., non è conseguita alla riduzione annuale del 10% delle risorse finanziarie per i servizi ferroviari (pari al 5% su base semestrale per l'annualità 2012), adottata con DGR n. 12-3990 dell'11 giugno 2012, con decorrenza dal 1° luglio 2012.
Quello degli orari cadenzati è un obiettivo molto importante.
Probabilmente darà i suoi effetti quando sarà conosciuto da tutti gli utenti viaggiatori, perché sapranno che ad una determinata ora si pu trovare il treno in partenza o il treno di passaggio.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 15.32 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



(La seduta ha inizio alle ore 15.32)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Invito le colleghe e i colleghi a prendere posto, poiché iniziamo i lavori ordinari del Consiglio regionale.
Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione. Non essendovi proposte di modifica, l'o.d.g. è approvato.


Argomento:

Richieste inversione punti all'o.d.g.


PRESIDENTE

Ricordo che siamo regolati come da vecchio Regolamento, poiché siamo in seduta ordinaria convocata anche per modifiche statutarie, in seconda lettura.
possibile presentare delle inversioni all'o.d.g. Ve ne è più di una depositata dal Consigliere Giovine, che non vedo.
Richiesta d'inversione n. 1) presentata dal Consigliere Giovine: Si chiede l'inversione del punto all'o.d.g. rubricato col n. 5 al punto n. 4.
La diamo per illustrata, poiché non c'è il Consigliere Giovine.
Qualcuno vuole intervenire contro? Il Consigliere Giovine è arrivato, pertanto ha facoltà di intervenire.



GIOVINE Michele

Grazie, Presidente.
Ho presentato solo quattro proposte d'inversione all'o.d.g., poich come ho annunciato alla Conferenza dei Capigruppo, ritengo che, in questo fine d'anno, dovremmo concentrarci su alcuni provvedimenti.
Tutti conoscono la mia posizione sulla modifica dello Statuto e sul numero dei Consiglieri. La battaglia ideale l'ho già fatta in altra sede...



PRESIDENTE

Mi scusi, Consigliere Giovine.
Per favore, colleghi, questa è una seduta importante: dobbiamo anche confermare una modifica statutaria. Il Consigliere Giovine sta legittimamente illustrando le proposte d'inversione all'o.d.g.
Se qualcuno non è d'accordo dovrà intervenire contro, pertanto, se fosse possibile prestare un po' di attenzione, vi ringrazio.
Prego, Consigliere Giovine.



GIOVINE Michele

Tutti sanno qual è la mia posizione, peraltro unica, dal punto di vista formale. In realtà, ha qualche adesione in più quando si è a microfoni e telecamere spenti, ma non è tanto questo il punto.
Mi rendo conto che, in qualche modo, questa modifica dovrà essere recepita.
Denuncio, indubbiamente, che la legge che c'impone questa modifica insieme alle altre che andiamo ad affrontare con altre due leggi, è una legge che ha una natura squisitamente anticostituzionale, soprattutto nei punti che andremmo ad affrontare. Ha un'ingerenza pesantissima su quelle che sono le potestà e le competenze esclusive delle Regioni.
Una di queste è indubbiamente l'organizzazione, la propria forma e sicuramente il numero dei Consiglieri. Nessuno ha voluto impugnare, almeno fino adesso nessuna Regione lo vuole impugnare. Ci sono delle scelte che vengono fatte anche per volontà politica, ma credo che queste scelte, in questo momento, sono fortemente vincolate a pressioni esterne di varia natura, non sono solo quelle di natura giudiziaria che, forse, sono le più fra le più legittime di tutte. Abbiamo una forte pressione mediatica e una forte pressione che ci arriva anche, e questa sì che non è legittima, da parte del governo italiano.
Ritengo che dobbiamo, purtroppo, procedere a questa seconda lettura. Mi sembra che procedere oggi sia prematuro perché abbiamo tanti altri argomenti importanti, in primis l'assestamento di bilancio. Abbiamo dobbiamo ricordarcelo, sei mesi di tempo per fare la conversione per la seconda lettura.
Una prima lettura l'abbiamo fatta, peraltro dobbiamo ricordarlo ad onore nostro, prima ancora che ci venisse imposto, prima ancora che il decreto legge nazionale venisse convertite. Voglio ricordare che questa proposta era stata già fatta, a suo tempo, da tutto l'Ufficio di Presidenza, rappresentante l'intero Consiglio regionale, quindi c'era stata un'iniziativa legislativa autonoma, questa sì assolutamente legittima, in questo senso. Tant'è che il provvedimento di modifica statutaria ha origine proprio in quel momento.
Noi decidiamo in questo momento di aderire, peccato che la tempistica sembra quasi, come ho già detto in altro momento, che ci imponga di farlo perché abbiamo la pistola puntata alla testa. Questo è sbagliato, svilisce parecchio il nostro ruolo, è un'altra ferita mortale al regionalismo.
Ieri il Presidente di Progett'Azione, nonché Presidente della I Commissione, su un altro provvedimento che era meno grave e meno impattante, ha dichiarato che andavamo a ferire pesantemente, in modo mortale, quello che è il regionalismo, l'autonomismo e la storia del regionalismo italiano, accettando questo provvedimento tout court con questa tempistica, perché voglio ricordare ai colleghi che noi abbiamo sei mesi di farlo. Per questo credo che semplicemente spostarlo nella convoca dell'attuale o.d.g. non cambia assolutamente il risultato finale, che sarà purtroppo, quello del recepimento.



PRESIDENTE

Qualche Consigliere chiede di intervenire contro la richiesta di inversione? Nessuno.
Indìco la votazione palese sulla richiesta di inversione all'o.d.g.
rubricata n. 1).
Il Consiglio non approva.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della Scuola Media "G. Saudino" di Vico Canavese (TO)


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti della Scuola Media "Giacomo Saudino" di Vico Canavese in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento:

Richieste inversioni punti all'o.d.g. (seguito)


PRESIDENTE

Procediamo con le richieste di inversione di punti all'o.d.g.
Richiesta d'inversione n. 2) presentata dal Consigliere Giovine: Si chiede l'inversione del punto all'o.d.g. rubricato col n. 6 al punto n.
4.
La parola al Consigliere Giovine per l'illustrazione.



GIOVINE Michele

Interverrò ancora su questa e lascerò che le altre due siano poste in votazione senza discussione, perché mi pare che la volontà dell'Aula sia chiara. Non condivido questa scelta, ne prendo atto. Vorrei capire, quando parlo con i colleghi, con chi parlo e a che titolo. Comunque va bene così.
Sono molto dispiaciuto. Trovo che sia quasi una resa incondizionata accettare quella che è una richiesta assolutamente ragionevole.
Le chiedo cortesemente, visto che ho il diritto di votare, di aspettare fino alla fine. Non interverrò oltre, ovviamente il mio sarà un voto a favore.



PRESIDENTE

Grazie, collega Giovine.
Indìco la votazione palese sulla richiesta di inversione all'o.d.g.
rubricata n. 2).
Il Consiglio non approva.
Richiesta d'inversione n. 3) presentata dal Consigliere Giovine: Si chiede l'inversione del punto all'o.d.g. rubricato col n. 7 al punto n.
4.
Indìco la votazione palese sulla richiesta di inversione all'o.d.g.
rubricata n. 3).
Il Consiglio non approva.
Richiesta d'inversione n. 4) presentata dal Consigliere Giovine: Si chiede l'inversione del punto all'o.d.g. rubricato col n. 8 al punto n.
4.
Indìco la votazione palese sulla richiesta di inversione all'o.d.g.
rubricata n. 4).
Il Consiglio non approva.


Argomento: Ordinamento sportivo

Proposta di deliberazione n. 217, inerente a "LR 93/95 (Artt. 3 e 7). Modifiche e integrazioni alla D.C.R. n. 99-13131 del 29/3/2011, 'Programma pluriennale per la promozione delle attività sportive e fisico-motorie e per l'impiantistica sportiva anni 2011-2013'" (iscrizione all'o.d.g.)


PRESIDENTE

Com'è noto, siamo convocati oggi, domani e dopodomani. Comunico all'Aula che siamo preallertati - poi la riunione dei Capigruppo lo deciderà - per eventuali sedute di Consiglio regionale anche nei giorni 27 e 28 dicembre.
La Conferenza dei Capigruppo propone di modificare la convoca.
Il primo punto che affronteremo nella giornata di oggi è la modifica statutaria, poi inizieremo la proposta di legge n. 315 che è quella relativa al contenimento della spesa per i cosiddetti costi della politica la proposta di legge sull'anagrafe degli eletti, le nomine, CSI, il bilancio del Consiglio regionale, la legge di assestamento, l'esercizio provvisorio, la relazione della Commissione urbanistica di inchiesta.
Il Presidente della Regione chiede di iscrivere all'o.d.g. delle sedute (ex articolo 58 del Regolamento interno) la proposta di deliberazione n.
217, relativa a "Modifiche ed integrazioni alla DCR n. 9913131 del 29/3/2011 'Programma pluriennale per l'approvazione delle attività sportive e fisico-motorie per l'impiantistica sportiva 2011-2013'".



(L'Assemblea, tacitamente acconsente all'iscrizione all'o.d.g.)



PRESIDENTE

L'o.d.g. è approvato ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento, così come modificato e proposto.


Argomento:

Approvazione processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Approvazione processi verbali precedenti sedute", comunico che sono stati approvati i verbali del 4 dicembre 2012.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Cota e Casoni.
Il numero legale è 30.


Argomento:

b) Processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Sono a disposizione e riproducibili, su richiesta, i processi verbali delle sedute dell'11 e 12 dicembre 2012.


Argomento:

c) Comunicazione relativa all'articolo 30, comma 9, del Regolamento


PRESIDENTE

Comunico che in data 14 dicembre 2012 la I Commissione, riunita in sede legislativa, ha approvato a maggioranza la deliberazione legislativa avente ad oggetto "Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 28 settembre 2012, n. 11 'Disposizioni organiche in materia di Enti locali'", e che la III Commissione, riunita in sede legislativa, ha approvato a maggioranza la deliberazione legislativa avente ad oggetto "Ulteriori modifiche alla legge regionale 12 novembre 1999, n. 28 (Disciplina, sviluppo ed incentivazione del commercio in Piemonte, in attuazione del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114) ed alla legge regionale 29 dicembre 2006, n. 38 (Disciplina dell'esercizio dell'attività di somministrazione di alimenti e bevande)".


Argomento:

d) Nomine e designazioni effettuate dalla Giunta e dal suo Presidente


PRESIDENTE

Ai sensi dell'articolo 37, comma 2 bis dello Statuto, si dà atto che sono state trasmesse le informative da parte del Gabinetto della Presidenza della Giunta regionale in merito a n. 2 decreti di nomina della Presidenza della Giunta regionale.



PRESIDENTE

I decreti sono a disposizione dei Consiglieri.


Argomento: Statuto - Regolamento

Esame proposta di legge n. 164, inerente a "Modifiche all'articolo 17 all'articolo 50 e all'articolo 55 della legge regionale statutaria 4 marzo 2005, n. 1 (Statuto della Regione Piemonte)" Seconda deliberazione (art. 101 Statuto)


PRESIDENTE

In merito al punto 4) all'o.d.g., dobbiamo procedere all'esame della proposta di legge n. 164, "Modifiche all'articolo 17, all'articolo 50 e all'articolo 55 della legge regionale statutaria 4 marzo 2005, n. 1 (Statuto della Regione Piemonte)" Seconda deliberazione (art. 101 Statuto).
Siamo in fase di seconda lettura, perché nella seduta consiliare del 3 ottobre 2012 è stata votata ed approvata a maggioranza assoluta in prima lettura la proposta di legge n. 164.
Essendo trascorsi i termini previsti dal comma 1 dell'articolo 101 dello Statuto, occorre ora procedere, così come concordata in sede di Conferenza dei Capigruppo nella seduta odierna, alla seconda lettura.
Ricordo che in tale fase non è possibile presentare emendamenti e che l'approvazione deve avvenire a maggioranza assoluta dei componenti del Consiglio regionale, quindi 31.
Il testo approvato in prima deliberazione consta delle seguenti modifiche.
Art. 1. (Modifica all'articolo 17 della legge regionale statutaria 4 marzo 2005, n. 1).
Il comma 1 dell'articolo 17 della legge regionale statutaria 4 marzo 2005 n. 1 (Statuto della Regione Piemonte) è sostituito dal seguente: "1. Il Consiglio regionale è composto dal Presidente della Giunta regionale e da cinquanta Consiglieri.".
Art. 2. (Modifica all'articolo 50 della legge regionale statutaria 4 marzo 2005, n. 1) 1. Al comma 5 dell'articolo 50 della l.r. statutaria 1/2005 dopo le parole "sono nominati" sono aggiunte le seguenti "in numero non superiore a tre Assessori".
Si tratta della limitazione del numero degli Assessori esterni così come recepito da emendamenti in prima lettura.
Art. 3. (Modifica all'articolo 55 della legge regionale statutaria 4 marzo 2005, n. 1) Il comma 1 dell'articolo 55 della l.r. statutaria 1/2005 è sostituito dal seguente: "1. La Giunta regionale è l'organo esecutivo della Regione ed è composta dal Presidente e dagli Assessori in numero non superiore a undici, di cui uno assume la carica di Vice Presidente.".
Art. 4. (Entrata in vigore) 1. In deroga a quanto previsto dall'articolo 102 della l.r. statutaria 1/2005, le disposizioni di cui alla presente legge entrano in vigore con la decima legislatura del Consiglio regionale del Piemonte.
Indìco la votazione palese sull'articolo 1.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 2.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 3.
Il Consiglio approva.
Prima di passare alla votazione sull'articolo 4, ha chiesto la parola il Consigliere Giovine; ne ha facoltà.



GIOVINE Michele

Grazie, Presidente.
Solo perché rimanga a verbale, sto votando contro a tutti gli articoli e voterò contro convintamente anche all'approvazione finale, che mi sembra ormai inesorabile.
Nonostante ciò, mi fregio di ricordare che ho comunque contribuito a questa modifica statutaria, innanzitutto perché ero uno di quelli che aveva richiesto una obbligatorietà maggiore e una maggiore restrizione della possibilità di nominare Assessori esterni nella prossima legislatura, cosa che era stata fatta in modo copioso nella precedente e credo in minima parte in quella precedente ancora e con una discreta abbondanza in quella attuale.
indubbio che questo aumenta i costi generali della cosiddetta politica, che continuo a chiamare costi della democrazia. Ritengo, e ho sempre ritenuto, che fossero più utili, invece, gli Assessori interni perché obbligati a frequentare maggiormente il Consiglio regionale, a condividere le soluzioni legislative e regolamentari e quant'altro che i Consigli regionali sono di volta in volta chiamati a votare, ovviamente perché aumentavano le occasioni di incontro.
Il voto contrario è un voto di natura chiaramente grave, perché trovo l'impianto stesso assolutamente da respingere al mittente. Peraltro, voglio anche ricordare qui, ancora per l'ennesima volta, alcune delle motivazioni che mi avevano indotto a ricordare quali erano i motivi per cui ero contro già all'epoca. I costi presunti di riduzione, che per certi versi possono esserci, potevano essere benissimo raggiunti andando a calcolare l'ammontare complessivo non di 50 bensì di 49 Consiglieri e spalmarlo sui 60 Consiglieri, senza sminuire così la rappresentanza.
stata fatta un'altra scelta, che è quella che purtroppo andiamo a portare a compimento. Una scelta di natura demagogica, una scelta sbagliata, una scelta che so che molti non condividono. So anche che molti hanno altre preoccupazioni, altre questioni purtroppo di cui si occupano e certamente vi sono, in primis ovviamente, anche le questioni legate al bilancio del Consiglio regionale e al bilancio della Regione Piemonte.
Semmai la politica si deve riappropriare del proprio ruolo, della propria dignità e della propria autorevolezza. Qualcuno pensa che lo fa in questo modo, ma credo che, come qualcuno forse direbbe in quest'Aula queste cose fatte fuori tempo massimo lasciano il tempo che trovano e, a questo punto, vengono fatte con la pistola puntata alla testa.
per questo motivo, Presidente, che voto in senso contrario e riprenderò poi la discussione. Glielo anticipo di nuovo, per quando ci sarà la votazione finale.



PRESIDENTE

Grazie, collega Giovine.
Indìco la votazione palese sull'articolo 4.
Il Consiglio approva.
Ci sono delle dichiarazioni di voto sull'intero testo? La parola al Consigliere Giovine.



GIOVINE Michele

Grazie, Presidente.
Vedo che è molto sentita e partecipata questa modifica statutaria.
Presidente, come ho annunciato già negli interventi in cui chiedevo l'inversione e come ho detto nel mio intervento precedente, voterò in senso contrario, perché ritengo che la modalità in cui noi agiamo è assolutamente sbagliata nella tempistica. È sbagliata, perché noi rivendichiamo quando siamo fuori di qui un orgoglio che purtroppo, quando votiamo in Aula, non portiamo mai a compimento, perché so perfettamente che molti colleghi, in modo trasversale, pensano, con sfumature sicuramente diverse, le cose che adesso sto dicendo.
Peraltro, ritengo che ci siano delle considerazioni generali, per cui credo che una modifica che vada a incidere solamente dalla decima Legislatura in poi sia una modifica chiaramente palliativa, una classica modifica "specchietto per allodole". Sarebbe più utile occuparsi già direttamente dell'assestamento di bilancio, magari del bilancio del Consiglio regionale, della Regione Piemonte e così via discorrendo.
Questa modifica andrà ad attuare dei millantati risparmi, che effettivamente saranno effettivi solamente dalla legislatura successiva e non da questa.
Lo facciamo e non dobbiamo raccontarcelo per l'ennesima volta perché lo stiamo facendo, si procede. Ho cercato di fare una battaglia anche di visibilità già la volta scorsa, lo faccio tuttora, la continuo e credo di essere uno dei Consiglieri più coerenti in questo momento. In generale nella mia vita politica credo di aver sempre dimostrato una certa coerenza.
Difficilmente ho votato cose che proprio mi erano indigeribili anche quando, spesso e volentieri, vincoli di maggioranza o di opposizione mi avrebbe dovuto portare in quella direzione.
Ritengo sia sbagliato andare a comprimere la rappresentanza, ritengo sia sbagliato affrontare questa riduzione dei Consiglieri (non parlo dell'elezione degli Assessori esterni, perché invece secondo me è una cosa alla fine e tutto sommato giusta). E questo viene fatto in un momento di grande precarietà e senza avere un quadro chiaro di quello che può avvenire nei prossimi anni.
Le Province non si capisce bene se ci sono, se non ci sono, se vengono modificate, se rimangono tali e quali. Non si sa neanche quale sarà poi...
Ah no, si sa: la legge elettorale è quella attuale. La rappresentanza credo sia un valore assoluto, al di là di quello che sia l'emolumento e il quibus che ogni singolo Consigliere viene a costare alla collettività, perché è evidente che, senza la possibilità di entrare qui dentro con una voce libera di un certo tipo, ci siano chiaramente i diritti di rappresentanza compressi. Mi spiace anche dover affrontare questi ragionamenti che so che in linea di principio, magari in altri momenti, tantissimi altri colleghi avrebbero anche fatto propri e rappresentato. Ritengo invece che la democrazia e la rappresentanza siano dei moloc, dei massi, siano assolutamente delle pietre miliari che non si devono mai travalicare.
Non è detto che non si doveva raggiungere questo risultato in termini numerici e secondo me non si doveva, perché comunque, da quando sono nate le Regioni, il Piemonte è rappresentato da 60 Consiglieri.
Sicuramente, non avremmo dovuto farlo con questi tempi, con questa modalità e con la pistola puntata alla tempia. Ed è per questo, cari colleghi, che con grande orgoglio voterò in senso contrario alla modifica statutaria.
Auguri a tutti quanti e grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Giovine.
Ci sono altre dichiarazioni di voto? Prima di porre in votazione, desidero ringraziare tutti i colleghi che hanno lavorato, nelle varie sedi, al Tavolo, in Commissione e in Aula su questa modifica statutaria, rilevando il momento importante e solenne perché comunque facciamo una scelta, fra i primi in Italia, rilevantissima dove, con questa approvazione, dalla prossima legislatura, il Consiglio regionale sarà composto da 50 Consiglieri regionali in luogo degli attuali 60.
Inoltre, come è stato già preannunciato, e lo dico ai colleghi che non ne fanno parte e ai Capigruppo, che dal mese di gennaio continueranno i lavori del Tavolo, perché dovremo subito dare corso a un confronto per la modifica della legge ordinaria che regola l'elezione del Presidente della Regione e del Consiglio regionale, in quanto la stessa non è più applicabile ed attuale in un Consiglio regionale di 50 in luogo degli attuali 60 Consiglieri.
Grazie.
Indìco la votazione nominale sull'intero testo di legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 46 Consiglieri votanti 44 Consiglieri hanno votato SÌ 43 Consiglieri hanno votato NO 1 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio approva.
Come avevamo già previsto, passiamo alla trattazione della proposta di legge n. 315, inerente a "Norme di riorganizzazione della Regione Piemonte ai fini della trasparenza e della riduzione dei costi", per la quale l'Ufficio di Presidenza ha inviato preavviso scritto, ai sensi dell'articolo 58, comma 2, del Regolamento. Nel frattempo, la proposta di legge è stata licenziata regolarmente dalla I Commissione competente pertanto possiamo procedere.
Ha chiesto la parola il Consigliere Pedrale; ne ha facoltà.



PEDRALE Luca

Grazie, Presidente.
Chiedo solo una breve sospensione di dieci minuti, per riunire il Gruppo, prima di affrontare questo provvedimento di legge.



PRESIDENTE

Allora, sospendiamo i nostri lavori fino alle ore 16.25; riprenderemo con la trattazione della proposta di legge.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 16.08 riprende alle ore 17.16)



PRESIDENTE

La seduta riprende.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni - Giunta, organizzazione e funzioni - Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Esame proposta di legge n. 315, inerente a "Norme di riorganizzazione della Regione Piemonte ai fini della trasparenza e della riduzione dei costi"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame della proposta di legge n. 315, inerente a "Norme di riorganizzazione della Regione Piemonte ai fini della trasparenza e della riduzione dei costi", di cui al punto 6) all'o.d.g.
Relatori sono i Consiglieri Bono, Vignale, Pedrale e Giovine.
Tale proposta di legge è stata assegnata per l'esame in sede referente alla I Commissione permanente; era stato avviato il preavviso per l'o.d.g.
dell'odierno Consiglio. È stata licenziata dalla I Commissione a maggioranza dei Consiglieri in data 17 dicembre 2012.
Come preannunciato in sede di Conferenza dei Capigruppo, prima di procedere con i relatori, intendo svolgere una comunicazione.
In questi ultimi mesi, le istituzioni regionali, democraticamente elette, sono state chiamate a fronteggiare una situazione che sta mettendo fortemente a rischio un percorso autonomista, avviato oltre quarant'anni fa e che ha portato progressivamente ad un maggiore rilievo delle Regioni culminato nella riforma del Titolo V del 2001.
Partendo dalla difficile situazione delle finanze pubbliche, aggravata dal persistere di una crisi economica che colpisce pesantemente i cittadini, si sono avanzate da più parti proposte e iniziative volte a ridurre il ruolo del settore pubblico all'interno del nostro Paese.
L'iniziativa assunta ai massimi livelli nazionali, unita e supportata da una fragorosa campagna mediatica, ha di fatto puntato l'attenzione dell'opinione pubblica sulle Regioni e sulle autonomie locali.
difficile pensare che un intervento limitato ai cosiddetti costi della politica delle istituzioni locali possa risolvere le situazioni di criticità delle finanze pubbliche, che discendono da un debito all'incirca equivalente al 120% del prodotto lordo, cumulato nel corso di decenni di spesa incontrollata.
Ma questo è ciò che si è ritenuto di fare credere ai cittadini, in una condizione oggettivamente difficile, con la crisi economica che erode i redditi e i posti di lavoro, presentando come una situazione di privilegio quella che si era andata prospettando, nel corso degli anni, per gli amministratori locali; una condizione che discendeva, invece dall'incremento delle responsabilità, dall'aumento delle funzioni via, via assegnate alle Regioni e all'intero sistema degli enti locali.
Non si può nascondere la forte impressione che, a livello nazionale prendendo le mosse da alcuni scandali gravi - ma indubbiamente cavalcati a livello mediatico - e con precise eventuali responsabilità personali, che sono in corso di accertamento da parte delle competenti autorità, si sia voluto tornare indietro rispetto ad un percorso che aveva nel regionalismo un elemento cardine.
Nel corso degli ultimi anni si è sostenuto, da più parti, che responsabilizzare gli amministratori locali e regionali, sia per le spese che per le entrate, avrebbe favorito servizi più efficienti e un contenimento della spesa, perché gli elettori avrebbero punito gli amministratori irresponsabili, potendo valutare da vicino i comportamenti e le scelte.
Ora, invece, si torna ad applicare un dirigismo assoluto, in cui lo Stato definisce i limiti e gli obiettivi, arrivando persino all'ipotesi di imporre un sistema di controlli preventivi, che si pensava definitivamente in archivio.
La conseguenza immediata è che un governo locale meno forte significherà una minore attenzione ai bisogni reali dei territori.
Probabilmente, la maggioranza dei cittadini se ne accorgerà soltanto quando sarà toccata da provvedimenti specifici, come la centralizzazione di molti servizi. Ma allora sarà troppo tardi, perché chi poteva tutelarli potrà essere privato di autorevolezza, rappresentatività e strumenti per intervenire.
Il Consiglio regionale nell'accogliere la sensibilità espressa dall'opinione pubblica, e perfettamente comprendendo le esigenze di risparmi e di contenimento delle spese, ben prima che la cosiddetta spending review diventasse una parola di moda, ha operato azioni significative in tempi non sospetti.
A partire dall'inizio della IX Legislatura, quindi fin dall'estate del 2010, sono state predisposte e approvate misure che comportano risparmi strutturali: dimezzamento dell'indennità di fine mandato, con un risparmio di circa 3,8 milioni di euro; riduzione del 10% delle indennità di carica a decorrere da gennaio 2011, con un risparmio di circa 4,6 milioni di euro introduzione di gravami, come la firma per il rimborso spese e per il gettone di presenza, con un risparmio stimato di circa 1,3 milioni di euro.
Unitamente ad altre azioni di risparmio che hanno toccato le strutture del Consiglio e gli organismi collegati (si pensi, ad esempio, alla legge sul Corecom, che ha permesso di ridurre i componenti da otto a tre, con una corrispondente riduzione delle indennità), si giunge ad una somma di risparmi che equivale a poco meno di 16 milioni di euro per l'intera legislatura.
A questi si deve aggiungere l'effetto delle misure assunte nel mese di ottobre, con l'abolizione delle dichiarazioni dei Consiglieri regionali riguardanti i rimborsi spese e le indennità per le attività svolte sul territorio, per un risparmio di euro 450 mila annui, l'abolizione dei viaggi in ambito dell'Unione Europea e la riduzione di quelli nazionali con un risparmio di ulteriori euro 485 mila annui.
Stiamo parlando di una significativa riduzione complessiva dei costi dell'Assemblea per la comunità piemontese, con un bilancio che è passato dagli oltre 80 milioni di euro di inizio legislatura alle attuali cifre secondo la proposta che è stata varata dall'Ufficio di Presidenza e che questa mattina è stata licenziata dalla I Commissione - all'incirca di 60 milioni di euro, ancora suscettibili di riduzione, dopo l'applicazione delle norme che oggi sono in approvazione (ulteriori 4 milioni di euro di risparmio).
Quindi, ci troviamo di fronte ad una riduzione del 25% circa della dotazione finanziaria del Consiglio regionale, che ritiene, in tal modo, di avere dato il proprio significativo contributo al contenimento della spesa regionale, in una situazione indubbiamente difficile, in cui sono state fissate le priorità cogenti per i settori che toccano più da vicino la vita dei cittadini, come la sanità, i trasporti, le politiche del lavoro.
Dopo un lavoro impegnativo, di cui voglio ringraziare tutti i Gruppi il Tavolo di concertazione istituito lo scorso 10 luglio ha prodotto una serie di proposte di riduzione delle spese del Consiglio e di revisione della normativa, dando corso all'evoluzione che in questo ambito c'è stata a livello nazionale e recependo in modo attivo le proposte che via, via sono emerse sia all'interno del Consiglio che dalle iniziative della Conferenza delle Regioni e della Conferenza dei Presidenti delle Assemblee regionali.
Abbiamo dovuto affrontare un quadro normativo chiaramente anacronistico, che per la nostra Regione datava dal 1972, con successive modifiche e integrazioni che non hanno di fatto intaccato la base normativa, nel contempo incrementando le risorse a disposizione dei Gruppi consiliari.
Probabilmente - questo lo dobbiamo riconoscere - i Consigli avrebbero dovuto, ben prima, agire in modo tale che ad un aumento del ruolo delle Assemblee, e delle conseguenti attività dei Gruppi, corrispondesse una più precisa regolamentazione dell'utilizzo delle risorse, ma resta il fatto che tali norme sono state conservate pressoché immutate nell'arco delle precedenti legislature, mentre nel corso di questa si è proceduto, fin da subito, ad un adeguamento che oggi trova pieno compimento nelle norme in approvazione.
mio preciso dovere, comunque, precisare che, allo stato attuale delle conoscenze dell'Ufficio di Presidenza, tutti i Gruppi consiliari hanno ottemperato agli obblighi previsti dalla legge vigente, portando un rendiconto corrispondente alle richieste avanzate dagli uffici, rendiconto che è sempre stato regolarmente allegato a quello del Consiglio regionale fin dal momento della discussione in sede di I Commissione, e quindi al rendiconto della Regione, che costituisce il documento ufficiale relativo alla gestione dei fondi regionali nel corso di un esercizio finanziario.
Per quanto riguarda le risorse destinate al funzionamento dei Gruppi rendicontate sulla base di parametri di legge, l'Ufficio di Presidenza ha ritenuto di procedere alla presa d'atto delle dichiarazioni rilasciate inviandole alla I Commissione.
Non solo, ben prima che l'attenzione dell'opinione pubblica fosse attratta su queste situazioni, l'Ufficio di Presidenza, in data 29 febbraio 2012, ha disposto che la rendicontazione delle spese gestionali dei Gruppi fosse ordinata in modo più analitico, suddivisa in 18 voci contro le 3 precedenti, regolando anche la conservazione dei giustificativi - da parte dei Presidenti di Gruppo, che ne hanno la diretta responsabilità - per un periodo di 10 anni, sulla scorta di analoghe norme del Codice Civile.
stato anche predisposto, da parte degli uffici, un sistema di rilevazione e di invio, su base informatica, dei suddetti rendiconti, che non consente di omettere alcuna voce di dichiarazione, obbligando il compilatore ad inserire ognuna delle voci previste nel rendiconto.
Mentre era avviato questo processo di autoriforma del Consiglio, si è prodotta l'emergenza economica-finanziaria ben nota, che ha determinato la necessità di un generale contenimento della spesa pubblica, a tutti i livelli. Il clamore suscitato nell'opinione pubblica da taluni casi emersi in altre Regioni ha indotto la stessa Conferenza dei Presidenti di Regione con un ruolo attivo del Presidente Onorevole Roberto Cota, che ringrazio per la sua determinazione, a richiedere al Governo nazionale una regolamentazione uniforme, in grado di contribuire al contenimento della spesa e, nel contempo, a omogeneizzare i trattamenti economici dei Consiglieri regionali e le risorse destinate alla gestione dei Consigli e dei Gruppi.
Si è dunque richiesto al Governo nazionale di definire parametri certi entro cui ogni Regione avrebbe collocato le proprie normative relative al trattamento, allo status dei Consiglieri e alle dotazioni dei Gruppi.
Si è dunque innescato un percorso efficace e breve, che ha condotto nell'arco di poche settimane alla definizione dei parametri, basati sulle spese della Regione più virtuosa, sanciti da un'intesa costruita in primo luogo tra le Conferenze dei Presidenti di Regione e dei Presidenti di Assemblea, e quindi sottoposta alla valutazione del Governo, le cui conclusioni sono recepite nei provvedimenti oggi all'esame dell'Aula.
Nel contempo, sono state definite modalità e misure di finanziamento dell'attività politico-istituzionale dei Gruppi, giungendo alla specificazione delle responsabilità e delle funzioni ad essi affidate, e alla determinazione persino di un modello base, estremamente dettagliato per la rendicontazione delle spese sostenute nell'espletamento delle attività istituzionali a partire dal 1° gennaio 2013 e che saranno puntualmente recepite nella nostra legge così, per meglio dire ulteriormente specificate e rapportate verso la trasparenza con le proposte uscite dal Tavolo di concertazione e da tutti condivise.
Desidero rimarcare come, in occasione della presentazione al Governo delle proposte di regolamentazione da parte della delegazione costituita dai Presidenti di Regione e dai Presidenti di Assemblea, sia venuta da parte del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri delegato alla questione un forte apprezzamento per le modalità definite e gli aspetti sostanziali della proposta che, infatti, è stata prontamente recepita dal Governo nazionale nella stessa identica forma proposta dalle Regioni con la deliberazione del Consiglio dei Ministri del 6 dicembre 2012 e che presto, nei prossimi giorni, sarà ricompresa in un DPCM.
Sulla base di questo lavoro istruttorio, che ha coinvolto direttamente anche i funzionari del nostro Consiglio regionale - che ringrazio vivamente per l'impegno dimostrato anche in questa occasione - il Tavolo di concertazione ha potuto produrre le proposte che ci apprestiamo a varare e che saranno illustrate dal relatore dei provvedimenti oggi in Aula. In tal modo si aggiunge al contenimento dei costi della politica la componente della trasparenza, mediante il varo della cosiddetta anagrafe degli eletti a lungo auspicata e di cui si erano già fatti interpreti - ne va dato atto alcuni Consiglieri regionali con le loro proposte, oltre che l'Ufficio di Presidenza.
Al di là di eventuali situazioni patologiche che possono essere legittimamente oggi all'esame delle autorità competenti, è mia convinzione che da parte dei Gruppi e dei Consiglieri si sia operato nel rispetto delle norme vigenti - norme, probabilmente troppo "largheggianti" che oggi siamo chiamati a cambiare - e che presentano i limiti di anacronismo e di elasticità rilevati da più parti, e soprattutto operando in buona fede.
D'altro canto, ritengo che oltre a questo aspetto di ricostruzione dell'evoluzione della normativa, non si possa immaginare di chiedere a questa Presidenza e all'Ufficio di Presidenza di assumere iniziative tali che portino - anche solo apparentemente - ad interferire sull'attività in corso da parte della Magistratura inquirente, Magistratura a cui va tutta la nostra fiducia.
Credo sia pleonastico presentare agli organi deputati all'indagine il contenuto di norme legislative regionali e regolamentari di cui sono già logicamente e perfettamente a conoscenza, avendole acquisite con la piena collaborazione fornita dai nostri uffici; semmai, alle stesse autorità potremo inviare, come mi è stato chiesto dai signori Capigruppo, le nuove norme, a dimostrazione che anche il Consiglio regionale del Piemonte ha saputo e voluto concretamente cogliere l'esigenza di contenimento dei cosiddetti "costi della politica" e di trasparenza, in armonia con lo spirito e le norme della spending review.
Jura novit curia, il giudice conosce la legge! Nel rispetto dei ruoli e delle forme che la legge ha assegnato ad ogni organo dello Stato, si potrà ritrovare - è mia convinzione - la legittimità dei comportamenti dei singoli e delle Istituzioni, contribuendo a rasserenare il clima, indubbiamente difficile, che si è venuto a creare in queste ultime settimane anche all'interno del Consiglio regionale del Piemonte.
Oggi il nostro ruolo è quello di approvare le nuove regole che definiscono il funzionamento dei Gruppi e le indennità assegnate ai componenti dell'Assemblea. Svolgendo in modo adeguato questo compito agendo in conformità con gli indirizzi espressi unanimemente dalle Conferenze delle Regioni e dei Consigli regionali, applicando le norme cogenti per la riduzione della spesa e dei costi della politica, e recependo con rigore le linee guida chiare e finalmente di indubbia interpretazione, votate del Parlamento nazionale in sede di conversione, e precedentemente recepite dal Governo nazionale, credo che potremo dare il nostro utile contributo a ricreare un clima di fiducia tra l'Istituzione Regione e la comunità piemontese.



(Applausi in aula)



PRESIDENTE

Non si può applaudire, grazie.
Do la parola ai relatori, nell'ordine: Consigliere Bono, Consigliere Vignale e Consigliere Giovine.
Prego, Consigliere Bono.



BONO Davide, relatore

Grazie, Presidente, ritenevo dovesse intervenire prima il relatore di maggioranza, ma va bene così.
Ho ascoltato il suo intervento, quindi intendo intervenire subito in merito ai dati enunciati in riferimento a quello che si è fatto e a quello che non si è fatto in questa legislatura (chiedo scusa per le mie condizioni scarse di salute, soprattutto a livello di voce).
Fin dall'inizio il nostro Gruppo - quello del Movimento 5 Stelle - ha provato a portare avanti delle proposte di legge che mirassero a portare ad un livello consono sia ai livelli degli stipendi in Italia sia alla situazione di crisi del Paese in cui, secondo noi, in un certo modo anche l'attività politica andrebbe correlata alla situazione economica e agli stili di vita correnti. In un momento di grande crisi economica e di peggioramento degli stili di vita e del benessere dei cittadini, dunque, è giusto e sacrosanto che le istituzioni pubbliche facciano anche loro dei sacrifici e vadano nella stesa direzione nella quale, purtroppo, stanno andando gli stipendi dei lavoratori italiani, sia nel pubblico sia nel privato.
Curiosamente, siamo riusciti ad arrivare ad un'indennità di funzionamento praticamente identica a quella che il Movimento 5 Stelle aveva proposto con il progetto di legge del 2010: se il Presidente del Consiglio e i colleghi si ricordano, avevamo chiesto di riportare l'indennità di funzionamento - senza inventare una cifra, quindi - al valore che era previsto nel 1972, cioè al 55% dello stipendio di un Magistrato della suprema Corte di Cassazione. Il 55% di 11.700 euro fa giustappunto - 6.470 euro: questo era quello che chiedevamo. Ad oggi siamo arrivati a 6.600 e per 130 euro ovviamente non faremo una battaglia emendativi.
Questo, però, non sta a dimostrare - mi si permetta una battuta - che abbiamo contatti né con il Presidente Monti né con il Sottosegretario Catricalà né con altri nel Governo centrale, ovviamente, ma che questa non era un'idea così strampalata se oggi il Consiglio la fa propria, anche se qualcuno poi potrà dire che ciò è avvenuto giocoforza, nel senso che questa corsa alla riduzione è stata un po' spintanea se dai 10.000 si è passati prima ai 9.200, poi agli 8.700 e oggi si arriva finalmente a 6.600 euro.
Queste considerazioni valgono per quanto attiene all'indennità di funzionamento, per la quale finalmente siamo arrivati ad una cifra congrua su cui ovviamente fa fatto anche un discorso sulle trattenute. Molti Consiglieri, in maniera privata e non pubblica - però lo voglio riportare ovviamente senza fare nomi, perché lo fanno in maniera abbastanza diffusa dicono: "Eh, ma noi, oltre alla trattenuta IRPEF abbiamo anche la trattenuta per il vitalizio del 20%, quella per la sua reversibilità del 5 e quella di fine mandato del 5%, arrivando quindi a vedersi trattenere, su 6.600 euro, quasi il 70%. È vero, non si può negare questo dato e proprio per questo anche oggi, dopo aver tentato per due anni di eliminare ciò che fuori - e non solo dal Movimento 5 Stelle o dal suo rappresentante in Consiglio regionale - viene visto come un privilegio, oggi siamo giunti all'eliminazione a partire dalla X Legislatura.
infatti consuetudine degli organi che si "autodecidono" il loro stipendio di non farlo su se stessi, ma su coloro i quali vengono dopo. Il vitalizio, quindi, forse scomparirà dalla X Legislatura, forse verrà sostituito da un sistema pensionistico diverso, ma sicuramente fuori viene percepito come un privilegio inaccettabile perché dopo solo cinque anni di attività politica - è vero, si percepisce a sessant'anni, ma dopo soli cinque di attività - si ha diritto ad un vitalizio che grava fortemente sulle casse della Regione Piemonte.
Ho voluto manifestare questo diverse volte al tavolo di concertazione e in Commissione agli altri Consiglieri; non tanto per un accanimento contro coloro i quali, ex Consiglieri, hanno maturato il diritto - io lo chiamo privilegio - al vitalizio, ma per evidenziare che una parte di quei 61 milioni di euro del funzionamento del Consiglio regionale ad oggi servono per pagare agli consiglieri un vitalizio per una cifra di sette milioni di euro. Noi Consiglieri, dunque, versiamo 1.200.000 euro e sette milioni di euro versano dalla cassa: c'è quindi ogni anno un ammanco di cassa di 5,8 milioni di euro.
Un emendamento, pertanto, andrà ad insistere nuovamente su questo tema.
Penso che ad oggi si potrebbe veramente eliminare il vitalizio, anche per tutti coloro i quali già lo prendono, o comunque istituire una tassa o un contributo di solidarietà, visto che immagino che la buona parte dei consiglieri non abbia le difficoltà economiche che hanno i pensionati italiani con la pensione minima o sociale che davvero fanno fatica ad arrivare alla fine del mese.
C'è poi anche il discorso dell'indennità di fine mandato: anche questa grava in parte sulle casse della Regione. Se i Consiglieri regionali - così ci è stato detto dagli Uffici e non ho ragione di pensare diversamente versano i due terzi durante il mandato tramite questa ritenuta del 5%, un terzo viene aggiunto dal Consiglio regionale. io ovviamente ho chiesto di togliere quel terzo, però giustamente il Presidente del Consiglio mi ha detto: "Ma allora è solo un giroconto: i Consiglieri anticipano e poi questa trattenuta viene restituita a fine mandato". In effetti, siccome si tratta di un'indennità di fine mandato dopo cinque anni, potrebbe essere tolta.
Altro argomento che andrei a toccare nella relazione è quello dei rimborsi, nel senso che abbiamo fatto un "rimborsone" forfettario - poi ognuno potrà valutare, non tanto nella dimensione, se è ampio o meno - che comprende tutto. Sono spariti i gettoni di presenza e - per fortuna" - i rimborsi forfetari, ma non si distingue più un Consigliere residente a Torino da un Consigliere residente fuori dalla regione: si danno 4.500 euro e proprio per questo ho ancora presentato un emendamento - che spero avrà un minimo di discussione in Aula, visto che non l'ha avuta in Commissione per far sì che questi rimborsi, come avviene per tutti i lavoratori vengano giustificati.
Insomma, un conto sono le indagini sul funzionamento e un conto è l'indennità, normata dalla legge, di un Consigliere. Però, visto che siamo nell'occhio del ciclone proprio per alcuni rimborsi di cui magari non c'erano le pezze giustificative, per altri che non erano per l'espletamento dell'attività istituzionale o politica, per altri ancora che non sono valutati come tali dalla Magistratura e per i quali vedremo poi gli sviluppi, questi 4.500 euro secondo me potrebbero essere giustificati: i Consiglieri, cioè, che vengono con il mezzo privato perché non possono prendere il treno - faccio sempre una battuta ma riconosciamo tutti la situazione abbastanza disastrosa del trasporto pubblico piemontese, tolte le linee Torino-Milano, Torino-Genova e Torino-Savona - giustificano semplicemente il fatto di essere presenti in Commissione con la firma, di aver utilizzato il mezzo privato o il mezzo pubblico e prendono il rimborso, fino ad un massimo di 4.500 euro. Questo potrebbe essere un ulteriore dato di trasparenza.
Per quanto riguarda il resto, sono contento dei piccoli passi in avanti che sono stati fatti in ordine alla pubblicazione di un maggior numero di voci aggregate, per quanto riguarda il rendiconto del funzionamento dei Gruppi consiliari; posto che - e anche qui mi si permetta una battuta passiamo più o meno da dieci a uno (c'è quindi una riduzione di un decimo) e dunque per i singoli Gruppi ci sarà poco da rendicontare: un mono-Gruppo per esempio, prenderà 8.000 euro l'anno - stiamo parlando di 700 euro al mese - e quindi giustamente sarà anche difficile comprare cose strampalate (non cito arnesi e strumenti che sono già stati oggetto di satira televisiva, anche a livello nazionale). Tutto pertanto sarà molto più semplice.
Però ho chiesto al Presidente del Consiglio - e lo chiederò oggi in Aula - non tanto la pubblicazione della prima nota, cioè dell'elenco di tutte le singole voci di spesa dei Consiglieri (cioè, scontrino del bar da tre euro: inserito), perché questa è una pratica che noi già espletiamo: quando compiliamo la contabilità, infatti, i nostri collaboratori - se li avremo ancora - inseriscono tutti i singoli scontrini e tutte le singole voci di spesa e poi le aggregano in macro voci; chiederei almeno che il Presidente del Consiglio - in qualità di garante dell'istituzione e non come Valerio Cattaneo - possa ricevere la prima nota affinché possa, con i suoi Uffici, farne un primo vaglio.
Insieme all'allegato da compilare, che, come qualcuno ha detto, dovrà finalmente dirci cosa è attività istituzionale e cosa non lo è, per evitare sorprese poco piacevoli per quanto riguarda l'attività di un Capogruppo o di un Gruppo consiliare, questo potrebbe essere qualcosa che viene incontro alle difficoltà che abbiamo visto in questi ultimi giorni.
Questi sono fondamentalmente i punti che intendevo segnalare in questa relazione introduttiva e chiederei appunto di poter modificare il testo ho presentato all'uopo degli emendamenti - fermo restando che piccoli passi continuativi in avanti sono stati fatti.
Chiudendo, ribadisco - non me ne voglia il Presidente e non me ne voglia l'Aula - che non tanto magari di origine nostra, ma di proposta, di spinta nazionale. In ogni caso, l'importante è arrivarci.
vero che queste modifiche devono essere fatte anche dal Parlamento.
Qualcuno ha detto: "Perché noi sì e il Parlamento no?". Il discorso dovrebbe essere: "Facciamole fare anche al Parlamento", ma questo ovviamente è difficile, perché il Parlamento l'ha imposto alla Regione.
Ritengo che al Parlamento italiano - e chiudo, Presidente - dovrebbe importo Bruxelles.
Auspico, dunque, che le modifiche apportate, magari con l'approvazione di qualche emendamento da me presentato, possano essere accolte anche in Parlamento.
vero che questo non risolverà i problemi del Paese (la situazione della bilancia commerciale, del debito pubblico, dello spread e della recessione economica presenti non cambiano con un risparmio di uno, due o tre milioni di euro del bilancio regionale), ma dà un segnale di maggiore vicinanza a quei cittadini, a quei milioni di italiani che oggi non hanno un lavoro, a quelle milioni di persone che oggi sono, non disoccupate, ma inoccupate, poiché hanno perso la speranza e non cercano più il lavoro.
Pertanto, si cerca di dare un segnale importante da questo punto di vista politico.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giovine.



GIOVINE Michele, relatore

Grazie, colleghi.
La legge che ci apprestiamo oggi a votare (la legge n. 315, "Norme di riorganizzazione della Regione Piemonte ai fini della trasparenza e della riduzione dei costi") va ad interferire su tutta una serie di leggi regionali in essere, la maggior parte delle quali abbastanza risalenti in là nel tempo.
La Regione Piemonte, con la presente proposta di legge, darebbe piena e puntuale attuazione a quanto previsto dal decreto legge 174/2012, con particolare riguardo agli articoli 1 e 2.
Tale proposta di legge non rappresenta, però, per la Regione un mero adempimento richiesto dal Governo, peraltro su sollecitazione delle Regioni stesse (questo è vero molto parzialmente), bensì si incardina (e questo invece sì, è vero), in un percorso già avviato da tempo sui costi dell'Amministrazione, che noi abbiamo intrapreso dall'inizio della legislatura, dai primi atti che abbiamo portato in votazione.
La Regione Piemonte, infatti, si è già assunta, fin dall'avvio della IX Legislatura e in modo pienamente condiviso, la priorità di addivenire alla riorganizzazione dei propri costi, ritenendo che il sistema istituzionale dovesse essere profondamente rivisto, al fine di rispondere con il necessario senso di responsabilità che spetta alle Istituzioni, nel mutato contesto socio-economico.
La speciale difficoltà in cui versa il Paese richiede ogni sforzo possibile nel riconsiderare i costi di funzionamento delle Istituzioni.
Alla luce di tale filosofia, la legge regionale n. 14 del 1° giugno 2010 (legge finanziaria per l'anno 2010), approvata dopo soli due mesi dall'insediamento del Consiglio regionale, ha dimezzato l'ammontare dell'indennità di fine mandato spettante ai Consiglieri e agli Assessori regionali, fissandola nella misura dell'ultima mensilità - e non più due volte l'ultima, com'era precedentemente - dell'indennità di carica lorda percepita dal Consigliere cessato dal mandato, moltiplicata per ogni anno di effettivo esercizio del mandato.
L'obiettivo di intervenire con tempestività e decisione sui costi della politica e sul contenimento della spesa pubblica prosegue nel suo percorso a soli sei mesi dal precedente intervento, con l'approvazione della legge regionale n. 27/2010 che provvede ad una prima rideterminazione del trattamento dei membri del Consiglio e della Giunta in carica, riducendo del 10% l'indennità percepita.
Contestualmente, si rivede, da un lato, la disciplina del rimborso spese con specifico riguardo alle modalità di calcolo del rimborso chilometrico; dall'altro lato, si introducono dei gravami, legando l'indennità di presenza e il rimborso chilometrico all'effettiva presenza all'attività istituzionale in sede, in quanto nelle giornate nelle quali è convocato il Consiglio regionale o la Commissione permanente principale, il Consigliere regionale può percepire l'indennità di presenza e il rimborso chilometrico solamente in relazione alla partecipazione a tali sedute.
L'ultimo intervento della legge riguarda i vitalizi, prevedendo che il loro ammontare non sia più determinato in funzione all'indennità dei Consiglieri regionali in carica, bensì ancorato all'importo dell'indennità vigente alla data del 30 settembre 2010.
In continuità con quanto precedentemente già posto in essere, viene poi approvata la legge regionale 25/2011, che si pone come intervento prioritario l'abolizione definitiva dell'assegno vitalizio, a partire dalla X Legislatura, per i Consiglieri eletti per la prima volta e per i rieletti.
Inoltre, il provvedimento legislativo cristallizza l'indennità dei Consiglieri regionali nel valore in essere a decorrere dal mese di ottobre 2011, importo che aveva già subito la riduzione del 10% operata dalla già citata legge 27/2010.
Al fine di rispondere alla necessità di garantire, sentita con consenso unanime, provvedimenti di razionalizzazione dei costi della politica e all'opportunità di assicurare ai provvedimenti un percorso rapido che permettesse di addivenire a soluzioni ampiamente condivise, il Consiglio regionale del Piemonte ha approvato all'unanimità la costituzione di un Tavolo di concertazione coordinato dal Presidente del Consiglio regionale con finalità di esame delle proposte di legge presentate dalle diverse forze politiche, già giacenti nella Commissione competente.
Un primo lavoro scaturito dall'attività del Tavolo si è concretizzato con l'approvazione della legge regionale 12/2012.
Un inciso: ritengo che questo Tavolo, almeno in tutte le riunioni cui ho potuto partecipare, abbia oggettivamente lavorato bene. C'è stato effettivamente il contributo di tutti i Gruppi consiliari, di tutti coloro che erano propositivi in questa sede, e ritengo che sia stato fatto un buon lavoro.
Purtroppo - questo l'ho già denunciato in passato - ci sono state alcune accelerazioni dettate dall'agenda politica proveniente dall'esterno che hanno un po' inquinato l'ottimo lavoro che il Tavolo stava portando avanti.
La legge, modificando l'articolo 3 della legge regionale 10/1972 riduce il numero annuale di viaggi sul territorio nazionale per i quali ciascun Consigliere ha diritto al rimborso spese ed azzera il numero di viaggi rimborsabili effettuati da ciascun Consigliere nel territorio dell'Unione Europea.
La medesima disposizione, inoltre, abroga la previsione dell'ulteriore budget annuo finora riconosciuto a ciascun Gruppo consiliare per il rimborso spese a fronte di viaggi effettuati dai Consiglieri appartenenti al Gruppo.
Tale legge interviene anche nella modifica dell'articolo 2 della legge regionale 10/1972 (questa è una dimostrazione che la legge è particolarmente risalente nel tempo) e precisa che ai Consiglieri regionali, con eccezione dei componenti la Giunta regionale e l'Ufficio di Presidenza, non spettano l'indennità di presenza e il rimborso chilometrico per la partecipazione alle riunioni convocate da soggetti esterni (le cosiddette autocertificazioni o autodichiarazioni).
Rimane ferma, invece, la possibilità per il Presidente del Consiglio regionale e per i membri dell'Ufficio di Presidenza di delegare i Consiglieri, senza alcun onere ulteriore in capo all'Amministrazione.
Questo dà modo, quindi, al Consiglio regionale e all'Assemblea di essere rappresentati senza che ci sia un carico danaroso e un vantaggio economico per il Consigliere.
La legge, al fine di rispondere al principio di trasparenza dei costi prevede inoltre che la nota riepilogativa sull'utilizzo dei fondi erogati presentata dai Presidenti dei Gruppi consiliari, sia corredata da un'attestazione di regolarità attinente alla veridicità e alla correttezza delle spese annotate, rispetto alle finalità del finanziamento percepito.
L'attestazione di regolarità dovrà essere redatta da un revisore individuato da ciascun Gruppo all'interno di una rosa di nomi predisposta dall'Ufficio di Presidenza, sulla base di un sorteggio. La medesima nota riepilogativa sarà poi pubblicata sul sito internet del Consiglio regionale, a seguito dell'approvazione del rendiconto del Consiglio stesso.
Mi permetto di dire che quest'aspetto poteva avere un senso quando il budget del funzionamento era cospicuo ed ingente; diventa alquanto ridicolo quando si va a ridurre in modo drastico: dai cinque agli 8.000 euro massimo a Consigliere. Immaginare un revisore dei conti per ogni Gruppo è abbastanza risibile, ma al momento così è.
Contestualmente, si è proceduto ad approvare in prima lettura alcune modifiche, quelle di cui abbiamo parlato prima: una riguarda il numero dei Consiglieri tristemente da me ricordata, l'altra invece riguarda la trasparenza, ovvero la possibilità del Revisore dei Conti regionale, che ha una sua logica perversa.
La presente proposta di legge, partendo dal quadro normativo sopra descritto, si articola in capi che identificano le varie misure adottate anche al fine di rendere più evidente la piena adesione a quanto richiesto dal legislatore statale.
Gli interventi scardinano l'intero corpus normativo che si snoda in un articolato e stratificato percorso che vede il proprio avvio nella nascita della Regione stessa.
Entrando nel merito della descrizione del provvedimento, il primo Capo è dedicato alla rideterminazione dell'indennità dei membri del Consiglio e della Giunta regionale attraverso la sua rimodulazione in indennità di carica, indennità di funzione e rimborso spese di esercizio del mandato e sancendone il carattere onnicomprensivo. Gli importi individuati dalla proposta rispondono pienamente ai limiti della Regione più virtuosa individuati dalla Conferenza.
Inoltre, al fine di legare strettamente il rimborso spese all'effettivo esercizio del mandato, è stato anche introdotto un gravame di un importo massimo pari a euro 150 connesso alla mancata presenza alle sedute del Consiglio regionale, fatte salve le legittime cause di giustificazione dell'assenza puntualmente codificate dalla legge stessa (ricordo che 150 euro è superiore al gettone di presenza precedente).
Si interviene nuovamente sull'indennità di fine mandato e sul vitalizio.
Si introduce così il limite massimo di indennità di fine mandato di dieci anni e si sancisce l'esclusione dell'erogazione dell'assegno vitalizio o della quota di assegno vitalizio qualora, a seguito di una condanna in via definitiva per delitti contro la pubblica amministrazione sia intervenuta anche l'interdizione dai pubblici uffici.
Anche in materia di Gruppi consiliari, alla quale il Capo II è interamente dedicato, sono state apportate profonde rivisitazioni sia con riguardo alle spese di funzionamento sia alle risorse finanziarie necessarie all'utilizzo del relativo personale, anche in questo caso seguendo e rispettando in maniera puntuale i parametri della Regione più virtuosa individuati in sede di Conferenza.
Su questo punto vi è stata una miglioria in sede di I Commissione, che mi auguro venga mantenuta. Non è la migliore in assoluto di quella proposta, ma è sicuramente migliorativa di quello che era stato il testo inizialmente proposto.
La proposta di legge interviene nuovamente in materia di rendicontazione, facendo proprie le linee guida adottate dalla Conferenza che vogliono rispondere al principio di trasparenza nella gestione delle spese, esplicitando in modo omogeneo per tutte le Regioni le relative voci di spesa ammissibili.
Come già ricordato, la Regione aveva provveduto ad introdurre il controllo di veridicità sul rendiconto dei Gruppi da parte del Revisore dei Conti.
A seguito da quanto richiesto dal legislatore statale, tale sistema di controllo affidato al Revisore si affianca al controllo da parte della Corte dei Conti. Per la sola rendicontazione relativa al 2012, si prevede un regime transitorio che, in ogni caso, contempla già l'invio della documentazione alla Corte dei Conti.
Infine, con l'ultimo capo della proposta, in attuazione all'articolo 2 comma 1, lettera I) del disegno di legge 174/2012 e fermo restando quanto già disposto dall'articolo 1 della legge regionale 26/2010 relativamente all'adeguamento volontario della Regione Piemonte alle regole di cui dell'articolo 6, decreto legislativo 78/2010, la Regione ribadisce di proseguire nel percorso di applicazione delle regole di risparmio dettate dal legislatore statale e previsto dall'articolo 9, comma 28 del decreto legislativo 78/2010, dagli articoli 22, commi da 2 a 4, 23 bis, commi 5 bis e 5 ter e 23 ter del decreto legge 201/2011, nonché dall'articolo 3, commi 4, 5, 6 e 9, all'articolo 4, dell'articolo 5, comma 6 e dell'articolo 9 comma 1 decreto legge 95/2012, attraverso i necessari provvedimenti normativi e amministrativi per gli ambiti di rispettiva competenza del Consiglio e della Giunta regionale del Piemonte.
alquanto corposo quanto è stato elencato, anche perché implementa quello che è stato fatto all'inizio di legislatura. Forse ci sarà anche una parte che verrà pubblicata su internet, ma credo che ci sia anche qualche emendamento migliorativo in questo senso.
Spero che la relazione sia stata completa e spero di avere toccato tutti i punti, compreso il pregresso, che la legge andava a toccare.



PRESIDENTE

La parola la terzo relatore, Consigliere Pedrale.



PEDRALE Luca, relatore

Grazie, Presidente.
Cercherò di stare nei limiti del tempo. Credo che quella di oggi sia in realtà, una tappa quasi conclusiva, se non conclusiva, di un grosso percorso che il Consiglio regionale ha iniziato due anni fa.
Dispiace che questo percorso si concluda in un momento in cui il Consiglio regionale è coinvolto in alcune vicende giudiziarie che, mi auguro per i colleghi coinvolti, si risolvano al più presto, in senso positivo, nei loro confronti.
Proprio per questo voglio sottolinearlo. Tutto ciò rischia di offuscare, invece, un lavoro iniziato a fine anno 2010, quando il Consiglio regionale, unanimemente, comprendeva che era necessario una razionalizzazione dei costi, cosiddetti della politica; dei costi che, io riconosco, devono comunque essere sempre legati alla democrazia rappresentativa. Il Paese e la comunità regionale piemontese all'epoca attraversavano un momento di particolare crisi socio-economica. Era giusto che tutti facessero la loro parte, in particolare per prima, o fra i primi la classe politica da noi rappresentata.
Allora, come forse è già stato ricordato, siamo stati fra i primi ad autoridurci lo stipendio, poi vi è stato il dimezzamento dell'indennità di fine mandato; vi è stato un lavoro in Commissione molto proficuo, che ha portato all'eliminazione dello strumento delle autodichiarazioni, su cui si stava lavorando e su cui c'era un largo consenso. Nel frattempo, si era introdotta la firma digitale nelle Commissioni e l'obbligo di tre firme per ottenere il gettone completo per le sedute di Consiglio regionale, oltre all'obbligo della presenza continua nella Commissione permanente, proprio per valorizzare l'attività legislativa da parte del Consiglio regionale e dei Consiglieri regionali medesimi.
Molto si era fatto, si stava lavorando e si è lavorato, come ha rappresentato molto bene il Presidente del Consiglio nella sua relazione su un dimagrimento e su un risparmio sull'intera struttura anche burocratica del Consiglio regionale, con forti e significativi risparmi che sono stati donati alla Giunta regionale. Ad esempio, per quanto riguarda la cultura e la scuola, proprio perché tutti insieme abbiamo ritenuto che dovevamo dare dei segnali molto forti.
Ora è giunto anche il recepimento di questo accordo, della legge nazionale, anzitutto e poi, come corollario dell'intesa fra il Ministero della Funzione Pubblica e la Conferenza delle Assemblee regionali, dei Consigli regionali d'Italia, che dimostra una rappresentazione tangibile della condivisione di un contenimento ulteriore delle spese, quindi dei cosiddetti costi della politica.
La riduzione all'incirca del 30% degli stipendi del Consigliere regionale, come l'eliminazione del rimborso chilometrico, sono tutti aspetti che noi conosciamo e su cui abbiamo condiviso durante la Commissione di ieri, nel corso della quale abbiamo constatato che ci fosse una comune unità di intenti. È stata anche decisa una rendicontazione più precisa e più analitica delle spese dei Gruppi, oltre ad avere accettato le disposizioni nazionali, che riducono sensibilmente le spese di funzionamento dei Gruppi al netto delle spese del personale.
Abbiamo accettato l'indicazione di una rendicontazione analitica molto particolareggiata e molto precisa, dove c'è comunque un grosso elenco di spese che i Gruppi consiliari e i Consiglieri possono svolgere.
Pertanto, noi la approviamo.
Attualmente vi è ancora una legge regionale del 1972. Forse vi è stata una lacuna, perché oltre a quello che abbiamo fatto per la riduzione degli stipendi e del dimezzamento delle indennità di fine mandato, non abbiamo pensato, contestualmente a questi provvedimenti, di modificare e di aggiornare questa legge, che è del 1972.
una legge estensiva, che consente ampia possibilità di rimborso per le attività dei Gruppi regionali e dei Consiglieri regionali medesimi.
Lo facciamo ora con il recepimento della normativa nazionale e questo dimostra la nostra totale buona fede.
Ritengo che i Consiglieri regionali di questa Assemblea - lo hanno dimostrato in questi giorni, ma anche nel dibattito e con la passione con la quale contribuiscono all'approvazione e alla discussione di deliberazioni di Consiglio regionale o più spesso di leggi o anche di semplici ordini del giorno - siano persone che finora abbiano sempre operato correttamente e in buona fede e, seppure nelle distinzioni di ruoli politici e ideologici, sempre con l'obiettivo comune di voler dare un contributo positivo e di voler fare del bene alla comunità piemontese.



PRESIDENTE

Non essendo presente il Consigliere Vignale, diamo per letta la sua relazione.
aperto il dibattito generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Grazie, Presidente.
Noi non abbiamo volutamente indicato nessun relatore al provvedimento che stiamo esaminando in Consiglio regionale.
Se posso essere franco all'inizio del mio intervento, devo dire che la vera relazione a questo provvedimento è quella che ha fatto lei Presidente, con un intervento corretto sul piano della ricostruzione del percorso storico, degli impegni che sono stati assunti da questo Consiglio regionale; con un intervento che esprime la consapevolezza dei tempi con i quali stiamo esaminando questo provvedimento.
Non abbiamo nominato nessun relatore non perché non abbiamo seguito con interesse o con una nostra costante proposta il lavoro che è stato fatto nel tavolo di concertazione e in due sedute di Commissione nei giorni scorsi.
Anzi, voglio ringraziare la collega Manica e il collega Gariglio che con me rappresentavano questo Gruppo all'interno del tavolo di concertazione, perché il Gruppo regionale del PD ha creduto fin dall'inizio al fatto che dovevamo assumere il provvedimento che stiamo discutendo, non tanto perché vi è un obbligo e vi sono anche conseguenze pesanti sul bilancio della Regione stabilite dal legislatore nazionale, ma perché era giusto che il Consiglio regionale assumesse la consapevolezza che, di fronte ai tempi che stiamo affrontando, dobbiamo tutti insieme fare un ulteriore sforzo non solo nella riduzione dei costi della politica, del trattamento economico degli amministratori regionali e nel contributo che viene erogato dal Consiglio regionale in capo ai Gruppi consiliari, ma anche uno sforzo maggiore per rendere sempre più trasparente ed efficace l'utilizzo delle risorse pubbliche che i Gruppi consiliari ottengono dal Consiglio regionale.
Vi è poca differenza rispetto all'entità delle risorse che sappiamo che dal 1° gennaio 2013 saranno fortemente ridimensionate.
Abbiamo solamente un cruccio, cioè che arriviamo ad assumere questi provvedimenti con qualche ritardo. In gran parte rivediamo e risottolineiamo le difficoltà che, per un lungo periodo, hanno attraversato anche il confronto anche all'interno del Consiglio regionale sulla necessità e sull'opportunità di un autonomo intervento legislativo da parte del Consiglio regionale.
Voglio ricordare, come ho fatto in altre parti e in altre occasioni quando abbiamo assunto decisioni tese in direzione delle autodichiarazioni alla riduzione di una serie di benefit a favore dei Gruppi e dei Consiglieri regionali, che gran parte delle proposte che stiamo affrontando in parte erano contenute in proposte di legge e proposte di deliberazione al Consiglio regionale che questo Gruppo aveva depositato nel settembre del 2011.
Anche la seconda lettura dello Statuto che abbiamo testé approvato questo pomeriggio per molto tempo è rimasta ferma, come proposta di legge da parte dell'Ufficio di Presidenza nei lavori del Consiglio regionale.
Allora dobbiamo riconoscere che abbiamo dato dimostrazione, nel corso di questa legislatura, di volerci muovere verso una riduzione dei costi della politica e verso una maggiore trasparenza nella gestione delle risorse che sono assegnate ai Gruppi regionali, ma che probabilmente, senza una spinta molto forte e senza una consapevolezza molto forte da parte della Conferenza dei Presidenti delle Regioni, che hanno saputo anticipare alcuni passaggi e alcune iniziative da parte del Governo, probabilmente il nostro dibattito si sarebbe prolungato ancora nel tempo.
Vogliamo anche riconoscere il lavoro positivo che è stato svolto da parte della Conferenza dei Presidenti delle Regioni, che ha saputo costruire nuovi punti di equilibrio accettabili e condivisibili da parte nostra, tesi a rendere la nostra condizione e quella delle Assemblee elettive regionali più aderenti alle condizioni e alle domande che dal Paese e dalla comunità locale emergevano con grande forza.
Sono condizioni che riguardano non solo il trattamento economico, ma anche l'esigenza di rendere in modo chiaro ed efficace e trasparente la gestione delle risorse.
Finalmente devo dire che, con il provvedimento che stiamo esaminando si rende anche più certa la funzione all'interno dei Gruppi consiliari e l'opportunità all'interno dei Gruppi consiliari dell'utilizzo delle risorse.
Già qualche collega lo ricordava: la legge regionale di riferimento è del 1972.
Credo che dobbiamo recitare complessivamente un mea culpa per avere lasciato dal 1972 al 2012 una situazione di incertezza, dentro la quale ciascuno credo che si sia mosso cercando di interpretare la legge, ma probabilmente era necessario superare questo per arrivare ad un livello di precisazione rispetto alle spese ammissibili da parte dei Gruppi.
Siamo fermamente convinti dell'opportunità di questo provvedimento, ci abbiamo lavorato con convinzione all'interno del Tavolo di concertazione all'interno della I Commissione. Esprimiamo l'auspicio che l'Aula lo possa approvare con la massima celerità possibile, perché è il segno concreto di una Assemblea regionale capace di essere vicino a quelli che sono i sentimenti, i problemi e le condizioni che la comunità piemontese sta attraversando e che è un segno evidente che non stronca il regionalismo, ma capace di rilanciare l'esperienza regionalista, perché non esiste autonomia senza assunzione di responsabilità. E un'autonomia senza assunzione di responsabilità è un principio che possiamo esprimere con molta forza, con molto coraggio, con molta intensità ma capace di non reggere la sfida dei tempi.
Crediamo che la difesa dell'esperienza del regionalismo, che è sotto attacco in questi mesi e in queste settimane, vada ancor di più espressa con molta forza nella misura in cui le Assemblee regionali sono capaci di interpretare le domande che la comunità piemontese nello specifico esprime.
Noi non consideriamo le nuove condizioni che questa legge propone alla condizione individuale di noi Consiglieri e alla condizione collettiva dei Gruppi regionali come norme vessatorie, ma siamo convinti, con molta forza e con molta intensità, che questo riavvicini l'Assemblea regionale alla comunità piemontese.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Reschigna.
La parola al Consigliere Burzi.



BURZI Angelo

Grazie, Presidente.
Ne avrei fatto sinceramente a meno, perché di questo tema troppe volte ho trattato, ma l'intervento del Consigliere Reschigna mi obbliga, per la stima sincera e il rispetto che ho per il suo partito, ad intervenire.
Credo di poter dire che non condivido assolutamente niente di quello che ha detto. Un tempo, in cui si era più allegri - questo credo sia il Natale più triste da quando lavoro, cioè dal 1972 - ci avrei scherzato sopra, dicendo che, se il PD andava in una direzione, io la pensavo diversamente e mi tranquillizzavo nell'aver ragione. Non è più il tempo di essere certi di nulla. Non sono certo di aver ragione, però alcune riflessioni le voglio fare, perché credo, altrettanto sinceramente, senza altri sponsor, perché non ho nessuno da ringraziare, a partire dal Presidente della Regione, cui poi riserverò una parte del mio intervento che noi stiamo invece facendo qui in quest'Aula, oggi, un grave errore.
Parto dal suo intervento, Presidente, che ho sentito e poi magari lo rileggerò, perché ho visto che c'era una traccia scritta.
Non me ne vorrà se trovo che c'è, apparentemente, una contraddizione forte, in parte, tra quello che lei dice e nel suo ruolo attivo nell'ambito della legge che stiamo per approvare. Lei ha detto, se non ho inteso male una parte del suo intervento, che noi viviamo in una fase di neodirigismo centralista.
Questo mi sembra un modo gentile per dire quello che, nel corso degli ultimi mesi, l'attuale Governo Monti ha svolto con la palese alleanza di tutta una serie di media che, in altri tempi, altri partiti avrebbero chiamato "poteri forti". Io li chiamo "media", indipendentemente poi da chi, ruotando attorno a questi media, ha interessi certamente non superficiali, e interessi che certamente non sono assenti neanche dalla compagine tecnica di questo Governo che, finalmente, credo a giorni, leverà le tende che, illegittimamente e per responsabilità del centrodestra italiano, ha occupato per circa un anno.
Che cosa diceva la prima formulazione di quello che lei, con una certa gentilezza, chiama "neodirigismo politico"? Diceva che le Assemblee devono essere sottoposte dapprima al controllo preventivo della Corte dei Conti poi in una seconda versione, credo semplicemente emendata, perch eccessivamente anticostituzionale persino per coloro che, con un certo tasso di ignoranza, l'avevano redatta (aveva anche aggiunto la GdF nell'ambio dei controlli), perché sottoponeva tutti gli atti di controllo di natura economica dell'Ente a un controllo, appunto, preventivo.
All'interno di un testo di legge che tuttora si chiama "Interventi per la trasparenza e costi per la politica", apro una parentesi: il primo testo di legge che ci venne sottoposto prima della sua approvazione prevedeva un totale di risparmio, se non ricordo male, di circa sette milioni di euro.
Le valutazioni, erronee o giuste che siano, sono di competenza della Direzione regionale del nostro Ente. Nulla rispetto a ciò che la politica ha provocato di danno vero nell'ambito delle Regioni e dei bilanci statali quindi non era certamente il costo della politica l'obiettivo del disegno di legge, ma era invece - è invece - un forte attacco, non del tutto immotivato, contro il regionalismo.
Beh, se però questo è, e questo è anche nel clima cui non stiamo vivendo, in cui oggi, giorno in cui noi approviamo questo disegno di legge sui giornali della nostra Regione viene posta la fotografia di un Capogruppo presso cui, in una didascalia della stessa fotografia, si dice: "Le spese da ella sostenute sono fuorilegge". Non sto parlando del bollettino di Canicattì, sto parlando di un quotidiano nazionale, anzi dell'unico quotidiano nazionale edito in questa che, un tempo, è stata la capitale di questa nostra Regione.
Ma se questo è il clima in cui noi operiamo, qual è il problema? Qual è stata la logica? Che cosa è che ci impone, grazie alle - come posso dire? gentili pressioni che Governo fa, perché il Governo cerca di convincerci dicendo che se non lo facciamo, non ci dà i fondi? Forse, si rivale sulle spese, sugli emolumenti dei Consiglieri o sui trattamenti pensionistici con quella che, con un altro gentile neologismo, qualcuno lo avrebbe chiamato "moral suasion". È questa la modalità, la dignità e l'orgoglio del Consiglio regionale? Il problema sa qual è, Presidente? È che in quest'Aula molti - non capisco perché - per una strana forma di inquinamento non so se ambientale forse idrico, si sentono colpevoli. E questa colpa non la declinano nei versi giusti, perché ci sono motivi per sentirsi colpevoli. Noi viviamo in una regione che ha sistematicamente eluso i controlli di efficacia sugli atti di Giunta (chiacchieravo prima con la ex Presidente Bresso) perché gli esiti dello scandalo Soria della scorsa legislatura non hanno portato alcuna modifica nei riguardi di controlli di efficacia, non formali.
In Giunta, non qui, di controlli formali ne fanno a bizzeffe! Ma controlli sull'efficacia del denaro pubblico erogato, francamente, se non mi sono distratto, non sono molto aumentati. Poi il Vicepresidente Cavallera se vorrà mi smentirà autorevolmente, dicendo, dalla scorsa a questa legislatura (lui, peraltro, è buon testimone, ogni tanto scherzo con lui, di tutte le legislature regionali di questa Regione) se e in che misura i controlli di efficacia sono cambiati.
Secondo. Guardate che quando capitano casi come quelli dell'inizio del "nostro problema"- chiamiamolo così - ossia Fiorito, bisogna scandalizzarsi, ma in due direzioni! Non soltanto verso che ha sbagliato Fiorito - ma verso chi, dirigenti di partito, strutture burocratiche nazionali e locali, questo sapevano e hanno consentito. Cioè, di nuovo carenza di controlli.
Il nostro Consiglio, non soltanto in questa legislatura, ne è un'immagine perfetta. Il Consigliere Reschigna ha detto - e non condivido che siamo tutti colpevoli. Può essere e io mi prendo le mie responsabilità per quanto attiene al bilancio della Regione che ho avuto l'onore di governare. Ma non me ne prendo nessuna, per esempio, per quanto attiene le procedure del Consiglio, perché non ho mai avuto modo di peggiorarlo ulteriormente facendone parte. E che questo Consiglio sia privo di controlli di merito - ammetto la mia ignoranza, di cui mi sento colpevole l'ho appreso adesso, perché ho appreso che avrei potuto comprare un carro armato e nessuno avrebbe detto niente.
Non va bene! Perché se l'avessi comprato, l'avrei comprato per darlo ai sionisti a sostegno legittimo di un'iniziativa politica nei riguardi dei ribelli, per esempio, palestinesi. E noi consentiamo che questa colpa, di cui non faccio parte, né mi sento colpevole! Non riesco a capire perch dobbiamo consentire facendo un disegno di legge che ha pure delle parti estremamente condivisibili, per esempio la riduzione ulteriore degli emolumenti. C'è un mio emendamento su questo, in cui, per togliere, per sgombrare i dubbi, suggerisco di togliere pure spese ai Consiglieri...
Scusate, contributi agli emolumenti e al funzionamento. Definiamone, tra l'altro, una finalità equa e suggeriamo, per esempio, di fare un fondo di solidarietà per gli imprenditori che negli ultimi anni hanno chiuso le aziende, ma che sono assolutamente abbandonati da tutti; zero ammortizzatori sociali, e ne parla uno che a quel tipo di categoria si rivolge normalmente quando cerca di farsi eleggere.
Ma tolto quello, stiamo costruendo un disegno di legge che non è vero che lascerà le cose così come sono: inviterò il Presidente Reschigna a verificarlo, ancora nel corso di questa legislatura, perché è lunga a sufficienza a far sì che gli effetti nefasti di quanto stiamo per fare si manifestino; e si manifesteranno in un ulteriore degrado della capacità legislativa di questo Ente e della rappresentanza politica suoi Consiglieri e dei suoi Gruppi nei riguardi del territorio e di questo vulnus al motivo per cui alcuni di noi - certamente chi vi parla - ha cercato di farsi eleggere, candidandosi ed essendo eletto.
Non credo sia così che si svolge il ruolo di Consigliere regionale.
Prendo atto - vox clamantis in deserto - ma non mi taccio. Mi limito a votare no, perché siccome vi vedo tutti pressati di andare al patibolo per farvi ghigliottinare, non vorrei trattenervi.



PRESIDENTE

Grazie, collega Burzi.
La parola al Consigliere Negro.



NEGRO Giovanni

Grazie, Presidente.
Anch'io non mi sono iscritto per svolgere una relazione, però devo dire che a questo punto ogni Gruppo ha il dovere di dire ciò che pensa.
Noi abbiamo recepito con grande interesse - io in primis, ma penso di averlo fatto con tutti i miei colleghi - la relazione del Presidente del Consiglio, che condivido pienamente e credo che questo provvedimento fosse necessario.
Qualcuno potrebbe chiedere perché: per colpa di qualcuno, forse di qualche "Fiorito" o di altri... Noi però non possiamo stare zitti e bravi ossia concepire quello che è capita. Ritengo si sia attuata una vera riduzione dei costi e dei compensi ai Consiglieri, che siano stati aboliti i rimborsi chilometrici (la famosa autocertificazione) e si sia operata la riduzione dei voli (sia interni sia esteri). La riduzione che oggi si discute è quella dei costi dei Gruppi, nell'ottica di una maggiore trasparenza e di una maggiore chiarezza. Oggi si è ancora agito con la vecchia legge del 1972. Credo che tutti quanti i miei colleghi Capigruppo abbiano agito in piena buonafede, perché non c'era, non esiste una norma in proposito: a me non è stato detto "questo e quello non lo puoi fare". Credo che ognuno sia dotato della propria coscienza ma, presumendo la buona fede non condanno nessuno; a meno che qualcuno abbia acquisito qualcosa per se stesso, perché allora il discorso è diverso. Per il resto, credo che sia stata buonafede.
Oggi, però, è necessario agire, trovare quelle riduzioni e soprattutto dimostrare chiarezza e trasparenza. Credo sia un dovere di tutti approvare questa sera questa norma di legge - la n. 315 - di cui orgogliosamente sono anch'io firmatario. Vorrei che l'impianto fosse recepito da tutti, ma mi augurerei che fosse recepito da tutte le Regioni d'Italia.
Permette però che mi tolga un piccolo sassolino dalla scarpa: vorrei che il Parlamento e il Governo recepissero le stesse cose: perché noi sì e loro no? Questo è un appunto interrogativo. Se noi dobbiamo dare il buon esempio - e lo stiamo facendo - però chiedo - non posso pretenderlo altrimenti lo pretenderei - che anche loro lo facciano. Almeno tre aspetti dovevano affrontare in questi ultimi tempi: il primo, recepire i tagli degli stipendi come stiamo facendo noi; il secondo, procedere al taglio sostanzioso dei parlamentari (mille sono troppi); il terzo, approvare la famosa legge elettorale, mentre si è fatto finta di niente e andiamo avanti con il Porcellum.
La gente non è contenta: non è contenta. Tanti non vogliono più andare a votare. Io ci andrò ma a malincuore, perché bisogna ridare la possibilità ai cittadini e non ai partiti di scegliere. A mio avviso, qui in Consiglio regionale oggi si è fatto un grande passo in avanti; io dico grande, perch sono convinto che daremo un ottimo esempio.
Si è fatta chiarezza e si è migliorata la trasparenza, non per il bene nostro ma per il bene di tutti i piemontesi. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Grazie, Presidente.
Cercherò di essere molto breve e schematica, ma sento il dovere in questo momento - come ho sempre sentito nei momenti cardine della vita delle istituzioni nelle quali sono stata presente via a via in questi quarant'anni - il dovere di esprimere le mie opinioni.
Posso dire di avere apprezzato la sua introduzione; però non l'ho applaudita, Presidente, anche se lei sa che ho nei suoi confronti un sentimento di stima e anche di affetto vero. In questo momento, tuttavia la politica ci divide. Infatti ho pensato che, fatta quella relazione, un Presidente di Consiglio regionale - non lei in specifico - avrebbe dovuto presentarsi a quest'Aula dimissionario; così come penso che in realtà quando il Governo Monti ha emanato quei primi provvedimenti, i Presidenti dei Consigli regionali in particolare avrebbero forse dovuto esercitare un'azione estremamente determinata e magari dirompente, perché ci sono dei momenti nella vita delle istituzioni nei quali è anche necessario essere dirompenti.
Dico molto sommessamente le cose che sto dicendo, perché poi ognuno vive nel suo tempo, ognuno ha la sua sensibilità, ognuno ha la sua storia.
Forse è anche giusto che i giovani di oggi siano diversi da noi, che abbiamo visto un pezzo di storia diverso: il nostro pezzo di storia ci ha sempre portato, con funzioni e tempi diversi, a fare i pendolari tra Roma e Torino - e qualche volta Bruxelles, ma poco - per chiedere competenze autonomia e affermare una differenza tra il centralismo e il percorso che poi ha portato al federalismo, oggi certamente ancora non compiuto. Noi abbiamo sempre fatto il cammino rovesciato: abbiamo sempre lavorato per chiedere, ottenendola - ma ottenendola anche con delle battaglie politiche forti -, un'autonomia delle Regioni.
Oggi siamo al centro di un attacco alle Regioni, lei lo ha detto e lo condivido. C'è una perdita di autonomia e di peso politico e siamo al centro di un disastro di immagine: questi sono i fatti.
Penso, nel mio piccolissimo - perché delle cose che dico mi assumo una responsabilità assolutamente individuale e non voglio neanche coinvolgere il mio Gruppo, anche se mi riconosco in molte delle cose dette dal Capogruppo - che il provvedimento che ha portato il Governo Monti ad esprimersi sulle Regioni sia proprio una delle pagine peggiori del Governo stesso, che non ho mai apprezzato, anche se mi trovo in una componente politica che gli ha dato, lungo la strada, il suo appoggio. Noi come Regioni, in questa fase, abbiamo avuto il Parlamento non dalla nostra parte. Il Parlamento ha prodotto - anzi, ha peggiorato - dei provvedimenti e li ha impostati, diciamo, contro i legislatori regionali. Per la verità il Parlamento, nemmeno negli anni passati, non è mai stato un luogo nel quale le Regioni hanno trovato vasti consensi.
stata una lunga battaglia, che è durata quarant'anni, quella condotta per arrivare ad una forma matura di regionalismo. Oggi, noi compiamo un pesantissimo passo indietro. Questa parte che noi oggi recepiamo, e che era giusto fare, l'avevamo cominciata fin dal primo momento, lei lo ha ricordato.
Il discorso del contenimento dei costi della politica è stragiusto farlo, perché dobbiamo vivere nel nostro contesto, che è caratterizzato da una crisi economica gravissima. Pertanto, ciò che noi abbiamo cominciato poteva essere continuato ed eravamo ben intenzionati in tal senso, com'era giusto che fosse.
Non è accettabile che tutto questo ci venga imposto da un provvedimento nazionale, che è un filino, tra virgolette, "ricattuale" - lo possiamo dire che è un filino "ricattuale"? Infatti, un provvedimento che ci dice: "Fate questo, altrimenti lo Stato non dà i trasferimenti alle Regioni", nella situazione di disastro economico in cui siamo, è un provvedimento che ha queste caratteristiche così anche le sanzioni nei confronti dei Consiglieri.
Esistono delle norme che il Parlamento ha peggiorato, che sono umilianti per i Consiglieri regionali. Io mi ero permessa, molto sommessamente, di chiedere su alcune norme un parere di costituzionalità.
Ringrazio i funzionari che hanno concorso ad esprimere delle loro prese di posizione, però non credo sia stato troppo elegante chiedere ai nostri dirigenti di esprimersi, sotto il profilo della costituzionalità, su norme che sono state emanate da un Governo di tecnici e ulteriormente approfondite dal Governo.
Inizialmente, mi sono permessa di esprimere parole dure perché, in realtà, si è accettato un ricatto; andando avanti sia sul provvedimento di carattere generale e sia su questo provvedimento, in questa modalità e in queste forme, abbiamo accettato un ricatto.
Sono molto rammaricata - lo dico sempre molto in punta di piedi, perch tutti hanno la loro dimensione di credibilità - di essere in quest'Aula e di non essere riuscita a convincere né il Presidente del Consiglio né il Presidente della Giunta; in una delle riunioni di maggioranza mi sono permessa di dire che, forse, avremmo dovuto percorrere la strada del ricorso alla Corte Costituzionale, cioè resistere.
Ognuno vive nel tempo in cui vive, probabilmente io sono fuori dal tempo, però penso che, oggi, non si faccia qualcosa di positivo. La Regione Piemonte compie un grande passo indietro e sono convinta che si sia soltanto all'inizio di questi passi indietro, che si sia intrapresa una stagione di centralismo, che non ci porterà delle situazioni di carattere positivo.
Per quanto mi riguarda - sono entrata in Regione Piemonte nell'aprile del 1971 e ho fatto tantissime cose in questa Regione - questa legislatura nella sostanza, termina qui, nel senso che non è possibile pensare che questa cornice, in qualche modo, possa essere modificata da parte nostra.
Ogni tempo è fatto nel suo modo: ho vissuto gli anni del 1994, anche allora ci fu una classe politica che si piegò; anche allora mi ritrovai su una posizione diversa da quella dell'allora PDS. Oggi mi trovo su una posizione diversa da quello che ha espresso - per carità, rispetto qualunque cosa - il Capogruppo del Partito Democratico; anzi, penso che una grande forza che si candida, giustamente, al governo del Paese, forse avrebbe dovuto porre il peso della sua autorevolezza grande, della sua capacità grande, delle sue competenze grandi, della sua la storia anche per seguire una direzione diversa.
Si è scelto questo. Ho concorso con altri colleghi a presentare un ordine del giorno che tenda a fare un po' di verità, e mi auguro che venga approvato. Mi auguro che noi supereremo una fase difficilissima nella quale, oggi, le Regioni e i Consiglieri regionali sono condannati prima ancora di essere inquisiti.
Ebbene, non abbiamo aiutato l'opinione pubblica a comprendere questa fase, anche di attacco alle Regioni. Noi non serviamo più, perché c'è una nuova fase di regionalismo, è in corso una nuova fase di centralismo.
Probabilmente, i poteri forti che, in questo momento, stanno comandando l'Italia e l'Europa vedono in questo livello, come dire, istituzionale qualcosa di fastidioso; la politica dà fastidio, alla politica, oggi, deve essere messo il silenziatore.
Darò una mano a tutte quelle strade che, in qualche modo, cercheranno di ripercorre una china, ma concludo il mio intervento con una nota di pessimismo. Vedete, nei momenti difficili, non c'è nessuno che ti dà l'orgoglio, la dignità e la forza, occorre far ricorso a se stessi.
Ho l'impressione che si sia un po' abdicato, probabilmente perché siamo anche di fronte ad una classe politica nella quale abbiamo molti giovani.
Ebbene, questi giovani - non per loro colpa, assolutamente! - negli ultimi quasi vent'anni sono stati figli di tempi facili.
Allora, quando si è figli di tempi facili, anche qui, è facile rispondere positivamente ai poteri più forti. Penso che avremmo dovuto compiere un'altra operazione; non l'abbiamo fatto, ne sono testimone, mi rammarico di non essere stata né convincente, né capace di portare ad altre soluzioni.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Spagnuolo.
La parola al Consigliere Buquicchio.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Su quest'argomento non è assolutamente facile intervenire senza correre il rischio di cadere, da una parte, nella demagogia e, dall'altra, nella difesa di uno status quo. Non è facile! Però, alcune cose dobbiamo dircele ma senza ipocrisia; dobbiamo dircele con estrema sincerità; dobbiamo dircele nel modo più pacato possibile. Allora, proverò a impostare il ragionamento secondo una modalità un po' diversa.
In Italia - a livello europeo rappresentiamo un esempio abbastanza isolato - siamo capaci di partorire delle cose stupende, come la Costituzione. Chi ha visto lo spettacolo di Benigni non può che, da una parte, aver sorriso e, in qualche caso, riso; dall'altra, anche, non pu non essersi emozionato.
Siamo capaci di partorire sempre delle leggi che generano assetti ibridi. Colleghi, questo è il punto, ed è inutile girarci attorno: con l'articolo 49 della Costituzione è stato stabilito che si possono formare partiti. L'assetto dei partiti è un aspetto ibrido: privatistico, da un certo punto di vista, e pubblicistico per un altro. Privatistico per quel che riguarda l'associazione e il fenomeno dell'associazionismo pubblicistico per quanto riguarda candidature, rimborsi elettorali e utilizzo di fondi pubblici.
Anche nell'assetto di articolazioni come il nostro Consiglio regionale vediamo che si è ritenuto di dover perpetrare questo aspetto ibrido.
Cara collega Carla Spagnuolo, io, che la rispetto e la stimo moltissimo, ho seguito attentamente il suo ragionamento, ma quando la si pensa come la pensa lei e si invoca dignità e orgoglio, è giusto - è giustissimo e sacrosanto - ma perché, con la sua intelligenza (ed altri colleghi con la loro) non concepisce il vulnus compiuto e perpetrato nel tempo, relativamente a determinati assetti legislativi? Continuo a chiedermi il perché.
C'è qualcuno che può dire che oggi, come ieri in altre circostanze, la Magistratura, uno dei poteri dello Stato, sta ritenendo di intervenire e di interferire con un altro potere, che è quello legislativo.
Tuttavia, colleghi, ricordiamoci che il potere legislativo romano protetto costituzionalmente, non è lo stesso potere legislativo che ci appartiene. Non lo è, anche se si è ritenuto che il Consigliere regionale in quanto legislatore, potesse essere assimilato al Deputato o al Parlamentare in senso lato, ma il Consigliere regionale, nonostante il Titolo V della Costituzione, non ha la stessa copertura.
E allora oggi, nell'ambito di un anelito di rivoluzione e di individuazione di capri espiatori, si è trovato l'anello più debole: quello che risiede nell'ambito delle Assemblee regionali. Sta di fatto che oggi andiamo ad approvare - mi auguro che lo si faccia senza troppe discussioni questo recepimento di legge.
Diciamocela tutta, colleghi: siamo stati capaci di discutere? Sì. Siamo stati capaci di porci il problema tempo addietro? Sì, perché due anni fa abbiamo votato all'unanimità un ordine del giorno sull'argomento. Siamo stati capaci, autonomamente, di prendere una decisione e di risolvere il problema? No.
Oggi siamo costretti a farlo nell'ambito di un obbligo e, quindi, di un recepimento obbligato.
vero, lo stiamo facendo e lo stiamo facendo con dignità, con orgoglio e con entusiasmo (chi più e chi meno), però lo stiamo facendo sotto la minaccia, da una parte, della rivoltella dell'imposizione legislativa dall'altra, sotto input di altra natura.
Quel sapore, quindi, che sarebbe dovuto nascere da un anelito interiore di ognuno di noi (che sicuramente si trovava almeno nella maggioranza) viene ad essere svilito da questa circostanza temporale. A me personalmente, questo dispiace.
Quando il Consigliere Burzi invoca i controlli, magari mancanti, ha ragione. Ha ragione, ma io gli dico: "Sì, caro Consigliere, ha ragione, ma ancor prima dei controlli ci dobbiamo preoccupare di regolamentare e di normare, perché è difficile, in assenza di norme e regolamenti controllare". Cosa si controlla? Questa mancanza, non di controlli ma di norme e regolamenti stringenti nasce da quel punto, da questo aspetto ibrido dell'assetto attribuito alla figura giuridica del Gruppo consiliare, che da una parte è ancora più confusa rispetto a quella partitica. È vero che il partito, pur essendo un'associazione non riconosciuta, recepisce soldi pubblici nell'ambito del rimborso e del funzionamento, ma il partito, o la tesoreria di partito, non è ritenuto organo di livello istituzionale come il Consiglio.
su questo, quindi, che avremmo dovuto porre l'attenzione, ma mi rendo conto che occorre, nell'ambito di un'Istituzione - faccio il medico di professione e altri svolgono altri lavori - un livello giuridico di analisi, e quindi di sintesi, e quindi poi di produzione ad hoc legislativa, in modo da non determinare questi livelli di disfunzione, a meno che - ed io non ci credo e non voglio crederci - non ci sia, e non c'è, premeditazione. Non c'è. Ma se non c'è premeditazione, e ritengo di poter affermare che non c'è e non c'è stata, sicuramente c'è stata una mancanza di capacità di risolvere un problema che, penso, era abbastanza chiaro, anche se non così tanto chiaro come si è evidenziato, purtroppo negli ultimi mesi.
Concludo, Presidente, e assemblo questo intervento alla dichiarazione di voto che, come ben si comprende, non può che essere convintamente favorevole, se non altro perché ritengo che debba rappresentare il primo passo, essendosi sviluppata una discussione tutt'altro che irrilevante, per poter risolvere quanto da me semplicemente, perché non sono un giurista illustrato.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Angeleri; ne ha facoltà.



ANGELERI Antonello

Presidente, cercherò di essere breve, anche perché ho ascoltato - spero con attenzione - il suo intervento all'inizio del dibattito.
Non vado a ripetere tutte le cose che sono state da lei dette, e quindi fatte in questa legislatura, da questi Consiglieri regionali.
Certo è che in quest'aula si respira, da una parte, una sensazione di sconforto, abbinata quasi ad una ricerca di scuse che non si capisce a chi sia rivolta.
Poiché nella relazione del Presidente Cattaneo si parlava di autonomia legislativa di questa Regione ed anche di rispetto dei ruoli, mi chiedo se questa autonomia legislativa ci sia ancora, nonostante i disegni di cui abbiamo più volte parlato. Mi chiedo se questo rispetto dei ruoli sia ancora presente, perché ho la sensazione quasi della volontà di abdicare il ruolo di questo Consiglio regionale, non si capisce bene - torno a ripetere ancora a chi.
Metto una postilla politica, poi lascio perdere. Mi ha fatto piacere sentire alcuni interventi che, nella sostanza, dicevano: "Monti chi?".
Questo, detto da qualcuno che fino all'altro giorno lo appoggiava in maniera pesante, accettando alcune indicazioni che hanno pesato sull'economia e sulla situazione generale in cui ci troviamo oggi.
Per fortuna - e chiudo la nota politica - il nostro movimento, sin dall'inizio, aveva detto alcune cose, e pertanto, in questo senso, mi sento sereno nell'intervenire...



(Commenti del Consigliere Ronzani)



ANGELERI Antonello

Però voi vi siete rifatti molto bene, successivamente! Devo dire che meritate il Premio Nobel! Detto questo, ho un compito (e mi è parso, nelle parole del Presidente che sia stato anche un po' il suo, oggi): quello di difendere, non tanto la dignità di ogni singolo Consigliere regionale (questa la mettiamo da parte), ma di questo Parlamento subalpino.
Vede, Presidente, il problema è che questo, in Piemonte come nelle altre venti Regioni, è l'ultimo Ente, l'ultima Istituzione legislativa eletta democraticamente, perché gli altri sono nominati. E poiché questo è un Parlamento legislativo che legifera e che è stato eletto democraticamente (chi siede qua ha avuto un nome e un cognome scritto sulla scheda, cioè è stato eletto con le preferenze), e se questo Parlamento subalpino è infangato, o si cerca di infangarlo, vuol dire che, come minimo (sto facendo un ragionamento molto spannometrico), tre milioni di persone che hanno votato (tolgo ovviamente chi non ha votato) sono direttamente coinvolte.
Questa è la conseguenza di una democrazia e di un voto che esprime anche la possibilità di mandare in quest'Aula Tizio piuttosto che Caio.
Allora, se questo è vero, penso che ci debba essere uno scatto d'orgoglio perché - lo dicevo nell'intervento precedente - lei sa che l'avviso di garanzia per un politico è una sentenza di condanna. Vediamo attraverso i media, cosa stanno passando alcuni colleghi. Lo dico, perch qualche anno fa è capitato qualcosa di simile al sottoscritto: se vuole, le faccio rivedere cosa è successo in televisione e sui giornali, all'epoca, e poi le faccio leggere l'ultimo trafiletto, dopo otto anni, in cui mi si spiegava: "Ci siamo sbagliati, non chiediamo neanche scusa, però lei non ha commesso niente. Assoluzione con formula piena", ecc. ecc.
Non vorrei che in questa fase ci fosse un ragionamento - come abbiamo già detto e come ho sentito ripetere dai colleghi - di un disegno completamente diverso.
Rispetto a questo, mi domando come mai non si è parlato, per esempio di una situazione che deve essere evidenziata: le informazioni chi le ha date? Coloro i quali erano soggetti ad un'attenzione particolare da parte di quest'Ente, oppure qualcun altro? Rispetto a questo, vorrei che ci fosse un ragionamento, perché - torno a ripetere - l'avviso di garanzia (lo dice la parola stessa) dovrebbe essere a garanzia di colui che lo riceve. Invece, basta vedere come le trasmissioni televisive di questi ultimi giorni hanno utilizzato questo avviso e come hanno gettato al pubblico ludibrio colleghi che, fino a prova contraria, dovrebbero essere innocenti.
Allora, mi chiedo se debba essere questo il clima, quello che sto respirando in quest'aula, quasi di scuse, dopo tutto quello che è stato fatto in questa legislatura e che giustamente ha letto il Presidente.
Ricordo che la legge del 1972 cui facciamo riferimento è stata cambiata per ben dodici volte da maggioranze diverse (l'articolo 4 è stato cambiato cinque volte).
Pertanto, in questa legislatura, i passaggi (li ha ricordati il Presidente, non sto a ripeterli) mi sembrano estremamente chiari.
Arriviamo ad oggi, con la volontà (tutti) di approvare una legge che va ulteriormente e giustamente in questa direzione.
Ritengo, Presidente, che si debba aggiungere qualcosa a quanto è stato fatto, e cioè, al di là della salvaguardia della dignità dei singoli Consiglieri, il fatto che questa Regione che rappresenta, essendo stata eletta democraticamente, quattro milioni e mezzo di persone, sia in qualche modo salvaguardata nella sua dignità complessiva, se non altro per salvaguardare la storia di questo Piemonte, che non è possibile infangare come alcuni media stanno facendo, dando una parvenza di verità ed un segnale negativo al Paese.
Pertanto, al di là delle undici Regioni su cui si sta indagando - e lì mi pare chiaro il disegno - mi sembra di capire che il Piemonte sia quasi come il Lazio, se non, per certi aspetti, anche peggio.
In questa direzione, mi auguro che da parte di quest'Assemblea ci sia veramente il risveglio, per affermare, proprio perché eletta democraticamente, che in quest'Assemblea esiste ancora un po' di autonomia regionale.
Io, oggi, la sensazione che le cose vadano in questa direzione non l'ho avuta per niente e tutto ciò non mi piace.



PRESIDENTE

Sono aumentati gli iscritti a parlare. A questo punto, bisognerà andare a domani perché sono le ore 19. Quindi o ci mettiamo d'accordo di lavorare almeno fino alle 20, oppure bisogna rimandare a domani.
O finiamo la discussione generale, oppure bisogna rinviare a domani.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Giovine; ne ha facoltà.



GIOVINE Michele

Grazie, Presidente.
Per dire che non c'è la condivisione per andare oltre le ore 19. Il sottoscritto, come ho anticipato alla Presidenza, sapendo che il Consiglio resta convocato fino alle ore 19, ha preso un importante impegno.
Le chiedo di mantenere la convocazione.



PRESIDENTE

Diamo atto che sono ancora iscritti a parlare i Consiglieri Placido Bresso, Botta Marco, Giovine e Gariglio.
La discussione generale sulla proposta di legge 315 riprenderà domani mattina alle ore 10.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.03)



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