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Dettaglio seduta n.307 del 04/12/12 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

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Argomento:


NOVERO GIANFRANCO



(Alle ore 14.30 il Consigliere Segretario Novero comunica che la seduta avrà inizio alle ore 15.00)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



(La seduta ha inizio alle ore 15.00)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bresso, Costa Rosa Anna, Giordano Maccanti, Motta Massimiliano.
Il numero legale è 28.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

Comunicazioni del Presidente Cota in merito alla grave situazione politica regionale e all'inchiesta giudiziaria in corso sulla riscossione delle tasse automobilistiche da parte della società GEC


PRESIDENTE

Colleghi, oggi siamo convocati in quanto durante la Conferenza dei Presidenti dei Gruppi consiliari del 21 novembre 2012 si è deciso di calendarizzare in questo pomeriggio la richiesta del Consigliere Reschigna, Presidente del Gruppo del Partito Democratico, della comunicazione da parte del Presidente della Regione in merito alla grave situazione politica regionale.
Successivamente è stato richiesto, sempre dallo stesso Consigliere Reschigna, in relazione all'inchiesta giudiziaria in corso sulla riscossione delle tasse automobilistiche da parte della società GEC, una comunicazione del Presidente della Regione.
Mi sono confrontato col collega Reschigna e con il Presidente della Regione: entrambi concordano che la comunicazione può essere unica e poi ovviamente, se dovesse esserci qualche minuto in più di necessità nel dibattito generale, la Presidenza ne terrà logicamente conto.
Quindi invito tutti a prendere posto, per gentilezza, e do la parola al Presidente Cota per le comunicazioni.



COTA Roberto, Presidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente.
Comincio dalla prima richiesta, che è quella legata alla situazione politica.
La situazione della nostra Regione è sotto gli occhi di tutti, cioè l'Ente Regione ha accumulato, nel corso degli anni, molti debiti; questi debiti sono stati accumulati soprattutto nel periodo che va dal 2005 al 2010. I debiti si pagano, nel senso che i debiti incidono per quanto riguarda l'esposizione debitoria complessiva, ma incidono anche per quanto riguarda la parte corrente, perché ovviamente ci sono degli interessi da pagare.
Su questo non faccio ulteriori commenti, perché i dati sono già stati evidenziati, i numeri sono stati sviscerati e anche le pratiche amministrative conseguenti sono state spiegate e analizzate anche sotto l'aspetto di scoperte ulteriori che sono state fatte ovviamente rispetto al nostro insediamento.
Aggiungo che questo tipo di esposizione debitoria ha un'aggravante dettata dal fatto che questi debiti sono stati fatti in un periodo di "vacche grasse", cioè sono stati fatti in un periodo in cui ancora non c'era la riduzione pesante dei trasferimenti che invece c'è stata a partire da questa legislatura regionale da parte dello Stato; riduzione dei trasferimenti che c'è stata soprattutto nell'ultimo anno. Quindi noi ci troviamo a dover sopportare una grande esposizione debitoria e ci troviamo a dover gestire anche un problema molto grosso di rapporti con lo Stato e di riduzione dei trasferimenti che lo Stato fa nei confronti della Regione.
A questo punto, si pone sicuramente un problema politico. E io non lo pongo perché esiste un Governo di un colore piuttosto che un Governo di un altro colore. Io non ho niente di personale nei confronti del Presidente Monti e gli ho anche dimostrato che, dal punto di vista della leale collaborazione istituzionale, questa da parte mia non è mai mancata, anche nella gestione di situazioni complicate come la situazione della TAV.
La collaborazione istituzionale non è mai mancata anche nel rappresentare quella che è la situazione dei conti della sanità, perch con riferimento ai debiti pregressi della sanità, proprio io, come Presidente della Regione, sono andato dal Ministro dell'Economia ad evidenziare quella che era la realtà e anche a mettere in luce come nel passato i controlli che dovevano essere effettuati dai funzionari ministeriali addetti evidentemente non sono stati fatti; quindi, c'è una responsabilità da parte di chi avrebbe dovuto controllare.
Comunque questo è un tema, ed è un tema rispetto al quale io chiedo indipendentemente dai colori politici, una presa di posizione unanime perché lo Stato deve dare al Piemonte quello che spetta al Piemonte. Spetta al Piemonte anche perché noi, sul nostro territorio, tratteniamo soltanto il 37% delle entrate tributarie. Se noi avessimo la possibilità, com'è giusto, di trattenere una quota maggiore delle nostre entrate tributarie non avremmo problemi dal punto di vista della gestione dei bilanci dell'Ente Regione. Certo, dovremmo fare tutte le riforme necessarie, che in parte abbiamo già fatto e che dovremo continuare a fare, questo sì perché evidentemente un Ente deve avere una struttura e una quantificazione delle spese che non lascino spazio a sacche di inefficienza; quindi le riforme assolutamente devono essere fatte, però, trattenere più del 37 delle entrate tributarie vorrebbe dire non avere assolutamente problemi vorrebbe dire avere le risorse per poter gestire il servizio sanitario senza i tagli che ci fanno sistematicamente da Roma; vorrebbe dire avere maggiori margini dal punto di vista delle risorse per l'assistenza sociale vorrebbe dire avere le risorse per realizzare importanti infrastrutture (già le stiamo realizzando facendo i salti mortali, però sicuramente non avremmo problemi per la realizzazione delle due Città della Salute). Invece questi problemi ci sono, perché c'è un prelevamento sistematico dei nostri soldi, delle nostre risorse da parte dello Stato centrale.
Quello che affermo non lo dico io, ma viene anche suffragato dalla situazione in cui versano le altre Regioni e dalla situazione in cui versano gli Enti locali. Quando il Presidente della Regione Emilia Romagna che non è certo - lo sapete tutti - un esponente della mia parte politica dice che assolutamente le Regioni nel 2013 non sono in grado, a fronte delle cifre contenute nei provvedimenti governativi, di gestire la sanità e paventa il rischio di default, capite che la situazione è una situazione oggettiva.
Quando il Sindaco di Torino fa le affermazioni che fa nei confronti del Governo e si trova costretto a sforare il Patto di stabilità, il Sindaco di Torino non se lo inventa e non lo fa perché ha una posizione preconcetta nei confronti del Governo Monti. Tiene questa posizione perch evidentemente la situazione è insostenibile.
Faccio notare che questa situazione insostenibile da parte dello Stato centrale si riverbera in tanti capitoli del nostro bilancio; questo lo dico con riferimento ai rapporti Stato-Regione. Sul trasporto pubblico locale quest'anno noi non abbiamo ancora avuto un euro, e vorrei farlo presente: 204 milioni stanziati, nostri soldi, non sono ancora stati trasferiti.
Neanche un euro. Con riferimento poi alle spese per quanto riguarda l'assistenza sociale, noi abbiamo avuto un taglio degli stanziamenti da parte statale da 65 milioni nel 2011 a 15 milioni nel 2012, senza contare i tagli alla sanità per oltre un miliardo rispetto ai tagli già previsti e senza contare poi l'atteggiamento che abbiamo avuto con riferimento alla ridefinizione delle reti ospedaliere.
Sulla ridefinizione delle reti ospedaliere, voi lo sapete bene, noi abbiamo messo in campo una riforma sanitaria, una riorganizzazione delle reti ospedaliere, una riforma che - dal nostro punto di vista - con senso di responsabilità razionalizzava, quindi metteva insieme, gli ospedali e riconvertiva le piccole strutture. Tant'è che, come Presidente della Regione, ho ricevuto tante critiche: "Ecco: si vuole tagliare, si vogliono chiudere gli ospedali, si vogliono tagliare le risorse!".
Noi, invece, stavamo semplicemente facendo, così come stiamo cercando di fare, la nostra parte.
A fronte di questo, arriva una bozza di decreto del Governo che stabilisce, praticamente, che tutti gli ospedali che non raggiungono le dimensioni decise in maniera unilaterale a Roma devono chiudere, che i Pronto Soccorsi che non raggiungono i 25 mila accessi devono chiudere.
In realtà, in Piemonte questo parametro non riusciamo a rispettarlo perché non avere il Pronto Soccorso in alcune aree, come le zone disagiate e le zone di montagna, che sono distanti le une dalle altre, creerebbe una serie di problemi.
Pertanto, esiste questo grave, gravissimo problema di rapporti con lo Stato centrale, rispetto al quale chiedo una mobilitazione e una presa di posizione da parte di tutti, così come c'è una presa di posizione istituzionale da parte dei rappresentanti degli altri Enti locali che non si riconducono, ovviamente, alla mia parte politica.
C'è, poi, il problema del livello di tassazione. Quando il livello di tassazione raggiunge il 68,4%, comporta un tasso di disoccupazione perché evidentemente è una politica sbagliata - che è aumentato esponenzialmente fino a raggiungere il 36% rispetto alla disoccupazione giovanile. Questo è un problema che, come rappresentanti del popolo piemontese, dobbiamo porci, perché quando un'azienda chiude non riapre più.
Dico questo per esperienza diretta, per le visite settimanali che effettuo sul territorio della nostra regione: i macchinari vengono smobilitati e, nella stragrande maggioranza dei casi, rimangono lì inutilizzati; vengono venduti come ferrivecchi, ma l'azienda non riapre più.
Questo è un problema molto grave. Noi stiamo agendo con delle misure anticicliche, ma, non avendo la possibilità di manovrare adeguatamente la pressione fiscale, quindi fare l'unica cosa che si può veramente fare, cioè una politica industriale collegata ad una politica fiscale di incentivo vero al lavoro e all'occupazione, patiamo questa situazione.
Le nostre sono politiche che hanno portato degli effetti dal punto di vista dei posti di lavoro. Tuttavia, essendo le nostre competenze limitate poiché oggi siamo lontanissimi dall'avere il federalismo fiscale, siamo altrettanto lontani dall'avere la possibilità di fare, con le nostre risorse, una politica adeguata alle esigenze del territorio.
Lo dico perché sono preoccupato, ma sono preoccupato anche di un altro aspetto. Lo dico perché questa mattina ho partecipato ad un'iniziativa anche piacevole (quando ci sono delle situazioni positive, rispetto al momento, diventa anche piacevole): la presentazione del nostro nuovo Piano di trasporto metropolitano integrato, che, tra parentesi, grazie al lavoro della Regione, farà diventare Torino una città all'avanguardia dal punto di vista dei trasporti. Torino, infatti, si collocherà come prima città in Italia dal punto di vista del sistema trasportistico e ai primi posti tra le grandi capitali europee.
In quest'occasione si è discussa l'importanza della rete che abbiamo messo in campo, perché Torino sta diventando una città turistica: arrivano molte persone, come pure in tutto il territorio piemontese. Va benissimo la "riconversione" del nostro territorio in un territorio che ha spazi per attrarre turisti e va benissimo considerare Torino come una città culturale, però stiamo attenti, perché, se viene meno il motore, si ferma tutto. Se viene meno, cioè, la vocazione industriale che produce lavoro e risorse, poi tutto il resto, pian piano, rischia di spegnersi, ed anche quest'opportunità rischia di non andare a frutto come si deve.
Detto questo, abbiamo anche l'esigenza di portare avanti adeguate riforme a livello di Regione e di portare avanti la nostra azione politico amministrativa di governo.
Io, da questo punto di vista, mi richiamo al programma elettorale ed anche all'attualizzazione del programma elettorale che abbiamo operato di recente, in occasione della scadenza di metà legislatura.
Nell'illustrazione di questo programma dovrei partire dalla sanità perché rappresenta l'82% del bilancio della Regione, ma prima della sanità è più corretto che io illustri la questione legata agli equilibri di bilancio. Se in una famiglia entrano 1.200 euro al mese, evidentemente non si possono spendere 2.000 euro tutti i mesi: si devono spendere 1.200 euro.
Questo è il problema! Noi dobbiamo costruire un sistema che vada in reale pareggio di bilancio. Ripeto: in reale pareggio di bilancio.
Lo sappiamo tutti: sappiamo che è uno sforzo immenso, perché negli anni passati si è seguito un orientamento completamente diverso, però lo dobbiamo fare sopratutto per i piemontesi e per le future generazioni.
Da qui non si esce, quindi questo è il primo punto e questo punto comporta tutta una serie d'interventi di riforma che sono interventi strutturali, che riguardano i maggiori settori di spesa, che presuppongono l'individuazione di priorità ed anche una razionalizzazione di tutta la struttura della Regione.
Da qui non si esce.
C'è la questione dei dipendenti della Regione (così la affronto subito!).
Il principio cardine è che il posto, inteso nel senso di posizione in pianta organica e di posizione reale, deve essere collegato al fatto che a quella posizione corrisponde un tipo di attività effettivamente utile alla pubblica amministrazione.
Questo è lo scenario che dobbiamo costruire! Non ci deve essere un altro scenario! Questo è l'unico modo per poter affrontare il futuro.
Come si costruisce questo sistema? Si costruisce, innanzitutto, facendo le necessarie razionalizzazioni, ma, al contempo, assicurando - ovviamente tutti i diritti dei lavoratori, che sono garantiti dai contratti nazionali.
Naturalmente, non c'è alcuna intenzione, da parte del Governo regionale, di non garantire questi diritti, di procedere ai licenziamenti.
Niente di tutto questo! Quando nei giorni scorsi si è discusso di modifiche normative, io ho detto che avrei valutato con attenzione stimoli e sollecitazioni e che li avrei approfonditi in questo spirito, confrontandomi - necessariamente con le Organizzazioni Sindacali e confrontandomi sicuramente con tutti.
Il principio è questo: ad un posto deve corrispondere un effettivo servizio erogato dalla Pubblica Amministrazione e c'è l'esigenza di garantire, ovviamente, i diritti dei lavoratori.
Come? Beh, gli strumenti li conoscete anche voi. Sono gli strumenti garantiti dal pensionamento e da tutte le normative vigenti, che consentono di gestire situazioni e problematiche di questo tipo.
Veniamo, poi, alla riforma della sanità.
Una riforma della sanità va attuata. Faccio presente che la sanità nell'ultimo anno ha realizzato un risultato importante, perché, per la prima volta in quindici anni, sono stati messi sono controllo i conti della sanità. La prima volta! In pratica, prima di partire si è detto quanti soldi c'erano a disposizione, si è deciso di programmare in base a tali risorse e la programmazione è stata rispettata. È la prima volta che succede nella nostra Regione da oltre quindici anni! Ovviamente, bisogna realizzare quelle riforme strutturali affinch poi, i servizi dispongano di una struttura e di un'organizzazione tale per cui non ci siano servizi delegati (in pratica una struttura che, con quelle risorse, riesca a garantire tutti i servizi).
La nostra è una riforma equilibrata. Altre riforme, invece, non riescono ad essere rette dal sistema: la riforma contenuta nel Decreto Balduzzi non viene retta dal sistema! I continui tagli che arrivano dallo Stato a metà anno, non vengono retti dal sistema! Noi abbiamo bisogno di avere certezza delle risorse a disposizione per fare quelle che sono le riforme strutturali che sono necessarie.
La nostra è una buona riforma strutturale e, per questo motivo, va attuata senza indugi. Occorre, inoltre, applicare una spending review a tutte le spese della Regione, ovviamente individuando quelle che sono le priorità di azione. E noi lo stiamo facendo.
Io chiedo che non vi siano strumentalizzazioni in tal senso, perch quando vedo certe strumentalizzazioni dal punto di vista dell'assistenza sociale, mi chiedo: "Ma, allora, dove siamo finiti?". Il Piemonte è la Regione che, dal punto di vista dell'assistenza sociale, stanzia più di qualsiasi altra Regione. Stanzia più di qualsiasi altra Regione! Stanzia più dell'Emilia Romagna, stanzia più del Veneto, in proporzione al numero di abitanti stanzia più della Lombardia, Regioni che non hanno il nostro indebitamento. Ma, allora, di cosa stiamo parlando? Stiamo facendo polemica tanto per fare, o vogliamo essere, invece, costruttivi? Tutte queste riforme in parte le abbiamo fatte e le completeremo nella seconda parte del mandato, con un obiettivo: non aumentare la pressione fiscale. Perché sono i cittadini i nostri veri interlocutori, non sono questo o quel gruppo di persone, o di interessi. Sono i cittadini i nostri interlocutori! I cittadini del Piemonte, che hanno già una pressione fiscale altissima che arriva dallo Stato, non devono subire una pressione fiscale ancora più alta per scelte politiche della Regione. Quindi io non ho intenzione di aumentare la pressione fiscale. E ho intenzione, in qualunque tipo di piano di ristrutturazione, di trovare anche delle risorse magari mi scuserò se all'inizio saranno minime - per poter varare invece, misure anticicliche (incentivi fiscali per aziende che assumono nuovi lavoratori, contratti di insediamento, meccanismi di attrazione).
Non esiste! "No" all'aumento della pressione fiscale, e politiche anticicliche! Questi, riassunti in sei punti, costituiscono gli elementi del programma. Visto il momento, che è particolarmente difficile, chiedo che su più temi possibili (poi se è niente mi spiace tanto, se è qualcosa sono già più contento), ci sia ampia convergenza. Questo non è il momento di mettere degli steccati tra maggioranza e opposizione. La situazione è difficile e bisogna ricercare la collaborazione da parte di tutti.
Compierò ogni sforzo per cercare questa collaborazione, e anche per trovarla nei singoli provvedimenti. Ovviamente, vi sarò grato se ci sarà un atteggiamento costruttivo e, per parte mia, cercherò di mettere tutto l'impegno possibile per raggiungerlo.
Pur chiedendo il coinvolgimento dell'opposizione, io governo questa Regione con una maggioranza in Consiglio regionale. Allo stato (spero di non sbagliare nelle definizioni, e mi auguro che nessuno se la prenda perché non è mia intenzione offendere alcuno), questa maggioranza è composta dalla Lega Nord, che ovviamente è il partito al quale appartengo dal PdL, dai Verdi Verdi, dalla Lista dei pensionati e da una componente del Gruppo Misto (dico "una componente", perché ovviamente dal collega Biolé non mi aspetto nulla, anche se l'altra volta ci siamo incontrati ma ci siamo semplicemente parlati del più e del meno, vorrei dirlo affinché sia chiaro), che ringrazio per il sostegno che hanno sempre offerto nei provvedimenti. C'é poi questo rapporto probabilmente nuovo con il Gruppo dei cinque Consiglieri di Progett'Azione.
Prendo atto che hanno costituito un nuovo Gruppo - Progett'Azione - e che hanno deciso di intraprendere anche un'esperienza politica autonoma.
Li ringrazio per aver detto, nel corso dell'ultima seduta, che non intendono sfiduciare il governo regionale. Come ho detto, di questo li ringrazio e prendo atto anche del loro fattivo e costante contributo, che si estrinseca (e si è estrinsecato) in idee, in proposte e in suggerimenti, e anche nella condivisione dei punti del programma elettorale.
Ovviamente, spero che tale collaborazione sia la più fattiva possibile è ovvio - poi il futuro ci dirà se sarà così o meno. Auspico che tale collaborazione sia positiva e mi auguro, altresì, che si possano costruire insieme delle cose importanti.
Dal mio punto di vista, è importante quello che ho detto. Non è certo importante avere una riga in più nel resoconto del Consiglio regionale, n è mio compito inseguire dichiarazioni, articoli o cose estemporanee. Il mio compito è quello di governare seguendo questa direzione. Questo per quanto riguarda la situazione politica.
Per quanto riguarda la vicenda GEC, comunicazioni in merito all'inchiesta non posso fornirne, perché naturalmente non so nulla relativamente all'inchiesta. Però colgo l'occasione per esprimere tutto il mio sincero apprezzamento, stima e fiducia nel lavoro della Magistratura: non è solo un commento doveroso, ma è un'opinione sentita, che nutro.
Posso però illustrarvi lo stato dell'arte relativamente alle procedure amministrative.
Per quanto riguarda il bollo auto, il servizio di riscossione andava avanti a trattativa privata sin dal 2002, successivamente prorogato nel 2004.
Quando si è insediato questo Governo regionale, già dal secondo semestre del 2010 abbiamo cominciato a lavorare per riformare il sistema dei tributi regionali. Abbiamo aperto prima una verifica con il Comune di Torino - allora era Sindaco Chiamparino - per un'ipotesi di partnership tra SORIS, società di riscossione in house del Comune di Torino, e la Regione poi, con il cambio di amministrazione e il blocco amministrativo dovuto alla campagna elettorale, ci siamo dovuti orientare a conferire mandato al CSI di individuare il concessionario per la tassa automobilistica attraverso una gara ad evidenza pubblica.
Subito, quindi, ci siamo orientati per una gara ad evidenza pubblica.
Con deliberazione n. 36-1688 del 7 marzo 2011, la Giunta regionale ha approvato il piano di massima, denominato "Progetto fiscalità", elaborato dal CSI-Piemonte su richiesta della Regione Piemonte, e presentato in data 9 novembre 2010. Si è dato mandato al CSI, ente strumentale, affinch esperisse una procedura di evidenza pubblica, ai sensi degli articoli 3 e 55 del decreto legislativo n. 163 del 2006.
In tale documento, si individuavano i requisiti di massima per la partecipazione alla procedura di gara e si dava mandato alla Direzione Risorse finanziarie, nelle more dell'espletamento delle procedure di gara di garantire il servizio di riscossione fino all'espletamento della gara stessa.
In attuazione dei principi di massima delineati dalla delibera della Giunta regionale, il CSI ha provveduto a redigere la documentazione di gara e ad indire e pubblicare, nelle forme di legge, una gara di appalto europea, da aggiudicarsi con il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa, avente ad oggetto l'affidamento del servizio di riscossione della tassa automobilistica dovuta dai proprietari dei veicoli alla Regione Piemonte, nonché delle entrate degli altri Enti locali piemontesi.
Due operatori economici partecipanti alla procedura di gara hanno deciso di impugnare il bando, facendo ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale, lamentando la violazione della lex specialis di gara, sotto vari e diversi profili.
Il Giudice amministrativo, pronunciandosi nel merito della causa, ha depositato, in data 21 dicembre 2011, due sentenze, le cui censure possono in estrema sintesi, così riassumersi: 1) illegittimità dell'accorpamento in un'unica gara di due servizi diversi ovvero, quello del servizio di accertamento e di riscossione cosiddetta volontaria della tassa automobilistica, e quella di accertamento e riscossione delle entrate locali 2) illegittimità dell'accorpamento in un'unica gara del servizio di riscossione coattiva, con la riscossione cosiddetta volontaria; conseguente illegittimità della richiesta 3) eccessiva ed illogica rilevanza attribuita dalla lex specialis di gara e nei punteggi relativi alla valutazione dell'offerta tecnica del sistema off line.
Avverso le suddette sentenze, tanto l'Amministrazione regionale quanto il CSI non hanno proposto appello. Riepilogando: gara predisposta dal dirigente e censurata dal TAR; la Regione ha deciso di non fare appello quindi ha deciso di adeguarsi a quello che stabiliva il Giudice amministrativo. Proprio per adeguarsi, si è proceduto all'indizione di una nuova gara, cioè si è proceduto ad indire due bandi di gara separati: uno per la riscossione coattiva e uno per la riscossione volontaria, nelle more della formulazione di un progetto di fiscalità regionale che andasse, se possibile, nella direzione dell'internalizzazione del servizio.
Si tratta delle delibere del 5 giugno 2002 e poi delle determine del 6 e del 25 luglio del 2012.
Nella gestione della gara, il CSI non ricopre alcun ruolo.
Quanto al Dirigente, dottor Tarizzo, nominato dalle precedenti amministrazioni e riconfermato in base ad un rapporto fiduciario contestualmente non è più stato riconfermato e, in conseguenza di questa non riconferma, ha deciso di andare in pensione.
Nel frattempo, fin dal 1° ottobre 2012, il settore Politiche fiscali ha annullato l'utilizzo del MAV come metodo di pagamento, riportando tutti i versamenti dei proventi della tassa di riscossione sul conto della Regione.
In questo momento, quindi, è in corso la gara di appalto e vale il principio che vi ho prima esposto, cioè l'esigenza di realizzare un completo progetto di fiscalità volto, se possibile, laddove è possibile e in tutti i casi in cui è possibile, all'internalizzazione del servizio.



PRESIDENTE

Grazie, Presidente.
Dichiaro aperto il dibattito generale.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Grazie, Presidente.
Le due comunicazioni, Presidente Cota, hanno occupato 34 minuti e 21 secondi; ma non è sulla lunghezza della comunicazione che intendo soffermarmi.
Per 26 minuti e 50 secondi lei ha parlato di tutto tranne che dell'oggetto della comunicazione richiesta da questo Gruppo.
Ha parlato, come al solito, del passato; ha parlato, come al solito del Governo Monti; ha parlato di tutto l'Universo; ha parlato, non da Presidente della Regione, ma probabilmente - mi consenta - da ancora Presidente del partito della Lega Nord Piemonte.
Per 2 minuti e 50 secondi lei ha parlato della situazione politica della Regione Piemonte.
Presidente Cota, è il 4 di dicembre, lei ha la febbre o è venuto a prendere in giro il Consiglio regionale? Lei ha la febbre o è venuto a prendere in giro il Consiglio regionale oggi? Se ha la febbre, poteva chiedere di spostare la comunicazione odierna ad altra data; se è venuto a prendere in giro il Consiglio regionale del Piemonte le dico, con molta franchezza, che la sua comunicazione odierna non fa altro che rendere ancora più forti e consapevoli le ragioni profonde della nostra critica nei suoi confronti e di questo Governo regionale rende ancora più forte la battaglia politica che da mesi questo Gruppo sta portando avanti, invocando nuove elezioni all'interno della Regione Piemonte, e rende ancora più forte la distanza politica e il senso di responsabilità tra questo Gruppo regionale e il Governo regionale.
Presidente, siamo al 4 dicembre! Dal mese di giugno, quest'Aula non sta producendo alcun provvedimento. Non sta producendo alcun provvedimento, non tanto e non solo per il livello di opposizione che i Gruppi dell'opposizione stanno esprimendo, quanto per il fatto che lei non dispone di una maggioranza compatta, reale, responsabile e capace di assumere le decisioni, anche le più difficili, in un momento certamente non facile per la comunità piemontese e per le decisioni che un Governo regionale piemontese dovrebbe assumere.
Siamo al 4 di dicembre! Non stiamo ancora esaminando in aula la legge di assestamento di bilancio; non abbiamo ancora incominciato in Commissione la discussione sul disegno di legge di bilancio del 2013.
Stiamo discutendo in aula una proposta di deliberazione di attuazione della spending review regionale, rispetto alla quale poteva essere esentato dall'assistere agli interventi svolti da questo Gruppo, come da altri Gruppi di opposizione, stamattina e nella seduta precedente, ma se lei fosse stato presente questa mattina in aula avrebbe marcato nell'intervento del Capogruppo Burzi e nell'intervento del Capogruppo Pedrale, due atteggiamenti completamente diversi nel modo di affrontare un tema delicato come quello della riorganizzazione degli Uffici e del personale. Siete bloccati nella vostra incapacità di assumere provvedimenti e decisioni, perché un Governo regionale sta in piedi non sul livello di comunicazione che esprime, ma sulla qualità dei provvedimenti che è in grado di assumere, e dal fatto che, come lei, onestamente, ha riconosciuto è partito con una maggioranza numericamente di un certo rilievo e, oggi, si trova ad avere una maggioranza che si regge sulla disponibilità di un Consigliere regionale condannato al secondo grado di giudizio per gravi irregolarità e illiceità compiute durante la competizione elettorale. In ogni caso, l'assenza di una maggioranza e il fatto che questo Consiglio regionale, da mesi, è lo specchio della vostra inconsistenza, della vostra incapacità di portare avanti provvedimenti importanti riguardanti la realtà piemontese, non diventano la ragione di un intervento da parte nostra all'interno dei cosiddetti "giochi della politica".
Presidente, un gruppo di opposizione chiede con convinzione e con forza, in modo continuo, le sue dimissioni e quelle del Governo regionale per un'altra ragione: lei ha dimostrato, anche con il suo intervento, anche con il suo atteggiamento oggi in Aula, quanto è profondo il distacco tra la vostra esperienza politica in questa Regione e la drammaticità dei problemi che il Piemonte sta vivendo; quanto il Piemonte avrebbe bisogno di un Governo regionale autorevole e quanto la vostra maggioranza sia impegnata in una logica di normale amministrazione dell'esistente.
Poi tornerò su alcune delle questioni che lei ha affrontato, ma vorrei che fosse chiara una questione: non è ritualità politica la nostra richiesta di dimissioni, bensì è dettata da una profonda convinzione.
Certamente, stiamo attraversando una crisi economica difficilissima, ma indubbiamente, il Piemonte è tra le regioni dell'Italia settentrionale quella con gli indici economici ed occupazionali più pesanti. Questo dovrebbe fare riflettere il Governo regionale anche sulla qualità degli interventi che ha svolto a sostegno dell'economia piemontese e a sostegno del lavoro all'interno della nostra regione.
Quando, rispetto alle altre regioni dell'Italia settentrionale, una regione registra elementi di decrescita più forti ed elementi di crescita più elevati per quanto riguarda il ricorso agli ammortizzatori sociali (lavoratori in mobilità, disoccupati), un Presidente della Regione dovrebbe porsi l'interrogativo di come confrontarsi con queste realtà, con questi dati e con queste drammatiche situazioni.
Non venga a raccontarci la favoletta che questa Regione è quella che sta spendendo di più tra le altre regioni dell'Italia settentrionale su un tema come quello delle politiche sociali! Stiamo spendendo meno di altre regioni dell'Italia settentrionale, comprese regioni di centrosinistra e di centrodestra, perché l'attenzione sul tema delle politiche sociali non la rivendichiamo come patrimonio esclusivo del centrosinistra, anche rispetto ad altre Regioni del centrodestra! Rinnoverei almeno l'invito sotto questo fronte, visto che questa mattina abbiamo presentato un ordine del giorno e una mozione, di cui è primo firmatario il collega Taricco: non è sufficiente stanziare le risorse sul bilancio, occorre anche pagarli i consorzi che svolgono le politiche sociali.
Ricordo che quei consorzi devono ricevere dalla Regione Piemonte non quanto gli spetta per il 2012, ma ancora la metà di quanto la Regione Piemonte gli doveva dare per l'anno 2011! Bisognerebbe pagarle le persone! Infatti, non pagando le persone, non pagando i consorzi, non pagando coloro che stanno svolgendo politiche sociali in nome e per conto della Regione Piemonte, sulla base di leggi regionali, si crea disoccupazione, incertezza ed insicurezza. E voi state creando tanta incertezza e tanta insicurezza all'interno delle non scelte che avete di fronte.
Lei, Presidente, nel suo intervento ha fatto riferimento alla proposta di deliberazione sull'applicazione della spending review: non so con quale maggioranza lei porterà a casa quella proposta di deliberazione. Questa mattina è stato sufficiente ricordare i due interventi di due Capigruppo che non siedono all'opposizione. Personalmente, sono convinto che il collega Burzi non staccherà la spina di questa maggioranza e di questa Giunta. Sono altrettanto convinto che la scelta di un Gruppo di uscire dalla maggioranza alza il potere contrattuale; crea ancor più incapacità di governare la nostra Regione; indebolisce la consistenza numerica e la consistenza politica di questa maggioranza; rende ogni volta più tortuoso e complicato all'interno del Consiglio regionale l'iter di qualunque provvedimento.
Voglio entrare a piedi uniti su un pezzo della sua relazione, che riguarda, forse, l'elemento fondamentale della discussione che stiamo svolgendo in questo momento all'interno del Consiglio regionale.
Presidente Cota, noi siamo convinti che, in un momento di grandissimo difficoltà per la Regione Piemonte e per la situazione dei conti della Regione Piemonte, sia necessaria una riorganizzazione dell'Ente. Il problema - qui è già una questione di non poco conto che le vogliamo porre è se questa riorganizzazione dell'Ente è espressione di una scelta e di un atteggiamento autoritario da parte del Governo regionale o se la riorganizzazione dell'Ente la si fa discutendo con i lavoratori della Regione e con le Organizzazioni Sindacali.
Il problema è se la riorganizzazione dell'Ente la si fa riportando in capo alla funzione della Regione tutta una serie di attività, oggi affidate all'esterno, compreso il servizio di riscossione del bollo auto - lo abbiamo proposto all'interno di una mozione che abbiamo depositato questa mattina come Gruppo consiliare - o si immagina che tutto debba rimanere intonso, intatto e l'unico sacrificio debba essere richiesto in capo ai dipendenti e ai lavoratori della Regione.
Presidente, il problema è se la riorganizzazione dell'Ente la si compia cominciando a ridurre il numero dei direttori della Regione ed eliminando il ricorso a personale non presente all'interno dei ruoli organici della Regione o la si attui mantenendo il numero dei direttori della Regione e mantenendo il ricorso a personale esterno.
Presidente, il problema è se la riorganizzazione della Regione si realizza, in un momento in cui, indubbiamente, c'è un problema di attività e di funzionalità per l'Ente Regione, valorizzando le risorse umane e utilizzando tutti gli strumenti a disposizione per tutelare i lavoratori e per accompagnarli - alcuni di essi - verso un trattamento di quiescenza o la si effettua mantenendo un sistema di consulenza e di collaborazione verso l'esterno, così come state continuando a fare.
Se lo si fa ragionando con i lavoratori o se lo si fa - non tanto nell'emendamento presentato da Progett'Azione, ma nella proposta di deliberazione che è stata licenziata dalla stessa Commissione infischiandosene, sostanzialmente, del rapporto con le Organizzazioni Sindacali.
Presidente Cota, chiediamo che lei si renda conto, fondamentalmente d'ora in avanti, anche dopo questo dibattito, che la nostra azione politica sarà ancora più forte, qui dentro e fuori da quest'Aula, nei confronti di un Governo regionale che consideriamo non confacente alla drammaticità della situazione del Piemonte e irresponsabile nei confronti dei problemi che la nostra comunità sta vivendo; qui, capace di predicare rigore, ma altrove - nello specifico, lei con l'Assessore Monferino in Valsesia - di esprimersi favorevole alla proposta di legge di iniziativa popolare dell'Onorevole Buonanno - guarda caso, della Lega Nord - per il riconoscimento dell'Ospedale di Borgosesia, come ospedale unico plurisede cardine con l'ospedale di Borgomanero! Il rigore non lo si predica soltanto in quest'Aula, lo si pratica anche quando si va a rapporto con la comunità piemontese, dove ci sono gli amici e dove non ci sono gli amici, perché è dovere di un Governo regionale comportarsi in questo modo! Vengo velocissimamente alla questione legata alla vicenda GEC. Noi ci saremmo aspettati non solo la ricostruzione dei fatti che lei ha fatto nella consapevolezza che di fronte a un'indagine aperta è chiaro che il livello del confronto politico deve essere di rispetto nei confronti di un'indagine aperta dalla Magistratura.
Ci saremmo aspettati due cose.
Uno. Capire perché non l'altro, ma questo governo regionale ha deciso di affidare al CSI la scelta per l'individuazione della società cui affidare la gestione del servizio. Il CSI non aveva nessuna competenza e nessun ruolo per fare questa operazione. Se questo è stato fatto è perch attraverso quello strumento e quel passaggio forse un disegno poteva essere attuato più facilmente.
Seconda considerazione. Non sono né un giustizialista e neanche una persona che condanna gli altri prima che lo faccia un tribunale. Ma Assessore Casoni, sono vere le cose che hanno riferito i giornali rispetto a certe sue affermazioni che riguardavano anche una certa sua collega di Giunta? Nello specifico, l'Assessore al bilancio? Se sono vere, almeno c'è un po' di imprudenza, se non fossero vere, ci attendiamo qualche atto molto chiaro e molto certo di smentita non solo sul piano formale.
Questo è quello che ci attendevamo, ma noi siamo illusi. Illusi nel pensare che un Presidente della Regione abbia ancora un senso di responsabilità nei confronti di quest'Aula. Oggi, lei ci ha dimostrato esattamente il contrario. Di questo, però, eravamo convinti da molto tempo.



(Applausi provenienti dall'emiciclo riservato al pubblico)



PRESIDENTE

Per favore, non si può applaudire. Vi ringrazio per la collaborazione.
La parola al Vicepresidente Placido, che interviene in qualità di Consigliere.



PLACIDO Roberto

Grazie, Presidente.
Colleghi, non posso che condividere, dall'inizio alla fine l'intervento del mio Capogruppo nei tre punti che ha tracciato. Proverò a riprendere alcuni di questi nel tempo che ho a disposizione, preso atto dell'assoluta nullità dell'intervento del Presidente Cota: mezz'ora per non dire nulla, per sfuggire dai temi che sono presenti sul tappeto, sia quelli di natura politica sia quelli che rivestono le sue responsabilità di Presidente della Regione. Lei può pensare di riuscire, forse malamente, a sfuggire qua, ma non riuscirà a sfuggire fuori da quest'Aula.
Vengo a ragionare nel merito.
Perché non dire neanche una parola sui dipendenti della Regione? Di fronte ad una platea di dipendenti della Regione, ad un'assemblea e ad una manifestazione ripetuta davanti al Palazzo del Consiglio regionale, ha dell'incredibile! Non ha avuto neanche il coraggio di dire...



(Commenti in aula)



PLACIDO Roberto

No, non ero distratto.



PRESIDENTE

Per favore, si rivolga alla Presidenza.



PLACIDO Roberto

Non ha avuto nemmeno il coraggio di ripetere almeno quanto ha detto alle Organizzazioni sindacali.
Poiché sono già intervenuto su questo anche se lei non c'era, per quanto mi riguarda, perché m'interessa più l'altra questione, vale quello che ho detto lo scorso intervento: stralciare una parte per intervenire seriamente sul tema, secondo quanto previsto dalla legge e le regole sulle trattative fra un ente e le rappresentanze sindacali dei lavoratori.
Vengo agli altri due aspetti, che riguardano principalmente la questione politica (l'ha trattata il mio Capogruppo e non voglio dilungarmi) riguardo alla GEC.
GEC ha radici lontane, perché questa problematica non la si può certo imputare a questi due anni. Il non rispetto delle regole e delle leggi mi rivolgo anche ai colleghi della maggioranza - ha permesso la degenerazione che ci ha portato a questo punto.
Ricordo quando più volte chiesi insistentemente all'amico Senatore Gilberto Pichetto Fratin di fare rispettare la legge e la regola che vieta a un dirigente di mettere la firma su un atto esterno. Mi riferisco alle lettere che tutti quanti i possessori di auto hanno ricevuto in questi anni per pagare il bollo auto: invece di essere firmate dal Presidente dall'Assessore o dal Direttore, portavano la firma del dirigente. Cosa impropria e non ammessa! Tuttavia, non sono riuscito, forse perché preso da altre cose, forse perché qualche volta non sono sufficientemente insistente, a far sì che una cosa così banale, che però accredita ruoli e potere oltre misura, venisse meno.
In questi anni abbiamo assistito a una cosa, come dire... Mi è doloroso pensare che il Piemonte esporti un metodo truffaldino e illegale per truffare le Pubbliche Amministrazioni. Mi riferisco al "metodo Piemonte" nel senso che si spiegava ai veneti che, per fare vincere la GEC in Veneto rispetto ad altri concorrenti, che avevano decine e decine di sedi sul territori, bastava indicare nel bando che la società di riscossione doveva avere una sede nel centro di Venezia. Per combinazione, la GEC era l'unica che aveva la sede nel centro di Venezia! Magari ci andavano in gondola.
La Regione Valle d'Aosta pagava 0,43 centesimi per ogni lettera inviata per il bollo auto, sempre a firma del mitico Tarizzo, due volte condannato.
Mi chiedo come una Regione abbia potuto permettere che una persona due volte condannata gestisse oltre 400 milioni di euro.



(Commenti in aula)



PLACIDO Roberto

Io ho parlato della Regione. Ho detto che affonda le radici lontano.
Come diceva mia nonna, è come mettere il lupo a guardia delle pecore.
Con una moglie condannata e non parlo di quest'ultima, perché siamo sempre in presunzione di innocenza, altrimenti sarebbero tre! Inoltre, ci sono due società per la distribuzione delle lettere per ciascuna delle quali la Regione Piemonte, invece di 0,43 euro ne pagava 1,70! Penso sempre a quelli che ho alle mie spalle e a quanti manifestano qua davanti, perché questo scherzetto è costato 20 milioni di euro alle tasche dei piemontesi! Venti milioni di euro regalati a due società in provincia di Cuneo dove -combinazione - le quote societarie sono della moglie, del genero e della figlia del mitico Tarizzo. Siamo alla gestione familiare: normalmente, si risparmia, ma qua costa di più. Perché questo è quello che è successo.
Mi chiedo se questa Regione, al di là del percorso della Magistratura non debba approfondire questo aspetto. Perché è l'unica Regione che aveva il MAV. Proprio per attualizzare un po' più da vicino, penso che l'Assessore Quaglia non abbia difficoltà a ricordarsi delle volte che le ho sollecitato verbalmente di affrontare e risolvere il tema bollo auto. Un vecchio "pallino" che ritorna all'amico Senatore Gilberto Pichetto Fratin.
Si tratta di una "torta" di 450 milioni di euro! Una Regione che forse non riesce a pagare neanche gli stipendi perché manca la liquidità un fiume di denaro è stato distratto dalla tesoreria unica per favorire la Banca Alpi Marittime. È chiaro? Perché questo è successo! Si sono depredate le risorse pubbliche per favorire i privati, per favorire le tangenti! Questo è stato! Aspettiamo il seguito dell'indagine della Magistratura, perché ci sarà il seguito e vale quello che ha detto il Capogruppo Reschigna.
Voglio terminare su questo. Presidente Cota, vale sempre la presunzione di innocenza, ci mancherebbe, ma poi ci sono le responsabilità politiche.
Allora lei sull'Assessore Casoni cosa fa? Sta in silenzio? Non dice nulla?! Un silenzio assordante. Mi auguro - William, è una questione squisitamente politica - che sia assolutamente al di fuori, ma se anche fosse millantato credito, un Assessore della sua Giunta ha detto che faceva star zitto un altro Assessore.
Non dice nulla? Si assuma le responsabilità di guida della Giunta che lei rappresenta.
Sono due livelli: quello giudiziario, di competenza della Magistratura e quello politico, che tocca a noi, a lei, dire qualcosa e assumersi le responsabilità. Non si può sottrarre.
Dia una prova di coraggio una volta tanto, ci faccia capire, ci faccia sentire, se è in grado, se ne ha la forza e il coraggio. Non può far finta di niente e non dire nulla perché è in corso un'indagine della Magistratura. Le responsabilità politiche non c'entrano nulla, non si fermano. Ecco perché noi come Gruppo, mi unisco a rafforzare altre voci proprio per la grave crisi che attraversa il Paese e la nostra Regione in particolare, diciamo: rassegni le dimissioni, Presidente Cota, vada a casa.
Dia ai piemontesi la possibilità di scegliere una guida seria che sia in grado, anche con misure drastiche e dolorose, di affrontare la grave sfida che abbiamo di fronte perché lei non è assolutamente in grado di poterlo fare.
Prima se ne va, meglio è.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Pedrale; ne ha facoltà.



PEDRALE Luca

Grazie, Presidente.
Le comunicazioni del Presidente Cota hanno toccato diversi argomenti che si intrecciano anche con l'attualità del giorno: la riorganizzazione del personale della Regione Piemonte e l'inchiesta sulla GEC.
Cercheremo di toccare questi argomenti in maniera rapida, ma cercando anche di essere efficaci. Il Presidente Cota ha ragione a dire che la Regione del 2012 è cambiata. È cambiato tutto, nel giro di pochi anni.
Ho un po' il vezzo di ricordare - tanto per far capire la differenza quasi secolare della Regione del 2012 rispetto a quella di vent'anni fa soltanto - che vent'anni fa la Regione produceva il burro, aveva un ente che si chiamava ESAP che produceva il burro. Avevamo dipendenti regionali che producevano il burro. Pensate.
Successivamente questo ente, fortunatamente, è stato liquidato perch era in perdita già all'epoca, quindi le competenze e le dimensioni della Regione si sono sempre più ridimensionate. Ancora più ridimensionate negli ultimi tempi, è inutile nasconderlo, c'è stato un attacco forte del potere centrale verso l'istituzione regionale. Un attacco con i minori trasferimenti, con una serie di filtri e di controlli, anche giusti, ma che chiaramente limitano l'autonomia legislativa e l'operatività, soprattutto da parte della Regione Piemonte.
E' una Regione, quella del 2012, diversa anche soltanto da quella del 2005-2010, perché è una Regione che ha ereditato un mare di debiti. Lo dico senza polemica perché ci sono atti ufficiali della stessa Corte dei Conti che testimoniano che il debito è terribilmente cresciuto nel periodo dell'amministrazione precedente, nel periodo della Giunta Bresso.
Di fronte a questo debito, senza cercare le motivazioni politico elettorali che non ci interessano, noi dobbiamo cercare di ridimensionarlo di ridurlo significativamente.
Uno dei fronti più aperti e delicati dell'indebitamento per cui è stato determinato, è stato quello della sanità. Dove, sicuramente, in quegli anni, si è perso il controllo dei conti e dove, forse, certe situazioni critiche sono state davvero nascoste sotto il tappeto.
vero che si è cercato con grande fatica, con grande sacrificio, di riprendere il controllo dei conti della sanità e credo che ci sia riusciti.
Ma se si è riusciti, addirittura nel 2011, ad avere un piccolo avanzo molto piccolo, bisogna essere onesti - di venti milioni di euro destinati all'Assistenza Sociale, è stato anche grazie al sacrificio, e qui bisogna anche ringraziarli, dei dipendenti, degli operatori, dei medici, degli infermieri e di tutto il personale della sanità che ha stretto la cinghia in questi due anni, che ha sopportato dei sacrifici non indifferenti in corsia, nei front office, negli interventi dell'emergenza. In questi anni noi abbiamo dovuto limitare la spesa sanitaria per riportarla sotto controllo.
Se è stato possibile far questo, è stato grazie anche all'iniziativa della Giunta regionale, ma anche all'iniziativa e alla disponibilità del personale socio-sanitario cui bisogna riconoscere la capacità e la disponibilità a far fronte a situazioni indubbiamente difficili.
Tocchiamo un altro tasto che sarebbe molto affascinante, ma non è la sede, ma lo voglio riprendere. È un punto su cui il sottoscritto e il Presidente la pensano alla stessa maniera (non sempre pensiamo allo stesso modo, ma su questo punto sì). Di fronte ad un indebitamento del genere e di fronte a situazioni di emergenza cui la Regione Piemonte, come altre, deve affrontare, l'unica maniera è una vera autonomia regionale dove il Piemonte non possa trattenersi soltanto il 37% dei tributi delle imposte che i cittadini versano allo Stato centrale, ma possa almeno trattenersi un 60% sulla falsariga della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia. Una Regione che, secondo me, sarebbe da prendere da esempio.
Bisognerebbe modificare lo Statuto e le competenze, ci vogliono leggi costituzionali. Capisco che, forse, sia più un sogno che una speranza, che un progetto politico. Io credo in un regionalismo spinto, non sono un secessionista, ma per un regionalismo forte sì. Certo, senza le esagerazioni e le follie che sono state fatte in Regioni tipo la Valle d'Aosta o la Sicilia, dove certe autonomie sono state fraintese.
Credo che in Piemonte, come nella vicina Friuli Venezia Giulia, questa autonomia non sarebbe fraintesa, ma le risorse trattenute sul territorio sarebbero utilizzate bene, sarebbero utilizzate per ridurre questo debito ma sarebbero utilizzato anche per attrarre meglio insediamenti industriali per fare una politica del lavoro più incisiva di quella che abbiamo potuto fare con le poche risorse a disposizione.
Veniamo al tema di oggi, che è quello del personale della Regione Piemonte. Un tema molto delicato e complesso. Noi come Gruppo del Popolo della Libertà ci riteniamo un Gruppo interclassista (voglio usare questo termine un po' desueto, è anche ora di finire di utilizzare solo termini anglosassoni dove, a volte, non si capisce dove si vuole arrivare, io invece voglio usare il termine interclassista). Un Gruppo che ha una forte sensibilità verso la persona e verso il lavoratore inteso come persona. Noi riteniamo il dipendente regionale una risorsa e non soltanto un numero.
Una risorsa che deve lavorare, deve meritare, una risorsa dove chi si impegna di più, chi ha più produttività, deve essere giustamente valorizzato, ma pur sempre una persona, un individuo che vive in un contesto delicato e complesso come quello che stiamo attraversando in questi mesi e in questi anni.
In questi giorni si sono diffuse voci che hanno creato tensioni e agitazione fra i dipendenti regionali, e anche quelle delle aziende sanitarie locali, di licenziamenti, di riduzioni di stipendio. Capisco e comprendo anche la tensione che si è creata.
Non siamo, ripeto, nella Regione degli anni '80 o '90 dove si poteva anche decidere autonomamente di lasciare l'Ente e di cercare immediatamente un altro posto di lavoro. Oggi non è così.
Oggi, se si lascia la Regione Piemonte, purtroppo, 99 su 100 si rimane disoccupati. Ed è per questo che tutta questa materia noi abbiamo ritenuto che debba - e credo che oggi nell'intervento del Presidente ci sia stato l'approccio giusto - essere affrontata con il dialogo, il confronto, la pazienza, la tolleranza nei riguardi dei lavoratori e nei riguardi dei rappresentanti sindacali.
Nei giorni scorsi, abbiamo incontrato i rappresentanti sindacali sia di CGIL-CISL-UIL sia delle sigle autonome e, con piacere, abbiamo rilevato che pure loro avevano e hanno la consapevolezza che la spesa generale del personale della Regione deve essere in qualche maniera ridimensionata ridotta. Però, giustamente, chiedono - e noi condividiamo - che questo avvenga non con dei tagli lineari, ma con un dialogo, con un confronto continuo, con l'apertura di un tavolo di concertazione che, com'è già stato ricordato mi pare oggi, aveva e ha già dato dei risultati positivi nel passato, ad esempio nella riduzione del numero delle Direzioni regionali.
Noi quindi auspichiamo che questo approccio, su cui io so che l'Assessore Quaglia e anche l'Assessore Porchietto stanno lavorando in questi giorni, venga portato avanti e vengano studiati tutti gli strumenti necessari anche per accompagnare la quiescenza di una parte del personale che abbia i requisiti.
Se è vero, come mi si dice, che per i dipendenti dei Ministeri statali e degli Enti locali è possibile utilizzare il sistema pensionistico pre Fornero, facciamo in modo che anche per i dipendenti regionali si possa utilizzare lo stesso strumento, lo si ottenga battendo i pugni presso la Conferenza Stato-Regioni, perché questo può essere un metodo, uno strumento per rendere morbida l'uscita di personale che ha raggiunto determinati requisiti per andare in quiescenza.
Poi si può anche pensare ad un sistema di incentivazione; è necessario comunque un monitoraggio, una reale constatazione del fabbisogno all'interno della macchina regionale di tutta la dotazione della pianta organica, perché lo sappiamo anche noi che alcuni Assessorati - sembra incredibile - sono retti da personale a tempo determinato e il loro allontanamento creerebbe onestamente dei problemi di funzionalità da parte di certi Assessorati. Ce lo dicono i nostri Assessori, quindi non mi invento cose teoriche.
Mi avvio alla conclusione, Presidente, dicendo che la possibilità di un accompagnamento incentivato attraverso normative già esistenti del sistema pensionistico potrebbe anche consentire (cosa che credo tutti condividano ma ce l'hanno anche detto gli stessi rappresentanti sindacali) un rinnovamento (non voglio usare un termine brutto "svecchiamento") della macchina burocratica regionale, dei dipendenti regionali, con l'inserimento, attraverso dei concorsi pubblici - certamente non con i numeri degli anni '70 o degli anni '80, ma decisamente minori - di forze fresche, di giovani, di persone motivate e che vogliono sicuramente dare un contributo all'amministrazione pubblica regionale e che, ovviamente dovranno essere misurati per il loro impegno e per il loro merito.
Concludo davvero sull'ultimo punto che è stato toccato. Mi sembra che il Presidente della Regione abbia ricostruito correttamente e in maniera molto chiara la situazione per cui si è arrivati a questa inchiesta che riguarda l'ente di riscossione. La Giunta attuale ha fatto e predisposto una gara proprio perché si ritornasse allo strumento più sereno, più tranquillo, cioè quello di una gara ad evidenza pubblica e non attraverso l'affidamento diretto.
Rispettiamo l'operato della Magistratura che si sta impegnando su un'inchiesta molto complessa e molto importante, però inviterei tutti a non anticipare sentenze e ad evitare strumentalizzazioni politiche.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Grazie, Presidente.
Il Presidente Cota ha scelto, nel suo intervento - lo ricordava prima il Consigliere Reschigna - una linea di basso profilo, al punto che mi domandavo se era stato informato sull'oggetto della nostra discussione perché per tutta una fase del suo intervento ho avuto l'impressione che lui cercasse di introdurre un qualche diversivo rispetto alle questioni che invece ha posto chiaramente il collega Reschigna. Non è una novità: il Presidente Cota, spesso e volentieri, quando è costretto a confrontarsi con questa Assemblea, cerca di introdurre elementi di diversione. Però il collega Reschigna ha riportato, credo, al centro della discussione i temi che devono oggi caratterizzare questa discussione.
Presidente Cota, io avrei voluto - e lo dico senza spirito polemico perché c'è un problema di credibilità del Presidente Cota, colleghi della maggioranza - che lei usasse la combattività che ha messo in luce quest'oggi nel suo intervento nel criticare i tagli del Governo (apro una parentesi per ricordare che il nostro Gruppo condivide per quanto riguarda i tagli, lo dico al Consigliere Carossa, la presa di posizione della Conferenza dei Presidenti delle Regioni, tutti, nessuno escluso), avrei voluto che questa combattività ritrovata del Presidente Cota ci fosse stata anche qualche mese fa, quando Cota era sempre lui, sempre lui Presidente della Regione, ha spiegato a questa Assemblea che i tagli decisi dal governo precedente erano utili e necessari per razionalizzazione la spesa pubblica regionale.
Mi sbaglio? Non mi sbaglio. Capite allora che il vostro Presidente non è credibile quando usa due pesi e due misure per decidere e per valutare la politica dei tagli. Non è questione di poco conto, perché quando il Presidente Cota dedica una parte del suo intervento a censurare il Governo e a censurare i tagli, io condivido la critica nei confronti di alcune scelte compiute da questo Governo, lui - diciamo così - ha un'amnesia perché omette di ricordare le cose che ha detto su questo medesimo argomento in passato e soprattutto omette di ricordare che alcuni tagli a cui ha fatto riferimento e che riguardano il trasporto pubblico locale sono ancora figli dei tagli decisi dal precedente governo, quello che lui, come Presidente della Giunta, sosteneva allora, ritenendoli strumento per razionalizzare la spesa pubblica.
Seconda considerazione. Io non ho capito quali sono le misure anticicliche che avete deciso in questi mesi, spero che mi venga data una risposta su questa questione. Io so che avete all'inizio di questa legislatura parlato del piano per la competitività delle imprese e del piano straordinario per l'occupazione, punto. Non mi risulta che abbiate messo due anni fa e ci spiegate un giorno sì e l'altro anche che il mondo è cambiato in questi due anni, ma le misure sono rimaste quelle di due anni fa e non avete neppure fatto una riflessione critica su quelle misure perché un tema che si è posto anche in I Commissione era quello non tanto di rivendicare più risorse, ma di capire come impiegare al meglio quelle che abbiamo utilizzato, selezionando gli interventi. Voi non l'avete fatto.
Ancora l'altro giorno la Commissione industria ha discusso di questa questione, ancora una volta abbiamo contestato un'idea di dispersione delle risorse.
Cos'è una misura anticiclica quella sulla base della quale diamo i contributi alle imprese perché assumano? Ma sapete che ci sarebbe da fare una riflessione su questo, e la riflessione che sta emergendo e che voi dovreste fare e che non fate è che le imprese, in verità, se hanno bisogno assumerebbero comunque quel lavoratore e che quindi quel contributo è inutile! E andrebbe invece utilizzato diversamente per fare qualche piccola politica anticiclica in più! E voi invece ripercorrete le stesse strade anche quando picchiate il naso contro il muro! Occupazione. Posso fare una battuta? Garantite intanto quella della Regione! Perché francamente discutiamo di questo nel momento in un momento nel quale è aperta una discussione infinita. E qui il Consigliere Pedrale ha detto cose diverse rispetto al collega Burzi. Non prendiamoci in giro! Il Consigliere Pedrale ha fatto un discorso diverso da ciò che sostiene legittimamente, il collega Burzi.
Il Presidente Cota non c'è, ma gli chiedo: dovendo decidere, lui da che parte sta? Lui è per richiedere che l'emendamento venga stralciato e si discuta con il mondo sindacale di come organizzare la macchina della Regione, o dirà sì all'emendamento del Consigliere Burzi? Le due cose non stanno insieme: dite cose diverse sul modo in cui affrontare uno snodo fondamentale della politica del personale! E lo affronteremo dopodomani mattina, eh...: fra otto giorni. Altro che voci...! Consigliere Pedrale non sono voci: è un emendamento che ha presentato la Giunta; non sono voci quelle che circolano: è un emendamento che ha presentato un pezzo della maggioranza, che ha presentato un partito significativo di questa maggioranza, e cioè il Gruppo di Progett'Azione. E tu mi parli di voci...! C'è un emendamento e voi dovete decidere cosa fare. Noi vi abbiamo detto cosa faremo o cosa faremmo: siamo per stralciarlo! Non c'è alcuna organizzazione possibile, infatti, senza o contro un rapporto positivo con il Sindacato! Seconda questione, e vengo al punto politico: abbiamo convocato questa riunione del Consiglio per discutere delle condizioni in cui versa la maggioranza che governa la nostra Regione. Io francamente sono allibito di fronte al fatto che il Presidente Cota, anziché affrontare i problemi, li ignori o cerchi di nascondere la testa sotto la sabbia. Ma come?! Qui si è verificato un fatto nuovo e sapete qual è? Che la maggioranza che noi conoscevamo non c'è più; o mi sbaglio? La maggioranza che è uscita vincente dalle elezioni regionali non c'è più perché non un Consigliere, ma un gruppo consistente di Consiglieri, ha deciso di prendere le distanze da questa maggioranza e sta ponendo questioni programmatiche di contenuto sulle quali - come ho ricordato, riferendomi al personale - vi sono visioni diverse.
Il punto è questo: il punto politico è questo. Questa maggioranza non c'è più. Non ricordo il fatto che si regge - ahimè - sul voto di un Consigliere: stendo un velo pietoso...Ma anche questo sarebbe un problema del quale dovreste rendere conto e che invece evitate bellamente di affrontare.
Dicevo, Consiglieri della maggioranza e Presidente Cota, che la maggioranza non c'è più. Sapete qual è il rischio? Il rischio è che voi viviate alla giornata, da qui a fine legislatura e lo facciate nonostante ci raccontiate tutti i giorni che la crisi è drammatica. Vivere alla giornata cosa significa? Significa, sul personale, non decidere: far finta che siete d'accordo mentre esiste un problema che va rivolto alla radice.
Sull'assestamento? Significa non presentarlo! Sul bilancio di previsione? Assessore Quaglia, voi farete ricorso per la seconda volta all'esercizio provvisorio, perché non credo che approveremo il bilancio entro il 31 dicembre; e abbiamo raccontato al mondo che il nostro Statuto consentiva alla Regione di votare i bilancio entro il 31 dicembre, ma poi per la seconda volta consecutiva voi non rispetterete questo impegno.
E il Presidente Cota assume atteggiamenti e posizioni, come se questa maggioranza fosse una maggioranza in salute; e io invece penso che in salute non sia assolutamente.
Allora, vengo all'ultima considerazione, che è questa: io non so quanto, come e fino a quando durerà l'attuale maggioranza. So però una cosa sicura, cioè che il Piemonte oggi è una Regione autogestita, nel senso che vive indipendentemente dalla vostra presenza. L'economia, le imprese, le famiglie, le persone vanno avanti indipendentemente da voi, perché la vostra presenza è come se non ci fosse. E non lo dico con soddisfazione: lo dico con preoccupazione. È del tutto evidente, infatti, che in questo snodo della crisi non è ininfluente avere un forte governo regionale o non averlo affatto. Noi siamo nella seconda condizione: non abbiamo un governo regionale. E questo aggrava tutti i problemi, badate: non perché un governo forte avrebbe la bacchetta magica per risolverli, ma perché un governo è la pre-condizione per decidere una qualche politica! E invece voi vivacchierete e manderete il conto ai piemontesi. Questo è il dramma della questione. Allora, io credo che la vostra permanenza lì purtroppo, finirà per aggravare tutti i problemi, che consegnerete a chi verrà dopo di voi. Io non so chi verrà dopo di voi, ma spero un governo più autorevole e leader più adeguati ad affrontare i problemi. Io penso infatti e lo dico con molto rispetto - che il vostro Presidente sia l'esempio vivente di questa inadeguatezza nel governo della Regione. E mi auguro - e ho finito, Presidente - che chi viene dopo di voi possa affrontare con un piglio diverso problemi seri e drammatici che voi state soltanto aggravando.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Carossa.



CAROSSA Mario

Grazie, Presidente. Io non ho sicuramente la capacità del collega Ronzani. Mi sorge un dubbio, però: non so se questa, da parte vostra, sia febbre o disinformazione. Riprendo le parole del Capogruppo Reschigna, che chiedeva se il Presidente Cota aveva la febbre. No, o si tratta di febbre da parte vostra o di disinformazione: io propendo più per la disinformazione, cosa in cui voi siete assolutamente maestri.
Faccio una prima considerazione. A me non piace tornare troppo indietro e poi io non provengo da diverse legislature, come la maggioranza di voi che pontifica sulla difesa dei lavoratori dall'alto di benefit di cui avete goduto finora e di cui godrete in futuro, cosa che io per fortuna, essendo alla prima legislatura, ho contribuito, insieme a tutti, a tagliare: io non godrò mai di questi benefit.
D'altronde, non avendo questa esperienza, non riuscirò nemmeno né a strappar applausi - e fa lo stesso, perché tanto il tempo è sempre galantuomo - né a convincere nessuno. La verità, però, bisogna cercare di dirla; quantomeno quella che penso sia la verità...
Allora, da giugno abbiamo approvato sicuramente poco. È poco, per abbiamo approvato una legge sul commercio; abbiamo approvato quella che a me piacere chiamare "legge Maccanti" sugli Enti locali. E poi abbiamo approvato il riconoscimento della LIS e altre cose minori; scusate per il termine "minori"... Abbiamo fatto la riforma sanitaria, cosa che nessuno ha mai fatto prima. Da giugno, dunque, abbiamo approvato questo.
Nonostante che cosa? Nonostante un'opposizione - non voglio dire tutta l'opposizione, ma buona parte dell'opposizione, compreso - purtroppo - il partito che forse dovrebbe avere - visti i numeri - il maggior senso di responsabilità, che è il Partito Democratico, che continua a fare ostruzionismo su tutti i provvedimenti, senza discussione e senza merito.
Pertanto, io, per non vivacchiare (hanno ragione quando dicono che si rischia di vivacchiare), incomincio a chiedere, e lo chiederò fortemente d'ora in avanti, l'applicazione del Regolamento, perché in momenti di crisi del genere non si può stare sotto scacco di un'opposizione che di senso di responsabilità non ne ha nulla. Assolutamente nulla.
Questa è la prima questione relativa a cosa abbiamo approvato.
Tralasciamo il discorso della legge urbanistica: altra legge importantissima che stiamo cercando, nonostante tutto, di portare all'approvazione.
Presidente, non si offenda: non dico che finora il Regolamento non sia stato applicato, tutt'altro, però bisogna applicarlo in maniera assolutamente decisa, d'ora in avanti, e lei sa a quali articoli mi riferisco.
Sulla questione relativa ai dipendenti, non voglio discutere troppo perché c'è disinformazione. L'emendamento di cui continuano a parlare tutti e che ha fatto scatenare tutto quello che si è scatenato, non è mai stato presentato. Non è mai stato presentato! Chiunque dice il contrario, dice il falso. Punto. Non è mai stato presentato.
Io non vado ad incontrare i sindacati, perché mi aspetto - ed è quello che sta capitando - che sia la Giunta, che sia l'Assessore competente, ad incontrare i sindacati. Io mi aspetto questo, e lo stanno facendo, perché è giusto che venga fatto. È giustissimo! Non è che arriviamo dalla luna perché siamo della Lega, e quindi non capiamo le cose giuste e le cose sbagliate! assolutamente giusto e corretto che l'Assessore di competenza - la Giunta - incontri i sindacati.
Voglio dire ancora due cose, perché anche in questo caso c'è disinformazione, tra l'altro proveniente da un componente dell'Ufficio di Presidenza (non me ne voglia, ma l'ha detto lui, prima, al collega Casoni è politica questa, non è una questione personale).
C'è disinformazione assoluta, perché ad uno spettatore che abbia ascoltato questo dibattito, potrebbe sembrare che il dott. Tarizzo, il sig.
Tarizzo, o quello che sia, l'abbiamo messo noi, l'abbia messo il Presidente Cota! Sembrava quello! No! Nasce molto prima, nasce nel 2002 (non Tarizzo, naturalmente!). Nel 2002 nasce l'affidamento diretto alla GEC per la riscossione del bollo assolutamente confermato nei cinque anni della Giunta Bresso, così come è stato confermato, nei cinque anni della Giunta Bresso, il pluricondannato Tarizzo.
C'è voluta quella Giunta inadeguata, incapace (tutte le parole che volete dire) - la Giunta Cota - per riuscire, con tutte le difficoltà esistenti per togliere un dirigente (le conosciamo tutti), a fare il bando a non dare più l'appalto diretto di riscossione dei tributi del bollo a una società come la GEC, ma a fare la gara; inoltre, a mandare a casa Tarizzo.
Questo l'ha fatto la Giunta Cota.
Parlavo di disinformazione, perché sembra quasi che nella faccenda GEC siamo noi i colpevoli. Io vi leggo solamente una frase che un certo dott.
Rabbia dice in un'intercettazione ambientale: "Cota sta rompendo i coglioni! Per risparmiare ha dato via diverse cose...", scusatemi per il termine, ma bisogna citarle queste frasi! Questo sicuramente non compare in nessuna intercettazione ambientale ai tempi della Bresso! Sicuramente, perché lì non hanno rotto niente a nessuno! Attenzione, però, non lo dico perché è assente; lo dico a voi, che eravate presenti, che eravate conniventi nel Governo della Regione Piemonte, nei cinque anni precedenti! Attenzione! Pertanto, c'è disinformazione. Noi avremo la febbre, ma voi fate solamente disinformazione.
Un Presidente cui fanno riferimento con frasi del genere, vuol dire che rompe davvero! Perché? Pérché noi, con tutti i nostri limiti, con tutto il nostro dilettantismo, abbiamo agito in questo modo.
Io lo dico sempre: impariamo dal Comune di Torino! Il Comune di Torino ha sempre fatto passare tutto, per quanto riguarda i dipendenti! Tutto! Tutto! Tutto quanto! Concertava con i sindacati, chiedeva ai sindacati e si accordava con i sindacati: 100 per arrivare a 50! I sindacati avevano fatto la loro bella vittoria e il Comune di Torino arrivava al traguardo che voleva raggiungere fin dall'inizio! Queste cose bisogna dirle. Io non ho timori a dirle: se non è vero qualcuno mi venga a smentire, mi denunci, mi quereli, faccia quello che vuole, ma questa è anche concertazione.
giusto il lavoro che svolge il sindacato, cercando di difendere i lavoratori, ma noi dobbiamo essere più intelligenti e fare in modo, come ha sempre fatto - ripeto - il Comune di Torino, di prendere degli accordi preventivi di massima (diciamo di massima) con i sindacati, per evitare il più possibile di arrivare allo scontro.
Termino, cercando di essere il più veloce possibile, dicendo che il problema di questa Giunta è che è arrivato un Presidente, una Giunta e una maggioranza che, in qualche maniera, cercano di scardinare un sistema che si è incancrenito, in questa Regione. Non è tutto sbagliato, perché non bisogna fare di ogni erba un fascio - tutt'altro - però è un sistema di gestione del potere che non poteva e non doveva più andare avanti così.
E allora, ci sono le frasi di questi personaggi che dicono che il Presidente ha rotto i cosiddetti, oppure avvengono determinate cose per cui, sui giornali, ritroviamo, un giorno sì e l'altro pure, un attacco da destra a manca.
La mattina leggo i giornali e provo a indovinare da dove arriverà l'attacco di quel giorno. Quando vedo l'articolo di Boffano su "la Repubblica" (una volta al mese - devo dire - perché, nelle quattro settimane, una volta attacca il PD, una volta attacca il Comune di Torino una volta attacca Cota; mi sfugge chi attacchi la quarta volta), mi aspetto l'attacco che io considero scorretto verso Cota, la Giunta Cota e la maggioranza di cui faccio parte, ma fa lo stesso! Fa lo stesso, perch questo vuol dire che siamo discretamente, non del tutto, nel giusto.
Sulla vicenda politica, sarò velocissimo: io mi aspetto, spero, che questa maggioranza di cui faccio parte si riesca a ricompattare il più possibile sui provvedimenti, su ciò che interessa veramente ai piemontesi sul cercare di portare avanti quelle riforme di cui il Piemonte ha assolutamente bisogno. Questo, spero - e termino, Presidente - il più possibile condiviso con l'opposizione.
Nell'estate del 2010 avevo rilasciato un'intervista ad un quotidiano cittadino che mi aveva portato, tra l'altro, anche dei problemi all'interno del partito, perché io, nella prima legislatura, un po' da dilettante avevo detto che su certi provvedimenti speravo - pensavo - che ci fosse condivisione anche con una parte dell'opposizione. Ero stato accusato di essere troppo condiscendente! Beh, adesso, a distanza di due anni e mezzo devo dire una cosa, e mi spiace dirla: ho visto, ho sentito più senso di responsabilità nelle parole dei sindacati, prima, in Sala Viglione, che in tutte le parole che sono state pronunciate, in questo dibattito dall'opposizione.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Artesio; ne ha facoltà.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
Io intervengo in quanto ho firmato con i colleghi la richiesta di questo Consiglio straordinario, che era stato pensato ed istruito per ragionare, nell'Assemblea deputata a farlo, della situazione politica della maggioranza di questa Giunta regionale.
Ora, i contenuti della nostra discussione sono stati attraversati dalle urgenze e dalle questioni sensibili che riguardano la discussione sulla spending review e la vicenda che sta interessando alcuni nostri servizi regionali in ordine alle indagini della Procura. Io, però, vorrei tornare al tema della politica. E, ragionando sulla questione della stabilità di questa maggioranza, mi sembra di dover dire che il Presidente Cota è diventato "Presidente" a sua insaputa, un po' per il fatto di essere passato attraverso una selezione elettorale, con liste che gli hanno portato il consenso senza essere titolate a partecipare alla competizione elettorale, come ormai alcuni rami della Magistratura hanno sancito, un po' per il risultato ottenuto in conseguenza del voto popolare, e credo che ciascuno, in quanto elettore, si starà facendo un esame di coscienza.
Tuttavia, nonostante l'essere stato eletto Presidente a sua insaputa immediatamente ha ritenuto di poter agire senza il filtro dell'ascolto e quello della relazione, perché convinto di essere investito di un potere popolare che così riassumeva nella sua intervista del giugno 2010, anzi in una sua dichiarazione in Consiglio regionale: "Il popolo mi vuole bene: ha scelto me e non la Bresso".
Che l'affetto si manifesti anche attraverso l'espressione del calore e della vicinanza, va da sé. Ma se dovessi guardare il portone di Via Alfieri 15 in queste ultime settimane, mi sembra che le manifestazioni di affetto che si sono espresse nei confronti del Presidente Cota siano fin troppo avvolgenti.
Allora, venendo alla necessità che tutti quanti si sia un po' più credibili rispetto all'analisi della realtà, e si affronti, per chi fa politica, il nodo delle questioni, vorrei sottolineare le due questioni sulle quali il mio dissenso è totale.
Il mio dissenso è totale su una rivendicazione dell'autonomia regionalista a intermittenza. Lo aveva già detto il collega Ronzani: abbiamo trascorso due anni di discussioni di leggi finanziarie nei quali le opposizioni dichiaravano che con i tagli ai fondi per le non autosufficienze, che con i tagli ai trasporti pubblici locali, che con i tagli alla copertura dei ticket in ambito sanitario non si sarebbero potuti garantire i servizi essenziali, alla cui gestione è deputata la Regione, e per due anni ci siamo sentiti dire che si poteva fare, che il Piemonte ce l'avrebbe fatta e che le risorse dovevano necessariamente essere contenute perché tutti quanti saremmo dovuti diventare corresponsabili di una consapevolezza maggiore rispetto alla difficile situazione economica del Paese.
Ora - e non è certo la mia parte politica che può essere imputata di fare sconti al Governo Monti - i tagli perpetrati e proseguiti da questo Governo, rispetto a quello precedente, diventano insopportabili, e lo sono insopportabili, insostenibili, per le condizioni delle persone, e soprattutto passibili di una denuncia veemente quale quelle che sentiamo fare in nome dell'autonomia regionale dal Presidente Cota.
Quindi una prima questione è come siamo rappresentati a livello nazionale dal Presidente Cota. Io non credo che questa autonomia ad intermittenza rappresenti adeguatamente il Piemonte e, soprattutto, credo che il Piemonte non sia stato ben rappresentato nel momento in cui il Presidente Cota si è affrettato ad andare a sottoscrivere un piano di rientro, confidando nella benevolenza di un Ministro della sua parte, e portando l'intera Regione Piemonte ad una condizione di sofferenza in ambito sanitario che oggi vede sommate due difficoltà: quella del piano di rientro e quella delle misure Monti.
Della prima è sicuramente responsabile il Governatore Cota, e di questo non ci chieda comprensione. La seconda: oltre al fatto di avere un rapporto con il centro intermittente, ha un rapporto ondivago con la propria maggioranza. E ciò che soprattutto ci crea difficoltà e timore è il fatto che nulla sia ciò che appare. Cioè noi non riusciamo a capire nei comportamenti delle maggioranze quanto siano questioni di merito, sulle quali ci si può confrontare, e quanto siano messaggi trasversali degni della peggiore comunicazione politica.
Abbiamo visto una parte della maggioranza fibrillare su alcune azioni del Piano Socio Sanitario Regionale e mettere in difficoltà, isolandolo l'Assessore alla sanità: il primo braccio destro, colui che combatte con il Presidente come un leone contro i problemi dei tagli alla sanità, contro i corporativismi dei Sindaci, contro gli egoismi dei professionisti, contro i cittadini che non hanno limiti nelle loro richieste, isolato per iniziativa della maggioranza. Oggi abbiamo sentito un peana del Presidente del PdL nel dichiarare che la sanità è assolutamente controllata con questa capacità manageriale come non lo è mai stata, dimenticandosi, Presidente Pedrale, che pure di legislature ne ha fatte tante, che alcuni Piani Socio Sanitari, se non vuole ricordare quello della Giunta Bresso, li avevano fatti anche le Giunte precedenti. Quindi a cosa dobbiamo credere? Questa maggioranza è effettivamente preoccupata delle scelte che la Giunta Cota compie oppure dei condizionamenti che la Giunta Cota subisce dal Governo nazionale, oppure ci si scambia messaggi trasversali per attestare delle posizioni nel dibattito in maggioranza? Veniamo, ancora, alla questione del personale introdotta nella spending review: certo che l'emendamento non è stato presentato, perché ci vogliono tre firme per farlo e le tre firme non c'erano. E allora perch se l'emendamento non è stato ancora consegnato, diventa un fatto reale e concreto? Anche qui, se noi guardiamo alla sostanza, ci dovremmo banalmente chiedere come sia possibile che tutta quest'Assemblea legislativa - con i dovuti distinguo, ma sicuramente con un'ampia maggioranza - soltanto con la votazione della legge finanziaria del 2012 riconosceva la necessità di implementare e conservare gli organici dell'Ente, al punto che ragionavamo sulle modalità di stabilizzare i tempi determinati, e quattro mesi dopo...



(Commenti del Consigliere Burzi fuori microfono)



ARTESIO Eleonora

Ho detto "coi dovuti distinguo", Presidente Burzi.
E soltanto quatto mesi dopo questa stessa maggioranza e questa stessa Giunta chiede ai propri Direttori generali di dichiarare l'esubero.
Quindi vogliamo capire qual è la sostanza. Ma, forse, la sostanza non c'é. Forse anche nel caso degli emendamenti sul personale, come nel caso del dibattito sulla riforma sanitaria, la sostanza è un optional. La sostanza è di nuovo una modalità con la quale alzare il tono e il tiro all'interno del dibattito della maggioranza. Peccato che in mezzo a questi messaggi trasversali ci siano i sistemi sottoposti al Governo della Regione e le persone che collaborano alla funzionalità della Regione: n gli uni né le altre possono essere sacrificate ad una logica politica che sta insieme a furia da colpi di vittoria di questa o quella componente. E vengo con la proposta finale.
Dato che avevo firmato una mozione per discutere dello stato politico della maggioranza e della Giunta, lo avevo fatto tanto convintamente perch ero forte dalla mia di essere stata, insieme a due soli colleghi, autrice di una mozione di sfiducia ai sensi del nostro Regolamento, con la quale chiedevo le dimissioni, attraverso lo strumento della sfiducia, del Presidente Cota.
Ho ritenuto - forse mi sono illusa - che la firma dei colleghi del PD e degli altri colleghi dell'opposizione per questo dibattito fosse un ravvedimento e, diciamo, un ulteriore impulso a dire "basta, i tempi sono ormai trascorsi rispetto alla nostra pazienza e alla pazienza di tutti coloro che sono governati in questo Piemonte. Chiediamo al Presidente, in modo formale, di andare a casa". Sento il Segretario regionale del Partito Democratico che lo annuncia su tutti i giornali, e che i colleghi ho sentito ribadire in aula.
Mi auguro che alla fine di questa nostra discussione ci sia, sotto quella mozione - sempre calda e attuale - un numero di firme sufficienti per portarla al voto di Consiglio regionale.
Come amano dire i leghisti: "dalle parole ai fatti".



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Boeti; ne ha facoltà.



BOETI Antonino

Grazie, Presidente.
Ogni volta, il Presidente Cota conclude il suo intervento con un appello al rispetto, anche politico, tra maggioranza ed opposizione.
Peccato che, ogni volta, l'incipit del Presidente non corrisponda alla moderatezza che lui richiama alla fine di tutti i suoi interventi.
Avevamo chiesto al Presidente Cota "mezzo" Consiglio, non uno intero sulla situazione politica, sul fatto che una parte della sua maggioranza non è ancora all'opposizione, ma pare che non faccia più parte della maggioranza, e che la stessa sia legata alla disponibilità - peraltro, oggi assente - del Consigliere Giovine, al quale auguriamo che nel terzo grado di giudizio possa dimostrare la sua innocenza rispetto ai fatti che gli sono stati imputati.
Oggi, la situazione è quella descritta dal Capogruppo Reschigna.
Discutiamo della spending review - discutiamo non lo so, a dire la verità abbiamo solo finito la discussione generale - che affronta la grande questione del personale. Dell'assestamento di bilancio non abbiamo notizie e non sappiamo neppure se, prima o poi, sarà possibile che questo Governo regionale discuta il bilancio di previsione.
Dopo tre anni, il Presidente del Governo regionale dice che la colpa di tutto quanto sta succedendo è nei debiti che hanno lasciato coloro che governavano in precedenza, minimizzando - anche se è un termine benevolo rispetto alla crisi politica che sta attraversando la sua maggioranza, e che ogni tanto il Capogruppo Burzi ricorda con una certa durezza: anche questa mattina ha invitato l'Assessore Casoni a riferire al Presidente le sue dichiarazioni.
Un Presidente guerriero che ogni giorno difende gli interessi dei piemontesi contro il Governo Monti, ma che non ha detto una parola quando abbiamo avuto un miliardo di tagli dal Ministro Tremonti.
Ricordo una frase del Presidente Cota: "Non c'è problema, elimineremo gli sprechi - frase meravigliosa - e riusciremo comunque a garantire i servizi che il Piemonte ha garantito fino a questo momento".
Dato che il Presidente ritorna sul suo cavallo di battaglia, la questione sanitaria su cui ha scommesso la sua fortuna politica, mi trovo costretto a rileggere le parole scritte su questo foglio, che pensavo di non dover più utilizzare. Dopo tre anni l'avevo messo da parte, e invece dato che il Presidente ritorna sulla questione, sono costretto a leggere due righe: "La Regione Piemonte nel 2004 non ha adempiuto alla copertura del disavanzo, nei termini previsti per tale anno, per una cifra di 700 milioni di euro" - ed è questa la ragione per la quale siamo in piano di rientro.
Richiamo un analogo documento del 2010, in cui il Presidente Cota dice: "Negli anni 2005/2006/2007/2008/2009 la Regione Piemonte ha garantito l'equilibrio della gestione, mediante idonei stanziamenti a carico del bilancio regionale. Questa è la ragione per la quale siamo in piano di rientro e il piano di rientro, aggiunto alla crisi economica che sta attraversando il Paese, rende la nostra situazione un po' difficile".
Voglio aggiungere ancora un'altra cosa, rispetto a quanto il Presidente Cota sostiene in questi giorni, relativamente alla delibera del Ministero Balduzzi, esattamente identica all'Addendum che il Presidente Cota ha presentato ai piemontesi due anni fa. Avete deciso di chiudere l'Ospedale Valdese due anni fa, prima ancora che Balduzzi presentasse questo documento.
Nel 2014 ci saranno due miliardi di ticket che il Ministro Tremonti aveva previsto, ma dei quali, fino a questo momento, non ha parlato nessuno.
Il Presidente Cota attribuisce al Ministro Balduzzi responsabilità e decisioni che sono sue e della sua Giunta, perché chi ha scritto l'Addendum sono gli stessi due professionisti, Moirano ed Enrichens, che hanno scritto anche il documento per il Ministro Balduzzi.
L'Assessore Monferino in Commissione ha detto: "Il piano che abbiamo presentato era un piano sbagliato - lei non c'era, Assessore Quaglia, ma in IV Commissione abbiamo discusso con l'Assessore - io non avevo competenze nei primi mesi, su questa questione - la mancanza di competenze è stata un vanto, fino a questo momento, per l'Assessore - non ho capito quindi che l'ipotesi di chiudere tutti gli ospedali periferici, dando valore solo agli ospedali centrali, valorizzava soltanto il 118".
Voglio ancora ricordare al Presidente che le poche risorse per i servizi sociali, i 65 milioni di euro trasferiti quest'anno, sono ancora figli del taglio di Tremonti; le difficoltà che abbiamo sui servizi sociali sono figlie del taglio di 400 milioni di euro sulla non autosufficienza, esercitato dal Governo Berlusconi.
Se Monti ha usato la clava - e l'ha usata - lo deve al fatto che il Governo di centrodestra, di cui il nostro Presidente era un grande tifoso è stato sul punto di far fallire il nostro Paese.
Veniamo alla questione relativa al personale.
Ne abbiamo discusso questa mattina, Assessore, e lo faccio adesso con più difficoltà perché ci sono i dipendenti.
Nessuna forza politica dovrebbe pensare di "utilizzare" per battaglie politiche - utilizzare lo dico tra virgolette - il suo personale che, come ho detto questa mattina, deve essere competente, presente e formato indipendentemente da chi vince ogni anno le elezioni.
Il Presidente ha mostrato una grande disponibilità. L'ha detto qualcuno, io non me ne sono accorto, quindi le pongo la domanda - mi auguro che il Presidente concluderà questa discussione. La lista per la mobilità che a me sembra una lista di proscrizione, scompare dal nostro dibattito e non ci sarà più? Il Presidente dirà se il Governo regionale è disponibile a confrontarsi con le organizzazioni sindacali? È disponibile a cercare di capire con loro quali sono gli strumenti e i modi per far dimagrire la macchina amministrativa, o no? Stralcerete, dalla spending review, la parte relativa al personale e l'affronterete separatamente? In alternativa, sul generico non si può più stare.
Il Presidente dovrà dire cosa intende fare, a noi e al personale che ci sta ascoltando. Lo abbiamo detto questa mattina: ci sono molti modi per far dimagrire la macchina regionale, eliminando - anche se è una brutta parola - non confermando e smettendola con le nomine dei direttori esterni evitando - mi rivolgo agli Assessori - di avere sette/otto persone esterne spesso amici - avveniva anche nella passata legislatura - compagni di partito e delle segreterie.
Qui c'è un Assessore che ha otto persone nella sua segreteria e sono otto persone esterne. Se vuole le porto nomi e cognomi delle persone che fanno parte di quella segreteria. Dobbiamo evitare di avere Uffici di comunicazione sovradimensionati con sette o otto persone, come se fossimo Ban Ki-Moon e dovessimo parlare con tutto il mondo.
Insomma, c'è un modo per recuperare le risorse e sono sicuro che discutendo con le organizzazioni sindacali, si troverà il modo affinch questo si possa verificare.
Ho detto questa mattina, e non lo dico più, che un'azienda di tremila persone non deve avere nessuna ragione - nessuna ragione - per utilizzare personale esterno: sarebbe come una grande azienda ospedaliera che fa venire da fuori un chirurgo ad operare o un medico a fare la diagnosi. È in grado, con le sue competenze e le sue professionalità, di dare una risposta completa: in quel caso ai bisogni di salute dei cittadini, qui a tutti gli altri bisogni della nostra regione.
Credo che la gestione di questo Governo regionale - lo dico con rispetto, perché continuo a pensare che, pur essendo da una parte o dall'altra, non ci si debba offendere - sia assolutamente fallimentare. Non solo perché c'è una crisi economica, ma perché quella che vi uccide è la crisi delle idee. La mancanza di idee non può essere compensata da nessuna prosperità economica.
Questa mattina, la direttrice dell'ASL Torino 1, dottoressa Briccarello, si è presentata in ospedale e lo ha chiuso. Ha detto al radiologo: "Tu resterai"; poi è andata dal ginecologo e gli ha detto: "No tu dal 1° gennaio non vieni più"; infine dal senologo, che stava facendo una mammografia, e gli ha detto: "Guarda che tu dal 1° gennaio non ci sei più perché l'ospedale è chiuso".
Si è presentata con le chiavi in mano e ha chiuso, di fatto l'ospedale. Ma in quale Paese del Mondo succede una cosa del genere? In quale Paese del Mondo? Avete messo degli incompetenti a gestire la sanità piemontese e non può continuare così! Se trovo un "Tapiro" lo porto alla dottoressa Briccarello, perché è impossibile il modo con cui sta gestendo una delle più importanti aziende di questa regione.
Ho avuto notizia di un fatto: le Molinette non sono riuscite a trovare un tesoriere, nel senso che non c'è alcuna banca disponibile a fare da tesoriere alle Molinette! È un fatto estremamente grave, naturalmente.
chiaro che dopo le dichiarazioni dell'Assessore Monferino, che ha detto che stavamo fallendo, in ultimo, le banche non potevano che preoccuparsi della possibilità che la Regione non fosse solvente.
Se l'avesse detto alla FIAT e le azioni FIAT fossero crollate del 30 lo avrebbero cacciato il giorno dopo, ma anche lui ha capito che nel mondo della politica si può dire qualunque sciocchezza senza pagare.
In conclusione, penso che voi dobbiate provare a recuperare il rapporto con i cittadini. Credo che non ce la farete più, Assessore Quaglia. Cioè se, dopo tre anni, non siete riusciti a stabilire un minino di feeling con le comunità di questa regione - lo ripeto - non è soltanto una questione economica.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COMBA



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Boeti.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Cerutti; ne ha facoltà.



CERUTTI Monica

Grazie, Presidente.
A questo punto del dibattito, è chiaro che noi ci ritroviamo; forse, il fatto che tutti gli interventi delle opposizioni vadano in un'unica direzione può derivare, dal nostro punto di vista, dalla riproposizione in questa sede delle questioni che hanno una loro oggettività.
In questo senso, cerchiamo di riprendere alcuni degli aspetti che oggi, è importante ribadire e che vorremmo riproporre al Presidente. Non si può sempre - ormai siamo a metà mandato - adottare la logica che è stata a lui attribuita anche da un Ministro di questo Governo, quella dello scaricabarile, per cui viene sempre individuata la responsabilità di un altro soggetto: sia la precedente Amministrazione e sia il Governo Monti.
Chiaramente, noi non ci sottraiamo alle critiche relativamente alle politiche portate avanti dal Governo Monti, però riteniamo alquanto originale che nella sua illustrazione il Presidente Cota sia partito addebitando i problemi di questa Amministrazione, soprattutto, al passato mandato, cioè al Governo della Presidente Bresso, e, dopo, venga chiesta un'ampia convergenza anche alle opposizioni.
In questo senso, crediamo ci sia un modo un po' schizofrenico di pensare i rapporti politici, proprio nel momento in cui sappiamo tutti che effettivamente, una maggioranza non esiste più, probabilmente esisterà a seconda dei provvedimenti.
Il Presidente Cota ci ha rassicurato: il Gruppo di Progett'Azione non ha chiesto la sfiducia e darà un contributo fattivo e costante all'Amministrazione.
Non sappiamo dove e come questo contributo fattivo verrà messo in pratica, anche perché - non ripeto quanto già è stato detto, ma lo riprendo rapidamente - in questo momento è all'esame del Consiglio regionale un provvedimento importante, quello della spending review, su cui abbiamo effettivamente due posizioni - le quali sono state evidenziate, tra l'altro, dal Presidente Pedrale, con due interventi (questa mattina e questo pomeriggio) - che, certamente, non sono quelle che ritroviamo nel Gruppo di Progett'Azione.
vero che ancora non esiste questo emendamento, perché, come è stato ricordato, per il momento non è stata apposta la firma di tre Capigruppo però, a questo punto, chiediamo se nella chiusura del dibattito il Presidente Cota ci illuminerà rispetto alle modalità con cui intenderà procedere. Infatti, il Consigliere Carossa ha chiesto alla Giunta di individuare una soluzione.
In questo momento, noi non abbiamo ricevuto da parte della Giunta alcuna indicazione e nell'illustrazione iniziale del Presidente Cota la riorganizzazione della macchina regionale è stata liquidata in un modo che posso definire alquanto imbarazzante. Sono stati richiamati i diritti dei lavoratori; poi è stato detto che ad ogni posto deve corrispondere un servizio.
Ora, non sono in grado di tradurre queste sue parole rispetto a quelle che potranno essere le indicazioni da portare avanti.
A questo punto, anche in relazione all'attuale manifestazione da parte dei lavoratori, giustamente, credo ci sia l'esigenza di comprendere come si intenda procedere.
Quindi, con altri colleghi dell'opposizione, siamo a richiedere nuovamente lo stralcio di quella parte, anche perché, francamente, non mi sembra che questa maggioranza e questa Giunta siano in grado di portare avanti una loro linea. Anche per togliere dall'imbarazzo l'incapacità di individuare una soluzione, forse la strada da percorrere è rappresentata dallo stralcio di quella parte dalla spending review. Successivamente, si potrà procedere con il cammino che normalmente si segue per la riorganizzazione dei dipendenti di un ente (in questo caso, i dipendenti della Regione), cioè con la concertazione sindacale. Penso - anche qui non lo ripeto, è già stato detto da molti colleghi - ci siano dei margini per ridurre i costi, per avviare un'effettiva riorganizzazione della macchina regionale, esaminando i carichi di lavoro, comprendendo quali sono le priorità, quindi, a questo punto, procedendo effettivamente nel rivedere l'organizzazione, ma senza agire su un'unica leva; così come abbiamo già detto nel passato dibattito, il costo da ridurre non è soltanto quello del lavoro.
Pensiamo sia giunta l'ora che le indicazioni portate avanti da un Gruppo della maggioranza debbano essere messe da parte, quindi addivenire a più miti consigli, anche nell'incapacità attuale di portare avanti una linea.
La confusione regna sovrana anche su altre questioni, che accenno rapidamente: ad esempio, quelle legate alla riforma sanitaria. È chiaro che, in questo momento, la difficoltà esiste, anche perché ci sono indicazioni dal livello nazionale. Anche qui, non si può procedere con la tecnica dello scaricabarile, proprio perché ci sono strutture importanti prima, il collega ricordava l'ospedale Valdese, io ricordo anche l'ospedale di Lanzo - che non ha senso chiudere, senza almeno svolgere una discussione e senza avere la possibilità effettiva di comprendere dove si voglia andare. Lo hanno già detto altri colleghi, non è possibile semplicemente una riduzione dei costi, soprattutto in un ambito importante quale quello sanitario.
importante - il Presidente Cota vi faceva riferimento, ma finora questa linea non è mai stata adottata - definire delle priorità l'opposizione le ha sempre individuate nel momento in cui abbiamo discusso il bilancio - rispetto alla sanità, al sociale, ai trasporti, di fronte all'incapacità da parte della maggioranza di dare un segno effettivo di una sua politica.
Rispetto a quella che può essere una riduzione dei costi, anch'io mi collego all'oggetto della seconda comunicazione, cioè alla questione del bollo auto. Non voglio entrare nel merito delle indagini, che non competono alla politica. Se ci saranno delle responsabilità politiche, verranno individuate. Però, è necessario fare maggiore chiarezza rispetto all'elemento del contendere, anche perché vorremo conoscere la modalità di redazione del bando - che, attualmente, è in via di assegnazione - in termini oggettivi, proprio perché il bando precedente è stato annullato anche perché non era stato ritenuto oggettivo dal punto di vista dei criteri. E poi come è stata vista la base d'asta della gara attuale proprio perché in passato si è reputato che comunque la gestione... Tra l'altro è stato importante ed è stato comunque indicato dal Presidente che rispetto alla gestione del bollo, i servizi sono di due generi: i servizi di riscossione coattiva e i servizi accessori alla riscossione.
I servizi di riscossione coattiva in realtà devono essere svolti da un soggetto che ne abbia le competenze come, per esempio, SORIS o chi altro però non possono essere assegnati a un soggetto qualsiasi.
I servizi accessori alla riscossione, che sono invece quelli più semplici e anche di carattere informatico, possono essere internalizzati o potrebbero essere anche svolti dallo stesso CSI Piemonte.
Tuttavia, bisogna fare una valutazione dei costi relativi e concretamente, con serietà, sapere di cosa si sta parlando e capire effettivamente come si possa ottimizzare il costo di servizio, che probabilmente finora è stato eccessivo. Tuttavia, mi sembra che serietà e concretezza non trovino dimora in quest'Aula. Quindi, siamo anche noi a chiedere, in un modo ormai diciamo quasi retorico, un passo indietro al Presidente e alla sua Giunta. Per questo motivo, avevamo già sottoscritto credo parecchi mesi fa, una mozione di sfiducia nei confronti del Presidente e della Giunta.



PRESIDENTE

Grazie, collega Cerutti.
La parola al Consigliere Laus.



LAUS Mauro

Grazie, Presidente.
Anch'io, come i colleghi che mi hanno preceduto, tanto quelli delle opposizioni, quanto quelli della maggioranza, partecipo ad un'ulteriore attività teatrale. Ulteriore attività teatrale, perché questo Consiglio straordinario lo abbiamo fatto per comunicare con il Presidente Cota e non per convincerlo, ma almeno per comunicare, perché qualche persona responsabile, colleghi e Consiglieri della maggioranza, ci ascolta passivamente ci ascolta.
Quindi, entro in scena con un altro personaggio.
Vicepresidente Cavallera, se per sbaglio dovesse incontrare nei corridoi della Regione il Presidente Cota, può dirgli che l'altra volta il collega Laus ha fatto una battuta impersonale, cioè ha spiegato e ha detto che si può servire il Paese e la Regione Piemonte anche facendo un passo indietro. Era una battuta. Oggi, formalmente, chiedo, a titolo di gentilezza e di cortesia, al Presidente Cota, che sta arrivando - faccio quindi la parte del fortunato rispetto ai miei colleghi - che si pu servire la Regione Piemonte facendo un passo indietro. Questa è una richiesta formale.
Presidente Cota, lei fa appello alla responsabilità, ma fare appello alla responsabilità significa che ognuno deve fare il suo. Lei deve fare l'amministratore, lei deve fare il Presidente della Regione Piemonte e noi dobbiamo fare l'opposizione. Ad ognuno il suo.
La pianta organica non è un disegno. Significa misurare il grado e il carico di lavoro di ogni singolo dipendente. Poi significa trovare delle soluzioni, perché le soluzioni non le devono trovare i sindacati; le soluzioni le deve trovare lei, che è Presidente della Giunta, perché lei ha fatto una campagna elettorale e si è candidato a guidare questa Regione.
Senza i sindacati deve trovare soluzioni, poi li chiama e spiega loro prendendosi le sue responsabilità, qual è la soluzione. A quel punto, i sindacati intervengono come forza sociale per capire se le sue soluzioni portano al disastro oppure alla soluzione dei problemi. Questo è l'impatto.
Io parto dai suoi esempi. Se ad una famiglia che guadagna 2.000 euro e vive - lo perfeziono - con 4.000 euro, ad un certo punto vengono tolti i 2.000 euro in più, non ce la fa più a stare nelle spese. Il problema è capire dove questo amministratore, questa Giunta, questa forza politica di maggioranza va a tagliare questi 2.000 euro.
La fotografia non la dobbiamo fare noi, lo sappiamo che non ci sono i soldi! Essendo noi una forza che si candida a governare, ci chiediamo da dove tagliamo questi 2.000 euro. Abbiamo scoperto che li si sta tagliando dai servizi! E la questione delle liste d'attesa dei malati non autosufficienti, e noi parliamo spesso di questo, è proprio l'esempio eclatante, perché non vengono nemmeno sostituiti i deceduti.
Bisogna tagliare non in modo lineare, ma con l'efficienza; non è una questione di volontà, è una questione di capacità! Ed io credo che lei, con questa Giunta, non sia capace di riorganizzare il sistema sia sui dipendenti regionali sia sulle società partecipate.
Sono passati già due anni e mezzo, due anni e mezzo! Guardi che la trasparenza, Presidente, non ha un costo. Almeno la trasparenza, lei e la sua Giunta, la deve ai cittadini piemontesi. L'altra volta lei non c'era ma - ne approfitto adesso per ricordarlo - spiegavo e dicevo che - secondo me, non lo tutti sanno, ma almeno lei lo deve sapere - che è stato approvato un emendamento nella finanziaria 2012, all'articolo 36, comma 2.
Lei per questo motivo, solo per questo motivo e non per altri, deve dimettersi e andare a casa, perché non può prendere in giro i cittadini piemontesi! Perché fa una norma senza una copertura finanziaria. Se io mi sbaglio, chiami - lei, non io - la Corte dei Conti e chieda se il Consigliere Laus dice il giusto o si sbaglia, ma se le dicono che il Consigliere Laus dice il giusto, lei si deve dimettere e andare a casa! Leggo testualmente l'emendamento: "La Regione Piemonte, in collaborazione con la Finpiemonte S.p.A. e Consip S.p.A., avvia entro il 31 maggio 2012 un sistema di accertamento dei crediti che le imprese avanzano nei confronti della Regione Piemonte e degli enti a partecipazione regionale e degli organismi che gravano in tutto o in parte sul bilancio regionale. Il riconoscimento del credito e l'eventuale contestazione dovrà avvenire entro e non oltre i 60 giorni dal ricevimento attraverso una procedura che contempli la posta elettronica certificata di copia della fattura. Il riconoscimento del credito darà diritto alle imprese di cedere lo stesso agli istituti bancari e agli intermediari riconosciuti nella forma del pro soluto".
Secondo me, lei questa legge non l'ha letta! Ci va la copertura finanziaria e in ogni caso non sono sufficienti quelle fesserie che l'abile Vicepresidente della Giunta regionale, Ugo Cavallera, in risposta ad un'interrogazione, forse, del collega Buquicchio, spiega dicendo: "Siamo in attesa della piattaforma nazionale per quanto riguarda la certificazione dei crediti".
Collega Cavallera, il 95% dei crediti nostri non è certificabile perch trattasi di contributi e trasferimenti. Non c'entra niente con la piattaforma nazionale. Tra l'altro, solo il 5% dei crediti nostri attiene alle forniture dirette della Regione. Ma io sono di parte, perché voglio che questo Governo vada a casa, perché sono ansioso di vedere la mia forza politica sedersi al posto suo! Non sono un diplomatico come il collega Ronzani.



(Commenti in aula)



LAUS Mauro

Io sì.
Le leggo un'Ansa e chiudo - altrimenti sembra solo "fuffa" e teoria sui ritardi di pagamento a rischio stipendi. Parla l'ANASTE: "Crediti per 70 milioni. Necessario un piano di rientro regionale. Torino, 4 dicembre. I ritardi fino a 14 mesi nel pagamento da parte delle ASL alle Residenze sanitarie assistenziali mettono a rischio gli stipendi dei dipendenti e la continuità assistenziale.
L'allarme arriva dall'Associazione Strutture Terza età, Anaste, che chiede alla Regione, entro la fine dell'anno, la certificazione dei crediti oltre 70 milioni di euro - e un piano di rientro che consenta di ristabilire il rapporto con gli istituti di credito.
"Siamo ad un punto di non ritorno" afferma il Presidente regionale Anaste Michele Assandri: "La Regione paga il 50% della retta per un anziano non autosufficiente, ma il blocco dei pagamenti dalle ASL previsto almeno fino al prossimo febbraio - prossimo febbraio...! - potrebbe costringerci a chiedere alle famiglie di anticipare la quota a carico delle ASL, ovvero non rispettare appieno gli impegni contrattuali assunti con i nostri lavoratori. Già alcune RSA di minori dimensioni - spiega Assandri - sono in difficoltà per il pagamento delle tredicesime: in gioco ci sono 4.200 lavoratori, 6.500 posti letto autorizzati, di cui 3.500 convenzionati".
"L'80% dei costi gestionali - aggiunge Assandri - è rappresentato dalle retribuzioni del personale; ma essendosi interrotto il ciclo finanziario anche il sistema bancario ha ridotto drasticamente le linee di fido nei confronti dei debiti della Pubblica amministrazione".
"A parte Biella e Novara che mantengono l'equilibrio, con circa 100 giorni per i pagamenti dalle ASL, il ritardo si sta espandendo su tutto il territorio regionale. I dati diffusi da Anaste indicano che la situazione peggiore è nelle ASL del torinese, che arrivano fino a 270 giorni di ritardo. Di fatto, le RSA non ricevono da almeno 14 mesi il 50% dei propri incassi" - conclude il Presidente: "solo la certezza di un piano di rientro da parte della Regione potrebbe rimettere in moto un rapporto virtuoso con gli istituti di credito, scongiurando pesanti disagi per gli utenti e per i lavoratori delle RSA".
Io sono convinto che Assandri non sappia di questa norma finanziaria perché se dovesse conoscerla qui arriverebbero tutti: arriverebbero anche con i letti dei malati! Lei, Presidente, deve vergognarsi e deve andare a casa.



PRESIDENTE

Grazie, collega Laus. È iscritta a parlare la Consigliera Pentenero; ne ha facoltà.



PENTENERO Giovanna

Grazie, Presidente. Ho promesso che sarei intervenuta soltanto per due minuti, perché attendiamo una parola chiara, che possa dare qualche elemento di delucidazione rispetto a quanto evidenziato molto bene dal mio Capogruppo e dai colleghi, oggi pomeriggio in quest'aula Attendiamo parole chiare e precise: non vorremmo più sentire parole confuse e assolutamente improprie quali quelle pronunciate oggi dal Presidente Cota; per esempio, continuando a dire che il debito è da attribuirsi totalmente alle Giunte precedenti, oppure - per parlare dell'altro tema oggi in discussione all'o.d.g. - il fatto che i dirigenti abbiano un rapporto fiduciario con la Giunta: si tratta, infatti, di due imprecisioni a mio avviso gravissime, che indicano la necessità improrogabile di smetterla e di rendere comunicazioni che siano chiare e precise.
Il debito - come sappiamo e come più volte è stato ribadito all'interno di quest'aula - è un debito che si è costruito in misura forte dal 2000 al 2004 per l'819%; che si è costruito dal 2005 al 2009 per il 151% e che si è costruito nella misura del 33% dal 2010 al 2011. Quindi, se possibile, non torniamo più ad usare questo tipo di giustificazione.
In ugual misura gradirei che si usassero affermazioni precise sull'altro argomento: i dirigenti non hanno un rapporto fiduciario con la Giunta; sono i Direttori ad avere un rapporto fiduciario. Dunque, non si più rubricare il tema legato al dirigente in oggetto, sulla vicenda della gestione del bollo, ad una questione di rapporto fiduciario.
Detto questo, finisco perché condivido tutti gli interventi dei miei colleghi, in cui è stata ribadita la necessità che questa Giunta e questo Presidente vadano a casa, poiché non sanno rispondere ai problemi e alle esigenze dei cittadini piemontesi.
Ora taccio: vorrei sentire qualche parola chiara, precisa e certa in merito alle questioni che noi oggi abbiamo discusso.



PRESIDENTE

Grazie, collega Pentenero.
iscritto a parlare il Consigliere Negro; ne ha facoltà.



NEGRO Giovanni

Grazie, Presidente. Non avrei voluto intervenire, visti i già troppi interventi fatti in quest'Aula, ma ritengo di dover anch'io dire poche parole su questo Consiglio. Io non punto il dito contro nessuno e non voglio mandar via nessuno: ognuno faccia il proprio esame di coscienza.
Il Presidente Cota stamattina è venuto in aula - ho scritto tutto quello che ha detto - e ha evidenziato debiti che purtroppo ci sono e che bisogna pagare. Ritengo normale e giusto sanare i debiti pregressi.
La collega Pentenero sostiene che non dobbiamo più tornare sul passato.
Facciamo un esame di coscienza; chi ha responsabilità faccia esercizio di memoria: qualcuno, qui dentro, i debiti li ha contratti.
Io non c'ero; ma ad oggi ci sono anch'io e, considerato che siamo qui per lavorare e andare avanti, dobbiamo assumerci ognuno la propria responsabilità.
Condivido quanto detto dal Presidente riguardo al fatto che occorre provvedere a delle riforme. Ha parlato del trasporto pubblico; e quanto abbiamo discusso del trasporto pubblico, quanti problemi sono stati sollevati in Commissione e in Aula! Ed è purtroppo vero che ad oggi - non che voglia prendere le parti del Presidente - lo Stato italiano non ci ha ancora mandato un centesimo per questo "benedetto" trasporto pubblico. Ma non voglio elencare tutti i temi: ce n'è una fila...
Oggi ho visto qui davanti tanti dipendenti della nostra Regione Piemonte - alcuni sono già andati via - preoccupati per "quel" emendamento.
Io li voglio tranquillizzare: l'emendamento non è da stralciare, perché è passato solo in Commissione. E ora non c'è: non è stato presentato. A questo punto dico: stiamo attenti a che non venga presentato; parliamone e ragioniamo, perché noi del Gruppo dell'UDC abbiamo una forte sensibilità nei confronti dei dipendenti della Regione Piemonte.
A questo riguardo, dico che dobbiamo garantire a tutti i dipendenti i diritti dei lavoratori. Abbiate pazienza: se noi facciamo bella o brutta figura è dovuto a loro; in base al lavoro che i dipendenti svolgono, noi la Giunta, i singoli Consiglieri, ecc. - possiamo gratificarci del fatto che se loro lavorano bene lo fanno per tutti.
Naturalmente dobbiamo ascoltare tutti i loro rappresentanti, dei vari Sindacati, ma dobbiamo stare attenti: la politica non deve assolutamente giocare sulle spalle dei dipendenti.
Lasciatemi citare anche il discorso della riorganizzazione sanitaria.
Purtroppo visti i tagli operati dal Governo precedente e poi da quello attuale, siamo chiamati ad operare questa riorganizzazione sanitaria, con i dovuti modi. E qui vengo - come ha fatto il collega Boeti che l'ha già citato - al famoso Ospedale Valdese di Torino, che dalla sera alla mattina è stato smantellato. Ti do ragione, collega Boeti: condivido il fatto che prima di tagliare bisogna esaminare attentamente e approfonditamente le situazioni. A mio avviso quell'ospedale era un fiore all'occhiello del Piemonte.
Anche l'equilibrio reale di bilancio va realizzato, perché bisogna vedere nella realtà di quanto si dispone davvero. Vedo qui l'amico Cavallera, nonché Vicepresidente della Giunta: la famosa legge n. 153, che tutela l'uso del suolo, è una legge che va approvata e che si sta portando a termine. Il Piano lavoro va attuato; l'edilizia commerciale - vedo l'Assessore Casoni - deve andare avanti, e via di questo passo. Non voglio fare l'elenco, ma abbiamo un lavoro enorme da portare avanti. Cito solamente la riscossione del bollo auto, la famosa GEC.
Lasciamo che i Magistrati facciano il loro percorso, non punto il dito contro nessuno, mi auguro che non sia coinvolto nessun politico. Spero sono convinto che sia così. Purtroppo c'è un dirigente, non politico coinvolto. Questo va a scapito di tanti dirigenti bravi, lavoratori trasparenti, che lavorano con intelligenza e passione.
Mi auguro che la maggioranza dia una testimonianza alla minoranza.
Abbiamo bisogno di testimonianze vere per tornare credibili. Queste discussioni, queste crepe all'interno della maggioranza, non fanno bene a nessuno.
Faccio appello che la maggioranza dia testimonianza a noi della minoranza, affinché insieme si possa andare avanti per il bene comune.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Muliere; ne ha facoltà.



MULIERE Rocco

Grazie, Presidente.
Mi sarei aspettato dal Presidente Cota, sulla seconda parte della sua comunicazione, parole chiare su alcuni dei suo Assessori. Quello che è stato scritto sui giornali, sicuramente non fa piacere, ma quando se ne parla, sarebbe opportuno che un Presidente che, prima di tutto, è responsabile della sua Giunta, chiarisse di fronte al Consiglio la pozione dei suoi Assessori. Quanto meno, forse, alcune parole di solidarietà e di chiarezza sarebbero state opportune in Consiglio.
Lei non ha detto una parola, non ha fatto nessun accenno e credo che questo non faccia bene alla serenità e al lavoro del Consiglio, ma soprattutto non faccia bene al lavoro della sua Giunta.
Seconda questione. Non si tratta di una questione di numeri.
Probabilmente i numeri, in modo risicato, ci sono ancora. Il problema è che lei non ha più una maggioranza politica. Un gruppo di cinque Consiglieri ha deciso di staccarsi dalla maggioranza e di formare non solo un Gruppo autonomo, ma di dar vita, insieme ad altri, ad una nuova formazione politica. Questo è un elemento politico sul quale si può anche sorvolare ma peserà sul lavoro del Consiglio.
Poiché il Consigliere Burzi ha chiesto di intervenire, sono curioso di ascoltare quello che dirà rispetto alla comunicazione del Presidente e ai contenuti di questa comunicazione. Per noi è stato sufficiente ascoltare il Consigliere Burzi nei vari interventi in Consiglio regionale. Ha usato parole chiare. Anche questa mattina è stato molto chiaro: ha parlato trenta secondi, ma è stato chiarissimo. Forse il Presidente Cota non ha ascoltato perché non era presente. Spero che qualcuno abbia riferito al Presidente le cose che ha detto il Consigliere Burzi questa mattina, se non glielo hanno riferito, adesso il Consigliere Burzi lo ripeterà nel suo intervento.
Presidente, lei può anche avere la maggioranza numerica, ma non ha più la maggioranza politica. Questo è il punto. Per governare e fare le riforme che lei fino ad ora non ha fatto e che ha intenzione di fare, dovrebbe avere la maggioranza politica.
Il Consigliere Carossa ha molto coraggio nel difendere la maggioranza naturalmente svolge il suo ruolo - ma gli ricordo che se in questi mesi è stato fatto qualcosa in Consiglio, forse si è dimenticato che ciò è avvenuto anche grazie all'opposizione. Il provvedimento sul commercio approvato due Consigli fa, presentato dall'Assessore Casoni, è stato approvato anche da questa opposizione, almeno da una parte dell'opposizione.
Se si è fatto una riforma sul riordino degli Enti locali, è anche grazie al contributo che ha dato l'opposizione. Altro che storie. Altro che un'opposizione irresponsabile! Qui c'è un'opposizione che vuole dare un contributo. Quante volte il Consigliere Reschigna ha sollecitato la discussione sull'assestamento di bilancio? Siamo alla vigilia di Natale e non abbiamo ancora approvato l'assestamento di bilancio, altro che bilancio di previsione 2013! Questa è la situazione. Per il secondo anno, di fronte ad una modifica del Regolamento, che permetteva alla maggioranza di approvare entro il 31 dicembre il bilancio di previsione, per il secondo anno andremmo avanti con l'esercizio provvisorio. Questa è irresponsabilità.
Il bilancio di previsione, in una situazione di difficoltà economica come questa, ha un suo valore se approvato prima della fine dell'anno e non nel mese di maggio. Ha un valore o no approvare il bilancio di previsione nei tempi dovuti? Per il secondo anno, noi siamo al mese di dicembre...anzi l'anno scorso non l'abbiamo neanche fatto l'assestamento, quest'anno discuteremo nel mese di dicembre l'assestamento di bilancio.
Cosa dobbiamo fare, come opposizione, oltre che sollecitare, dare un contributo e assistere affinché si discutano le manovre di bilancio? Terza questione. La sanità. L'ha già detto il Consigliere Boeti. Il provvedimento presentato, e che stiamo discutendo in Commissione, del Ministro Balduzzi, il cosiddetto regolamento Balduzzi, è uguale all'addendum che lei aveva presentato, che l'Assessore di allora alla Sanità aveva presentato, collegato al Piano di rientro. È inutile continuare andare sui giornali a dire "siamo contro il Regolamento l'applicazione del Regolamento Balduzzi". Basta applicare il Piano di rientro presentato dalla sua Giunta per rendersi conto che sul territorio piemontese la situazione sarebbe davvero pesante se venisse applicato, così come è stato presentato.
Ci auguriamo che la Conferenza degli Assessori regionali presenti una proposta alternativa al Ministro Balduzzi, ma il Piano di rientro che lei ha presentato è quello lì. È stato presentato e i numeri sono quelli ed è pari e uguale al Regolamento Balduzzi presentato. È inutile scaricare le responsabilità su altri.
In più, Presidente, guardi che la situazione negli ospedali della nostra regione, e non soltanto negli ospedali, il sistema socio assistenziale della nostra regione, è in seria difficoltà. Sta soffrendo.
Se crolla il sistema socio-assistenziale sul territorio, crolleranno anche gli ospedali. Lo si vuole capire? Se il sistema socio-assistenziale, l'assistenza territoriale crolla vanno in difficoltà gli ospedali perché non riusciranno più a reggere il peso. Se oggi le strutture ospedaliere vanno avanti, è grazie al fatto che ci sono medici, infermieri e personale complessivamente che svolge il proprio lavoro in modo responsabile e non ce la fa più.
Fra poche settimane, fra qualche mese, gli ospedali entreranno in difficoltà perché la situazione sta diventando estremamente pesante. Si rende conto, Presidente, della situazione reale, al di là della volontà di fare riforme ecc.
In più non pensi, Presidente, attraverso la riorganizzazione della rete ospedaliera che verrà presentata in Commissione, di ridisegnare il Piano regionale socio sanitario che voi avete approvato, poiché in quel piano c'era la classificazione degli ospedali.
Non vorremmo ridisegnare, attraverso la riorganizzazione, la classificazione degli ospedali, perché, se tagliamo delle strutture negli ospedali, dei reparti, è evidente che rivediamo l'organizzazione e la classificazione degli ospedali della nostra regione. Così non si può fare perché quella è una legge della Regione Piemonte.
Infine, Presidente, ci sarebbe l'urgenza di approvare provvedimenti come quello della spending review, che abbiamo iniziato a discutere. Per farlo, però, bisogna sgombrare il campo da certe questioni: noi siamo pronti a discuterlo subito, se si elimina la questione di cui abbiamo parlato in due Consigli regionali.
Eliminate quella questione, perché, anche se non è stata presentata ufficialmente, è nella discussione. Non facciamo finta di niente! Possiamo anche far finta di nulla, ma il Gruppo di Progett'Azione - lo dirà, credo il Consigliere Burzi - ha posto una questione e voi dovete dare una risposta.
Per quanto ci riguarda, noi l'abbiamo già data.
Vogliamo discutere il provvedimento della spending review? Poiché è importante, facciamolo, ma sgombriamo il campo da quella questione! Troverete, come sempre, un'opposizione responsabile e disponibile a discutere.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Muliere.
La parola al Consigliere Burzi.



BURZI Angelo

Grazie, Presidente.
Quando si effettua un intervento, credo sia buona cosa decidere a chi si sta parlando e, conseguentemente ai soggetti destinatari dell'intervento, anche l'utilizzo del linguaggio.
Io non ho alcuna difficoltà a dire che oggi ci sono due interlocutori con i quali m'interessa colloquiare: il Presidente Cota, perché è il capo della maggioranza e, bene o male, l'oggetto del dibattito di oggi, peraltro non sollecitato dalle forze di maggioranza, è il tema dello stato della politica regionale o dell'insieme delle forze regionali, e i Capigruppo (tutti, nessuno escluso) del Consiglio regionale, perché buona parte delle cose che secondo noi si dovrebbero fare attengono al lavoro che il Consiglio regionale dovrà portare avanti.
Parto dall'inizio, dal primo intervento del Consigliere Reschigna, e poi, in parte, da alcuni altri interventi (cito volentieri quello della collega Eleonora Artesio, perché tutte le volte che dico di essere d'accordo con lei, si risente, quindi lo faccio ancora più volentieri!) che diceva: "Non si capisce dove sta il Gruppo di Progett'Azione".
Beh, la tranquillizzo: al momento non lo sappiamo nemmeno noi, ma spiego il perché.
Attorno alla nostra posizione ci sono due questioni: una politica e una conseguente, ma rimaniamo sulla prima. Noi abbiamo siglato - l'ha ricordato il Presidente Cota nel suo intervento di stamattina - un documento succinto, molto sintetico, che si chiama "Patto per la legislatura". Sono sei punti.
Nel sottoscriverlo, abbiamo detto: "Lo sottoscriviamo, anche perch riteniamo di avere, in parte, collaborato a costruirlo. Ci sembra non sufficiente e non sufficientemente dettagliato".
In un tempo abbastanza celere anche per i tempi della politica domenica abbiamo presentato un nuovo documento che si chiama "Patto per il Piemonte". Ha un sottotitolo: "Contributo del Gruppo di Progett'Azione" anzi "di Progett'Azione" (non più Gruppo, di Progett'Azione, movimento politico) - "al patto di legislatura del Presidente Cota".
Sono nove pagine e sono sul sito. Suggerisco che qualcuno, se ha interesse, le legga. Per coloro - e credo che saranno la maggior parte che non hanno interesse, ne ricorderò dei brevi passaggi, perché sono - se vogliamo metterla da questo punto di vista - le nostre condizioni politiche per far parte di questa maggioranza. Ma, al di là delle nostre condizioni sono anche i temi del problema, perché ha ragione chi sostiene che il nostro emendamento non è stato presentato, perché una precisa, sempre attenta, meticolosa osservanza del Regolamento - come la sta facendo il nostro attuale Presidente del Consiglio - non ci ha consentito di presentarlo, ma - come vedete - i temi, se sono veri, anche se non vengono presentati formalmente, rimangono.
E il tema dell'impostazione che noi stiamo cercando di dare a quel problema, condivisibile o no che sia (sappiamo che il PD non la condivide) c'è.
Dicevo: qual è il tema del nostro rapporto con il Presidente Cota e indirettamente, quindi, il nostro tema di condizione politica? Il tema è (lo ripeto lentamente, in modo che anche le mie due figlie pur laureate, ma del tutto distanti dalla lettura dei giornali e della politica, come purtroppo la maggior parte dei piemontesi, capiscano): questa Regione, oggi - e non me ne frega nulla del perché ciò sia successo non perché non sia interessante, ma perché è ininfluente), ha serissimi problemi a garantire a se stessa, a coloro che all'Ente Regione fanno riferimento, al sistema della sanità pubblica e socio-assistenziale, più tutto il resto del mondo, la permanenza di se stessa come garante delle cose d'obbligo.
E quali sono le cose d'obbligo (direbbe l'imprenditore Laus)? Beh, in primis pagare i propri dipendenti; secondo, far fronte agli impegni con i propri fornitori, che determinano il core business dell'azienda, quindi ci che serve per prima cosa all'effettuazione del servizio.
Oggi, queste condizioni, a meno che il Presidente Cota affermi il contrario (mi basterebbe un cenno e io mi taccio subito), secondo me non ci sono più, o meglio, ci sono, ma non sono garantite nella tranquillità dei prossimi mesi e semestri.
Se è così - ed è così - allora uno dice: "Beh, insomma, mica è un problema da ridere!". Pertanto, uno va a vedere il problema. E il problema è che questa barca (lo ripeto lentamente) continua a imbarcare acqua. E se è vero - come dice il Presidente Negro, che oggi ha detto due o tre cose importanti (alcune le citerò dopo) - che ha un mare di debiti, la seconda parte di cui ci dobbiamo far carico è che non possiamo più contrarre nuovi debiti, perché abbiamo raggiunto il limite (li abbiamo già fatti). Inoltre gli istituti di credito, un po' perché hanno capito cosa siamo noi (crederete mica che gli istituti di credito facciano beneficenza! Se qualcuno lo pensa è ora che si ravveda!), dubito che ci concedano credito a maggior ragione se la barca continua a imbarcare acqua.
Pertanto, bisogna riporre la barca in condizioni di non imbarcare più acqua nuova. Questo è il numero: 300-400 milioni all'anno. Attendo sempre che qualcuno mi dica che sto dicendo delle sciocchezze e mi fermo subito.
Ma se non dico delle sciocchezze, allora ritengo che ci siano tre o quattro direzioni, massimo cinque (sono scritte nel documento, per chi lo volesse leggere) che si possono intraprendere: il costo del lavoro, le partecipazioni, il patrimonio, e poi due questioni che stamattina non ho citato, ma che metto in fondo. Sono l'utilizzo diverso di risorse oggi esistenti e l'applicazione delle riforme in parte già definite.
Parliamo del personale.
Lo ripeto, emendamento o non emendamento: quello che noi abbiamo proposto è una traduzione regionale di ciò che la spending review nazionale, o la revisione della spesa, ha proposto in sede nazionale per il Governo, per i ministeriali e per gli Enti locali. L'abbiamo studiata l'abbiamo studiata con attenzione: l'impianto è solido, giuridicamente parlando, proceduralmente parlando. È evidente che non c'è da far festa perché, quando si toccano questi temi, questo fa parte delle sventure indipendentemente da che cosa è successo in questa legislatura.
Qui non ci sono manifestazioni o ponti da inaugurare: qui ci sono sacrifici da fare da parte di tutti, e che nessuno pensi che qualche parte ne sarà esclusa.
Noi ci dogliamo delle criticità che il lavoro pubblico avrà - perché le avrà - ma vorremmo, nello stesso tempo, lamentarci delle decine, centinaia di imprese, piccole o meno piccole, che hanno chiuso le loro serrande nel corso degli ultimi anni (informarsi, perché il problema è drammatico) senza - mi pare - che qui sia stata data più di tanta attenzione, e per chi fa parte di un mondo che quello vede come suo elettorato diretto, questo è ancora più drammatico.
Dicevo: costi del personale, applicazione regionale della spending review nazionale, che fa maturare i diritti di chi li ha, fa maturare i diritti di chi li aveva ante-Fornero, utilizza nella massima forma possibile i contratti a termine, utilizza la mobilità per quella che avrebbe dovuto essere e che qui, nella collusione sistemica di Governi e sindacati, non è mai stata considerata.
La mobilità, in Regione, non c'è mai stata, e non c'è mai stata, non perché non ci fosse l'istituto, ma perché è stata resa dichiaratamente impossibile. Andare a vedere i numeri per credere! Infine - certo, con rammarico - gli esuberi.
Questo è il personale. Questo è il tema. Non va bene questa soluzione? Qualcuno ce ne proponga un'altra.
Sul patrimonio, abbiamo detto: ci sono due fondi in corso di definizione (un po' tardi, ma meglio tardi che mai!).
Sulle partecipate, abbiamo cominciato due anni e mezzo fa a dirlo adesso è semplicemente ora di procedere, perché nessuno pensi che noi autorizzeremo un bilancio che garantisca una lira all'esterno dell'Ente Regione prima che i temi dell'Ente Regione e delle persone direttamente collegate vengano esaurite. Mi spiego meglio: dobbiamo definire delle priorità. Per chi fa il Consigliere regionale ieri, di maggioranza oggi non sa, le priorità sono l'Ente Regione, i dipendenti dell'Ente Regione (una volta pulite le piante organiche e definiti gli esuberi) e poi, in linea di priorità, quello che ne segue. Perché non si può fare tutto! Ci piacerebbe, e forse sarebbe stato possibile se fossimo partiti prima.
Forse sarebbe stato possibile se non fossimo usciti da due legislature consecutive dove il dedito è stato usato a piene mani: basta guardare i numeri - nessuno si senta escluso! -patrimonio e risorse.
Lo ha detto per inciso stamattina il collega Wilmer Ronzani: noi usciamo da due legislature in cui usiamo ampie quantità per l'area delle risorse produttive (ieri Assessore Bairati, oggi Assessore Giordano), e siamo massicciamente convinti (magari altri la penseranno diversamente) che, purtroppo, tali risorse non raggiungano l'obiettivo per cui sono state disegnate, che è il mantenimento e lo sviluppo di posti di lavoro. Tutti i testi effettuati dicono che una percentuale che si aggira intorno al 90 di imprenditori che hanno usufruito di questi contributi ha dichiarato che avrebbe fatto lo stesso investimento anche in assenza del contributo.
una sciocchezza ciò che dice Burzi? Glielo dite. Ma se non è una sciocchezza, allora vuol dire che è urgente prendere quelle risorse e tentare, almeno, errori nuovi o vie nuove. Altrimenti, diventa noioso continuare a fare le cose semplicemente perché le hanno fatte gli altri soprattutto se non hanno prodotto degli effetti.
Veniamo alla riforma sanitaria, e su questo argomento chiudo. Abbiamo votato la legge. Noi, non condividendola, l'abbiamo votata su fiducia politica, che c'è stata chiesta ed è stata data. Adesso è ora di applicarla.
Applicarla vuole dire trasformare l'impianto di legge a cui codesta opposizione non è certamente assente, perché mai avevo visto un disegno di legge approvato con 130 o 140 emendamenti presentati dall'opposizione.
Applichiamola (dovrebbe essere largamente condivisa), dividiamola per temi e fissiamo delle date e delle cifre. Perché è evidente che chi vuole occuparsi di efficienza in questa Regione, non può partire dai 2.450 dipendenti della Regione dimenticandosi dei 57.500 che sono i dipendenti diretti della sanità.
Se queste cose verranno fatte (mica tutte, mica abbiamo il dono della verità, ma ci sembra che questa sia la linea da sostenere e ci sembra che questa sia la linea per cui siamo stati eletti) noi rimarremmo molto volentieri alla maggiora. Certo, a quel punto discuteremo anche di "chi fa che cosa", ma solo dopo. Prima ne siamo fuori, Presidente Artesio.
Attendiamo dai Gruppo di Governo che, oltre a dire le cose che non si fanno, ci dicano anche come si fa a fare, perché questo è un onere che spetta a chi ha governato ieri, e probabilmente diventerà forza di Governo a marzo 2013.
La nostra soluzione, in un gioco che si chiama "Mastermind", può non piacere, ma sta in piedi. Siamo disponibili a discutere qualunque altra soluzione, purché stia in piedi e mantenga la linea della barca sopra il pelo dell'acqua.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



PRESIDENTE

Grazie, collega Burzi. Non essendovi ulteriori richieste di intervento, dichiaro chiusa la discussione generale.
Ha chiesto la parola il Presidente della Regione.
Prego, Onorevole Cota.



COTA Roberto, Presidente della Giunta regionale

Brevemente. Ho ascoltato il dibattito e i relativi interventi: alcuni non li condivido e li giudico anche ingenerosi, ma questo fa parte del commento politico e non aggiunge né toglie niente a quelle che sono le cose da fare, o alle mie valutazioni e alle mie linee di azione.
Quello che dovevo dire, l'ho detto del mio intervento. Ovviamente, in un intervento non si può dire tutto, pur avendo parlato per 34 minuti com'è stato ricordato dal Presidente Reschigna. Sicuramente, avrei avuto bisogno di più tempo per toccare tutti i punti, però ciò che ho detto è la sintesi di quelle che sono le cose da fare.
Io ho sempre detto la verità e sono stato l'unico a dire la verità sulla situazione della Regione e sulle cose da fare. Anzi, in molti mi hanno criticato, sostenendo che certe cose non bisognerebbe dirle, che bisognerebbe, magari, fare finta di niente o dare un'immagine più edulcorata.
Io non ho dato un'immagine edulcorata, perché mi rendo conto che talvolta, dire le cose come stanno, in maniera dura e cruda, serve a sensibilizzare e a far capire quella che è la situazione. Questo perch oggi viviamo in una realtà che è assolutamente straordinaria: mi rendo conto che chi fa politica si deve misurare con dei parametri del tutto nuovi, per cui si fa fatica ad accettare quella che è la realtà o quelli che sono i nuovi parametri entro i quali muoversi. Magari uno lo dice una volta, ma non viene compreso. Lo dice due volte... poi, magari, lo dice in tutta la sua crudezza e, alla fine, ci si rende conto della situazione. Ed è già qualcosa il fatto di rendersene conto, per poter agire nella misura giusta.
Tante volte mi sono confrontato con una realtà o, meglio, con una situazione, dove le cose, magari, erano già state dette in Commissione: faccio riferimento ad alcuni dati sulla sanità enunciati in Commissione ad aprile o maggio. Ma nessuno aveva preso in considerazione quanto era stato detto. Successivamente, si scopre che era novità. Ma in realtà non lo era perché quella valutazione era già stata espressa e quei dati erano già stati forniti.
Come dato positivo, dalla seduta odierna colgo, sia nella maggioranza che nell'opposizione, la consapevolezza del momento. È un momento dove ovviamente, bisogna agire e bisogna fare le cose che ho detto, e cioè attuare quelle riforme strutturali che sono state elencate per punti.
Naturalmente, poi, i punti andranno riempiti di contenuti.
Vorrei però anche precisare che dall'inizio di questa legislatura regionale - lo dico con orgoglio - noi ci siamo mossi nella direzione giusta. Magari qualcuno potrà sostenere: "Beh, ma si poteva andare più forte o si poteva fare di più". Sempre nella vita si può fare di più. Per dall'inizio di questa legislatura noi abbiamo imboccato la direzione del risanamento dei conti e della consapevolezza che bisognava cambiare le cose, e abbiamo già fatto alcuni cambiamenti importanti.
Lo dico perché dentro di me lo so, e lo sanno coloro che hanno lavorato direttamente alle varie questioni.
Nell'affrontare questi temi e nel mettere in campo un modo nuovo di fare le cose mi sono scontrato molte volte con sistemi vari, diciamo con interessi vari (non lo voglio dire in maniera dispregiativa, ma in maniera oggettiva), interessi particolari. Io non dico che non si debbano affrontare, però sono interessi particolari, quando invece c'è un interesse generale che, da un lato, non è la somma degli interessi particolari, e, dall'altro, è molto più grande rispetto agli stessi interessi particolari.
molto più importante la tutela dell'interesse generale.
Comunque andrò avanti - noi andremo avanti - nel nostro programma di riforme, e nell'attuare puntualmente la riforma sanitaria. Da questo punto di vista, qualcuno lo ha detto, per cui condivido le considerazioni che sono state fatte.
La riforma sanitaria va attuata puntualmente.
Bisogna anche - mi rivolgo ai Consiglieri di maggioranza più che ai Consiglieri di opposizione, perché ovviamente ai Consiglieri di maggioranza è richiesta una responsabilità maggiore - riuscire a comunicare sul territorio quello che si sta facendo, altrimenti si va incontro a strumentalizzazioni che non vanno bene e bloccano il lavoro che si sta facendo. Bisogna avere anche la giusta elasticità nell'affrontare alcuni temi, perché se il risultato finale non cambia, e arriva un'idea o un suggerimento, e questa idea o questo suggerimento sono giusti, perché non accoglierli? Sarebbe controproducente non accoglierli.
Faccio riferimento ad una visita che ho fatto insieme all'Assessore Monferino in Valsesia: altro che modificare le caratteristiche o la classificazione dell'ospedale di Borgosesia! Semplicemente c'erano due territori, due realtà che chiedevano di poter lavorare insieme.
Ufficialmente, gli amministratori locali hanno chiesto di poter far lavorare insieme queste due strutture. Allora perché non prendere in considerazione questa disponibilità? Ricordo un caso diverso; dico qui "diverso", perché poi magari domani sui giornali mi ritrovo un'altra strumentalizzazione. Quando i Sindaci di Alba e di Bra hanno chiesto di poter lavorare insieme, si parlava di chiusura di due ospedali per la creazione di un ospedale unico.
Questo è un caso diverso, perché qui abbiamo due ospedali che sono vivi e vegeti e che saranno vivi e vegeti perché sono due strutture importanti: quindi, perché non ascoltare il territorio? Questa è l'impostazione.
Presenteremo in Consiglio regionale un piano al quale stiamo lavorando.
Un piano organico che potrete giudicare; un piano di intervento. Possiamo dire "piano di risanamento", utilizziamo pure il termine che vogliamo, ma io preferirei parlare di piano di intervento, perché a questo stiamo lavorando.
Ovviamente, ho la volontà di confrontarmi con voi in ordine al contenuto. Spero di poter trarre anche da voi - in questo caso mi rivolgo all'opposizione - stimoli, elementi positivi e suggerimenti. Spero anche che ne condividiate alcune parti. Non ho la pretesa che condividiate tutto però sui problemi oggettivi spero ci sia un'onestà intellettuale che prescinde dalle strumentalizzazioni politiche. Ovviamente, ognuno si determinerà come ritiene, per carità, però questo sforzo lo farò e penso che sia giusto così.



PRESIDENTE

Grazie, Presidente.
Dichiaro chiusa la comunicazione con la replica del Presidente della Regione, che ringrazio.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.03)



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