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Dettaglio seduta n.296 del 07/11/12 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



(Alle ore 15.30 il Presidente Cattaneo comunica che la seduta avrà inizio alle ore 16.00)



(La seduta ha inizio alle ore 16.00)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Angeleri, Cota, Giordano, Goffi Maccanti e Sacchetto.
Il numero legale è 28.


Argomento: Commercio al dettaglio

Esame proposta di deliberazione n. 223, inerente a "Revisione degli 'Indirizzi generali e criteri di programmazione urbanistica per l'insediamento del commercio al dettaglio in sede fissa': Modifiche all'allegato A della deliberazione del Consiglio regionale 29 ottobre 1999 n. 563-13414 (Indirizzi generali e criteri di programmazione urbanistica per l'insediamento del commercio al dettaglio in sede fissa, in attuazione del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114)"


PRESIDENTE

Colleghi, come abbiamo concordato questa mattina, procediamo alla trattazione della proposta di deliberazione n. 223, di cui al punto 5) all'o.d.g.
L'Assessore Casoni dà per illustrata la relazione, quindi iniziamo con la discussione generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Biolé; ne ha facoltà.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
Abbiamo avuto alcune sedute in III Commissione per analizzare la proposta di deliberazione in oggetto e, a mio modo di vedere, è stato svolto un lavoro utile per il confronto che c'è stato tra la Giunta e alcuni Gruppi di opposizione che avevano dei dubbi e che ponevano delle richieste di modifica a diverse parti della deliberazione.
Alcune delle richieste sono state discusse e in qualche modo inserite all'interno del testo tramite un lavoro che è stato fatto anche a latere della Commissione e quindi ritengo che, in parte, la volontà di confronto con le richieste di alcuni Gruppi di opposizione sia stata attuata.
Come Gruppo consiliare, abbiamo ancora depositato per la discussione in Aula alcuni emendamenti che riteniamo importante quantomeno sottoporre all'attenzione di tutti i colleghi che, per motivi diversi, non hanno potuto affrontare, ascoltare, discutere o pensarci, nel senso di valutare le nostre richieste di modifica alla delibera in sede Commissione. Di conseguenza, questi punti, che vanno a interessare i vari articoli del testo, soprattutto per quanto riguarda l'articolo 6 e altre parti verso il fondo del testo, saranno dal nostro Gruppo illustrati via, via mentre prosegue la discussione e riteniamo che sia importante valutarli attentamente da parte di tutti i colleghi.
Diciamo che la base di intenzioni da cui nasce questo tipo di testo è per buona parte condivisa dal nostro Gruppo rispetto alla volontà della Giunta, cioè quella di dotare la Regione di un testo che possa andare incontro a un più limitato - noi speriamo limitato al 100% - consumo di territorio, soprattutto agricolo, per quanto riguarda i nuovi insediamenti commerciali. Sappiamo che, da questo punto di vista, c'è stato l'impegno dell'Assessore Casoni; ci sono però alcune parti che vanno ad intaccare secondo il nostro punto di vista, un'altra problematica, che è quella desertificazione dei centri urbani, soprattutto i centri storici, rispetto alla presenza di negozi di vicinato che possano avere anche una certa storia alle spalle.
C'è una visione un po' diversa da parte di Giunta e maggioranza rispetto alla nostra visione, perché già dalla discussione in Commissione (ne parleremo sicuramente anche oggi) ci è sembrato di capire che il punto di vista della proposta che andiamo a discutere è che la possibile eventuale presenza di nuove aree, nuove zone, nuovi edifici, nuove strutture in cui si possa inserire l'attività commerciale all'interno dell'area urbana con medie superfici possa fungere da "sacca" per salvare la città e quindi il centro urbano rispetto alla desertificazione, in modo da evitare che ci sia una chiusura tout court dei negozi di vicinato.
Invece, dal nostro punto di vista, proprio il fatto di poter insediare queste medie strutture all'interno del centro urbano crea un danno che è la chiusura totale e la desertificazione ancora più marcata proprio all'interno di quelle che sono le aree più centrali, le aree cosiddette zone A1 e A2 (centro storico e la parte subito adiacente). Questa è una delle cose che distingue il punto di vista del nostro Gruppo da quello della maggioranza; punto di vista da cui nasce questa nostra proposta.
Ci sono ancora alcuni dettagli che riteniamo di dover emendare per quanto riguarda la presenza di infrastrutture viarie nelle immediate vicinanze dei nuovi insediamenti o dei territori che prevedrebbero i nuovi insediamenti commerciali. Dal nostro punto di vista, è importante che queste infrastrutture già siano presenti sul territorio per poter permettere i nuovi insediamenti e quindi anche in questo caso andremo a chiedere una modifica al testo.
Altre richieste di modifica riguardano quella che consideriamo assolutamente una non accettabile elevata ed eccessiva monetizzazione della parte a parcheggio, soprattutto nei centri urbani, che presentano già poche zone utili per la sosta. Il fatto di rendere monetizzabili ulteriori parti di superficie che invece dovrebbero, secondo noi, essere adibite proprio alla sosta e al parcheggio perché così ci è stato detto, è una richiesta che viene comunque anche dalle Amministrazioni comunali.
Insomma, dal nostro punto di vista la pianificazione e la programmazione, che è prerogativa della Regione, non deve abdicare a quelle che possono essere delle richieste anche forti da parte degli Enti. Ciò per una questione di buonsenso, non tanto per una questione politica o per permettere l'aumento eventuale del traffico nel centro cittadino, perché se ci sono comunque nuovi nuclei commerciali che attraggono persone che in qualche modo utilizzano il mezzo privato, crediamo opportuno che ci sia anche lo spazio per poter accoglierle sia le persone che i mezzi privati.
Come dicevo, andremo a illustrare i vari emendamenti e poi, conferendo con l'Assessore, abbiamo richiesto eventualmente un parere per quanto riguarda l'eliminazione dei tetti massimi per gli insediamenti commerciali grandi extraurbani (cosiddetti L2). Ci è stato riferito più volte (per questo abbiamo chiesto un parere formale e motivato magari anche da parte dell'Avvocatura della Regione) che il fatto di porre dei vincoli in questo senso avrebbe potuto essere oggetto di impugnativa da parte del Governo centrale, in quanto alcune misure varate dall'attuale Governo non prevedono o non prevedrebbero, per l'interpretazione data dalla Giunta e da alcune associazioni di Comuni - vincoli di superficie massima rispetto a questo tipo di strutture.
Comunque, questo non ci convince, anche perché l'Avvocatura della Regione ha reso soltanto un parere informale, mentre il parere formale è stato espresso dall'associazione dei Comuni.
In ogni caso, al di là del parere, riteniamo molto rischioso per il futuro non porre questo tipo di vincolo; in qualche modo, potrebbe anche determinare conseguenze negative rispetto all'intenzione iniziale, quale innanzitutto, la moratoria, che poi è stata prorogata, rispetto ai nuovi insediamenti. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Grazie, Presidente.
Come ribadito in Commissione, anche in Aula conveniamo sull'esigenza di mettere mano ad una riforma della programmazione e sulla necessità di giungere, attraverso un confronto - in Commissione è stato costruttivo pertanto ci auguriamo che lo sia anche in Aula - all'approvazione di questo provvedimento in tempi brevi, per almeno due ragioni. Le abbiamo già richiamate, ma, forse, vale la pena ricordarle a me stesso e ai colleghi presenti.
Innanzitutto, a partire dal primo gennaio entreranno in vigore le norme che liberalizzerebbero completamente il settore, in assenza di un adeguamento della normativa da parte della Regione. Poi, occorre evitare che scadano i termini della moratoria, creando un vuoto che, nella fase di interregno, consentirebbe la presentazione di richieste di autorizzazione fatto che avvenne - i colleghi lo ricorderanno - durante la prima delle varie moratorie disposte.
Noi riteniamo che queste due eventualità rappresentino una iattura e naturalmente, siano da evitare. Con la programmazione vogliamo evitare esattamente questi rischi, quindi tentare di introdurre norme di governo e di riforma della programmazione che ci evitino il primo e il secondo di questi rischi.
Ciò detto - per quanto riguarda la seconda considerazione - in questa discussione non si può prescindere da alcuni elementi di contesto e da una valutazione che svolgerò brevemente, ma ritengo opportuno compiere, sulla crisi e sugli effetti che la crisi economica e sociale determina relativamente a questo settore, che rappresenta una parte non più secondaria dell'economia piemontese e che nel paese occupa 4 milioni di persone.
del tutto evidente che il crollo della domanda interna e dei consumi determini effetti sull'intero settore. Da questo punto di vista, sono assai istruttivi alcuni dati che accompagnano la relazione alla deliberazione proposta, i quali dimostrano che, per tutta una fase, che si protrae fino al 2011, i processi di trasformazione del settore commerciale nella nostra Regione hanno fatto registrare alcuni dati positivi. C'è stato un aumento della grande distribuzione, con i grandi centri commerciali, ma, altresì c'è stata una crescita degli esercizi di vicinato. Quindi, vuol dire che quelle politiche hanno consentito - soprattutto alcune misure che, oggi non compaiono nella legge finanziaria che la Giunta ha presentato, quale il finanziamento dei PQ - di governare il processo relativo al settore.
Non credo che lo stesso fenomeno possa verificarsi nel 2012 e nel 2013.
Questa è un po' la nostra opinione. Credo che l'anno 2012 - la crisi alcune prese di posizione e alcune riflessioni che stanno circolando nel mondo associativo lo stanno dimostrando - si chiuderà con un segno negativo, per tutta una serie di ragioni, di cui illustro la principale: la crisi colpisce, innanzitutto, i piccoli negozi, che sono i primi esposti ai contraccolpi del calo della domanda, ma, in qualche misura, tocca anche la grande distribuzione, la quale, certo, è più robusta, può fronteggiare meglio la crisi, per un complesso di ragioni, perché riduce i ricavi; ha maggiore capacità di stare sul mercato perché ha una maggiore capacità finanziaria, ma è evidente che il settore deve fare i conti con le conseguenze che la crisi sta producendo sul reddito delle persone e sulla domanda interna.
Ancora una considerazione, poi mi avvio alla terza riflessione: la vicenda del settore del commercio, che è legata al calo della domanda che ne sta determinando la crisi, fa emergere un problema, che va al di là ovviamente, dell'odierna discussione, che reclama una svolta di politica economica. Infatti, è evidente che la vicenda di cui stiamo discutendo dimostra che il rigore da solo non è sufficiente. Quindi, è necessario immaginare politiche di crescita e di sviluppo della domanda, senza le quali la crisi di questo e altri settori è destinata a diventare pesante.
Da questo punto di vista, è auspicabile che le misure previste nella legge di stabilità, mi riferisco in particolare al cuneo fiscale, possano essere utilizzate per liberare risorse da destinare, ovviamente, non solo alle imprese, ma anche ai salari e ai redditi da lavoro. Infatti, questa è la via maestra con cui tentare di recuperare parte della capacità di spesa delle famiglie italiane.
Di fronte a questo contesto deve porsi il problema degli strumenti di programmazione con i quali governare un settore così complesso. Ovviamente l'obiettivo è non soltanto tener presente che il primo gennaio entreranno in vigore norme liberalizzatrici e che occorre evitare la scadenza dei termini della moratoria, ma disegnare, nella misura possibile, una stagione diversa, una fase nuova della politica di programmazione in questo settore.
Ciò detto - mi avvio alla quarta riflessione - credo che il testo - lo ha detto in precedenza il collega Biolé - contenga elementi condivisibili.
Condividiamo l'idea di impedire l'utilizzo di aree agricole per l'insediamento dei centri commerciali e la consideriamo una norma innovativa e positiva. Nella discussione in Commissione abbiamo inteso le "aree agricole" come bene comune, per sottolineare l'esigenza della loro salvaguardia e così da evitare un ulteriore consumo di suolo, obiettivo che, ovviamente, condividiamo.
Credo dovremmo - non qui, forse la sede appropriata è la legge urbanistica che seguirà l'approvazione di questa deliberazione - affrontare il problema di come non soltanto impedire l'utilizzo di quelle aree agricole con già questa destinazione, ma anche di quelle aree che, pur avendo una diversa destinazione, vengono utilizzate per scopi agricoli.
Ripeto, non è questa la sede per affrontare questa questione; tuttavia, la discussione aperta in quest'Aula, che riguarda la riforma della politica urbanistica, può essere la sede nella quale avviare una riflessione che ci porti a superare in positivo la norma contenuta nella delibera che stiamo esaminando.
Approvo la proposta di individuare nell'accordo di programma tra Regione, Comuni e Province lo strumento con cui non già rilasciare le autorizzazioni, ma per coinvolgere nel processo volto ad individuare le nuove localizzazioni i vari soggetti istituzionali. È giusto l'obiettivo di individuare un percorso che sia il più condivisibile possibile.
Infine, è da considerare positivo il tentativo, anzi, la scelta che la deliberazione compie e che, in qualche modo, è un po' ciò che innerva in una certa misura il provvedimento che stiamo esaminando: l'idea che in questa fase la programmazione regionale debba porsi il problema non già di allargare e potenziare l'offerta, ma più concretamente il problema di riqualificare la rete esistente attraverso una serie di misure che nella deliberazione vengono individuate.
L'ultima considerazione riguarda la discussione che si è svolta in Commissione, il fatto che in quell'ambito il confronto ha consentito di raggiungere e introdurre miglioramenti ulteriori.
Noi, per esempio, abbiamo sostenuto con forza in Commissione - ed è positivo il fatto che la maggioranza abbia finito per raccogliere questo nostro emendamento per farlo proprio - di recepire nella deliberazione il protocollo "Itaca". Mi sembra anche questa una scelta innovativa, perch sarebbe davvero impensabile se noi non ci ponessimo l'obiettivo ed il problema di fare in modo che le modalità costruttive dei nuovi insediamenti commerciali, oltre una certa superficie, tengano conto dell'esigenza di contenere i consumi energetici e affrontare il tema della sostenibilità ambientale.
Quindi, penso che sia positivo il fatto che la maggioranza e la Giunta abbiano considerato e fatta propria questa norma mentre ritengo che sia stato giusto accogliere un altro emendamento; cito soltanto questo ed evito il riferimento ad altri emendamenti che pure sono stati accolti, che riguardano le norme sugli ampliamenti, che abbiamo chiesto che fossero più cogenti da un certo punto di vista. Rimangono invece - l'Assessore e la maggioranza lo sanno - aperte due questioni, che riassumo per sommi capi.
La prima riguarda l'utilizzo delle aree industriali precedentemente occupate da attività industriali; la seconda riguarda - noi crediamo - la necessità di limitare la presenza di esercizi di vicinato all'interno delle medie e grandi strutture di vendita.
Sulla prima questione, la Giunta ha, in parte, tenuto conto di una richiesta avanzata dal nostro Gruppo e ha introdotto il vincolo dei due anni. Come i colleghi sanno, prima il vincolo era decennale con alcune possibilità di deroga. Bene, come ribadiamo in questa sede, per questo c'è un emendamento, firmato dai colleghi del Gruppo che rappresento, secondo cui il vincolo dovrebbe essere elevato a cinque anni.
Badate, la questione è molto delicata, è molto seria. Perché ci rendiamo conto perfettamente dell'esigenza di evitare l'utilizzo di nuovo suolo, perché significa utilizzare giustamente le aree dismesse. Per quanto ci riguarda, non è questa la questione, anzi è un'esigenza che condividiamo totalmente. Il punto però è trovare un equilibrio corretto tra questa esigenza e l'esigenza di evitare che possano verificarsi fenomeni negativi.
positivo il fatto che, per esempio, correggendo l'esperienza precedente si sia previsto che sia accertata e comprovata la dismissione di quell'area a seguito della cessazione di un'attività industriale.
La seconda questione che rimane aperta riguarda, invece, la presenza di negozi di vicinato dentro le medie e grandi strutture di vendita. La proposta della Giunta è quella di indicare nel 25% la superficie massima utilizzabile. Per le ragioni che in parte ha richiamato anche il collega Biolé, riteniamo che questa percentuale debba essere ridotta ulteriormente.
Abbiamo proposto in Commissione la soglia del 10%, mentre il nostro emendamento di oggi propone il 15%, ma qui faccio un ragionamento che non è soltanto di percentuali: c'è un ragionamento di merito dietro la percentuale. Il ragionamento di merito è che noi dobbiamo evitare l'impoverimento, attraverso una soglia eccessiva, del tessuto commerciale urbano, che invece vogliamo preservare e difendere.
Sono queste, Presidente, alcune delle questioni che abbiamo posto durante la discussione in Commissione su questo provvedimento. Ci auguriamo che la discussione aiuti a risolvere una parte dei problemi che sono aperti e che abbiamo indicato.



PRESIDENTE

Grazie, collega Ronzani.
La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Anzitutto, i colleghi mi concederanno una brevissima riflessione non come Consigliere, ma in qualità di Presidente della Commissione. Devo ringraziare (l'ho già fatto in Commissione, ma ci tengo a farlo anche in Aula) i colleghi della Commissione, tutti, e la Giunta regionale, perch credo che sia stato fatto, al di là di alcuni aspetti che ancora non trovano ovviamente una totale condivisione, un ottimo lavoro, perché al testo della deliberazione che l'Assessore Casoni ha presentato sono state apportate alcune significative migliorie, come risulta dal testo delle deliberazione emendato dalla stessa Giunta regionale e approvato dalla Commissione.
Quindi, credo che questo sia un buon biglietto da visita per una deliberazione che riteniamo estremamente significativa, perché è possibile derubricare, ma riteniamo riduttivo limitare questa deliberazione a un provvedimento che si occupa esclusivamente di programmazione commerciale.
Certamente, fa questo. Certamente ve n'era per molti motivi la necessità ma in realtà questa deliberazione, anche con alcuni aspetti innovativi che alcuni colleghi hanno ricordato, interessa settori differenti. Non si limita soltanto all'aspetto della promozione commerciale e dell'attività commerciale, ma si riferisce anche a tutte le ricadute occupazionali di un settore che, peraltro, è stato ed è trainante nella nostra regione, perch sotto questo rispetto ha evidenziato per molti anni segni di inversione di tendenza rispetto ad altri settori.
Mentre in molti settori avveniva una decrescita sia del numero degli occupati, sia del numero di imprese, per molti anni il mondo del commercio ha rappresentato l'esatto opposto. Ma la deliberazione è estremamente significativa anche per ciò che riguarda gli aspetti urbanistici, non soltanto con alcune importanti novità legate alle limitazioni del consumo di suolo, ma anche con importanti novità rispetto, per esempio, alla riqualificazione dei centri urbani.
Se pensiamo che questa deliberazione cerca il più possibile di non prevedere la nuova utilizzazione di aree agricole e, al contempo, di prevedere la riqualificazione di edifici industriali o non dismessi, questo non solo comporta un non consumo di suolo, ma comporta anche una riqualificazione di aree che, essendo oggi dismesse, rappresentano spesso delle situazioni di degrado all'interno delle città o dei centri urbani. Al tempo stesso, trasformare un'area che oggi è luogo abbandonato, perché oggi non vi si svolge alcun tipo di attività, né imprenditoriale, né di servizi in un'area commerciale significa rivitalizzare un'intera parte dei centri delle aree urbane.
Inoltre, interviene anche in senso positivo, in un confine estremamente complicato, nel tentare di regolamentare un aspetto legato alle liberalizzazioni, che è un aspetto che incide fortemente dalle ultime normative regionali, ma che è necessario - noi riteniamo - regolamentare perché credo che in questa terza programmazione commerciale oggi siamo di fronte a un atto deliberativo che, al di là dell'aspetto burocratico dell'atto in sé, sia la deliberazione più matura che la programmazione commerciale ha espresso.
Non fosse altro per il momento storico che stiamo vivendo, dopo l'approvazione della legge regionale n. 28, con la prima deliberazione di programmazione commerciale del 1999 abbiamo avuto un momento in cui nella nostra regione vi era grande libertà di realizzazione di grandi attività commerciali anche per la mancanza di una parte di questi.
Quella deliberazione, in vigore dal 1999 al 2006, è quella sulla quale è stato presentato il maggiore numero di autorizzazioni. Infatti, i colleghi presenti nella precedente legislatura ricorderanno che, quando venne annunciata la riforma della deliberazione di programmazione commerciale, venne presentato un alto numero di domande.
quella che ha consentito la realizzazione di un numero consistente di L3, grandi aree commerciali che poi sono state cassate con la deliberazione di programmazione commerciale del 2006. Mentre oggi arriviamo ad una nuova modalità di programmazione commerciale che tiene conto già della grande quantità di distribuzione commerciale presente nel nostro territorio cercando di fare una programmazione che non sia limitativa della libera concorrenza, ma che al tempo stesso rispetti un patrimonio estremamente importante per la nostra regione, quale è il commercio di vicinato.
Se consideriamo che questa deliberazione è in qualche modo figlia di una norma, quella del luglio 2011, che prevedeva una serie di modifiche che oggi, di fatto, si sommano alla deliberazione di programmazione commerciale, un tempo certo per la realizzazione dei centri commerciali senza la possibilità di deroghe quasi infinite, un aumento degli oneri per la grande distribuzione e, soprattutto, il fatto di aver voluto prevedere sia nel luglio 2011 e nel luglio di quest'anno, un blocco della possibilità di presentazione delle domande per la grande distribuzione, arriviamo oggi o quando approveremo questa deliberazione, ad avere una situazione in cui le nuove realtà che si vorranno affacciare nella nostra regione non potranno fare attività speculativa, come altre volte è avvenuto, legittima.
Non potranno farsi autorizzare un centro per poi provare a venderlo a terzi, perché questo la legge non lo consente più, né tenere per molti anni in mano un'autorizzazione senza trovare il soggetto commerciale che la metta in atto e consentendo che tutti procedano a presentare domande di autorizzazione commerciale con la deliberazione che andremo ad approvare.
Quindi, credo che la moratoria sia stata un'altra attività estremamente utile che questo Consiglio ha approvato.
Ritengo che sia un provvedimento estremamente utile e significativo non solo per gli aspetti puramente commerciali, ma per tutti gli aspetti urbanistici, di tutela del suolo, di riqualificazione urbana e di regolamentazione dell'aspetto di liberalizzazione previsto dalla legislazione di questo governo che la delibera affronta in modo compiuto.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Ringrazio anche l'Assessore per l'attenzione che vorrà dedicare al mio intervento. Sicuramente è stato già detto molto dai colleghi che mi hanno preceduto, in particolare dal mio collega di Gruppo, Biolé.
Volevo concentrarmi soprattutto su due o tre parti della delibera che secondo noi, sono importanti, che sono quelle che abbiamo già toccato in Commissione e su cui abbiamo lasciato un po' correre, accogliendo in maniera molto accondiscendente la scadenza della moratoria del 27 novembre.
A dire il vero, avremmo potuto anche fare un po' più di pressione politica e intendiamo farla in Aula, perché nonostante il parere non formale che ha rilasciato l'Avvocatura della Regione, continuiamo a non comprendere - prendendo pure per buona la motivazione che ci ha dato gli uffici tecnici della Regione - per quale motivo sugli L1 sono stati mantenuti i limiti e sono stati anche aumentati, mentre sugli L2 non sono stati messi.
Ricordo per chi magari non era presente o è stato disattento in Commissione - se non ricordo bene, l'Assessore, se mi vuole correggere, ha tutte le modalità per farlo - che per quanto riguarda gli L1, proprio citando il comma 2 dell'articolo 1 del decreto legge n. 201 del 2011, il cosiddetto "Salva Italia", si dice che non si possono mettere dei limiti per le attività commerciali. Il decreto recita: "Le norme che prevedono limiti numerici, autorizzazioni, licenze, nulla osta o preventivi atti di assenso dell'amministrazione comunque denominati per l'avvio di un'attività economica non giustificati da un interesse generale, costituzionalmente rilevante e compatibile con l'ordinamento comunitario nel rispetto del principio di proporzionalità".
Credo che gli interessi generali costituzionalmente rilevanti e che non confliggano con l'ordinamento comunitario, quindi fondamentalmente della libera concorrenza, si possono rispettare, almeno mantenendo i limiti dimensionali degli L1. Se il ragionamento, che condivido, almeno per quanto riguarda gli L1, che hanno fatto gli uffici, cioè che l'interesse generale è mantenere la vivibilità, la fruibilità della città e del centro urbano (perché gli L1 sono all'interno del centro urbano), a maggior ragione, per mantenere la fruibilità e la vivibilità del centro urbano, chiederei di mantenere - e lo chiederemo con l'emendamento - i limiti dimensionali che erano nel testo, prima che venisse modificato da questa deliberazione.
In più, per quanto riguarda gli L2, pur riconoscendo i pareri legali che si sono sentiti, non dico che l'impugnabilità da parte della Corte Costituzionale sia abbastanza discrezionale, però è molto difficile prevederla prima di un testo di legge.
ovvio - su questo concordo con l'Assessore - che è meglio stare un po' abbottonati, perché non vorremmo che il 1° gennaio partissero le norme draconiane e liberalizzatrici del Governo Monti. Però, secondo me, almeno con una punta di diritto non mi sembra che pensare che per gli L2 si possa mantenere il limite che c'era prima, valutando un interesse generale comunque del territorio della prima fascia extraurbana, esattamente nello stesso modo in cui si riconosce per gli L1 la necessità di mantenere l'interesse generale della vivibilità del centro urbano. Anche perché c'è una continuità tra il centro storico dove ci sono magari nuclei addensati centro urbano in cui ci sono gli L1 e area periferica extraurbana in cui ci sono gli L2. Fermo restando il concetto, che ha trovato largo consenso, di salvaguardare il consumo del territorio, quindi cercare di evitare il consumo di suolo.
Noi ovviamente sugli L1 chiediamo fortemente di poter ripristinare i limiti, perché mi sembra che vada nella stessa direzione della decisione presa e assunta dall'Assessorato; sugli L2 chiediamo di ripristinarli.
Questa invece sarà una valutazione politica, la cui responsabilità ovviamente se l'assumerà il Consiglio o se l'assumerà l'Assessore, se si vuole fare intendere che appunto c'è la certezza matematica o un rischio molto elevato dell'impugnazione da parte della Corte costituzionale.
vero, per quanto riguarda l'utilizzo delle aree dismesse abbiamo trovato una "quadra" in Commissione; però in questi giorni ci abbiamo pensato ancora. Ovviamente non abbiamo il campione dei 1.206 Comuni piemontesi, ma veramente ci risultano molto pochi i Comuni che non hanno delle aree dismesse. E, comunque, si potrebbe dire - e questo sarà probabilmente oggetto di discussione in un nostro emendamento - che i Comuni che hanno aree dismesse, devono non in via prioritaria ma obbligatoriamente utilizzare quelle aree; poi capiamo ancora con gli Uffici se all'interno di una legge è possibile scrivere l'obbligo: io credo di sì.
ovvio che un Comune può proprio non avere, dalla sua storia degli ultimi duecento anni, un'attività, un capannone dismessi; mi sembra strano però poniamo il caso che sia così, perché in Piemonte abbiamo Comuni anche molto piccoli, anche se non penso che un Comune molto piccolo - noi citiamo sempre, in provincia di Torino, il Comune di Moncenisio (non perché non ci piaccia, anzi: è un Comune bellissimo) - sia ideale per un grande centro commerciale: chi lo conosce sa benissimo che tutto ci può stare, a Moncenisio, tranne che un centro commerciale.
Sicuramente, però, andando a ragionare su quei Comuni che sono almeno ubicati in pianura, e che quindi hanno intorno magari altri Comuni più grandi e più popolosi, e che verosimilmente hanno aree dismesse, secondo me si poteva - e si può ancora - osare un po' di più.
Noi quindi oseremo e proveremo a fare un emendamento che ripristini quanto detto in Commissione. Ovviamente anche questo è un dato politico su cui ci confronteremo durante l'analisi degli emendamenti.
Questi, quindi, sono i tre nodi principali che ancora vorremmo discutere bene con l'Assessore, oltre ad una serie di punti secondari che verranno illustrati nel corso del dibattito. Fondamentalmente, per riassumendo, i limiti dell'L1 devono essere ridotti a come erano prima non c'è motivo per aumentarli - e bisogna valutare seriamente la possibilità di ripristinare i limiti degli L2.
Con questa considerazione chiudo veramente e interverrò in poi seguito nel merito dei singoli emendamenti. Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, dichiaro chiuso il dibattito generale.
Prima di proseguire su questo tema, desidero comunicare l'esito della votazione sul punto relativo alle nomine.


Argomento: Presidente della Giunta Regionale

Nomine - Proclamazione degli eletti


PRESIDENTE

Relativamente al punto 3) all'o.d.g., che reca "Nomine", in base allo scrutinio effettuato, possiamo procedere alla proclamazione degli eletti della seguente nomina: Proposta di deliberazione n. 124: "Garante regionale delle persone sottoposte alle misure restrittive della libertà personale nell'ambito del territorio della Regione" (l.r. 2 dicembre 2009 n. 28) La votazione non è valida in quanto non si è raggiunta la maggioranza dei due terzi dei Consiglieri assegnati all'Assemblea, pari ai 40 voti sull'unico candidato.
Dalla prossima volta, com'è noto, il quorum per la validità della votazione è pari alla maggioranza assoluta.


Argomento: Commercio al dettaglio

Esame proposta di deliberazione n. 223, inerente a "Revisione degli 'Indirizzi generali e criteri di programmazione urbanistica per l'insediamento del commercio al dettaglio in sede fissa': Modifiche all'allegato A della deliberazione del Consiglio regionale 29 ottobre 1999 n. 563-13414 (Indirizzi generali e criteri di programmazione urbanistica per l'insediamento del commercio al dettaglio in sede fissa, in attuazione del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114)" (seguito)


PRESIDENTE

Proseguiamo l'esame della proposta di deliberazione n. 223, di cui al punto 5) all'o.d.g.
Ha chiesto la parola l'Assessore Casoni, ne ha facoltà.



CASONI William, Assessore al commercio

Anch'io voglio ringraziare la Commissione e gli Uffici del mio Assessorato, che hanno lavorato alacremente per preparare una proposta di deliberazione, che anche il collega Vignale ha definito forse la più importante nella storia della Regione, per quanto muove, per gli interventi che innesca anche in campo urbanistico, ordinativo e procedurale e per il suo configurarsi come filosofia di approccio agli obiettivi che vuole raggiungere.
Sono state giustamente anche citate dal collega Ronzani due date per noi invalicabili, che sono quella del 27 novembre, quando scadrà la moratoria, e quella del 1° gennaio, quando scatterà nei suoi pieni poteri il decreto cosiddetto "Salva Italia" del Governo Monti, che liberalizzerebbe totalmente il settore del commercio creando quindi un'anarchia difficilmente controllabile sul nostro territorio; decreto contro il quale, peraltro, la nostra Regione è ricorsa alla Corte costituzionale. E credo che nel fare questo lavoro si sia tenuto conto delle esigenze che sono state evidenziate.
Dico che sugli emendamenti che sono stati presentati dal Partito Democratico - due soli emendamenti di merito - possiamo discutere, perch credo che costituiscano elementi sui quali si può riflettere.
Ai colleghi del Movimento 5 Stelle che hanno presentato un numero abbastanza elevato di emendamenti, che ripropongono in gran parte discussioni che già sono state fatte in Aula, avevo dato disponibilità affinché si recassero presso i miei Uffici a verificare il perché di certe scelte e a vedere che ci muoviamo in una corsia molto angusta. Quella che stiamo affrontando è una materia molto complessa, che ha un canale molto stretto nel quale ci dobbiamo muovere. Logicamente, infatti, un'impugnativa di questa legge comporterebbe per noi veramente una iattura: vorrebbe dire che dal 1° gennaio chiunque potrebbe aprire qualunque attività commerciale di piccola, media, grande distribuzione nella nostra Regione, con alcuni passaggi burocratici assolutamente certi.
Da qui, dunque, emerge l'esigenza di questo nostro intervento. Mi sono fatto carico di uno dei principali problemi che il Gruppo del Movimento 5 Stelle aveva presentato, che era quello di chiedere come mai non fosse stato posto un limite numerico ai cosiddetti L2, mentre è stato posto per quanto riguarda gli L1. Già su questo punto è stato citato quello che dice il decreto del Governo Monti, che impone il divieto assoluto di porre limiti numerici, salvo per i problemi di interesse generale che già sono stati ricordati prima.
Allora, in un ambito urbano questi limiti sono facilmente identificabili e quantificabili, quindi in un certo senso inconfutabili perché l'espressione stessa "ambito urbano" denota degli interessi chiaramente contrapposti su un piccolo territorio fortemente urbanizzato e che impone delle limitazioni. Su questo abbiamo chiesto parere all'Avvocatura regionale che ci conforta in questa impostazione, cosa che fa addirittura l'ANCI; quindi non solo, collega Biolé, qualche Comune: questo parere che ci è stato trasmesso è quello ufficiale dell'ANCI l'Associazione Nazionale dei Comuni italiani, senza peraltro che un solo Comune - ci tengo a dirlo - si sia dichiarato contrario a questo principio.
La stessa ANCI ci invita ad approvare in fretta il provvedimento perché ben conosce i rischi connessi ad una non approvazione, a dare ai Comuni delle regole certe e soprattutto ad evitare di farsi impugnare la legge, perché allora anche i Comuni non avrebbero più alcuna difesa.
Fa piacere che su questo abbiamo trovato piena assonanza con gli interlocutori locali. A volte ci viene detto che abbiamo delle logiche regionaliste; ecco, in questo caso logica regionale, logica provinciale logica comunale, associazioni sindacali di categoria sostengono pienamente questa proposta di deliberazione. È un fatto quasi unico che l'ANCI abbia approvato all'unanimità il provvedimento, addirittura prima che arrivasse in Aula.
Giustamente, poi, vengono posti alcuni problemi di bilanciamento e di bilancino su dei numeri, su degli anni, su delle situazioni per calibrare al meglio uno strumento che possa essere pienamente efficace.
Chiedo, dunque, agli amici del Movimento 5 Stelle non di ritirare gli emendamenti, ma di discuterne, magari, in maniera diversificata: molti di essi, infatti, sono semplici abrogazioni di parti di testo. Almeno quelli non di merito, presentiamoli in forma unitaria. Quelli di merito, invece approfondiamoli di più. Così facendo, si agevolerebbe l'economia dei nostri lavori: prima si ottiene un risultato e prima potremo garantire disposizioni celeri ai Comuni e tempi certi per la loro adozione.
Visto il momento di difficoltà e di crisi economica in cui viviamo spesso i Comuni si sentono isolati dai contesti superiori per vari motivi garantire delle certezze ai Comuni e all'intero settore del commercio (operatori e lavoratori impiegati in questo comparto) è sicuramente un'azione doverosa. Concludo chiedendo quindi che nella discussone degli emendamenti sia adottata questa modalità, affinché si possano approfondire maggiormente gli emendamenti tecnici e di sostanza.
Questo emendamento, ad esempio, recita: "All'articolo 1, il comma 1 viene abrogato", senza motivazioni ulteriori: questi sono un po'... Visto che ce ne sono diversi, chiedo che siano quantomeno presentati insieme; mi impegnerò a rispondere a tutti gli elementi, in modo da evitare una sorta di "ping pong", che non penso sia produttivo per nessuno.



PRESIDENTE

Procediamo all'illustrazione di tutti gli emendamenti presentati.
Ci sono degli articoli, ma si tratta, comunque, di una proposta di delibera; pertanto, non saranno votati i singoli articoli, ma l'intera delibera.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Questa è la procedura. È evidente che se verranno mantenuti gli emendamenti, questi dovranno essere votati e, se approvati, integreranno e modificheranno il testo della delibera.
L'emendamento rubricato n. 1), relativo all'articolo 1, presentato dai Consiglieri Bono e Biolé, è irricevibile, in quanto abroga un riferimento normativo dovuto.
Passiamo all'esame degli emendamenti che insistono sull'articolo 2.
Emendamento rubricato n. 2) presentato dal Consigliere Biolé: L'art. 2 comma 1 viene abrogato.
Emendamento rubricato n. 3) presentato dal Consigliere Biolé: L'art. 2 comma 2 viene abrogato.
Emendamento rubricato n. 4) presentato dal Consigliere Biolé: L'art. 2 comma 3 viene abrogato.
Emendamento rubricato n. 5) presentato dal Consigliere Biolé: L'art. 2 comma 4 viene abrogato.
Emendamento rubricato n. 6) presentato dal Consigliere Biolé: L'art. 3 comma 1 viene abrogato.
Emendamento rubricato n. 7) presentato dal Consigliere Biolé: L'art. 3 comma 2 viene abrogato.
Emendamento rubricato n. 8) presentato dal Consigliere Biolé: L'art. 3 comma 3 viene abrogato.
Emendamento rubricato n. 9) presentato dal Consigliere Biolé: L'art. 3 comma 4 viene abrogato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biolé, per l'illustrazione congiunta degli emendamenti.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
Come avevo anticipato nel mio precedente intervento e come ricordava lo stesso Assessore Casoni, alcuni emendamenti sono stati presentati per poter ottenere, in qualche modo, un po' più di tempo per discutere di quelli che consideriamo "nodi cruciali".
Vorrei innanzitutto ribadire quanto il collega Bono aveva già sottolineato in precedenza: una delle discussioni affrontate in III Commissione (oltre che, a latere, al tavolo di discussione informale con l'Assessore e gli altri Gruppi) riguardava la esclusività, per le nuove localizzazioni, dell'individuazione di sole aree dismesse. Su questo punto era stata in parte accolta l'obiezione sul fatto che, a nostro avviso, i termini dovevano essere più stringenti (lo anticipo, sebbene riguardi, in particolare, l'articolo 6). In ogni caso, riteniamo che l'indicazione espressa prima dal Capogruppo Bono possa essere utile per trovare una quadra rispetto alle nostre richieste.
Per quanto possa conoscere il territorio regionale, credo sia veramente minimo il numero di Comuni che non dispongono di un'area dismessa, per attività passate, che potrebbe essere riutilizzata - quindi presa e riadattata - a destinazione commerciale, ottenendo un duplice risultato: quello di collocare questo tipo di attività in zone dove, magari, non erano ancora presenti, incrementando l'offerta per i cittadini ivi residenti, e quello di riqualificare quell'area e il centro urbano in generale, nella sua interezza.
Se la risposta della Giunta è che tale "esclusività" non può essere inserita all'interno della delibera, sarebbe quantomeno interessante proporre una via esclusiva e una di possibile scelta solo per i territori comunali (per i centri urbani) che non dispongono di questo tipo di possibilità.
In questo modo, potrebbe essere accolta la nostra richiesta, ma, nello stesso tempo, concederebbe una sorta di libertà, agli enti che non hanno questa possibilità, di individuare aree in altri luoghi che non derivano da dismissione.
Per quanto riguarda le considerazioni dell'Assessore sul fatto che alcuni termini perentori non possano essere inseriti all'interno del testo perché è pendente una possibile impugnativa, mi è parso di aver capito invece, che altri termini numerici potrebbero essere valutati ed eventualmente, modificati rispetto al testo licenziato dalla Commissione.
Pertanto, così come ricordava il Capogruppo Bono, qualora non sia eventualmente possibile reindividuare dei massimali di superficie per le categorie L2, chiedo, quantomeno, che L1 possa mantenere i massimali attuali, giustificando tale mantenimento di criteri col fatto che va salvaguardato il centro urbano (per cui i nuovi insediamenti o gli ampliamenti devono avere una proporzione ragionevole).
Presidente, posso proseguire nell'illustrazione?



PRESIDENTE

Ha quattro emendamenti.



BIOLE' Fabrizio

Li illustro tutto insieme?



PRESIDENTE

Sì. Mi sembrava che lei avesse espresso la necessità di avere più tempo. Si prenda, quindi, otto o dieci minuti e poi passiamo all'articolo successivo.



BIOLE' Fabrizio

Come dicevo prima, questo potrebbe essere un punto su cui ragionare e spero che vi sia la volontà, anche da parte degli altri colleghi e Gruppi di poter riflettere in questi termini.
Questo tipo di richiesta, che in qualche modo accompagna quelle che ho illustrato nell'intervento precedente, nasce, come dicevo, da una visione politica che ritiene sì importante il mantenimento delle attività storiche (o, comunque, quelle già presenti all'interno dei centri urbani), ma ritiene altrettanto importante anche il mantenimento della localizzazione all'interno dei nuclei più storici e più antichi, se vogliamo anche di unicità, a seconda della storia che può avere avuto il nucleo urbano di cui ci occupiamo.
Tutto il discorso è concentrato per trovare un equilibrio tra l'istanza, perfettamente condivisa, di evitare ulteriore consumo di territorio, soprattutto agricolo, e il fatto che sia, da un certo punto di vista, anche non opportuno per buona parte del bacino di utenza soprattutto quello relativo ai piccoli negozi di vicinanza al centro città rispetto ad uno spostamento della sede del singolo negozio, o di più punti per il commercio, verso la periferia urbana.
In più, come sottolineavo prima, in qualche modo c'è stata una risposta in Commissione per quanto riguarda la questione delle infrastrutture stradali per quanto riguarda la L1 all'interno del centro urbano che, in qualche modo, può essere accettato che le nuove strutture o gli ampliamenti non siano lambiti da strade comunali, esclusivamente e obbligatoriamente perché, come già abbiamo discusso in Commissione, è possibile che ci siano invece, altre categorie di strade che lambiscono questi centri.
Per quanto riguarda l'extraurbano, comunque fuori dal centro urbano come gli L2, riteniamo che sia importantissimo prevedere che la definizione non riporti un'arbitrarietà rispetto alla presenza di queste infrastrutture.
Sarà richiesto nell'emendamento specifico che i nuovi insediamenti L2 che non sono all'interno del centro urbano, abbiano delle strade di livello principale che lambiscono il territorio su cui vanno a posizionarsi.
In Commissione si è discusso di questo e si sono fatti esempi in cui in questo momento, esistono degli L2 che sono tutt'ora operanti e non hanno questa possibilità.
Le due motivazioni per richiedere questa modifica sono la prima oggettiva e precedente a quella che può l'insediamento, cioè il fatto che comunque, debba essere garantito un piano anche viario utile e sufficiente per l'ingresso e l'uscita dalle nuove aree L2. La seconda, riprendendo l'originaria intenzione del non consumo di ulteriore territorio, riguarda il fatto che il posizionamento, quindi l'entrata in funzione delle attività commerciali in un nuovo L2, possa obbligatoriamente portare alla progettazione e realizzazione di nuove strade, andando nella direzione opposta rispetto a quella in cui si dice di voler andare, che è quella di consumo di territorio proprio per le infrastrutture viarie.
Mi sembra un discorso abbastanza lineare, non dico logico, perché è chiaro che la logica, a volte, è anche soggettiva. Mi sembra lineare e su questo, chiaramente, sarebbe opportuno che possa essere data un'indicazione all'Aula da parte della Giunta.
Per quanto riguarda, come dicevo prima, la non opportunità della monetizzazione, quindi i parcheggi, su questo mi sembra di essermi espresso in modo preciso. Ovviamente, ripeto quello che è il punto di vista da cui partiamo per questa richiesta. Non è che a noi piaccia vedere più traffico all'interno dei centri urbani - ci mancherebbe altro - ma, giustamente regolamentando questo tipo di settore, quindi permettere nuovi insediamenti commerciali all'interno del centro urbano, è chiaro che non farebbe che aumentare anche l'ingresso e l'uscita di autoveicoli e automezzi privati proprio per i cittadini e gli utenti che rispondono all'offerta di nuove possibilità di punti commerciali.
Da questo deriva il fatto che debbano essere rispettati dei parametri per quanto riguarda la sosta di questi veicoli. Anche questo mi sembra abbastanza lineare come ragionamento. Non credo che in questo dovremmo, o si dovrebbe, o dovremmo tutti quanti, farci influenzare dalle richieste di monetizzazione da parte dei Comuni che, in qualche modo, potrebbero avere un ritorno economico ma che, d'altra parte, potrebbero avere problemi successivi per quanto riguarda l'intasamento delle parti viarie che sono intorno ai nuovi insediamenti.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Biolé.
Emendamento rubricato n. 10) presentato dal Consigliere Biolé: L'articolo 4, comma 1, viene abrogato.
Emendamento rubricato n. 11) presentato dal Consigliere Biolé: Il comma 2 dell'articolo 4 è soppresso.
Emendamento rubricato n. 12) presentato dal Consigliere Biolé: L'articolo 5, comma 1, viene abrogato.
Emendamento rubricato n. 13) presentato dal Consigliere Biolé: L'articolo 5, comma 2, viene abrogato.
Emendamento rubricato n. 14) presentato dal Consigliere Biolé: L'articolo 5, comma 3, viene abrogato.
Emendamento rubricato n. 15) presentato dal Consigliere Biolé: L'articolo 5, comma 4, viene abrogato.
Emendamento rubricato n. 16) presentato dal Consigliere Biolé: L'articolo 5, comma 5, viene abrogato.
La parola al Consigliere Biolé per l'illustrazione.



BIOLE' Fabrizio

sicuramente utile ribadire i nostri punti di vista, ma sarebbe ancora più utile una risposta nel merito rispetto ai punti che non sono stati toccati dall'intervento della Giunta.
Come è vero, abbiamo avuto un confronto in Commissione e nel tavolo parallelo, ma ritengo utile che anche i colleghi che non hanno partecipato alla Commissione o che non hanno potuto seguire completamente la discussione, abbiano delle indicazioni sugli altri punti che ho elencato oltre a quelli a cui l'Assessore ha già dato risposta e che stavo descrivendo e cercando di delineare e spiegare nel precedente intervento.
Emerge un altro punto importante da sottolineare per quanto riguarda la definizione dei lotti interclusi. Vi sono due emendamenti su questa richiesta, il n. 21) e il n. 22), che poi andremmo ad illustrare all'interno del testo della proposta di deliberazione, che riguarda la definizione dei lotti interclusi sui tre lati.
chiaro che anche su questo abbiamo già avuto una discussione, non ci si è sottratti ad illustrare i diversi punti di vista, l'interclusione su tre lati, in qualche modo, veniva definita dall'Assessore e dai collaboratori dell'Assessorato, che chiaramente conoscono molto bene la materia, come un territorio, un edificio, o un lotto, che avesse una costruzione sui tre lati, mentre su un quarto lato fosse presente, per esempio, una linea ferroviaria.
Dal punto di vista della definizione giuridica, l'interclusione è completa, e non è solo su tre lati (così almeno ci risulta). Proprio per questo riteniamo che questa indicazione debba essere meglio definita all'interno del testo, altrimenti, dal nostro punto di vista, potrebbe dare adito ad interpretazioni che, facendo l'avvocato del diavolo, potrebbero portare ad una copertura di suolo in questo momento libero, inserito all'interno di quelle che possono essere le parti frastagliate del confine dell'insediamento urbano.
Da questo punto di vista, potrebbe andare ad intaccare del suolo di un certo pregio ed, eventualmente, anche del suolo agricolo.
Anche su questo sarebbe utile avere una certezza chiara, dal punto di vista della definizione, perché riteniamo che, eliminando questa possibilità, cioè l'interclusione solo sui tre lati, la definizione possa essere più consona, più precisa, e possa cancellare qualsiasi tipo di dubbio e di interpretazione.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Biolé.
Dichiaro irricevibile l'emendamento rubricato n. 17) presentato dal Consigliere Biolé.
Emendamento rubricato n. 49) presentato dai Consiglieri Ronzani, Reschigna Muliere, Motta Angela, Pentenero, Boeti, Gariglio, Laus, Lepri: al comma 1 dell'articolo 6 (Modifiche dell'articolo 14 dell'allegato A) le parole "la cui dimissione sia accertata da almeno due anni" sono sostituite dalle seguenti: "la cui dismissione sia accertata da almeno cinque anni".
Ha chiesto la parola il Consigliere Ronzani per l'illustrazione; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Riprendo una questione già accennata, e per far capire meglio ai colleghi cosa proponiamo, cito la norma approvata in Commissione.
L'articolo 6 dice che il riconoscimento delle localizzazioni commerciali avviene in via prioritaria nelle parti di territorio occupate da attività produttive dismesse, la cui dimissione sia accertata da almeno due anni.
Primo: siamo d'accordo con la proposta che sia in via prioritaria, ma stabilire un titolo di obbligatorietà è illegittimo, sbagliato impossibile, e rischieremmo di farci impugnare la delibera, perché non posso stabilire un vincolo obbligatorio.
Per qui questa questione - che capiamo - non esiste dal punto di vista formale e sostanziale, mentre invece insistiamo sul vincolo dei due anni.
vero, il testo arrivato in Commissione non prevedeva neppure il vincolo dei due anni e, durante la discussione in Commissione, la Giunta ha considerato la possibilità di introdurlo, ma noi lo riteniamo insufficiente.
Spiego il perché, altrimenti sembra quasi che ci sia una querelle sulla durata e sugli anni.
Noi non siamo contrari, anzi, siamo favorevoli al principio che, in via prioritaria, vadano individuate ed utilizzate le aree dismesse (in Piemonte ce ne sono tante, quindi è giusto utilizzarle), ma questa idea fa il paio con l'altra che condividiamo, cioè l'esigenza di consumare meno nuovo territorio possibile. È una Regione che ha già consumato troppo territorio quindi l'idea che ci orientiamo verso le aree industriali dismesse, è un'idea condivisibile.
Punto. Su questo, per noi, non c'è questione che tenga.
C'è però un problema: avere individuato il vincolo di due anni ci pare francamente, non sufficiente. È vero che abbiamo introdotto una norma importante, quella che la dismissione dell'area vada comprovata e accertata (lo ricordo perché durante il dibattito in Commissione è emerso che molte volte i Comuni trasmettevano e davano informazioni fallaci e sbagliate circa la data di dismissione delle aree), ma proponiamo di sostituire i due anni con cinque anni.
Dobbiamo trovare un punto di equilibrio, che noi abbiamo individuato nei cinque anni, tra l'esigenza, che noi non contestiamo, di immaginare che queste aere vadano utilizzate in via prioritaria, e l'esigenza di evitare che si possano realizzare operazioni che abbiano un carattere speculativo (perché potrebbero verificarsi, lo dico molto francamente).
Il punto di equilibrio tra l'esigenza di disincentivare questo rischio ed escluderlo ed evitarlo, allontanandolo nella misura massima possibile, e l'esigenza di continuare ad utilizzare, in via prioritaria, queste aree dismesse, ci portano a proporre un emendamento che indica, non i due anni come propone la delibera licenziata dalla Commissione, ma la soglia dei cinque.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Ronzani.
Emendamento rubricato n. 18) presentato dal Consigliere Biolé: al comma 1 dell'articolo 6 le parole "in via prioritaria" sono sostituite dalle seguenti "in via esclusiva".
Emendamento rubricato n. 19) presentato dal Consigliere Biolé: L'articolo 6, comma 2, viene abrogato.
Emendamento rubricato n. 20) presentato dal Consigliere Biolé: L'articolo 6, comma 3, viene abrogato.
Emendamento rubricato n. 21) presentato dal Consigliere Biolé: al comma 3, dell'articolo 6, dopo le parole "per almeno tre lati" sono aggiunte le parole "col quarto lato lambito da strada o ferrovia".
Emendamento rubricato n. 22) presentato dal Consigliere Biolé: al comma 4 dell'articolo 6, le parole "per almeno tre lati" sono soppresse.
Emendamento rubricato n. 23) presentato dal Consigliere Biolé: al comma 3, dell'articolo 6, la parola "preferibilmente" è sostituita dalla parola "obbligatoriamente".
Emendamento rubricato n. 24) presentato dal Consigliere Biolé: Al comma 3, dell'articolo 6, le parole "e preferibilmernte devono essere individuate in aree prossime agli addensamenti urbani" sono aggiunte le parole "ad eccezione delle aree A1 e A2" Emendamento rubricato n. 25) presentato dal Consigliere Biolé: al comma 3 dell'articolo 6 le parole "I Comuni non hanno facoltà di limitare l'utilizzo del numero dei residenti ad un solo riconoscimento di localizzazione L.1, cioè il parametro X.1 si intende soddisfatto anche nel caso in cui altre localizzazioni si riferiscano allo stesso nucleo residenziale." sono soppresse.
Emendamento rubricato n. 26) presentato dal Consigliere Biolé: al prospetto 4 del comma 3 dell'articolo 6 l'ultima riga orizzontale è sostituita dalla seguente:



(vedi tabella allegata)



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 27) presentato dal Consigliere Biolé: L'articolo 6 comma 4 viene abrogato.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 28) presentato dal Consigliere Biolé: al comma 4 dell'articolo 6 le parole "sono ubicate in prossimità del centro abitato, così come definito all'articolo 11, comma 8 bis, ed anche immediatamente all'esterno" sono inserite le parole "ad eccezione delle zone A1 e A2"



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 29) presentato dal Consigliere Biolé: al comma 4 dell'articolo 6, le parole "preferibilmente lambite" sono sostituite dalle parole "obbligatoriamente lambite".



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 30) presentato dal Consigliere Biolé: al comma 4 dell'articolo 6, le parole "previo parere obbligatorio della Provincia" sono sostituite dalle parole "previo parere obbligatorio e vincolante della Provincia".



PRESIDENTE

L'emendamento rubricato n. 31 è irricevibile.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 32) presentato dal Consigliere Biolé: al prospetto 5 del comma 4 dell'articolo 6, la quinta riga orizzontale è sostituita dalla seguente:



(vedi tabella allegata)



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 33) presentato dal Consigliere Biolé: L'articolo 7, comma 2 viene abrogato.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 34) presentato dal Consigliere Biolé: al comma 2 dell'articolo 7, le parole: "a.2 a SCIA ai sensi dell'articolo 19 della l.n. 241/1990 smi, nei casi e secondo le modalità previsti dalla presente deliberazione e dai commi successivi, anche in relazione alla prescrizione o meno di asseverazioni o attestazioni a corredo, a norma dello stesso articolo 19 della l.n. 241/1990;" sono abrogate.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Biolé per l'illustrazione; ne ha facoltà.



BIOLE' Fabrizio

Sull'emendamento 18) pensiamo ci possa essere, se ci fosse condivisione e apertura della Giunta e dei colleghi Consiglieri, una via di mezzo rispetto all'utilizzo delle aree dismesse: scrivere, anziché "in via prioritaria", "in via esclusiva".
Come è stato detto in Commissione, e ribadito oggi in Aula - l'idea che ci sia una perentorietà così stringente per individuare o, meglio, per prevedere che i Comuni individuino aree dismesse - condivido il fatto che ci possa essere un certo periodo, come richiesto anche dal collega che mi ha preceduto, rispetto alla dismissione, quindi sia accertata da un certo periodo di tempo, per i motivi già citati. In via esclusiva, nel momento in cui si possono individuare aree all'interno di centri urbani, i quali, il più delle volte, presentano questo tipo di possibilità.
Il testo potrebbe essere più rispondente e consono rispetto alla richiesta iniziale di non consumo del territorio, se si potesse comunque indicare come esclusivi i nuovi insediamenti su territori comunali che hanno la presenza di aree dismesse, quindi esclusivamente su queste aree.
evidente che i pochi territori comunali che non hanno questa presenza sono veramente molto pochi e scarsamente conosciuti: non dico che stanno sulle dita di due mani, ma poco più.
Questa è la richiesta dell'emendamento 18), con il fatto che riconosciamo che già in Commissione questa volontà era stata individuata e molto parzialmente recepita, modificando il testo iniziale e comunque lasciando ancora il dubbio, la discrezionalità della via prioritaria.
Questo è uno dei termini ed è un'indicazione del testo che riteniamo possa essere invece poco condivisibile per il fatto che questa, con altre indicazioni di questa proposta di dibattito, dà forse un po' troppa responsabilità diretta all'ente comunale.
Se a questo aggiungiamo alcune delle integrazioni che sono state fatte dalla prima stesura del testo e poi con tutte le elaborazioni in Commissione, in alcune delle quali si dice che determinate situazioni o determinati commi e articoli della deliberazione derivano dal fatto che gli enti comunali richiedono a gran voce quel tipo di indicazione, a questo punto, forse è veramente un po' troppa la responsabilità che viene lasciata agli enti.
Prima l'Assessore diceva che i Comuni devono avere una certezza, ma leggendo alcuni passaggi, ci sembra che l'unica certezza che possono trarre una volta che sarà approvato questo testo è di assumersi molte più responsabilità che in passato. Forse, questo non è così opportuno.
Ancora, sull'articolo 6 insistono gli emendamenti n. 21) e n. 22), che sono correlati, nel chiedere una modifica rispetto alla definizione, di cui parlavo prima, della qualità rispetto al lotto, il fatto di essere intercluso.
Le possibilità che abbiamo ravvisato per poter fugare qualsiasi tipo di dubbio puro di interpretazione, magari non così corrispondente a quelle che sono volontà che hanno fatto nascere questa nuova stesura di testo rispetto alla deliberazione che stiamo discutendo, sono la soppressione nell'emendamento 22), dell'indicazione "per almeno tre lati", e quindi il fatto che l'interclusione sia completa sui quattro lati, sui quattro punti cardinali, o comunque nelle quattro direzioni, oppure il fatto che venga indicato che il quarto lato è comunque lambito da una strada o una ferrovia. Il che sta a indicare un lotto, un terreno o un edificio, nel caso del riutilizzo o dell'ampliamento, che è già comunque compreso all'interno della linea di demarcazione del territorio urbano.
Su questo credo sia opportuno, come dicevo prima, che ci sia, anche dal punto di vista dell'ufficialità e della verbalizzazione in Aula, una risposta da parte dell'Assessore.
Questo non deriva da un nostro vezzo, da una nostra richiesta priva di giustificazione, ma è stato il frutto del confronto e della discussione con tecnici competenti del settore. Questi tecnici ci dicevano che la definizione risultava non riscontrabile in altri atti e in altri testi.
Ovviamente, non abbiamo potuto consultare tutti i testi di tutta Italia su questa materia, ma anche a noi sembra strano, e comunque perlomeno è un po' anomalo, perché non è previsto da alcuna nozione legislativa di natura urbanistica e, addirittura, sembra in contrasto con la definizione data dalla giurisprudenza, come si diceva prima. La giurisprudenza ha escluso la qualificazione di lotto intercluso, nel caso di un lotto confinante per un lato con un'area libera da costruzioni e priva di urbanizzazioni. Questo è la contraddizione nella definizione che noi vediamo all'interno del testo.
Ovviamente, ci proponiamo di poter richiedere queste due modifiche, che possono essere alternative una rispetto all'altra e sempre nell'ottica della condivisione, affinché la Regione si doti di un nuovo testo nei termini che si sono detti durante la discussione di oggi e che venga rispettata, in modo completo e preciso, l'istanza e la volontà di non consumo di ulteriore territorio, terreno e suolo non urbanizzato.
Sull'articolo 6 insiste anche l'emendamento n. 23), che riguarda la questione delle infrastrutture stradali, come già indicata e definita nelle precedenti illustrazioni, sia nella discussione generale, sia nell'illustrazione di precedenti emendamenti che mi hanno permesso di impostare la richiesta.
Riteniamo che in questo caso si parla di localizzazioni L1, ma soprattutto per quanto riguarda l'L2, come dicevo prima, dovrebbe essere prevista la presenza già pregressa nel momento della nuova localizzazione di, in questo caso, assi di aree di livello urbano, quindi per quanto riguarda le localizzazioni all'interno di quello che è il concentrico urbano - ovviamente, poi vedremo - e, per quanto riguarda l'L2, la localizzazione di assi viari principali in questo caso extraurbani.
Non crediamo abbia molto senso insediarvi o permettere l'insediamento o, per meglio dire, permettere ai Comuni di prevedere l'insediamento di nuove strutture commerciali, medie e grandi, in questo caso senza la presenza di questo tipo di strade di quel tipo di livello.
Ancora sull'articolo 6, c'è l'emendamento n. 24), che riprende il discorso fatto all'interno della discussione generale della differenza di visioni rispetto ai nuovi insediamenti; parliamo ancora di localizzazioni commerciali L1, cioè il fatto che debbano essere preferibilmente individuate in aree prossime agli addensamenti urbani, ma che debba essere inserita un'eccezione, rispetto a questa vicinanza, delle aree A1 e A2, che sono quelle del centro storico, nucleo principale e di quello subito esterno.
Proprio per questa idea, che riteniamo di dovere esprimere e portare avanti, cioè evitare che ci sia uno spostamento totale, quindi una desertificazione totale all'interno delle aree A1 e A2 per quanto riguarda l'offerta commerciale di vicinato. Negozi storici che possono aver avuto varie vicissitudini, ma che, grazie al bacino di un centro storico, si sono mantenuti fino ad oggi, con una localizzazione L1 vicina a queste aree potrebbero avere la convenienza di tentare uno spostamento verso queste nuove aree con una doppia conseguenza negativa, dal nostro punto di vista.
La prima è, come dicevo, il fatto di non avere più presenza di questo tipo di negozi, di punti di commercio al dettaglio all'interno dell'area A1 e A2 e la seconda di dover obbligare quello che è il bacino di utenti che frequentano assiduamente questo tipo di negozi, comunque un cambiamento e uno spostamento obbligherebbe a percorrere magari più spazio, e sicuramente se inizialmente può sembrare utile questo spostamento, potrebbe dare poi delle conseguenze negative per il fatto che ci si troverebbe a concorrere con altri tipi di realtà. Quindi, forse a lungo andare non è così auspicabile.
Ancora sull'articolo 6 l'emendamento rubricato n. 25) riguarda invece il fatto che possa essere prevista una localizzazione di due negozi, di due punti commerciali che possono avere non il bacino di utenza allargato, ma il bacino più ristretto sovrapponibile. Questo significa che pu verificarsi il doppio insediamento per la stessa tipologia merceologica magari in posizione molto vicina uno con l'altro.
Chiaramente, se nel pregresso questo è stato possibile, è stato possibile anche grazie al fatto che comunque la domanda era di un certo tipo. Con il calo della possibilità di acquisto da parte degli utenti quindi il calo della domanda, forse non è opportuno prevedere una sovrapposizione di quello che è il bacino ristretto, del nucleo ad una distanza minima dal negozio verso l'esterno.
Quindi, con l'emendamento n. 25) si richiede la soppressione dell'indicazione che dà come non possibile per i Comuni limitare l'utilizzo del numero di residenti ad un solo riconoscimento di localizzazione L1.
Invece questa permetterebbe una sovrapposizione di residenti e quindi di potenziali utenti, soprattutto quelli più vicini rispetto alla localizzazione.
Sull'articolo 6 insiste anche l'emendamento n. 26), nel quale andiamo ad individuare quelle che potrebbero essere invece delle richieste un po' più pressanti, in quanto non vanno a mettere in dubbio la possibilità o a prevedere in qualche caso la possibilità di impugnativa, perché riguardano dimensioni massime delle localizzazioni L1.
Nel prospetto 4 al comma 3 sono stati alzati i limiti rispetto a quelli attuali, a seconda della grandezza del centro urbano, in ordine crescente da 45 mila a 70 mila metri quadri. Quindi, parliamo veramente di una possibilità molto più ampia rispetto alla vigenza attuale: da 25 mila a 40 mila per i Comuni polo e sub-polo, per gli intermedi da 10 mila a 30 mila.
Questo è addirittura un aumento del 200% rispetto alle indicazioni vigenti.
E per gli altri Comuni da 10 mila a 15 mila.
La richiesta di questo emendamento è di mantenere invece le indicazioni attualmente vigenti per tutte le categorie di centri urbani e non permettere un'esagerata quantità di nuovi insediamenti, ma soprattutto che abbiano superfici così grandi rispetto a quello che è il parametro attuale.
Su questo sarà importante dare un'indicazione, ma mi permetto di richiede una motivazione precisa e specifica, che potrebbe essere anche di natura esclusivamente politica, ma che noi non riteniamo debba portare ad un ampliamento addirittura di una percentuale pari al 200%.
L'emendamento n. 28) sempre sull'articolo 6 è analogo all'emendamento precedente e riguarda invece il posizionamento di localizzazioni L2 in prossimità di quelle che possono essere le zone A1 e A2.
Sappiamo che le L2 andranno a localizzarsi solo nel territorio extraurbano come da definizione, ma ciò non significa che in talune circostanze le aree A1 e A2 debbano sempre essere centrali rispetto al tessuto urbano, e quindi il territorio comunale. Per cui può succedere ahimé, con conseguenze che riteniamo negative - che una localizzazione L1 al di là della percentuale di superficie che possa essere adatta o a cui possa essere permetto accogliere negozi di vicinato sia da un punto di vista spaziale troppo vicino alle zone A1 e A2. Proprio per questo chiediamo l'inserimento di un'eccezione rispetto alla prossimità della L2 con il centro abitato, così come definito dall'articolo 11, comma 8 bis, e anche "immediatamente all'esterno", perché questa è l'indicazione che ci spaventa di più.
Per quanto riguarda l'emendamento n. 29) sempre all'articolo 6, ho già tentato un'illustrazione, anche richiamando un precedente emendamento.
Riguarda anche questo la obbligatorietà di insediamenti in zone, in posizioni, in territori o in terreni che siano già lambiti da infrastrutture viarie consone. In questo caso quindi assi viari di primo livello, perché si parla di extraurbano. Non crediamo opportuno permettere che i Comuni singoli prevedano insediamenti esterni rispetto al centro urbano che possano sembrare - mi si passi il termine - piovuti dal cielo perché non sono collegati o quanto meno serviti da una rete stradale efficiente e soprattutto sufficiente.
Le due motivazioni, una pregressa e una di eventuali successive situazioni negative, le ho descritte, ma credo che sia importante tenerle in considerazione, soprattutto per quanto riguarda gli L2. La seconda motivazione è quella di evitare che debba essere obbligatorio progettare costruire e rendere fruibile queste nuove localizzazioni L2, costruendo nuove strade e rinnegando il principio - che pareva condiviso e mi pare tuttora condiviso - che è stato un po' alla base della prima illustrazione avvenuta già nel luglio di quest'anno da parte dell'Assessore, cioè il non ulteriore consumo di territorio e di suolo che stiamo analizzando e abbiamo analizzato per quanto riguarda la nuova legge urbanistica regionale, ma che riteniamo debba essere ribadito e sottolineato anche in questa deliberazione, essendo l'urbanistica uno dei settori che influisce e che è influenzato da nuove indicazioni per gli insediamenti commerciali.



PRESIDENTE

Grazie, collega Biolé.
Sull'articolo 8 non insistono emendamenti.
Esaminiamo gli emendamenti all'articolo 9.
Emendamento rubricato n. 35) presentato dai Consiglieri Biolé, Bono: L'articolo 9, comma 2, viene abrogato.
Emendamento rubricato n. 36) presentato dai Consiglieri Biolé, Bono: al comma 1, dell'articolo 9, dopo le parole "La compatibilità territoriale dello sviluppo" si aggiungono le parole "che costituisce vincolo inderogabile" Emendamento rubricato n. 37) presentato dai Consiglieri Biolé, Bono: al comma 1 dell'articolo 9 le parole "Non costituisce limitazione inderogabile in sede di nuova apertura, di variazione di superficie di vendita, di trasferimento di esercizi commerciali, di modifica o aggiunta di settore merceologico e di rilascio dei titoli edilizi relativi agli insediamenti commerciali nel rispetto di quanto espressamente previsto al precedente articolo 16, comma 1" sono soppresse.
Emendamento rubricato n. 38) presentato dai Consiglieri Biolé, Bono: L'articolo 9, comma 2, viene abrogato.
Emendamento rubricato n. 39) presentato dai Consiglieri Biolé, Bono: al comma 2, dell'articolo 9, le parole "per gli esercizi di vicinato e le medie strutture di vendita hanno valore orientativo" con le parole "per gli esercizi di vicinato e le medie strutture di vendita hanno valore vincolante" Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bono, che però non può avere la parola perché non ha sottoscritto i testi.
La parola al Consigliere Biolé.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente. Ero convinto che il collega Bono avesse sottoscritto l'emendamento, ma penso vi provvederà in questo momento.
Penso di aver ben delineato le nostre richieste che, come dicevo, sono concentrate principalmente sull'articolo 6 e, in particolare, su tutta la questione relativa alle infrastrutture stradali e all'inopportunità della vicinanza di insediamenti L1 ed L2 alle aree storiche A1 e A2.
Mi permetto di tornare, avendo la possibilità di intervenire ulteriormente, sulla "sparizione" delle dimensioni massime per le localizzazioni di L2, per le quali abbiamo compreso che l'Assessore non abbia la volontà politica o la possibilità di ritornare sui propri passi per quanto riguarda il reinserimento dell'indicazione delle loro superfici massime.
Sull'articolo 9, invece, un inserimento abbastanza essenziale riguarderebbe la compatibilità territoriale dello sviluppo, che ci sembra un concetto che abbiamo cercato di esprimere; sia, come dicevo prima, a proposito delle nuove linee che il nuovo disegno di legge sull'urbanistica quando e se sarà approntato - darà al Piemonte, sia a proposito del fatto che la decisione e la scelta da parte degli Enti comunali sulla possibilità di ampliamento e di nuovi insediamenti - siano essi più all'interno del centro urbano o subito all'esterno - debba tener conto della compatibilità territoriale dello sviluppo.
Noi riteniamo che sia importante sottolineare che questa compatibilità risulti e continui a risultare come vincolo non derogabile. E con questo emendamento andiamo proprio a chiedere l'indicazione di un vincolo inderogabile per la compatibilità territoriale.
Al comma 1 dell'articolo 9 abbiamo ancora un ulteriore emendamento, se non sbaglio rubricato al n. 37), essendo l'indicazione presente nel testo non convincente. Leggendo tutta la proposta di deliberazione, infatti questa ci sembra una parte che invece eliminerebbe le limitazioni suggerite dall'istanza, dalla richiesta, dall'idea condivisa di non consumo di suolo.
Non crediamo possa avere un senso all'interno del testo e pensiamo che tutta la parte di cui do lettura ("non costituisce limitazione inderogabile in sede di nuova apertura, di variazione di superficie di vendita, di trasferimento di esercizi commerciali, di modifica o aggiunta di settore merceologico e di rilascio dei titoli edilizi relativi agli insediamenti commerciali nel rispetto di quanto espressamente previsto all'articolo 16 comma 1"), cioè il fatto di porre dei vincoli e delle regole e poi indicare che non costituiscono limitazione inderogabile, sia un po' un controsenso.
Sarebbero gradite su questo due parole da parte dell'Assessore soprattutto - credo - per i colleghi che non hanno avuto la possibilità di seguire tutte le discussioni all'interno della Commissione o del tavolo a latere della Commissione stessa. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Non so se l'Assessore intenderà interloquire durante la presentazione di alcuni emendamenti che da noi sono considerati emendamenti-chiave oppure alla fine; perché così risulta un po'difficile intervenire sul merito.
Ovviamente abbiamo segnalato gli emendamenti importanti sia nella discussione iniziale sia nella presentazione che ha appena fatto il collega Biolé.
Ricordo che nel suo intervento iniziale, Assessore, aveva detto che un conto era il discorso sull'impugnativa degli L2 - sulla quale mi sembra di aver capito che non ci sia un'apertura per un giudizio politico e magari anche in parte di tipo "legale" da parte dell'Assessorato - e un altro il discorso di un possibile dialogo sulla parte che lei ha definito degli "emendamenti numerici"; sia quelli presentati dal Partito Democratico, sia quelli presentati dal nostro Gruppo.
In questo caso, quindi, noi siamo a chiedere che ci sia almeno un confronto sulla dimensione massima della localizzazione degli L1.
Nell'emendamento abbiamo proprio ripreso - pari pari - le dimensioni massime vigenti tuttora e quindi con il nostro intervento praticamente si ripristinerebbero i limiti attuali, a seconda delle dimensioni dei Comuni: dunque, per le Aree metropolitane (quindi Torino) i 45.000 metri quadrati per i Comuni capoluogo i 25.000 e così a scendere, sino ai 10.000 metri quadrati.
Vi sono poi altre importanti localizzazioni per quanto riguarda gli L2 che necessiterebbero di questo confronto. Precedentemente parlavo degli L1 ridotti; ovviamente, poi, rimane la nostra posizione che, per quanto riguarda gli L2 e il ripristino delle loro dimensioni massime, manteniamo.
Ovviamente poi c'è il discorso dei lotti interclusi e anche su quello non mi sembra ci sia stata grande apertura; né durante i lavori di Commissione, né al tavolo convocato a parte. Noi rimaniamo coerenti con la definizione stessa di lotto intercluso e ci sembra che tra le pieghe si possa inserire una maggiore apertura ad un'interpretazione un po' più libera. Sappiamo infatti che leggi e deliberazioni dovrebbero essere chiare e non dovrebbero essere interpretabili. E quindi, mentre a parole nessuno di noi dice che vorrebbe si consumasse più suolo in Piemonte, d'altra parte si fanno delle delibere, delle norme o delle leggi in cui, se le definizioni non sono chiare, non è la politica in sé a poterne approfittare, ma i soggetti e gli attori del territorio.
Magari, se si assume il loro punto di vista si può anche pensare che lo facciano anche giustamente. Noi però, come "politica", come parte che fa le leggi, le norme e le delibere, dobbiamo invece far sì che non ci possa essere questa interpretabilità che diventa poi oggetto, anche, di ricorsi al TAR; questi rappresentano sia un costo diretto per le parti che appunto - vogliono magari venire a proporre delle aperture di centri commerciali e per i cittadini che eventualmente fanno ricorso, sia un costo indiretto perché i costi dei ritardi, per quanto riguarda la macchina dei Tribunali, incidono indirettamente su quelle che sono le attività economiche e non di una Regione e di uno Stato.
Questi sono sicuramente i punti principali, che già avevo citato prima.
A questo punto, quindi, oltre al discorso sull'utilizzo di aree dismesse in via prioritaria o in via obbligatoria per quei Comuni che dispongono di tali aree, vorremmo avere almeno un pronunciamento per quanto riguarda i dati numerici. Perché dopo aver illustrato un numero considerevole di emendamenti, da questo pronunciamento noi potremmo anche capire qual è il grado di accoglimento delle nostre proposte e proseguire, nel merito, con l'illustrazione degli emendamenti successivi e dei punti che restano.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bono.
Emendamento rubricato n. 48) presentato dai Consiglieri Ronzani, Reschigna Muliere, Motta Angela, Pentenero, Boeti, Gariglio, Laus, Lepri: al comma 3 dell'articolo 9 (Modifiche dell'articolo 17 dell'allegato A) le parole "una soglia del 25 per cento" sono sostituite dalle seguenti: "una soglia del 15 per cento".
La parola al Consigliere Ronzani per l'illustrazione; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Grazie, Presidente.
Anche in questo caso, vorrei chiarire ai colleghi di cosa stiamo discutendo.
Stiamo esaminando una norma che stabilisce che la superficie complessiva che può essere destinata nei centri commerciali agli esercizi di vicinato non possa superare - dice la norma che stiamo discutendo - il 25%.
La stessa questione era stata sollevata nel corso del dibattito di Commissione, perché in allora non si indicava assolutamente una soglia.
Noi partiamo da una questione che crediamo sia facilmente comprensibile, cioè l'esigenza di evitare che un addensamento o un affollamento eccessivo di piccoli negozi dentro i centri commerciali abbiano, come conseguenza immediata e diretta - lo anticipavo nell'intervento durante la discussione generale - l'impoverimento del tessuto commerciale presente nelle nostre città. Dobbiamo evitare questo rischio.
Durante la discussione, la Giunta, accogliendo in parte la proposta aveva indicato una soglia del 25%. Mi domando sulla base di quali valutazioni si sia indicata una soglia come questa, e non un'altra. Questa è la prima questione che volevo porre, augurandomi che l'Assessore, magari consideri questa mia sollecitazione.
Perché se condividiamo l'esigenza che noi poniamo attraverso l'emendamento presentato in Commissione, l'obiettivo è quello di trovare una soglia che sia la migliore possibile, che definisca un equilibrio che valga sia per il nuovo centro commerciale, ma che valga, soprattutto rispetto al rischio che vorremmo venisse evitato, quello, appunto dell'impoverimento della rete commerciale preesistente esterna ai centri commerciali.
A tal riguardo, noi indichiamo una soglia del 15%, perché ci sembra francamente, quella meglio rispondente a questa esigenza.
Mi auguro, dunque, che l'Assessore voglia considerare questo nostro emendamento, che nasce da questa valutazione condivisa (del resto, se non fosse condivisa, l'Assessore non avrebbe considerato l'emendamento che ha proposto a nome della Giunta del 25%). Ma noi riteniamo che quella soglia sia eccessiva e che debba essere ridotta.
Non so se sono autorizzato dal Presidente Vignale, ma se non erro questo emendamento è stato sottoscritto, altresì, dal Presidente della Commissione, perché nella discussione svoltasi allora in Commissione tutti insieme abbiamo convenuto sull'esigenza di indicare una soglia.
Noi, oggi, riteniamo che la soglia ideale sia quella del 15%.



PRESIDENTE

L'articolo 10 non ha emendamenti. Sull'articolo 11, invece, insiste un certo numero di emendamenti.
Emendamento rubricato n. 40) presentato dai Consiglieri Biolé, Bono: L'art. 11 comma 1 viene abrogato.
Emendamento rubricato n. 41) presentato dai Consiglieri Biolé, Bono: Il comma 2 dell'articolo 11 viene soppresso.
Emendamento rubricato n. 42) presentato dai Consiglieri Biolé, Bono: Il comma 3 dell'articolo 11 viene soppresso.
La parola al Consigliere Biolé per l'illustrazione; ne ha facoltà.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
Gli emendamenti presentati dal nostro Gruppo all'articolo 11 riguardato l'individuazione degli standard di parcheggio e, quindi, la richiesta di limitare il più possibile la loro monetizzazione.
Come accennato precedentemente, ritengo che nel suo complesso questo testo possa andare nella direzione di responsabilizzare l'Ente locale quindi il Comune - che va ad individuare le aree per i nuovi insediamenti all'interno del proprio territorio (o per gli ampliamenti di cui abbiamo parlato). Tuttavia, per una questione di opportuno equilibrio, ritengo che allo stesso tempo non si debba abdicare a quelle che sono le richieste.
Perché la Regione, nel suo complesso, deve, dal nostro punto di vista tenere per sé quelle che possono essere alcune prerogative e, in questo caso, individuare delle trasformazioni in moneta sonante, quindi degli standard di parcheggio per le nuove localizzazioni, più limitate rispetto a quelle previste all'interno del testo.
Per questo motivo, chiediamo la soppressione dei due commi. Noi crediamo, anche in questo caso, che si possa trovare un giusto equilibrio tra la nostra richiesta di evitare la monetizzazione e il fatto di concederla in modo abbastanza allargato e libero, così come prevede il testo attuale.
Per quanto riguarda la soppressione del comma 3 - per i trasferimenti e gli ampliamenti di strutture commerciali - non riteniamo politicamente accettabile (il nostro giudizio nasce anche dal confronto con chi ha conoscenze più tecniche e più specifiche in materia) la totale monetizzazione dello standard urbanistico dei posti a parcheggio soprattutto per le medie e grandi strutture e per i centri commerciali.
Perché sicuramente - è una previsione assolutamente logica e di buonsenso si avrebbero conseguenti e inevitabili intasamenti di traffico, creando altri problemi allo stesso Ente.
Trovare un equilibrio rispetto a quella che può essere la parziale monetizzazione, crediamo possa essere una soluzione condivisibile, sulla quale sarebbe opportuno ragionare. Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Biolé.
Emendamento rubricato n. 43) presentato dai Consiglieri Biolé, Bono: La tabella al comma 3 dell'articolo 12 è sostituita dalla seguente:



(vedi tabella allegata)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biolé per l'illustrazione; ne ha facoltà.



BIOLE' Fabrizio

Questo emendamento è strettamente correlato al precedente. All'articolo 12 chiediamo semplicemente di mantenere la tabella al comma 3 con i parametri attuali.
Anche su questo abbiamo già avuto un confronto in Commissione e nel tavolo a latere.
Per quanto riguarda i flussi di traffico (parametro nella tabella al comma 3), riteniamo che nella formula della prima casella sotto la colonna F, che indica il flusso, debba essere mantenuto il parametro 1,2. Inoltre nella casella immediatamente sottostante, chiediamo che venga mantenuto il parametro 1.200.
Il testo attuale, come licenziato dalla Commissione, individua una riduzione di circa 16-17%, portando il primo parametro a 1 (da 1,2) e il secondo (quindi la seconda riga) a 1.000, anziché 1.200.
Ricordo l'indicazione che mi era stata data direttamente dall'Assessore e dagli uffici in Commissione sul fatto che, in effetti, i parametri licenziati dalla Commissione possono già essere sovradimensionati rispetto a quella che è la reale necessità. Su questo aspetto siamo un po' perplessi e per questi motivi chiediamo, comunque, come principio precauzionale, di mantenere i parametri che sono attualmente in vigore, cioè 1,2 e 1.200.
Grazie.



PRESIDENTE

In merito all'articolo 15, gli emendamenti rubricati n. 45), 46) e 47) sono irricevibili.
Emendamento rubricato n. 44) presentato dai Consiglieri Biolé, Bono: L'art. 15 comma 1 viene abrogato.
Con il consenso dei proponenti lo diamo per illustrato. Abbiamo quindi terminato la discussione sugli emendamenti.
Sospendo i lavori qualche minuto.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 18.02 riprende alle ore 18.03)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Prima di procedere alle dichiarazioni di voto, ha chiesto di intervenire l'Assessore Casoni; ne ha facoltà.



CASONI William, Assessore al commercio

Grazie, Presidente.
doveroso, dopo che i presentatori hanno illustrato gli emendamenti che il sottoscritto, prima di procedere, dia una risposta sul merito degli emendamenti.
Per comodità, visto che si tratta di emendamenti presentati da entrambi i Gruppi, inizierei da quelli relativi alla temporizzazione dell'area dismessa. Noi siamo partiti senza nessun limite di tempo, prioritariamente dalle aree dismesse. In Commissione, a seguito di un lavoro svolto, anche il sottoscritto si era convinto che sarebbe stato meglio inserire un limite temporale per evitare speculazioni o iniziative immediate, ragion per cui abbiamo inserito il limite dei due anni.
Tuttavia, attenzione che non si verifichi il fenomeno inverso. Poich non possiamo obbligare nessuno ad andare in un'area dismessa, se inseriamo troppi vincoli, il privato preferisce, ad un'area dismessa, un'area artigianale.
Dobbiamo partire da un concetto: abbiamo posto la limitazione all'utilizzo di suolo agricolo - l'incentivo - che non è obbligatorio andare verso le aree dismesse o abbandonate per non consumare altro suolo ma se lo rendiamo troppo difficile da raggiungere, difficilmente qualcuno ci presenterà una richiesta. Molte volte, per esempio, i luoghi dismessi necessitano di bonifiche, di riadattamenti; necessitano di interventi già di per sé, a volte, costosi. Inserendo troppi paletti o troppi limiti, si potrebbe ottenere l'obiettivo inverso: nessuno chiede più autorizzazioni nelle aree dismesse e le chiede nelle aree potenzialmente libere di terreno, per esempio in un L1, di una città, di un'area urbana, o di un'area anche non urbana.
Abbiamo posto il limite dei due anni, ma potrei suggerire 30 mesi, che mi sembra già una concessione. Oltre questo periodo, temo che non diventi più accattivante il richiamo dell'area dismessa o abbandonata da parte di un privato. Questo è un tema importante, perché farebbe cadere uno dei principi che abbiamo condiviso tutti insieme. Abbiamo tutti condiviso che bisognasse, da un lato, impedire l'utilizzo di suolo agricolo, dall'altro andare verso i territori e le aree dismesse. Se creiamo una strada troppo tortuosa, questo non funziona. Propongo di modificare i due anni in 30 mesi. Ricordo che abbiamo già introdotto la comprovata ed accertata dismissione, che è una cosa che ad oggi non c'era. Ciò vuol dire che devono intercorrere 30 mesi tra la comprovata ed accertata dismissione, vuol dire che la dismissione deve essere certificata.
Inoltre, siccome molte di queste operazioni saranno soggette all'Accordo di Programma, una valenza che noi intendiamo mantenere all'interno dell'Accordo è l'impiego di eventuali lavoratori delle aziende che avessero chiuso in precedenza.
Anche questa è una sorta di concetto che abbiamo intenzione di esercitare, non di lasciare al libero arbitrio. Sappiamo che oggi il problema dell'occupazione è un problema importante, quindi credo che in 30 mesi molti troveranno altra collocazione di lavoro; magari ci sarà qualcuno che non l'ha ancora trovata e potremmo recuperarlo, ma se passano cinque anni, sicuramente non c'è più tempo né per l'efficacia né per il recupero dei posti che si perdono con la chiusura di un'attività.
Un'altra proposta, avanzata sia dal Gruppo Movimento 5 Stelle che dal Gruppo PD, era quella della limitazione degli esercizi di vicinato all'interno degli L1, all'interno dei centri commerciali. Su questo tema ho riflettuto. Credo che si possa riprendere l'emendamento dove avevamo introdotto la soglia del 25%, e riportarla al 15%. Ho accettato uno degli emendamenti presentati perché, riflettendoci, anch'io ho pensato che forse, si va a depotenziare negozi storicamente presenti in una strada. Non vorremmo che si generasse una corsa verso questi insediamenti.
Questo mi dà modo di rispondere ad un altro emendamento del Gruppo Movimento 5 Stelle, che si può ricollegare sul tema della superficie che abbiamo autorizzato negli L1. Secondo me, è meglio avere poche opportunità di queste strutture in un'area urbana anziché moltiplicarle con aree più piccole in tutti i quartieri e in tutte le zone. Quello sì che depaupererebbe il tessuto dei negozi di vicinato.
Se noi, in un'area, lasciamo delle localizzazioni più alte che comunque, dovranno passare con l'Accordo di Programma, quindi saremmo noi a valutare se autorizzarle insieme al Comune e alla Provincia - tutti e tre gli Enti dovranno dare l'ok - e l'area è sufficientemente ampia, credo che "generiamo" meno chiusure nella zona di appartenenza. Se, invece permettiamo localizzazioni piccole, ricordo che oggi quello che maggiormente pesa sui negozi di vicinato non è l'Auchan dell'autostrada per Milano, sono quei supermercati, magari di 1.000 o 1.500 metri, situati a 200 metri dalla propria attività, che fanno morire piccoli negozi e piccole attività.
Questa è una risposta che si può comprendere facilmente: meglio pochi ma distribuiti, che tanti in ogni quartiere. Tanti in un quartiere rischierebbero di far morire i negozi di vicinato di quel quartiere.
Sull'emendamento relativo ai tre lati, sempre presentato dal Gruppo Movimento 5 Stelle, è chiaro che in questo caso non si consuma suolo agricolo perché, di fatto, sono L1, quindi sono all'interno di un'area urbana, dove difficilmente c'è un suolo agricolo (e, comunque, dobbiamo lasciare questa possibilità).
Anche questo, quindi, non può essersi accettato.
Ho spiegato prima che non mi sento tranquillo ad inserire dei limiti numerici agli L2. Non sarei onesto con la mia coscienza perché, se per un errore, venisse impugnata la legge, a quel punto non potremmo più opporci e in attesa di presentare una nuova legge, saremmo inondati da centinaia di domande di autorizzazione che saranno legittime e che non potremmo nemmeno respingere, perché a quel punto è in decadenza ogni sospensione della legge.
Abbiamo visto cos'è successo nel 2006, quando era scaduta una moratoria, quando era stata introdotta una moratoria prima della sua scadenza. Nel frattempo erano passati venti giorni o un mese, ed erano arrivate circa 150 domande.
Questo per dire che, a volte, lasciare libero il tutto è importante.
Questi sono i temi più importanti.
Su tutti gli altri emendamenti il mio parere è negativo, anche perch molti sono strumentali per arrivare a quelli di contenuto, su cui mi sembra di aver dato risposte importanti. Credo che questa riforma rafforzi il concetto di ambito urbano, di urbanizzazione e che cerchi di evitare quel turismo che chiamo "turismo commerciale": prendere la macchina, fare quindici chilometri, andare in campagna a comprare e poi tornare a casa situazione che in questi anni, a causa di tanti centri satellite, si è verificata. Relativamente alla riduzione del numero dei parcheggi l'abbiamo attivata perché abbiamo visto che in molti centri commerciali è inutile avere piazzali vuoti con parcheggi occupati solo per il 40%.
Abbiamo studiato dei parametri, perché abbiamo visto che è meglio - tra virgolette - realizzare meno cemento: dove si devono fare dei parcheggi, è inutile fare delle piazze che per il 95 o 97% del tempo rimangono desolatamente vuote, per le poche auto che magari parcheggiano.
Anche questa è una cura verso il territorio. Preferisco vedere qualunque altra cosa piuttosto che una lastra di cemento a parcheggio perennemente vuota. Non è un bel vedere.
Concludendo, mi sembra di aver dato le ri sposte ai temi più impregnanti. Su gli altri, come già detto, il parere è comunque negativo, perché la normativa sta in piedi con una serie di meccanismi concatenati tra loro e quindi, se andiamo a togliere alcuni paletti o alcune impalcature, corriamo il rischio di fare più danno che altro.
Grazie.



PRESIDENTE

A questo punto, procediamo con il voto degli emendamenti e poi con la dichiarazione di voto. Non sarebbe la procedura corretta, perch bisognerebbe fare una dichiarazione unica e poi votare, perché, però, se tutti sono d'accordo, vista anche la mole degli emendamenti, per arrivare ad una dichiarazione, bisogna prima vedere quale emendamento viene accettato.
Procediamo con la votazione dell'emendamento n. 2), con il parere negativo della Giunta regionale.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 2).
La votazione non è valida per mancanza del numero legale per deliberare.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.19)



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 26) presentato dal Consigliere Biolé: al prospetto 4 del comma 3 dell'articolo 6 l'ultima riga orizzontale è sostituita dalla seguente:



PRESIDENTE

Dimensione massima |M. 1 |Mq. |Mq. |Mq. |Mq. |Mq.
della | |45.000 |25.000 |25.000 |10.000 |10.000 localizzazio ne



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 32) presentato dal Consigliere Biolé: al prospetto 5 del comma 4 dell'articolo 6, la quinta riga orizzontale è sostituita dalla seguente:



PRESIDENTE

Dimensione | |Min. mq.|Min. mq.|Min. mq.|Min. mq.|Min. mq.
massima |H. 2 della | |40.000 |20.000 |20.000 |15.000 |5.000 localizzazio| |Max. mq.|Max. mq.|Max. mq.|Max. mq.|Max. mq.
ne | |170.000 |90.000 |75.000 |60.000 |60.000



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 43) presentato dal Consigliere Biolé: La tabella al comma 3 dell'articolo 12 è sostituita dalla seguente:



PRESIDENTE

C |F Fino a 1.000 posti auto |F=1,2 x C Più di 1.000 posti auto |F= 1200 + 0,65 (C - 1.000)



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