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Dettaglio seduta n.255 del 24/07/12 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

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Argomento:


PONSO TULLIO



(I lavori iniziano alle ore 14.34 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 1210 presentata dal Consigliere Bono, inerente a "Emergenza disoccupati senza reddito in Piemonte"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
1210, presentata dal Consigliere Bono, che ha la parola per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
L'oggetto dell'interpellanza è "Emergenza disoccupati senza reddito in Piemonte". Parliamo di un argomento che stiamo affrontando tutti i giorni e purtroppo ogni giorno abbiamo di fronte le cifre dei disoccupati, in particolar modo di quelli senza alcuna integrazione, quindi senza cassa integrazione, senza mobilità o altri sussidi, aumentano. Quindi, per questo motivo, come forza politica, valutiamo con estremo interesse tutte le misure, ma anche - immagino, a maggior ragione - i cittadini valutano con interesse tutte le proposte dell'Assessorato e della Giunta che possono portare sollievo a coloro che non hanno altre fonti di reddito e non hanno magari un patrimonio e quindi neanche qualcosa di accumulato da poter "aggredire".
La situazione è grave. Oggigiorno in Italia non è presente un reddito di cittadinanza o il cosiddetto "salario minimo garantito", che nella maggior parte dei Paesi europei è presente, quindi una persona si trova veramente in difficoltà, nel senso che a un certo punto si trova costretta a elemosinare o, come vediamo purtroppo molto spesso, sempre più spesso nelle nostre città, a cercare cibo nella spazzatura o oggetti da rivendere.
Sicuramente, la crisi economica si ripercuote fortemente nella vita di molte famiglie, nelle famiglie che prima appartenevano alla classe media magari uno o più membri della famiglia hanno perso il lavoro. Spesso queste sono situazioni in cui la coppia lavorava insieme nello stessa azienda, che poi magari ha chiuso o delocalizzato.
Quindi, in merito a quanto abbiamo potuto vedere nel documento dell'Agenzia Piemonte Lavoro con DGR 51 del 30 novembre 2010, era stato emanato per l'anno 2011 un bando per l'assegnazione di sussidi monetari di sostegno al reddito.
I beneficiari dovevano essere persone residenti in Piemonte che ovviamente, avevano perso il lavoro, quindi a causa di un'involontaria interruzione, che si trovavano in stato di disoccupazione da almeno 12 mesi e non oltre i 24 e che avevano lavorato almeno tre mesi. Queste disposizioni hanno ristretto molto le possibilità di ammissione al bando anche perché ci doveva essere almeno un figlio a carico, quindi dal nostro punto di vista è anche una forma di svalutazione al contrario per quanto riguarda la famiglia, e un reddito ISEE pari o inferiori a 10.000 euro.
Tant'è che sono state messi a disposizione 9.129.000 euro e le domande accolte e liquidate sono state complessivamente 1.880 per una somma totale di (fra virgolette) soli cinque milioni, lasciando inutilizzati quattro dei nove milioni a disposizione.
Abbiamo guardato sul sito dell'Agenzia Piemonte Lavoro. Non è ancora disponibile il report di attività. Sappiamo che sono stati effettuati dei controlli a campione di cui non sappiamo l'esito. Sottolineiamo che ci sembra stridente, appunto, il non utilizzo di tutto il plafond messo a disposizione e, tra l'altro, non è nota, allo scrivente perlomeno l'erogazione del nuovo bando per il sostegno al reddito per il 2012.
Concludo, Presidente, interrogando l'Assessore qui presente per sapere concretamente quali provvedimenti si intenda assumere - tutti insieme perché non è una domanda con un fine politico se non quello di ottenere un risultato positivo per i piemontesi - in merito all'emergenza dei disoccupati senza reddito in Piemonte. Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Porchietto; ne ha facoltà.



PORCHIETTO Claudia, Assessore al lavoro

Grazie, Presidente.
Riprendo brevemente quello che già il Consigliere Bono ha evidenziato in merito ai dettagli di natura tecnica che, come diceva, ha appreso dal sito APL, che non posso che confermare. Effettivamente, con la delibera n.
51-1124 del 30 novembre 2010 l'Agenzia Piemonte Lavoro ha emanato per l'anno 2011 un avviso per l'assegnazione di sussidi monetari di sostegno ad reddito.
Ci tengo però a precisare, da questo punto di vista, che la definizione dei criteri attraverso i quali sono state effettuate le graduatorie per l'assegnazione di questi sussidi monetari hanno visto coinvolte le parti sociali, in particolare le rappresentanze sindacali regionali, su un tavolo di concertazione che, come dicevo prima, ha definito i criteri sui quali abbiamo effettuato il bando e, quindi, assegnato le risorse.
La procedura di presentazione di queste domande si è realizzata in modo da ridurre al massimo i tempi di istruttoria e ha inserito, sempre per quanto riguarda la tematica di natura tecnica, una serie di criteri che precedentemente non erano stati inseriti nei bandi precedenti a fronte di due motivi: il primo era chiaramente una riduzione estremamente importante di risorse rispetto ai bandi degli anni precedenti, in particolare del bando del 2009 sul 2010, che vedeva, se non ricordo male, più di 20 milioni di euro assegnati, dove, però, l'unico criterio che era stato applicato era quello di un reddito ISEE inferiore a 13.000 euro.
Valutandolo - lo risottolineo - con le parti sociali, in particolare con le rappresentanze sindacali, la Regione Piemonte - l'Assessorato al lavoro - si è resa conto che in realtà chi aveva beneficiato di un sostegno al reddito abbastanza significativo non sempre aveva, se possiamo definirlo così in questo momento, un'esigenza così marcata rispetto, invece all'assegnazione di risorse attraverso dei parametri indicativi di una situazione di ulteriore disagio rispetto a quello che è il disagio di oggi che è la mancanza del posto di lavoro.
Questo è il motivo per cui sono stati definiti dei criteri che non vedevano soltanto il reddito ISEE, ma anche una serie di elementi caratterizzanti la persona. Questo, unito al fatto che le risorse erano estremamente inferiori, ha definito una graduatoria, come già lei precedentemente ricordava, molto più ridotta rispetto a quella che poteva essere una graduatoria senza criteri qualificanti comunque i soggetti che avrebbero potuto avere diritto a questi sussidi monetari.
Nel momento in cui è stata definita la graduatoria, APL, come già lei ricordava, ha eseguito dei controlli a campione su circa il 10% delle domande.
Su questo 10% delle domande, poche sono state quelle scartate. Ma questo perché in premessa, i centri di assistenza - i cosiddetti CAF - che avevano aderito, insieme chiaramente alla struttura APL, non solo all'accoglimento delle domande, ma anche alla definizione della compilazione della domanda per la richiesta del sostegno, avevano fatto un lavoro estremamente qualificante. Pertanto, dal monitoraggio fatto in modo informale da Agenzia Piemonte Lavoro, avevamo già ravvisato, nel momento in cui venivano presentate le domande, un numero estremamente importante di domande scartate, ma in premessa rispetto a quello che poi sarebbe stato invece, il momento di verifica di questo 10% delle domande.
Le risorse disponibili erano pari a più di 9 milioni di euro (per la precisione 9.129.923 euro). Le domande che sono state accolte e liquidate complessivamente sono state 1.880, per una somma complessiva di 5.241.000 euro e i primi pagamenti sono stati effettuati entro 39 giorni dopo che si è chiuso il bando (il bando si è chiuso il 31 maggio e l'8 luglio 2011 venivano erogate le prime risorse).
Alla chiusura del bando, sul sito della APL è stato pubblicato - è tuttora disponibile - il report relativo, da cui voi avete potuto verificare le informazioni che sto dicendo.
Per quanto riguarda le risorse residue, al fine di rispondere in modo concreto alle problematiche sociali dei soggetti che sono in condizione di disoccupazione, considerando anche il quadro complessivo delle disponibilità regionali e l'esigenza di cercare di finalizzare al meglio quelle che sono le risorse per gli interventi di politiche a favore del mondo della disoccupazione, sempre raccordandosi con le parti sociali, in particolare con le rappresentanze sindacali, abbiamo collegato interventi di sostegno al reddito a politiche attive per facilitare il reinserimento lavorativo di queste persone che, in questo momento, sono in stato evidente di disoccupazione e contenere al massimo la domanda di azioni di pura, sia pure importante, assistenza, che ricordo e sottolineo non fanno capo all'Assessorato al lavoro.
Abbiamo quindi destinato le somme rimanenti a finanziare la predisposizione di una misura (che, tra l'altro, andrà in delibera nella prossima Giunta regionale, per cui è in via di emanazione) per sostenere dei progetti di cantiere di lavoro destinati a soggetti in condizione di disoccupazione, con più di 45 anni di età, a basso livello di istruzione oppure in condizioni di particolari difficoltà anche in raccordo con i servizi socio assistenziali.
Stiamo inoltre predisponendo un'ulteriore misura sperimentale per la realizzazione di progetti per lavori di pubblica utilità destinati a soggetti disoccupati e inoccupati che ha la finalità di offrire occasioni di lavori utili a realizzare un miglioramento dell'occupabilità dei soggetti coinvolti.
Tale misura avrà un valore complessivo di 5 milioni di euro.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 1209 presentata dalla Consigliera Cerutti, inerente a "Lavoratori Olivetti i-Jet S.p.A."


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1209, presentata dalla Consigliera Cerutti, che la illustra.



CERUTTI Monica

Grazie, Presidente.
Abbiamo presentato quest'interrogazione a risposta immediata su una questione lavorativa che si è aperta in questi giorni.
L'Olivetti i-Jet S.p.A. ha a lungo rappresentato un'importante realtà produttiva estremamente avanzata nel campo della produzione di testine per stampanti, fax a getto di inchiostro e testine ad aghi per le stampati bancarie ed un trentennale centro di ricerca e sviluppo nel campo dei sistemi microelettromeccanici per la stampa.
Olivetti i-Jet è l'unica azienda europea e una delle quattro al mondo in grado di gestire il processo di produzione Ink-jet termico a ciclo completo insieme allo sviluppo di tutti i componenti correlati, dagli inchiostri alle testine di stampa.
Considerato che l'Olivetti I-Jet S.p.A. ha deciso di cessare le sue attività e porla in liquidazione; che è stata attivata in data 4 giugno 2011 la procedura di cassa integrazione straordinaria per la sospensione dal lavoro di tutti i 162 dipendenti in forza presso l'unità produttiva di Arnad (AO); che l'accordo siglato tra l'azienda e le organizzazioni sindacali in data 19 giugno prevede la chiusura dello stabilimento di Arnad e forme di ricollocamento in attività di call-center, senza garanzie e condizioni, solo per una parte di lavoratori; che l'accordo sindacale non prevede la ricollocazione di nessuno dei lavoratori della ricerca e dello sviluppo, rappresentando quindi il rischio di dispersione del trentennale patrimonio intellettuale e tecnologico di cui sono depositari, il Consiglio regionale della Val d'Aosta, in data 12 luglio 2012, ha approvato all'unanimità una risoluzione che impegna il Presidente della Regione e l'Assessore all'industria ad approfondire ulteriormente la situazione di concerto con le istituzioni piemontesi, convocando azienda e sindacati ad un tavolo di lavoro per tentare un recupero di questo importante polo tecnologico e per minimizzare l'impatto sul tessuto sociale valdostano e canavesano.
Sottolineato appunto che la chiusura dello stabilimento rappresenta il venir meno dell'ultimo presidio industriale Olivetti; che le conseguenze occupazionali ricadranno prevalentemente sul Piemonte, poiché la manodopera è nella sua maggior parte residente nell'area canavesana; che da fonti di stampa si evince che potrebbero manifestarsi interessi di aziende e gruppi di imprenditori piemontesi a rilevare e salvaguardare il know how tecnologico dell'azienda, noi abbiamo pensato di presentare urgentemente quest'interrogazione.
Comprendiamo che la realtà lavorativa è situata in Val d'Aosta, per interessa lavoratori che sono prevalentemente residenti in Piemonte. Visto questo impegno tra le due Regioni a trovare la soluzione, sia per i lavoratori sia per salvaguardare l'unicità del know how tecnologico che quest'azienda rappresenta, chiediamo alla Giunta e all'Assessore di voler spiegare se e come pensa di mettere in campo delle azioni proprio per riuscire a contrastare questa ennesima situazione di crisi che, anche se non riguarda direttamente la Regione, riguarda appunto dei nostri lavoratori. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Cerutti.
Per la Giunta regionale, risponde l'Assessore Porchietto.



PORCHIETTO Claudia, Assessore al lavoro

Come già riportava la Consigliera Cerutti, la decisione di cessare l'attività produttiva dello stabilimento di Arnad è stata ufficializzata il 31 maggio. Già in premessa vorrei dire che noi abbiamo un rapporto abbastanza costante e sistematico con la Regione Valle d'Aosta su una serie di temi e chiaramente anche in questo contesto - stante che non è nostra competenza dal punto di vista territoriale - abbiamo contattato, mettendoci anche a sua disposizione, la Regione Valle d'Aosta; anche perché sappiamo tutti che, per quanto riguarda i 162 dipendenti, una buona parte di essi è in realtà cittadino piemontese e non cittadino valdostano.
Nella comunicazione che ha inviato a supporto della sua decisione di chiudere e cessare l'attività, la Olivetti indicava come questa decisione sia dovuta all'inarrestabile e sempre più accentuato calo del mercato dei fax e della contestuale difficoltà di raggiungere in tempi economicamente compatibili dei risultati apprezzabili nei settori di mercato adiacenti dove la tecnologia i-Jet avrebbe potuto essere utilizzata.
Chiaramente, la messa in liquidazione della società si inquadra all'interno di un piano molto più ampio, quello di Olivetti, che sta cercando di riposizionarsi sul mercato dell'ICT sviluppatosi in questi ultimi anni, che però sta vedendo, soprattutto sul nostro territorio, dei segnali non positivi sia in merito ai processi produttivi sia a quelli occupazionali. Da questo punto di vista, a seguito di tale decisione, è stato appunto avviato questo tavolo con le organizzazioni sindacali della Valle d'Aosta, di cui noi siamo chiaramente a conoscenza e che abbiamo monitorato, per poter individuare un piano condiviso di gestione dei lavoratori interessati da questa cessazione.
La società ha confermato il proprio impegno nei confronti dei lavoratori e la propria volontà di attivarsi per individuare delle opportunità di ricollocazione, sia all'interno del Gruppo sia - attraverso azioni di orientamento - alla realizzazione di percorsi formativi per la ricollocazione. Inoltre, avrebbe agevolato il reperimento di nuove occasioni di lavoro anche attraverso delle politiche attive di outplacement.
Il 19 giugno sia l'azienda sia le organizzazioni sindacali hanno sottoscritto un accordo che è stato ratificato presso il Ministero del Lavoro e all'interno di un percorso biennale di cassa integrazione straordinaria per cessazione di attività, a partire dal 2 luglio di quest'anno, è stato appunto previsto un piano di ricollocazione per circa 120 lavoratori, che fra il 2012 e il 2014, verranno indirizzati verso altre situazioni lavorative e altre aziende che fanno sempre parte del gruppo Olivetti. Gli ulteriori 42 lavoratori di cui si faceva menzione prima invece, addetti al Settore ricerca e sviluppo, verranno inseriti in un percorso di outplacement. Si conviene anche su un piano di uscita attraverso la mobilità volontaria incentivata.
Questa sottoscrizione di accordo tra le organizzazioni sindacali della Valle d'Aosta - peraltro competenti in termini procedurali - ha comunque suscitato delle tensioni all'interno del sindacato e in particolare tra il Sindacato della Valle d'Aosta e la FIOM del Canavese, che si era dichiarata contraria alla sottoscrizione dell'accordo.
Vorrei solo premettere che, nel momento in cui anche tale sindacato ha manifestato ed evidenziato come non ritenesse opportuno firmare quest'accordo, le organizzazioni sindacali valdostane hanno invece ritenuto di poterlo siglare; e anche che, nel momento in cui la Regione Piemonte ha cercato di sensibilizzare quel tavolo, non avevamo a disposizione nulla se non una cosiddetta azione di moral suasion, perché non avevamo competenza in merito, e quindi anche per noi era difficile sollecitare un ragionamento che andasse oltre le misure che erano contenute in quest'accordo.
Il Segretario regionale della FIOM della Valle d'Aosta, oltre a rivendicare pubblicamente la piena titolarità nella trattativa, essendo appunto Olivetti i-Jet un'Azienda valdostana, ha anche sostenuto l'accordo sostenendo che questo garantisce il maggior numero di lavoratori possibile.
di metà luglio - quindi di pochi giorni fa - la notizia che ci sarebbero una decina di acquirenti interessati all'Olivetti i-Jet di Arnad.
Tra le aziende interessate allo stabilimento ci sono società italiane, una multinazionale italo-francese ed un'azienda franco-americana. Mi permetto solo di sottolineare, avendo monitorato questa situazione, che questi interessi non vanno comunque al di là di una conferma eventuale di qualcosa come la metà dei posti di lavoro che in questo momento sono oggetto della cassa integrazione e della mobilità. Pertanto, chiaramente, risolverebbero sicuramente una parte del problema occupazionale e manterrebbero un sito produttivo su un territorio adiacente a quello piemontese, ma dal punto di vista dei posti perderemmo quasi il 50% dei lavoratori.
Telecom ha confermato il manager Olivetti i-Jet Giancarlo Gregori ed è disposta a vendere al soggetto migliore che possa garantire la continuità delle attività. Noi ci siamo permessi di scrivere, chiedendo una sensibilizzazione anche sul tema dei livelli occupazionali.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PLACIDO


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 1203 presentata dal Consigliere Ponso, inerente a "Strutture regionali di medicina sportiva"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1203, presentata dal Consigliere Segretario Ponso, che ha la facoltà di intervenire per l'illustrazione, in qualità di Consigliere.



PONSO Tullio

Grazie, Presidente.
A Fossano nascerà presto una nuova struttura di Medicina dello Sport dell'Azienda Sanitaria Cuneo 1, un'operazione che - seguendo l'opera di razionalizzazione della spesa sanitaria già prevista con il piano di riqualificazione siglato nel 2010 con i Ministeri della Sanità e dell'Economia, nonché con il Piano Socio Sanitario piemontese recentemente approvato - consentirà di centralizzare in un'unica sede le visite relative alle certificazioni di idoneità sportiva agonistica, sinora eseguite presso altre sedi.
Tuttavia, in questo nuovo assetto organizzativo non sono previste, per il rilascio delle certificazioni di idoneità sportiva agonistica, le prestazioni altamente qualificate di un medico specialista in Medicina dello Sport, indispensabili per garantire la professionalità necessaria ad un appropriato e corretto funzionamento di strutture di questo tipo.
Nell'ultimo anno sono stati molti i casi eclatanti di professionisti dello sport deceduti per malori a seguito di un'attività agonistica: i pallavolisti Vigor Bovolenta e Veronica Gomez, e il calciatore del Livorno Piermario Morosini, tutti deceduti a seguito di gravi complicazioni respiratorie o cardiache.
Queste improvvise morti, che hanno colpito giovani atleti in attività di apparante sana e robusta costituzione, devono farci riflettere sulla necessità di attuare visite e controlli più severi e scrupolosi. Una prevenzione più attenta, specie quando l'esercizio sportivo non è dilettantistico ma professionistico, quindi implica sforzi ed allenamenti quotidiani che mettono sotto pressione il fisico e le attività respiratorie e cardiocircolatorie ad essa connesse.
Emerge pertanto inequivocabilmente, anche in rispetto alle disposizioni del Ministero della Sanità che prevedono che le visite e le relative certificazioni di idoneità allo sport agonistico possano essere effettuate solo da specialisti in Medicina dello Sport, la necessità che il medico certificatore sia in possesso di specializzazione in Medicina dello Sport professionisti di cui l'Azienda Sanitaria CN1 è purtroppo del tutto priva e non in Medicina legale.
Con questa interrogazione, signor Presidente, il nostro Gruppo intende sottoporre all'attenzione di quest'Aula una problematica di non poco conto perché parliamo di un diritto fondamentale e sancito dalla nostra Costituzione, ovvero la tutela della salute dei cittadini, anche giovanissimi, che si affacciano all'attività agonistica per la prima volta.
Riteniamo dunque indispensabile che la direzione e coordinamento delle strutture regionali di Medicina dello Sport venga assegnata ad uno specialista in tale branca della medicina, così come sollecitiamo in questa nostra interrogazione.
Grazie, Presidente, e grazie, Assessore.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Cavallera per la risposta.



CAVALLERA Ugo, Vicepresidente della Giunta regionale

L'ASL CN1, a seguito di riassetto organizzativo delle proprie strutture, ha ritenuto di dislocare la Medicina dello Sport presso la città di Fossano, con conseguente cessazione dell'attività presso altre sedi periferiche.
La prevista ricollocazione non considera, quindi, l'istituzione di una nuova struttura, bensì il trasferimento di quelle esistenti. È necessario evidenziare che, nella competenza territoriale dell'ASL CN1, insistono Istituti Privati deputati a rilasciare la certificazione di che trattasi applicando all'utenza, per l'erogazione della prestazione professionale, la tariffa regionale di riferimento.
Per quanto concerne il rilascio di certificati di idoneità specifica alla pratica sportiva agonistica dilettantistica di cui al DM 18/02/1982 effettuati nei Servizi Pubblici di Medicina Legale di questa Regione, la LR 25 marzo 1985 n. 22, all'articolo 9 specifica che i soggetti abilitati al rilascio della certificazione di idoneità sportiva sono così individuati: medici specialisti in Medicina dello Sport; medici in possesso dell'attestato di cui all'articolo 8 della legge 26 ottobre 1971 n. 1099 e medici specificatamente assegnati al servizio di Medicina legale per la tutela dell'attività sportiva.
Con propria circolare prot. n. 6417/48/775 del 15/09/1997, il Piemonte ha dato indicazione alle ASR, a fine di una omogenea applicazione della normativa statale e regionale di riferimento, disponendo, in linea prioritaria, che la funzione deve essere espletata dagli specialisti in Medicina sportiva. In assenza di dette figure possono essere designati alla funzione medici non specialisti, purché assegnati all'UOA di Medicina legale e che svolgano concretamente ed esclusivamente detta funzione. Con stessa circolare si è determinata altresì, la necessità di svolgere corsi di formazione con l'Istituto di Medicina dello Sport di Torino, per medici dei Servizi di Medicina legale, non specialisti in Medicina dello Sport; i corsi di riqualificazione di che trattasi (in totale n. 3), si sono conclusi nel corso dell'anno 2005.
Relativamente all'assegnazione della direzione- coordinamento delle strutture di Medicina dello Sport ad uno specialista in tale settore, si sottolinea l'attuale difficoltà finanziaria che difficilmente consentirebbe la realizzazione di nuove Unità Operative Autonome in caso alle ASR piemontesi.
In ogni caso, questo Settore regionale, competente per materia, a decorrere dalla recente riorganizzazione interna delle Strutture Assessorili e al fine di procedere ad una verifica dell'attuale organizzazione delle funzioni della Medicina dello Sport e la corretta applicazione anche delle recenti disposizioni, ha ritenuto di avviare una ricognizione sul territorio piemontese.
Mi sembra che le norme ci siano. Occorre garantire che su tutto il territorio regionale vengano applicate in modo scrupoloso, perché la tematica della Medicina dello Sport, visto gli eventi che si sono verificati, deve richiamare tutta la nostra attenzione.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 1207 presentata dal Consigliere Ronzani, inerente a "Croce Rossa Biella-Cavaglià-Cossato"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 1207, presentata dal Consigliere Ronzani, che ha la parola per l'illustrazione.



RONZANI Wilmer

Grazie, Presidente.
Assessore Cavallera, è sempre lei che risponde: grande rispetto per lei, ma se anche l'Assessore alla sanità ogni tanto frequentasse quest'Aula, sorda e grigia, non sarebbe male.
Con questa interrogazione chiedo di conoscere quando l'ASL di Novara competente per quanto riguarda il servizio di 118, corrisponderà le somme dovute alla Croce Rossa biellese e, in particolare, ai Comitati di Biella Cavaglià e Cossato. Si tratta di fatture emesse a partire dal mese di gennaio di quest'anno, che l'ASL di Novara non ha trovato il modo e il tempo di pagare.
Non so se la stessa cosa sia avvenuta, per esempio, per i servizi effettuati dalla Croce Rossa di Novara. Sarebbe assai grave, perch vorrebbe dire che, nel decidere quando pagare e chi pagare, si usano due pesi e due misure.
La vicenda, Assessore Cavallera, è emblematica per tre ragioni.
Primo. Dimostra che la decisione di creare un'unica centrale operativa del 118 ha finora prodotto un disservizio, se è vero che prima le fatture alla Croce Rossa biellese venivano pagate dopo due mesi. Questo dimostra che il ritardo che ho denunciato non può essere spiegato unicamente con le difficoltà di cassa, che pure esistono, ma non spiega tutto.
Secondo. Questo ritardo nel pagare, almeno in parte, le somme dovute ha creato una situazione di grave difficoltà alla Croce Rossa biellese, che è stata costretta a chiedere un'anticipazione a una banca locale.
Terzo. Ormai la vicenda si trascina da settimana, tra alti e bassi, tra promesse di corresponsione del dovuto o in parte (nei giorni scorsi si era parlato di un anticipo di 130 mila euro su una somma complessiva dovuta di quasi 500 mila euro), poi però siamo al punto di partenza, nonostante i ripetuti sollecitati. Ho parlato con Monferino, con Morgagni, il quale mi ha assicurato che avete trasferito all'ASL di Novara le funzioni ma anche le risorse e, in ultimo, ho parlato con la dottoressa Nizza.
Ora, Assessore Cavallera, è del tutto evidente che, dal punto di vista dei biellesi, l'idea di creare una centrale unica del 118, finora non si è tradotta in una migliore organizzazione del servizio. Non voglio qui ricordare vicende e fatti meno edificanti, come quelle rappresentati dal fatto che quando uno chiama la centrale unica di Novara per chiedere un intervento, alcune volte si sente rispondere da chi sta dall'altra parte del telefono che non sa dove si trova la località nella quale dovremmo mandare l'ambulanza medicalizzata. Così non funziona, Assessore Cavallera e non può funzionare così.
Chiedo quindi di sapere in che misura e quando voi ritenete di corrispondere una parte delle risorse alla Croce Rossa.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Cavallera per la risposta.



CAVALLERA Ugo, Vicepresidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente.
Ho una risposta abbastanza laconica, ma mi auguro che sia per lo meno l'inizio della soluzione della questione posta dal Consigliere Ronzani.
Le erogazioni di cassa che verranno disposte nel mese di agosto 2012 terranno conto del nuovo assetto organizzativo del Sistema 118, che ha comportato l'accorpamento nella Centrale di Novara (e, di conseguenza nella Azienda Ospedaliera Universitaria di Novara) delle funzioni precedentemente svolte dalle Centrali di Biella, VCO e Vercelli.
Pertanto l'importo dell'anticipo, perché fino al conguaglio finale contabilmente si tratta di un anticipo, che verrà erogato all'AOU di Novara per i trasporti di emergenza risulterà dalla somma degli anticipi precedentemente assegnati singolarmente alle ASO BI, Vercelli, VCO e AOU di Novara.
Questa è la risposta contabile. Mi auguro che, oltre ad andare a posto dal mese di agosto, in qualche modo poi conguaglino queste settimane a cui lei faceva riferimento. Sembra che la situazione, dopo le insistenze, si avvii ad una svolta.


Argomento: Navigazione (lacuale e fluviale)

Interrogazione a risposta immediata n. 1204 presentata dal Consigliere Buquicchio, inerente a "Lago di Mergozzo, servizio di assistenza e soccorso ai bagnanti"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 1204 presentata dal Consigliere Buquicchio, che ha la parola per l'illustrazione.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Assessore, questo non è un argomento meno importante degli altri perché soltanto oggi sul corrieredellasera.it, c'è un bell'articolo dal titolo "Mare, fiume e laghi possono tradire ogni anno oltre 400 annegamenti". Quindi, si tratta di tutelare 400 vite umane.
A tale riguardo, nell'ambito del paragrafo dedicato a fiumi e laghi dice: "Sono proprio fiumi e laghi, località molto meno frequentate, gli ambienti potenzialmente ad un maggiore rischio di esposizione".
Siccome, come lei sicuramente ricorda, perché all'epoca era all'opposizione, la maggioranza nel 2008 ha approvato una legge che all'articolo 18, comma 5, prevede di fissare da parte dei Comuni dei regolamenti che, facendo capo ad un regolamento di tipo regionale, possano salvaguardare l'aspetto relativo al salvamento e al soccorso dei bagnanti la mia interrogazione nasce dalla segnalazione di cittadini relativamente al Lago di Mergozzo, che allo stato attuale è nella Provincia di Verbania.
Non so lei come mi risponderà, ma sicuramente mi dirà che non c'è la possibilità di salvaguardare soprattutto le zone libere a cui hanno accesso di bagnanti, però ricordiamoci che da sempre, ma soprattutto in questo periodo di crisi, sono sempre di più i cittadini che hanno diritto ad una balneazione e che non possono permettersi il lusso di accedere ad una spiaggia organizzata, e quindi di pagare un biglietto di accesso.
Quindi, con quest'interrogazione speriamo di fare breccia nella sensibilità oltre che sua anche della Giunta, per vedere di regolamentare in nome e per conto di quel comma di quell'articolo di quella legge, che è stata votata nella scorsa legislatura, per salvaguardare la vita di quanti rischiano per mancanza di organizzazione di salvamento e soccorso.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Cavallera per la risposta.



CAVALLERA Ugo, Vicepresidente della Giunta regionale

Con riferimento all'interrogazione si comunica quanto segue, e naturalmente la risposta è della Direzione Trasporti e Navigazione.
L'articolo 3, comma 1, del Regolamento regionale 10/R/2009 prevede: "Al fine di garantire la sicurezza dei bagnanti durante la stagione balneare i Comuni individuano e delimitano gli specchi d'acqua situati in corrispondenza di spiagge libere che, per la elevata frequentazione a scopi turistici e ricreativi, elioterapici o comunque connessi ad uso balneare dell'area, sono da riservare ad esclusivo uso di balneazione".
L'articolo 4 del medesimo Regolamento riporta: "Gli specchi d'acqua riservati alla balneazione sono delimitati mediante boe gialle sferiche".
Questo soprattutto nelle acque interne è molto importante, anche se nel Lago di Mergozzo - se ricordo bene - è ammesso solo l'uso di barche a remi o elettriche. A suo tempo ci fu una discussione per l'utilizzo di queste acque.
Sentito il Comune di Mergozzo, ci comunica che ad oggi non risultano sul lago di Mergozzo aree formalmente riservate alla balneazione, ai sensi dell'articolo 3 del Regolamento regionale 10/R/2009; pertanto non risultano esserci specchi d'acqua delimitati da boe, in cui è obbligo la formazione del servizio di salvamento di cui all'articolo 7 del Regolamento medesimo.
Questo è il quadro normativo, perché nel momento in cui vogliamo andare a valutare cosa fanno gli Enti locali, dobbiamo sapere con precisione quali sono le norme.
Sarà comunque cura degli Uffici regionali interpellare i Comuni e le gestioni associate competenti in materia di sicurezza e di vigilanza per individuare eventuali inadempienze riconducibili al rispetto delle norme sulla balneazione.
Quindi, prendiamo spunto dall'interpellanza per assicurare, in questa fase ormai avviata di una stagione estiva, un particolare richiamo e una particolare attenzione su questa tematica della balneazione, che da un punto di vista formale magari non vede il Comune locale impegnato o altri organi impegnati in senso programmato ed istituzionale, ma che di fatto devono comunque, essendo situazioni che possono originare pericoli e rischi, essere all'attenzione delle autorità per quello che si può fare da un punto di vista della previsione possibile.


Argomento: Contributi all'agricoltura

Interrogazione a risposta immediata n. 1205 presentata dalla Consigliera Artesio, inerente a "Erogazione fondi Reg. CEE n. 2080/92: F1 'Ritiro ventennale dei seminativi dalla produzione'"


PRESIDENTE

Proseguiamo con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n.
1205, presentata dalla Consigliera Artesio, che ha la parola per l'illustrazione.



ARTESIO Eleonora

Grazie.
La questione che pongo qui - per altri Comparti l'abbiamo già affrontata nel corso delle sedute di Consiglio - riguarda i ritardi di pagamento da parte delle Pubbliche Amministrazioni, più specificamente dell'Amministrazione regionale.
La fattispecie in questione, però, parrebbe, per le informazioni in nostro possesso, particolarmente singolare. Si tratta in modo specifico degli aiuti di carattere comunitario alle misure forestali nel settore agricolo, aiuti secondo i quali sono previsti premi che contribuiscono alle spese di manutenzione delle nuove superfici boschive, in qualche modo a titolo di risarcimento della perdita di reddito subita dagli agricoltori durante il periodo non produttivo degli appezzamenti. La normativa di riferimento è il Regolamento CEE 2080 del 1992.
Per quanto riguarda la gestione locale di queste risorse comunitarie il soggetto titolare è l'ARPEA, la quale ha provveduto ad acquisire le richieste di accesso al contributo, nonché a verificare la corretta applicazione da parte degli imprenditori interessati di quanto previsto dalle normative stesse, tant'è che ha realizzato verifiche sulle singole mappe catastali valutando che non avvenissero differenze di superficie e di colture rispetto a quanto dichiarato dalle aziende stesse.
Ora, avendo definito coloro che hanno titolo ad accedere al contributo e la corretta esecuzione delle prescrizioni previste dal Regolamento comunitario, ci si sarebbe attesi la conseguente erogazione del contributo stesso. Però, l'erogazione è ferma alla campagna 2008-2009, mentre risulterebbe che ARPEA abbia già introitato i fondi stanziati dall'Unione Europea.
Quindi, si chiede la ragione di questo ritardo tra una prevedibile almeno per quanto riguarda le nostre informazioni, liquidità di ARPEA e invece, la mancata soddisfazione delle legittime richieste avanzate dagli imprenditori.



PRESIDENTE

Grazie, collega.
La parola all'Assessore Sacchetto per la risposta.



SACCHETTO Claudio, Assessore all'agricoltura

Grazie, Presidente.
Il documento citato dalla collega nel testo della sua interrogazione è il Regolamento CEE n. 2080 del 1992, "Misure forestali nelle aziende agricole", che prevedeva la liquidazione ogni anno, per vent'anni, dei premi per le perdite di reddito relativi agli interventi di imboschimento effettuati da imprenditori agricoli e altri soggetti privati, limitando invece i premi per la manutenzione degli impianti ai primi cinque anni.
In linea con tale disposizione, fino al 2006 la liquidazione dei premi per le perdite di reddito è avvenuta in modo quasi automatico; dal 1999 al 2006 dietro presentazione di una dichiarazione sostitutiva relativa al mantenimento degli impegni, da presentarsi entro il 31 agosto di ogni anno il che permetteva l'erogazione entro la fine del medesimo anno.
Dal 2007 la situazione è cambiata drasticamente: per tutte le misure con pagamenti a superficie (come l'imboschimento, per il pagamento dei premi annui) è subentrato l'obbligo di controllo tramite fotointerpretazione, per scorporare le superfici non agricole (acque strade, fabbricati).
Dal 2008 la fotointerpretazione è diventata più dettagliata (tutto ci che non risulta piantagione arborea da legno è considerato "tara") e, a seguito dell'istituzione dell'anagrafe agricola del Piemonte, la gestione di tutti i procedimenti in materia di sviluppo rurale deve essere effettuata utilizzando il Sistema Informativo Agricolo Piemontese.
Il controllo è effettuato sulle particelle inserite nelle domande di conferma annua tramite un Sistema Informativo Geografico (GIS), che sovrappone foto aeree e mappe catastali: nell'istruttoria della domanda per ogni particella si confronta la superficie richiesta a premio con quella che risulta ammissibile sul GIS.
Visto che negli anni '90 del secolo scorso non erano ancora disponibili le foto aeree per il controllo della superficie, per la maggioranza degli impianti 2080 risulta che siano state conteggiate le intere particelle catastali, anche quando, in realtà, una parte (normalmente il margine) non sarebbe stata ammissibile al momento della presentazione della domanda perché era già bosco o uso non agricolo, cioè costituiva una tara.
Gran parte delle domande di conferma degli anni 2008-2010, purtroppo sono state ancora redatte utilizzando le superfici indicate erroneamente negli anni '90. È qui che sorge la problematica: in presenza di una fotointerpretazione nuova che ridisegnava le superfici, purtroppo all'epoca, nel 2008, la Regione non ha provveduto a modificare queste superfici. Per questo motivo, l'esame e la correzione delle anomalie di superficie, su quasi 10.000 particelle catastali, ha impegnato per molti mesi gli Uffici regionali, allungando di molto i tempi delle istruttorie in particolare per quelle Province dove il numero di domande presentate è stato maggiore.
In ogni caso, a seguito della ridistribuzione dei carichi di lavoro tra gli uffici istruttori - è stata fatta dalla fine del 2010 in avanti, cioè abbiamo ridistribuito su più Province i carichi di lavoro maggiori per alcune Province, in particolar modo quella di Alessandria, anche sulle Province limitrofe, in modo da alleggerire il lavoro di quelle aree e caricarlo anche un po' su altre Province, dove c'erano meno domande, quindi c'era meno necessità di carichi istruttori - la situazione del pagamento dei premi annui è nettamente migliorata nel corso del 2011, infatti al 30 maggio 2012 (ultima elaborazione prodotta su richiesta degli uffici regionali): per le domande di conferma della campagna 2008, il numero di domande istruite, inserite negli elenchi di liquidazione o già liquidate era pari al 94% del totale (era al 25% a fino 2010) per la campagna 2009, era all'86% (si era al 10% a inizio 2011) per la campagna 2010, quasi all'80% (rispetto al 10% di ottobre 2011) inoltre, sono in corso di redazione i primi elenchi di liquidazione relativi alla campagna 2011, per la quale si prevede di concludere gran parte delle istruttorie entro la fine del 2012 (fatte salve le pratiche non chiuse per problemi specifici e quelle correggibili ancora in carico ai CAA), riportando così a livelli decisamente accettabili i tempi di pagamento.
Si precisa inoltre che ARPEA può liquidare i premi relativi a una domanda di conferma solo dopo che gli uffici regionali abbiano completato l'istruttoria della domanda di conferma e trasmesso l'elenco di liquidazione contenente i dati relativi alla medesima domanda.
Dalle informazioni in possesso di questa Direzione, non si segnalano pertanto, allo stato attuale, ritardi significativi da parte di ARPEA nel pagare i beneficiari, una volta acquisiti gli elenchi di liquidazione.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Interrogazione a risposta immediata n. 1206 presentata dalla Consigliera Manica, inerente a "Insostenibile ritardo da parte della Regione nel riparto delle risorse per gli Enti gestori piemontesi della funzione socio assistente. Il caso del CISA Ovest Ticino"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n.
1206, presentata dalla Consigliera Manica.
La parola alla Consigliera Manica per l'illustrazione.



MANICA Giuliana

In sede di discussione del bilancio di previsione per l'anno 2012 avevamo, dopo un lungo dibattito, salvaguardato lo stanziamento regionale destinato al Fondo per la gestione del sistema integrato degli interventi e servizi sociali.
Però, anche con quella modifica al testo originario del bilancio mancano parecchie risorse trasferite dal Fondo nazionale per le politiche sociali, perché passiamo dai 24.300.000,00 euro del 2011 ai 3.000.000,00 euro del previsionale.
Nonostante quel dibattito e quelle trasformazioni, l'ammontare complessivo dei trasferimenti subirà ugualmente una riduzione, pur più piccola, rispetto all'impegnato del 2011.
A fronte di una tale situazione, ad oggi, manca ancora un riparto delle risorse dei fondi sopra richiamati, che devono essere destinati agli enti gestori (ai consorzi, se i consorzi gestiscono queste funzioni; ai comuni se le gestiscono loro in proprio o quant'altro).
Se aggiungiamo la riduzione delle risorse alla necessità degli enti gestori di assumere decisioni complesse, la mancanza e l'assenza di questo riparto genera una situazione di crescente difficoltà gestionale e una gravissima incertezza sul futuro.
Pertanto, tra gli enti gestori piemontesi in grave difficoltà, come altri, vi è il Consorzio intercomunale per la gestione dei servizi socio assistenziali dell'Ovest Ticino, che gestisce diversi Comuni importanti e che, tra l'altro, ha già un bacino d'utenza che è quello distrettuale quindi un bacino ottimale; ha diversi servizi rivolti a minori, anziani e portatori di handicap.
Ricordo inoltre che questo Consorzio, come tanti altri nella realtà del Novarese, aveva una spesa storica riconosciuta più bassa della stragrande maggioranza delle altre realtà nella nostra Regione. Questo Consorzio in particolare deve presentare il bilancio senza conoscere i fondi regionali ad esso assegnati e vede ridurre molte prestazioni importanti per il territorio; prestazioni che non è sicuro di poter sostenere.
Sarebbe quindi importante sapere dalla Giunta quale sia l'esatto ammontare delle risorse che verranno assegnate a ciascun ente gestore della funzione socio-assistenziale e in particolare a questo Consorzio.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Cavallera per la risposta.



CAVALLERA Ugo, Vicepresidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente.
Con riferimento all'interrogazione in oggetto, si riferisce quanto segue.
La consistenza delle risorse del fondo nazionale per le politiche sociali alle Regioni ha subito una consistente riduzione a partire dal 2009 e risulta al 2012 quasi azzerata, visto che la proposta di intesa sul testo del decreto di riparto in discussione alla prossima Conferenza Stato Regioni del 25 luglio destina alla Regione Piemonte 780.000 euro.
A fronte dell'annullamento delle risorse statali, la Regione Piemonte con legge regionale n. 6/2012, ha individuato i fondi da destinare agli enti gestori, che ammontano complessivamente a 112.645.250 euro, con una riduzione complessiva rispetto al 2011 del 18,6%.
In questo contesto, l'Amministrazione regionale ha proposto ai rappresentanti delle Autonomie locali e delle organizzazioni sindacali CGIL CISL-UIL come criterio generale e onnicomprensivo di ripartizione l'assegnazione delle risorse 2011 percentualmente ridotte in relazione alle differenze tra fondi 2012 e fondi 2011.
Le associazioni del sistema delle autonomie locali e le organizzazioni sindacali, in relazione alla proposta formulata, hanno avanzato richieste diverse di utilizzazione del fondo regionale indistinto.
L'Amministrazione regionale ha pertanto preso atto delle richieste e delle esigenze espresse e, nell'intento di voler acquisire un'ampia intesa ha predisposto un'ulteriore proposta sulla quale il sistema delle Autonomie locali ha solo recentemente espresso il proprio parere favorevole.
Al fine di contenere la riduzione dei trasferimenti in un range non superiore a -20% e non inferiore a -17% (questi ovviamente sono i trasferimenti agli enti gestori), applicato sull'ammontare complessivo delle risorse regionali, in modo da assicurare un riequilibrio più omogeneo delle contrazioni finanziarie subite dagli enti gestori. L'Amministrazione regionale sta valutando il reperimento di ulteriori 1.971.148 euro sul bilancio della Regione e l'adozione entro il 30 luglio del provvedimento di approvazione dei criteri di riparto concordati.
In questo modo, le risorse complessivamente da assegnare agli enti gestori dei servizi socio-assistenziali saranno pari a 114.616.398 euro (con delibera che verrà fatta lunedì prossimo).
Soltanto al termine del complesso procedimento di riparto sarà possibile conoscere l'esatto importo dei trasferimenti assegnati a ciascun ente gestore dei servizi socio-assistenziali.
Comunque, a me sembra che la situazione, pur nelle grandi difficoltà della finanza pubblica, trovi un assestamento per il 2012 molto significativo e quindi ci riserviamo di comunicare, in base alla delibera l'ammontare per il Consorzio ovest Ticino.


Argomento: Enti strumentali

Interrogazione n. 1208 presentata dal Consigliere Laus, inerente a "Effetti del decreto 'spending review' sulle società partecipate regionali"


PRESIDENTE

Passiamo ora ad esaminare l'interrogazione n. 1208 del collega Laus.
La parola all'interrogante per l'illustrazione.



LAUS Mauro

Grazie, Presidente.
L'oggetto di quest'interrogazione sono gli effetti del decreto spending review sulle società partecipate regionali. Chiaramente l'interrogazione è finalizzata a sapere quali società partecipate della Regione Piemonte verranno sciolte o alienate per effetto del decreto legge 6 luglio 2012 indicando per ciascuna di esse il numero dei dipendenti attualmente in servizio.
Potrebbe sembrare un'interrogazione banale dal punto di vista temporale, perché il decreto è stato emanato il 6 luglio e oggi ne abbiamo 24, ma credo che banale non sia questa interrogazione perché, anche se ne stiamo discutendo nelle Commissioni, il decreto legge ha l'efficacia della legge e quando viene emanato un decreto il destinatario del decreto, che sia un ente pubblico, un'azienda privata o un cittadino, deve subito comunque attivarsi.
Con queste argomentazioni ho voluto giustificare e motivare l'interrogazione in oggetto. Mi aspetto dalla Giunta regionale un'interpretazione del testo della legge, perché da quell'interpretazione chiaramente ne derivano delle conseguenze comportamentali, politiche burocratiche, amministrative e gestionali.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccanti per la risposta.



MACCANTI Elena, Assessore ai rapporti con società a partecipazione regionale

Grazie, Presidente.
Già nell'illustrazione del Consigliere Laus rispetto al testo del question time si intuisce come la risposta della Giunta regionale non potrà che essere una risposta necessariamente interlocutoria. Questo per una serie di ragioni, la prima delle quali - assolutamente non banale - è che questo decreto legge proprio in questi momenti e in queste ore è in fase di conversione in Commissione Senato e che noi sappiamo di certo verrà licenziato dalle Aule parlamentari sicuramente prima del 5-6 agosto.
Quindi, il decreto in questo momento è in fase di conversione. Molta è stata l'attività emendativa per quanto riguarda la Regione Piemonte, e nello specifico l'articolo 4 della spending review, che evidentemente ha delle grandi implicazioni sulle società partecipate (le cosiddette società in house) della Regione Piemonte. Sono stati presentati degli emendamenti tanto dalla Conferenza delle Regioni quanto anche dai diversi Gruppi parlamentari, anche perché - come lei bene ha detto - l'articolo 4 si presta a diverse interpretazioni ed evidentemente queste non possono essere date in questa fase dalla Giunta regionale.
Ripeto, c'è un'attività emendativa in corso. Vedremo quale sarà il testo che uscirà definitivamente dall'Aula parlamentare. Non appena il testo verrà convertito, si metterà al lavoro un gruppo di lavoro che sarà composto da membri della Direzione Partecipate della Regione Piemonte, ma anche da personale delle due holding di partecipazione (Finpiemonte S.p.A.
e Finpiemonte Partecipazioni), per vedere immediatamente quali possono essere le ricadute in termini di scioglimento di società e anche in termini di occupazione.
vero quello che dice il Consigliere Laus, che un decreto è subito legge; ma, per quel che riguarda l'articolo 4 della Spending review, il decreto ci dice che queste Società dovranno essere liquidate entro il 31 dicembre del 2013 o, in alternativa, alienate con procedura di evidenza pubblica entro il 30 giugno 2013. Gli aspetti di questo decreto, quindi che allo stato dei fatti è già legge, comunque si dispiegheranno e - mi permetta ancora di aggiungere - consentiranno al Consiglio regionale e alle Commissioni competenti (anche alla I Commissione, per la verità) di fare delle valutazioni e anche delle proposte alternative, proprio per quanto riguarda i dipendenti.
La materia è infatti proprio all'oggetto dell'esame della I Commissione; l'Assessore Quaglia sta preparando una proposta di deliberazione che applicherà nel suo complesso la spending review; è stato chiesto proprio dal Capogruppo del Partito Democratico che gli effetti della spending review si manifestino, per la Regione Piemonte, attraverso una proposta di deliberazione al Consiglio regionale e in quella proposta sarà contenuta anche tutta la parte relativa alle Società partecipate.
Questa materia sarà discussa dalla I Commissione e ho già dato, in sede di Conferenza dei Capigruppo, la disponibilità a discuterne, evidentemente non appena il decreto diventerà legge.
Chiedo però davvero al Consiglio regionale - ma l'ho già fatto in sede di Conferenza dei Capigruppo - di attendere per lo meno che il decreto diventi legge e che, evidentemente, ci possano essere delle modifiche proprio all'articolo 4 della spending review.
In I Commissione è stata distribuita una relazione - rispetto alla quale non ho molto da aggiungere in più - che parlava, per quel che riguarda le Partecipate dirette, del fatto che interessate da tale disposizione, se non ci fossero modifiche, sarebbero CSP, probabilmente la FinPiemonte S.p.A. (ma qui si è concentrata l'attività emendativa di tutte le Regioni perché sono almeno 13, se non ricordo male, le finanziarie regionali molto simili a Finpiemonte S.p.A che, per effetto di questo decreto, o comunque per effetto di una sua interpretazione, potrebbero entrare nella procedura), IPLA, IMA Piemonte, Pracatinat, Sviluppo Piemonte Turismo. In totale, i dipendenti a tempo indeterminato per quel che riguarda queste Società sono un numero piuttosto elevato perché parliamo di un numero molto vicino ai 200 dipendenti.
Io però davvero chiederei l'onestà intellettuale di attendere, anche per evitare l'allarmismo. Voi avete ricevuto l'istanza, ma io personalmente ho parlato con i Dipendenti di IPLA, questa mattina: è evidente che i dipendenti delle Società partecipate che potrebbero rientrare tra quelle che devono essere sciolte sono in agitazione. Per evitare allarmismo e per fare uno studio serio, occorre davvero aspettare la riconversione.
Non è per sfuggire al tema: è un tema che ci interessa e che, sotto certi aspetti, avevamo già iniziato ad affrontare; anche il piano di riorganizzazione delle Partecipate dev'essere evidentemente rivisto alla luce di questo decreto. Ci sono tutta l'attenzione e il lavoro della Giunta concentrati su questo tema, ma non credo che il question time, peraltro possa essere la sede giusta per affrontare tutte le problematiche connesse.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione a risposta immediata n. 1211 presentata dal Consigliere Biolé, inerente a "Informazione preventiva alla popolazione piemontese sul trasporto via ferro del materiale solido dei depositi di Saluggia verso la Francia"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1211, presentata dal Consigliere Biolé, che ha la parola per l'illustrazione.



BIOLE' Fabrizio

Naturalmente l'interrogazione verte sull'argomento già introdotto a inizio seduta, questa mattina. C'è stato - a quanto mi risulta - un nuovo ulteriore passaggio di treno con un paio di vagoni cosiddetti "Castor" che trasportano scorie radioattive che, secondo l'accordo firmato dai Governi italiano e francese nel 2006 a Lucca, ha attraversato buona parte del territorio piemontese (ma non solo, anche una parte di quello lombardo) per poi proseguire da Bardonecchia, tramite il Traforo, verso la Francia nella direzione di La Hague, in Normandia. Questo trasporto è avvenuto nel corso della notte passata.
Avevamo già sollevato la problematica, inizialmente nel febbraio del 2011 e poi, successivamente, alla fine della primavera 2011 in occasione degli altri due trasporti che - a quanto a noi noto - sono già stati effettuati. Il motivo è molto semplice, quello relativo all'informazione preventiva o, meglio, alla non-informazione preventiva alla popolazione residente sui territori interessati dal passaggio e - a quanto pare - anche ad alcuni Amministratori; esprimo questo dato in termini dubitativi, in quanto non è una cosa sicura, almeno non per quanto riguarda questo ultimo passaggio.
In più ieri, quando è avvenuto il deposito di questo nostro atto, si sono aggiunti alcuni ulteriori elementi che ovviamente non erano alla conoscenza dei sottoscrittori dell'interrogazione: il fatto, cioè, che questo materiale sia stato, credo per 24 ore, esposto al di fuori della stazione di Vercelli - mi pare quindi di poter intendere in un luogo non così protetto - e che, relativamente al passaggio sulla linea della Val di Susa, sia stato interrotto il transito di un treno passeggeri, che proveniva da monte verso valle, per motivazioni che non sono chiare ovviamente ci sono delle ipotesi, ma le motivazioni non sono chiare.
Per questo, quindi, ad inizio seduta avevo chiesto l'intervento diretto del Presidente Cota perché questo combinato disposto di tutti questi elementi che si stanno via a via accumulando mi sembrava - e mi sembra tuttora - piuttosto grave. Come dicevo, avevo già sollevato la problematica e ricordo le risposte dell'Assessore, che vertevano sul fatto che avrebbe chiesto - e lo ha sicuramente fatto - elementi al Ministero dell'Interno (ancora con il passato Governo) per poter dare informazione più dettagliate alla popolazione, senza ottenere un risultato o una risposta vera e propria.
Essendo passati più di 12 mesi, credo che potrebbe essere interessante avere un aggiornamento sull'intera vicenda e anche sui futuri passaggi, che dovrebbero essere ancora dagli otto ai dieci prima della fine dell'anno.
L'interrogazione è finalizzata a sapere - anche se chiaramente questo non è di esclusiva competenza della Regione - su quale canale vengono fornite tutte le informazioni relative al passaggio di questi treni, posto il fatto che i due elementi importanti che ho evidenziato - la fermata di un treno passeggeri e l'esposizione di due veicoli contenenti barre provenienti dal deposito "Avogadro" di Saluggia presso la stazione di Vercelli - aumentano il nostro allarme rispetto a tutta questa vicenda.
Sottolineo semplicemente - questa è una mia considerazione personale se mi è permessa - che gli oltre 300 milioni che l'Italia spenderà per il completamento di questa operazione sono comunque una cifra piuttosto elevata, contando che entro pochi anni queste barre, di poco meno pericolose di quanto lo siano adesso, ritorneranno in Italia e che nonostante entro il 2008 avrebbe dovuto essere individuato in via definitiva il deposito nazionale strategico, non è stata fatta alcuna scelta a livello nazionale e nemmeno come suggerimento da parte della Regione.
Mi dispiace che non ci sia stata questa volontà di rispondere direttamente, o di chiedere direttamente un'informativa, da parte del Presidente, ma è chiaro che continueremo a insistere, perché ci sembra che i cittadini debbano avere assolutamente tutte le informazioni corrette per poter decidere; di sicuro una circolare pubblicata il giorno prima dei siti di alcune delle Prefetture interessate ci sembra tutto meno che informazione preventiva.
Grazie.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ravello per la risposta.



RAVELLO Roberto Sergio

Grazie, Presidente.
Anzitutto, premettiamo che, nel pieno rispetto di quanto dice la legge anche questa Amministrazione è stato tenuta informata del riavvio (da parte delle prefetture interessate) della campagna di trasferimento in Francia del combustibile irraggiato presente e stoccato nelle piscine del deposito Avogadro di Saluggia e della centrale Fermi di Trino.
Lei sa certamente che sono le Prefetture ad essere i soggetti competenti alla predisposizione dei piani d'informazione alla popolazione ai sensi del decreto legislativo n. 230 del 1995, e forse le è sfuggito che questo piano di comunicazione, cioè il piano di comunicazione relativo al programma di trasporti di combustibile nucleare irraggiato dalla centrale elettronucleare Enrico Fermi di Trino e dal deposito Avogadro di Saluggia all'impianto di La Hague in Francia, è stato predisposto e pubblicato sui siti istituzionali delle Prefetture stesse.
Questo piano contiene indicazioni molto dettagliate sulle modalità di trasporto, sulle previsioni del piano di emergenza provinciale per il trasporto di combustibile irraggiato, sugli interventi di primo soccorso in caso di incidente di emergenza e sull'informazione alla popolazione sulle norme di comportamento da tenere in caso di emergenza radiologica.
Visto che non è la prima volta che ci troviamo a trattare di questo tema non potrà aver dimenticato che in altre occasioni la Regione, tramite il sottoscritto, aveva confermato a questa Assemblea la volontà di voler contribuire attivamente all'effettuazione di una corretta informazione alle popolazioni interessate, e si è quindi data disponibile e ha fattivamente collaborato con le prefetture per la divulgazione e, ovviamente, questo successivamente alla predisposizione del documento poi pubblicato sui siti delle prefetture stesse.
Quindi, abbiamo dato come Regione un pieno e puntuale contributo alle Prefetture, con le quali si è lavorato in perfetta sintonia per la redazione e la divulgazione di tutte le informazioni che la legge prevede siano date. Ma per l'ennesima volta è forse opportuno richiamare il procedimento seguito dall'Amministrazione regionale per rilasciare l'intesa sulla pianificazione provinciale di emergenza, così come previsto dal decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 10 febbraio 2006 cioè le linee guida per la pianificazione di emergenza per il trasporto di materie radioattive e fissili in attuazione dell'articolo n. 125 del decreto n. 230.
Per il rilascio dell'intesa regionale, la Direzione regionale Ambiente ha organizzato un incontro nel gennaio dello scorso anno, al quale sono state invitate tutte le Amministrazioni locali interessate. Questo incontro si è svolto al fine di fornire tutte le eventuali osservazioni che fossero state ritenute utili sui piani di emergenza predisposti dalle Prefetture e già precedentemente trasmessi.
Tutte le Amministrazioni locali interessate, cioè Province e Comuni per un totale di cinque Province e ben 166 Comuni, hanno partecipato a questo incontro, al quale hanno partecipato anche rappresentanti della Sogin e del trasportatore autorizzato, cioè il MIT nucleare, oltre che dell'ARPA e, ovviamente, funzionari della Direzione regionale Ambiente. In quell'occasione sono stati forniti da parte di Sogin, del trasportatore e dell'ARPA alle Amministrazioni presenti rappresentate, tutti i riscontri rispetto alle richieste di chiarimento sulle modalità di svolgimento delle operazioni di trasporto e sulle modalità di predisposizione dei paini di emergenza.
Successivamente, nella deliberazione della Giunta regionale del 19 gennaio 2011, quella relativa ai piani provinciali di emergenza predisposti dalle Prefetture di Alessandria, Asti, Novara, Torino e Vercelli per il trasporto di combustibile nucleare irraggiato dal deposito Avogadro di Saluggia, dalla centrale nucleare di Trino all'impianto di La Hague, è stato espressamente richiesto alle Prefetture che la Regione fosse portata a conoscenza con sufficiente preavviso, insieme alle Amministrazioni locali interessate, delle attività di trasporto di quel materiale. Questo a dimostrazione del fatto che a cominciare dal primo trasporto (oggi siamo al terzo su dieci programmati) le Amministrazioni interessate sono state tutte informate circa le modalità e le procedure del trasporto e sulla relativa pianificazione di emergenza.
A conferma di questo, non le sarà sfuggito, dopo una scorsa della rassegna stampa di oggi, che forse la principale Amministrazione locale interessata, cioè il Comune di Saluggia, per bocca del Sindaco dichiara di essere stata informata delle operazioni (cito un virgolettato, "afferma quindi che nei confronti del Comune di Saluggia la trasparenza è esistita") e poi si lascia andare ad una valutazione, peraltro pianamente condivisa dal sottoscritto, secondo cui la pubblicizzazione delle date di questi viaggi in Italia probabilmente rappresenta un problema - continuo a citare poiché diventerebbe un pretesto per mettere in piedi quelle che lui definisce "sceneggiate politiche".
Tuttavia, dicevo che, a percorso invariato (in questo viaggio il percorso è stato il medesimo che era stato definito in occasione dell'incontro del gennaio scorso), è ovvio che gli effetti delle consultazioni del gennaio scorso permangono in valore e in efficacia e non si è ritenuto fattibile riunire di nuovo quasi duecento persone nelle poche ore che hanno preceduto il viaggio al solo fine di discutere dell'orario del transito.
Per quanto riguarda, invece, la comunicazione alla popolazione degli estremi del trasporto in oggetto, immagino - ma lei lo ha, credo confermato - che con tali termini abbia voluto intendere esplicitamente la data di effettuazione dei trasporti. Ricordo che il 28 giugno dello scorso anno questa Amministrazione ha ritenuto che una corretta e completa informazione preventiva alla popolazione potesse far comprendere l'inopportunità di bloccare il transito dei convogli e contribuire al necessario svuotamento di significato delle strumentalizzazioni e pertanto, ha richiesto al Ministero competente, cioè al Ministero dell'Interno, di valutare l'opportunità di procedere anche con la comunicazione delle eventuali date di effettuazione dei trasporti.
In assenza di un riscontro positivo da parte del Ministero, la Regione non ha avuto, non ha e non avrà la facoltà di comunicare preventivamente le date dei trasporti, ma - fortunatamente gli eventi servono proprio perch anche gli amministratori maturino ulteriore esperienza - ritengo che, anche alla luce dei recenti accadimenti, quelli che mi portano quest'oggi a discutere di questa sua interrogazione, il mantenimento di un rigido standard di sicurezza e di riservatezza sia ampiamente giustificato, poich finalizzato nient'altro che a garantire la massima sicurezza delle operazioni di trasporto e delle popolazioni che vivono nei territori interessati. Per cui, è del tutto ragionevole che il Ministero non abbia ritenuto opportuno procedere con una modifica delle norme di riferimento che consentisse alla popolazione di essere messa a conoscenza anche della data e dell'ora precisa del trasporto.
Questo mi pare particolarmente evidente, considerate le manifestazioni assolutamente ingiustificabili e inqualificabili da nessun punto di vista che si sono tenute, e che hanno irresponsabilmente rischiato di compromettere i dovuti standard di sicurezza che sono da tutti, mi auguro richiesti e pretesi.
Rispetto ad alcune richieste di chiarimenti che il Consiglio regionale ha avanzato questa mattina - mi scuso, Presidente, se sforerò nei tempi, ma credo che questo sia concordato, anche in relazione ad una richiesta di comunicazioni avanzata al Presidente e alla Giunta - credo di poter fornire alcune risposte, precisando che le modalità di trasporto avvengono in diverse fasi.
La prima fase prevede il trasporto su strada interno al comprensorio dal deposito Avogadro all'impianto EUREX Sogin.
La seconda prevede il trasporto su strada dall'impianto EUREX Sogin al nodo di scambio di Vercelli.
La terza prevede il trasferimento dei contenitori dai mezzi stradali sui carri ferroviari presso il nodo di scambio intermodale di Vercelli.
La quarta prevede il trasporto su ferrovia dal nodo di scambio intermodale di Vercelli alla stazione ferroviaria di Vercelli.
La quinta prevede il trasporto su ferrovia dalla stazione ferroviaria di Vercelli fino al confine della provincia di Vercelli.
La sesta e ultima fase prevede, dal confine della Provincia sino al confine italo-francese di Bardonecchia, il trasporto su ferrovia.
Abbiamo fatto tutte le opportune verifiche, anche in relazione a quanto da lei segnalato questa mattina, e a questa Amministrazione risulta che il convoglio sia stato fermo presso la stazione di Vercelli non per oltre un'ora, ma per un massimo di 15 minuti, per motivi puramente tecnici e ampiamente programmati e previsti.
In riferimento, invece, all'incrocio col treno passeggeri fermato presso la stazione di Bussoleno, risulta che la misura - cioè il fermo del treno passeggeri - sia stata assunta assolutamente ragionevolmente dall'autorità di pubblica sicurezza e che questa non abbia comportato l'inottemperanza della prescrizione di divieto di incrocio di treni passeggeri, poiché questa vale solo in fase di transito, e ciò non è avvenuto.
Rispetto ad un'altra sollecitazione richiamata dall'Aula questa mattina, relativa alle possibilità di nuovi trasporti nel mese di agosto posso comunicare che allo stato attuale all'Amministrazione regionale non risulta che siano programmate tali attività in agosto.
Si ritiene anche tecnicamente difficile il verificarsi di tale ipotesi in ragione del fatto che, per effettuare le operazioni di carico, scarico e trasporto, sono richiesti almeno 45 giorni di tempo.
Ritengo appaia del tutto evidente che le azioni e i comportamenti messi in atto prima del verificarsi dei fenomeni denunciati anche dagli organi di stampa avvenuti tra la serata di ieri e questa notte, hanno avuto come unico scopo quello di garantire la massima sicurezza della popolazione e degli abitati interessati dal transito di questi convogli. E, nonostante i tentativi di boicottaggio, a conferma proprio della validità dei protocolli di sicurezza predisposti, tutte le operazioni si sono sempre svolte nel massimo della sicurezza.
Giova ricordare che tali operazioni risultano peraltro fondamentali per completare il percorso avviato, che mi auguro nessuno si senta di mettere in discussione, di smantellamento e di bonifica dei siti nucleari presenti in Piemonte.
Anche in ragione di ciò, quindi, appare decisamente incomprensibile la polemica che accompagna ogni trasporto di materiale irraggiato in uscita dal nostro Paese.
Rilevo, per l'ennesima volta, un certo paradosso: se riterrei comprensibile, sebbene non condivisibile, una manifestazione di dissenso rispetto all'ingresso nel territorio regionale e nazionale di materiale radioattivo, ritengo assolutamente inspiegabile le manifestazioni di dissenso, le speculazioni talvolta anche particolarmente virulente rispetto ad operazioni che questo materiale lo portano oltre i nostri confini per il suo dovuto trattamento.
Peraltro, mi sento di poter confermare la necessità che si mantengano gli standard di riservatezza che ho richiamato poco fa, poiché credo si possa ormai confermare come, attraverso la richiesta di informazioni e di trasparenza, pienamente garantita alle Amministrazioni pubbliche interessate, talvolta vi possa essere il malcelato tentativo di strumentalizzare e di speculare sulle azioni legate al percorso di decommissioning, che, tra l'altro, non fanno che alimentare inutili tensioni anche sul piano dell'ordine pubblico.
Continuo a faticare nel mio sforzo di comprendere le ragioni di queste polemiche, perché se da una parte è evidente che esistano frange che approfittano di queste operazioni per condurre azioni anche illegali in un territorio - quello della Val di Susa - già sufficientemente danneggiato da certe manifestazioni violente, dall'altra è del tutto incomprensibile l'atteggiamento con il quale ci si accusa - e le agenzie di stampa lo riportano inequivocabilmente - di omertà e si accusa di omertà chi gestisce un'operazione essenziale dal punto di vista della salute pubblica e dal punto di vista della tutela ambientale, per portare a compimento il programma di smantellamento dei siti nucleari presenti in Piemonte.
Auspico quanto prima un confronto di merito sul tema del percorso delle decommissioning, perché se queste azioni sono finalizzate a metterlo in discussione e a rivedere anche questa politica, condivisa peraltro con tutte le Amministrazioni territoriali interessate oltre che con i Ministeri competenti, io credo che sia giunto il momento di giocare a carte scoperte e di dirlo chiaramente, senza nascondersi dietro qualunque altro atteggiamento poco comprensibile, oltre che assolutamente non condivisibile.



PRESIDENTE

Consigliere Biolé, non è prevista replica. Su cosa chiede di intervenire?



BIOLE' Fabrizio

Presidente, sono consapevole che non sia prevista replica. Mi era sembrato di aver inteso, mentre interveniva l'Assessore Ravello, che, oltre alla risposta, avrebbe unito anche la parte relativa ad un'informativa diretta, e lo ha fatto.
Chiedevo, dunque, se era possibile intervenire, anche solo per un breve tempo, per una piccola precisazione. Grazie.



PRESIDENTE

Non siamo nemmeno in seduta ordinaria, posto che è in corso il question time, per cui non è possibile intervenire in tal senso.
Sulla comunicazione si è espresso in seduta ordinaria questa mattina e il Consiglio non ha condiviso.
Come lei sa, questa è una seduta dedicata alla trattazione del sindacato ispettivo, per cui non si può aprire un dibattito. In seduta ordinaria non è più possibile avanzare proposte, né oggi né venerdì, perch questo attiene al Regolamento.
Tuttavia, visto che il tema è rilevante, invito la Giunta regionale a valutare, se possibile, in un prossimo Consiglio - ne potremmo discutere nel corso della Conferenze di Capigruppo di mercoledì - un'ulteriore breve comunicazione, che potrà dare anche la possibilità...



RAVELLO Roberto Sergio

Non ho nient'altro da aggiungere: tutto quello che c'era da dire, l'ho detto. Lo ripeterò volentieri.



PRESIDENTE

La invito a valutare.
Oggi non possiamo sicuramente andare avanti. Grazie.
Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 16.07 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



(La seduta ha inizio alle ore 16.08)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Costa, Cota e Giordano.
Il numero legale è 29.


Argomento:

b) Problemi funzionamento impianto audio dell'aula consiliare


PRESIDENTE

In seguito all'intervento del Servizio di manutenzione la situazione è peggiorata, perché la postazione del Presidente e dei membri dell'Ufficio di Presidenza non registra la parola.
Solo il Presidente ha il privilegio di poter parlare.
Nella prima e nella seconda fila - da Artesio a Valle e da Motta Angela a Botta Marco - non funziona né la votazione né la parola.
Chi intende intervenire dovrà recarsi ai banchi della Giunta: la parte sinistra potrà utilizzare questo banco, la parte destra quell'altro.
Le votazioni saranno fatte per alzata di mano e i signori Consiglieri Questori dovranno tenere bene i conti.
pervenuta alla Presidenza una proposta sulla quale richiamo l'attenzione. I nostri lavori continueranno fino alle ore 19 e la seduta convocata per le ore 20 verrà anticipata alle ore 19.05 (per permettere la rilevazione dei congedi e l'apposizione delle firme) e terminerà alle ore 21.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Proseguimento esame proposta di legge n. 86, inerente a "Disposizioni per la promozione del riconoscimento della lingua dei segni italiana e per la piena partecipazione delle persone sorde alla vita collettiva"


PRESIDENTE

Riprendiamo ad esaminare la proposta di deliberazione n. 86, di cui al punto 3) all'o.d.g.
Emendamento rubricato n. 3) presentato dai Consiglieri Cursio, Boeti Negro, Goffi, Stara: dopo l'articolo 1 (Finalità) della proposta di legge n. 86 è inserito il seguente articolo 1 bis: Articolo 1 bis (Diritti dei bambini sordi) 1. La Regione Piemonte riconosce carattere prioritario alla diagnosi ed alla cura delle sordità che colpiscano i neonati e promuove l'uso di tutte le tecniche, metodi ed impianti protesici che possano consentire al neonato di percepire gli stimoli sonori provenienti dal mondo esterno, consentendogli un normale e naturale sviluppo.
2. In conformità a quanto previsto dal Piano Sanitario Regionale, la rete audiologica regionale predispone ed organizza programmi finalizzati alla diagnosi ed al trattamento precoce dei difetti di udito neonatale affinché, attraverso vie naturali o mediante l'impianto di protesi, si abbia la percezione dei suoni e dei rumori.
3. A tutti i neonati che possono presentare un rischio di manifestare la compromissione parziale o totale dell'udito, la Regione Piemonte mette a disposizione tutte le necessarie pratiche diagnostiche al fine di individuare il danno riscontrato.
4. A tutti i neonati a cui sia stata riscontrata un'alterazione alle vie uditive, la Regione Piemonte concede assistenza e supporto nonché le terapie mediche e chirurgiche, al momento conosciute in modo che ad essi si renda possibile percepire gli stimoli provenienti dal mondo esterno.
L'emendamento è dato per illustrato Procediamo con la discussione generale sull'emendamento.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Artesio; ne ha facoltà.



ARTESIO Eleonora

Grazie.
L'emendamento che il collega Cursio ha predisposto, cui hanno aderito altri Consiglieri, introduce una lineare descrizione di quello che potrebbe essere il percorso della condizione di sordità, ma lo fa esclusivamente in riferimento all'età neonatale.
In realtà, tutta la nostra discussione, compresa l'indicazione di prevalenza del ricorso alla lingua dei segni, da parte di coloro che sostengono questa tesi, e le statistiche sull'uso della lingua dei segni che qualche collega del Consiglio ha voluto citare, pecca di un difetto di origine: ragioniamo come se le tematiche fossero esclusivamente confinabili all'età neonatale e alle scelte successive di risoluzione e di adattamento.
In realtà, la condizione della sordità è una condizione che pu intercorrere anche in età adulta e matura, a conseguenza di diversi tipi di patologie, a conseguenza di diversi tipi di traumi e a conseguenza di processi di invecchiamento. Questo rende ancora più articolata e complessa la condizione esistenziale e le scelte di comportamento delle persone sorde, proprio perché a tutti è comprensibile che il linguaggio dei segni se acquisito in età adulta, a seguito di una vita vissuta nell'oralismo e nella comunicazione ordinaria, ha delle caratteristiche affatto differenti sicuramente molto meno vissuta come entità cultura e linguistica, con proprie regole e con propria sintassi, ma molto più vissuta come processo di adattamento, rispetto ad una condizione insorta nel corso della vita.
Il collega affronta un tema ragionevole e specifico ma, sullo sfondo della questione più generale questo Consiglio non se ne è voluto occupare.
Non abbiamo ragionato della sordità in età adulta, e questo già dimostra tutta la parzialità della nostra discussione, e poi, percorrendo i commi dell'articolo stesso, si sofferma, in maniera puntuale com'è nelle competenze di una professione sanitaria quale quella del collega Cursio nel sottolineare quali sono le condizioni che oggi fanno ancora da impedimento, perché la scelta condivisa, che la famiglia e i sanitari conducono in ordine all'intervento chirurgico, possa trovare tutte le condizioni, le più favorevoli.
So che nel corso della nostra discussione, io stessa sono stata invitata a firmarlo, alcuni colleghi, in particolare componenti della Commissione sanità, hanno predisposto un ordine del giorno, che in gran parte ripercorre le preoccupazioni che il collega ha voluto iscrivere in quest'articoloi.
Personalmente ho sottoscritto quell'ordine del giorno, ma è un'azione sempre di conseguente inseguimento, per cercare di raddrizzare una proposta di legge che nasce troppo parziale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Stara; ne ha facoltà.



STARA Andrea

Intervengo anch'io su questo tema, perché mi sembra che siamo ben lontani dal considerare le ragioni illustrate da parte dei contrari a questo provvedimento. Non solo dei contrari in Aula, ma anche di quelle contenute nei documenti arrivati via posta a tutti i Consiglieri.
Da questo punto di vista, l'emendamento del collega Cursio tocca il tema in maniera parziale ed evidenzia gli attuali limiti esistenti. Ancora una volta lo ritengo sbagliato nell'introdurlo in questo provvedimento di legge.
Mi sento di intervenire, quindi, per riproporre i temi in discussione.
Immagino che il collega Cursio abbia individuato questo intervento e questo articolato con questo scopo, ma purtroppo ci avviamo all'approvazione di un provvedimento che creerà molti strascichi.
Mi soffermerò, via via, anche sugli altri articoli, ma l'articolo 6, in particolare, raccoglie molti elementi negativi su questo provvedimento.
Grazie.



PRESIDENTE

Non essendoci altre richieste di intervento, procediamo con le dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Artesio; ne ha facoltà.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
In coerenza con quanto prima dichiarato, voterò a favore della proposta di emendamento, articolo integrativo 1 bis, avanzata dal collega Cursio.
Tutto questo, però, non mi esime dal dire che l'insieme dell'impianto legislativo, che si evince da questo nostro dibattito e dai successivi interventi in Consiglio regionale, avrà un esito terribilmente claudicante.
Non si otterrà il risultato di coloro che attraverso la predisposizione della legge volevano promuovere una lingua minoritaria, che non è nelle possibilità di un'assemblea legislativa locale, quale quella piemontese.
Non si costruirà una legge di esigibilità dei diritti delle persone sorde comunque esse risolvano il problema di adattamento rispetto alla condizione uditiva, perché se ne parla per singole tranche, per singole fasi della vita e per singole relazioni con i servizi.
Per questo motivo, nonostante i lodevoli sforzi, non stiamo davvero coltivando e rappresentando gli interessi delle persone sorde.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Stara; ne ha facoltà.



STARA Andrea

Grazie.
A qualcuno può anche dare fastidio questa metodologia, però ognuno interviene nelle battaglie in cui crede.
Personalmente credo che occorra avere rispetto degli interventi di tutti, compresi quelli di chi sta cercando di raccogliere considerazioni articolate e complesse che ci sono pervenute.
L'obiettivo è di provare ad addivenire ad un miglioramento complessivo del testo di legge, partendo da una contrarietà. Anch'io nella dichiarazione di voto sosterrò l'emendamento, ma ricordando che l'impianto della legge sta producendo una frattura nel mondo dei sordi. Ancora oggi abbiamo ricevuto notevoli sollecitazioni su quelli che sono i rischi di un'approvazione di una legge regionale che non si inserisce in un quadro nazionale.
Anche su questo ci sono delle riflessioni da riproporre da questo punto di vista, perché è un argomento delicato e mi sembra che alla fine nonostante si siano tenuti dei passi soprattutto con un emendamento approvato che toglie la dignità di riconoscimento linguistico, permangono seri dubbi sull'utilità di questo provvedimento.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Boeti; ne ha facoltà.



BOETI Antonino

Grazie, Presidente.
Faccio la dichiarazione di voto, perché a differenza di una parte del mio Gruppo, voterò a favore di quest'articolo 1 bis presentato dal Consigliere Cursio.
Lo faccio, perché mi sembra che questi quattro punti che il collega Cursio ha indicato siano punti di estremo buonsenso, che peraltro non contrastano nemmeno con l'ipotesi di approvazione della legge così come si prospetta in quest'Aula consiliare oggi pomeriggio.
Quando il Consigliere Cursio dice che la Regione Piemonte riconosce il carattere prioritario alla diagnosi e alla cura delle sordità che colpiscono i neonati e illustra tutte le tecniche e i metodi di impianti protesici che possono consentire al neonato di percepire gli stimoli, dice una cosa che avviene in questo momento nei nostri ospedali.
un ragionamento che abbiamo già fatto. Il bambino viene sottoposto all'età di quattro mesi ad un test, la diagnosi può essere effettuata a sei mesi dalla nascita ed entro due anni deve essere eseguito l'intervento chirurgico - naturalmente nei bambini che possono essere sottoposti a questo tipo di intervento, perché per una piccola percentuale questo non è possibile - che modificherà in maniera importante la loro vita, e la modificherà in meglio.
Quest'articoloi 1 bis dice delle cose che non contrastano con l'approvazione del disegno di legge, che prevede la valorizzazione della lingua dei segni, ma parla di questioni quasi esclusivamente mediche.
Credo che il Consiglio regionale potrebbe votare quest'emendamento indipendentemente dal merito e dal risultato finale.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Carossa; ne ha facoltà.



CAROSSA Mario

Grazie, Presidente.
Il parere è contrario. Mi permetto di utilizzare solo dieci secondi per dire che un articolo 1 bis di emendamento alla proposta di legge regionale relativa al riconoscimento della lingua italiana dei segni che faccia riferimento, nei suoi quattro commi, esclusivamente a questioni sanitarie non riguarda il riconoscimento della lingua italiana dei segni.
per questo che non possono avere parere favorevole, pur comprendendo le posizioni cui abbiamo cercato di venire incontro in tutte le maniere anche con l'ordine del giorno che è stato presentato.



PRESIDENTE

Grazie, collega Carossa.
Indico la votazione palese, per alzata di mano, sull'emendamento rubricato n. 3).
Il Consiglio non approva.
ARTICOLO 2 Emendamento rubricato n. 4) presentato dai Consiglieri Cursio, Boeti Goffi, Stara: Articolo 2 (Principi ed ambiti dell'azione regionale).
E' previsto un emendamento 01 "Comma 01 Ogni malformazione che comprometta in tutto o in parte l'udito deve essere trattata dal Sistema Sanitario Regionale utilizzando tecniche, metodi e protesi idonee a rimuovere o a contenere il danno riscontrato".
Ha chiesto la parola il Consigliere Boeti; ne ha facoltà.



BOETI Antonino

Illustro l'emendamento n. 4) all'articolo, nel quale il primo firmatario ha scritto: "Ogni malformazione che compromette in tutto o in parte l'udito deve essere trattata dal sistema sanitario regionale utilizzando tecniche, metodi e protesi idonea a rimuovere o a contenere il danno riscontrato".
Quest'emendamento riprende l'ordine del giorno che è stato firmato in maniera abbastanza ampia da maggioranza e opposizione.
L'ordine del giorno presentato dalla Consigliera Spagnuolo dice non ci deve essere lista d'attesa per quanto riguarda le tecniche chirurgiche riprendendo il concetto di base, cioè che le malformazioni - questa non è una malformazione ma è un deficit che compromette l'udito - devono essere trattate dal sistema sanitario regionale. Nella prima fase, se è possibile che questo deficit venga curato con tecniche che permettano - non dico l'eliminazione, perché questo non è - il ridimensionamento del deficit stesso, perché è chiaro che la lingua dei segni ha consentito a molte persone di vivere una vita quasi normale, di essere integrati nella società, ma certamente una tecnica chirurgica, un impianto cocleare probabilmente offrono prospettive diverse ai bambini che vengono sottoposti a questa tecnica chirurgica.
Per questo penso che l'idea di continuare a consentire così com'è stato e non può essere diversamente - la lingua dei segni, utilizzandola come tecnica a disposizione dei cittadini sordi aggiunta al resto, avrebbero consentito di evitare un disegno di legge che continuo a pensare che questo Consiglio regionale avrebbe potuto evitare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Stara.



STARA Andrea

Faccio un po' le veci del collega Cursio.
Alla fine, quest'emendamento ripropone nella legge quanto la collega Spagnuolo ha annunciato nell'ordine del giorno.
Mi rendo conto che si voglia tenere separati gli argomenti sanitari dal provvedimento, però, da questo punto di vista, rappresenterebbe un segnale importante e un preciso impegno, assunto per legge, rispetto a quell'ordine del giorno, che, in sostanza, ci ha visti firmatari all'unanimità, perch non può che vederci tutti favorevoli.
Da questo punto di vista, credo possa essere votato da tutti, anche per l'impegno che per legge assumerebbe questo tipo di intervento di tecniche e protesi idonee a rimuovere i danni riscontrati.



PRESIDENTE

Grazie.
Emendamento rubricato n. 6) presentato dai Consiglieri Cursio, Boeti Negro,Goffi, Stara: Articolo 2 (Principi ed ambiti dell'azione regionale). è aggiunto e precede il testo del comma 1 1. In tutti quei casi in cui non sia possibile individuare un percorso terapeutico atto a favorire il recupero delle capacità percettive uditive la Regione ......
Tale emendamento è dato per illustrato.
Emendamento rubricato n. 18) presentato dai Consiglieri Artesio, Boeti Stara, Negro, Buquicchio, Cursio, Goffi: Articolo 2 comma 1, dopo le parole "... della lingua orale e scritta" sostituire "promuove altresì ... ... della LIS" con "predispone e organizza un percorso programmato finalizzato alla diagnosi e al trattamento precoce dei difetti di udito neonatali a tal fine impiegano la Rete Audiologica".
La parola alla Consigliera Artesio per l'illustrazione.



ARTESIO Eleonora

L'emendamento rubricato n. 18) interviene nella correzione dell'articolo 2, quindi siamo agli esordi delle possibili modifiche di questo articolato.
Ovviamente, è un emendamento che ho predisposto in coerenza alla posizione che qui sto sostenendo, la quale pretenderebbe di parlare delle persone sorde e non della modalità con la quale si riconoscono, dal punto di vista della comunicazione, come comunità.
Come ho cercato di spiegare in discussione generale, la politica pubblica ha il compito di garantire le parità di accesso alle persone e non di registrare - peraltro non è competenza del Consiglio regionale - né di cristallizzare, una modalità con la quale si costituisce un gruppo o una comunità di riferimento sulla base di un linguaggio.
Quindi, l'intero lavoro sull'articolo 2, a cominciare dall'emendamento rubricato n. 18 fino a quelli che seguiranno, è costruito esattamente intorno al tema dell'equivalenza. Cioè l'equivalenza di responsabilità delle politiche sanitarie, scolastiche, lavorative e culturali nel garantire la piena partecipazione delle persone sorde, qualunque sia stata la loro modalità di adattamento.
Quindi, sostituendo le parole "promuove altresì", introduco un discorso di carattere generale e in quanto tale inclusivo di tutte le condizioni.
Questo discorso richiede agli enti pubblici di predisporre e organizzare percorsi programmati, finalizzati alla diagnosi e al trattamento precoce dei difetti di udito neonatali. Faccio riferimento alla valorizzazione di una competenza professionale terribilmente oscurata, che è stata ricordata esclusivamente nel dibattito in Commissione sanità. Qui abbiamo parlato di esperienze di comunità, di professionalità degli interpreti della lingua dei segni, di sperimentazioni didattiche particolari, di esperienze precedenti, come, ad esempio, le condizioni delle scuole speciali e dell'istituto dei sordomuti, ma abbiamo completamente omesso di parlare di coloro che, quotidianamente, oggi assumono, fin dal momento della nascita, attraverso gli screening neonatali, la questione del rapporto del sistema pubblico nei confronti delle persone sorde. Sono professionisti che hanno costruito loro reti professionali, rispetto alle quali, se volessimo leggere la documentazione ricaveremmo anche dati illuminanti. Soprattutto, sono dati che ci raccontano delle proporzioni sui diversi modi con i quali le persone si relazionano al tema sordità, quindi faccio riferimento alla Rete Audiologica.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Artesio.
Emendamento rubricato n. 37) presentato dai Consiglieri Stara, Cerutti Artesio: articolo 2 comma 2, è così sostituito "La Regione garantisce la piena integrazione delle persone sorde mediante la garanzia organizzativa ed economica dell'applicazione dei LEA e delle leggi di riferimento".
La parola alla Consigliera Artesio per l'illustrazione.



ARTESIO Eleonora

Quest'emendamento è estensivo di quello che ho appena terminato di illustrare. Cioè, riguarda la necessità, se questa mai fosse stata la volontà politica di questo Consiglio, di tutelare, rendendoli esigibili, i diritti delle persone sorde. In tal caso, avrebbe dovuto prendere in considerazione, da un lato, le condizioni legislative del nostro paese e dall'altro, gli ostacoli che si frappongono alla loro piena realizzazione.
Rispetto a questi ostacoli, ne individuo alcuni, ad esempio nella possibilità di garantire in modo produttivo la regolare frequenza di tutto il percorso formativo.
veramente curioso che l'Amministrazione regionale, laddove addivenisse all'approvazione di questa legge, si preoccupi, fin nella fase prescolastica, perché ancora è tale nella nostra legislazione, quella degli asili nido, di garantire la possibilità dell'apprendimento della Lingua dei segni e non si preoccupi questa Amministrazione regionale di garantire l'accesso ai servizi prescolastici. Tranquillamente si bea sulle liste d'attesa e dell'esclusione di percentuali equivalenti al 75% delle famiglie richiedenti la frequenza scolastica dei propri figli, però si preoccupa della possibilità di agevolare l'apprendimento della lingua dei segni.
Soprattutto, volendo restare al tema dei diritti esigibili delle persone sorde, non possiamo restare insensibili di fronte al fatto che quest'Amministrazione regionale registra - questo è quanto avviene - una progressiva riduzione dei posti di sostegno in età scolare, che questa Regione ha cercato di affrontare con il provvedimento "più sviluppo e più occupazione", in cui ha inserito, con un certo ardire, anche dal punto di vista della coerenza logica, un piano di investimento per l'assunzione degli insegnanti.
Proseguirò nel passo successivo.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Artesio.
La parola al primo firmatario, Consigliere Stara, al quale ricordo che ha tre minuti a disposizione.



STARA Andrea

Nel tempo disponibile vorrei anche un po' ricordare l'emendamento precedente, quello rubricato n. 18), che ritengo particolarmente importante.
Credo - e lo chiedo a tutti i colleghi - non ci sia motivo di non intervenire in legge con quest'emendamento. Può essere anche un elemento distensivo nel prosieguo dei lavori.
Tale emendamento recita: "Predispone e organizza un percorso programmato finalizzato alla diagnosi e al trattamento precoce dei difetti di udito neonatali e a tale fine impiegando la Rete Audiologica".
Riprendo anch'io tutto il collegamento. Alla fine, al di là delle diagnosi precoci e degli interventi di protesi, c'è la necessità di intervenire nella rete dei servizi, affinché pianifichino bene la complessità della situazione, in questo caso, di chi è colpito da sordità per fare in modo di individuare, al di là degli interventi sanitari, tutte le azioni di supporto, che, ad oggi, questa legge prevede solo ed esclusivamente nei confronti del metodo della LIS.
Quindi, varrebbe la pena dare dignità a tutti i metodi, a tutte le modalità, anche agli interventi del servizio scolastico, promuovendo non solo la LIS, ma tutte quelle attività che possano fornire tutti gli strumenti utili all'inserimento del ragazzo o della persona sorda nella vita di comunità e nella società. Quindi credo che quel grosso pezzo che si intende fare oggi con questa legge non si fa e rimane scoperto per quanto riguarda tutti gli altri strumenti di inserimento nella società di chi invece, non è inserito in quella comunità, che a oggi risulterebbe di appena 23.000 persone.



PRESIDENTE

Grazie, collega Stara.
Emendamento rubricato n. 5) presentato dai Consiglieri Cursio, Negro Boeti, Goffi, Stara: Articolo 2 (Principi ed ambiti dell'azione regionale), comma 2 Dopo le parole "recupero delle capacità uditive" sono aggiunte le seguenti: "e nel prendere atto che non esiste il sordomutismo ma unicamente la sordità, in quanto la condizione di mutismo si manifesta soltanto successivamente all'assenza di stimoli sonori provenienti dal mondo esterno".
I proponenti lo danno per illustrato.
Emendamento rubricato n. 38) presentato dai Consiglieri Stara, Cerutti Artesio: Articolo 2 comma 2 punto a), dopo "tecnologie disponibili" si aggiunge "garantendo altresì presso la struttura sanitaria la regolare accessibilità e frequenza alla riabilitazione nella comunicazione e presso le strutture scolastiche l'adeguato sostegno all'apprendimento".
Ha chiesto la parola la Consigliera Artesio per l'illustrazione; ne ha facoltà.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
Proseguo il ragionamento che avevo iniziato precedentemente sottolineando che questa Amministrazione regionale si dovrebbe preoccupare di tradurre in una dimensione operativa equamente accessibile tutte le opportunità che la legge già consente.
In particolare, quest'emendamento non si sofferma esclusivamente sull'aspetto delle tecnologie, perché se un altro vizio mi posso permettere di rilevare nella nostra discussione, a cominciare dai vizi della mia esposizione, è il fatto che abbiamo troppo spesso contrapposto una modalità di ricorso alle tecnologie rispetto ad una modalità di ricorso alla comunicazione. In realtà, come più volte alcuni di noi hanno ricordato, le forme di educazione all'oralismo e i processi di adattamento delle persone sono ben più ampi e differenti. Possono essere ampi e differenti se noi riusciamo a garantire in maniera adeguata il normale funzionamento delle sedi istituzionali.
Se prima ho parlato in modo specifico della condizione e della frequenza scolastica, in questo comma introduco il dovere a cui si devono richiamare i legislatori, che non è soltanto quello per cui occorre che tutte le persone abbiano un adeguato riconoscimento e legittime forme di tutela per come le leggi lo sanciscono, ma anche di ritenere vincolanti le proprie leggi, perché stiamo vivendo in un Paese curioso, per il quale i diritti esigibili non lo sono in maniera assoluta, ma lo sono limitatamente alle risorse disponibili.
Quindi noi ci troviamo curiosamente ad avere delle persone, ad esempio in condizione di non autosufficienza, per allargare un po' il raggio della nostra discussione, che si vedono riconosciuto dalle leggi il diritto alle cure senza limiti di durata, ma se lo vedono negato dai servizi sanitari e dai servizi socio-sanitari rispetto alla carenza delle risorse.
Quando noi denunciamo questo problema in questo Consiglio regionale, ci sentiamo dire "il mondo è cambiato, c'è la spending review, non vi ricordate i buchi di bilancio che avete lasciato prima", quindi tutta una serie di motivazioni più o meno fondate (ovviamente non mi riconosco sulla terza che ho citato ripetendo a mo' di pappagallo il ritornello che la maggioranza ci propina regolarmente), tuttavia si sopporta tranquillamente che alcuni diritti esigibili non lo siano per mancanza di risorse. Poi si va ad affermare qualcos'altro che non sta nelle competenze di un'Assemblea regionale, cioè il riconoscimento di una lingua minoritaria, senza preoccuparsi delle garanzie di praticabilità delle persone in carne ed ossa, quelle che sono già consentite dalla legge 104, compreso il ricorso al linguaggio dei segni, e che devono essere sempre più garantite attraverso il sostegno scolastico nelle sue diverse forme attraverso gli interventi sanitari, ma si fa una questione di principio di riconoscimento.
uno di quei modi per i quali si pretende di fare bella figura nei confronti degli interlocutori senza assumere responsabilità: è quello che sta facendo questo Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Stara.



STARA Andrea

Grazie, Presidente.
Come ribadito più volte, ritengo che non abbia senso impostare un discorso di sordità inteso come cultura, e credo che questo sia l'elemento essenziale, anche perché i dati che abbiamo ricevuto dagli stessi istituti per sordi ancora esistenti certificano comunque una diminuzione costante e progressiva sempre maggiore degli utilizzatori della cosiddetta LIS.
Riporto un esempio pratico: nel semiconvitto dell'istituto dei sordi di Torino, dal 1998 al 2012, c'è stata una diminuzione di 20 punti in percentuale degli alunni e degli insegnanti, che vanno ancora più a diminuire se si analizzano i dati relativi alle fasce di età più giovani (zero-sei anni).
Quindi la riflessione giusta è quella che varrebbe la pena di impostare un trattamento adeguato per questi bambini, ma anche in altri casi, ovvero che possa essere rivolto a tutti come strumento utilizzabile per tutti. Se a questo aggiungiamo che più del 90% dei bambini sordi nasce da genitori udenti, ci chiediamo come faccia ad esistere il cosiddetto bilinguismo con i dati oggettivi che abbiamo appena ricordato e quindi il 90% delle persone sorde ha genitori udenti; ci chiediamo se per essere bilingue occorre avere pari opportunità linguistiche, cioè essere esposti fin dalla nascita da ambedue le lingue; ci chiediamo se il bambino sordo ha solo il feedback visivo, mentre l'udente ha quello visivo e quello uditivo.
Ecco, questi sono alcuni temi rispetto ai quali aspettiamo ancora delle risposte, perché sollecitate anche in Commissione sanità, però entrando nel merito delle questioni che vengono sollevate. Di risposte, da questo punto di vista, non ne abbiamo ancora ricevute.



PRESIDENTE

Grazie, collega Stara.
Emendamento rubricato n. 26) presentato dai Consiglieri Pentenero, Boeti Reschigna, Motta Angela, Muliere, Lepri, Cursio, Goffi, Stara, Negro: Al comma 2 dell'articolo 2 (Principi ed ambiti dell'azione regionale), dopo la lettera a) è inserita la seguente: "a bis) promuove, tramite l'Assessorato alla Tutela della Salute e Sanità l'eliminazione di ogni lista di attesa inerente l'applicazione degli impianti cocleari;".
Ha chiesto la parola la Consigliera Pentenero per l'illustrazione; ne ha facoltà.



PENTENERO Giovanna

Grazie, Presidente.
Con quest'emendamento intendiamo modificare l'articolo nella direzione che in più occasioni abbiamo espresso, ovvero il fatto che il bambino deve essere preso in carico, devono essere messe in atto tutte le attività a valenza prima di tutto sanitaria e poi tutte le attività di tipo logopedico e quindi riabilitativo affinché possa essere eliminato ogni ostacolo per la piena integrazione e soprattutto possa essere rimosso ogni impedimento per garantire una qualità della vita il più normale possibile.
L'emendamento inserito al comma 2 dell'articolo 2 promuove, tramite l'Assessorato alla tutela della sanità pubblica, l'eliminazione di ogni lista d'attesa inerente all'applicazione degli impianti cocleari.
Con quest'emendamento, intendiamo sottolineare il fatto che l'Assessorato alla tutela della sanità pubblica deve, prima di tutto, dare garanzia della possibilità che siano messi in atto tutti gli interventi possibili perché possa essere eliminata la sordità laddove gli strumenti tecnologici e scientifici oggi lo permettano.
Gli altri emendamenti che abbiamo presentato erano volti a far sì che ci fosse, per quanto è possibile, l'attivazione di tutte le forme di ricerca e di intervento da un punto di vista sanitario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Boeti.



BOETI Antonino

Quando stamattina ho sottolineato il fatto che avrei sottoscritto l'ordine del giorno inerente ai contenuti del disegno di legge e degli emendamenti che avevamo presentato - in un tentativo non dico di mediazione, perché ovviamente non ci sono mediazioni su questo argomento mi riferivo proprio a questo. Noi qui scriviamo "promuove, tramite l'Assessorato alla tutela della salute e sanità, l'eliminazione di ogni lista di attesa inerente l'applicazione degli impianti cocleari". Se volessimo non fare la discussione sull'ordine del giorno, basterebbe che maggioranza e opposizione votassero quest'emendamento - che non modifica l'impostazione del disegno di legge, che ha l'obiettivo di valorizzare la lingua dei segni - ed eviteremmo la discussione sull'ordine del giorno.
L'argomento è quello che abbiamo già toccato e di cui abbiamo parlato stamattina: la sanità deve garantire a tutti i cittadini che hanno bisogno di quello che oggi la scienza e la tecnica mettono a disposizione dei pazienti tutto quello che è necessario perché la loro qualità della vita possa essere migliorata.
Nei prossimi interventi farò qualche riferimento a come questo disegno di legge avrebbe avuto più senso un po' di anni fa. Abbiamo ricevuto della documentazione, per esempio da parte dell'Istituto per i sordi di Torino che indica quanto - a mano a mano che passa il tempo - la LIS sia utilizzata da un numero sempre minore di pazienti nati sordi. Questo, per è un argomento che riprenderemo in occasione della discussione dei prossimi emendamenti.



PRESIDENTE

Grazie, collega Boeti.
Emendamento rubricato n. 19) presentato dai Consiglieri Artesio, Boeti Stara, Negro, Buquicchio, Cursio, Goffi: Articolo 2 comma 2 punto b) sostituire il punto b) con "garantisce un adeguato protocollo sanitario (screening neonatale, diagnosi protesizzazione o impianto coclearie, abilitazione alla parola);".
La parola alla Consigliera Artesio per l'illustrazione.



ARTESIO Eleonora

L'emendamento n. 19) prosegue nella definizione logica e consecutiva degli interventi che valutiamo essere necessari per garantire l'adeguato protocollo di apprendimento dell'oralismo. In modo particolare, il riferimento che qui viene fatto è al percorso neonatale.
In questo caso, quindi, ci limitiamo alla descrizione della fase di inizio-vita e di avviamento ai processi di progressiva acquisizione della comunicazione orale e il riferimento costante che i nostri emendamenti propongono è quello dell'adozione di uno stile di responsabilità da parte dell'Amministrazione regionale.
Dicevo prima che è molto facile ammantarsi di una questione di principio, salvo poi disinteressarsi delle reali conseguenze; ed è in parte quello che io credo avverrà con l'approvazione - che mi auguro possa ancora essere ripensata da questa Assemblea regionale - di questa proposta di legge.
Si assume una questione di principio, si sa di non poterlo fare perché il riconoscimento di una lingua minoritaria non è competenza di un'Assemblea legislativa -, si ricorre ad uno stratagemma formale scrivendo "promuove" anziché "riconosce" e si spera che tutti gli organi successivi a cominciare dal Parlamento, siano disattenti e insensibili. Peccato che questa stessa discussione che noi stiamo conducendo qui da mesi la si sia condotta esattamente così nelle Commissioni parlamentari e abbia avuto, a conclusione, un esito ben diverso dal presupposto con il quale era cominciata.
Dopodiché, in tutto il resto dell'articolo non si può far cenno perché si sa che sarebbe in contraddizione con la leggerezza che si vuole dare alla legge - al modo con il quale si rendono operativi gli strumenti di questo riconoscimento, anche perché, se lo si facesse, non reggerebbe più l'importo finanziario risibile messo a sostegno della legge stessa.
Addirittura, si era partiti dichiarando che sarebbe stata una legge a neutralità finanziaria; poi si è cominciato ad inserire una quota di finanziamento, facendo ben attenzione a lasciar fuori tutto ciò che è l'investimento in sanità e in istruzione - perché se lo si fosse fatto ci si sarebbe accorti a quali attività e a quali platee si indirizzano quegli investimenti - e adesso si omette di dire.
Se noi parlassimo e dicessimo, infatti, andremmo a svelare qual è la vera portata materiale di questa legge, che è una portata che cercherà di rimettere in campo degli strumenti che i comportamenti concreti delle persone hanno ormai superato. Si pensa cioè che, agitando una legge di principio, si possano poi rendere forti e cogenti le richieste di ampliamento del ricorso al Linguaggio dei segni, con conseguenze non di poco rilievo anche sul piano economico.
Io però non sono interessata alle questioni di carattere economico, che saranno conseguenza diretta di questa legge. Sono più interessata - come credo di avervi dimostrato - soprattutto alle questioni di principio. Ed è una questione di principio parlare dei diritti delle persone, non includere gli individui in una particolare condizione in funzione della comunicazione che da loro è adottata.



PRESIDENTE

Grazie, collega Artesio.
La parola al Consigliere Stara, cofirmatario dell'emendamento.



STARA Andrea

Anche in questo frangente stiamo sottolineando un fraintendimento quello cioè di un diritto conseguente ad una disabilità, e secondo me anche una malintesa affermazione identitaria con elementi che sono di contrapposizione con il resto della società e che ancora di più stigmatizza i sordi, rendendoli dipendenti per tutta la vita dagli interpreti gestuali.
Anche questo è un elemento che andrebbe approfondito nelle sue conseguenze e nel lungo periodo.
Occorre invece prioritariamente educare alla parola e ad apprendere la lingua nazionale parlata - diritto di pari cittadinanza - e, nei casi medicalmente certificati, adottare le altre modalità di comunicazione consentite dalle esperienze e dalla tecnologia. Anche qui, di nuovo, si sottolinea il vulnus della legge: per quale motivo non sono esplicitate e sostenute le altre modalità di comunicazione volte all'integrazione? Ribadisco che questa, ancora una volta, è una legge di parte, per una parte e a sostegno di una parte.
Se si fosse voluto proseguire su questa strada, cioè quella di una legge - anche se il riconoscimento della LIS è già pienamente attivo nelle leggi esistenti -, si sarebbe dovuto includere tutte le modalità comunicative di inserimento nella società che possono essere previste nei vari casi di cui si compone il mondo dei sordi; e quindi la pluralità delle situazioni e non il semplice sostegno ad un'unica modalità, che riguarda una piccola parte di persone che oggi utilizza la LIS. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Stara.
Emendamento rubricato n. 34) presentato dai Consiglieri Stara, Cerutti Artesio: Articolo 2 comma 2 il punto b) è così modificato "garantisce nelle scuole primarie e secondarie le forme di integrazione tecnologiche e professionali per consentire alle persone sorde diversamente abilitata al linguaggio e alla comunicazione, la piena frequenza e l'accesso alla comprensione e alla interazione coi contenuti disciplinari e alla vita della comunità scolastica".
Ha chiesto la parola la Consigliera Artesio per l'illustrazione; ne ha facoltà.



ARTESIO Eleonora

Dicevo prima della questione riferita alle responsabilità delle politiche pubbliche, che dovrebbero non solo dichiarare dei principi - in questo caso principi troppo parziali - ma anche perseguire una reale politica di uguaglianza delle opportunità. Da questo punto di vista l'emendamento n. 34) fa riferimento alla necessità di supportare, in maniera conseguente, tutto il percorso della frequenza scolastica.
Quando abbiamo cominciato in Commissione le audizioni necessarie a supportare la presentazione di questa proposta di legge e poi a dibattere all'interno di questo Consiglio, abbiamo sentito delle affermazioni che non sono poi state ripetute nelle altre sedi, perlomeno non nelle sedi politiche di approfondimento di Commissione e di Consiglio, secondo le quali la impossibilità di bambini che seguono percorsi di riabilitazione uditiva di seguire in maniera corretta e con successo la frequenza dei corsi di studio li rende, evidentemente, svantaggiati nei successivi percorsi formativi e professionali, cosa che, invece, non avverrebbe, visti i brillanti risultati di carattere scolastico, se questi stessi bambini ragazzi e adolescenti fossero avviati all'apprendimento della lingua dei segni, e se nelle strutture scolastiche ci fossero le adeguate possibilità di comunicazione.
Credo che l'analisi semplicemente della storia delle persone, delle loro vite, dei loro successi e delle loro difficoltà ci dimostri come gli orientamenti delle persone siano sempre più indirizzate all'oralismo e come questi abbiano prodotto soddisfazioni e gratificazioni di vita professionale e sociale dei singoli.
Tuttavia, le obiezioni che correttamente vengono mosse perché ancora oggi ci sono degli impedimenti concreti alla piena realizzazione dei talenti personali, sono obiezioni serie, sia che vengano portate da coloro che ritengano prevalente il ricorso al linguaggio dei segni, sia che vengano portate da coloro che misurano l'inadeguatezza di tutti i supporti formativi per come essi si presentano.
Ed è per questo che insistiamo con una così costante ripetizione di emendamenti sul tema dell'inserimento scolastico. Lo facciamo perché in questo momento, mentre sembra essersi acceso questo fuocherello di riconoscimento delle lingue distintive delle comunità dei sordi, in realtà la nostra situazione italiana ha vissuto una stagione di intensa partecipazione al tema dell'inserimento scolastico: era una stagione nella quale non solo si confrontavano le stesse tensioni di principio che abbiamo sentito riecheggiare in quest'Aula, ma si confrontavano anche passioni professionali molto vivaci e molto attente.
Faccio riferimento, ad esempio, a tutto il percorso di formazione coordinato dal professor Schindler per quanto riguarda la formazione degli assistenti educativi specialistici e degli insegnanti di sostegno nelle scuole torinesi; una formazione complicata, una formazione anche costosa per quegli Enti che avevano deciso di sostenerla e di finanziarla; una formazione condotta - diversamente da quanto avviene adesso - all'insegna di una scommessa possibile di poter educare all'uso della lingua di tutti.
In allora le dimostrazioni non c'erano. Oggi abbiamo le dimostrazioni della possibilità e, paradossalmente, stiamo ridiscutendo di una condizione che io vedo, così come proposta dalla legge, un regresso anziché un progresso.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Artesio.
Ha chiesto la parola il Consigliere Stara; ne ha facoltà.



STARA Andrea

Grazie, Presidente.
Credo che varrebbe la pena provare a sentire qualcuno dei colleghi sulla legge esistente per capire quali sono gli altri strumenti che questo Consiglio regionale garantisce a chi non utilizza la lingua dei segni - la LIS - o che, comunque, vuole essere pienamente integrato evitando percorsi di emarginazione anche negli istituti scolastici con il cosiddetto interprete che gli si affianca.
Credo che questo dibattito sia già avvenuto in passato nell'ambito delle disabilità, interpretandolo in maniera più estesa. Oggi siamo arrivati alla convinzione comune che l'integrazione del disabile avviene facendolo partecipare a quelle che sono le attività comuni, in una classe di istituto scolastico, piuttosto che nello sport o altro. L'integrazione è questa, cioè il fatto di avere la possibilità di apprendere pienamente la lingua italiana e poterne essere pienamente interprete.
Sicuramente credo che ci siano, non nella volontà dei Consiglieri e dei colleghi, ma in quella che è la documentazione che arriva, elementi di sopravvivenza di un sistema e di metodi che vengono insegnati che hanno un indotto economico.
Varrebbe la pena non farsi influenzare troppo da questi elementi, per i quali nutriamo il massimo rispetto ma che, in questa maniera, stanno cercando di estendere una modalità che rischia di coinvolgere, anche inconsapevolmente, delle persone che non sono in grado, talvolta, di decidere in età molto precoce e di cadere vittime di alcuni errori in buonafede.
Credo che l'opportunità del servizio pubblico sia quella di offrire oltre a quelli che sono gli interventi sanitari, anche i metodi per garantire il massimo dell'inclusione possibile. Oggi anche gli strumenti tecnologici, non solo impiantistici, come il computer portatili o gli iPad possano contribuire a quel superamento e quell'inclusione con metodi che sono diversi dalla LIS, per quanto ritenga che la LIS sia una metodologia da mantenere e da sostenere; a tal riguardo, ieri ho presentato una lettera al Presidente Cota per individuare anche dei percorsi di finanziamento per sostenerla. Altra cosa è, invece, elevare la lingua LIS attraverso un provvedimento di legge regionale che dia uno status di comunità ad una disabilità.



PRESIDENTE

Grazie, collega Stara.
Emendamento rubricato n. 28) presentato dai Consiglieri Goffi, Negro Cursio, Buquicchio, Stara: Articolo 2 comma 2 lett. b) della PDL n. 86, dopo la parola "agevola" si aggiunge "il supporto formativo delle persone impiantate e/o protesizzate, così come ...".
In assenza dei proponenti, lo consideriamo illustrato.
Emendamento rubricato n. 35) presentato dai Consiglieri Stara, Cerutti Artesio: Articolo 2 comma 2 il punto c) è così modificato "rimuove gli ostacoli che si frappongono alla comunicazione e alla reciproca comprensione tra le persone sorde e le pubbliche amministrazioni".
Ha chiesto la parola la Consigliera Artesio, per l'illustrazione; ne ha facoltà.



ARTESIO Eleonora

L'emendamento è attentamente rispettoso di quella che era la scrittura originaria, che faceva riferimento all'agevolazione del ricorso al linguaggio dei segni nei rapporti delle persone sorde con le Pubbliche Amministrazioni. Se si fosse ragionato, anziché di una legge di principio di una serie di atti deliberativi volti a migliorare la condizione di vita delle persone, e mi si fosse spiegato, come credo sia possibile fare, quali sono i limiti in cui incorrono le persone che, per scelta o per condizione usano come comunicazione il linguaggio dei segni nel momento in cui si ritrovano di fronte ad una Pubblica Amministrazione incapace e indisponibile ad accogliere il loro stile di comunicazione e quindi di accompagnarli come dovrebbe, in quanto rispettosi delle cittadinanze di tutti nei loro percorsi, che siano di cura o di uffici pubblici, credo che avrei dato tutta la disponibilità e la disponibilità si sarebbe sicuramente tradotta in cose molto concrete, perché questi limiti vengano superati almeno nel territorio piemontese.
Non è quello che si vuole fare. Questa legge afferma un principio consentirà ad altri di agitare il principio per ottenere quello che riterranno giusto di ottenere, ma non si preoccupa minimamente di renderlo concreto. E allora da questo punto di vista io introduco un ragionamento più complessivo, dicendo che la Regione deve preoccuparsi di consentire alle persone sorde, qualunque sia il linguaggio di comunicazione adottato laddove queste non riescano adeguatamente a soddisfare le loro esigenze presso i servizi pubblici, di relazionarsi correttamente con le Pubbliche Amministrazioni.
Vedete, se noi fossimo delle persone conseguenti e non potessimo risolvere le nostre responsabilità semplicemente votando una legge di principi, quando gli estensori di questa proposta di legge hanno scritto che bisogna promuovere il linguaggio dei segni nei rapporti tra le persone sorde e le pubbliche amministrazioni, a fianco avrebbero dovuto fare un bell'elenco, scrivere di quante unità di professionisti ci si sarebbe dovuti dotare per consentire la comunicazione nel linguaggio dei segni, e dichiarare quanto, in termini di importi, convenzione, affidamenti e consulenze, questo avrebbe comportato.
Non lo si fa perché si vuol fare vedere che questa è una legge di principi, ma lo si farà quando questo legge verrà adottata.
Credo sia questo il vero portato e la vera conseguenza materiale di questa legge.
Se questo è l'obiettivo, e se il diritto delle persone è quello di essere accolte anche usando il linguaggio dei segni, non sarebbe stato più ragionevole partire dalle loro difficoltà, avere strumenti con delibere in cui indicare come superare le difficoltà, anziché introdurre una legge di principio?



PRESIDENTE

Grazie, collega.
Ha chiesto la parola il Consigliere Stara; ne ha facoltà.



STARA Andrea

Grazie.
Preferirei leggerlo quest'emendamento, e chiederei ai colleghi di capire, almeno su questo, per quale motivo non sarebbe accoglibile.
"Articolo 2, comma 2, punto C, è così modificato "Rimuove gli ostacoli che si frappongono alla comunicazione e alla reciproca comprensione tra le persone sorde e le pubbliche amministrazioni ".
A questo punto, se non vogliamo dare un segnale esclusivamente di parte, almeno quest'emendamento dovrebbe essere accolto.
Vorrei anche leggere una lettera che abbiamo ricevuto da diverse associazioni, in particolare dalla FIADDA, sul discorso dell'educazione alla parola.
"Occorre invece prioritariamente educare alla parola, apprendere la lingua nazionale parlata e, nei casi medicalmente certificati, adottare le altre modalità di comunicazione consentite dall'esperienza e dalla tecnologia".
Riprendo anche un altro intervento: "La sordità è una disabilità dovuta ad un deficit fisico e non può costituire tratto aggregante di una comunità di persone. Non si può pensare che una Regione che non ha competenze nel riconoscere una lingua che è propria dello Stato italiano, sancisca che le persone sorde piemontesi debbano essere, non solo dipendenti da interpreti di un linguaggio rispetto a poche persone, ma siano linguisticamente differenziate rispetto agli altri connazionali".



PRESIDENTE

Grazie, collega Stara.
Emendamento rubricato n. 36) presentato dai Consiglieri Stara, Cerutti Artesio: Articolo 2 comma 2 il punto d) è così sostituito "sostiene forme di collaborazione con gli istituti universitari e le reti professionali di audiologia coi dipartimenti universitari di linguistica e delle associazioni di rappresentanza impegnate sulla piena inclusione delle persone sorde".
Ha chiesto la parola la Consigliera Artesio per l'illustrazione; ne ha facoltà.



ARTESIO Eleonora

L'emendamento 36 prosegue con l'articolato che gli estensori della legge hanno scelto per l'articolo 2. Questo articolato faceva riferimento alla necessità di promuovere associazionismo e iniziativa culturale, volte a far conoscere e sostenere l'apprendimento della lingua dei segni.
La proposta di emendamento che con i colleghi abbiamo preparato invece, avanza nella logica delle diversità che si incontrano, e non delle diversità che definiscono il confine del proprio perimetro, in termini di salvaguardia.
Abbiamo previsto che l'amministrazione pubblica favorisca relazioni iniziative, formazione ed incontri pubblici con gli istituti universitari e le reti professionali che si occupano di audiologia e di foniatria, con le organizzazioni universitarie di linguistica e con le associazioni di rappresentanza per la piena inclusione delle persone sorde.
Solo che alcune relazioni, alcuni rapporti, alcune dichiarazioni e alcuni pronunciamenti non vengono mai presi in considerazione, perché sarebbe troppo scomodo confrontarci con una realtà che non si vuole vedere essere profondamente cambiata.
In questo Consiglio, dove si è discusso persino in maniera eccessiva di tecnologie, di impianti cocleari e di protesizzazione (con una competenza quale i Consiglieri non possono avere ed è giusto che non abbiano), non si è mai letto il documento della Società Italiana di Otorinolaringoiatria e il documento della Società Italiana di Audiologia e Foniatria.
Forse pensiamo che queste componenti sanitarie siano indisponibili e insensibili ai bisogni delle persone sorde? O forse ci dispiacerebbe segnalare che la comunità scientifica registra quello che la realtà ci metterebbe sotto gli occhi, se non volessimo vederlo con le lenti deformate della nostra posizione di principio.
Registra che l'utilizzo del canale comunicativo gestuale non può essere equiparato al linguaggio orale e che il numero dei bambini avviati ad un'abilitazione del linguaggio gestuale ormai è assolutamente esiguo.
Questo non significa che non ci si debba far carico, riconoscere e prendere cura delle persone che adottano il linguaggio dei segni - non è questa la posizione di chi parla - ma non significa nemmeno che si debba, a quella dimensione comunicativa, riconoscere il valore di lingua minoritaria.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Stara; ne ha facoltà.



STARA Andrea

Riprendendo l'intervento della collega Artesio, non si è contrari al linguaggio gestuale, perché opportunità positiva di completamento, ma si è prioritariamente, per sostenere l'educazione alla parola e alla lingua italiana.
Così si fa, si scrive e si dice in America e in Europa. Noi in Italia siamo oltre: in Italia i sordi, anche profondi, parlano, possono parlare e non vengono discriminati per un deficit fisico rimediabile. Sono cittadini italiani che hanno il diritto e il dovere di imparare la lingua orale italiana, come tutti. È solo la lingua, la lingua di tutti, che ci rende uguali.
Il meccanismo di dividere tra contrari o meno alla LIS non c'è e non deve esistere. Qui si riconosce l'opportunità che la LIS possa essere uno strumento di completamento, ma il problema è che mancano tutti gli altri strumenti per far sì che l'inclusione sia piena e totale e che i sordi possono parlare la lingua italiana.
Questo è l'elemento critico, e questa legge aumenta questo divario.
Aumenta i rischi che, tendenzialmente, si riporti tutta la disabilità ad una semplificazione, ad un percorso sicuramente più facile, anche dal punto di vista economico, nel fatto di insegnare la LIS.
Questo è l'elemento vero per cui nessuno si permetterebbe di essere contrario al linguaggio gestuale, ma il linguaggio gestuale deve essere un linguaggio di completamento. Purtroppo, ancora molto deve essere fatto per l'integrazione, ma proprio quando gli strumenti tecnologici ci stanno dando una mano e un segnale esaustivo da questo punto di vista, anche in prospettiva, noi facciamo un passo indietro. Questo è il problema dell'approvazione di questo testo.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Stara.
Emendamento rubricato n. 20) presentato dai Consiglieri Artesio, Boeti Stara, Negro, Buquicchio, Cursio, Goffi: Articolo 2 comma 2 punto d) dopo le parole "... culturali e universitari volte" sostituire "ad incrementare l'uso della LIS" con "ad accertare e documentare l'andamento delle disabilità uditive e delle disabilità comunicative conseguenti alla sordità, ai fini di sostenere il consolidamento e l'ampliamento degli interventi sanitari ed educativi volti alla piena integrazione".
Ha chiesto la parola la Consigliera Artesio per l'illustrazione; ne ha facoltà.



ARTESIO Eleonora

L'emendamento rubricato n. 20) è l'ennesimo - vorrei dire "non disperato" - tentativo di far ragionare le persone che devono votare questa proposta di legge - e, soprattutto, darne continuità, in virtù della responsabilità che si assumono - sulla base dei dati di evidenza, in quanto fino a questo momento abbiamo parlato di sensibilità e di riconoscimenti.
Cioè, c'è chi li ritiene attuali e contemporanei, perché legati ad una condizione di modernità, come chi ha riferito di condizioni di sperimentazione educativa; c'è chi li ritiene doverosi, ma legati ad una condizione non rappresentativa di tutte le persone che si trovano nella condizione di sordità. Proprio perché ci si ferma al livello della petizione delle singole parti, si è sempre attentamente evitato il riferimento ai dati, anzi, ogni tanto se ne cita qualcuno del tutto non dimostrato.
Allora, la base minima per dare applicazione operativa a questa legge cosa che non mi auguro - o alle normali responsabilità di organizzazione dei servizi consiste nel costruire dati epidemiologici sensati, ovvero costruire condizioni di osservazione concreta di quanto accade in termini di andamento delle disabilità uditive. Vi ricordo che, dopo la Commissione sanità, abbiamo avuto i dati sui minori, ma non i dati sulla sordità in età adulta (abbiamo avuto solo quelli relativi agli impiantati a seguito di trauma o di malattie compromettenti). Quindi, stiamo parlando di una condizione prefigurandone i comportamenti, senza minimamente conoscere la realtà di queste condizioni.
Allora, il buon legislatore, come minimo, se vuole diventare buon amministratore, dovrebbe documentare l'andamento delle disabilità uditive e le scelte di comportamento delle forme comunicative.
Qualunque sia l'esito di questa legge, questo dato dell'accompagnamento della documentazione e dei dati di evidenza dovrebbe sempre essere tenuto presente, soprattutto come principio di responsabilità per chi questa legge la vuole approvare.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Stara.



STARA Andrea

Anch'io riprendo una lettera, però ci terrei fosse seriamente presa in considerazione. È una lettera proveniente dalla Società Italiana di Otorinolaringoiatria e dalla Società Italiana di Audiologia e Foniatria, in rappresentanza dei sottoscritti professori ordinari di Otorinolaringoiatria e di Audiologia e dei primari di Otorinolaringoiatria e di Audiologia italiana; segue l'elenco di primari e professori in questi temi.
Magari leggo la prima parte e riprendo nell'emendamento successivo la seconda parte.



PRESIDENTE

Scusi se l'interrompo: utilizzi direttamente i sei minuti.



STARA Andrea

Va bene.
"Allo stato attuale, la diagnosi precoce della sordità infantile attraverso le metodiche di screening neonatale, sono state inserite nei LEA e l'introduzione nella pratica clinica quotidiana delle possibilità attualmente disponibili di riabilitazione protesica nelle ipoacusie di ogni entità e fascia di età, attraverso l'uso di protesi acustiche o di impianti cocleari, ha ridotto la disabilità comunicativa conseguente alla sordità con la scomparsa del ricorso a metodiche comunicative alternative al linguaggio orale, ad accezione di casi assolutamente rari".
Nel dibattito in Commissione sanità, quando è stato riportato il disegno di legge, ho sentito affermazioni granitiche su percentuali e numeri riguardanti i sordi e coloro che utilizzano la LIS: dite a chi vive questi argomenti come la pensate! "Per questo motivo, non possiamo non esprimere la nostra preoccupazione per il messaggio che traspare dal testo di legge, che ci porta indietro di almeno vent'anni, ponendo sullo stesso piano LIS e linguaggio orale rendendo poco significativi tutti gli sforzi e gli ottimi risultati ottenuti, anche nel nostro paese, con i programmi di individuazione diagnosi e terapia neonatale delle sordità infantili.
Ci preme fare presente che l'utilizzo del canale comunicativo gestuale viene equiparato all'uso del linguaggio orale senza considerare la grave disabilità che può provocare e l'handicap che poi peserà sulla vita del bambino, emarginandolo da una normale vita sociale; che il numero dei bambini oggi avviati ad una abilitazione del linguaggio gestuale è assolutamente esiguo. Per cui è prevedibile che i costi previsti dall'applicazione del DDL siano nei prossimi anni del tutto inutili per la mancanza di utilizzatori della LIS.
Il costo economico che la mancata correzione, oggi possibile, di un handicap così grave può provocare sulla società è tutt'altro che trascurabile sia in termini di costi previdenziali (pensioni), sia in termini di costi per l'abbattimento di barriere comunicative e sociali (interpreti LIS e/o strumenti di comunicazione vicarianti il canale uditivo), sia per le grandi difficoltà che queste persone incontreranno in un inserimento sociale produttivo".
La lettera si conclude con le seguenti parole: "Per tali motivi, se, da un lato, non possiamo che concordare sulla necessità di prevedere un'integrazione sociale efficace anche per i soggetti sordi che oggi utilizzano la LIS e che sono destinati in futuro a ridursi sempre di più, i sottoscritti auspicano un diretto, efficace e sollecito intervento di chiarificazione sull'attuale quadro normativo e procedurale per il trattamento della sordità infantile". Grazie.



PRESIDENTE

Grazie.
Emendamento rubricato n. 25) presentato dai Consiglieri Pentenero, Boeti Motta Angela, Muliere, Cursio, Negro: Alla lettera e) del comma 2 dell'articolo 2 (Principi ed ambiti dell'azione regionale), le parole "direttamente gestite da sordi" sono sostituite dalle seguenti "fornite di adeguata sottotitolazione".
Ha chiesto la parola il Consigliere Boeti per l'illustrazione; ne ha facoltà.



BOETI Antonino

Abbiamo presentato quest'emendamento che prevede alle parole "direttamente gestite da sordi" la sostituzione con la seguente dizione "fornite di adeguata sottotitolazione". Quest'emendamento riguarda le trasmissioni televisive che oggi sono supportate da persone che utilizzano il linguaggio dei segni e che potrebbero essere semplicemente e tranquillamente sostituite dalla sottotitolazione, considerando che coloro che hanno un deficit auditivo sanno leggere la lingua italiana.
A noi sembra che avrebbe più senso che le trasmissioni televisive siano sottotitolate e che in questo modo possano essere lette da chiunque desideri seguirle.
Quest'emendamento può essere accompagnato dal documento che ci è stato inviato dall'Istituto dei Sordi di Torino, che sottolinea il fatto che la lingua dei segni con il passare degli anni sia meno utilizzata.
Nel 1998 nel semiconvitto erano presenti 35 alunni, segnanti 35, nel 2012 sono diventati 30 con 24 segnanti.
Il semiconvitto è andato incontro ad esaurimento e i dati del 2011-2012 dicono che i casi a carico dell'Istituto dei Sordi di Torino sono 145, 51 hanno ricevuto l'impianto e 94 stanno utilizzando la protesi.
Con il passare degli anni è probabile - e vedremo se questo si realizzerà - che la lingua dei segni possa essere utilizzata meno rispetto a quei cittadini che fino a questo momento l'hanno utilizzata e l'hanno utilizzata con una forte possibilità di integrazione per loro e per la loro famiglia.
Credo che quest'emendamento non entri nel merito del disegno di legge ma indichi una strada che guarda al futuro di questi pazienti e delle loro famiglie.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Pentenero.



PENTENERO Giovanna

Grazie, Presidente.
Credo sia utile sottolineare ancora una volta lo spirito con il quale abbiamo presentato alcuni emendamenti.
Lo spirito con il quale abbiamo cercato di lavorare sul testo di legge iniziale persegue l'obiettivo di lavorare nella direzione secondo la quale i bambini vengono presi in carico, vengono offerte loro tutte le possibilità che la tecnologia, la medicina e la scienza mette a disposizione per eliminare la sordità che spesso caratterizza la prima loro fase di vita.
Se questi strumenti non consentono di eliminare quella che è definita una sordità profonda, riteniamo che sia assolutamente corretto e doveroso perseguire l'acquisizione della lingua orale, ma se l'acquisizione della lingua orale non è possibile, crediamo che la lingua dei segni rappresenti un'opportunità di comunicazione. E proprio perché rappresenta un'opportunità di comunicazione fondamentale nel progetto di vita di queste persone, che hanno una sordità profonda, crediamo anche che con lo strumento televisivo debba essere fornita la possibilità di comunicare attraverso la lingua dei segni.
Oggi sono sempre più frequenti le trasmissioni televisive all'interno delle quali viene utilizzato il comunicatore attraverso la lingua LIS.
Crediamo che, proprio per consentire una maggiore integrazione e una maggiore conoscenza del linguaggio della lingua LIS, sia necessario che queste trasmissioni non siano gestite soltanto da sordi, ma siano gestite in modo integrato, e quindi ci sia il trasferimento di competenze e di conoscenze, tale da consentire un corretto utilizzo e tale da consentire sempre di più l'eliminazione di quelle barriere che spesso si sono frapposte fra due mondi che un tempo non avevano comunicabilità.
Oggi, per fortuna, esistono tutte le opportunità e gli strumenti necessari e anche in un momento di crisi e di difficoltà, credo non sia sbagliato porre l'attenzione su questo, anche perché è un'attenzione che ci è stata richiesta.
assolutamente importante porre l'attenzione, cercando di utilizzare al meglio le poche risorse che abbiamo a disposizione, ma crediamo sia utile cercare di rispondere con sensibilità ed attenzione, così come ci è stato richiesto da alcuni cittadini della nostra Regione.



PRESIDENTE

chiusa la fase di illustrazione degli emendamenti.
aperta la discussione generale sull'intero articolo 2 e sugli emendamenti.
Ha chiesto la parola il Consigliere Lepri; ne ha facoltà.



LEPRI Stefano

Grazie, Presidente.
Vedo che ci ha raggiunti la collega Artesio, quindi voglio fare una dichiarazione di voto proprio collegata agli emendamenti.
Ho sentito molti interventi dei due colleghi sui temi della scuola.
Finora sono stato prudente, ma in questa dichiarazione vorrei esserlo un po' meno.
Noi paghiamo trent'anni di tentativi di svolgere un'attività di sostegno che, almeno in riferimento alla popolazione sorda, si sono rivelati in moltissimi casi inefficaci.
La collega Artesio ha ricordato i programmi di formazione degli insegnanti di appoggio; ho motivo di ritenere - sperando di essere smentito che si sia rivelata un'esperienza in molti casi non efficiente, non funzionante, per non dire in alcuni casi fallimentare.
Il dato è sotto gli occhi di tutti. Abbiamo - almeno per quanto riguarda l'apprendimento della lingua italiana e la possibilità di comunicare - una comunità di sordi fatta da persone che hanno tra i cinquanta e i settant'anni che sono in grado di esprimersi con l'oralismo avendo potuto contare sull'istruzione data dalle scuole speciali probabilmente un po' ghettizzanti ma capaci di insegnare la comunicazione di interpretare il linguaggio labiale e di potersi esprimere, seppure a fatica, con la voce; mentre abbiamo una generazione di persone di venti trent'anni, ma anche quindicenni o anche più giovani, che non è in grado di esprimersi se non con la lingua dei segni.
Vorrei che questo primo risultato venisse assunto da chi predica la normalità a tutti i costi e poi non si rende conto che, in nome di questa ideologia, noi abbiamo creato una generazione di persone che è costretta a parlare esclusivamente con la LIS, a causa dell'incapacità delle nostre scuole di fare diversamente.
L'educazione alla lingua italiana per i sordi profondi si può fare se si avesse la capacità di esercitarla effettivamente e di risorse ce ne sono tante, collega Artesio. Il problema è che sono sprecate rispetto alla capacità di insegnare quest'attività, perché spesso si tratta di una mera custodia che viene esercitata nei confronti di queste persone.
Ora, credo che in questa logica non si possa escludere che l'apprendimento dell'oralismo, come dovrebbe essere effettivamente assicurato ai sordi profondi, possa avvenire meglio, come ha testimoniato quella famiglia che ci ha scritto. Anche se quel ragazzo impara la lingua dei segni, può essere utile l'integrazione anche all'apprendimento dell'oralismo, nel caso di impossibilità di utilizzare gli strumenti tecnologici.
Credo che quel principio che avete in qualche modo voluto attribuire a chi intende votare questa legge, in realtà non sia altro che un'ideologia che pretende e vagheggia una normalità a tutti i costi, anche quando questa normalità non è praticabile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Grazie, Presidente.
Voterò contro gli emendamenti presentati, per molte ragioni: non tanto per ragioni di merito, poiché alcuni emendamenti potrebbero essere anche presi in considerazione, in quanto hanno un significato ed un senso.
Sono, francamente, un po' colpito - e parlo a titolo personale, non impegno il mio Gruppo - dall'accanimento (sì, accanimento è la parola giusta) con il quale si affrontano alcune questioni. Accanimento! Uso la parola accanimento, perché francamente questa legge ha un obiettivo importante, ma circoscritto: riconoscere la lingua dei segni.
Se mi si dice che questo ha un valore parziale, perché occorre una legge dello Stato, rispondo di sì, ma questo nulla toglie all'esigenza che il Piemonte dia un segnale in questa direzione.
Che male c'è? Che male c'è se il Piemonte emana una legge che afferma questo principio e dà questo riconoscimento! Questo vuol dire negare tutte le altre questioni? Non significa negare tutte le altre questioni, ma poiché altra è la finalità di questa legge, se io pongo in questo modo le altre questioni, è del tutto evidente che io ho l'impressione che vi sia un tempo strumentale, nel porre tali questioni.
C'è un problema di risorse? Sì, c'è un problema di risorse! La sede non è questa: è chiaro qual è il problema? Se c'è un problema di risorse - e c'era prima, durante e ci sarà forse dopo questa legislatura (ripeto: prima, durante e dopo questa legislatura) - dobbiamo farci tutti l'esame di coscienza.
Se c'è un problema di risorse per affrontare il tema sanitario che pone tale questione, non è questa la sede in cui affrontare il problema.
chiaro? Se c'è un problema di risorse (ho finito, Presidente, chiedo ancora un secondo e poi non parlo più per tutto il pomeriggio), la sede è la legge finanziaria, l'assestamento di bilancio! Firmo un emendamento, domani mattina, con i colleghi Stara e tutti gli altri, per dire che chiediamo risorse adeguate con le quali eliminare le liste di attesa, che non sono quelle che sono state riportate, perché siamo partiti da un assunto sbagliato: che vi fosse una contrapposizione tra i fautori della LIS e dell'impianto cocleare, immaginando che quello fosse il problema principale.
I dati che ci hanno consegnato hanno dimostrato che è un problema che va affrontato.
Infine, collega Stara, non ci sei, ma ti pongo una questione: la politica che dovere ha? La politica ha - e ne parlo con un'umiltà che avrei voluto anche sentire in qualche altro intervento, ne parlo con una modestia...



PRESIDENTE

La invito a concludere, per favore.



RONZANI Wilmer

Ho finito, Presidente.
Ne parlo con una modestia che avrei voluto sentire anche in qualche altro intervento. Ho finito, Presidente, poi non parlo più! Penso che il dovere della politica sia quello di permettere ad un bambino sordo di acquisire due lingue (due! È chiaro qual è il problema?): la lingua dei sordi, che viene utilizzata in questo mondo e comunità, e la lingua orale, usata dalla maggioranza udente.
Per raggiungere quest'obiettivo, non c'è un prima e un dopo: verifichiamo come funziona l'impianto cocleare e poi decidiamo se insegnare al bambino la lingua dei segni, o viceversa.
Invece no! Qui c'è contestualità! Pertanto, per raggiungere quest'obiettivo il bambino deve essere messo in contatto con le due comunità linguistiche e deve sentire l'esigenza di imparare ambedue le lingue.
Parto da questo presupposto: la legge, che non vuole rivoluzionare il mondo, perché con questa legge non cambierà il mondo, è un passo avanti in questa direzione.
Punto e basta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Negro.



NEGRO Giovanni

Grazie, Presidente.
Per condividere pienamente quanto ha espresso il collega Ronzani: siamo nel 2012, dobbiamo crescere, andare avanti. Non possiamo ostacolare una lingua: la lingua dei segni. Dobbiamo fare in modo che le persone non udenti imparino sia un linguaggio sia l'altro, e che possano sentire.
Voterò a favore dell'emendamento, con convinzione.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Artesio.



ARTESIO Eleonora

Questa mattina ho esordito dicendo che, con questa legge, la politica avrebbe compiuto il peggiore servizio nella creazione e nella riproposizione di contrapposizioni tra persone che condividono una tematica (quella della difficoltà di comunicazione) e che la risolvono in modo diverso.
Adesso posso confermare che siamo riusciti a creare anche un'altra contrapposizione all'interno delle sensibilità politiche, che non vuol dire consentire a ciascuno di votare secondo coscienza, com'è normale nell'esercizio del mandato; vuol dire pretendere - e io lo pretendo - il rispetto delle posizioni che ciascuno ha rispetto alla materia, in base alle esperienze di vita (nel mio caso professionali), alle conoscenze sociali e alle posizioni politiche.
Pertanto, desidero che le posizioni di chi parla, su questo tema, da più sedute per giunta, sottoponendosi ad un penoso pellegrinaggio anche in questa seduta, siano ritenute rispettabili tanto quelle espresse dagli altri colleghi e non siano affatto da giudicarsi degli accanimenti! Se ci mettiamo su questa strada, cambio il registro delle mie posizioni e passo da una descrizione delle opinioni, delle conoscenze, delle valutazioni, ad una lettura anche un po' più esplicita di quello che sottende a questa proposta di legge, e non c'è retorica di una scuola comune che consenta di dire "è chiaro", perché quello che è chiaro per qualcuno, non diventa automaticamente chiaro per gli altri.
Abbiamo la stessa formazione retorica e pertanto, da questo punto di vista, sono in grado di reggere tale modalità.
Allora, proviamo a cominciare da una questione: chissà per quale ragione, nel momento in cui il ricorso alla lingua dei segni è un ricorso sempre più minoritario e sempre meno utilizzato, si avverte la necessità di una legge che la riconosca come lingua dei segni, quando questo non era avvertito nel momento in cui, non esistendo alternative, era la forma prevalentemente usata? Qualcuno si ponga questa domanda. Allora forse la questione non è affatto quella di un atteggiamento spocchioso, arrogante, supponente, di chi parla di una normalità presunta, ma è probabilmente il perseguimento di un interesse puntuale, specifico, legittimo e rispettabile, di chi ha avuto per anni la rappresentanza di questa condizione e che oggi vede venir meno questa rappresentanza.
Da questo momento in avanti, tutti i miei commenti e gli emendamenti verteranno su questo tema.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Cerutti.



CERUTTI Monica

Grazie, Presidente.
Prima la Consigliera Montaruli diceva che riprendeva la questione mia di espressione di un disagio. Questo disagio lo riconfermo e anzi lo sostengo con maggiori ragioni, perché mi sembra che in questo senso le contrapposizioni e magari anche il poco rispetto di posizioni di per s diverse, in realtà, in quest'Aula non si stiano manifestando.
Il rispetto delle opinioni e delle posizioni ideologiche, da una parte e dall'altra, probabilmente hanno determinato la proposizione di una proposta di legge (quindi l'errore è suo in partenza) proprio perché si considera la disabilità uditiva come uno status differenziato e non un deficit da affrontare con un adeguato protocollo sanitario e logopedico.
In questo senso, gli emendamenti presentati vanno in questa direzione proprio perché noi crediamo che un non sostegno della proposta di legge e un sostegno invece di altri emendamenti finisca per contrastare il fatto che la tutela ai soggetti che presentano tale disabilità debba essere una tutela non volta ad assicurare la permanenza dello stesso fattore diversificante.
Anche nelle parole che mi hanno prima preceduto sembra quasi esserci un capovolgimento delle situazioni, proprio perché la forza a cui appartengo e altre forze vengono sempre considerate come quelle che portano avanti delle posizioni minoritarie e magari guardano sempre al passato. Forse in questa situazione siamo invece coloro che provano a tenere conto di quella che è l'evoluzione del mondo che cambia e in questo senso crediamo che vi sia l'esigenza di non tornare indietro, ma provare - sempre nel rispetto reciproco delle posizioni - a portare avanti una posizione che abbia rispetto e nessun pregiudizio verso l'uso del linguaggio dei segni o LIS.
In questo senso, voteremo positivamente rispetto agli emendamenti presentati proprio per cercare di andare a portare avanti una correzione in una direzione che, mi si lasci dire, è moderna.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Boeti.



BOETI Antonino

Grazie, Presidente.
Voterò a favore degli emendamenti e poi, quando voteremo l'articolo 2 voterò contro l'articolo 2 perché mi sembra un articolo che avrebbe avuto maggiore diritto di cittadinanza se questo Consiglio regionale lo avesse discusso dieci, quindici o vent'anni fa.
Faccio il chirurgo e non l'insegnante, quindi non so esattamente se l'insegnamento della LIS nelle scuole primarie e secondarie sia stato garantito fino a questo momento, ma credo di sì, altrimenti il nostro non sarebbe stato un Paese civile, perché quello era lo strumento utile per consentire ai cittadini nati sordi di poter comunicare con il resto del mondo, oltre che fra di loro. Credo che il Paese abbia garantito questa opportunità.
Voterò contro l'articolo 2 perché promuove e attua l'intesa con le emittenti pubbliche e private e le trasmissioni televisive gestite direttamente da sordi, e sinceramente questo lo trovo di buonsenso; tra l'altro, credo che vada anche contro quella che è una necessaria e dovuta integrazione fra cittadini che hanno un deficit e il resto della di cittadinanza.
Sostiene forme di collaborazione con associazioni ed istituti culturali ed universitari per implementare l'uso della LIS: anche qui, se facciamo ancora una considerazione sui dati che abbiamo a disposizione, tra il 2011 e il 2012, su 145 utenti tra i zero e i sei anni, sono 24 bambini e tre insegnanti tre; tra i sei e gli 11 anni, su 36 bambini e ragazzi, quattro insegnanti. Voglio dire che, in un momento nel quale la lingua dei segni come ho già detto prima - per questioni legate alla tecnologia, viene utilizzata di meno, noi approviamo un disegno di legge che invece promuove attua, invita ad un utilizzo maggiore della stessa.
Ecco, mi sembra che quest'articoloi 2 avrebbe potuto avere più senso un po' di anni fa e oggi mi sembra che sia un po' contro tempo e contro quella che è l'evidenza di questi anni.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Artesio per dichiarazione di voto.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
del tutto evidente dai miei comportamenti che voterò a favore degli emendamenti e, laddove gli emendamenti fossero rifiutati, voterò contro l'articolo 2.
Credo che la questione della quale stiamo discutendo, a questo punto avrebbe meritato sicuramente una conoscenza più approfondita e soprattutto merita - da ora in avanti sarà così - una chiara distinzione delle questioni di cui stiamo parlando.
Il tentativo di buonismo con il quale si è accompagnata la discussione di questa legge, soprattutto da parte mia - tentativo che evidentemente non è stato particolarmente apprezzato - a questo punto, non ha reso comprensibile all'Assemblea legislativa ciò di cui stiamo discutendo.
Stiamo discutendo della promozione di una lingua minoritaria: è chiaro che è così? Allora, discutendo della promozione di una lingua minoritaria l'assimilazione che noi dobbiamo fare non è più il ragionamento sulla disabilità uditiva, ma quali sono le condizioni per le quali laddove si riconosce una lingua minoritaria si attribuiscono equamente garanzie e doveri.
E allora cominciamo dall'inizio. Una lingua minoritaria non prevede l'uso esclusivo di quella lingua orale e scritta: una lingua minoritaria ne prevede il riconoscimento, la legittimazione nel rapporto con gli Enti pubblici, ma l'uso contestuale della lingua nazionale e della lingua minoritaria (andate a vedere le legislazioni di riconoscimento delle lingue minoritarie). Quindi chi sostiene che questo è un fattore identitario culturale deve contestualmente affermare che si fa riferimento all'uso contestuale della lingua dei segni e della lingua nazionale. È chiaro che non può essere così per tutti? E allora di che lingua minoritaria stiamo parlando? Dato che qui si dice che non è tempo di ragionare dei diritti delle persone né alle cure né alla frequenza scolastica né al lavoro, perché qui si afferma un principio e dei diritti discuteremo quando discuteremo della legge finanziaria, allora noi stiamo parlando di persone alle quali non riconosciamo i percorsi giusti, doverosi che la cultura del nostro Paese da trent'anni ha riconosciuto, delle pari opportunità per le persone disabili ma riconosciamo le garanzie di coloro che sono portatori di una cultura minoritaria.
Quindi chi presenta questo disegno di legge sta sostenendo che, in virtù del riconoscimento della lingua dei segni, a queste persone vanno attribuite le tutele dei portatori di una cultura minoritaria e non quelle di una cultura e di una condizione di disabilità?



PRESIDENTE

Non essendoci altri interventi, procediamo con la votazione.
Ricordo che, per problemi tecnici, dobbiamo procedere alla votazione per alzata di mano.
Pertanto, prima di incominciare, invito le colleghe e i colleghi a prendere posto.
Ha chiesto la parola il Consigliere Carossa, per esprimere il proprio parere.



CAROSSA Mario

Grazie, Presidente.
Esclusivamente per dichiarare il parere favorevole agli emendamenti n.
25) e 28).
Rispetto all'emendamento n. 26), invece, il parere è negativo, come su tutti gli altri, esclusivamente perché c'è un ordine del giorno, presentato dalla Consigliera Spagnuolo, che va in quella direzione, ed anche perch non ci pare tecnicamente corretto inserire in una legge il superamento delle liste d'attesa.
Grazie.



PRESIDENTE

Possiamo procedere con le votazioni.
Indìco la votazione palese, per alzata di mano, sull'emendamento rubricato n. 4).
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese, per alzata di mano, sull'emendamento rubricato n. 6) Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese, per alzata di mano, sull'emendamento rubricato n. 18).
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese, per alzata di mano, sull'emendamento rubricato n. 37).
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese, per alzata di mano, sull'emendamento rubricato n. 5).
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese, per alzata di mano sull'emendamento rubricato n. 38).
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese, per alzata di mano, sull'emendamento rubricato n. 4).
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese, per alzata di mano, sull'emendamento rubricato n. 26).
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese, per alzata di mano, sull'emendamento rubricato n. 19).
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese, per alzata di mano, sull'emendamento rubricato n. 34).
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese, per alzata di mano, sull'emendamento rubricato n. 28).
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese, per alzata di mano, sull'emendamento rubricato n. 35).
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese, per alzata di mano, sull'emendamento rubricato n. 36).
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese, per alzata di mano, sull'emendamento rubricato n. 20).
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese, per alzata di mano, sull'emendamento rubricato n. 25).
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 2, così come emendato.
Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 3



PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'articolo 3, sul quale sono stati depositati cinque emendamenti.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 21) presentato dai Consiglieri Artesio, Boeti Stara, Buquicchio: Articolo 3 Abrogare l'intero articolo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola per l'illustrazione la Consigliera Artesio; ne ha facoltà.



ARTESIO Eleonora

L'articolo 3 è l'apoteosi di questa proposta di legge: dopo avere dichiarato tutte le questioni di principio, infatti, cosa fa quest'Amministrazione regionale? Incarica la Giunta di redigere un Regolamento, sentita la competente Commissione consiliare.
Intanto sarà interessante capire qual è la Commissione consiliare competente: siamo partiti dal riconoscimento di una lingua minoritaria che quindi, rappresentava un fattore prettamente culturale; poi abbiamo messo le foglie di fico, perché ci si rendeva conto di come nella società su questo tema si sarebbero prodotte spaccature, quindi si è cominciato ad inserire un tema sanitario, uno socio-educativo e uno scolastico. Sarà quindi già interessante capire quali saranno le Commissioni che dovranno redigere il regolamento.
Ma regolamento di cosa? Per normare che cosa, visto che all'interno dell'articolo 2 non abbiamo dichiarato quali azioni concrete saranno in capo all'Assemblea regionale? Nell'articolo 2 abbiamo indicato che occorre che le televisioni di Stato e locali promuovano programmi sottotitolati: sarò interessata a vedere il regolamento! Nell'articolo 2 abbiamo scritto che si agevola l'insegnamento della lingua dei segni nella scuola primaria: sarò interessata a vedere il regolamento, che pretenderà di prevedere questo senza impegno economico come poi dice l'articolo 4.
Tutto quello che verrà dopo, quindi, sarà davvero una palestra interessantissima che porterà a galla e all'evidenza di tutti quali sono le impossibilità di praticare questa legge, ma soprattutto quali sono le condizioni nelle quali opererebbe se si dovesse praticarla, rendendo evidente l'emersione delle parti, degli attori e degli interessi in causa.
Suggerirei dunque il buonsenso, se non si vuole addivenire all'ascolto della posizione di un Consigliere distante dall'approvazione di questa legge. Il buonsenso è l'abrogazione dell'articolo, perché alla stesura del regolamento non si riuscirà ad arrivare.



PRESIDENTE

Grazie, collega Artesio.
Emendamento rubricato n. 32) presentato dai Consiglieri Stara, Artesio e Cerutti: L'Articolo 3 è così modificato: "Nell'ambito delle finalità della presente legge, il Consiglio regionale predispone una delibera del Consiglio regionale di applicazione operativa avendo cura di allegare una relazione epidemiologica sull'andamento della disabilità uditiva alla nascita e in età successiva, nonché di documentare le diverse forme di risoluzione e adattamento al deficit uditivo. La predisposizione dell'atto deliberativo è assegnata alle Commissioni IV e VI in sede congiunta".
La parola, per l'illustrazione, alla Consigliera Artesio.



ARTESIO Eleonora

Ciascuno deve assumersi le proprie responsabilità e le carte si vanno a vedere fino alla fine. Allora, se proprio a questa legge si crede, si faccia ciò che consegue ad una legge di principi: ciò che consegue ad una legge di principi è l'adozione di un atto impegnativo, cioè una delibera del Consiglio regionale.
La proposta avanzata da quest'emendamento, quindi, è quella di sostituire il generico regolamento (che nessuno vedrà) con una delibera che torna in questo Consiglio regionale. Io, infatti, prendo sul serio chi vuole promulgare una legge di principi. Allora, chi lo fa poi segue i passi adeguati: adotta una delibera e in quella delibera - che dovrà essere approvata dal Consiglio regionale - dichiara esplicitamente le azioni e le iniziative.
Così abbiamo fatto nella riforma sanitaria: abbiamo adottato una legge di principi - la modifica della legge regionale n. 18 - e poi abbiamo portato in Consiglio regionale una delibera d'iniziativa del Consiglio predisposta dalla Commissione competente su un testo della Giunta, nella quale sono stati dichiarati tempi e metodi.
La proposta, quindi, che va soprattutto rivolta a coloro che ci credono così intensamente e che pensano di cambiare in meglio le condizioni delle persone sorde, è quella di fare le cose per davvero: portate in Aula una delibera del Consiglio regionale, formalmente vincolante l'attività dei Settori regionali su questa materia.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Artesio.
Emendamento rubricato n. 31) presentato dai Consiglieri Stara, Cerutti Artesio: Articolo 3 comma 1 Il paragrafo "entro 6 mesi" è così sostituito "entro un anno dalla data di entrata in vigore".
La parola, per l'illustrazione, alla Consigliera Artesio.



ARTESIO Eleonora

La proposta avanzata dall'emendamento n. 31, sempre in nome della credibilità di questo provvedimento, è quella di dare il tempo necessario per redigere i contenuti di quella che io riterrei essere auspicabilmente una delibera e che voi volete ridurre a regolamento. Tutti i fans, i tifosi, gli acclamatori della proposta di legge sappiano che, dopo la dichiarazione di principio dell'articolo 1, tutto diventa un regolamento: alla pari del regolamento economato...
Aggiungiamo dunque all'euforia dell'approvazione di questa proposta di legge il fatto che produce un regolamento come quello dell'economato! Dato che voglio prendere sul serio coloro i quali presentano questa legge e vorrei arrivare ad una deliberazione e che per redigere una deliberazione occorre un tempo maggiore dei sei mesi previsti dalla legge propongo quindi che, anziché sei, si introducano dodici mesi per l'adozione di una proposta deliberativa.



PRESIDENTE

Grazie, collega Artesio.
Emendamento rubricato n. 30) presentato dai Consiglieri Stara, Cerutti Artesio: Articolo 3 comma 1 Dopo "commissione consiliare" si sostituisce con "sottopone al Consiglio regionale una apposita deliberazione di Consiglio regionale di traduzione operativa e di relativo finanziamento degli interventi di cui all'art. 2".
La parola alla Consigliera Artesio, per l'illustrazione; ne ha facoltà.



ARTESIO Eleonora

L'emendamento rubricato n. 30) fa riferimento alla necessità, come dicevo prima, di formalizzare in maniera adeguata il percorso di questa proposta legislativa. Perché non so se saranno attenti coloro che l'hanno sostenuta, ma certamente io che non la sostengo sarò molto attenta e pertanto, la materia che chiederei di sottoporre all'attenzione degli estensori è questa: la proposta di redigere una delibera di Consiglio regionale richiede anche di individuare chi ne avrà titolo.
La confusione di questa discussione e di questo testo non consente affatto di individuare chi avrà titolo e responsabilità di predisporre le forme di attuazione. Quindi, essendo una persona magnanima, ho indicato quali potrebbero essere le Commissioni consiliari di riferimento indicandole espressamente nella Commissione cultura, dato che stiamo riconoscendo una identità culturale, e nella Commissione IV per tutto quello che riguarda le relazioni con le politiche sociali.
In sintesi, i tre emendamenti dichiarano quanto segue: se prendete sul serio le vostre stesse intenzioni, un Regolamento attuativo non basta. Per fare qualcosa di più vincolante ci vuole una delibera di Consiglio. Per fare una delibera di Consiglio non bastano sei mesi. Per arrivare in Consiglio occorre che le due Commissioni titolari, la V e la IV, lavorino congiuntamente entro 12 mesi per presentare un testo a questa Assemblea.



PRESIDENTE

Grazie, collega Artesio.
Emendamento rubricato n. 29) presentato dai Consiglieri Goffi, Negro Carossa, Artesio: Articolo 3, dopo "... interventi previsti dall'art. 2 ..." si aggiunge "e i criteri di ripartizione degli stanziamenti previsti".
Consigliere Goffi, intende illustrare il suo emendamento?



GOFFI Alberto

No, lo diamo per illustrato.



PRESIDENTE

L'emendamento 29) lo consideriamo illustrato. I cofirmatari desiderano intervenire? Non vi sono richieste in tal senso.
Dichiaro aperta la discussione generale sull'articolo 3 e sul relativo blocco emendativo.
Non essendoci richieste d'intervento né in sede di discussione generale n per dichiarazione di voto, do la parola al Consigliere Carossa, per esprimere il parere del relatore.



CAROSSA Mario

Esprimiamo parere favorevole per l'emendamento rubricato n. 29).



CAROSSA Mario

ARTESIO Eleonora (fuori microfono)



CAROSSA Mario

Certo, basta vedere chi lo firma...



PRESIDENTE

Quindi, per differenza, è contrario sugli altri?



CAROSSA Mario

Sì.



PRESIDENTE

Procediamo con le votazioni.
Indìco la votazione palese, per alzata di mano, sull'emendamento rubricato n. 21).
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese, per alzata di mano, sull'emendamento rubricato n. 32).
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese, per alzata di mano, sull'emendamento rubricato n. 31).
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese, per alzata di mano, sull'emendamento rubricato n. 30).
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese, per alzata di mano, sull'emendamento rubricato n. 29).
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese, per alzata di mano, sull'articolo 3, così come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 4 Emendamento rubricato n. 22) presentato dai Consiglieri Carossa, Pentenero: L'articolo 4 è sostituito dal seguente: "Articolo 4 (Norma finanziaria) 1. Per l'attuazione della presente legge nell'esercizio finanziario 2012 agli onori pari a 150.000,00 euro ripartiti in 80.000,00 euro nell'ambito dell'unità revisionale di base (UPB) DB15071 (Istruzione formazione professionale e lavoro Programm. Del sistema educativo regionale Titolo 1: spese correnti) e in 70.000,00 euro nell'ambito dell'unità revisionale di base (UPB) DB20161 (Sanità Assistenza organizzazione dei servizi sanitari ospedalieri e territoriali Titolo 1: spese correnti) del bilancio di previsione per l'anno finanziario 2012, si provvede con le risorse finanziarie delle medesime unità.
2. Per il biennio 2013-2014, alla spesa prevista per ciascun anno secondo le modalità del comma 1 si provvede con le medesime risorse delle unità revisionali di base contenute nel bilancio pluriennale per gli anni 2012-2014." Tale emendamento è dato per illustrato.
Emendamento rubricato n. 27) presentato dai Consiglieri Artesio, Boeti Stara, Buquicchio.
Articolo 4, sostituire l'articolo con: "Per l'attuazione della legge, nel biennio 2012 - 2013 agli oneri concorrono sulla base di dati da fornire dalle Direzioni competenti sulla base storica intermini di competenza nell'ambito dell'UPB DB15071 (Istruzione, formazione professionale e lavoro. Programma del sistema educativo regionale. Titolo 1: spese correnti), dell'UPB DB20161 (Sanità organizzazione dei s.s. Ospedalieri e territoriali. Titolo 1: spese correnti), e UPB DB18041 (Cultura, turismo e sport promozione delle att.
Culturali e del patrimonio culturale e linguistico. Titolo 1: spese correnti)." La parola alla Consigliera Artesio, per l'illustrazione; ne ha facoltà.



ARTESIO Eleonora

Il Consiglio regionale procede celermente e indefessamente a votare una legge che non ritiene di articolare secondo una delibera, ma secondo un regolamento, di cui decide di definire i criteri di ripartizione, come si è votato congiuntamente sull'emendamento di Goffi, ma non sa che cosa deve ripartire e non sa neanche per fare cosa. Perché dato che non si indicano le azioni, e l'importo finanziario è simbolico, in questa aulica Assemblea di alto livello di consapevolezza sulla materia, che certamente io non riuscirò a raggiungere, abbiamo deciso di trovare dei criteri per ripartire non sappiamo cosa e neanche per fare che cosa.
Allora, in considerazione di questa profonda e diffusa consapevolezza la proposta che faccio rispetto all'articolo 4 è la seguente, modestamente: magari, dopo un anno di applicazione, proviamo a vedere se non possiamo prevedere un incremento percentuale negli anni successivi. Sulla base di cosa? Delle nostre ferree convinzioni! Per carità, non facciamoci mai contaminare da qualche dato epidemiologico, da qualche risultato sugli esiti scolastici, da qualche analisi sulla rappresentanza delle associazioni, che rischieremmo di essere troppo aderenti alla realtà. Per carità! Quindi l'emendamento che propongo è soltanto quello di prevedere un incremento percentuale di finanziamenti negli anni successivi sulla base di una banale relazione epidemiologica sull'andamento della disabilità auditiva e delle forme con cui affrontarla, che certamente non raggiungerà i livelli di consapevolezza che i Consiglieri a favore hanno qui espresso che certamente non sarà così bassa come il mio livello di accanimento, ma che perlomeno segue quello che dovrebbe essere un profilo formalmente corretto di qualunque legge, di avere una relazione legata di evidenza scientifica di ciò che si sta decidendo.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Artesio.
Emendamento rubricato n. 33 presentato dai Consiglieri Stara, Cerutti Artesio: Articolo 4 - Norma finanziaria - si aggiunge il comma 2 "In merito agli oneri connessi all'applicazione dei LEA in ambito sanitario per la realizzazione degli impianti cocleari, della protesica e della riabilitazione si procederà con incremento percentuale della risorse, a seguito della valutazione dei tempi di attesa e della mobilità passiva." L'emendamento è già stato illustrato.
Non essendoci richieste d'intervento né in sede di discussione generale n per dichiarazione di voto, chiedo al relatore il parere sugli emendamenti 22), 27) e 33) che insistono sull'articolo 4.



CAROSSA Mario

Parere favorevole all'emendamento 22) e contrario agli altri.



PRESIDENTE

Procediamo con le votazioni.
Indìco la votazione palese, per alzata di mano, sull'emendamento rubricato n. 22).
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese, per alzata di mano, sull'emendamento rubricato n. 27).
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese, per alzata di mano, sull'emendamento rubricato n. 33).
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese, per alzata di mano, sull'articolo 4, così come emendato.
Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 8) presentato dai Consiglieri Artesio, Boeti Stara, Buquicchio.
Nel titolo abrogare: "... per la promozione del riconoscimento della lingua dei segni italiana e".
Ha chiesto la parola la Consigliera Artesio per l'illustrazione; ne ha facoltà.



ARTESIO Eleonora

Questa è soltanto l'occasione per ricordare ai colleghi che il percorso di questa legge sarà accidentato, non soltanto per le reazioni sociali esterne, ma anche per il vizio di incostituzionalità di questo percorso di legge.
All'inizio della nostra discussione ho letto i pareri che tutti i colleghi hanno ricevuto, quindi nessuno potrà ignorare e distinguere la propria responsabilità da questo fatto. Ho letto il parere di uno studio legale, al quale è stato fatto esplicito quesito di costituzionalità.
Nel lavoro di Commissione, gli uffici del nostro Consiglio regionale hanno rappresentato tutte le perplessità sull'adozione, da parte di un Consiglio regionale, di una legge siffatta, rimettendosi alla volontà politica. La volontà politica ha ritenuto di agire con la furbizia che caratterizza non la buona politica, mi sento di dirlo, modificando il termine di riconoscimento della lingua dei segni come promozione del riconoscimento.
Dato che abbiamo dei legislatori così attenti, che si permettono di modificare leggi finanziarie approvate da questa Assemblea legislativa soprattutto quando vanno a regolarizzare rapporti di lavoro di personale precario che da più anni lavora con noi, credo che quei legislatori saranno altrettanto attenti nell'osservare che un Consiglio regionale, che ben altri problemi avrebbe di fronte a sé, ha ritenuto di dedicare tempi di sedute e impegno dei Consiglieri, risorse pubbliche di riconoscimento del nostro lavoro, per esercitare una funzione fuori dai propri limiti di competenza, quale quelle del riconoscimento di una lingua.
Questa è l'ultima situazione nella quale ricordo ai colleghi che stanno perseguendo in un'operazione che contrasta con le loro prerogative e, anche dal punto di vista formale, esercita un'operazione irregolare dal punto di vista delle competenze dell'Ente, sulla quale credo incomberanno tutti i successivi giudizi.



PRESIDENTE

Grazie, collega Artesio.
Non essendoci richieste per dichiarazioni di voto, procediamo con la votazione, con parere contrario del relatore.
Indìco la votazione palese, per alzata di mano, sull'emendamento rubricato n. 8).
Il Consiglio non approva.
Adesso passiamo alle dichiarazioni di voto sull'intero testo.
Prima di procedere alla votazione, ci sarà l'ordine del giorno collegato sottoscritto da tutti i Consiglieri.
Ha chiesto la parola il Consigliere Stara; ne ha facoltà.



STARA Andrea

Credo che la discussione sia stata fin troppo superficiale nella modalità.
Di fatto, alla fine anche il rinvio in IV Commissione, risoltosi in un'unica seduta, non ha avuto modo di esprimere sui contenuti in oggetto nessun'integrazione.
Si sono mantenute le posizioni, ognuno ha mantenuto le proprie posizioni e, alla fine, arriviamo senza avere fatto quel doveroso confronto vero, non finto ma vero, che avrebbe impedito, soprattutto all'interno del mondo dei sordi, di creare questa grossa spaccatura.
Mi spiace anche che non siano stati considerati i documenti che analizzavano la situazione in maniera molto dettagliata, con un'esperienza pluriennale, un dibattito che non si è svolto solo in Piemonte, ma che ha visto il ripetersi di questa diatriba in altre Regioni a livello nazionale e anche in Parlamento.
Alla fine su un percorso, iniziato in maniera superficiale, il Parlamento è riuscito a raddrizzare la situazione e a bocciare il provvedimento iniziale.
Di positivo c'è qualche emendamento che toglie alcune forzature che abbiamo votato e che riporta il provvedimento in un ambito più consono.
Si è voluta una legge di questo tipo, in barba a tutte le riflessioni fatte e - ed è la cosa che mi dispiace più di tutte - in barba anche al fatto che chi voleva sostenere quella posizione, doveva sforzarsi almeno di prevedere dei percorsi e una rete di integrazione sull'uso della lingua italiana e sulla facilitazione della lingua italiana per il resto dei sordi, per chi cioè non parla la LIS. C'è una grossa carenza da questo punto di vista, infatti non c'è nessun impegno di questa natura.
C'è un "tozzo di pane" di soldi che vengono garantiti con il provvedimento di legge. Questo "tozzo di pane" sicuramente sarà un segnale ma di fatto crea una disparità e anche una frattura e, soprattutto, rischia di innescare dei meccanismi pericolosi per il futuro.
Credo che il documento che ho letto, espressione degli otorinolaringoiatri e dei foniatri, sia abbastanza esaustivo.
A quel documento non ho ancora sentito una risposta esauriente, se non il tema di rispondere ad un'esigenza che viene riconosciuta, ma senza la necessità di intervenire con legge. Ed era il motivo per cui ho cercato di sottolineare come il sostegno alla LIS potesse avvenire attraverso altri percorsi, attraverso un provvedimento di Giunta.
Voglio anche ricordare che la Giunta qui si è "lavata le mani". La Giunta ha preferito non entrare nel merito e, ad oggi, questa legge è il frutto di un dibattito esclusivamente di Consiglio, in cui anche chi ha la possibilità di avere dati approfonditi ed esperienze diversificate, ha preferito non immergersi nella discussione.
Credo che ci siano degli elementi che verranno valutati in seguito e dei profili di legittimità di questo provvedimento. Staremo a vedere anche come si evolverà nel resto d'Italia e come si evolverà anche in Parlamento.
Il futuro va in un'altra direzione, il futuro non va nel riconoscimento della LIS come minoranza linguistica, anche se sono state tolti alcuni elementi impropri dal punto di vista lessicale. Di fatto, il significato di questa legge è quello.
Il futuro va da un'altra parte, il futuro sta nella piena integrazione in tutte le fasi della crescita di una persona sorda nel superare la sua sordità e, soprattutto, nel far sì che una persona sorda possa parlare la lingua italiana.
Ovviamente il mio voto sarà contrario, ma sono sicuro che da questo punto di vista ci sarà modo di ritornare, magari non in Consiglio regionale, ma su argomenti che verranno approfonditi a livello nazionale e vedremo in quella sede chi avrà preso la posizione più corretta.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Boeti; ne ha facoltà.



BOETI Antonino

La Consigliera Pentenero, che parla a nome del Gruppo, non si è ancora espressa, ma prendo la parola perché voterò in dissenso rispetto a quello che è l'orientamento del Gruppo del PD rispetto a questo disegno di legge.
Innanzitutto, credo che il disegno di legge sia stato migliorato dall'approvazione di quei tre emendamenti che abbiamo presentato. Il primo è il più importante, cioè quello che ha abolito le prime frasi dell'articolo 1 e che indicava la lingua non territoriale propria della comunità dei sordi.
Credo che questo sia stato il risultato migliore che sia stato ottenuto. I sordi non sono certo una comunità, ma appartengono alla comunità piemontese, sono cittadini con un deficit che si trasforma in un handicap - ed è questa la ragione per la quale non sono d'accordo con questo disegno di legge - ma non per questo devono avere una lingua che li caratterizza.
Abbiamo ricordato all'inizio della discussione la frase di Don Milani che diceva che "la lingua ci fa uguali", e io non sono convinto dell'opportunità di queste parole in quest'ambito.
Non è solo una questione che riguarda la lingua non territoriale, ma l'approvazione dell'ipotesi dei sottotitoli per le trasmissioni - che saranno trasmissioni regionali, perché non credo che questo possa valere per i programmi a diffusione nazionale - così come l'idea di utilizzare una parte delle risorse della sanità per gli impianti cocleari è una questione che considero positiva.
C'è un'altra cosa che voglio dire, ed è che accolgo con soddisfazione la fine della discussione di questo disegno di legge. Abbiamo discusso di questioni che riguardano la vita delle persone, e quindi sono contento che questa discussione sia finita.
Se durante gli interventi che ho fatto sugli emendamenti o in discussione generale, ho offeso in qualche modo cittadini che sono qui presenti, che hanno seguito la nostra discussione, voglio chiedere loro scusa perché non era questo il mio obiettivo.
Faccio il medico da 37 anni, durante i quali ho commesso qualche errore tecnico operando migliaia di persone, ma mai mi è successo di non avere attenzione, disponibilità, umiltà e rispetto per le disabilità, per le patologie che hanno riguardato i cittadini dei quali mi sono dovuto occupare nello svolgimento del mio lavoro.
Voterò contro il disegno di legge perché lo considero inadeguato ai tempi che viviamo e credo lo sarà ancora di più nel prossimo futuro. Il futuro guarda agli impianti cocleari e alle tecnologie, cioè ad un mondo che anche riguardo a queste disabilità credo saprà portare con sé le competenze e le tecnologie che renderanno meno disagevole la vita di questi cittadini.
C'è un'altra ragione che mi rattrista, dato che questo disegno di legge ritengo non aggiunga niente a quanto la LIS oggi non consenta già ai cittadini che la vogliono utilizzare: è comunque un disegno di legge che ha diviso i medici dai cittadini e i cittadini con la stessa patologia l'uno dall'altro. Non possiamo dire che questo non sia avvenuto, è sufficiente guardare la corrispondenza che abbiamo ricevuto in queste settimane per rendersi conto di questa situazione. Quando questo succede credo che la politica non abbia fatto fino in fondo e bene il suo lavoro.



NOVERO GIANFRANCO



PRESIDENTE

Ringrazio il Consigliere Boeti.
La parola alla Consigliera Artesio.



ARTESIO Eleonora

Credo che la discussione su questa proposta di legge sia stata una brutta pagina del nostro Consiglio regionale.
Diversamente dal Consigliere Boeti, credo che delle persone offese ci siano. Intanto, è stata offesa la cultura giuridica di questo nostro Paese una cultura giuridica che, prima di altri Paesi d'Europa, ai quali si guarda quando è comodo, ha saputo lavorare con leggi che ci sono invidiate dal mondo per la reale inclusione delle persone con disabilità. Altresì, ha saputo affrontare con coraggio delle sfide, quelle dell'inserimento nella scuola di tutti e quelle dell'inserimento nella società di tutti, che non erano sfide né compassionevoli né, tanto meno, falsamente ideali di normalità presunte quando la normalità non c'è. Io, invece, penso che le persone siano tutte uguali e tutte diverse, portatrici di limiti e portatrici di talenti, e in questo consista la loro normalità.
La scelta di quel percorso giuridico ha prodotto sperimentazioni in ambito educativo e avanzamenti in ambito legislativo, ad esempio sull'inserimento lavorativo, che non dovremmo ignorare, in una ridicola assimilazione ad altre normative europee, che hanno avuto altri tipi di percorsi; sui temi dell'educazione; sui temi del riconoscimento in termini di status e di cittadinanza.
Questa cultura è stata offesa. Sono stati offesi tutti coloro che sono stati testimoni di quella cultura, nella quale hanno investito in competenze, professionalità e volontà.
Quanto è stato detto in ordine alle capacità educative maturate in questi ultimi anni è - lo ritengo e lo promuoverò all'esterno - una vera e propria offesa di quei professionisti che si sono cimentati.
Sono state offese tutte quelle persone che per i propri figli o per se stessi hanno scelto altri percorsi e che non hanno mai contrapposto i loro percorsi a chi aveva, come condizione obbligata o come condizione di scelta, l'unica possibilità della lingua dei segni. Quindi, di offesi ce ne sono molti.
Soprattutto, abbiamo condotto una discussione assolutamente distante dalla reale materia delle questioni in campo. Torno su questa reale materia, perché se davvero gli estensori vogliono far diventare reale questa legge questi nodi non li potranno eludere.
Intanto partiamo da un dato: riaccendendo polemiche e divisioni, che la cultura era riuscita a mediare, stiamo qui affermando un principio di un'identità culturale fondata sul linguaggio mimico-gestuale, cioè fondata su un linguaggio che proprio coloro che lo conoscevano bene avevano contezza anche di tutti i limiti.
Oggi è divampata, o si è riaccesa, una battaglia solo nel momento in cui le persone sorde, potendo imparare a parlare, quindi potendo essere libere, sfuggivano ad un'univoca condizione di rappresentanza.
Non nego che le condizioni di rappresentanza del passato siano state benemerite. Infatti, hanno tutelato la disabilità sensoriale da tutti i punti di vista e lo hanno fatto in anticipazione alle altre disabilità.
Come accadde anche a tutti noi, che pure siamo rappresentanti e riconosciamo i limiti della nostra rappresentanza quando il mandato viene meno, così oggi dovrebbe essere riconosciuto dalle antiche e tradizionali organizzazioni di rappresentanza, senza tentare di attuare una modalità secondo la quale, pur di arrivare ad un risultato, si pensa di assegnare alla comunicazione con il linguaggio dei segni la condizione di una lingua minoritaria, con ciò facendone un fatto culturale che omette ed estromette dalla nostra discussione persino quelle stesse previdenze e tutele che la legislazione nata sulla disabilità aveva riconosciuto.
Coerenza vorrebbe che chi questa legge l'ha voluta, e l'ha voluta come fatto distintivo di una cultura, allora rinunci alle condizioni di tutela che, invece, sono previste per la disabilità. Io certo non lo chiederei però la logica questo lo pretenderebbe. Però, c'è chi più che condividendo quella situazione l'affianca, che sicuramente ha grandi attese da questo tipo di legislazione. Faccio riferimento in modo particolare a chi ha maturato ruoli e occupazione di spazi pubblici intorno all'apprendimento della lingua dei segni, e nemmeno è tanto nascosta questa situazione.
Il fatto di aver ricevuto da organizzazioni che rappresentano una condizione professionale, che è quella degli interpreti della lingua dei segni, una nota nella quale ci viene detto che dobbiamo approvare il progetto di legge n. 86, che è ridicolo denigrare e ritenere inutili le attenzioni alla lingua dei segni - ma chi lo ha fatto? - perché, invece l'insegnamento della lingua dei segni è fonte di libera e pubblica impresa ci indica quali sono le attese materiali dell'applicazione di questa legge e nell'equivoco costruito nella nostra discussione procederemo con una modalità, quella dell'adozione del regolamento, che rischierà di produrre ulteriori guasti. Cioè, guasti di iniquità tra le risorse che devono essere stanziate per il sostegno dei diritti di tutti alla libera partecipazione alla vita collettiva e quelle che ci ritroveremo a stanziare per dare applicazione a questa legge.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Artesio.
La parola alla Consigliera Pentenero.



PENTENERO Giovanna

Grazie, Presidente.
stato un percorso lungo e difficile, che ci ha visti, fin dall'inizio, non favorevoli al disegno di legge che era stato presentato perché molte delle questioni che sono state sottolineate erano ben presenti ed evidenti all'interno del disegno di legge iniziale. Però, abbiamo ritenuto utile lavorare su quel testo e tentare di migliorarne il contenuto.
Con gli emendamenti che sono stati posti si è compiuto un atto significativo, ma certamente non risolutivo di una situazione che è delicata e complicata, che tocca la sensibilità di molte persone.
Credo che un dibattito così delicato e complicato non possa essere affrontato e risolto immaginando che esistano percorsi unici e situazioni uniche. Ognuno di noi è portatore della propria specificità ed è la propria specificità che caratterizza l'identità di ogni persona.
Quest'identità deve essere rispettata e oggi - per fortuna - le tecnologie, gli approcci medici, riabilitativi ed educativi sono rispettosi della singola diversità e del singolo progetto di vita.
Pertanto, riteniamo che per ogni singola persona debba essere garantita la possibilità, sin dai primi giorni di vita, di mettere in atto ognuno di questi strumenti.
Il provvedimento che oggi l'Aula si appresta a votare, modificato ed emendato, mette in evidenza gli aspetti che ho cercato di evidenziare un attimo fa.
Ritengo che il tentativo di contrapposizione tra l'uno e l'altro strumento non sia un'interpretazione corretta della discussione avvenuta all'interno della Commissione e dell'Aula.
Il nostro lavoro (ci auguriamo di poterlo verificare, poi, sul campo) ha tenuto in considerazione l'esperienza della nostra regione, che, com'è stato ricordato dalla collega Artesio, è assolutamente all'avanguardia sui temi della disabilità e dell'integrazione, sul fatto di consentire la possibilità ad ogni bambino di raggiungere e definire un proprio progetto di vita. Questo, non solo all'interno del sistema Italia, ma anche in una dimensione europea, pertanto le esperienze razionali possono portare a dei risultati assolutamente apprezzabili ed importanti, riconosciuti anche da altre realtà della Comunità Europea.
Non stiamo parlando di classi o scuole speciali: queste, per fortuna non esistono da molto tempo. Stiamo parlando di scuole e realtà tradizionali, all'interno delle quali i bambini sordi hanno la possibilità di apprendere un secondo linguaggio: la lingua LIS.
Si tratta di un elemento culturale in più, e questo significa che i bambini hanno usufruito di tutti i percorsi e di tutte le opportunità possibili, quindi una presa in carico da parte delle figure mediche competenti, al fine di eliminare tutti gli ostacoli e, quindi, arrivare all'eliminazione della sordità.
La lingua LIS deve essere utilizzata soltanto in quelle situazioni in cui l'impianto è stato valutato e non ritenuto idoneo, oppure dove i risultati non sono stati raggiunti, dove l'intervento riabilitativo e logopedico non ha portato risultati tali da garantire una piena possibilità di comunicazione.
Si offre, pertanto, uno strumento in più.
Questo rappresenta un modo con il quale si dà una maggiore attenzione al percorso collegato.
Sono tante le testimonianze arrivate...



(Scampanellìo del Presidente)



PENTENERO Giovanna

Due minuti e concludo, Presidente.
Tante sono le testimonianze arrivate in questi giorni, e penso che non sia stata data molta attenzione alle lettere pervenute, perché il tema è stato affrontato immaginando che esista un percorso A ed un percorso B.



PRESIDENTE

Chiedo scusa, collega, ma alle ore 19 esatte dobbiamo chiudere i lavori. Abbia pazienza.



PENTENERO Giovanna

Finisco, Presidente, solo un minuto; se anche sono due minuti, non credo che succeda il finimondo! Voglio portare la testimonianza di una logopedista e psicopedagogista appartenente ad una nostra Azienda Sanitaria (una struttura complessa della neuropsichiatria infantile dell'ASL TO2), la quale afferma: "L'obbligo finale è il raggiungimento del pieno sviluppo cognitivo, linguistico ed affettivo di ogni bambino sordo e il suo adeguato inserimento sociale grazie alla padronanza della lingua e della cultura della nostra società.
Il perseguimento di tali obiettivi deve prevedere percorsi, strategie metodologie, attivati grazie alla sinergia di una rete di servizi che vede la famiglia e le sue scelte al centro del progetto di vita. Ciò implica che il percorso abilitativo e riabilitativo, pur perseguendo obiettivi comuni è unico e specifico per ogni soggetto, perché unici e non omologabili sono gli esseri umani. Continuare, quindi, a contrapporre tra loro metodologie strumenti e metodi, cercando di definire che esiste un unico modello di riferimento nell'educazione dei bambini sordi è fuorviante ed è" - a giudizio di questa professionista - "lesivo rispetto al non permettere la totale accessibilità a tutte le possibilità fruibili della persona sorda.
In quest'ottica, la lingua dei segni è una risorsa e può garantire l'adeguata acquisizione di una competenza linguistica profonda, su cui basare il processo di apprendimento della lingua verbale, che avrà inevitabilmente bisogno di tempi più lunghi basandosi su un canale più o meno deficitario".
La logopedista invita i Consiglieri di quest'Aula ad affrontare serenamente la discussione: non in modo ideologico, non contrapponendo strumenti e metodologie.
Ritengo che probabilmente alcune parti del provvedimento potevano essere migliorate, ma che oggi sia stato compiuto un atto significativo.
Il Gruppo del Partito Democratico ha espresso posizioni diverse, ma a maggioranza voterà favorevolmente questa proposta di legge.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Pentenero.
Chiudo immediatamente la seduta. Invito i colleghi a recarsi alla mia sinistra, per firmare l'uscita, ed alla mia destra, per firmare l'entrata.
La seduta serale inizierà alle ore 19.05 circa.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.02)



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