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Dettaglio seduta n.269 del 12/09/12 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



(Alle ore 14.30 il Presidente Cattaneo comunica che, per mancanza del numero legale, la seduta avrà inizio alle ore 15.00)



(La seduta ha inizio alle ore 15.01)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Do atto che l'o.d.g. è stato approvato nella seduta dell'11 settembre 2012.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Botta Franco Maria, Casoni, Cota Montaruli, Motta Massimiliano, Ronzani e Sacchetto.



PRESIDENTE

Il numero legale è 27.



PRESIDENTE

Se sussistono le condizioni per procedere celermente, vi era l'impegno di affrontare alcuni ordini del giorno (qualora gli atti d'indirizzo richiedessero discussioni più importanti, l'intesa prevedeva, invece, di riprendere l'esame del provvedimento relativo alla legge urbanistica).


Argomento: Celebrazioni Manifestazioni Anniversari Convegni

Esame ordine del giorno n. 848 presentato dal Consigliere Pedrale, inerente a "Costituzione di un Comitato di indirizzo politico-amministrativo relativo all'Expo internazionale 2015" e collegato ordine del giorno n. 854 presentato dai Consiglieri Bono e Biolé, inerente a "Impegno per un'Expo diffusa e sostenibile"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame degli ordini del giorno n. 848 e n. 854, cui al punto 4) all'o.d.g.
Ha chiesto la parola il Consigliere Pedrale, per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 848.



PEDRALE Luca

Grazie, Presidente.
Se i colleghi avranno la bontà e la pazienza di leggere il testo dell'ordine del giorno n. 848 - magari lo faranno nei prossimi minuti ritengo che si possa trovare una larga condivisione da parte di tutto (o quasi tutto) il consesso.
Si tratta di coinvolgere il Consiglio regionale, con una rappresentanza sia della maggioranza che della minoranza, in tutto il percorso che vedrà interessata la Regione Piemonte da qui agli avvenimenti di Expo 2015. Come sapete, recentemente la Regione Piemonte ha siglato, con la Regione Lombardia, un protocollo d'intesa che prevede tutta una serie di iniziative sul campo turistico, sociale, economico e delle infrastrutture anche con l'impegno di adeguate risorse. All'interno di questo protocollo d'intesa vi è il riferimento anche alla collaborazione con gli Enti locali (Comuni, Province e Camere di Commercio).
Io ritengo - peraltro, credo che la Giunta regionale condivida quest'esigenza - che vista l'importanza di questo evento, che interesserà comunque, di riflesso, tutto il Piemonte (assumendo come stima le ipotesi più pessimistiche, sono previsti almeno 9 milioni di persone che graviteranno fra Milano e Torino, quindi almeno la metà della nostra Regione, se non di più, sarà coinvolta con la presenze di turisti, di visitatori e di operatori che, se ben accolti e seguiti, potranno poi credere nella Regione Piemonte e quindi ritornare sul nostro territorio per fare investimenti o anche semplicemente per fidelizzarli da un punto di vista turistico) ci si dovrà adoperare affinché venga colta questa opportunità, che il Piemonte si trova una volta tanto senza neanche averla dovuta costruire, ma di riflesso (essendo una Regione confinante con la Lombardia). È un'opportunità che non dobbiamo lasciar cadere e il Consiglio regionale, quale espressione di tutta la popolazione e la comunità piemontese, deve poter dare il proprio contributo.
La Giunta regionale sta già lavorando, ma credo che tutto il Consiglio regionale debba avere la possibilità di poter contribuire offrendo indirizzi strategici e spunti su come gestire la situazione affinché questa opportunità si concretizzi con una ricaduta davvero positiva e duratura per la nostra Regione.
A suggello di ciò - concludo davvero - la proposta è quella di costituire un Comitato o una Commissione sulla falsariga di quanto è stato fatto per Italia 150°, in cui vi sia, insieme alla Giunta regionale alla Camera di Commercio, alle Province e ai Comuni interessati più importanti, anche una rappresentanza di Consiglieri regionali, sia di maggioranza che di minoranza.



PRESIDENTE

Qualora alcuni colleghi volessero aggiungere la propria firma - sono già pervenute richieste in tal senso - lei acconsente a sottoscrivere il documento anche in corso di seduta?



PEDRALE Luca

Sì, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie.
Procediamo con l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 854 dichiarato collegato, presentato dai Consiglieri Bono e Biolé.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente. Lo illustro brevemente.
Noi, come altri Gruppi consiliari, siamo stati contattati, in nome del Presidente Cota, appunto per discutere quello che dovrebbe essere un consenso unanime a questa iniziativa di rilevanza mondiale - mi riferisco a Expo 2015 - che si dovrebbe tenere a Milano.



PRESIDENTE

Mi scusi, Consigliere Bono, ma non la sento proprio. Le chiedo cortesemente di aumentare il volume della voce. Grazie.



BONO Davide

Mi avvicino di più al microfono, posto che la voce la devo conservare per gli emendamenti relativi al disegno di legge che interessa l'Assessore Cavallera!



PRESIDENTE

Sa che ci tiene.



BONO Davide

Certamente.
Brevemente, sappiamo che il 13 luglio 2012 la Regione Piemonte, nella persona del Presidente della Giunta, Roberto Cota, la Regione Lombardia e il Commissario generale di Expo 2015 (che sono la stessa persona), nella persona di Roberto Formigoni, hanno firmato un protocollo d'intesa per una collaborazione mirata alla definizione di attività condivisa a supporto di Expo Milano 2015.
Nell'incontro cui abbiamo partecipato come singoli Gruppi consiliari nel corso del quale penso siano state fornite più o meno le stesse informazioni (poi, magari, qualche Gruppo avrà ricevuto qualche indicazione o condivisione maggiore), siamo stati informati di come il Piemonte dovrebbe avere delle ricadute positive soprattutto dal punto di vista turistico, perché i visitatori di Expo 2015 di Milano potrebbero trovare più agevole, soprattutto dal punto di vista economico, andare a dormire fuori dall'interland milanese, magari nel Novarese, sul Lago Maggiore, sul Lago d'Orta o comunque ad una distanza di 50 chilometri da Milano, se non nella stessa città di Torino, vista la mirabolante linea ad Alta Velocità che permette di collegare Torino con Milano in una tempistica di circa 50 o 55 minuti.
Noi nutriamo dei dubbi già nell'impianto della proposta che ci è stata formulata come Gruppi consiliari, soprattutto perché non sappiamo ancora in effetti, qual è la richiesta economica che viene avanzata alla Regione Piemonte (perché, ovviamente, in base a questo protocollo d'intesa, non è che potremo avere solo benefici senza investire nulla!).
Si è parlato anche di possibili ricadute per quanto riguarda l'aeroporto di Malpensa, per cui bisognerebbe cercare di collegarlo meglio alla Regione Piemonte. Tuttavia, se aprissimo un capitolo sull'aeroporto di Malpensa, se ne dovrebbe discutere per ore, visto com'è stato concepito e la zona interessata; è un classico esempio di spreco clientelare di soldi degli italiani! Tuttavia, vorrei concentrarmi maggiormente sul concetto in sé di Expo 2015; concetto che è stato fortemente criticato, tra l'altro, anche dal Presidente Cota, quando, a livello di cultura (ma potremmo fare un ragionamento generale sull'utilizzo delle risorse, e su questo so che il Consigliere Leo è molto attento), si è espresso contro i grandi eventi e contro la relativa spesa, sostenuta solamente da soldi pubblici, che non riescono a rientrare della spesa fatta con i biglietti staccati.
Quindi, se ne parliamo così, per cultura in generale, a maggior ragione, con l'esperienza che si è fatta in Piemonte - con quello che abbiamo speso e di cui non siamo ancora rientrati, tuttora stiamo pagando le Olimpiadi Torino 2006, senza considerare l'articolo apparso oggi sul buco di 3,5 milioni di euro per quanto riguarda Italia 150 - forse dovremmo riflettere un po' più attentamente e non dare un'adesione acritica a quest'ordine del giorno, non dare un'adesione acritica al protocollo d'intesa.
Mi sarebbe piaciuto che, al di là della priorità della Giunta al disegno di legge 153 - è giusta e sacrosanta, è una sua scelta politica il Consiglio avesse discusso su questi due ordini del giorno, prendendo in considerazione il piano economico, che non è secondario, anche perché si è detto più volte la Regione Lombardia ha tutta un'altra situazione di bilancio rispetto alla nostra.
Di conseguenza, prima di dare un'adesione acritica, penso che qualunque forza politica con la testa sulle spalle e che si propone come possibile forza che potrebbe amministrare la Regione Piemonte in futuro (o qualunque altro livello istituzionale) dovrebbe capire se il gioco vale la candela cioè se gli eventuali investimenti porteranno benefici almeno pari o superiori, altrimenti non si chiamano investimenti, ma si chiamano sprechi quelli che la Giunta Cota dovrebbe contrastare da circa due anni.
Inoltre sottolineo che, sempre nell'ambito del disegno di legge 153 l'Expo è stata criticata moltissimo dal punto di vista del consumo di suolo, delle ricadute su un territorio ancora vergine, un territorio a vocazione agricola, poco fuori Milano, che dovrebbe venire cementificato in totale contrasto con quello che è il tema dell'Expo mondiale, ovvero nutrire il pianeta di energia per la vita. Capite che è un paradosso nutrire il pianeta col cemento. Diceva qualcuno che le mucche non mangiano il cemento, ma neanche gli esseri umani, anche se in alcune aree del pianeta ci stiamo provando. Energia per la vita: bisognerebbe che si studiasse veramente come cercare di ridurre i consumi energetici e non solo come produrre più energia, con le ricadute che ne possiamo avere.
Quindi la priorità dell'esposizione ha come sottotemi la preservazione della biodiversità agro-alimentare, con tanto di stand che dovranno esporre appunto le diversità agro-alimentari delle varie aree del mondo, il rispetto dell'ambiente agricolo, la tutela della qualità e sicurezza del cibo, le nuove frontiere delle biotecnologie, l'innovazione applicata ai temi di trasformazione e distribuzione alimentare, la cooperazione e lo sviluppo in ambito agro-alimentare, nonché i processi formativi culturali legati all'alimentazione come espressione identitaria e originaria dei popoli.
Di proposte alternative all'Expo 2015, non come entità in sé, ma come realizzazione precipua nell'area dedicata a Milano, ne sono state fatte, e non da parte di persone che non hanno un certo qual peso, anche culturale nella vita di Milano, della regione Lombardia e dell'Italia. Infatti l'Ordine degli Architetti di Milano ha tenuto una serie di incontri per documentare le condizioni dei vari tipi di Expo realizzate negli scorsi anni (Lisbona, Hannover e Siviglia), dove si è riscontrata una notevolissima quantità di spazi abbandonati e di padiglioni in rovina, che poi ovviamente diventano ricettacolo di micro e macrodelinquenza. Ricordo che lo stesso esempio si potrebbe fare per le Olimpiadi di Torino 2006.
A seguito di ciò, il Politecnico di Milano (dunque non una delle ultime Università d'Italia e d'Europa) e la Fondazione CARIPLO hanno cofinanziato un progetto di Expo diffusa e sostenibile (sito internet: expodiffusa.it che potete consultare tutti per verificare se sto dicendo delle corbellerie) che si sta svolgendo presso il Dipartimento di progettazione dell'architettura del Politecnico di Milano. Tale progetto è finalizzato a valutare e promuovere le opportunità di realizzazione dell'Expo 2015 come manifestazione diffusa nel territorio regionale e macroregionale attraverso interventi ecosostenibili a scala generale e locale. Praticamente permette di realizzare un'Expo che non sia concentrata solo in questo terreno che ancora adesso sarebbe libero da costruzioni, ma a valorizzare realmente tutta la provincia di Milano, eventualmente la provincia di Novara, il VCO e il Piemonte. In sostanza, permette di realizzare quell'Expo diffusa e sostenibile con basso impatto ambientale, basso impatto economico e alto ritorno turistico, alto ritorno economico.
Se vogliamo cogliere un'occasione per quanto riguarda la nostra regione, noi siamo favorevoli, perché ci rendiamo conto che la situazione economica e politica del Piemonte e dell'Italia, in particolar modo del Piemonte e del nord Italia, è critica. Non venitemi a dire che l'unica cosa che possiamo sfruttare è l'indotto turistico di qualche persona che non andrà a dormire a Milano e andrà a dormire nelle province di zona, perch si può ancora fare di più. Penso che di questo il Consiglio regionale debba farsene carico, così come se ne dovrebbe far carico il Presidente della Regione Piemonte, se ne dovrebbe far carico il Presidente della Regione Lombardia Formigoni, se ne dovrebbe far carico il Sindaco della Città di Milano Pisapia, che quando è stato eletto nel suo programma aveva anche quello di cercare di realizzare un'Expo realmente diffusa e sostenibile (poi, una volta eletto, come spesso fanno gli amministratori locali e non locali di qualunque colore, non ha tenuto fede alle dichiarazioni fatte in campagna elettorale) Viceversa, andare nella direzione di questa Expo che non è né diffusa né sostenibile sarà l'ennesimo spreco di soldi dei contribuenti italiani.



PRESIDENTE

aperto il dibattito generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Buquicchio; ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Ho ascoltato con attenzione e molto interesse le considerazioni del Consigliere Bono; tuttavia, relativamente a questi ordini del giorno, in modo molto trasparente, devo dire la verità.
Il Consigliere Pedrale mi aveva già coinvolto sull'argomento quando ha presentato un ordine del giorno precedentemente a quello del Movimento 5 Stelle e gli avevo detto che l'impostazione che prevedeva la creazione di un coordinamento politico-amministrativo con membri che partecipano a titolo gratuito sicuramente, per meglio gestire e indirizzare la questione non poteva doversi ritenere negativa.
Consigliere Pedrale, le ho promesso che avrei aderito al suo documento e aderisco perché non cambio idea, però lei deve specificare che i partecipanti sono a titolo gratuito. Va anche specificato il numero di rappresentanza del Consiglio regionale tra maggioranza e minoranza, perch proprio per dirla fuori dai denti - se riducessimo la rappresentanza ai Gruppi maggiori, non sarei interessato neanche a votarlo.
Detto questo, debbo riconoscere che l'ordine del giorno del Movimento 5 Stelle merita attenzione e io, siccome penso che, pur nascendo da una filosofia diversa, non è in totale contraddizione con quello che si chiede nel primo ordine del giorno - per correttezza, il primo lo voto perch avevo promesso di farlo - aderisco anche al pensiero di partenza e di arrivo che ha illustrato il Consigliere Bono, per cui come Gruppo voter entrambi gli ordini del giorno.
Questa è la mia dichiarazione di voto unica per ambedue i documenti che il mio Gruppo accoglierà favorevolmente. Chiedo però al Consigliere Pedrale di darmi un chiarimento cortese su quel punto.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Biolé; ne ha facoltà.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
Se ci fosse bisogno - e ritengo che un po' ce ne sia - intervengo ovviamente a sostegno di quello che è stato già detto dal mio Capogruppo.
In qualche modo, quest'ordine del giorno può essere visto come in contrapposizione con quello rappresentato dal Consigliere Pedrale. Io credo che, andando veramente a verificare tutti i richiami presenti all'interno di questo documento, si capisca che è semplicemente la proposta di un'alternativa.
Tutta la realizzazione, la pianificazione e la progettazione di quelli che sono i grandi eventi (le Expo internazionali, ma anche tanti eventi importanti come le Olimpiadi invernali di Torino e aggiungo anche eventi che riguardano le Olimpiadi estive in altre parti d'Europa e del mondo) hanno di per sé creato delle situazioni particolarmente difficoltose per quanto riguarda il riutilizzo di tutto il patrimonio di manufatti che sono stati realizzati e, a tal fine, il più delle volte perché la progettazione non è stata fatta in quest'ottica di rifunzionalizzazione o quanto meno non c'è stata la volontà da parte degli amministratori a tutti i livelli di contrapporsi e di imporre un'autorità rispetto a quelli che possono essere interessi minuti per la quantità di persone interessate, ma molto molto grandi per il giro di affari e di risorse, quindi anche di introiti derivanti.
Da questo punto di vista, l'idea in sé dell'esposizione internazionale naturalmente, nasce due secoli fa dalla volontà di ricondurre all'interno di un contesto molto ridotto tutte le eccellenze nei vari campi prodotte dalle varie filiere di ricerca di svariati paesi.
Chiaramente, tutto questo, con lo sviluppo di alcuni strumenti tecnologici, da un certo punto di vista, ha smesso di essere così importante rispetto alla finalità primaria ed è diventata l'occasione - non lo diciamo solo noi, ma esperti di Politecnici illustri - per creare aspettativa di un certo tipo, cioè indotti turistico-economici in un certo territorio. In realtà, per la maggior parte i risultati sono negativi sia per chi quel territorio lo vive quotidianamente, sia per le casse e gli equilibri di bilancio degli enti e dei comitati che gestiscono questo tipo di eventi, ma, ovviamente, anche per gli enti locali (comunali, provinciali e regionali) che ospitano questo tipo di eventi e per le casse del Tesoro statale.
Il progetto "Expo diffusa e sostenibile" è il risultato - lo si pu leggere sul sito ad esso dedicato - di ragionamenti, idee e progettualità che cercano di conciliare l'occasione di un evento del genere con una valorizzazione diffusa del territorio, senza che su questo si insista solo da un punto di vista, ormai, come dicevo, insostenibile, come testimoniato da vari esempi del passato.
Proprio per questo, tornando al ragionamento precedente, non deve essere interpretato come una contrapposizione, ma come la volontà di proporre un'alternativa e un'evoluzione, che deve essere, prima di tutto psicologica e di convinzione da parte degli amministratori, che dovrebbero gestire e verificare queste politiche anche attraverso i risultati conseguiti durante e dopo i grandi eventi. Altresì, proviene da una consapevolezza: infatti, trattando una legge rilevante come quella dell'urbanistica regionale, ci accorgiamo dell'importanza della partecipazione, dell'istanza cittadina e anche del rispetto dei diritti principali dei cittadini italiani, in questo caso dei cittadini lombardi e piemontesi innanzitutto.
Da questo punto di vista, il benessere diffuso e generale del cittadino e la salvaguardia del territorio dovrebbero costituire le pietre miliari per ogni tipo di opera e di progetto, anche riguardo ai grandi eventi.
Per questo ritengo che chi più o meno si spende, da tanto o poco tempo per evitare la diffusione ulteriore di scempi e di situazioni così insostenibili e irrecuperabili, che abbiamo enumerato più volte durante la discussione della legge che stiamo analizzando, abbia il dovere - almeno l'onestà intellettuale - di valutare davvero se l'alternativa, che riteniamo assolutamente plausibile e da abbracciare, possa essere votata e chiaramente, sostenuta. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
La parola al Consigliere Reschigna.



RESCHIGNA Aldo

Pochi secondi per dire che votiamo l'ordine del giorno presentato dal collega Pedrale.
Lo votiamo perché riteniamo utile un coinvolgimento del Consiglio regionale, anche rappresentativo della complessità politica del Consiglio regionale, all'interno di questa cabina di regia; perché riteniamo utile che la Regione svolga una funzione di forte coordinamento su questi temi.
Sappiamo tutti che, individualmente, i diversi soggetti stanno tentando di contattare l'organismo di governo dell'Expo 2015, immaginando da un rapporto diretto possibili ricadute sui propri territori, mentre credo che la Regione Piemonte, per il livello e il ruolo che riveste, debba essere capace di rappresentare le istanze complessive del Piemonte.
Ho voluto intervenire anche per un'altra ragione. Anche il sottoscritto, come gli altri Capigruppo d'opposizione, è stato a suo tempo contattato dal dottor Cortese, Capo della Segreteria del Presidente Cota per l'illustrazione delle iniziative che la Giunta regionale stava immaginando di svolgere su questo tema.
Francamente, dico che siamo molto in ritardo, perché in quel colloquio il dottor Cortese immaginava la rappresentazione, innanzitutto, alla Commissione e al Consiglio regionale, durante il mese di luglio, di un documento, che, sostanzialmente, rappresentasse le linee guida all'interno delle quali doveva muoversi la cabina di regia, di cui, però, non abbiamo avuto traccia.
Come ha ricordato il collega Bono, vi era l'impegno a presentare tutto ciò prima che venisse firmato il protocollo d'intesa con il Presidente della Regione Lombardia: anche di tutto ciò non abbiamo avuto alcuna traccia.
Allora, la riteniamo un'occasione, che, in modo particolare, riguarda più direttamente alcune zone del Piemonte, ma può riferirsi al Piemonte nel suo complesso, però occorre che alle dichiarazioni, ai grandi enunciati e ai grandi protocolli, che dicono tutto e niente, seguano fatti concreti che noi non stiamo vedendo.
Parta pure questa cabina di regia. È utile il coinvolgimento del Consiglio regionale su questi temi per cercare, sostanzialmente, di coordinare le diverse iniziative che nei diversi territori del Piemonte si stanno muovendo.
Invece, sull'ordine del giorno presentato dal Gruppo del Movimento 5 Stelle daremo la presenza, non perché non siano reali e concrete le riflessioni proposte dai colleghi del Movimento 5 Stelle. È importante come questa nazione affronta i grandi investimenti che le grandi manifestazioni mondiali propongono, così come la capacità di gestire le possibili ricadute, per evitare un abbandono del territorio e fare in modo che esprimano ancora un senso positivo all'interno delle comunità locali.
Per quanto riguarda i riferimenti alle questioni delle Olimpiadi invernali di Torino non sono d'accordo, perché ritengo che quelle olimpiadi si siano sviluppate all'interno di esperienze positive e negative del passato, che già immaginavano e studiavano, a partire dai villaggi olimpici, il destino e il loro utilizzo successivo. Certo, c'è il problema di qualche impianto, ma rimarrebbe comunque tale.
Il nostro voto di presenza è legato soprattutto al fatto che, pur considerandolo un tema rilevante nella dimensione nazionale, in questo momento non abbiamo elementi di informazione rispetto al successivo progetto di riutilizzo dell'Expo 2015. Allora, lanciare un allarme senza avere gli elementi di informazione, ci porta, come Consiglio regionale del Piemonte, ad esprimere questo voto di presenza. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pedrale.



PEDRALE Luca

Grazie, Presidente. Oltre a ricordare che sulla materia vi è stato un impegno forte di tutta la Giunta regionale - in particolare del Presidente Cota, come ha ricordato il Consigliere Reschigna - mi fa piacere rilevare una condivisione molto larga sulla necessità che il Consiglio regionale contribuisca a sostenere gli indirizzi, le linee strategiche e le iniziative che la Regione Piemonte porterà avanti a proposito di questo grande evento.
Raccolgo l'invito del Consigliere Buquicchio, cioè quello di specificare - peraltro ricordo che è già previsto dall'articolo 3 del Protocollo di collaborazione fra Lombardia e Piemonte, quindi è una cosa che esiste e che si tratta di completare - che la partecipazione dei componenti di questo comitato non comporta oneri per l'amministrazione regionale.
Leggo il periodo: ".. a prevedere che facciano parte, senza oneri per l'amministrazione regionale, del comitato di indirizzo, oltre che il presidente della giunta regionale o suo delegato, una rappresentanza dei consiglieri regionale di maggioranza (quattro) che di minoranza (tre)".



PRESIDENTE

Quindi quattro di maggioranza e tre di minoranza.



PEDRALE Luca

Ripeto: "prevedere che facciano parte, senza oneri per l'Amministrazione regionale, del Comitato di indirizzo....."



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera per il parere della Giunta.



CAVALLERA Ugo, Vicepresidente della Giunta regionale

Esprimo parerete favorevole sull'ordine del giorno n. 848 e parere contrario sull'ordine del giorno n. 854.



PRESIDENTE

Indìco la votazione sull'ordine del giorno n. 848 così come modificato dal proponente il cui testo recita: "Il Consiglio regionale Considerato che nel 2015 si svolgerà l'Expo internazionale a Rho che dista pochi chilometri dal territorio del Piemonte Vista la recente intesa fra la Regione Piemonte e la Regione Lombardia sull'evento Expo 2015 siglato con uno specifico protocollo di collaborazione venerdì 13 luglio scorso Considerato che la prevista presenza di circa 20.000.000 di visitatori che graviteranno essenzialmente tra Lombardia e Piemonte dovranno essere accolti in parte nella nostra Regione Ritenuto che tale opportunità possa generare conseguenze molto positive per l'economia piemontese, in particolare per gli ambiti prioritari di intervento definiti nel Protocollo, ovvero: il settore agroalimentare, lo sviluppo sostenibile del sistema rurale, il turismo, la cultura, le infrastrutture e i trasporti Ritenuto che sulle linee strategiche delle predette ricadute economiche sociali-culturali e turistiche debba essere coinvolto anche il Consiglio regionale, come ai sensi dell'articolo 3 del già citato Protocollo Considerata l'opportunità di coinvolgere nelle iniziative dell'Expo anche le Fondazioni bancarie, Camere di commercio ed Enti locali Considerata la rilevanza dell'evento Expo 2015 che rappresenterà il più grande evento internazionale che si svolgerà in Italia nei prossimi abbi e costituirà una grande opportunità per il sistema imprenditoriale, le istituzioni e i cittadini Considerato altresì che l'obiettivo finale è di sviluppare un sistema di coordinamento delle reti di eccellenza che comprenda, tra l'altro: la sostenibilità ambientale ed energetica della filiera agroalimentare; il coordinamento per la gestione e condivisione di progetti di tracciabilità rintracciabilità; la ricerca scientifica nell'ambito delle tecnologie per la qualità e la sicurezza degli alimenti e in quelle per la salute e il benessere del consumatore A costituire, d'intesa con il Consiglio regionale, il Comitato di indirizzo politico-amministrativo relativo all'Expo internazione 2015 previsto dall'articolo 3 del Protocollo di collaborazione, per dare attuazione a quanto stabilito nel Protocollo medesimo a prevedere che facciano parte, senza oneri per l'Amministrazione regionale, del Comitato di indirizzo oltre che il Presidente della Giunta regionale, o suo delegato, una rappresentanza di Consiglieri regionali di maggioranza (quattro), di minoranza (tre), le Fondazioni bancarie, le Camere di Commercio piemontesi e una rappresentanza dell'ANCI, quali istituzioni coinvolte nell'attuazione del Protocollo.".
Il Consiglio approva Indìco la votazione nominale sull'ordine del giorno n. 854 il cui testo recita: "Premesso che: il 13 luglio 2012 la Regione Piemonte (nella persona del Presidente Cota) la Regione Lombardia ed il Commissione Generale dell'Expo 2015 (entrambe nella persona di Roberto Formigoni) hanno firmato un protocollo d'intesa per una collaborazione mirata alla definizione di attività condivise a supporto dell'Expo Milano 2015 l'esposizione ha come tema "Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita", con priorità a sottotemi quali la preservazione della biodiversità agroalimentare, il rispetto dell'ambiente agricolo, la tutela della qualità e la sicurezza del cibo, le nuove frontiere delle biotecnologie applicate all'alimentazione, la cooperazione allo sviluppo in ambito agroalimentare nonché i processi formativi e culturali legati all'alimentazione come espressione identitaria ed originale dei popoli Per dare operatività alle linee di indirizzo definite dal Comitato di Indirizzo, è costituta una Cabina di Regia tecnica che avrà il compito di definire un piano dettagliato di interventi di proposte e di attività congiunte e condivise per ciascuna delle tematiche sopra evidenziate garantendo il coinvolgimento attivo delle istituzioni e dei soggetti interessati e tenendo conto dei progetti di collaborazione e delle attività già in essere Considerato che: il Gruppo consiliare del Movimento 5 Stelle aveva chiesto al Presidente Cota di venire a riferire in Consiglio prima di formare l'accordo di programma, cosa che non é avvenuta l'Expo dovrebbe sorgere nel territorio di Rho, all'estrema periferia nord di Milano, su terreni precedentemente destinati a suolo agricolo acquistati dalla Fondazione Fiera di Milano il 12 e 13 giugno 2011 si è svolto un referendum consultivo nel quale i cittadini di Milano, con una maggioranza del 95,51% dei votanti hanno chiesto che in futuro l'area dell'Expo venisse destinata a parco gli insediamenti nella zona sono viceversa stimati in 75 mila metri quadrati l'Ordine degli Architetti di Milano ha tenuto una serie di incontri per documentare le condizioni dei siti delle Expo realizzate negli scorsi anni a Lisbona, Hannover e Siviglia, dove si riscontra una grande quantità di spazi abbandonati e di padiglioni in rovina A seguito di ciò il Politecnico di Milano e la Fondazione Cariplo hanno cofinanziato un progetto di Expo "Diffusa e Sostenibile" (http://www.expodiffusa.it), che si sta svolgendo presso il dipartimento di Progettazione dell'Architettura del Politecnico di Milano, finalizzata a valutare e promuovere le opportunità di realizzazione dell'Expo del 2015 come manifestazione diffusa nel territorio regionale attraverso interventi ecosostenibili a scala generale e locale.
Il Consiglio regionale impegna la Giunta ad aderire al Progetto "Expo Diffusa e Sostenibile" ed a proporre alla Regione Lombardia, alla Provincia e al Comune di Milano di seguire tale impostazione nell'ambito della definizione delle attività condivise per l'Expo 2015" L'esito della votazione è il seguente: presenti 37 Consiglieri votanti 30 Consiglieri hanno votato SÌ 7 Consiglieri hanno votato NO 23 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 7 Consiglieri Il Consiglio non approva.


Argomento: Industria (anche piccola e media) - Problemi del lavoro e della occupazione

Esame ordine del giorno n. 636 avente per oggetto "Ritardo avvio produttivo di Mirafiori e ricadute sull'indotto auto" presentato dai Consiglieri Artesio, Bresso, Buquicchio, Cerutti, Ronzani e Stara


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'ordine del giorno n. 636 di cui al punto 3) dell'o.d.g.
La parola alla Consigliera Artesio per l'illustrazione.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
Quest'ordine del giorno, condiviso da numerosi Gruppi dell'opposizione, pone una questione sulla cui cogenza, e credo anche sulla cui interpretazione, possono esserci molte convergenze. Vale a dire, la comune preoccupazione dei diversi livelli istituzionali, nonché delle diverse forze politiche, in ordine al futuro dell'attività manifatturiera nella regione Piemonte e, specificamente, nella città di Torino, così come configurata dal proseguimento delle attività produttive del comprensorio Fiat Mirafiori.
Noi abbiamo discusso in quest'Aula, così come ha fatto il Consiglio provinciale e il Consiglio comunale, in merito alla realizzazione del programma Fabbrica Italia, in merito al quadro delle relazioni sindacali.
Su questo, le politiche si sono differenziate in merito alla tempistica sul mantenimento degli impegni del Gruppo Fiat rispetto alla ripresa delle attività produttive e dei modelli di auto da produrre all'interno di quello stabilimento.
La questione, soprattutto per la latitanza per la questione, è nota a tutti, ma a quel tema si aggiungono preoccupazioni, credo condivise, almeno così appare dalle dichiarazioni di autorevoli esponenti dell'esecutivo regionale, in ordine alle conseguenze che la mancata programmazione del progetto riguardante il rilancio di Fiat Mirafiori, sta inducendo in tutta la filiera dell'indotto.
A frammenti, mano mano che le situazioni si presentavano nelle loro urgenze, questo Consiglio regionale ha avuto modo di affrontare, tramite interrogazioni dei Consiglieri e risposte dell'Assessore Porchietto, la sequenza delle crisi produttive e delle conseguenti riorganizzazioni in ordine alle dotazioni organiche che hanno coinvolto la filiera collegata alla produzione automobilistica.
Credo che, comune preoccupazione, considerando anche le dichiarazioni rese dall'Assessore al lavoro, sia quella di trovare modi, nelle politiche pubbliche per quanto di loro competenza ma ancora di più nelle relazioni tra le politiche pubbliche e il mondo imprenditoriale, di riuscire a costruire quadri di ragionevole certezza, affinché gli imprenditori possano garantire la continuità non solo occupazionale, ma anche produttiva.
A rafforzare la necessità di una riflessione in questa cornice, sono venute, poco prima della chiusura per la pausa estiva, anche le dichiarazioni dell'Assessore Porchietto che ha invitato i parlamentari piemontesi a specificare la questione piemontese nell'agenda politica del governo. Tutti noi, come Consiglieri regionali, eravamo coinvolti all'interno della possibilità di una Commissione aperta nella quale conoscere, tramite l'Assessore, gli esiti di questo incontro con i nostri rappresentanti territoriali, oppure incontrarli direttamente per esporre le condizioni di preoccupazione e l'analisi delle possibilità di sviluppo e di consolidamento.
Chiedo, in quest'ordine del giorno, esattamente ciò che mi sembra l'Assessore abbia anticipato: istituire un tavolo a livello nazionale che partendo dall'analisi del futuro della produzione automobilistica, assuma la questione di questo comparto manifatturiero che ha caratterizzato la produzione e l'economia del nostro Paese e del nostro nord, nella relazione con tutte le conseguenze che impattano sulla piccola e media impresa.
Mi auguro che l'urgenza, e credo anche la necessità, possano trovare il consenso del Consiglio.



PRESIDENTE

Grazie. Non essendovi ulteriori richieste di intervento da parte degli altri firmatari, dichiaro aperta la discussione generale, per la quale ha chiesto di intervenire il Consigliere Carossa; ne ha facoltà.



CAROSSA Mario

Grazie, Presidente. Sicuramente, per come quest'ordine del giorno è stato spiegato in maniera molto esaustiva dalla Consigliera Artesio verrebbe da dire che siamo d'accordo: difficilmente non ci si potrebbe trovare d'accordo su determinate cose.
Abbiamo però riflettuto all'interno del Gruppo e della maggioranza. Noi riteniamo che, proprio in virtù di quello che stiamo vedendo e - come dicevo prima - di quanto espresso dalla collega Artesio, si debba andare oltre; decisamente oltre: non per sminuire il discorso FIAT, che è importantissimo e fondamentale, ma perché riteniamo che il tema del lavoro debba essere affrontato - non vorrei assolutamente essere offensivo, ma mi si permetta di usare quest'espressione - in modo più incisivo e più alto. I sondaggi magari saranno diversi tra loro in ordine alle intenzioni di voto ma tutti concordano sul fatto che uno dei problemi più importanti per i cittadini di questa Regione, e non solo di questa Regione, sia quello del lavoro.
Ritenevo dunque che potesse essere utile rimandare l'ordine del giorno in Commissione; ho sentito il Presidente Cota, che sarebbe addirittura d'accordo sul fatto che potrebbe essere utile per tutti quanti svolgere un Consiglio straordinario in cui magari si vada a costituire, cercando di coinvolgere - perché no? - anche la rappresentanza parlamentare, una lobby piemontese che vada ad affrontare i problemi del lavoro, della fiscalità e di quel macro-insieme di questioni che in questo momento creano delle enormi difficoltà nel tessuto sociale ed economico della nostra Regione così come auspicato dall'Assessore Porchietto.
Per non arrivare ad una nostra astensione, che - lo dico chiaramente com'è mia abitudine - non porterebbe proprio a nulla, se fosse possibile chiederei quindi cortesemente alla Consigliera Artesio di ritirare quest'ordine del giorno, impegnandoci tutti quanti in quest'Aula - il Presidente per primo - a convocare in tempi brevissimi un Consiglio straordinario in cui si affronti il problema del lavoro e della fiscalità in maniera generale, compreso - naturalmente - il discorso FIAT. Grazie.



PRESIDENTE

Cosa ne pensa, Consigliera Artesio?



ARTESIO Eleonora

Ho chiesto ai colleghi degli altri Gruppi che hanno sottoscritto quest'ordine del giorno, che evidentemente non è un patrimonio n individuale né di parte, quale fosse la loro opinione. Io farei questa proposta: non accoglierei la richiesta di ritirare il documento accoglierei la richiesta di sospenderlo. Chiedo quindi, se possibile, di accantonarlo e considerarlo uno dei documenti che nella discussione del Consiglio straordinario del quale non ho dubbi verrà presto la calendarizzazione, possa poi in conclusione essere messo in votazione.



PRESIDENTE

Lei - mi permetta un complimento - è tra gli interpreti più autentici come lo sono le signore, della saggezza...
Ha chiesto la parola il Consigliere Boeti; ne ha facoltà.



BOETI Antonino

Intervengo solo perché il collega Ronzani, che è tra i firmatari dell'ordine del giorno, è assente: noi siamo d'accordo con la richiesta che viene dal Capogruppo della Lega Nord Carossa e condividiamo le osservazioni emerse nel dibattito. Forse è più pregnante un dibattito sull'occupazione rispetto alla discussione su un ordine del giorno.



PRESIDENTE

Grazie. La parola al Consigliere Pedrale.



PEDRALE Luca

Desidero associarmi alle riflessioni che ha fatto prima il collega Carossa e anche accogliere la proposta della Consigliera Artesio. Vista infatti l'importanza dell'argomento, credo davvero che non dobbiamo dividerci e la proposta di sospendere la trattazione dell'ordine del giorno mi pare dunque condivisibile.



PRESIDENTE

Ha chiesto nuovamente di intervenire il Consigliere Carossa; ne ha facoltà.



CAROSSA Mario

Ho chiesto la parola semplicemente per scusarmi, se posso, con la Consigliera Artesio, nel senso che effettivamente il fatto di chiedere il ritiro poteva sembrare - ma non lo voleva essere - un po' offensivo.
giustissimo - concordo con il termine, perché ha ragione lei "sospendere" la trattazione del suo ordine del giorno: in questo modo sicuramente riusciremo a indire quella seduta straordinaria del Consiglio.
Grazie.



PRESIDENTE

Bene, con il consenso unanime dell'Aula sospendiamo la discussione sull'ordine del giorno n. 636 che sarà ricalendarizzata quando ci saranno le condizioni che tutti hanno richiesto: decideremo la data in sede di Conferenza dei Capigruppo.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Taricco; ne ha facoltà.



TARICCO Giacomino

Grazie, Presidente. Intervengo per segnalare una questione: nel maggio di quest'anno avevo presentato, insieme ad altri colleghi, un ordine del giorno finalizzato a richiedere al Governo che intervenisse presso l'Unione Europea per evitare che fosse abolita la possibilità di etichettatura volontaria delle carni, strumento che dopo "mucca pazza" ha permesso la qualificazione del settore delle carni.
Ieri, il Parlamento europeo ha respinto per pochi voti l'inserimento della possibilità dell'etichettatura delle carni. Allora, se possibile, si renderebbe importante discutere - e io spero approvare - questo provvedimento che tutela i nostri produttori di carne di qualità piemontese, perché nei prossimi giorni il Consiglio dei Ministri agricoli dell'Unione europea sarà chiamato a pronunciarsi definitivamente su questo tema.
Come ho detto al Presidente, sono a chiedere se fosse possibile - anche perché su questo tema non possiamo che essere tutti d'accordo - di discutere ed approvare lo stesso questo testo, anche se non è all'o.d.g.
si tratta però di una notizia che abbiamo avuto quattro ore fa e quindi non potevamo iscrivere prima il tema all'o.d.g.. Qualora invece questo non fosse possibile, chiedo di calendarizzarne la discussione il prima possibile.
Sottolineo solo che l'argomento è di una certa qual urgenza perché è nell'agenda delle prossime ore. Grazie.



PRESIDENTE

Bèh, io credo che lei oggi potrà fare proselitismo; la Giunta dovrà chiedere un parere all'Assessore all'agricoltura e, se ci saranno le condizioni della condivisione che lei auspica, penso possa essere una soluzione quella di inserire questo tema nella seduta di martedì prossimo.
Infine, visto che abbiamo fatto una parentesi di circa un'ora e stiamo volgendo al termine dei nostri lavori, dobbiamo affrontare l'ordine del giorno n. 863 "Progetto VenTO" e anche un ordine del giorno collegato, il n. 768.


Argomento: Tempo libero

Esame ordine del Giorno n. 863 "Costituzione tavolo 'Progetto VenTO'" presentato dai Consiglieri Cerutti, Angeleri, Artesio, Biolè, Bono Buquicchio, Cantore, Carossa, Cattaneo, Cursio, De Magistris, Formagnana Gariglio, Goffi, Gregorio, Leardi, Leo, Lepri, Lupi, Manica, Marinello Negro, Novero, Pentenero, Placido, Ponso, Reschigna, Taricco, Tiramani Toselli ordine del Giorno n. 768 "Ciclovia del Fiune PO: un'opportunità da cogliere", presentato dai Consiglieri Taricco, Motta Angela, Muliere Reschigna.


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 863, avente ad oggetto "Progetto VenTO", presentato dai Consiglieri Cerutti, Angeleri, Artesio Biolé, Bono, Buquicchio, Cantore, Carossa, De Magistris, Formagnana Gariglio, Gregorio, Goffi, Lepri, Lupi, Manica, Marinello, Negro, Novero Pentenero, Placido, Ponso, Reschigna, Taricco e Tiramani, di cui al punto 5) all'o.d.g.
La parola alla Consigliera Cerutti, per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 863.



CERUTTI Monica

Grazie, Presidente.
Quest'ordine del giorno prova a dare seguito a quello che non pu essere considerato semplicemente un sogno, ma deve essere trattato come una proposta concreta avanzata attraverso un progetto dal Politecnico di Milano per costruire la pista ciclabile chiamata VenTO, che unirebbe Venezia a Torino.
Con quest'ordine del giorno, che ha avuto il sostegno di quasi tutti i Gruppi presenti in Consiglio regionale, si vorrebbe appunto provare a far sì che la Regione si faccia parte attiva nella costituzione di un tavolo interregionale, in modo da intraprendere le azioni necessarie di sensibilizzazione, promozione e realizzazione, avendo come base questo progetto che - come ripeto - è stato predisposto dal Politecnico di Milano e che prevede di utilizzare, tra l'altro, dei tratti che già esistono. In realtà, la definizione di tutta la pista raggiungerebbe la lunghezza di 679 chilometri che appunto, costeggiando l'asta fluviale del Po collegherebbero - come ho detto - Venezia e Torino.
C'è anche già un'ipotesi di spesa, quella di 80 milioni di euro, cifra che però - vogliamo sottolinearlo - è innanzitutto un'ipotesi e che poi sarebbe chiaramente da suddividere fra Regioni, Province e amministrazioni interessate.
Eventualmente ci potrebbe essere un apporto da parte del Governo, in quanto questo progetto assume una dimensione che è quella nazionale, in particolare la messa in opera del progetto e la sua gestione, che noi riteniamo possano avere ricadute sul fronte occupazionale e sulle potenzialità di attrazione e di promozione turistica delle città e dei territori attraversati, a fronte di un investimento contenuto. Questo lo vogliamo rilevare, al di là di quello che potrebbe essere ormai l'amore verso la mobilità sostenibile, anche perché - ed è inutile ricordarlo vengono attraversate città e paesi sicuramente molto interessanti dal punto di vista storico e culturale, ma anche quindici aree naturalistiche protette.
Per la sua realizzazione, esiste già una pista ciclabile che copre 102 dei 779 chilometri previsti; in più vi è la possibilità di cambiare quelle che possono essere le pratiche previste per permettere il passaggio di tratti di questa pista ciclabile che già esistono, mentre in alcuni casi si deve intervenire semplicemente per riallineare quei tratti. In questo senso, quindi, gli interventi concreti sono contenuti. I dettagli di questo progetto già esistono.
Si sono già attivati città e Comuni (anche il Comune di Torino si è mosso in questo senso), quindi riteniamo che il Consiglio regionale possa dare un bel segno, sostenendo questo tavolo che poi potrà, successivamente dare indicazioni puntuali.
Tutto questo devo essere meglio compreso e non deve essere solo un bel sogno, ma una realtà effettiva, che certamente diventerebbe interessante per tutto il Paese e, credo, anche per l'Europa.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Segretario Novero, in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



NOVERO Gianfranco

Grazie, Presidente.
Avendo già attuato questo progetto, vorrei portare la mia testimonianza.
Nel 1973 sono partito da Ciriè e ho raggiunto Venezia, anzi il Delta del Po, in cinque giorni. Chiaramente, nel '73 non c'era il traffico di oggi, quindi è stata una bellissima esperienza molto più piacevole.
Lo studio ben fatto dal Politecnico di Milano mi ha ricordato la ricaduta economica già verificatasi su simili Ciclovie in Germania: la Ciclovia che parte da Strasburgo, per esempio, pare che abbia una ricaduta economica sui 90 milioni annui di euro per chi passa in bicicletta.
Ritornando alla mia esperienza, il secondo giorno, alle ore 19 di sera dopo aver percorso 80 chilometri, sono arrivato stanco morto a Castel San Giovanni, dove non trovai nessun hotel a due o a tre stelle. Ce n'era uno a Piacenza, a venti chilometri di distanza. Se fossi stato in automobile avrei anche potuto raggiungere Piacenza o andare un po' più avanti, ma quando sei in bicicletta ti fermi dove c'è la "piola", dove c'è il piccolo ristorante che rischia di chiudere perché non ha clientela. Chi farà quel percorso in quel modo si troverà nella situazione di fermarsi in un qualcosa di modesto, in un qualcosa che, proprio per questo periodo di crisi, rischia di chiudere. Se esistesse la possibilità di portare molte persone, magari con una Ciclovia attrezzata, sicuramente si salverebbero decine, se non centinaia, esercizi che altrimenti rischiano di chiudere.
Invito a votare questo documento, non solo perché è un'opera già molto bella in sé, ma proprio come intervento economico per quelle piccole strutture che oggi rischiano di morire.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Novero.
La parola al Consigliere Taricco per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 768.



TARICCO Giacomino

Grazie, Presidente.
Quest'ordine del giorno era già stato presentato nel mese di giugno sostanzialmente sulle stesse problematiche: la necessità di attivarsi, come Regione Piemonte, per individuare un riferimento istituzionale che si occupi della Ciclovia del Po (il Progetto VenTo è uno dei progetti che ambiscono a dare attuazione a questa Ciclovia del Po), con il compito di coordinare anche i nostri parchi del Po, che sono i territori su cui questa Ciclovia si snoda.
Si tratta di una necessità importante. Fino a circa un anno fa, il Ministero, in accordo con le Regioni del Po (quindi Regione Piemonte Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna) aveva attivato un tavolo per governare tutte le opportunità legate a questa via delle biciclette. Sarebbe importante avere un riferimento certo nella struttura regionale, proprio per seguire l'evoluzione che a livello ministeriale e nazionale stanno venendo avanti su questo tema, e perché sia di riferimento per tutto il territorio, in modo da non perdere occasioni importanti che serviranno anche da un punto di vista economico, a colmare quel fabbisogno di 80 milioni di euro per completare questo grande progetto.
Invito tutti ad approvare quest'ordine del giorno, perché va nella direzione di creare i presupposti per l'attuazione concreta anche del Progetto VenTo.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Taricco.
Non essendoci ulteriori richieste di intervento in sede di discussione generale, procediamo con le votazioni.
L'Assessore Maccanti, a nome della Giunta regionale, si rimette all'Aula.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 863, il cui testo recita: "Premesso che il Politecnico di Milano ha redatto un progetto di natura interregionale denominato VenTo; tale progetto consiste nella realizzazione di una pista ciclabile lunga 679 km che costeggiando l'asta fluviale del Po colleghi Venezia a Torino; la spesa prevista per la realizzazione di tale progetto è di 80 milioni di euro, un impegno di spesa più che sostenibile, se suddiviso fra tutte le Regioni Province e amministrazioni interessate; la pista ciclabile, realizzata come prevista dal progetto, attraverserebbe quattro Regioni (Piemonte, Veneto Emilia Romagna, Lombardia) e tra Venezia a Torino (punti di partenza e arrivo del progetto) collegherebbe importanti centri della Pianura padana come Ferrara, Cremona, Piacenza, Pavia, Milano, Casale Monferrato e Chivasso, attraversando parchi e aree protette di notevole pregio naturalistico, ambientale e paesaggistico.
Considerato che la messa in opera del progetto e la sua gestione, a fronte di un investimento contenuto, metterebbe in atto ricadute positive sia sul fronte occupazionale che sulle potenzialità di attrazione e promozione turistiche delle città e dei territori attraversati l'area interessata dal progetto offre una enorme potenzialità dal punto di vista turistico, caratterizzata da immenso patrimonio di beni culturali e dalla presenza di 15 aeree naturalistiche protette.
Evidenziato che esiste una pista ciclabile che copre già 102 km dei 679 Km previsti, ovvero il 15 % del totale; tale pista esistente presenta adeguati standard di sicurezza; 284 km, non serviti dall'attuale pista, potrebbero diventare ciclabili con un cambio delle regole d'uso di argini, strade vicinali, sentieri o strade ormai non più utilizzate; i restanti 148, non serviti dall'attuale pista, potrebbero diventare ciclabili attraverso piccoli interventi di manutenzione o riadattamento; secondo le indicazioni contenute nel progetto sarebbero solo 145 i chilometri che ad oggi richiederebbero un intervento più radicale.
Sottolineato che la cosiddetta green-economy si configura sempre più come un'occasione di rilancio e sviluppo per territori segnati dalla crisi economica in atto, attraverso interventi sostenibili dal punto di vista ambientale; il progetto di cui all'oggetto rientra pienamente nelle finalità sopra espresse configurandosi come opportunità di crescita per le piccole realtà dei territori.
Consiglio Regionale impegna il Presidente e la Giunta ad attivarsi tempestivamente affinché possa costituirsi il tavolo interregionale in modo da intraprendere le azioni necessarie di sensibilizzazione, promozione e realizzazione del Progetto VenTo".
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 768, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte premesso che l'alterazione del regime naturale del Po, andata fortemente accentuandosi negli ultimi vent'anni, ha contribuito in maniera significativa, insieme agli altri ben noti elementi impattanti (inquinamento delle acque, artificializzazione degli alvei ed estrazione illegale degli inerti), a minare gli equilibri idrogeologici e ambientali del fiume; il Progetto Strategico Speciale "Valle del Fiume Po", elaborato a partire dal 2004 da una pluralità di soggetti quali le Autorità di bacino del Po, le Regioni Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, le Province rivierasche ed i Parchi fluviali, ha rappresentato, nella storia recente, il primo grande momento in cui a tale fiume sono state riconosciute importanti potenzialità quale rilevante risorsa territoriale in diversi ambiti; tale Progetto, di fatto già conclusosi, si era proposto di sostenere, in un'ottica territoriale fortemente integrata, il raggiungimento di alcuni obiettivi qualificanti: il miglioramento delle condizioni di sicurezza delle popolazioni insediate nella Valle del Po, la tutela delle fasce fluviali, la conservazione quali-quantitativa delle risorse idriche, nonché la valorizzazione delle risorse ambientali e storico-culturali, in un'ottica di implementazione del turismo fluviale.
Fra le finalità del suddetto Progetto figurava anche la fruizione sostenibile del fiume a partire dalla promozione dell'utilizzo della bicicletta considerato che la Ciclovia del Fiume Po, in parte già esistente all'interno dell'itinerario internazionale EUROVELO 8, risulterebbe, tuttavia, ad oggi ancora da completare pienamente, attraverso la realizzazione di percorsi interregionali per bicicletta di alta qualità, ben strutturati e segnalati in una visione unitaria per tutto il bacino del fiume. Una volta ultimata essa diventerebbe la ciclovia più lunga del sud Europa (circa 679 km di percorso), una "infrastruttura a bassa velocità" di grande valore che secondo gli esperti, sarebbe in grado di produrre un giro d'affari annuo stimabile nel doppio dell'investimento iniziale, diventando volano per un turismo sostenibile e responsabile ritenuto che la valorizzazione della mobilità su bici lungo il Po ed i suoi affluenti possa offrire straordinarie opportunità per incrementare un turismo attento ai valori del territorio, alla sua identità e tradizione, nonché possa rappresentare il migliore investimento realizzabile in termini di tutela e recupero di "capitale naturale", peraltro in una prospettiva di sviluppo di opportunità occupazionali fino ad oggi inesplorate ricordato, inoltre, che l'intero percorso del Po piemontese è interessato dalla presenza di aree protette che hanno fra le loro finalità proprio la promozione turistica sostenibile del territorio.
Impegna la Giunta regionale a farsi promotrice del rilancio ed effettivo completamento della Ciclovia del Fiume Po, individuando all'interno dell'Ente un'apposita struttura che coordini anche i Parchi naturali piemontesi interessati dal percorso, vale a dire i Parchi della fascia fluviale del Po tratti cuneese, torinese e vercellese-alessandrino".
Il Consiglio approva


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Proseguimento esame disegno di legge n. 153, inerente a "Nuove modifiche alla legge regionale 5 dicembre 1977, n. 56 (Tutela ed uso del suolo)"


PRESIDENTE

L'esame del disegno di legge n. 153, inerente a "Nuove modifiche alla legge regionale 5 dicembre 1977, n. 56 (Tutela ed uso del suolo)", di cui al punto 2) all'o.d.g., prosegue con la discussione dell'articolato e degli emendamenti ad esso riferiti.
Riprendiamo l'esame del disegno di legge n. 153, esaminando l'articolo 3.
Come ricorderete, abbiamo concluso i lavori della mattinata con la votazione dell'articolo 2.
All'articolo 3 è stata presentata una serie significativa di emendamenti che possono essere illustrati, se i richiedenti lo ritengono.
Emendamento rubricato n. 148) presentato dai Consiglieri Buquicchio, Ponso Stara: "Al comma 1 dell'articolo 3 Bis della legge regionale 56/1977 (Tutela ed uso del suolo) come inserito dall'articolo 3 del disegno di legge 153, la parola 'garantiscono' è sostituita dalla parola 'obbligano'" Emendamento rubricato n. 162) presentato dai Consiglieri Buquicchio, Ponso Stara: "Al comma 1 dell'articolo 3 bis della legge regionale 5 dicembre 1977, n.
56 (Tutela ed uso del suolo) come inserito dall'articolo 3 del disegno di legge 153, dopo le parole: 'garantiscono che le scelte' sono aggiunte le parole: 'strategiche'" Emendamento rubricato n. 165) presentato dai Consiglieri Buquicchio, Ponso Stara: "Al comma 1 dell'articolo 3 bis della legge regionale 5 dicembre 1977, n.
56 (Tutela ed uso del suolo) come inserito dall'articolo 3 del disegno di legge 153, dopo le parole: 'garantiscono che le scelte' sono aggiunte le parole: i criteri, gli indirizzi e i metodi'" La parola al Consigliere Buquicchio, per l'illustrazione.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Come dicevo stamattina, approfitterò della maggior parte del tempo a disposizione per illustrare gli emendamenti, per cercare di convincere l'Assessore (anche se ritengo sia un'impresa ardua) sulla necessità di rivisitare la sua posizione su quell'interpretazione un po' restrittiva del Titolo V della Costituzione che conferirebbe addirittura alle municipalità un'autonomia in ambito urbanistico che, come lui dice, non dovrebbe sconvolgere, perché ci sono delle Regioni che hanno demandato addirittura tutto il Piano Regolatore esclusivamente alla municipalità, al Comune.
vero che con la revisione del 2001 della Costituzione, quindi il famoso Titolo V, quello che prima era necessario leggere all'articolo 114 della Costituzione, la Repubblica si riparte in Regioni, Province e Comuni va letta diversamente, quindi: "La Repubblica è costituita dai Comuni dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato", al primo comma e al secondo comma, "I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni sono enti autonomi con propri statuti, poteri e funzioni secondo i principi fissati dalla Costituzione".
Questo è vero, tuttavia, non possiamo assolutamente dimenticare che esistono interessi che vanno oltre i confini del Comune, quindi li possiamo definire, per esempio, interessi sovracomunali, per semplificare il concetto.
Quando si parla di pianificazione del territorio, quando si parla di urbanistica, come si fa, Assessore, a non ritenere che gli interessi siano sovracomunali? Questa è la domanda. Poi, leggerò i pareri di alcuni costituzionalisti che sono più sulla linea del mio modesto pensiero e che ritengono che su determinati argomenti non si possa invocare il Titolo V per abdicare da parte delle Istituzioni sovraordinate, se non altro in ambito di controllo. Il controllo che deve essere comunque un controllo perentorio e non semplicemente ordinatore.
Abbiamo assistito, nell'ambito del lavoro che tutti insieme stiamo facendo nella Commissione d'inchiesta, ad un uso a dir poco spregiudicato delle varianti parziali. Per cui è lì che chiediamo che la Giunta dia delle risposte che formalmente, poi, possano non essere considerate come una volontà di aggirare il problema. Ma il problema va preso e colpito al cuore, perché riteniamo che la Provincia in determinati ambiti - in quell'ambito, la Provincia, così come in altri ambiti la Regione - debba poter mantenere una sua forte facoltà d'intervento.
Quindi, non condividiamo l'impostazione iniziale, poi, c'è stato un tentativo, in un incontro, di fornire una risposta, però quella risposta adesso vorrei vederla, nero su bianco, per capire.
In breve, ciò che nel Piano, e nelle varianti ad esso collegate costituisce espressione dell'autonomia decisionale riservata al Comune, in forza del citato principio di sussidiarietà, contro il quale non ho assolutamente nulla, non può e non deve essere sindacato né dalla Provincia, né dalla Regione. Tuttavia, riteniamo che questo concetto non possa assolutamente essere accettato, perché se questo, in generale, poteva essere lo spirito di coloro che hanno formulato quella rivisitazione, non risponde... Ad esempio, secondo Paolo Urbani, professore ordinario di Diritto Amministrativo presso l'Università di Chieti, Pescara, "Il governo del territorio, materia concorrente, rientra tra le competenze legislative regionali osservando i limiti del rispetto dei principi fondamentali della materia. A seguito delle diverse fasi della regionalizzazione Amministrativa e dell'attribuzione di poteri urbanistici alle Province o delegati dalle Regioni ai Comuni, tradizionali soggetti competenti in materia, si è affiancato il livello di governo provinciale con ampi poteri amministrativi attribuiti con legge statale - n. 142/1990, articolo 14 e successivamente il TU del 2000, articolo 20 - che prevede appunto il PTCP (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale. Sempre secondo il professore Urbani, "La Regione si configura come vero e proprio ente di governo del territorio - nei limiti indicati dall'articolo 117, terzo comma con ampi poteri legislativi e amministrativi di pianificazione territoriale e paesaggistica e di controllo sulla pianificazione sotto ordinata dagli Enti locali territoriali". Ripeto, rispetto un pensiero diverso, rispetto una filosofia di approccio diverso, se mi è consentito rispetterei meno, ma non è questo il caso, ragioni che muovono qualcuno in un certo senso e che prescindano da un convincimento, ma che rispondano magari (tra virgolette) ad "interessi di qualsiasi natura". Non è questo il caso, sicuramente, ma proprio perché non è questo il caso, invito l'Assessore ad un approfondimento del problema e ad una risposta tecnico giuridica, perché dire che non è possibile in nome e per conto del Titolo V, mi consenta, lo dico con tutto il rispetto e la simpatia, non è vero che non è possibile. Avremmo, come Regione, tutti i poteri legislativi per poterlo fare e nessuno potrebbe opporsi.
Ritorniamo all'emendamento rubricato n. 148). Noi chiediamo al comma 1 che la parola "garantiscono" deve essere sostituita da "obbligano", proprio per dare un'idea di maggiore perentorietà a quelle che sono le scelte in questo ambito.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE BONIPERTI



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 170) presentato dai Consiglieri Buquicchio, Ponso Stara: al comma 1 dell'articolo 3 bis della legge regionale 56/1977 (Tutela ed uso del suolo) come inserito dall'articolo 3 del disegno di legge n. 153, dopo le parole: "siano indirizzate alla" è aggiunta la parola "durevole".
La parola al Consigliere Buquicchio.



BUQUICCHIO Andrea

All'emendamento n. 148) c'era quella variazione, quella sostituzione con l'emendamento n. 165) che era aggiuntivo, si chiedeva, sempre al comma 1, di aggiungere "i criteri e gli indirizzi e i metodi".
Anche l'emendamento n. 170) è un emendamento aggiuntivo; si chiede di aggiungere il termine "durevole", quindi diventerebbe "durevole sostenibilità ambientale".
Noi stiamo parlando in quest'articolo del discorso della valutazione ambientale strategica, che è un discorso che non può essere minimizzato, ma bisogna conferirgli la giusta dimensione.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 794) presentato dai Consiglieri Reschigna Ronzani, Pentenero, Taricco, Lepri: al comma 1 dell'articolo 3 bis (Valutazione ambientale strategica) della legge regionale 56/1977 come sostituito dall'articolo 3 del disegno di legge n. 153, dopo le parole: "sostenibilità ambientale" sono sostituite le parole "piena salvaguardia dell'ambiente".
La parola al Consigliere Reschigna.



RESCHIGNA Aldo

L'emendamento è in sé molto semplice. Noi vogliamo sostituire al primo comma dell'articolo 3 bis, quello che parla di valutazione ambientale strategica, le parole "sostenibilità ambientale" con le parole "piena salvaguardia dell'ambiente".
Non disconosco il fatto che il termine "sostenibilità ambientale" ormai è entrato prepotentemente nell'ambito della pianificazione territoriale ed urbanistica con un proprio significato, ma è un termine che si presta a molteplici interpretazioni.
Riteniamo che in questo momento, quando parliamo soprattutto di valutazione ambientale strategica, è più corretto e più opportuno affrontare il tema dal punto di vista dell'obiettivo della salvaguardia ambientale.
Credo di non avere altre parole da aggiungere.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 795) presentato dai Consiglieri Reschigna Ronzani, Pentenero, Taricco, Lepri: al comma 1 dell'articolo 3 bis (Valutazione ambientale strategica) della legge regionale 56/1977 come sostituito dall'articolo 3 del disegno di legge n. 153, dopo le parole: "sostenibilità ambientale" sono aggiunte le parole "e alla tutela del paesaggio".



RESCHIGNA Aldo

Anche in quest'emendamento dopo le parole "sostenibilità ambientale" poniamo l'esigenza di aggiungere le parole "alla tutela del paesaggio".
La tutela del paesaggio è un valore ed un elemento profondamente diverso dagli obiettivi e dai valori che il termine "sostenibilità ambientale" contiene dentro di sé.
Per cui presentiamo questo emendamento con questo tipo di obiettivo.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato 146) presentato dai Consiglieri Reschigna, Ronzani Pentenero, Taricco, Lepri: al comma 1 dell'articolo 3 bis della legge regionale 56/1977 (Tutela ed uso del suolo) come inserito dall'articolo 3 del disegno di legge n. 153, dopo le parole: "sostenibilità ambientale" sono aggiunte le parole "ed alla riconversione del patrimonio immobiliare esistente" Emendamento rubricato 147) presentato dai Consiglieri Reschigna, Ronzani Pentenero, Taricco, Lepri: al comma 1 dell'articolo 3 bis della legge regionale 56/1977 (Tutela ed uso del suolo) come inserito dall'articolo 3 del disegno di legge n. 153, dopo le parole: "sostenibilità ambientale" sono aggiunte le parole "evitando ulteriore uso del suolo" Emendamento rubricato 171) presentato dai Consiglieri Reschigna, Ronzani Pentenero, Taricco, Lepri: al comma 1 dell'articolo 3 bis della legge regionale 56/1977 (Tutela ed uso del suolo) come inserito dall'articolo 3 del disegno di legge n. 153, dopo le parole: "sostenibilità ambientale" sono aggiunte le parole " e alla difesa del territorio" La parola al Consigliere Buquicchio.



BUQUICCHIO Andrea

Se lei è d'accordo, con il suo consenso, utilizzerei il tempo dei tre emendamenti in successione.
Stavamo prima parlando del problema relativo alla valutazione ambientale strategica e riteniamo che nel ripensare una nuova legge regionale sull'urbanistica, debba essere proprio questa l'occasione per dare un segnale di rinnovamento agli indirizzi.
Non che quelli sinora previsti dalla precedente legge fossero assolutamente da buttare al macero, ma richiedevano comunque una rivisitazione proprio in forza di quelle osservazioni che stanno emergendo anche nell'ambito della Commissione d'inchiesta.
Quindi, a mio modesto avviso, è necessario definire in maniera chiara ed inequivocabile quale deve essere l'impianto di queste nuove norme urbanistiche.
Sull'impianto ci troviamo d'accordo al 50%, perché poi c'è tutta una serie di cose che non possiamo condividere.
Riteniamo che le norme debbano essere ispirate ad una sostenibilità ambientale - in questo caso stiamo parlando di valutazione ambientale - e che possano essere norme durevoli nel tempo, non modificabili a breve, e che soddisfino soprattutto la necessità di creare benessere ai cittadini.
Questo deve essere l'obiettivo. Non possiamo pensare solo di creare benessere agli amministratori, ai politici di turno, ma dobbiamo creare benessere per i cittadini, perché sono loro che devono fruire del territorio, sono loro che devono fruire delle norme urbanistiche.
Quindi, non pensiamo alla comodità e agli interessi degli amministratori, ma pensiamo ai cittadini. Questa non è demagogia, perch noi siamo qui per rispondere a quel tipo di impegno e non per alleggerire gli oneri di qualche impresa o di qualche amministratore fedele o infedele che sia.
Quindi, sono i cittadini che devono essere messi al centro di una fase di rivisitazione. Così è per tutte le riforme, anche per la riforma sanitaria. L'avete detto voi e l'abbiamo ripetuto noi, è stato detto da tutte le parti che esiste la necessità che ridare soddisfazione e rimettere al centro i cittadini.
Quindi, non possiamo solo parlare di buoni propositi; i buoni propositi restano normalmente su carta, restano lettera morta. Dobbiamo invece parlare e condividere, se possibile, i principi ispiratori e le linee guida di tutta l'architettura urbanistica.
I soggetti che devono occuparsi di redigere gli strumenti di pianificazione del territorio e le loro varianti devono assicurare e garantire questi indirizzi. Per questo motivo diventano fondamentali le diverse fasi di formazione dei singoli piani e delle relative varianti.
Quindi, occorre che ci sia una regolamentazione e non una deregolamentazione.
A me sembra - e lo dico veramente con tutto il rispetto - che se lo si guarda da certi punti di vista l'obiettivo che si vuole raggiungere non è quello che sto dicendo io, ma è una deregulation. E non va bene in questo ambito, e perché non va bene in questo ambito? Perché lo dicono fior di costituzionalisti che è vero che non dobbiamo entrare nell'ambito del principio di sussidiarietà a sindacare, tramite la Provincia e la Regione sulle attività del Comune. Ma è anche vero che sia la Provincia che la Regione devono far prevalere la loro volontà. Assessore, devono far prevalere la loro volontà tutte le volte in cui appare necessario al fine di salvaguardare gli interessi di rango superiore.
A noi degli interessi del Comune, non ce ne deve interessare nulla, se non sono interessi che collimano con quelli della collettività. E, quindi non sono interessi sovracomunali. È chiaro questo concetto? Su questo mi vedrete impegnato fino in fondo, perché non accetto che si vada a sovvertire completamente una filosofia che a me è stata inculcata fin dalla quinta elementare.
Non è l'interesse del Comune o del politico di turno o dell'impresa o della lobby di turno di quello o quell'altro Comune che ci deve preoccupare. Sono gli interessi sovracomunali del territorio, lo vogliamo capire? Come facciamo a demandare al Comune tutto quanto? Ridiamo potere alle istituzioni sovraordinate, alla Provincia per certi ambiti, alla Regione per altri.
Su questo non mi convincerete mai. Poi, se volete assumervene la responsabilità, fate pure, però su questo darò battaglia, abbiate pazienza! Ho preso molti appunti sulla materia: Feliciano Benvenuti, noto giurista italiano, cultore di diritto amministrativo, parlava della "sindrome" per la quale ogni ente ed organo tenda a mantenere il proprio potere e ad acquisirne il più possibile, guardando con sospetto prima, e minimizzando poi, quegli interventi del legislatore che possono toccare la posizione. Questo lo vediamo in tutte le circostanze: lo si evince nella riforma degli Enti locali, nella riforma della sanità, nella riforma dell'urbanistica. Ma noi non possiamo essere condizionati, in quanto soggetti al consenso. Ma di quale consenso parliamo? Insomma, io ritengo che questo sia un dato acquisito. Secondo numerosissimi commentatori si registra un "andazzo" che va corretto. A me spiace che si voglia invocare una riforma della Costituzione volendola vedere da un'angolazione tale per dare risposte di questo tipo, che - lo ripeto - non sono nell'interesse generale, ma nell'interesse del particolare, di quel Comune o di quell'altro.
Poi non possiamo, signori miei, riempirci la bocca di democrazia, di dare autonomia, di fare questo o quell'altro quando ci fa comodo, e poi in altri casi, dell'autonomia, dell'indipendenza e della democrazia ce ne laviamo completamente le mani! Grazie.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 525) presentato dai Consiglieri Bono, Biolé e Stara: all'art. 3 dopo le parole "indirizzate alla sostenibilità" sono inserite le seguenti "e compatibilità".
Ha chiesto la parola il Consigliere Bono, per l'illustrazione; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Ho seguito gli interventi del collega Buquicchio, che giudico ovviamente, pienamente condivisibili: lì sta anche un po' il nodo del nostro "accanimento terapeutico", nel senso buono del termine, ovvero nel senso di cercare di far guarire da questa idea bizzarra che la Regione Piemonte, nella persona dell'Assessore Cavallera (ricordiamo però che la Giunta è un organo collegiale), sta portando avanti, e che, non a caso, è osteggiata da tutta l'opposizione in maniera condivisa.
Non è questione di giochi politici, ma di mantenimento di una prassi che è codificata anche all'interno delle norme non solo di rango superiore a quello regionale, ma anche nella Costituzione.
Se è vero - adesso siamo in fase di pieno riassetto istituzionale, sia con il disegno di legge n. 192, sia con le varie leggi nazionali per quanto riguarda il superamento delle Province, che dobbiamo ancora risolvere che con la riforma del Titolo V della Costituzioni si è andati verso un'ottica di federalismo e di maggiori competenza e libertà di azione agli enti locali, soprattutto ai Comuni, non deve venire meno, però, il controllo.
Non voglio fare esempi che possano dare adito a interpretazioni paternalistiche, ma è esattamente come quando ad una persona gli si concede ampia libertà: in un Paese civile si sa, comunque, che ci sono delle regole, delle norme e delle leggi che devono essere rispettate.
ovvio che si potrà facilmente ribattere che quando un Comune compie un qualcosa di illecito la Magistratura indaga. Ma qui non stiamo parlando solo di illeciti: stiamo parlando anche di inopportunità di una pratica consolidata grazie alla modifica negli anni della famosa Legge Bucalossi come abbiamo già ampiamente discusso con l'Assessore Cavallera, la legge sugli oneri di urbanizzazioni. Per cui, i Comuni - lo diciamo chiaramente non facciamo un atto di condanna dei Sindaci, anzi - strangolati dal patto di stabilità, strangolati dal taglio dei trasferimenti statali richiesti dall'Europa e, con grande efficacia e spietatezza, condotti dal nostro premier pro tempore Monti, cercano, nella leva della speculazione edilizia della cementificazione (perché così si deve chiamare), un po' di risorse per mandare avanti i servizi.
Io non me la sento di condannare, nel senso più ampio del termine, i Comuni e gli Amministratori degli Enti locali se li lasciamo in questa condizione. Noi dobbiamo creare delle condizioni per cui determinati comportamenti non siano possibili. Assessore Cavallera, visto che lei fa parte di un partito che a Roma sta governando, tra le tante priorità ci pu anche scappare un decreto legge che possa modificare la Legge Bucalossi (della serie, fatto cento, facciamo cento e uno, cambia poco!), e allora uno potrebbe dire: "Equilibriamo un po' il desiderio politico di dare maggiore spazio e libertà e minori oneri per la Regione Piemonte, con quelli che sono i nostri timori, peraltro condivisi da tutti (penso anche da lei, Assessore Cavallera), di una eccessiva cementificazione per fare cassa. Perché non lo dice Davide Bono o il Movimento 5 Stelle, ma lo dicono i dati di tutti gli osservatori del territorio. Dunque, delle due, l'una: o questa ipotesi oppure la Regione dovrà limitare questo eccesso di libertà che vuole dare, perché altrimenti le conseguenze saranno molto molto gravi.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Biolé; ne ha facoltà.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
Mi associo a quanto è stato già delineato, con precise citazioni, dal collega Buquicchio, ma anche ad un'indicazione convincente, perch suffragata da dati, fornita del Capogruppo Bono.
Nella discussione che è stata avviata, a partire dalle ultime sedute di luglio a quelle dell'inizio del mese scorso, rispetto alla questione di un nuovo assetto della legge regionale urbanistica, abbiamo utilizzato il tempo a nostra disposizione per riuscire a spiegare la nostra posizione suffragata peraltro da dati oggettivi che possono essere riscontrati ormai quasi quotidianamente sui media, sia cartacei che digitali. Come ben sa l'Assessore, ma anche tutta l'Aula, si è realizzato in passato un consumo spropositato e non giustificato del suolo, che, al contrario delle eventuali positive intenzioni di benessere e di sviluppo, ha portato invece sia problematiche di tipo ambientale, legate alla impermeabilizzazione dei suoli e a tutte le questioni che abbiamo già tirato in ballo nell'illustrazione del precedenti emendamenti, sia alla presa di coscienza dei singoli cittadini e comitati, che chiedono di dare una netta sterzata a questo andamento. Grazie.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 796) presentato dai Consiglieri Reschigna Ronzani, Pentenero, Taricco, Lepri e Muliere: Al comma 1 dell'articolo 3 bis (Valutazione ambientale strategica) della l.r. 57/1977, come sostituito dall'articolo 3 del disegno di legge n. 153 le parole: "valutandone gli effetti ambientali producibili" sono sostituite dalle parole "evidenziando ogni rischio per l'ambiente e per il paesaggio producibile".
Vista l'assenza del primo firmatario, desidera intervenire qualcun altro?



PRESIDENTE

MULIERE Rocco (fuori microfono)



PRESIDENTE

Lo consideriamo illustrato.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 531) presentato dai Consiglieri Bono, Biolé e Stara: Al comma 1, dell'articolo 3 bis (Valutazione ambientale strategica), come inserimento dell'articolo 3 bis alla legge regionale 5 dicembre 1977, n. 56 (Tutela ed uso del suolo), la parola: "valutandone" è sostituita dalla seguente: "calcolandone" Ha chiesto la parola il Consigliere Biolé; ne ha facoltà.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
In questa ripresa dei lavori, intervengo per terminare i concetti espressi relativamente al disegno di legge 153, rispetto alla richiesta che viene dal basso basso inteso come orizzontalità dei cittadini che fruiscono di determinati contesti all'interno del territorio, che possono essere residenziali, lavorativi o comunque sociali, che da troppo tempo attendono una risposta sia a livello centrale sia a livello regionale.
Naturalmente tutto questo cozza con la situazione degli Enti più direttamente vicini al cittadino, quindi gli Enti comunali; situazione che siamo andati ad analizzare anche da altri punti di vista (economico finanziaria e sostenibilità di bilancio).
ovvio che, in un momento in cui la spropositata diminuzione dei trasferimenti da parte dello Stato centrale e tutta una serie di situazioni create da uno sviluppo che, a nostro modo di vedere, poco ha previsto le problematicità anche da un punto di vista socio-economico, molti Enti dal passato più virtuoso o meno hanno grossissime difficoltà.
chiaro che, nel momento in cui è possibile utilizzare un certo tipo di entrate che possono derivare - per dirla in modo molto spicciolo - dagli oneri pagati e quindi acquisiti da parte degli Enti e dei Comuni per nuove edificazioni e costruzioni in campo residenziale, ma anche commerciale turistico e di attività, la scelta degli Amministratori è molto ardua per il fatto che chiaramente si deve garantire un certo livello di prestazioni dei servizi.
Proprio per questo chiediamo a tutti i soggetti che ne hanno compito, a partire dagli organi di Governo, ma anche il Consiglio stesso e tutti gli Amministratori che si pongono a livello regionale, di avere la lungimiranza di prevedere e programmare, di valutare ed evitare tutte le soluzioni negative pregresse. Tutti questi soggetti devono in qualche modo provvedere. È questo che stiamo chiedendo e continueremo a chiedere in fase di discussione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Mi sembra di aver già esposto nell'intervento precedente la nostra posizione, anche per far capire esattamente - soprattutto all'interlocutore politico primo, che è l'Assessore Cavallera, ma anche al Consiglio e a tutti coloro che ascoltano - come i colleghi Buquicchio e Biolé hanno inteso fare un appello accorato al fine di evidenziare quello che secondo noi è proprio un errore politico.
Nell'ambito dell'attuale situazione legislativa, un passaggio del genere presenta degli aspetti positivi che noi conosciamo, comprendiamo e valutiamo per quanto riguarda la Regione Piemonte e soprattutto per quanto riguarda gli uffici della Regione Piemonte - Settore Urbanistica riconosciamo in effetti l'utilità e le ricadute positive che verranno dall'inserimento in pianta stabile delle Conferenze di copianificazione e valutazione per quanto riguarda i Piani Regolatori e le Varianti generali e strutturali.
La nostra attenzione si concentra invece sulla parte delle Varianti parziali, che fino ad oggi rappresentano solo una porzione limitata delle possibilità di azione in ambito urbanistico dei Comuni.
Noi non diciamo di non lasciare questo spazio di azione ai Comuni, e al riguardo il collega Buquicchio ha cercato di proporre una soluzione soluzione che ovviamente deve essere vagliata prima di tutto dagli uffici tecnici o dalla Provincia, anche se noi non condividiamo perché in effetti ancora non si sa quale sarà il futuro delle Province, quindi è un aspetto un po' complesso. Noi riterremmo che debba essere comunque la Regione proprio per le prospettive di riassetto istituzionale di cui dicevo prima.
Presidente, concludo dicendo che secondo noi deve essere lasciato un controllo da parte della Regione. Se vogliamo addirittura dare questa libertà in più per quanto riguarda le Varianti parziali dei Comuni, teniamo però un controllo e facciamo sì che nella legge ci sia una verifica chiara precisa, sovraordinata.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 797), presentato dai Consiglieri Reschigna Ronzani, Pentenero, Taricco, Lepri e Muliere: al comma 1 dell'articolo 3bis (Valutazione ambientale strategica) della L.R. 56/1977, come sostituito dall'articolo3 del disegno di legge n. 153 sono aggiunte le parole " così da garantire che quella prescelta renda minimo l'impatto sull'ambiente e sul paesaggio".
Ha chiesto la parola il Consigliere Muliere; ne ha facoltà.



MULIERE Rocco

Grazie, Presidente.
Mi sembra chiaro: è un emendamento aggiuntivo che precisa ulteriormente il ragionamento fatto in precedenza dal collega Reschigna quando ha presentato le ultime modifiche.
Qui si propone di aggiungere le parole "tenuto conto delle analisi delle alternative così da garantire che quella prescelta renda minimo l'impatto sull'ambiente e sul paesaggio". Credo che chiarisca meglio e rafforzi ulteriormente il ragionamento che fin qui abbiamo fatto e ritengo che sia coerente con gli emendamenti che abbiamo presentato in precedenza.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 526), presentato dai Consiglieri Bono, Biol Stara: all'articolo 3 bis, comma 1, della L.R. 56/1977, dopo le parole "analisi delle alternative" sono inserite le parole "compresa l'alternativa zero".
La parola al Consigliere Biolé per l'illustrazione.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
Dopo l'introduzione, che - ahinoi - ripeteremo probabilmente ancora per tutta la prossima struttura emendativa sugli articoli che verranno dopo il terzo, vado nel merito ad esprimere le nostre richieste di modifica rispetto agli emendamenti che sono stati presentati dal Gruppo del Movimento 5 Stelle.
Nell'emendamento precedente, che è stato già illustrato, cioè il primo emendamento del nostro Gruppo al terzo articolo, si tratta di inserire un'ulteriore accezione all'interno dell'articolo 3: dopo le parole "indirizzate alla sostenibilità", chiediamo di aggiungere anche la "compatibilità".
Sicuramente sono concetti che sono stati espressi o verranno espressi anche in emendamenti firmati da altri colleghi, e questo chiaramente ci fa ben sperare non tanto sul fatto che possano essere accolti o meno o sul fatto di avere la casellina verde rispetto alla nostra richiesta di modifica piuttosto che sul fatto che la richiesta più allargata possibile da parte di diversi Gruppi e quindi di diverse forze politiche dimostra che la direzione che vogliamo suggerire può essere quella giusta e corretta. Il fatto di un'ampliata - devo dire fortunatamente - sensibilità rispetto a questi temi, il fatto di comprendere che tutti i possibili interventi sul nostro territorio dal punto di vista urbanistico debbano comunque essere sottoposti non solo ad una verifica di sostenibilità, ma anche di compatibilità, in quanto quest'ultima è strettamente correlata al contesto in cui si inseriscono.
Le scelte andrebbero necessariamente e positivamente inserite nella direzione suggerita nell'illustrazione precedente, cioè nella presa di coscienza e di posizione positiva e propositiva da parte di un consesso importante come quello regionale, per bilanciare le necessità dell'ente che si appresta a legiferare, a decidere e a pianificare, con l'esigenza di rispetto dei diritti della cittadinanza. Dal nostro punto di vista è questo l'equilibrio che deve essere raggiunto. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Biolé.
La parola al Consigliere Bono, al quale ricordo che ha due minuti a disposizione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Proseguo e più che nell'analisi del singolo emendamento, che può avere una sua validità per quanto riguarda le alternative nella Valutazione Ambientale Strategica, che noi riteniamo corretta come proposta, nel senso di valutare anche la possibilità di alternative zero, appunto quando si procede alla Valutazione Ambientale Strategica di un'opera, vorrei rimanere sempre sul piano macro, cioè sul piano dell'analisi del testo in sé.
Su questo piano ritengo veramente che si debba svolgere un'analisi attenta, anche in relazione a quanto proposto, attraverso una conferenza stampa, dal Ministro Catania a fine luglio, riguardante la possibilità di emanare un disegno di legge che fosse, nel contempo, di valorizzazione delle aree agricole e di contenimento di consumo del suolo. Sottolineo appunto, il termine "contempo", nel senso che il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Catania, ha ben chiaro - come si desume dal disegno di legge e dalla conferenza stampa - che le due cose vanno di pari passo. Se non c'è contenimento di suolo, non ci può essere sviluppo delle attività agricole, mi sembra abbastanza chiaro, soprattutto per quanto riguarda il territorio italiano, che è caratterizzato dalla presenza di un'elevata area montana - le aree sopra gli 800 metri sono difficilmente coltivabili - di una grande cementificazione della pianura (sia la Pianura Padana e sia le zone costiere) e anche di un'ampia area di zone, magari inquinate. Ad esempio, penso alla Campania, alla Calabria e anche ad altre dove, probabilmente, nei prossimi anni, verrà totalmente impedita qualunque attività agricola o zootecnica, poiché sono state utilizzate come le pattumiere d'Italia e la politica in generale ha avallato queste politiche scellerate.



(Il Presidente ricorda al Consigliere che il tempo a disposizione è terminato)



BONO Davide

Termino, Presidente.
Contenere l'uso del suolo significa agire nell'ambito dello sviluppo delle politiche agricole, quindi anche dello sviluppo dell'economia, quindi fare il bene degli italiani.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bono.
Emendamento rubricato n. 172) presentato dai Consiglieri Buquicchio, Ponso e Stara: al comma 1 dell'articolo 3 bis della legge regionale 5 dicembre 1977, n. 56 (Tutela ed uso del suolo) come inserito dall'articolo 3 del disegno di legge 153, dopo le parole: "dell'ambito territoriale del piano", sono aggiunte le seguenti parole: "all'utilizzo di nuove risorse territoriali solo ed esclusivamente qualora non esistano alternative alla riqualificazione e riorganizzazione del tessuto insediativo esistente".
Ha chiesto la parola il Consigliere Buquicchio per l'illustrazione; ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Questo è un emendamento aggiuntivo. Per cui, al comma 1 chiediamo di aggiungere le parole: "all'utilizzo di nuove risorse territoriali solo ed esclusivamente qualora non esistano alternative alla riqualificazione e riorganizzazione del tessuto insediativo esistente".
Però, al di là di questa richiesta, riprendendo l'ultimo messaggio che il Consigliere Bono ha ritenuto di dare, giustamente, nel suo ultimo intervento, il Paese Italia è uno dei più cementificati, oltre l'immaginabile.
Noi abbiamo la responsabilità di non uniformarci al dato acquisito dobbiamo far maturare la cultura della ribellione in tale senso. Dobbiamo ribellarci a questa tendenza, la quale, negli ultimi decenni, è stata avvallata dalla "politica" con la "p" minuscola e tra virgolette, perch l'unico motivo e l'unico tornaconto - l'unico, a voler essere buono sappiamo che non era l'unico - era quello degli oneri di urbanizzazione che rimpinguavano le casse dei vari Comuni.
Ritornando a quell'excursus sul Titolo V, è un dato acquisito, secondo l'opinione di numerosissimi commentatori, che le norme regolatrici dell'attività del costruire e le attività amministrative che ne costituiscono l'applicazione siano così intimamente connesse con le scelte e le norme in materia di pianificazione del territorio - so che la pianificazione del territorio piace tanto al mio amico e collega Consigliere Reschigna - come strumento di attuazione di quelle da non poter essere oggetto di considerazione autonoma.
Quindi, la spettanza alle Regioni di un potere legislativo concorrente nella materia urbanistica comporta per esse il potere di dettare negli spazi consentiti - innanzitutto, il dovere di rispettare i principi della legislazione statale in materia - la disciplina sostanziale della materia edilizia e, inoltre, il potere di disciplinare i procedimenti amministrativi relativi al controllo pubblico sull'attività edificatoria.
Sto ultimando i tre minuti, per cui nel prossimo intervento vi legger la chicca, che è la sentenza n. 303 del 2003 della Corte Costituzionale. Mi rivolgo anche agli Uffici.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Buquicchio.
Emendamento rubricato n. 798) presentato dai Consiglieri Reschigna Ronzani, Pentenero, Taricco, Lepri e Muliere: al comma 1 dell'articolo 3 bis (Valutazione ambientale strategica) della l.r. 56/1977, come sostituito dall'articolo 3 del disegno di legge n. 153 dopo le parole: "e alla luce degli obiettivi e dell'ambito territoriale del piano" sono aggiunte le parole "e del principio di maggior salvaguardia possibile dell'ambiente e del paesaggio".
Ha chiesto la parola il Consigliere Reschigna per l'illustrazione; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Anche qui interveniamo con una proposta al primo comma. Dopo le parole: "e alla luce degli obiettivi e dell'ambito territoriale del piano", sono aggiunte le parole: "e del principio di maggior salvaguardia possibile dell'ambiente e del paesaggio", così, sostanzialmente, da declinare in termini più precisi la funzione che la Valutazione Ambientale Strategica dovrebbe svolgere all'interno del processo di pianificazione.
L'emendamento di per sé è molto semplice, quindi non spreco altre parole per l'illustrazione; però, vorrei affrontare brevemente un punto che è stato ripetutamente oggetto dell'intervento del collega Buquicchio rispetto al quale conosco quale potrebbe essere la risposta dell'Assessore Cavallera.
Non credo si debba redigere una legge urbanistica che parta dal presupposto di un atteggiamento di sfiducia nei confronti delle Amministrazioni locali, non è questo il nostro obiettivo. Crediamo fortemente che, nel momento in cui la riforma del Titolo V della Costituzione ha annullato il sistema dei controlli da parte anche della Regione nei confronti del Comune, vada riproposto in termini più maturi il rapporto tra la Regione e il Comune nell'ambito del processo di pianificazione. L'Assessore Cavallera potrebbe raccontarci che moltissime Regioni italiane sul piano della pianificazione hanno concesso ai Comuni un livello di autonomia molto più forte di quello che questo testo contiene già al suo interno.
Però, il tema di fondo è un altro: quelle Regioni hanno predisposto leggi di governo del territorio e non leggi urbanistiche; quindi sostanzialmente, hanno definito attraverso la pianificazione strutturale quali debbano essere gli elementi sostanziali destinati a durare nel tempo i cosiddetti valori non modificabili.
Conseguentemente, definiti quali sono i valori all'interno del territorio, del paesaggio non modificabili, è evidente che il resto diventa operatività su parti che sono condivise e possono essere oggetto di trasformazione.
Noi non siamo in questa fattispecie, non vogliamo muoverci nell'atteggiamento di sfiducia nei confronti dei Comuni, allora come possiamo affrontare il problema? Definendo, con molta chiarezza, quali sono gli obiettivi che la legge si pone.
Oggi ripetiamo un concetto che abbiamo ripetutamente sviluppato nelle settimane scorse: l'obiettivo è la salvaguardia del territorio, evitare nuovo consumo di suolo. Come possiamo concretizzare questo obiettivo importante ma che, detto in questo modo, rischia di rappresentare un mero auspicio? Definendo con molta precisione quali sono i livelli di intervento dei diversi strumenti che sono affidati, in gran parte, all'autonomia dei Comuni. È questo il problema relativamente alle varianti parziali che il lavoro della Commissione ha messo in evidenza essere oggi lo strumento privilegiato attraverso i quali i Comuni svolgono l'attività di trasformazione del territorio. Ecco perché noi poniamo la questione che nelle varianti parziali non possono essere chiusi interventi che vanno a consumare nuovo territorio. Se emerge un'esigenza, che non può essere preclusa in assoluto, di consumo di nuovo territorio, questa deve avvenire attraverso quegli strumenti che richiedono una partecipazione nelle conferenze di pianificazione non solamente da parte dell'ente locale Comune, ma da parte della Provincia e della Regione. Questa è la nostra filosofia.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Reschigna.
Passiamo all'esame dei successivi emendamenti.
Emendamento rubricato n. 322) presentato dai Consiglieri Artesio, Stara: all'articolo 3 bis, il comma 2 è sostituito dal seguente: "2. Gli strumenti di pianificazione, lo loro varianti e i programmi o progetti comunque denominati di cui alla presente legge, nel rispetto della disciplina comunitaria, statale e regionale in materia di Valutazione Ambientale, devono contenere specifici obiettivi di qualità ambientale territoriale, sociale ed economica" Emendamento rubricato n. 326) presentato dai Consiglieri Artesio, Stara: all'articolo 3 bis, il comma 2 è sostituito dal seguente: "2. Gli strumenti di pianificazione, le loro varianti ei programmi o progetti comunque denominati di cui alla presente legge, nel rispetto della disciplina comunitaria, statale e regionale in materia di Valutazione Ambientale Strategica, devono contenere specifici obiettivi di qualità ambientale, territoriale,sociale ed economica" La parola alla Consigliera Artesio per l'illustrazione.



ARTESIO Eleonora

Gli emendamenti sono uguali, quindi ne illustrerò solo uno e quindi se ne tenga valido uno.
L'emendamento ha la preoccupazione di rendere puntuale e vincolante, in tutte le condizioni consentite dalla legge, la questione relativa alla Valutazione Ambientale Strategica. In modo particolare, si sottolinea la necessità che la Valutazione Ambientale Strategica, nel rispetto della disciplina comunitaria, contenga specifici obiettivi di qualità ambientale territoriale (mi soffermerò dopo su sociale ed economica). Perché la necessità di questa particolare sottolineatura? Noi abbiamo rilevato, ma ancora più di noi tutta la normativa messa in campo dai successivi ricorsi proposti, ad esempio, in occasione di varianti parziali di Piano regolatore generale, come si sia cercato di sottrarre la Valutazione Ambientale Strategica rispetto alla regolamentazione di alcune porzioni di territorio. In modo particolare, nei pronunciamenti che sono avvenuti da parte dei collegi deputati in ordine a ricorsi relativamente a questo tipo di scale, è accaduto che le amministrazioni, nell'adozione delle proprie procedure urbanistiche, abbiano ovviato alla Valutazione Ambientale Strategica ritenendo che il dimensionamento dell'area non fosse necessario per procedere alla valutazione stessa.
In modo particolare, quindi, la preoccupazione della possibilità/necessità per i cittadini di essere garantiti dell'avvenuta valutazione che, ricordo, è anche un procedimento di carattere pubblico quindi è un ulteriore elemento di partecipazione, si sposa in questo emendamento ad una sottolineatura che noi riteniamo necessaria relativamente alle ultime due attribuzioni della Valutazione: cioè qualità sociale e qualità economica.
Se, in qualche modo, sia i professionisti, sia gli amministratori che il pubblico sono abituati a riflettere e misurare le relazioni rispetto alle trasformazioni ambientali, è molto sottaciuta la previsione anticipata di sostenibilità sociale e di sostenibilità economica, che non può essere condotta in maniera generale sulla base di indicatori di scala sociale, di scala economica o di scala demografica che possano far da cornice a qualunque trasformazione, su qualunque contesto, su qualunque porzione, ma devono essere ricondotti ad obiettivi specifici.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Artesio.
Emendamento rubricato n. 166) presentato dai Consiglieri Buquicchio, Ponso Stara: al comma 2 dell'articolo 3 bis della legge regionale 5 dicembre 1977, n. 56 (tutela ed uso del suolo) come inserito dall'articolo 2 del disegno di legge 153 Dopo le parole: "di cui alla presente legge" sono aggiunte le parole: "al fine di assicurare un elevato livello di protezione dell'ambiente" Emendamento rubricato n. 169) presentato dai Consiglieri Buquicchio, Ponso Stara: al comma 2 dell'articolo 3 bis della legge regionale 5 dicembre 1977, n. 56 (tutela ed uso del suolo) come inserito dall'articolo 2 del disegno di legge 153 Dopo le parole: "di cui alla presente legge" sono aggiunte le parole "al fine di promuovere uno sviluppo sostenibile e durevole" La parola al Consigliere Buquicchio per l'illustrazione.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Ho estrapolato da quella sentenza cui facevo cenno prima che, ripeto, è la n. 303 - per chi volesse prenderne atto - del 2003 della Corte Costituzionale delle frasi che non sono state estrapolate per mio uso e consumo ma, volendo approfondire la sentenza, si comprende bene quanto sia pertinente all'argomento che stiamo discutendo.
"La parola urbanistica non compare nel nuovo testo dell'articolo 117 ciò non autorizza a ritenere che la relativa materia non sia più ricompresa nell'elenco del III comma: essa fa parte del governo del territorio.
L'articolo 117 prevede che nelle materie di legislazione concorrente spetta alle Regioni la potestà legislativa, salvo che per la determinazione dei principi fondamentali riservata alla legislazione dello Stato".
Questo significa che non dobbiamo assolutamente più invocare il Titolo V per abdicare qualche ente sovraordinato da un controllo puntuale preciso e perentorio. Non è che la Provincia, nel caso delle varianti (come sapete quello di cui stiamo parlando delle varianti parziali) fa delle osservazioni, si riserva di fare delle osservazioni e, a prescindere dall'adeguamento a queste osservazioni, noi riteniamo che si sia assolto ad ogni compito da parte dell'Ente sovraordinato. L'Ente sovraordinato pu dire: "così non va" e diventa un elemento dirimente ai fini del proseguo dell'iter.
Sono d'accordo con il Consigliere Bono è ovvio che, nel momento in cui non mi sembra si sia in quella direzione - si dovesse andare incontro all'abolizione delle Province, non potrà che essere la Regione a doversi assumere questo onere. Finché così non sarà, le Province ci sono, o ci saranno quelle che rimarranno semmai ci fosse un assembramento, e quindi è bene che lo esercitino.
Noi dobbiamo cercare, per convincermi sulla bontà del proseguo dei lavori in modo più spedito di questo disegno di legge e tirare fuori una frase, o quello che la Giunta riterrà opportuno, che non debba prestarsi ad interpretazioni da assoggettare a valutazioni ....insomma, non intasiamo i Tribunali Amministrativi, i TAR, sul dubbio interpretativo. Noi dobbiamo essere molto chiari: più chiari siamo e meglio avremmo assolto al nostro compito. Che deve essere un compito, in questo ambito....sì, siamo tutti d'accordo, nessuno vuole espropriare i Comuni delle proprie prerogative nessuno può ritenere che non sia necessario sburocratizzare tutta una serie di questioni. Una cosa è non toccare l'autonomia, un'altra cosa è sburocratizzare; una cosa ancora molto diversa è quella di non assoggettare a controlli nel nome e nell'interesse dell'omogeneità dell'interesse sovracomunale, quindi più generale del territorio, a livello regionale.
Quindi è li che noi dobbiamo assolutamente andare a trovare una soluzione, naturalmente se siamo d'accordo. A me piace discutere dialetticamente e confrontarmi nel merito su delle questioni; una cosa che non mi piace è rimanere insoddisfatto su una proposta risolutiva che possa sembrare una proposta di parziale assolvimento all'obiettivo che ci si prefigge di raggiungere.
Siamo d'accordo, allora, sull'obiettivo? Siamo d'accordo che è necessario che il Comune, relativamente alle varianti parziali, non abbia una totale autonomia, anche perché abbiamo visto che di tali varianti è stato fatto un uso estremamente spregiudicato e disinvolto? Se questo è vero, quindi, dobbiamo adoperarci per riparare a questo nocumento, a questo handicap: chiamatelo come volete.
Io non sto facendo questa battaglia perché voglio a tutti i costi spendere energie a parlare e riparlare, ma perché l'obiettivo è quello; lo sto dicendo in musica e in prosa: relativamente alle varianti parziali io desidero che si possa discutere nel merito, trovando una soluzione che conferisca all'Ente sovraordinato i poteri di controllo perentorio. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Buquicchio.
Emendamento rubricato n. 532) presentato dai Consiglieri Bono, Biol Stara: Al comma 2 dell'art. 3 (Valutazione ambientale strategica) come inserimento dell'art. 3 bis alla legge regionale 5 dicembre 1977, n. 56 (Tutela ed uso del suolo), la parola "contengono" è sostituita dalla seguente: "comprendono".



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente. Io ovviamente continuo nel solco del discorso che stiamo portando avanti insieme ad altri colleghi, con i quali ci sono sicuramente dei punti di contatto. La prima finalità è quella di poter aprire sul tema delle varianti parziali un dibattito sereno, almeno nei contenuti ma anche nei toni, con i Gruppi consiliari interessati e soprattutto con l'Assessore. I temi che portiamo, appunto, non sono temi strumentali a prolungare il dibattito e ad allungare il brodo della discussione per non far approvare questo disegno di legge. Riteniamo infatti comprensibili - e addirittura, in alcuni casi, condivisibili alcune proposte contenute all'interno del testo. Ribadisco, per esempio l'elemento delle Conferenze di copianificazione e valutazione, che potrebbero portare un ammodernamento della tecnica urbanistica, mantenendo un certo qual dialogo - non parlerei di controllo - tra Enti gerarchicamente diversi, quali Comune, Provincia e Regione; fermo restando e ovviamente lo sappiamo anche noi - che esistono i Piani territoriali sovraordinati e che quindi i Comuni non si possono poi muovere in piena e totale libertà perché esistono il Piano di coordinamento provinciale e il Piano territoriale regionale e perché esiste - o dovrebbe esistere - il Piano paesaggistico regionale.
D'altro canto, però, sappiamo che si fa un uso disinvolto se non - come è stato detto - spregiudicato delle varianti parziali e dell'urbanistica in generale, anche se io forse avrei utilizzato qualche altro termine, che per non surriscaldare gli animi non userò; lo sappiamo dall'esperienza che abbiamo potuto fare qui - magari noi Commissari in piccola parte, ma il Presidente della Commissione d'inchiesta Buquicchio in maniera più ampia ma anche dall'esperienza della vita politica di tutti i giorni di Comuni dove magari abbiamo amministratori del nostro Gruppo (ma vale ugualmente l'esperienza di quelli degli altri Gruppi).
Da un lato si fa questo uso per fare cassa, dall'altro per fare speculazione. Nell'ipotesi minimale, quindi, lo si fa per cercare di distribuire un po' di lavoro ai propri cittadini o agli amici, costruendo così una rete clientelare; altrimenti, si finisce in attività criminali che ovviamente sono oggetto di indagine della Magistratura; e il Piemonte purtroppo, non è un'isola felice, o a parte rispetto alla realtà italiana in cui non esiste la criminalità organizzata: purtroppo no.
Su questo, dunque, non dobbiamo porre attenzione una o due volte, ma tre o quattro, prima di licenziare - e chiudo, Presidente - un disegno di legge che possa anche solo lasciare aperta una porta su cui un domani certo, potremo dire che non è più nostra responsabilità; la responsabilità iniziale, però, diventerebbe quella di aver lasciato i Comuni da soli in condizioni economiche, politiche e sociali complesse come quelle odierne.



PRESIDENTE

Grazie, collega. Ha chiesto la parola il Consigliere Biolé; ne ha facoltà.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente. Gli emendamenti di questa fase, chiaramente - come qualsiasi collega può andare valutare, vedendoli e leggendoli -, sono per una parte incisivi e sostanziali dal punto di vista del significato delle aggiunte e delle modifiche rispetto al testo dell'art. 3 e per una parte rappresentano delle richieste di modifica di dettagli non così sostanziali.
Rispetto alla sostenibilità delle scelte che dovrebbero essere fatte e che la legge regionale - che ci auguriamo il più condivisa possibile regolamenterà, prima parlavo dell'aggiunta proposta dall'emendamento n.
525, già discusso e ampiamente sviscerato. Con quello successivo per numero, il 526, che è un altro di quegli emendamenti importanti e sostanziali, viene introdotto un ulteriore concetto che - in questo come in altri ambiti e in altre discussioni, sia di disegni di leggi ma anche di atti di indirizzo o di altri tipo che siamo andati ad analizzare via a via in questa prima parte della legislatura - abbiamo sempre ritenuto importante sottolineare come possibilità, cioè la cosiddetta "alternativa zero". Dal nostro punto di vista l'analisi delle alternative dovrà essere fatta valutando l'importanza di questa, che molte volte viene dimenticata.
Grazie.



BIOLE' Fabrizio

Emendamento rubricato n. 799) presentato dai Consiglieri Reschigna, Lepri Ronzani, Pentenero, Taricco: Al comma 2 dell'art. 3 bis (Valutazione ambientale strategica) della l.r.
56/1977, come sostituito dall'art. 3 del disegno di legge n. 153, la parola "contengono" è sostituita dalle parole "sono redatti a partire dalla definizione di".



PRESIDENTE

La parola per l'illustrazione al Consigliere Reschigna.



RESCHIGNA Aldo

Questo è un emendamento molto semplice, che - mi rendo conto - non cambia la sostanza del secondo comma dell'art. 3bis. Non spreco del tempo dunque, su questa parte.
Vorrei completare - perché avevo "sforato" leggermente sul tempo - il ragionamento che stavo facendo prima. Io capisco che rispetto alla situazione attuale la legge urbanistica n. 56 consente di inserire all'interno delle varianti parziali, anche aree prive di edificazione del passato, purché con termini o prossime ad aree di completamento o di nuovo impianto; a parte che le aree di nuovo impianto non sono aree di completamento e quindi "escono", rappresentando già di fatto un prolungamento della città. Impedire, quindi, che nelle varianti parziali possano essere presi in considerazione suoli che in passato e nel presente non avevano alcuna utilizzazione può rappresentare un elemento di appesantimento rispetto all'autonomia comunale.
Questo, però, non è così vero, nella misura in cui tutto il resto ed è un percorso che noi condividiamo, un percorso di approvazione di tutti gli altri strumenti a livello della pianificazione locale (varianti strutturali, varanti generali e nuovi piani regolatori) - con questa legge viene confinato all'interno del processo delle conferenze di co pianificazione che, ricordo, sono - giustamente - in mano al Comune.
Per questo motivo non è così assurda la tesi che stiamo sostenendo: quando l'intervento sullo strumento urbanistico, che opera il Comune, va a riguardare aree che non avevano avuto l'utilizzazione edilizia nel passato queste non possono essere inserite all'interno "oggetto di varianti parziali", ma devono riguardare le altre fattispecie con cui il Comune pu interagire sul proprio territorio, perché tutto ciò è governato dalla conferenza di co-pianificazione.
La differenza sostanziale è che nella conferenza di co-pianificazione siedono la Provincia e la Regione, e si dà una risposta al problema che poneva il collega Buquicchio nei suoi numerosi interventi, non quello di una funzione di controllo, ma una funzione di condivisione che esca dalla dimensione del Comune per affrontare questioni, tipo il consumo del suolo che già nell'articolo 1 abbiamo voluto affrontare in modo diverso rispetto al passato.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Reschigna.
Emendamento rubricato n. 149) presentato dai Consiglieri Buquicchio, Ponso Stara: "dopo le parole: 'obiettivi di qualità ambientale', sono aggiunte le parole: 'nonché di valorizzazione del patrimonio immobiliare esistente".
Emendamento rubricato n. 150) presentato dai Consiglieri Buquicchio, Ponso Stara: "dopo le parole: 'obiettivi di qualità ambientale', sono aggiunte le parole: 'che prevedono il divieto di ulteriore consumo del territorio".
Emendamento rubricato n. 159) presentato dai Consiglieri Buquicchio, Ponso Stara: "dopo le parole: 'obiettivi di qualità ambientale', sono aggiunte le parole: finalizzati a soddisfare le necessità di crescita e benessere dei cittadini".
La parola al Consigliere Buquicchio, che illustra congiuntamente i tre emendamenti.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
L'emendamento n. 149) è un emendamento aggiuntivo rispetto al comma 2 dell'articolo 3, in cui si chiede di inserire, dopo le parole "la qualità ambientale", le parole: "nonché di valorizzazione del patrimonio immobiliare esistente".
Raggruppo la descrizione degli emendamenti, per poi parlare di altre questioni inerenti, ma non specificatamente attribuibili al contenuto degli emendamenti stessi.
L'emendamento n. 150), dopo le parole "la qualità ambientale", sempre in termini aggiuntivi, chiede di inserire le seguenti parole: "che prevedono il divieto di ulteriore consumo del territorio".
L'emendamento n. 159), dopo "la qualità ambientale" e una virgola chiede di aggiungere: "finalizzati a soddisfare la necessità di crescita e benessere dei cittadini".
Mi fa piacere - ma non avevo dubbi - che altri colleghi, come l'autorevole rappresentante del PD, Consigliere Reschigna, abbiano percepito l'importanza di un chiarimento sul punto relativo alle varianti parziali.
Come abbiamo tutti riconosciuto - e il collega Reschigna lo ha ribadito nel suo ultimo intervento - sicuramente nell'impianto della legge c'è una possibilità, da parte degli enti sovraordinati, di intervenire nelle varie fasi dell'iter riguardanti le strutturali e i piani regolatori generali nel loro insieme, così come altre questioni affini. Tuttavia, rimane il problema - su cui stiamo investendo, spero non sprecando, del fiato - da parte di coloro che ritengono di dover portare avanti una battaglia istituzionale in questo consesso su questo argomento, relativo alle varianti parziali.
Non si toglie nulla al Comune, alla municipalità e a quell'Ente più periferico, se lo si corregge in determinate azioni che non si dovessero ritenere estremamente aderenti e confacenti con quello che è l'interesse che va oltre quelle mura, oltre i confini di quel Comune. Allora non basta dirglielo, perché la possibilità che ciò si verifichi è una possibilità concreta, nonostante tutta la pianificazione concordata con gli altri Enti nell'ambito delle varie conferenze. Potrebbe verificarsi, nonostante tutto una mancanza di aderenza, quindi ci deve essere un tempo e una possibilità per intervenire, non solo segnalando, ma invitando, in modo perentorio, ad una modifica e ad un richiamo alle aderenze di quelle che sono le necessità.
Mi piacerebbe che sul punto ci fosse un confronto anche con i colleghi di maggioranza, perché l'Assessore non può essere lasciato solo ad un confronto con il territorio e con gli uffici nel seguire una determinata linea. Sarebbe corretto, così come noi dell'opposizione ci stiamo assumendo una responsabilità che non si concretizza minimamente - mi meraviglierei se qualcuno lo pensasse - nel desiderio di dare fastidio all'Assessore Cavallera o alla Giunta o ad ostacolare una legge sull'urbanistica che tutti, comunque, ritenevamo opportuno realizzare.
Siamo fermamente convinti su questo punto: è inutile ripetere le motivazioni che ci hanno spinto a fare queste considerazioni, perché basta osservare il territorio, sotto il profilo urbanistico ed edilizio, per rendersi conto di quanti obbrobri - termine esatto - siano stati confezionati negli ultimi decenni. La necessità, quindi, di intervenire rimodulare, modificare, cambiare e correggere, è più che necessaria.
Nel fare questo non dobbiamo lasciare una maglia aperta, perché, come i pescatori ben sanno, se nell'ambito di una grande rete ci si dimentica di ricucire una maglia, al mattino, quando si rientra in porto e si tirano su le reti, si rischia di trovarle vuote.
Non dobbiamo vanificare uno sforzo, perché sarebbe strano e difficile dimostrare il perché l'abbiamo fatto in buona fede. Personalmente non credo ci siano motivazioni di buona fede, e ho ritenuto di dover dare seriamente delle risposte (mi sforzo, non sempre ci riesco, qualche volta sì).
Mi è stato detto che il Titolo V della Costituzione rendeva abbastanza difficile e arduo proseguire secondo i nostri desiderata (dico "nostri" perché occorre dare atto ai colleghi del Movimenti 5 stelle e a qualche collega di gruppi più numerosi che hanno compreso la serietà e l'importanza di questo punto), ma mi auguro che l'Assessore, persona attenta e sensibile, voglia comprendere, sino in fondo - anche perché non c'è da leggere tra le righe, io non so parlare in "politichese", normalmente parlo in modo molto chiaro, spesso diretto, qualche volta troppo diretto, e questo mi è rimproverato da qualcuno - però l'argomento, il nocciolo della questione è quello.
Senza voler scavalcare l'Assessore, senza commettere atti di lesa maestà, mi rivolgo ai colleghi della maggioranza dicendo che spero che a questo tema si possa dedicare qualche minuto di approfondimento per capire la bontà o meno delle osservazioni che si stanno facendo.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Buquicchio.
Emendamento rubricato n. 533) presentato dal Consigliere Bono, Biol Stara: "Al comma 2 dell'articolo 3 (Valutazione ambientale strategica), come inserimento dell'articolo 3 bis alla legge regionale 5 dicembre 1977 n. 56 (Tutela ed uso del suolo), la parola 'rispettive' è sostituita dalla seguente: 'relative'" La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Ovviamente, l'analisi viene condotta più o meno sugli stessi punti, ma mi sembra che, anche dall'esame che stiamo facendo... Insomma, non dico che fosse proprio irrituale, ma che un brainstorming, una discussione avvenga all'interno del Consiglio e non all'interno della Commissione, anche se è avvenuta largamente nelle sedute delle Commissioni, secondo me sta portando dei frutti, almeno per quanto riguarda la condivisione di una posizione, di una linea, di un pensiero che io definirei, più che politico, tecnico.
Questa è una condivisione di una proposta tecnica, non tanto politica nel senso che può essere oggetto del contendere tra due, o tre, o più opposte fazioni. Tant'è che, come qualcuno ha detto, sarebbe necessario dialogare ampiamente anche con gli amministratori e con i cittadini.
Se è vero che - ricordo che ci è stato detto in una Commissione l'ANCI ha espresso un parere genericamente favorevole sul testo, comunque sulla parte che andiamo a toccare, secondo me e secondo le persone che così mi sembra di aver capito - sono intervenute nel dibattito, è necessario un approfondimento ulteriore delle possibili ricadute, le conseguenze di quanto vorremmo, o meglio, dovremmo approvare.
Sottolineo quanto detto anche prima, citando il disegno di legge del Ministro Catania, il quale addirittura proponeva di definire un tetto massimo alla quantità di territorio agricolo consumabile a livello italiano; inoltre, si doveva distribuire questo tetto massimo, questa quantità di territorio da consumare all'interno della Conferenza Stato Regioni, Regione per Regione; infine, ogni Regione, all'interno del suo Comitato delle Autonomie locali, a sua volta doveva ridistribuirlo tra i singoli Comuni.
Questa sì è una logica federalista, ma con il rispetto dei principi e dei valori fondanti anche della nostra Costituzione, perché tra i principi fondamentali, ovviamente, c'è pure la tutela del territorio e del paesaggio. È una logica che ci sentiamo assolutamente di condividere e che ha ispirato il pensiero di diversi politici italiani. Concludo citando, non a caso, Luigi Einaudi, che nel 1951 diceva "La lotta contro la distruzione del suolo italiano sarà dura e lunga, forse secolare, ma è il massimo compito di oggi se si vuole salvare il suolo in cui vivono gli italiani".



PRESIDENTE

Grazie, collega Bono.
La parola al Consigliere Biolé per l'illustrazione.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
Continuo il discorso precedente, dicendo che i temi principali sono stati esposti e affrontati; fortunatamente, come stavo accennando prima sono quantomeno condivisi, e la sensibilità che mi pare di vedere, sia nella struttura emendativa che è stata prodotta dal Gruppo di cui faccio parte sia da parte di altri Gruppi, sta allargandosi: da questo punto di vista, devo essere ottimista.
Al di là del fatto che vengano o meno gli emendamenti presentati sicuramente l'ampliamento delle voci che a questo discorso contribuiscono è sempre positivo.
Il caso dell'emendamento in questione ricade nella casistica di cui si accennava prima, cioè nel fatto che all'interno di tutta questa attività emendativa ci siano anche degli emendamenti di dettaglio, che vanno comunque visti nel quadro generale degli emendamenti sostanziali che sono stati proposti.
Le alternative e le possibilità introdotte con gli emendamenti fin qui esposti sono già state ben evidenziate. Nel caso in esame, chiediamo la sostituzione di un termine specifico - rispettivo - il termine "relative".
Si tratta, ancora una volta, di un dettaglio, ma ricordiamoci che, nel contesto di una nuova legge, di una modifica importante di una legge come quella urbanistica, tutti i dettagli sono importanti.



PRESIDENTE

Grazie, collega Biolé.
Emendamento rubricato n. 800) presentato dai Consiglieri Reschigna Ronzani, Pentenero, Taricco, Lepri: "Al comma 2 dell'articolo 3 bis (Valutazione ambientale strategica) della l.r. 56/1977, come sostituito dall'articolo 3 del disegno di legge n. 153 le parole: 'tenendo conto del' sono sostituite dalle parole 'entro i limiti definiti nel'".
La parola al Consigliere Reschigna per l'illustrazione.



RESCHIGNA Aldo

Grazie, Presidente.
L'emendamento in sé è molto semplice, per cui non faccio perdere tempo all'Assessore nell'illustrazione. Finisco con questo intervento il mio ragionamento.
Lo abbiamo ripetutamente detto durante la discussione generale anche sull'articolo 1. Oggi il problema che abbiamo di fronte a noi è quello di utilizzare una condizione che, al di là delle nostre intenzioni, la crisi economica ha evidenziato: quella del riutilizzo del patrimonio immobiliare esistente per grandi operazioni di riqualificazione urbana.
Per assurdo, per ricreare una condizione di riqualificazione urbana, di soddisfacimento dei bisogni residenziali, di interenti che definiscono una nuova condizione di sviluppo economico, noi non abbiamo un granché bisogno di utilizzare grandi superfici di suolo non utilizzato a scopo edificatorio.
Se noi chiudiamo la realtà del Piemonte... E non voglio riferirmi al territorio da cui provengo, faccio riferimento a un'esperienza che mi è capitata proprio nei giorni scorsi. Venerdì sera ero in Valsessera per un incontro sul tema della diga; facendo la strada da Carisio a Pray - è la strada rispetto alla quale ciascuno di noi misura il passaggio da un'economia manifatturiera in quella realtà fortemente caratterizzata del tessile a una condizione di non più esistenza - c'è una quantità enorme di patrimonio edificato abbandonato.
Questi sono i problemi che abbiamo di fronte.
In questo contesto, noi consentiamo nelle nostre proposte e nei nostri ragionamenti che le varianti parziali possano affrontare anche questi temi che sono probabilmente dal nostro punto di vista, ma oserei dire sicuramente, il pezzo fondamentale oggi dei problemi che l'urbanistica del Piemonte ha e come dotarsi di strumenti che non allungano i tempi attraverso i quali fare in modo che da una condizione di crisi che ci riconsegna una quantità enorme di patrimonio immobiliare esistente possa nascere una nuova stagione di vita economica e anche in molti casi, visto che gran parte di questi opifici sono collocati all'interno del contesto urbano, operazioni di riqualificazione urbana delle nostre città, anche con un forte riequilibrio tra la dimensione della città privata e la dimensione della città pubblica.
Se questi sono i problemi fondamentali che abbiamo e se questi problemi sono affrontabili all'interno degli strumenti delle varianti parziali, qual è la logica di immaginare che oggi le varianti parziali che hanno avuto questa dimensione distorta nel corso di questi anni, che durante i lavori della Commissione verifichiamo, debbano occuparsi anche di interventi di nuova edificazione, cioè di consumo di nuovo suolo.
Ripeto che è un concetto che a noi sta molto a cuore; noi non abbiamo una dimensione punitiva nel rapporto con le Amministrazioni locali.
Assolutamente no. Noi abbiamo una dimensione che invece colloca il ruolo della Regione e il rapporto con le autonomie locali su un piano di parità paritario nella definizione delle grandi scelte che riguardano la trasformazione del nostro territorio.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Boeti; ne ha facoltà.



BOETI Antonino

Su questi argomenti il Capogruppo esprime la posizione del Gruppo del PD complessivamente.
Anch'io voglio aggiungere che, così come penso che la legge di riordino delle autonomie locali per il precedente Governo era nata in qualche modo come un procedimento punitivo nei confronti dei sindaci che organizzavano le sagre paesane, credo che qui vada evitato lo stesso errore, cioè quello di impostare un disegno di legge che, anche per quello che è successo e per quello che può succedere, è di straordinaria importanza nei nostri territori, come se fosse un provvedimento punitivo nei confronti dei Comuni.
Sono arrivato in questa Regione quando c'erano i doppi e i tripli turni nelle scuole, quando non c'erano le fognature nelle case, quando non c'era l'illuminazione pubblica. I Comuni hanno utilizzato il terreno per dare un senso alle proprie città.
Qualche volta è iniziato un percorso ed un processo di recupero e di riqualificazione dei centri storici, che oggi in tutti i centri storici del Piemonte è un fatto assodato. E c'è stato invece un periodo nel quale invece si preferiva costruire sul nuovo, piuttosto che pensare al recupero e alla riqualificazione.
Credo che oggi invece ci siano le condizioni e anche gli strumenti culturali da parte degli amministratori locali, perché il governo regionale promulghi una legge che sia di assoluta difesa del territorio.
Nel Comune in cui vivo c'è un eccesso di scuole, perché la popolazione scolastica è diminuita, perché ci sono alcuni Comuni nei quali l'onda migratoria non è stata particolarmente rilevante. Noi sappiamo che molti bambini oggi nascono soprattutto dalle famiglie di immigrati e che loro quindi popolano, per fortuna, le nostre scuole. Quindi, c'è una maggiore disponibilità di costruzioni e di fabbricati, all'interno dei quali è possibile pensare a percorsi e a processi di riqualificazione.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 151) del Consigliere Buquicchio: al comma 2 dell'articolo 3 bis della legge regionale 56/1977 (Tutela ed uso del suolo) come inserito dall'articolo 3 del disegno di legge n. 153, dopo le parole: "disposizioni di cui alla presente legge" sono aggiunte le parole "dopo preventiva ed adeguata pubblicizzazione presso le popolazioni interessate".
La parola al Consigliere Buquicchio per l'illustrazione.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
L'emendamento n. 151), al comma 2, è un emendamento aggiuntivo e alla fine del periodo che parla della VAS chiediamo che vengano aggiunte le parole "dopo preventiva ed adeguata pubblicizzazione presso le popolazioni interessate".
Noi siamo convinti che occorra in questo ambito una grande trasparenza maggiore di quella che magari si ritiene già di dovere elargire.
Trasparenza che spesso è necessaria per poter avere ed acquisire anche le giuste informazioni ed i giusti suggerimenti da parte dei cittadini. In un'Amministrazione in buona fede e che abbia fatto il suo iter normale abbia rispettato i tempi e tutte le procedure, quindi abbia già vissuto un confronto magari acceso in Consiglio comunale tra chi vuole effettuare un'operazione urbanistica e chi non la vuole, magari si giunge ad una conclusione, della quale non sempre i contrari al progetto - che potremmo chiamare e definire l'opposizione - riescono a pubblicizzare più di tanto.
Quindi, è bene che i cittadini e coloro che poi dovranno vivere in termini di benessere le modifiche urbanistiche che si propongono, ne possano avere una pregnante e chiara informazione e pubblicizzazione in termini di trasparenza.
Penso che questo sia un argomento che non confligge assolutamente con l'obiettivo di snellimento della burocrazia, perché non va invocato lo snellimento della burocrazia per allargare le maglie e poter determinare maggiore facilità nel raggiungimento di desiderata edilizie urbanistiche che spesso non sono conformi all'interesse generale, e quindi al benessere di tutti i cittadini. Grazie.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato 801) presentato dai Consiglieri Reschigna, Ronzani Pentenero, Taricco, Lepri: al comma 2 dell'articolo 3 bis (Valutazione ambientale strategica) della l.r. 56/1977, come sostituito dall'articolo 3 del disegno di legge n. 153 dopo le parole: "in applicazione alle disposizioni di cui alla presente legge" sono aggiunte le parole "e dei principi di maggior tutela dell'ambiente e del paesaggio".
La parola al Consigliere Reschigna per l'illustrazione.



RESCHIGNA Aldo

Questo è un emendamento semplice nella sua costruzione.
Al comma 2 dove si dice che la valutazione viene fatta in applicazione delle disposizioni di cui alla presente legge, noi proponiamo di aggiungere le parole "dei principi di maggiore tutela dell'ambiente e del paesaggio".
Quindi, di per sé questo è un emendamento molto semplice.
Coglierei l'occasione però della semplicità di questo emendamento per rappresentare sostanzialmente all'Assessore Cavallera che la discussione che noi auspicheremmo fosse più di merito su questo disegno di legge, dal nostro punto di vista ha dentro di sé quattro o cinque elementi forti. Poi ci sono alcune questioni più puntuali e più specifiche che non sono complicate da confrontarsi e da ragionare.
Gli elementi forti che noi poniamo all'interno di questa discussione riguardano sostanzialmente il livello della fase di sperimentazione concessa come facoltà in capo ai Comuni e non come obbligatorietà questione che nell'articolato consideriamo un po' confuso, quella tra il piano regolatore strutturale e il piano regolatore operativo.
C'è l'articolo sulle varianti dove c'è tutta la discussione e su cui noto che si stanno concentrando anche molti colleghi di altri Gruppi consiliari.
Riteniamo che, all'interno di questo disegno di legge sulle varianti parziali, si stia ulteriormente "allargando la maglia" rispetto alla situazione attuale e il tema del rapporto tra iniziativa privata e titolarità pubblica nel processo di costruzione di un piano regolatore, che è cosa diversa, lo dico affinché sia ben chiaro, dal tema della perequazione urbanistica e della perequazione territoriale. Noi su questo probabilmente abbiamo posizioni differenti da altri Gruppi di opposizione.
Io ritengo che i temi della perequazione urbanistiche e della perequazione territoriale, se gestiti correttamente, siano due strumenti importanti, testi, sostanzialmente, a fare in modo che avvenga la costruzione, in modo adeguato, della città pubblica e della città privata ma anche l'annullamento o la riduzione del forte discrimine in essere sul tema dei valori fondiari che inevitabilmente l'intervento urbanistico determina.
In questi giorni e in queste settimane abbiamo avuto modo di interloquire su questo concetto, per cui credo che sarebbe opportuno proseguire con questo confronto, perché noi vogliamo fare in modo che questa legge affronti il tema della semplificazione delle procedure perché crediamo che sia un elemento che vada considerato con molta attenzione. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Boeti; ne ha facoltà.



BOETI Antonino

Volevo riprendere il ragionamento sui Comuni, soprattutto quelli periferici, che oggi dispongono di servizi in eccesso: si registra un eccesso di edifici scolastici, ma talvolta anche un eccesso di impianti sportivi.
Il Comune di Rivoli, per esempio, dispone di cinque campi di calcio, ma non ci sono più bambini che hanno voglia di giocare al pallone. Oppure, se ci sono, rispetto al passato le opportunità offerte ai ragazzi sono maggiori e diverse.
Al contrario, c'é una cosa di cui hanno bisogno le Amministrazioni locali, rispetto alla quale, invece, è necessario costruire. Ed è necessario farlo, naturalmente, laddove l'Amministrazione comunale è proprietaria di territori già compromessi, come può essere un campo di calcio, non più utilizzato o utilizzabile: mi riferisco all'edilizia residenziale pubblica.
In Italia il 3% del costruito è di edilizia residenziale pubblica (sicuramente l'Assessore Cavallera dispone di dati più recenti dei miei).
Ci sono Paesi in Europa in cui, invece, queste percentuali salgono di molto.
Considerato che l'attuale crisi economica, soprattutto per le giovani coppie, contrasta spesso con la possibilità di costruire una famiglia perché affittare un appartamento oggi, anche nei Comuni periferici, è un'impresa piuttosto costosa, io credo che laddove il terreno sia già compromesso(quindi non su terreni agricoli, che devono assolutamente essere risparmiati), l'idea di abbattere quanto non è più utile ricostruendoci sopra, sia un percorso e un processo di cui le Amministrazioni si devono occupare, e di cui anche la Regione in qualche modo si deve fare carico.
Non costruendo ghetti di 1.000 o 1.500 persone, ma piccoli insediamenti piccoli investimenti (com'è stato fatto in qualche Comune di mia conoscenza) che si sposano con l'edilizia circostante e che ospitano, in maniera adeguata, anche quelle famiglie che non possono permettersi affitti elevati.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 327) presentato dai Consiglieri Artesio, Stara: All'art. 3 bis, dopo il comma 2, introdurre il nuovo comma 2 bis: "La Regione, le province, la città metropolitana, ove istituita, i comuni e gli altri enti locali, ai fini dell'adozione degli strumenti della pianificazione territoriale, loro varianti o dei programmi op progetti comunque denominati di cui alla presente legge, provvedono preventivamente alla redazione di una valutazione ambientale per l'analisi degli effetti territoriali, ambientali, sociali ed economici e sulla salute umana".
Emendamento rubricato n. 328) presentato dai Consiglieri Artesio, Stara: All'art. 3 bis, il comma 3 è sostituito dal seguente: "3. La procedura di VAS degli strumenti di pianificazione, le loro varianti e i programmi o progetti comunque denominati di cui alla presente legge include la verifica di compatibilità in linea tecnica in merito all'utilizzo delle risorse essenziali e non riproducibili del territorio.
Lo svolgimento della procedura di VAS si articola in due fasi e interviene preliminarmente alla definizione delle scelte di pianificazione territoriale, programmatica o dei progetti sottoposti alla valutazione l'assolvimento della procedura deve contenere le scelte motivate tra più soluzioni progettuali, anche alternative tra loro, o che richiedano approfondimenti programmatici e integrazioni progettuali".
La parola alla Consigliera Artesio, per l'illustrazione di entrambi gli emendamenti.



ARTESIO Eleonora

I due emendamenti richiamano il concetto che ho introdotto con la precedente illustrazione dell'emendamento, vale a dire la Valutazione Ambientale Strategica. In modo particolare, intervengo in maniera forse pedante sulla questione dei passaggi necessari per garantire il coinvolgimento partecipativo.
Questi due emendamenti sviluppano le modalità con le quali la procedura di Valutazione Ambientale Strategica si articola, sottolineando che interviene su più fasi e che la necessità di dare corso e continuità alle diverse fasi è una necessità di coordinamento della programmazione ma, ancora di più, di reale trasparenza della procedura. Quindi nulla di nuovo sull'oggetto - Valutazione Ambientale Strategica - ma maggiore precisione dei passaggi con i quali pervenire alla sua realizzazione, che giudichiamo comunque di applicazione diffusa, come ho ricordato precedentemente.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 534) presentato dai Consiglieri Bono, Biol Stara: Al comma 3, dell'articolo 3 bis (Valutazione ambientale strategica), come inserimento dell'articolo 3 bis alla legge regionale 5 dicembre 1977, n. 56 (Tutela ed uso del suolo), la parola: "diversamente" è sostituita dalla seguente: "differentemente".
Emendamento rubricato n. 535) presentato dai Consiglieri Bono, Biol Stara: All'art. 3, al comma 3 prima frase dell'art. 3 bis, dopo le parole "dalla consultazione dei soggetti competenti", sono aggiunte "ed interessati".
Consigliere Bono, se ritiene può sommare il tempo a sua disposizione per l'illustrazione di entrambi. Prego.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Ovviamente li illustrerò insieme, cogliendo l'occasione di sviluppare un intervento più ampio, nel tentativo di evidenziare ulteriormente quello che già abbiamo sottolineato e che ancora avremo modo di fare nel corso della discussione sugli articoli successivi, visto il numero di emendamenti e di articoli ancora da sviluppare.
Mi auguro che dalla discussione di oggi pomeriggio possano pervenire delle modifiche da parte dell'Assessore, che è il primo promotore del disegno di legge, in grado di accogliere, e quindi sanare, quelle che sono le preoccupazioni tecniche avanzate da diversi Consiglieri di opposizione ma che ritengo potrebbero essere avanzate anche dai Consiglieri che oggi sono in maggioranza se fossero a parti rovesciate.
I dati che parlano di consumo del territorio sono oramai universali per cui non sono appannaggio di una forza politica rispetto ad un'altra.
Sono, soprattutto, dati di fatto, non illazioni o interpretazioni soggettive della politica.
Leggo da un blog molto diffuso - "Salviamo il paesaggio" - un articolo del 9 settembre 2012 in cui si dichiara che l'Italia consuma più di quanto il proprio suolo agricolo sia in grado di produrre. Non è certo un dato nuovo, nel senso che già si conosceva, grazie alle ricerche della Global Footprint Network, la rete dell'impronta ecologica americana che considera appunto i consumi in generale di suolo e di ecosistema da parte degli Stati. Questo, invece, è uno studio europeo del Sustainable Europe Research Institute di Vienna, che è l'istituto di ricerca europea sulla sostenibilità (non è, dunque, l'ultimo giornaletto scandalistico locale) secondo il quale la continua perdita di terreno agricolo porta l'Italia a dipendere sempre più dall'estero per approvvigionarsi di risorse alimentari basilari.
Questo è anche un dato chiave, che possiamo ribaltare sull'economia.
Quando parliamo di competitività dell'Italia - non parlo di deficit di bilancio - e di aumento dello spread dobbiamo considerare che tale aumento dipende non solo e non tanto dal debito pubblico, ma anche dalla negatività della bilancia commerciale, perché, se importiamo tanto dall'estero, è ovvio che andiamo incontro a delle difficoltà. Quindi, dal differenziale tra import ed export si genera la crisi economica europea.
L'Italia potrebbe vivere sui prodotti agricoli e sul turismo; qui abbiamo anche autorevoli esponenti del mondo produttivo, vitivinicolo e agricolo, comunque piemontese, che confermano che su questa base già potremmo fare tantissimo.
Quindi, ragioniamo in termini anche economici. Quando diciamo che rilanciamo il mattone, perché fa ripartire l'economia, teniamo presente che, così facendo, magari parte il settore economico dell'edilizia, ma colpiamo gravemente il settore agricolo, così che, magari, le due componenti si riequilibrano o, addirittura, esprimono un risultato negativo, ma su questo interverrò successivamente. Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bono.
Emendamento rubricato n. 152) presentato dai Consiglieri Buquicchio, Ponso e Stara: al comma 3 dell'articolo 3 bis della legge regionale n. 56/1977 (Tutela ed uso del suolo) come inserito dall'articolo 3 del disegno di legge 153, dopo le parole: "in materia ambientale e dai contributi del processo partecipativo", sono aggiunte le parole: "che deve vedere coinvolti anche i cittadini interessati alle modifiche previste dagli strumenti di pianificazione dalla loro varianti".
Emendamento rubricato n. 173) presentato dai Consiglieri Buquicchio, Ponso e Stara: al comma 3 dell'articolo 3 bis della legge regionale 5 dicembre 1977, n. 56 (Tutela ed uso del suolo) come inserito dall'articolo 3 del disegno di legge 153, dopo le parole: "e dai contributi del processo partecipativo;" sono aggiunte le parole: "la VAS evidenzia la coerenza delle scelte degli strumenti di pianificazione di cui al comma 1 rispetto agli obiettivi di sostenibilità degli stessi;".
Se può andare bene ai colleghi, potrebbe esserci la proposta di chiudere i lavori alle ore 18, anziché alle ore 19.
Chiedo un parere anche ai Presidenti dei maggiori Gruppi.
La parola al Consigliere Buquicchio.



BUQUICCHIO Andrea

Per quanto mi riguarda - il tempo utilizzato è lo stesso e su questo articolo abbiamo già detto molto - cinque o sei emendamenti li posso ritirare, se alle ore 18 terminiamo la seduta. Il Consigliere Reschigna esprimerà il suo pensiero.



PRESIDENTE

Se, cortesemente, ci comunicate anche i numeri degli emendamenti ritirati, così provvediamo.



BUQUICCHIO Andrea

Sono ritirati gli emendamenti rubricati numero 158, 164, 161, 160, 168 nonché il 174, solo nell'ipotesi da lei annunciata.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Pedrale; ne ha facoltà.



PEDRALE Luca

Ovviamente, a fronte della disponibilità relativamente alla riduzione di alcuni emendamenti, ci va bene la chiusura alle ore 18.



PRESIDENTE

Il Consigliere Reschigna intende intervenire?



PRESIDENTE

RESCHIGNA Aldo (fuori microfono)



PRESIDENTE

Va bene.



PRESIDENTE

Poi, ci darà lei i numeri. Grazie.
Allora, l'emendamento rubricato n. 152 non è stato ritirato. Pertanto procediamo con l'illustrazione da parte del Consigliere Buquicchio degli emendamenti n. 152 e n. 173, che può cumulare, così arriviamo alle ore 18.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Con l'emendamento n. 152 interveniamo con la Giunta al comma 3, dove dopo le parole: "in materia ambientale e dai contributi del processo partecipativo", aggiungiamo le parole: "che deve vedere coinvolti anche i cittadini interessati alle modifiche previste dagli strumenti di pianificazione e delle loro varianti", sempre per rispondere a quell'esigenza che ho illustrato, anche con i colleghi, nei precedenti interventi.
Così come nell'emendamento n. 173, dopo le parole: "e dai contributi del processo partecipativo;", sono aggiunte le parole: "la VAS evidenzia la coerenza delle scelte degli strumenti di pianificazione di cui al comma 1 rispetto agli obiettivi di sostenibilità degli stessi;".
Per sottolineare l'importanza relativa alla valutazione ambientale, pur dando atto alla Giunta di avere voluto su quel punto correggere e approfondire alcuni elementi normativi, riteniamo che una maggiore specificazione normativa relativa a quei punti e a quel comma, sempre dell'articolo 3, di cui stiamo parlando, possa aiutare nel raggiungimento degli obiettivi prefissati.
Quindi questi due emendamenti ritengo di averli illustrati. Grazie Presidente.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Buquicchio.
Prima di terminare i nostri lavori, aveva chiesto di intervenire l'Assessore Cavallera, al quale rimangono tre minuti.
Comunico che sono stati ritirati gli emendamenti rubricati n. 803, 804 805, 806 e 807.
La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'urbanistica e programmazione territoriale

Grazie, Presidente.
Volevo solamente recapitare due telegrammi. Ovviamente, il primo è rivolto a tutto il Consiglio. È stata variamente evocata la possibilità di un dialogo. Sotto questo profilo, dal punto di vista della mia formazione politica e personale, il dialogo non è un optional, ma una strada che si può percorrere, però è chiaro che in Aula la dialettica è regolata dal Regolamento e dalle procedure. Quindi, così come si è già dialogato quando la temperatura era più alta, perché era estiva, mi auguro che l'abbassamento della temperatura meteorologica favorisca una maggiore convergenza.
Il secondo telegramma è rivolto al Consigliere Buquicchio, nel senso che avevo alcune questioni da esaminare e che sono state approfondite nel corso della giornata. Però, volevo richiamare la sua attenzione sui vari casi nei quali abbiamo esercitato in sede propria e secondo le procedure previste dalla legge regionale n. 56/1977 il compito di censori nei confronti dei Piani Regolatori dei Comuni, introducendo d'ufficio delle modifiche, ma il TAR in diverse occasioni ha cassato questo nostro modo di agire.
Questo non fa venire meno la nostra volontà di controllare e di fare convergere gli strumenti comunali sugli strumenti di area vasta, tipo i Piani Territoriali. Questo per dire che la giurisprudenza - del TAR, della Corte Suprema di Cassazione o della Corte Costituzionale - ovviamente esprime un valore di riferimento e un carattere generale, ma sono quasi arrivato alla conclusione che, a volte, un caso è diverso dall'altro, anche se, magari, ad un occhio profano possono sembrare simili. Quindi, va bene il Titolo V e tutto quello che vogliamo, ma si deve anche tenere conto della casistica, della prassi e di equilibri, anche amministrativi riscontrati in sede di giustizia amministrativa, che, comunque, consta ai nostri Uffici.
Termino dicendo che ho svolto anch'io i compiti delle vacanze confrontando - naturalmente hanno lavorato gli Uffici - quanto verificatosi in tutte le Regioni, chi ha dato e chi non ha dato i compiti ai Comuni, chi non ha delegato o conferito ai Comuni la funzione di approvare gli strumenti urbanistici. Vediamo che sono ben 13 le Regioni che hanno conferito ai Comuni la funzione di approvare lo strumento urbanistico. Noi siamo solo sulle varianti parziali, sono solo 13 partecipazioni della Regione a conferenze di copianificazione, ma in molti casi demandando tutto ai Piani regolatori al duo Comune-Province. Quindi Regione che vai situazioni che trovi.
Condivido assolutamente quello che è scritto nell'articolo approvato la volta scor sa, non bisogna consumare suolo, bisogna usare il già costruito riqualificarlo (lo do per scontato, perché è l'articolo 2 che abbiamo approvato la volta scorsa).
Sono disponibile a discutere con tutti i Gruppi e tutti i Consiglieri del Consiglio.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.01)



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