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Dettaglio seduta n.279 del 02/10/12 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



(Alle ore 15 il Presidente Cattaneo aggiorna la seduta pomeridiana alle ore 16.00)



NOVERO GIANFRANCO

(Alle ore 16.01 il Consigliere Segretario Novero comunica che la seduta avrà inizio alle ore 16.30)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



(La seduta ha inizio alle ore 16.30)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Casoni, Cota, Sacchetto e Tiramani.
Il numero legale è 29.


Argomento: Industria (anche piccola e media) - Problemi del lavoro e della occupazione

Proseguimento comunicazioni della Giunta regionale in merito a "Realtà produttiva della nostra regione e crisi occupazionale, con particolare riguardo alla FIAT e alle aziende minori" (atti d'indirizzo e di sindacato ispettivo collegati: ordini del giorno n. 193, n. 636, n. 659, n. 871, n. 880, n. 883; interrogazione n. 890 presentata dalla Consigliera Artesio inerente a "Crisi della Saturno Spa")


PRESIDENTE

Colleghi, proseguiamo il dibattito sulle Comunicazioni della Giunta regionale relativamente alla FIAT e alla crisi occupazionale, di cui al punto 5) all'o.d.g.
Nella seduta pomeridiana del 26 settembre, la comunicazione è stata svolta dall'Assessore Porchietto, alla quale ha fatto seguito un intervento del Presidente della Regione.
In sede di dibattito generale sono già intervenuti i colleghi Artesio Buquicchio e Lepri, che ha illustrato anche l'ordine del giorno n. 686, e Cerutti.
Si sono iscritti a parlare i Consiglieri Bresso, Pedrale, Burzi (il quale rinuncia), Angeleri, Laus, Carossa, Reschigna, Bono.
La parola al Consigliere Angeleri.



ANGELERI Antonello

Grazie, Presidente.
Mi spiace che non ci sia la stessa attenzione di questa mattina, o della volta scorsa, quando c'è stata la relazione del Presidente Cota e dell'Assessore Porchietto. Però, mi sembra corretto, anche in pochi minuti esprimere il parere del movimento della Lega su un tema, ritengo importante proprio perché il mercato dell'auto è quello che ha contraddistinto la politica economica e la costruzione del prodotto interno lordo della nostra regione, nel secolo scorso e in questi primi anni del nuovo secolo. E vorremmo che tutto ciò continuasse, perché sostituire quella percentuale cambiando rotta al Piemonte risulta ovviamente difficile. Inoltre, significherebbe anni e anni di impegno.
Ovviamente, confermo e plaudo alla relazione che aveva fatto l'Assessore Porchietto e penso che i dati, che abbiamo visto tutti, parlino da soli rispetto ad una situazione di difficoltà che è a livello internazionale, che è a livello piemontese, ma è vero che questo interviene in particolare, tra l'altro, sul territorio di Torino e della sua provincia.
In Piemonte il dato eclatante è quello che l'80% dell'indotto si rapporta costantemente con la grande azienda. Però devo sottolineare che se la politica esiste ancora (su questo ho qualche dubbio), deve comunque guardare avanti e oltre il breve periodo.
Tutto il territorio deve fare sentire la sua voce, ma è necessario un vero intervento di rilancio del sistema economico.
Attraverso gli interventi degli Assessori Giordano e Porchietto abbiamo cercato di costruire in questo nostro territorio, ma è necessario che questo intervento arrivi pesantemente dal livello nazionale, perch come hanno detto altri colleghi negli interventi della settimana scorsa quando un imprenditore in questa nostra realtà, come sul territorio nazionale vede il costo del lavoro tra i più alti, il costo dell'energia fra i più alti, il costo che ha sulle imprese l'imposizione, i riflessi dell'imposizione fiscale, la burocrazia, la lentezza della macchina della giustizia anche in quel settore, è ovvio che cambia strada e la strada non è quella del Piemonte, né quella della Lombardia o del Veneto, neanche di nessun'altra regione, ma è quella probabilmente che porta verso i mercati esteri.
Allora penso che, in questo senso, il Presidente Cota abbia fatto una proposta interessante. Concordiamo: il problema non è solo FIAT, il problema è la piccola e media impresa, che in questo Paese, di fatto, ha costruito il prodotto interno lordo in questo settore, in particolare, nel settore manifatturiero.
Quindi, non solo abbiamo una pressione fiscale, come dicevo, sulle imprese che in percentuale sui profitti è pari al 68,6%, ma questo dato purtroppo, non ha eguali in tutta Europa e non è riscontrabile nemmeno tra i grandi Paesi industriali extra Europa.
Se la pressione fiscale sulle imprese italiane, come testimoniano tutti gli studi, è superiore al 68% rispetto alla media dell'UE, le nostre aziende oggi, purtroppo, registrano un carico di tasse e contributi pari a circa il 24% in più. È quindi ovvio che con questi dati non possiamo essere competitivi rispetto ai quasi 40 punti che riscontriamo in più rispetto alle aziende canadesi, ai 31 punti nei confronti del Regno Unito, ai 21 rispetto alle aziende statunitensi e poi ai 20 in più rispetto alla media tedesca e a quella giapponese.
Allora è necessario che rispetto a questo si faccia un'azione di pressione non indifferente nei confronti del Governo e del livello nazionale, affinché i tanto auspicati e sbandierati interventi sul rilancio economico di questo Paese abbiano un risultato concreto in termini di provvedimenti governativi. Cosa che fino ad oggi non abbiamo visto.
Collegavamo prima il problema legato all'aumento dell'imposizione fiscale all'aumento dell'IMU, dell'IVA e non abbiamo visto, però, rispetto a questa spremitura generale nei confronti dei cittadini italiani, una risposta che in qualche modo desse fiducia e facesse in modo che gli imprenditori riguadagnassero quella voglia e quella volontà di investire nel nostro Paese che oggi manca a causa di questa sfiducia totale che si ha rispetto alla politica odierna.
Dato che noi siamo bravi e prendiamo tutti gli esempi peggiori che arrivano dagli altri Paesi, magari sarebbe opportuno riuscire a focalizzare un esempio in positivo. Penso, per esempio, a quanto ho letto recentemente qualche mese fa, rispetto alla performance di un Paese come l'Estonia, che è diventata membro a tutti gli effetti del eurosistema proprio l'anno scorso, risultando il terzo paese ex sovietico ad accedere alla nostra Europa.
Uno potrebbe chiedersi, in un momento in cui qualcuno vuole uscire dall'euro, se questa sia una scelta azzeccata. Penso che, in una fase storica che rivaluta la sensatezza dei timori degli euroscettici ed in cui i potenziali candidati all'euro sembrano determinanti a tenersi la propria divisa nazionale, sia un aspetto che comunque merita attenzione. Ma a parte questo, è significativo notare come l'Estonia non abbia certo dovuto fare carte false per ottenere questo biglietto di ingresso nel club europeo. Al contrario, il piccolo Paese baltico dispone di parametri fondamentali invidiabili, a cominciare da un debito pubblico bassissimo, appena l'8% del PIL.
Quello che succede è che proprio coloro che sono gli ultimi arrivati sono in grado di dare lezioni a coloro che sono stati i fondatori.
Nel giro di pochi anni lo scenario di questo Paese, che arrivava da una pressione dalla Russia molto pesante, è radicalmente cambiato.
Liberalizzazioni, privatizzazioni, flat tax hanno fatto il miracolo liberando enormi energie per decenni represse, tant'è che, dall'inizio delle riforme, l'economia estone è cresciuta ad un ritmo medio del 6 all'anno con punte a due cifre durante l'ultimo decennio.
I risultati sono concreti: l'Estonia ha bassa disoccupazione ed un'inflazione contenuta, lo standard di vita è in rapido miglioramento, un bilancio in pareggio e sovente in attivo.
La crisi certo ha colpito molto duro, ma non ha condotto proprio questo Paese ad invertire la rotta nelle scelte economiche e liberali. Non si sono aumentate le tasse e si è scelto invece di continuare le riforme e di tagliare pesantemente la spesa pubblica, anche a costo di accettare una contrazione del PIL di breve periodo.
Va detto che quel Paese non è stato l'unico Stato dell'Europa orientale che ha affrontato il difficile momento economico con questo spirito, ma ce ne sono altri.
Oltre tutto, c'è un aspetto che, dulcis in fundo, potrebbe tranquillizzare anche gli animi della politica che oggi guardano non tanto alle nuove generazioni, quanto alle prossime elezioni. Infatti, nonostante si sia ridotto del 35% il settore pubblico, ridimensionate le pensioni dimezzato il numero delle agenzie statali e di ospedali e licenziati i docenti in esubero, subito dopo questi provvedimenti in Estonia coloro che governavano sono stati subito rieletti.
Lo dico, perché dato che qua ormai di statisti non ce ne sono più - ed è da mo' che non ce ne sono - questo potrebbe, se preso ad esempio anche nel nostro Paese - lo dico ovviamente al Governo Monti, perché qui gli sforzi sono stati fatti - garantire a qualcuno di continuare a governare nonostante la richiesta di sacrifici, soprattutto se i sacrifici sono corretti, giusti e danno un prospettiva.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Laus; ne ha facoltà.



LAUS Mauro

Grazie, Presidente.
Non occuperò i dieci minuti, però credo sia necessario per me, per la mia formazione culturale, la mia storia e il mio lavoro, fare alcune precisazioni e pubblicamente dire come registro questa realtà, qual è la mia fotografia, con quali occhi vedo la questione FIAT.
FIAT chiarisca le sue intenzioni. FIAT mantenga gli impegni presi. FIAT lanci nuovi modelli. FIAT mostri riconoscenza al Paese. FIAT vada a riferire in Comune. FIAT vada a riferire in Provincia. FIAT venga a riferire in Regione. FIAT vada a riferire presso il Governo del nostro Paese.
Se ci fosse Giorgio Gaber, avrebbe detto: "Eh basta! Proprio basta!".
Ci si lamenta che FIAT sta cercando di uscire dalla porta di servizio e che non vuole onorare il debito di riconoscenza verso il nostro Paese.
Insomma, continuano i tentativi di persuasione al limite del sentimentale che sono inutili oltre che, a mio avviso, ridicoli.
Per conto degli azionisti - e ripeto, per conto degli azionisti Marchionne è e resta un abilissimo negoziatore nell'interesse della sua azienda e risponde al tribunale della verità; a mio avviso, il tribunale della verità è rappresentato dal mercato.
Quindi, chi governa dovrebbe mettere in campo un suo "Marchionne".
Credo che in politica non bisogna affidare il comando ad un uomo solo, e quindi non un "Marchionne", ma ai "Marchionne" della politica, ai "Marchionne" del sindacato, che sappiano, ognuno per la propria parte tutelare gli interessi del sindacato e dei lavoratori, ai "Marchionne" delle aziende, che tutelano i diritti delle aziende, mentre la politica deve tutelare gli interessi del Paese. Ed è necessario che ci sia una linea di demarcazione e poi esprimere giudizi sull'operato.
Invece ci si limita a fotografare la realtà, a giocare di rimessa, a dichiararsi dalla parte dei lavoratori senza soluzioni e proposte in grado di controbilanciare la realtà dei numeri.
sbagliato guardare solamente a FIAT. Lo diceva già l'Assessore Porchietto, alla quale ho fatto pubblicamente i miei complimenti, perché su determinati temi, se c'è convergenza, ci va anche l'onestà intellettuale di esternare il proprio pensiero e io l'ho fatto l'altra volta, visto che non ho avuto il tempo di intervenire, con un comunicato stampa.
Lo diceva anche qualche altro collega che mi ha preceduto: bisogna puntare sul mercato globale, la partita si gioca in Europa, dove peraltro ci sono Paesi che, a differenza del nostro, hanno saputo creare l'interlocuzione più equilibrata ed efficace con i loro produttori.
Rispetto alla forzatura delle relazioni sindacali, denunciata da una parte della sinistra, va ricordato che a parlare oggi sono gli stessi partiti che hanno sostenuto il referendum del '95 per l'abolizione del monopolio confederale, e quindi la non presenza delle rappresentanze sindacali nelle aziende se non firmatarie dei contratti.
Questo non l'ha voluto Marchionne, questo non l'ha voluto la politica o gran parte della politica, ma questo l'ha voluto Rifondazione Comunista con i sindacati di base.
stato un errore. Ma ogni tanto qualcuno che sia un politico, che sia un sindacalista può chiedere scusa perché è stata data una lettura sbagliata in un particolare momento storico? E gli effetti sono quelli che conosciamo.
Oggi quegli stessi partiti che sono stati al Governo non possono, a mio avviso - e lo dico con serenità - permettersi il lusso di declinare ogni responsabilità politica.
giusto parlare dell'abbassamento della pressione fiscale sulle imprese; il punto è che oltre alla defiscalizzazione degli investimenti sono necessari interventi di sburocratizzazione e garanzie affinché le aziende possano finalmente iniziare a contare su una grande cosa, che è la certezza del diritto, che oggi manca e senza la quale ogni piano produttivo è destinato a naufragare.
Oggi i veri imprenditori sono i fiscalisti, i commercialisti e gli avvocati, e i più bravi sono quelli che riescono ad impattare meglio con la Pubblica Amministrazione.
Una Pubblica Amministrazione di un sistema marcio dalla testa fino ai piedi, che non è stato organizzato e strutturato dall'attuale classe dirigente; non faccio riferimento a chi governa in Regione o a chi governa il Paese, ma ad una struttura, a tutta l'impalcatura del nostro sistema Paese, che poteva andare bene anni fa, ma oggi ormai è obsoleta.
Oggi un imprenditore dedica parte del suo tempo, cioè - azzardo e voglio tenermi basso - il 60-70% a girare negli uffici e contro la burocrazia, senza potersi interessare della produzione e del lancio del prodotto proprio commerciale.
Quindi, una burocratizzazione che non è solo una terminologia; oggi è un modo di essere, un modo proprio di vivere. L'imprenditore è proprio completamente assorbito e chi fa la parte del leone - e lo ripeto avvocati, fiscalisti e commercialisti. Se un'azienda ha dei bravi avvocati e dei bravi consulenti riesce ad entrare nel mercato, altrimenti no.
Una domanda, e parlo a titolo strettamente personale: può un investitore straniero investire in Italia con questo impianto? Secondo me sì, ma solo se è scemo. Non è possibile. Se affermiamo una cosa diversa, ci raccontiamo una bugia, dobbiamo dire la verità, dobbiamo creare noi le condizioni affinché quell'imprenditore straniero possa venire in Italia.
Qual è il compito della Città, della Provincia, della Regione e del Governo nazionale? Ognuno si deve muovere nella sua sfera di competenza e fare quello che, giustamente, è chiamato a fare con i suoi incarichi pubblici perché i cittadini ci hanno eletto per questo: ognuno con le sue competenze.
Se, fino ad oggi, le partite sono state perse, è perché la politica ha sbagliato qualcosa, ma non possiamo dare la responsabilità a chi fa gli interessi della sua azienda. Noi dobbiamo trovare il modo e il meccanismo di esercitare la nostra responsabilità e di perseguire i nostri obiettivi.
Allora sì, ed è l'altro complimento che rivolgo all'Assessore Porchietto quando dice che bisogna spostare il dibattito politico su livello europeo.
Ancora oggi, su tutti i giornali, si parla del calo di produzione delle auto, lo diceva anche il Sindaco Fassino, probabilmente perché la FIAT si rivolge anche ad un mercato medio-basso e adesso i ceti più in difficoltà e in sofferenza sono quelli che si rivolgono a tale fascia di mercato. Allora di cosa stiamo parlano? Almeno il coraggio della verità.
Oggi esiste una nuova FIAT, quella che abbiamo conosciuto non esiste più. Purtroppo in Italia continuiamo a guardare al passato dell'azienda senza capire, senza accettare, soprattutto, che quel passato è morto, che quel passato non c'è più. Oggi esiste una nuova realtà che si chiama FIAT Chrysler, ed è a questa nuova azienda che bisogna guardare. Il futuro dipenderà esclusivamente da come si evolverà il mercato automobilistico mondiale; alle istituzioni locali e nazionali spetta il compito di riuscire a governare i processi e le ricadute di queste trasformazioni, invece di subirle come accaduto sino ad ora.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Ci tenevamo, come Gruppo, ad intervenire nel dibattito sul tema FIAT anche se qualcuno ha sottolineato che oggi, forse, è un tema passato in secondo piano considerata l'attenzione del Consiglio regionale (una parte dei banchi è vuota).
Sicuramente non è in secondo piano per quanto riguarda il dibattito fuori dall'Aula. Per questo ci tenevamo ad onorare la discussione anche con la presentazione di un ordine del giorno che nasce dalle ceneri di un precedente documento che avevamo discusso nel 2011, sempre sul tema FIAT, e che venne bocciato. Un ordine del giorno che riguardava soprattutto la possibilità di trasformare e fare veramente una riconversione di produzione degli impianti FIAT in presenza o di una volontà della proprietà stessa o di una volontà politica a livello governativo.
Ho ascoltato l'intervento del Consigliere Angeleri e non sono d'accordo sul fatto che dica che, al momento, è impensabile immaginare un futuro e uno scenario diverso per quanto riguarda gli impianti FIAT di Mirafiori Pomigliano o altri impianti presenti in Italia.
Penso che proprio oggi, in un momento di crisi economica, bisognerebbe pensare ad un grande piano di riconversione industriale degli stabilimenti presenti in Italia; stabilimenti che producono auto a motore endotermico o che siano stabilimento come l'ILVA di Taranto. Comunque poli produttivi che sono spesso filiere uniche, monoproduttive, con una sola produzione (penso al tessile biellese e all'indotto automobilistico creato dalla FIAT a Torino e nelle aree intorno).
vero che, in un momento di crisi economica, forse mancano le risorse ma in un momento di crisi c'è anche quella spinta propulsiva a cambiare.
Questo avvenne - cito anni bui - durante la Seconda Guerra Mondiale, quando gran parte della produzione civile di una nazione che non era in guerra venne trasformata a produrre armi, bombe, aerei, navi e quant'altro, e avvenne di nuovo subito dopo, all'inizio del secondo dopoguerra, quando la produzione si trasformò in produzione ad uso civile, quindi ci fu grande boom economico del Paese, che iniziò a produrre tutto quello che serviva per il benessere della nazione.
Non lo ritengo impossibile e neanche improbabile, anzi, la ritengo forse l'unica speranza per poter contribuire, da una parte, al mantenimento dei livelli occupazionali e dei posti di lavoro e, dall'altra, a pensare di produrre qualcosa di utile ai cittadini italiani, e quindi consumi interni ma anche consumi esterni.
Dall'analisi fatta non da un signore qualunque, ma dal Presidente della Divisione Europea Ford, John Fleming, la stima è di una crisi dovuta ad una sovrapproduzione mondiale di autoveicoli, pari a circa un 35% della produzione: un dato pazzesco. Infatti vediamo campi sterminati di automobili invendute di tutti i tipi: chilometri zero e non chilometri zero. In questo contesto, vince chi riesce ancora a spuntare un prezzo minore sull'unità di lavoro e sul costo del personale: penso alla Corea alla Cina. Per questo avremo un'invasione di prodotti automobilistici ulteriore da queste Nazioni, oppure dovremo - sappiamo tutti come funziona oggi la globalizzazione - piegarci a ridurre gli stipendi, ad aumentare le ore di lavoro, a ridurre le tutele dei lavoratori.
Credo che a questo stato di cose l'Europa, ancora prima che l'Italia non ci possa stare. Dobbiamo non tanto vantare un primato, un orgoglio di qualche tipo, ma essere il faro dello sviluppo, nel senso dello sviluppo dei diritti dei cittadini e, susseguentemente, dei lavoratori.
In Italia deteniamo il record di automobili pro capite: oltre 60 automobili per cittadini, con il record assoluto mondiale di Roma (68 auto per 100 abitanti). Per prendere altri dati europei, Germania, Spagna e Francia sono a 50 auto pro capite, Gran Bretagna a 49.
Un altro dato molto interessante di analisi dell'Osservatorio Autopromotec dell'anno scorso sottolinea che in Italia non è che circolano tante automobili perché siamo particolarmente legati al possesso dell'autovettura privata diversamente dagli altri Paesi europei, ma principalmente perché i servizi di trasporto pubblico locale sono scadenti.
In Francia, in Germania e in Inghilterra i mezzi di trasporto sono più efficaci e più efficienti. Oggi, e lo sa bene l'Assessore Bonino che non è presente, un lavoratore pendolare che utilizza il treno per andare a lavorare rischia il posto di lavoro, perché non sa se arriverà e se arriva non sa a che ora arriva.
Da quello dipende l'utilizzo dell'auto.
Nonostante questo, vista la crisi economica, oggi le vendite di automobili - avete visto gli ultimi dati - sono calate del 23-24% rispetto a settembre 2011. Un tracollo nettissimo. È ovvio che, di questa percentuale, una grande fetta riguarda le vendite FIAT.
Credo veramente che si debba tendere ad una riconversione degli impianti, anche rimanendo sull'ottica della mobilità. Non lo dice il Movimento 5 Stelle, ma il Ministro Clini, perché la maggior parte delle grandi case automobilistiche come Honda, Toyota, Nissan, Renault, Citroen Mitsubishi, Opel, Chevrolet, Volkswagen, Mercedes,e BMV stanno investendo sull'ibrido, sull'elettrico e su tecnologie alternative. E la FIAT? La FIAT non sta investendo? Se lo chiedeva anche il Ministro Clini, che nei giorni scorsi ha affermato: "Mi spiace che la 500 elettrica verrà prodotta" - non so se avete sentito la notizia - "in America" (mi sembra in uno stabilimento di Toluca, in Messico).
Come mai in Italia non possiamo investire sull'elettrico, che è il futuro della mobilità? È vero che in America esistono leggi che impongono a tutte le case automobilistiche di avere, nel parco delle auto in vendita almeno un modello di automobile a propulsione elettrica.
Ma, allora, facciamola anche noi, questa legge! Certo, non spetta alla Regione Piemonte, ma qui sono presenti dei partiti che al Governo sostengono Monti! Proviamo a suggerire al Ministro Clini, non solo di lamentarsi (anche se la lamentazione era giusta e corretta), ma di provare a proporre una legge che imponga, anche in Italia, alle case automobilistiche di avere un modello elettrico! Magari riusciremo a conquistare delle fette di mercato per quanto riguarda il mondo dell'automotive.
Naturalmente, la riconversione per produrre autovetture elettriche o ibride non viene da sola, cioè non basta una legge: il Governo e, qui, la Regione potrebbero intervenire, cercando di fare una mappa e poi incentivare, aiutare la realizzazione dell'infrastruttura per la mobilità elettrica, perché un cittadino che compra un'autovettura elettrica - ad esempio - non può caricarla da nessuna parte, se non ha il garage o l'autorimessa di sua proprietà. Pertanto, è importante avere un'infrastruttura elettrica (le famose colonnine) e su questo si potrebbe lavorare con Iren: lo sta facendo l'Emilia Romagna, non capisco perché non lo faccia anche Torino.
Mi risulta che IREN nasca dalla compartecipazione di Genova, Torino Piacenza e Parma, quindi non capisco perché si faccia in Emilia e non in Piemonte; lo fa anche Genova, ma non Torino.
In ultimo, ma sarebbe già troppo - permettetemi questa sottile ironia Volkswagen ha lanciato nel 2010 il progetto "Ecoblu", facendo in modo che una parte della propria produzione di motori esca lievemente modificata e sia utilizzabile come microcogeneratore nelle case per produrre energia elettrica e termica, utilizzando metano (i motori a combustione a ciclo benzina possono utilizzare anche gas naturale).
La Germania lo sta facendo e l'Italia no, nonostante l'ipotesi dei motori utilizzati per microcogenerazione sia stata fatta, negli anni '70 da un ingegnere della FIAT. Come mai non abbiamo valutato queste tecnologie? Pertanto - e chiudo, Presidente - l'ordine del giorno chiede al Consiglio questi tre semplici punti, sperando di trovare veramente il più ampio consenso, pur considerando le difficoltà economiche e d'impegno esistenti.
Mi piacerebbe che anche l'Assessore Porchietto desse uno sguardo e ci dicesse se è un ordine del giorno condivisibile, chiedendo di sostenere, di concerto con il Governo nazionale, la possibilità di rilanciare l'elettrico in Italia, tramite FIAT.
Si chiede, inoltre, se è possibile valutare - quindi non è un impegno un percorso prioritario per i finanziamenti del Piano lavoro per l'insediamento o lo sviluppo di piccole e medie imprese che facciano ricerca e innovazione sulla riduzione dei consumi energetici e/o produzione ed installazione di impianti di produzione di energia rinnovabile diffusa e distribuita, che possano aiutare la cosiddetta infrastrutturazione elettrica necessaria alla mobilità del futuro.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie a lei, Consigliere Bono.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Presidente, intanto mi scuso con gli Assessori per non essere stato presente in Consiglio quanto è iniziata questa discussione, ma sono stato impedito da ragioni familiari.
La mia riflessione terrà conto solo in parte delle questioni che hanno posto il collega Lepri e gli Assessori competenti.
Intanto, credo debba essere espressa e condivisa una preoccupazione sul destino italiano di questo grande gruppo automobilistico: la FIAT. Le rassicurazioni che sono state date durante l'incontro dei giorni scorsi con il Governo non rassicurano affatto, e in questo mi ritrovo con una parte delle considerazioni che il collega Laus ha fatto poco fa.
Vedete, Presidente e Assessore: non nego (questo è il punto di partenza) la gravità della crisi economica italiana, europea ed internazionale e le conseguenze che questa crisi ha sui consumi, compresi quelli relativi alle auto.
Il collega Laus ricordava che la crisi, colpendo in misura massiccia i ceti popolari e meno abbienti, ha inevitabilmente una ricaduta diretta anche sul consumo e sull'acquisto di automobili (segnatamente le utilitarie, che si rivolgono a quel tipo di mercato).
Tuttavia, non credo che questo possa comportare la rinuncia a realizzare il progetto Fabbrica Italia. È ragionevole e pensabile che questo progetto, di fronte alla crisi, possa essere rivisitato, ma questo semmai è l'oggetto della discussione, il tema, eventualmente.
Il fatto di pensare che un progetto di quell'entità possa essere messo in un cassetto e rinviato sine die, per quanto mi riguarda (ma credo riguardi anche il Gruppo del PD) è francamente inaccettabile, perché qui c'è un problema che riguarda il modo con il quale si affronta la crisi di questo ed altri settori. È l'assunto, il punto di partenza che non pu essere condiviso.
Cosa dicono il gruppo dirigente e la FIAT in questo momento? Dicono una cosa che io riassumo così: in questo momento, non ha senso investire in nuovi modelli - questo è l'assunto, se ho inteso bene - perché investire in questo momento, in nuovi modelli non avrebbe molto senso. Conviene attendere che si verifichi una ripresa, per una serie di fattori: a quel punto, avrebbe senso investire e produrre nuovi modelli.
Poiché - dico io - i nuovi modelli non si possono produrre dall'oggi al domani, qual è il risultato di questa decisione aziendale? È che, qualora davvero vi fosse una ripresa dell'economia, un grande produttore di automobili (la FIAT) a quell'appuntamento arriverebbe impreparato, cioè senza quei modelli che rappresentano la condizione per non perdere quote di mercato, oggi, e per estenderle, allargarle, nella misura massima possibile, domani.
Questo è il punto, Assessore Porchietto. Questa è la questione! È una questione che assume un valore decisivo per il futuro del gruppo automobilistico ed è decisiva se la confronto anche con la strategia di altri gruppi e produttori automobilistici che, in questo momento, sono i nostri diretti concorrenti.
Questo è il punto! Non si può teorizzare che il mercato è sempre più globale (cosa ovviamente vera), che la crisi è globale (cosa evidentemente vera), e poi prescindere dal fatto che, in questo contesto globale, i miei concorrenti e competitori, gli altri produttori, stanno compiendo scelte diverse, proprio per quanto riguarda la politica degli investimenti, come, ad esempio, la scelta di mettere in produzione e sul mercato nuovi modelli.
La Volkswagen è diventata leader nella commercializzazione di alcuni modelli. Leader! Ha perso quote di mercato, naturalmente, perché la crisi ha inciso anche su quell'azienda, ma non per questo ha rinunciato a produrre nuovi modelli.
Chi ha letto i resoconti sul Salone di Parigi si è reso conto che si misuravano due strategie: noi che, da una parte, riproponevamo grosso modo i soliti modelli riverniciati, e chi, dall'altra, accettando quella sfida si è presentato con modelli capaci di rivolgersi al mercato; naturalmente un mercato in crisi, con problemi, perdendo quote, però con un atteggiamento complessivo molto diverso.
Non devo ricordarvi io che la Peugeot ha messo in campo un nuovo modello molto competitivo nei confronti della Punto. Noi non possiamo reggere solo e sempre con quel modello, perché, nel frattempo, le grandi case automobilistiche stanno rinnovando processi e prodotti.
Ora, la crisi è naturalmente reale. Insisto: nessuno di noi nega la portata della crisi, ma è del tutto evidente che il modo con il quale si possono affrontare gli snodi che la crisi presenta sono diversi.
Non posso che esprimere una preoccupazione fortissima, da parte del nostro Gruppo, circa la strategia con la quale questa grande azienda che ha segnato e segna, diciamo così, un pezzo del sistema produttivo del nostro Paese, si sta misurando con questo nodo.
L'equazione, siccome la crisi pone problemi, stiamo fermi, è sbagliata! Naturalmente, la crisi è un dato da cui muovere, ma la crisi non può in nessun modo spingere all'inerzia, anzi, è una ragione per realizzare, per fare una politica di innovazione e di investimenti. Questa è la prima questione che io volevo porre.
L'esito. Quando usciremo da questa situazione? Lo scettro verrà consegnato a quelle case e a quei produttori che, nel frattempo, sul mercato ci sono stati.
Siccome, appunto, il mercato è globale, si farà la somma delle auto vendute, per capire qual è l'incidenza che i vari produttori avranno avuto mantenuto, consolidato nel mercato globale. E se io non ci sono, è del tutto evidente che quella presenza diventerà sempre meno significativa.
Allora, certo, questo apre problemi enormi dal punto di vista della competizione tra i grandi produttori, ma anche, dal punto di vista della presenza di un'azienda come questa in Italia, la questione delle conseguenze che queste decisioni avranno sul sistema dell'indotto FIAT sull'occupazione, sul destino industriale di una regione come la nostra dentro cui ha un peso che tutti i colleghi sicuramente conoscono. Questa è la prima questione.
Per questo dico che Governo, Regione Piemonte, sistema degli Enti locali, sindacati non possono essere affatto rassicurati, anzi! Tutto va nella direzione opposta ad una rassicurazione (non intendiamo abbandonare l'Italia) che non sia soltanto la dichiarazione, che non sottovaluto, sia chiaro, ma che però deve tradursi, se vogliamo che abbia un minimo di credibilità, in decisioni aziendali, in politiche aziendali, in investimenti aziendali. Penso a quelle iniziative che venivano annunciate in pompa magna qualche anno fa con il progetto Fabbrica Italia e che oggi oggettivamente, è un progetto che è rimasto al palo.
Ripeto, può essere rivisitato, ma il punto è che una grande azienda come questa non può, in una fase come l'attuale, non porsi il problema di come fare politiche di investimenti e della ricerca.
La seconda considerazione - ne ha parlato il collega Laus e io ho inteso - riguarda la politica industriale di questo Paese. Perché questo è l'altro corno del problema. Perché le aziende, tanto più se sono multinazionali, hanno ovviamente responsabilità e doveri, non nego questo fatto, tanto più per un'azienda che in questi anni ha potuto contare su grandi finanziamenti anche da parte dello Stato, in varie forme, ma c'è un nodo che riguarda la politica industriale di questo Paese.
Non vogliatemene, colleghi, ma questo è un Paese che si è permesso il lusso di non avere il Ministro dell'industria per mesi! Cosa incredibile! Mentre l'Europa definiva strategie di politiche industriali e le definiva in relazione al fatto che ormai la sfida globale poneva problemi enormi al sistema delle imprese e si poneva l'esigenza di come consentire politiche di sistema capaci di abbattere i costi esterni al sistema delle imprese e di rendere competitivo il sistema Italia oltre che ogni singola impresa qui c'era il problema di un Governo che , per mesi e per anni, si è permesso di non avere il Ministro dell'industria! Allucinante! Allucinante! Allucinante! L'Assessore Porchietto (non ho inteso cosa dice), che ha fatto e fa l'imprenditrice, sa che cosa significhi in economia perdere mesi preziosi e non avere una sponda nella politica industriale del Governo, sa cosa questo comporti in termini di minore capacità competitiva del sistema nel suo complesso.
Non devo ricordare io a voi che la Peugeot, che ha annunciato tanti licenziamenti, però ha goduto di tanti finanziamenti statali ed è stata convocata dal governo Hollande, il quale ha nominato un advisor esterno per verificare la bontà del suo piano.
Funziona così, eh! Funziona così anche nel libero mercato. Funziona così anche nel libero mercato! Il rapporto tra governi e grandi imprese è così che va gestito! E questo non significa mettere in discussione la libertà di mercato, significa semplicemente rendere evidente il fatto che se faccio delle politiche pubbliche e ti finanzio, voglio anche capire in che modo le risorse dello Stato e del pubblico vengono impiegate.
Infine, c'è un problema che riguarda la politica della Regione. So molto bene che la dimensione dei problemi è nazionale ed europea. Però voi non potete a continuare a parlare agitando il piano per il lavoro e quello per la competitività.
Ormai c'è l'esigenza di capire in che modo ripensiamo a una parte di quegli strumenti non perché abbiamo più risorse, ma poiché ne abbiamo di meno, l'esigenza di capire come vengono impiegate al meglio è un'esigenza che noi abbiamo posto prima e vi poniamo anche adesso.



PONSO TULLIO



PRESIDENTE

Grazie, collega Ronzani.
Passiamo adesso alla trattazione di una serie di ordini del giorno, sei per la precisione: ordine del giorno n. 193 "Accordo Fiat del 23 dicembre 2010", presentato dalla Consigliera Artesio ordine del giorno n. 659 "Fiat Crysler", presentato dai Consiglieri Ronzani, Boeti, Laus, Lepri, Motta Angela, Muliere, Pentenero, Reschigna Stara, Taricco ordine del giorno n. 636 "Ritardo avvio produttivo di Mirafiori e ricadute sull'indotto auto", presentato dai Consiglieri Artesio, Bresso Buquicchio, Cerutti, Ronzani ordine del giorno n. 871 "Ex De Tomaso, con i nuovi acquirenti trattative trasparenti ed un impegno preciso per il rilancio dell'occupazione" presentato dal Consigliere Buquicchio ordine del giorno n. 880 "Proposta su pressione fiscale aziende" presentato dai Consiglieri Carossa, Marinello, Angeleri, Gregorio, De Magistris, Novero ordine del giorno n. 883 "Programmazione di una filiera alternativa e complementare alla produzione di automobili a motore endotermico per lo stabilimento FIAT Mirafiori e l'indotto piemontese", presentato dai Consiglieri Bono, Biol Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 193 presentato dalla Consigliera Artesio, inerente a "Accordo FIAT del 23 dicembre 2010".
La parola alla Consigliera Artesio per l'illustrazione.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
In realtà, nella discussione che abbiamo realizzato nella settimana scorsa, gran parte degli elementi contenuti in questo nostro ordine del giorno erano già stati affrontati.
In modo particolare, l'attenzione che avevamo sottolineato era relativamente alla necessità che il Consiglio regionale assumesse una visione complessiva delle politiche della produzione automobilistica sia nella dimensione monoindustriale del sistema FIAT sia dell'indotto.
Questo ordine del giorno, il n. 193, era stato presentato in una situazione particolare, che era quella relativa alla sigla dell'accordo separato. Ora, evidentemente nel momento in cui questo ordine del giorno è stato scritto, le nostre riflessioni erano nel merito dei contenuti dell'accordo separato e nel metodo delle relazioni sindacali e del vulnus che a nostro modo di vedere si era prodotto con l'esclusione di una sigla sindacale.
Oggi, ahimè, nel commentare e illustrare questo ordine del giorno non possiamo che rilevare la conferma di quelle che erano le denunce non soltanto nostre, ma di una larga parte del mondo sindacale e del mondo politico. Vale a dire che l'operazione condotta con il referendum prima e con l'accordo separato poi non era un'operazione volta a qualificare la natura di un nuovo quadro industriale e sulla base di regole condivise da coloro che sottoscrivevano l'accordo, bensì un'operazione volta a modificare il quadro dei rapporti di forza nelle rappresentanze sindacali in modo particolare a scapito di quell'organizzazione sindacale della metalmeccanica che ha avuto ed ha maggiore rappresentanza dal punto di vista dei lavoratori.
La complicazione che è succeduta nella questione complessiva della FIAT, vale a dire il peggioramento della condizione della FIAT sul mercato dell'auto, la non conferma del piano Fabbrica Italia, il rinvio delle previsioni del piano Fabbrica Italia o di nuove previsioni oggi incerte alla ripresa del mercato economico (ottimisticamente, il 2013; più realisticamente, volendo anche vedere la luce del Presidente Monti, il 2014), ci confermano che oggi, in una situazione di così grave crisi, la necessità sarebbe quella di un quadro dei rapporti sindacali necessariamente aperto a tutte le rappresentanze, in modo tale da riuscire a introdurre nel dibattito gli elementi di analisi della situazione del mercato del lavoro, che coloro che avevano già rappresentato e paventato le conseguenze a cui oggi assistiamo avevano prima di ogni altro anticipato.
Quando l'Amministratore Delegato Marchionne ha ricordato di avere bisogno di tutti, non potendo evidentemente ammettere che tra questi tutti ci sono anche coloro che ha voluto escludere, credo abbia inviato un segnale nella direzione almeno delle istituzioni e della classe politica.
Quindi, seppure questo testo è stato scritto in un momento particolarmente acuto dell'analisi della fase, riteniamo che l'appello contenuto nella parte dispositiva di questo ordine del giorno, che è un appello alla composizione della rappresentanza, sia oggi del tutto attuale necessario e condivisibile.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Artesio.
Passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 659 presentato dai Consiglieri Ronzani, Boeti, Laus, Lepri, Motta Angela, Muliere, Pentenero, Reschigna Stara e Taricco, inerente a "FIAT Chrysler".



PRESIDENTE

RONZANI Wilmer (fuori microfono)



PRESIDENTE

Lo do per illustrato.



PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 636 presentato dai Consiglieri Artesio, Bresso, Buquicchio, Cerutti e Ronzani, inerente a "Ritardo avvio produttivo di Mirafiori e ricadute sull'indotto auto".
Domando alla Consigliera Artesio, quale prima firmataria, se con l'intervento precedente intende aver illustrato anche questo documento.



ARTESIO Eleonora

No, Presidente. Quest'ordine del giorno è stato illustrato nell'intervento del precedente Consiglio, la scorsa settimana. Su questo erano già state svolte delle dichiarazioni anche da parte della Giunta, in base alle quali ho prodotto una modifica nel dispositivo, che è attualmente a sue mani. Tale modifica, nel momento in cui si parla di istituzione di un Tavolo nazionale, introduce la puntualizzazione sul comparto automobilistico, in particolare su FIAT, finalizzato ad avere certezze produttive e relative tempistiche.
Confermo l'emendamento, che era stato condiviso nella discussione precedente, e non illustro ulteriormente l'ordine del giorno.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera, per la puntualizzazione.
Passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 871 presentato dal Consigliere Buquicchio, inerente a "Ex De Tomaso, con i nuovi acquirenti trattative trasparenti ed un impegno preciso per il rilancio dell'occupazione".
La parola al Consigliere Buquicchio per l'illustrazione, al quale ricordo che ha dieci minuti a disposizione.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Non sottraggo altro tempo all'Aula perché nel mio intervento dell'altro giorno ho già illustrato l'ordine del giorno.
Proporrei due piccoli emendamenti - li ho concordati con la Giunta e ritengo di accettarli appieno - che ho già consegnato agli Uffici.
Per cui, come lei vede, al primo capoverso del "Considerato che" sono da togliere le parole "allo stabilimento ex De Tomaso" e sono aggiungere le parole "ad un possibile insediamento produttivo in ambito auto".
Così come nell'impegno della Giunta, al terzultimo capoverso, si devono eliminare le parole "ogni mese", perché la Giunta riferirà dopo il Tavolo di concertazione, quindi, effettivamente, è inutile che venga a riferire ogni mese se non c'è un Tavolo di concertazione.
Questi sono i due emendamenti che propongo; invito cortesemente i colleghi e, in primis, l'Assessore ad esprimere parere favorevole.



PRESIDENTE

Grazie, Presidente.
Abbiamo agli atti l'ordine del giorno così emendato. Grazie per il suo intervento.
Passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 880 presentato dai Consiglieri Carossa, Marinello, Angeleri, Gregorio, De Magistris e Novero, inerente a "Proposta su pressione fiscale aziende".
La parola al Consigliere Angeleri per l'illustrazione, al quale ricordo che ha dieci minuti a disposizione.



ANGELERI Antonello

Assolutamente, non utilizzerò quel tempo avendo già avuto modo di svolgere un ragionamento che sia l'Assessore Giordano che l'Assessore Porchietto hanno ben compreso.
Intervengo solo per sottolineare l'impegno che chiediamo a questo Consiglio rispetto ai precedenti ragionamenti. Pertanto, chiediamo al Presidente di attivarsi per elaborare una proposta di rimodulazione della pressione fiscale sulle aziende del nostro territorio, affinché possa incidere, come dicevo poc'anzi, sugli effetti negativi di una elevatissima pressione nazionale, quindi consentire una maggiore ripresa al momento dell'uscita dall'attuale crisi del mercato.
ovvio che determinerà delle conseguenze: favorire la competitività e soprattutto - è l'aspetto a cui siamo più legati - promuovere l'occupazione; ovviamente, anche aumentare l'esportazione, che nel nostro Paese è già ad un livello alto, ma può consentirci ulteriormente di elevare il nostro grado di qualità della produzione e di fare apprezzare quanto il nostro Paese ha fatto negli anni precedenti e che - ne sono convinto - pu continuare a fare.
Quindi, avanziamo la richiesta, anche nei confronti degli altri Gruppi consiliari, di votare quest'ordine del giorno, proprio perché siamo tutti consapevoli che l'impegno non può provenire solo da questo territorio e da questa regione, ma deve essere necessariamente, per le questioni che ricordavamo prima, un impegno che consapevolmente assume l'intero Paese.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PLACIDO



PRESIDENTE

Grazie, collega.
Passiamo ora all'esame dell'ordine del giorno n. 883 presentato dai Consiglieri Bono e Biolé, inerente a "Programmazione di una filiera alternativa e complementare alla produzione di automobili a motore endotermico per lo stabilimento FIAT Mirafiori e l'indotto piemontese".
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Nell'intervento in discussione generale, praticamente, ho già illustrato i punti del nostro ordine del giorno. Proporrei alcune modifiche nella seconda parte degli impegni. Quindi, al posto delle parole "studiare la possibilità di lanciare con FIAT e Politecnico un progetto", scriverei le seguenti: "proporre agli interlocutori FIAT e Politecnico di studiare la fattibilità di un progetto".



PRESIDENTE

Se gentilmente ci porta la modifica...



BONO Davide

Sì.
Poi...



PRESIDENTE

Termini l'illustrazione, se sono più parti.



BONO Davide

Alla terza riga, invece delle parole "valutare un percorso prioritario", proporrei le parole "rilanciare il percorso prioritario per i finanziamenti", che è già presente nel Piano lavoro, nella linea cosiddetta green economy. Quindi, rilanciare ancora, se possibile, i finanziamenti per quanto riguarda la green economy. Glielo porto.



PRESIDENTE

Grazie.
A parte queste modifiche, intende intervenire o vale come intervento illustrazione?



(Commenti del Consigliere Bono)



PRESIDENTE

La ringrazio.
Dopo l'illustrazione, procediamo con la discussione generale sui vari ordini del giorno.
Non essendoci richieste di intervento, passiamo alla votazione.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Biolé.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Scusi, un attimo, collega Biolé.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Carossa; ne ha facoltà.



CAROSSA Mario

Chiederei, semplicemente per ottimizzare le votazioni, se la Giunta ritiene di dare un parere.



PRESIDENTE

Sospendo la seduta qualche minuto per modificare l'ordine del giorno proposto dal collega Bono.
La seduta è sospesa (La seduta, sospesa alle ore 17.30 riprende alle ore 17.42)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Leo; ne ha facoltà.



LEO Giampiero

A parte il parere della Giunta che ovviamente condividiamo, volevo chiedere alla Consigliera Artesio, di cui non solo ho molto apprezzato l'intervento politico di questa mattina, ma anche l'ordine del giorno, di inserire, al penultimo punto, "presso il Governo un tavolo nazionale con la FIAT, finalizzato ad avere certezze produttive e relative tempistiche, con il coinvolgimento delle Istituzioni locali, a partire dalla Regione".
Se la Consigliera Artesio gentilmente lo fa suo, la ringrazio.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PLACIDO



PRESIDENTE

Prego di consegnare le modifiche apportate alla Presidenza.
Procediamo con le votazioni.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 193, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che il 23 dicembre 2010 è stato firmato un accordo separato tra Fiat e le organizzazioni sindacali (Fim, Uilm, Fismic, Ugl Metalmeccanici e Associazione Capi e Quadri Fiat), accordo non firmato dalla Fiom-Cgil, per lo stabilimento Fiat Mirafiori questo accordo segue quello già firmato per l'altro stabilimento FIAT di Pomigliano d'Arco, accordo considerato "eccezionale" e "non ripetibile" in altre realtà valutato che tale accordo prevedela cancellazione del Contratto Nazionale dei Metalmeccanici, attraverso la creazione di una Newco l'intensificazione della prestazione lavorativa e il peggioramento delle condizioni di lavoro e della salute con il taglio delle pause per il riposo la possibilità di inserire turni da 10 ore di lavoro la penalizzazione economica sulla retribuzione dovuta in caso di malattia nessun aumento salariale se non in presenza di turni più gravosi e maggiori straordinari la riduzione del salario reale in quanto nulla è previsto sul Premio di Risultato che già nel 2010 non è stato erogato nella quota prevista a luglio la cancellazione dei rappresentanti sindacali eletti dai lavoratori (R.S.U.) sostituiti da rappresentanti nominati dalle organizzazioni firmatarie la possibilità di sanzionare individualmente il lavoratore e le organizzazioni sindacali in caso di non rispetto delle clausole previste (una limitazione del diritto di sciopero) considerato che la FIAT con queste operazioni punta a recuperare margini di profitto ridimensionando i diritti individuali e collettivi e aumentando lo sfruttamento, tralasciando quel che l'azienda produce tale operazione è apertamente sostenuta dal Governo Berlusconi che attraverso il ministro Sacconi ha dichiarato: "L'intesa può fare scuola soprattutto nel dire che non esiste una tara unica nei rapporti sindacali e che all'interno di cornici leggere, l'azienda è destinata ad essere il luogo nel quale si stabiliscono accordi che devono consentire alle parti di condividere fatiche e risultati" tutto questo si configura come un piano concreto che ridisegna in senso autoritario l'assetto democratico e sociale del paese, destinando ai sindacati e ai lavoratori un ruolo che è in radicale contrapposizione al quadro di regole stabilite dalla Costituzione repubblicana (che tutela i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, che garantisce la libertà di associazione sindacale e che - in generale - basa la democrazia su un bilanciamento tra i poteri), sostituendovi un modello dove l'unica sovranità riconosciuta è quella dell'azienda auspica la riapertura del tavolo delle trattative al fine di ottenere la migliore conclusione possibile includendo tutti i soggetti delle rappresentanze impegna la Giunta regionale ad attivarsi in tale direzione, nella logica di una composizione a favore del prevalente interesse pubblico e del ripristino delle condizioni di democrazia, rappresentanza e di rispetto dei diritti dei lavoratori anzich limitarsi, come fin ora avvenuto, alla presa d'atto delle proposte Fiat".
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 659, come modificato il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che destano fortissime preoccupazioni le dichiarazioni dell'amministratore delegato della Fiat Crysler Group, Sergio Marchionne, in ordine alle prospettive di sviluppo della Fiat Crysler in Italia tali dichiarazioni lasciano intendere che la Fiat Crysler potrebbe ridimensionare sensibilmente la propria presenza in Italia con il risultato di compromettere la permanenza di una vera industria dell'auto nel nostro Paese e vanno in controtendenza rispetto agli impegni assunti con il progetto Fabbrica Italia l'Amministratore delegato della Fiat Crysler mette, cioè, in discussione i precedenti obiettivi e/o impegni produttivi che, per quanto riguarda lo stabilimento di Mirafiori, significa che sembrerebbe intenzione della società non produrre nuovi modelli fino al 2014 è venuto il tempo che il Gruppo Fiat Crysler offra all'Italia e al Piemonte un quadro di certezze circa gli investimenti che si vogliono realizzare nel nostro Paese ed, in particolare a Mirafiori, tanto più che non sono state disattese le questioni che Fiat Crysler è venuta ponendo come condizioni dalle quali sarebbe dipeso il rilancio degli investimenti nel nostro Paese le dichiarazioni dell'Amministratore delegato di Fiat Crysler rivedono gli impegni assunti nei mesi scorsi presso il Palazzo del Governo regionale nel corso del quale era stata ribadita la validità del Progetto Fabbrica Italia del quale avevano parlato sia il Presidente della Giunta che l'Assessore regionale al Lavoro tutto ciò premesso impegna la Giunta regionale ad intervenire nei confronti del Governo e ad adoperarsi in accordo con la Provincia ed il Comune di Torino affinché la Fiat Crysler confermi gli investimenti in Piemonte e nel nostro Paese essenziali per garantire un rilancio dell'industria automobilistica nella nostra Regione e in Italia".
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 636, come modificato il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che: il 26 novembre 2010 nel corso di un incontro presso l'Unione Industriale di Torino l'Amministratore Delegato della Fiat, Sergio Marchionne, ha presentato alle organizzazioni sindacali il piano predisposto per il rilancio produttivo dello Stabilimento di Mirafiori dando la propria disponibilità ad avviare immediatamente il progetto, "la cui finalizzazione rapida consentirebbe di adeguare l'impianto alle nuove produzioni in tempi coerenti con il lancio commerciale dei futuri modelli Jeep e Alfa Romeo previsto nel corso del terzo/quarto trimestre del 2012.", così come ribadito dal relativo comunicato stampa di Fiat Group, diventato poi parte integrante dell'accordo del 23 dicembre 2010 intercorso tra Fiat Group Automobiles S.p.A e Fim, Uilm, Fismic, Ugl Metalmeccanici e Associazione Capi e Quadri Fiat il 15 febbraio 2011 l'Amministratore Delegato della Fiat, Sergio Marchionne, nell'audizione delle Commissioni Attività Produttive, Commercio e Turismo e Trasporti, Poste e Telecomunicazioni della Camera dei Deputati relativamente ai piani produttivi per lo stabilimento di Mirafiori dichiarava quanto segue: "Per quanto riguarda i tempi di realizzazione saremo in grado di adeguare l'impianto alle nuove produzioni nel giro di un anno e mezzo. In questo modo, potremo rispettare i tempi previsti per il lancio commerciale dei futuri modelli Jeep e Alfa Romeo, che potrà avvenire nel corso del terzo o al massimo del quarto trimestre del 2012.
Realizzare i volumi previsti comporterà la saturazione degli attuali addetti e aprirà anche la strada ad una possibile crescita occupazionale." il 3 ottobre 2011 la Fiat ha definito i piani relativi alle attività industriali dello stabilimento di Mirafiori comunicando l'avvio dell'installazione degli impianti produttivi nel 2012 e l'inizio della produzione del primo modello, un SUV a marchio Jeep, per la seconda metà del 2013 valutato che: il 1° febbraio 2012 si è tenuto l'incontro tra Fiat e organizzazioni sindacali firmatarie del contratto collettivo applicato nel Gruppo per la presentazione dei risultati economici dell'anno 2011 nel corso dell'incontro l'Amministratore Delegato, Sergio Marchionne, ha confermato l'avvio degli investimenti previsti per lo stabilimento Mirafiori di Torino, ha annunciato la produzione di due nuovi modelli destinati ai mercati internazionali, con volumi produttivi che raggiungerebbero a regime le 280.000 vetture l'anno e confermato le produzioni attuali dell'Alfa Romeo MiTo e Lancia Musa la produzione del primo modello, una vettura del brand Fiat, comincerà nel dicembre 2013 mentre quella del secondo modello, una vettura del brand Jeep, sarà avviata nel secondo trimestre 2014 appreso dagli organi di stampa del 3 febbraio 2012 che, alle ultime conferme produttive di Fiat, hanno fatto seguito dichiarazioni di esponenti del mondo politico e imprenditoriale come quella del Presidente dalla Giunta, Roberto Cota, che ha osservato come l'investimento in questione "non serve solo alla Fiat, ma a tutto il sistema produttivo che ruota intorno all'automotive" e quella del Presidente dell'Unione Industriale di Torino, Gianfranco Carbonato che ha dichiarato quanto segue: "Si tratta di un segnale molto positivo per Torino, per la sua industria e in particolare per le numerose aziende dell'indotto automotive, rispetto alle quali auspico un atteggiamento di disponibilità della Regione e di responsabilità da parte del sistema bancario affinché le sostengano in questa delicata fase congiunturale con tassi sul 7- 8% è ovvio che le aziende facciano fatica a immaginare di fare investimenti. Mirafiori può diventare un volano importante. Ma le imprese non possono essere lasciate sole: serve che tutti, a partire dalla Regione passando per le banche, diano una mano sostenendo l'accesso al credito".
considerato che con l'ultimo annuncio, Fiat posticipa di ulteriori 6 mesi l'avvio produttivo nello stabilimento di Mirafiori portando ad un anno e mezzo il complessivo ritardo rispetto al piano iniziale, ai relativi accordi, nonch agli impegni assunti anche in sede istituzionale tale ritardo avrà come evidente conseguenza il prolungamento del periodo di Cassa Integrazione per oltre 5 mila lavoratori di Mirafiori appurato che moltissime aziende dell'indotto, che contano circa 25 mila addetti rischiano di non reggere l'indefinitezza dei piani di Fiat che cambia nuovamente i tempi dell'avvio della produzione e i due anni di attesa rischiano di diventare insostenibili, spingendo molte aziende a licenziare e/o delocalizzare già da mesi fortissimi segnali di sofferenza arrivano da importanti aziende dell'indotto, che si trovano costrette a prolungati periodi di cassa integrazione, che hanno avviato procedure di mobilità che investono centinaia di addetti e per le quali non si intravede alcuna prospettiva.
Tra queste, emergono con particolare evidenza la Lear di Grugliasco produttrice di sedili, che paga a caro prezzo la condizione di "monocommittenza" dichiarando 464 esuberi su 580 lavoratori, la Saturno che produce alette parasole e altri componenti per interni che con i suoi 380 dipendenti ed è in amministrazione straordinaria da due anni, la Pcma di San Benigno Canvese (ex Ergom) con 800 dipendenti che produce paraurti e che sta esaurendo gli ammortizzatori sociali e molte altre importanti vertenze, in cui l'istituzione regionale è già coinvolta, e che nei prossimi giorni potrebbero ulteriormente aggravarsi con il ricorso a massicci licenziamenti impegna la Giunta regionale ad attivarsi urgentemente in ordine a questa grave situazione di rischio occupazionale, con tutte le misure, anche urgenti e straordinarie, per permettere all'indotto di superare i due anni a venire che vedranno solo la produzione di due modelli Fiat a partire da fine 2013 prevedendo l'attivazione di uno specifico tavolo di crisi regionale per l'indotto auto che coinvolga organizzazioni sindacali e datoriali, finalizzato ad evitare il ricorso ai licenziamenti nell'attuale fase di attesa degli avvii produttivi di Mirafiori presso il Governo al fine di istituire un tavolo nazionale sul comparto automobilistico e in particolare Fiat finalizzato ad avere certezze produttive e relative tempistiche con il coinvolgimento delle istituzioni locali a partire dalla Regione al fine di sostenere e agevolare l'acquisizione di nuove commesse, anche su mercati esteri, per quelle aziende che solo parzialmente lavorano per Fiat".
Il Consiglio approva.
Sull'ordine del giorno n. 871 presentato dal Consiglieri Buquicchio sono state apportate delle modifiche concordate.
Dopo "ad un possibile", al posto di "stabilimento", si inseriscono le parole "insediamento produttivo in ambito auto". Sono le ultime due righe del primo capoverso, dopo "Considerato che". E nel terzultimo capoverso viene tolto "ogni mese" e aggiunto "successivamente ad esso".
Ha chiesto la parola il Consigliere Buquicchio; ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

"Considerato che dall'incontro di giovedì 13 settembre presso il MISE è emerso che ci sarebbero due interlocutori credibili interessati ad un possibile insediamento produttivo in ambito auto". Perché, come ha detto lei, "Considerato che ad un possibile insediamento produttivo in ambito" non significa niente.



PRESIDENTE

Era un'abbreviazione. Nella parte dopo "Considerato che" c'erano le due modifiche.
Se non vi sono altre richieste di intervento, l'ordine del giorno n. 871 è con le modifiche precisate dal Consigliere Buquicchio e con il parere favorevole della Giunta.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 871, come modificato il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che sul finire del 2009 la De Tomaso Spa aveva acquisito lo stabilimento ex Pininfarina di Grugliasco gran parte dei dipendenti dell'azienda avrebbero dovuto essere riqualificati con corsi di formazione finanziati con fondi pubblici II punto di forza del piano industriale della famiglia Rossignolo, con il pieno consenso delle organizzazioni sindacali, doveva essere la produzione a regime di 8mila vetture in 3 diversi modelli, di cui 3mila crossover 3mila limousine e 2mila coupé, per un investimento complessivo di 116 milioni di euro in 4 anni lo scorso mese di luglio, dopo la sentenza del Tribunale di Livorno, anche il Tribunale fallimentare di Torino dichiarava il fallimento della De Tomaso Spa sempre lo scorso mese di luglio, l'imprenditore Gian Mario Rossignolo è stato arrestato, dalla Guardia di Finanza, nell'ambito di un'inchiesta della Procura della Repubblica di Torino su finanziamenti pubblici per 7 milioni e mezzo di euro, mai avviati, destinati a corsi di formazione professionali alla De Tomaso Spa nel corso dell'operazione della Guardia di Finanza sono state notificate tre ordinanze cautelari, in cui si parla di "Calcolata predeterminazione di procurarsi ingenti somme", emesse dai Gip di Torino su richiesta della Procura del capoluogo piemontese per il reato di concorso in truffa ai danni dello Stato premesso ancora che in data 28 agosto 2012, il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali ha provveduto ad emettere il decreto relativo alla concessione, per dodici mesi, della cassa integrazione per i mille lavoratori della ex De Tomaso in data 13 settembre 2012, presso il Ministero dello Sviluppo economico, si è tenuto un incontro per valutare la situazione della ex De Tomaso dopo la dichiarazione di fallimento, al quale ha preso parte, tra gli altri, anche la Regione Piemonte nella persona dell'Assessore al Lavoro, Claudia Porchietto osservato che i più recenti investitori (Car Luxury Investment, società italiana del gruppo cinese Hotyork Investment Group), interessati a rilevare il marchio De Tomaso, prima della dichiarazione di fallimento dell'azienda, non si sono rivelati credibili il mercato dell'automobile è in forte contrazione in tutti i Paesi dell'Unione europea; dai dati diffusi dall'Acea, l'Italia risulta essere fanalino di coda, con immatricolazioni in flessione del 21% nel mese di luglio e del 20,2% nel mese di agosto la produzione di autoveicoli in Italia, al netto degli effetti stagionali è scesa del 9,9% in termini tendenziali (a giugno era in calo del 22,5%) da gennaio a luglio 2012 la produzione del settore, rispetto allo stesso periodo del 2011, è diminuita del 18,7% (-20,1% nei sei mesi 2012) nel mese di agosto da poco concluso le immatricolazioni di auto nuove in Italia hanno segnato un nuovo picco negativo: appena 56.447 esemplari, con un calo del 20,23% rispetto allo stesso mese dell'anno scorso lo stesso gruppo Fiat ha registrato complessivamente, nel mese di agosto un meno 20,53% seguendo quasi esattamente l'andamento del mercato dallo stesso gruppo Fiat, in queste ultime settimane, giungono notizie sempre più preoccupanti, non ultime le recenti dichiarazioni dell'Amministratore delegato Marchionne secondo cui il progetto "Fabbrica Italia", lanciato nell'aprile del 2010, sarebbe ormai superato considerato che dall'incontro di giovedì 13 settembre 2012 presso il Mise è emerso che ci sarebbero due interlocutori credibili interessati ad un possibile insediamento produttivo in ambito "auto" il curatore fallimentare presente all'incontro ha dichiarato che entro fine settembre sarà terminato l'inventario dei beni e anche la valutazione del marchio Il Governo aveva dimostrato il proprio interessamento ad attrarre investimenti verso lo stabilimento di Grugliasco tra la metà di ottobre e gli inizi del mese di novembre 2012 è previsto un nuovo incontro presso il Ministero tutto ciò premesso impegna la Giunta e l'Assessorato competente in questo preoccupante scenario per l'industria automobilistica nazionale ed in particolare per quella piemontese, al fine di evitare ulteriori possibili speculazioni come nel più recente passato De Tomaso, a rendere pubbliche e trasparenti tutte le eventuali manifestazioni d'interesse per lo stabilimento grugliaschese a riferire periodicamente gli sviluppi del Tavolo di concertazione aperto presso il Ministero dello Sviluppo Economico a salvaguardare il reddito dei lavoratori della fabbrica ex De Tomaso tutelando le professionalità degli oltre mille lavoratori dell'azienda ad impegnare l'eventuale acquirente affinché dia corso ad un piano industriale che preveda investimenti per un arco temporale almeno decennale".
Il Consiglio approva.
Sull'ordine del giorno n. 880 presentato dai Consiglieri Carossa Marinello, Angeleri, Gregorio, De Magistris e Novero, inerente a "Proposta su pressione fiscale aziende", il parere della Giunta è favorevole.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 880, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale considerata la situazione economica di perdurante recessione e la conseguente crisi del settore produttivo ed industriale, che ha pesantissime ricadute sul mondo del lavoro e dell'occupazione considerato inoltre che la pressione fiscale italiana è la più alta in Europa e nel Mondo, e determina uno spread con le analoghe situazioni fiscali, anche per le aziende, in altri paesi dell'Unione Europea enormemente penalizzante per le realtà produttive del nostro territorio tanto da costituire un elemento di zavorra per la competizione internazionale impegna il Presidente della Giunta e la Giunta regionale ad attivarsi per elaborare una proposta di rimodulazione della pressione fiscale sulle aziende del nostro territorio che possa incidere sugli effetti negativi dell'elevatissima pressione fiscale nazionale e consentire una possibilità maggiore di ripresa al momento dell'uscita dall'attuale crisi del mercato, favorendo una competitività più elevata e promuovendo occupazione ed esportazione".
Il Consiglio approva.
All'ordine del giorno n. 883 presentato dai Consiglieri Bono e Biol inerente a "Programmazione di una filiera alternativa e complementare alla produzione di automobili a motore endotermico per lo stabilimento FIAT Mirafiori e l'indotto piemontese", sono state apportate le seguenti modifiche agli ultimi due capoversi.
Al penultimo capoverso, le parole "a studiare la possibilità di lanciare con FIAT e Politecnico un progetto pilota" sono sostituite con le parole "a proporre agli interlocutori FIAT e Politecnico di studia la fattibilità di un progetto pilota".
All'ultimo capoverso, le parole "a valutare un" sono sostituire dalle parole "a rilanciare il".
Il parere della Giunta è favorevole.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 883, come modificato il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che: l'industria europea dell'automobile sta vivendo una fase di crisi dovuta alla sovrapproduzione mondiale, valutata dal presidente della Divisione Europea Ford, John Fleming, in un 35 in Italia, secondo i dati dell'Osservatorio Autopromotec, vi sono circa 60 automobili per 100 abitanti, col record non invidiabile di 68 auto per 100 abitanti nella capitale Roma, ponendosi al primo posto assoluto distaccando notevolmente in Europa, Germania, Spagna e Francia con 50 auto e la Gran Bretagna con 49 sempre secondo detto Osservatorio, questa situazione non dipende da un particolare legame degli italiani per l'auto, ma dalla scarsità dei servizi di trasporto pubblico che spesso rendono praticamente obbligatorio il ricorso all'auto privata ogni anno ad automobile si spendono solo in manutenzione 778 E, esclusi i costi dell'acquisto, dell'assicurazione, e i costi diretti ed indiretti dell'eccessivo utilizzo del veicolo privato (costi sanitari ed economici dei 219 mila incidenti, con 4731 morti e 310 mila feriti nel 2008, più le morti premature valutate dall'AEA per inquinamento ambientale stimati in circa 50.000 in Italia, in parte ascrivibili ai fumi di scarico dei veicoli) visto che: sembra ormai certo che per i lavoratori dello stabilimento FIAT Mirafiori e i 50 mila lavoratori dell'indotto FIAT in Piemonte, non ci sia possibilità del mantenimento del posto di lavoro a lungo termine, nonostante gli accordi presi a Pomigliano e accolti anche a Torino a seguito della vittoria nel referendum, vista anche la fumosità del presunto Nuovo Piano Industriale FIAT (prima i SUV, ora si parla di produrre la nuova ammiraglia Alfa Romeo a Mirafiori) è necessaria una ristrutturazione mondiale della produzione di automobili soprattutto a livello europeo tendente alla diminuzione della produzione di autoveicoli con motorizzazione termica e all'aumento della produzione di veicoli elettrici, a fuel cells o eventualmente nella sola prima fase, per dare continuità produttiva, a veicoli ibridi a minore impatto in Germania dalla collaborazione della Volkswagen con la società elettrica Lichtblick è nato il progetto Ecoblue, cioè la commercializzazione di 100.000 motori V W a metano, trasformati in piccoli cogeneratori di energia elettrica e termica ad uso condominiale per via delle stringenti leggi della California, che prevedono per ogni casa automobilistica ivi rappresentata la presenza di almeno un modello elettrico, FIAT sarà obbligata a produrre e commercializzare un veicolo elettrico entro fine 2012 inizio 2013 tale veicolo elettrico dovrebbe essere la nuova 500 EV, prodotta nello stabilimento di Toluca, Mexico ricordato che: il Ministro all'Ambiente Clini, che è solito muoversi in Roma a bordo di una Renault C-Zero elettrica, ha più volte stigmatizzato la non volontà di FIAT di cimentarsi nel settore dell'auto elettrica/ibrida, futuro settore trainante dell'industria dell'automobile già fortemente percosso dalle principali case automobilistiche mondiali come Honda, Toyota NissanRenault, Citroen, Mitsubishi, Opel-Chevrolet, Volkswagen, Mercedes e BMW in particolare il Ministro Clini ha precisato che "l'auto elettrica pu ripresentare un volano per uscire dalla crisi e l'Italia può e deve fare la sua parte".
sottolineato che è possibile pensare ad una grande riconversione della filiera dell'automobile sia verso forme diverse di mobilità più sostenibili che ad altre attività, com'è successo sia prima che dopo la seconda guerra mondiale, senza creare nuova ulteriore disoccupazione, assistendo le PMI dell'indotto in situazione di crisi ed i lavoratori impegna il Presidente della Giunta regionale a stimolare, di concerto con il Governo Nazionale e le principali aziende di distribuzione elettrica presenti sul territorio, la mappatura e l'attecchimento della infrastruttura per la mobilità elettrica (colonnine di ricarica, stazioni di cambio batterie) nella Regione Piemonte precondizione fondamentale per la crescita della commercializzazione e quindi della produzione di veicoli elettrici a proporre agli interlocutori FIAT e Politecnico di studiare la fattibilità di un progetto pilota di produzione di microcogeneratori ad uso condominiale per la produzione di energia elettrica e termica sul modello dell'ecoblue di Wolkswagen, sostenendo a livello centrale l'adozione di norme che rendano possibile e burocraticamente semplice l'utilizzo di detti microcogeneratori per la produzione e la messa in rete dell'energia elettrica a rilanciare il percorso prioritario per i finanziamenti del Piano Lavoro per l'insediamento o lo sviluppo di PMI che facciano ricerca ed innovazione su riduzione dei consumi energetici e/o produzione ed installazione di impianti ad energie rinnovabili diffusi e distribuiti, nonché per favorire il credito a PMI costituitesi in Energy Service Company (ESCO) che rendano possibile diluire nel tempo sulle singole bollette termiche gli interventi di ristrutturazione energetica dei cittadini sul patrimonio edilizio piemontese, pur in un momento di difficoltà economica diffusa." Il Consiglio approva.
A seguito di queste votazioni è da ritenersi assorbita dal dibattito l'interrogazione n. 890 presentata dalla Consigliera Artesio, inerente a "Crisi della Saturno Spa".


Argomento:

Proseguimento esame disegno di legge n. 153, inerente a "Nuove modifiche alla legge regionale 5 dicembre 1977, n. 56 (Tutela ed uso del suolo)" (rinvio)


PRESIDENTE

Procediamo con il proseguimento del disegno di legge n. 153, "Nuove modifiche alla legge regionale 5 dicembre 1977, n. 56 (Tutela ed uso del suolo)", di cui al punto 6) all'o.d.g.
Ha chiesto la parola il Consigliere Pedrale; ne ha facoltà.



PEDRALE Luca

Grazie, Presidente.
Credo che oggi sia stata già una giornata molto intensa e anche produttiva per i lavori del Consiglio. Quindi, proporrei di chiudere i lavori del Consiglio alle ore 18 che stanno per scoccare fra una manciata di secondi e di riprendere i lavori nella giornata di domani, anche perché domani saranno altrettanto intensi, visto il calendario pro grammato.



PRESIDENTE

Con queste votazioni, dopo l'intervento del collega Pedrale, possiamo considerare chiusi i lavori delle sedute odierne.
Rammento che domani il Consiglio è convocato solo al mattino, mentre al pomeriggio c'è il CAL, come a vostre comunicazioni.
inoltre prevista per domani la seduta serale e notturna.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.00)



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