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Dettaglio seduta n.274 del 25/09/12 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PLACIDO



(Alle ore 10.00 il Vicepresidente Placido comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.30)



(Alle ore 10.30 il Vicepresidente Placido comunica che la seduta avrà inizio alle ore 11.00)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



(La seduta ha inizio alle ore 11.00)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione. Non essendovi proposte di modifica, l'o.d.g. è approvato.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Casoni, Comba, Cota, Goffi Montaruli, Novero, Pedrale, Sacchetto e Tiramani.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Sono a disposizione e riproducibili, su richiesta, i processi verbali delle sedute del 10, 11, 12, 18 e 19 settembre 2012.


Argomento:

d) Non impugnativa leggi regionali 8/2012 e n. 9/2012


PRESIDENTE

Il Consiglio dei Ministri ha esaminato, in dato 14 settembre 2012 e in data 20 settembre 2012, rispettivamente le seguenti leggi regionali e ha deliberato la non impugnativa.
La legge regionale n. 8 del 27 luglio 2012, "Disposizioni urgenti in maniera di commercio"; legge regionale n. 9 del 30 luglio 2012 "Disposizioni per la promozione del riconoscimento della lingua dei segni italiana e per la piena partecipazione delle persone sorde alla vita collettiva".


Argomento:

e) Ricevimento delegazione Fondazione Centro per lo studio e la documentazione delle società di Mutuo Soccorso onlus


PRESIDENTE

Inforno che oggi, alle ore 13, in sala Viglione, primo piano, verrà ricevuta una delegazione della Fondazione Centro per lo studio e la documentazione delle società di Mutuo Soccorso onlus, in merito ai finanziamenti regionali.
un incontro che ci era già stato chiesto lo scorso anno ed è stato sollecitato.



PRESIDENTE

Informo i signori Presidenti di Gruppo, anche se dovrebbero saperlo essendo stata inviata, nel rispetto delle 24 ore, la convocazione questa mattina che domani, mercoledì 26 settembre, alle ore 9.30 è convocata, non in sala A com'è di abitudine nel giorno di Consiglio, ma al secondo piano in Sala Morando, la Conferenza dei Capigruppo, su richiesta del Presidente della Regione.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Ordine del giorno n. 875 presentato dai Consiglieri Boeti, Gariglio Muliere, Reschigna, e Ronzani, inerente a "Razionalizzazione reparti di emodinamica in Piemonte: ipotesi di chiusura dell'emodinamica di Rivoli" (iscrizione all'o.d.g.)

Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Ordine del giorno n. 876 presentato dai Consiglieri Pentenero, Boeti Muliere, Placido e Ronzani, inerente a "Emodinamica a Ivrea e Chivasso" (iscrizione all'o.d.g.)

Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Ordine del giorno n. 865 presentato dai Consiglieri Montaruli, Botta Franco Maria, Bussola, Cantore, Cortopassi, Formagnana, Leo, Mastrullo, Motta Massimiliano, Pedrale e Spagnuolo, inerente a "Emodinamica" (iscrizione all'o.d.g.)


PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Boeti; ne ha facoltà.



BOETI Antonino

Solo per dire che ho depositato un ordine del giorno relativo all'ipotesi di chiusura dell'emodinamica a Rivoli e al San Luigi. Chiedo se è possibile discuterlo; oltretutto si accompagna ad un altro ordine del giorno, presentato da esponenti della maggioranza, sempre sullo stesso argomento.



PRESIDENTE

All'apertura dei nostri lavori sarebbe stato il momento giusto per fare questa richiesta, ma se l'Aula acconsente, iscriviamo l'ordine del giorno e poi vediamo se ci sono le condizioni, tra oggi e domani, di discuterlo.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cantore; ne ha facoltà.



CANTORE Daniele

Ringrazio il collega Boeti. In realtà siamo andati in sintonia, se mi è permesso questo termine, perché c'è anche un nostro ordine del giorno.



PRESIDENTE

Ovviamente sono tutti collegati, collega Cantore.
Poiché mi sembra che vi sia condivisione, li dichiariamo iscritti, per mero errore materiale, nel senso che non ho visto il collega Boeti che aveva alzato la mano, e me ne scuso, quindi vedremo di trovare uno spazio tra la seduta di oggi e quella di domani, per discuterli, anche perché mi sembra, dall'intervento del collega Cantore, che vi possa essere una verifica della condivisione sull'argomento.



(L'Assemblea, tacitamente acconsente alle iscrizioni all'o.d.g.)


Argomento: Province - Comuni

Proseguimento esame disegno di legge n. 192, inerente a "Disposizioni organiche in materia di Enti locali"


PRESIDENTE

Proseguiamo con l'esame del disegno di legge n. 192, inerente a "Disposizioni organiche in materia di Enti locali", di cui al punto 3) all'o.d.g.
Nella seduta antimeridiana dell'11 settembre è iniziato l'esame del disegno di legge e le relazioni sono state svolte.
Nella seduta pomeridiana del 19 settembre, ultima seduta in cui abbiamo affrontato questo disegno di legge, è stato votato l'articolo 1.
All'articolo 2, invece, sono stati illustrati gli emendamenti rubricati 4) e 12).
L'emendamento rubricato 4) è stato posto in votazione con parere contrario della Giunta regionale.
La votazione è stata dichiarata non valida per mancanza del numero legale pertanto dobbiamo ripetere la votazione.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 4), sul quale l'Assessore Maccanti, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 12), sul quale l'Assessore Maccanti, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 2, nel testo originario.
Il Consiglio approva.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Mi sono astenuto per errore. Mi sono astenuto, invece valeva come presenza.



PRESIDENTE

Il collega Ronzani è intervenuto e ha voluto precisare che erroneamente, il suo voto è stato di astensione, mentre intendeva solamente assicurare la presenza.
Grazie, collega Ronzani.



PRESIDENTE

ARTICOLO 3



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 53) presentato dai Consiglieri Gariglio Pentenero, Boeti, Reschigna, Taricco, Muliere, Negro, Motta Angela, Manica: al comma 1 dell'articolo 3 (Esercizio associato di funzioni e di servizi) del disegno di legge n. 192 dopo le parole: "obbligati all'esercizio associato" sono inserite le seguenti: "in base alla normativa statale vigente".



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Gariglio per l'illustrazione; ne ha facoltà.



GARIGLIO Davide

Grazie, Presidente.
Con quest'emendamento chiediamo semplicemente di specificare che questa legge, nell'individuare i Comuni soggetti alle aggregazioni, non innova alcunché, ma fa riferimento a quanto detto dalla disciplina statale.
In altri termini, questa legge attua le disposizioni della normativa statale che ad oggi, per come è scritta, vincola l'esercizio associato in Comuni inferiori ai 5.000 abitanti, o inferiori ai 3.000 se appartenenti o appartenuti a Comunità montane.
Proponiamo quindi l'inciso, in base ad una normativa statale, affinch sia chiaro che, su questo, la portata del vincolo associativo non è stata individuata dal legislatore regionale, bensì da quello statale.
Grazie.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi dell'Istituto Professionale Alberghiero "G. Colombatto" di Torino


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti dell'Istituto Professionale Alberghiero Superiore "G. Colombatto" di Torino, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Province - Comuni

Proseguimento esame disegno di legge n. 192, inerente a "Disposizioni organiche in materia di Enti locali" (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame del disegno di legge n. 192 e degli emendamenti all'articolo 3.
Emendamento rubricato n. 51) presentato dalla Giunta regionale a firma dell'Assessore Maccanti: dopo il comma 1 dell'articolo 3, è inserito il seguente: "1 bis. Nel rispetto delle disposizioni di cui all'articolo 9, comma 1 bis del DL 6 luglio 2012, n. 95, convertito nella legge 7 agosto 2012, n. 135: 'Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini nonché misure di rafforzamento patrimoniale delle imprese del settore bancario', le funzioni ed i servizi in materia socio assistenziale possono essere gestite mediante consorzi tra comuni".
Ha chiesto la parola l'Assessore Maccanti per l'illustrazione; ne ha facoltà.



MACCANTI Elena, Assessore agli enti locali

Grazie, Presidente.
L'emendamento n. 51) è rafforzativo rispetto all'emendamento accolto all'articolo 1 e rispetto alla sopravvivenza dei consorzi socio assistenziali quali uno degli strumenti di gestione associata della funzione socio-assistenziale. Anche qui riteniamo utile inserirlo all'articolo 3, dove decliniamo l'esercizio associato di funzioni e diciamo che le funzioni possono essere svolte mediante unioni di Comuni o convenzioni e, per quel che riguarda il socio-assistenziale, attraverso consorzi tra Comuni, facendo riferimento evidentemente all'articolo 9 della legge n. 135 che pare andare in questa direzione.
Annuncio già il parere favorevole della Giunta all'emendamento n. 53) appena illustrato dal collega Gariglio.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Maccanti.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 53).
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 51).
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 3, così come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 4 Emendamento rubricato n. 13) presentato dai Consiglieri Gariglio Reschigna, Taricco, Negro, Muliere, Ronzani, Lepri: il comma 3 dell'articolo 4 (Unione di Comuni) del disegno di legge n. 192 è sostituito dal seguente: "3. L'unione ha durata determinata dallo Statuto per un periodo non inferiore a dieci anni".
Ha chiesto la parola il Consigliere Gariglio per l'illustrazione; ne ha facoltà.



GARIGLIO Davide

Grazie, Presidente.
Noi chiediamo che al comma 3 sia stabilito che la durata non inferiore ai dieci anni contenuta nel testo presentato dalla Giunta sia individuata dallo Statuto, quindi proponiamo di riscrivere il comma in questi termini: "L'unione ha durata determinata dallo Statuto per un periodo non inferiore a dieci anni".
Sostanzialmente, richiamiamo l'autonomia statutaria.



PRESIDENTE

Grazie, collega Gariglio.
Emendamento rubricato n. 14) presentato dai Consiglieri Gariglio Pentenero, Reschigna, Taricco, Negro, Muliere, Ronzani, Manica, Lepri: alla lettera a) del comma 5 dell'articolo 4 (Unione di Comuni) del disegno di legge n. 192, le parole "presso uno dei Comuni associati" sono soppresse.
Emendamento rubricato n. 15) presentato dai Consiglieri Gariglio Reschigna, Negro, Muliere, Ronzani, Lepri: la lettera d) del comma 5 dell'articolo 4 (Unione di Comuni) del disegno di legge n. 192 è sostituita dalla seguente: "d) determina gli organi di governo, le loro competenze, le modalità per la loro costituzione e funzionamento, garantendo la presenza nell'organo consiliare di tutti i Comuni aderenti;".
Emendamento rubricato n. 54) presentato dai Consiglieri Gariglio, Boeti Reschigna, Taricco, Negro, Pentenero, Muliere, Ronzani, Motta Angela Manica: al comma 5 dell'articolo 4 (Unione di Comuni) del disegno di legge n. 192 dopo la lettera d), è inserita la seguente: "d bis) prevede che il Consiglio sia composto garantendo la presenza di un rappresentante per ogni Comune aderente;".
Emendamento rubricato n. 16) presentato dai Consiglieri Gariglio Reschigna, Taricco, Negro, Muliere, Ronzani, Lepri: il comma 7 dell'articolo 4 (Unione di Comuni) del disegno di legge n. 192 è soppresso.
La parola al Consigliere Reschigna per l'illustrazione congiunta degli emendamenti n. 14), 15), 54) e 16).



RESCHIGNA Aldo

Grazie, Presidente.
Alcuni degli emendamenti sono molto semplici e sufficientemente comprensibili. Noi crediamo, ad esempio, che non sia opportuno che in legge venga previsto dove deve aver luogo la sede dell'Unione dei Comuni. Vi è però un emendamento, che abbiamo anche avuto modo di discutere la settimana scorsa con gli altri Gruppi e con l'Assessore Maccanti nell'incontro svoltosi a latere del Consiglio regionale, rispetto al quale noi chiediamo un gesto di autonomia politica da parte del Consiglio regionale. Cerco di spiegare. Il principio fondamentale su cui deve essere costruita un'Unione dei Comuni è quello che, all'interno del Consiglio dell'Unione dei Comuni deve essere garantita la rappresentanza di tutti i Comuni aderenti all'Unione: se si spezza questo tipo di rapporto, è inevitabile che non c'è legame tra l'attività del Comune che delega funzioni in capo all'Unione dei Comuni. Orbene, una delle questioni irrisolte nella spending review nazionale è la previsione che il Consiglio dell'Unione debba essere pari al Consiglio comunale equivalente per popolazione, sommando sostanzialmente la popolazione di tutti i Comuni che aderiscono all'Unione dei Comuni.
L'applicazione di questa norma prevista a livello nazionale potrebbe determinare due fattispecie che noi consideriamo entrambe negative: la mancata rappresentanza all'interno del Consiglio dell'Unione da parte di tutti i Comuni, oppure - altra alternativa che noi reputiamo negativa anche se si fosse in presenza di una volontà su un ambito territoriale significativo da parte dei Comuni di dar vita a un'Unione di Comuni forte e rafforzata come numero di Comuni e come entità demografica, la scelta di dar vita invece a un'Unione di Comuni piccoli.
Noi abbiamo bisogno di lanciare un messaggio molto forte alla comunità piemontese e agli amministratori piemontesi: non c'è solamente un obbligo di legge, ma vi è una necessità che nel futuro riguarderà in maniera sempre più forte la gestione delle funzioni fondamentali, che è quella di dar vita, laddove è possibile, a Unioni di Comuni rilevanti sia sotto il profilo del numero dei Comuni aderenti sia sotto il profilo della popolazione interessata.
Non sempre sarà possibile, ovviamente, però questo messaggio dobbiamo lanciarlo e soprattutto non possiamo predeterminare delle condizioni attraverso le quali i Comuni scelgano quasi obbligatoriamente la strada delle Unioni di Comuni piccoli.
Allora, quest'emendamento che proponiamo dice sostanzialmente che nel Consiglio dell'Unione di Comuni deve essere garantita la rappresentanza di tutti i Comuni aderenti, indipendentemente dal parametro di popolazione e dal rapporto tra la popolazione dell'Unione di Comuni e quella del Consiglio comunale equivalente.
Mi sono soffermato su quest'emendamento che, nel complesso degli emendamenti su quest'articolo, consideriamo, come Gruppo, il più significativo rispetto alle conseguenze che può produrre.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Gariglio; ne ha facoltà.



GARIGLIO Davide

Grazie, Presidente.
Ad integrazione di quanto detto dal mio Capogruppo, tengo solo a precisare che ci sono due emendamenti, il n. 54) e il n. 15), che hanno pressappoco lo stesso tenore. La finalità è quella che ha illustrato il collega Reschigna, ma la tecnica legislativa è diversa, nel senso che l'emendamento n. 54), introducendo una lettera autonoma in cui si dice che "lo Statuto prevede che il Consiglio sia composto garantendo la presenza di un rappresentante per ogni Comune aderente", intende salvaguardare l'impianto complessivo della norma nel caso in cui questa dovesse essere oggetto di qualche rilievo critico, essendo oggettivamente difforme dalla norma generale prevista dalla legge nazionale; infatti sappiamo che, in materia di composizione degli organi degli Enti locali, lo Stato pu decretare in virtù di una potestà legislativa esclusiva.
Ecco la ragione dei due emendamenti, che sono uguali dal punto di vista letterale, ma presentano una dizione tecnica diversa.



PRESIDENTE

Non essendoci richieste di intervento, dichiaro chiusa sia l'illustrazione degli emendamenti sia la discussione generale.
Ha chiesto di intervenire la Giunta regionale, nella persona dell'Assessore Maccanti; ne ha facoltà.



MACCANTI Elena, Assessore agli enti locali

Grazie, Presidente.
Intervengo per motivare il parere agli emendamenti.
Il parere è favorevole all'emendamento rubricato n. 13), il cui contenuto "L'unione ha durata determinata dallo statuto per un periodo non inferiore a dieci anni" - di fatto non si discosta dal testo. Anche noi prevedevamo la durata di dieci anni, ma inseriamo le parole "determinata dallo statuto".
Il parere è favorevole all'emendamento rubricato n. 14).
Tra l'emendamento rubricato n. 15) e quello rubricato n. 54), preferiremmo quest'ultimo, quindi la Giunta esprime parere favorevole all'emendamento rubricato n. 54) ed esprimerebbe parere contrario nei confronti dell'emendamento rubricato n. 15), per le ragioni esposte dal Consigliere Gariglio.
Noi condividiamo la ratio per la quale all'interno dell'unione debbano essere rappresentati tutti i Comuni che ne fanno parte, evidentemente.
Infatti, trattandosi di uno strumento che gestisce funzioni fondamentali cioè il cuore dei Comuni, è bene che tutti i Comuni vengano rappresentati.
Sappiamo che è contra legem, per cui, temendone l'impugnativa, vorremmo una lettera separata.
Riepilogando, esprimo parere favorevole all'emendamento rubricato n.
54) e parere contrario all'emendamento rubricato n. 15).
Altresì, esprimo parere favorevole all'emendamento rubricato n. 16) non lo ha presentato la Giunta, per comodità - il quale sopprime il comma 7, che, di fatto, forzava la mano rispetto all'articolo 16, cioè diceva che, nel caso delle cosiddette unioni miste, i Comuni sotto i mille abitanti non avrebbero perso il bilancio. Fortunatamente, la disposizione dell'articolo 16 è stata superata dal decreto legge n. 95/2012, quindi anche per chiarezza, riteniamo di dovere abrogare il comma 7.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gariglio per dichiarazione di voto.



GARIGLIO Davide

Grazie, Presidente.
Volevo comunicare che ritiriamo l'emendamento rubricato n. 15).



PRESIDENTE

Se non ci sono altre dichiarazioni di voto, procediamo alla votazione di questi emendamenti che insistono sull'articolo 4.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 13), sul quale l'Assessore Maccanti, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 14), sul quale l'Assessore Maccanti, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
L'emendamento rubricato n. 15) è ritirato.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 54), sul quale l'Assessore Maccanti, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 16), sul quale l'Assessore Maccanti, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 4, così come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 5 Emendamento rubricato n. 52) presentato dalla Giunta regionale a firma dell'Assessore Maccanti: Al comma 1 dell'articolo 5 sono aggiunte, in fine, le parole: "nel rispetto dei requisiti di aggregazione di cui all'articolo 7".
Ha chiesto la parola l'Assessore Maccanti per l'illustrazione; ne ha facoltà.



MACCANTI Elena, Assessore agli enti locali

L'emendamento rubricato n. 52) precisa anche nell'articolo delle convenzioni che i limiti minimi demografici indicati al successivo articolo 7 valgono anche per le convenzioni. Lo precisa perché, di fatto, l'articolo 7 lo diceva - o, meglio, lo lasciava intendere - sostenendo che le forme attraverso le quali i Comuni svolgono l'esercizio associato sono sottoposte ai limiti demografici. Noi riteniamo utile inserirlo anche nell'articolo che riguarda le convenzioni, consapevoli delle conseguenze da questo punto di vista.
Riteniamo utile inserirlo perché, sostanzialmente, in questo modo diamo pari dignità alle unioni e alle convenzioni, ponendo sullo stesso piano i due strumenti associativi, che, come sappiamo bene, possono essere modulati; altresì vogliamo evitare che qualche Comune possa pensare che lo strumento delle associazioni sia fondamentalmente una scappatoia. Lo strumento delle convenzioni è uno strumento serio, di durata triennale che, ai sensi del decreto legge n. 95/2012, prevede, in qualche modo, una sua verifica rispetto all'efficacia e all'efficienza.
Ricordo che, dopo tre anni, tutte le convenzioni dovranno essere sottoposte a questa verifica e nel caso in cui non si raggiungessero le condizioni di efficacia e di efficienza si dovranno trasformare automaticamente in unione, quindi riteniamo utile questa specificazione.
Pertanto, aggiungiamo al comma 1 dell'articolo 5 le parole "nel rispetto dei requisiti di aggregazione di cui all'articolo 7".
Ricordo che, rispetto ai requisiti di aggregazione, sono previste nel successivo articolo 7 anche delle deroghe, nel caso in cui quei limiti minimi demografici non potessero essere raggiunti. Tali deroghe, per evidentemente, dovranno trovare una loro giustificazione, infatti saranno subordinati ad una richiesta motivata da parte dei Sindaci.



PRESIDENTE

Grazie.
Dichiaro aperta la discussione generale.
La parola al Consigliere Gariglio.



GARIGLIO Davide

Grazie, Presidente.
Noi siamo favorevoli all'emendamento presentato dalla Giunta regionale perché, sostanzialmente, coglie un'istanza ampiamente diffusa, cioè cercare di normare allo stesso modo, con gli stessi vincoli minimi, sia le convenzioni che le unioni, pertanto esprimeremo voto favorevole.



PRESIDENTE

Grazie.
Non essendoci altre richieste di intervento, dichiaro chiusa la discussione generale.
Non essendoci dichiarazioni di voto, procediamo con la votazione.
Il numero legale è 28.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 52).
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 5, così come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 6 Emendamento rubricato n. 17) presentato dai Consiglieri Gariglio Pentenero, Reschigna, Negro, Taricco, Muliere, Ronzani, Manica, Lepri: il comma 2 dell'articolo 6 (Aree territoriali omogenee) del disegno di legge 192 è sostituito dal seguente: "2. Ai soli fini dell'individuazione delle aree territoriali omogenee per la gestione associata i comuni sono classificati come montani, collinari o di pianura sulla base della ripartizione del territorio in zone omogenee di montagna, collina e pianura di cui alla Deliberazione del Consiglio regionale n. 826-6658 del 12/5/1998 - fermo restando che vanno considerati come appartenenti all'area montana tutti i Comuni ricompresi nelle Comunità Montane".
Ha chiesto la parola il Consigliere Gariglio per l'illustrazione; ne ha facoltà.



GARIGLIO Davide

Grazie, Presidente.
Con quest'emendamento chiediamo di correggere il testo del disegno di legge laddove rimanda per la classificazione dei Comuni in zona omogenea di montagna, collina e pianura, alla classificazione realizzata dall'ISTAT.
L'esame pratico di questa classificazione ha evidenziato in alcune valli piemontesi vari problemi, nel senso che i Comuni già appartenenti a Comunità montane non sarebbero stati più individuati come Comuni montani quindi con una serie di effetti a catena molto pratici per queste Amministrazioni. È questo il motivo per cui chiediamo di tornare alla deliberazione del Consiglio regionale del 12 maggio 1998, che riesce a risolvere i problemi pratici che la classificazione introdotta dall'ISTAT aprirebbe sul territorio.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 49) presentato dalla Giunta regionale a firma dell'Assessore Maccanti: all'articolo 6: 1. al comma 3 dell'articolo 6 la parola "eventuale" è soppressa.
La parola all'Assessore Maccanti per l'illustrazione.



MACCANTI Elena, Assessore agli enti locali

Grazie, Presidente.
L'emendamento n. 49) della Giunta è semplicissimo. Al comma 3 dell'articolo 6 eliminiamo la parola "eventuale", che è assolutamente pleonastica, fino ad una nuova classificazione realizzata con deliberazione.
Approfitto della parola per dare parere favorevole all'emendamento rubricato n. 17), che modifica sostanzialmente la classificazione in aree montane, collinari e di pianura.
La Giunta aveva proposto una classificazione ISTAT, perché in sede di concertazione e in sede di Consiglio delle Autonomie Locali, le autonomie locali non avevano fatto una proposta congiunta rispetto alla classificazione da utilizzare, tant'è vero che al comma 3 avevamo previsto una nuova classificazione.
Accogliamo però l'idea di tornare alla precedente classificazione, che garantisce che tutti i Comuni che oggi appartengono a Comunità montane possono istituire delle unioni montane di Comuni, perché la classificazione ISTAT avrebbe pregiudicato questa possibilità, in quanto molti Comuni classificati oggi come montani, in quella classificazione finivano invece della classificazione collinare.
Questo non avrebbe pregiudicato nulla ai sensi dei limiti minimi demografici, perché i limiti minimi demografici nella proposta della Giunta sono 3.000 per la montagna e 3.000 per la collina, ma sicuramente avrebbe pregiudicato l'unità di talune valli, perché alcuni Comuni collinari non sarebbero entrati nelle unioni montane perché li avrebbero fatti diventare collinari.
Quindi, la Giunta dà parere favorevole e credo che questo sia un emendamento condivisibile, che darà la possibilità ai Comuni, che oggi fanno parte delle Comunità montane, di poter istituire unioni montane.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 17).
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 49).
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 6, così come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 7 Emendamento rubricato n. 18) presentato dai Consiglieri Gariglio Reschigna, Taricco, Muliere, Ronzani, Negro, Pentenero, Manica, Lepri: il punto 1) della lettera b) del comma 1 dell'articolo 7 (Requisiti di aggregazione) del disegno di legge n. 192 è sostituito dal seguente: "1) area montana: cinquemila abitanti con l'associazione di almeno 8 comuni contermini, salvo deroghe relative al caso di intera vallata, compreso il comune di fondo valle;".
La parola al Consigliere Gariglio per l'illustrazione.



GARIGLIO Davide

Grazie, Presidente.
Anticipo che l'emendamento n. 20) è presentato per un mero errore materiale, per cui prego di considerarlo ritirato.
Per quanto riguarda l'emendamento n. 18), chiediamo che, come requisiti di aggregazione per i Comuni appartenenti o appartenuti a Comunità montane venga alzata la soglia e venga portata a 5.000 abitanti e venga previsto che questa soglia sia raggiunta attraverso l'associazione di almeno otto Comuni limitrofi, salvo deroga nel caso in cui l'intera vallata sia costituita da meno di questo numero di Comuni, ma l'aggregazione raggruppi l'intera vallata, quindi raggruppi un bacino orografico e idrografico comune.
La ratio di questa norma è di evitare la frammentazione dell'esercizio di aggregazione delle funzioni tra i Comuni insistenti sui territori montani.
stata una norma fortemente perorata anche dal sistema dei Comuni montani. È una norma che nell'applicazione può anche ravvisare sicuramente delle problematicità, ma l'intendimento sotteso a questa proposta emendativa è quello di favorire l'aggregazione e l'operatività comune da parte dei territori montani e dei municipi montani per favorire le economie di scala anche di quel territorio.
L'obiettivo è quello di far sì che questa riforma rappresenti davvero l'occasione per far fare un salto in avanti al sistema delle nostre autonomie, anche superando degli storici steccati che in questi anni hanno in qualche modo frenato questo processo.
Su questa materia abbiamo già avuto modo di confrontarci ampiamente non si è trovata in Commissione la possibilità di raggiungere una mediazione. Ecco perché oggi abbiamo portato all'attenzione dell'Aula questa proposta emendativa, che consideriamo importante per la modernizzazione del sistema delle autonomie locali.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE BONIPERTI



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Faccio un unico intervento sul complesso degli emendamenti che abbiamo presentato sull'articolo, per cui chiedo venia se sforo rispetto ai tempi.
Vorrei che inquadrassimo il problema. La legge nazionale prevede che i limiti demografici minimi per la gestione associata delle funzioni fondamentali sono stabiliti in 10.000 abitanti, fatta salvo per le Regioni la possibilità di modificare, ridurre o ampliare questi limiti demografici con legge regionale nei tre mesi antecedenti all'entrata in vigore dell'obbligo della gestione associata per le prime tre funzioni fondamentali.
Questa è la ragione per cui il Consiglio regionale questa settimana deve licenziare ed approvare questa legge.
Questo è il quadro nazionale. Il quadro regionale è sostanzialmente un parere che ha espresso il CAL della Regione Piemonte, che chiede che rispetto al testo del disegno di legge della Giunta regionale, venga fissato per le gestioni associate in ambito montano una soglia di 5.000 abitanti e di otto Comuni.
Questo è parte del parere che il Consiglio delle Autonomie Locali ha espresso rispetto a questo provvedimento. Un provvedimento che, rispetto a questo articolo 7 - rispetto al quale non siamo stati in grado di modificare l'orientamento della Giunta durante i lavori delle Commissioni a fronte dei 10.000 abitanti previsti dalla legislazione nazionale di norma, prevede 3.000 abitanti in montagna, 3.000 abitanti in collina e 3.000 abitanti in pianura.
Voglio ricordare, per inquadrare il tema, che i Comuni obbligati a gestire in modo associato le nove funzioni fondamentali - tre entro il 1 gennaio 2013, le rimanenti entro il 1° gennaio 2014 - sono quelli che in montagna hanno una popolazione fino a 3.000 abitanti e in pianura una popolazione fino a 5.000 abitanti.
La Giunta regionale dice, sostanzialmente, con quest'articolo del disegno di legge, che il limite demografico minimo riconosciuto in deroga rispetto alla legislazione nazionale è di 3.000 abitanti in montagna e collina e 5.000 in pianura. Per assurdo, noi diciamo che il limite demografico minimo coincide con la soglia demografica dei Comuni che sono obbligati a gestire, in modo associato, le funzioni fondamentali.
Ripeto in aula una considerazione che ho espresso ripetutamente, ed è una nostra richiesta, di fare in modo che, accettando controvoglia le soglie di popolazione contenute all'interno del disegno di legge della Giunta, si fissi almeno un numero minimo di Comuni obbligati a far parte della gestione associata. Perché soprattutto all'interno delle realtà di montagna? Perché noi assistiamo ad una situazione di questo tipo.
Nella precedente legislatura regionale si è fatta un'operazione di riduzione di accorpamento delle Comunità montane. Qualcuno può anche disquisire sul fatto che tale accorpamento sia stato molto forte, abbiamo immaginato grandi aree per il governo, soprattutto delle politiche di sviluppo. Va bene questa considerazione, ma da una situazione che vede oggi 22 Comunità montane in Piemonte, se noi non diamo un indirizzo molto chiaro come Consiglio regionale, otterremo, come conseguenza, la potenziale nascita, in Piemonte, di circa 100-150 soggetti che fanno gestione associata e che prima erano all'interno delle 22 Comunità montane. È questo il risultato che abbiamo in mente? Abbiamo in mente che la modernizzazione del sistema della Pubblica Amministrazione in Piemonte passi attraverso una siffatta slabbratura e parzializzazione del sistema di governo delle funzioni fondamentali? Credo che questo sarebbe controproducente.
Mi rendo conto che dobbiamo costruire una legge aperta, perché il sistema territoriale piemontese è un sistema molto vario, che noi non possiamo decifrare e declinare in modo preciso all'interno di una norma regionale, ma dobbiamo definire alcuni scenari. Quando dico che è un sistema regionale molto vario, dico che all'interno dell'articolo 7 è prevista la possibilità, per la Giunta regionale, di derogare di fronte ad obiettive situazioni. Mi rendo conto che, in alcune vallate, raggiungere gli otto o cinque Comuni che si associano non è così scontato e semplice.
Se questa diventa la condizione specifica che consente di interpretare singole specificità territoriali, a noi va bene, ma se questa diventa la norma generale dentro la quale i Comuni opereranno, attenzione, mi rendo conto che ancora oggi emerge fortemente, nella cultura amministrativa di molti Sindaci e di molti Comuni, il fatto che noi stiamo più che altro ottemperando ad un obbligo di legge, piuttosto che immaginare come gestire in modo che reggano nel tempo, a risorse diminuite, le funzioni fondamentali. Sono anche convinto che il legislatore regionale debba guardare al futuro. Non può unicamente muoversi e ragionare rispetto alla gestione della situazione attuale.
Relativamente alle questioni contenute all'interno dell'articolo 7, noi diciamo 5.000 abitanti - e su questo siamo anche disponibili ad accettare la condizione e la norma contenuta nel disegno di legge, cioè 3.000 abitanti - e otto Comuni, ma chiediamo almeno che ci sia un numero minimo di cinque comuni che si devono associare. Se poi emergono situazioni particolarissime, emerge la possibilità per la Giunta regionale di usare la norma sulle deroghe rispetto a questo tipo di situazione.
Questo, dal nostro punto di vista, cosa vuol dire? Che io mi ritaglio confeziono una stoffa che può andare bene per costruire degli abiti che vadano bene per situazioni diverse, ma almeno ho lanciato un messaggio molto chiaro in questa direzione, che è quello di dire: laddove si riesce a tenere il più possibile insieme esperienze di rapporto tra i Comuni, noi dobbiamo fare in modo che questo sia salvaguardato. Laddove questo non è possibile, noi dobbiamo cercare di trovare le soluzioni per adattare le situazioni.
Perché dico questo? Perché, per assurdo, noi potremmo immaginare che di fronte a noi si apra uno scenario con una di queste tre variabili.
La prima. Un comune di 2.900 abitanti si associa con un Comune di duecento abitanti ed ha risolto i requisiti minimi che la legge regionale impone. Abbiamo ottenuto il risultato di creare un sistema più moderno? No.
La seconda. Di fronte a non minime regole di comportamento e di obiettivi, le gestioni associate nascono più sulle appartenenze politiche piuttosto che sulle relazioni territoriali. L'esperienza di questi anni anche degli stessi Consorzi dei servizi sociali, ci dimostra che i Comuni con appartenenze politiche diverse sanno lavorare insieme.
La terza. L'elemento che inizio a percepire in alcuni dei rapporti che abbiamo cercato di costruire come occasioni di confronto con la realtà territoriali, è che i Comuni ricchi si mettono insieme tra di loro e lasciano i Comuni poveri nella disperazione totale.
Uno dei rischi che sta avvenendo è che le gestioni associate mettano da una parte i Comuni ricchi - quelli che hanno le risorse, quelli che hanno le materie prime, quelli che hanno le cave e le acque minerali, cioè quelli che hanno una serie di ricchezze che determinano entrate per lo stesso Comune - e i Comuni poveri, quelli che non vivono in una situazione di questo tipo, sono messi ai margini. Qui emerge un problema di solidarietà tra territori che dobbiamo salvaguardare, di equilibri, di compensazioni tra territori.
Chiedo un ultimo sforzo alla Giunta regionale e al Consiglio regionale.
Noi stiamo cercando di creare delle basi attraverso una legge inevitabilmente aperta, non rigida, nei suoi contenuti e nei suoi obiettivi. Stiamo costruendo, in questi giorni di Consiglio regionale, le basi su cui si costruirà la nuova riorganizzazione dei poteri locali.
Assumiamo, quindi, la consapevolezza che costruiamo queste basi con risorse limitate, con risorse inferiori rispetto al passato e con una contraddizione di fondo: attorno alla cintura torinese o nella cintura torinese, stanno nascendo un'unione dei comuni tra Comuni di 50-70 mila abitanti, altroché duecento abitanti! Laddove i Comuni sono piccoli invece, nasceranno situazioni fortemente parcellizzate, che non saranno di garanzia sulla tenuta dei servizi in quelle comunità.
Purtroppo, le conseguenze di queste scelte politiche emergeranno tra qualche anno. Noi non vogliamo che, fra qualche anno, si possa recitare un mea culpa. Noi vogliamo che una legge regionale, inevitabilmente aperta abbia la capacità di guardare al futuro e di creare della basi su cui questo futuro può avere fondamenta solide.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Taricco; ne ha facoltà.



TARICCO Giacomino

Grazie, Presidente.
Molte delle considerazioni che intendevo svolgere, sono già state svolte, in modo adeguato, dal Consigliere Reschigna.
Mi permetto di esprimere alcune considerazioni. In questa vicenda legata alla costruzione delle norme per ottemperare ad un dettato nazionale cioè quello di portare i Comuni sotto i 5.000 abitanti in pianura e i 3.000 abitanti in area montana, alla gestione associata delle funzioni fondamentali - c'è stato un'alternarsi di vicende che, paradossalmente rischiano di creare problemi non banali ad un recepimento che poteva essere, e dovrebbe essere, credo nell'aspirazione di ciascuno di noi in quest'Aula, una scommessa importante.
Credo che, come diceva il Consigliere Reschigna, il rischio che noi corriamo è che sia passato un messaggio, che è quello di una necessità di ottemperare ad alcuni obblighi discendenti da una normativa nazionale e non invece di cogliere quest'occasione per ripensare la gestione di una serie di servizi in forma associata per razionalizzare e dare efficienze alla gestione di questi servizi sul territorio. Questo è un ragionamento che credo debba essere fatto in generale su tutto il territorio regionale perché i rischi che ci sono in aree montane sono molto più grandi.
Abbiamo delle esperienze da cui, in qualche misura, che sono quelle delle ex Comunità montane, che al di là dei limiti oggettivi che possono aver avuto in alcune situazioni e in alcuni contesti, hanno rappresentato un momento importante di consapevolezza di un intero territorio delle sfide, delle opportunità e dei percorsi da intraprendere per dare una prospettiva di sviluppo a quei territori.
Il grossissimo rischio che corriamo con questa norma è di smantellare nella sostanza, tutta questa esperienza con un'operazione che, da un punto di vista comunicativo - mi si passi il termine, anche con un po' di demagogia - può funzionare anche molto bene, cioè che ognuno ha le capacità, le competenze e le intelligenze per conto suo di fare le scelte migliori e costruire i percorsi migliori. In realtà, il rischio è che in pratica tutto questo poi non si traduca in strumentazione e attrezzatura adeguata per affrontare e vincere le sfide che i Comuni e le Comunità locali avranno di fronte in visione prospettica.
Sono convinto che non porre alcun limite minimo e reale alla trasformazione dell'attuale sistema delle Comunità montane nel nuovo sistema che verrà a delinearsi sia un rischio molto grande. Credo sia stato sensato, per il tipo di territorio e per la rete delle Comunità che insistono sui nostri territori, prevedere un limite più basso rispetto a quello nazionale nella costruzione delle forme associate per la gestione non soltanto delle funzioni fondamentali, ma anche delle...



(Scampanellìo del Presidente)



TARICCO Giacomino

Anch'io, Presidente farei un intervento unico per il corpo di tutti gli emendamenti.



PRESIDENTE

Va bene.



TARICCO Giacomino

Dicevo, credo sia stata una scelta sensata quella di derogare ai 10.000 abitanti e prevedere una soglia più bassa. Credo che il suggerimento che abbiamo fatto di indicare anche un numero minimo di Comuni colga un'esigenza concreta, ma anche costruisca un percorso che tenta di evitare un rischio di polverizzazione delle esperienze e delle realtà territoriali.
Nel senso che, se da un parte, in alcune situazioni, il limite attuale delle attuali Comunità montane può essere stato e può essere una dimensione territoriale eccessiva per gestire in forma associata sia funzioni che prospettive di sviluppo, è altrettanto vero che senza parametri minimi il rischio è veramente quello cui faceva riferimento il Consigliere Reschigna cioè di smontare un sistema senza però metterci al suo posto assolutamente nulla.
Se le sensazioni che abbiamo raccolto in tanti Comuni che abbiamo girato in queste settimane sul territorio per confrontarci con gli amministratori rispondono a realtà, noi avremo realtà territoriali nelle quali Comunità montane, che avevano parecchie decine di Comuni che vi afferivano, rischiano di scomporsi in 10, 12, 14 forme associate con - io credo, non lo so, verificheremo - poche possibilità di realizzare un reale miglioramento di efficienza sulla gestione delle funzioni in forma associata, ma sicuramente con nessuna possibilità di nessun genere di gestire un minimo di processi di sviluppo che costruisca delle aggregazioni.
Ne discuteremo all'articolo 13, ma credo sia sensato immaginare che se ho su un territorio omogeneo nella sua conformazione, tre o quattro tra unioni dei Comuni, Convenzioni e Comuni che hanno i numeri per poterlo fare e che collaborino insieme avranno la possibilità di mettere in campo un progetto di sviluppo che abbia un significato, ma se dovrò mettere insieme 10 o 15 soggetti per un territorio omogeneo per fare un numero che abbia una dimensione territoriale omogenea, ho tutti i miei dubbi che poi quella "roba" lì, con forme di accordo e collaborazione, riesca a sviluppare una consapevolezza di territorio unitario. Il rischio è veramente di una polverizzazione del sistema senza nessuna prospettiva di gestione reale.
Da questo punto di vista, credo sia sensato prendere in considerazione i riferimenti che abbiamo voluto fare con gli emendamenti. Ripeto, come abbiamo avuto occasione di dire a voce, abbiamo dato un numero per gli abitanti e un numero per i Comuni, che è la volontà di dire qual è una strada o un orizzonte. Poi, se non sono otto, possiamo discutere quanti possono essere, ma credo che prendere in considerazione la possibilità e la necessità di individuare un numero minimo anche di Comuni sia un passaggio importante, perché il rischio, ripeto, per le aree montane è di fare un'operazione che apparentemente è di grande responsabilizzazione delle Amministrazioni locali, ma che in realtà crea tutte le premesse per una polverizzazione e una distruzione di un sistema che, con tutti i suoi limiti, credo abbia garantito in questi anni risposte importanti in moltissimi territori e opportunità effettive di condivisione, da parte di un territorio omogeneo, di una prospettiva di sviluppo e di qualità di vita.
Non so a che logica virtuosa risponde lo smantellare questo assetto senza sapere dove si va a parare.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Pentenero.



PENTENERO Giovanna

Grazie, Presidente.
Come è già stato detto ampiamente dai colleghi, credo sia utile approfondire l'aspetto sul quale abbiamo presentato l'emendamento e sul quale insistiamo. Riteniamo che, nel momento in cui questa Regione intende legiferare su un tema così importante, dobbiamo cercare di dare i migliori strumenti ai nostri territorio perché possano ottenere, da un lato, quella che un po' tutte le leggi ci ricordano, la migliore efficienza in termini economici, ma anche garantire la migliore efficacia da un punto di vista amministrativo.
Credo sia successo un po' a tutti, negli incontri che via via abbiamo avuto con gli amministratori delle nostre Comunità montane e dei nostri Comuni: abbiamo compreso che se non inseriamo, all'interno delle nostre norme, delle norme previste dal disegno di legge, qualche paletto in più corriamo davvero il rischio di avere una disaggregazione dei territori montani. Quindi, il doppio parametro, quello che, da un lato, è il parametro legato alla popolazione e, dall'altro, il parametro legato al numero dei Comuni presenti all'interno della nuova unione montana, sono due paletti che certamente permettono di evitare quello che - ne siamo abbastanza certi - capiterà sui territori, cioè una disaggregazione e quindi anche un annullamento di tutta quella che è stata l'esperienza positiva delle Comunità montane all'interno delle nostre vallate.
Credo sia davvero importante potersi soffermare un momento ancora su quest'emendamento e, quindi, su quello che rappresenta in termini di applicazione.
Il solo parametro legato agli abitanti corre il rischio di dare vita a una serie di frammentazioni e di esperienze che non tengano in considerazione l'intera vallata e quindi l'articolazione territoriale. Se invece, introduciamo il doppio parametro, potremmo ottenere un maggiore effetto di compattezza rispetto alle vallate delle attuali Comunità montane. Senza considerare che questo è un elemento che ci viene chiesto dai territori stessi, ma proprio perché si rendono conto che il non avere questa possibilità e non avere i parametri all'interno della legge genererebbe davvero situazioni all'interno delle quali, con grande difficoltà, si costruirebbe l'unione montana.
Allora, occorre, con grande senso di responsabilità, così come abbiamo tutti quanti lavorato fino ad ora, ragionare davvero con grande attenzione e provare anche ad immaginare quello che sta succedendo.
Non possiamo pensare di non riuscire ad ottenere quegli elementi che ci porteranno verso una maggiore efficacia ed efficienza - termini che troppo spesso utilizziamo, ma che dobbiamo tradurre in contenuti - soprattutto in quelle zone montane, che vivono, più di altre, una condizione di sfavore rispetto alla gestione amministrativa.
Credo che la Giunta si sia fatta un'idea, in questo periodo di tempo sull'articolazione, sulle esperienze e sulle conseguenze che potrebbero accadere se non stabilissimo un ulteriore paletto rispetto al numero di abitanti. Certo, esiste la possibilità della deroga: ma quello è un elemento che viene utilizzato nel momento in cui scatta un meccanismo di volontà all'interno di un territorio.
Ci sono territori che tengono in considerazione altri aspetti e non valutano, invece, l'importanza e la necessità di tenere insieme un'espressione che deriva dalla Comunità montana. Da qui l'invito a riflettere e a prendere in considerazione l'emendamento che abbiamo oggi presentato.
una considerazione che nasce da un'esigenza specifica dei territori.
Nasce, soprattutto, dall'esigenza di poter dare a questa legge, quando il Consiglio l'avrà approvata, la possibilità di essere applicata in modo significativo ed importante, per dar vita a quello che più volte abbiamo detto, ovvero un nuovo modello più innovativo, sia pure in un contesto complicato di riforme istituzionali, della gestione degli Enti territoriali.



PRESIDENTE

Grazie, collega Pentenero.
Ha chiesto la parola il Consigliere Muliere; ne ha facoltà.



MULIERE Rocco

Presidente, sarò molto più breve.
Noi pensiamo che questo sia un punto estremamente importante, perch quando discutiamo dell'esperienza attuale, quella delle 22 Comunità montane lo ricordava poc'anzi il collega Reschigna - le assicuro, Assessore, che è stato compiuto nella scorsa legislatura uno sforzo notevole per passare da 48 a 22 Comunità montane. Sul territorio regionale si era aperto un confronto importante e serrato, che ha portato a questa conclusione. In alcuni casi si è trattato un po' di una forzatura, in altri è stata una necessità. A mio avviso, però, abbiamo fatto bene.
Noi, da un lato, non dobbiamo disperdere questa esperienza, ma dall'altro lato dobbiamo partire da una considerazione: in questi anni, le unioni dei Comuni non hanno rappresentato un'esperienza positiva, perch erano fondate su presupposti probabilmente sbagliati. In effetti, erano unioni un po' raffazzonate, perché si mettevano insieme Comuni che non avevano un'idea comune nella gestione dei servizi, non c'era omogeneità, se non quella legata alle simpatie di carattere politico o di altro tipo.
Oggi credo che sia invece cresciuta la consapevolezza da parte dei Sindaci - forse perché in qualche modo non abbiamo più la spada di Damocle sulla testa dell'articolo 16, o forse perché il dibattito sulla base del testo iniziale di legge si è aperto - che l'esperienza delle unioni di Comuni, in particolare nei territori montani, sia un obiettivo che bisogna tentare di raggiungere.
Siccome credo sia importante la prospettiva di costruire le unioni di Comuni - e non solo nei territori montani - per la gestione dei servizi e quant'altro, imporre un numero minimo di abitanti (come 5.000) e di Comuni ritengo siano paletti importanti. Perché se frammentassimo troppo, formando delle unioni di Comuni deboli, il rischio del loro fallimento sarebbe maggiore.
Ecco perché 5.000 abitanti credo che sia una mediazione accettabile così come il numero dei Comuni, naturalmente con possibilità di deroga rispetto a certe situazioni. Credo che questi siano criteri importanti che ci permettano di dare un futuro credibile alle unioni di Comuni che andremo a formare.
Penso che ci sia un interesse comune. Se lavoriamo per far sì che sul territorio regionale si formino delle unioni di Comuni, dobbiamo anche cercare di fare in modo che questa esperienza non sia fallimentare, ma possa continuare a funzionare.
Noi pensiamo che questi due criteri siano fondamentali per il successo di questa esperienza che noi ci auguriamo possa nascere non solo sui territori montani.
Spero che le argomentazioni che stiamo portando possano convincere la Giunta e l'Assessore - che, peraltro, ha seguito la questione con molta attenzione anche nel confronto con i Sindaci - della bontà delle proposte che stiamo avanzando.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ronzani, che farà un unico intervento per l'illustrazione degli emendamenti.



RONZANI Wilmer

Grazie, Presidente.
Penso che la Giunta e l'Assessore si siano resi conto che, per quanto riguarda il Gruppo del Partito Democratico, questo è un emendamento che dà un senso alla discussione che è in atto. L'Assessore sicuramente sa che ci sono questioni e questioni: alcune hanno un peso maggiore di altre. Queste sicuramente sono fondamentali, perché non stiamo discutendo di un provvedimento normale, ma di un disegno di legge che riguarda la riorganizzazione degli Enti locali.
Quest'emendamento è uno degli snodi della discussione che l'Assessore Maccanti dovrà affrontare. Io lo riassumo così, perché le proposte del Gruppo del Partito Democratico mi sembrano dettate da buonsenso, oltre che coerenti rispetto alle affinità di fondo.
Invece, mi sembrerebbero contraddittorie rispetto al provvedimento che stiamo discutendo le posizioni che negano la validità delle questioni che stiamo ponendo.
Siamo tutti d'accordo a superare la quota di 10.000 abitanti: non è questa la problematica che solleviamo. Segnaliamo però un rischio, quello per cui la volontà di favorire un processo di riforma possa, alla fine tradursi in una cosa diversa. Noi muoviamo dalla consapevolezza che occorra dettare norme con le quali favorire processi di unione tra i Comuni.
Tuttavia, per effetto delle norme che abbiamo approvato, magari non volendolo apertamente, potremmo trovarci, alla fine, con un risultato opposto, perché consentiamo, essendo poco cogenti le norme, una proliferazione di unioni di Comuni assai superiore a quella che sarebbe legittimo attendersi.
Occorre favorire i processi di aggregazione, Assessore Maccanti.
Se questo è l'obiettivo condiviso, pongo una domanda all'Assessore.
Le finalità del disegno di legge, che ha presentato anche l'Assessore sono quelle che ho ricordato. Poiché non credo possa essere messa in discussione, altrimenti non avremmo raggiunto, almeno in parte, una condivisione del testo, se l'obiettivo è di governare un processo che abbia queste finalità, qual è la ragione per cui ci opponiamo alla decisione di individuare un numero minimo di Comuni che devono far parte dell'unione? Mi sembra naturale ed evidente, perché da sola la soglia degli abitanti non risolve la questione. Dobbiamo invece determinare quel processo aggregativo attraverso il combinato disposto degli abitanti più il numero dei Comuni. In caso contrario - e allora possiamo seriamente discutere Assessore Maccanti, sul numero minimo dei Comuni - il rischio è di trovarci con un provvedimento che nei principi ha alcuni obiettivi e poi, nei fatti non ne consente la realizzazione.
Questa è la mia preoccupazione, Assessore, non un'altra.
Oltretutto non consideriamo, come ricordava il collega Reschigna, il pericolo di processi di unificazione e di unione dettati da ragioni che per lei, Assessore regionale, e per noi, legislatori regionali, confliggono con l'obiettivo che ci stiamo ponendo.
Questo è l'obiettivo che ci stiamo ponendo, quindi faccia uno sforzo.
Se da parte nostra la posizione fosse ideologica e politica, l'Assessore opporrebbe un rifiuto e non se ne parlerebbe, ma siccome stiamo dentro ad un provvedimento che ha delle finalità (soprattutto i nostri emendamenti vorrebbero rendere la norma più coerente con le finalità del provvedimento indicando almeno un numero minino di Comuni), credo che questa questione debba essere affrontata diversamente da parte della Giunta.
Sarebbe un passo avanti: sarebbe un modo per rendere il provvedimento più coerente e, soprattutto, per evitare di trovarci fra qualche anno a dover fare un bilancio negativo di questa esperienza. In realtà, la situazione che ci consegna il provvedimento, in assenza di una norma come quella, è il contrario di ciò che si sarebbe voluto realizzare attraverso l'approvazione della legge.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Negro; ne ha facoltà.



NEGRO Giovanni

Grazie, Presidente.
Anch'io faccio un unico intervento.
Condivido molti degli interventi che mi hanno preceduto, però dobbiamo dire che in questi ultimi giorni e settimane la Giunta regionale ha lavorato molto al riguardo, in particolare l'Assessore Maccanti, che ha tenuto conto di tutti gli emendamenti presentati dalla sinistra (forse sarebbe meglio dire dall'opposizione, perché io sono del centro e non della sinistra).
Tuttavia, questa mattina abbiamo visto che emendamenti presentati dall'opposizione, firmati anche dal sottoscritto, sono stati recepiti.
Questo vuol dire che c'è intento e volontà di andare avanti e di fare le cose per bene, però mi permetta, Assessore, qui stiamo giocando con il futuro dei 1.206 Comuni del Piemonte.
La legge prevede un numero di diecimila abitanti. Noi l'abbiamo ridotto, abbiamo chiesto di meno: cinquemila ed ottomila. Anche a mio avviso, non mettere dei paletti non è logico, perché diventa rischioso come ha detto prima il collega Reschigna. Se un paese più grande si unisce con uno più piccolo, il rischio è che se lo mangia e che quello piccolo non conterà più.
In questi anni abbiamo visto lavorare le Unioni dei Comuni, le Comunità montane e collinari, che hanno anche creato benessere nei territori.
Da sempre dico che dobbiamo tener conto dei territori.
Provengo da un territorio collinare in cui da anni si sta lavorando per il benessere di tutti, quindi è un'assurdità dividerlo e fare tante piccole Unioni.
Stesso discorso per le Comunità montane: non sono montano, però ho avuto modo di vederle all'opera e di viverle. Dobbiamo pensare ai territori, che siano montani, di pianura o di collina. Sarebbe un grosso guaio snaturare questi gruppi. Ormai da anni - sono stato Sindaco per quattro mandati - abbiamo unito tutti i servizi: dai rifiuti all'acquedotto, dal metano alla polizia municipale. Ormai si lavora insieme, quindi snaturare, o creare quelle unioni chiamate "stellari" non credo sia giusto.
Ma che senso hanno? Se sono di Murazzano, non ha senso che vado a fare una convenzione con Cortemilia o con un Comune del Roero. Ognuno deve mantenere il proprio territorio, puntando sulle radici, sulla tipicità e sulla popolazione di quell'area.
Caro Assessore, sono convinto che troveremo una quadra, perché fino ad oggi ha dimostrato la sua massima disponibilità, e gliene do atto.
Personalmente sono pronto a confrontarmi per vedere di emanare una nuova legge che lasci un segno tangibile e positivo in Piemonte, per tutti i nostri Comuni.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Boeti; ne ha facoltà.



BOETI Antonino

Grazie, Presidente.
Questo disegno di legge non mi piace, e avendo noi organizzato, come Partito Democratico, incontri in tutti i territori del Piemonte (personalmente ho partecipato, insieme ai colleghi Lepri e Gariglio, ad un incontro a Rivarolo ed uno a Bussoleno) ci siamo resi conto - anzi personalmente ho avuto una consapevolezza maggiore rispetto ai miei colleghi - che non piace nemmeno ai Comuni a cui è rivolto.
L'Assessore Maccanti pensa di portare a casa un buon risultato politico, ma credo che non si realizzerà. La mia sensazione è che i Comuni ognuno per le ragioni più varie, non siano contenti di questo disegno di legge e che non esprimeranno, rispetto a chi questo disegno di legge voterà, un giudizio positivo.
Due considerazioni per terminare le riflessioni fatte prima, in maniera più articolata, dai miei colleghi.
Le Comunità montane non sono mai piaciute al centrodestra. Noi le avevamo dimezzate e poi Calderoli ha ritenuto che i Presidenti delle Comunità montane non dovessero ricevere uno stipendio.
Anche in questo caso, come per i consorzi socio-assistenziali l'obiettivo economico è stato raggiunto: i Presidenti e gli Assessori delle comunità montane non percepiscono alcun stipendio. Anche in quel caso quasi nessuno di quegli amministratori si è dimesso, ma per passione civile hanno continuato a svolgere il proprio lavoro.
Allora perché eliminare un sistema che negli anni ha garantito lo sviluppo dei territori e ha agevolato, soprattutto per le comunità montane di confine, quelle transfrontaliere, rapporti e la realizzazione di progetti economici con i Comuni vicini, che hanno consentito di migliorare e di far progredire quei territori? Se l'obiettivo del nostro disegno di legge, ed anche di quello nazionale, era quello non soltanto di risparmiare (obiettivo che è stato raggiunto), ma anche di diminuire la parcellizzazione, questo disegno di legge la parcellizzazione l'aumenta.
Voglio fare un esempio all'Assessore Maccanti. Probabilmente la Comunità montana che avevamo messo in piedi nella passata legislatura non aveva le caratteristiche logistiche, anche per le questioni che riguardano l'Alta Velocità, per stare assieme (Val Sangone, Alta Valle e Bassa Valle) però c'era un'unica Comunità montana che lavorava e che gestiva assieme i servizi. Da quella Comunità montana ne figlieranno tre, inevitabilmente. I Comuni più ricchi dell'Alta Val di Susa, i Comuni olimpici e i Comuni che vivono sulla neve realizzeranno la loro Unione di Comuni montani; la Val Sangone credo che l'abbia già fatta o comunque ricostituirà la sua Comunità montana; i Comuni sotto i Comuni olimpici ne costituiranno una terza.
Quindi da un'unica Comunità montana con capacità di investimento e di lavoro in comune ne figlieranno tre che avranno pochi abitanti, che non avranno la possibilità di pensare a grandi progetti.
Uno dei problemi che è emerso soprattutto durante l'incontro a Bussoleno è la questione del personale. Ci sono - Assessore, mi corregga se sbaglio - 400 persone che lavorano nelle Comunità montane della nostra regione e il disegno di legge prevede, per il primo, il secondo e il terzo anno, una copertura da parte della Regione dei costi del personale e poi negli anni seguenti, una diminuzione...



(Commenti dell'Assessore Maccanti)



BOETI Antonino

Come dice, Assessore Maccanti? Non è così? Allora lo rileggo meglio.
Comunque, il personale non verrà assunto dai Comuni, e su questo non c'è il minimo dubbio. Assessore, questo non è scritto sul documento, ma glielo dico io. I Comuni piccoli di 3.000 abitanti non saranno in grado di farsi carico di uno solo dei 400 dipendenti della Comunità montana. Non so se li assumerà la Regione, ma mi pare che il personale non manchi a questa azienda e quindi è difficile che possano essere assunti dalla Regione Piemonte. Io mi chiedo e le chiedo: che fine farà il personale delle Comunità montane? Perché non sarà assunto da nessuno dei Comuni. I 30 Amministratori con i quali abbiamo parlato a Bussoleno hanno detto: "Nessuno di noi prenderà un solo dipendente, perché non abbiamo una lira e non siamo in grado di avere in Comune nemmeno un Vigile urbano a causa delle questioni economiche che stanno riguardando i Comuni della nostra regione".
Quindi ci sarà una filiazione di Unioni di Comuni montani e quindi una disgregazione con incapacità di intervenire e di fare quella cosa bella l'Agenzia dello Sviluppo Locale. Ma che Agenzia di Sviluppo Locale possono fare Comuni di 3.000 abitanti che si mettono assieme? Praticamente nessuna! Ci sarà una questione importante che riguarda il personale e l'Assessore mi dirà - poi vedremo se sarà così - che fine faranno i 400 dipendenti che oggi le Comunità montane hanno.
Alla fine, questo disegno di legge non piacerà a nessuno e può darsi che non piaccia nemmeno all'Assessore sentirlo; soprattutto non piace a me che voterò contro.



PRESIDENTE

Grazie, collega Boeti.
Emendamento rubricato n. 7) presentato dal Consigliere Buquicchio: all'articolo 7, comma 1, lettera b), al punto 2), le parole "tremila abitanti" sono sostituite dalle parole "diecimila abitanti".
Emendamento rubricato n. 8) presentato dal Consigliere Buquicchio: all'articolo 7, comma 1, lettera b), al punto 1), le parole "tremila abitanti" sono sostituite dalle parole "diecimila abitanti".
Emendamento rubricato n. 9) presentato dal Consigliere Buquicchio: all'articolo 7, comma 2, le parole "quarantamila abitanti" sono sostituite dalle parole "ottantamila abitanti".
La parola al Consigliere Buquicchio per l'illustrazione congiunta degli emendamenti n. 7), 8) e 9).



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Sono convinto - almeno da quello che ho capito, ma potrei anche aver capito male - che su questo punto l'Assessore è quasi irremovibilmente fermo. Rispetto il suo pensiero, che sicuramente è frutto di approfondimenti e analisi. La cosa strana è che i suoi approfondimenti e la sua analisi giungono ad una conclusione diametralmente opposta a quella di quasi tutte o di tutte le forze di opposizione.
Parlo solo delle forze di opposizione, perché in una circostanza del genere, su questo argomento, solo le forze di opposizione si possono esprimere. In un momento così difficile e convulso, se ci fosse la possibilità di esprimersi anche da parte di qualcun altro, potrebbe magari venir fuori una sintesi diversa.
Assessore, ho constatato che il PD, partendo da quelle premesse che non posso che condividere appieno, fa una proposta nei suoi emendamenti, e mi sembra di aver capito che l'handicap potrebbe essere superato nell'indicazione del numero dei Comuni.
Noi, come Italia dei Valori, interveniamo al punto p) del comma 1, sia al punto 1) che al punto 2), dove si parla di aree montane e aree collinari. Poi interveniamo (ma lo dirò dopo) sul comma 2 per la funzione sociale.
Come vede, Assessore, non a caso abbiamo ritenuto di intervenire solo sull'area montana e l'area collinare rispetto a quella di pianura e dei 5.000 abitanti, perché riteniamo che siano (la montana e la collinare) le aree che si prestano più facilmente ad una soluzione che, di primo acchito potrebbe sembrare positiva, ma che sicuramente invece riteniamo si tramuterà nel tempo in un grosso problema.
Se questo lei, Assessore - lo dico con tutto il rispetto - non vuole considerarlo o ritiene che siano battaglie di retroguardia o per non voler far approvare il suo disegno di legge, le dico che così non è. Infatti, al di là di questo intervento nel merito relativo a questi punti, noi non intendiamo fare ostruzionismo: si assuma lei, con la sua Giunta e la sua maggioranza, la responsabilità di un provvedimento che comunque da molte parti le stanno dicendo che va modificato.
Dico agli amici del PD che sicuramente la loro proposta, in termini di individuazione di un numero, è una proposta, così come la mia del ripristino dei 10.000 abitanti sui 3.000, è un'altra proposta: sono valide tutte e due, ritengo, e probabilmente sono deboli sia l'una che l'altra, se lasciate in modo singolo e isolato. Noi dovremmo individuare delle indicazioni, ma non in termini di mero e becero compromesso, perché ci sono delle cose su cui, volendo fare un compromesso, si fa solamente un aborto: bisogna assumersi le responsabilità.
Lei è convinta che 3.000 vada bene? Le stiamo dicendo che 3.000 non va bene. Ritengo che il numero dettato dalla norma nazionale possa essere anzi debba essere quello di riferimento, ma probabilmente non è sufficiente. E allora anche lì, se interveniamo con l'individuazione di un numero dei Comuni, sicuramente faremmo cosa buona e giusta.
Quindi, gli emendamenti n. 7) e n. 8) intervengono sull'area montana e sull'area collinare relativamente a quel tetto che le ho detto. Sul comma 2, dove parliamo del limite demografico per l'esercizio in forma associata della funzione sociale, noi riteniamo che anche qui si debba, si possa individuare in una legge la possibilità di fare salve con deroghe peculiarità di aree specifiche - per carità - ma non è che possiamo partire da quella particolarità e quella specificità per trarre una norma generale commetteremmo veramente un grosso errore.
Tornando all'articolo 7, comma 2, riteniamo che il limite demografico minimo per l'esercizio in forma associata della funzione sociale di 40 mila abitanti debba essere sostituito da 80 mila.
Le ricordo - non so se gli altri colleghi su questo sono d'accordo o meno - che lei, in passato, in più di un'occasione e pubblicamente, ha ammesso che, forse, occorreva privilegiare l'affidamento di quelle competenze alle Aziende Sanitarie e aveva preso come riferimento l'esperienza vissuta nel distretto di Bra da undici Comuni. Questo pu rappresentare effettivamente una razionalizzazione delle risorse senza intaccare minimamente, quindi ridurre, i servizi alla persona.
Se l'obiettivo è una razionalizzazione nel riordino, con la finalità della riduzione dei costi, senza incidere sull'efficacia e sull'efficienza dei servizi, penso che lei, Assessore, senza innamorarsi troppo della tesi finora sostenuta, debba mettersi una mano sulla coscienza e vagliare la discussione emersa da più parti con le proposte dei colleghi del PD e con quelle che mi sono permesso di illustrarle. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Buquicchio.
Riepilogando, sono stati illustrati gli emendamenti rubricati n. 7), 8) e 9); l'emendamento rubricato n. 20) è stato ritirato dal Consigliere Gariglio; l'emendamento rubricato n. 2), a prima firma del Consigliere Reschigna è già stato illustrato.
Residua l'emendamento rubricato n. 19), di cui è primo firmatario il Consigliere Lepri. Gli altri colleghi sono intervenuti tutti, non so se lo dà per illustrato.



PRESIDENTE

LEPRI Stefano (fuori microfono)



PRESIDENTE

Ritiro l'emendamento n. 19).



PRESIDENTE

Se l'emendamento n. 19) viene ritirato, procediamo con la discussione generale.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Marinello; ne ha facoltà.



MARINELLO Michele

Grazie, Presidente.
Innanzitutto, rispondendo in maniera non polemica al Consigliere Boeti che, dal punto di vista politico, è sempre stimolante nei suoi interventi dico che a noi questo disegno di legge piace, per la sua impostazione piace anche a molti Amministratori. Consigliere Boeti, dipende con chi si parla e dipende anche che cosa si dice quando si parla con gli Amministratori. La settimana scorsa, in Valle Vigezzo, che è una valle della mia terra, ho parlato con alcuni Sindaci, che hanno un'impostazione totalmente differente da quella emersa in questa illustrazione di emendamenti da parte di qualcuno.
Farei una fotografia rapida dell'iter di questo disegno di legge per manifestare - lo ha riconosciuto il Consigliere Negro, ma credo che lo riconoscano tutti - l'atteggiamento di grande apertura e la volontà di dialogo su un provvedimento che non deve essere di parte, ma il più condiviso possibile, perché interessa la realtà degli Enti locali. Credo che la dimostrazione di questo atteggiamento da parte della Giunta, ad esempio, sia rinvenibile già questa mattina nell'approvazione e nell'espressione del parere favorevole a numerosi emendamenti.
Ci sono molti punti di contatto tra le diverse visioni, ma esistono anche impostazioni differenti. Allora, concedetemelo, non è un intervento che vuole accendere una polemica, ma non possiamo pensare che un disegno di legge presentato dalla Giunta venga riscritto dall'opposizione. Se le diverse visioni hanno la possibilità di individuare punti di contatto, ci sono adeguati percorsi; altrimenti, credo sia diritto di una maggioranza e di una Giunta dare un'impostazione ben precisa.
Le posizioni differenti, a nostro avviso, con un'analisi approfondita e senza alzare barricate, possono trovare punti di contatto, soprattutto se la posizione della Giunta ha una logica, e la logica c'è.
Rispondo al Consigliere Buquicchio: nel territorio del Piemonte è logico andare in deroga rispetto al limite dei 10.000? Sì, lo riconosce anche parte dell'opposizione, perché è un territorio molto particolare, con peculiarità che tutti conosciamo.
Forse, si fa un po' di confusione - qualcuno, in buona fede, magari forza un po' il concetto - sulla questione dei numeri degli ambiti minimi.



(Il Presidente ricorda al Consigliere che il tempo a disposizione è terminato)



MARINELLO Michele

Termino.
Noi definiamo gli ambiti minimi per la gestione associata dei servizi ma le Comunità montane, nella stragrande maggioranza delle esperienze, non facevano gestione associata dei servizi, come previsto dalla normativa nazionale, che ci impone di declinare questa norma regionale! È un'altra cosa, le Comunità montane si occupavano di politiche di sviluppo per il territorio, di politiche di tutela e di promozione della montagna! Poco ci interessa quanti sono i Comuni e quanti sono gli abitanti - ne individuiamo 3.000 per gli ambiti montani e collinari, 5.000 per quelli di pianura - per la gestione associata dei servizi, ma diamo ai Sindaci e ai Comuni la possibilità di muoversi in autonomia e di creare aggregazioni funzionali alle loro esigenze.
Il ragionamento sul numero dei Comuni minimi e, magari, sull'apertura in termini di revisione dell'impostazione va svolto sulle politiche di sviluppo, che, oggi, sono portate avanti dalle Comunità montane: è un'altra cosa e, a nostro avviso, può essere oggetto di ragionamento nell'articolo 13. Questo articolo parla di quelle funzioni, delle funzioni di sviluppo e delle funzioni di tutela e di promozione della montagna. Lì ragioniamo se servono ambiti più ampi! Non so se esiste il punto di contatto, ma lì serve ragionare! Sulla gestione associata dei servizi, oggettivamente - forzo il concetto - che i Comuni siano due, cinque, sette, dieci o che siano 3.000 abitanti, 5.000 o 50 mila, cosa ci interessa! Lasciamo che siano i Comuni a decidere come gestire i loro servizi, fermo restando che gli diamo un paletto minimo entro il quale devono muoversi.
Il ragionamento consiste nello svolgere quelle giuste osservazioni, che fate voi, in riferimento alle politiche che, attualmente, portano avanti le Comunità montane. Nell'articolo 13, che parla di politiche di sviluppo e di agenzia di sviluppo, probabilmente, ha un senso quello che dite, ma relativamente all'articolo 7 non ha senso fare la guerra. Lì non serve farla perché i Sindaci non chiedono questo. I Sindaci possono gestire in forma associata i servizi anche con due Comuni, perché ritengono quella la soluzione migliore, allora lasciamoglielo fare!



PRESIDENTE

Grazie, collega Marinello.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Ringrazio anche il collega Marinello per l'intervento chiarificatore in quanto alcuni interventi, magari da parte delle opposizioni, a volte sono un po' strumentali o strumentalizzanti. Il punto è proprio quello che è stato toccato e ne abbiamo discusso nel tavolo a latere dell'Aula con l'Assessore Maccanti, però, forse, occorreva una risposta.
Allora, il nodo riguarda l'articolo 13 e, poi, l'articolo 17, ma adesso affrontiamo l'articolo 7, è logico, siamo in Aula e stiamo votando.
Altresì, abbiamo toccato il tema dei dipendenti, ma anche a me non è chiarissima la partita. In effetti, se su questo l'Assessore Maccanti volesse chiarire in aula, prima di arrivare all'articolo 18, farebbe sicuramente cosa gradita.
In effetti, io stesso, come Gruppo consiliare, in una legge precedente comunque analizzavamo una materia similare - avevo provato ad introdurre il concetto di vallata alpina o vallata orografica come area e come ambito ottimale per una gestione associata di funzioni; come ambito ottimale per la costruzione di un'unione o, addirittura, come ambito ottimale per la costituzione di un'unione o addirittura come ambito ottimale di un'eventuale fusione dei Comuni, che è prevista nel nostro ordinamento come prospettiva ottimale, soprattutto quando andiamo a pensare alle vallate alpine laterali, alle vallate piccole.
Ovviamente non stiamo parlando della Val di Susa, che è un esempio forse unico, se non sicuramente unico della Regione Piemonte, che è una vallata fortemente antropizzata con un numero di abitanti elevatissimo e su cui probabilmente il discorso di un'unione di Comuni corrispondente all'intera vallata della Dora. Probabilmente è quanto meno difficile da pensare, almeno ad oggi, se non impossibile.
Ovviamente si parlava della contrapposizione o di cercare una sintesi tra la dimensione giusta per far sì che - così ha detto il collega Marinello e condivido - i Comuni abbiano comunque un certo margine di libertà per quanto riguarda la gestione delle funzioni associate. Perch elevare troppo il livello non fotograferebbe la varietà della realtà dei Comuni piemontesi e delle vallate piemontesi.
Se 10.000 poteva essere un limite giusto per una serie di vallate alpine, come la Val di Susa, 10.000 non è il numero giusto ed attuabile per quanto riguarda magari le vallate del Cuneese o del Verbano o di altre Province del Piemonte.
Quindi, è difficile contemperare queste due esigenze e veramente vorrei capire come cerchiamo di andare a risolvere il problema della funzione di agenzia di sviluppo - e concludo - delle ex Comunità montane, di cui all'articolo 13 e 17. Se ci fosse un'anticipazione, perché nel tavolo avevamo parlato di possibili convenzioni tra le unioni dei Comuni in area montana, che permettesse di far sì che non ci fosse la polverizzazione del cercare di fare un'agenzia di promozione o il problema che giustamente ha sollevato il PD - che anche noi solleviamo - del poter pensare e temere che si possono unire i Comuni che hanno degli introiti dalle loro attività sul territorio comunale, anche senza pensare alle cave o ai canoni di imbottigliamento; Comuni che hanno un indotto turistico si uniscono tra di loro e Comuni che non hanno un indotto turistico e sono più poveri rimangono fuori, quindi si creano anche queste problematiche.
Non facciamo sterile polemica, ma questo è un disegno di legge in cui bisogna veramente stare attenti alle conseguenze che si riprodurranno su tutto il territorio piemontese e sui Comuni amministrati da tanti validi amministratori.
Pertanto, se anche su questo tema si avesse un pronunciamento della Giunta, anche su quello dei dipendenti, oggi in Aula, sarebbe sicuramente ottima cosa.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Boeti; ne ha facoltà.



BOETI Antonino

L'Assessore Maccanti, con un po' di saccenza e anche con una presunta superiorità assessorile, ha liquidato una parte del mio intervento, dicendo che non ho letto il disegno di legge.
Voglio leggere a microfono quello che mi sembra di aver capito da quanto c'è scritto. Mi rendo conto che il fatto di essere nato in Calabria potrebbe ostacolare l'italiano, ma ho fatto il liceo classico e vivo in questa regione da quarant'anni.
C'è scritto: "Ai lavoratori assunti con contratto a tempo determinato è assicurata la continuità nel rapporto di lavoro fino alla scadenza prevista dallo stesso". E qui cominciamo con il dire, com'è successo in sanità, che tutti quelli che hanno un contratto a tempo determinato staranno a casa.
Non so bene quanti siano, ma staranno a casa.
Al comma 3: "La Regione favorisce la copertura dei posti vacanti degli organici degli altri enti locali o di enti pubblici non economici con il personale proveniente dalle preesistenti Comunità montane, prevedendo forme di incentivazione finanziaria per dieci esercizi finanziari nella misura del 70% per i primi tre anni, del 60% per il quarto e del 50% per il quinto anno, del 40% per il sesto anno e del 30% per il settimo, ottavo e nono anno". Poi continua, dicendo che la Regione si fa carico della formazione professionale.
Mi piacerebbe sapere quali sono gli Enti locali e gli enti pubblici...



(Commenti dell'Assessore Maccanti)



BOETI Antonino

Il personale trasferito dalle Comunità montane nel rispetto...



MACCANTI Elena, Assessore agli enti locali (fuori microfono)

Legga il comma 5!



BOETI Antonino

Sì, ma dove saranno trasferite queste persone?



MACCANTI Elena, Assessore agli enti locali (fuori microfono)

Ai Comuni e continuiamo a pagarle noi.



BOETI Antonino

Li paghiamo noi per i primi 70%.



MACCANTI Elena, Assessore agli enti locali (fuori microfono)

No.



BOETI Antonino

Continuiamo a pagarli noi, li trasferiamo ai Comuni e continuiamo a pagarli noi. Va bene.



MACCANTI Elena, Assessore agli Enti locali (fuori microfono)

C'è scritto: è il comma 5.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Gariglio; ne ha facoltà.



GARIGLIO Davide

Grazie, Presidente.
Ho fatto già alcune considerazioni e cercherò di ripeterle, tenendo conto dell'ora.
Noi sappiamo che la missione a cui sono chiamati i nostri Sindaci è quello di mettere insieme le funzioni fondamentali come indicate nella spending review, quindi sappiamo che stiamo chiedendo loro di fare un passo in avanti notevole rispetto al sistema associativo che hanno messo in piedi e rispetto al sistema di esercizio associato che oggi caratterizza le comunità montane vigenti. Comunità montane che solo in parte accorpano le funzioni fondamentali previste dalla nuova normativa, che sono nate con l'obiettivo di dedicarsi ad un disegno più alto, quello che l'UNCEM ha sempre chiamato in questi anni Agenzie di sviluppo, ma che a fianco hanno molte volte saputo concentrare l'esercizio associato di funzioni. Penso, ad esempio, alla funzione socio-assistenziale o piuttosto al sistema dei servizi di trasporto di valle.
Quello che oggi chiediamo ai nostri Sindaci è un salto in avanti. Ci rendiamo conto anche noi, perché non cadiamo dal pero e abbiamo girato il territorio - la settimana scorsa ho fatto sei incontri con gli amministratori di questa Provincia e i miei colleghi hanno fatto altrettanto - quindi ci rendiamo conto anche noi che i Sindaci, gli stessi che lamentano il fatto di perdere il sistema di governo coeso in una Comunità montana, dall'altro lato frenano di fronte al vincolo di mettere in funzione l'esercizio associato tutte le loro funzioni.
Quindi, sappiamo le difficoltà che ci sono sul territorio, ma riteniamo importante provare a dare un'indicazione tesa a favorire il raggiungimento di requisiti di aggregazione tali da favorire un esercizio più efficiente delle funzioni pubbliche che oggi sono svolte dai nostri municipi.
Sappiamo anche che le soluzioni percorribili sono più di una e che la posizione che abbiamo espresso noi non è un dogma, può essere oggetto anche di controproposte, però è un'indicazione che noi abbiamo ritenuto di mantenere e di ripresentare anche all'attenzione dell'Aula.
Ma c'è soprattutto una materia su cui rischiamo di perdere il livello aggregativo che abbiamo costituito faticosamente negli anni, ed è quella connessa alle funzioni di agenzia di sviluppo, che le nostre Comunità montane hanno sviluppato in questi anni e che rappresenta un po' il comune sentire, l'elemento aggregatore che ha cimentato gli amministratori all'interno delle Comunità montane.
Quest'emendamento va anche in questa direzione, sapendo che ci saranno altri spazi all'interno di questa legge ed altri articoli in cui altri nostri emendamenti proveranno a raggiungere lo stesso obiettivo, cioè mantenere per certe funzioni un livello di aggregazione che sia funzionale al raggiungimento di quell'obiettivo.
una battaglia che abbiamo fatto sulla funzione socio-assistenziale e che, mi permetto di dire, abbiamo vinto. La proposta originaria della Giunta regionale metteva un limite di aggregazione di 15.000 abitanti, noi ne proponevamo 70.000 e siamo arrivati a 40.000. Al di là del dato numerico, che riteniamo significativo, quello che volevamo indicare è che questa funzione non poteva essere paragonata alle altre funzioni fondamentali, ma aveva bisogno di un requisito dimensionale maggiore e diverso, così come oggi le diciamo che, al di là di tutte le considerazioni dei miei colleghi, ci sono alcune funzioni proprie dei Comuni montani che non possono essere uniformate alle altre funzioni.
Ecco perché auspicheremmo che gli emendamenti che troverà nel suo cammino, Assessore Maccanti - non lo dico come una minaccia, ma come un contributo che noi portiamo al disegno di legge - potessero essere accolti con certe modalità, attraverso un ripensamento della Giunta regionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Ho ascoltato l'unico intervento che la maggioranza ha espresso sul punto, quello del Consigliere Marinello. Nell'intervento del Consigliere Marinello ho colto un punto inaccettabile e uno interessante.
Parto dal punto interessante. Noi siamo convinti - l'abbiamo già ripetutamente detto in parecchi incontri e mi auguro che ci sia un momento di confronto a latere del Consiglio regionale su questo aspetto - che occorre ragionare rispetto alla parte finale del disegno di legge, quello che afferisce alle politiche di sviluppo sulla montagna. Questo è un punto che sfonda una porta aperta. Consigliere Marinello, con queste premesse spero ardentemente di trovare una soluzione.
Il punto che non considero accettabile dell'intervento del Consigliere Marinello è un altro. L'unica argomentazione che il Consigliere Marinello ha portato alle nostre obiezioni è questa: "È un disegno di legge della Giunta, non potete pensare che sia riscritto dall'opposizione". Detto in questo modo, è come dire tutto e niente.
Noi non abbiamo nessuna pretesa di riscrivere il disegno di legge, ma abbiamo una pretesa, che è quella di ragionare, tutti insieme, su una questione di merito fondamentale, per due motivi. Il primo. Non è così indifferente, rispetto alle politiche di sviluppo della montagna e al governo delle politiche di sviluppo sulla montagna, come i Comuni arriveranno a quell'appuntamento avendo definito prima come gestiscono le funzioni fondamentali. Colleghi, se il sistema si frantuma troppo a questo livello, diventa complicata la riunificazione successiva.
Se, a livello delle gestioni e funzioni fondamentali, il sistema implode, è più complicato dire che prima hai distrutto tutto e poi automaticamente, ritrovi la ragione e la ratio per stare insieme sulle politiche di sviluppo della montagna.
Secondo motivo. Noi non proponiamo di ripristinare le questioni contenute nella norma nazionale, tuttavia ribadiamo, in questi interventi il nostro convincimento che va posta di fronte ai Comuni la necessità di ragionare non solo sull'immediato. L'immediato, come sappiamo tutti, non è solo rispettare una norma di legge, ma di ragionare sul futuro. Il tema del futuro è sostanzialmente questo: come, a partire da un obbligo di legge riusciamo a trasformare questo obbligo di legge in un'opportunità affinch il sistema dei poteri locali, in questa regione, cresca. Si costruiscano livelli di efficienza ed efficacia maggiori rispetto alla situazione attuale.
Guardate che è un sistema che, in futuro, sconterà minori risorse a disposizione. Più il sistema si frantuma, più diventerà complicato per questo sistema garantire la stessa gestione e funzioni fondamentali. Questo è il punto.
Noi lo vogliamo caratterizzare non in termini di "è l'unico strumento ed è l'unico riferimento dentro il quale obbligatoriamente tutti ci stanno". Ho considerato l'intervento del Consigliere Bono rispetto al fatto che il sistema territoriale del Piemonte sia diverso, ma proprio per questo noi siamo convinti di approvare una legge aperta, non una legge rigidissima.
Ci sono alcuni scenari di riferimento, minimali, c'è l'opportunità di ritagliarsi la diversità dei sistemi territoriali, ma il messaggio che lanciamo è: guardiamo al futuro, oppure troveremo risposte minimali nel presente, e questo sarà di pregiudizio per il futuro.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Credo che il tema sia quello che hanno posto sia il Consigliere Reschigna che il Consigliere Gariglio.
Secondo me, il Consigliere Marinello sfugge alla questione. Qui non stiamo soltanto discutendo, cosa non secondaria, di come trasformare le Comunità montane. L'ambizione che ha questo provvedimento non è soltanto quella. Il titolo della legge non è "trasformazione delle Comunità montane". Se fosse questo il problema, avreste forse ragione voi, ma stiamo discutendo di un'altra cosa, del riordino degli Enti locali piemontesi dentro cui c'è il tema, grosso come una casa, delle Comunità montane.
Se questo è l'oggetto della nostra discussione, credo che noi dovremmo non limitarci ad un provvedimento minimale, intendendo per provvedimento minimale un provvedimento che si limita a prendere atto che la norma nazionale deve essere adattata al Piemonte, con ciò immaginando delle soglie di abitanti diverse da quelle stabilite dalla legge nazionale.
Il nodo è politico, Consigliere Marinello, e non credo che esistano spero che non esistano su un tema come questo - visioni contrapposte. Il dibattito in Commissione, in parte, ha dimostrato che era possibile realizzare delle convergenze, stante il carattere istituzionale del provvedimento. Qual è il nodo politico, Consigliere Marinello, tutto politico? Cosa decidiamo di fare in una regione come il Piemonte che ha 1.206 Comuni, considerate la norma nazionale e il provvedimento che stiamo discutendo? Entriamo nell'ottica di favorire un processo aggregativo e di favorirlo in maniera che le norme siano le più cogenti possibili o ci limitiamo a dire "indichiamo una soglia poi facciano i Comuni"? Sono rispettosissimo delle autonomie e delle identità dei Comuni, ma noi stiamo immaginando un provvedimento che ha l'ambizione di governare in positivo un processo.
Se voglio governarlo in positivo, favorendo un'effettiva riorganizzazione del sistema istituzionale piemontese, devo immaginare norme che favoriscono quel processo, non che lo contraddicono e non soltanto che lo assecondano.
Vorrei fare una legge che mi consenta, alla fine di questo processo, di avere Unioni di Comuni che fanno massa critica, che sono sufficientemente grandi. Per questo il vincolo del numero minimo dei Comuni è aspetto non secondario. Non credo che tutto ciò contraddica l'esigenza di essere rispettosi dell'autonomia e delle amministrazioni dei Comuni. Devo governare questo processo e devo governarlo nel segno della trasformazione in positivo del Piemonte. Altrimenti, assumo un atteggiamento minimalista difensivo, assecondo ciò che deve essere assecondato, non posso prescindere da legge nazionale, ma non trasformo. Questo è il punto politico.
La legge è una grande opportunità che non vale solo per l'oggi, ma vale per l'oggi e vale per dieci anni. Noi dovremo fare un bilancio della legge fra qualche anno e constatare che quella legge ha avviato un processo che dal punto di vista della qualità della riorganizzazione, ci consegna un Piemonte migliore, sul piano istituzionale, di quello attuale. Questo ovviamente in ragione della finanza locale, ma a prescindere dalla finanza.
Il tema che dovremmo affrontare prescinde da quello, anzi, è rafforzato dalle condizioni della finanza locale; ma che vi sia l'esigenza di fare diventare la legge lo strumento con il quale dare un colpo di acceleratore penso che sia così - questo sconta una dialettica positiva con gli amministratori locali, che vanno sollecitati e convinti della bontà di un processo che ha, come punto terminale, l'esigenza di fare un Piemonte migliore sotto il profilo istituzionale.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccanti.



MACCANTI Elena, Assessore agli enti locali

Grazie, Presidente.
Ho ascoltato con grandissima attenzione e devo dire che questo dibattito non è di oggi. Non mi sorprende questo dibattito, perch l'atteggiamento con il quale tutti noi abbiamo affrontato l'esame di questo disegno di legge in Commissione. È sempre stato un atteggiamento dove ognuno di noi, per quello che competeva e per quello che la sua esperienza insegnava, portava una piccola parte, una visione.
Credo che, al di là di alcuni giudizi espressi quest'oggi, che forse sono dettati magari da una lettura frettolosa della legge, alla fine in realtà noi possiamo essere soddisfatti o parzialmente soddisfatti del lavoro che abbiamo fatto insieme; abbiamo riscritto molti articoli, ma non è stata una riscrittura di destra, di sinistra, del centro, è stata una riscrittura che è maturata anche a margine dei lavori della Commissione che è maturata dall'esperienza che ciascuno di noi magari faceva la sera prima, perché aveva incontrato dei Sindaci.
Abbiamo affrontato tantissimi snodi e tutti insieme abbiamo cercato di fare del nostro meglio, ma qual è il nostro obiettivo? Di essere un po' cabina di regia e un po' guida per questo percorso, che sarà un percorso difficilissimo per i nostri Comuni. Perché 1.077 dei 1.206 Comuni tra due mesi dovranno comunque mettere insieme delle funzioni. Noi abbiamo intere parti di territorio, comprese quelle all'interno delle Comunità montane che non hanno ancora la cultura dell'associazionismo. Come ha detto bene qualcuno, ci sono delle Comunità montane - ne cito una visto che è stata nominata, la Comunità montana della Valsusa - che l'anno scorso è stata esclusa dai finanziamenti per la gestione associata, perché non gestiva in forma associata i servizi, ma faceva la parte dell'agenzia di sviluppo.
Allora, oggi ho assistito un po' a uno scontro su un tema che, a mio avviso, ma lo dico con grande umiltà, non è un tema di scontro, perch siamo arrivati tutti insieme, partendo da posizioni lontane: UNCEM partiva da 20.000, la proposta del PD partiva da 10.000, oggi ho anche sentito che vanno bene anche i 3.000.
Allora, non fermiamoci sul numero di Comuni. La Giunta darà parere negativo, ma voglio cercare di motivare perché il parere è negativo. Perch non è attraverso il numero di quattro, cinque o sei Comuni che noi riusciamo a guidare il percorso della gestione associata.
Diceva bene Marinello: non confondiamo l'obbligo di gestione associata delle nove funzioni fondamentali su cui, a mio avviso, i Comuni devono avere la possibilità di scegliere anche in maniera flessibile lo strumento dell'unione dei Comuni. Su questo ormai siamo arrivati a condividere la possibilità di utilizzare strumenti diversi per raggiungere l'ambito territoriale ottimale. Perché lì la partita è elevatissima, la partita è la sopravvivenza di alcuni servizi in aree molto diverse del nostro Piemonte.
Quindi non sta nel limitare a quattro, cinque, sei Comuni l'obbligo di gestione associata, sarà poi nella guida del percorso; questo per quanto riguarda la gestione associata.
Non vorrei neanche che passi un messaggio, cioè che poi verranno date le deroghe a qualunque proposta aggregativa. Noi dobbiamo cercare di mettere delle regole, la cui eccezione, però, confermerà la regola. Ho paura di una politica delle deroghe. Le deroghe dovranno essere motivate e dovranno essere concesse in ragione della morfologia territoriale, in ragione di motivazioni che non possono essere vaghe, perché altrimenti mandiamo in tilt il sistema.
Volevo anche ricordare che insieme abbiamo previsto, perché l'abbiamo riscritto insieme, all'articolo 8, anche delle possibilità di intervento della Giunta regionale e della Commissione rispetto a modalità aggregative che non dovessero rispondere ai requisiti, ma soprattutto che non ricercassero l'ambito di gestione ottimale.
Noi non ci siamo deresponsabilizzati. In questo senso, abbiamo accolto molti emendamenti sia di maggioranza che di minoranza, proprio per poter entrare nella fase finale del procedimento, cioè dopo che i Comuni si sono guardati intorno e rispetto alle modalità di erogazione di quei servizi hanno elaborato una proposta. Ricordiamoci che queste nove funzioni fondamentali sono funzioni dei Comuni rispetto alle quali i nostri Sindaci e i nostri amministratori saranno giudicati dalla Comunità che li ha eletti; allora consentiamo loro di fare proposte aggregative.
Ci siamo riservati, anche in sede di Commissione, la valutazione di queste proposte aggregative, ci siamo riservati il potere sostitutivo di intervento nel momento in cui queste proposte aggregative non raggiungessero l'obiettivo che tutti noi ci poniamo, che è quello del raggiungimento del miglior ambito territoriale possibile, ma non mettiamo dei paletti che non raggiungono l'obiettivo che giustamente voi oggi avete qui rappresentato e che posso anche condividere. Non lo raggiunge il numero di quattro, cinque, sei Comuni! Teniamo conto del fatto che qui noi abbiamo 600 Comuni sotto i mille abitanti e già per raggiungere i 3.000 abitanti, che noi abbiamo imposto anche nelle convenzioni, dovranno mettersi insieme più di tre o quattro Comuni, e non esisterà un Comune - su questo vorrei lanciare insomma una scommessa - che ci presenterà una proposta aggregativa di un'unione tra due Comuni. Perché i nostri Comuni, comunque, e qui non lo voglio dire con demagogia, stanno ragionando da tempo e sanno che in ballo c'è l'erogazione dei servizi.
Quindi, con umiltà, volevo spiegarvi le ragioni per cui la Giunta darà parere negativo a questi emendamenti riservandosi, poi, al successivo articolo 13, eventualmente delle forme (e lì, sì, seguo completamente il vostro ragionamento) per la costruzione di ambiti territoriali più ampi per quel che riguarda le funzioni specifiche legate alla montagna.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Maccanti.
Avendo terminato la discussione sugli emendamenti, procediamo con la votazione degli stessi.
Non ci sono dichiarazioni di voto.
Il numero legale è 28.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 18), sul quale l'Assessore Maccanti, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 8), sul quale l'Assessore Maccanti, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 7), sul quale l'Assessore Maccanti, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
L'emendamento n. 20) è ritirato.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 2), sul quale l'Assessore Maccanti, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 9), sul quale l'Assessore Maccanti, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
L'emendamento rubricato n. 19) è ritirato.
Indìco la votazione palese sull'articolo 7, nel testo originario.
Il Consiglio approva.
Ricordo che alle ore 14.30 si riprenderà con il question time e alle ore 15 con la seduta ordinaria.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.11)



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