Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.293 del 06/11/12 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

Scarica PDF completo

Argomento:


PONSO TULLIO



(I lavori iniziano alle ore 14.30 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Edilizia scolastica

Interrogazione a risposta immediata presentata dal Consigliere Ronzani inerente a "Sicurezza degli edifici scolastici piemontesi" (ritirata)


PRESIDENTE

Iniziamo i nostri lavori.
Comunico che l'interrogazione a risposta immediata presentata dal Consigliere Ronzani, inerente a "Sicurezza degli edifici scolastici piemontesi", è stata ritirata.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Interrogazione a risposta immediata n. 1356 presentata dal Consigliere Buquicchio, inerente a "Certificazione dei crediti, adesione alla piattaforma del Ministero dell'Economia e delle Finanze"


PRESIDENTE

Proseguiamo con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n.
1356, presentata dal Consigliere Buquicchio, che la illustra.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Nel corso del dibattito di questa mattina, abbiamo già toccato quest'argomento; argomento del quale ho cercato di occuparmene - me ne darete atto - sin dall'inizio della legislatura, sino al punto di aver ottenuto l'approvazione, nella legge finanziaria, di un punto sull'argomento.
Noi avevamo avuto l'idea (condivisa, poi, da molti colleghi, oltre che dalla Giunta) di fornire uno strumento utile per lo smobilizzo dei crediti in modo da far riacquistare liquidità alle tante imprese in difficoltà, di cui tutti parlano (abbiamo sentito anche il suo collega, Assessore Monferino, stamattina) ma sul quale tutti dicono: "Non ci sono soldi".
Parliamo di una cifra pari a circa due miliardi e 643 milioni.
Sicuramente, in base al decreto legislativo di recepimento della Direttiva europea, dobbiamo tener conto di quanto questa cifra potrà lievitare per il discorso degli interessi.
È stata sollecitata questa mattina la richiesta di chiarire se la piattaforma di riferimento da parte dell'Assessore è quella della Regione Lazio o quella del Ministero dell'Economia e delle Finanze. A molte cose (o a qualcuna) si è ritenuto di rispondere stamattina, ma a queste domande concrete no.
Per questo motivo, ho presentato questa interrogazione, che è finalizzata a conoscere i provvedimenti che la Giunta e l'Assessore competente hanno adottato affinché tutte le Amministrazioni e gli Enti pubblici presenti nella Regione Piemonte si registrino in modo tempestivo presso la piattaforma elettronica per la certificazione dei crediti.
Ho anche detto stamattina che, non solo dagli articoli apparsi su Il Sole 24 Ore, ma da più parti, emerge chiara la constatazione che al momento non ci sono le possibilità di aderire, perché - così sostiene Federico Ghizzoni, Amministratore Delegato di Unicredit - in banca non si ricevono richieste di anticipo sui crediti e le certificazioni ancora non ci sono.
La situazione è, quindi, nebulosa. Non so quanto lei, Assessore, sia convinto della bontà dell'iniziativa: presumo che lo sia, ma mi fornisca qualche informazione più tangibile e concreta. Grazie.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Giordano.



GIORDANO Massimo, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Leggerò anche la nota predisposta dalla collega Quaglia, nella speranza di essere sufficientemente esaustivo.
Depositerò le relative considerazioni e se sorgerà la necessità di ulteriori approfondimenti, sono comunque a disposizione per i colleghi.
L'interrogazione mira, in senso più ampio, a conoscere i provvedimenti che la Giunta e l'Assessorato hanno adottato affinché le Amministrazioni e gli Enti pubblici presenti nella Regione Piemonte si registrino presso la piattaforma elettronica per la certificazione dei crediti istituita dal Ministero dell'Economia e delle Finanze.
La Regione, per ovviare ai risaputi problemi e difficoltà in cui versano le PMI piemontesi in ordine all'accesso al credito e allo smobilizzo dei crediti vantati nei confronti degli enti locali e più in generale nei confronti della PA, ha messo in cantiere una serie di programmi e iniziative, che ricordo.
Il fondo di garanzia per le PMI per lo smobilizzo dei crediti verso gli enti locali istituito presso Finpiemonte, con una dotazione di 20 milioni di euro.
Il fondo di riassicurazione per le imprese artigiane istituito presso Artigiancassa, con una dotazione di dieci milioni di euro.
Il fondo di riassicurazione per le imprese industriali, del commercio e del turismo istituito presso Finpiemonte, con una dotazione iniziale di dieci milioni di euro, ultimamente aumentata di ulteriori 15 milioni, per un totale di 25 milioni di euro.
Quest'ultimo fondo è stato altresì presentato nella Conferenza Regioni Autonomie locali, affinché i soggetti rappresentati si facciano parte diligente nei confronti degli Enti locali, al fine di diffondere quest'opportunità rivolta al sostegno delle attività produttive della Regione.
In concomitanza e ad affiancamento delle misure citate, a partire dalla primavera scorsa sono state intraprese delle iniziative in collaborazione con Finpiemonte, finalizzate alla creazione di un sistema di accertamento e certificazione dei crediti che le imprese vantano nei confronti degli Enti locali, delle ASL, dei Consorzi socio-assistenziali e degli enti strumentali della Regione.
In data 18 ottobre u.s., con l'entrata in funzione della Piattaforma elettronica per le certificazioni dei crediti delle imprese, in attuazione dei DDMM 22 maggio e 25 giugno 2012, sono stati avviati contatti con gli Uffici del Ministero dell'Economia e delle Finanze per capire come si svilupperà operativamente la Piattaforma, quali le modalità di adesione e quali gli adempimenti da ottemperare da parte delle Amministrazioni Pubbliche, una volta aderito.
I contatti avviati hanno come finalità lo studio e la messa in opera di idonee forme di accompagnamento delle Pubbliche Amministrazioni che la Regione ha intenzione di varare per promuoverne l'adesione. Questo, per rendere operativa quanto prima la Piattaforma e per consentire la più celere certificazione dei crediti delle imprese.
Inoltre, si stanno mettendo in atto le necessarie iniziative di coordinamento con analoghi strumenti per la certificazione dei crediti esistenti o in fase di varo, e con tutti i soggetti interessati (Enti locali, Regioni, Ministeri, sistema bancario, organizzazioni imprenditoriali, ecc.).
Do, adesso, qualche risposta più dettagliata, rispetto all'interrogazione.
A seguito della verifica con gli Uffici regionali competenti, ad oggi risulta che la Piattaforma presenta solo le funzionalità che consentono la registrazione da parte delle Amministrazioni e degli Enti pubblici. Il Ministero dell'Economia e delle Finanze ne darà comunicazione, non appena saranno rese disponibili anche le funzionalità per i creditori. Entro metà novembre, il Settore Ragioneria procederà all'iscrizione della Regione Piemonte.
Per quanto riguarda, nello specifico, le Regioni sottoposte ai Piani di rientro dai deficit sanitari, la normativa escludeva inizialmente dalla certificazione sia i debiti delle Regioni diversi da quelli sanitari sia quelli degli enti del Servizio Sanitario Nazionale.
Per ampliare l'ambito applicativo dei decreti di certificazione e compensazione, il Parlamento ha ritenuto di integrare la normativa vigente.
Con la legge di conversione n. 94/2012 del decreto legge n. 52, recante "Disposizioni urgenti per la razionalizzazione della spesa pubblica", è stato introdotto l'articolo 13 bis che permette la certificazione dei debiti delle Regioni diversi da quelli sanitari, anche nel caso di Regioni sottoposte a Piani di rientro sanitari.
Qualora mancasse qualche elemento che il collega auspicava di approfondire, ci si riserva di farlo.


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione a risposta immediata n. 1358 presentata dal Consigliere Goffi, inerente a "Ferrovia Torino-Ceres"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione a risposta immediata n. 1358, presentata dal Consigliere Goffi, cui risponderà l'Assessore Bonino.
La parola al Consigliere Goffi per l'illustrazione.



GOFFI Alberto

Grazie, Presidente.
Lo scopo dell'interrogazione è puramente di rassicurazione: dopo aver letto dei numerosi tagli al trasporto pubblico, voglio capire se l'interconnessione del nodo ferroviario di Torino della linea Torino-Ceres è ancora tra le priorità, perché rappresenta un importante strumento di trasporto per quella valle, può essere molto utile anche per il rilancio turistico, ma soprattutto serve l'unico aeroporto con valenza regionale.
Sarebbe, pertanto, un grave danno per il Piemonte se non venisse attuato.
Nelle settimane scorse abbiamo sentito la notizia positiva - che spero lei possa confermare - dei 180 milioni di euro stanziati da parte del CIPE per questa connessione ferroviaria. Vorrei capire, però, se esiste già un cronoprogramma, se c'è la piena condivisione anche di quest'opera da parte della GTT e della Provincia di Torino, quali saranno le strutture che andranno ad appaltare l'opera e, se possibile, conoscere anche qualche tempo per la cantierizzazione.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bonino per la risposta.



BONINO Barbara, Assessore ai trasporti

Grazie, Presidente.
Ringrazio il collega Goffi, poiché abbiamo l'occasione di affrontare l'argomento in Consiglio regionale quasi in contemporanea con l'approvazione, da parte del CIPE, del quadro economico per la realizzazione della linea Torino-Ceres. Questo ci consente anche di evidenziare il quadro a contorno della realizzazione di quest'importante opera.
Ovviamente confermo che il collegamento della ferrovia Torino-Ceres con il passante ferroviario, tramite la realizzazione del passante sotterraneo rientra nelle priorità della Regione Piemonte, ci collegherà con piazza Rebaudengo e consentirà di attivare un servizio di ferrovia metropolitana in direzione dell'aeroporto.
Questo significa che, tra circa tre anni e mezzo (così anticipo la breve relazione sul cronoprogramma), potremo immaginare che l'aeroporto di Caselle e il passante ferroviario diventino il centro di snodo di un traffico internazionale, nazionale e regionale.
Grazie al passante ferroviario, sarà garantito il collegamento via treno con il sistema dell'Alta Velocità e, allo stesso tempo, il collegamento con il sistema di SFM (il Servizio di Ferrovia Metropolitana) sempre tramite il passante ferroviario - permetterà di immaginare un collegamento veloce con i centri più importanti della realtà regionale. Ad esempio, per andare da Torino a Bra si potrà utilizzare un servizio di ferrovia metropolitana, con un cadenzamento di mezz'ora, che consentirà di recarsi nel territorio delle Langhe, per turismo, arrivando da Caselle salire sul servizio di ferrovia metropolitana che mette in contatto Caselle con il nodo del passante ferroviario e, senza uscire dal sistema di ferrovia metropolitana, utilizzare la linea di ferrovia metropolitana che collegherà Torino con le Langhe.
Tutto questo per dire che collegare il passante ferroviario con l'aeroporto significa collegare, da e per l'aeroporto di Torino, un sistema coordinato di trasporti che oggi non è soltanto il sistema di Alta Velocità, ma è anche un servizio di ferrovia metropolitana.
La realizzazione dell'opera passa attraverso una storia di progettazione importante, che abbiamo ereditato da GTT e che è passata poi, ad Infra.To, nel passaggio di competenze da GTT ad Infra.To e che oggi vede Infra.To e SCR collaborare per la fase di realizzazione dell'appalto integrato.
Si tratta di un'opera che vale 162 milioni di euro: 142 milioni provenienti dai fondi FAS regionali e 20 milioni stanziati dal Governo come fondi destinati agli interventi di prima fase che fanno parte dell'accordo sottoscritto dal Governo, dalla Regione Piemonte e dagli Enti locali, sugli interventi collegati alla realizzazione della Torino-Lione.
Pertanto, non la percentuale di risorse destinate alle opere compensative ma l'accordo sottoscritto fra Governo ed Enti locali, finalizzato alla realizzazione degli interventi di supporto al sistema ferroviario metropolitano, nell'ottica del suo collegamento con la Torino-Lione.
Il passante ferroviario e il collegamento con l'aeroporto rientrano dunque, nella filosofia che suggerì alla Regione Piemonte, agli Enti locali e al Governo nazionale, la sottoscrizione di quest'accordo.
L'opera - dicevo - ha un costo di 162 milioni di euro: il percorso è maturo, l'opera è immediatamente cantierabile. C'è ancora l'ultima fase della Conferenza dei servizi, che occuperà penso due o tre mesi, e verosimilmente, all'inizio del 2013, inizieranno le procedure di gara.
Questo ci consente di immaginare che all'inizio del 2016 l'opera possa essere realizzata e che, quindi, il collegamento con il passante ferroviario sia operativo.
Nelle prossime settimane, dopo aver incontrato gli amministratori locali (i Sindaci) del nostro territorio, andremo a presentare lo schema di azione del servizio di ferrovia metropolitana e daremo ampio risalto anche alla copertura economica rispetto a quest'opera importante.
Daremo ampio risalto rispetto all'organizzazione complessiva del trasporto ferroviario che la Regione ha inteso dare, coprendo anche la necessità di materiale rotabile nuovo in un prossimo futuro e, per ora riutilizzato e destinato al servizio di ferrovia metropolitana, che abbiamo inquadrato nell'accordo complessivo con Trenitalia nel nostro contratto di servizio.
Tutto ciò corrisponde alla logica secondo la quale la valorizzazione del sistema ferroviario piemontese, è un obiettivo prioritario della Giunta regionale, con un'attenzione particolare ad alleggerire l'impegno economico laddove i flussi di utenza non giustificano il servizio e, allo stesso tempo, invece, incrementare le risorse destinate su quelle direttrici dove si immagina che la domanda, da parte degli utenti, possa essere molto alta e foriera di effetti positivi sull'economia del territorio.
Il caso del collegamento tra l'aeroporto e il passante ferroviario nell'ottica del sistema turistico, ma anche l'ottica della facilità di comunicazioni all'interno da e per la nostra regione, credo sia un caso emblematico di come questa Giunta abbia inteso i tagli non in maniera lineare, ma l'economia nell'ottica dell'efficientamento e degli investimenti utili.



LEARDI LORENZO


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 1354 presentata del Consigliere Motta Massimiliano, inerente a "Laboratorio di emodinamica interventistica dell'ASL TO5"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 1354, presentata dal Consigliere Motta, che ha la parola per l'illustrazione.



MOTTA Massimiliano

Sorrido per il fatto che l'Assessore Monferino, ancora una volta abbia pensato bene di delegare qualche altro collega a rispondere. Per questo, cercherò di sollevare l'Assessore Bonino nel darmi una risposta orale e prenderò la risposta scritta, come risposta al quesito.
La discussione della scorsa settimana ha ampiamente approfondito il tema, ma la mia interrogazione entrava più nel dettaglio. L'Assessore ha presentato una sua relazione nel quale tutto si limita ad una questione territoriale, quando noi invece, nella nostra interrogazione, evidenziamo che presso il centro di Moncalieri sono stati trattati 114 pazienti per quanto riguarda il 2011; che tali pazienti erano in condizioni clinica di infarto miocardico acuto, quindi avevano bisogno di un intervento immediato e urgente. Ricordo che il ritardo temporale per una condizione elettricamente e emodinamicamente instabile può ritenersi fatale.
Per la prima volta, introduciamo un nuovo concetto, vale a dire che si pensava di chiudere l'emodinamica di Moncalieri e non una delle due alle Molinette.
Ripeto, il continuo sviare ad un confronto sulla questione non aiuta il dialogo, prenderò la risposta che mi verrà data e la trasmetterò ai vari Comitati per i diritti dei malati. Sulla base della risposta dell'Assessore, mi farò dare un parere più puntuale da parte di coloro che tutelano il diritto della salute dei cittadini.



PRESIDENTE

Do per letta la riposta dell'Assessore Monferino, il cui testo recita.
"Con riferimento all'interrogazione in oggetto si precisa quanto segue: nel progetto di ridefinizione della rete dei laboratori di emodinamica è prevista una razionalizzazione mediante la riduzione numerica dei Centri e una loro maggiore qualificazione, in linea con le indicazioni della letteratura scientifica e in un'ottica di ottimizzazione dei servizi attraverso economia di scala.
Pertanto la riorganizzazione in atto ha come primo obiettivo quello di garantire insieme all'efficienza del sistema un'idonea copertura del laboratorio regionale con tempi di accesso compatibili al trattamento delle emergenze in particolare con riferimento all'infarto miocardico acuto.
Le due esigenze soprariportate sono di fatto perseguibili mediante l'effettiva messa in rete dei presidi ospedalieri, l'operatività della rete STEMI con la trasmissione degli ECG nei trasporti primari del 118 e l'ottimizzazione dei trasferimenti secondari.
Sulla base di tali premesse il processo di riorganizzazione andrà ad investire non solo il numero dei centri sul territorio, ma anche la presenza di più laboratori nello stesso presidio che dovranno essere unificati riducendo in questo modo duplicazioni e realizzando economie di scala".


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Interpellanza a risposta immediata n. 1357 presentata del Consigliere Ponso, inerente a "Azzeramento fondi per non autosufficienti"


PRESIDENTE

Esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1357, presentata dal Consigliere Ponso.
La parola al Consigliere Segretario Ponso, che interviene in qualità di Consigliere, per l'illustrazione.



PONSO Tullio

Rimarco il fatto che si tratta dell'ennesima interrogazione per quanto riguarda le problematiche sulla sanità e non ho l'onore di avere l'Assessore competente che risponderà in merito, anche se accetto volentieri la risposta dell'Assessore Porchietto che considero autorevole alla stessa maniera. Ma avendo ogni Assessore la sua delega e avendo più di una problematica da affrontare, credo sia importante che ogni Assessore dia la risposta adeguata.
Egregia Assessora, questa interrogazione è stata presentata durante lo sciopero della fame dei malati di SLA (Sclerosi Laterale Amiotrofica) durato ben sette giorni e terminato domenica scorsa.
Nel frattempo, gli eventi si sono succeduti velocemente e, nella situazione attuale, si vede il Governo impegnato a ripristinare il fondo per le non autosufficienze e i malati di SLA che hanno sospeso lo sciopero della fame.
Proprio nelle ultime ore il Sottosegretario Grilli ha comunicato che i soldi ci sono e che verranno prelevati dai 6,7 miliardi liberati dalla rinuncia al taglio dell'Irpef e la riscrittura del Fondo per il sociale di Palazzo Chigi.
Purtroppo, non si conoscono ulteriori dettagli e, nella pratica, per ora, la promessa che il Fondo per i non autosufficienti verrà ripristinato è rimasta tale.
Ieri i malati gravi hanno dato un ultimatum al Governo: se entro il 12 novembre non ci saranno novità, inizieranno nuovamente a privarsi dell'alimentazione e questa volta saranno almeno 80 malati.
La mia interrogazione intendeva chiedere quali fossero le iniziative che la Regione avrebbe posto in essere per fare pressioni sul Governo affinché desse ai malati non autosufficienti l'attenzione che meritano e nonostante gli eventi incalzanti degli ultimi giorni, ritengo questa interrogazione ancora valida.
Il Fondo per non autosufficienze era stato istituito nel 2006 ed era finalizzato a garantire, su tutto il territorio nazionale, l'attuazione dei livelli essenziali delle prestazioni assistenziali, in favore delle persone non autosufficienti. Con la legge di stabilità 2011, il finanziamento per questa voce era stato azzerato, il Governo aveva bocciato gli emendamenti al Milleproroghe che le Regioni italiane, attraverso la Conferenza delle Regioni, avevano approvato all'unanimità e che prevedeva il ripristino di 400 milioni di euro per il Fondo nazionale per le non autosufficienze.
Adesso tutti promettono che sarà ripristinato. Quello che voglio sapere è cosa vogliamo fare: aspettare che altri malati riprendano lo sciopero della fame? Intendete fare pressioni sul Governo affinché acceleri gli iter per ripristinare il Fondo? E, più a lungo termine, vi farete promotori presso il Governo centrale, di un metodo diverso di amministrare il Paese che tenga realmente in considerazione tutti i cittadini e porga l'orecchio alle richieste dei più deboli? Auspico che la risposta sia positiva e che non si debba più assistere a situazioni come quella dei malati di SLA - già gravemente sofferenti a causa della patologia - che intraprendono lo sciopero della fame.
Il 12 novembre, purtroppo, è vicino e ritengo che dobbiamo sbrigarci.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Porchietto per la risposta.



PORCHIETTO Claudia, Assessore regionale

Prendo atto di quanto segnalato dal Consigliere Ponso. Le assicuro che il tema è assolutamente ed estremamente delicato. Tra l'altro, anche la sottoscritta ha avuto in famiglia una persona malata di SLA, quindi so cosa significa ed esprimo tutta la mia vicinanza. Mi permetto di parlare, anche a nome della Giunta, ai malati sia del Piemonte che a livello nazionale.
Per quanto riguarda le risorse relative al "Fondo Nazionale per le non autosufficienze" destinate dallo Stato alla Regione Piemonte per quanto riguarda la suddivisione, per anni, dal 2008 al 2011 ci sono delle cifre sicuramente significative, ma che negli anni sono venute a diminuire in modo nuovamente significativo.
Più di 23 milioni nel 2008, più di 31 milioni nel 2009, 29 milioni nel 201 e solo 7.610.000,00 euro nel 2011.
Con la delibera della Giunta del 12 ottobre 2011, le risorse relative all'anno 2010 sono state assegnate agli Enti capofila secondo i criteri che erano già stati previsti dalla delibera del 2009, la n. 39, e dalla delibera n. 56 del 2010.
Questi contributi hanno garantito la continuità dei progetti a sostegno della domiciliarità in lungoassistenza per anziani ultra 65enni non autosufficienti e per le persone con disabilità non autosufficienti di età inferiore ai 65 anni fino alla data del 31/01/2013.
Le risorse del Fondo per la non autosufficienza relative all'anno 2011 pari ad euro 7.610.000, sono state assegnate alla Regione Piemonte dal Decreto Ministeriale del Lavoro e delle Politiche Sociali del 15/11/2011 che prevedeva l'utilizzo di tali fondi esclusivamente a favore delle persone adulte affette da SLA.
Pertanto, con DGR n. 23-3624 del 28/03/2012, veniva approvato il Programma attuativo "Progetto di continuità assistenziale per i pazienti con la SLA e le loro famiglie".
Dal 2004 la Regione eroga agli Enti gestori delle funzioni socio assistenziali risorse per interventi a sostegno della domiciliarità dei soggetti anziani non autosufficienti, in particolare per quanto riguarda gli interventi economici, ovvero assegni di cura, buono famiglia e buono servizio.
Alla luce del fatto che il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali non ha previsto per l'anno 2012 - chiaramente in questi giorni ci sono state alcune evoluzioni, ma occorrerà vedere se agli annunci seguiranno fatti concreti ed oggettivi - l'erogazione del Fondo per la non autosufficienza, la Giunta regionale, con propria deliberazione n. 22-4601 del 24/09/2012, ha assegnato ai Soggetti Gestori delle funzioni socio assistenziali una somma complessiva pari ad euro 17.000.000, al fine di garantire la continuità, in accordo con le Aziende sanitarie, di progetti personalizzati in grado di dare una risposta socio-sanitaria diversificata a soggetti anziani non autosufficienti, anche in attuazione della legge regionale n. 10 del 18/02/2010, "Servizi domiciliari per persone non autosufficienti". La Giunta regionale ha, pertanto, voluto incrementare la somma annualmente stanziata sull'apposito capitolo di bilancio, pari a 12.000.000 di euro, con ulteriori 5.000.000 di euro, volti a finanziare gli interventi previsti dalla legge regionale n. 10/2010, "Servizi domiciliari per persone non autosufficienti".
Recentemente la Regione Piemonte ha proposto al Governo, unitamente alle altre Regioni, di accogliere un emendamento alla Legge di stabilità 2013-2015 che preveda il rifinanziamento del Fondo Nazionale delle Politiche Sociali nella misura già prevista per l'anno 2009, pari a 520 milioni di euro. Qualora il Governo ritenga di accogliere tale emendamento parte della quota del Fondo Nazionale delle Politiche Sociali destinata alla Regione Piemonte potrà essere utilizzata per finanziare i servizi a favore delle persone non autosufficienti.


Argomento: Parchi e riserve

Interrogazione a risposta immediata n. 1355 presentata dalla Consigliera Artesio, inerente a "Progetto 'KM verde' in area Ronchi di Montanaro (ZPS)"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione a risposta immediata n. 1355 presentata dalla Consigliera Artesio, che ha la parola per l'illustrazione.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
La nostra interrogazione a risposta immediata richiede alla Giunta un parere di compatibilità tra il progetto "KM verde" e la zona di protezione speciale.
La questione è facilmente sintetizzabile. È in programmazione un intervento, realizzato congiuntamente al Politecnico di Torino, che prevede l'istituzione di un centro integrato per la valorizzazione e il recupero di scarti industriali e civili non pericolosi nell'area di una ex cava (cave Ronchi) nel Comune di Montanaro.
In ordine alla presentazione di questo nuovo impianto, che prevede il trattamento e la trasformazione della materia prima in combustibile secondario, le Amministrazioni interessate, e in modo particolare l'Amministrazione comunale di Montanaro, avevano ricevuto le petizioni sottoscritte dai cittadini volte alla richiesta di istituire la zona di protezione speciale nelle cave Ronchi. Ora, sappiamo bene che le normative in atto all'interno della nostra Amministrazione regionale hanno recentemente individuato esattamente i confini e i siti della Rete Natura 2000 per quanto concerne le province di Alessandria, Torino e Vercelli.
Nella fattispecie dell'ambito territoriale individuato, si approvava anche l'area Ronchi di Montanaro all'interno dei siti di protezione; siti di protezione speciale determinati in base alle normative europee per la conservazione di habitat naturali e semi-naturali e della flora e della fauna selvatiche.
Poiché questa è la sequenza degli atti che, direi in modo quasi parallelo, si attivano su uno stesso ambito, la preoccupazione dei firmatari della petizione e anche la nostra è quella - a nostro modo di vedere - della palese incompatibilità tra la determinazione della zona di protezione speciale e del progetto "KM verde", nel senso che noi vorremmo evidentemente vedere riconfermata l'intenzione della zona di protezione speciale.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Casoni per la risposta.



CASONI William, Assessore ai parchi e aree protette

Grazie, Presidente.
Con riferimento alle richieste formulate dalla Consigliera Artesio in riferimento all'interrogazione di cui in oggetto, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Si segnala che, in merito al progetto denominato "KM verde" in area Ronchi di Montanaro, lo stesso non è mai stato sottoposto all'attenzione degli uffici regionali del Settore Aree Naturali Protette, responsabile degli adempimenti alle direttive comunitarie 92/43/CEE (Dir Habitat) e 147/09/CE (Dir Uccelli), articolazione della Direzione Parchi e Aree Protette. Se ne è recentemente appresa l'esistenza attraverso i canali media e non se ne conoscono i contenuti tecnici: risulta quindi impossibile fornire elementi in relazione alla sua eventuale compatibilità ambientale.
Nello specifico, in relazione ai siti che sarebbero ipoteticamente interessati dal progetto "KM verde", si segnala che, con la deliberazione n. 14-3992 del 11/06/2012 avente ad oggetto "Direttiva del Consiglio 92/43/CEE del 21/05/1992 e Direttiva 2009/147/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 30/11/2009. DD.GR. n. 17-6942 del 34/09/2007 e n. 3-5405 del 28/02/2007. Proposta di modifica di confini e individuazione di siti della Rete Natura 2000 nelle province di Alessandria, Torino e Vercelli" la Giunta regionale aveva formulato una proposta di modifica dei perimetri di sette siti Natura 2000 esistenti ed una proposta di individuazione di cinque nuove aree, dando seguito alle istanze formulate dalle Amministrazioni locali.
Non sto a farla troppo lunga, perché nella risposta scritta c'è tutto un riferimento ai dati tecnici dei vari passaggi avvenuti. Comunque, la conclusione è che, al momento, la zona del sito di Montanaro non è ancora confermata zona di protezione speciale per tutta una serie di motivi, fatte salve le considerazioni precedentemente formulate in merito alla non sussistente valenza ed efficacia in termini vincolistici e valutativi delle proposte di perimetrazione di nuovi siti della Rete Natura 2000, in pendenza degli specifici pronunciamenti ministeriali e comunitari e anche alla luce della deliberazione recentemente assunta, l'area "Ronchi di Montanaro" non poteva e non può essere attualmente considerata efficacemente come zona di protezione speciale e non sussiste l'obbligo di valutare, ai sensi delle vigenti direttive comunitarie 92/43/CEE (Dir Habitat) e 147/09/CE (Dir Uccelli), l'incidenza ecologica di progetti su di essa insistenti o interferenti.
Si sottolinea comunque che, a seconda delle sue caratteristiche, il progetto succitato dovrà probabilmente essere autorizzato attraverso un procedimento di Valutazione d'Impatto Ambientale (VIA) di competenza provinciale, nell'ambito del quale l'autorità competente terrà conto di tutti gli aspetti naturalisticamente rilevanti dell'area.
Lascio a disposizione copia del testo scritto.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 1359 presentata dal Consigliere Laus, inerente a "Fusione Unipol-Fonsai: Rischi per i lavoratori"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione a risposta immediata n. 1359.
La parola all'interrogante, Consigliere Laus, per l'illustrazione.



LAUS Mauro

Grazie, Presidente.
È dal 19 luglio di quest'anno che Unipol è diventata azionista di controllo del gruppo Fonsai, sottoscrivendo le nuove azioni della holding.
L'Amministratore delegato della Unipol ha affermato che i processi di fusione saranno predisposti entro la fine dell'anno, in modo da far partire gli iter autorizzativi, e la loro efficacia giuridica, a decorrere dal 1 gennaio 2013.
Dagli organi di stampa apprendiamo dei forti timori dei Sindacati e dei lavoratori del gruppo assicurativo torinese, su un possibile ridimensionamento, non solo numerico dell'organico attuale, ma anche e soprattutto qualitativo, con il problema del trasferimento di importanti funzioni dal capoluogo piemontese a quello emiliano. Proprio Bologna infatti, potrebbe diventare la sede legale del nuovo maxipolo assicurativo frutto del processo di fusione in corso.
Ci permettiamo di interrogare la Giunta per chiedere quali atti intende assumere, compatibilmente con le proprie competenze, per dissipare questi dubbi.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Porchietto per la risposta.



PORCHIETTO Claudia, Assessore al lavoro

Grazie, Presidente.
Come il Consigliere Laus sa, si tratta di una situazione delicata e articolata.
Lei ha portato a conoscenza gli atti finali di ciò che è avvenuto sulla fusione, ma, in realtà, il tema, in particolare Fonsai, tocca la Città di Torino ormai da almeno un anno e mezzo; tematica di quale sarebbe stato il futuro del polo assicurativo, durante tutte le fasi di interlocuzione, e di valutazione di quale sarebbe stato il futuro, che poi si è articolato, con questa fusione, insieme ad Unipol.
La Regione Piemonte ha sempre monitorato costantemente la situazione con una serie di preoccupazioni, non da ultimo il tema occupazionale, ma anche il fattore di prestigio e di influenza che un eventuale spostamento dell'headquarter della società, avrebbe potuto comportare, non solo per la città di Torino, ma anche per la Regione Piemonte; tant'è che nei mesi scorsi, anche con il Sindaco di Torino, in modo assolutamente informale avevamo fatto alcune valutazioni.
Da parte mia c'era stata anche la sollecitazione nei confronti della Città di Torino, sapendo che comunque è una situazione delicata. Come lei può immaginare, anche le parole di apprensione, per quanto riguardava la salvaguardia dei livelli occupazionali, in un contesto così difficile da gestire (penso che non siano sfuggiti a nessuno i tanti articoli e una serie di sollecitazioni fatte per ciò che può comportare questa fusione anche da parte delle associazioni dei consumatori, che nel tempo hanno anche minacciato di intraprendere azioni legali e class action a tutela dei risparmiatori), potevano comportare questa situazione altamente delicata.
Ho anche incontrato, in modo assolutamente informale, le rappresentanze sindacali (ma sottolineo il fatto che, ad oggi, le rappresentanze sindacali non hanno sollecitato alcun intervento alla Regione Piemonte per aprire eventualmente, un tavolo di valutazione) per vedere se poteva esserci o meno un problema di salvaguardia dei livelli occupazionali.
Ribadisco, poiché la situazione è complessa, che mi sono permessa di parlare con i Segretari regionali delle principali rappresentanze sindacali, per manifestare la disponibilità della Regione, qualora avessero voluto aprire un tavolo, anche soltanto di valutazione (un osservatorio) per quello che riguardava il futuro dopo la fusione Unipol e Fonsai.
Precedentemente, avevo incontrato, presso l'Assessorato, sia il dottor Piergiorgio Peluso, che conosciamo perché nelle settimane scorse c'è stata una serie di valutazioni in merito alla sua fuoriuscita da Fonsai, e il dottor Bedoni, uno dei massimi dirigenti della Fonsai e persona piemontese che, pertanto, conosceva molto bene la situazione, per capire e per cercare di ragionare su quella che sarebbe stata l'articolazione del futuro polo assicurativo.
Ribadisco che, dal nostro punto di vista, c'è un'attenzione particolare sul tema. Auspico che anche le rappresentanze sindacali vogliano eventualmente coinvolgere la Regione, perché credo non sia sfuggito al Consigliere Laus che per l'Assessore al lavoro diventa difficile intervenire laddove non ci sia, in questo momento, un'istanza da parte delle rappresentanze sindacali.
C'è un'azione di monitoraggio; c'è una verifica sistematica dell'evoluzione; c'è comunque la preoccupazione, perché parliamo di più di 800 lavoratori che in questo momento operano a Torino, quindi c'è la valutazione, non soltanto di una possibile perdita di un posto di lavoro ma di una delocalizzazione fuori dalla Regione Piemonte. Quindi chiaramente, c'è un'azione di monitoraggio.
Sapendo qual è, tra le altre cose, l'attenzione di ISVAP sul tema e quale è stata l'attenzione sulla fusione Unipol-Fonsai, ribadisco che in questo frangente ci siamo limitati a fare da osservatori della situazione pur avendo già manifestato le nostre preoccupazioni sia alla Provincia di Torino sia alla Città di Torino, avendo anche manifestato alle rappresentanze sindacali la disponibilità ad aprire una sorta di osservatorio su questo ambito, che ritengo estremamente interessante disponibilità che permetterebbe anche alla Regione Piemonte di aprire un dialogo con quello che oggi è il nuovo asse e la nuova gestione del post fusione del gruppo Unipol-Fonsai.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura

Interrogazione a risposta immediata n. 1360 presentata dal Consigliere Taricco, inerente a "Risorse delle tessere dei trifolao a IPLA per le finalità della legge regionale 25 giugno 2008 n. 16 (Norme in materia di raccolta e coltivazione dei tartufi e di valorizzazione del patrimonio tartufigeno regionale)"


PRESIDENTE

Proseguiamo con l'interrogazione a risposta immediata n. 1360 presentata dal Consigliere Taricco, che ha la parola per l'illustrazione.



TARICCO Giacomino

Grazie, Presidente.
Vorrei ricordare che nella legge regionale n. 16 era previsto, con le modifiche introdotte, che i versamenti effettuati dai raccoglitori di tartufi venissero versati a IPLA, che poi li avrebbe gestiti per l'erogazione dei contributi previsti dalla legge.
Poiché non risulterebbe, allo stato dell'arte, che nel bilancio in corso questo sia avvenuto, o cosa stia avvenendo, l'interrogazione mira a capire a che punto è il rispetto di questa norma e, concretamente, come si è mossa la Giunta regionale sul tema.
Grazie.



PRESIDENTE

Prego, Assessore Ravello.



RAVELLO Roberto Sergio

Grazie, Presidente.
Consigliere Taricco, non mi limiterò alla lettura della nota che l'Assessore al bilancio, per competenza, ci ha fatto pervenire, nota che si limita a rassicurare l'interrogante spiegando che la Giunta regionale sta comunque procedendo all'attuazione della disposizione introdotta con legge finanziaria 2012 - la ringraziamo per avercelo ricordato, ma non ce lo siamo dimenticati - e, più che altro, per motivare il ritardo a causa del quale non si è ancora arrivati alla soluzione di questa vicenda.
Il rallentamento dell'attuazione della finanziaria è dovuto alle sopraggiunte disposizioni in tema di società partecipate, introdotte con la legge 135, nel cui ambito di applicazione parrebbe ricadere anche l'istituto per le piante da legno.
Attualmente, quindi, si è impegnati, più che altro, nella fase che deriva da quanto disposto dalla legge 135, con tutte le conseguenze del caso. Sarà ovviamente nostra cura, più che altro dell'Assessore Cirio dell'Assessore al bilancio e, in parte, anche del sottoscritto, aggiornare il Consiglio quando ci saranno evoluzioni che abbiano un determinato valore, rispetto a quanto lei giustamente richiamava, quindi alla necessità di adeguarsi a quanto disposto con legge regionale. Il tutto, purtroppo non è semplice, poiché cade in un momento del tutto infelice, nel quale il quadro pare essere in continua evoluzione.
Comunque, mi sento di confermare l'impegno politico assunto, in particolare, dall'Assessore Cirio. Ricordo il dibattito e altresì i momenti in cui, anche con il suo contributo, si era addivenuti alla formulazione di un articolo che prevedesse, appunto, il trasferimento ad un altro ente di quelle risorse e l'individuazione di un meccanismo, tramite una consunta per la riattribuzione. L'obiettivo rimane sempre quello, cioè svincolare dai meccanismi del bilancio regionale le risorse attivate dalla vendita dei tesserini, proprio per garantire con certezza il ritorno sul territorio sotto forma di investimento, di quanto pagato dai raccoglitori. Stiamo verificando tutte le strade possibili, ovviamente nelle more della definizione degli effetti della spending review sull'Istituto per le Piante da Legno e l'Ambiente. Grazie.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione a risposta immediata n. 1361 presentata dalla Consigliera Cerutti, inerente a "Futuro dell'informatizzazione del sistema sanitario regionale"


PRESIDENTE

Proseguiamo con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n.
1361, presentata dalla Consigliera Cerutti, che ha la parola per l'illustrazione.



CERUTTI Monica

Grazie, Presidente.
Sono un po' stupita dall'interlocutrice: per carità, va benissimo.
Il tema lo abbiamo trattato in modo approfondito in Commissione, ma ancora senza chiarezza rispetto agli intenti della Giunta regionale.
Non voglio ora ricordare le caratteristiche del CSI Piemonte e quanto è in gioco rispetto al futuro lavorativo. Sicuramente, discutiamo in presenza della competenza dell'Assessore Porchietto, in quanto parliamo di 1.200 dipendenti e, altresì, di quei dipendenti, di entità considerevole rispetto all'indotto dell'ICT, che lamentano - non più tardi di due giorni fa abbiamo letto della lamentazione rispetto alla situazione di 15 aziende dell'indotto piemontese - che il CSI Piemonte non sta procedendo nei pagamenti; in questo senso, queste aziende risultano loro stesse in difficoltà.
Quanto questo si possa tradurre in numero di lavoratori, chiaramente non è a mia conoscenza in questo momento, ma sicuramente è un numero considerevole.
A questo punto, non aggiungo molto altro rispetto all'iter che stiamo seguendo in Commissione, che vede da parte della Giunta la rielaborazione di proposte, man mano riviste, del disegno di legge presentato inizialmente. È un disegno di legge di cui c'è un'ultima stesura, che certamente sarà posto in discussione nella prossima assemblea dei soci consorziati, che, se non ricordo male, è prevista per domani.
Al momento, ci sono due questioni. Innanzitutto, dai dati forniti dalla Regione, risulterebbero ancora 42.960.211 euro da stanziare per le attività 2011 del CSI Piemonte, ma ancora - è questo l'oggetto particolare che ci vede promotori dell'interrogazione in oggetto - non c'è chiarezza degli intenti da parte della Regione sull'informatizzazione della sanità regionale, quando la Federazione Torino Nord, per esempio, ha individuato un soggetto privato a cui affidare la gestione degli stipendi. Non è un sentito dire o una non corretta comunicazione, esiste la determinazione n.
6 del 5 ottobre 2012 in tal senso.
Quindi, ci chiediamo quali siano le indicazioni che la Giunta sta impartendo alle Federazioni sanitarie e cosa intenda fare, anche perché il panorama mi sembra alquanto complicato e confuso. Effettivamente, non comprendiamo le intenzioni, ma riteniamo che questa realtà debba essere tutelata anche dal punto di vista dei lavoratori e delle loro competenze.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Cerutti.
La parola all'Assessore Porchietto per la risposta.



PORCHIETTO Claudia, Assessore regionale

Su questo tema spero di non dovere intervenire come Assessore al lavoro, pertanto mi limito, in questo momento, a rispondere, come Giunta all'istanza e all'interrogazione a risposta immediata.
La legge n. 135 del 7 agosto 2012 (cosiddetta spending review) all'articolo 5, dispone che le Regioni assoggettate al piano di rientro unitamente alle proprie strutture sanitarie regionali, sono tenute a utilizzare i servizi di pagamento degli stipendi fruibili tramite il Ministro dell'Economia e delle Finanze, nella misura in cui questi risultino economicamente vantaggiosi rispetto a quelli correntemente utilizzati.
Le Aziende Sanitarie Regionali hanno effettuato le valutazioni previste da questa normativa, riscontrando costi da parte del CSI Piemonte superiori a quelli fruibili tramite il MEF, a parità di servizi offerti.
In ossequio alla norma, la Direzione Sanità ha verificato la disponibilità del CSI Piemonte a rivedere il perimetro dei costi e dei servizi per l'erogazione dei servizi stipendiali, uniformandolo a quelli del MEF.
La Direzione Sanità ha, quindi, provveduto ad informare le Aziende Sanitarie Regionali della possibilità di prorogare, per il 2013, i servizi loro assicurati dal CSI, nella misura in cui questi fossero effettivamente risultati in linea, in termini di livelli di servizio e costi relativi, con quelli fruibili attraverso il Ministero.
Le Aziende Sanitarie Regionali, nell'esercizio delle prerogative che l'autonomia organizzativa e gestionale gli attribuisce, hanno la possibilità di ricorrere liberamente, facendo ricorso alle evidenze pubbliche e rispettando rigorosamente il principio di buona amministrazione, ad identificare i propri fornitori secondo i principi di economicità, trasparenza, efficienza ed efficacia.
Si precisa che, in considerazione delle informazioni acquisite, la mancata riconferma da parte della Federazione Torino Nord, come lei ricordava, del servizio stipendi del personale non produrrà per il CSI Piemonte, anche nel peggiore dei casi, una diminuzione del 45% rispetto al totale complessivo dell'impegno economico del comparto Sanità, in quanto il numero totale dei dipendenti della Federazione rappresenta il 12,9% del totale dei dipendenti del Servizio Sanitario Regionale.
La Federazione Torino Nord ha effettuato la citata scelta esercitando le proprie prerogative, come previsto dalla legge regionale n. 3 del 28 marzo 2012, e nel pieno rispetta della normativa vigente, decidendo di non fruire della possibilità di rinnovare i servizi CSI per il 2013 a costi ridotti, poiché è stata in grado di razionalizzare ulteriormente la spesa identificando una soluzione economicamente più vantaggiosa, attivabile in tempi ristretti ed erogata da un altro fornitore affidabile.
Alla luce della critica situazione finanziaria della sanità piemontese e dell'incessante perseguimento della compatibilità finanziaria del sistema, è plausibile immaginare una contrazione, sia a livello regionale che a livello di Federazioni Sovrazonali, delle risorse finanziarie allocate per l'ICT attraverso azioni di razionalizzazione dei sistemi informativi e di riduzione dei relativi costi di mantenimento.
Si ricorda che la Direzione Sanità impegna solo il 10% circa delle risorse complessive del CSI Piemonte, mentre il Consorzio è gestore unico del sistema informativo della sanità, quindi rappresenta, insieme al suo indotto di aziende e di professionisti, la realtà ICT più importante del Piemonte per la Pubblica Amministrazione più che per la sanità.
Infine, si conferma la volontà della Giunta regionale di procedere nell'informatizzazione del sistema sanitario regionale; infatti, la Direzione Sanità ha in atto una ridefinizione del sistema informativo sanitario coerente con la recente creazione delle Federazioni Sovrazonali.
Tale nuovo modello, inoltre, potrà essere concretizzato anche a seguito della ridefinizione del ruolo istituzionale del CSI Piemonte secondo quanto risulterà della Legge regionale sul riordino della Regione Piemonte nel settore dell'ICT, ancora oggi in discussione presso il Consiglio regionale.



PONSO TULLIO



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici

Interrogazione a risposta immediata n. 1362 presentata dal Consigliere Biolé, inerente a "Crossodromo abusivo e illegittimo ad Orbassano (TO)"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n.
1362, presentata dal Consigliere Biolé, che ha la parola per l'illustrazione.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
Come credo ricorderà l'Assessore Ravello, l'argomento era già stato trattato l'anno scorso in una precedente interrogazione. In questo momento abbiamo recepito elementi aggiuntivi rispetto a questa situazione che ormai, si protrae dal 2009 nel Comune di Orbassano e che è veramente piuttosto simbolica, ma da un punto di vista negativo.
Noi sappiamo che, per quanto riguarda la definizione delle piste turistiche e i percorsi a fini turistici e sportivi non competitivi, esiste la legge regionale n. 32 del 1982, mentre la legge regionale n. 40/1998 prevede la richiesta di valutazione di impatto ambientale per le piste permanenti per corse, prove di automobili, motociclette e altri veicoli.
Inoltre, la circolare regionale del 2010 prevede che le piste ai margini dei territori dei SIC (in questo caso si tratta del sito di interesse comunitario del Parco di Stupinigi) siano sottoposte a valutazione di incidenza.
Riteniamo inopportuno e anche illegittimo l'iter per la realizzazione di questa che è diventata, a tutti gli effetti, una pista, in cui si svolgono delle gare di motocross e di quad, così definita, all'interno del sito della Federazione sportiva, con modalità molto ben dettagliate all'interno dell'interrogazione.
Sottolineo il fatto che se, dal punto di vista della VAS e della VIA non c'è competenza diretta per quanto riguarda l'esecuzione di questo iter e c'è solo una competenza di tipo legislativo, perché sono previste all'interno di leggi regionali, per quanto riguarda la valutazione di incidenza, abbiamo anche trovato una dichiarazione del Presidente della Regione Piemonte Cota, che afferma che "la transitabilità fuoristrada su percorsi posti ai margini dei territori SIC, fino all'espletamento della procedura di valutazione di incidenza" - qui la procedura ci pare non solo non aver raggiunto il suo compimento, ma non è stata nemmeno avviata "deve essere interrotta con l'adozione di un provvedimento comunale che sospenda l'efficacia degli atti deliberativi di individuazione del percorso". Quindi, ovviamente, è il Comune che deve interromperla.
Continuare a consentire l'esercizio dell'attività fuoristrada nel percorso, ripeto, in assenza della procedura di valutazione e incidenza può prefigurare delle sanzioni a carico dell'Amministrazione, per gli articoli 50 e 55 della legge regionale 19/2009.
Quindi, avendo acquisito ulteriori elementi, essendo che l'attività dopo la nostra precedente interrogazione, anche per l'attività di informazione svolta dal comitato locale che si sta occupando di questa problematica relativa all'inquinamento acustico, ma non solo all'inquinamento e deturpazione del territorio agricolo di prima categoria l'interrogazione chiede che tipo di misure urgenti abbia intenzione di prendere la Giunta, in particolare l'Assessore Ravello, visto che, per quanto riguarda la valutazione di incidenza, in qualche modo c'è una competenza per quanto riguarda la sanzione amministrativa per i Comuni che non fanno rispettare questa sospensione in attesa della valutazione.
Ricordiamo, appunto...



PRESIDENTE

La prego di concludere.



BIOLE' Fabrizio

Le chiedo scusa, Presidente, ho finito.
La pista è ai margini di un territorio interessato dai SIC del Parco di Stupinigi ed è anche ai margini di un territorio lambito dal fiume Sangone.
Quindi ci sono due importanti vincoli e ci chiediamo come sia possibile continuare questo tipo di attività che riteniamo abusiva.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ravello per la risposta.



RAVELLO Roberto Sergio

Grazie, Presidente.
Il Consigliere Biolé ha giustamente ricordato che meno di un anno fa già ci trovammo a discutere di questo tema ed io, per educazione, risparmio all'interrogante la lettura della storia precedente al 06 dicembre 2011. Mi limiterò, pertanto, certo di non fare un torto agli Uffici, ai quali va peraltro un mio particolare apprezzamento per aver prodotto una nota estremamente puntuale e davvero molto dettagliata, di cui le darò copia immediatamente, a darle un aggiornamento ricordandole che in premessa le competenze della Regione sono estremamente marginali, ma sono state pienamente esercitate in questa vicenda.
Tuttavia, come dicevo, l'aggiornamento in tempo reale ad oggi fa sì che, per quanto sia a conoscenza della Direzione scrivente (attenzione perché le valutazioni di incidenza sono di competenza sempre della Direzione Ambiente, ma del Settore Parchi, quindi l'Assessore Casoni, ma non è un problema, lo dicevo a suo beneficio), a tutt'oggi il percorso è classificato come non competitivo ai sensi dell'articolo 11 della legge 32.
Quindi, anche l'omologazione federale, di cui si è avuta notizia tramite il sito Intranet di FMI, quale crossodromo, deve essere analizzata in relazione alle procedure comunali di individuazione effettuate e non risulta al Settore scrivente che siano state svolte le procedure della legge40 in materia di VIA di competenza provinciale.
Nel merito, si sottolinea che la verifica della compatibilità delle procedure adottate con la citata omologazione federale, nonché delle reali attività in svolgimento sull'area per valutare se integrano o meno il concetto di competizione, spetta alle Amministrazioni provinciali e comunali competenti per territorio e, sotto il profilo sanzionatorio, ai soggetti plurimi deputati alla vigilanza.
Credo di aver così risposto alla prima parte della sua interrogazione rispetto alle azioni da intraprendere per contrastare quello che, a suo avviso, è un'attività di carattere abusivo.
Da ultimo si è appreso che il Comune di Orbassano ha presentato ai competenti Uffici della Provincia di Torino una variante parziale allo strumento urbanistico comunale ai fini dell'espletamento della fase di verifica della VAS ai sensi del decreto 152.
La variante ha ad oggetto anche l'area in cui si sviluppa il percorso fuoristrada in parola.
Il Servizio Valutazione Impatto Ambientale della Provincia di Torino con nota del 31 ottobre 2012, ha ritenuto che la variante debba essere assoggetta alla successiva valutazione ambientale prevista dalla normativa vigente, suggerendo al Comune di Orbassano di richiedere un parere alla Regione Piemonte circa l'opportunità di sottoporre la variante nella sua interezza alla valutazione di incidenza ai sensi delle vigenti direttive comunitarie (come ricordava l'Assessore Casoni, direttiva Habitat e direttiva Uccelli), vista la presenza nel territorio comunale di siti appartenenti alla Rete Natura 2000.
A tale quesito potremo rispondere soltanto quando agli Uffici regionali sarà materialmente pervenuta la documentazione relativa alla variante urbanistica. Cosa che non è ancora avvenuta.
Nelle more della ricezione di questa documentazione, dall'analisi della documentazione sin qui in possesso, quindi quella già acquisita ai sensi della legge 32, si può dedurre che il percorso oggetto dell'interrogazione che è posto tra l'abitato di Tetti Valfrè e l'autostrada A55 Torino Pinerolo, a circa un chilometro dai confini del SIC "Stupinigi", che coincide con l'omonima area protetta regionale; nell'ambito dell'istruttoria sin qui condotta dal Settore Parchi tale fattispecie non è stata considerata come rilevante, in quanto le attuali caratteristiche del percorso, ed in particolare la localizzazione del tracciato in fregio ad importanti vie di comunicazione e all'interno di un territorio già antropizzato, non recano attualmente incidenze significative alla porzione limitrofa del SIC "Stupinigi".
Un'evoluzione progettuale del percorso in questione e la sua strutturazione in senso agonistico-competitivo potrebbero comportare la necessità di esprimersi in merito all'assoggettabilità del progetto alle procedure di valutazione di incidenza.
Quindi, il fatto che - come ho già detto - la Regione non possa fare granché per riportare quanto meno un po' di chiarezza rispetto alla definizione e alla destinazione di questo crossodromo è già stato ampiamente chiarito, ma l'elemento che possiamo già dare oggi è che quando si intende "realtà localizzata ai margine di un SIC" è ragionevole pensare che, oltre al chilometro di distanza da una zona protetta, non si possa considerare in detti margini, a maggior ragione se questa area, come lei certamente saprà, è già antropizzata ed è un'area nella quale sono localizzate importantissime vie di comunicazione e non si rilevano - ripeto sulla base di quanto è oggi in nostro possesso, elementi che possano far credere che tutto debba essere sottoposto alla valutazione di incidenza.
Quando gli Uffici riceveranno il materiale relativo alle variante del Piano regolatore, ovviamente tutto questo sarà ulteriormente approfondito e successivamente formalizzato.


Argomento: Viabilità

Interrogazione a risposta immediata n. 1363 presentata dal Consigliere Bono, inerente a "Realizzazione Tangenziale di Romagnano"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n.
1363, presentata dal Consigliere Bono, che ha la parola per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
L'interrogazione verte sulla realizzazione del secondo lotto della tangenziale di Romagnano Sesia, una bretella stradale che, come dice il termine, dovrebbe servire a decongestionare il transito veicolare soprattutto dei camion e dei mezzi più grossi all'interno del centro abitato dello stesso paese sulla direttrice della A26, a partire dallo svincolo di Ghemme, e quindi riguardante la Valsesia.
Per il primo lotto sono stati terminati i lavori ed inaugurato il 30 settembre 2010 e si estende per circa 4,7 chilometri.
Il secondo lotto, per una lunghezza di altri tre chilometri, risulta tuttora fermo, soprattutto per quanto riguarda la mancanza di un piano di conferimento del materiale di scavo che verrebbe asportato per la realizzazione della strada, riguardante la modalità, i tempi e anche il controllo della qualità dei materiali stessi.
L'ultima Conferenza dei servizi provinciali ha chiesto all'impresa vincitrice del bando di gara, la "Lauro" di Borgosesia, di presentare tale piano entro 15 giorni da allora, quindi ad oggi dovrebbe essere pervenuto all'Ufficio Ambiente della Provincia di Novara. Ed è previsto, oltre all'asportazione dei materiali che servono per la realizzazione della strada, anche la realizzazione di un terrapieno, per cui si prevede di utilizzare parte dei materiali di scavo, circa un quarto (30 mila metri cubi sui circa 120 mila attesi). Per la restante quota che servirebbe, si pensa, da quello che si è appreso dalla Conferenza dei Servizi e divulgato a mezzo stampa, di utilizzare scarti di lavorazione di fonderia, come materiale di completamento del terrapieno.
L'opera ovviamente insiste su un'area che è un contesto agricolo di pregio, in cui ci sono vitigni con produzione di vini DOCG. Desta anche particolare apprensione l'utilizzo degli scarti di fonderia soprattutto per la vicinanza molto di superficie delle falde idriche.
Quindi, i Comuni interessati, soprattutto Romagnano Sesia ma anche quelli limitrofi, hanno chiesto precise garanzie circa la realizzazione dell'opera, proprio in relazione all'utilizzo di tali scarti di lavorazione del ferro, senza però a tutt'oggi, a nostra conoscenza, avere ricevuto precise garanzie e tutele.
Pertanto, chiediamo all'Assessore competente se ha informazioni maggiori rispetto a noi e se può dirci quali azioni intende perseguire al fine di evitare delle ricadute negative sui territori interessati dalla tangenziale di Romagnano Sesia, perché fondamentalmente è ovvio che c'è un vantaggio per l'azienda che dovrà fare i lavori, in quanto probabilmente non paga una parte dei materiali per fare il terrapieno e addirittura riceverà dei soldi, in quanto è considerato smaltimento di rifiuti speciali. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bonino per la risposta.



BONINO Barbara, Assessore alle infrastrutture

Grazie, Presidente.
L'intervento relativo alla Variante di Nord-Est di Romagnano Sesia II lotto è inserito nel Piano Investimenti di cui alla DCR 27 novembre 2002 e la sua realizzazione è in capo alla Provincia di Novara.
Dai monitoraggi trasmessi dalla Provincia risulta che il progetto preliminare dell'intervento è stato sottoposto a verifica di VIA ai sensi dell'articolo 10 della LR 40/98, il cui esito è stata l'esclusione delle stesso dalla successiva fase di valutazione.
La Provincia ha quindi redatto il progetto definitivo ed ha indetto la gara di appalto mediante la procedura di appalto integrato per l'affidamento della progettazione esecutiva e della realizzazione dei lavori.
L'impresa aggiudicataria ha proposto in sede di gara alcune migliorie al progetto originario, tra le quali l'utilizzo al 100% di materiali di riciclo, a fronte del 40% previsto dalla normativa di riferimento. La Provincia di Novara sta effettuando le dovute verifiche tecnico amministrative in merito all'accoglibilità di tali proposte progettuali sia dal punto di vista ambientale (verifica di VIA ai sensi dell'articolo 10 delle LR 40/98) che della regolarità di aggiudicazione. La Provincia essendo proprietaria della strada, ha in capo le procedure per l'autorizzazione di tali modifiche, nonché la succitata modifica di VIA.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 15.46 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



(La seduta ha inizio alle ore 15.46)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Angeleri, Marinello e Sacchetto.
Il numero legale è 29.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Richiesta, da parte del Consigliere Pedrale, d'inversione dell'o.d.g. al fine di esaminare il punto 3) relativo a: Proseguimento esame ordine del giorno n. 909 "Decreto legge 10 ottobre 2012, n. 174, recante 'Disposizioni urgenti in materia di finanza e funzionamento degli enti territoriali nonché ulteriori disposizioni in favore delle zone terremotate nel maggio 2012'", presentato dai Consiglieri Pedrale, Montaruli, Spagnuolo collegato alla sessione straordinaria relativa a "Difesa dell'autonomia e delle competenze delle Regioni"


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Pedrale; ne ha facoltà.



PEDRALE Luca

Grazie, Presidente.
Chiederei all'Aula, se è possibile un'inversione dell'o.d.g., in modo tale da poter discutere e votare anche abbastanza celermente l'ordine del giorno n. 909 - possibilmente bipartisan e condiviso dal tutto il Consiglio in larga misura - sulla difesa dell'autonomia regionale, che avevamo presentato la scorsa settimana.
Poi c'era stato un prolungamento del dibattito, però riterrei attuale ed importante che quest'ordine del giorno, seppure modificato o emendato come meglio si crede, sia approvato in questa seduta, visto il momento particolare di confronto tra lo Stato centrale e le autonomie locali che stiamo vivendo.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



PRESIDENTE

Collega, non si tratta di un'inversione, ma oggi pomeriggio siamo convocati due volte: ore 15, quindi ora, relativamente alla seduta straordinaria sull'emittenza radiotelevisiva.
ore 17.30, convocazione relativamente all'ordine del giorno n. 909.
Quindi, se tutta l'Aula acconsente, possiamo invertire le sedute. Se solo un Consigliere non dovesse essere d'accordo, non è possibile farlo.
Ha chiesto la parola la Consigliera Artesio; ne ha facoltà.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
Non condivido la richiesta del Capogruppo del Popolo della Libertà Pedrale per le ragioni formali che lei ha descritto adesso, ma anche per il fatto che abbiamo atteso, oltre il termine previsto dal Regolamento, questo Consiglio straordinario per poter discutere del tema.
Sono certa che gli interventi dei colleghi saranno sicuramente ricchi ma anche sintetici, tali da consentirci di lavorare per l'intera giornata risolvendo prima i lavori del Consiglio straordinario e consentendo poi la prosecuzione di quello precedente.



PRESIDENTE

Bene.
La collega Artesio, che tra l'altro è tra i firmatari della richiesta di convocazione del Consiglio straordinario, si oppone.
Conseguentemente, Consigliere Pedrale, dobbiamo cominciare con la programmazione così come prevista. Resta inteso, come peraltro avevamo deciso durante la riunione dei Capigruppo, che se dovessimo finire anche solo fra mezzora, pure se prima delle ore 17.30, cominceremmo con la seduta ordinaria.


Argomento: Telecomunicazioni

"La crisi dell'emittenza radio-televisiva locale", presentata dai Consiglieri Artesio, Cerutti, Bono, Stara, Buquicchio, Muliere, Gariglio Boeti, Motta Angela, Negro e Pentenero (atto d'indirizzo collegato: ordine del giorno n. 916)


PRESIDENTE

La seduta prosegue dunque in sessione straordinaria, ai sensi dell'articolo 40 dello Statuto e dell'articolo 50 del Regolamento interno del Consiglio regionale, con l'esame del punto 2) all'o.d.g., inerente a "La crisi dell'emittenza radio-televisiva locale".
Illustra la richiesta di sessione straordinaria la Consigliera Artesio.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
I colleghi che hanno condiviso la richiesta di questo Consiglio straordinario - e mi auguro anche gli altri, che spero di vedere come sottoscrittori di un ordine del giorno con il quale concludere il nostro dibattito - sono partiti da una situazione evidente agli occhi delle politiche pubbliche: situazione della quale sappiamo la Giunta, attraverso l'iniziativa dell'Assessore Porchietto, essersi già interessata, ma situazione che noi riteniamo meriti un pronunciamento - mi auguro unanime di questa Assemblea legislativa.
Le premesse - cercherò di essere molto sintetica su queste perché credo siano condivisibili - riguardano la salvaguardia dell'intero comparto delle emettenti televisive locali, una salvaguardia che non avrebbe bisogno di buone ragioni per essere ricordata. Ne cito soltanto una: la nascita, la crescita, lo sviluppo delle emittenze radio-televisive locali si sposano con un'idea che a degli amministratori e a dei legislatori locali dovrebbe essere molto cara, vale a dire la valorizzazione dei territori.
È indubbio che la nascita di queste modalità dell'informazione sia strettamente connessa ad una fase storica in cui il ruolo e l'evidenza delle politiche territoriali sembravano - e credo possano essere ancora una carta formidabile per realizzare lo sviluppo locale e per rendere i nostri territori virtuosamente competitivi in una logica di promozione.
Sicuramente, l'idea di accompagnare i cambiamenti dei territori con uno sforzo altrettanto significativo nella crescita della comunicazione si sposa con un'idea di democrazia: l'allargamento delle possibilità di accesso, la differenziazione del pubblico, la possibilità interattiva della partecipazione degli spettatori alle trasmissioni e così via; quindi una congiunzione che non è rara nei cambiamenti del nostro Paese, tra aspetti di democrazia ed aspetti di economia.
Oggi siamo in una situazione nella quale alcune delle procedura di crescita e delle situazioni di sviluppo che abbiamo ricordato rischiano di essere messe in forse - anzi, per le dichiarazioni di ricorso agli ammortizzatori sociali e al contratto di solidarietà che sono già state rese visibili sono materialmente a rischio - proprio per il fatto che le amministrazioni pubbliche, che pure avevano accompagnato questo processo spendendosi per la sua attuazione, oggi vengono meno ad alcuni di quelli che sono i loro impegni; non soltanto sul piano delle scelte politiche, ma anche sul piano del rispetto delle stesse legislazioni che si sono date.
In modo particolare, vorrei sottolineare quanto sta accadendo dal punto di vista degli investimenti. Noi sappiamo quali sono stati gli impegni consecutivi nel tempo, che nella nostra Regione hanno interessato il passaggio al digitale terrestre, richiedendo quindi dei significativi investimenti da parte delle imprese dell'emittenza locale e di come questi investimenti siano costantemente in rincorsa di provvedimenti successivi che vengono adottati dal livello nazionale e che comportano delle situazioni impegnative, forse anche di compromissione, rispetto alla fidelizzazione dell'utenza e al fatto che le persone possano essere accompagnate con facilità ad intercettare i diversi canali sui quali operano le diverse organizzazioni televisive locali.
Accanto a questo dato di un investimento imprenditoriale e di una consecutiva modificazione delle regole del gioco, quindi, si accompagnano altre situazioni che, come dicevo, riguardano il mancato rispetto, da parte della politica, delle proprie stesse responsabilità. Non è stata avara la legislazione in questo campo; non è stata avara perché parliamo di legislazioni nazionali - la legge n. 223 del 1990 e la più recente legge n.
175 del 2005 - nonché di leggi regionali che nel tempo hanno cercato di definire gli impegni che il settore pubblico avrebbe dovuto mantenere e confermare nei confronti delle emittenti locali.
Cito un impegno che mi sembra importante, perché riguarda un riconoscimento strutturale e non episodico: va di moda di questi tempi, in questo Consiglio regionale, parlare della necessità di fare scelte strutturali, di evitare delle politiche ricorrenti e casuali di contributi ebbene, una caratteristica particolare di investimento strutturale potrebbe essere, per esempio, proprio il rispetto di quelle normative che prevedono che gli Enti pubblici destinino il 15% delle somme stanziate per le attività di comunicazione e di promozione proprio nella direzione delle televisioni locali; così come dovrebbe essere una prerogativa degli Enti pubblici - purtroppo sappiamo che non lo è in moltissimi comparti, questo compreso - anche quella di rispettare i tempi nell'erogazione dei contributi, per esempio di quelli previsti dal Governo nazionale con la legge n. 448 del 1998 e di quelli che dovrebbero essere erogati con una continuità degna del rispetto e dell'autorevolezza di un organo nazionale ma che ancora oggi non si vedono erogare nelle scadenze e nei termini previsti.
C'è quindi un richiamo alle politiche pubbliche, per quanto è previsto dalle stesse leggi, e c'è poi un'aspirazione che questo dibattito vorrebbe avere, quella di riuscire ad andare oltre il dovuto - e già il dovuto sarebbe molto - per connotarsi secondo un profilo che è molto caro a quasi tutti gli amministratori regionali, ma che in questa amministrazione regionale è stato particolarmente enfatizzato: vale a dire il profilo secondo il quale l'Ente regionale potrebbe essere motore di sviluppo e quindi accompagnare la crescita di quei comparti che in particolare puntano all'innovazione, ma anche alla crescita dell'occupazione professionale e qualificata.
Ed è sicuramente indiscutibile che all'interno di questo comparto, nel corso degli anni, si sia creata una grande realtà di professionisti quali quelli che noi amiamo descrivere quando parliamo degli investimenti sui giovani, vale a dire di professionisti qualificati sul piano dei percorsi scolastici e professionali, di professionisti animati da una particolare dedizione al lavoro - e in questo caso al lavoro del giornalismo -, di professionisti in buona parte anche donne e quindi con una caratterizzazione femminile di questo settore.
Ebbene, la crisi che sta investendo tutte le emittenti televisive locali, ahimè secondo i dettami di un'impresa che personalmente non amo particolarmente, vede sacrificare soprattutto, anche in questo settore, il costo del lavoro. Non è quindi casuale che le prime richieste che sono pervenute, tali da rendere visibile la situazione di crisi che sto descrivendo, siano proprio quelle che riguardano la condizione di questi lavoratori.
Allora, se le politiche di sviluppo di questa Regione vogliono avere il carattere dell'innovazione, della flessibilità, del riconoscimento di coloro che rischiano - e rischiano con investimenti propri - immaginiamo che questo stile si attagli esattamente all'intero comparto delle emittenti locali.
Perché si attaglia? Perché è innegabile che gli investimenti sono stati realizzati; perché è innegabile che il comparto sia perennemente in una condizione di relazione sia col mondo del mercato (e da questo punto di vista dovremmo anche citare qualche dumping non proprio raccomandabile nella ricerca pubblicitaria tra le testate nazionali e le emittenti locali), sia, evidentemente, intraprendente anche per la qualità professionale dei lavoratori che agiscono all'interno di questo comparto.
Quindi, come abbiamo già detto per la cultura, anche per l'informazione crediamo che questo mondo possa rientrare a pieno titolo all'interno delle politiche di sviluppo che, a valere su fondi regionali, ma non solo soprattutto a valere su fondi europei, intende promuovere lo sviluppo e la competitività. Quindi richiediamo che all'interno della declinazione dei diversi piani regionali per lo sviluppo e la competitività, alcune linee di intervento siano effettivamente destinate in questa direzione. E lo siano con quella caratteristica di modernità che a noi sembrava francamente ovvia, ma che oggi pare essere annunciata come un fatto del tutto innovativo, di misurare con indicatori di efficienza e di efficacia che effettivamente gli investimenti siano fatti, che effettivamente siano strutturali, che effettivamente ci sia il vantaggio pubblico e che effettivamente ci sia continuità. Perché tra gli indicatori che noi riteniamo non solo desiderabili ma necessari per qualificare come strutturale un investimento, c'è quello del mantenimento dell'occupazione e della buona occupazione.
Questi sono i principi contenuti in questo ordine del giorno. L'avvio della discussione ci auguriamo possa riprendere con più e altri argomenti questa intenzione, ma soprattutto ci auguriamo che il Consiglio concluda con un ordine del giorno di sostegno.



PRESIDENTE

aperta la discussione generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Leo; ne ha facoltà.



LEO Giampiero

Grazie, Presidente.
Farò un intervento sufficientemente breve - il Consiglio ne sarà sollevato - dal momento che la competenza, la completezza e il rigore con cui la collega Artesio ha trattato la materia, mi esimono dal ripetere le sue argomentazioni, dal momento che le condivido (in caso contrario, avrei detto cose diverse). Conviene, quindi, concentrarsi su pochi aspetti.
Aggiungerei solamente due considerazioni. Innanzitutto, ritengo che sia importante un ordine del giorno su questo tema: è importante l'impegno così com'è importante istituire un "Tavolo di confronto", così come auspicava la collega Artesio. Noi abbiamo un intergruppo di Consiglieri regionali che ha lavorato molto bene sul tema della cultura e dei bilanci relativi, formulando proposte e iniziative. Anzi, poco fa abbiamo probabilmente risolto un'altra vicenda dialogando con l'Assessore Quaglia e con l'Assessore Coppola, per cui credo che sarebbe utile riprodurre questa modalità - con la collega Artesio ne abbiamo già parlato - ipotizzando cioè, un luogo di confronto permanente, che verifichi, anche in maniera temporale, i vari passaggi e i vari progressi, step by step, ed accerti le cose che possiamo fare.
Perché tutto questo (mi collego all'ultimo punto della richiesta di convocazione)? Perché, quindi, invitare i rappresentanti delle emittenti, i rappresentanti dei sindacati giornalisti, degli operatori e il CORECOM? Oltre ad averli invitati qua, invitiamoli ad un momento permanente: istituiamo un gruppo permanente di confronto e di lavoro operativo, che verifichi i vari passaggi, che li produca, che li discuta e, se necessario li sostenga.
Perché quest'importanza, che può sembrare sottolineata con enfasi? Care amiche e cari amici - mi rivolgo a coloro che utilizzano le televisioni private (col collega Placido, per esempio, abbiamo fatto moltissimi dibattiti in televisioni, così come con molti altri colleghi) e domando loro: qual è il problema oggi? Il problema è che la grande informazione tende, da una parte, ad essere omologata su tematiche mondiali o nazionali importantissime, calibrate da leadership nazionali (politiche, economiche e sociali), e non considera in alcun modo il territorio: parliamo della grande informazione l'informazione delle grandi reti televisive (Mediaset e quant'altro) Esiste un servizio prezioso del TGR che però, per ovvie ragioni, è molto ridotto e limitato; permette - e ne siamo grati - di dare i titoli, ma non consente dati i tempi, di sviscerare gli argomenti e di stabilire quel dialogo bilaterale che è indispensabile perché una comunità si senta tale.
Insomma, se c'è un luogo dove possiamo esporre compiutamente le nostre argomentazioni di politici locali, è quello delle televisioni locali. Se c'è un luogo dove possiamo ricevere stimoli, risposte e suggestioni, essere riconosciuti e anche giudicati, è quello delle televisioni locali.
È noto che io sia un nostalgico delle "cose buone" della prima Repubblica: io credo nelle assemblee coi militanti, quelle che alcuni partiti riescono ancora ad organizzare (sono molto contento, caro collega Carossa), quelle assemblee dirette dove la gente ti vede in volto, dialoghi e approfondisci. Io, come molti colleghi, ho patito la deriva mediatica (che, per carità, soprattutto un leader di centrodestra ha, se non prodotto e assecondato in maniera clamorosa), che ha sostituito il dialogo e i contenuti con l'immagine, la propaganda, la pubblicità.
Chiunque abbia visto famosi film fantapolitici americani, avrà constatato come in essi, sovente il "candidato" venga costruito attraverso sistemi di comunicazione-propaganda raffinati che non lo mettono mai di fronte ai cittadini veri. Chi è ben informato sa che perfino in internet in molti casi diverse multinazionali (o aziende molto importanti e astute) arruolano esperti che creano tweet falsi, messaggi fasulli, che cercano di condizionare in maniera indiretta l'opinione pubblica.
L'informazione locale, dalla stampa alle televisioni private libere, è quella che ci permette ancora - dobbiamo esserne molto grati - un dialogo genuino.
So che alcuni colleghi ritengono di non partecipare a questi momenti considerandoli non sufficientemente alti. Io credo che, invece, siano il "sale", una sorta di aiuto al tentativo di conservare una democrazia che non sia teleguidata. Non vorrei che arrivassimo, come ne "Il nuovo mondo" di Huxley, oppure nel "Grande Fratello", a comunicazioni omologate e unidirezionali.
Per questo motivo, condivido e ringrazio molto la collega Artesio per aver chiesto, insieme ad altri colleghi, questo dibattito, per aver posto la questione e sollecitato la riunione.
È vero che l'antipolitica è difficile da combattere. È altrettanto vero che, forse, è al di là delle nostre forze; è vero che un urlo e un insulto di Grillo, purtroppo, valgono mille dei nostri ragionamenti e dei nostri approfondimento; è vero che una sceneggiata di qualche leader nazionale ed internazionale attrae molta più attenzione di tante riflessioni e argomentazioni serie e rigorose, però ritengo che, per quello che possiamo dobbiamo attestarci sulla difesa della democrazia partecipata.
Ripeto: sarò nostalgico, ma amo le assemblee, i confronti, i dibattiti anche le assemblee vivaci, di vera interazione. E, immediatamente dopo anzi collegate ad esse, le opportunità che il servizio delle televisioni private ci offre. Per questo, sono un sostenitore dello studio televisivo.
Raccontavo dei nostri dibattiti, del dialogo, collega Placido, di ogni modalità di dialogo che permetta di mantenere e ristabilire questo canale anche perché - e chiudo - ormai l'opinione pubblica si forma solo più sulle grandi trasmissioni televisive (ne ho viste diverse: "Ballarò" e simili) dove è preconfezionata anche la risposta, dove è già tutto costruito. È tutto uno spettacolo: i tagli al momento giusto, gli interventi al momento giusto! Tutto un grande spettacolo, tutto preconfezionato.
Teniamo cari i pochi spazi di genuinità e libertà che abbiamo, come teniamo care queste assemblee! Ringrazio i colleghi, a partire dalla Consigliera Spagnuolo, e tutti gli altri che molte volte hanno ricordato la dignità delle istituzioni. Teniamole care, perché si fa in fretta a perderle: la storia ha insegnato mille volte come sono state denigrate, dal nazismo, dallo stalinismo, dai vari sistemi autoritari, di metodi che affossano la democrazia. Oggi possono essercene di più subdoli: quelli che invitano a non partecipare e a non andare a votare. Una volta si diceva che i non votanti sono complici oggettivi della mafia e dell'ndrangheta: meno persone oneste partecipano, più si consente ai pochi di decidere.
Per questa ragione, ho ritenuto d'intervenire e di dare tutto l'appoggio a quest'iniziativa, sperando che sia ampiamente condivisa e possa produrre effetti pratici.
Ripeto, non per farla troppo grossa o enfatizzare, ma un pezzo della nostra democrazia, di quella sostanziale, della battaglia all'antipolitica del dialogo con i cittadini, passa tramite questi strumenti, fatti da persone generose, che non hanno neanche un miliardesimo delle gratificazioni di chi opera nelle grandi reti, ma, sovente, molta più dignità e libertà.
Spesso, i signori delle grandi reti, che fanno grandi prediche a noi sono mille volte più corrotti. Ricordo che una volta, in una trasmissione e chiudo, Presidente - un conduttore televisivo (non dico chi) mi disse: "Lei, per essere gradito al pubblico deve dire queste cose". Io risposi a questo famoso conduttore della televisione nazionale: "Lei mi chiede di dire delle menzogne; non sa che sono delle menzogne?", ed egli mi rispose: "Certo che sono delle menzogne, ma sono menzogne che piacciono alla gente.
Se lei vuole lo share e vuole piacere, deve dire queste menzogne!".
Questo non mi è mai capitato neanche nella più piccola e "modesta" delle televisioni private.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Placido, che interviene in qualità di Consigliere.



PLACIDO Roberto

Grazie, Presidente.
Ringrazio la collega Artesio per aver offerto lo spunto, affinché oggi si potesse affrontare un tema quanto mai importante. Lo voglio dire, non solo perché a tutti noi capita di essere intervistati direttamente, ma anche perché le emittenti locali piemontesi svolgono un vero e proprio servizio pubblico.
Infatti, costantemente e continuamente informano e amplificano, nel senso migliore, quanto succede in Consiglio regionale, quindi le iniziative dei singoli Consiglieri, dei Gruppi, della Giunta.
Non a caso, si tratta di uno degli elementi della democrazia compiuta (mi riferisco all'informazione, alla stampa in genere, compresa quella radiotelevisiva).
Insieme ai colleghi, che hanno firmato il provvedimento e che hanno lavorato per arrivare al dispositivo, con le proposte che è sufficiente leggere (vi risparmio la lettura da parte mia), ci auguriamo che si possa essere confortati, non solo dal voto, rispetto al quale ho una certa fiducia e convinzione, ma anche dal seguito delle decisioni che la Giunta regionale vorrà assumere.
Non basta, come spesso affermiamo, che un ordine del giorno sia presentato; un ordine del giorno non si nega a nessuno, in particolare alla maggioranza o ai Consiglieri che condividono le questioni, al di là delle sfumature che ci possono essere. Occorre assumere delle decisioni nel merito, e, in questo caso, mi rivolgo a più di un Assessore, poiché ritengo che le competenze siano riconducibili a più Assessori, compreso il Vicepresidente Cavallera (so che mi ascolta, nonostante sia disturbato dal collega Pedrale! È una battuta, Assessore, non ci sono problemi; non volevo interrompere, altrimenti l'avrei fatto in altro modo!).
Penso che anche il Presidente Cota abbia - se non ricordo male qualche competenza e delega sulla materia.
Infatti parliamo di uno dei fondamenti della democrazia o di un settore tecnologico che ha realizzato investimenti importanti in un momento molto difficile in termini economici e finanziari per il nostro paese e per la nostra regione.
Tale settore ha seguito quanto deciso razionalmente sulla vicenda del digitale terrestre - sembra ormai un'era geologica fa, eppure è passato pochissimo tempo - che ha coinvolto le imprese piemontesi - è su questo che utilizzerò una parte del tempo a disposizione - che in questo caso sono quelle che si occupano dell'emittenza radiotelevisiva. Penso che debbano essere trattate alla stregua di altre imprese, perché si tratta di un comparto che occupa oltre mille persone.
Non entriamo nello specifico di un settore particolare per la vita democratica di un paese e di una regione, mi fermo esclusivamente all'aspetto numerico, in termini d'investimenti per l'adeguamento l'innovazione tecnologica, gli edifici, le sedi, le sedi decentrate.
Spesso si accusa chi fa politica di essere torinocentrico: noi siamo di fronte a delle imprese che sono distribuite sul territorio regionale alcuni importanti editori non hanno sede a Torino, ma in Comuni che non sono neanche capoluoghi di provincia, a dimostrare che stiamo parlando di un vero e proprio sistema diffuso sul territorio regionale.
Pertanto, al di là dell'aspetto particolare, che è quello dell'informazione e del sistema dell'informazione (carta stampata, radio televisione), riconosciuto da una legge nazionale e degno di ricevere contributi in base a una legge nazionale (questo è uno dei punti che trovate nel dispositivo delle proposte che avanziamo), verrebbe da dire: pochi, maledetti e subito! Sono risorse certe, decise in base a graduatorie che tengono conto di diversi parametri: il personale e altri ancora, sui quali non mi dilungo e non vi annoio.
Può sembrare banale quando parliamo di rispettare i parametri europei nel pagare le imprese che svolgono lavori e forniture, però il primo a non rispettarli è lo Stato. Una legge attribuisce delle risorse, demanda ai CORECOM di rispettare la graduatoria, affinché queste risorse vengano distribuite. Da una parte si dice "bisogna rispettare i pagamenti entro i 60 giorni", ma il primo, purtroppo, a non rispettare questa condizione è lo Stato.
Una delle nostre richieste affinché queste provvidenze previste dalla legge nazionale siano erogate è utilizzare il sistema finanziario regionale attraverso Finpiemonte, sul quale spesso interveniamo rispetto alle competenze nella stessa finanziaria regionale, perché una delle questioni importanti sarebbe la certezza di conoscere in tempi rapidi, definiti e stabiliti, quali sono le graduatorie e le emittenti che vengono riconosciute rispetto alla legge nazionale.
Al di là dei vari aspetti, noi stiamo parlando di un vero e proprio settore imprenditoriale. Questo lo voglio sottolineare perché ritengo sia uno degli aspetti che spesso si trascura. Lo stesso vale per la televisione pubblica nazionale: il cameraman, con la macchina da presa o il giornalista, è il terminale ultimo di vere e proprie redazioni, di strutture, di aziende che vivono e hanno le difficoltà che, in questo momento particolare, vivono molte altre aziende.
Non sottolineo l'aspetto informativo, l'intervista, la dichiarazione il commento, la partecipazione ai dibattiti (preferisco chiamarli in questo modo e non talk show per un eccesso di provincialismo culturale che ci porta a non utilizzare i termini della nostra splendida lingua), senza arrivare agli eccessi che il Consigliere Leo citava prima, che sono il lato negativo dell'informazione. Ogni settore ha degli aspetti negativi compreso il nostro, come sappiamo benissimo.
A noi deve interessare l'aspetto migliore, che è quello di un sistema che garantisca l'informazione capillare e puntuale sulle iniziative non solo nelle sedi istituzionali, ma anche quelle diffuse sul territorio sull'operato che svolgono i Gruppi, i singoli Consiglieri, gli Assessorati il Presidente della Giunta. Ecco perché parlavo di un vero e proprio servizio pubblico.
Su questo settore in grave crisi, che coinvolge tutte le mille e passa persone impegnate, ritengo che con questo ordine del giorno si possa rappresentare il pensiero e la condivisione della totalità dei Consiglieri.
Non è un problema di maggioranza o opposizione, ma è uno di quei casi in cui è in gioco l'informazione, la libertà, la democrazia: l'utilizzo della stampa libera e dell'emittenza radio-televisiva riguarda tutti. Come tale quindi, penso vada trattato.
La Giunta dovrebbe dare delle risposte alle proposte che questo ordine del giorno contiene, pur nelle tante e pesanti difficoltà che viviamo. Non solo perché continui l'informazione, l'amplificazione, nel senso migliore del termine, di quello che succede qui e sul territorio piemontese, ma perché si dia una risposta ad un settore imprenditoriale vero e proprio che occupa oltre mille persone, con uno straordinario giro di affari e di investimenti che, in tutti questi anni, è stato garantito da chi rappresenta, in termini imprenditoriali ed editoriali, il settore radio televisivo.
Come tutti i settori, compreso quello calcistico che tante soddisfazioni mi ha dato recentemente, un sistema è tale se non c'è solo il sistema nazionale, ma anche quello locale. Noi abbiamo la responsabilità di lanciare un segnale chiaro affinché si diano delle risposte, attraverso l'accoglimento non solo dell'ordine del giorno, ma dei punti che noi indichiamo, per mantenere un sistema nella sua interezza, un settore particolare, importante e delicato, alla cui base vi sono oltre mille persone che tutti giorni lavorano.
Ricordo che dietro queste persone ci sono le loro famiglie con tutte le varie problematiche che conosciamo e che sono proprie di qualsiasi settore lavorativo della nostra regione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Segretario Ponso, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



PONSO Tullio

Grazie, Presidente.
La crisi dell'emittenza televisiva piemontese non è una semplice crisi congiunturale, come sta avvenendo in altri comparti dell'economia regionale, ma anzitutto una crisi della democrazia.
Quando si colpisce l'informazione, si minano le basi del sistema democratico. Più voci indipendenti sono presenti nella nostra regione maggiore risulta essere l'offerta informativa che andrà a formare le coscienze dei cittadini e dell'opinione pubblica. Si tratta semplicemente di tutelare un diritto fondamentale, sancito dall'articolo 21 della Costituzione, che recita: "Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione". La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
In gioco c'è dunque la democrazia e il pluralismo dell'informazione.
I contributi pubblici all'editoria locale, è sempre bene ribadirlo, sia essa su carta o televisiva, non rappresentano necessariamente uno spreco di denaro pubblico. Nelle intenzioni del legislatore, infatti, quando vennero introdotti tali benefici, vi era l'intenzione di introdurre correttivi etici al mercato radio-televisivo ed editoriale per bilanciare le risorse pubblicitarie, per lo più attratte dai grandi network nazionali a scapito di quelli più piccoli e territoriali. Non solo, ma per dare anche voce alle comunità locali, alle amministrazioni territoriali e al mondo delle associazioni che altrimenti sarebbero costantemente ignorati dalle poche emittenze nazionali.
La crisi dell'emittenza locale ha anche importanti risvolti occupazionali, come è stato rimarcato dai colleghi che mi hanno preceduto.
Stiamo parlando di circa un migliaio di posti di lavoro in tutta la regione Piemonte, come ha sintetizzato poco tempo fa anche l'Associazione Stampa Subalpina, una cui nota leggo testualmente: "Stiamo assistendo ad una crisi scatenata da molteplici fattori e che, tuttavia, è esplosa con il passaggio al digitale terrestre, con la riduzione degli stanziamenti governativi al settore dell'editoria. Da una parte le emittenti sono state costrette ad investimenti importanti per adeguare gli apparati trascrittenti e, dall'altro, hanno patito un calo degli investimenti pubblicitari dovuti anche agli effetti della crisi economica. Molte aziende del settore hanno già annunciato lo stato di crisi ricorrendo alla cassa integrazione in deroga, altre lo stanno facendo in queste settimane, ma il rischio è che il peggio debba ancora venire". Così dichiarava Stampa Subalpina.
Egregio Presidente, allo scadere degli ammortizzatori sociali molte televisioni potrebbero, infatti, cessare le trasmissioni. Molte hanno già iniziato a farlo, cancellando centinaia di posti di lavoro, di giornalisti e operatori video e impoverendo il tessuto informativo e culturale della nostra regione.
A ciò, va aggiunto un particolare di non secondaria importanza, come evidenziato dall'ordine del giorno in discussione: le provvidenze all'editoria, per le imprese televisive previste dall'articolo 23, comma 3 della legge n. 223/90 erogate annualmente dal Dipartimento per l'Informazione all'editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri a decorrere dall'anno 2009, sono state soppresse, ad eccezione delle riduzioni tariffarie del 50% dei costi delle utenze telefoniche.
Come se non bastasse, i contributi a sostegno delle televisioni locali previsti dalla legge n. 448/98, hanno subito una costante contrazione dal 2008 ad oggi e vengono erogati con sistemi ritardati, anche a fronte di investimenti già effettuati.
Inoltre, rimarco che non va dimenticata la particolare situazione che hanno vissuto le emittenti locali piemontesi che, a differenza di altre Regioni italiane, si sono trovate ad affronta lo switch off, ovvero il passaggio dal sistema analogico al sistema digitale in due momenti differenti. Nel Piemonte occidentale è partito nel settembre 2009, mentre nel Piemonte orientale dal 25 ottobre 2010: un aspetto non di poco conto che ha generato - colleghe e colleghi - un calo generalizzato dell'utenza oltre a gravi problemi di natura tecnica sopperiti attraverso consistenti investimenti privati.
La Regione, per quanto di propria competenza, può fare molto per fronteggiare la grave crisi dell'emittenza televisiva locale e non solo mettendo a disposizione risorse (quasi fosse un bancomat!), anzi l'intervento più significativo previsto all'interno dell'ordine del giorno riguarda la moral suasion che dovrebbe esercitare il nostro Ente attraverso Piemonte nei confronti degli istituti di credito, affinché vengano sbloccati i contributi assegnati, ma non erogati, dallo Stato con la legge 448/98. Basterebbe poco per garantire una boccata d'ossigeno a tante piccole aziende televisive del nostro Piemonte.
Un provvedimento che, peraltro, ricalca quanto previsto dall'ultima legge finanziaria attraverso un emendamento presentato dal nostro Gruppo Italia dei Valori, che prevede l'introduzione della cessazione dei crediti nella forma del pro soluto a vantaggio delle aziende che vantano crediti nei confronti della Regione Piemonte, delle ASL e delle ASO.
In questo momento, segnato da grave crisi economica, è giusto che le Pubbliche Amministrazioni (Stato, Regioni, Enti locali) facciano la propria parte onorando i debiti che contraggono, ma anche sensibilizzando gli istituti di credito che da questo Governo hanno ottenuto molti benefici affinché almeno in parte contribuiscano al rilancio del nostro Paese anticipando le somme che dovrebbe stanziare il pubblico.
Allo stesso tempo, però, la Regione non dovrebbe solo essere il megafono dei disagi degli editori televisivi, ma anche e soprattutto di quanti lavorano nelle televisioni locali e nei piccoli organi di informazione (siti e giornali), che vivono un'esperienza professionale da precari in relazione alla busta paga, ma da dipendenti full time nel lavoro di tutti i giorni.
Un giornalista precarizzato, poco pagato, con scarse certezze e prospettive, talvolta per carenza di risorse economiche, anche poco professionalizzato, è un lavoratore facilmente ricattabile e condizionabile, che difficilmente può mantenere la schiena diritta. A tal proposito, ritengo utile menzionare alcuni passaggi significativi della Carta di Firenze, siglata dall'Ordine dei Giornalisti.
Recito testualmente: "Un giornalista precario viene di fatto sospinto a lavorare puntando alla quantità piuttosto che alla qualità del prodotto informativo e con poca indipendenza, sotto l'ombra di un costante ricatto che, dal piano economico e professionale, passa presto a quello dei più elementari diritti, a partire da quelli costituzionalmente riconosciuti. La professione giornalistica negli ultimi anni ha subito profondi mutamenti e molti altri ne dovrà subire con il progredire della tecnologia e delle nuove aspettative delle aziende editoriali".
Egregi colleghi e colleghe, gli episodi di sfruttamento - e questo è il termine corretto - ormai non si contano più. L'ultimo, in ordine di tempo riguarda un'emittenza pugliese, che ha licenziato in tronco un proprio dipendente, reo di aver scritto su Facebook che da nove mesi non percepiva lo stipendio.
È opportuno dunque che anche gli editori piemontesi, prima di ottenere fondi pubblici regionali o attraverso Finpiemonte, diano un segnale concreto in tale direzione, sottoscrivendo i contenuti della Carta di Firenze. Per questo ringrazio, a nome dell'Italia dei Valori, la Consigliera Artesio per recepire nell'ordine del giorno tale nostra proposta emendativa.
Per tutti questi motivi, ritengo doveroso votare favorevolmente per questo ordine del giorno, perché non sono certo tra coloro che si rallegrano della chiusura di alcuni quotidiani, come avveniva o come avviene purtroppo ancora negli Stati totalitari, ma soprattutto perché in ogni redazione che abbassa la saracinesca, per ogni giornale che non va più in edicola, per ogni format che non va più in onda, per ogni telegiornale che smette di realizzare servizi esterni, a perderci sarà solo la libertà del cittadino; cittadino che avrà sempre meno strumenti a disposizione per costruirsi un'opinione e una coscienza civica. Questo è il seme della democrazia.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Cerutti; ne ha facoltà.



CERUTTI Monica

Grazie, Presidente.
Anche noi abbiamo voluto sottoscrivere il documento, quindi anch'io ringrazio la Consigliera Artesio per aver raccolto tutte le considerazioni che si possono fare e sulle quali chiediamo un impegno della Giunta regionale rispetto al tema che stiamo trattando (trattando in un'Aula distratta, che però credo dedichi la degna attenzione a una questione importante).
La questione è già stata richiamata dai colleghi, ma anch'io voglio richiamarla rapidamente proprio perché l'importanza dell'emittenza televisiva locale, in un contesto come quello che stiamo vivendo, un contesto socio-economico che sicuramente presenta grandi difficoltà, deve essere considerata per quello che può offrire ai piemontesi, proprio perch un'emittenza locale può raccontare il territorio nel quale viviamo e la sua mancanza può sicuramente creare un danno, in primis ai lavoratori, ma in generale alla collettività.
La televisione a livello locale dovrebbe essere informazione pluralismo, approfondimento e dialogo tra istituzioni e cittadini cittadini di un territorio che, se rimangono privi di soggetti in grado di assolvere a questo compito, non possono avere gli strumenti necessari per comprendere la realtà nella quale vivono.
Qui stiamo parlando della crisi dell'emittenza locale e sappiamo che esiste anche una crisi della carta stampata e di quanto poco questa ormai sia diffusa fra le persone. In questo senso, è chiaro che anche l'importanza dell'emittenza locale per rappresentare i problemi della realtà che stiamo vivendo è sicuramente un elemento di non poco conto.
I colleghi hanno già ripercorso le caratteristiche della crisi e anche la sua genesi, che sicuramente ha visto come primo elemento, come peccato originale se lo vogliamo definire in questi termini, il passaggio dall'analogico al digitale. Forse il Piemonte non è risultato preparato non è ancora preparato a questo passaggio sotto diversi punti di vista (tecnologico e territoriale) e sappiamo che diverse zone della nostra regione ad oggi non hanno ancora copertura televisiva dopo l'avvento del digitale. A ciò ha corrisposto evidentemente, da quella che è stata la crisi, cioè il peccato originale di questa crisi, un calo delle produzioni locali e sicuramente anche - e la tivù locale adesso lo dimostra - un allontanamento dai territori e di conseguenza quella che poteva essere l'importanza del rapporto col territorio a cui facevo riferimento inizialmente.
Proprio perché la televisione, per definizione, offre immagini e non volti statici, la tivù deve appunto coinvolgere, a questo ha corrisposto anche un calo dell'investimento pubblicitario e sicuramente il danno maggiore dovuto all'assenza di copertura televisiva è stata la vistosa riduzione degli inserzionisti per le emittenti locali. Una televisione che non si vede non è sicuramente un buon investimento e a ciò si deve aggiungere il fatto che gli inserzionisti stessi sono in crisi. A questo punto, la politica che cosa può fare? Può innanzitutto assumersi le sue responsabilità, ed è quello che stiamo provando a fare con la seduta di oggi, proprio perché forse non è stata in grado di gestire questo passaggio. È chiaro che le considerazioni rispetto al passato servono a poco servono, mentre la situazione attuale è quella che ci parla di televisioni a rischio di chiusura, che sono ormai purtroppo una realtà, con la conseguenza che quel migliaio di lavoratori (o anche più) rischiano il posto o in questo momento usufruiscono degli ammortizzatori sociali.
Per uscire dalla crisi delle emittenti locali, bisogna comprendere che non esiste una strada unica.
È chiaro che il contesto attuale - avere un'offerta televisiva molto ampia sul nostro territorio - rischia di comprimersi in modo drammatico.
Siamo convinti che un'Istituzione come la Regione debba portare avanti queste sue considerazioni, approvando l'ordine del giorno in discussione.
Pensiamo che ci debba essere uno spazio che entri nelle case delle persone e racconti il territorio nel quale vivono.
Non è un'utopia, perché altre esperienze regionali ci dicono che l'emittenza locale può avere una sua dignità e un suo spazio riconosciuto.
In questo senso, avendo in mente un rilancio dell'emittenza locale nella consapevolezza che la situazione è difficile, ma che non può essere compromessa, pensiamo - senza ripercorrere i punti dell'ordine del giorno che cerca di toccare aspetti di carattere economico, oltre che progettuali che ci sia la possibilità di un'assunzione di responsabilità da parte di questo Consiglio.
In questo senso, vedendo già un'ampia condivisione da parte dei colleghi, auspichiamo l'approvazione dell'ordine del giorno. Sarà comunque compito del Consiglio regionale verificare l'attuazione del documento perché, come alcuni colleghi hanno detto, un ordine del giorno non si nega a nessuno, ma visto che nel documento c'è una piattaforma precisa di impegni, il nostro impegno, come Consiglio regionale, sarà quello di andare a verificarne l'attuazione, qualora l'ordine del giorno venisse approvato.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Tentoni; ne ha facoltà.



TENTONI Alfredo Roberto

Grazie, Presidente.
Ho firmato con convinzione questo ordine del giorno, e voglio ringraziare la collega Artesio per l'attività preventiva svolta, nella convinzione che quanto si evince dal medesimo vada nella giusta direzione.
L'emittenza televisiva locale è un settore di particolare importanza non soltanto per gli aspetti imprenditoriali e occupazionali, ma forse e soprattutto per la qualità dell'informazione e perché una questione di democrazia sul nostro territorio, se è vero, com'è vero, l'assunto che l'informazione è democrazia.
In questi anni, l'imprenditoria delle emittenti televisive locali ha vissuto una serie di condizioni particolari, che rendono utile o opportuna un'attenzione, altrettanto particolare, da parte del Consiglio regionale e della Regione Piemonte; un coacervo di negatività, bene espresse nell'ordine del giorno, che hanno determinato pesanti situazioni imprenditoriali che fanno sì che, oggi, praticamente tutte le emittenti televisive locali siano in grave difficoltà.
Certo, viene da pensare che forse si poteva già accogliere un ordine del giorno presentato dall'allora minoranza, attuale maggioranza, mi pare nell'anno 2009 (così mi suggerisce il collega Vignale) che chiedeva e perorava quanto oggi leggiamo in questo documento. Se non fosse stato respinto dall'allora maggioranza, probabilmente avremmo evitato di perdere tre anni e che il settore cadesse in un'ulteriore e grave difficoltà economica. Oggi siamo qui per cercare di porre rimedio.
Credo che oggi, diversamente dal passato, questa unità di intenti si sia trovata, e deponga favorevolmente verso il buonsenso di questo nostro consesso e di tutta la Regione.
Un insieme di problemi, a partire dal passaggio al digitale terrestre nel 2010, ha costretto le emittenti ad una serie di investimenti molto pesanti, per adeguare le tecnologie. Il passaggio al digitale ha determinato anche una profonda confusione nei telespettatori, i quali, per un lungo periodo, si sono sentiti confusi, per il fatto che i canali erano cambiati e non era più facile trovare le emittenti.
Evidentemente, tutto questo ha avuto come immediata conseguenza, a mio avviso amplificata anche dalla pesante crisi economica che sta vivendo il nostro territorio negli ultimi due anni, il fatto che gli investimenti in pubblicità radiotelevisiva sono decisamente calati.
Questi investimenti calati hanno creato una situazione per la quale anche le emittenti nazionali hanno cercato di trovare occasioni di introiti pubblicitari in quei settori che prima erano di quasi totale pertinenza dell'emittenza privata.
Credo che l'insieme dei valori che oggi andiamo a considerare, che vanno dalla qualità dell'informazione locale - e sappiamo quanto sia importante per le nostre comunità la qualità di questa informazione - al problema occupazionale, fanno sì che oggi si siano trovate le condizioni per un'azione che, sono sicuro, scaturirà positivamente dalla votazione di questo ordine del giorno.
Cosa possiamo fare? La Regione può fare alcune cose dirette ed altre indirette. Tra quelle dirette c'è il fatto di ottemperare ad una disposizione di legge che obbliga gli Enti pubblici a destinare almeno il 15% della spesa in comunicazione nel settore radio-televisivo. Già andare in questa direzione significherebbe offrire un po' di ossigeno alle asfittiche casse delle nostre emittenti televisive locali.
Altre attività dirette sono quelle nei confronti di Finpiemonte diretta emanazione della Regione, affinché possa farsi da garante nei confronti del sistema bancario, un sistema bancario che, come sempre, non brilla per attenzione alle esigenze dei territori e delle attività imprenditoriali.
Credo che un'azione di garanzia da parte di Finpiemonte potrebbe essere un elemento estremamente importante per attivare credito alle emittenti locali. Inoltre, all'interno del piano regionale per lo sviluppo e la competitività - terza azione diretta che la Regione può mettere in campo alcune linee di intervento potrebbero essere destinate, in specifico all'emittenza locale, per progetti destinati ad incentivare la sperimentazione tecnologica e l'innovazione dei contenuti, elementi che stanno all'interno del nostro piano regionale per lo sviluppo e la competitività.
Credo che queste tre azioni dirette possano essere messe in campo immediatamente, insieme ad alcune altre azioni indirette che invece hanno a che fare con la perorazione, presso il Governo nazionale, intanto per ripristinare quanto prima, cioè i contributi della legge 448, affinch vengano erogati anche quelli già destinati, ad esempio nel corso del 2011.
Credo sia importante, come non mai, l'erogazione tempestiva di questi contributi, perché i tempi passati, di cui parlavo prima, hanno reso la situazione effettivamente pericolante e tale per cui anche il fattore tempo diventa, in questo momento, assolutamente importante.
Per questo motivo, colleghi, ritengo fondamentale, intanto l'approvazione di questo ordine del giorno da parte del Consiglio, poi l'applicazione immediata e tempestiva di quanto in esso previsto, tra cui le competenze dirette della Regione ed, infine, sollecitando, in modo forte e adeguato, il Governo nazionale affinché, pure in tempo di crisi, si attivi adeguatamente.
Questo intervento deve rivestire i caratteri della specificità e anche della temporaneità, sperando che la crisi dell'emittenza televisiva locale sia un fenomeno da poter in qualche modo ricondurre ad una positiva normalità, ma è fondamentale la tempestività. Pertanto, la Giunta, una volta che auspicabilmente questo ordine del giorno sarà approvato, deve agire in tempi stretti per seguire quella direzione.
In conclusione, ritengo ottima la qualità dell'informazione della nostra emittenza televisiva locale; conseguentemente, qualifico in tal senso l'informazione resa ai cittadini piemontesi.
L'esperienza diretta di molti di noi, direi quasi della totalità dei colleghi, ci ha permesso di comprendere l'importanza della qualità della comunicazione locale e anche di alcuni dibattiti ai quali tutti noi abbiamo partecipato.
Tutto questo è suffragato anche da una risposta da parte dei cittadini che sono la migliore testimonianza di quanto sia seguita l'emittenza televisiva locale, specialmente quando fa informazione di qualità e quando propone momenti di informazione che, diversamente, non esisterebbero.
Infatti, anche l'emittenza nazionale ha i suoi spazi di notizie locali, ma in genere, sono molto ridotti, nonostante la qualità, e non possono toccare tutti i territori, tutte le varie iniziative e le necessità d'informazione che, invece, la nostra emittenza televisiva locale realizza. Quindi, è un bene prezioso, che occorre tutelare.
Seppure si viva un periodo di grave difficoltà di bilancio, destinare al settore qualche risorsa, soprattutto molte energie e molta attenzione, è oggi un dovere al quale la Regione non può sottrarsi. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
La parola al Consigliere Carossa.



CAROSSA Mario

Grazie, Presidente.
Anch'io mi unisco a questo coro unanime a favore dell'emittenza locale mi unisco a questo suono di violini che contraddistingue il dibattito qui in aula ed ora cercherò di esplicitare alcune motivazioni.
Innanzitutto, mi fa piacere quando tutti quanti sono d'accordo su un argomento, senza contrapposizioni, lo siamo anche noi. Lo dico chiaramente per due motivi (uno è già stato accennato da qualcuno, infatti ho seguito attentamente tutti gli interventi).
In primo luogo, come Lega Nord, riteniamo un fattore molto importante dare voce ai territori. Lo hanno già detto, lo ripeto anch'io: certe situazioni, certe posizioni e anche certe manifestazioni che si svolgono sui territori non avrebbero voce, né visibilità, se non ci fosse l'emittenza locale.
Poi, c'è un'altra ragione. Poiché nella mia vita ho imparato a non dimenticare mai nulla, ricordo che agli inizi del mio percorso politico ero assolutamente "il signor nessuno", non che adesso sia qualcuno naturalmente, ma allora ancora di meno - l'unica possibilità di avere uno spazio e una visibilità a livello regionale e a livello cittadino era - e ben venisse - di essere invitati in dibattiti o interventi nelle emittenze locali. Non dimentico quanto per me è stato importante e si è rivelato utile, non tanto per la dialettica, ma per imparare a dialogare e anche a contrappormi con altre persone al mio fianco.
Ritorno all'inizio. Da parte mia non apprezzo il "troppo dolce" e questo coro è uno di quei casi. Già comincio a non comprendere alcune cose lo ha ricordato prima il collega Tentoni. Come mai - so che questo non interessa a nessuno, ma lo dico lo stesso - nel 2009 - ora siedono nei banchi dell'opposizione tante persone che componevano quella Giunta e Consiglieri di quella maggioranza - bocciarono quell'ordine del giorno? Io non c'ero, ma, da quanto riferitomi, il documento era simile a quello che oggi ci apprestiamo ad approvare. Come mai? Questo, veramente, non riesco a comprenderlo.
Va bene così, l'ho detto, dimentichiamolo, andiamo avanti, perché noi abbiamo l'onere di risolvere delle questioni che prima non si sono volute risolvere. Questo onere, mi permetto di dire, è veramente da poco soprattutto come impegno, a differenza di altri oneri che adesso ricorder all'Aula.
Noi andiamo avanti, con l'intenzione di risolvere le questioni che non sono state risolte prima, però mi fa specie che questa mattina si sia svolto un dibattito sul bilancio della Regione - richiesto sempre giustamente e correttamente, dall'opposizione - quando in Commissione discutiamo tutti i giorni su come reperire le risorse, non dico per cose più o meno importanti, perché la scala dei valori è sempre molto relativa.
Sicuramente, il tema in ordine alla salute, all'assistenza sociale e all'assistenza ai disabili - mi permetto di dirlo e me ne assumo la responsabilità - è decisamente più importante non solo del discorso dell'emittenza televisiva, ma di tantissime altre questioni, anzi, della maggior parte, se non, mi permetterei di dire, di tutte le altre cose, e noi ogni giorno cerchiamo di discutere su come reperire le risorse per i disabili, per il sociale e quant'altro.
Termino, perché non voglio sottrarvi troppo tempo, dicendo che va benissimo. Per me e per noi della Lega Nord, l'emittenza locale è fondamentale, proprio per i territori, ancor più che per Torino, perché non si vive solo di questioni che vanno in onda su Canale 5 o di trasmissioni come Ballarò o di tante altre a livello nazionale. Però, dobbiamo fare il conto sulle risorse. Qui non possiamo illudere nessuno. Non conosco il motivo per cui voi, nel 2009, avete respinto un ordine del giorno simile forse per maggior cinismo e attaccamento alla realtà, non lo so.
Certamente, dal 2009 ad oggi, la situazione economica è peggiorata enormemente.
Però, essendo un ordine del giorno che, come al solito - non è piaggeria - è stato redatto dalla collega Artesio molto bene, ritengo anche, essendomi confrontato con l'Assessore che dovrebbe occuparsi della questione, che ci sia la possibilità, che si assume dai suggerimenti della Consigliera Artesio e, magari, dalle capacità dell'Assessore e dell'Assessorato, di trovare alcune risorse. Non credo se ne troveranno tante, lo voglio dire, perché occorre sempre guardarsi allo specchio e negli occhi. Non facciamoci tante illusioni, però c'è la possibilità, me lo diceva prima l'Assessore. Poi, spero - anzi, prego - che la Giunta intervenga in merito a questo ordine del giorno, per darvi anche, mi permetto di dire, maggior peso.
Non vuole essere offensivo verso la presentatrice, ma è chiaro che, se c'è un intervento, che auspico favorevole, da parte della Giunta, c'è un peso maggiore nei confronti di un ordine del giorno che viene votato.
Quindi auspico il voto favorevole su questo ordine del giorno.
Mi permetto di ricordare alla maggioranza e all'opposizione che la questione deve essere affrontata in modo bipartisan, perché - l'abbiamo visto già nei giorni scorsi - quando si parla di fondi da tagliare o di riduzioni di spesa, le sensibilità sono diverse, sia in maggioranza sia tra l'opposizione, perché c'è sempre qualcuno che si alza su e dice di non essere d'accordo.
Auspico solo che emerga da tutti sempre più quel senso di responsabilità che dobbiamo portare avanti, che dobbiamo portare avanti ogni giorno, perché è questo il nostro compito nei confronti dei cittadini piemontesi.
Chiedendo se c'è la possibilità di un intervento della Giunta ringrazio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Negro.



NEGRO Giovanni

Grazie, Presidente.
Anch'io mi unisco a questo meraviglioso coro in cui poc'anzi si è anche espresso il collega Carossa.
Che bello vedere in quest'Aula un'unione, destra e sinistra maggioranza e opposizione! Anch'io ho firmato con grande piacere questo ordine del giorno chiedendo il permesso al primo firmatario, la collega Artesio, per le emittenze locali radiotelevisive del nostro Piemonte.
Che bello. Questo vuol dire divulgare serenamente il nostro costume, le nostre tradizioni, il nostro lavoro con serenità. Devo dire che anch'io all'inizio della mia piccola, minuscola carriera, quando ero intervistato sentivo qualcosa in più, perché avevo l'opportunità di raccontare quel che succedeva nel nostro stupendo Piemonte.
Permettetemi, non condivido alcune altre riprese televisive che sono solo polemiche di partiti che non c'entrano assolutamente nulla! Tutto questo vuol dire anche mantenere oltre un migliaio di posti di lavoro che al giorno d'oggi dobbiamo metterci in ginocchio e dire chapeau! Manteniamoli, ben vengano. Tenendo conto che noi chiediamo alla Giunta che destini una parte delle risorse, quelle possibili, perché sappiamo che ce ne sono pochissime.
È vero che abbiamo altri problemi citati stamattina, come quelli della sanità e dei disabili. Ne abbiamo un'infinità, però a mio avviso anche questo è un fattore primario, di cui dobbiamo tenere conto, perché, a mio avviso, divulgare tramite questi mass media l'impegno di tutti quelli che lavorano sia politicamente sia fisicamente nelle nostre imprese è una ricchezza del nostro Piemonte.
Consapevolmente, voteremo a favore di questo ordine del giorno. Mi auguro che sia approvato all'unanimità. Grazie.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la discussione generale.
I firmatari dell'ordine del giorno n. 916 vogliono presentare l'ordine del giorno o lo diamo per presentato? Si tratta dell'ordine del giorno n. 916 presentato dai Consiglieri Artesio, Leo, Placido, Tentoni, Cattaneo, Cerutti, Bresso, Reschigna Taricco, Negro, Laus, Spagnuolo, Motta Massimiliano, Costa, Carossa, Comba e Cantore, inerente a "Interventi a favore delle emittenti televisive locali" .
La parola alla Consigliera Artesio.



ARTESIO Eleonora

Senz'altro per presentato, Presidente, soltanto recependo l'intervento del collega Ponso e una raccomandazione che il Capogruppo Buquicchio mi ha lasciato prima di allontanarsi per altri impegni.
Il collega Buquicchio chiedeva di integrare l'ultimo capoverso, laddove si fa riferimento al "buono occupazione", condividendo i principi della Carta di Firenze siglata dall'Ordine giornalisti nazionali della Federazione Nazionale Stampa Italiana, per la quale ovviamente c'è la mia adesione.
PRESIDENE Grazie, collega Artesio.
La parola all'Assessore Giordano per il parere della Giunta regionale.



GIORDANO Massimo, Assessore alla tecnologia delle comunicazioni

Grazie, Presidente.
Un breve intervento per esprimere il parere dell'esecutivo sull'ordine del giorno che introduce il tema del sostegno al comparto piemontese delle tivù locali, che ha sicuramente bisogno di un aiuto.
Ovviamente, in questi anni ce ne siamo occupati più volte. Subito dopo la vittoria elettorale, abbiamo stanziato dieci milioni di euro per sostenere le televisioni locali nel passaggio al digitale terrestre peraltro, con aiuti molto forti, soprattutto se paragonati agli aiuti che le altre Regioni hanno messo in campo, perché il bando prevedeva un fondo rotativa a tasso zero, ma anche corposi fondi in conto capitale, a fondo perduto.
Detto questo, mi preme sottolineare due cose, che ritengo siano note ai colleghi che conoscono anche meglio di me queste situazioni.
Anzitutto, la tipicità di queste aziende. È vero che sono piccole e medie aziende, con problemi di natura occupazionale come nel caso di altre piccole e medie aziende, ma è evidente che chi fa informazione ha una sua specificità e tipicità.
Questo comparto è oggi veramente a rischio di estinzione.
Do per espresse le considerazione e i motivi per cui è a rischio di estinzione, perché le conosciamo tutti. Ormai nessuno fa più pubblicità queste piccole e medie aziende vivono di pubblicità, ovviamente, di privati, la politica nazionale di sostegno è, in realtà, una politica di contrasto, non so se dolosamente o per negligenza.
Andatevi a leggere quello che sta facendo il Governo sulle piccole e medie aziende. Io, che ho una modesta intelligenza, ma solitamente quando leggo le cose tre o quattro volte riesco a capirle, ho impiegato tre giorni a capire la ratio - diciamo così - dell'iniziativa governativa riguardo le frequenze. Si tratta, a mio avviso, di una vera e propria costruzione di incertezza nei confronti di piccole e medie aziende che avrebbero bisogno almeno da quel punto di vista, dell'aiuto governativo, di certezze sui tempi e sulle modalità che riguardano le frequenze.
Ora, è a rischio di estinzione un comparto che, ovviamente, ha la sua importanza per i territori, perché perdere le tivù locali significa perdere la possibilità che i territori abbiano voce. Quindi ci sono valori in ballo che vanno ben oltre l'occupazione, che è un valore fondamentale, e il lavoro per la nostra gente.
Quindi, per quanto possibile, ci siamo e siamo sensibili alle tematiche e al tema, anche così com'è articolato e introdotto dall'ordine del giorno di oggi. Ovviamente, basta leggerlo per capire che c'è stata una cura nel costruire le proposte.
Purtroppo, anche quando si vuole aiutare - i colleghi me lo insegnano non è sempre possibile soprattutto in un momento in cui, come quello che viviamo oggi, i fondi regionali praticamente destinabili e indicativi come questi sono nulli e le uniche risorse che abbiamo a disposizione sono quelle dei fondi europei. Tuttavia, i fondi europei, come ben sappiamo hanno vincoli di destinazione molto stringenti, per cui anche quando si sceglie di sostenere alcuni comparti, bisogna poi fare i conti con le norme che regolano la destinazione dei fondi.
Tra l'altro, le tivù locali hanno problemi di liquidità più che di investimenti, nei confronti dei quali chiedono un sostegno. Noi, in realtà con i fondi europei andiamo a sostenere gli investimenti.
Detto questo, ma non volendo fare io, come fa il Governo, da "ufficio complicazione" di affari che sono già difficili, quindi complicare ulteriormente affari difficili, mi limiterei a dire, fatte salve alcune verifiche tecniche sulle proposte, per la cui realizzazione, oltre alla necessità di avere fondi, bisogna verificare la compatibilità, il parere sul documento è favorevole, riservandomi, ovviamente, di svolgere alcuni approfondimenti tecnici.
Interessante è la proposta di chiamare in causa Finpiemonte con un fondo di garanzia che, in qualche modo, possa anticipare i contributi che il Governo deve dare. Se è fattibile, quella è un'altra ottima proposta che si può coltivare.
La seconda subordinata è che si trovino risorse, ovviamente in un momento così duro, per mettere in cantiere quest'iniziativa, ma l'impegno è, per quanto possibile, di reperire risorse.



PRESIDENTE

Quindi, l'ordine del giorno è così modificato: vengono aggiunte nell'ultima parte del dispositivo, dopo le parole "di buona occupazione" le parole "condividendo i principi della Carta di Firenze siglata dall'Ordine dei giornalisti nazionale e dalla Federazione Nazionale Stampa Italiana".
La Giunta regionale ha espresso parere favorevole su questo atto di indirizzo.
Ha chiesto la parola il Consigliere Carossa; ne ha facoltà.



CAROSSA Mario

Faccio una proposta e chiedo se l'Aula e l'Assessore la condividono.
Eventualmente potremmo darci un termine anche non rigido. Dato che l'Assessore ha detto che deve verificare alcuni aspetti tecniche, una volta verificati chiedo se potesse venire in Commissione per riferire, in modo da valutare cosa si può fare.
Naturalmente se l'Aula è d'accordo.



PRESIDENTE

Quindi, lei propone, prima dell'ultimo capoverso, l'introduzione di un capoverso nuovo che diventa, di fatto il penultimo, che recita "a riferire alla Commissione competente entro il 31 gennaio 2013". Ovviamente è inteso che si riferisce all'attuazione.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento e ricordando che il numero legale è 29, possiamo votare il documento, così come modificato.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 916, come modificato il cui testo recita: "Il Consiglio regionale considerato che: l'emittenza radiotelevisiva locale, settore che impiega circa mille persone tra giornalisti, operatori e amministrativi, sta attraversando un momento di forte crisi in Piemonte, con diverse aziende che hanno richiesto il ricorso agli ammortizzatori sociali, stipulato contratti di solidarietà diradato il pagamento degli stipendi le ragioni di questa situazione sono da identificarsi principalmente nel passaggio al digitale terrestre, nel calo degli investimenti pubblicitari nelle difficoltà intercorse nella nuova "canalizzazione", nel rapporto con il sistema bancario e creditizio e nella disapplicazione di alcune legge regionali e nazionali in particolare: le proprietà delle emittenti hanno dovuto far fronte ad ingenti investimenti per adeguare le tecnologie e le apparecchiature al passaggio alla tecnologia digitale, in molti casi esponendosi nei confronti del sistema bancario e creditizio. Inoltre il Piemonte ha attuato il passaggio al digitale in due momenti distinti (Piemonte occidentale a partire dal 24 settembre 2009, Piemonte orientale dal 25 ottobre 2010) cogliendo impreparati i telespettatori e gli antennisti il moltiplicarsi dei canali, le difficoltà della nuova "canalizzazione" (numerazione dei canali) con la conseguente perdita di fidelizzazione degli ascolti, la grave crisi economica generale hanno portato ad una drastica riduzione degli investimenti pubblicitari alcuni gruppi televisivi privati nazionali hanno abbassato notevolmente i propri listini pubblicitari per andare ad intercettare inserzionisti che solitamente si rivolgevano al sistema dell'emittenza locale le provvidenze all'editoria per le imprese televisive locali, previste dall'art. 23 comma 3 della legge 223/90 e smi., erogate annualmente dal Dipartimento per l'informazione e l'editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri, a decorrere dall'anno 2009 sono state soppresse, ad eccezione delle riduzioni tariffarie del 50% dei costi delle utenze telefoniche i contributi a sostegno di Tv locali, previsti dalla legge 448/98, hanno subito una costante contrazione dal 2008 ad oggi e vengono erogati con sistematici ritardi, anche a fronte di investimenti già effettuati il comma 1 dell'art. 41 del decreto legislativo 177/2005 "Testo Unico della radiotelevisione" che recita: "Le somme che le amministrazioni pubbliche o gli enti pubblici anche economici destinano, per fini di comunicazione istituzionale, all'acquisto di spazi sui mezzi di comunicazione di massa devono risultare complessivamente impegnate, sulla competenza di ciascun esercizio finanziario, per almeno il 15 per cento a favore dell'emittenza privata televisiva locale e radiofonica locale operante nei territori dei Paesi membri dell'Unione europea" è completamente disatteso e non applicato dalle amministrazioni pubbliche la legge regionale 25/2009 "Interventi a sostegno dell'informazione e della comunicazione istituzionale via radio, televisione, cinema e informatica" non è applicata, mentre prevedeva espliciti aiuti per il passaggio al digitale su cui le emittenti hanno fatto conto nell'ambito del Bando regionale POR FESR 2007-2013, Asse I Attività 1.3.
Innovazione e PMI "Sostegno all'innovazione del sistema televisivo locale per la transizione alla tecnologia digitale" i contributi erano riservati esclusivamente alle PMI. Il contributo, se pur utile, è stato tardivo anche per chi ha potuto accedervi, ed in ogni caso inferiore a quello di altre regioni italiane verificato che il decreto 23 gennaio 2012 del Ministro dello Sviluppo Economico, di concerto con il Ministro dell'Economia e delle Finanze, prevede il rilascio di porzioni di spettro funzionali alla liberazione delle frequenze nella banda 790-862 Mhz (canali 61-69) per far posto ai servizi di telefonia mobile di quarta generazione, noti come LTE. Nelle regioni italiane che hanno effettuato Io switch off prima del 2011, tra cui il Piemonte, i canali da liberare (9 in tutto, dal 61 al 69) sono attualmente occupati da TV locali che hanno pagato per avere il diritto di trasmissione e non vogliono certo disfarsi dell'investimento compiuto solo qualche anno fa evidenziato che esiste un grave allarme occupazionale che coinvolge quasi 1.000 lavoratori la gran parte dei quali non ha possibilità di ammortizzatori sociali ad eccezione della cassa integrazione in deroga il sistema radiotelevisivo locale rappresenta un presidio importantissimo per la pluralità dell'informazione e per la diffusione delle iniziative e delle politiche attuate a livello regionale impegna la Giunta Regionale a destinare, in ogni determina della Regione Piemonte e delle società operative ad essa collegate o da questa controllate, a sostegno di iniziative e manifestazioni dedicate al proprio territorio, proprie o realizzate da soggetti terzi con il sostegno regionale, il 15% delle somme stanziate alla attività di comunicazione e promozione da realizzarsi a cura e con l'attività delle televisioni locali, in attuazione del D.lgs 177/2005 e a sensibilizzare le altre amministrazioni locali affinché operino nello stesso modo ad attivarsi presso il Governo Nazionale affinché si ripristino al più presto i contributi legge 448/98 e siano erogati nei tempi previsti dalla legge e dai regolamenti attuativi, oltre che rimarcare la necessità di una nuova legge di sistema per il settore delle tv ad attivarsi presso il Governo affinché sia concluso rapidamente l'iter burocratico della effettiva erogazione dei contributi 2011 e delle misure compensative per la dismissione delle frequenze banda 800 ormai firmate dal Ministro e rimesse solo alla formalizzazione erogativa e affinché sia firmato il bando per il 2012 dei contributi 448/1998, che doveva essere emesso entro gennaio 2012 ad attivarsi nei confronti di Finpiemonte affinché possa fare da "garante" centrale nei confronti del sistema bancario - attraverso un accordo con ABI per rendere automatico un anticipo da parte delle banche a fronte dei contributi che le emittenti devono ricevere, come quelli assegnati dallo Stato ogni anno per ciascuna emittente (L. 448/98) ad attivarsi nei confronti di Finpiemonte affinché sia stabilito un fondo di sostegno all'editoria locale con garanzie creditizie favorevoli a cui possano accedere e affinché predisponga gli strumenti per assisterle nell'utilizzo dei mini-bond istituiti nell'estate a riservare una tranche dei finanziamenti BEI in corso di stanziamento ed erogazione, che in particolare possono finanziare il circolante necessario per retribuire i lavoratori, professionalità indispensabili alle necessità di sviluppo dei nuovi prodotti digitali a riferire alla Commissione competente entro il 31 gennaio 2013 a riservare all'interno del Piano regionale per lo Sviluppo e la Competitività alcune linee di intervento a favore dell'emittenza locale a favore di progetti che incentivino la sperimentazione tecnologica e l'innovatività dei contenuti, in particolare per quelli che favoriscano la continuità occupazionale e il consolidamento di "buona" occupazione condividendo i principi della "Carta di Firenze" siglata dall'Ordine dei giornalisti nazionale e dalla Federazione nazionale stampa italiana".
Il Consiglio approva.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17.11)



< torna indietro