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Dettaglio seduta n.26 del 27/07/10 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



(La seduta ha inizio alle ore 14.30)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Botta Marco, Cota, Ponso e Giordano.
Presumo che il Presidente Cota si scongederà al suo arrivo.
Avevamo concordato, in sede di Conferenza di Capigruppo, di iniziare in ogni caso, in assenza del Presidente, il proseguimento della trattazione del disegno di legge n. 12, per interromperlo al suo arrivo. Non essendoci però nemmeno l'Assessore Quaglia, chiedo ai colleghi e alle colleghe un attimo di pazienza: sta arrivando direttamente il Presidente. Cominceremo quindi con il punto relativo alle sue comunicazioni, tra qualche minuto.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 14.32 riprende alle ore 14.43)


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

Comunicazione del Presidente della Giunta regionale, Cota, relativamente a "Dimissioni del Vicepresidente della Giunta regionale Roberto Rosso"

Argomento: Ristrutturazione industriale - Problemi del lavoro e della occupazione

Comunicazione del Presidente della Giunta regionale, Cota, relativamente a "Questione FIAT" (ordini del giorno collegati n. 51, n. 54, n. 52, n. 53 e n. 56)


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Prego i colleghi di occupare i propri posti: riprendiamo i nostri lavori.
Siamo convocati per svolgere il dibattito in ordine a quanto richiesto dalle opposizioni riguardo le dimissioni del Vicepresidente Rosso e la questione relativa alla FIAT. Immagino che il Presidente Cota farà un'unica comunicazione, giacché abbiamo anche un punto all'o.d.g. di carattere generale.
La parola al Presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota.



COTA Roberto, Presidente della Giunta regionale

Buongiorno a tutti.
In merito al primo punto, relativo alla richiesta di comunicazioni in ordine alla nomina del nuovo Assessore al lavoro, non ho molto da aggiungere rispetto a quelli che sono gli atti ufficiali della Regione, e cioè i provvedimenti di nomina. Lascio poi il giudizio sulla qualità delle persone alla valutazione di ciascuno. Mi sento di dire, però, che abbiamo a che fare con persone d'assoluto valore e d'assoluta qualità, che sono state indicate per ricoprire gli incarichi in questione.
L'onorevole Rosso ricopriva l'incarico di Vicepresidente della Regione e di Assessore al lavoro. Sapete tutti che, esistendo un'incompatibilità tra la funzione di deputato e l'incarico di Assessore regionale l'Assessore Rosso ha deciso di sciogliere questa situazione di incompatibilità optando per la carica di deputato. Evidentemente le ragioni, da un punto di vista delle motivazioni personali, bisognerebbe chiederle a lui. Se volete la mia valutazione, probabilmente ha fatto anche una scelta giusta. Ritengo infatti che lui sia un uomo di gran valore con capacità amministrative e politiche e probabilmente maggiormente portato per un incarico di tipo più politico, come quello di deputato. Però pu anche essere una mia valutazione a portarmi a affermare che la sua è stata probabilmente anche una scelta giusta, dal suo punto di vista e da quello della sua vocazione.
A seguito dell'opzione che ha esercitato il Vicepresidente Rosso, ho provveduto a nominare come nuovo Assessore al lavoro Claudia Porchietto che voi conoscete, e come Vicepresidente della Giunta regionale l'Assessore Ugo Cavallera.
Per quanto riguarda Claudia Porchietto - ripeto, ognuno avrà le proprie valutazioni da fare - ritengo che sia una persona assolutamente capace e preparata, oltretutto anche con una vocazione specifica in ordine alle deleghe che le sono state conferite: per esperienza professionale, per esperienza di una precedente attività nel mondo delle associazioni rappresentative di categoria, per incarichi amministrativi che ha ricoperto in Provincia.
Quanto all'Assessore Cavallera, perché l'ho scelto come Vicepresidente? Sicuramente perché mi fido, e questa è la prima valutazione che ho fatto.
Ma anche perché ritengo che, tra tutti i componenti della Giunta regionale l'Assessore Cavallera sia una persona dalla grand'esperienza amministrativa non so se manca qualche delega, ma in tutti questi anni penso abbia ricoperto diversi incarichi e avuto anche diverse deleghe in qualità di Assessore - e quindi mi sembrava e mi sembra proprio la persona giusta per fare il Vicepresidente della Regione. Si può pensare quello che si vuole ma penso di essere oggettivo - vero? - nel dire questo e nello spiegarvi i motivi che mi hanno portato a sceglierlo e a designarlo.
La Giunta non ha avuto alcun'interruzione dal punto di vista della funzionalità: non c'è stata nessuna soluzione di continuità e questo lo testimoniano i provvedimenti che sono stati approvati in pochissimo tempo a cominciare dal Piano lavoro. Direi che anche la tempistica di queste nomine ha tenuto conto dell'esigenza di presentare e varare i provvedimenti. Diciamo dunque che abbiamo anteposto le scadenze legate ai provvedimenti rispetto a valutazioni di altro tipo. Per questo sono molto soddisfatto del lavoro che il Governo regionale e quindi la mia Giunta ha svolto in questi mesi, con riferimento specifico al lavoro e a tutta la partita dello sviluppo economico e delle attività produttive.
Vi confermo che dopo il Piano lavoro presenteremo un piano triennale: un vero e proprio piano industriale di sviluppo economico, un piano per la ripresa della competitività. Questo piano è già stato predisposto in bozza dall'Assessore Giordano, prima della sua partenza. Io lo sto valutando, al suo ritorno lo completeremo e poi lo presenteremo, come abbiamo fatto per quanto riguarda il Piano lavoro, a tutte le categorie economiche e sociali della nostra Regione.
In merito alla questione FIAT vi dirò alcune cose, ma è evidente che domani ci sarà un incontro e che le mie valutazioni saranno subordinate all'esito dell'incontro stesso. Voi me lo chiedete oggi e vi rispondo oggi: non mi sottraggo, però evidentemente non ha molto senso che io faccia una comunicazione il giorno prima dell'incontro. Sappiate inoltre che una certa circospezione è anche dovuta, rispetto all'esigenza di cercare di lavorare per costruire qualcosa e non per assumere una posizione politica che rimane lì scolpita.
Andiamo indietro di qualche giorno. Quando vi è stata questa dichiarazione del dottor Marchionne, si è sviluppato un acceso dibattito politico, con varie posizioni anche da parte dei sindacati. Io, come Presidente della Regione, ho ritenuto di dover prendere in mano la situazione, consultandomi con il Sindaco di Torino - ci mancherebbe altro.
Visto che era in discussione la necessità di mettere insieme un tavolo con tutti gli interlocutori, per capire un po' quello che è lo stato dell'arte e capire anche le prospettive per quanto riguarda il futuro, mi sono attivato con i vertici della FIAT e con il Governo a Roma per fare in modo che questo tavolo, invece di essere fatto a Roma, venisse fatto a Torino. E infatti è stato così: questo tavolo di domani è organizzato dal Presidente della Regione Piemonte insieme al Ministro del Lavoro, e vi parteciperanno la FIAT, il Governo, la Regione - ho invitato naturalmente anche la Città di Torino e la Provincia di Torino, perché è giusto che tutte le istituzioni vengano coinvolte - e le varie organizzazioni sindacali e rappresentative.
Qual è l'obiettivo di questo tavolo? Quello di fare chiarezza sul futuro, dal nostro punto di vista e dal mio punto di vista di Presidente di Regione, per quanto riguarda Mirafiori e gli insediamenti produttivi presenti in Piemonte.
Ritengo che si sia fatta anche una grande strumentalizzazione delle parole dell'Amministratore Delegato della FIAT; perché di fatto lui ha annunciato la produzione di questa monovolume in Serbia, ma non ha detto che le statuizioni contenute nel piano industriale denominato Fabbrica Italia, con riferimento allo stabilimento di Mirafiori, non sarebbero state rispettate. Infatti, in quel piano industriale è previsto un impiego a pieno ritmo dello stabilimento di Mirafiori e un aumento dei posti di lavoro sul territorio regionale nei prossimi cinque anni.
Partirei da qui, partirei dal fare chiarezza sul fatto che questo piano industriale abbia ancora tali caratteristiche. Sono assolutamente positivo su questo. Ripeto, non ha detto che si sarebbero chiuse le produzioni nello stabilimento di Mirafiori. Ritengo che dobbiamo lavorare tutti in questa direzione, tutti, ma proprio tutti, quindi sia le istituzioni a livello territoriale, sia i sindacati. Non dico che qualcuno non lavori in questa direzione, sto dicendo soltanto in positivo che questo sarà il mio atteggiamento domani.
Questi sono i termini della questione. Ho parlato, a più riprese, con l'Amministratore Delegato della FIAT, che non mi ha chiesto interventi di aiuto, di sussidio da parte del Governo e neanche da parte della Regione.
Non abbiamo parlato di questo, non è questo sul tappeto. Non metterei indebitamente della carne al fuoco perché quando si mette troppa carne al fuoco, quello che c'è sul fuoco brucia. Domani si parlerà di questo, cioè del futuro di Mirafiori e delle previsioni contenute in Fabbrica Italia.
Perché sono fiducioso? Perché la capacità produttiva di Mirafiori e del sistema piemontese è nota a tutti: stiamo parlando di uno stabilimento dove le automobili vengono realizzate bene e stiamo parlando di una realtà, la nostra, che, oltre ad essere la capitale dell'industria, è anche la capitale dell'automobile. Se uno dovesse scegliere dove realizzare automobili, la logica porterebbe a dire, prima di tutto, il Piemonte Torino, io dico Mirafiori. Non lo dico per spirito di parte, ma è la realtà.
Quando General Motors ha deciso di fare un accordo con il Politecnico di Torino l'ha fatto perché qui si stava sviluppando qualcosa d'importante di positivo e all'avanguardia dal punto di vista della ricerca applicata all'automotive. Quando FIAT ha deciso di intraprende legittimamente, e anche proficuamente, aggiungerei, una strada diversa con la Chrysler General Motors non ha rescisso il contratto con il Politecnico di Torino ma l'ha mantenuto. Vuol dire che, evidentemente, qui c'è efficienza e qualità. Non siamo gli ultimi arrivati.
Leggo in questo senso la decisione del gruppo Volkswagen-Audi di intervenire, di acquistare la maggioranza della Giugiaro; anche questo vuol dire che la nostra capacità, la capacità piemontese, è oggettivamente competitiva.
Questi sono i motivi che mi spingono ad avere, sempre con cautela, un approccio positivo rispetto al tavolo di domani.
Vi ho raccontato molto semplicemente la realtà, ringraziandovi per la collaborazione, gli spunti e suggerimenti che vorrete dare.



PRESIDENTE

Dichiaro aperto il dibattito generale.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Innanzitutto vorrei precisare un aspetto. Siamo a conoscenza del fatto che il Presidente della Giunta regionale ha indetto una conferenza stampa per le ore 16. Noi siamo disponibili, Presidente, a che su queste due importanti comunicazioni non intervengano troppi Consiglieri del nostro Gruppo, a condizione che lei, anche tardando la conferenza stampa o spostandola, stia ad ascoltare gli interventi che non solo dalla nostra parte, ma mi auguro da tutte le parti, verranno sul tema.
Le questioni sollevate all'interno delle due comunicazioni sono rilevanti. Devo anche dire che a noi dà qualche dispiacere mischiare il sacro con il profano, come avviene affrontando in un'unica comunicazione il tema della sostituzione del Vicepresidente della Giunta regionale e un problema di così ampia portata e di ampio rilievo quale quello della politica industriale, del destino e del futuro di FIAT all'interno della città di Torino, della Regione Piemonte in modo particolare.
Sul primo tema voglio solo dirle semplicemente questo. Noi non dobbiamo esprimere nessun tipo di gradimento o di apprezzamento nei confronti n dell'Assessore Porchietto, né della sua scelta di nominare l'Assessore Cavallera come Vicepresidente della Giunta regionale. Sono ambiti sui quali è evidente che appartengono alle valutazioni del Presidente, totalmente del Presidente. Il problema non è questo, noi non abbiamo chiesto di sapere perché ha nominato l'uno o l'altro.
Noi abbiamo chiesto di sapere, e abbiamo posto una questione sul piano politico, se sia normale che il Vicepresidente della Giunta regionale, dopo meno di tre mesi dall'essere stato nominato Vicepresidente della Giunta regionale, lasci questo incarico, senza alcuna motivazione e decida di continuare la sua esperienza nel Parlamento nazionale. Se è normale, visto che l'onorevole Rosso era parlamentare al momento dell'indizione delle elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale e l'elezione del Presidente della Giunta. È entrato nel suo listino, è stato eletto perché lei è stato eletto Presidente della Regione, è stato eletto Vicepresidente della Giunta regionale e, dopo meno di tre mesi, saluta tutti e se ne va a Roma al Parlamento nazionale. Questo non appartiene alla normalità delle situazioni. Credo che, anche in questo, la Regione Piemonte stia maturando un record nelle istituzioni regionali e nelle istituzioni nazionali.
Peraltro, alcune dichiarazioni rese a mezzo stampa dall'Assessore Rosso lasciano intravedere che dietro a tutto ciò non ci sia stata una tribolata scelta individuale, ma ci sia anche qualche elemento più o meno profondo di divergenza sugli stili, sui modi, sui caratteri e sulla modalità di esercizio del lavoro all'interno della Giunta regionale. Noi di questo non dobbiamo chiedere conto in privata sede o in altro modo all'onorevole Rosso, ma vogliamo solamente dirle che questa situazione, insieme ad altre apre e lascia aperto un punto di grande debolezza all'interno della fase iniziale di costituzione e di attività della Giunta regionale. Tutto questo normale non è.
Sulla seconda questione voglio solo dire che la nostra richiesta di una sua comunicazione al Consiglio regionale e relativo dibattito sulla vicenda FIAT non nasce da questioni particolari. Noi siamo preoccupati. Siamo preoccupati perché è vero che esiste un piano industriale presentato dal gruppo FIAT, ma è altrettanto vero che, all'interno del piano industriale la costruzione del nuovo monovolume era prevista presso gli stabilimenti di Mirafiori.
Tuttavia, la scelta di andare a costruire non pezzi della componentistica, ma l'intero monovolume presso uno stabilimento in Serbia è una scelta che, comunque, mette in discussione la validità e la conferma del piano industriale. Soprattutto, mette in discussione o evidenzia qualche ragione di preoccupazione rispetto al futuro e al ruolo della FIAT all'interno delle politiche industriali di Torino e della Regione Piemonte.
A questo riguardo, però, noi non siamo convinti che l'operazione FIAT venga e possa essere gestita unicamente con un forte e indispensabile impegno da parte delle istituzioni locali. Altri paesi dell'Europa occidentale e dell'America hanno affrontato il tema della crisi del settore dell'automobile all'interno di una dimensione più appropriata, quella della politica industriale, che solamente un Governo nazionale è in grado di costruire e offrire.
Anche se apprezziamo il fatto che domani si svolgerà questo incontro a Torino, in cui è stato espresso un forte protagonismo da parte delle istituzioni locali nel sollecitare un'iniziativa e un intervento in questo tipo, favorendo un momento di avvio di questo confronto, innanzitutto vogliamo rappresentare a lei, al Governo regionale, un tema fondamentale: senza una politica industriale a livello nazionale, che abbia una sua autorevolezza in termini di espressione, noi siamo convinti non possa affrontarsi positivamente una vicenda come quella della FIAT. La presenza domani, del Ministro Sacconi, anche se esprime la presenza di un autorevole esponente del Governo nazionale, non rappresenta la politica industriale ed economica del Governo in questo momento, peraltro sprovvisto di un Ministro che sappia con autorevolezza garantire e affrontare tematiche di questo tipo.
L'assenza di una politica industriale e di un'adeguata attenzione da parte del Governo nazionale sulla vicenda FIAT è stata riscontrata anche su un'altra questione su cui si è aperto un grande dibattito, anche in termini laceranti, quella di Pomigliano d'Arco. Quanto avvenuto a Pomigliano d'Arco descrive una vicenda lasciata andare per il suo destino, senza che siano stati messi in atto quegli interventi, a livello della politica industriale del Governo, capaci di poter governare una scelta così importante, ma, per alcuni aspetti, anche così difficile.
Allora, al dibattito odierno offriamo, sostanzialmente, questo elemento di riflessione. Vanno bene le iniziative, che peraltro sollecitiamo, da parte delle realtà e delle istituzioni locali, ma devono essere in grado di presentare al Governo nazionale un tema fondamentale: la vicenda FIAT è centrale nelle politiche industriali ed economiche nazionali, pertanto deve essere affrontata come tale dal Governo nazionale. Non può essere affrontata come la libera scelta di un grande Gruppo produttivo, che ha forti tradizioni e presenze storiche nella realtà piemontese, anche per aver assunto, sotto questo aspetto in modo assolutamente apprezzabile, una dimensione, un ruolo e un prestigio nella dimensione nazionale.
Un Governo autorevole, cui sta a cuore una grande politica industriale capace di garantire sicurezze economiche future a questa regione e a questo paese, non lascia che autonomamente un grande gruppo industriale maturi le proprie scelte; ma, sostanzialmente, cerca di intervenire e definire regole, comportamenti e anche quadri di riferimento, di costruire, intorno al futuro di questo paese, elementi di certezza, chiamando anche i grandi gruppi industriali privati a dare il proprio contributo e offrire elementi di rassicurazione per il futuro.
In questo momento, questo è un elemento di grande preoccupazione, è palpabile ed emerge sul piano degli interventi dell'opinione pubblica anche da parte degli esponenti delle istituzioni locali. O assumiamo questo tipo di consapevolezza, e siamo anche in grado - non dico di alzare il tiro di porre con grande forza il tema della costruzione - finalmente - di una politica industriale all'interno di questo paese per la FIAT e tutti gli altri gruppi, oppure ben difficilmente le istituzioni locali, come pure meritoriamente hanno fatto anche nel passato, saranno in grado, da sole, di costruire riferimenti positivi e certi.
Terminando il mio intervento, esprimo anche un'altra preoccupazione.
Noi riteniamo importante che per il futuro dell'economia piemontese si faccia ogni sforzo e si crei ogni occasione di apprezzamento da parte dei sistemi territoriali per attrarre nuovi investimenti dall'esterno verso il Piemonte. Però, non saremo in grado di offrire una nuova stagione di sicurezza economica e sociale alla comunità piemontese se il Piemonte non riesce a costruire il proprio futuro, partendo dalla difesa di ciò che è importante ed esiste in termini di presenze industriali all'interno della nostra regione. Anche sotto questo aspetto, la vicenda FIAT, dal nostro punto di vista, è una vicenda esemplificativa.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Reschigna.
La parola al Consigliere Pedrale.



PEDRALE Luca

Grazie, Presidente.
Focalizzerò il mio intervento sulla parte che, secondo me, interessa davvero i cittadini del Piemonte. Penso che sulle dimissioni dell'onorevole Rosso il Presidente sia stato più che esaustivo. Quindi, concentriamoci su quanto è più concreto e significativo per la vita di tutti i giorni dei nostri cittadini, che cerchiamo di rappresentare in questa istituzione.
Il problema FIAT, come giustamente il Presidente Cota ha sottolineato è stato affrontato, anche da un punto di vista metodologico, una volta tanto, con alta dignità per il Piemonte: il tavolo si fa a Torino e non a Roma, lasciando le vecchie abitudini, quando le istituzioni piemontesi con il cappello in mano andavano a Roma, per incontrare la grande finanza, la grande industria o i Governi nazionali presso la capitale. Almeno sul piano metodologico, siamo partiti bene, con il piede giusto. Questa volta il centro è Torino, la FIAT è Torino, la FIAT sta in Piemonte, il cuore storico di questo grande gruppo industriale è piemontese, pertanto è giusto che si discuta sui destini di questo gruppo a Torino.
Ovviamente, non ci accontentiamo soltanto di questo metodo convegnistico, dobbiamo conoscere la realtà. Giustamente, il Presidente Cota è stato molto prudente nel suo intervento, perché la realtà la conosceremo domani. Fino ad oggi, c'era un impegno del gruppo FIAT sul cosiddetto progetto Fabbrica Italia per quanto riguarda l'utilizzazione degli impianti e stabilimenti di Mirafiori a tempo pieno, quindi un impegno rassicurante di relazioni industriali per la nostra città capoluogo di regione e per il nostro Piemonte.
Adesso le dichiarazioni di Marchionne sembrano mettere in dubbio questo rassicurante futuro, che fino a qualche settimana fa era stato descritto e disegnato. Quindi, è giusto che al più presto, domani, si faccia chiarezza che FIAT dica esattamente quello che vuole fare.
Per rimanere a Torino e in Piemonte, FIAT vuole degli incentivi economici, vuole delle agevolazioni? Sembra di no. Dalle dichiarazioni di Marchionne e di altri esponenti del Gruppo pare non vi sia una richiesta di questo tipo, relativamente a incentivi e agevolazioni.
FIAT, invece, vuole nuove relazioni sindacali per rimanere e per credere di più, investire e produrre in Piemonte e in Italia? Allora, su questo si può aprire una legittima e giusta riflessione.
L'esperienza di Pomigliano d'Arco - dove ha vinto una certa linea sindacale, ma nessuno è stato umiliato, neanche la FIOM-CGIL - può essere positiva, dal nostro punto di vista; è un'esperienza dalla quale occorre partire per riflettere e, se possibile, applicarla anche in altre realtà industriali italiane.
Certamente non si può rimanere fermi alle relazioni sindacali degli anni '70, perché il tempo è trascorso e il mondo è cambiato. Se davvero vogliamo difendere l'industria automobilistica, ma in generale tutto il settore imprenditoriale italiano, dobbiamo aggiornarci portando le relazioni industriali e sindacali ai livelli degli altri paesi europei. Non parlo dei paesi dell'Europa dell'Est, della Serbia, del Montenegro o di questi paesi di recentissima industrializzazione; parlo della Germania dell'Inghilterra e della Francia.
Allora, domani sarà opportuno conoscere veramente cosa vuole FIAT.
Noi speriamo che FIAT confermi gli impegni presi sul progetto Fabbrica Italia o che, al limite, chieda nuove relazioni sindacali. In questo caso le istituzioni e la politica devono sì essere attente a quello che succede ma quello deve per forza essere un dialogo, soprattutto tra il gruppo FIAT e i sindacati, dove le istituzioni e la politica non devono fare particolari intromissioni e particolari interferenze. Certamente, saremo degli osservatori attenti, ma quella è materia che riguarda essenzialmente se non esclusivamente, un rapporto di relazioni industriali fra la parte datoriale e i rappresentanti dei lavoratori.
Invito dunque il mondo politico-istituzionale a seguire con grande interesse e attenzione, ma non a fare indebite invasioni di campo.
Spero che sia così, e cioè che, domani, alla fine dell'incontro, emerga comunque un impegno del gruppo FIAT a mantenere quanto deciso, determinato nei mesi scorsi sul progetto Fabbrica Italia e che eventualmente - anzi sicuramente questo argomento emergerà - si propongano nuove relazioni industriali, nuove relazioni sindacali a Torino come nel resto d'Italia.
Se invece - e qui formuliamo l'ipotesi più negativa, che spero non si verifichi - per un'adesione ad una globalizzazione economica che ormai non si può più frenare, FIAT deciderà comunque di dismettere una parte considerevole della propria attività produttiva dal Piemonte, da Torino verso la Serbia o i Paesi dell'Est, ebbene, a questo punto, sicuramente le istituzioni e il mondo politico dovranno ricordare a FIAT che questo Stato questa Nazione italiana, questa Regione hanno dato tanto alla FIAT.
La FIAT ha dato tanto all'economia italiana e all'economia piemontese ma le istituzioni, la gente, il popolo piemontese hanno dato anche molto alla FIAT. Quindi, bisognerà fare una riflessione a voce alta; se poi, a quel punto - io mi auguro di no - la FIAT deciderà strategicamente di lasciare il Piemonte e Torino, allora noi non dovremo limitarci a piangere su noi stessi o a fasciarci la testa, ma dovremo rilanciare. Rilanciare e credere che Torino e il Piemonte possono rimanere regione e capitale dell'auto, indipendentemente dalla FIAT, qualora la FIAT decidesse di andarsene.
Come ha ricordato il Presidente Cota, ci sono altri gruppi industriali che hanno già dimostrato grande interesse verso la Città di Torino, verso il Piemonte; perché qui c'è una cultura, c'è una storia, c'è una professionalità, c'è un know how eccezionale, unico in Europa, che sicuramente potrebbe essere interessante e utile anche per altri grandi gruppi automobilistici, indipendentemente dalla FIAT. C'è tutta la partita sull'auto elettrica, sull'ibrido, sull'idrogeno.
Noi ovviamente speriamo di poter sviluppare questi settori ancora con il Gruppo automobilistico torinese, come l'acronimo FIAT sempre ci ricorda ma qualora disgraziatamente ciò non fosse possibile, rilanciamo, non stiamo fermi su noi stessi e guardiamo fuori dai confini nazionali, perché altri gruppi automobilistici, altri produttori del settore sarebbero sicuramente interessati ad insediarsi a Torino e in Piemonte.
Per fare il punto della situazione post-tavolo di lavoro di domani annunciamo che, come Gruppo regionale del Popolo della Libertà, abbiamo richiesto un Consiglio straordinario proprio sul problema FIAT, in cui discutere degli esiti del tavolo di domani e anche dove proporre eventuali ipotesi di alternativa. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
La parola al Consigliere Lepri.



LEPRI Stefano

Grazie, Presidente. Le chiederei, se possibile, di aiutarmi a parlare.



PRESIDENTE

In effetti, c'è un brusio veramente fastidioso. È difficile, per chi vuole ascoltare, riuscire a seguire gli interventi dei Consiglieri, quindi prego i presenti di collaborare a mettere in condizione i colleghi di poter svolgere le loro considerazioni.
Prego, Consigliere Lepri, continui pure.



LEPRI Stefano

La ringrazio, Presidente.
Credo che oggi e domani dobbiamo tenere i nervi saldi, perché il rischio di lasciarci allo sconforto è molto forte.
Noi possiamo essere sconfortati perché la cassa integrazione in deroga aumenta e aumenterà vertiginosamente; ad agosto comincerà, nel senso che dopo le ferie saranno - ahimè - chiamati in cassa integrazione 5.800 lavoratori e altri ne seguiranno nei mesi successivi.
Potremo essere chiamati allo sconforto perché in questi anni il numero degli operai di Mirafiori si è di molto ridotto.
Potrebbe prevalere lo sconforto perché tutte le produzioni, a parte l'Alfa Mito, a fine 2011 certamente chiuderanno e purtroppo - lo dico a una platea molto disattenta, nonostante la drammaticità di questa situazione non vi è certezza di avere modelli che sostituiranno quelli che andranno in pensione.
Potremo essere chiamati allo sconforto perché anche l'indotto che riguarda 50.000 lavoratori solo nella nostra provincia subirà dei grandi contraccolpi, anche dai ritardi che noi ci auguriamo, a questo punto essere la soluzione nella sostituzione dei modelli che andranno in pensione, perché certamente, anche se domani o nel prossimo futuro si troverà una soluzione, questa non potrà essere tempestiva, in quanto ci vuole almeno un anno e mezzo, due anni per avviare nuove produzioni e quindi ci saranno dei mesi in cui la nostra fabbrica di Mirafiori non lavorerà o sarà a regime molto ridotto.
Saremo chiamati allo sconforto perché Torino è intimamente legata alla FIAT. Molti tra noi - io sono uno di questi - è figlio di emigrati che sono venuti qua a lavorare perché chiamati dalla FIAT. Io sono venuto dalla Toscana, ma il discorso riguarda tutte le regioni d'Italia.
Potremo essere chiamati allo sconforto perché quando leggiamo che un operaio in Serbia costa 400 euro e per dieci anni c'è l'impegno a non aumentare di un euro il suo stipendio, che il Governo serbo ha dato 250 milioni di euro e altri contributi arriveranno, insomma che la fabbrica non costa niente e gli operai costano pochissimo, certo ci sono pochi argomenti per contrastare questa novità ormai sotto gli occhi di tutti di una globalizzazione che fa dumping.
Potremo essere chiamati allo sconforto perché il Governo non ha fatto nulla in questi anni. Se noi confrontiamo - lo dico al Presidente Cota, che naturalmente queste cose le sa e probabilmente fa finta di non ascoltarle ciò che ha fatto la Francia, ciò che hanno fatto gli Stati Uniti o la Germania, tanto per citare tre Paesi che proprio in questi anni hanno investito miliardi di euro per salvare le loro aziende nazionali automobilistiche, ebbene lo sconforto non può che pervaderci.
Ricordo che gli unici interventi del nostro Presidente Berlusconi sono le battute sul rimpianto Agnelli di cui tiene la fotografia sul tavolino o le prediche agli allora Amministratori delegati e Presidenti della FIAT quando andarono in pellegrinaggio ad Arcore per chiedere qualche aiuto che non arrivò.
Potremo essere chiamati allo sconforto perché - e lo dico anche con un po' di autocritica - la Regione Piemonte e il Comune di Torino hanno dato moltissimo a questa azienda in questi anni; vorrei ricordare non solo i 70 milioni decisi da quest'Aula, ma le tanti varianti urbanistiche che il Comune di Torino ha fatto per consentire il recupero di aree ex industriali al fine di destinarle ad attività residenziali e altre attività così da consentire all'azienda, direttamente o indirettamente, di avere ricavi da poter reinvestire nell'attività e a tante opportune iniziative che abbiamo preso in questi anni. Non certo mi pento di tutto ciò, ma probabilmente, se non ci saranno ripensamenti, forse gli aiuti sono stati dati con troppa generosità, a questo punto della situazione.
Potremmo anche essere presi dalla sconforto - vorrei rivolgermi al Capogruppo del Popolo della Libertà, che non mi ascolta più - dopo aver ascoltato le sue parole: lui è già oltre la risposta di FIAT, che noi naturalmente, ci auguriamo positiva.
Noi non prendiamo in considerazione altre ipotesi, esattamente perch non ci vogliamo far prendere dallo sconforto.
In conclusione, Presidente, le chiediamo di battersi: sappiamo che lei lo ha già annunciato e lo ha confermato anche in questa sede.
Noi la sosterremo, signor Presidente, se lei, naturalmente, parteciperà all'incontro con molta determinazione, chiedendo sostanzialmente due cose: in primo luogo, che il Governo faccia la sua parte. Perché è inaccettabile che l'Italia sia l'unico Paese che non decide di aiutare un settore così importante e decisivo come quello automobilistico. La FIAT è la più grande impresa italiana e non ci possiamo permettere che quel piano importante denominato Fabbrica Italia, possa trovare rallentamenti o diminuzioni dei volumi proprio in considerazione dell'assenza totale di questo Governo.
Le suggeriamo altresì - è una riflessione che già gli organi di stampa hanno sviluppato, e certamente FIAT lo saprà meglio di noi, ma potremo sicuramente sostenerla in questa direzione - la necessità di sviluppare nuove vocazioni per la nostra straordinaria capacità (dico "nostra" inteso come "dei nostri operai") di fare bene le cose.
Credo che Mirafiori possa certamente candidarsi ad essere il "polo della produzione dell'auto" di alto valore (per intenderci, i segmenti premium), magari producendo quelle automobili di marca Chrysler che dovranno essere prodotte in Europa, perché, come sappiamo, i costi di trasporto tra i due continenti sono insopportabili.
Ci sono alcuni produzioni - ma il Presidente forse lo saprà già - che attualmente vengono prodotte in Austria da Magna, con marchio Chrysler, che potrebbero tranquillamente essere portate in Italia con volumi di un certo rilievo (si parla di 50.000 o 100.000 automobili che potrebbero essere portate a Mirafiori); così come Alfa ha ancora da sviluppare i segmenti di alto prestigio. Ci sono modelli come il Grand Voyager, tanto per fare un nome, o Jeep, che hanno certamente un grande prestigio anche in Europa e visto che la loro collocazione produttiva non è ancora definita, potrebbero essere prodotti a Mirafiori.
Anche il tema del motore ibrido, che sappiamo essere studiato in questo momento dalla Chrysler in America, ma che deve essere sviluppato e prodotto anche in Europa, potrebbe trovare a Mirafiori la sua collocazione ideale.
Aggiungerei un'ultima considerazione molto personale. Credo che nella discussione dei prossimi giorni e delle prossime settimane occorra valutare il grado di innovazione di produttività che la nostra classe produttiva di Mirafiori - i nostri operai - è in grado di assicurare. Questo è un altro tema delicato, ma verosimilmente credo che sia necessario - peraltro, lo sostengono anche i sindacati - investire su percorsi di rinnovamento generazionale dei lavoratori di Mirafiori e, forse, potrebbe essere praticabile un percorso prudente e naturalmente rispettoso dei diritti dei lavoratori che punti, per esempio, ad introdurre forze fresche nella fabbrica di Mirafiori attraverso la definizione di programmi di mobilità lunga.
Questi sono alcuni dei suggerimenti che mi sentirei di darle, signor Presidente.
Quello che è inaccettabile - lo dico, nuovamente, al Capogruppo del Popolo della Libertà - è che si possa anche solo lontanamente prefigurare una chiusura di Mirafiori: per noi, è un'ipotesi inaccettabile.
La politica deve dare tutto il suo impegno e la sua capacità per fare in modo che FIAT, questa così importante fabbrica che porta nel suo nome il ricordo della nostra città, possa continuare ad operare con successo e con grande forza nel nostro Piemonte, e nella nostra città.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Cerutti; ne ha facoltà.



CERUTTI Monica

Grazie, Presidente.
Intervengo rapidamente sulla questione della Vicepresidenza dell'onorevole Rosso perché ho sentito le dichiarazioni del Presidente Cota e l'unica considerazione che verrebbe da muovere è che se, così come ha detto il Presidente, il Vicepresidente Rosso probabilmente era più portato a fare il Parlamentare, forse sarebbe stato bene che se ne fosse accorto prima! Anche perché, comunque, aver rivestito per tre mesi il ruolo Vicepresidente di Giunta, nonché di Assessore con deleghe così importanti e in un momento così delicato, comportano indubbiamente un ritardo nel passaggio di consegne che, visto l'argomento delicato che ne segue potevamo evitare.
L'unico rilievo positivo - mi permetto di sottolinearlo, sia pure dai banchi dell'opposizione, in una logica trasversale - è che comunque con le dimissioni del Vicepresidente Rosso aumenta il numero di Assessori donna in Giunta: lo dico ovviamente in termini del tutto asettici, pur essendo all'opposizione, perché è un dato che sempre considero positivamente.
In merito alla situazione FIAT, credo che in questo momento sia corretto che le istituzioni diano un giusto peso ad una questione importante per Torino e per il Piemonte.
Ci auguriamo tutti che domani non sia solo un "tavolo di facciata", ma sia l'occasione per un proficuo incontro senza che la FIAT dichiari veramente di voler tornare sui propri passi. Anche perché abbiamo sentito le parole del Presidente Cota e devo rilevare che l'unica novità rispetto ai dibattiti fatti in altre sedi (per esempio quella del Consiglio comunale di Torino) è questo suo ottimismo, che, francamente, non riusciamo a comprendere da cosa possa essere motivato in un momento come questo proprio perché le considerazioni fatte in generale sulle volontà di FIAT non sono certamente ottimistiche. Forse, il Presidente Cota è a conoscenza di altri dati che magari ritiene di non poter portare in quest'Aula per una giusta discrezione: noi ci auguriamo che sia così. Rispetto ad altre interlocuzioni, lo stesso Sindaco Chiamparino ha manifestato la disponibilità da parte del dottor Marchionne di ragionare. Dopodiché, per la preoccupazione esiste per tutti.
Ci auguriamo che questo suo cauto ottimismo, così com'è stato definito sia ben motivato, perché, in realtà, è vero che nel piano industriale erano già previste delle attività di FIAT in altri Stati; tuttavia, lo spostamento della produzione della vettura L0 in Serbia è chiaramente una manovra per noi molto preoccupante. Si è parlato, infatti, del costo del lavoro, ma come hanno già fatto rilevare altri commentatori più autorevoli della sottoscritta, sulla scelta operata da FIAT in realtà il costo del lavoro incide relativamente, proprio perché è molto importante ciò che la FIAT riceve come incentivi dal Governo serbo oltre che dall'Unione Europea.
chiaro che in questo momento, così come è già stato rilevato, mancano delle politiche industriali da parte di questo Governo, così come, in una nota di realismo, sono mancate anche da parte dei Governi precedenti.
In sedi diverse (anche qui, in Consiglio regionale) si è criticata l'operazione Torino Nuova Economia, che ha visto insieme Comune, Provincia e Regione, ormai nel lontano 2006, fare un'operazione di carattere industriale, che era veramente un'operazione di politica industriale, che aveva un grosso significato in quel momento. Sappiamo che in questo momento Torino Nuova Economia è in una fase di empasse non per colpa degli Enti locali ma per colpa delle mutate condizioni economiche.
opportuno che da parte degli Enti locali e della Regione ci sia una riflessione, che in questo momento si accompagna alla preoccupazione per il futuro dei tanti lavoratori di Mirafiori e anche di tutto quello che è collegato all'indotto.
E se abbiamo oggi sentito da parte del Presidente l'annuncio di un futuro piano industriale su tre anni che punti sulla competitività, è chiaro che sarà interessante comprendere come in questo piano ci sia il tema auto. Anche perché, e qui vengo alle considerazioni più di carattere generale da farsi, che riprendono anche alcune considerazioni fatte dal Capogruppo del PdL in Consiglio, è chiaro che la considerazioni della mia parte politica rispetto alle mutate relazioni industriali che si prospettano all'orizzonte sono di grande preoccupazione. Leggiamo che la FIAT dichiara che è necessario rompere con il passato ed inaugurare nuove regole, ma vogliamo comprendere cosa vuol dire rompere col passato e se in realtà vengono fatte delle proposte che, sui diritti dei lavoratori anziché guardare al futuro, guardano a un passato ancora più lontano, nel senso che sembra quasi che, anziché passare dal Novecento a questo secolo vogliamo tornare all'Ottocento.
Proprio perché la vicenda di Pomigliano sembrava essere isolata per alcuni e invece è una vicenda che, purtroppo, potrebbe riproporsi anche in altre realtà, chiaramente con la messa in discussione dei diritti dei lavoratori stabiliti dalla Costituzione, in questo senso vediamo con apprensione quello che leggiamo dai giornali su una Newco che la FIAT vorrebbe andare a costituire, e quindi anche il venir meno dell'accordo di categoria su cui tutte le organizzazioni sindacali, da quelle considerate più estremiste a quelle considerate più concilianti, manifestano serie preoccupazioni.
Quindi, è opportuno che tutte le forze politiche stabiliscano un fronte comune rispetto al punto fermo che in Italia non si vuole tornare al passato ma andare avanti, e non tanto incidendo sul costo del lavoro, ma giocando sull'innovazione. In proposito, le forze sindacali hanno già da tempo proposto che Mirafiori divenga punto di riferimento per il motore pulito e per le produzioni ecosostenibili. In questo senso, è chiaro che le Istituzioni e gli Enti locali non devono tanto ragionare su sostegni a fondo perduto, così come ha voluto precisare il Presidente all'inizio dicendo che FIAT non viene a chiedere e che non si è parlato di sostegni o di fondi. In realtà, gli Enti locali devono far sì che si faccia rete su quell'innovazione e su quella produzione di alta qualità cui si faceva riferimento, perché è chiaro che con la delocalizzazione non si pu concorrere con aree dove il costo del lavoro è certamente più competitivo che non in Italia.
Pertanto, attendiamo fiduciosi gli esiti del tavolo di domani sapendo che, come Regione, si può seriamente lavorare. Ripeto, sarà interessante comprendere come nel piano industriale che ha annunciato il Presidente si inserirà la questione della competitività. Riteniamo, infatti, che sul fronte dell'auto e, quindi, su tutto quello che è connesso su Torino e su Piemonte si possa fare molto e, in questo senso, si possa avviare un'effettiva politica industriale in attesa che anche il Governo batta un colpo.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bresso.



BRESSO Mercedes

Grazie, Presidente.
Credo che in una vicenda come questa, come avviene sempre, quando si tratta con grandi aziende, che sono da tempo, come nel caso della FIAT delle multinazionali e quindi hanno interessi e opportunità che vanno ben al di là non solo della nostra regione ma anche del nostro Paese, occorra certamente fermezza, ma anche la capacità di essere disponibili a discutere e a trattare, sapendo soprattutto cogliere il momento giusto.
La mia preoccupazione è che siamo arrivati al di là del momento più favorevole perché, come tutti ricorderanno, la FIAT, nell'ambito del proprio piano industriale, aveva fatto una serie di ipotesi, più che preso una serie di decisioni, nelle quali c'era anche un ruolo di Torino.
evidente che probabilmente questa proposta è stata interpretata come una decisione già presa e non come un qualcosa che richiedeva anche una discussione e l'accompagnamento di una serie di accordi.
Com'è noto, è sicuramente vero che in passato la FIAT ha avuto molti aiuti dallo Stato italiano, ma ne hanno avuto tutte le grandi aziende pubbliche e private di questo Paese, ed è altrettanto noto che le piccole imprese hanno goduto delle notorie facilitazioni fiscali derivanti dalla poca attenzione alla correttezza fiscale di molti dei nostri imprenditori.
inutile oggi andare a ricordare ciò che si è imposto non solo in Italia ma in tutta Europa: una prassi di politica industriale definita con le regole europee che non consentono aiuti diretti di stato alle imprese se non nelle aree a sottosviluppo, che non sono le nostre.
L'unica vera arma a disposizione dei Governi regionali e nazionali di Paesi europei che stanno nell'obiettivo competitività è appunto quella della competitività, e cioè quella di concordare con le aziende politiche sostanzialmente legate all'innovazione e alla ricerca, ossia quell'aspetto che ha consentito negli anni passati non solo al gruppo FIAT di rimanere a Torino e in Piemonte, ma che l'ha indotto ad investire notevolmente sul nostro territorio. Ricordo lo stabilimento di Verrone dove, con un piccolo investimento in ricerca e innovazione, si è raggiunto il risultato di spostare in Piemonte uno stabilimento che si era già quasi deciso di costruire in Turchia.
Oggi credo che siamo di nuovo molto in ritardo. La mia impressione è che la trattativa andava colta e interrotta quando era ancora in corso con la Serbia e quindi quando era possibile inserire dentro questa trattativa anche alcune opportunità del nostro Paese, ovviamente diverse da quelle che può offrire la Serbia, ma anche gli investimenti esistenti in Piemonte e a Mirafiori sono evidentemente una cosa molto diversa che la FIAT non dimentica. L'arma fatta valere, molto usata dalle amministrazioni comunali è sempre stata, in particolare, come è già stato ricordato, quella della valorizzazione delle aree disponibili; un'arma che può essere giocata assieme a quella della ricerca, che però va utilizzata al momento giusto.
La mia preoccupazione è che oggi, certamente anche a causa di una gestione, a mio avviso ancora una volta molto disattenta, della vicenda di Pomigliano, seguita quasi con disinteresse dal resto del Paese, nella convinzione che riguardasse solo Pomigliano, siamo piuttosto in ritardo.
Si è scelta la situazione del fronte sindacale, non investendo su un diverso atteggiamento che doveva essere preso dal mondo sindacale, sia dalla CGIL che dalle altre associazioni.
Credo sia sempre pericoloso giocare la carta delle divisioni invece che quella del tentativo di trovare un accordo. Ritengo che se uno spazio c'è ancora, sia quello che purtroppo il Governo ha perso nel momento in cui era ancora possibile trattare, cioè quello di una politica complessiva per il nostro paese, una trattativa con FIAT sull'intero paese, che riguardi gli aspetti collegati alla ricerca. Non sono le stesse cose che possono essere prodotte in paesi a obiettivo convergenza, ma credo che la proposta che le Regioni fecero, Presidente, è ancora valida, perché le Regioni, che hanno localizzato nel loro interno degli stabilimenti FIAT, dettero tutta la disponibilità ad investire risorse europee o risorse dei fondi FAS, per un progetto unico di sviluppo di nuove produzioni che, credo, fosse il progetto giusto per legare la FIAT, non con promesse o sorrisi a un tavolo che poi lasciano il tempo che trovano, ma con una proposta di politica industriale.
Oggi credo che una proposta di politica industriale, entro tre mesi rischi di essere un'illusione. Nel frattempo, le scelte sono andate avanti e rischiamo di non riuscire più a modificarne almeno gli elementi centrali ed essenziali.
Da sempre l'obiettivo non può che essere l'unico credibile, se guardiamo lo stato della produzione in Europa e negli Stati Uniti: riuscire a portare la produzione di automobili in Italia, almeno sui livelli quantitativi di ciò che viene acquistato da aziende che producono in Italia, in questo caso da FIAT e dalle aziende del gruppo FIAT. Credo anche che probabilmente si sia trascurata l'opportunità di attrarre in Italia aziende concorrenti, e quindi mettere FIAT nella condizione di subire concorrenza all'interno dei confini italiani.
Proprio in quest'Aula e durante la campagna elettorale le critiche alle operazioni di TNE, come FIAT Verrone, si sono sprecate. Sono curiosa di vedere cosa di meglio si riuscirà a fare, non solo per indurre la FIAT a trattare, ma per convincerla ad investire, come ha fatto negli anni passati, con una serie di opportunità che hanno peraltro consentito di trovare un accordo con Michelin, con Pirelli, con Pininfarina. Ricordo che FIAT trovò un accordo con Bertone.
Credo, quindi, che le opportunità e le possibilità ci siano; occorre saper fare politica industriale. Ho qualche dubbio che questa Giunta lo sappia fare. Finora non lo ha certo dimostrato.



(Commenti del Consigliere Carossa fuori microfono)



BRESSO Mercedes

Visto che tanto non ho ancora terminato il tempo a mia disposizione dico che lo abbiamo proprio fatto, perché ricordo che la vicenda Bertone l'abbiamo...



(Commenti del Consigliere Carossa fuori microfono)



PRESIDENTE

Consigliera Bresso, si rivolga alla Presidenza.



BRESSO Mercedes

Ha tenuto la FIAT a Torino. Verrone l'abbiamo chiuso noi ed è stato aperto ed inaugurato.
Vedremo cosa riuscirete a fare di meglio, rispetto ad una situazione nella quale, fino a quando ci siamo stati noi, esisteva anche l'accordo per lo sviluppo di un auto ad elevato potenziale ecologico, attraverso il quale era stato anche chiuso l'accordo per L0. Oggi l'accordo per L0 non c'è perché non c'è più quell'accordo di politica industriale che era proposto non solo dalla Regione Piemonte, ma da tutte le Regioni che hanno nel proprio territorio stabilimenti del gruppo FIAT.
Il massimo che forse si può fare è riuscire a recupero quel progetto e a trasformarlo in un'opzione da discutere con FIAT, sempre che, come dicevo, non sia troppo tardi, perché non sempre i treni passati sono recuperabili.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Goffi; ne ha facoltà.



GOFFI Alberto

Grazie, Presidente.
Presidente Cota, ormai mancano poche ore per conoscere gli sviluppi di questo tavolo tecnico. Cercherò di non ripetere quanto già detto dai colleghi, ma cercherò di suggerirle un taglio comportamentale, se mi posso permettere, per l'incontro di domani.
Parto leggendole un emendamento che probabilmente lei ricorderà: all'epoca era Capogruppo alla Camera e l'emendamento portava la firma dell'onorevole Fugatti, deputato credo del Trentino, appartenente alla Lega nord. L'emendamento, il n. 3.11, venne approvato nella notte del 24 marzo del 2009. L'emendamento recita: "Sono ammessi agli incentivi le aziende che si impegnano a non delocalizzare all'estero".
Ora, discussi a lungo su quest'emendamento che, a tre mesi dalla campagna elettorale - allora erano le elezioni provinciali - mi pareva molto un emendamento di campagna elettorale, perché sapevo perfettamente che in un'epoca globalizzata è molto difficile condizionare le aziende a mantenere le produzioni in Italia. Oggi lei me ne ha dato in parte anche dimostrazione con il suo atteggiamento molto prudente: ha sottolineato per ben due volte che forse le parole dell'ingegner Marchionne sono state strumentalizzate. Non vorrei che il suo comportamento non fosse coerente con quell'emendamento che proprio la Lega presentò alla Camera e che oggi più che mai diventa attuale, perché riguarda un'operazione di delocalizzazione, e non vorrei che lo facesse anche non ricordando il passato. Il passato per i torinesi è un passato di pochi mesi fa e riguarda la vicenda Motorola.
In quella vicenda, il Sindaco della Città di Torino dichiarò che era disponibile anche ad incatenarsi. Il suo Gruppo, Presidente Cota, al Comune di Torino attaccò duramente il Sindaco Chiamparino e la Giunta Bresso per aver dato 11 milioni di euro a Motorola e per aver visto Motorola andare all'estero.
Non vorrei che ci fossero due pesi e due misure: non sono d'accordo con il collega Lepri quando dice che occorre ripensare agli incentivi per la FIAT. Credo che la FIAT tutto abbia avuto meno che incentivi. Vorrei fare il paragone di quello che hanno avuto le piccole e medie imprese e quello che ha avuto la FIAT, quindi vorrei che lei domani affrontasse questo caso con la fermezza di chi dice: "Agli incentivi partecipano solo unicamente le aziende che non delocalizzano". Diversamente, questo monito appare molto di più rivolto alle piccole e medie imprese che non alla FIAT.
Dato che siamo in assestamento di bilancio, può anche pensare di essere coerente con quell'emendamento presentandone un altro in cui si precisa che agli incentivi - 390 milioni di euro che la Regione trasferisce a Finpiemonte - la FIAT non può essere in alcun modo ammessa se delocalizza all'estero. Sarebbe esattamente la stessa fattispecie dell'emendamento che lei fece approvare alla Camera, occasione in cui le contestai che era un emendamento assolutamente demagogico, perché di difficile applicazione.
Tuttavia, lo ritiene fondato, poiché l'ha approvato e anche portato avanti come Capogruppo alla Camera. Se così, perché non pensa di fare altrettanto non ammettendo la FIAT ai finanziamenti di Finpiemonte se delocalizza? Credo che questa sia un'osservazione che lei oggi dovrebbe in qualche modo chiarire al Consiglio regionale. Perché si tratta di capire se la sua determinazione, domani, è quella di giustificare Marchionne o la sua determinazione, domani, è quella di mantenere le produzioni in Piemonte.
Perché se la sua determinazione è quella di mantenere le produzioni in Piemonte, deve anche ricordare alla FIAT quali e quanti sacrifici i piemontesi hanno fatto per mantenere la FIAT su questo territorio. Perch non c'è solo la contropartita del lavoro dato dalla FIAT, ma c'è anche quella dei tanti sacrifici che le piccole e medie imprese, le famiglie hanno sostenuto per garantire la continuità alla FIAT: in materia di sussidi, di incentivi e anche di promozione del prodotto.
Ecco, queste sono le considerazioni che vorrei che lei oggi chiarisse prima della conferenza stampa che, mi pare, lei terrà tra qualche minuto.
Perché altrimenti...Chiedo scusa, perché sto terminando: sento una mosca ma non so dov'è...



(Commenti in Aula)



GOFFI Alberto

Presidente, lei affronterà dunque questa conferenza stampa. Vorrei solo che lei mi chiarisse il suo comportamento: se la determinazione che lei terrà domani è quella di dire alla FIAT "basta incentivi, basta finanziamenti, basta sacrifici da parte dei piemontesi se porterai tutta la produzione all'estero", o se il suo comportamento sarà di giustificazione della delocalizzazione.
Se così fosse, ovviamente, le ricorderò in Aula, ogni volta che me ne sarà data la possibilità, quell'emendamento demagogico che l'onorevole Fugatti presentò nella notte del 24 marzo del 2009 e che fu oggetto, per tutta la campagna elettorale delle provinciali, del vostro manifesto elettorale.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gariglio.



GARIGLIO Davide

Sarò brevissimo, anche perché so che il Presidente Cota ha impegni che lo portano a lavorare fuori di qui, quindi non voglio sottrargli troppo tempo. Ritengo però opportuno far notare all'Aula come ci sia un elemento psicologico fondamentale con cui quest'Amministrazione e questa Assemblea legislativa deve accingersi ad affrontare la questione FIAT.
Premetto che è una questione di una portata talmente grande e talmente globale che tocca un'azienda che ha annunciato quest'orientamento dagli Stati Uniti, che alla fine le leve di governo in mano a tutti noi rischiano di essere, al di là di ogni buona intenzione, assolutamente non sufficienti per far tornare indietro dai loro intendimenti gli amministratori di questa azienda.
L'elemento psicologico che mi pare profondamente sbagliato è quello che ho sentito dalle parole del collega Pedrale. Il collega Pedrale vede con molta soddisfazione il fatto che il tavolo si faccia a Torino e non a Roma: è una sorta di federalismo leghista che ha contagiato anche gli amici di governo di questa maggioranza. Io lo vedo invece con un misto di preoccupazione, perché penso che a tutti i nostri concittadini non interessi un bel nulla se il tavolo domani si farà, con l'autorevole presenza del Ministro Sacconi, in Piazza Castello piuttosto che a Palazzo Chigi: il problema vero sono le potenzialità e l'autorevolezza di questo tavolo.
Prima, durante il dibattito, un collega mi faceva un commento dicendomi: "Certo, quando c'è stata la crisi della Chrysler, Obama ha convocato alla Casa Bianca, tutti i vertici di Chrysler e poi quelli dei sindacati per trattare un accordo che chiudesse la vicenda e che salvasse dalla bancarotta imminente l'azienda". Ecco, c'è un po' di differenza tra quello che il Governo degli Stati Uniti fa, nel momento in cui un'azienda che produce negli Stati Uniti sembra chiudere la propria produzione su quel territorio, e quello che il Governo nazionale fa, nel momento in cui si discute di un accordo a Pomigliano, e ancor più nel momento in cui la principale fabbrica italiana - la fabbrica per antonomasia - rischia di stare, a fine 2011, senza modelli avviandosi quindi ad un sostanziale e progressivo spegnimento. Voglio farlo notare, perché questo mi pare un elemento estremamente importante.
Qui assistiamo sostanzialmente a un impegno di "serie B" del Governo: non ad un impegno in prima persona, non ad un impegno diretto del Presidente del Consiglio. Sappiamo tutti dell'autorevolezza del Ministro Sacconi, Ministro assolutamente di grandi capacità; notiamo però che manca un Ministro allo Sviluppo economico: questo Ministero è ancora nella mente di Dio e il fatto che manchi un Ministro per lo Sviluppo economico e che non ci sia una guida politica significa anche che sarà più difficile, per questo Governo, adottare una politica industriale per il settore dell'auto che è quello che a questo Paese manca, e da parecchio tempo.
Sempre nelle parole del Consigliere Pedrale rintraccio un altro atteggiamento psicologico che mi pare profondamente sbagliato, ricavato dalla frase che il collega ha usato al termine del suo intervento: "Comunque, qui possiamo fare a meno della FIAT, abbiamo tante realtà imprenditoriali, siamo grandi, abbiamo tante imprese: in un modo o in un altro possiamo anche fare a meno della FIAT". A parte che si tratta di una frase che ritengo - mi permetto di dire - un pizzico qualunquista e fuori luogo, faccio notare che, quando si parla di FIAT e della sua presenza in Piemonte, non si parla di una gigantesca monade sganciata dal contesto, ma si parla di un'impresa in relazione con un insieme di altre imprese, di fornitori, di subfornitori: di un indotto che moltiplica per dieci i numeri direttamente impiegati a Mirafiori.
L'occupazione stimata dall'operazione FIAT in Serbia è di 30.000 posti di lavoro, che deriverebbero dalla produzione della L0 e delle altre produzioni che l'azienda porterà in Serbia. Questo è lo studio della SIEPA l'Agenzia di Belgrado per gli investimenti, sulla cui base il Governo serbo ha predisposto il finanziamento, insieme alla Banca europea degli investimenti, di 650 milioni di euro e la defiscalizzazione per dieci anni.
Su Il Sole 24 Ore di oggi, signor Presidente, dice che in Italia l'impatto a livello locale della produzione della L0 in Serbia sarà stimato in 200 250 milioni di euro e ovviamente tutto questo è un dato che va letto in negativo per il nostro territorio.
Allora, noi non addebitiamo certo a lei, signor Presidente, le scelte dell'Amministratore Delegato della FIAT. Ma quello che succede e che rischia di succedere è un impatto devastante, non solo per la FIAT ma per tutta una serie di produttori FIAT legati a questo territorio, che continueranno a produrre e ad essere fornitori, ma produrranno in Serbia perché quello che sta succedendo è che la catena dei subfornitori si sposterà tutta là, quindi l'impatto dell'occupazione - o della disoccupazione - in questo territorio sarà esponenzialmente moltiplicato.
Io non so, in questo momento, quali possano essere le scelte del Governo regionale, o ancor più del Governo nazionale, in grado di invertire il trend, o di far prendere a FIAT Group la decisione di portare produzioni sufficientemente forti dal punto di vista numerico nel nostro impianto di Mirafiori. Certo è che qualcosa va fatto.
Nella scorsa legislatura i colleghi dell'opposizione di allora - della maggioranza attuale - ci hanno ampiamente criticato nella scelta di finanziare l'operazione di mantenimento di una linea produttiva della Grande Punto a Mirafiori, tramite non risorse a fondo perduto, ma tramite risorse date avendo in contropartita l'acquisizione di aree di Mirafiori e di aree del Campo Volo. Forse non è questo il modello, che è stato criticato in passato. Ma se non è questo il modello, se ne individui un altro. Però, signor Presidente, va individuato. Perché altrimenti, non affrontare con una logica più nazionale che regionale questo tema rischia di rendere tutto il lavoro sul piano dell'occupazione, di cui questo Consiglio sarà chiamato a discutere da qui a poco tempo, assolutamente effimero. Perché discuteremo di incrementare risibilmente l'occupazione con incentivi che faranno quel che possono, a fronte di una scelta che ha un effetto devastante dal punto di vista numerico, ma ancor più dal punto di vista psicologico su noi piemontesi e su tutti i torinesi.
Non esiste, a parer mio, prospettiva industriale in Piemonte, senza che la FIAT mantenga in Piemonte un pezzo significativo della sua produzione.
Non illudiamoci, senza un'attività produttiva FIAT a Mirafiori, non esisterà più, nel giro di breve tempo, nemmeno la capacità di tenere a Torino, la testa, il cervello, la capacità, l'innovazione di ricerca tecnologica di questa azienda.
una battaglia impegnativa. Signor Presidente, le facciamo gli auguri per l'incontro di domani. Soprattutto, vorrei che questa fosse l'occasione per cui, senza le polemiche che abbiamo visto cinque anni fa quando la Giunta regionale fece una scelte tesa a salvare quello stabilimento, tutti insieme si lavorasse, perché questa non è una scelta di destra o di sinistra, ma è una scelta che peserà, drammaticamente, sulle spalle di tutti i piemontesi.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale, Roberto Cota.



COTA Roberto, Presidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente.
Anzitutto vorrei dirvi che raccolgo una sollecitazione che mi pare essere emersa dal dibattito di oggi. Io, come Presidente della Regione, e il mio Governo abbiamo delle idee, dal punto di vista della politica industriale che la Regione intende mettere in campo in questi cinque anni.
Anzi, penso che uno dei punti qualificanti del nostro programma sia quello di mettere in campo una politica industriale usando già oggi, pienamente tutti i gradi di libertà che abbiamo come Giunta regionale.
Sono disponibile, se voi volete, a farmi promotore per organizzare un dibattito in Consiglio regionale dove esporrò compiutamente, con una seduta dedicata, il nostro programma dal punto di vista della politica industriale. Come sapete, il Piano lavoro è un tassello significativo, ma non è un fulmine a ciel sereno o, meglio, è il tassello di un mosaico più ampio che vogliamo costruire in questi cinque anni. Ve lo annuncio e, se siete d'accordo, possiamo già organizzarlo in sede di Conferenza dei Capigruppo, altrimenti, se non siamo in grado di definire una data già oggi, possiamo farlo ai primi di settembre.
Seconda considerazione. Sono conscio del fatto che ciascuno abbia il proprio ruolo. In questi vent'anni, avendo fatto diverse cose, so benissimo che un Consigliere regionale, un Capogruppo, soprattutto se di opposizione ha un lavoro da fare e anche un ruolo. Io ho un ruolo diverso. È chiaro che sto svolgendo un ruolo, quello di Presidente della Regione, che mi impone di mettere in campo tutte le energie possibili e anche tutte le idee, tutte le capacità che spero di avere, per costruire qualcosa. Ce ne rendiamo conto perfettamente.
Mi rendo conto, e non ve ne faccio più di tanto una colpa, del fatto che abbiamo ruoli diversi. Chiederei semplicemente questo, se è possibile: visto che c'è stato un dibattito, dibattiamo. Se ognuno fa un discorso che può essere esattamente il discorso fatto in Aula o fatto fuori, a prescindere dall'intervento che ho svolto all'inizio, mi risulta un po' difficile parlare. Lo dico perché ho sentito in alcuni interventi citare emendamenti, e via dicendo. Mi sembra chiaro quello che ho detto, anche perché di solito cerco di scandire bene le parole. Quello che domani si discuterà è proprio il mantenimento delle previsioni in ordine all'utilizzo a pieno ritmo dello stabilimento di Mirafiori. Siccome si discute di questo è sottinteso, ma l'ho spiegato, che la mia posizione sarà quella di chiedere che quanto previsto in quel piano industriale, venga mantenuto.
Non stiamo parlando, quindi, di delocalizzazione, ma di un'altra cosa. L'ho detto chiaramente. Se poi si vuole fare un discorso che riguarda un altro tipo di argomento, a prescindere da quello che ho detto in Aula, uno lo pu fare, è liberissimo, ma è evidente che l'oggetto del tavolo di domani è questo.
Relativamente al Piano lavoro, rilevo che si può anche commentarlo senza leggerlo, si è liberi di farlo, ma io che faccio il Presidente della Regione non posso farlo, quindi mi corre l'obbligo di ricordare che tutti gli incentivi contenuti nel Piano lavoro si sviluppano secondo una direzione, cioè sono incentivi collegati al lavoro e quindi a nuove assunzioni. Nuove assunzioni che hanno i caratteri della stabilità.
implicito che chi accede al Piano lavoro fa un'operazione di localizzazione o di rilocalizzazione che è esattamente il contrario rispetto alle operazioni di delocalizzazione. Scusate, è anche superfluo che ve lo dica ma sono tenuto a farlo in base a come si è svolto il dibattito. Lo dico senza polemica.
Dal dibattito consiliare traggo tutti gli spunti positivi ringraziandovi anche del sostegno politico, al di là delle posizioni e delle sfaccettature, che mi sembra essere emerso. Ripeto, non si va a combattere, ma si va a rivendicare la storia di un territorio, le capacità e le potenzialità di un territorio. Su questo, credo che la pensiamo tutti allo stesso modo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Spero che - del resto è emerso anche nell'intervento conclusivo del Presidente della Giunta, quindi è una certezza, non è più un auspicio - il Presidente non tenga conto delle osservazioni fatte nel suo intervento dal Consigliere Pedrale.



RONZANI Wilmer

PEDRALE Luca (fuori microfono)



RONZANI Wilmer

Hai sentito male il mio intervento!



RONZANI Wilmer

Lo spero vivamente. Se il senso delle parole del collega Pedrale fosse quello che penso io, le dimentichi, Presidente.
Se domani il Presidente Cota va a trattare sulla base di quei presupposti, la partita è già chiusa. Se va a dire alla FIAT, banalizzo: "Guardate che voi dovete stare, ma se non state, noi facciamo senza di noi", mi sembra un modo sbagliato di atteggiarsi. Il Presidente ovviamente, non ha fatto questo errore per affrontare una questione che invece, è molto delicata.
Presidente, lei l'ha detto concludendo i lavori, e di questo le sono grato, quale che sia la nostra posizione, centrodestra centrosinistra: immaginare che la FIAT possa investire altrove, rinunciando ad investire in Piemonte e possa non considerare il Piemonte come luogo di produzione delle auto, supponendo che sulle ceneri di quella FIAT che abbandona il Piemonte possa sorgere qualcosa di equivalente dal punto di vista industriale del know how, della presenza industriale, dell'occupazione e della manifattura in Piemonte è, francamente, una fantasia, Consigliere Pedrale, che in questo momento eviterei perfino di far circolare! Può servire a darci coraggio, a dare coraggio a qualcuno, ma non serve ad affrontare domani la discussione nel modo in cui la dobbiamo affrontare.
Noi, Presidente, come lei siamo - lo hanno ricordato il Consigliere Lepri e il Consigliere Gariglio - molto preoccupati. Non penso abbia senso oggi, a qualche ora dall'incontro, discettare sull'esito dello stesso perché questa è una valutazione che non ci conviene fare in queste ore neppure credo abbia molto senso dividerci tra ottimisti e pessimisti.
Questa discussione, francamente, non ha alcun senso. Domani, a quest'ora probabilmente, sapremo, anche se l'incontro, secondo me, avrà un carattere interlocutorio e credo non potremo dichiararci soddisfatti o insoddisfatti perché verrà impostata una discussione.
Spero che coloro che partecipano a quel tavolo vi prendano parte con idee chiare, mettendo in campo tutti gli strumenti che possono essere utilizzati per riaprire una discussione nuova, altrimenti saranno problemi.
Noi discutiamo del Piano lavoro, di cui il Presidente Cota, prima, ci ha riferito. Noi abbiamo avanzato una serie di riserve e abbiamo anche cercato di modificare in positivo quel piano, Presidente Cota, da una parte mentre, dall'altra, perdiamo il pezzo industriale più importante di questa regione e di questo paese, perché di questo si tratta! La FIAT non è soltanto il Piemonte, Consigliere Pedrale; la FIAT è il Paese, è rimasto l'unico grande gruppo industriale presente in questo paese! Non posso immaginare che l'Italia vinca la sfida competitiva e stia nel novero dei paesi più importanti ed industrializzati se rinuncia a fare questa battaglia, a fare in modo che quell'impresa multinazionale mantenga radici solide in questo paese, sarebbe la fine! Potremmo discutere di tutto, di delocalizzazioni che vanno evitate, di incentivi per le imprese di contratti di insediamento, ma sarebbe aria fritta rispetto ai danni che ne avrebbe il sistema produttivo dell'Italia, con tutti gli annessi e connessi, perché, naturalmente, da una decisione di quel tipo deriverebbero conseguenze inevitabili.
Presidente Cota, lei ha fatto bene a intervenire per cercare di discutere, anche perché - questo mi consenta di dirlo - noi siamo un paese strano. In un paese normale, se l'Amministratore Delegato della più grande azienda avesse annunciato l'idea di cambiare il piano e di investire in Serbia, si sarebbe mobilitato il Capo del Governo, il Ministro dell'Industria! Primo problema: non abbiamo il Ministro dell'Industria piccolo particolare, o no? Lei non può dirlo ufficialmente, ma sarà un problema questo? Il Presidente della Giunta regionale deve alzare il telefono e parlare con chi, di fronte ad una crisi come questa, se non abbiamo il Ministro dell'Industria? Sono sei mesi che è vacante, è latitante, si è dimesso per ragioni, tra l'altro, neanche connesse alla politica industriale, per ragioni assai poco nobili! Ma allora cerchi il Presidente del Consiglio! Presidente Cota, questo è il limite! Non sono tra coloro che discettano sul fatto che l'incontro avvenga a Torino o a Roma, ma tra chi ritiene che le dimensioni della questione avrebbero richiesto una ben altra iniziativa politica! Però, non è possibile che il Capo del Governo non senta l'esigenza di affrontare una questione come questa e la deleghi, in questo momento, al Ministro del lavoro, come se si trattasse di un problema di ammortizzatori sociali, di politiche sociali! Qui è in gioco la politica industriale e siccome non ho il Ministro dell'Industria - e io sono Ministro dell'Industria, se ho capito bene, ad interim - almeno per questa ragione, se non per l'altra, cioè per il fatto che avrebbe dovuto intervenire il Capo del Governo, avrei cercato di prendere in mano la questione! Un'ultima considerazione, Presidente Cota: ci sono iniziative che possono essere attuate in positivo, perché nell'era della competizione mondiale, penso che i Governi e le politiche pubbliche possano avere una funzione nel favorire i processi di localizzazione o l'insediamento delle imprese. Alcuni paesi questa carta la giocano, del resto abbiamo letto tutti sui giornali che la vicenda della Serbia la tratta il Governo serbo non la tratta non so chi in Serbia! Quella vicenda è gestita dal Governo di quel Paese, naturalmente, perché il rapporto con una grande multinazionale ce l'ha il Governo di quella nazione. Penso che noi, in passato, abbiamo fatto cose positive in Piemonte. Non lo dico per ascrivere un qualche merito alla Giunta di centrosinistra, non è questo l'oggetto del contendere, ma sono la prova provata del fatto che noi abbiamo ottenuto i risultati in Piemonte: non era affatto scontato che la FIAT realizzasse a Verrone il centro mondiale dei cambi! Non era affatto scontato! La collega Bresso potrebbe dirvi che in quelle ore la discussione verteva tra il Piemonte e la Turchia, è chiaro qual è il problema? Cioè anche in quell'occasione, il dilemma era tra investire in un altro paese la Turchia - e investire in Piemonte! In quelle ore, la politica pubblica - Governo e Regione - hanno lavorato perché quell'orientamento diventasse positivo per il nostro territorio, ma questo è ciò che fanno i governi e le politiche pubbliche! Questo è ciò che fanno esattamente i governi e le politiche pubbliche: non nego che saremo sempre più sollecitati rispetto a tali questioni, ma è esattamente questa la ragione per la quale non possiamo affrontare il tema quando esplode! Per esempio - ho terminato, Presidente - ho ritenuto assai singolare il fatto che la destra abbia accusato il Sindaco del Comune di Torino - l'ho letto oggi sul giornale - di essersi accorto in ritardo di quello che stava capitando. È un po' come avvenuto sul tema sulla sicurezza - no, Presidente Cota? - se il problema esplode a Torino, la colpa è di Chiamparino - faccio un esempio - se esplode a Milano, la colpa è del Governo, naturalmente un Governo di centrosinistra! No, non è questo il punto.
Su queste questioni è bene che vi sia, invece, un'intesa di fondo tra le istituzioni (Governo, Regione e Comuni), perché le politiche pubbliche che dobbiamo mettere in campo per determinare un orientamento positivo, ed eventualmente modificare l'orientamento della FIAT, presuppone esattamente questo. È l'auspicio che noi formuliamo: occorre che Governo, Regione e Comuni sappiano, in questo momento, parlare un linguaggio che difenda le ragioni del Piemonte e ci consenta di fare in modo che la FIAT continui ad investire in questa regione e in questo paese.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Ronzani.
La parola al Consigliere Boeti.



BOETI Antonino

La discussione continua anche se il Presidente Cota, giustamente, va ad assolvere il suo impegno, forse avrebbe potuto prendere qualche ora in più.
chiaro che i Consiglieri hanno il desiderio di esprimersi su questo argomento, ma tant'è, ormai è andata così.
Mi sembra che - per fortuna - la questione del Vicepresidente Rosso stia, ormai, a poco a poco, scemando. Credo che i piemontesi non avranno alcun rimpianto per le sue bugie, per le sue visite inventate in Toscana e posso dire che, per fortuna, è andato via. Peraltro, se fossi stato nelle vesti del Presidente della Giunta, avrei tolto la delega il giorno dopo ad un uomo che, per parlare, come Sottosegretario, con gli operai di un'azienda, utilizza lo strumento della busta paga e infila la sua lettera all'interno della busta paga degli operai. Naturalmente, è questione di stile, ognuno fa quello che può.
vero che l'opposizione non si pronuncia sulle scelte del Presidente.
Personalmente, credo che con il collega Cavallera Vicepresidente e la collega Porchietto Assessore al lavoro i piemontesi ci abbiano guadagnato poi, naturalmente, questi cinque anni ci diranno se le cose stanno davvero così.
Però, credo che la brutta figura resti per il Presidente Cota, perch Rosso non era un giovane di belle speranze che nessuno conosceva. Tutti conoscono le sue qualità - ammesso ne abbia - ma anche i suoi difetti forse occorreva pensarci prima di affidargli una delega così importante.
Ormai è finita e, con buona pace dei piemontesi, secondo me, è stato molto meglio così.
Veniamo all'argomento più interessante di questa giornata. Anch'io mi chiedo - se lo è chiesto il Presidente del Consiglio, quello nazionale perché mai la FIAT dovrebbe restare in Italia. La Serbia gli mette a disposizione 250 milioni di euro di contributi e una defiscalizzazione per dieci anni, i Serbi prendono 400 euro al mese di stipendio e se il Presidente del Consiglio dice...
Presidente, capisco che non c'è il Presidente Cota e diciamo che la discussione va avanti per bandiera...



PRESIDENTE

La discussione sta andando avanti. Tutti i Consiglieri, con responsabilità, intervengono, anche se il Presidente della Regione ha dovuto lasciare quest'Aula e credo sia un elemento ulteriore per fare uno sforzo nell'ascoltare i colleghi.



BOETI Antonino

Se il Presidente del Consiglio dice che in un'economia globale la FIAT ha il diritto di andare dove vuole e di insediare le sue aziende dove vuole, mi chiedo perché la FIAT, vista la disponibilità di un paese europeo, dovrebbe restare da noi. Dovreste poi spiegare al Presidente del Consiglio qual è il senso dei vostri provvedimenti rispetto alla localizzazione o delocalizzazione delle imprese.
Devo dire che, di fronte all'impegno anche economico della Serbia, un paese che non credo sia più grande del Piemonte, né per quanto riguarda l'estensione territoriale, né per numero di abitanti, mi pare che il Piano lavoro di questa Giunta rappresenti una ben misera cosa ed esploda in tutta la sua pochezza.
Non è bastato - e non basterà, io credo - neanche il sacrificio di Pomigliano, laddove gli operano hanno scelto di rinunciare ad una parte importante dei propri diritti pur di mantenere il posto di lavoro.
Provvedimento che, evidentemente, alla FIAT non è servito, perché la sua intenzione, oggi, è quella di andare via.
Ciò che mi piacerebbe capire in merito alla riunione di domani peraltro, lo dicevano alcuni colleghi prima - è che cosa mettiamo sul piatto della bilancia: con che cosa viene il Ministro Sacconi, che, come diceva giustamente il collega Ronzani, è il responsabile del welfare? Non penso che venga a discutere di ammortizzatori sociali, per cui che cosa pone sul piatto della bilancia il Governo regionale? Non credo che basterà raccontare quanto sia importante lo stile piemontese, così come penso che non sia importante raccontare il fatto che in questa Regione c'è una facoltà che si chiama "Ingegneria dell'autoveicolo".
Presidente, però non è possibile intervenire con questo brusio. Le faccio una proposta, che non riguarda solo il sottoscritto: se la discussione non interessa a questo Consiglio -peraltro mi pare che il Capogruppo del Popolo della Libertà abbia chiesto un Consiglio straordinario su questo tema - potremmo chiudere qui la discussione.
Perché, altrimenti, è tempo perso.
Vorrei solo che il Consiglio regionale decidesse se vale la pena continuare a discutere o se, invece, non interessa.



PRESIDENTE

Mi scusi se la interrompo ancora, collega Boeti, ma faccio rilevare ai colleghi che è già la terza o la quarta volta che intervengo per riportare l'ordine.
Il Consigliere Boeti ha perfettamente ragione: sussistono delle enormi difficoltà ad ascoltare.
Per rispetto dell'Aula e di tutta la discussione che si è svolta, credo che tutti abbiano il diritto di svolgere il proprio intervento, in modo che si possa arrivare, alla fine, a delle decisioni.
A tal riguardo, infatti, ricordo all'Aula che sono stati presentati ben quattro ordini del giorno, che saranno posti in votazione nella seduta odierna. Pertanto, credo che l'intervento di tutti possa essere utile a formare un'opinione e una decisione del Consiglio regionale.
Prego, Consigliere Boeti.



BOETI Antonino

Come ha scritto l'altro giorno in un'intervista su La Stampa il Rettore del Politecnico, alcuni allievi della stessa facoltà hanno vinto una gara su 40 prestigiose università partecipanti, per lo sviluppo di veicoli ibridi.
In questa Regione, cioè, ci sono le menti, l'intelligenza, la competenza, la ricerca e l'innovazione utile per fare di questa Regione, la "Regione del distretto dell'auto", non solo del nostro Paese, ma credo anche a livello internazionale. Ciò che manca, però, credo non siano le idee, ma la politica; lo dico in questa sede perché vorrei rompere un po' questo clima idilliaco di "tutti contro la FIAT". Io non credo che basterà far sapere a questa Regione e ai suoi cittadini che noi ci siamo seduti al tavolo per discutere con Marchionne. Peraltro, poiché lo stesso è abituato a confrontarsi con il Presidente Obama - con tutto rispetto, non mi pare che il Ministro Sacconi né il Presidente Cota siano paragonabili al Presidente degli Stati Uniti - probabilmente Marchionne non ne sarà impressionato.
Mi pare che in questo momento il Governo sia impegnato con la "legge bavaglio" e con i guai di Verdini. Così è.
Il Consiglio regionale si occupa di piccole cose (vedremo se riusciremo a portare a casa almeno l'assestamento al bilancio).
La Presidente Bresso ha spiegato che cosa vuole dire, per una Regione fare "politiche industriali". Del resto, oggi abbiamo saputo dal Presidente Cota che in una sessione apposita ci spiegherà quali sono.
Le spieghi a noi dopo, ma soprattutto, domani, le spieghi al dottor Marchionne.
Se Pininfarina e Bertone sono ancora in vita, lo si deve all'impegno che la Regione, nei cinque anni precedenti, ha voluto dedicare a questo grande settore.
Cinque anni fa, con FIAT avevamo lo stesso problema, perché era sul punto di andare via. Regione, Provincia e Comuni hanno impegnato 70 milioni di euro, ma il lavoro è rimasto in questa Regione in questi cinque anni.
Mi sembra che l'attuale Governo regionale non sia di quest'orientamento: pertanto, andare al tavolo con il dottor Marchionne a mani nude penso sia inutile.
Termino, perché non c'è gusto a parlare in questo modo, Presidente, con un'ultima considerazione: se la FIAT andrà via da questa Regione, non ve la caverete con un'alzata di spalle. La responsabilità sarà del Governo nazionale, che non si è accorto che la FIAT stava andando via, ma anche del Governo regionale, che non ha saputo proporre alternative.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Negro; ne ha facoltà.



NEGRO Giovanni

Grazie, Presidente.
Io non voglio fare alcun tipo di polemica in merito alle dimissioni dell'onorevole Rosso. Semmai, voglio augurare il benvenuto al nuovo Vicepresidente della Giunta regionale, Ugo Cavallera, perché, a mio avviso ritengo che il Presidente Cota non poteva scegliere un soggetto più adatto capace, competente e coerente; così pure al nuovo Assessore Porchietto anche lei con le stesse doti, anche se è meno tempo che la conosco. A entrambi porgo gli auguri di un grande e proficuo lavoro.
In merito al discorso FIAT, invece, molti hanno già espresso i propri pareri. Anch'io vorrei ribadire alcune considerazioni, a partire dall'importanza della convocazione del vertice a Torino, e non a Roma. In tal senso, mi trovate perfettamente d'accordo: Torino è la sede industriale; Torino è la vera capitale dell'automobile (in particolare Mirafiori).
Poter discutere sul futuro di FIAT e sul lavoro a Torino è certamente un aspetto positivo, perché non dobbiamo tralasciare nulla. L'ultimo intervenuto ha ricordato che il precedente Governo della Presidente Bresso ha frenato affinché la FIAT, che già anni fa voleva trasferire le proprie produzioni all'estero, mantenesse i posti di lavoro in Piemonte.
Permettetemi, però, di ricordare gli anni Settanta e Ottanta, quando l'esodo agricolo ha raggiunto la sua massima evoluzione; tutti si aggrappavano a questa enorme fabbrica per i nuovi posti di lavoro.
Allora, questi giovani, allevati e cresciuti in agricoltura, sono stati offerti qui a prestare un lavoro anche prestigioso: la FIAT si è arricchita anche grazie a questi braccianti, a quella gente che non andava a contare i minuti di straordinario, ma offriva tanto lavoro, fatica e sudore, aspetti che oggi sono molto più difficili da trovare.
A quel tempo, però, lo Stato ha dato molto alla FIAT, addirittura approvando leggi ad hoc a suo favore (ricordo, ad esempio, quella sulla rottamazione). Adesso basta incentivi! Basta aiuti a questa fabbrica perché la stessa ha il dovere, avendo ottenuto molto dallo Stato italiano di continuare questo lavoro per il nostro Piemonte.
Faccio gli auguri al nostro Governatore Cota per l'incontro di domani con il Ministro Sacconi, con tutto lo staff e con il dottor Marchionne affinché soddisfi le nostre esigenze e affinché tutti questi sudori spesi sino ad oggi non vengano meno.
Non dobbiamo, però, continuare a dare incentivi, come è stato fatto fino ad oggi, pur salvaguardando e sostenendo i posti di lavoro. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Artesio; ne ha facoltà.



ARTESIO Eleonora

Signori Consiglieri, credo che la responsabilità più concreta che possiamo dimostrare su questa vicenda sia quella di assumere l'impegno a che la politica, come veniva ricordato prima dal Consigliere Boeti, abbia un principio di responsabilità nella vicenda che non sia semplicemente la rappresentazione dei punti di vista delle forze politiche, ma un impegno continuativo e autorevole nell'accompagnare le vicende per come si svilupperanno da domani. Perché se molti colleghi hanno sottolineato che in questo Paese manca - o è mancata - una politica industriale e oggi questa non è incarnata da alcun ruolo di Presidenza del Consiglio o da alcun ruolo nel Consiglio dei Ministri, io credo che ragionando soltanto per descriverla sulla situazione della crisi attuale, il tema nel quale ci misuriamo è esattamente la dimensione politica dei rapporti tra i livelli istituzionali e i soggetti titolari del potere economico e del potere finanziario. Lo dico volutamente con questi termini, che so che sono categorie che possono irritare parti delle culture e delle politiche rappresentate in quest'Aula, ma che credo non possiamo rimuovere dal nostro dibattito semplicemente per usare la lettura di quanto la cronaca recente ci consegna.
Noi non stiamo discutendo di un fatto inedito che è intervenuto nelle politiche industriali del gruppo e non stiamo discutendo di un imprevisto che ha costretto a modificare il programma Fabbrica Italia. Stiamo semplicemente discutendo del fatto che un tavolo, una programmazione, un principio di responsabilità nazionale e internazionale che è stato condiviso da alcuni soggetti, le Istituzioni, appunto, e l'imprenditoria appunto, in modo unilaterale è stato modificato e invertito dalle decisioni del gruppo industriale senza che nulla di formalmente rilevante sia subentrato rispetto ai contenuti del programma Fabbrica Italia, perché non credo debbano far parte del programma Fabbrica Italia gli esiti delle consultazioni referendarie dei lavoratori o il quadro delle politiche sindacali, ossia senza che nulla di effettivo e concreto sul piano della programmazione industriale fosse avvenuto.
E questo perché? Semplicemente perché intorno a quel tavolo siedono soggetti che rispondono a un principio di rappresentanza, sono le istituzioni locali che rappresentano gli interessi generali dei propri territori; sono le organizzazioni sindacali che rappresentano gli interessi del mondo del lavoro dipendente, ed altri che con questa scelta hanno dimostrato di non assumere su di sé alcun principio di responsabilità tanto meno la tanto invocata responsabilità sociale dell'impresa: quella che le stesse istituzioni europee richiamano nelle loro raccomandazioni, ma che non riteniamo né così cogenti, né così autorevoli quanto troviamo invece cogenti e autorevoli le politiche industriali da pretendere che vengano rispettate da tutti i soggetti in campo.
Perché se sono bastati incentivi derivanti dalla defiscalizzazione, se sono bastati salari incomparabili coi livelli di trattamento di un paese che valuta il reddito, la capacità produttiva del lavoro, la competenza professionale dei lavoratori un valore da riconoscere anche in termini economici, se sono bastati i sostegni all'insediamento e alla costruzione della struttura industriale in Serbia nonché il prestito straordinario per rimettere in discussione Fabbrica Italia e farlo con l'arroganza e la supponenza di chi dice "io non faccio politica, faccio automobili" (questa è stata la dichiarazione di Marchionne), ebbene credo che il tema stia esattamente nel fatto che nelle relazioni industriali manca la politica.
Non il Ministro, manca la politica, cioè quella capacità di riuscire a fare stare presenti e intorno al tavolo gli interessi collettivi e non gli interessi particolari, gli interessi che derivano in un contesto territoriale e in un'organizzazione sociale da avere un'economia che non guardi soltanto al profitto ma al risultato complessivo dei propri investimenti, e questo non può che competere a questo punto alla presenza delle Istituzioni attorno a quel tavolo.
Una presenza che, stando al dibattito in Aula e io non ho capito oscillava tra il presentare un rapporto muscolare ("dovremo far restituire tutto ciò che il pubblico ha investito nei rapporti con l'impresa") e un rapporto timido, del tipo "non possiamo permetterci ulteriori delocalizzazioni e quindi si tratta di andare a un tavolo con atteggiamento propositivo e costruttivo".
Allora, io in questa oscillazione del pendolo la percezione che ho chiara è che gli Enti locali hanno fatto, fin dal 2005, la loro parte. Gli istituti di ricerca e formazione, come il Politecnico, è stato ricordato hanno fatto la loro parte; chi non ha fatto la propria parte è stata e continua ad essere l'impresa.
Ho già detto del rapporto asimmetrico tra coloro che sentono su di s per mandato e per rappresentanza un interesse generale e coloro che questo interesse generale non sentono, ma il vero paradosso è che si pensa di trovare un capro espiatorio che legittima la delocalizzazione della produzione nel quadro delle relazioni sindacali. E nel fatto cioè che in questo paese non ci sarebbe la maturità nelle relazioni tra le parti sufficiente per consentire un mantenimento delle attività produttive, ma non ci è dato di conoscere quale sarebbe il quadro compatibile di relazioni sindacali che Marchionne e il gruppo ritengono adeguati per continuare a mantenere e ampliare le produzioni così come promesso con il programma Fabbrica Italia.
Non credo sia nemmeno il quadro del sindacato americano, che probabilmente è molto più caro a quell'Amministratore Delegato, del sindacato italiano e della sua storia, perché almeno in quel contesto, se è molto più difficile legittimare la rappresentanza del mondo del lavoro perché prima di arrivare a stabilire una rappresentanza sindacale in un'attività industriale occorre ottenere da un referendum dei lavoratori la disponibilità di essere sindacalmente rappresentati, però dopo sono tutti sindacalizzati.
Allora, qual è il quadro delle relazioni sindacali che è sostenibile per l'Amministratore Delegato e cosa deve fare ancora di più un organizzazione sindacale per rendersi compatibile con le politiche industriali? Forse, soltanto scomparire! Perché credo che tutte le caratteristiche della flessibilità che sono state negli anni richiesti siano state - qui, come altrove - praticate della organizzazioni sindacali e da tutte le organizzazioni sindacali in nome di quello che forse è stato l'inizio di tutte le sconfitte: meglio un lavoro qualsiasi, meno regolato che il rischio del non lavoro. Quel rischio oggi continuiamo a correrlo pur avendo deregolato, indebolito, frammentato la condizione del lavoro.
Se non vogliamo continuare, noi Consiglieri comunali, provinciali e regionali, a pensare di essere stati utili in questa vicenda semplicemente per il fatto di essere intervenuti in Aula, con buona pace di coloro che riescono a intervenire "Cota presente" e con il piccolo dispiacere di chi riesce a intervenire "Cota assente", sapendo che Cota assente o Cota presente fa la differenza sugli organi di informazione, propongo che piuttosto che la corsa e l'assalto alla tribuna del "povero" Presidente del Consiglio ci sia in futuro una sorta di inversione, perché a me capita sempre di essere nella parentesi "Cota assente".
Ma non mi dispaccio più di tanto, perché cerco solo di rendere più coerente il mio ragionamento.
Purtroppo non è questo quello che ci viene chiesto in questo momento.
Non soltanto esercitare un ruolo e una parte nella esposizione delle proprie opinioni, ma continuare a presidiare questo percorso, perché credo e temo che verrà un momento in cui alla politica non basterà più decidere se si siede a un tavolo a Roma o a Torino, già meglio che non a Novara (ultimamente abbiamo visto grandi delocalizzazioni delle attività politiche istituzionali della Regione in altre parti del Piemonte) e nemmeno se andarci con il sorriso sulle labbra oppure con il rapporto muscolare.
Bisognerà decidere chi è rappresentato dalle politiche pubbliche. E quel che sicuramente, per me, non è discutibile è che le politiche pubbliche devono rappresentare i lavoratori.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Dell'Utri; ne ha facoltà.



DELL'UTRI Michele

Grazie, Presidente.
Ritengo che da una discussione di questo tipo, su un tema di questa importanza, debba risultare una soluzione in cui, tanto l'opposizione quanto la maggioranza convergano in un'unica direzione: dare forte mandato al Presidente Cota affinché domani faccia in modo di ottenere un accordo con FIAT o di spronare il Governo a fare sì che si possa finalmente creare un sistema organico con FIAT, che in questi anni non vi è stato, per evitare che l'azienda lasci, quanto meno su questa produzione specifica Torino per la Serbia.
L'idea di dare luogo ad un tavolo, come quello di domani, che vede insieme tutti gli Enti locali, il Governo e l'azienda, è un bel segnale però è importante che non siano solo parole o che non sia soltanto una passerella utile a far dire che qualcosa in apparenza si è fatto, perch occorre un Tavolo sostanziale.
Ricordando una canzone del cantautore De Andrè, il rischio è che il Governo si impegni, si indigni e getti la spugna con gran dignità. Questo sarebbe un danno inaccettabile per il sistema Piemonte e per i tutti lavoratori del Piemonte e dell'indotto FIAT, poiché ci sarebbero conseguenze drammatiche per tutti.
Capisco che il compito sia particolarmente gravoso, perché, in effetti ci troviamo in una situazione in cui la crisi acuisce comportamenti tipici di un'economia nella sua forma più essenziale. Precedentemente, il Presidente Cota ha detto che domani andrà a rivendicare la storia di un territorio.
Ho timore che il valore della storia non sia un valore per l'economia.
Notoriamente, il valore dell'economia è il denaro, ma lo stesso, nel momento in cui lo si considera non un mezzo ma un fine, fa sì che si scavalchino valori sostanziali che corrispondono all'indole umana prioritaria. Motivo di più in un momento di crisi in cui ci sono Paesi disposti a comperarsi il lavoro, come la Serbia, mettendo sul tavolo 250 milioni di investimento e mettendo sul tavolo delle defiscalizzazioni per dieci anni. È chiaro, quindi, che il tutto diventa veramente difficile da gestire. Il contrappasso, in ambito italiano, è che il sindacato, o quanto meno tutto il comparto dei diritti dei lavoratori, possa più facilmente venire derogato, perché la crisi impellente fa sì che il lavoro sia prioritario a qualsiasi costo. Questo, però, fa sì che qualsiasi costo dell'oggi divenga disponibilità a qualsiasi comportamento dell'azienda nei confronti dei lavoratori nel domani.
Ci troviamo di fronte, quindi, ad una situazione veramente pericolosa.
Per domani, l'unica indicazione che mi sento di dare al Presidente Cota è che, in primo luogo, abbia tutta la forza di tutto il Consiglio per ottenere dal Governo nazionale la garanzia affinché finalmente si impegni veramente in un piano organico per la FIAT, sulla FIAT e con la FIAT.
Vedete, i casi di Termini Imerese, Pomigliano, e così come rischiamo diventi anche Mirafiori, testimoniano un disinteresse che vi è stato in tutti questi mesi ma, soprattutto, negli anni pregressi. Il risultato di tale disinteresse fa sì che il sistema della crisi, la logica d'impresa e una non attenzione all'azienda italiana principale rischiano di portare FIAT al di là dei nostri confini, con un conseguente assoluto depauperamento del territorio e del lavoro in Piemonte. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Stara; ne ha facoltà.



STARA Andrea

Grazie, Presidente.
In merito alla vicenda del Vicepresidente Rosso mi permetto solo di fare gli auguri al nuovo Assessore Porchietto e al nuovo Capogruppo Pedrale anche se - non se ne abbia a male - dopo l'intervento di oggi, in cui praticamente inaugura la sua attività di Capogruppo, rimpiango un po' il vecchio Capogruppo, ma credo che il collega Pedrale avrà modo di rifarsi.
Per quanto riguarda invece la vicenda FIAT, abbiamo presentato un ordine del giorno che verrà successivamente discusso, non tanto per entrare nel merito della questione, ma per far sì che almeno una delegazione della maggioranza e dell'opposizione, come i Presidenti di Gruppo, possa essere presente a livello informativo a quel tavolo. Il Presidente Cota si è stupito di tanto clamore. Io mi stupisco del suo stupore, in quanto ci sarà un motivo per cui tutti i giornali nazionali scrivono nelle prime pagine di come la FIAT abbia unilateralmente disatteso accordi intrapresi. Qui ci sono elementi più complessi e articolati, su cui non mi dilungo in questa fase, riservandomi di tornarci nel dibattito del Consiglio straordinario preannunciato.
Di fatto, però, la partita non coinvolge solo questo piano industriale ma tante altre questioni, tra cui il tentativo di sfilarsi dal contratto nazionale dei metalmeccanici e anche il mancato rinnovo del finanziamento agli aiuti di Stato che la FIAT chiese un po' di tempo fa e che il Governo non ha concesso.
Le questioni, quindi, sono diverse e sono anche più articolate. L'unica cosa che mi sento di dire è che a questo tavolo si mettano complessivamente tutte le carte, per cercare di articolare una prospettiva di medio e lungo periodo, sul fatto che le macchine ad oggi non si vendono e c'è una notevole flessione di vendite. È normale che una grande industria si sieda prima intorno ad un tavolo con gli Enti istituzionali man mano coinvolti in tutte le partite e possa discutere di come proseguire il proprio impegno di responsabilità sociale di impresa, legato alla questione Fabbrica Italia.
Al contrario, non è tanto normale che questo non avvenga o avvenga successivamente a decisioni unilaterali annunciate alla stampa. Siccome l'ingegner Marchionne non è uno sprovveduto, volontariamente ha innescato questo dibattito, perché nella partita sono in gioco non solo Pomigliano non solo il piano industriale di Mirafiori, ma tante altre partite collegate.
Nell'ordine del giorno abbiamo chiesto, proprio per questo motivo, che potessero essere presenti anche il Politecnico di Torino e il Presidente dell'ABI, anche perché, probabilmente, una delle partite che si potrà giocare in futuro potrà essere quella dell'aiuto alla ricerca sulle nuove modalità di trasporto, visto che mi sembra di capire che, di fatto, non si possa più parlare di aiuti. Un tempo gli incentivi economici dovevano essere previsti tempo fa, quindi rimane ben poco da mettere sul piatto. Non credo che basti la forza fisica, come in altri paesi - parlo della Germania, della Spagna e degli Stati Uniti - dove i relativi Presidenti sono scesi in prima persona per discutere. Attenzione, quindi, perché se la vetrina si concentra su Torino, e i risultati non arrivano, le responsabilità complessivamente possono essere addebitate, a ricaduta, sul livello torinese su cui si è voluta tanta attenzione.
Non credo che il tavolo di domani sia esaustivo; potrebbe aprire un percorso e proprio per questo chiedo a questo Consiglio, quando si tratterà di discutere l'ordine del giorno, di prevedere anche la presenza di una delegazione dei Presidenti dei Gruppi del Consiglio regionale, del Presidente dell'ABI e di Profumo da parte del Politecnico, o almeno che partecipino alla prima fase, quella informativa, in cui sarà chiarita la fotografia della situazione, perché stiamo parlando di una vicenda che ha questi risvolti e questa dinamica. Siamo in questa fase, dopodiché il tavolo potrà proseguire a porte chiuse per le decisioni che gli Enti istituzionali intenderanno intraprendere con i vertici aziendali della FIAT.
Grazie.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la discussione generale.
Nella Conferenza dei Presidenti dei Gruppi sono stati presentati alcuni ordini del giorno collegati al dibattito, che riassumo: ordine del giorno n. 51 "Mantenimento delle produzioni automobilistiche FIAT presso lo stabilimento di Mirafiori (TO)" presentato dai Consiglieri Gariglio, Reschigna, Ronzani, Pentenero, Lepri, Muliere, Boeti, Taricco Manica, Laus ordine del giorno n. 54 "Mantenimento delle produzioni automobilistiche FIAT presso lo stabilimento di Mirafiori (TO)" presentato dai Consiglieri Gariglio, Lepri, Reschigna, Ronzani, Muliere, Manica, Motta Angela Taricco, Boeti ordine del giorno n. 52 "FIAT: quale futuro" presentato dal Consigliere Stara ordine del giorno n. 53 "La Regione svolga funzione di coordinamento istituzionale nell'affrontare la questione FIAT" presentato dai Consiglieri Carossa, Marinello, Angeleri, De Magistris, Molinari, Novero, Gregorio Tiramani, Pedrale ordine del giorno n. 56 "In difesa dei diritti democratici delle lavoratrici e dei lavoratori dell'azienda FIAT" presentato dai Consiglieri Artesio, Cerutti, Stara.
Comunico che l'ordine del giorno n. 51 è stato ritirato e sostituito dall'ordine del giorno n. 54.
Come vogliamo procedere? I primi firmatari svolgono una breve illustrazione o li votiamo subito? Le indicazioni dell'Aula sono che si mettano subito in votazione.
Iniziamo con l'ordine del giorno n. 54 "Mantenimento delle produzioni automobilistiche FIAT presso lo stabilimento di Mirafiori (TO)" presentato dai Consiglieri Gariglio, Lepri, Reschigna, Ronzani, Muliere, Manica, Motta Angela, Taricco, Boeti.
Assessore Porchietto, lo dà lei il parere della Giunta?



PORCHIETTO Claudia, Assessore al lavoro

Il parere è contrario.



PRESIDENTE

Il numero legale è 30.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 54, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che l'amministratore delegato di FIAT Group Sergio Marchionne ha dichiarato che la produzione della nuova monovolume L0 avverrà presso il nuovo stabilimento in fase di realizzazione in Serbia e che tale decisione è anche conseguenza delle difficoltà di accordo per lo stabilimento di Pomigliano considerato che in fase di presentazione del futuro piano industriale del gruppo FIAT, sia di fronte alle Istituzioni e alle Organizzazioni sindacali il 22 dicembre 2009 a Palazzo Chigi (Roma), sia in occasione del Fiat Analyst 6 Inventor Day del 21 aprile 2010 a Torino, l'amministratore delegato Sergio Marchionne, nel presentare la nascita del progetto 'Fabbrica Italia', aveva garantito che la produzione dell'autovettura L0 sarebbe stata assegnata allo stabilimento di Mirafiori a Torino le particolare condizioni che FIAT aveva posto ai lavoratori e alle organizzazioni sindacali per la stipula dell'accordo e l'insediamento dell'attività produttiva a Pomigliano erano state giustificate dalla specificità del 'contesto ambientale' e dalla necessità di assicurare a quello stabilimento ragionevoli standard di produttività attualmente presso lo stabilimento di Mirafiori si producono i modelli Fiat Punto, Fiat Idea, Fiat Multipla, Lancia Musa e Alfa MiTo che già ora non consentono di impiegare la totalità delle forze lavoro presente presso lo stabilimento. Ad eccezione dell'Alfa MiTo le altre produzioni dovrebbero cessare entro il 2011 per migliorare la qualità dell'attività produttiva ed incrementare la competitività dell'impresa è opportuno instaurare relazioni sindacali improntate alla cooperazione e alla reciproca fiducia, oltre che ovviamente, al pieno rispetto dei diritti (economici e non) dei lavoratori è stato preannunciato dall'azienda un piano di cassa integrazione che dal 23 agosto prossimo prevede due settimane di CIG per tutti 5800 lavoratori del settore Carrozzerie dell'insediamento produttivo torinese e, a seguire altri periodi di CIG per i quasi 2000 impiegati degli enti centrali le dichiarazioni dell'Amministratore Marchionne creano una grave situazione di incertezza per il futuro della produzione presso lo stabilimento di Mirafiori, con conseguente notevole preoccupazione non solo dei 15.000 dipendenti dello stabilimento, ma anche dei circa 50.000 addetti della Provincia di Torino impiegati nelle aziende dell'indotto automobilistico tutto ciò premesso impegna il Presidente della Giunta regionale affinché siano messe in atto azioni per scongiurare che importanti attività produttive, come quella dell'auto, vengano spostate in altri Paesi e che lo stabilimento di Mirafiori perda una parte significativa della propria capacità produttiva affinché solleciti il Governo, anche attraverso la nomina, attesa da tempo di un nuovo Ministro alle Attività produttive, ad adottare una vera politica industriale a favore del settore auto, in particolar modo per la ricerca e la produzione di 'motori puliti', così come deciso e realizzato da altri Governi europei e USA".
Il Consiglio non approva.
Esaminiamo ora l'ordine del giorno n. 52 "FIAT: quale futuro" presentato dal Consigliere Stara.
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Anche in questo caso il parere della Giunta è contrario.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 52, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale venuto a conoscenza da organi di stampa del Tavolo convocato dal Presidente Cota per mercoledì 28 luglio nella sede della Giunta regionale a cui prenderà parte il Governo rappresentato dal ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, i vertici FIAT, i massimi esponenti degli enti locali, Comune e Provincia, oltre ai segretari nazionali delle Organizzazioni Sindacali e di categoria preso atto delle dichiarazioni del Presidente Cota 'di riunirci a Torino anziché a Roma, per dare un segnale forte. Questa città e questa regione hanno tutte le carte in regola per garantire alti livelli di produttività e qualità' considerato che l'intendimento della Regione è 'la salvaguardia dei livelli occupazionali di Mirafiori' e la riunione di mercoledì servirà per capire come realizzare questo obiettivo tenuto conto che nodo centrale dell'incontro sarà il futuro assetto delle fabbriche di auto del Lingotto, il Piano occupazionale del Piemonte, le conseguenze delle scelte e le ricadute sull'indotto tutto ciò premesso invita il Presidente della Giunta a considerare l'opportunità politica di coinvolgere al Tavolo di mercoledì 28 nella sede della Regione, come consuetudine per incontri di tale rilevanza che delineano gli indirizzi di politica industriale ed occupazionale della più importante area industriale del nostro Paese, i Presidenti dei Gruppi consiliari del Consiglio regionale di invitare il rettore del Politecnico di Torino, dove dal 1999 è istituita Ingegneria dell'autoveicolo che forma manager e progettisti in grado di sviluppare motori d'avanguardia e il presidente di API Torino, considerato il ruolo e l'importanza dell'indotto sul futuro di FIAT".
Il Consiglio non approva.
Esaminiamo ora l'ordine del giorno n. 53 "La Regione svolga funzione di coordinamento istituzionale nell'affrontare la questione FIAT" presentato dai Consiglieri Carossa, Marinello, Angeleri, De Magistris, Molinari Novero, Gregorio, Tiramani, Pedrale, sul quale la Giunta esprime parere favorevole.
La parola al Consigliere Stara per dichiarazione di voto.



STARA Andrea

Per quanto mi riguarda, avrei anche votato a favore di quest'ordine del giorno, però la modalità con cui si propone il voto complessivo mi obbliga ad astenermi o a non partecipare al voto.
Di fatto, c'erano tutti gli elementi per arrivare a un ordine del giorno congiunto o che almeno addivenisse a una sintesi delle posizioni comuni. Questo non è stato possibile, quindi ne prendo atto, purché rimanga a verbale che anche le modalità hanno il loro peso.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Artesio.



ARTESIO Eleonora

Anch'io intervengo affinché venga verbalizzato ciò che stiamo recitando, e non è esattamente un bello spettacolo.
Siamo intervenuti tutti con una comunicazione di comuni intenti rispetto alla salvaguardia dei livelli occupazionali e al mantenimento dell'attività dell'industria automobilistica in Piemonte, all'interno del ruolo che il programma Fabbrica Italia riservava alla presenza FIAT.
Mi pare che prevalga una modalità politicista, per la quale ordini del giorno dell'opposizione vengono di default rigettati e, viceversa, quelli della maggioranza accolti, quando tutti noi partecipiamo della comunità politica e conosciamo i contenuti di questi documenti per come sono stati discussi in altre Assemblee legislative.
Ad esempio, presso il Consiglio comunale di Torino è stata raggiunta una posizione trasversale su alcuni rilevati punti di riferimento. Ora nessuno dei documenti dell'opposizione va oltre il livello della discussione avviata in Comune, dove si sono trovate ragioni di unità.
Pertanto, credo che il Consiglio regionale non stia assumendo, per come procedono le votazioni, un comportamento adeguato alla questione, e soprattutto in questo modo svilisca quanto abbiamo discusso fino a poco fa.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Cerutti; ne ha facoltà.



CERUTTI Monica

In linea con i colleghi che mi hanno preceduta, dichiaro la non partecipazione a questo ordine del giorno anche perché, per chi volesse verificare il mio comportamento, ieri lo stesso atto ha avuto il mio voto positivo. Ed è lo stesso atto che il Consigliere Carossa ha presentato in Consiglio Comunale.
Così come è stato già ricordato dalla Consigliera Artesio, in Consiglio comunale siamo arrivati ad una mediazione per cui sono stati proposti tre ordini del giorno, uno dalla maggioranza e due dall'opposizione, e tutti e tre questi ordini del giorno, che hanno sfumature diverse, hanno ottenuto la maggioranza per essere stati approvati. Chiaramente, a questo punto anch'io considero negativamente l'atteggiamento di questo Consiglio, in particolare della maggioranza, proprio perché non c'è stata disponibilità ad arrivare ad un ordine del giorno, almeno uno, condiviso.
In questo senso, seppure con dispiacere perché condivido il merito dell'ordine del giorno presentato dal Consigliere Carossa, non parteciper alla votazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Noi ci asteniamo sull'ordine del giorno il cui primo firmatario è il Consigliere Carossa.
Ci asteniamo per due ragioni. La prima è similare a quella esposta negli interventi che altri colleghi dei Gruppi dell'opposizione hanno già svolto. In questo Consiglio regionale si vota a prescindere. A prescindere da quello che viene proposto, a prescindere dal contenuto, a prescindere dal tentativo che la maggioranza non mette in atto di ricercare punti di convergenza con le opposizioni su temi che lo stesso dibattito di oggi ha messo in evidenza e richiederebbero invece un consenso molto ampio. Nel merito dell'ordine del giorno, il nostro voto di astensione trova anche un'altra motivazione. Noi consideriamo certamente utile e importante l'invito che viene rivolto e l'impegno contenuto nell'ordine del giorno a svolgere una funzione di coordinamento delle istituzioni del territorio.
Attenzione, noi non possiamo immaginare che un tema come quello della presenza del settore automobilistico all'interno del sistema industriale produttivo piemontese o nazionale possa essere affrontato unicamente in una dimensione locale. Lo diceva già ieri in un intervento l'ex Segretario generale della CISL e oggi autorevole esponente politico, Pezzotta. O riusciamo a inserire questo tema all'interno delle scelte complessive sulla politica industriale in Italia, oppure è impensabile immaginare una soluzione adeguata ai problemi che la vicenda FIAT pone al centro della nostra attenzione nella dimensione locale! Ripeto, è certamente utile e certamente importante che la Regione svolga una funzione di coordinamento delle istituzioni locali, ma è limitante immaginare che un tema così rilevante possa essere affrontato in una dimensione locale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Toselli; ne ha facoltà.



TOSELLI Francesco

Trovo francamente strano che i colleghi si stupiscano. Lo dico a ragion veduta. Da quante ore siamo in Consiglio regionale e stiamo discutendo la questione FIAT? Da quante ore ci sono stati consegnati, singolarmente, gli ordini del giorno affinché li potessimo analizzare? Quanti Capigruppo ho visto muoversi tra i banchi per chiedere di individuare una soluzione comune? È un film già visto.
Se si fosse trattato durante il Consiglio e se si fosse verificato se su una questione, soprattutto importante come questa, vi sono le modalità per addivenire ad un solo ordine del giorno, non saremmo arrivati a fare queste dichiarazioni che fanno pensare ad un film che, ripeto, tutti abbiamo visto più volte.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Dell'Utri; ne ha facoltà.



DELL'UTRI Michele

Grazie, Presidente.
Ritengo che in un momento del genere, come ho detto nell'intervento precedente, si debba dare al Presidente Cota la massima forza per essere incisivo.
Di conseguenza, ritengo che qualsiasi ordine del giorno che vada nella direzione di sostenere l'intervento a favore di mantenere la FIAT a Torino sia utile e, pertanto, voterò a favore dell'ordine del giorno, pur accettando e comprendendo ciò che i colleghi dell'opposizione hanno detto.
A mio avviso, ciò che hanno detto i Consiglieri dell'opposizione va inteso come invito rivolto alla maggioranza per trovare più frequentemente un terreno comune, soprattutto su dinamiche come queste, che sono quasi di emergenza regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carossa.



CAROSSA Mario

Solamente per dire due cose. Mi dispiace che non si sia riusciti ad arrivare ad un documento condiviso, quanto meno ad una votazione condivisa.
Devo ricordare che ieri in Consiglio comunale c'è stata una presa di posizione, una richiesta da parte dei Capigruppo dell'opposizione nei confronti dei Capigruppo della maggioranza, per vedere se si riusciva ad arrivare ad una votazione condivisa. Non un documento condiviso, perché su questo non mi trovo molto d'accordo: difficilmente i documenti condivisi riescono ad armonizzare le diverse sensibilità di chi li vuole scrivere.
Tuttavia, una votazione quanto meno condivisa era auspicabile.
Ieri c'è stato questo passaggio, che - ammetto le mie colpe - oggi non ho fatto, ma non l'avete fatto nemmeno voi. La prossima volta mi assumer questo onere, che non è un onere, e vedrò di concordare con voi una votazione condivisa.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 53, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che da quanto dichiarato dall'Amministratore Delegato della Fiat Group, Sergio Marchionne, l'Azienda pare intenzionata a trasferire la produzione di un modello di auto, il monovolume L0, dallo stabilimento di Mirafiori allo stabilimento Fiat in costruzione in Serbia questa decisione ha generato comprensibili preoccupazioni per il mantenimento del livello produttivo e occupazionale nello storico stabilimento torinese in fase di presentazione del Piano Industriale Fiat, il 22 dicembre 2009 a palazzo Chigi a Roma, l'Amministratore Delegato Fiat con il concetto di "Fabbrica Italia" aveva indicato precise linee di sviluppo in ordine alla presenza di insediamenti produttivi sul territorio nazionale e riguardo alla storica area di Mirafiori a Torino considerato che grazie alla tempestività d'azione del Presidente della Regione Roberto Cota, e alla sensibilità della Giunta rispetto al problema occupazionale sul territorio, è stato possibile convocare in tempi rapidissimi un tavolo di confronto, concordato per mercoledì 28 luglio 2010 a Torino, al quale parteciperanno il Ministro del Lavoro Maurizio Sacconi il Sindaco Sergio Chiamparino, l'Amministratore Delegato Fiat Sergio Marchionne, le rappresentanze sindacali, oltre ovviamente allo stesso Presidente Cota impegna il Presidente della Giunta a svolgere la fondamentale funzione di coordinamento delle istituzioni del territorio, improntata alla più ampia concordia istituzionale, affinché sia possibile raggiungere l'obiettivo di trovare una soluzione condivisa e accettabile per mantenere e incrementare i livelli occupazionali e produttivi nello stabilimento di Mirafiori, rispettando quindi quelle previsioni che la stessa Fiat aveva fatto".
Il Consiglio approva.
Esaminiamo ora l'ordine del giorno n. 56 dei Consiglieri Artesio, Cerutti e Stara, inerente a "In difesa dei diritti democratici delle lavoratrici e dei lavoratori dell'azienda FIAT".
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Lupi; ne ha facoltà.



LUPI Maurizio

Grazie, Presidente.
A parziale condivisione con quanto affermato da alcuni colleghi dell'opposizione, anche per cercare di dare un segnale positivo, che mi sembra sia venuto anche dall'intervento del Consigliere Dell'Utri, mi sembra importante, per una questione metodologica di condivisione esprimere un parere positivo all'ordine del giorno.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Carossa; ne ha facoltà.



CAROSSA Mario

Grazie, Presidente.
Svolgo una dichiarazione di voto, ma chiederei, se fosse possibile, di emendare nell'impegnativa il primo punto, che mi sembra troppo tranchant.
Lo dico molto chiaramente: a noi interessa, come tutti quanti, che FIAT mantenga fede agli impegni presi, quindi aumenti la produzione e l'impegno negli stabilimenti italiani e a Mirafiori, indipendentemente dal fatto che ci sia o meno l'autovettura L0.
Invece, siamo assolutamente d'accordo per quanto riguarda il secondo punto dell'impegnativa. Quindi, se fosse possibile un'attività emendativa magari potremmo trovare una convergenza. Grazie.



PRESIDENTE

L'ordine del giorno è inemendabile, solo la proponente pu eventualmente, proporre delle modifiche.
Quindi, prima di dare la parola al Consigliere Stara e ad altri, così da avere già un quadro attuale, chiedevo...



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Mentre si lavora, do la parola al Consigliere Pedrale.



PEDRALE Luca

Nella logica auspicata di trovare una certa convergenza, vista l'importanza dell'argomento, possiamo anche esprimere condivisione relativamente all'ordine del giorno con prima firmataria la Consigliera Artesio, però sarebbe opportuno che il primo comma, dopo "valutato che" fosse abrogato. Come ho già detto nel mio intervento in discussione generale, fino a domani non sapremo esattamente qual è il pensiero della FIAT, se conferma il progetto Fabbrica Italia, se rimane in Piemonte, se decide di andare via.
Quindi, sarebbe opportuno che la Consigliera Artesio eliminasse "non è stato rispettato dall'azienda FIAT il piano industriale concordato dapprima a dicembre a Palazzo Chigi, poi confermato il 21 aprile 2010".



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Artesio.



ARTESIO Eleonora

Comprendo l'interesse politico, limitatamente al ruolo che svolgiamo in questo momento, di addivenire ad un ordine del giorno comune, soprattutto che questo ordine del giorno sia presentato dall'opposizione e la maggioranza possa convergere.
Vorrei, però, non facessimo un'operazione "spezzatino", perché, se gli ordini del giorno non ritrovano la loro natura originaria, non corrispondono più alle intenzioni e volontà di chi li ha scritti, nemmeno ai desideri.
Mi sembra accettabile - mi sono consultata anche con i Consiglieri Stara e Cerutti - la richiesta del Consigliere Carossa. Effettivamente, noi vogliamo salvaguardare i livelli produttivi della FIAT e non è detto che questi siano salvaguardabili soltanto ricorrendo all'autovettura in discussione per la delocalizzazione in Serbia (L0), ma con eventuali altre politiche industriali presentabili al tavolo del rapporto con le istituzioni.
Quindi, sono disponibile ad annullare il primo punto dell'impegnativa.
Invece, per quanto riguarda il "Valutato che" chiesto dal Consigliere Pedrale, non c'è una corrispondenza nello sfumare gli auspici e il negare la verità storica, perché che il piano presentato con il programma Fabbrica Italia venga modificato con la delocalizzazione in Serbia è un fatto storico, non è un'opinione, né della maggioranza, né della minoranza, n mia.
Potrei assecondare - perché, effettivamente, quella è una generalizzazione - il fatto della conferma il 21 aprile 2010, perché, già nel documento del 21 aprile 2010, FIAT aveva sfumato l'impegnativa del programma Italia.
Quindi, manterrei: "Valutato che, in base alle notizie pubblicamente note sulla delocalizzazione della L0 in Serbia, non è stato rispettato dall'azienda FIAT il piano industriale concordato", che è la verità storica, è una descrizione, non è un'opinione e su questo non medierei scusate!



PRESIDENTE

Può scrivercela?



ARTESIO Eleonora

Sì.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliera Stara.



STARA Andrea

Accolgo con favore la disponibilità della maggioranza, visto che, di fatto, su questo tema, al di là di questa discussione, molti ascolteranno anche quello che la Regione - non solo oggi, ma anche nel Consiglio straordinario - realizzerà.
Quindi, apprezzo la disponibilità; ritengo che l'atteggiamento sia da valutare in termini molto positivi e possa essere di buon auspicio anche per altri provvedimenti. Grazie.
Confermo la mia disponibilità anche alle modifiche che si appresteranno.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Pedrale.



PEDRALE Luca

Concordiamo con l'ultima proposta della Consigliera Artesio circa la modifica del comma, dopo "Valutato che": sembra una rettifica equilibrata che viene in direzione anche della nostra proposta.



PRESIDENTE

Altri desiderano intervenire?



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Un attimo, prima di votarlo dobbiamo leggerlo modificato, chiedo un minuto.
L'ordine del giorno, cui la proponente prima firmataria, Consigliera Artesio, propone alcune modifiche, viene così trasformato: "Valutato che secondo gli annunci sul trasferimento della produzione L0 in Serbia, non è stato rispettato dall'Azienda FIAT il piano industriale concordato a Palazzo Chigi" e nella parte nel dispositivo viene eliminato il primo paragrafo, da "affinché" a "di Mirafiori a Torino" compreso.
Anche alla maggioranza va bene così modificato?



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Bene. Il parere della Giunta è favorevole.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 56, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale preso atto del dibattito politico in atto sulla decisione della azienda FIAT di produrre in Serbia la vettura L0 e dell'imminente tavolo governativo sul rilancio di Mirafiori valutato che, secondo gli annunci sul trasferimento della produzione L0 in Serbia non è stato rispettato dall'azienda FIAT il piano industriale concordato a Palazzo Chigi nel 2010 l'accordo con il governo serbo e lo spostamento della produzione in Serbia sono frutto di trattative e decisioni maturate nel tempo e motivate dal minor costo del lavoro, da probabili incentivi concessi dal governo serbo stesso considerato che sia indispensabile salvaguardare una buona occupazione in Italia sia indispensabile il mantenimento dei livelli produttivi a Mirafiori anche attraverso il potenziamento della ricerca sull'automotive e in particolare sul motore ibrido i buoni risultati della FIAT siano stati ottenuti grazie all'impegno di tutte/i le/i lavoratrici/ori i diritti delle/i lavoratrici/ori sono strettamente legati alla tradizione democratica e repubblicana che ha caratterizzato la storia italiana e non possono essere messi in discussione esprime solidarietà ai lavoratori FIAT che stanno lottando per il loro posto di lavoro ed auspica che il dialogo tra governo e FIAT possa essere improntato a un modello di relazioni industriali basato sul rispetto dello Statuto dei lavoratori e della Costituzione e alla salvaguardia dei diritti democratici delle lavoratrici e dei lavoratori impegna la Giunta regionale ad attivarsi per l'apertura di un tavolo di trattativa con FIAT al fine di evitare il trasferimento delle produzioni in altri paesi e ad intervenire per contrastare i continui processi di delocalizzazione che colpiscono la nostra regione non solo nel settore automobilistico".
Il Consiglio approva.


Argomento: Assestamento di bilancio

Proseguimento esame disegno di legge n. 12, inerente a "Assestamento al bilancio di previsione per l'anno finanziario 2010"


PRESIDENTE

Proseguiamo l'esame del disegno di legge n. 12, inerente a "Assestamento al bilancio di previsione per l'anno finanziario 2010", di cui al punto 3) all'o.d.g., interrotto questa mattina quando abbiamo convocato la Conferenza dei Capigruppo.
Eravamo d'accordo di riprendere con la trattazione dell'articolato rimettendo ordine al provvedimento, con la presenza dell'Assessore competente in materia di trasporti; presenza richiesta, in particolare dall'opposizione, per proseguire il confronto e la votazione del provvedimento.
ARTICOLO 10 bis stata presentata una serie significativa di emendamenti che propongono l'istituzione di articoli aggiuntivi, che come tali possono essere illustrati dal primo firmatario e dai cofirmatari; in questo caso si svolgerà la discussione generale, se richiesta, su ogni singolo emendamento.
Emendamento rubricato n. 153) presentato dai Consiglieri Gariglio, Stara Cerutti, Dell'Utri, Reschigna, Taricco, Ronzani, Muliere, Motta Angela Lepri, Boeti, Lupi: dopo l'articolo 10 del disegno di legge n. 12 inserire il seguente articolo: Art. 10 bis (Modifiche della legge regionale 4 gennaio 2000, n. 1) 1. L'art. 2 della legge regionale 4 gennaio 2010, n. 1, è sostituito dal seguente Art. 2 (Assetto funzionale) 1. Il sistema di trasporto pubblico locale regionale risulta dall'integrazione funzionale delle reti e dei servizi così articolati: a) reti e servizi regionali di linea, di collegamento tra i principali centri della regione e tra questi e gli omologhi centri delle Regioni confinanti, estesi all'intero territorio regionale e comprensivi della rete ferroviaria regionale e dei servizi su gomma ad essa complementari o sostitutivi, dei servizi aerei ed elicotteristici, nonché dei servizi lacuali del lago Maggiore e dei servizi di trasporto pubblico dell'area metropolitana torinese b) reti e servizi provinciali di linea, estesi ai bacini di traffico o alle aree omogenee e comprensivi della rete e dei servizi su gomma, funiviari e lacuali c) reti e servizi urbani di linea, nell'ambito del comune o della conurbazione, estesi a comuni contermini purchè sussista una stretta relazione funzionale o una sostanziale continuità di insediamento e comprensivi delle reti e dei servizi su gomma, fluviali, ed impianti fissi nonché di tranvie e di metropolitane d) servizi integrativi o sostitutivi dei servizi di linea, effettuati con modalità diverse ed estesi a territori caratterizzati da bassa densità abitativa, a domanda debole, ovvero atti a soddisfare particolari esigenze di mobilità complementare o speciale.
2. Tutte le reti ed i servizi sono progressivamente adeguati alle esigenze degli utenti con ridotta capacità motoria ed effettuati con materiale rotabile idoneo".
Ha chiesto la parola il Consigliere Gariglio per l'illustrazione; ne ha facoltà.



GARIGLIO Davide

Grazie, Presidente.
Il testo dell'emendamento, al di là dell'oggetto in sé, mi dà l'opportunità di discutere sulle scelte che in quest'assestamento vengono compiute in una norma sul trasporto pubblico locale, che non è la sede propria per materia.
Peraltro, ringrazio l'Assessore Bonino per la sua presenza, ma prima di discutere dell'emendamento n. 153...



BONINO Barbara, Assessore ai trasporti (fuori microfono)

Prego, prego, la ascolto.



GARIGLIO Davide

importante, Assessore Bonino, perché noi l'abbiamo aspettata questa mattina.
Il testo dell'articolo 11, che introduce nel nostro ordinamento una modifica alla norma generale sul trasporto pubblico locale, è estremamente significativo. Noi non abbiamo, in questo momento e su questo punto interesse a fare ostruzionismo o ad impedire alla Giunta e a questa maggioranza di realizzare il proprio programma di governo. Tuttavia, ci sono alcune osservazioni che riteniamo di dover fare e su cui ci piacerebbe poter avere un ascolto, al di là di partigianerie, da parte dei colleghi della maggioranza.
La norma che viene introdotta in realtà conta due commi: il primo è una riscrittura di un testo che già venne modificato dalla Giunta Ghigo all'epoca in cui l'Assessore Casoni ne era Vicepresidente, oltre che Assessore ai trasporti, e dà la possibilità alla Giunta regionale di entrare nel capitale di società che gestiscono infrastrutture.
Su questa norma eravamo perplessi, ma in linea teorica si giustifica e ha un senso laddove si va a parlare di infrastrutture che toccano gli interessi di una comunità più ampia di quelle locali.
Sicuramente, anche all'epoca ci fu una discussione ampia su questa norma, ma non vi fu alcun ostruzionismo.
Già oggi, cari colleghi, la Regione può creare società che gestiscono infrastrutture di trasporto o che ne sono proprietarie. Il nodo del contendere è sul comma 2 di questo articolo 11, laddove si dà la possibilità alla Regione di entrare nel capitale sociale di imprese che fanno servizio di trasporto pubblico, sia ferroviario che automobilistico.
Ci verrebbe da dire che il Presidente Cota vuole fare il tranviere! O che l'Assessore Bonino vuole occuparsi, invece che di programmazione di grandi scenari del trasporto pubblico locale, di assumere e gestire autisti, di organizzare le aziende di trasporto e di stipulare contratti collettivi.
Questa normativa la riteniamo sbagliata per una serie di motivi. In primis, perché va contro il principio di sussidiarietà: non vi è alcuna ragione per cui la Regione debba sostituirsi agli Enti locali che hanno aziende pubbliche o a privati che vogliono fare in proprio il servizio.
In secondo luogo, è una norma che sottolinea un sistema di pianificazione quasi socialista di un settore di mercato; e non si capisce perché la Regione debba intromettersi nel governo di un settore di mercato.
Terzo motivo. Se passa questo principio non si capisce perché la Regione, poiché mette denaro sul trasporto pubblico dicendo "voglio contare", non lo faccia, invece, sui consorzi di servizi socio assistenziali o su tutti gli altri settori che sono incentivati, sostenuti e finanziati dal denaro pubblico.
Questa norma - quarto e ultimo aspetto - configura una vera e propria estorsione, nel senso che costringe un'Amministrazione pubblica, se vuole avere i contributi dalla Regione, a dire: "Io prendo i contributi e ti cedo gratuitamente quote del capitale sociale".
In ultima analisi, se questa Amministrazione regionale vuole entrare nel capitale sociale delle aziende, se le paghi e se le compri. Perch affermare il principio che un finanziamento dovuto da una legge regionale o stipulato in base ad un accordo di programma può essere liberamente convertito dalla Regione in una quota di capitale sociale, crea un precedente, cari colleghi, che potrà essere usato da qui in avanti da ogni Amministrazione regionale per mettere un cappio al collo rispetto a qualsiasi impresa piemontese o Ente locale piemontese che da questa Amministrazione debba ricevere finanziamenti. Grazie.



PRESIDENTE

aperta la discussione generale sull'emendamento.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Presidente, più leggo questa norma e più mi domando quale ne sia l'effettivo significato. Vorrei evitare polemiche sul carattere da piano quinquennale di una norma del genere; quelle lasciamole fuori.



VIGNALE Gian Luca (fuori microfono)

Se no la voteresti?



RONZANI Wilmer

L'unico comunista rimasto... La voterei, infatti! Però, a parte la polemica, la questione è delicata. Perché, se ho capito bene, noi stabiliamo il principio che le risorse che la Regione deve trasferire in capo alle società di trasporto pubblico locale dovute in base alla legge (che saranno sempre meno nei prossimi anni, ma questo è oggetto semmai, di una considerazione che farò più avanti), verranno trasformate in partecipazione nella gestione di queste società. Mi pare sia un po' questo il senso.
Ci saranno in giro per il Piemonte società pubbliche di trasporto - non so quante, perché non mi occupo di tali questioni così da vicino - che dovranno andare a gara, tra l'altro in base a quanto disposto da una legge approvata dal Governo recentemente, ma che non lo potranno fare perché i tagli del trasporto pubblico locale non garantiscono più la sostenibilità dei bandi che sono stati pubblicati, ragione per la quale molte aziende pubbliche di trasporto stanno considerando l'eventualità di sospendere la gara, perché non sono più in grado di affrontarla, giacché i tagli non consentono di vedere un quadro finanziario chiaro e sicuro. Ma al di là di questo, voi dite: "Ve le diamo, ma in cambio partecipiamo".
Qui si configura il fatto che la Regione rinunci a svolgere una funzione di programmazione e di governo della politica del trasporto pubblico locale per diventare - lei - gestore in quota parte del trasporto pubblico locale. E utilizza i trasferimenti che deve al sistema del trasporto pubblico locale in base alla legge per farli diventare partecipazioni in quelle società. Non può funzionare così! Non pu funzionare così! Non so sulla base di quali ragionamenti abbiate potuto pensare ad un emendamento del genere, ma una norma come questa stravolge il sistema del trasporto pubblico locale. Perché la Regione, nel momento in cui decide di diventare azionista pubblico delle aziende pubbliche di trasporto, svolge funzioni improprie. Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Mi permetto di richiamare l'Aula all'attenzione al rispetto dei tempi per un semplice motivo: oggi è il 27 luglio e il termine ultimo per ultimare i lavori è il 30 luglio.
Abbiamo convocato una Conferenza dei Capigruppo e mi sembra che da entrambe le parti (Giunta e maggioranza, e opposizione) sia stata espressa la massima disponibilità al confronto.
Mi rendo conto che quest'intervento è antipatico, però se ciascun Consigliere sfora da trenta secondi a due minuti oltre il tempo concesso con i circa tre centimetri di spessore di emendamenti che sono qui, i tempi potrebbero veramente dilungarsi.
Ricordo, altresì, come ho detto correttamente all'inizio di questa discussione, che questi emendamenti propongono l'istituzione di un articolo aggiuntivo e, come tali, ci sarà una singola discussione generale per ogni emendamento (quindi non sull'intero blocco). Pertanto, di tempo ce n'è per qualche giorno! Mi permetto semplicemente di richiamarlo in questo senso, certo della sensibilità di ciascuno.
Ha chiesto la parola la Consigliera Manica; ne ha facoltà.



MANICA Giuliana

Come ha avuto modo di dire adesso il collega Ronzani e più diffusamente in sede di illustrazione dell'emendamento il collega Gariglio, noi ci troviamo con l'articolo 11 alla modifica di una legge regionale, che è quella del 4 gennaio 2000, che è una legge importante, anche perché è una legge che, rispetto a tutta questa materia, recepisce una normativa nazionale che, per la prima volta dopo molto tempo, opera una delega significativa alle Regioni di materie e di strumenti importanti, tra cui tutta la gestione del trasporto pubblico locale.
Guardo il Consigliere Casoni, perché allora, quando discutemmo appunto di questa sostanziale e importante modifica che avveniva fra il livello nazionale e le Regioni, era lui l'Assessore competente di tutta questa materia.
Qual era la ratio di questa normativa e degli stessi recepimenti che noi facemmo in sede regionale e di come andava trasformandosi tutta la gestione del trasporto pubblico locale? Che in capo alle Regioni venivano importanti funzioni di programmazione del settore e dell'ambito e che la Regione poteva in tal modo acquisire pienamente una capacità importante da questo punto di vista.
La cosa che noi ci chiediamo è la seguente: con questo articolo peraltro inserito in un bilancio di assestamento, che cosa intendiamo fare? Invece di svolgere importanti compiti di coordinamento e programmazione, di ruolo strategico su queste materie e in particolare su una materia quale questa, che interessa un numero notevole di cittadini che conosce peraltro disagi e difficoltà piuttosto consistenti, intendiamo che la Regione subentri al ruolo che invece dovrebbero svolgere altri livelli di Enti locali, ad esempio i Comuni e altre Amministrazioni, intervenendo compiutamente addentro a questa società con compiti di gestione e di intervento di ordine diretto? Mi chiedo che significato abbia questa norma, che ruolo voi vogliate far svolgere alla Regione su questa materia. Pertanto, esprimiamo preoccupazione, soprattutto la preoccupazione che l'inseriate qua dentro e che invece non affrontiamo in Commissione un dibattito, a cui ci dichiariamo disponibili, di seria portata su un argomento come questo, in tempi celeri e alla prima occasione disponibile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reschigna.



RESCHIGNA Aldo

Grazie, Presidente.
Non abuserò del tempo che mi è messo a disposizione.
Faccio solamente alcune domande e le faccio a tutta l'Aula.
possibile che con un articolo della legge di assestamento di bilancio si dia una delega in bianco alla Giunta regionale? possibile che con una articolo della legge di assestamento di bilancio si cambino i ruoli dei soggetti all'interno della politica del trasporto pubblico locale in Piemonte? possibile che con un articolo della legge di assestamento di bilancio la Regione esprima un atteggiamento di sfiducia nei confronti del sistema delle autonomie locali che è quello deputato alla gestione del sistema di trasporto pubblico locale, in primo luogo le Province e, per quanto riguarda la realtà di Torino, il Comune di Torino e l'Agenzia metropolitana, nell'affidamento delle gare sul trasporto pubblico locale? possibile che con un articolo della legge di assestamento di bilancio la Regione diventi il soggetto che stabilisce la programmazione che definisce quante risorse ci metto su questo tema, che definisce come distribuisco le risorse al sistema e che diventa anche soggetto che partecipa poi alla divisione della torta andando anche a gestire anche il servizio? possibile che con un articolo della legge di assestamento di bilancio la Regione violi sostanzialmente quelle che sono le dichiarazioni programmatiche rese dal Presidente della Giunta regionale in Aula all'atto del suo insediamento, laddove invocava la piena attuazione del principio di sussidiarietà, che significa che la Regione deve fare buone leggi e buona programmazione e non affrontare la gestione perché deve essere affidata al sistema degli Enti locali decentrati? Queste sono le domande.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Boeti.



BOETI Antonino

Grazie, Presidente.
L'Assessore Bonino mostra, nel presentare quest'emendamento, una sicurezza che le deriva dal fatto che il Governo regionale precedente ha modificato il regolamento d'Aula e le consente quindi, essendovi i tempi contingentati ed essendovi comunque l'obbligo di chiudere questo assestamento di bilancio, la sfrontatezza per presentare un argomento e un assestamento di bilancio che invece sarebbe, essendo un argomento di tipo programmatorio, oggetto di discussione all'interno di quest'Aula.
L'Assessore Bonino sa che se un argomento come questo fosse stato portato come emendamento all'interno dell'assestamento di bilancio con il Regolamento precedente non avrebbe avuto nessuna possibilità di essere approvato.
A parti invertite, il centrodestra ci avrebbe detto certamente che questa era una questione sulla quale discutere e sulla quale eventualmente concordare, ma certo che non era questo lo strumento e neanche il modo.
Il Governo di centrodestra in generale, sia a livello nazionale che a livello locale, è piuttosto curioso. Berlusconi dice che le aziende vanno dove vogliono, il Governo regionale di centrodestra invece pone vincoli per avere contributi alla presenza all'interno della Regione. Il Governo nazionale dice: un governo liberale deve liberare le energie (vedi la modifica dell'articolo n. 41, che permette ad ognuno di fare esattamente quello che vuole) e casomai sono i Comuni che si devono opporre, in un secondo tempo, e anche in un tempo piuttosto ristretto. Il Governo regionale invece dice: vi do i soldi a patto che la Regione entri nella società. Il Presidente della Regione dice che non dà una lira a nessuno, a partire dalla FIAT, e invece si discute in maniera diversa rispetto ad altre società.
Insomma, il centrodestra a livello nazionale e regionale dice tutto e il contrario di tutto. Mettetevi almeno d'accordo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Che nel dibattito politico andrebbe chiarito, ormai da molti anni, ci che tocca al pubblico e ciò che tocca al privato è un dato assodato. Si è parlato più volte di "capitalismo municipale", di liberalizzazione e quant'altro. È altrettanto vero che non si possono fare ragionamenti a corrente alternata non perché cambia il Regolamento ma perché si cambia banco in cui si siede o non si è più in maggioranza, perché sarebbe sufficiente ricordare le iniziative simili che ha fatto la Giunta precedente, che ovviamente andrò a ricordare per comprendere che è una modalità di governo.
E su questo si dovrebbe discutere e non se sia giusto o sbagliato, se sia giusto liberalizzare o quant'altro; tutta la polemica che anche vi è stata sulla liberalizzazione del servizio ferroviario era, in realtà, molto trasversale, anche agli stessi schieramenti su cosa fosse giusto.
Ricordo alcuni aspetti: la Regione ha utilizzato, per esempio, sulle seggiovie del Monte Rosa un prestito obbligazionale per cui ha concesso del credito trasformandole in azioni possedute, quindi trasformando una parte di capitale in capitale sociale.
La Regione ha realizzato la CAP (Concessioni Autostradali Piemontesi) ma anche la Società di Committenza Regionale, la cui fattispecie non è ovviamente similare al provvedimento che oggi stiamo discutendo, ma che ovviamente crea una serie di griglie sulle quali fare le gare, che vengono demandate a un soggetto terzo senza utilizzare in modo libero il mercato Quindi questo è uno strumento di governo e come tale la Giunta ce lo presenta.
Visto che il Presidente richiama giustamente i tempi e al rispetto del Regolamento, rammento però una cosa: non è che questo Protocollo è stato siglato dal Presidente Cota, è stato siglato dal Presidente Cota e dal Sindaco Chiamparino.
Ora, che appartengano a due schieramenti diversi è noto; che il Sindaco Chiamparino appartenga allo stesso schieramento di coloro i quali sono intervenuti è altrettanto noto.
In un grado di approfondimento permesso da un tempo superiore ai tre minuti potremmo anche discutere di quanto un Ente deve fare in termini generali all'interno della gestione di aziende private e misto pubblico private; ma che questo sia un accordo trasversale e che le valutazioni siano fatte più da chi fa l'opposizione che non da chi fa la maggioranza credo sia il tema oggi in discussione.
Chiedo scusa per aver abusato del tempo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Pentenero; ne ha facoltà.



PENTENERO Giovanna

Grazie, Presidente.
Riprendendo l'intervento fatto dal Consigliere Vignale un attimo fa secondo il quale non possono esserci delle valutazioni, anche in dissenso o in critica rispetto a quello che una parte politica fa, quando magari questa è la stessa alla quale noi apparteniamo. Mi sembra sia un'affermazione che non fa onore a quest'Aula. L'Aula è assolutamente sovrana nel poter fare le proprie considerazioni, anche se qualche altra amministrazione può aver espresso pareri positivi in merito all'argomento che stiamo trattando. Ci assumiamo quindi la responsabilità nel fare le nostre valutazioni, anche in considerazione del fatto che in questo modo con l'emendamento che ci è stato proposto, la capacità e la possibilità di programmazione da parte della Regione potrebbero venir meno. Ci chiediamo quindi come mai questo provvedimento sia stato inserito all'interno dell'assestamento.
Mi sembra che un argomento così delicato e così articolato avrebbe meritato una discussione più approfondita, che rientrasse all'interno di qualche strumento di programmazione più articolato e più complesso in merito alle questioni legate ai trasporti, e non come un articolo inserito all'interno delle norme legate all'assestamento. Davvero occorre sottolineare come questa vostra intenzione preannuncia intanto una situazione di debolezza rispetto alla competenza di programmazione su una materia delegata, per la quale abbiamo una grossa, grossa responsabilità.
Pertanto vorremmo capire meglio le motivazioni, perché ci sembra sia quantomeno pretestuoso averlo inserito all'interno dell'assestamento.
Ci auguriamo davvero che ci sia un ripensamento in merito a quanto da voi proposto, che gli interventi possano essere tenuti in considerazione e che si possa riaffrontare il tema all'interno della Commissione competente.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
La parola alla Consigliera Cerutti.



CERUTTI Monica

Grazie, Presidente.
Anche noi pensiamo che quest'emendamento proposto dalla Giunta debba essere ritirato, proprio perché crediamo che tratti una materia molto complicata che deve essere affrontata in un disegno di legge specifico.
Anche perché sappiamo che - come viene ricordato da altri Consiglieri - se si fa riferimento a questo Protocollo d'intesa fra Regione e Comune, il Protocollo è già disatteso: lunedì il Consiglio comunale avrebbe dovuto deliberare su quest'atto e non mi risulta sia stato fatto; il Consiglio comunale di Torino ha ancora in esame il Protocollo d'intesa, il capitolato rispetto alla gara per l'affidamento del trasporto pubblico locale e quindi sono ancora in corso tutta una serie di approfondimenti, che devono essere svolti dal secondo soggetto firmatario del Protocollo cui viene fatto riferimento.
Crediamo dunque che sia opportuno che le due Assemblee elettive si muovano all'unisono, procedendo in accordo. Al momento è chiaro che condividiamo il fatto che nel Protocollo sia indicato il principio della mobilità sostenibile e che venga considerato l'aspetto relativo ai finanziamenti, che sono molto importanti ma che non possono essere l'elemento guida rispetto alle scelte che vengono fatte dalle due Assemblee.
Crediamo quindi che sia del tutto pretestuoso procedere con un emendamento, di cui chiediamo chiaramente il ritiro, che non ha un suo fondamento rispetto a ciò che sta avvenendo in quest'Assemblea e anche in seno al Consiglio comunale di Torino.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Anche noi, come il Consigliere Vignale, non capiamo molto bene. Sarà perché siamo neofiti della politica e non professionisti, ma anche noi abbiamo visto e abbiamo letto che tutta questa discussione è susseguente al Protocollo d'intesa siglato tra il Sindaco Chiamparino e il Presidente Cota che ultimamente, a parte il problema della FIAT, andavano d'accordo.
Accogliamo giustamente le elucubrazioni della Consigliera Pentenero riguardo alla possibilità di una libera espressione - anche tra colleghi di partito è possibile una divergenza - anche se ricordo che Chiamparino dovrebbe essere, se si andasse alle elezioni, il vostro candidato Presidente. Ma lasciamo perdere queste considerazioni elettorali.
Noi non capiamo, in ogni caso, la presenza di quest'emendamento all'interno dell'articolato dell'assestamento di bilancio. Maggiormente non capiamo, però, l'opposizione che sta facendo il centrosinistra, proprio per quanto detto prima. Noi sicuramente siamo contrari, in quanto innanzitutto riteniamo un nonsenso industriale la separazione della gestione delle infrastrutture dalla gestione del servizio. Questo l'abbiamo già detto anche in relazione, per esempio, alla gestione del servizio idrico integrato, in quanto normalmente le infrastrutture rappresentano dei costi e la gestione del servizio rappresenta i guadagni. Noi sappiamo già che l'intenzione del Comune di Torino - almeno finché durerà la Giunta attualmente in carica - è quella di privatizzare, perlomeno di aprire ai privati, di liberalizzare la gestione del TPL di Torino, proprio attraverso la separazione di cui parlavo prima tra infrastrutture e servizio che non sempre, anzi poche volte, porta dei miglioramenti: aumentano le tariffe e il servizio spesso peggiora, come abbiamo visto nel caso della gestione del servizio idrico integrato.
In chiusura segnalo che nella costituzione di società private, di S.p.A., si vengono probabilmente a pagare delle tasse sugli utili; perch le aziende di tipo privato ovviamente fanno degli utili, a differenza delle aziende pubbliche. Un calcolo fatto dall'associazione Attac di Torino ha stimato in 557 milioni di euro le tasse pagate dalle ex municipalizzate trasformate negli anni '90 in S.p.A., in base alla normativa Andreotti e ai provvedimenti attuati poi dal Governo Dini.
Pensiamoci bene, quindi, prima di introdurre la norma, oltretutto nell'articolato di assestamento di bilancio.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Ho chiesto di intervenire nella discussione, mentre prima l'avevo fatto in sede di illustrazione dell'emendamento, perché l'intervento del collega Vignale mi impone due riflessioni. Chiedo al collega Vignale di ascoltarmi un secondo.
La prima considerazione: noi non stiamo discutendo di un articolo che prevede l'ingresso della Regione Piemonte nel capitale sociale della holding GTT con il 50%. Noi stiamo discutendo, e discuteremo meglio dopo di un articolo in base al quale, in termini generali, la Giunta regionale è autorizzata a entrare in qualunque società del trasporto pubblico locale: in termini generali. È questo il problema di fondo. Poi, che si voglia fare riferimento in questa discussione all'accordo intervenuto tra la Giunta regionale e il Comune di Torino, questa è la contingenza che abbiamo di fronte, il caso. D'accordo? Ma, in termini generali, lo scenario che potrebbe aprirsi è di una Giunta regionale che, di fronte a una condizione di difficoltà di qualunque "pezzo" del sistema del trasporto pubblico locale, all'interno di questa Regione, entri nel capitale di questa società con due grossi elementi. Per quanto riguarda il primo, la violazione del principio di sussidiarietà diventerebbe estesa e profonda, mentre relativamente al secondo, noi non sappiamo esattamente qual è la conseguenza in termini patrimoniali od economici di questo ingresso.
Voglio richiamare l'attenzione del Consiglio regionale: è legittimo dal mio punto di vista, che la Giunta regionale esprima una politica in termini di trasporto pubblico locale anche differente rispetto al passato questa legittimità la Giunta regionale ce l'ha, ce l'ha anche la maggioranza, è che dovete esplicitarla, non può passare attraverso una delega in bianco: questo è il punto del ragionamento.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Presidente, discutiamo di modalità allora, la questione verte sulle modalità, diceva il collega Vignale.
Con questo articolo voi decidete che la Regione diventa azionista delle aziende pubbliche di trasporto. Vi faccio notare che il problema aperto semmai, è un altro. Stante le condizioni del trasporto pubblico locale l'esigenza è di fare in modo che una parte del privato partecipi alle politiche del trasporto pubblico locale.
Poi c'è una discussione tra la destra e noi, perché voi dite esattamente il contrario: "Privatizziamo", in teoria. Mentre noi diciamo di fare un'operazione che non neghi la possibilità ai privati di partecipare all'attività di gestione delle aziende pubbliche di trasporto locale garantendoci una presenza maggioritaria del pubblico, perché il trasporto pubblico locale è il trasporto pubblico locale.
Voi qui fate esattamente l'operazione contraria, con la quale potrebbe verificarsi la seguente situazione: io, come Regione, divento azionista delle aziende pubbliche di trasporto locale della mia regione - perch utilizzo le risorse che trasferisco per diventare azionista e per acquisire una partecipazione - e, poi, come Regione, in un'altra veste, mi trovo a dovere trasferire in capo a queste aziende pubbliche le risorse per garantire il trasporto pubblico locale. È una bella contraddizione.
Cioè, da una parte, utilizzo questa norma per diventare azionista delle aziende pubbliche di trasporto, quelle medesime aziende a cui io, come Regione, avendo questa competenza per legge, dovrei, in futuro, trasferire anche le risorse, perché compete a me, come Regione, trasferirle al trasporto pubblico locale.
Non capisco per quale ragione noi dovremmo sostenere una norma del genere, Presidente e Assessore, che contraddice i vostri assunti su molte politiche. Qui fate il contrario di quello che dite, in molti casi, perch l'idea che le aziende pubbliche di trasporto siano partecipate dalla Regione, in una fase come l'attuale, vi condanna, magari, anche a dovere poi ripianare i disavanzi delle aziende pubbliche di trasporto e non mi sembra che sia il massimo immaginare una politica del genere per la nostra Regione.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bresso.



BRESSO Mercedes

Grazie, Presidente.
Anch'io, per intervenire in questo dibattito, continuo a pensare che questa materia, così com'è in questo testo, sia organizzata in una maniera tale da rendere non accettabile, a livello italiano e a livello europeo, il testo stesso. Quindi, se non viene modificato - ovviamente, la modifica pu essere uno di questi emendamenti, alcuni sono anche un po' tirati per i capelli, naturalmente - può, da un lato - è un problema della Giunta mettere a rischio l'intero impianto della legge di assestamento al bilancio, perché vorrebbe dire rinviarla e, comunque, dall'altra, può da qualunque soggetto interessato essere impugnato, in quanto norma non coerente con le disposizioni europee. Come minimo, ci si dovrebbe fermare alla partecipazione, anche indiretta, in una o più società pubbliche perché il fatto di avere una società pubblica non consente l'affidamento della gestione del servizio di trasporto pubblico, che deve, come è noto andare a gara.
Secondo me, questa norma, oltre ad essere scorretta per tutte le ragioni che abbiamo già sentito illustrare - c'è un accordo che, in qualche modo, è stato estorto al Comune di Torino - oltre ad essere non coerente con il principio per cui la Regione deve sviluppare attività di programmazione, controllo, indirizzo - in questo caso, messa a gara e non attività di gestione diretta - è totalmente in contrasto con i principi che la legislazione italiana ed europea pongono in relazione all'organizzazione del sistema del trasporto locale.
La mia opinione è contraria in generale all'uso della proprietà per bypassare il dovere di andare a gara, quindi di contrastare i monopoli e, a volte, le gestioni inefficienti. In ogni caso, non si tratta solo di questo, si tratta di una vera e propria violazione delle norme di leggi nazionali, a loro volta non modificabili perché derivanti da norme europee.



PRESIDENTE

Non essendoci altre richieste d'intervento dichiaro chiusa la discussione generale.
Ci sono richieste d'intervento per dichiarazioni di voto sull'emendamento rubricato n. 153? La parola alla Consigliera Artesio.



ARTESIO Eleonora

Nelle relazioni di coloro che l'hanno presentato e illustrato l'emendamento n. 153 è stato motivato non tanto nei suoi contenuti di merito, ma come elemento metodologico per proporre alla Giunta una riflessione.
Intervengo, utilizzando quest'occasione della dichiarazione di voto per rappresentare al Consiglio regionale un dato che, sicuramente l'Assessore e i colleghi hanno ben chiaro: anche nell'opposizione esistono modi diversi di leggere la responsabilità pubblica nella gestione dei servizi pubblici locali. Sicuramente, alla mia forza politica viene tradizionalmente attribuita la responsabilità di essere quella votata ad avere un'attenzione più arcaica, che privilegia il sistema della gestione diretta e pubblica. Ciò nonostante, qui sono stati ricordati degli elementi.
Il primo, di carattere istituzionale, è la distinzione delle assemblee legislative da quelle gestionali. Il secondo si riferisce al fatto che non esistano accordi intercorsi tra i vertici decisionali delle istituzioni prodromici ad accordi di programma che possano pensare di eludere il passaggio delle assemblee elettive (infatti, il Consiglio comunale di Torino, che è il primo banco di prova, non si è ancora pronunciato).
Infine, per quanto riguarda il terzo, pure nelle visioni ipoteticamente differenti che possono esserci sul tema della gestione dei servizi pubblici, nella fattispecie quello del trasporto pubblico locale, tutti rivediamo la necessità, rispetto alla diseguaglianza e al disallineamento che osserviamo tra decisioni annunciate e prese a livello di esecutivi e complessità delle questioni, di procedere attraverso atti di carattere legislativo e non attraverso emendamenti ad un piano contabile.
Da questo punto di vista, sosterrò gli emendamenti dei colleghi del PD soprattutto per riaffermare una questione di metodo e una disponibilità ad un altro metodo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Gariglio per dichiarazione di voto ne ha facoltà.



GARIGLIO Davide

Grazie, Presidente.
Non sono intervenuto in discussione generale perché ho già sforato - me ne scuso - in fase di illustrazione dell'emendamento.
Presidente Cattaneo e colleghi Consiglieri della maggioranza, sulla norma che andremo a votare tra qualche minuto (o tra qualche ora) sull'articolo 11 siamo contrari per principio. Perché è una norma che viola la sussidiarietà e crea un neocentralismo regionale contro l'autonomia dei nostri Municipi. Perché è un'impostazione di controllo sul sistema dell'economia. Ma siamo ancor più contrari perché questa norma, come ho già detto, crea, di fatto, un "ricatto" in capo ad un'Amministrazione comunale che oggi è il Comune di Torino, ma domani potrà essere quella di Cuneo, di Domodossola o qualsiasi altra Amministrazione, amici! La differenza, caro collega Vignale, tra questo caso e quello delle funivie sta qui: in questo caso, si tratta di contributi dovuti ex lege ad un'Amministrazione comunale o di contributi che sono dovuti ad un'Amministrazione comunale sulla base di un accordo di programma sottoscritto liberamente, cioè sono contributi che sono già iscritti nel bilancio di un'Amministrazione. È qui che viene fatto un ricatto all'Amministrazione comunale in questione, dicendo: "Se vuoi questi contributi, mi devi dare una quota del tuo capitale sociale. Devi convertirlo in azioni".
Questa, amici, è una norma non liberale. È una norma che ha seri problemi di regolarità contabile, perché non c'è alcuna regola di bilancio pubblico che consenta di tramutare un contributo per un'attività in una quota di partecipazione azionaria.
Vi invito a riflettere, perché ci stiamo mettendo su una strada che creerà problemi anche nel prossimo futuro e che apre la porta ad un ricatto da parte di chi gestisce le casse - che oggi siete voi, ma domani potrà essere un'altra Amministrazione - nei confronti di tutte le Amministrazioni pubbliche e di tutte le imprese private della nostra Regione.



PRESIDENTE

Non essendovi più richieste di intervento per dichiarazione di voto, pongo in votazione l'emendamento n. 153, sul quale la Giunta ha espresso parere negativo.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 153.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 154) presentato dai Consiglieri Gariglio Reschigna, Bresso, Negro, Lepri, Laus, Muliere, Cursio, Taricco, Boeti Manica, Ronzani, Pentenero, Placido, Motta Angela Dopo l'articolo 10 del disegno di legge n. 12 inserire il seguente articolo: Art. 10 bis (Modifiche della legge regionale 4 gennaio 2000, n. 1) 1. L'art. 2 della legge regionale 4 gennaio 2010, n. 1, è sostituito dal seguente Art. 2 (Assetto funzionale) 1. Il sistema di trasporto pubblico locale regionale risulta dall'integrazione funzionale delle reti e dei servizi così articolati: a) reti e servizi regionali di linea, di collegamento tra i principali centri della regione e tra questi e gli omologhi centri delle Regioni confinanti, estesi all'intero territorio regionale e comprensivi della rete ferroviaria regionale e dei servizi su gomma ad essa complementari o sostitutivi, dei servizi aerei ed elicotteristici, nonché dei servizi lacuali del lago Maggiore b) reti e servizi provinciali di linea, estesi ai bacini di traffico o alle aree omogenee e comprensivi della rete e dei servizi su gomma, funiviari e lacuali c) reti e servizi urbani di linea, nell'ambito del comune o della conurbazione, estesi a comuni contermini purchè sussista una stretta relazione funzionale o una sostanziale continuità di insediamento e comprensivi delle reti e dei servizi su gomma, fluviali, ed impianti fissi nonché di tranvie e di metropolitane d) servizi integrativi o sostitutivi dei servizi di linea, effettuati con modalità diverse ed estesi a territori caratterizzati da bassa densità abitativa, a domanda debole, ovvero atti a soddisfare particolari esigenze di mobilità complementare o speciale.
2. Tutte le reti ed i servizi sono progressivamente adeguati, tenute conto delle indicazioni pervenute dagli utenti che usufruiscono del servizio alle esigenze degli utenti con ridotta capacità motoria ed effettuati con materiale rotabile idoneo".
Ha chiesto la parola il Consigliere Gariglio, per l'illustrazione; ne ha facoltà.



GARIGLIO Davide

Caro Presidente, noi continuiamo a lanciare i nostri appelli alla maggioranza perché riteniamo davvero pericolosa la strada sulla quale stiamo per incamminarci.
Collega Leardi, le pongo un interrogativo: un domani, sulla base dell'articolo 11, un'Amministrazione regionale (Amministrazione Cota o qualsiasi altra) può andare dal Sindaco di Biella, dal Presidente della Provincia di Biella o dal Presidente della Provincia di Vercelli e dire: "Ogni anno do ad Atap 25 milioni di euro; quest'anno te li do, ma voglio entrare con la quota del 7% nel capitale sociale dell'azienda". Voi potreste rispondere: "Sì, ma quella quota l'abbiamo costruita attraverso i contributi e le tasse dei cittadini di Biella o di Vercelli".
Mi rivolgo a voi perché so con quanta tenacia il Comune e la Provincia di Biella fecero contrapposizione all'idea originariamente del Comune di Vercelli di vendere le quote in Atap.
Con questa norma, non solo noi autorizziamo la Regione ad entrare dentro questa azienda, che già di per sé è una stortura, ma la autorizziamo a farlo senza pagarne le quote, ovvero, come nel caso di specie (perch questa norma nasce dal caso di specie del Comune di Torino, anche se si allarga a tutto), tramutando in quota capitale sociale dei contributi che sono già dovuti.
una stortura pericolosa, poiché c'è stato comunicato in Commissione che questa non è una norma che nasce sul caso GTT, ma tende a configurare una holding con presenza regionale nel settore dei trasporti che apre partecipazioni a tutto.
Mi rivolgo agli amici di Verbania: questa norma apre la porta per l'ingresso nel capitale sociale della ConSer VCO; per gli amici del Casalese, apre la porta per l'ingresso nel capitale sociale delle aziende di trasporto di Casale; agli amici di Alessandria - ce ne sono! - apre la porta per l'ingresso nel capitale sociale nell'ATM di Alessandria.
Voi sapete che ogni anno versiamo 650 milioni di euro al sistema del trasporto pubblico locale. Con la manovra Tremonti l'anno prossimo ne arriveranno 160 in meno, cioè il 25% di risorse in meno.
Il Presidente Formigoni ha già convocato tutte le imprese della Lombardia, dicendo: "L'anno prossimo 20% di servizio in meno su tutta la Regione". Pensate a quanta disoccupazione ci sarà! In questa situazione, in cui tutte le imprese vanno verso un grande disavanzo dei loro bilanci, noi cosa facciamo? Entriamo nel capitale sociale di queste imprese! In che misura andremo a ripianare tali disavanzi? In che modo andremo a dire ai privati che ripianiamo i disavanzi delle aziende in cui siamo entrati, mentre loro dovranno farsi carico unilateralmente di questi tagli, nonostante gare già bandite e contratti già stipulati? Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Muliere; ne ha facoltà.



MULIERE Rocco

Grazie, Presidente.
Le cose che hanno detto i miei colleghi sono molto chiare: si sta aprendo una strada che, come si suol dire, si sa dove si prende, ma non si sa dove va a finire! Tra l'altro, mi sembra strano che il Vicepresidente della Giunta regionale, Ugo Cavallera, che è molto attento a tali questioni, non abbia detto nulla in merito alla presentazione di questo articolo da parte della Giunta.
Oggi si tenta di aprire la strada ad un ruolo nuovo della Regione. Mi rivolgo al Vicepresidente Cavallera, per la sua esperienza: riflettete un attimo.
Stiamo per approvare - mi auguro di no - un articolo che apre la strada ad un ruolo nuovo della Regione Piemonte. Ma è questo il nostro ruolo? Rispondeteci. Diteci se il ruolo della Regione Piemonte è quello di partecipare con nostre risorse al capitale di questa o di tante altre società (poi abbiamo letto sui giornali di che cosa si trattava).
Credo che ci sia il tempo di riflettere. Tra l'altro, vorremmo sentire in Consiglio regionale la voce dei colleghi della maggioranza: sappiamo che non sono tutti completamente d'accordo, ma che ci sono dei dubbi.
Sappiamo anche che la Giunta sta riflettendo. Diteci, insomma, se siete convinti, pienamente convinti o se, invece, è opportuno accantonare questo articolo, ridiscuterne e approfondire la questione.
Credo che ci sia ancora il tempo e, soprattutto, le motivazioni per un'ulteriore riflessione sull'approvazione di questo articolo.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Placido, che interviene in qualità di Consigliere.



PLACIDO Roberto

Grazie, Presidente.
I miei colleghi, in particolare il collega Gariglio, hanno utilizzato molti termini, che condivido tutti, completamente. Lei sta per compiere un atto molto grave per la nostra Regione.
Però, prima di entrare nel merito, per poter compiere questo atto bisogna essere nelle condizioni complete per farlo. Allora le pongo un problema, Assessore Bonino. Lo scorso 13 ottobre 2008, la Giunta regionale ha presentato davanti alla Corte Costituzionale un'istanza di illegittimità costituzionale l'articolo 23 bis del decreto Ronchi, diventato poi legge.
Io le chiedo, Assessore Bonino, come è possibile portare avanti un provvedimento del genere mentre la Regione, che lei rappresenta, ha presentato alla Corte Costituzionale un'istanza avversa di incostituzionalità, che sarà trattata il 5 ottobre.
Io le chiedo come è possibile portare avanti un provvedimento del genere e tralascio il milione e 400 mila firme sul referendum sull'acqua pubblica, che mettono in discussione l'articolo 23 e la richiesta di moratoria a tutti gli enti di fare qualsiasi operazione in attesa che la Corte renda ammissibili i referendum e si vada al referendum.
Ma lasciamo perdere la raccolta firme e quello che succederà. Lei Assessore Bonino, per quanto mi risulta, come può portare avanti un provvedimento del genere mentre lei, la Regione, ha presentato un'istanza di incostituzionalità sull'articolo 23 bis? Prima di andare avanti, si potrebbe dire in termini procedurali, le pongo questo problema e attendo una risposta. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Grazie, Presidente.
Chi è quel genio che ha scritto questo articolo? Posso saperlo? Mi riferisco al genio che ha scritto materialmente l'articolo n. 11 che stiamo discutendo. Vorrei conoscere dall'Assessore Bonino, che in quanto Assessore difende la norma - immagino - chi ha materialmente contribuito a scriverlo! Perché non c'è solo il fatto che, come ricordava la Consigliera Bresso è facilmente impugnabile, ma c'è un problema obiettivo: le Province piemontesi, quelle che per esempio gestiscono il trasporto pubblico locale stanno facendo retromarcia rispetto all'esigenza di effettuare i bandi di gara, perché non hanno più un soldo e perché i chiari di luna che si stanno affacciando sul futuro del trasporto pubblico locale, di cui lei dovrebbe pur dirci qualcosa, Assessore Bonino, fanno ritenere alle Province e alle aziende pubbliche di trasporto locale che non ci siano più le condizioni per andare a gara, stante il fatto che stiamo tagliando le risorse del trasporto pubblico locale.
Voi che cosa fate? Un capolavoro! Voi decidete - ha ragione su questo il Presidente Gariglio - che risorse che ricevete dallo Stato (o mi sbaglio? Il federalismo amministrativo; voi prendete i soldi sul TPL) siano trasferite alle aziende pubbliche di trasporto. Non sono soldi regionali soldi vostri! Con i soldi vostri fate quello che volete, sono risorse trasferite dallo Stato. Mi sbaglio, Consigliere Gariglio? Voi dovreste fare una partita di giro. Fare programmazione, decidere le politiche e trasferirle alle Province. Voi le trasformate in partecipazione a queste società! Francamente, non penso che una norma del genere sia condivisibile. Se venisse proposta da un governo social-comunista, lo capirei, ma viene proposta da un governo che si dichiara di centrodestra.
Noi non avremmo mai proposto una norma del genere.
Voi proponete una norma che è di utilizzo delle risorse pubbliche per partecipare al capitale sociale delle aziende pubbliche! Presidente, ritirate questa norma, ritirate l'articolo 11. Discutiamo queste questioni con calma.
Ripeto, voi non mettete risorse nuove, utilizzate risorse statali.



PRESIDENTE

Per mettere tutti sullo stesso piano, dal prossimo emendamento faccio togliere la parola quando il timer segnala due minuti.
La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Grazie, Presidente.
Questo articolo 11 ha una serie di problemi che i colleghi hanno fatto rilevare. Quello più sostanziale è stato ancora richiamato poc'anzi dal Consigliere Ronzani, cioè il trasferimento di risorse agli Enti locali che viene trasformato in quote di partecipazione.
Mi chiedo una cosa, perché, onestamente, al di là delle impostazioni politiche che le varie Amministrazioni possono avere e rispetto a quella liberale che voi dichiarate, questa norma è in assoluto contrasto: non riesco a capire, è proprio un'altra cosa! Tra l'altro, è in contrasto anche rispetto alle affermazioni di tipo federalista: questa è una norma centralista e, tra l'altro, ingabbia e intrappola tutta una struttura in un sistema di potere regional-gestionale.
Ma io mi domando: è una scelta che avete fatto voi come Amministrazione? O è una di quelle sollecitazioni che ogni tanto arrivano da qualche parte, a cui peraltro l'Amministrazione precedente - perch ricordo questi dibattiti e queste questioni anche nella Giunta precedente aveva ampiamente resistito e a cui non aveva per nulla accondisceso. Perch sollecitazioni come queste per costruire sistemi di potere a cascata spesso possono arrivare agli amministratori, da più e da diverse sedi l'importante è, rispetto a una norma come questa, che poi costituisce una situazione sbagliata, ingestibile, centralistica e complessa, perché fa assumere alla Regione ruoli gestionali e non di programmazione, dire di no! Nella legislatura precedente ci siamo occupati di programmazione. Non crediate che sollecitazioni come queste per costruire sistemi più o meno interessanti di potere non arrivassero anche prima. Ma mi chiedo perch avete ceduto e sulla base di quale motivazione e di quale ratio.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bresso.



BRESSO Mercedes

Grazie, Presidente.
Come dicevo prima intervenendo sull'emendamento precedente quest'emendamento, che peraltro è molto ben congegnato e illustra bene come deve funzionare il sistema di trasporto locale, evidentemente inserisce la necessità di tenere conto delle indicazioni pervenute dagli utenti che usufruiscono del servizio, cosa che non si fa mai nel nostro ordinamento.
Credo anche che questa proposta che tentiamo di emendare vada nella direzione di non tenere conto dell'interesse dei cittadini, ma di costruire un sistema anomalo di gestione di servizi di trasporto pubblico locale da parte della Regione che, come è noto, ha invece compiti di coordinamento e di programmazione, nonché naturalmente compiti di regolazione e controllo dopo aver fatto le gare per le parti che restano di sua competenza, o controllarne la qualità, l'efficacia e il buon funzionamento per le gare che sono di competenza degli Enti locali.
A mio avviso, continua ad essere molto grave questa scelta della Giunta che, oltre a mettere a rischio tutto l'impianto della normativa in materia parte dallo strano principio che le risorse che la Regione riceve e magari in futuro avrà come fonte fiscale, debbano essere monetizzate attraverso l'acquisizione di partecipazioni in beni, opere e, in questo caso, servizi società di servizi...



(Scampanellìo del Presidente)



BRESSO Mercedes

Finirò il mio ragionamento dopo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reschigna.



RESCHIGNA Aldo

Chiedo scusa, Presidente Cattaneo: ero convinto che fossimo ancora in sede di illustrazione dell'emendamento.



PRESIDENTE

Esatto. Lei ha la parola per due minuti - adesso le azzeriamo il tempo in illustrazione. Ho detto semplicemente alla collega Bresso che avrà la possibilità di intervenire nuovamente in fase di discussione generale.



RESCHIGNA Aldo

La ringrazio, allora, di volermi azzerare il tempo: io non mi far censurare da lei e a un minuto e 59 secondi la pianto lì.



PRESIDENTE

Guardi che io non censuro nessuno.



RESCHIGNA Aldo

una battuta.



PRESIDENTE

Sono già fin troppo di manica larga e quando c'è da finire un ragionamento non ho mai interrotto nessuno. Però, se si vuole parlare per nulla o ricominciare con una considerazione nuova dopo che si è già parlato un minuto in più, devo anche difendere un po' il ruolo che ricopro. Prego.



RESCHIGNA Aldo

Ci mancherebbe! Era una battuta, la mia.
Intervengo a spizzichi ma cercherò di seguire un percorso logico. Prima ho posto alcune domande, ora non ne faccio più.



(Commenti in aula)



RESCHIGNA Aldo

No, non faccio più domande. Voglio fare due considerazioni.
Provo ad essere chiaro. Se questa norma vale solo per la realtà di GTT allora pongo un tema all'Aula: perché una norma di questo genere deve valere solamente per la realtà della società del trasporto pubblico locale di Torino e non per tutte le realtà piemontesi? Se questa norma vale per tutte le realtà piemontesi, continuo a sollecitare l'attenzione del Consiglio regionale sullo stesso punto: soprattutto in un momento di restrizione dei fondi e delle disponibilità dei fondi sul trasporto pubblico locale, rischiamo di mettere a repentaglio il bilancio della Regione. D'accordo? Seconda considerazione. In uno dei colloqui avuti con l'Assessore Bonino nei giorni scorsi su questa materia, l'Assessore Bonino - ero accompagnato dal mio collega di Gruppo Gariglio - ha detto sostanzialmente: "Io voglio entrare, perché ritengo che il solo strumento di programmazione non mi garantisca il raggiungimento degli obiettivi; solamente l'intervento nella gestione me lo consente".
Attenzione, perché seguendo questo percorso logico torno alla riflessione di partenza, che ho fatto nel precedente intervento: così demoliamo il regionalismo e il ruolo della Regione; e la conseguenza è che a questo punto - non solo su questa materia, ma su una serie di altre ritorniamo ad una Regione che non fa programmazione, ma che interviene pesantemente nella gestione delle funzioni amministrative.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Reschigna, anche per il rispetto dei tempi.
La parola al Consigliere Lepri.



LEPRI Stefano

Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Scusi se la interrompo. Lei, Consigliera Cerutti, non è firmataria quindi l'ho già prenotata per la discussione generale successiva.
Prego, Consigliere Lepri.



LEPRI Stefano

Non ripeto le cose che i miei colleghi molto lucidamente hanno già rappresentato. Mi soffermerei invece sul secondo comma dell'articolo 11 che è stato un po' trascurato. Ne ha parlato soprattutto la collega Bresso e vorrei proprio commentarlo in riferimento ad un articolo che certamente non sarà sfuggito all'Assessore Bonino proprio oggi su Il Sole 24 Ore, dove si fa un confronto comparato tra le diverse Regioni in riferimento alla gestione del trasporto ferroviario regionale e si conclude con il titolo per cui i treni pendolari sono senza concorrente.
Siccome noi sappiamo che la Regione Piemonte, più o meno discutibilmente, in modo più o meno condiviso, ha avviato le procedure per affidare attraverso procedura competitiva il servizio di trasporto ferroviario regionale, è evidente che siamo di fronte ad un articolo che mette pesantemente in discussione la decisione precedentemente assunta dallo scorso Governo regionale.
Naturalmente il tema non è privo di rilievo: non solo naturalmente per il fatto che siamo di nuovo di fronte ad un provvedimento contenuto in una procedura di assestamento che non è la sede appropriata, ma perché rimette in discussione in modo discutibile - ma ne discutiamo, dobbiamo discuterne una decisione assunta e probabilmente delle procedure già avviate.
Anche da questo punto di vista, quindi, ci aspettiamo che l'Assessore ci spieghi che cosa sta sotto questa indicazione; ci confermi o meno la volontà della Regione di procedere come hanno fatto altre Regioni, quali per esempio la Lombardia, nella costituzione di società miste per la gestione del trasporto ferroviario con Trenitalia. Sono queste l'indicazione e la volontà della Giunta? Ci sembra che questa decisione meriti un approfondimento che non abbiamo fatto in questa sede.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la fase dell'illustrazione; apriamo la discussione generale.
Il primo intervento è della Consigliera Cerutti, cui do la parola.



CERUTTI Monica

Grazie, Presidente.
Intervengo proseguendo il ragionamento fatto nel precedente intervento.
Come hanno già detto i miei colleghi, avevamo già discusso - e questo anche in altra sede, in Consiglio comunale - sul fatto che la Regione possa essere partecipe della società di infrastrutture, ma non delle società di gestione, in particolare di GTT.
Mi rivolgo allora all'Assessore Bonino, proprio perché siamo in possesso di note e vediamo quello che è stato approvato dalla Giunta, in particolare il Protocollo. Siamo di fronte ad una completa strutturazione di scatole cinesi, di cui alla fine non comprendiamo effettivamente l'obiettivo.
Abbiamo infatti ETH (l'Esercizio Trasporti Holding) che sarà partecipata pariteticamente con una percentuale del 50% da Comune e Regione; le finalità di ETH saranno quelle di entrare a sua volta all'interno di GTT, appunto, con una quota non inferiore al 18% là dove per le decisioni riguardanti l'assetto strategico del trasporto metropolitano del Comune di Torino, sarà richiesta la maggioranza qualificata dell'85%. Tra le finalità di ETH abbiamo poi FerroTorino, la cui governance sarà anche in questo caso paritaria e, in ultimo FerroRegione, con competenze di intervento relativamente al servizio ferroviario sulle linee ferroviarie regionali, che potrà essere partecipata, oltre che da ETH, pure dalla Regione Piemonte, con quote anche maggioritarie.
Con la strutturazione di tutta questa serie di scatole cinesi effettivamente, non capiamo bene dove vada a finire il trasporto pubblico locale.
Ribadiamo che della partecipazione della Regione in GTT non si è mai discusso precedentemente.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Cerutti.
La parola al Consigliere Gariglio.



GARIGLIO Davide

Grazie, Presidente Cattaneo.
Vorrei chiedere con cortesia all'Assessore Bonino, che ci sta ad ascoltare, se ci può anche fornire delle illustrazioni o delle puntualizzazioni sull'emendamento n. 11, perché ci sono alcune cose che noi non capiamo. Abbiamo raccontato gli aspetti della norma che riteniamo profondamente pericolosi, profondamente ingiusti e contrari all'interesse pubblico. Ma al comma 2 - e questo è un problema che tocca anche gli uffici tecnici, che poi dovranno amministrare questa norma - c'è scritto: "La Giunta regionale (...) promuove, altresì, la costituzione o la partecipazione, anche indiretta, di una o più società pubbliche a cui affidare la gestione del servizio di trasporto pubblico di interesse regionale".
Le pongo due quesiti, Assessore Bonino. Cosa significa "promuove la costituzione della partecipazione di una o più società pubbliche a cui affidare la gestione del servizio", dal momento che la gestione del servizio, ai sensi della legge 1 del 2000 - che recepisce nel nostro ordinamento il Decreto legislativo 422 del '97 - dev'essere affidata tramite gara? Significa che queste società pubbliche, così costituite automaticamente possono non andare a gara? Se così non è, Assessore Bonino perché scrivere "la costituzione o la partecipazione di una o più società pubbliche a cui affidare la gestione del servizio di trasporto pubblico" piuttosto che scrivere "la costituzione o la partecipazione di una o più società pubbliche di trasporto pubblico locale", senza il riferimento all'affidamento? Poi, lì c'è scritto "trasporto pubblico di interesse regionale" e noi vogliamo capire cosa significa "di interesse regionale", perché l'unica dizione che abbiamo trovato è quella dell'articolo 2 della legge n. 1/2000 che parla di "servizi di interesse regionale". Vorremo sapere se le due dizioni sono coincidenti, quindi se voi vi volete riservare la possibilità di entrare in società che fanno servizi, ma limitatamente a quelle che fanno servizi di interesse regionale. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Gariglio.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Grazie.
Sperando che l'Assessore risponda ai nostri quesiti, ne formulo un altro; in realtà non è un quesito, ma seguo il ragionamento che ha fatto poco fa il collega Gariglio. Rileggo il secondo comma dell'articolo 11, che recita: "La Giunta regionale, (...) nel rispetto della normativa vigente in materia, promuove, altresì, la costituzione o la partecipazione anche indiretta di una o più società pubblica a cui affidare la gestione del servizio di trasporto pubblico di interesse regionale". Valgono le considerazioni che ha fatto il collega Gariglio sui termini "di interesse regionale", ma aggiungo un'altra osservazione: con questo comma dell'articolo 11 intendete modificare la legge regionale che ha individuato nella Provincia il soggetto che deve affidare la gestione del servizio di trasporto pubblico di interesse regionale? Questo è un altro punto. Oggi, la legislazione regionale individua nelle Province il soggetto che deve compiere questo tipo di operazione. Di fatto, in toto o in parte, con questo comma l'Amministrazione regionale si riappropria di questa funzione, senza alcun tipo di intervento sulla legislazione regionale, che - ripeto - affida ad altro soggetto questa funzione.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Reschigna.
La parola all'Assessore Bonino.



(Commenti della Consigliera Bresso)



BONINO Barbara, Assessore ai trasporti

Grazie, Consigliera Bresso: i consigli sono sempre molto utili e li tengo in grande conto; certamente farò così anche rispetto a molte delle sollecitazioni pervenute dai Consiglieri all'interno di questo dibattito.
Penso si possa provare a ragionare su due momenti distinti. Il primo riguarda l'articolo così come è stato presentato e, se l'Aula è d'accordo passerei immediatamente al comma 2, andando a quello che mi sembra il punto più delicato, accantonando per un momento magari qualche perplessità o questione più di dettaglio che riguarda, invece, il comma 1, inerente le società di infrastrutture.
Quest'articolo non ci mette nella condizione di vedere realizzato, o di immaginare, lo scenario preoccupante cui faceva riferimento il collega Gariglio e con lui altri autorevoli Consiglieri e Presidenti dei Gruppi consiliari. In questo articolo non si dice che la Regione Piemonte è autorizzata ad entrare nelle società di trasporto senza pagare le quote di ingresso, approfittando delle situazioni che incontra sul mercato, che vanno iscritte in uno scenario di ristrettezza di risorse e ricondotte a rapporti distorti che questa Amministrazione intenderebbe attivare con le aziende: nulla di tutto ciò! Semplicemente dice che "sentita la Commissione competente" - e questo è un passo sul quale vorrei tornare - "e nel rispetto della normativa vigente in materia, promuove, altresì, la costituzione o la partecipazione, anche indiretta, di una o più società pubbliche a cui affidare la gestione del servizio di trasporto pubblico di interesse regionale". Quindi, non entra nel merito delle questioni che voi sollevate.
Questa è una vicenda che attiene, invece, in maniera specifica, al Protocollo d'intesa, che è oggetto degli accordi intercorsi fra la Giunta regionale e il Comune di Torino; sono due livelli completamente diversi.
Allora, su questo piano mi sento di rassicurare non soltanto i colleghi dell'Aula, perché sono certa che alcune affermazioni, magari, possano essere ricondotte ad una forzatura di carattere politico, che comprendo benissimo e che al vostro posto avrei fatto nella medesima maniera, ma non devo certamente insegnare a voi la modalità di lettura corretta. Il testo dice cose molto chiare, alle quali non si possono agganciare riflessioni che riguardano le ipotesi che state facendo.
Quindi, questa vicenda, innanzitutto, possiamo trattarla separando le due questioni e vi dirò qualcosa sia sull'articolo oggetto del dibattito odierno che sul Protocollo d'intesa riguardante gli accordi con il Comune di Torino. Questi dicono alcune cose, che sono abbastanza ben specificate all'interno di questo Protocollo d'intesa, che - è vero, collega Cerutti non è stato approvato in Commissione, quindi non è stato calendarizzato in Consiglio, per effetto di una posizione assunta da un Gruppo ben definito della maggioranza che sostiene il Sindaco Chiamparino.
Pertanto, penso che questa vicenda debba essere ricondotta ad una discussione nell'ambito del Consiglio comunale, ma credo di poter dire che non mette in dubbio la credibilità del Sindaco nel momento in cui si impegna rispetto ad un percorso quale quello individuato dal Protocollo d'intesa.
Ritengo che il momento di incontro e dibattito, che certamente vedrà impegnato il Consiglio comunale, non possa delegittimare l'autorevolezza del Sindaco Chiamparino, che ha inteso sottoscrivere, insieme ai suoi Assessori di riferimento, gli accordi contenuti nel Protocollo d'intesa.
Penso anche che sulla discussione nel merito del Protocollo d'intesa un certo peso debba averla questa riflessione, senza nulla togliere all'autonomia dell'Aula e alla possibilità che ciascuno di noi non solo ha ma deve anche difendere, di esprimersi in totale libertà. Però, sono state svolte delle valutazioni rispetto alla proposta, che è stata oggetto di accordo di Regione e Comune, da parte del Sindaco Chiamparino, che conosce molto bene lo stato di GTT e la materia del trasporto pubblico locale, che ha ben presente quali sono le strategie che il Comune di Torino intende attuare nel tentativo di salvare un'azienda municipalizzata.
Ritengo che GTT debba essere considerata patrimonio comune considerando la storia, il valore di quest'azienda, le sue differenti competenze, che la rendono unica nel contesto di riferimento, perch ricordiamo che GTT ha competenze relativamente al trasporto pubblico locale su gomma, sul trasporto metropolitano e sul trasporto ferroviario. Questo fa di GTT un ovvio oggetto di attenzione da parte non solo di operatori del settore internazionali, ma anche da parte della Regione Piemonte, nel momento in cui la Regione Piemonte intende riorganizzare, partendo da una fase di programmazione molto forte - qui vengo al secondo punto - il sistema di trasporto pubblico su scala regionale.
Quest'articolo non dice che la Regione abdica ai propri compiti di programmazione; anzi, l'obiettivo è esattamente contrario a quanto ho sentito affermare. L'obiettivo è proprio il rafforzamento della capacità di programmazione e di efficientamento, compresa la possibilità di rendere il più possibile omogeneo il servizio erogato sul territorio regionale partendo dall'attenzione forte - qui torno alla contingenza - sul nodo metropolitano, che - penso sia elemento condiviso e condivisibile rappresenta uno dei punti nevralgici di programmazione del servizio e di erogazione dello stesso.
Quindi, l'articolo non dice le cose che sono state dedotte. In tal senso, mi sento di tranquillizzare anche il collega Gariglio, perché non vi è alcun'intenzione di entrare all'interno di società di trasporto pubblico senza corrispondere il dovuto o senza rispettare le regole e le norme che sovrintendono ai rapporti fra soggetti istituzionali e soggetti erogatori di questo servizio.
La storia del Protocollo d'intesa è differente. Vorrei ricordare - del resto, si tratta di una questione ormai nota - che la costituzione di tale accordo si basa sulla condivisione della necessità di costituire una holding partecipata al 50% dalla Regione e al 50% dal Comune di Torino.
Pertanto, il nucleo fondante di questo Protocollo d'intesa, accanto alla declinazione di tutta una serie di percorsi che hanno come obiettivo la riprogrammazione del servizio, è la costituzione di una holding, che avrà, poi, la possibilità di rappresentare un punto di riferimento importante per le tre società operative, con modalità di rappresentanza differenti all'interno delle tre diverse società che si occuperanno del trasporto pubblico su Torino, del nodo ferroviario metropolitano torinese e del trasporto ferroviario regionale, andando a ricalcare uno schema - mi permetto di ricordarlo a voi colleghi - che non è solo della proposta avanzata da questa Giunta regionale. Infatti, in diverse Regioni italiane lo sapete perfettamente - la Regione riveste un ruolo diretto di partecipazione all'interno delle società che si occupano di trasporto pubblico.
Pertanto, non stiamo presentando un'anomalia senza precedenti o senza storia. Questa non è una fuga in avanti immotivata e irrazionale. Certo rappresenta un momento di rivoluzione rispetto ad un assetto che ha visto per tanto tempo il Comune di Torino unico azionista di GTT, anche in fasi difficili, anche in momenti in cui, forse, mi permetto di dire che una voce differente, dissonante e discordante avrebbe consentito a GTT di funzionare meglio e di non rappresentare sempre e soltanto un elemento in perdita per l'Amministrazione Pubblica.
Sappiamo perfettamente che GTT non è tutta "rosa e fiori" e che ci sono pesanti responsabilità in tal senso (certamente non mancherà l'occasione di percorrere la storia di questa azienda). Per cui, il nodo che oggi dobbiamo risolvere insieme, facendocene carico in maniera trasversale, riguarda il futuro di GTT, per non buttare via, insieme all'acqua sporca, anche il bambino. La Regione Piemonte oggi si pone nei confronti del Comune di Torino con il massimo della disponibilità proprio per rafforzare la posizione di GTT.
Questo è ciò che sta scritto all'interno del Protocollo d'intesa: qui sono riconfermati tutti gli impegni. Per il funzionamento della metropolitana - voi dite che è tutto dovuto, è tutto regolare, ma io faccio un ragionamento in termini assoluti - occorrono 27 milioni di euro l'anno: sette milioni provengono dalla bigliettazione, 20 milioni di intervento della Regione. Questo stava scritto nel Protocollo d'intesa sottoscritto dalla precedente Giunta con il Comune di Torino e questo è stato ripreso all'interno del Protocollo d'intesa siglato dal Presidente Cota e dal Sindaco Chiamparino.
Credo che non si possa parlare di "interventi penalizzanti" nei confronti di un'azienda, anche riferendosi a quanto contenuto nel Protocollo d'intesa. Ritengo che la competenza della Regione sul sistema di trasporto ferroviario, ad esempio, possa essere rafforzata dalla partecipazione della Regione nell'esercizio di GTT ramo ferro; credo che abbia un senso. Perché il fatto che sulla Torino-Ceres o sulla Canavesana l'esercizio sia gestito da GTT, oggi è un elemento di ricchezza per tutta la Regione, perché abbiamo una società di trasporto pubblico regionale che è in grado di vantare una competenza di base che può rappresentare un utile punto di riferimento per lo sviluppo delle politiche regionali.
Cari colleghi, avremo modo di fare dettagliate riflessioni all'interno del dibattito che è previsto nella Commissione competente. Sapete perfettamente che il fatto di aver inserito le parole "sentita la Commissione" significa aver riconosciuto un ruolo che io ritengo opportuno mantenere in capo al Consiglio.
Vi sono ragioni contingenti inerenti alla tempistica di sottoscrizione di questo accordo che ci consigliano di agire con una particolare fretta ma penso che siano simili alle ragioni che hanno consigliato anche l'inserimento, all'interno di una finanziaria, della costituzione di CAP per rifarmi ad un precedente che ci conforta anche dal punto di vista della legittimità del percorso individuato.
In merito alle domande poste, come quella avanzata simpaticamente dal Presidente Ronzani, se non erro, che mi chiedeva chi era il genio che aveva scritto questo articolo, vorrei far presente che la Pubblica Amministrazione è ricca di grandi professionalità e ho imparato a non disprezzare mai il contributo importante che viene offerto dagli uffici.
Il percorso che abbiamo individuato, oltre ad essere stato sottoposto al vaglio dagli uffici legislativi del Consiglio - ma questo lo sapete meglio di me, perché se siamo qua è perché ciò è avvenuto - ha visto il supporto, dal punto di vista della predisposizione tecnica degli emendamenti, del Protocollo d'intesa e di tutti gli altri documenti che sono stati oggetto della nostra attività, degli uffici di questa Regione.
Credo che sia abbastanza fuori luogo esprimere apprezzamenti sulle qualità professionali di chi collabora con la parte politica. Penso che sia molto utile, invece, recepire le vostre indicazioni di carattere politico e rinviarle, poi, ad un approfondimento che certamente potrà contare su un dibattito molto interessante in sede di Commissione.
Per quanto riguarda l'affidamento, credo che le modalità dello stesso siano coerenti con le normative. Anche in questo caso non è scritto che l'affidamento avverrà senza la gara prevista per l'affidamento del servizio di trasporto; è scritto solo "affidamento", e non viene né sottolineata una modalità, né preclusa un'altra, com'è giusto che sia. Ritengo, quindi, che anche in questo caso ci si debba limitare a leggere l'articolo e non a sviluppare ragionamenti che sanno un po' di guerra alle intenzioni.
Resto ovviamente a disposizioni per approfondire tutte le questioni che sono state sollevate, ritornando, però, alla considerazione iniziale. Oggi sono stati discussi due argomenti: il primo riguarda il dispositivo che prevede che la Giunta regionale, sentita la Commissione consiliare, possa promuovere società di trasporto pubblico. L'altro è il Protocollo di intesa sottoscritto con il Comune di Torino e con il parere di GTT.
Credo che da questo punto di vista le garanzie rispetto alla condivisione siano state date proprio dai soggetti che più hanno titolo di poterle dare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Stara, per dichiarazione di voto.



STARA Andrea

Grazie, Presidente.
Credo che, da questo punto di vista, il mio Gruppo esprime parere favorevole. Però voglio sottolineare due questioni che non vanno in riferimento alla guerra alle intenzioni, come diceva lei, Assessore, da parte dell'opposizione o sul fatto che nell'interpretazione di questo articolo siamo andati oltre. Mi fermo nel riconoscerle la legittimità delle scelte politiche che intendete fare, poi entreremo nel merito.
La questione che mi sento di contestare, invece, è il combinato disposto di due situazioni. La prima è una delega in bianco, di fatto, alla Giunta, perché ammetterà che "sentita la Commissione", da che mondo è mondo, è proprio il modo per far passare le cose senza colpo ferire nonostante abbiate la totale maggioranza anche in Commissione.
La seconda, unita al fatto che si presenta in un assestamento di bilancio un articolo così importante, con una ricaduta così decisiva e utilizzando la corsia preferenziale che viene destinata all'assestamento di bilancio, come ho avuto modo di raccontare in riferimento a un altro articolo, il n. 6, sulla pianificazione territoriale, va ben oltre la rilevazione delle forzature, perché dopo aver fatto questa operazione sarà possibile, per altre situazioni assolutamente complesse e articolate aspettare nuovamente l'assestamento di bilancio o la legge di bilancio per inserire, sfruttando le corsie preferenziali, normative che con l'assestamento di bilancio e con il bilancio nulla hanno a che fare.
Pertanto i motivi di urgenza che ricordava lei, Assessore, rispetto all'accordo credo non sussistano rispetto alle gravi conseguenze che una scelta di questo tipo può implicare, perché crea un precedente. In questo caso, crea un precedente, che potrà essere un punto di riferimento in altre occasioni, nei confronti del suo Assessorato. Da questo punto di vista mi sento di dire, ripeto, che quello che lei sostiene è più che legittimo, ci si può confrontare sul merito, ma quello che non mi sento di condividere è questo combinato disposto, perché si delega alla Giunta, ma la delega viene data attraverso una corsia assolutamente preferenziale, che è giusto che venga assegnata alle esigenze dell'assestamento di bilancio e non ad altro.
Anche per quanto riguarda l'interpretazione della norma che ci riserveremo di fare, visto che mano a mano si vanno a scoprire dei "buchi" ma è un'improprietà lessicale - sul nuovo Regolamento - credo che questo sia un grave vulnus che il Regolamento permette a chiunque governi (in questo caso, a voi), e credo che approfittare di questo buco sia, dal punto di vista amministrativo, scorretto. Per cui mi soffermo su questo aspetto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reschigna.



RESCHIGNA Aldo

Grazie, Presidente.
L'intervento dell'Assessore Bonino meriterebbe l'intervento della Commissione di garanzia prevista dallo Statuto. Spiego velocemente perché.
Primo. L'Assessore Bonino ha detto che questa è un'autentica rivoluzione. Assessore, le rivoluzioni le facciamo in un articolo di assestamento di bilancio? Secondo. L'Assessore Bonino ha detto "sentita la Commissione consiliare". Su che cosa si esprime la Commissione Consiliare? Avete fatto il Protocollo, l'avete approvato in Giunta, prima ancora di avere una norma legislativa che vi consentiva di fare questo! Usate tutto questo come elemento di pressione nei confronti del Consiglio regionale per far passare una delega in bianco nei confronti della Giunta regionale.
Su questa base si sentirà poi la Commissione regionale. Sul fatto più rilevante, che è la vicenda dell'ingresso della Regione Piemonte nel capitale di GTT, avete già fatto tutto! E il parere della Commissione Consiliare è un parere postumo successivo. Vi siete comportati in un certo modo prima ancora di avere la possibilità di operare in questa direzione in base a una norma di legge! Inoltre, all'interno di quel Protocollo di intesa su cui, fra qualche mese, dovrà esprimersi la Commissione Consiliare, avete scritto che il Comune di Torino avrebbe dovuto approvare tutto questo entro il 26 luglio! Questa è, Assessore Bonino, dimostrazione di scarso rispetto del ruolo e delle competenze della Giunta nei confronti del Consiglio regionale! Lei non aveva il potere di fare tutto questo! Glielo dico francamente: non aveva il potere di fare tutto questo, perché oggi lei chiede al Consiglio regionale la delega di fare questo e dopo che ha sottoscritto e firmato tutto ci viene anche a dire che verrà a sentire il parere della Commissione Consiliare competente? Terzo. Assessore Bonino, lei ci ha spiegato il Protocollo d'intesa tra la Giunta regionale e il Comune di Torino, ma abbiamo detto che questa norma è una delega in bianco che consente alla Giunta regionale di fare qualsiasi operazione di partecipazione nel capitale delle società di gestione del trasporto pubblico locale! Lei non ci ha detto se, all'interno della rivoluzione delle politiche della Regione Piemonte in materia di trasporti, intendete operare o non operare in questa direzione.
Chiedo a questo punto al Presidente del Consiglio regionale di valutare attentamente la situazione che si è creata oggi in Aula a seguito dell'intervento dell'Assessore Bonino, perché ci sono tutti i presupposti perché sia fatta chiarezza sui rapporti, sulle funzioni e sull'operato della Giunta regionale nei confronti del Consiglio regionale su questa materia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Burzi.



BURZI Angelo

Grazie, Presidente.
Stavo riflettendo se chiedere la parola, ma il Presidente mi tira i folti capelli.
Intervengo in apparente dissenso con il parere del Gruppo, che non ho sentito, ma essendo un emendamento che proviene dall'opposizione, immagino che il parere del Gruppo sia contrario.
Quindi intervengo in dissenso non partecipando al voto e spiego anche il perché.
Poiché so che ce ne sono una quindicina di emendamenti sull'argomento mi interessa che l'Assessore Bonino, nell'ambito del suo ricco intervento precedente, rientri - se lo vorrà - su un punto, che è quello che mi ha convinto di meno. Sia ben chiaro, ce ne sono anche altri che non mi hanno convinto. Per esempio, per me Chiamparino è il Sindaco dell'"altra parte".
Io sono un uomo di parte, sempre! Mi dicevano i miei amici di parte (non come voi, che siete super partes): "Se vedi Chiamparino che accompagna una vecchietta dall'altra parte della strada, tu devi sapere che ha torto! Poi siccome non sempre è semplice stabilire che ha torto, con calma, rifletti e troverai il motivo".
Ma qui la cosa è più complessa, anche per noi semplici aderenti (si fa per dire) al PdL (si fa per dire). Qui siamo alla rivoluzione copernicana mica quella dell'articolo. Dove diamo una mano a un pessimo Assessore di questa città, scusate, Sindaco, che non passerà alla storia per essere stato il "più pessimo", perché prima di lui ce ne sono stati due "pi pessimi": il capostipite, Diego Novelli, e l'ancora "più pessimo" (voglio che sul resoconto stenografico rimanga "più pessimo", perché l'italiano lo conosco, quindi vorrei fosse sottolineato "più pessimo") Castellani. E passi.
E arriviamo noi, non è la prima volta, a dare una mano alle giunte di centrosinistra. L'ultima volta l'abbiamo fatto con le Olimpiadi, perch coloro che hanno un minimo di memoria dovrebbero ricordare che se non ci fosse stato il Governo Berlusconi... perché mancavano 70/80 milioni di euro, all'epoca della "simpatica" gestione del "simpatico" Castellani nell'ambito dell'Agenzia delle Olimpiadi. Le Olimpiadi, di cui poi molto il centrosinistra si è vantato, avendole fatte noi, probabilmente non ci sarebbero state. E passi.
Poi, vedo che, per quanto riguarda questo accordo quadro Cota Chiamparino, non ne abbiamo saputo granché, ma a questo noi del PdL ci siamo abituati. A noi non ci dicono mai niente, quindi che stupore c'è? Stupisce che questo avvenga con un interlocutore come Chiamparino perché noi siamo abituati che non ci si dica nulla. Mai! Ma voi, che dibattete su tutto, alcuni sostengono anche più del necessario, come potete accettare che un intervento rivoluzionario su una delle infrastrutture più importanti di questa città, e quindi di questa Regione, avvenga nell'assoluto silenzio? Noi prima o poi ne discuteremo con il Presidente Cota, ma anche questo non mi riguarda.
A me interessa invece il comma 2 perché nell'ambito del comma 2, se ho ben colto, c'è qualcosa che non mi convince. Nel tranquillizzare i Consiglieri, o nel tentativo di farlo, lei, Assessore, dice una cosa che non ho capito. Dice: "Non è vero, perché questo non significa niente. Noi sentita la Commissione...". La informo che nella scorsa legislatura c'è stato un ampio dibattito su quanto inutile fosse il "sentita" o l'"audita": tutte cose avvenute in Commissione.
Devo dire che le Commissioni consiliari la scorsa legislatura erano un po' più inutili che in questa, ma è evidente che un'Aula legislativa non può riassumere la propria capacità programmatoria nell'ambito di una Commissione. E poi dice: "Perché altrimenti non avrebbe voce in capitolo".
Guardi che la Giunta ha i disegni di legge, per esprimersi: se questa Giunta rinuncia a dirci che cosa l'altro ieri è stato dibattuto tra il Presidente Cota e il Sindaco Chiamparino - e passi, è un fatto normale - ma anche a discutere preventivamente che cosa faremo, credo che questa sia certamente una rinuncia grave. E, mi creda, "sentita la Commissione competente" non solo non mi tranquillizza, ma mi preoccupa, perché il modo corretto per sentire l'Aula legislativa è fare esattamente quello che stiamo facendo: dibatterne.
Trascuro il fatto che sia un tendere sulla finanziaria, perché tutti hanno sempre utilizzato questa modalità e di questo non possiamo essere accusati; ma credo che dal prossimo bilancio anche questa pessima abitudine, che il nuovo Regolamento minimizza, debba cambiare.
Sul punto del comma 2, quindi, la pregherei di tornare. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pedrale.



PEDRALE Luca

Intervengo solo per confermare che come Gruppo del Popolo della Libertà sosteniamo ovviamente l'impostazione e l'articolo presentato dall'Assessore Bonino a nome della Giunta regionale. Riteniamo che questo articolo consenta - come è già stato spiegato - alla Regione stessa di programmare meglio la presenza nel settore dei trasporti pubblici della nostra Regione.
Noi confermiamo quindi il voto a favore dell'articolo presentato dall'Assessore Bonino.



PRESIDENTE

Questo è un emendamento...



PRESIDENTE

BOETI Antonino (fuori microfono)



PRESIDENTE

Si sta portando avanti con il lavoro!



PRESIDENTE

Scusate! Lasciamo finire il Consigliere Pedrale.
Prego, collega Pedrale.



PEDRALE Luca

Credo che fosse chiaro. Sono intervenuto per ribadire la linea complessiva del Gruppo del Popolo della Libertà, pur rispettando la libertà d'opinione del collega Burzi.



PRESIDENTE

Bene. Non essendovi ulteriori richieste di intervento, pongo in votazione l'emendamento rubricato n. 154), sul quale l'Assessore Bonino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 154).
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 152) presentato dai Consiglieri Gariglio, Stara Cerutti, Dell'Utri, Reschigna, Muliere, Motta Angela, Taricco, Ronzani Bresso, Boeti, Lepri Dopo l'articolo 10 del disegno di legge n. 12 inserire il seguente articolo: "Art. 10 bis (Modifiche della legge regionale 4 gennaio 2000, n. 1) 1. L'art. 4 della legge regionale 4 gennaio 2010, n. 1, è sostituito dal seguente: Art. 4 (Funzioni e compiti amministrativi della Regione. Strumenti di programmazione) 1. La Regione esercita le seguenti funzioni che richiedono l'unitario esercizio a livello regionale: a) indirizzo, promozione, coordinamento e controllo di tutti i servizi di trasporto pubblico locale con particolare attenzione al servizio regionale al fine di garantire la necessaria integrazione tra le diverse modalità di trasporto; a tal fine la Regione può assumere partecipazioni nelle aziende di trasporto pubblico locale trasformando in quote di capitale sociale le compensazioni di cui all'art. 10, comma 4 b) programmazione della rete e dei servizi regionale di cui all'articolo 2 comma 1, lettera a) c) amministrazione dei servizi ferroviari di interesse regionale e locale nonché dei servizi aerei ed elicotteristici, dei servizi lacuali del lago Maggiore.
2. La Regione svolge le funzioni di cui al comma 1 attraverso l'elaborazione del piano regionale dei trasporti e del programma triennale dei servizi di trasporto pubblico locale.
3. Il piano regionale dei trasporti è lo strumento di indirizzo e di sintesi della politica regionale del settore, ed in conformità con le indicazioni del piano regionale di sviluppo: a) fornisce contributo all'elaborazione del piano generale dei trasporti e costituisce lo strumento di indirizzo e coordinamento della pianificazione degli enti locali b) delinea l'assetto delle infrastrutture e dei servizi regionali e li coordina con la rete delle comunicazioni internazionali,nazionali e locali c) individua i costi degli interventi e le priorità d'attuazione.
4. Il piano regionale dei trasporti è adottato dalla Giunta regionale previa acquisizione del parere della Conferenza permanente Regione Autonomie locali istituita ai sensi dell'articolo 6 della l.r. 34/1998. Il piano adottato è trasmesso al Consiglio regionale che lo approva con propria deliberazione.
5. Il programma triennale dei servizi di trasporto pubblico definisce d'intesa con gli enti locali: a) gli obiettivi di efficienza ed efficacia nella organizzazione e nella produzione dei servizi b) l'assetto quantitativo e qualitativo dei servizi minimi c) le risorse da destinare all'esercizio ed agli investimenti, specificando l'entità di quelle relative al trasporto ferroviario, la ripartizione tra servizi urbani ed extraurbani e quindi tra gli enti soggetti di delega d) la politica tariffaria per l'integrazione e la promozione dei servizi e) le modalità di attuazione e revisione dei contratti di servizio pubblico f) il sistema di monitoraggio dei servizi g) la rete e l'organizzazione dei servizi regionali amministrati dalla Regione e gli indirizzi di programmazione dei servizi regionali delegati agli enti locali.
6. Per l'acquisizione dell'intesa di cui al comma 5 il programma triennale è sottoposto all'esame della Conferenza permanente Regione-Autonomie locali.
7. Il programma triennale è approvato dalla Giunta regionale, previo parere della Commissione consiliare competente e previa consultazione delle organizzazioni sindacali confederali, delle associazioni delle aziende di trasporto e delle associazioni dei consumatori.
8. Per l'attuazione degli interventi di competenza regionale, la Giunta regionale predispone il programma di attuazione e spesa annuale e pluriennale, precisando l'ammontare dei finanziamenti e coordinandoli con quelli di altri soggetti erogatori di finanziamenti, pubblici e privati. Il programma è allegato al bilancio regionale di previsione.
9. Per l'espletamento delle funzioni inerenti i servizi ferroviari di cui al comma 1, lettera c), la Regione stipula, ai sensi dell'articolo 12 del d.lgs. 422/1997 e secondo le indicazioni dell'articolo 8 del d.lgs.
422/1997, come modificato dall'articolo 1, comma 1, lettera a), del d.lgs.
400/1999, accordi di programma con il Ministero dei trasporti con i quali sono stabiliti: a) l'attribuzione delle risorse trasferite per l'esercizio dei servizi attualmente gestiti dalla società Ferrovie dello Stato S.p.A.
b) i tempi e le modalità del subentro di cui all'articolo 8 del d.lgs.
422/1997, nonché i finanziamenti diretti al risanamento tecnico ed economico e le risorse per la gestione degli impianti e del servizio.
10. La Regione disciplina la gestione delle infrastrutture ferroviarie ad essa conferite con apposito regolamento e secondo le disposizioni previste dall'articolo 8 del d.lgs. 422/1997, come modificato dall'articolo 1, comma 1, lettera b), del d.lgs. 400/1999.
11. La Regione organizza i servizi di trasporto pubblico locale sui laghi oggetto di gestione governativa mediante apposite società, anche con la partecipazione degli enti locali interessati, secondo quanto previsto all'articolo 29.
12. Tutte le altre funzioni e competenze sono conferite agli enti locali individuati nei successivi articoli".
Siccome siamo di fronte ad una serie significativa di emendamenti chiedo se devono essere tutti presentati, illustrati e discussi, oppure se procediamo con le votazioni.
L'indicazione dell'Aula è che siano tutti illustrati.
La parola al Consigliere Gariglio per l'illustrazione dell'emendamento rubricato n. 152.



GARIGLIO Davide

Credo che sia estremamente significativo illustrarli tutti. Faccio solo notare che su questa votazione la maggioranza non aveva i numeri per garantirsi in Aula.



(Commenti in aula)



GARIGLIO Davide

In ogni caso lo vedremo alla prossima votazione, se è vero oppure no.
Presidente Cattaneo, io le chiedo...
(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Lasciamo intervenire il Consigliere Gariglio. Prego.



GARIGLIO Davide

Presidente Cattaneo, le chiedo, in ossequio al ruolo che lei ha rispetto al procedimento legislativo, di verificare la norma che ci accingiamo a votare.
Ritengo le risposte dell'Assessore Bonino incomplete e insufficienti.
Non è una questione di contrapposizione: è chiaro che noi vediamo questa norma come il peggio possibile e l'Assessore e la Giunta la sostengono, ma c'è un problema tecnico che supera le divisioni di parte. Allora Assessore, se proprio la volete far passare - e noi siamo contrari - mi chiedo se ha senso tenere le parole "a cui affidare la" e non piuttosto di sostituirle con una semplice preposizione "di". Perché questa norma Presidente Cattaneo, con la formulazione "a cui affidare la gestione" crea un dubbio interpretativo sul concetto di affidamento e di messa a gara. Se queste società devono rispettare la disciplina generale per quanto riguarda le modalità di affidamento - chiedete al Direttore Manto, che ha sicuramente avuto modo di essere messo a conoscenza di questa norma potete sostituire le parole "a cui affidare la" con la preposizione "di": non è né eversiva né comunista.
La prego di verificare affinché sia chiarita, Presidente Cattaneo un'altra cosa, perché c'è un problema di interpretazione: c'è un mio amico e collega dell'opposizione appassionato dell'espressione "combinato disposto". Qua il combinato disposto non è chiaro: cosa significa "servizio di trasporto pubblico di interesse regionale"? Presidente Cattaneo, questa è una delega in bianco alla Giunta regionale a costituire società che si occupano di servizi di trasporto pubblico "di interesse regionale". L'unico modo di circoscrivere la delega è di definire la portata normativa del concetto di "interesse regionale".
Ho chiesto all'Assessore Bonino - e spero abbia la cortesia di rispondermi - se con la formulazione "di interesse regionale" fa riferimento all'unica dizione che ho trovato, quella dell'articolo 2 della legge regionale 1 del 2000. Presidente Cattaneo, dobbiamo porci il problema: qui diamo l'autorizzazione a fare società di trasporto pubblico locale, anche per gestire lo stesso nel Comune di Mondovì - non so se c'è il collega Costa - oppure solo società che sono di "interesse regionale"? E dov'è la definizione normativa? L'unica definizione nel nostro ordinamento ripeto, è contenuta nell'articolo 2 della legge 1 del 2000: diteci, per cortesia, se è la stessa e fateci riferimento. Chiedete a Manto e fateci sapere. E soprattutto non introducete una delega senza averne chiarita la portata normativa!



PRESIDENTE

Chiedo al Consigliere Gariglio se può avvicinarsi un attimo al banco della Presidenza, per favore.
La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

L'intervento dell'Assessore deve, credo, aprire una discussione.
Guardi, Assessore, che l'accordo che ha sottoscritto il Sindaco Chiamparino, del quale io prendo atto, non è una ragione per approvare questa delega: per quanto ci riguarda noi lo stiamo dimostrando. Punto. La questione è chiarissima. C'è un Protocollo d'intesa sottoscritto dal Comune di Torino: noi lo valuteremo, lo stiamo già facendo con tutta l'attenzione necessaria, ma questa non è una ragione sufficiente per approvare questa delega.
Lei, Assessore, ha detto delle cose impegnative. Vorrei che i colleghi della maggioranza facessero mente locale su questo. Lei ha detto poco fa che sta ridisegnando il sistema dei trasporti della nostra Regione: questo è il senso dell'intervento che lei ha fatto, sta cambiando la politica dei trasporti della nostra Regione. È legittimo che lei lo faccia, ma non con lo strumento dell'assestamento di bilancio.
Lei ha detto due cose, se ho inteso bene: che la Regione intende partecipare ad una holding, che dovrebbe occuparsi di trasporto pubblico locale su gomma, di metrò, di tram e di ferrovia nell'area torinese. Questo è il primo problema. È legittimo, ma capite cosa significa? Per il trasporto pubblico locale su gomma questo significa che voi diventate programmatori, cioè ente di governo, e attori del processo: aprirà un problema questo? Colleghi della maggioranza, aprirà un problema no? legittimo che l'Assessore pensi a questo. Constato che neppure voi avete discusso delle conseguenze che questa norma può avere sul trasporto locale piemontese, pertanto, a maggior ragione, riflettete un attimo.
In secondo luogo - se ho inteso bene - evinco, da quanto ha detto, che voi abbandonate l'idea della gara per le ferrovie - anche questo è legittimo - ma prendo atto che questa norma significa quello: voi, per il momento, avete sospeso il bando di gara. Questa norma significa - se ho inteso le cose che lei ha detto - che voi abbandonate questa idea e immaginate un'alleanza tra GTT e la Regione per gestire il trasporto ferroviario in regione? È questa l'idea che sta dietro a quella cosa lì sulla falsariga di quello che fanno in Lombardia? Con quella società nella quale è partecipata anche la Regione, è questo il disegno? Non casca il mondo, ma questa cosa qui non potete pensare di infilarla nell'assestamento di bilancio...



(Il Presidente ricorda al Consigliere Ronzani che il tempo a sua disposizione è terminato)



RONZANI Wilmer

Ho terminato, Presidente.
Non potete semplicemente dire: "Tanto vi sentiamo come Commissione"! Non può funzionare così! Il collega Casoni avrebbe rovesciato il tavolo nella precedente legislatura, vorrei che fosse chiaro! Non rovescio il tavolo, ma questa cosa qui non può essere inserita nell'assestamento al bilancio, se questo è l'ordine di grandezza dei problemi che lei ci obbliga ad affrontare con l'assestamento al bilancio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Lepri.



LEPRI Stefano

Grazie, Presidente.
Sono meno esperto - solo in questo campo, intendiamoci - rispetto ad altri colleghi, però, più leggo questo comma più non lo comprendo, pu darsi debba studiare.
Assessore, le ho già posto una domanda, a cui prima non mi ha risposto quindi gliela ripropongo: vorrei capire se il comma 2 si riferisce, come è verosimile, anche all'idea non solo di gestione del trasporto pubblico locale e delle relative infrastrutture, ma, in modo particolare, del trasporto ferroviario regionale.
Siccome tutti sappiamo della gara in corso relativamente all'affidamento dei servizi del trasporto ferroviario regionale, vorremmo una sua informativa in proposito rispetto a questa questione. Cioè, il fatto che si preveda la possibilità di partecipare a una società pubblica cui affidare la gestione del servizio di trasporto pubblico di interesse regionale, prefigura una messa in discussione della procedura in corso? Quindi, successivamente a questo atto, mi domando cosa ritiene si verificherà - sebbene l'Assessore si consulterà - insomma, ci pu anticipare qualcosa, visto che la rivoluzione è in corso? Nella rivoluzione è previsto anche lo stop della procedura di affidamento del servizio di trasporto ferroviario regionale e la costituzione di una nuova società mista con Trenitalia oppure no? In secondo luogo, anche io, come il collega Gariglio, le chiederei di precisare meglio cosa si intende per "servizio di trasporto pubblico di interesse regionale". Ero portato a pensare che lei si riferisse esattamente al servizio di trasporto ferroviario regionale, poi mi è stato spiegato, invece, che ci si riferisce anche ad ogni forma di trasporto compreso quello pubblico locale. Quindi, le chiedo di precisare questo aspetto, perché è particolarmente indefinito.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Lepri.
La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Assessore, dopo il suo intervento sorgono ulteriori quesiti e qualche preoccupazione in più, innanzitutto in ordine alla possibilità e legittimità che una norma come questa rientri nell'esercizio delle potestà della Giunta in rapporto a quelle del Consiglio, se questo rapporto sia stato rispettato, se ci sia stato o meno uno scavalcamento.
Questa è una prima questione che è stata posta, che deve risolversi prima di concludere la discussione sugli emendamenti e passare al voto dell'articolato; mentre la seconda riguarda dei punti che devono essere chiariti nel merito dell'articolato. Visto che gli emendamenti sono un certo numero, penso ci siano i tempi anche per sentire gli Uffici e operare questo chiarimento.
Si tratta di capire, come hanno avuto modo di esplicitare precedentemente i colleghi, qual è l'ambito e da cosa sia definito; ad esempio, la gestione del servizio di trasporto pubblico di interesse regionale quale ambito definisca e in che modo.
Questa è la seconda questione, che, essendoci numerosi emendamenti abbiamo la possibilità di approfondire, avvalendoci anche degli Uffici, in modo che arrivi qui un testo più definito.
Per quanto riguarda la terza questione - quella più sostanziale, che le mette in discussione tutte - a questo punto, da quanto lei ha detto, si prefigura un cambiamento complessivo nella gestione del trasporto pubblico locale, che implica, per forza, una normativa ad hoc che occorre discutere nella Commissione competente.
Guardi, è pur vero, quello che lei dice in ordine alle scelte effettuate dalle altre Regioni - e le varie Regioni italiane possono avere scelto modelli diversi - ma, quando si parla della modificazione complessiva di questa materia, si assume un provvedimento legislativo ad hoc e quello si discute. Non c'è alcuna altra possibilità, per quanto, come dice il collega Burzi, provvedimenti come questi, in varie occasioni, siano stati usati come omnibus, per infilarci dentro qualche cosa che non c'entrava. Certamente, non può avvenire con una modificazione sostanziale come questa; l'omnibus va bene per cose un po' più piccole.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Manica.
La parola al Consigliere Pedrale.



PEDRALE Luca

Grazie, Presidente.
Visto che mi è stata comunicata la presentazione di una serie di emendamenti - e li ho visti fisicamente - su questo articolo, che non credo questa sera riusciremo a superare tutti, proporrei, essendo stata una giornata piuttosto intensa, di chiudere i lavori e di riprendere domani mattina l'esame degli emendamenti, dal punto dove siamo arrivati questa sera.



PRESIDENTE

Bene, la sto ascoltando.
Scusi, dovevo vedere quel punto con l'Assessore.



PEDRALE Luca

Mi ha sentito, certo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reschigna.



RESCHIGNA Aldo

Svolgo due considerazioni e, poi, una velocissima considerazione sull'ultimo intervento del Consigliere Pedrale.
Per quanto riguarda le due considerazioni, ribadisco - a questo punto lo dico in termini molto pubblici e aperti all'Aula, alla Giunta e alla maggioranza - che siamo disponibilissimi a consentire una rapida approvazione della legge di assestamento al bilancio, a ritirare molta parte degli emendamenti che abbiamo presentato sull'articolato e sull'articolo 1, concentrando la nostra attenzione su quattro o cinque questioni di cui all'articolo 1 della tabella, a condizione che la Giunta regionale ritiri questo articolo.
Lo dico perché lo stesso intervento dell'Assessore Bonino ha aperto un orizzonte legittimo, che sia ben chiaro. Noi non contestiamo la legittimità politica dell'Assessore Bonino di presentare su questo tema strategie di intervento diverse e così profondamente rivoluzionarie rispetto al passato ma questo è un tema rilevante, che merita una valutazione attenta da parte del Consiglio regionale e l'unico strumento in grado di consentire questa valutazione è la presentazione di un disegno di legge.
Noi, come Gruppo, ritireremo gran parte degli emendamenti sull'articolato se la Giunta regionale compirà questo gesto, che non rappresenterebbe certo una sconfitta per l'Assessore Bonino, semmai le consentirebbe di individuare ed utilizzare lo strumento più adeguato per costruire, sotto il profilo legislativo, gli strumenti che le permetteranno di attuare questa nuova politica in tema di trasporti.
Veniamo alla seconda considerazione, quella relativa all'intervento del Consigliere Pedrale: noi non chiediamo la sospensione del Consiglio regionale. Se la Giunta o la maggioranza ritengono opportuno sospendere a questo punto la seduta consiliare per consentire un momento di riflessione è evidente che questo rientra nelle loro facoltà. Noi non lo chiediamo perché non vogliamo assolutamente essere tacciati, come peraltro è stato detto in questi giorni, come coloro che cercano di "allungare il brodo".
In ogni caso, chiedo veramente al Presidente, alla Giunta e alla maggioranza di valutare con molta attenzione la nostra disponibilità rispetto al ritiro di gran parte dei nostri emendamenti e rispetto alla stessa utilità che avrebbe la Giunta regionale e l'Assessore Bonino di poter rappresentare meglio e più correttamente con un disegno di legge queste nuove politiche sul trasporto pubblico locale.



PRESIDENTE

Ci sono stati due interventi significativi, senza nulla togliere agli altri, perché, di fatto, con l'illustrazione dei vari emendamenti si è cominciata la discussione generale, perché con il nuovo Regolamento non c'è alternativa sull'articolo 11, dal momento che tutti Gruppi, in particolare quelli dell'opposizione, hanno detto in maniera molto esplicita e chiara come la pensano sulla materia. Successivamente è ancora intervenuta l'Assessore Bonino.
Vorrei fare, quindi, il punto delle proposte: il Consigliere Pedrale ha chiesto, sostanzialmente, di valutare la sospensione dei lavori, perché, a fronte di una serie significativa di emendamenti, e nella piena legittimità dell'applicazione del Regolamento, ci troviamo in una situazione di completa impasse.
Il Consigliere Gariglio ha precisato in maniera altrettanto chiara il suo punto di vista in merito alla questione della normativa in esame peraltro, ne ha ancora discusso con l'Assessore, che interverrà per una breve replica. Mi sembra, ancora prima dell'intervento del Consigliere Reschigna, che stia prendendo in considerazione l'idea di arrivare domani mattina con una proposta con cui magari circostanziare le modalità di affidamento o quant'altro, per andare incontro alle questioni che sono state poste; in ogni caso, adesso ascolteremo direttamente le considerazioni della Giunta.
Il Presidente Reschigna, invece, pone di fatto una condizione o, se si preferisce, un'opportunità: se la Giunta ritira l'articolo 11 dal disegno di legge n. 12, l'opposizione si impegna ad accelerare i lavori di confronto e di approfondimento sul provvedimento e a ritirare buona parte degli emendamenti per arrivare presto all'approvazione della legge.
Mi sembra che siano tutte situazioni che debbano essere ben valutate dagli attori in gioco, quindi maggioranza, opposizione e Giunta.
Darei quindi brevemente la parola all'Assessore Bonino per la questione di merito che è stata posta in evidenza un po' da tutta l'opposizione, in particolare dal Presidente Gariglio.



BONINO Barbara, Assessore ai trasporti

Grazie, Presidente.
Facendo riferimento alle questioni sollevate dal Presidente Gariglio ritengo sia opportuno, magari, per scongiurare il rischio di letture distanti dalla filosofia che ha guidato la stesura di quest'articolo specificare che le modalità di affidamento non seguiranno corsie preferenziali e, quindi, si rifaranno al totale rispetto della normativa vigente.
A tal riguardo, predisporrò un emendamento che ci consenta di vedere esplicitato quanto magari dal nostro punto di vista è già implicito, non essendo affermato nulla di diverso, ma che penso possa essere utile invece, per dare un segnale di disponibilità al chiarimento.
Per quanto riguarda la questione della definizione del concetto di "interesse regionale", il Presidente Gariglio faceva prima riferimento alla definizione contenuta nella legge n. 1 (penso che si riferisse al punto in cui la legge n. 1 recita: "Il sistema di trasporto pubblico locale e regionale risulta dall'integrazione funzionale delle reti e dei servizi così articolati"). Non è quello il punto di riferimento.
Anche in questo caso, se si vuole esplicitare in maniera più attenta che l'interesse regionale è inteso quale interesse di rispondenza alla funzionalità del trasporto pubblico regionale, e quindi tutti quei trasporti che possono avere una rilevanza di carattere regionale alla fine della riorganizzazione del servizio...



BONINO Barbara, Assessore ai trasporti

GARIGLIO Davide (fuori microfono)



BONINO Barbara, Assessore ai trasporti

Ma quali sono?



BONINO Barbara

Credo che vi sia l'evidente possibilità di dare una lettura in termini letterali e non un riferimento, invece, all'articolo della legge n. 1 che citava prima il Presidente Gariglio.
Mentre per quanto riguarda la questione dell'affidamento una specifica può essere opportuna, rimanderei ad un'interpretazione letterale invece la dicitura "di interesse regionale".



PRESIDENTE

Avanzerei la seguente proposta: terminiamo potremmo terminare qui i nostri lavori, e convocare per domani mattina alle ore 10 una Conferenza dei Capigruppo (anticipiamo alle ore 10 la Conferenza dei Capigruppo originariamente prevista per le ore 12.30) in modo da poter fare il punto della situazione alla luce delle importanti questioni che sono state poste e mi sento anche di aggiungere di alcune proposte che sono state avanzate per sbloccare il provvedimento in esame.
confermata la convocazione del Consiglio regionale per domani, alle ore 10, anche se, presumibilmente, la seduta inizierà alle ore 10.30 (ritengo che la Conferenza dei Capigruppo durerà almeno mezz'ora).
Mi permetto di ricordare che non essendoci interrogazioni n interpellanze all'o.d.g., si riprenderanno i lavori con la prosecuzione dell'esame di quest'emendamento e con la relativa votazione: coloro che fossero interessati a garantire il numero legale, prego di tenerne conto.
Buona serata.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.25)



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