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Dettaglio seduta n.263 del 02/08/12 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

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Argomento:


LEARDI LORENZO



(Alle ore 10.00 il Consigliere Segretario Leardi comunica che la seduta Avrà inizio alle ore 10.30)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



(Alle ore 10.30 il Presidente Cattaneo comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.45)



(Alle ore 10.45 il Presidente Cattaneo comunica che la seduta avrà inizio alle ore 11.00)



(La seduta ha inizio alle ore 11.01)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento: Servizi postali

Ordine del giorno n. 853 "Le poste italiane tutelino il Piemonte orientale" presentato dai Consiglieri Tiramani, Marinello, De Magistris (richiesta iscrizione all'o.d.g.)


PRESIDENTE

Do atto che l'o.d.g. è stato approvato nella seduta del 31 luglio 2012.
Il Consigliere Tiramani ha presentato un ordine del giorno da iscrivere all'o.d.g., cosa non possibile, in quanto l'o.d.g. è stato variato nella seduta di martedì.
Se l'Aula acconsente, lo potremmo mettere in coda e vedere se vi saranno le condizioni per trattarlo.



(L'Assemblea, tacitamente, acconsente)



PRESIDENTE

*****


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Cantore, Casoni, Costa, Cota Formagnana, Giordano, Maccanti, Sacchetto e Toselli. Il numero legale è 26.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.



PRESIDENTE

Ricordo che oggi, alle ore 14, è convocata in sala Morando la Conferenza dei Presidenti dei Gruppi consiliari in seduta congiunta con l'Ufficio di Presidenza del Consiglio delle Autonomie Locali.


Argomento: Organizzazione regionale: argomenti non sopra specificati

Questione pregiudiziale presentata dal Consigliere Motta Massimiliano


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Motta Massimiliano per fatto personale.
Prego, lo esplichi: se c'è fatto personale le lascio la parola altrimenti gliela tolgo.



MOTTA Massimiliano

un fatto personale, perché credo di non essere l'unico ad aver ricevuto, sulla mail istituzionale, una segnalazione alquanto sconcertante a proposito di una collaboratrice del Movimento 5 Stelle.
Quindi, volevo solo preannunciare, visto e considerato che le vessazioni in termini di...



PRESIDENTE

Sul fatto personale il Regolamento è molto chiaro. Il fatto personale non lo deve valutare lei: lo deve valutare il Presidente. Poiché il Regolamento è molto chiaro e il fatto personale è per qualcosa che le è stato attribuito o qualcosa che le viene attribuito di aver detto in aula mentre lei non ha detto...



MOTTA Massimiliano

Dato che in passato mi sono state attribuite parecchie menzogne, non ultima quella circa il fatto che sarei un pregiudicato o comunque un delinquente - su Facebook, con titolo del Consigliere Bono - ma su questo ce la vedremo in altra sede, chiaramente.



PRESIDENTE

Se vuole fare la pregiudiziale e parlare di questo, la esplichi e parliamo del problema.



MOTTA Massimiliano

fatto personale, perché si utilizzano le mail istituzionali, quindi a quel punto diventa un fatto personale, perché scrive al Consigliere Motta come credo che abbia scritto ad altri.



PRESIDENTE

un fatto personale che però non riguarda il fatto personale nella fattispecie regolata dal Regolamento.



MOTTA Massimiliano

fatto personale, anche perché preannuncio che nell'interrogazione, in maniera forse inusuale, sarà scritta anche una domanda all'Ufficio di Presidenza e al Presidente del Consiglio, perché i contratti vengono gestiti da...



PRESIDENTE

Lei può chiedere l'accesso agli atti, ma le interrogazioni al Presidente del Consiglio, se non per partita di giro, non esistono.



MOTTA Massimiliano

Però, visto e considerato che la collaboratrice fa anche delle consulenze tipiche dei CAAF, volevo, in maniera chiara e trasparente comprendere se, all'interno del Gruppo, ogni Consigliere può dare dei servizi al cittadino - perché può essere cosa utile - e quindi offrire anche il supporto di avvocati, notai e quant'altro.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Carossa; ne ha facoltà.



CAROSSA Mario

Presidente, cortesemente vorrei chiedere di approfondire la questione perché magari poi è da accantonare, ma come intuisco non è una cosa da prendere sicuramente alla leggera.
Sono uno libertario, però quando da parte - eventualmente - degli Uffici si attacca un Consigliere, qualunque esso sia - e lo sottolineo sia di maggioranza o di minoranza, del mio partito o non del mio partito secondo me è cosa da approfondire.
Mi permetto di chiederlo, Presidente.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Esame ordine del giorno n. 781 presentato dal Consigliere Buquicchio inerente a "Disciplina della responsabilità amministrativa degli enti incentivare l'impiego dei modelli di gestione e organizzazione così come previsto dal D.Lgs. 231/2001"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 781, avente ad oggetto "Disciplina della responsabilità amministrativa degli enti, incentivare l'impiego dei modelli di gestione e organizzazione così come previsto dal D.Lgs. 231/2001", presentato dal Consigliere Buquicchio, di cui al punto 5) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Buquicchio per l'illustrazione.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente, per la parola sull'ordine del giorno.
Per quel che si è detto prima, non abbiamo capito niente, ma comunque va bene lo stesso.
Abbiamo ritenuto di presentare questo ordine del giorno, che ha per oggetto "Disciplina della responsabilità amministrativa degli enti incentivare l'impiego dei modelli di gestione e organizzazione così come previsto dal D.Lgs. 231/2001".
Nella Costituzione ci sono molti articoli che affermano la salvaguardia della persona in tutte le varie sfaccettature, però recentemente - e solo recentemente - il legislatore ha ritenuto di intervenire per dare maggiore forza e consolidare alcuni principi che rispondono ai valori dell'etica e della trasparenza dei comportamenti.
E, in particolare, il decreto legislativo che citavo prima, cioè il n.
231 dell'8 giugno 2001, ha introdotto nel nostro ordinamento la responsabilità amministrativa delle società, in base alla quale queste società possono essere ritenute responsabili e, di conseguenza sanzionabili, in relazione a taluni comportamenti o a taluni reati commessi, o anche tentati reati.
Questo è nell'interesse, qualora si sia realizzato un tentativo o un reato commesso, oppure a vantaggio della società stessa, degli amministratori della società o anche dei dipendenti.
La responsabilità dell'ente è stata estesa, per effetto di provvedimenti normativi successivi al decreto, ad alcuno reati, tra cui come si può leggere nell'ordine del giorno presentato dal nostro Gruppo - i reati di omicidio colposo, lesioni colpose e gravi o gravissime commesse con violazione delle norme antinfortunistiche.
Quindi, stiamo parlando anche di tutto quello che attiene all'antinfortunistica o, comunque, alla tutela dell'igiene e alla salute dei dipendenti sul lavoro.
stata allargata a reati di ricettazione, riciclaggio e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, reati di criminalità organizzata.
Come vedete, negli ultimi tempi torno spesso e volentieri sul concetto di luce rossa nei confronti della criminalità organizzata. E questo è uno di quei mezzi di cui noi legislatori e, quindi, l'Ente dispone per potersi attivare in tal senso.
La responsabilità della società viene esclusa, ovviamente, se essa ha adottato e attuato efficacemente, prima della Commissione dei reati previsti dal decreto, tutti i modelli di organizzazione, gestione e controllo che siano idonei a prevenire i reati stessi e ha istituito un organismo preposto a vigilare sul funzionamento e sull'osservanza di quei modelli.
Tuttavia, l'adozione di questi modelli, cari colleghi, non è obbligatoria, è facoltativa. Allora è chiaro che la Regione Piemonte non può imporre questa obbligatorietà a realizzare questi strumenti ma, al fine di contrastare i reati cui facevamo riferimento prima, come anche la corruzione, il lavoro nero, i reati di criminalità organizzata, la violazione delle normative poste a tutela della salute e sicurezza sul lavoro e quelle a tutela dell'ambiente, può utilizzare questa normativa in riferimento a quegli enti e società con le quali interagisce o che da essa in qualche modo dipendono. È questo che noi chiediamo.
In proposito, ricordo che sono diverse le Regioni che hanno provveduto in questo senso: vedi la Regione Abruzzo, addirittura la Campania, persino la Sicilia, la Calabria e la Lombardia.
Con questo ordine del giorno noi chiediamo che la Regione Piemonte intraprenda...
Non vedo gli Assessori, sono tutti assenti...



(Commenti in aula)



BUQUICCHIO Andrea

Ah, ci sono! Mi permettevo di richiamare la sua attenzione, in quanto nell'ordine del giorno avevamo pensato di indicare una data. Quindi, intraprendere quanto si diceva entro il 31/12/2012, però mi rendo conto, prima che magari me lo chieda lei, o la Giunta, che un data può essere forse eccessivamente impegnativa per una cosa importante come questa. Pertanto, sarei d'accordo e lo dico sin d'ora alla Presidenza, oltre che a lei, gentile Assessore, a togliere "entro il 31/12" e sostituirlo con una data successiva, per esempio, o come mi sarà suggerito da qualcun altro.
Quindi, si tratta di intraprendere al più presto azioni volte a incentivare l'impiego e l'adozione di modelli di gestione e di organizzazione che siano finalizzati a garantire la correttezza comportamentale e procedurale degli Enti e società destinatari, secondo i principi di legalità e di una più trasparente etica nell'ambito della Pubblica Amministrazione.
Quindi, potrei anche terminare il mio intervento e l'illustrazione dicendo che ovviamente, e sottolineo "ovviamente", confido nella disponibilità sia della Giunta che della maggioranza, così come di tutti i colleghi, perché è un'ulteriore goccia che si somma a tutte le altre che in questo periodo tutti dobbiamo e stiamo adottando, al fine di arginare sempre di più ogni aspetto che attenga alla illegalità e quindi anche e soprattutto alla criminalità organizzata.



PRESIDENTE

Grazie, collega Buquicchio.
Ha chiesto di intervenire la Giunta regionale.
La parola all'Assessore Quaglia.



QUAGLIA Giovanna, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Rispetto a quest'ordine del giorno, il parere della Giunta è favorevole anche se, come già anticipato dal proponente, chiederemmo di verificare i tempi, perché l'Assessorato competente, in raccordo con ITACA (Istituto per la Trasparenza e l'Aggiornamento e la Certificazione degli Appalti), il cui coordinatore segnalato dalla Conferenza è proprio il Vicepresidente Cavallera, sta lavorando con il Ministero, con le Prefettura e le DIA su un protocollo di legalità per mettere, appunto, in atto le opzioni che il proponente ha sottolineato nell'ordine del giorno.
Quindi, confermando il parere positivo della Giunta, ho allegato anche questo tipo di informazioni e credo non ci siano problemi ad arrivare già quest'anno anche alla definizione e alla sottoscrizione di questo protocollo di legalità.



PRESIDENTE

La Giunta ha espresso parer favorevole.
Ci sono interventi sulla discussione generale? La parola al Segretario Consigliere Ponso, che interviene in qualità di Consigliere.



PONSO Tullio

Grazie, Presidente.
Siamo nell'era dell'open government (governo aperto) e ciò permette ai cittadini, tra le altre cose, di valutare il comportamento di funzionari pubblici e dell'intera compagine della Pubblica Amministrazione.
Queste sono le parole del Presidente della CONSIP, Raffaele Ferrara contenute nell'ultimo rapporto annuale della società interamente partecipata dal Ministero dell'Economia cui, tra gli altri, il Governo ha affidato il delicato compito di provare a razionalizzare la spesa in beni e servizi dei vari enti pubblici.
Cito questo passaggio perché la trasparenza è un elemento essenziale per ridurre drasticamente quei fenomeni di corruzione che non solo creano un danno alle casse pubbliche, ma innescano un meccanismo che porta le imprese che rispettano le regole ad essere estromesse dal mercato a vantaggio delle loro concorrenti che, invece, calpestano diritti e procedure.
Il decreto legislativo n. 231/2001, con l'istituzione della responsabilità amministrativa dell'ente per reati posti in essere da amministratori, dirigenti o dipendenti nell'interesse o vantaggio dell'ente stesso, va proprio in questa direzione. Mira, cioè, a investire gli operatori economici di una sorta di funzione di garanzia, di trasparenza che sensibilizzi gli stessi a prevenire qualsiasi crimine all'interno dell'esercizio dell'impresa secondo canoni etici e non contra legem.
Pertanto, l'adozione dei modelli di gestione, organizzazione e controllo previsti dal decreto legislativo intende configurare un sistema organico di procedure ed attività di controllo volto proprio a prevenire il rischio di commettere reati contemplati dal decreto, di cui ha fatto cenno il nostro Capogruppo.
Individuare le attività esposte a rischio di reato consente di rendere tutti coloro che operano in nome e per conto dell'ente pienamente consapevoli dei rischi di poter incorrere, in caso di violazione delle disposizioni contenute nei modelli di gestione, organizzazione e controllo di un illecito, in sanzioni sul piano penale ed amministrativo non solo nei propri confronti, ma anche nei confronti dell'azienda. Ma c'è di più perché in questo modo si mettono le società in condizioni, grazie ad un'azione di monitoraggio sulle aree di attività a rischio, di intervenire tempestivamente per prevenire o contrastare i reati stessi.
Chiudo, Presidente, auspicando che l'ordine del giorno sia approvato ma essendo intervenuta la Giunta, che ha dato parere favorevole a questo ordine del giorno presentato dal mio Capogruppo, e sapendo che c'è un'autorevolezza della Giunta a indirizzare l'Aula verso una determinata votazione, non posso che esprimere, a mia volta, la soddisfazione per quanto affermato dall'Assessore. Questa è una dimostrazione che il Consiglio regionale è vicino a tutte quelle imprese oneste, ai lavoratori e a quei principi di trasparenza e legalità di cui ce n'è sempre più bisogno.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Ponso.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 781, il cui testo recita: "Premesso che in materia di igiene e sicurezza del lavoro, la Costituzione italiana (agli articoli 2, 32, 35, 38 e 41) afferma la salvaguardia della persona umana e della sua integrità psico-fisica come principio assoluto e incondizionato il D.Lgs 231 dell'8 giugno 2001, recante 'Disciplina della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni anche prive di personalità giuridica, ha introdotto la disciplina della responsabilità amministrativa delle società in base alla quale queste possono essere ritenute responsabili, e conseguentemente sanzionate, in relazione a taluni reati commessi o tentati nell'interesse o a vantaggio della società dagli amministratori o dai dipendenti Premesso ancora che originariamente prevista per i soli reati contro la Pubblica Amministrazione (art. 25 del Decreto) o contro il patrimonio della Pubblica Amministrazione (art. 24), la responsabilità dell'ente è stata estesa - per effetto di provvedimenti normativi successivi al Decreto - anche ad altre ipotesi. Attualmente i reati che fanno sorgere la responsabilità amministrativa dell'ente sono, tra gli altri: delitti informatici e trattamento illecito di dati (art. 24-bis del Decreto, introdotto dalla Legge 18 marzo 2008 n. 48); delitti di criminalità organizzata (art. 24-ter del Decreto, introdotto dalla legge n. 94 del 15 luglio 2009); delitti contro l'industria e il commercio (art. 25-bis.1 del Decreto, introdotto dalla legge n. 99 del 23 luglio 2009); reati societari (art. 25-ter del Decreto, introdotto dal decreto legislativo n. 61 del 11 aprile 2002) delitti contro la personalità individuale (art. 25-quinquies del Decreto introdotto dalla legge n. 228 del 11 agosto 2003); reati di omicidio colposo e lesioni colpose gravi o gravissime, commessi con violazione delle norme antinfortunistiche e sulla tutela dell'igiene e della salute sul lavoro (art. 25-septies del Decreto introdotto dall'art. 9, legge n. 123 del 3 agosto 2007, come modificato dall'art 300 D.Lgs. 9 aprile 2008 n.
81); reati di ricettazione, riciclaggio e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita (art. 25-octies del Decreto, introdotto dal decreto legislativo 231 del 19 dicembre 2007); reati ambientali (art. 25-undicies del Decreto) l'art. 6 del sopra citato decreto prevede che gli enti destinatari della normativa possano godere di una esclusione totale di responsabilità da reato se adottano ed attuano efficacemente modelli di gestione e di organizzazione idonei a prevenire la realizzazione degli illeciti penali considerati, affidando ad un organismo di vigilanza il compito di verificarne l'effettivo funzionamento L'art. 7 del sopra citato decreto prevede, per un efficace attuazione del modello, una verifica periodica e l'eventuale modifica dello stesso quando sono scoperte significative violazioni delle prescrizioni ovvero quando intervengono mutamenti nell'organizzazione o nell'attività; un sistema disciplinare idoneo a sanzionare il mancato rispetto delle misure indicate nel modello considerato che nel giugno 2011, l'operazione Minotauro ha portato all'arresto di quasi 150 persone, tra i quali imprenditori, alcuni politici e numerosi affiliati alle cosche e che il 25 febbraio di quest'anno la Procura ha depositato un rapporto, stilato dal nucleo investigativo dei carabinieri, che entra nel dettaglio degli appalti pubblici In relazione ai reati ambientali si sono registrati, in Piemonte, nel 2010 796 infrazioni, 757 denunce, 198 sequestri la CGIA di Mestre ha stimato in oltre 200mila unità i lavoratori in nero in Piemonte nel 2010 lo scorso anno la nostra regione ha pagato un tributo di 52 vittime sul lavoro, pari al 7,8% delle morti bianche di tutta Italia, facendo registrare 19 decessi in Provincia di Torino (36,53% sul totale regionale) 10 nella provincia di Cuneo (19,23%), 6 in Provincia di Alessandria (11,53%), 5 in quella di Vercelli (9,61%), 4 in quelle di Novara e del Verbano Cusio Ossola (7,69%), 3 nella provincia di Biella (5,76%) e 1 in provincia di Asti (1,92%). Dai dati emerge che il Piemonte è la seconda regione come numero di decessi dopo la Lombardia (76 morti bianche) e come la provincia di Torino sia la seconda dopo quella di Brescia (22 decessi) tenuto conto che l'adozione dei modelli di organizzazione e di gestione, di cui all'articolo 6 del D.Lgs 231/2001, da parte degli enti non è obbligatoria ma facoltativa, sebbene la loro adozione è sicuramente consigliata agli enti dal momento che la presunzione di responsabilità dell'ente, per il reato commesso da un soggetto in posizione apicale (art. 5), può essere superata solamente dimostrando la validità e l'efficiente attuazione del modello di organizzazione che è stato predisposto.
La Regione, al fine di contrastare il lavoro nero, le normative poste a tutela della salute e della sicurezza sul lavoro e quelle sulla tutela dell'ambiente, la corruzione e di rendere più incisive le norme anti corruzione, può utilizzare questa normativa in riferimento a quegli enti e società con la quale interagisce o che da essa dipendono Tutto ciò premesso, s'impegnano il Presidente della Giunta e gli assessori competenti affinché: la Regione Piemonte si faccia promotrice di azioni volte ad incentivare l'impiego di tali modelli di gestione e di organizzazione, così come previsto dal D.Lgs 231/2001, entro il 31/12/2012, al fine di garantire la correttezza comportamentale e procedurale degli enti e società destinatari secondo i principi di legalità e di una più trasparente etica della pubblica amministrazione di introdurre un efficace deterrente alle infiltrazioni mafiose nella nostra regione e di contribuire così ad eliminare svantaggi e penalizzazioni che le imprese più virtuose di fatto oggi si trovano ad affrontare rispetto a quelle che trasgrediscono le normative vigenti".
Il Consiglio approva.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Montaruli; ne ha facoltà.



MONTARULI Augusta

Grazie, Presidente.
Intervengo adesso solo per non disturbare le dichiarazioni del Consigliere Buquicchio.
Ricordo che c'è una proposta di legge depositata da tempo, mia e del Consigliere Motta, per cui invito la I Commissione e la Conferenza dei Capigruppo a recepirla, perché lineare rispetto all'ordine del giorno.



PRESIDENTE

Ne deve parlare con il suo Capogruppo.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Mi piace che le cose vengano fatte seriamente. Voglio ricordare che questa mattinata, dedicata alla discussione di ordini del giorno, non è stata chiesta dai Gruppi di opposizione, ma di maggioranza in sede di Conferenza dei Capigruppo, Consigliere Carossa. È la maggioranza che chiede un Consiglio regionale dedicato...



RESCHIGNA Aldo

CAROSSA Mario (fuori microfono)



RESCHIGNA Aldo

Non fare "cine"!



RESCHIGNA Aldo

Mi lascia finire, Consigliere Carossa?



PRESIDENTE

Per favore, Consigliere Carossa, non può insultare.



PRESIDENTE

CAROSSA Mario (fuori microfono)



PRESIDENTE

Non ho insultato.



PRESIDENTE

Ho capito male. Mi scusi.
Prego, Consigliere Reschigna, se vuole concludere. Prego i Consiglieri di lasciar concludere il Consigliere Reschigna.



RESCHIGNA Aldo

Il Consiglio regionale è luogo in cui si viene al mattino, si firma, si fa quello che si vuole e si ritorna per firmare a fine seduta: non ci sto a questo svilimento del significato dell'Aula.


Argomento: Organizzazione regionale: argomenti non sopra specificati

Richiesta, da parte del Consigliere Biolé, di chiarimenti in merito all'intervento per fatto personale presentata dal Consigliere Motta Massimiliano


PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Biolé; ne ha facoltà.



BIOLE' Fabrizio

Ad inizio seduta ho ascoltato, ma non ho capito bene, l'intervento del Consigliere Motta che ha citato il Gruppo di cui faccio parte e il Consigliere Bono, che in questo momento è assente. Come fatto personale.



PRESIDENTE

Il Consigliere Motta, in sostanza, ha detto di aver ricevuto una e-mail nella quale viene rappresentato che un dipendente del Gruppo Movimento 5 Stelle faccia altro, in orario d'ufficio, con gli strumenti dell'Ufficio.
Ho già dato all'Ufficio di Gabinetto la documentazione che il Consigliere Motta ha depositato ufficialmente, al fine di poter essere valutata il prima possibile. Volentieri anche a lei, che è il Vicepresidente del Capogruppo Movimento 5 Stelle, darò un'informativa.


Argomento: Famiglie

Esame ordine del giorno n. 822 presentato dai Consiglieri Leo, Leardi Pedrale, Botta Marco, Motta Massimiliano, Formagnana, Tentoni, Carossa Marinello, Costa, Negro e Cursio, inerente a "Tutela e promozione della famiglia"; ordine del giorno n. 855 presentato dai Consiglieri Stara e Bresso, inerente a "Tutela e promozione della famiglia"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'ordine del giorno n. 822, di cui al punto 6) all'o.d.g.
Ricordo che è stato depositato un altro ordine del giorno avente ad oggetto "Tutela e promozione della famiglia" dei Consiglieri Stara e Bresso, che dichiaro collegato.
La parola al Consigliere Leo per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 822.



LEO Giampiero

Cari colleghi, quest'ordine del giorno, così come altri, è stato presentato un po' di tempo fa ed era collegato ad un dibattito generale che si era riaperto nel Paese sul tema della famiglia.
Durante la giornata del Forum Mondiale delle famiglie celebrato a Milano con la presenza di sua Santità Benedetto XVI, questa vicenda è tornata di particolare attualità ed è stata anche fortemente ripresa da molti soggetti sociali, anche Gruppi politici di questo Consiglio, con proposte, nonché dall'Arcivescovo Cesare Nosiglia, in occasione della festa di San Giovanni.
L'ordine del giorno, come potrete vedere, non è assolutamente di condanna o di polemica, ma semplicemente, come cercherò di dimostrare nell'intervento, un ordine del giorno propositivo rispetto ad uno degli elementi secondo noi fondamentali di questa società, che è la famiglia.
Parto dal citare la Costituzione, che tutti conoscete bene. La Costituzione negli articoli 29 e 31. Dopodiché, l'articolo 16 della Dichiarazione Universale dei diritti dell'uomo e del cittadino recita: "La famiglia è nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato".
Ho richiamato prima l'appello del Santo Padre, Benedetto XVI, il 2 giugno a Milano che recitava: "Ognuno può allora vedere come la legislazione e l'opera delle istituzioni statali debbano essere, in particolare, al servizio della famiglia, fondata sul matrimonio e aperta alla vita".
Riprendo questi concetti nel dire che il Consiglio regionale esprime particolare apprezzamento per i contenuti enunciati dall'Arcivescovo di Torino, Monsignor Cesare Nosiglia, nell'omelia pronunciata domenica 24 giugno in Duomo riguardo i temi del lavoro e della solidarietà fino alle parti in cui afferma: "La famiglia, società naturale fondata sul matrimonio, salverà il mondo". Inoltre ha aggiunto; "Se sostenuta salvaguardata nei suoi diritti e doveri, amata e promossa dalla cultura e dalla politica, dalle leggi e dalle istituzioni, la famiglia può diventare il volano su cui innestare la ripresa morale, economica e sociale del nostro Paese". Ovviamente i discorsi sono molto più ampi e complessi, ma il tempo è quello che è e di queste cose si potrà parlare ancora meglio nel dibattito.
Pertanto, si invita il nostro Parlamento, il Governo nazionale, la Giunta regionale e quelle degli Enti Locali a prendere tutte le iniziative possibili. Nella passata legislatura abbiamo presentato disegni di legge avevamo recepito un disegno del forum delle famiglie. Quel testo ispirato dal Forum si può riprendere e implementare.
Aggiungo, ovviamente, nel pieno rispetto e in armonia con tutti i diritti individuali e sociali - ci tengo a sottolinearlo, ai colleghi che hanno presentato altri ordini del giorno - di ogni persona e componente sociale, previsti e protetti dalla nostra Costituzione.
Ho letto molti documenti in merito, ho letto il documento cosiddetto "Bindi" e l'ho trovato di grandissimo equilibrio e centratura. Un equilibrio che può essere una base per la nostra società, a tutela della famiglia, quale elemento naturale e fondamentale della nostra civiltà.
Aggiungo alcuni passaggi di contenuti tutti in positivo. Perché una politica per la famiglia? Perché emerge questa sottolineatura della politica per la famiglia? Perché, luogo che viene prima di qualsiasi altro è la famiglia che determina non soltanto chi la compone, ma anche il volto dell'intera società. Per questo è considerata, a pieno titolo, un soggetto sociale e, come ci ha indicato Giovanni Paolo II, nella "familiaris consortio" deve assumersi la responsabilità di trasformare la società. In che modo? Come? Avendo il coraggio di difendere questi riferimenti in pubblico, ovvero associandosi per non essere snaturata e schiacciata da ogni forma di potere.
Qui emerge la mia passione per la fantascienza. Chi ha visto alcune antiutopie o distopie famose della fantascienza, per esempio il film "La fuga di Logan", ricorderà che in queste società future lo Stato, per controllare l'individuo, la prima cosa che faceva era mettere fuori legge la famiglia. Proibiva e scoraggiava la costituzione della famiglia con sistemi iperedonistici, ecc..
vero che sono riferimenti fantascientifici, ma talvolta la fantascienza sociologica ha tracciato il percorso, anticipando anche i comportamenti per le future generazioni della nostra società.
Nonostante la famiglia sia un soggetto decisivo per la vita economica e istituzionale del nostro Paese, ad oggi non ha trovato un'adeguata attenzione. Manca, nei fatti, quel salto di qualità nell'agenda politica che decida veramente di investire su essa, con l'attuazione di leggi adeguate.
Parlare oggi di famiglia in piena crisi economica è sicuramente molto difficile: i dati ISTAT assomigliano a bollettini di guerra e descrivono la crisi meglio di tanti discorsi. È però unanime il riconoscimento del ruolo di coesione sociale e di ammortizzatore esercitato dalla famiglia, grazie al quale, nonostante questo clima culturale ostile, la situazione italiana è migliore rispetto ad altre nazioni europee (penso ad alcune delibere ultimamente approvate anche del Comune di Torino, in cui si fa riferimento a questo ruolo).
Alcune cose sono già state fatte: mi riferisco, ad esempio, a leggi approvate dal Consiglio regionale a larga maggioranza, come quella sull'istruzione nella passata legislatura, in cui si tiene conto dei quozienti familiari. Altre proposte di colleghi di vari gruppi sono in attesa di essere discusse.
Quindi non si tratta di intervenire solo su bisogni con logiche una tantum - come abbiamo fatto - anche se utili, che sicuramente sono da appoggiare e da approvare quando sono rivolte e riferite alla famiglia, ma si tratta principalmente di promuovere nel lungo periodo idee responsabilità e risorse tese a valorizzare ciò che nasce della creatività della società.
La famiglia non è una scelta scontata, lo sappiamo bene. Le Amministrazioni comunali e regionali, infatti, devono decidere con intenzionalità etica se vogliono sostenere un welfare basato sull'individuo staccato dai suoi rapporti, e perciò settoriale, o se puntare verso un welfare relazionale considerando la persona parte di un sistema di relazioni più complesso.
Di conseguenza, non una politica per la donna, una politica per l'anziano, per il bambino come fossero entità separate, sia pure importantissime, ma trattando le singole condizioni dentro delle relazioni come quelle familiari.
Questa sfida a far crescere le relazioni tra persone, tra famiglie e tra enti, tra realtà no profit, tra realtà di volontariato sociale, tra realtà di promozione sociale, di solidarietà e di sussidiarietà, è la sfida della cultura contemporanea e investe ogni settore della vita sociale.
Come procedere? Dico questo proprio per dimostrare che non è un'argomentazione ideologica pro o contro vicende che hanno tenuto banco nell'opinione pubblica, anche se le mie posizioni sono chiare, ma è proprio propositiva, e ci sono colleghi che, anche dal punto di vista economico e sociale, hanno grandi esperienze e, pertanto, potranno dare contributi operativi. Avviando politiche familiari degne di questo nome, cioè mettendo in pratica il principio di sussidiarietà, ovvero attuando alcuni interventi in modo da non sostituire, ma sostenere e potenziare, le funzioni proprie e autonome della famiglia.
Concretamente, procreazione, educazione e cura della persone sono i compiti essenziali della famiglia. Oggi, però, chi mette al mondo figli diventa più povero. Il collega Cursio che ha sottoscritto questo ordine del giorno faceva presente di averne esperienza, avendo cinque figli! La procreazione, paradossalmente, rischia in questa società a tradizione sociale, di essere un lusso per pochi.
La cura non è riconosciuta, anche se il 90% degli anziani e delle persone disabili vive in famiglia.
Nel campo educativo esiste una ridotta libertà di scelta, a meno che la famiglia non sia disposta ad enormi sacrifici economici.
Concludo dicendo che l'assurdo è che le famiglie diventano, in qualche modo, sussidiarie dello Stato, perché gli fanno risparmiare più di sei miliardi all'anno, essendo circa un milione i ragazzi che frequentano in quel settore le scuole paritarie (era uno degli esempi). Non solo. Queste spese non sono detraibili, ma il fisco, addirittura, le potrebbe valutare come un parametro di ricchezza per il redditometro, cioè come una ricchezza privata in una risorsa disponibile per la società.
Ci sarebbero molte altre cose da dire sul ruolo di conciliazione e di solidarietà educativo.



(Commenti del Consigliere Motta Massimiliano)



LEO Giampiero

Sì, collega Motta, termino nei tempi prescritti.



(Commenti del Consigliere Motta Massimiliano)



LEO Giampiero

Lei è gentilissimo. La ringrazio molto per questo gesto, ma termino.



PRESIDENTE

Concluda, per favore.



LEO Giampiero

Non intervengo su altre tematiche. Ringrazio i colleghi di maggioranza e di minoranza anche per l'attenzione in un momento politico così delicato ed effervescente.
Ringrazio il collega Motta, il mio Capogruppo, tutti coloro che hanno sottoscritto questo ordine del giorno e chiunque ancora volesse sottoscriverlo, sarà il benvenuto.
Grazie, Presidente Cattaneo.



PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'ordine del giorno n. 855, presentato dai Consiglieri Stara e Bresso.
La parola alla Consigliera Bresso, per l'illustrazione.



BRESSO Mercedes

Grazie, Presidente.
Ho ascoltato l'illustrazione del collega Leo e concordo pienamente sul fatto che sia necessario un intervento, nell'ambito delle politiche sociali, che tenga conto della famiglia e delle organizzazioni sociali simili alla famiglia.
indubbio che le maggiori cause di povertà e di difficoltà siano legate, essenzialmente, alle famiglie numerose, soprattutto quando entra un solo reddito a fronte di una numerosità dei componenti della famiglia (ovviamente, con il termine "famiglia" non intendo solo i figli, ma anche i genitori o le persone anziane a carico).
Credo, quindi, che la sollecitazione del collega Leo abbia un senso, ma che non possa non tener conto della decisione che la Corte Costituzionale ha ancora recentemente preso, invitando il legislatore - naturalmente parliamo del legislatore nazionale - a regolamentare le unioni di fatto siano esse unioni eterosessuali o omosessuali.
Insieme al collega Stara abbiamo presentato un documento che, ribadendo l'interesse del Consiglio regionale ad un riordino legislativo che tenga conto della famiglia in tutte le proprie politiche dell'esistenza dell'organizzazione familiare, estenda però il concetto di famiglia naturalmente nel limite delle nostre competenze. Attendiamo sempre che il legislatore nazionale, distratto dalla crisi e da altri problemi, risponda alla sentenza della Corte Costituzionale con una normativa che adegui la normativa italiana al dettato della Costituzione, come ci chiede la Corte Costituzionale.
Nel frattempo, però, se affrontiamo il tema della famiglia, lo dobbiamo fare in coerenza con il dettato costituzionale. Insieme al collega Leo si potrebbe anche addivenire ad un testo comune, purché con il termine "famiglia" si considerino tutte le sue eccezioni: la famiglia sposata ai sensi della legislazione vigente, la famiglia mononucleare, che è un altro problema rilevante, e le coppie di fatto, siano esse eterosessuali o omosessuali (ma si può dire semplicemente "coppia di fatto", perché le stesse dovranno essere riconosciute e com'è noto, sono già riconosciute da moltissimi Comuni, sempre nell'ambito delle proprie competenze).
Credo che da molto tempo i cittadini piemontesi si aspettino che la Regione Piemonte, vista anche la sollecitazione della Corte Costituzionale tenga conto che, dal punto di vista della titolarità, una famiglia mononucleare o una famiglia costituita da una coppia di fatto ha il diritto, se ha bambini o anziani a carico, cioè se sussistono le condizioni che la rendono più fragile dal punto di vista della capacità di garantire ai membri della famiglia la pienezza dell'assistenza e dei loro diritti, di essere assimilata alla famiglia.
Credo che su questo, sempre di più, anche il pensiero cattolico debba prendere atto del fatto che, quando si parla di difficoltà e problemi che hanno attinenza con le famiglie, non si possa più parlare solo di famiglie "regolari": oramai non si tratta di numeri minimi, ma di numeri molto rilevanti; in molte aree le famiglie "non regolari" ai sensi del Codice Civile, che prevede che le coppie siano sposate, sono spesso se non maggioranza almeno un numero molto rilevante. Credo quindi che questo valga anche dal punto di vista della logica con cui il Consigliere Leo ha presentato questo ordine del giorno, quella cioè di aiutare coloro che sono in difficoltà, tenendo conto della situazione reale del nucleo familiare e non della disponibilità individuale di reddito, come prevede tutta la nostra normativa.
Ricordo che noi non abbiamo una normativa fiscale familiare che consenta di sommare i redditi dei coniugi e di dividerli, sia pure con alcuni correttivi, per il numero dei membri della famiglia, come avviene per esempio in Francia. Questo consente, in Francia, di avere una fiscalità "violentemente" a favore delle famiglie, ma proprio in questo stesso Paese queste normative vengono estese a coloro che, attraverso un semplice atto dichiarano di essere una famiglia di fatto e quindi possono fruire dei benefici riconosciuti ai nuclei familiari: siano essi ai sensi del codice civile, siano essi ai sensi della normativa sulle famiglie di fatto.
Penso che questo permetterebbe da un lato di non votare a maggioranza cosa che su un tema del genere è piuttosto sgradevole - ma soprattutto di adeguare la normativa regionale, naturalmente attraverso un invito che viene fatto alla Giunta a promuovere un riordino legislativo, al dettato costituzionale.
Dico anche al Consigliere Leo che, siccome qui si fa un invito alla Giunta, lei sa benissimo che se non si trova un accordo il famoso riordino non passerà mai. Se lei vuole quindi un riordino vero a favore della famiglia, deve accettare l'idea che esistono anche le famiglie di fatto.



(Commenti in aula)



BRESSO Mercedes

Certo che non passerà mai: siamo talmente indietro nelle cose indispensabili da votare, che un testo così - che sarebbe un riordino generale - non passerà mai, perché è un testo corposo con tanti articoli e lei immagina cosa questo significa.
così, dunque, e credo che sarebbe sensato, anche da parte della maggioranza, riconoscere che c'è un dovere di regolamentazione delle situazioni di fatto e che alla politica e alla legge non spettano scelte etiche: spetta rispondere alle scelte che la società fa.
Ora, credo che nessuno possa negare che queste scelte - quelle diverse dal matrimonio tradizionale - non solo esistono, ma sono molto numerose sono sempre più frequenti e spesso non sono neppure dettate dalla volontà delle persone e quindi grave sarebbe che la legislazione non ne tenesse conto. Lo ricordo e dico comunque che un ordine del giorno si approva sempre, ma non si approvano le leggi a maggioranza o a muro contro muro.
Non so se adesso, dunque, ma prima o poi questa questione deve essere affrontata e io credo possa essere affrontata tenendo conto di quello che dicevo: del fatto che sicuramente esiste una carenza nella nostra legislazione regionale e nazionale, che pur è una normativa realmente a favore della famiglia, ma che l'aggiornamento di questa normativa pu essere condiviso e come tale poi approvato solo se la concezione della famiglia non è una concezione restrittiva, ottocentesca, che credo nemmeno più la maggior parte dei cattolici abbia; non parlo delle gerarchie, ma delle persone.
Questo è un Paese dove il numero delle coppie di fatto e il numero di persone in condizione apparentemente "non regolare" secondo le gerarchie cattoliche è molto superiore al numero dei dichiarati atei, il che vuol dire che ci sono moltissimi cattolici in condizioni di fatto fuori dalla legislazione e non riconosciute dalla legge della Chiesa e che questo non può che produrre, per loro, problemi e sofferenze; e credo che anche questo debba essere tenuto in conto.
In ogni caso, i miei dieci minuti sono in questo istante finiti. Credo che sarebbe sensata una discussione vera e non una discussione abborracciata nel mese di agosto; per tentare di portare a casa che cosa? Un ordine del giorno? Allora, l'ordine del giorno può aprire - e chiedo che apra - al fatto di "tenere conto dell'articolazione complessa della società": la formulazione potrebbe essere anche questa, purché ci sia poi la disponibilità ad un confronto vero e non ad un confronto fittizio. Grazie.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE BONIPERTI



PRESIDENTE

Grazie, collega Bresso.
Ha chiesto la parola il Consigliere Lepri; ne ha facoltà.



LEPRI Stefano

Mi ricorda quanti minuti ho a disposizione, Presidente?



PRESIDENTE

Per gli interventi sugli ordini del giorno si hanno sempre dieci minuti; quindi c'è ampio spazio, collega.



LEPRI Stefano

Bene. Intervengo velocemente in quanto quest'ordine del giorno seppur, per quanto mi riguarda, condivisibile - ha un valore molto relativo lo dico all'amico Leo - perché sappiamo che di ordini del giorno, spesso purtroppo disattesi, è pieno il mondo ed è pieno anche questo Consiglio regionale. Comunque, al di là del fatto che siano attesi o meno, noi semplicemente non siamo qui per votare ordini del giorno: siamo qui per fare leggi. L'ordine del giorno in molti casi ha un senso se riguarda impegni che noi non siamo in grado di esercitare: che siano attribuiti alla Giunta, al Parlamento o a livelli di indirizzo ancora superiore.
Considero quindi questo testo del collega Leo poco più che una nobile e da parte mia condivisibile, dichiarazione di intenti e credo che questo tema - do in questo caso ragione alla Consigliera Bresso - dovrebbe essere affrontato con la volontà del legislatore di farne appunto oggetto di norma, sapendo che quando si parla di negozi giuridici che afferiscono alla sfera dei diritti civili la competenza non è del Consiglio regionale, ma del Parlamento. Anche da questo punto di vista, quindi, noi potremmo eventualmente fare una legge - mi auguro come quella che abbiamo provato a fare nella scorsa legislatura - che riguardi la promozione della famiglia ma non potremmo - se mai volessimo - inventare un altro istituto giuridico parallelo o simile.
Detto questo, aggiungo amabilmente al collega Leo che - pur naturalmente condividendo le citazioni che lui ha fatto - ritengo che noi Consiglieri regionali, credenti e non credenti, abbiamo le parole nostre e non abbiamo bisogno di prenderne a prestito o citare delle pur condivisibilissime enunciazioni. Lo dico perché questo tema, come altre questioni, ha bisogno di una testimonianza e di un'argomentazione laica senza - ripeto - chiedere a prestito dichiarazioni e affermazioni, che personalmente mi vedono d'accordo ma che non aggiungono nulla a ciò che noi, con le nostre capacità, potremmo rappresentare.
Il fatto che la famiglia, così come ricorda la Costituzione, sia quella fondata sul matrimonio, sia il nucleo fondante della società, che l'impegno dei due coniugi alla fedeltà, alla coabitazione, al mantenimento reciproco all'educazione delle prole siano delle virtù preziose, preziosissime per la società, comporta che questo insieme di impegni debba essere accompagnato come il legislatore prevede, a diritti, corrispondenti a questi doveri.
Sono affermazioni probabilmente scontate, ma opportunamente da ricordare in una condizione politica dove spesso si fa appello al riconoscimento di nuove figure e di nuovi diritti, dimenticandosi dei doveri che invece il Codice Civile, prima ancora che le convinzioni personali o religiose, attribuisce alla famiglia fondata sul matrimonio.
Per queste argomentazioni, ritengo che l'ordine del giorno del collega Stara, illustrato dalla collega Bresso, non sia condivisibile. Naturalmente non è una dichiarazione di voto per il mio partito, ma è personalissima sapendo che su questi temi le posizioni sono molto diversificate legittimamente, in quanto il legislatore e la Costituzione attribuiscono alla famiglia fondata sul matrimonio uno speciale status in riferimento al fatto che la convivenza tra un uomo e una donna non sancita dal matrimonio non richiede l'obbligo della coabitazione, del mantenimento reciproco n materiale né economico, quindi è evidente che lo status giuridico, qualora vi fosse un eventuale riconoscimento di un negozio giuridico diverso sarebbe nettamente differente.
Per quanto mi riguarda, ritengo che non sia necessario, almeno per le relazioni e i rapporti eterosessuali stabili, il riconoscimento di un nuovo negozio giuridico o di una fattispecie particolare, ma bastano evidentemente gli accordi che la legge può in qualche modo facilitare tra due persone. Altra cosa è l'unione omosessuale orientata alla stabilità, al mantenimento reciproco. Da questo punto di vista, la discussione anche in questi mesi nel nostro partito è andata molto avanti e quindi, per quanto mi riguarda, alla luce di queste semplici argomentazioni, voterò a favore del documento presentato dal collega Leo e voterò contro il documento presentato dal collega Stara.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Negro; ne ha facoltà.



NEGRO Giovanni

Grazie, Presidente.
Essendo firmatario dell'ordine del giorno n. 822, presentato dal Consigliere Leo, mi sento in dovere di condividere quanto lui ha già espresso molto chiaramente nel discorso sulla famiglia; condivido virgola per virgola.
La famiglia è un discorso molto serio, non è da prendere sottogamba senza receperine i valori. Io intendo la famiglia come una società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio, a mio avviso (non solo a mio avviso!), è un sacramento che oggi a volte più nessuno rivendica. Questo sacramento viene recepito dalle istituzioni, infatti, e ricordo quello che lo Stato recepisce agli articoli 143, 144 e 147, che conosco a memoria. La famiglia, a mio parere, è un vero volano della società.
Questo per dire che intendo la famiglia come quella che ha creato madre natura, quella che il buon Dio ha creato maschio e femmina. Le altre cose non le recepisco, abbia pazienza la signora Bresso. Dio ha creato maschio e femmina, abbia pazienza, signora Bresso Chiediamo di assumere tutte le iniziative possibili per avviare un piano rispettoso verso i diritti della famiglia affinché si tenga conto di questo vero valore quale elemento fondamentale della nostra società, perch ad oggi si è parlato tanto delle famiglie, delle vere famiglie, ma si è concluso poco. Secondo me, dobbiamo fare qualcosa di più, perché abbiamo bisogno di questi valori, di queste famiglie, di questi figli, che sono il vero lievito in mezzo alla pasta che fa crescere l'Italia.
Dichiarazione di voto: voterò a favore dell'ordine del giorno n. 822 e contro gli altri.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Angeleri; ne ha facoltà.



ANGELERI Antonello

Grazie, Presidente.
Ho seguito con attenzione tutti gli interventi dei colleghi e, in particolare, l'ultimo appassionato intervento del collega Negro, in cui devo dire - mi riconosco da un punto di vista culturale.
Mi chiedo - ma è una battuta - come faccia a discutere con Vendola, ma abbia pazienza, visto che siamo in chiusura, è un commento spontaneo; la stessa cosa dico alla collega Cerutti.
Detto ciò, ho firmato e sottoscritto l'ordine del giorno proposto dal collega Leo perché, dopo aver sentito tante parole (non solo oggi, ma anche nel passato) sulla questione della famiglia (non solo in questa istituzione, ma a livello nazionale), mi sono posto un problema di priorità.
Come diceva la Presidente del Gruppo omonimo Mercedes Bresso, le priorità in questo Paese devono essere considerate dal punto di vista del rispetto della famiglia, rispetto che le istituzioni, in senso generale non hanno ancora messo in pratica e avuto nei confronti della famiglia intesa come valore fondante e come nucleo portante della nostra società.
vero, in qualche modo dobbiamo fare riferimento ai principi affermati dalla Costituzione del nostro Paese e che sono espressi esplicitamente.
Badate, non c'è un modo di interpretare l'articolo 29: è talmente chiaro e i legislatori all'epoca fecero immediatamente chiarezza che non è possibile interpretare quale sia e debba essere in qualche modo la famiglia.
Ma da allora, la domanda è: nell'ambito della situazione che stiamo vivendo oggi dovuta alla crisi economica, la questione per esempio del quoziente familiare, di cui più volte molti Gruppi politici hanno parlato dove ci ha portato? Dove siamo arrivati con questa discussione? In sostanza, siamo riusciti ad abbassare le tasse per le famiglie che hanno più figli, oppure abbiamo solo discusso e la famosa questione del quoziente familiare è rimasta su un pezzo di carta? Altri Paesi - lo dico al primo firmatario Leo - come ad esempio la Francia, che cito perché è proprio qui di fianco, attuano concretamente tutto questo. E anche la questione del quoziente familiare si può applicare tranquillamente, in termini di valori, a quelli che sono i valori veri e fondanti della famiglia per poter educare correttamente, per poter fare crescere nella maniera più compiuta i propri figli occorre agevolare le famiglie che più hanno bisogno e non parlare d'altro. In questo momento sono preoccupato, dal punto di vista culturale, che si voglia spostare l'attenzione su un altro tema, cioè sul rispetto di chi la pensa diversamente relativamente alla famiglia e altri valori.
Quello è un tema che merita il rispetto da parte di tutte le forze politiche, ma è un altro tema. Oggi, parlando di priorità - sono priorità diverse da quelle che prima elencava Mercedes Bresso - innanzitutto occorre riconoscere, finalmente e concretamente, quello che riteniamo un dato quanto mai indispensabile e urgente in un tale momento.
Ho voluto sottolineare questo aspetto, senza approfondire altri temi perché il Consigliere Leo e altri colleghi li hanno sottolineati meglio di me.
Aggiungo solo che la trasmissione in termini di valori all'interno di una famiglia con figli non può avvenire compiutamente se ci si ritrova con due papà o due mamme: non lo dico io, lo dice chi in questo settore ha studiato più di me e di molti di noi.
Allora, quali conseguenze produce una famiglia che non ha compiutezza? E quella composta da un padre e da una madre? La Lega ha sempre difeso i valori originari in questa direzione; gli altri sono temi diversi, ne parliamo la prossima volta.
Oggi, se parliamo di famiglia, dobbiamo prestare attenzione, se siamo amministratori e politici attenti alla situazione economica, affinch questo ordine del giorno, come correttamente è avvenuto nei confronti del Parlamento, del Governo nazionale e della Giunta regionale, sia rivolto ad uno scopo, quello di riconoscere in questo nucleo fondante della nostra società un punto di riferimento essenziale per il nostro futuro.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola alla Consigliera Artesio.



ARTESIO Eleonora

Grazie.
Il collega Leo riconoscerà insieme a me che le vie dell'inferno sono lastricate di buone intenzioni. Quindi, riconosco le buone intenzioni del Consigliere Leo, ma rilevo che, presumibilmente, questa discussione non raggiungerà l'obiettivo che il Consigliere Leo si proponeva, cioè un pronunciamento vincolante e utile rispetto alle politiche per le famiglie quanto piuttosto la rappresentazione in micro - forse nemmeno particolarmente vivace, dato anche il momento nel quale discutiamo - di un antico dibattito, che nel nostro Paese i livelli legislativi non sanno risolvere e tradurre in indicazioni operative.
Questa è la ragione per la quale non mi riconosco in questo dibattito.
Soprattutto, è la ragione per cui cercherò di spiegare ai colleghi che gli ordini del giorno hanno un significato compiuto e unitario quando vogliono impegnare, in quanto rappresentanza della comunità regionale, altri livelli tenuti a prendere decisioni, oppure hanno un significato quando impegnano noi, e coloro che con noi e per noi agiscono nelle politiche, a realizzare cose concrete.
Credo che questo ordine del giorno non abbia né l'uno né l'altro obiettivo e che l'ordine del giorno dei colleghi Bresso e Stara replichi alla ritualità del dibattito, per come l'ho rappresentata all'inizio, con la finalità di agitare una rappresentazione delle differenze culturali.
Perché l'ordine del giorno del Consigliere Leo non punta all'unità? Cito un aspetto, quello meno fondamentale, quello ornamentale: quando si vuole puntare all'unità, si fanno richiami in cui tutta la comunità legislativa si possa riconoscere. Questa Assemblea regionale si sarebbe certo potuta riconoscere in atti del nostro Stato, in pronunciamenti formali dei nostri organi legislativi, in atti operativi, cioè in tutto quello che appartiene alla legislazione delle istituzioni.
Parte di noi può rispettare i pronunciamenti, ma non in questi riconoscersi, che fanno riferimento ad autorevoli punti di vista, quale consolidamento di opinioni e di orientamento alla comunità spirituale espressi da autorità spirituali, ma, finché esiste la distinzione tra potere temporale e potere spirituale, credo non possa essere imposta ad una comunità di legislatori.
Il fatto stesso che tutta la premessa sia stata scritta sulla base delle omelie del Cardinale Nosiglia piuttosto che secondo le indicazioni del Papa, è un atto che rispetto, ma nel quale credo che nessuno di coloro che hanno scritto possa pretendere che altri vi si riconoscano.
Altro sarebbe stato fare riferimento alle legislazioni, a cui tutti noi siamo tenuti, anche quando le vogliamo cambiare e migliorare. Questo per quanto riguarda il primo aspetto.
Il secondo aspetto - omettendo l'assenza di ricerca di unità - riguarda l'assenza di ogni indicazione operativa - mi permetto di dire - non certo nelle intenzioni dei singoli estensori - di qui l'inferno lastricato di buone intenzioni - quanto nel rapporto tra questo ordine del giorno, le buone intenzioni di coloro che l'hanno scritto e quello che quotidianamente compiamo, con la contrarietà o con la complicità dei Consiglieri regionali in ordine alle politiche della famiglia.
Mi spiego meglio: sono tutte vere le osservazioni dei colleghi sulla necessità di avviare significative politiche pubbliche a sostegno delle famiglie. È anche vero che uso volutamente il termine "famiglie" per comprenderne una più ampia pluralità, essendo convinta che, se siamo riusciti a modificare l'articolo della Costituzione interpretando le parole "senza oneri per lo Stato" per le scuole private, riusciremo anche a declinare in maniera più estensiva l'articolo costituzionale che parla della famiglia.
Tuttavia, convengo sui dati di partenza: in questo Paese la condizione della povertà familiare è scandalosa e lo è esattamente proprio per quelle famiglie che noi di più vorremmo e dovremmo tutelare, cioè per quelle famiglie in cui ci sono dei minori.
Tutte le ultime indagini ricordano che l'incidenza della povertà su famiglie numerose con figli minori a carico fa dell'Italia la maglia nera in Europa e che questo dato è prevalente nelle regioni del Sud. Magari, chi firma documenti sulla povertà delle famiglie e, poi, dice che non ci dobbiamo accollare i debiti della Sicilia, dovrebbe attivare questo link mentale tra ciò che dice in un campo e ciò che esprime in pratica politica.
Perché ritengo contraddittorio questo ordine del giorno? Se noi confrontiamo la spesa italiana con la spesa dell'Europa dei quindici - i dati sono del 2008 - vediamo che per la famiglia e la maternità l'Europa dei quindici spendeva il 2,1% del PIL e l'Italia l'1,3%; che sulla povertà l'Europa dei quindici spendeva lo 0,4% del PIL e l'Italia lo 0,1%; che sugli anziani e i disabili l'Europa spendeva il 2,1% del PIL e l'Italia l'1,6%.
Colleghi, sono abituata ad assumermi le responsabilità dirette e quelle per conto. Pertanto, degli ultimi quindici anni di questo Paese mi assumo una quota parte di responsabilità di due, ma di tutti gli altri, compresi quelli che si stanno consumando in questi giorni e in questi mesi, lascio la responsabilità a coloro che ogni giorno decidono l'andamento delle leggi finanziarie e i finanziamenti delle politiche.
Quindi, ritengo non coerente, e non utile a questo punto, incrociare un auspicio, un afflato d'animo sul sostegno alle famiglie e poi partecipare a politiche governative in cui le famiglie, non oggi con Monti, non ieri con Tremonti, poco prima con Prodi, non sono mai state sostenute. Se poi incrociamo, non le responsabilità di altri, di cui come politici dovremmo comunque sentirci parte, ma le nostre, quelle di tutti i giorni, vorrei ricordare ai colleghi estensori dell'ordine del giorno alcune piccole contraddizioni tra quello che si auspica in questo documento e quello che si fa con gli atti operativi.
Vogliamo ricordarne alcune? Abbiamo parlato dei quozienti familiari della necessità di sostenere il reddito delle famiglie più numerose e con minori a carico. Che quoziente familiare avete introdotto nella delibera del bonus bebè? Erogazione liberale consentita come segno di sostegno alla natalità e a tutti i nuclei familiari, indipendentemente dalle condizioni di reddito dei propri componenti. Che sostegno avete dato alle famiglie con la delibera dei criteri di riparto del Fondo Sociale Regionale, da poco discussa in Commissione, in cui vengono messi in difficoltà, ad esempio, i finanziamenti per tutte le condizioni di tutela dei malati psichiatrici della non autosufficienza o della disabilità? Che sostegno date alle famiglie in lista di attesa nelle RSA, nelle RA nei centri diurni e nelle strutture semiresidenziali e residenziali, con trentamila anziani in attesa? Che sostegno date alle famiglie se ai disabili vengono dilazionate le possibilità di ingresso, dove addirittura deve intervenire il TAR regionale Piemonte per imporre agli Enti locali che agiscono per conto del fondo regionale, e alle ASL di inserire le persone disabili, risarcendo le famiglie che volontariamente le hanno tenute a casa? Che sostegno familiare date non applicando la delibera e la legge regionale 10 e non riconoscendo il volontariato intra-familiare? Bene, colleghi, questo ordine del giorno, e quelli che di rimbalzo vengono proposti su questo tema, non hanno né l'ambizione né la possibilità di raggiungere l'unità, perché le sensibilità sono molto differenziate. La mia è decisamente diversa da quella del Consigliere Negro: riconosco le famiglie nelle loro differenze, i diritti delle famiglie nelle loro differenze e i diritti delle persone, perché la Costituzione riconosce la famiglia, ma anche i diritti individuali. Quei diritti individuali di ogni singolo minore, di ogni singola donna, di ogni singolo uomo sono fortemente conculcati con le gravi riduzioni delle politiche pubbliche avvenute negli ultimi diciotto anni.
Quindi, un buon esercizio di retorica quello di questa mattina; un esercizio di retorica di cui non vedo l'utilità e di cui, sinceramente nelle definizioni di voto non ritengo nemmeno utile fare parte.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE BONIPERTI



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Cerutti; ne ha facoltà.



CERUTTI Monica

Grazie, Presidente.
Anche noi riteniamo che, alla fine, il dibattito di questa mattina poco possa sortire, proprio perché in quest'Aula finiscono per confrontarsi contrapposizioni spesso molto ideologiche. In realtà scontano - e mi dispiace, Consigliere Leo - l'arretratezza della politica, proprio perch la società che ci sta intorno e fuori da quest'Aula sta andando verso altre situazioni. Non a caso, la Consigliera Artesio faceva riferimento alle "famiglie", proprio perché sappiamo che la legislazione italiana, il diritto di famiglia italiano, è arretrato rispetto a quello che avviene normalmente nella vita quotidiana di tutte e di tutti.
Questo non lo dice semplicemente la sottoscritta, o qualche pericolosa forza di sinistra: è evidente a tutti il fatto che la nostra legislazione non riconosce quei diritti civili di base che nel dibattito generale vengono considerati di minoranza o di priorità inferiore rispetto ad altre questioni.
Bisognerebbe, invece, che la nostra legislazione prendesse atto di ci che capita realmente. Non si parla semplicemente del tema delle coppie omosessuali, ma anche delle coppie eterosessuali, e di quello che normalmente avviene, quindi provare a...



(Commenti del Consigliere Leo)



CERUTTI Monica

No, non è questione di essere progressista o conservatore, è questione di tener conto di quello che avviene normalmente.
In questo senso crediamo che effettivamente non quest'Aula ma il Parlamento dovrebbe provare ad innovare la legislazione italiana.
Fortunatamente, in questo periodo anche nel nostro Paese questo discorso non è derubricato a questione secondaria o da mediare in vista dei programmi, arrivando quindi a mediazioni al ribasso sul tema dei diritti fondamentali. In realtà, si sta ragionando sul tema della cittadinanza che mette a pari i diritti sociali, civili e politici.
In questo senso ben venga il dibattito, che però in questa sede finisce per sortire semplicemente una contrapposizione, quando invece crediamo che effettivamente le forze politiche devono chiarire le loro posizioni, anche in vista di quello che potrebbe essere un nuovo Parlamento, relativamente ad una nuova legislazione.
Sappiamo che molte amministrazioni si stanno già muovendo in direzioni diverse: non ultimo, come i Consiglieri avranno visto, il Comune di Milano si è mosso e ha riconosciuto - pur con un dibattito molto complesso e con contrapposizioni ideologiche, si è arrivati ad una mediazione che ha visto anche un voto, in questo senso trasversale - il fatto che anche per quanto riguarda i Regolamenti comunali si può avere un riferimento che è l'unione civile. A Torino lo avevamo già deliberato qualche anno fa: in questo senso speriamo che finalmente ci sia la possibilità di un passo avanti anche a livello nazionale.
Credo anch'io che il Consigliere Leo avesse un obiettivo positivo nel portare avanti il suo ordine del giorno, però poi, alla fine, in questa sede finisce per non concretizzarsi in una pratica politica che questo Consiglio regionale possa portare avanti, se non portare effettivamente la discussione di progetti di legge, com'è avvenuto nel passato mandato (e potrebbe avvenire anche in questo) in cui si discute di quello che pu essere un passo avanti e di come la Regione, rispetto alla sua capacità legislativa e alle sue azioni pratiche, possa riconoscere le famiglie arrivando ad un adeguamento della situazione reale.
chiaro che a questo si connette in modo preciso anche la questione del sostegno economico. Non ripeto quanto appena detto dalla Consigliera Artesio, ma anch'io chiedo a quelle forze politiche che si battono e considerano la famiglia il centro della loro attenzione, una coerenza.
Sappiamo che, sia a livello nazionale sia a livello locale, chi proclama la famiglia come priorità, facendone una propria bandiera di carattere ideologico, poi non è conseguente. Basta pensare che, in realtà, tutti i tagli ai servizi e al socio-assistenzale vanno proprio ad incidere sulle famiglie.
Su questo, quindi, chiederei un supplemento di riflessione, proprio perché pensiamo che se allora la famiglia - anche noi diciamo "le famiglie", probabilmente con un concetto diverso di cosa si intenda per "famiglia" - è al centro della nostra attenzione, allora lo devono anche essere le politiche concrete a favore della famiglia.
Per questo motivo, mettendo da parte per un attimo la questione del riconoscimento di quali siano le famiglie, bisogna che noi ci chiediamo quale tipo di priorità dovremmo avere, nell'agenda politica, sul fronte sociale: banalmente, il sostegno alla creazione di nuovi posti negli asili nido, il sostegno a tutto ciò che può essere elemento che aiuta le famiglie e, in particolare, la pari opportunità al loro interno. Purtroppo la risposta che ci diamo è che questa priorità non è al top, anzi viene ben dopo altre politiche e che quindi, in un momento di risorse scarse, come quello attuale, nella redazione del bilancio regionale si devono porre delle priorità.
Spesso le priorità che sono state poste, sono state individuate con un concorso comune da parte delle opposizioni.
Su questo chiediamo una coerenza, perché un dibattito come quello di oggi, che vede semplicemente una contrapposizione, porta a poco.
Per questo motivo ci troviamo più vicini al documento che ha presentato la Presidente Bresso, anche se su quello vorremmo che ci sia un passo avanti, magari lasciando da parte il termine "famiglia" e pensare alle famiglie. È chiaro che su questo ci potrà essere un dibattito ulteriore.
Rispondo anche al Consigliere Angeleri rispetto alle notizie e a quello che si legge sui giornali; il nostro programma come Sinistra Ecologia e Libertà sicuramente considera il tema dell'unione civile, ma considera anche come obiettivo da perseguire, sapendo che la società italiana e la stessa politica italiana deve ancora fare ancora riflessioni in tal senso il matrimonio omosessuale. Noi considereremmo importante che l'Italia finalmente arrivasse al matrimonio omosessuale.
Se leader come Barack Obama e recentemente Hollande portano avanti questo tipo di posizione, crediamo che l'Italia finalmente possa anch'essa provare a superare l'arretratezza che la contraddistingue e andare in una direzione finalmente di civiltà, pensando che nel momento in cui si affronta il tema della precarietà, la precarietà dei diritti è una precarietà che è a 360 gradi, che riguarda la vita degli individui sia sul fronte sociale sia sul fronte civile.
Quindi, è molto importante tenere insieme la discussione e provare finalmente a far fare un passo avanti alla politica italiana, che finora è stata molto attenta alle contrapposizioni di carattere ideologico, spesso non comprese dai cittadini - e aggiungo un aggettivo che a me non piace "normali".



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Parlerò molto meno di dieci minuti e lo farò a titolo personale. Lo farò, dicendo innanzitutto che sarebbe buona norma se coloro che presentano un ordine del giorno partecipassero almeno alla discussione o assistessero alla discussione durante la seduta, se non si vuole dare l'impressione che queste cose vengano proposte per ragioni strumentali.
E sono stufo di partecipare a discussioni strumentali, perché stiamo discutendo in verità di un problema terribilmente serio che andrebbe affrontato senza ipocrisie.
Il tema di cui stiamo discutendo è terribilmente serio. Invece vedo che c'è la tendenza da molte parti, da quei banchi e anche da questi, di sollevare queste questioni perché serve ad agitare strumentalmente la questione e perché fa gioco nell'arena della politica. Poi chi si è visto si è visto! Tant'è che voi che governate la Regione non fate le politiche per la famiglia, non le fate come sarebbe necessario! Allora mi domando a cosa serve un ordine del giorno.
Avrei preferito che il Consigliere Leo presentasse venti emendamenti al bilancio per porre questioni di merito. E, per contro, mi rendo anche conto che non basta presentare un ordine del giorno per affermare dei principi.
Quindi, se il tema è: sosteniamo con politiche le famiglie, io firmo domani mattina un emendamento. Però, colleghi della maggioranza e dell'opposizione - prendete le cose che dico a titolo personale - il tema non è soltanto quello. Perché se vogliamo affrontare il tema delle famiglie e delle coppie in Italia, caro collega Leo, esiste un Paese che è cambiato radicalmente, a meno che non preferiamo chiudere gli occhi di fronte alla realtà.
L'Italia è un Paese fatto di famiglie tradizionali che vanno sostenute con politiche pubbliche - e su questo io firmo gli emendamenti domani mattina - ed esistono centinaia di migliaia di coppie che non si sposano per ragioni loro proprie, e hanno il diritto di farlo.
Loro hanno il diritto di farlo, noi però abbiamo il dovere, come legislatori - diverso è il punto di vista personale delle persone, diverso è il punto di vista religioso delle persone - di corrispondere a queste persone sul piano dei diritti di libertà.
Trovo scandaloso che, nel 2012, in questo Paese non ci sia ancora una normativa che tuteli queste persone; e vi sta parlando un signore sposato per intenderci.
Ma mi domando qual è la ratio in base alla quale questo Paese, che si ritiene moderno ed avanzato, non ritenga di dover riconoscere a quelle persone, uomini e donne, uomini e uomini, un sistema di diritti, e se è normale che una coppia di fatto non possa accedere a cose normali.
Muori? Non ti posso autorizzare a fare niente! Vai in ospedale? Non sei autorizzato a fare niente! Ma è normale una cosa del genere? Lo ritenete un diritto di civiltà? Un fatto positivo? Abbiate pazienza! Il legislatore dovrebbe occuparsi di questo. Noi dovremmo fare in modo di mettere in campo normative che tengano conto del fatto che la società indipendentemente dai legittimi ed importanti punti di vista religiosi, è cambiata e cambia. Noi dobbiamo corrispondere a tutta la società, ripeto, a tutta la società.
Penso che un Parlamento all'altezza della situazione avrebbe da tempo dovuto provvedere; e penso che un Parlamento, che afferma ed accetta il principio della laicità dello Stato, avrebbe dovuto adoperarsi perch indipendentemente dalle convinzioni religiose di ciascuno, invocassimo per tempo e da tempo quella strada. E penso che sia un fatto negativo il ritardo con il quale questo Paese legifera anche su questa materia.
Questa è la mia opinione. Il resto? Sì, va bene. Famiglia? Ma ci mancherebbe! Qualcuno contesta la famiglia tradizionale? C'è qualcuno in questo Gruppo che ha negato il valore delle politiche per la famiglia? Non è questo il tema, Consigliere Leo. E, in ogni caso, facciamole! Spero di votare alcuni emendamenti presentati da lei, collega Leo, nel prossimo assestamento, che dicano che la Giunta Cota vuole fare tre cose per dare più sostegno alle politiche della famiglia.
Ma a lei, collega Leo, che è un cattolico che io rispetto e a cui non voglio imporre nessuna mia opinione e nessuna normativa, chiedo di farsi carico di un problema che esiste nell'Italia e che lei incontra tutti i giorni. Perché lei, collega, come me, incontra persone che hanno fatto scelte diverse dal matrimonio e hanno il diritto di poter contare su una legislazione adeguata da parte di questo Stato.
Se non facciamo questo, Presidente, noi facciamo delle chiacchiere!



PRESIDENTE

Grazie, collega Ronzani.
La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Grazie, Presidente.
Questa è una discussione sempre complessa in un Paese come l'Italia. Se poi la si affronta con ordini del giorno, devo dire, culturalmente assolutamente inadeguati, la discussione diventa sempre più difficile. Lo dico per tutti, non solo per alcuni firmatari, ma per tutti i firmatari.
Diventa sempre più difficile per una serie di ragioni.
La prima. Noi viviamo in un Paese che pratica da sempre il cosiddetto "familismo amorale". Cioè tutti parlano di famiglia. Tutti si incensano con la famiglia. Tantissimi hanno costruito fortune elettorali e campagne elettorali sulla famiglia, ma nessuno ha mai speso in questo Paese per la famiglia quello che spende l'ultimo Paese in Europa! Punto a capo.
Pertanto, il familismo amorale che contraddistingue le classi politiche italiane nel loro susseguirsi e nel loro divenire sarebbe una di quelle cose rispetto alle quali amerei vedere un elemento di grande rinnovamento e di soluzione di continuità, altro che rottamare qualsiasi cosa! Perché non rottamiamo il familismo amorale che contraddistingue questo Paese? Sarebbe veramente ora, perché sarebbe un salto culturale e di civiltà! Tra l'altro, rottamare una cosa come questa sarebbe un notevole salto di civiltà, perché nei momenti di crisi economica tutti ti vengono a dire: "Di diritti e di cose come queste parliamo dopo, adesso c'è la crisi".
Quando non c'è la crisi, ti dicono che non è ancora il momento. Il momento per parlare e per legificare su questi argomenti in Italia non c'è mai sono cinquant'anni che andiamo avanti così! Io sostengo invece che bisogna parlarne proprio in un momento come questo di crisi economica, che deve ridefinire stili di vita, oltre che di consumo, e da una crisi non si esce solo in modo economicistico, si esce anche con una rilettura avanzata dei diritti, perché una rilettura avanzata dei diritti è anche volano per l'economia.
Ora è il momento, non in un'altra fase.
Certo che affrontare un dibattito di questo livello, perché il livello del dibattito è questo, anche con i vari tentativi messi in campo a livello parlamentare, le varie sentenze delle Corti, ciò che si muove in Europa e nel mondo, con due ordini del giorno come questi, permettetemi, fa "cadere le calze", e ve lo dico proprio benevolmente. Per fortuna è estate e molti di noi non le hanno.
Il primo ordine del giorno - non voglio dare voti a nessuno - è un tentativo di qualcuno, benemerito per lui, di accreditarsi presso le gerarchie cattoliche per dire: "Guardate cosa ho fatto".



(Commenti del Consigliere Leo)



MANICA Giuliana

Ti dico le cose come le penso, poi tu mi rispondi. Lasciami parlare!



(Commenti del Consigliere Leo)



MANICA Giuliana

Non mi puoi rispondere subito. Chiedi la parola e magari potrai ricoprirmi di insulti.
Da un lato, si scrive un testo per accreditarsi non so dove; testo che peraltro, non fa giustizia alle sedi autorevoli che hanno scritto certe cose, perché sono sedi autorevoli che ne hanno tutta l'autorità e il magistrato per scriverle; sedi che dicono ciò che la dottrina rappresenta e danno un'indicazione forte ai fedeli e ai credenti. Ed è loro compito farlo, è bene farlo ed è fatto, dal loro punto di vista, a un livello alto.
Che qualcuno traduca documenti di quel livello e di quell'importanza in un ordine del giorno, dimenticando qualsiasi principio di laicità - non di laicismo, che è cosa che non ha mai condiviso - e pretendendo che lo si voti in un'istituzione democratica, non fa del bene né alla Chiesa né allo Stato, perché creiamo per entrambi confusioni di campo che non fanno bene a nessuno e che non sono richieste da nessuno, tanto meno dalla Chiesa, che cose di questo genere non le ha mai chieste.
Poiché è un'istituzione fatta di persone intelligenti e colte, non lo farà mai.
Detto questo, il principio di laicità implica la divisione di queste tematiche. La laicità implica che si arrivi a una morale pubblica condivisa. Cos'è la morale pubblica condivisa? La morale pubblica condivisa è portare a sintesi un principio morale che valga per tutti, non ergere il principio morale di qualcuno a principio universale. Questo è il totalitarismo e il fanatismo, non è la democrazia, i principi laici su cui è fondato questo Stato, con una Costituzione scritta da grandi esponenti laici e cattolici.
Cattolici di tale valore che al tuo ordine del giorno, caro Leo, non avrebbero neanche dedicato un secondo di attenzione.



MANICA Giuliana

LEO Giampiero (fuori microfono)



MANICA Giuliana

Tu sai tutto!



MANICA Giuliana

So quello che penso io! Quello che pensi tu saranno fatti tuoi! Detto questo, c'è anche un altro ordine del giorno, di segno completamente contrario.
Per quanto mi riguarda, va nella direzione giusta, nel senso che parte dal presupposto che esiste un articolo 29 che riconosce il matrimonio fondato sulla famiglia, che nessuno in questo Paese vuole mettere in discussione. Rimanga com'è, è stato scritto come tale, nessuno vuole toccarlo.
Sono per una posizione come quella che, più volte, ha autorevolmente sostenuto il professor Zagrebelsky, secondo cui l'articolo 29 rimane "lì" e sancisce una primazia del matrimonio così come si è storicamente affermato e celebrato.
C'è però un problema in questo Paese, indipendentemente dalla mia posizione personale, e andrei anche oltre, ma mi rendo conto che in Italia sarebbe sbagliato affrontarlo in questi termini. Pertanto, rimanga l'articolo 29, ma ci sono anche altri articoli della Costituzione (il 2, il 3, il 31) e gli articoli del Trattato europeo, secondo cui un riconoscimento giuridico e sociale per le unioni di fatto, che stanno diventando sempre più numerose e rischiano di essere tante quasi quanto i matrimoni regolarizzati secondo i principi normati dalla Costituzione, è indispensabile.
Questa è la questione: costruire una strada equilibrata perché quel riconoscimento giuridico e sociale possa essere realizzato, non a colpi di scimitarra e di ideologia, perché se ognuno di noi volesse imporre le proprie posizioni si andrebbe avanti su strade diverse, e magari qualcuno chiederebbe i matrimoni tra tutti, come avviene in altri Paesi europei.
Penso che quelle due strade, in Italia, ci porterebbero nel baratro.
Sono entrambe posizioni estremistiche. Poiché bisogna de-ideologizzare occorre eliminare ogni estremismo in questa problematica e riconoscere diritti giuridici e sociali a persone che ne hanno bisogno per le loro storie di vita, perché ci sono dei minori, perché ci sono degli anziani perché ci sono delle persone che hanno bisogno del riconoscimento dei diritti e dei doveri, anche quelli fiscali, che uno Stato richiede a queste unioni.
Uno Stato civile, a un minimo livello di civiltà come l'Italia, non pu esimersi da questa definizione di ordine giuridico e normativo.
In questa Regione abbiamo presentato, già la scorsa legislatura, un testo molto equilibrato, che guardava al tema del superamento di tutte le discriminazioni nelle materie di competenza regionale per quanto riguardava vari temi, tra cui la sanità, la cultura, l'assistenza e l'istruzione. La Regione può farlo, può legiferare. L'abbiamo presentato anche in questa legislatura.
A livello nazionale, a mio avviso, bisogna fare altrettanto - quella è la sede - e andare oltre per scrivere un testo equilibrato sul riconoscimento pieno, di ordine giuridico e di ordine sociale, delle unioni di fatto.
Il Paese è molto più avanti di quanto siamo noi e questi dibattiti. Il Paese è oltre queste cose. Il Paese, come in tanti altri momenti ha dimostrato, dal diritto di famiglia in poi, è già oltre queste discussioni stantie. Il fatto che la politica non riesca ancora a dare una risposta a questa problematica celebra, per l'ennesima volta, la sua distanza dalle cittadine e dai cittadini e la sua compiuta, desolante inadeguatezza.



MANICA Giuliana

LEO Giampiero (fuori microfono)



MANICA Giuliana

Presidente...



PRESIDENTE

Consigliere Leo, ci spiega le motivazioni del suo intervento? Prego.



LEO Giampiero

L'osservazione è questa.
Tutti i colleghi - l'ho detto prima personalmente alla Consigliera Artesio, ma lo volevo dire anche al Consigliere Ronzani e alla Consigliera Cerutti - sono stati estremamente rispettosi, anche se hanno dato giudizi forti del tipo "la strada dell'Inferno è lastricata di buone intenzioni ecc.". Sono affermazioni che hanno un senso.
Ma dire, quando ho affermato che la posizione della Bindi, Presidente del suo partito, è di grande equilibrio, ch e le mie convinzioni e affermazioni sono "estremiste e integraliste" vuol dire che la "sua" presidente esprime posizione estremiste? E allora cosa aspetta a chiederne le dimissioni? Sostenere che ho bisogno di questo per accreditarmi di fronte al mondo cattolico, è un po' patetico! Sembra invece che la Consigliera Manica sappia cosa pensano i progressisti, cosa pensa il Papa cosa pensavano i padri costituenti. Consigliera Manica, mi dica, visto che sa tutto: sa anche cosa pensa il Dalai Lama? O magari anche cosa pensa mia Moglie? Faccio solo ancora un'osservazione. Ci è stato rinfacciato di non aver realizzato le politiche sulla famiglia quando ero Assessore, ma quando il sottoscritto era Assessore alla cultura, ha fatto le riforme nelle sue materie di competenza, e sovente anche con il consenso di tutti. Mentre lei, che nella giunta Bresso aveva una delega "ad hoc" sui temi della famiglia non ha prodotto un bel niente Vorrei ricordare un episodio, che qualche collega con buona memoria come il Consigliere Placido, avrà presente. La Consigliera Manica ha fatto tutta una battaglia contro il principio del buono scuola e della libertà di educazione, quando era all'opposizione, appena passata in maggioranza come assessore della giunta Bresso, l'ha approvato, e quando è ritornata in Aula ha detto: "Chi era mai la Consigliera che si opponeva?". Era lei Consigliera Manica! Io non ho mai cambiato così radicalmente le posizioni. Soprattutto così come faceva l'Assessore Pentenero, in Commissione rispondevo a tutti i Consiglieri, anche a quelli della minoranza. Il suo atteggiamento, come Assessore, non è passato alla storia come moderato e democratico. Il mio forse sì.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Montaruli; ne ha facoltà.



MONTARULI Augusta

Chi sceglie di fare politica dovrebbe essere privatamente religioso e pubblicamente laico. Il tema della famiglia non può essere ridotto ad una divisione tra laici o cattolici. Se si volesse affrontare il tema della famiglia, allora dovrebbe essere diviso tra chi vorrebbe riconoscere la famiglia come un istituto di diritto pubblico, come è oggi, oppure relegarlo ad una questione di mero diritto civile.
Oggi il diritto di famiglia è diritto civile, ma l'istituto della famiglia è riconosciuto dal diritto pubblico.
Voterò contro l'ordine del giorno del Consigliere Stara per tanti motivi.
Una prima motivazione è che ritengo la famiglia come istituto pubblico sancito anche dalla Costituzione, come comunione di un uomo e una donna uniti dal matrimonio (articolo 29 della Costituzione). Tuttavia, non voter contro l'ordine del giorno del Consigliere Stara per questo esclusivo motivo, ma perché mi sembra intellettualmente non corretto.
La Consigliera Cerutti ha parlato di famiglia - e non il Consigliere Stara perché assente e mi sembra un po' anomalo in questo momento - ma se si vuole parlare di famiglia, bisogna avere il coraggio non di appellarsi all'articolo 2 della Costituzione, ma all'articolo 29 che sancisce la famiglia. Se il termine famiglia, per voi, significa formazione sociale allora è pari alle associazioni, ai tanti modi con i quali le persone si possono associare tra di loro, sulla base di vari studi giuridici. Allora bisognerebbe appellarsi non all'articolo 22, che è inserito al primo punto dell'ordine del giorno del Consigliere Stara, ma all'articolo 29.
Bisognerebbe avere il coraggio intellettuale di andare contro le filosofie del professor Zagrebelsky e dire: "Per noi la famiglia deve essere riconosciuta dal diritto pubblico, quindi dalla nostra carta costituzionale, laddove la carta costituzionale la richiama, quindi all'articolo 29". Quindi dire che non è quell'unione sociale unita dal matrimonio, ma anche da altri istituti, non solo dal matrimonio.
Il matrimonio, tra l'altro, a meno che non vogliate sradicare completamente il nostro ordinamento giuridico fin dalle proprie origini cioè quelle del diritto romano, può essere inteso soltanto in un solo modo che è quello del diritto romano.
Ciò detto, voterò a favore dell'ordine del giorno che ha primo firmatario il Consigliere Leo, ma con una riserva. Condivido l'impegno alla Giunta, lo Stato, e tutti gli Enti, ma aggiungerei un impegno anzitutto a questa maggioranza. Proposte di Consiglieri a tutela della famiglia ci sono. Per esempio, la sottoscritta è prima firmataria, insieme ad altri Consiglieri, di una proposta di legge sul quoziente familiare che prevede di introdurre, sul modello di quanto è stato fatto anche in Regione Lombardia, il tema del quoziente familiare applicabile a tutte le prestazioni, a tutti i servizi alla persona che la Regione Piemonte eroga.
Il mio voto con riserva è questo. Voto questo ordine del giorno perch lo condivido nei principi, nei contenuti e negli impegni. Ho presentato una proposta di legge in tal senso. Chiedo alla Conferenza dei Capigruppo, al nostro Capogruppo per primo, ma a tutta la maggioranza, visto che condividiamo questo principio, che condividiamo le parole che abbiamo detto in questi lunghi interventi, che abbiamo voglia di declinare i nostri principi in azioni, ma se vogliamo fare tutto ciò bisogna anche introdurre come priorità, nell'ordine del giorno di una maggioranza, temi come quelli del quoziente familiare. La proposta di legge c'è, questa maggioranza l'ha presentata. Oggi chiedo alla maggioranza e al Consiglio (ho visto delle aperture della Consigliera Artesio sul tema) di affrontare seriamente il tema, prendere quella proposta di legge in Commissione e discutere.
Al di là degli ordini del giorno, vedremo chi è a favore della famiglia e chi non lo è.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Lupi; ne ha facoltà.



LUPI Maurizio

Ritengo doveroso ringraziare il Consigliere Leo per i contenuti del suo ordine del giorno che condivido pienamente.
Voglio ringraziarlo perché spesso, quando un Consigliere enuncia una serie di affermazioni su un tema che per lui sono una sorta di cavallo di battaglia, il rischio è di essere noiosi e ripetitivi. Sicuramente, il tema della famiglia, come elemento costituente della società, è, per il Consigliere Leo, un impegno che da sempre ha contraddistinto il suo impegno politico negli anni e ha significato la coerenza del suo impegno politico.
Mi ha sorpreso che, nonostante per lui sia un cavallo di battaglia, sia riuscito, in questo ordine del giorno, ad esprimere questi temi con straordinaria efficacia e modernità. Non condivido assolutamente gli attacchi di lesa maestà, quasi, al principio "libera Chiesa in libero Stato". Non sono accettabili le accuse di essersi ricollegato a pubbliche e valutate unanimemente positive affermazioni dell'Arcivescovo di Torino su temi così importanti. È assolutamente normale che chi crede in determinati valori possa far riferimento a quelle enunciazioni e, in qualche modo vivificarle, trasformandole anche in atti politicamente concreti, quindi in atti di indirizzo che abbiano un valore morale significativo.
Mi trovo a ritenere fuori luogo degli attacchi secondo me fuori portata, quelli sì veramente antimoderni, a chi, con coerenza, ha dimostrato nel corso degli anni, e quindi non con un'uscita estemporanea momentanea, ma che ha costruito un percorso di continuità sui temi della famiglia. E, proprio sulla base di questa continuità di impegno, non ha necessità di chiedere un accreditamento presso le gerarchie ecclesiastiche perché è già accreditato di base. Non ha bisogno di ulteriori accreditamenti, perché ha guadagnato negli anni una credibilità come credente e come uomo politico, e di avere mantenuto, su queste due linee un parallelismo forte, intenso, vivo.
Al di là di questo, penso che i temi che il collega Leo ha proposto siano estremamente moderni, espressi con grande efficacia, che necessiterebbero un'attenzione più di merito che di principio. In ogni caso, proprio perché condivido quello che è stato espresso nell'ordine del giorno, esprimerò convintamente un voto favorevole. Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Abbiamo ancora qualche minuto prima di interrompere i nostri lavori.
Ha chiesto la parola il Consigliere Biolé; ne ha facoltà.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
plausibile...



BIOLE' Fabrizio

RESCHIGNA Aldo (fuori microfono)



BIOLE' Fabrizio

Si prosegue nel pomeriggio, no?



PRESIDENTE

Come concordato, nella seduta pomeridiana è prevista la trattazione della legge urbanistica.



PRESIDENTE

RESCHIGNA Aldo (fuori microfono)



PRESIDENTE

Lasciamo un dibattito così, sospeso per aria?



PRESIDENTE

C'è un ordine del giorno programmato: a quello ci dobbiamo attenere.
Avremo ampio spazio, dopo le vacanze estive, per ulteriori approfondimenti.
Prego, collega Biolé.



BIOLE' Fabrizio

prevedibile, oltre che comprensibile, che un tema del genere generi un dibattito che nasce da quelle che sono posizioni personali e da posizioni di indirizzo politico.
Sono temi assolutamente non facili da trattare, perché sempre più al centro della società e dei vari consessi istituzionali a tutti i livelli.
Ho ascoltato con attenzione le varie posizioni e le varie espressioni e credo di poter trarne alcune considerazioni.
Pur conoscendo le conseguenze sempre più insignificanti che ci sono via via che si approvano ordini del giorno e mozioni - perché, di fatto, hanno quel tipo di natura e quindi sono vincolanti ma non stringenti al cento per cento - l'inserimento, all'interno di un atto di indirizzo come quello presentato da buona parte della maggioranza, di considerazioni che esulano da indicazioni semplicemente civili e sociali, ma richiamano indicazioni legate a convinzioni spirituali (quindi fanno riferimento a talune accezioni religiose o spirituali), credo non vada nella direzione corretta e si scontri con quello che dovrebbe essere il principio importante della laicità a tutti i livelli, quindi anche nel momento in cui viene presentato un atto, sia esso stringente e vincolante, o anche solo di indirizzo o di dichiarazione. Questo penso sia il punto di partenza, per cui l'ordine del giorno cui accennavo credo sia difficilmente votabile, almeno dal nostro punto di vista.
Mi preme fare alcune puntualizzazioni rispetto alle riflessioni mosse nel corso del dibattito.
Ho sentito il Consigliere Angeleri accennare al fatto che avrebbe la certezza che famiglie o unioni genitoriali non formate da persone di due sessi potrebbero non essere indicate per una corretta crescita dei figli.
Mi piacerebbe sapere da quali fonti ha tratto queste considerazione così arbitraria.
Ho sentito parlare di indicazioni all'interno della Carta Costituzionale, base di tutte le nostri leggi, sia a livello nazionale che regionale, e di quelle che sono le norme che regolamentano la società italiana, relativamente al matrimonio formato da uomo e donna. Francamente non ho trovato alcuna indicazioni all'interno della Costituzione, ma probabilmente sarò io che sbaglio o che non l'ho letta compiutamente anche se mi parrebbe strano - per cui questa è già un'accezione in più che viene data rispetto ai principi che riconosciamo come basilari per tutte le leggi e le regole che andiamo a proporre ai vari livelli istituzionali.
Non trovo l'aggettivo per definire alcune dichiarazioni che ho ascoltato, nel senso che sono talmente fuori da quella che credo sia la sensibilità generica e generale in questo momento della società a tutti livelli, dei cittadini, ma anche di molti rappresentanti istituzionali che coscienziosamente, si riconoscono e riconoscono le direzioni che sta prendendo, da questo punto di vista, la società, che sono quelle relative al non riconoscimento assoluto di altri tipi di unioni o di famiglia.
Invece condivido l'accezione plurale, perché riesce a comprendere tutte quelle che sono le varie possibilità. Una famiglia ad assetto variabile, se così possiamo dire, ma che dà ricchezza a quello che è il tessuto sociale a livello regionale, ma ovviamente anche a livello nazionale.
Come provocazione ho letto un testo pochi giorni fa che riprende un po' quella che potrebbe essere la critica che talvolta viene mossa da un certo tipo di mondo cattolico "integralista" rispetto a quelle che sono le prerogative di un matrimonio esclusivamente tra uomo e donna, in questo caso legato alla religione per così dire di Stato. Ne leggerò un breve stralcio per i colleghi.
"Siamo completamente favorevoli al matrimonio fra cattolici. Ci pare un errore e un'ingiustizia cercare di impedirlo. Il cattolicesimo non è una malattia. I cattolici, nonostante a molti non piacciano e possano sembrare strani, sono persone normali e devono godere degli stessi diritti della maggioranza, come se fossero, ad esempio, informatici oppure omosessuali.
Siamo coscienti che molti comportamenti e aspetti del carattere delle persone cattoliche, come la loro abitudine a demonizzare il sesso, possono sembrarci strani. Sappiamo che a volte potrebbero emergere questioni di sanità pubblica, a causa del loro pericoloso e deliberato rifiuto dell'uso dei profilattici. Sappiamo anche che molti dei loro costumi, come l'esibizione pubblica di immagini di torturati, possono dare fastidio a tanti. Però tutto ciò risponde più a un'immagine mediatica che alla realtà e non è un buon motivo per impedire loro il diritto al matrimonio.
Alcuni potrebbero argomentare che un matrimonio tra cattolici non è un vero matrimonio, perché per loro si tratta di un rito e di un precetto religioso assunto davanti al loro dio, anziché di un contratto tra due persone. Inoltre, dato che i figli nati fuori dal matrimonio sono pesantemente condannati dalla Chiesa cattolica, qualcuno potrebbe ritenere che - permettendo ai cattolici di sposarsi - si incrementerà il numero dei matrimoni 'riparatori' o volti alla semplice ricerca del sesso (proibito dalla loro religione fuori dal matrimonio), andando così ad aumentare i casi di violenza familiare e le famiglie problematiche. Bisogna per ricordare che questo non riguarda solo le famiglie cattoliche e che siccome non possiamo metterci nella testa degli altri, non possiamo giudicare le loro motivazioni.
Inoltre, dire che non si dovrebbe chiamarlo matrimonio, ma in un'altra maniera, non è che la forma, invero un po' meschina, di sviare il problema su questioni lessicali del tutto fuori luogo. Anche se cattolici, un matrimonio è un matrimonio e una famiglia è una famiglia! E con questa allusione alla famiglia, passiamo all'altro tema incandescente, che speriamo non sia troppo radicale: siamo anche favorevoli a che i cattolici adottino bambini. Qualcuno si potrà scandalizzare. È probabile che si risponda con un'affermazione del tipo: 'Cattolici che adottano bambini? I bambini potrebbero diventare a loro volta cattolici!'.
A fronte di queste critiche, possiamo rispondere che è ben vero che i bambini figli di cattolici hanno molte probabilità di diventare a loro volta cattolici (a differenza dei figli degli omosessuali o degli informatici), ma abbiamo già detto che i cattolici sono gente come tutti gli altri. Nonostante le opinioni di qualcuno e alcuni indizi, non ci sono tuttavia prove che dimostrino che i genitori cattolici siano meno preparati di altri a educare figli, né che l'ambiente religiosamente orientato di una casa cattolica abbia un'influenza negativa sul bambino. Infine, i tribunali per i minori esprimono pareri sulle singole situazioni, ed è precisamente loro compito determinare l'idoneità dei possibili genitori adottivi.
In definitiva, nonostante l'opinione contraria di alcuni, crediamo che bisognerebbe permettere ai cattolici di sposarsi e di adottare dei bambini.
Esattamente come agli informatici e agli omosessuali".
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Biolé.
Prima di chiudere la seduta, vorrei ricordare che alle ore 14 in Sala Morando si terrà la riunione dell'Ufficio di Presidenza del CAL alla presenza dei Capigruppo.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.02)



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