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Dettaglio seduta n.251 del 17/07/12 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE BONIPERTI



(Alle ore 14.31 il Vicepresidente Boniperti comunica che la seduta avrà inizio alle ore 15.00)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



(La seduta ha inizio alle ore 15.01)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bresso, Botta Franco Maria Bussola, Casoni, Cota, Maccanti e Motta Massimiliano.
Il numero legale è 27.


Argomento: Trasporti pubblici

Chiarimenti del Consigliere Gariglio in merito alle comunicazioni della Giunta regionale inerenti a "Riduzione risorse per il trasporto pubblico locale su gomma"


PRESIDENTE

Sul finire della seduta antimeridiana vi è stata una comunicazione da parte della Giunta regionale cui ha chiesto chiarimenti il Consigliere Gariglio; poi c'è stata la replica dell'Assessore.
Consigliere Gariglio, mi sembra che lei volesse intervenire per fatto personale.
La parola al Consigliere Gariglio.



GARIGLIO Davide

La ringrazio, Presidente, anche di avere anticipato gentilmente la mia richiesta.
Presidente, cito alla lettera le parole dell'Assessore Bonino e ringrazio gli Uffici del Consiglio che mi hanno dato prontamente la trascrizione.
Nell'intervento di replica, l'Assessore Bonino dice testualmente: "Quando il Consigliere Gariglio sostiene che occorra un confronto con persone competenti, invito a comprendere che le nostre informazioni vengono trasferite direttamente dalla struttura regionale, la quale da decenni opera al servizio della Regione Piemonte e fornisce tutti i dati che riporto in Consiglio. Io non li prendo dall'ANAV e non mi faccio passare le veline dalle aziende di trasporto pubblico.
Siamo vicini, come istituzionalmente occorre esserlo, a forze produttive della nostra società; invece, non siamo vicini alle aziende con modalità che, magari, qualche volta, potrebbero impedirci di adottare un comportamento trasparente, sereno, equamente distaccato e istituzionalmente anche corretto nei confronti di alcuni soggetti".
Presidente, senza abusare del tempo che lei mi ha dato, premetto che ho piena fiducia negli Uffici istituzionalmente competenti della Regione Piemonte e non ho dubbio a ritenere la veridicità dei dati che ci forniscono e non era a loro che mi riferivo. Quando parlo di veridicità dei dati mi riferisco ai dati forniti dall'Ufficio di diretta collaborazione dell'Assessore Bonino o dall'Assessore stesso, nelle modalità in cui interviene sul punto.
Presidente, mi sono sentito leso direttamente per le modalità con cui l'intervento è stato svolto e dalle frasi dell'Assessore. È la terza volta in quest'Aula che l'Assessore Bonino, a fronte di osservazioni che formuliamo sul merito delle sue scelte politiche, interviene tirando in ballo riferimenti che riguardano passate mie esperienze, vicende familiari e fatti che, in passato, hanno toccato la mia famiglia. L'Assessore Bonino in qualche modo, commistiona volutamente vicende che toccano i rapporti personali, invece di intervenire sul merito.
Quindi, ritengo che ci sia stato un intervento lesivo della dignità della persona e la pregherei, Presidente, di valutarlo, affinché questo comportamento dell'Assessore Bonino abbia a cessare. Grazie.



PRESIDENTE

La ringrazio.
Anch'io ho preso visione del resoconto stenografico. Le ho dato la parola anche in modo un po' irrituale perché avevo chiuso la seduta, quindi non c'era più la possibilità di...



(Commenti del Consigliere Carossa)



PRESIDENTE

Scusi?



(Commenti del Consigliere Carossa)



PRESIDENTE

Mi scusi...



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Chiedo scusa, Consigliere Carossa, non gli ho dato la parola per fargli un piacere. Infatti, il Presidente aveva chiuso la seduta - purtroppo, o per fortuna, il Regolamento non prevede che quando la seduta è chiusa la si possa riaprire - e il Consigliere Gariglio mi aveva rappresentato questa esigenza.
Devo dire che accade poche volte, ma l'intervento del Consigliere Gariglio - chi ha ascoltato con grande attenzione lo sa - ha saputo motivare e mettere in correlazione gli interventi, dimostrando il fatto personale.
Non sto esprimendo alcun giudizio. Ho semplicemente detto che anch'io mi sono fatto carico del resoconto e che ho ascoltato l'intervento del collega, che ha potuto prendere la parola in quanto aveva il diritto di farlo già nella seduta antimeridiana, che è stata chiusa. Quindi, la sua posizione rimane a verbale come prosecuzione di quella comunicazione del mattino, ancorché arrivi nel pomeriggio, niente di più e niente di meno.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Carossa; ne ha facoltà.



CAROSSA Mario

Anche il mio intervento è per fatto personale, in quanto, magari, ho avuto dei disagi, come tanti torinesi, a muovermi in questa città. Poi vedo che i bus sono Giachino, Bus Company...



PRESIDENTE

Un conto è il fatto personale, se vuole proporre il dibattito, lo proponga, lo poniamo ai voti e svolgiamo il dibattito sulla questione!



CAROSSA Mario

Sono Giachino e Bus Company, non dico nulla di più, però la invito a ricercare se sono Bus Company e Giachino.



PRESIDENTE

D'accordo. Grazie.
Dobbiamo procedere con il punto relativo alle nomine.



(Commenti del Consigliere Gariglio)



PRESIDENTE

La ringrazio.
Non credo che il Consigliere Carossa volesse tirarla in ballo.
La questione è chiusa, procediamo ora con le nomine.
Dobbiamo procedere a due nomine, la prima riguarda la Compagnia di San Paolo.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Ho lasciato che il collega Gariglio parlasse direttamente e chiarisse in modo puntuale le questioni. Siccome il Consigliere Carossa ha citato un'azienda, per essere chiaro, siccome non abbiamo nulla da temere, voglio dire che era l'azienda, un anno e mezzo fa, del suocero del Consigliere Gariglio, almeno la dico tutta! Però, le illazioni e le insinuazioni qualche Gruppo che ha la coda...



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Scusi! Grazie.



RESCHIGNA Aldo

Qualche Gruppo che ha la coda di paglia teme le illazioni.
Noi, che non abbiamo scheletri nell'armadio...



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Reschigna.



RESCHIGNA Aldo

Non lo accettiamo, perché noi non abbiamo scheletri nell'armadio, a differenza di qualche altro.



PRESIDENTE

Grazie.
Direi di chiudere questa partita, a meno che l'Aula intenda aprire un dibattito, allora lo mettiamo ai voti. Se l'Aula, sovranamente, intende svolgere il dibattito, procediamo in tal senso, altrimenti dobbiamo passare alle nomine. Vi ringrazio.


Argomento:

Nomine


PRESIDENTE

Colleghi, possiamo passare all'esame del punto 4) all'o.d.g., inerente a "Nomine".


Argomento: Nomine

Proposta di deliberazione n. 210 "Compagnia di San Paolo - (articolo 8 comma 1, lettera b e articolo 9, Statuto Compagnia) - Consiglio Generale Designazione di 1 Consigliere in sostituzione della signora Patrizia Polliotto"


PRESIDENTE

Il Consiglio regionale del Piemonte è chiamato a designare un Consigliere del Consiglio generale della Compagnia di San Paolo, ai sensi dell'articolo 8, comma 1, lettera b) dell'articolo 9 dello Statuto della Compagnia stessa.
Com'è noto, questa fattispecie si verifica - e lo sanno bene i colleghi che hanno trattato l'argomento in Commissione nomine - in quanto il rappresentante della Regione Piemonte a suo tempo designato attraverso il Consiglio regionale, l'avvocato Patrizia Pogliotto, si è dimessa dal Consiglio generale in quanto assunta presso la stessa Compagnia, elemento incompatibile con la carica di Consigliere generale. Siamo pertanto chiamati, entro la data del 1° agosto, a designare un Consigliere in sostituzione della Signora Patrizia Pogliotto.


Argomento: Nomine

Proposta di deliberazione n. "Commissione di Garanzia - (articolo 91 Statuto della Regione Piemonte e articolo 3 l.r. 25/2006) - Elezione di 1 membro in sostituzione della dimissionaria Carla Spagnuolo (ex Consigliere regionale)"


PRESIDENTE

La seconda nomina riguarda un organo del Consiglio regionale, la Commissione di Garanzia. Quest'organo è incompleto a seguito delle dimissioni della collega Carla Spagnuolo, eletta in seno alla Commissione nel corso dell'VIII Legislatura in quanto ex Consigliera e che, rieletta successivamente in Consiglio, si è dimessa per incompatibilità. Da allora quindi dall'inizio di questa legislatura - l'organo è incompleto.
Poiché alla Presidenza sono pervenute sollecitazioni ulteriori per mettere all'o.d.g. la votazione della Commissione di Garanzia, per poter rendere completo l'organo, e siccome avevamo sostanzialmente già affrontato la questione nelle ultime due riunioni dei Capigruppo, verrà messa ai voti anche questa nomina. Ricordo che bisognerà scegliere tra i sei colleghi cessati dal mandato che hanno presentato la domanda e che per questa elezione, ai sensi dell'articolo 91 dello Statuto della Regione Piemonte e dell'articolo 3 della legge regionale n. 25/2006, è necessaria una maggioranza qualificata dei due terzi dei seggi assegnati all'Assemblea che corrisponde quindi a 40 voti.
Se sono stato chiaro, possiamo procedere.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Faccio due commenti diversi sulle due nomine.
Parto dall'ultima: so che è un organo statutario e so che è importante me ne dispiace, ma come Gruppo - non credo per nostra disattenzione - non siamo stati in alcun modo coinvolti nella discussione attorno alla ricostituzione di un organo importante e pertanto, senza voler rallentare in alcun modo l'ordine dei lavori, noi non partecipiamo a quella votazione perché, non avendo avuto modo di farlo nelle sedi competenti, non sapremmo come esprimere il nostro parere.
Per quanto attiene alla prima nomina, so che c'è stata una riunione di maggioranza, alla quale purtroppo non ho potuto partecipare per impegni di natura personale. Mi è parso di cogliere che non tutto, nell'ambito di questa riunione di maggioranza, sia filato con la tranquillità che normalmente invece contraddistingue quella sede e non mi pare che ci sia una soluzione condivisa, né sul nome né sul metodo. Rinnovo quindi - se qualcuno vuol farsene carico, visto che il 1° agosto è ancora molto, molto molto lontano - la richiesta alla maggioranza di sospendere questa votazione, in attesa che la riunione di maggioranza di venerdì consenta a tutti di esprimere compiutamente il proprio pensiero.
Qualora non si voglia sospenderla, noi in questo momento candideremmo il professor Massimo Cavino e in tal senso ci esprimeremmo con il voto.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Burzi.
Per quanto riguarda la Commissione di Garanzia, si riferisce all'ambito politico, ovviamente...



BURZI Angelo

Certo: io parlo solo di politica!



PRESIDENTE

Bene, allora avevo ben inteso. Siccome, infatti, ne avevamo parlato nel corso delle ultime due riunioni dei Capigruppo, avevamo anche dato il preavviso per iscritto. Grazie, collega.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Carossa; ne ha facoltà.



CAROSSA Mario

Non entro nel merito, naturalmente, della decisione del Gruppo Progett'Azione, ma chiedo invece che la votazione venga portata avanti e quindi propongo come candidato il professor Giorgio Palestro. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Carossa.
Lei, Consigliere Burzi, intende formalizzare la richiesta di rinvio, o era una richiesta politica alla sua maggioranza?



PRESIDENTE

BURZI Angelo (fuori microfono)



PRESIDENTE

Si trattava, ovviamente, di una richiesta politica.



PRESIDENTE

Procediamo allora con le nomine. Come ho comunicato prima, verranno distribuite due schede; su entrambe è possibile esprimere una sola preferenza perché il posto da designare, in entrambi i casi, è uno solo: sarà quindi eletto il candidato che prenderà il numero maggiore di voti senza necessità di quorum particolari.
Ha chiesto nuovamente di intervenire il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Davo per scontate cose che evidentemente scontate non sono.
Facendo momentaneamente parte - pur in modo critico - della maggioranza, posso per cortesia sapere se codesta maggioranza ha identificato qualcuno - e chi - a rappresentarla nell'ambito della Commissione di Garanzia, o lo dobbiamo scoprire soltanto dall'esito del voto?



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Non entro nel merito della nomina alla Compagnia di San Paolo, anche perché è una questione che attiene alla maggioranza. Non c'è alcun mistero da parte nostra, invece, e non abbiamo alcuna difficoltà a rappresentare il fatto che noi, da due anni a questa parte, riteniamo che il posto riservato agli ex Consiglieri regionali all'interno della Commissione di Garanzia debba essere indicato dai Gruppi di minoranza.
Sotto quest'aspetto, visto l'elenco delle persone che hanno presentato istanza, il Gruppo del Partito Democratico da tempo - e non da oggi - ha sottoposto alla valutazione dell'Aula il nome dell'ex Consigliere regionale Paolo Cattaneo.



PRESIDENTE

Grazie.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, procediamo con la distribuzione delle schede.
Nomino Presidente di seggio il Vicepresidente Boniperti e scrutatori i Consiglieri Segretari Ponso e Novero.
Prego il Consigliere Segretario Leardi di procedere all'appello nominale.



(Il Consigliere Segretario Leardi effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la votazione. Il seggio si recherà in sala A per spoglio delle schede. Nel corso della seduta forniremo l'esito della votazione.


Argomento: Edilizia sanitaria e ospedaliera

Esame proposta di deliberazione n. 175, inerente a "Accordo di programma tra Stato e Regione del 22 aprile 2008 per l'attuazione degli interventi in edilizia ed attrezzature sanitarie approvati con DCR 131-23049 del 19 giugno 2007 e s.m.i. Interventi relativi alle Case della Salute in provincia di Asti"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare la proposta di deliberazione n. 175, di cui al punto 5) all'o.d.g., licenziata dalla IV Commissione a maggioranza.
Trattandosi di una proposta di deliberazione della Giunta regionale, la darei per illustrata, posto che è stata ampiamente discussa in sede di Commissione.



PRESIDENTE

MOTTA Angela (fuori microfono)



PRESIDENTE

L'Assessore Monferino non è presente?



PRESIDENTE

L'Assessore era presente questa mattina: purtroppo, come lei sa, per una serie di ragioni questa mattina il programma dei lavori è slittato, per cui ha delegato il Vicepresidente della Giunta regionale, Ugo Cavallera che è presente.
In fase di dibattito generale, ha chiesto la parola la Consigliera Motta Angela; ne ha facoltà.



MOTTA Angela

Grazie, Presidente.
Per quanto la mia stima nei confronti del Vicepresidente Cavallera sia infinita, posto che lo conosco oramai da alcuni anni, la presenza dell'Assessore Monferino sarebbe stata senz'altro più utile per la discussione, anche perché ci sono alcuni aspetti che non ci convincono.
Premetto che sono stata e continuo ad essere tra i sostenitori del progetto delle Case della Salute - sono fortemente convinta della sua validità - inteso come unico vero strumento per porre la persona al centro del sistema sanitario.
Questa Giunta - ma anche i colleghi della scorsa legislatura - non la pensa allo stesso modo. Noi crediamo che snaturare questo progetto soprattutto per la provincia di Asti che lo attuava in via sperimentale sia veramente una perdita non solo di servizi, ma anche di opportunità per garantire una sanità territoriale vera, che avrebbe potuto alleggerire tutta una serie di carichi che, invece, si riversano sull'Ospedale Cardinal Massaia, e avrebbe potuto fornire servizi soprattutto ad una popolazione molto anziana, che difficilmente riesce a muoversi con libertà.
Per fare una breve cronistoria, limitatamente alla parte di delibera che ci interessa, quella legata allo storno dei finanziamenti per la Casa della Salute del Comune di Villanova d'Asti e di Calliano, che erano tra i progetti integrati nel Piano delle Case della Salute, ricordo che nel 2009 il Comune di Villanova d'Asti per attuare il progetto di Casa della Salute aveva individuato l'area in cui avrebbe dovuto sorgere il presidio sanitario; l'ha acquistata, ne ha cambiato la destinazione d'uso urbanistica e, naturalmente, ha sostenuto dei costi per tale operazione.
Nel 2010 il progetto viene sospeso, credo con gravi danni economici e di erogazione del servizio sul territorio per tutta quell'area, tanto che il Sindaco di Villanova d'Asti aveva anche minacciato il ricorso da questo punto di vista anche per i danni che il Comune aveva subito.
Con questa delibera, alla fine, la Regione sancisce l'annullamento definitivo del progetto delle Case della Salute, con la relativa penalizzazione di due territori importanti come quello del Pianalto e di Calliano e dintorni.
Noi crediamo che occorra risarcire il territorio di Pianalto, Villanova d'Asti e tutti i Comuni limitrofi, magari con la predisposizione di un CAP destinato ad ospitare gli stessi servizi della Casa della Salute.
Nonostante le prime rassicurazioni dell'allora Commissario Valter Galante - oggi Direttore generale dell'ASL di Asti - che andavano in questa direzione, credo ci sia la contrarietà dell'Assessore Monferino. È per questo che ritenevo opportuna la sua presenza, affinché potesse risponderci esattamente su come pensava la Regione e l'Assessorato di risarcire questo territorio o, almeno, dirimere la situazione col potenziamento del distretto sanitario del territorio del Pianalto, proprio per non penalizzare un territorio vasto e produttivo.
La situazione è leggermente diversa per Calliano, perché era molto più indietro nella progettazione e nella possibile realizzazione della Casa della Salute (il progetto non era ancora iniziato), ma certamente anche per Calliano valgono le stesse considerazioni fatte per Villanova d'Asti e per Pianalto: chiediamo quantomeno il potenziamento del distretto di quel territorio, per confermare e potenziare l'erogazione dei servizi sanitari per Calliano e per la zona circostante, proprio per non penalizzare un territorio, i suoi abitanti e una provincia che aveva creduto in un progetto che poteva essere utile per garantire servizi territoriale ai suoi cittadini. Grazie, Assessore.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

La Consigliera Motta è già entrata nel merito. Io vorrei ripartire dall'inizio: noi avevamo detto, in sede di Conferenza dei Capigruppo, che non avevamo contrarietà, pur avendo obiezioni di merito, alla discussione del provvedimento, purché ci fosse stato in aula l'Assessore Monferino.
Questo lo avevo già detto, per cui non è una novità di oggi.
Mi sembra che in quest'Aula, invece, ci siano, da parte della maggiorana, più interessi a non andare avanti piuttosto che ad andare avanti. Stamattina l'Assessore Monferino era presente, per cui si poteva benissimo affrontare il provvedimento in questione e la Consigliera Motta avrebbe potuto esporre le sue considerazioni e i suoi rilievi di merito.
Noi pretendiamo la presenza dell'Assessore competente. Non vale la delega, che è già abusata in sede di question time. Non valgono le deleghe su questo provvedimento.
Mi dispiace, ma siccome avevo già anticipato in sede di Conferenza di Capigruppo le nostre intenzioni (non è quindi una novità), chiedo che tali propositi vengano mantenuti.



PRESIDENTE

Consigliere Reschigna, le ricordo che la Giunta regionale è un organismo collettivo. Pertanto, sotto il profilo della procedura siamo esattamente e perfettamente nell'ambito del Regolamento e dello Statuto.
L'Assessore Cavallera, oltre alle funzioni di Assessore con delega racchiude anche le funzioni di Vicepresidente della Giunta regionale.
Lei ha ragione nel ribadire ciò che legittimamente ha sempre chiesto in sede di Conferenza dei Capigruppo, ma mi corre l'obbligo di ricordare com'è andata la mattinata: io ho modificato l'o.d.g. del giorno su richiesta inserendo, prima del punto "Nomine", la delibera del Comitato di solidarietà e la delibera di Mappano, perché entrambe - così mi era stato riferito e così avevo inteso da una prima valutazione (evidentemente sbagliando, smentito dai fatti) - sarebbero state approvate con la sola votazione. Come ho detto, una era relativa al Comitato di Solidarietà e l'altra era relativa al Comune di Mappano, licenziata in I Commissione presieduta dal Presidente Burzi, peraltro presente questa mattina, al quale avevo anche chiesto conferma di questo voto.
Purtroppo o comunque legittimamente - chiedo scusa, perché il termine "purtroppo" sembra quasi un giudizio, per cui mi scuso coi colleghi - la delibera di Mappano ha impegnato sostanzialmente quasi un'ora. In più si è inserita la richiesta di comunicazioni della Giunta regionale in merito ai trasporti e l'unica finestra possibile era quella mezz'ora dopo le votazioni, perché l'Assessore Bonino doveva prendere un aereo per partecipare ad un importante incontro in sede di Conferenza Stato- Regioni nel pomeriggio.
Lei legittimamente lo può ribadire; io, come Presidente, le ho ricostruito cosa è successo, da un lato, e, dall'altro, le ho riconosciuto e dato atto che lei lo ha sempre detto con coerenza alla riunione dei Capigruppo.
La procedura è una procedura corretta, perché l'organismo è collettivo.
L'Assessore Cavallera, addirittura, racchiude in sé le funzioni di Vicepresidente, quindi mi rimetto alla sensibilità della Giunta, in questo caso.



RESCHIGNA Aldo

L'Assessore Cavallera è in grado di rispondere a quest'Aula non sul merito della proposta di deliberazione, ma circa i contenuti dell'eventuale intesa da costruire con il Comune di Villanova d'Asti, che ha incontrato l'Assessore Monferino e che è ancora in attesa di una risposta da parte dell'Assessore? No.
Allora, siccome la discussione in Aula è una discussione di merito Presidente, noi non possiamo fare una discussione di merito che ha questi pregressi con un Assessore che il tema non lo conosce, mi permetta.
Dopodiché, è vera la ricostruzione della seduta di questa mattina che lei ha fatto; è altrettanto vero che nella seduta di questa mattina ci sono stati numerosi interventi tesi a favorire uno sviluppo e un'accelerazione dell'esame dei provvedimenti in Aula da parte della maggioranza con richieste d'iscrizione, con richieste di spostamenti, con richieste di tutto quanto annesso e connesso.
I lavori d'Aula durano al mattino e al pomeriggi e possono anche essere organizzati a seconda degli impegni e della disponibilità degli Assessori.
L'Assessore Monferino stamattina c'era; se nel pomeriggio aveva altri impegni ed altre riunioni, poteva chiedere che il provvedimento fosse esaminato seduta stante. Probabilmente, come Gruppo, ci avremmo messo un quarto d'ora a discutere il tutto, perché non si tratta di un provvedimento di chissà quale complessità. È un provvedimento che ha una serie di conseguenze, perché - per essere chiaro - sono stati tolti dei finanziamenti ad alcuni interventi e consegnati ad altri: nulla di scandaloso, però vogliamo una discussione di merito. Non è possibile farla oggi? La si fa martedì prossimo con l'Assessore competente.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Grazie, Presidente.
Siccome sono stato io personalmente che ai Capigruppo, in due diverse sessioni, ho insistito, peraltro ottenendo, grazie anche alla disponibilità dei Gruppi di opposizione, l'inserimento della delibera, suggerirei una soluzione più o meno di questo tipo.
Se l'Assessore Monferino c'è giovedì prossimo (è convocato il Consiglio) e se i colleghi che hanno queste obiezioni che io comprendo acconsentono, per quanto ci riguarda va benissimo inserire l'esame della delibera al posto opportuno, compatibilmente con l'agenda dei lavori di giovedì e con le disponibilità dell'Assessore.
Se l'Assessore giovedì non ci fosse, suggerisco - visto che la delibera ha un suo comprensibile tasso d'urgenza - che l'Assessore scriva una relazione sugli impegni - l'abbia a mente, Consigliere Reschigna - presi rispetto ai due Comuni oggetto della delibera (Villanova d'Asti e Calliano) e, qualora l'Assessore fosse assente, la sua relazione sugli impegni potrà far parte integrante della relazione che il Vicepresidente Cavallera (o chi per lui) gestirà.
Ovviamente, se giovedì prossimo ci fosse l'Assessore Monferino credo che sarebbe molto più semplice trovare il quarto d'ora per la trattazione di questo punto.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 15.42 riprende alle ore 15.43)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Ha chiesto la parola il Vicepresidente Cavallera; ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo, Vicepresidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente.
Al di là della conclusione operativa che è stata indicata suggerendo di utilizzare la seduta di giovedì, voglio ribadire che noi comunque, quando vengono chiamati i provvedimenti all'o.d.g., nel limite dell'umano, siamo in grado di dialogare con i Consiglieri nello specifico della delibera; poi è chiaro che ogni Assessore ha la sua competenza di carattere generale, e allora questo è un altro discorso.
In ogni caso, sottolineo l'urgenza di mandare avanti delibere come questa, perché bisogna vincolare i finanziamenti nella nuova configurazione. Non dimentichiamo che, in un'epoca come questa, più acceleriamo le decisioni di impegno o di reimpegno di spesa, meglio è.
Ad ogni modo, da qui a giovedì il tempo è di minimo e mi auguro che in quella giornata la cosa possa concludersi.



PRESIDENTE

Ringrazio il Vicepresidente della Giunta regionale per la soluzione che ha prospettato. Pertanto è da intendersi che giovedì 19 luglio 2012 il Consiglio, com'è noto, è convocato alle ore 10 e che quindi precedentemente alla trattazione degli ordini del giorno e alle proposte di legge delle opposizioni, sarà trattata la proposta di deliberazione n. 175 "Accordo di programma tra Stato e Regione del 22 aprile 2008 per l'attuazione degli interventi in edilizia ed attrezzature sanitarie approvati con DCR 131-23049 del 19 giugno 2007 e s.m.i. Interventi relativi alle Case della Salute in provincia di Asti".
Passiamo ora alla trattazione del punto 5) all'o.d.g.
Colleghi, comunico che alle ore 17.30 circa interromperemo la trattazione di questo punto per affrontare, come d'intesa questa mattina ad inizio seduta, gli ordini del giorno sui tribunali e gli altri ordini del giorno richiesti dai colleghi.
Ha chiesto la parola il Consigliere Taricco; ne ha facoltà.



TARICCO Giacomino

Grazie, Presidente.
Chiedo che nella trattazione degli ordini del giorno relativi ai tribunali minori vi sia la presenza del Presidente, in quanto ieri sera, in occasione di un incontro/dibattito che è stato fatto ad Alba presenti i Consigli comunali aperti di Alba e di Bra, l'Assessore Cirio ha detto che la Regione Piemonte avrebbe già assunto, attraverso una lettera del Presidente della Regione, una posizione in difesa del Tribunale di Alba.
Credo che sia necessario per noi capire qual è la posizione della Regione, in modo da poter ragionare concretamente.



PRESIDENTE

D'accordo. Però, collega Taricco, c'è il Vicepresidente della Regione che è anche Assessore al legale e quindi...



TARICCO Giacomino

Se è in grado di relazionare su questo punto...



PRESIDENTE

Relazionerà puntualmente e porterà una risposta, ricordando che sostituisce in tutto e per tutto il Presidente della Regione nelle sue funzioni di Vicario. La ringrazio.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Proseguimento esame disegno di legge n. 153, inerente a "Nuove modifiche alla legge regionale 5 dicembre 1977, n. 56 (Tutela ed uso del suolo)"


PRESIDENTE

Passiamo quindi al proseguimento dell'esame del disegno di legge n.
153, "Nuove modifiche alla legge regionale 5 dicembre 1977, n. 56 (Tutela ed uso del suolo)", di cui al punto 5) all'o.d.g.
Ricordo che nella seduta pomeridiana del 10 luglio u.s. è iniziato l'esame di tale disegno di legge. La relazione di maggioranza è stata svolta dal collega Botta Franco Maria, poi sono state svolte le tre relazioni di minoranza da parte dei colleghi Reschigna, Bono e Stara.
Per il dibattito generale si era prenotato, se lo conferma, il collega Angeleri. Vuole intervenire? Prego.



ANGELERI Antonello

Grazie, Presidente.
Inizio il mio intervento ringraziando, come Presidente di Commissione i dirigenti e i funzionari che hanno accompagnato il lavoro in II Commissione, un lavoro sicuramente non indifferente, anche per la mole di emendamenti presentati.
Devo anche ringraziare tutti i colleghi, sia di maggioranza sia di opposizione, che hanno voluto che questo testo uscisse dalla Commissione pur nel rispetto delle differenti posizioni, sostituendo una possibilità oggettiva di fare ostruzionismo con un ragionamento che all'interno della Commissione è sempre stato estremamente costruttivo.
Era doveroso farlo nei confronti di quest'Aula e nei confronti di tutti i Consiglieri che hanno collaborato alla stesura di questo testo.
Detto questo, metto un po' da parte - se mi permettete - la funzione di Presidente della II Commissione, per esprimere invece un parere dal punto di vista politico, come Lega Nord, su questo provvedimento.
un provvedimento che ha visto - e in questo senso devo ringraziare l'Assessore e il Vicepresidente Cavallera - un lavoro precedente sicuramente faticoso, che ha prodotto un risultato estremamente positivo.
stato un lavoro capillare: si sono tenute oltre venti conferenze pubbliche con circa 3.500 partecipanti in tutto il Piemonte e il risultato è stato un testo che alla fine ci è parso, almeno da parte degli operatori, altamente condiviso, su cui sono concordi Comuni e tecnici (devo dire di tutti gli schieramenti politici).
Questo è importante per una legge regionale che forse oggi detiene il record di utilizzo, rispetto alle leggi regionali vigenti, trattandosi di una legge entrata in vigore dal 1977. C'era quindi necessità e urgenza di affrontare questo tema, come l'ha voluto affrontare la Giunta, per essere immediati nella risposta.
In questo senso, prima di proseguire nel sottolineare gli aspetti positivi della legge, vorrei rispondere ad uno dei relatori, il Consigliere Reschigna. Nel suo intervento, il collega Reschigna ha sottolineato, in maniera negativa, il fatto che questa Giunta abbia abdicato a produrre una vera riforma dell'urbanistica nella nostra Regione. Ritengo che il testo uscito, con i contributi da parte di tutti i Gruppi, sia adatto ai tempi tempi di difficoltà e di crisi, che necessitavano ed imponevano alla classe politica una risposta veloce, per andare incontro ad una situazione, in particolare nel settore dell'edilizia, che rischiava di farci perdere la possibilità di investimento in questo settore.
I tempi sono emblematici, Assessore Cavallera, è lei più volte ce l'ha ripetuto: quando un investitore viene nel nostro territorio e chiede di fare una variante per potere innescare un processo produttivo, molto spesso la media dei tempi si aggira - purtroppo - intorno ai sei, sette o otto anni per iniziare la realizzazione di quell'opera.
La preoccupazione che in questo momento avevano la Giunta, il Presidente Cota e l'Assessore Cavallera era proprio di evitare che tempi biblici facessero scappare da questo territorio investimenti determinanti e importanti che potevano e possono drenare, anzi frenare, questa crisi anche in termini occupazionali.
Più volte questo aspetto è stato dibattuto con molta attenzione in Commissione. Diciamo che la scelta della Giunta è stata condivisa da noi cioè quella di abbandonare il vecchio ruolo di controllore sui Comuni, per sostituirlo con un ruolo più consulenziale, un aiuto nei confronti dei Comuni, per cercare di accompagnare quelle scelte che possono essere determinanti proprio per il territorio e per quell'area.
I 1.206 Comuni del Piemonte non possono che accettare di buon grado anzi con uno spirito diverso rispetto alla legge del 1977, questo tipo di iniziativa.
Questo è stato fatto attraverso un'attenta valutazione tra chiarezza e rigore, per dare la giusta sicurezza interpretativa ai Comuni, ma soprattutto agli operatori.
vero che il disegno di legge n. 153 conferma l'impianto generale della legge 56, per cui ci ritroviamo il Piano Regolatore Generale, le Varianti strutturali e le Varianti parziali (oggetto di più Commissioni e su cui abbiamo visto la presentazione, da parte dell'opposizione, di molti emendamenti, di cui torneremo a parlarne anche qui in Aula), ma molti punti sono già stati chiariti in Commissione. La definizione di Variante parziale, ad esempio, è stata formulata con maggior precisione, proprio per evitarne usi impropri, come è accaduto in questi anni.
Spesso abbiamo visto al Comune di Torino, in particolare nell'ultima legislatura passata (il collega Daniele Cantore è stato seduto con me in Consiglio comunale, insieme al capogruppo Carossa), centinaia di Varianti parziali passate - possiamo dirlo con molta tranquillità - in barba all'articolo 17 o, comunque, con una superficialità nella valutazione che quanto meno dà da pensare, ovviamente portando gravi problemi per il Comune e per gli operatori economici.
Un altro dato che vorrei sottolineare è il massimo spazio dato alle Autonomie locali. Le pratiche viste anche dalla Regione sono tutte analizzate in sede di conferenza di copianificazione tra Regione, Provincia e Comune.
I tempi, come ho già detto, sono estremamente ristretti, e aprendo un dibattito costruttivo, ricco e vivace tra gli enti, questo mette in pratica un principio importantissimo del federalismo, cui noi teniamo particolarmente, che è la sussidiarietà, cioè la trasmissione della responsabilità decisionale al territorio, che diventa prima attore e protagonista della costruzione del proprio Piano regolatore.
Poi, c'è un ultimo aspetto, che è la capacità di innovare sperimentando nuovi modelli (il piano strutturale e il piano operativo); i piani sono impostati secondo precisi modelli informatici, e, quindi, un sistema che agevola, esemplifica e riduce dal punto di vista del rispetto dell'ambiente il consumo di carta può voler dire agevolare moltissimo il lavoro degli operatori in questo settore.
Mi auguro che in questi giorni, nonostante gli emendamenti presentati (che mi auguro possano essere trattati costruttivamente, come all'interno della Commissione), ci possa essere una rapida approvazione di questo provvedimento, perché penso che gli operatori del settore aspettino da noi una risposta in tempi urgenti per continuare a fare gli investimenti su questo territorio, che non sono mai stati importanti come in questo periodo. Grazie.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE BONIPERTI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Buquicchio.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Più passa il tempo e più si fa strada la certezza che in Italia manca il governo del territorio. Questo a nostro avviso rappresenta un'emergenza nazionale. L'Italia è lo specchio di un Paese che perde i pezzi e perde anche i tesori più preziosi ed è spesso disposto a sacrificare le proprie bellezze, che sono tante, in cambio di un ritorno economico anche minimo.
Il nostro è un Paese dove le regole, in una materia fondamentale come l'urbanistica, sono interpretabili a seconda dei casi. Spesso cambiano radicalmente anche da Regione a Regione. Gli interessi sono spesso non collettivi bensì personali o "aziendali". Su questo penso che nessuno di noi o di voi, colleghi, si senta di poter confutare.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti, da Nord a Sud passando per il Centro, e sicuramente il Piemonte non fa eccezione. I problemi sono sempre gli stessi e anche i disagi sono gli stessi, così come gli effetti sull'ambiente ed il patrimonio architettonico ed artistico. Non è necessario essere ambientalisti per pensare queste cose. Si continuano a costruire case, anche quando quelle appena edificate non sono ancora state ancora vendute ed i nuovi condomini sono sfitti in percentuali altissime.
Si continuano a edificare nuove aree industriali, anche laddove le fabbriche chiudono. Anche dove le fabbriche si trasferiscono in altri Paesi e altre Nazioni, ed ai cancelli degli ex siti produttivi spuntano sempre più spesso i cartelli "affittasi" o "vendesi".
Questi sono i principali aspetti di un governo del territorio che governo, come dicevo all'inizio, non è. Perché fa acqua da tutte le parti ed in certi casi purtroppo non è un modo di dire. Basta pensare ai disastri provocati dalla cementificazione selvaggia, ad esempio nei comuni collinari o montani, dove un paio di gocce d'acqua rischiano di far venire giù intere montagne. Quindi, è una situazione di emergenza. Non è un'esagerazione parlare di emergenza.
Noi stiamo consumando il territorio. I numeri parlano chiaro, molto più di qualche discorso nato sull'onda dell'indignazione. Soltanto negli ultimi 15 anni in Italia circa tre milioni di ettari, un tempo agricoli, sono stati asfaltati o cementificati. Ed il consumo del suolo in molti casi si è trasformato in spreco, con decine di migliaia di capannoni vuoti e case sfitte. Invece il suolo sottratto all'agricoltura ha cessato di produrre quella che un tempo era ritenuta la vera e reale ricchezza. La cementificazione avanza ogni giorno, quasi 250 mila ettari all'anno. Si stima che dal 1950 ad oggi, un'area grande quanto tutto il Nord Italia sia stata sepolta sotto il cemento.
Il Piemonte non fa certo eccezione, anzi primeggia in un'ipotetica classifica del consumo del territorio. Si calcola che nel giro di vent'anni in Piemonte siano spariti oltre 35 mila campi di calcio a una media superiore a cinque campi di calcio al giorno. A tanto infatti corrispondono i circa 26 mila ettari di terreno fertile che la Regione ha perso dal 1991 ad oggi. Tanti, sicuramente, troppi: circa il 2% dei migliori campi agricoli della nostra regione. Se fino a qualche decennio fa erano le nuove case, i quartieri, le grandi fabbriche che rubavano i campi ai coltivatori diretti, oggi a cancellare i prati si sono anche aggiunti i grandi centri commerciali e, novità degli ultimissimi anni, queste "meravigliose" distese di pannelli fotovoltaici che mi chiedo quando si saranno esauriti dove saranno smaltiti.
Dunque, servono delle regole e delle nuove regole, anche perché i Comuni (circa 1.200 in Piemonte) non possono procedere in ordine sparso.
Non lo dico io, lo dice il Fondo Ambiente Italiano e il WWF nel dossier "Terra rubata, viaggio nell'Italia che scompare" realizzato ad inizio 2012.
Dice testualmente: "I comuni, in una logica di autonomia fiscale manifestano uno spiccato interesse alla conversione urbanistica ed edilizia del proprio territorio da parte dei privati allo scopo di incrementare le imposte sugli immobili".
Più costruzioni, uguale più IMU, oggi, ieri l'ICI e dunque più soldi nelle casse comunali. È questa l'equazione che spesso porta certe amministrazioni locali a cementificare senza ritegno.
Penso che occorra invertire questa tendenza e che occorra farlo subito.
Tanto più che anche l'Unione Europea ha preso coscienza di questo grave problema. Infatti, in un recente documento della Commissione Europea "Tabella di marcia verso un'Europa efficiente nell'impiego delle risorse" del settembre 2011, viene posto l'anno 2050 come termine ultimo entro il quale "non edificare più su nuove aree". Per fare ciò la Commissione indica che nel periodo 2000-2020 occorre che l'occupazione di nuove terre sia ridotta in media di 800 chilometri quadrati.
Per non parlare poi degli interessi ovviamente della malavita organizzata. Non c'è mercato nel campo dell'edilizia senza adeguate variazioni ai piani regolatori. Lo sanno bene i vertici della malavita organizzata, che proprio nell'edilizia presentano i loro maggiori interessi.
Società controllate direttamente dalle 'ndrine, amministratori comunali corrotti e sotto scacco, piani regolatori scritti "sotto dettatura" delle cosche. È questo il quadro drammatico che emerge ogni giorno dalle operazioni anti-mafia (non lo dico io, lo dice l'anti-mafia) che si stanno susseguendo in tutto il Nord Italia.
Il settore del mattone e del cemento è storicamente un settore prediletto dalle mafie, che possono contare da sempre su un ben collaudato sistema di connivenze e complicità. Il modus operandi è sempre lo stesso: operai sottopagati, in nero o con contratti di collaborazione illegittimi contatti diretti con politici locali e un fiume di denaro sporco proveniente da attività illecite che, in qualche modo, viene "lavato" nel mercato dell'edilizia e del movimento terra.
Vaniamo alle nostre proposte. Anche grazie al lavoro svolto con tutti i colleghi nell'ambito della Commissione d'inchiesta sull'urbanistica sono emerse diverse criticità. È stata rilevata l'affermazione di una cultura del progetto urbano "per parti", che colloca in secondo piano valenze storiche e sociali del contesto, nella convinzione da parte degli amministratori locali dell'efficacia degli interventi imprenditoriali ritagliati sul breve periodo, dotati di concretezza e operatività, ma prevalentemente indifferenti alla ricerca di qualità urbana. C'è sempre la privazione nell'ambito della visione unitaria e più ampia delle reali ripercussioni sul territorio.
Il progetto urbano "per parti", spesso viene attuato dai Comuni adottando in modo disinvolto più varianti parziali (articolo 17, comma 7 della legge regionale n. 56/1977), che per loro natura non dovrebbero produrre modifiche all'impianto strutturale del Piano Regolatore Generale vigente. Spesso, la difficoltosa interpretazione dell'apparato normativo vigente, che non consente con certezza, in funzione alle modifiche da introdurre nel Piano Regolatore, di determinare la natura strutturale o parziale della variante, ha in alcuni casi determinato l'adozione di provvedimenti al limite della legittimità o addirittura illegittimi dichiarati da chi? Dalla Magistratura.
Le valutazioni in capo ai Comuni per definire il carattere strutturale o non di una variante non sono soggette a controlli, né nel vecchio testo della legge e nemmeno in quello posto all'attenzione dell'Aula. Anche per questo motivo abbiamo provveduto ad effettuare un'attività emendativa degna di nota al testo di legge.
Non esistono dunque efficaci forme di controllo sulle varianti parziali. Tuttavia, non avendo le varianti parziali natura di atti amministrativi complessi, sono approvate dai Comuni senza preventivo controllo e verifica da parte di enti sovraordinati.
La Provincia, come è noto, nell'ambito delle competenze attribuite dalla legge vigente e nella bozza della nuova normativa, si esprime solo sulla compatibilità con il Piano Territoriale Provinciale e con i progetti sovracomunali approvati, ma non può esercitare alcun controllo in merito al monitoraggio dei dati quantitativi ed alle motivazioni che hanno indotto il Comune ad approvare una variante.
La Provincia, esaminando gli atti, può a titolo collaborativo formulare anche osservazioni ed esprimere valutazioni e suggerimenti, ma i Comuni con l'approvazione, sono vincolati dalla legge regionale a recepire le sole indicazioni della Provincia finalizzate alla compatibilità con il Piano Territoriale e con i progetti sovracomunali. Anche in tal senso abbiamo provveduto a presentare un notevole numero di emendamenti.
Quest'ultimo è un aspetto degno di nota: sia il vecchio testo che quello nuovo prevedono decine di prescrizioni per gli enti coinvolti nella pianificazione territoriale; tuttavia, non si fa cenno ad alcuna penalizzazione nel caso in cui tali norme siano trasgredite o non osservate. Un vulnus particolarmente grave al quale ho cercato di porre rimedio, prevedendo un notevole numero di emendamenti.
Non è pensabile che le richieste di annullamento delle varianti parziali possano essere sempre demandate al TAR (o, in via alternativa, al Presidente della Repubblica), su iniziativa di soggetti portatori di interessi.
doveroso introdurre norme univoche e non diversamente interpretabili che affidino alle Province piemontesi specifiche funzioni di controllo in relazione all'analisi delle varianti parziali.
Il tempo a mia disposizione è terminato, per cui non intendo dilungarmi oltre.
Ho ascoltato con attenzione l'intervento del Presidente della II Commissione, Angeleri, il quale in alcuni punti ha ammesso lui stesso che esistono queste criticità, però, alla fine, ritiene che, così com'è, il testo è buono.
Invece, mi rivolgo all'Assessore per dirgli di aprire gli occhi, perch c'è da lavorare tanto per emendare al meglio il suo testo: non pu caratterizzarsi una diversa filosofia su questo ambito.
Noi vogliamo sburocratizzare, snellire le procedure e fare in modo che per una variante strutturale non occorrano sette anni, ma vogliamo anche che le varianti possano essere effettuate in modo omogeneo e che ci possa essere un'ottimizzazione di risultati. Noi vogliamo salvaguardare il risultato finale che, alla fine, non può che essere l'ambiente e il territorio. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Buquicchio.
La parola al Consigliere Muliere.



MULIERE Rocco

Grazie, Presidente.
Sicuramente la discussione che abbiamo iniziato è di estrema importanza. Non mi pare che l'Aula riservi molta attenzione ad un dibattito di tale rilevanza, ma tant'è, l'abbiamo visto anche in Commissione.
In Commissione - anch'io ringrazio non solo gli Uffici, ma anche il Presidente della II Commissione e l'Assessore - c'è stato - occorre dirlo con molta chiarezza - un confronto tra l'Assessore, il Presidente e le opposizioni. La maggioranza era totalmente assente, eppure stiamo parlando di una legge di estrema importanza. Stiamo superando la legge regionale n.
56/1977 attraverso la discussione in Aula di una nuova legge sul governo del territorio. Tale legge, come ricordava anche il Consigliere Angeleri, è rimasta in vigore per oltre trent'anni. Stiamo parlando di una legge per il governo del territorio, eppure questo confronto c'è stato tra l'Assessore e le opposizioni.
Tra l'altro, ho posto in Commissione - la voglio porre anche qui - una questione di metodo. Siccome eravamo in presenza di un testo della Giunta e di vari testi presentati dalle opposizioni, ritengo che sarebbe stato importante lavorare su più testi e non solo su quello della Giunta. Questa modalità avrebbe permesso di arricchire ulteriormente il testo presentato che è il testo di riferimento, da parte della Giunta, ma questo non è avvenuto.
Capisco l'Assessore, del resto, come è stato ricordato, più volte si è tentato di superare la legge regionale n. 56/1977, anche nella precedente legislatura.
Vorrei ricordare ai Consiglieri che non erano presenti nella scorsa legislatura che siamo arrivati in Aula nelle ultime sedute della legislatura con un testo ben definito. L'Assessore precedente ha seguito un percorso, predisponendo il Piano Regionale Territoriale, il Piano Paesaggistico, il testo per la nuova legge e siamo arrivati in Aula: siamo arrivati in ritardo, ma c'era un testo. Non c'era un testo presentato dalle opposizioni, c'era il testo presentato dalla Giunta. L'Assessore Cavallera che è Assessore di lunga esperienza e guarda al risultato - diciamo che è un Assessore pragmatico - ha privilegiato un certo percorso e, oggi, siamo in Aula.
Secondo me, si è persa un'occasione: sarebbe stato importante far precedere all'esame di una legge di tale importanza un dibattito anche di tipo culturale sul territorio regionale. Mi domando cosa significhi, oggi in un momento di difficoltà economica, con tutte le riflessioni svolte rispetto all'utilizzo del territorio.
Ritengo sarebbe stato importante avviare un dibattito di tipo culturale e politico su queste tematiche, per elaborare successivamente un testo di legge che superasse la legge regionale n. 56/1977: è stata persa un'occasione, che difficilmente si potrà recuperare.
Dopo tanti anni, c'era la necessità di una nuova legge di governo del territorio e non di una pesante manutenzione della legge n. 56, nonostante la sua importanza e validità, anche perché è durata per oltre trent'anni.
Sicuramente, è sempre un punto di riferimento, ma in questo momento non occorreva solo una manutenzione pesante della legge n. 56, ma di una nuova legge, frutto di quel dibattito che, invece, non c'è stato.
Uno dei punti che da sempre hanno sostenuto la richiesta di una nuova legge è rappresentato dai tempi: i tempi di elaborazione e di approvazione di un Piano Regolatore. Sono troppo lunghi e, soprattutto, in un momento in cui le cose cambiano con una velocità impressionante, specialmente dal punto di vista economico, i cinque, sei, sette anni per l'approvazione di un Piano Regolatore Generale sono troppo lunghi! Quante volte un Sindaco non ha visto l'approvazione finale di un Piano Regolatore! A questa questione avevamo già dato una prima risposta con la legge regionale n. 1/2007. È stata un'esperienza positiva quella della legge regionale n. 1/2007, che si occupava delle varianti generali ai Piani regolatori. È stata un'esperienza positiva, tant'è che la questione della co-pianificazione è stata recuperata anche nell'elaborazione di questo nuovo testo, e credo vada continuata perché può dare dei risultati positivi per quanto riguarda l'iter accelerato dell'approvazione dei Piani regolatori.
Ora, credo che su questa questione ci sia anche da sottolineare un'osservazione che ha fatto l'Ordine interregionale degli architetti, che ha denunciato che con la legge n. 153 ci sarebbe stato un appesantimento delle procedure. C'è poi una giusta osservazione, che noi abbiamo ripreso con i nostri emendamenti nel dibattito in Commissione, relativamente al ruolo che si è voluto dare agli esecutivi, quando noi crediamo invece che sulle questioni del governo del territorio bisogna coinvolgere sempre i Consigli comunali perché sono l'espressione dei cittadini; e quando si parla, appunto, dell'utilizzo del territorio credo siano necessari la massima trasparenza e il massimo coinvolgimento democratico delle comunità.
Ecco, richiamo un'osservazione che ha ripreso in modo molto chiaro, a proposito delle varianti parziali, il nostro Capogruppo Reschigna svolgendo una delle relazioni di minoranza. Anche il collega Buquicchio diceva che c'è stato un utilizzo troppo ampio delle varianti parziali ai Piani regolatori e che bisogna mettere qualche paletto rispetto al ricorrervi così spesso. Quello che però viene proposto dalla Giunta bloccare per cinque anni, dopo l'approvazione del Piano regolatore l'utilizzo delle varianti parziali - può essere un boomerang perché si rischia, appunto, che i Comuni evitino di elaborare i Piani regolatori generali per utilizzare lo strumento delle varianti parziali. Bisogna quindi essere cauti: c'è bisogno di un'ulteriore riflessione che noi avanzeremo nel dibattito sugli emendamenti e sull'articolato.
Giudichiamo positiva la questione della perequazione, anche se presenteremo emendamenti anche su questo tema. Penso che, rispetto ad un dibattito generale sull'utilizzo del territorio, sia sicuramente vero che in questi anni abbiamo usato spesso in modo indiscriminato il suolo. Il suo utilizzo richiede un'attenzione particolare: quando il territorio viene occupato resta occupato e non si può più utilizzare in un altro modo bisogna quindi ricorrere a tutti gli strumenti di analisi affinché il territorio venga utilizzato nel miglior modo possibile e affinch soprattutto, venga preservato. Credo che questo sia l'obiettivo generale che deve guidare le Amministrazioni pubbliche: preservare il territorio.
Del resto, in tutti questi anni si è costruito e adesso siamo di fronte al tema del riutilizzo di quello che è stato costruito e abbandonato. Abbiamo allora bisogno di creare gli strumenti legislativi che ci possano permettere - e possano permettere alle Amministrazioni locali - di fruire nella maniera migliore possibile il territorio che è già stato utilizzato.
C'è bisogno, soprattutto in una situazione di crisi economica come questa, di una nuova programmazione. Quando parliamo di territorio, alla base ci deve essere questo: cosa pensiamo del futuro e come dev'essere utilizzato il territorio per gestire, appunto, gli anni futuri. È per questo - io credo - che c'è bisogno di una nuova pianificazione.
Anche se ho praticamente terminato, mi permetta ancora di parlare trenta secondi, Presidente, per sottolineare un'altra questione. Nella discussione sul disegno di legge, l'Assessore ha proposto una proroga per quanto riguarda la validità della legge n. 20. Ecco, anche in questo quadro, forse non era il caso di utilizzare la legge generale di programmazione e di governo del territorio per infilarci la proroga al 31 dicembre 2013 della vigenza della legge 20.
Non sappiamo, tra l'altro, qual è stato l'utilizzo della legge n. 20 da parte dei cittadini piemontesi:l'abbiamo chiesto all'Assessore e ci sarà occasione, spero al più presto, per un dibattito in Commissione. Lo sottolineo perché la questione della legge n. 20 non è un altra cosa rispetto alla legge generale sul governo del territorio, ma fa parte di una logica e di un ragionamento che noi abbiamo cercato di fare nella discussione su questo disegno di legge.



PRESIDENTE

Grazie, collega Muliere.
La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Non posseggo, Presidente e Assessore, la competenza dei colleghi Reschigna e Muliere e quindi non mi soffermo su tutte le questioni che loro hanno sollevato e che riassumono la nostra posizione sul provvedimento.
Vorrei però porre - lo ha fatto prima il collega Reschigna e lo ha fatto il collega Muliere concludendo il suo intervento - una questione che ha un valore culturale e politico, si direbbe quasi paradigmatico. Ho l'impressione, infatti, che questo sia un Paese e che questa sia una Regione in cui si continua a costruire anche quando non sarebbe così necessario.
Apro una parentesi: sarebbe interessante - il Vicepresidente Cavallera continua a non dirlo, ma prima o poi questa discussione dovrà essere fatta conoscere quali sono i risultati ottenuti con la legge n. 20, che venne presentata da quest'Amministrazione regionale come lo strumento con il quale consentire a questa Regione di contribuire alla ripresa; ma non è che ora voglia soffermarmi su questa questione.
Sono rimasto molto colpito in questi giorni, leggendo il materiale in preparazione di questa discussione, da una presa di posizione nazionale del Consiglio dell'Ordine degli architetti che, riferendosi alle politiche urbanistiche del nostro Paese e agli strumenti di governo del territorio anche se esistono situazioni molto diverse e Regioni che, a differenza della nostra, hanno più volte cambiato gli strumenti della politica di governo del territorio - suggerisce (e suggeriva) una questione di fondo che riguarda l'esigenza di frenare l'espansione edilizia e di incentivare i temi del recupero e della riqualificazione urbana attraverso la qualità e il livello degli interventi. Penso che questo sia il tema con il quale avremmo dovuto confrontarci, nel momento in cui ci poniamo l'obiettivo di predisporre una nuova legge che affronti il tema del governo del territorio.
Non solo voi non avete colto questa sfida, ma l'avete derubricata perché la discussione del provvedimento al nostro esame non affronta minimamente - come ricordava il collega Reschigna - questa questione; e voi, appunto, avete deciso di andare ad una pesante manutenzione della legge attualmente in vigore.
Ora, se ho inteso bene, il tema dovrebbe essere oggi, nel 2012, quello di come e dove costruire; non di quanto farlo: come e dove - eventualmente costruire, come dimostrano tante vicende; penso, in ultimo, a quella del terremoto in Emilia Romagna. Anche qui, però, è singolare il fatto che dopo un evento catastrofico come quello, la politica, gli intellettuali, la cultura s'interrogano sulle ragioni che hanno determinato quel disastro, si pongono l'obiettivo di mettere in campo politiche di varia natura, per governare quei fenomeni e prevenirli, nella misura possibile, ma tutta questa discussione dura lo spazio di un mattino; poi, naturalmente, tutto torna al punto di partenza! Dovremmo partire anche dalle vicende drammatiche come quelle per interrogarci sull'utilità e sull'adeguatezza degli strumenti di governo delle politiche del territorio.
Sono rimasto colpito, Assessore Cavallera, dal fatto che ci sono Paesi (penso all'Inghilterra) nei quali ogni anno il primo Ministro è tenuto a rendere conto ai propri elettori del consumo di ettari: "Quest'anno noi abbiamo realizzato questo, per queste ragioni, per fare questo, lì, in quel posto"! Ci sono altri Paesi, viceversa - come la Germania - che, in ragione dell'imperativo di porsi il problema di un controllo e di un contenimento del consumo del territorio, si pongono il problema di dimezzare i 60 ettari consumati tutti i giorni per costruire! In Italia, se ho letto bene, siamo a 130 ettari giornalieri: il doppio! Pertanto, se tali questioni hanno un significato, domando: una discussione come questa non era l'occasione per mettere mano ad un processo ed una politica che affrontasse il problema? Se non adesso, quando? Qual è lo strumento legislativo, naturalmente (i dibattiti intellettuali sono interessanti, ma è accademia!), con il quale, se condividiamo questa preoccupazione, ci poniamo il problema del governo e della riduzione del consumo di territorio, soprattutto (se ho inteso bene Assessore Cavallera) in una regione che il problema ce l'ha, non solo per ciò che ha ricordato il collega Buquicchio poco fa, o adesso il collega Muliere, ma perché alcuni dati li ha consegnati il suo Assessorato? Capirei, se questa discussione fosse puramente accademica e se non ci fosse, in Piemonte, al pari di altre regioni, ma in particolare in Piemonte, il problema di governare questo processo, ovviamente con la legge, perché ci sono Comuni (penso alla provincia di Torino) che con i Piani territoriali hanno tentato di introdurre dei vincoli. Ma qui non c'è soltanto il problema di affidarsi ai Piani territoriali! Penso alla polemica che ha riguardato l'Amministrazione provinciale su una serie d'interventi che sono stati giustamente esclusi da quell'Amministrazione ma c'è anche il problema di adottare una politica e degli atti di governo che abbiano forza di legge per poter affrontare e governare tali questioni.
Voglio ricordare che nella nostra regione il problema esiste, e questo ce lo dice la Regione, perché nei giorni in cui incominciava la discussione in Commissione sul provvedimento che stiamo esaminando, la Regione - il suo Assessorato - ha consegnato a tutti i Consiglieri un bellissimo volumetto che spero molti abbiano letto. Quel volumetto è la fotografia del modo con il quale, in questi anni, fino al 2008, abbiamo consumato porzioni di territorio.
Domando: se non partiamo da lì e non tiriamo delle conseguenze sul piano della politica del governo del suolo, da dove partiamo? Quel volumetto che voi avete illustrato durante un convegno, non c'entra nulla con il provvedimento che stiamo esaminando! Ritengo, invece, che avremmo dovuto stabilire un rapporto di coerenza tra quell'analisi sul consumo del territorio realizzato dalla nostra Regione e gli strumenti di governo del territorio.
Vorrei sbagliarmi, ma credo che non esista alcun rapporto fra i due momenti: da una parte, sul piano analitico dello studio, siamo in grado di acclarare e dichiarare che in questi anni abbiamo realizzato interventi che hanno consumato una porzione eccessiva di territorio fertile della nostra regione; dall'altra, stiamo mettendo mano ad una manutenzione degli strumenti di governo della politica del suolo del territorio, senza tenere conto delle conclusioni e di quei dati.
Assessore Cavallera, cosa dicono quei dati (e mi avvio alla conclusione)? Quei dati dicono - se ho inteso bene - che il consumo di suolo, negli ultimi anni (fino al 2008, perché la fotografia si ferma a quel periodo) si è portato via in media 1.000 ettari all'anno di suolo fertile, al netto dell'infrastruttura e della viabilità.
scritto nel documento: l'ho ricopiato pari pari.
Inoltre, dicono che il 7,2% della superficie regionale risulta consumata da interventi di cementificazione: 182.894 ettari di suolo urbanizzati su una superficie complessiva di due milioni e mezzo; un terzo dei quali occupati da zone montagnose, nelle quali è difficile immaginare processi di cementificazione.
Se questo è vero - e dubito che non lo sia, poiché lo afferma la Regione Piemonte, l'Assessorato dell'Assessore Cavallera - è ragionevole porsi il problema che ponevo all'inizio, che ho definito politico e culturale.
Se questo è il tema sul quale questa Regione e altre Regioni si confrontano, ci poniamo il problema di come contenere il consumo di territorio fertile, di territorio? E se è così, non basta limitarsi ad un richiamo generico (lo diceva il collega Reschigna nella sua relazione di minoranza), all'inizio dell'articolo 1, in cui fare genericamente riferimento all'esigenza di porsi in futuro questo obiettivo? Francamente, il vostro è un modo per non affrontare la questione! Il tema esiste? Se non esiste, non si affronta, ma allora dovete sostenere che non esiste e che non si affronta. Prendo atto di questa vostra affermazione.
Ma se il tema esiste, abbiate pazienza: tutto il resto è il corollario di una politica, ma il cuore deve essere quello. A meno che - ripeto - la logica, il paradigma, sia un altro.
La legge n. 20, in qualche modo, conferma quell'impostazione e filosofia: deroghiamo, per consentire a tutti di costruire.
Il collega Reschigna ricordava poco fa che, da questo punto di vista sono serviti molto di più gli interventi con i quali abbiamo garantito incentivi per chi realizzava efficientamenti energetici nelle abitazioni.



(Commenti dai banchi della maggioranza)



RONZANI William

Appunto! Appunto! Quindi, non quando costruire, ma come, dove, per fare cosa e in che rapporto con l'ambiente e con il resto! Ritengo, caro Assessore Cavallera - e concludo - che voi non abbiate minimamente affrontato questa problematica e l'abbiate derubricata, nel momento in cui, invece, avrebbe dovuto essere il tema caratterizzante di una riforma della politica e di governo del suolo.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Ronzani.
La parola alla Consigliera Cerutti.



CERUTTI Monica

Grazie, Presidente.
Il disegno di legge n. 153 è stato licenziato dalla II Commissione consiliare il 27 giugno scorso: un anno circa - dobbiamo ricordarlo - dal suo passaggio in Giunta.
stato annunciato in pompa magna quale proposta legislativa con l'ambizione di risolvere finalmente i problemi e le criticità inerenti agli assetti territoriali e alla governance, in materia urbanistica.
Anche la redazione che lo accompagna magnifica le doti, che si vorrebbero taumaturgiche, dello stesso: la sua capacità di innovare dove altri hanno fallito, di proporre soluzioni nuove, cestinando procedure superate dall'evoluzione dei sistemi normativi ed eliminando istituti e strumenti non più corrispondenti alle esigenze attuali, ponendo attenzione alle nuove sensibilità paesaggistiche ed ambientali, mediante il coordinamento di tempi e procedure, definito il grande triangolo dato da norme urbanistiche, ambientali ed idrogeologiche.
Dalla lettura approfondita del testo e dall'esame in Commissione, che noi abbiamo seguito con attenzione, abbiamo poi sviluppato l'attività emendativa che intendiamo discutere in aula, nel tentativo di introdurre dei correttivi ad una riforma che non ci convince.
Ci teniamo a sottolineare che i correttivi che abbiamo presentato hanno una loro validità - per cui non si configurano come una mera attività ostruzionistica, volta a ritardare l'approvazione di questo testo - perch riteniamo che questo provvedimento non guardi alle esigenze della collettività, sia lontano dai temi di una revisione sana degli assetti urbanistici, edilizi, industriali, della governance, dell'ambiente, dei continui dissesti idrogeologici, del consumo del suolo, delle concentrazioni urbane e della qualità della vita.
Ci saremmo aspettati di più, e meglio: quella che viene tanto inseguita come "semplificazione", crediamo nasconda, invece, la volontà di ridurre o di eliminare tutti gli ostacoli che possono poi aprire la strada a possibili speculazioni o abusivismi.
In questo senso, quindi, non ci ritroviamo nelle considerazioni svolte dai colleghi di altri Gruppi che vedono una convergenza, da parte del Consiglio, su un disegno di legge che vorremmo fosse decisamente migliorato nel corso di questo esame in aula.
Anche perché ritroviamo - prima il Presidente Angeleri faceva riferimento agli operatori - una paternità ideologica e formale nell'Unione Industriale e nell'Associazione dei costruttori, che sicuramente sono organizzazioni molto attente ai propri interessi, tese ad eliminare dalla propria strada tutte le incombenze amministrative e le regole di controllo contrarie alle logiche che, invece, vanno nella direzione del consumo del suolo.
Chiaramente l'Associazione dei costruttori è un interlocutore, ma crediamo che le considerazioni portate da altri soggetti vadano verso un'altra direzione; una direzione critica rispetto a ciò che questo Consiglio regionale si appresta a discutere.
Prima di affrontare nel merito le disposizioni del disegno di legge occorre sottolineare che la Giunta, da un punto di vista formale, ha perso a nostro avviso, l'occasione per formulare un testo unico in materia urbanistica, e ha preferito, invece, modificare la legge vigente dal 1977 definita sicuramente "storica" nella relazione, più volte rivista integrata e modificata con tanti tentativi per sostituirla mai arrivati in porto. Ci sarebbe sembrato più opportuno, quindi, pervenire ad un testo che raccogliesse organicamente le numerose disposizioni che si sono sovrapposte negli anni, aggiungendo magari argomenti nuovi. Invece si è preferito procedere in questo senso, con un testo di difficile lettura, a giudizio di chi ha seguito i lavori, di cui non si comprende, effettivamente, il risultato finale.
Nel merito, noi consideriamo che questo disegno di legge risenta fortemente soltanto della visione di particolari soggetti interessati al tema, e non si vada, invece, incontro alle esigenze del territorio.
Infatti - su questo aspetto si sono già soffermati i colleghi, ma ci teniamo a sottolinearlo - non viene preso in alcun modo in considerazione il problema del consumo immotivato dei suoli, dell'occupazione scriteriata di aree verdi e agricole da parte del cemento, sia ad uso residenziale che produttivo; non si legge cosa si intende fare per gli insediamenti siti in zone a rischio di esondazione (eppure, la Regione Piemonte vanta purtroppo, dei primati in tal senso); in particolare, non si valorizzano le realtà associative locali previste da norme vigenti nazionali e regionali non si prevede alcuna politica che tenda a far unire le forze agli Enti di piccole dimensioni, al fine di renderli competitivi e avere attori nella tutela e gestione del proprio territorio.
Noi vogliamo sottolineare che rende discrezionale l'inserimento dei beni di notevole interesse pubblico negli elenchi dei beni culturali e paesaggistici; rende discrezionale l'adozione di provvedimenti di inibizione e sospensione delle opere sui beni culturali e paesaggistici sui beni siti in zone a rischio idrogeologico e di dissesto; consente varianti sostanziali al Piano Territoriale Regionale e ai Piani Territoriali di Coordinamento provinciale a mezzo di semplici accordi di programma, in totale dispregio degli iter necessari per l'approvazione di atti così complessi e fondamentali per la salvaguardia dei territori introduce la perequazione urbanistica, ma non intesa quale possibile ristoro per le comunità che sopportano oneri fisici dalla costruzione di nuove opere, ma intesa quale acquisto dell'indifferenza della proprietà (crediamo sia un modo per andare incontro, sembrerebbe in modo positivo, al consenso dei cittadini affinché approvino quelle che sono le modifiche ai Piani e agli assetti territoriali); consente di modificare gli assetti territoriali con accordi con i soggetti privati; elimina la funzione istituzionale del Consiglio comunale in ordine all'approvazione di Piani Particolareggiati; non riconosce tra i soggetti partecipati alle Conferenze di Copianificazione le organizzazioni sindacali e le associazioni ambientaliste e dei consumatori; queste associazioni non sono annoverate tra i soggetti che possono ricorrere contro i titoli abilitativi illegittimi; ammette le varianti semplificate ai Piani Regolatori con semplice accordo (su questo sono già intervenuti i colleghi); permette la costruzione di impianti di distribuzione carburante agli incroci delle strade in prossimità degli abitatati distanti meno di dieci metri dal ciglio della strada; consente con semplice segnalazione le varianti nelle costruzioni anche per opere diverse da quelle assentite, senza prevedere sanzioni, controlli e documentazione da allegare.
Noi crediamo che questi siano dei punti importanti su cui, come già detto, ci siamo soffermati nella nostra attività emendativa, che tenta - ci teniamo a sottolinearlo - entrando effettivamente nel merito delle questioni, di proporre dei correttivi.
Ci rendiamo conto di essere all'opposizione, per cui la maggioranza potrà lavorare e portare all'approvazione questo testo; tuttavia, non possono esserci soltanto affermazioni di principio, ma ci deve essere un'assunzione vera, da parte della Giunta, di provare ad arginare il consumo immotivato del suolo, mediante, soprattutto, la previa riqualificazione delle aree dismesse degli insediamenti residenziali e produttivi.
Nella nostra attività emendativa puntiamo proprio su questo, perch crediamo che ragionando seriamente sul consumo del suolo e sulla riqualificazione delle aree dimesse, si possa arginare quella che invece è una tendenza che, purtroppo, vede la nostra Regione, come altre, andare in una direzione che non è rispettosa dell'ambiente e neanche del paesaggio.
Noi vorremmo anche che all'interno di questo disegno di legge vi fosse una differenza fra ciò che è paesaggio e ciò che è tutela dell'ambiente perché spesso i due elementi vengono fatti coincidere.
Ci riproponiamo di proseguire queste nostre considerazioni nell'illustrazione dei singoli emendamenti.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Artesio; ne ha facoltà.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
I colleghi prima di me, e in Commissione prima che in Aula, hanno già ripetutamente sottolineato come la scelta redazionale della nuova legge regionale n. 153 sia stata una scelta, dal punto di vista delle necessità e delle attese di governo del territorio, di basso profilo, non certo perch siano mancate le competenze e le valutazioni di opportunità politica, ma perché sono prevalse le valutazioni di opportunità politica.
Sarebbe stato necessario orientarsi e assumere la responsabilità di definire, nel contesto contemporaneo, quali siano le condizioni e gli attributi necessari per definire una vera politica di governo del territorio. Non è stata questa la scelta compiuta: è stata una scelta di aggiornamento che lo stesso Assessore, nel definire pubblicamente e nel raccontare agli organi di informazione il proprio lavoro, accentua esclusivamente per alcune categorie, semplificare e deburocratizzare.
La semplificazione e la deburocratizzazione non sono semplicemente la dematerializzazione di cui parlava il Consigliere Angeleri, ma esattamente la cifra e il segno di questa legge regionale.
Si tratta di una legge regionale, quindi, che non guarda gli interessi collettivi per come dovrebbero stare al centro delle politiche pubbliche mettendo i temi del governo del territorio come compiti e responsabilità della Regione e degli Enti locali, ma guarda allo snellimento degli interventi, in una logica di possibile semplificazione per gli operatori.
Non è casuale, infatti, che gran parte delle relazioni di maggioranza e dei commenti dei Capigruppo di maggioranza abbiano fatto riferimento alle necessità degli operatori - i quali sono sicuramente portatori di interesse, e sicuramente in quota parte concorrono alla definizione di una dimensione pubblica, ma non sono certamente gli unici portatori del pubblico interesse - quando invece le politiche dovrebbero costruire l'interesse pubblico.
Quali sono quindi le carenze che derivano da questo basso profilo? Il Gruppo, attraverso i propri emendamenti in Aula, ne individua sostanzialmente quattro.
Perché quattro? Perché quattro sono i principi cardini della Carta di Göteborg, che noi riteniamo avrebbero dovuto diventare la stella polare nella redazione della nuova legge urbanistica.
La democrazia attraverso la partecipazione è il primo principio; segue poi l'equità, lo sviluppo sostenibile e l'uso etico della prova.
In questi tempi stiamo assistendo, paradossalmente tempi raccontati all'insegna della tecnica, ad una serie di asserzioni, a cui seguono decisioni totalmente prive di documentazione e di validazione tecnica e scientifica. Quali sono, quindi, questi riferimenti di principio? Come i colleghi hanno detto, l'urgenza primaria è la tutela del suolo non come rimedio e riparo ad un atteggiamento di eccessivo, inappropriato e sregolato consumo cui abbiamo assistito, ma come bene comune che guarda anche alle generazioni future. Questo è l'approccio imprescindibile potentissimo, nella riscrittura di una legge urbanistica, perché se consideriamo che la tutela del suolo, come bene comune e come salvaguardia del futuro, sia una responsabilità, è una responsabilità che avvertiamo e tuteliamo, non soltanto per quello che concerne le politiche degli Enti pubblici, ma soprattutto per quello che concerne il potere di regolazione del pubblico, quando il suolo sia di proprietà altra rispetto alla proprietà pubblica.
Questo è il tema di riferimento fondamentale delle nostre valutazioni ed è anche l'elemento che garantisce equità tra i cittadini. Se ruotiamo intorno a questa questione, cioè alla questione dell'equità, che dovrebbe essere il principio di regolazione del buon organo di programmazione particolare attenzione va posta sugli strumenti che intervengono a definire il principio della tutela e il principio dell'equità.
A noi sembra, e lo sottolineeremo con una serie intensa di emendamenti che non solo vengano attutiti i poteri degli strumenti di salvaguardia preesistenti (penso alla valutazione ambientale strategica), ma che anche vengano ignorati gli interventi di regolazione di contenimento che le nuove normative e le nuove raccomandazioni hanno introdotto, cui il nostro Paese come altri, si è affrettato ad aderire. Penso in modo particolare alla valutazione di impatto sulla salute, che dovrebbe, in quanto carta sottoscritta da tutti i Ministri delle tutele e della salute di tutti i Paesi dell'Unione Europea, orientare qualunque scelta di organizzazione del territorio, dei trasporti, della redistribuzione del reddito, delle attività industriali e delle politiche di accesso ai diritti all'istruzione e alla casa, per determinarne le conseguenze sullo stato di salute della popolazione.
quindi cosa ben diversa dall'analisi che va collegata, come relazione, ai documenti di programmazione urbanistica sulle caratteristiche socio-economiche di un territorio. Intanto, i dati di stato di salute della popolazione, come ce li consegna l'epidemiologia, sono raramente utilizzati a corredo, ma soprattutto i dati di valutazione dello stato della salute sono esito di un processo partecipativo, ed è qui che si affaccia il secondo cardine della nostra riflessione critica, vale a dire gli aspetti della partecipazione; un elemento, quello della partecipazione, che vede profondamente carente la costruzione condivisa della lettura dei bisogni sociali e dei territori, ai fini di definire, in modo condiviso, le pratiche di uso del territorio e dei servizi di pubblico interesse.
Sembra persino pleonastico ricordare, in un'epoca costellata da incredibili relazioni di contenzioso tra le popolazioni e le pubbliche amministrazioni, dove l'atteggiamento prevalente è quello del risentimento dei cittadini del territorio e delle comunità nei confronti di chi ha deciso per loro, al posto loro e senza di loro, sulla destinazione delle finalità dei territori, che anche in termini di efficacia e di durata nel tempo delle decisioni che le pubbliche amministrazioni assumono, queste saranno tanto più garantite quando si procederà attraverso elementi di coinvolgimento attivo e vero.
La partecipazione, quindi, non può essere relegata elusivamente ai principi di decentramento istituzionale. Questa legge la delega ai principi di decentramento istituzionale, ma lo fa in una maniera che è paradossalmente anacronistica, rispetto a quello che sta accadendo in modo incrociato rispetto a quest'Aula che discute in Consiglio regionale della legge urbanistica, vale a dire la rivisitazione dell'organizzazione e dei compiti di tutti i livelli istituzionali. Una rivisitazione, anche quella volta a semplificare e deburocratizzare, che sta cambiando le sedi decisionali di governo, comprese quelle della programmazione e delle politiche del territorio.
Potrà quindi accadere che, in un sistema di riordino dell'organizzazione delle Province, i livelli a cui dovranno definirsi i piani territoriali provinciali di coordinamento provinciale non saranno più così credibili in termini di adeguamento, adattamento e capacità di conoscenza del territorio, quanto i livelli delle attuali Province.
Occorre, quindi, definire nuovamente dei livelli intermedi di consultazione che la legge, evidentemente scritta prima e affrettatamente portata all'approvazione di questo Consiglio regionale, non contempla.
In ultimo, un aspetto legato a due significative carenze che questa legge presenta, nei confronti, invece, di due sensibilità sociali estremamente acute che riguardano la sostenibilità dei consumi energetici che deve essere sostenuta inserendo obblighi ad adottare protocolli regionali ben puntuali, nonché l'accessibilità dei luoghi privati e pubblici che noi andiamo a determinare attraverso la programmazione territoriale.
veramente paradossale che, nonostante otto anni di indirizzi di legislativi, di raccomandazioni internazionali, di elaborazioni di linee guida, di definizione di protocolli di intervento noi continuiamo a pensare lo spazio come se potesse essere in modo indifferenziato frequentato agito, praticato e vissuto da soggetti che lo vivono e lo abitano portatori di profonde differenze, alcune che nascono dalle caratteristiche delle risorse personali, altre che si riferiscono a soggetti che, accanto ai loro talenti, hanno delle disabilità e dei deficit e ai quali lo spazio deve essere reso accessibile.
Quindi una parte dei nostri emendamenti sarà esattamente dedicata alla progettazione partecipata con la logica dell'inclusione relativamente ai temi della disabilità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gariglio.



GARIGLIO Davide

Grazie, Presidente.
Penso che con il Vicepresidente Cavallera, Assessore con cui si pu lavorare e cercare di costruire soluzioni, c'è stato un lavoro che ci ha visti partire da posizioni anche lontane, ma che ha visto anche lo sforzo all'interno della Commissione, di recepire in parte gli orientamenti che le opposizioni avevano portato avanti e che noi avevamo in qualche modo espresso nella proposta di legge che questo Gruppo consiliare ha presentato sulla materia.
Avevamo detto che la ratio che animava la nostra proposta di legge era quella di arrivare a una nuova legge organica che superasse la legge Astengo. Il fatto che ancora oggi parliamo di legge Astengo sta a significare come in tutti questi anni questa Assemblea è stata capace di manutenzioni di questa legge, manutenzioni anche positive e proficue, ma non di riscrivere complessivamente tutta la materia, di dare un'impostazione complessiva alla materia.
Vicepresidente Cavallera, c'è il tempo, ci sono le condizioni, c'è la capacità tecnica, c'è un lavoro fatto nella scorsa legislatura da cui si può partire. Ci sono tutte le condizioni, in sintesi, perché si possa addivenire a una legge Cavallera; lasciamo questa eredità ai posteri come frutto del lavoro di questa legislatura. Non lo si è voluto fare. Si è preferito fare una legge che andasse a ritoccare l'impianto della legge Astengo sotto vari punti, ma si è persa, a nostro parere, la possibilità di riscrivere qualcosa di più ampio, positivo e pregnante. Va da sé. Questa è una scelta fatta; ci spiace.
Ci spiace e lo abbiamo sottolineato. La maggior parte delle Regioni è alla terza generazione di legge urbanistica, quando noi siamo ancora alla prima, seppure rimaneggiata.
una scelta che si poteva fare e ci spiace che non si sia colta questa opportunità. Nella scorsa legislatura volevamo coglierla, ma non siamo stati capaci di arrivare alla fine; ci spiace che anche questa legislatura non arrivi alla fine su questo punto.
Abbiamo detto e abbiamo riconosciuto, anche nell'intervento del Consigliere Reschigna nella seduta del 10 luglio, alcuni meccanismi contenuti in questa legge che ci paiono positivi. Lo ribadisco, perché non siamo persone non capaci di leggere gli aspetti positivi di ciò che ci viene presentato per il voto; in particolare, tutte le normative che tendono ad accorciare i tempi di predisposizione e di approvazione degli strumenti urbanistici ci paiono estremamente positive. Del resto, queste si basano anche sul recupero dell'esperienza che è stata svolta nella scorsa legislatura con le conferenze di co-pianificazione sulle varianti strutturali; è un'esperienza che ha dato buon frutto di sé e la si porta avanti. Quindi questo è un elemento che noi giudichiamo come elemento che ha un'estrema positività.
Riconosciamo anche il lavoro fatto per portare all'interno del procedimento di predisposizione di strumenti urbanistici la VAS. Tutta la fase di valutazione ci pare un elemento di innovazione in positivo; è una cosa che avevamo chiesto e sostenuto e la ritroviamo. Così come il fatto di avere introdotto nella nostra legislazione concetti di perequazione sia urbanistica, sia territoriale è un elemento che va nel senso di recepire istanze che erano anche proprie della nostra proposta. Fin qui le cose positive, ma rimangono degli aspetti critici che sono già stati sottolineati dai miei colleghi e cui anch'io faccio cenno in questo intervento.
Il consumo di suolo sproporzionato cui abbiamo insistito in questi anni. La legge Astengo, pur con tutti i suoi elementi di positività, non ha potuto frenare questo uso esagerato del nostro territorio, un uso frutto anche della situazione di difficoltà economica drammatica cui sono sottoposte le nostre Amministrazioni comunali. Ecco che allora il ricorso all'utilizzo del suolo diventa a volte un ricorso a una boccata di ossigeno per le nostre Amministrazioni comunali, ma questo ha incentivato un uso a volte non esattamente attento dei propri territori.
Ora, noi non riteniamo che il suolo o il territorio sia una realtà intoccabile, è un qualcosa che è stato dato all'uomo, affinché l'uomo lo sviluppasse, lo mantenesse e lo utilizzasse, però è un bene non ripetibile.
Allora, noi siamo preoccupati per il fatto che questo bene non ripetibile venga consumato una tantum e sottratto all'utilizzo per le prossime generazioni.
Sappiamo che i terreni agricoli non si rigenerano più e se noi non vogliamo porci in una logica di legislatura, ma pensare a quello che è il futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti e vogliamo costruire la comunità in cui loro dovranno vivere, penso che dovremmo fare attenzione a questo tema.
Assessore, noi riteniamo che questo disegno di legge non dia una risposta sufficiente a questo tema,. Quindi, ci piacerebbe che l'esame dell'Aula potesse portare a un miglioramento delle norme a salvaguardia del nostro suolo.
Assessore, lei ha il supporto burocratico adeguato all'esperienza politica e all'attenzione politica necessaria per recepire questa proposta e per tradurre in emendamenti nuovi articoli.
Noi inviteremmo davvero a cercare di cogliere queste istanze. L'istanza più forte, alla luce degli interventi che si sono succeduti, anche di Gruppi consiliari diversi, riguarda il problema di utilizzare e di rendere appetibile l'utilizzo delle aree industriali dismesse; abbiamo il problema di non bloccare l'economia, di non bloccare le necessità di trasformazione del territorio, senza peraltro consumare né divorare nuovi terreni agricoli.
Altro elemento di criticità che noi rileviamo è quello che questa legge ci ripropone, quello che noi abbiamo definito un modello vecchio, cioè la pianificazione locale rappresentata da un Piano regolatore, un piano che rischia di essere un piano statico, mentre invece abbiamo più volte sottolineato l'esigenza che le politiche territoriali siano fatte attraverso strumenti che consentano all'Amministrazione una dimensione dinamica della gestione del proprio territorio, con la salvaguardia del suolo ovviamente garantita.
Allora, come fare? Anche qui, abbiamo discusso molto in sede di Commissione e abbiamo visto due livelli: il livello della dimensione strutturale, come dimensione capace di individuare gli elementi da salvaguardare e da preservare nel tempo e, inoltre, una dimensione operativa in grado di favorire e di seguire tutte le trasformazioni rese necessarie dalle necessità economiche.
Riteniamo che su questi temi ci sia ancora un livello di chiarezza non sufficiente, che queste vicende lascino spazio a delle incertezze. Quindi anche qui, ci piacerebbe arrivare ad una maggiore definizione della norma che stiamo apprestandoci a votare.
In ultimo, un accenno al sistema di pianificazione locale, che non funziona, il quale si fonda sull'utilizzo delle varianti parziali. In tal senso, richiamo, a titolo esemplificativo, la gestione urbanistica di un Comune bene amministrato, com'è il Comune di Torino, che ha avuto un numero di varianti che, a questo punto, ha superato già le 200 unità.
Riteniamo che il problema non si risolva attraverso l'ampliamento dell'utilizzo delle varianti parziali o scrivendo che non si possono adottare varianti parziali se non dopo cinque anni dall'approvazione di un Piano Regolatore o di una variante generale al Piano Regolatore.
Vicepresidente Cavallera, su questi temi auspicheremmo che l'Assemblea avesse ancora la capacità di riflettere e di elaborare proposte equilibrate e di sintesi, che, sostanzialmente, è il lavoro cui noi, come Assemblea legislativa, siamo chiamati. Credo che un confronto costruttivo possa condurci a compiere un passo in avanti, perché alcuni elementi sono stati recepiti, però ci sono elementi problematici, che ci piacerebbe veder recepiti in un documento che lasciamo alle prossime legislature e alla prossima generazione. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Gariglio.
La parola alla Consigliera Motta Angela.



MOTTA Angela

Grazie, Presidente.
Cercherò di essere breve, anche perché molti degli interventi che mi hanno preceduto hanno toccato i due temi che principalmente voglio sottolineare all'Assessore, i quali ci stanno più a cuore.
già stato detto dal mio Capogruppo che, nel corso delle ultime legislature, il Piemonte ha cercato di dotarsi di una legge di governo del territorio di nuova generazione, per aiutare i Comuni a semplificare e a rendere migliore la pianificazione locale. Speravamo che questa legge seguisse questa direzione, come testé detto dal Consigliere Gariglio; in realtà, ci troviamo una legge di stampo un po' antiquato da questo punto di vista.
Questa legge sicuramente risolve alcuni dei problemi che ci stanno a cuore, ma permangono ancora molte lacune su alcune questioni. Sono i due aspetti su cui voglio soffermarmi, perché li ritengo i più importanti anche se ampiamente ripetuti da quasi tutti i colleghi negli interventi precedenti.
Innanzitutto, richiamo il maggiore contenimento del consumo di suolo e il rafforzamento di piani e metodi strategici di riqualificazione del costruito. È già stato detto - quando si interviene dopo, si rischia di ripetere parole già sentite - ma vogliamo sottolineare una questione di grande importanza.
Il suolo è una risorsa naturale di primaria importanza per la vita dell'uomo ed è una risorsa finita, non rinnovabile, pertanto il consumo di suolo non è reversibile se non nell'arco di ere geologiche.
Ormai, da decenni, il consumo di suolo cresce più rapidamente rispetto al reale fabbisogno abitativo e produttivo, soprattutto nelle aree agricole. Allora, la consapevolezza di vivere in un pianeta limitato con risorse limitate deve comportare un uso intelligente delle sue risorse.
Pertanto, crediamo che in questa legge manchi il coraggio di affrontare una gestione del territorio che vada in questa direzione.
L'altro aspetto che voglio richiamare e su cui abbiamo presentato, come Gruppo, degli emendamenti concordati con l'Unione Italiana Ciechi è l'abbattimento delle barriere architettoniche. Crediamo occorra garantire al maggiore numero di persone il diritto alla libertà di movimento. È il primo passo verso il miglioramento della situazione, anche se siamo consapevoli che, forse, il vero primo passo debba essere un'educazione della comunità, perché occorre rimuovere le barriere culturali prima di quelle architettoniche, al fine di promuovere l'integrazione sociale parallelamente a quella ambientale.
Il secondo grande passo deve essere compiuto in fase di pianificazione urbanistica. Noi crediamo che la progettazione dello spazio e degli edifici debba favorire il più possibile una vita indipendente e confortevole delle persone in tutti i settori: nelle abitazioni, nei trasporti, nel lavoro e nel tempo libero.
Quindi, questo aspetto, che riteniamo di grande valore, è frutto di una concertazione con questa importante associazione, a cui la Regione ha riconosciuto anche il diritto di partecipare e di poter presentare delle osservazioni che vanno in questa direzione. Ci auguriamo che gli emendamenti presentati vengano accolti proprio per dare risposta alle persone più in difficoltà, permettendo loro una vita il più possibile normale.
Per quanto riguarda gli altri emendamenti concernenti il miglioramento della legge urbanistica, auspico si possano dare risposte ai territori e ai piemontesi. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Motta.
La parola al Consigliere Taricco.



TARICCO Giacomino

Grazie, Presidente.
Penso che tutti siano consapevoli in ordine al percorso che ci accingiamo ad affrontare qui in Aula, il quale risponde ad una necessità avvertita in modo ampio da parte della comunità piemontese. Credo di poter dire che l'attuale legge a suo tempo è stata una grande legge, ma ovviamente, essendo una legge datata, al di là delle modifiche ottenute nel corso del tempo - risale al 1977 - richiedeva un ripensamento importante.
Già nella scorsa legislatura c'era stato un impegno importante, che, per non era addivenuto a sufficienti scelte di innovazione.
Il problema, al di là della necessità di introdurre elementi di novità sul piano normativo, era e rimane quello di creare i presupposti per una celerità nelle decisioni. Ed è proprio su questo piano che noi abbiamo cercato, anche con i nostri emendamenti, di fare in modo che la norma nuova, la cui discussione andiamo ad avviare con oggi in quest'Aula risponda all'esigenza di essere molto più chiara, semplice e quindi veloce nelle sue procedure. Il tema vero che una norma urbanistica deve affrontare, infatti, è da una parte quello di tutelare nel tempo ciò che dev'essere tutelato e salvaguardato sul territorio, ma, dall'altra, quello di permettere un approccio in tempi rapidi che risponda alle esigenze che dal territorio via a via emergono, in una reale possibilità di consapevole governo da parte delle comunità locali ai vari livelli di responsabilità.
Diciamo che - come è già stato osservato da alcuni colleghi - su alcune delle questioni importanti che erano sul campo da affrontare, il testo di cui oggi si avvia la discussione dà alcune risposte convincenti dal nostro punto di vista.
Il tema della conferenza di co-pianificazione per le varianti strutturali sicuramente ci ha visti e ci vede in accordo sul percorso che è stato scelto e il tema in generale - non, forse, per come è coniugato nel dettaglio - della perequazione è un tema che condividiamo.
Rimangono a nostro giudizio aperte alcune questioni di fondo e alcuni aspetti che poi, con gli emendamenti che andiamo a presentare, cercheremo insieme di modificare. Le questioni di fondo che rimangono aperte rispondono, a nostro parere, al rischio che la norma, così come è prevista oggi in discussione, porti, in alcuni ambiti e con alcune modalità che sono state scelte, più che ad una chiarificazione, ad una semplificazione e quindi ad una velocizzazione delle procedure, ad una loro deregolamentazione.
Là dove di fatto si accelera e si semplifica l'accesso alle varianti parziali, crediamo che si dia una risposta sbagliata: il tema non è ciò che ha caratterizzato la storia e che ci ha portato sin qui. Tra l'altro, nella Commissione d'inchiesta nella quale abbiamo ragionato sui Piani regolatori si è trattato proprio di questo: a fronte, cioè, di uno strumento della pianificazione generale lento, burocratico e che ci mette anni, di fatto noi dirottiamo la scelta - le Amministrazioni locali così hanno fatto, per salvarsi - su varianti parziali, forzando lo strumento stesso della variante parziale, per sopravvivere e portare a casa un risultato.
Ora, crediamo che la scelta non sia quella di incidere ulteriormente semplificando ancora su questo tema, ma quello di rendere invece veloce e gestibile con modalità diversa lo strumento adeguato ed opportuno. Da questo punto di vista, quindi, ci permettiamo - e ci permetteremo con alcuni emendamenti - di affrontare questo tipo di questioni.
L'altro tema che ci pare necessitante di un ripensamento è quello dell'assegnazione alla Giunta, e non invece ai Consigli comunali, dei Piani particolareggiati: noi crediamo che qualunque intervento di pianificazione urbanistica debba vedere il coinvolgimento del Consiglio comunale. In questo caso non si tratta di una questione di tempi, perché il tempo con il quale la Giunta adotta una delibera è di poco inferiore al tempo con cui si convoca un Consiglio e si affronta lo stesso tema in Consiglio; ma, in termini di coinvolgimento reale della comunità in un discorso che modifica la prospettiva futura del governo del territorio da parte di quella stessa comunità, la musica cambia completamente.
Credo che vi siano tutta una serie di tematiche che richiederanno un impegno - che ci vedrà coinvolti - per essere affinate e modificate, ma lo ripeto - in un'ottica che deve puntare a rendere snella ed efficiente la norma e non a destrutturarne il funzionamento. Noi non abbiamo bisogno, in un momento come quello attuale, di permettere la costruzione di nuovi cimiteri per gli elefanti, com'è successo in alcune fasi del passato: abbiamo troppi capannoni che non servono assolutamente a nulla e troppe aree, in molti casi artigianali o industriali, che sono lì ad occupare terreno per i prossimi cento anni; e credo questo non sia un'ambizione, una tendenza che noi, con una norma semplificativa, dobbiamo accompagnare.
Penso che noi dobbiamo andare nella direzione di una massima valorizzazione del patrimonio territoriale e di una riutilizzazione di quello compromesso e che dobbiamo mettere a punto strumenti di veloce adeguamento alle esigenze per le Amministrazioni locali; ma non individuare strumenti che rischiano di fornire ulteriori chance a coloro che già hanno dato prova di non sufficiente attenzione al territorio in questi anni, che non meritano di essere ulteriormente agevolati in questa direzione.
Sarà però con gli emendamenti che interverremo puntualmente per cercare, tutti insieme, di approntare una buona norma, che affronti e migliori gli aspetti positivi che questa proposta reca e che, se possibile corregga quelli che devono essere corretti e rettificati. Grazie.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PLACIDO



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Lepri; ne ha facoltà.



LEPRI Stefano

Grazie, Presidente.
Per rendere la seduta un po' più allegra - se mai lo può fare una battuta, perché in effetti non sono un comico - potremmo dire "la legge Astengo me la tengo", perché in effetti questa proposta della Giunta non ci sembra stravolgere, modificare, migliorare in modo significativo una legge che ha il suo tempo, che ha segnato positivamente, per molti aspetti, lo sviluppo urbanistico e territoriale nella nostra regione, ma che segna anche il passo e che aveva bisogno di una manutenzione significativa; forse c'era bisogno di una nuova legge.
"La legge Cavallera" - per continuare nell'ipotetica ironia - "non è vera", perché non ne cogliamo i tratti innovativi; tratti che avrebbero dovuto concentrarsi - come abbiamo invece seriamente rappresentato - non solo attraverso il miglioramento degli strumenti urbanistici - cosa che in parte i miei colleghi hanno già evidenziato essere riuscita - ma anche anzitutto, su una forte consapevolezza, rispetto a trenta, ma anche solo a dieci anni fa, che il tempo è cambiato e che anche la visione va cambiata.
Questa idea di uno sviluppo illimitato, che passa anche attraverso - e soprattutto - l'utilizzo del mattone e della capacità edificatoria, ha fatto il suo tempo; non nel senso che non siano più necessari un'attenzione forte e investimenti nel campo edilizio e della tutela del paesaggio, anche attraverso interventi di ordine architettonico, ma perché noi abbiamo ormai come già ricordato ampiamente - migliaia e migliaia di ettari di terreno non più agricolo, a destinazione industriale o commerciale, che hanno fatto il loro tempo, nel senso che non ospitano più attività produttive, e c'è un'esigenza forte di riconversione che va accompagnata e incentivata e non lasciata al libero mercato. È evidente, infatti, che un terreno non più agricolo, deprivato e largamente utilizzato, magari anche in modo non molto corretto, non appare certo quel terreno particolarmente attrattivo per cambi di destinazione.
Questo è un tema che consideriamo molto rilevante in una regione come la nostra, dove purtroppo la stagione della deindustrializzazione appare ormai straordinariamente presente.
Cosa dire delle improvvide leggi che hanno spinto ad un consumo esagerato di suolo, in modo particolare quella che alcuni anni fa ha consentito ai Comuni di utilizzare gli oneri di urbanizzazione e i diritti edificatori anche a copertura delle spese correnti, determinando un effetto di incentivo a nuove costruzioni, proprio perché questo avrebbe, ed ha, in molti casi, salvato i bilanci di molti Comuni, dai più grandi ai più piccoli? Quasi da nessuna parte siamo riusciti a sottrarci a questo drammatico incentivo che si è rivelato spesso un'illusoria soluzione temporanea ai problemi di bilancio delle nostre Amministrazioni locali! una questione che necessita di una rivisitazione nella discussione emendativa che produrremo, confidando che l'Assessore si lasci contagiare da questa preoccupazione che, all'interno della minoranza, abbiamo rappresentato con molte voci.
L'altro tema - e concludo, poiché voglio lasciare i pochi minuti che restano (sono quasi terminati) a chi mi seguirà - riguarda la questione delle varianti parziali.
Non ci convince il modo con il quale l'Assessore ha risolto il nodo che abbiamo sotto gli occhi: il Comune di Torino è arrivato ad oltre 200 varianti, nel giro di una ventina d'anni! Tutte varianti, o molte di queste, in realtà, di particolare rilievo, che avrebbero dovuto trovare ospitalità all'interno di un Piano generale o perlomeno all'interno di varianti generali al Piano regolatore, e che, invece, si sono risolte in modifiche, per approssimazioni successive, con un disegno che non sempre è parso (parlo di Torino, ma potrei parlare di altre realtà) così convincente.
Senza dimenticare questioni che sono all'attenzione (speriamo non siano oggetto di attenzione critica) della Commissione d'indagine, dove il tratto condiviso, comune, delle delibere sottoposte alla valutazione è appunto l'utilizzo spregiudicato e pressoché costante di varianti parziali al Piano regolatore.
La proposta dell'Assessore è, da un lato, di ampliarne gli ambiti di utilizzo e, dall'altro, invece, paradossalmente, di non concederne la praticabilità, se non dopo cinque anni dall'approvazione del Piano regolatore.
Dovremmo avere, invece, una regolamentazione opposta: fare in modo che i Piani regolatori, ed anche le varianti generali al Piano regolatore siano molto più facilmente adottabili, in modo che sia più facilmente rivedibile la visione complessiva del Piano regolatore, in temi di urbanistica e paesaggio, e sia maggiormente disincentivato l'aggiustamento che rischia di non essere coerente con il quadro di programmazione generale.
A noi pare che il risultato sia esattamente il contrario: non si liberano, se non per aspetti marginali, le pratiche che portano all'approvazione più rapida e tempestiva dei Piani regolatori generali o delle varianti generai ai Piani regolatori. Si liberano, invece, le varianti parziali, che - a nostro modo di vedere - dovrebbero essere meno facilmente adottabili.



PRESIDENTE

Grazie, colleghi.
A questo punto, ci sono ancora alcuni interventi sul dibattito generale (i colleghi che intenderanno intervenire, lo potranno fare).
Stamattina, però, è stato concordato di aprire una parentesi all'interno della seduta pomeridiana, per discutere e votare una serie di ordini del giorno.
Si era stabilito un orario: le 17.30, quindi siamo puntuali.
Sospenderei, pertanto, gli interventi sul dibattito generale del disegno di legge in discussione - ricordando che, al momento, sono iscritti i colleghi Negro, Pentenero e Botta Marco - e passerei alla discussione e votazione degli ordini del giorno di cui al punto 7) all'o.d.g.


Argomento: Rapporti Regioni - Governo

Esame ordine del giorno n. 493 presentato dai Consiglieri Botta Marco Costa e Leo, inerente a "Salvaguardia dei tribunali 'minori' del Piemonte" ordine del giorno n. 835 presentato dal Consigliere Negro, inerente a "Salvaguardia dei Tribunali 'minori' del Piemonte"; ordine del giorno n. 839 presentato dal Consigliere Ponso, Toselli, Gregorio, Negro e Giovine inerente a "Mantenimento di due Tribunali nella Provincia Granda"; ordine del giorno n. 840 presentato dai Consiglieri Gregorio, Carossa, Toselli Ponso e Negro, inerente a "Mantenimento del Tribunale di Alba"; ordine del giorno n. 841 presentato dai Consiglieri Botta Marco, Botta Franco Maria Negro, Formagnana, Toselli, Bussola, Costa e Cortopassi, inerente a "Salvaguardia dei Tribunali 'minori' del Piemonte"; ordine del giorno n. 842 presentato dai Consiglieri Pentenero, Motta Angela, Taricco, Boeti Laus e Reschigna, inerente a "Mantenimento dei Tribunali 'minori' del Piemonte"


PRESIDENTE

Procediamo pertanto con l'esame degli ordini del giorno relativi ai Tribunali minori, di cui al punto 7) all'o.d.g.
Ha chiesto la parola il Consigliere Taricco; ne ha facoltà.



TARICCO Giacomino

Grazie, Presidente.
Come ho già annunciato questa mattina, chiedo se è possibile avere copia della lettera del Presidente Cota, che è stata citata ieri sera e della cui esistenza ha dato conferma il Vicepresidente Cavallera stamattina, nella quale si fa riferimento al Tribunale di Alba.
Come ho detto, mi piacerebbe avere questa lettera di cui tutti parlano ma della quale, al momento, non vi è traccia. Chiedo di averne copia proprio per poterla vedere nel merito, prima dell'avvio della discussione sugli ordini del giorno, che, per quanto mi riguarda - essendo cuneese verteranno in modo significativo anche su questo tema.
Inoltre, poiché dall'incontro di ieri sera è emerso in modo abbastanza chiaro che vi è una posizione, con qualche avanzato livello di definizione da parte della Regione, su questo tema, vorrei sapere qual è tale posizione.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega.
Mentre proviamo a recuperare la lettera in questione, ricordo che gli ordini del giorno presentati sono: quello del Consigliere Botta, che è stato sostituito da un documento presentato dallo stesso Consigliere; un documento presentato dal Consigliere Negro, riguardante la salvaguardia dei Tribunali minori in Piemonte; uno relativo al mantenimento di due Tribunali nella Provincia Granda, del collega Ponso; un ordine del giorno relativo al mantenimento del Tribunale di Alba, del collega Gregorio ed altri; un ordine del giorno relativo al mantenimento dei Tribunali minori del Piemonte, dei colleghi Pentenero, Motta ed altri.
Questi sono gli ordini del giorno presentati.
Ha chiesto la parola il Consigliere Toselli; ne ha facoltà.



TOSELLI Francesco

Grazie, Presidente.
Premetto che a me va bene votare tutti gli ordini del giorno presentati.
Poiché tutti parlano dello stesso argomento e poiché sono diversi documenti, sarebbe più semplice se i primi firmatari si riunissero e ne presentassero uno soltanto.
Se ciò non fosse possibile - come ho detto - li votiamo tutti.
Vorrei sapere, poi, dalla Presidenza (ed è un lavoro che gli Uffici preposti svolgono), quanti ordini del giorno presentati dal Consiglio regionale vengono almeno letti dagli Uffici ministeriali competenti, per capire se quanto noi svolgiamo, come amministratori, rispettivamente alla formalizzazione di ordini del giorno, ha senso, altrimenti significa che quello che facciamo lo facciamo per autocompiacimento. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Segretario Ponso, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



PONSO Tullio

Grazie, Presidente.
Sicuramente ritengo che sia pertinente, da parte nostra, quali Consiglieri regionali, prendere posizione in merito ai tagli che purtroppo, cadono sulle teste nostre e dei cittadini, senza dover chiedere al Ministero o ad altri lumi in proposito.
Questo è un po' il frutto dell'incontro che si è tenuto ieri sera al Tribunale di Alba, dove siamo stati convocati, per un Consiglio comunale aperto delle città di Bra e di Alba, in qualità di Consiglieri regionali.
Lì è nata la posizione di difesa di tale Tribunale, oltre che di quello di Cuneo. Come sapete, infatti, nella Provincia di Cuneo su quattro Tribunali (Saluzzo, Mondovì, Alba e Cuneo) resterebbe in piedi soltanto più quello del capoluogo di Provincia.
In quell'incontro sono scaturite affermazioni autorevoli: per quanto riguarda il Governo della Regione, l'Assessore Cirio, a nome del Governatore Cota, come prima ha richiamato il collega Taricco, avrebbe confermato l'esistenza di una presa di posizione scritta a difesa del Tribunale di Alba. Allo stesso modo, a nome della Presidente della Provincia Gianna Gancia, si è pronunciato il Vicepresidente Rossetto seguito dai rappresentanti dei Consigli comunali uniti Bra e Alba, sempre per la tutela del Tribunale di Alba.
Le considerazioni che hanno raccolto i Consiglieri presenti - Gregorio il sottoscritto, Taricco e Negro - si riassumono nell'invito a prendere posizioni in merito a tale decisione.
Sono perfettamente convinto di tale posizione e per questo motivo ho presentato un ordine del giorno e ho sottoscritto quello del collega Gregorio (che ringrazio perché, a sua volta, ha sottoscritto il mio).
Potevamo presentarne uno solo, ma questo è anche lo spirito della democrazia e della posizione che ciascuno di noi responsabilmente si assume. Ho visto con piacere che si è associato anche il collega Toselli (a mia volta ho sottoscritto anche la sua presa di posizione). Ma, al di là di tutti questi testi, volevo sottolineare un aspetto: il campanilismo non fa bene a nessuno. Purtroppo è stato rivendicato, ieri sera, anche da parsone dello stesso partito, i quali si sono detti amareggiati per il comportamenti di determinati uomini pubblici nei confronti della difesa campanilistica del proprio Tribunale.
Siamo in tempi difficili, perché ci richiedono dei tagli, per cui da quattro Tribunali in provincia di Cuneo ne rimarrebbe uno solo. Se andiamo avanti sul campanilismo e sulla difesa stretta del territorio, portiamo a casa soltanto quello. Mentre il tentativo nostro è quello di difendere anche il Tribunale di Alba.
Con tutti i meriti, sicuramente professionali e di capacità di coloro che hanno condotto e stanno conducendo i Tribunali di Saluzzo e di Mondovì tutti e quattro non potevamo difenderli. E allora la mia presa di posizione, avallata anche dai colleghi, è quella di cercare di difendere a tutti i costi un seconda importantissima realtà, che è quella di Alba soprattutto per tre motivi: innanzitutto per il territorio, perché è più dislocato degli altri due Tribunali rispetto a quello di Cuneo; per l'importanza della città di Alba per quanto riguarda gli abitanti e le capacità insediative presenti nel territorio; e soprattutto perché non sappiamo come andremo a finire in merito alla Provincia di Asti, che probabilmente scomparirà e quindi potrebbe esserci sinergia Alba-Asti con i Tribunali.
Per questo mi sono sentito in dovere e in convinzione di presentare l'ordine del giorno che sottopongo all'attenzione di questa Assemblea consiliare, nella difesa e nella tutela del Tribunale di Alba.
Noi chiediamo che il Consiglio regionale impegni il Presidente della Giunta regionale affinché appoggi la richiesta avanzata dalla Provincia di Cuneo, dalla stessa Regione attraverso l'Assessore regionale Alberto Cirio dagli Amministratori dei Comuni di Alba e Bra e dai cittadini, affinch Alba resti sede autonoma di Tribunale e che in Provincia di Cuneo, data la sua estensione e numero di abitanti, restino due Tribunali per garantire un servizio essenziale per il territorio. Chiediamo, altresì, che il Consiglio regionale impegni il Presidente della Giunta regionale a farsi portavoce presso Governo delle istanze della Provincia di Cuneo volte al mantenimento dei due Tribunali. Grazie.


Argomento:

Nomine - Proclamazione degli eletti


PRESIDENTE

Relativamente al punto 4) all'o.d.g., che reca "Nomine" - prima che l'Assessore Cavallera fornisca un'informativa in merito alla richiesta del collega Taricco circa la lettera del Presidente Cota - possiamo procedere alla proclamazione degli eletti.
Proposta di deliberazione n. 210 "Compagnia di San Paolo - (articolo 8 comma 1, lettera b e articolo 9, Statuto Compagnia) - Consiglio Generale Designazione di 1 Consigliere in sostituzione della signora Patrizia Polliotto" Proclamo designato, quale Consigliere del Consiglio Generale della Compagnia di San Paolo, in sostituzione della signora Patrizia Polliotto il signor Palestro Giorgio, persona in possesso di titoli culturali e professionali adeguati, nonché in possesso di competenze ed esperienze nei settori rilevanti di cui all'articolo 3 dello Statuto dell'Ente.


Argomento: Nomine

- Proposta di deliberazione n. 32 "Commissione di Garanzia - (articolo 91 Statuto della Regione Piemonte e articolo 3 l.r. 25/2006) - Elezione di 1 membro in sostituzione della dimissionaria Carla Spagnuolo (ex Consigliere regionale)"


PRESIDENTE

Non è stato raggiunto il quorum dei due terzi dei componenti del Consiglio da parte di alcun candidato. Pertanto, quest'elezione non è valida e sarà ripetuta prossimamente.


Argomento: Rapporti Regioni - Governo

Esame ordine del giorno n. 493 presentato dai Consiglieri Botta Marco Costa e Leo, inerente a "Salvaguardia dei tribunali 'minori' del Piemonte" ordine del giorno n. 835 presentato dal Consigliere Negro, inerente a "Salvaguardia dei Tribunali 'minori' del Piemonte"; ordine del giorno n. 839 presentato dal Consigliere Ponso, Toselli, Gregorio, Negro e Giovine inerente a "Mantenimento di due Tribunali nella Provincia Granda"; ordine del giorno n. 840 presentato dai Consiglieri Gregorio, Carossa, Toselli Ponso e Negro, inerente a "Mantenimento del Tribunale di Alba"; ordine del giorno n. 841 presentato dai Consiglieri Botta Marco, Botta Franco Maria Negro, Formagnana, Toselli, Bussola, Costa e Cortopassi, inerente a "Salvaguardia dei Tribunali 'minori' del Piemonte"; ordine del giorno n. 842 presentato dai Consiglieri Pentenero, Motta Angela, Taricco, Boeti Laus e Reschigna, inerente a "Mantenimento dei Tribunali 'minori' del Piemonte" (seguito)


PRESIDENTE

Ritorniamo all'esame degli ordini del giorno sui Tribunali minori, di cui al punto 7) all'o.d.g.
I primi firmatari degli ordini del giorno avranno la possibilità di illustrare i propri atti d'indirizzo; successivamente potranno intervenire tutti coloro che volessero partecipare al dibattito generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Botta Marco; ne ha facoltà.



BOTTA Marco

Grazie, Presidente.
Ho già presentato un ordine del giorno relativo alla chiusura dei Tribunali nell'ormai lontano ottobre dell'anno passato, perché già il Governo Berlusconi aveva ricevuto delega dal Parlamento per attuare questo disegno di razionalizzazione; un disegno di razionalizzazione anche molto più spinto, perché non tanto legato alla questione provinciale, ma al numero dei giudici che fossero in organico nei singoli Tribunali, e che quindi andava ad impattare in maniera più pesante su tutto il territorio nazionale, in particolare sul territorio piemontese.
Il problema che oggi affrontiamo è ancora più grave, perché riguarda, a livello nazionale, 37 Tribunali, 38 Procure, 220 sedi distaccate e 674 sedi di Giudice di Pace. In Piemonte riguarda sette Tribunali dislocati un po' su tutte le province, diverse sedi di Procure e diverse sedi distaccate, ma potrebbe ancora aggravarsi se in futuro la legge delega venisse esercitata in maniera ampia, venendo meno la tutela, che oggi permette ad alcune province minori - Vercelli, Biella e Cuneo - di salvare il proprio Tribunale che, secondo i termini delle legge delega, sarebbero stati anch'essi Tribunali a rischio.
Ma restiamo alla questione attuale.
Personalmente ho presentato un ordine del giorno generale, cioè di difesa generale, perché siamo Consiglieri del territorio, ma dobbiamo anche assumerci l'onere di essere rappresentanti di un'Assemblea legislativa almeno della nostra Regione, quindi non vogliamo fare discorsi di campanile, ma discorsi di funzionalità.
Riteniamo che una scure che cade sui Tribunali piemontesi in questa maniera crei problemi di funzionalità per i cittadini piemontesi.
Il Piemonte è una Regione dove la giustizia funziona, e funziona anche in virtù di questa capillarità di Tribunali e Procure. Il Piemonte contribuisce al monte dei processi pendenti solo per il 2% del totale nazionale: su nove milioni di processi pendenti, solo il 2% riguarda il Piemonte. Questo avviene perché c'è una giustizia, anche grazie agli operatori che lavorano nelle sedi dei Tribunali, che funziona, soprattutto nei Tribunali piccoli e medio-piccoli.
Oggi non chiedo, insieme ai colleghi Negro, Toselli, Casoni, Bussola Formagnana e Botta Franco Maria che hanno sottoscritto l'ordine del giorno (mi auguro che anche altri colleghi vogliano sottoscriverlo) che tutto rimanga com'è, perché un intervento su alcune realtà potrebbe essere fatto ma che non cali una mannaia in maniera indiscriminata.
Chiediamo che i processi che a livello territoriale sono stati messi in movimento, cioè processi di accorpamento di Tribunali e di revisione di circoscrizioni giudiziarie, possano trovare un loro compimento a livello di normativa nazionale, altrimenti compiremo un'opera contraria agli intendimenti che tutti abbiamo, soprattutto di legalità e di rapidità della giustizia, che sono proponimenti belli se espressi a parole, ma che devono trovare una loro concretezza.
Oltretutto, l'eventuale soppressione di Tribunali si porta dietro tutta un'altra serie di problemi, Presidente, perché vengono soppresse varie attività, con una riduzione di potenzialità economica di interi territori.
Anche di questo vorrei che si tenesse conto.
Vorrei anche dire una parola sul cosiddetto "risparmio", perché qui tutto si giustifica con il risparmio.
A livello nazionale, la chiusura di questi Tribunali porta ad un risparmio stimato, in termini generali, tra i 40 e i 50 milioni di euro, ma è anche vero che l'ANCI e il Consiglio Nazionale Forense hanno stimato che la spesa che nascerebbe da questa chiusura di Tribunale è intorno ai 60 milioni di euro.
Non l'ho stimato io, ma l'ANCI, organizzazione di cui normalmente ci si fida.
Riporto soltanto un dato locale, per far capire come queste stime dell'ANCI e del Consiglio Nazionale Forense possano avere un senso. In provincia di Alessandria sarebbero soppressi tre Tribunali - quello di Casale, di Acqui e di Tortona - e tutto verrebbe concentrato nel Tribunale del capoluogo, che non ha la possibilità di ospitare giudici, cancellieri e personale di giustizia nell'attuale sede. Si è pensato - il collega Muliere sicuramente lo sa - di riadattare la Banca d'Italia (ma anche lì ci vogliono interventi strutturali di non poco conto) o di costruire un nuovo Tribunale.
Per carità, in questa politica presa dal vortice delle razionalizzazioni, senza andare ad approfondire i problemi dei singoli territori, va bene tutto, però vi ho portato un piccolo esempio che riguarda la mia provincia perché la conosco meglio. Quello che dice l'ANCI e il Consiglio Nazionale Forense, anche sulla falsità dei dati relativi al risparmio, dovrebbe illuminare.
Questo ordine del giorno si aggiunge all'auspicato intervento del Presidente Cota, che già in questi mesi era intervenuto per sensibilizzare evidentemente con scarso risultato, il Ministro Severino. Tuttavia, di fronte ad una volontà di razionalizzazione che dura da trent'anni e che ha nella burocrazia ministeriale romana la sua massima espressione, anche questo intervento, ad oggi, potrebbe rivelarsi vago.
Noi però abbiamo il dovere, come Consiglio regionale, di condurre questa battaglia a fianco dei nostri territori, non per salvare situazioni oggettivamente indifendibili, ma per andare a vedere di portare una voce per la creazione di criteri oggettivi delle scelte, per valutare i piani che i singoli territori hanno fatto per gli accorpamenti dei Tribunali e per valutare i piani per la ridefinizione delle circoscrizioni giudiziarie avendo come ultimo e unico fine la funzionalità di un bene importante come la giustizia, che impatta sui cittadini, ma che impatta anche sulle imprese e sul tessuto economico del Piemonte.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Negro; ne ha facoltà.



NEGRO Giovanni

Grazie, Presidente.
In data 5 luglio, il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto di attuazione della delega sulla revisione delle circoscrizioni giudiziarie che ne prevede la riduzione con l'accorpamento di ben 37 Tribunali, di cui sette nel solo Piemonte, restando in funzione, come già si è detto, solo le sedi provinciali oltre a quella di Ivrea.
Già qui non va bene perché c'è un qualcosa di diverso.
Ritengo che la decisione del Consiglio dei Ministri sia indiscriminata non basata su criteri oggettivi sul grado di efficacia ed efficienza delle singole realtà territoriali.
Spesso sono proprio i territori minori a rispondere con maggiore efficacia e tempistica ad un'Amministrazione della giustizia a misura del cittadino e delle imprese.
E qui vado al sodo. Chiedo al Consiglio regionale che impegni la Giunta regionale a manifestare la propria contrarietà all'indiscriminato taglio dei tribunali cosiddetti "minori" per un'amministrazione della giustizia vicina ai cittadini; ad adoperarsi presso il Governo e presso i nostri parlamentari del Piemonte affinché nel dibattito in Commissione sulla successiva conversione in legge da parte del Parlamento siano inseriti quei correttivi che tengano conto dei parametri oggettivi, presidio per presidio, che riguardano il loro rapporto con il territorio. Per esempio nella mia Provincia di Cuneo avere un solo Tribunale non ha senso, ma dobbiamo averne almeno due.
I parametri sono quelli della velocità di smaltimento delle pratiche e la durata delle cause, la presenza delle carceri, i vari costi laddove creano un reddito per lo Stato, i ricavi onde consentire la più efficace amministrazione della giustizia calata nel territorio e nella concreta realtà dei cittadini e delle imprese.
Colleghi, siamo tutti amministratori del Piemonte. A mio avviso sarebbe molto importante e intelligente fare una fusione e a creare un unico ordine del giorno firmato da tutti. Così daremmo un segnale vero concreto e puntuale che c'è unità di intenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gregorio.



GREGORIO Federico

Grazie, Presidente.
Colleghi, coloro che mi hanno preceduto - e li ringrazio - hanno detto molte cose condivisibili al 99% e ringrazio in particolare il Consigliere Botta, che ha fatto un'analisi oggettiva, tecnicamente molto ben dettagliata sulle realtà dei nostri Uffici giudiziari del Piemonte.
Così come vorrei insistere in quest'intervento sulla parola "oggettività" (che spesso citerò) della situazione, della realtà dei tribunali piemontesi, e non sul campanilismo. È stato citato molte volte il termine "campanile", ma è opportuno che ci si guardi negli occhi e fare quelle che sono le scelte più razionali possibili per il mantenimento di alcuni tribunali piemontesi e tagliare ove sia necessario per ciò che pu prevedere una spending review, anche perché effettivamente ci sono alcune situazioni che, con il passare del tempo, si sono rese insostenibili.
Quindi, l'oggettività, quindi dati oggettivi che mi vedono a difesa del Tribunale di Alba in particolare, e per situazioni che adesso spiegherò e affronterò dal punto di vista meramente tecnico.
Il fatto che non sia una posizione campanilistica lo dimostra l'intervento del collega Ponso, che è cuneese, nel senso che è vicino alla città di Cuneo. Avendo anche lui, come me, missione di essere Consigliere regionale dell'intera Provincia di Cuneo, dà un giudizio oggettivo sul perché una città come Alba deve essere salvaguardata dal punto di vista del tribunale, città che si trova agli antipodi rispetto a quella di Cuneo.
Permettetemi di ricordare che da noi, come battuta, si dice che quando a Cortemilia si fa colazione, a Cuneo è ora di cena, per sottolineare quanto sia grande la Provincia di Cuneo in termini di estensione geografica.
Effettivamente anche questo è un problema, se pensiamo che, dal punto di vista dei dati, la Provincia di Cuneo è per estensione geografica superiore alla stessa Regione Liguria, che pur avendo quattro Province manterrà quattro tribunali, perché la legge delega stabilisce che i capoluoghi di provincia mantengano anche il tribunale di competenza.
Inoltre, il tribunale di una città come quella di Alba ha un carico di lavoro dimostrabile tecnicamente con una capienza dal punto di vista delle unità di popolazione; carico di lavoro che forse supera quello del tribunale della stessa città di Cuneo, che essendo capoluogo di Provincia non è in discussione.
Oltre alle distanze chilometriche, vorrei sottolineare come anche dal punto di vista dei raccordi autostradali sia veramente difficoltoso raggiungere la stessa città di Cuneo per coloro che sono agli antipodi della provincia. Peraltro, vi sono differenze economico-industriali tra i due poli della provincia di Cuneo. L'Albese è sede di poli commerciali e industriali che sono all'avanguardia dal punto di vista del commercio internazionale. Pensiamo alla Ferrero, alla Miroglio, alla Mondo, ma anche alle Edizioni Paoline. Insomma, ci sono situazioni oggettive, ripeto, anche e soprattutto per il carico di lavoro del tribunale di Alba, che richiedono il suo forte sostegno e una battaglia affinché lo stesso non venga chiuso.
Sono stati fatti incontri sul territorio promossi dai Sindaci di Bra e Alba, a sostegno - ripeto - "oggettivo" del mantenimento dello stesso tribunale.
L'ordine del giorno che ho proposto conclude richiedendo a tutti i colleghi Consiglieri l'appoggio alla richiesta avanzata dalla Provincia di Cuneo, che con tutte le forze politiche sostiene quest'ipotesi di mantenere i due tribunali, Alba e Cuneo, nonché di supportare l'azione del Presidente Cota perché Alba rimanga sede autonoma del tribunale e a farsi carico presso il Governo dell'istanza del territorio del Cuneese, affinché Alba e Cuneo possano mantenere i due tribunali oggi esistenti.
Questo è un accorato appello che rivolgiamo a proposito della legge delega voluta dal Ministero, che sappiamo che in questi giorni ha anche chiesto questi dati oggettivi alla stessa Regione Piemonte attraverso il Presidente Cota per verificare la possibilità di mantenere il tribunale di Alba come sede operativa.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Pentenero.



PENTENERO Giovanna

Grazie, Presidente.
Il tema dei tribunali ha oggi destato l'attenzione dell'Aula e abbiamo visto la presentazione di molti ordini del giorno che toccano aree e territori diversi della nostra Regione.
Ovviamente noi partiamo da una legge delega, perché è stata approvata dal Governo precedente, dal Governo Berlusconi; legge delega che è stata attuata e che è stata portata avanti con la presentazione del nuovo disegno di legge.
Ora, quello che noi oggi possiamo vedere è un'articolazione nuova dei tribunali all'interno della nostra Regione che tiene in considerazione anche una nuova visione di come questi potrebbero operare all'interno dei territori.
Viene citato molto spesso all'interno del decreto il fatto che i tribunali possano avviare un'attività molto più legata all'utilizzo delle nuove tecnologie, molto più legata a nuove forme di innovazioni con le quali articolare la propria attività in seno ai territori.
Credo che questo sia un obiettivo sicuramente auspicabile, sicuramente di grande ambizione, al quale tendere e al quale guardare, ma in realtà se noi guardiamo alle modalità con le quali vengono portate avanti le attività dei tribunali ci rendiamo conto che questo è sicuramente, ad oggi, un obiettivo abbastanza utopico.
Nel momento in cui gli obiettivi espressi dal decreto sono sicuramente molto ambiziosi, non possiamo non tenere in considerazione che l'articolazione, secondo i parametri ad oggi applicati, è un'articolazione che metterebbe in difficoltà l'esercizio dell'attività dei tribunali in modo significativo, poiché non tiene in considerazione un'articolazione corretta all'interno dei nostri territori.
Sono stati fatti degli esempi anche in altre province della nostra Regione, ma se pensiamo alla provincia di Torino ci troveremmo ad avere secondo la proposta attuale, un tribunale metropolitano e un unico tribunale al di fuori del territorio della città di Torino.
Vorrebbe dire che, ad esempio, il Tribunale di Ivrea non sarebbe assolutamente in grado, con l'attuale forza degli organici a disposizione (immaginiamo di sommare magistrati, pubblici ministeri, personale amministrativo e unità di polizia giudiziaria), di reggere un bacino di utenza di circa 520 mila abitanti.
Le proposte derivanti dai territori per un'articolazione che tenga maggiormente in considerazione le esigenze dei singoli territori, ad esempio, prevedono all'interno della provincia di Torino due tribunali al di fuori dell'area metropolitana, articolati su Pinerolo e Ivrea, che potrebbero garantire una migliore distribuzione dell'attività dei tribunali denominati - mi sembra un'indicazione assolutamente apprezzabile Tribunali metropolitani, che possono rispondere in modo più adeguato ai procedimenti.
Ritengo necessario che quest'Aula si esprima e porti all'attenzione del Governo le esigenze esplicitate dai territori, per potere consentire una maggiore efficienza dell'attività giudiziaria articolata all'interno dei singoli territori.
stata esemplificata una diversa articolazione sul territorio dei tribunali, ad esempio, relativamente alla provincia di Cuneo e quella di Alessandria.
ovvio che all'interno di questo ragionamento parliamo di tribunali e per quanto riguarda le sedi distaccate diamo un po' per scontato che non ci sia alcuna possibilità di individuare soluzioni all'interno dei nostri territori. Ricordiamo che, attualmente, il decreto prevede che le sedi distaccate, qualora i Presidenti dei Tribunali lo ritengano, possono essere dislocate in seno ai territori e proseguire la propria attività nei successivi cinque anni. Certo, c'è un problema che riguarda le Amministrazioni comunali che, in qualche modo, dovranno farsi carico delle spese gestionali degli immobili, le quali, fino ad oggi, erano condivise con il Ministero, attraverso una forma di rimborso per gli enti locali.
ovvio che questo rappresenta un rapporto diverso tra enti locali e tribunali. Comunque, credo ci sia la più ampia disponibilità e la più ampia condivisione da parte degli enti locali nell'individuare soluzioni che possano permettere una migliore attività degli stessi tribunali. Ad esempio, l'accorpamento delle sedi distaccate di Chivasso e di Ciriè in un unico tribunale, quale quello di Ivrea, sicuramente, non consentirebbe, per quella che è la struttura attuale, di accogliere tutta l'attività.
Pertanto, le varie osservazioni non possono non tenere in considerazione le esigenze territoriali.
Ad esempio, non possiamo non tenere in considerazione che la nuova articolazione del Tribunale di Ivrea arriva ai confini con la città di Torino, quindi, un territorio come quello di Settimo sarebbe accorpato all'interno del Tribunale di Ivrea.
Ritengo che una serie di aggiustamenti siano assolutamente necessari e da evidenziare all'interno degli ordini del giorno che abbiamo presentato.
Ovviamente, ogni territorio registra situazioni diverse che devono tenere in considerazione una maggiore efficienza che si cercherà di dare al sistema giudiziario.
Non è immaginabile un'applicazione matematica dei parametri ad oggi previsti dal decreto, che non ha tenuto in considerazione alcuna articolazione territoriale, ma ha applicato in modo assolutamente asettico la nuova distribuzione dei tribunali.
Quindi, è importante che quest'Aula, oggi, si esprima e diffonda la propria voce in seno al Governo, immaginando che molte delle osservazioni formulate possano ricevere una risposta concreta dall'attività che, ancora all'interno delle Commissioni e dell'Aula, potrà essere esercitata.



PRESIDENTE

Grazie, collega.
Colleghi, a questo punto, si deve aprire il dibattito sugli ordini del giorno, mi sembra sia impossibile fare diversamente.
Prima di procedere con gli interventi dei colleghi che lo riterranno il Vicepresidente Cavallera voleva fornire un'informazione rispetto alla richiesta del Consigliere Taricco.
La parola al Vicepresidente della Giunta regionale, Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Vicepresidente della Giunta regionale

Chiaramente, intervengo in questa sede solo per svolgere alcune puntualizzazioni che possono essere utili al proseguimento dei lavori.
Per quanto riguarda la lettera che il Presidente Cota avrebbe - anzi che ha - scritto al Ministero della Giustizia...



(Commenti in aula)



CAVALLERA Ugo, Vicepresidente della Giunta regionale

Il collega Taricco ha detto in modo secco che "ha scritto".



(Commenti del Consigliere Taricco)



CAVALLERA Ugo, Vicepresidente della Giunta regionale

Quindi, che ha scritto al Ministro di Grazia e Giustizia.
Per quanto riguarda il testo formale, glielo faremo avere domani mattina, in quanto fa parte del carteggio del Presidente, che è a Roma.
Quindi, domani mattina sarà mia cura farglielo avere.
L'intervento sulla tematica dei tribunali è stato svolto da parte del Presidente. Nel contesto di un intervento che metteva in risalto le criticità di tutto quello che avviene sul territorio della regione Piemonte, può darsi possa esserci una sottolineatura e un'indicazione particolare. Per quanto riguarda la casistica di Alba, mi riferisco a quanto dicevamo prima. Infatti, ci sono situazioni di confine, dove rispetto all'aggregazione tra due province di un tipo è possibile proporne di un altro tipo. Può darsi che quella sia stata la motivazione, ma ovviamente, devo rapportarmi con lui per capire la ratio.
Comunque, l'intervento c'è stato e domani le farò avere il testo.
A mio avviso, occorre considerare che domani si riuniscono anche le Regioni, in sede di Commissione, in modo improprio, in quanto il decreto legislativo non prevede il parere della Conferenza unificata o della Conferenza Stato-Regioni. Prevede il parere delle Commissioni della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, e il parere del Consiglio Superiore della Magistratura.
Indubbiamente, ci sono elementi che suscitano molte perplessità.
Aggiungo a quanto detto - non lo ripeto, lo condivido - che abbiamo anche presenziato sul territorio in diverse assemblee locali, quindi le abbiamo condivise in quella sede.
Questa intende essere una revisione definitiva, ma, allora, se ci sarà una revisione delle Province, cosa succederà? Questa è una materia molto delicata, che, a mio avviso, deve essere trattata con una certa stabilizzazione, quale risultato di un approfondimento di un certo tipo per quanto riguarda la dislocazione sul territorio di servizi importanti come questo.
Questo aspetto non è minimamente trattato. Cioè, il pianeta giustizia viaggia per conto suo, non prevede alcun parere da parte di organismi rappresentativi del territorio. Quindi, diciamo che è molto importante il parere che renderanno Camera e Senato. Allora, gli ordini del giorno tempestivamente adottati devono essere inviati con le solite regole ai parlamentari. Da parte nostra li manderemo alla Conferenza Stato-Regioni che domani mattina - in una sede informale che però è politica - valuterà le cose.
Mi riservo dunque, vista la natura della comunicazione - voi sapete infatti, che se si tratta di una comunicazione di tipo personale è una cosa, ma se è di tipo istituzionale è un'altra - di aggiornare il Consigliere Taricco: devo rapportarmi con il Presidente Cota, che adesso è a Roma per un incontro e quindi non è raggiungibile.
Per quanto riguarda i testi, invece, ovviamente noi ci rimettiamo all'Aula, perché questo è uno di quei casi in cui il Consiglio è sovrano.
chiaro però che quelle prese di posizione maggiormente orientate verso criteri oggettivi e indicazioni di carattere generale probabilmente sono più utili ad una rappresentanza complessiva di quella che è la sensibilità generalizzata dalla nostra Regione, che pure ha qualche elemento di incongruenza locale; in questo caso, però, si tratta proprio di una svolta che viene fatta sulla base di criteri presuntivamente ritenuti utili per diminuire le spese. Se poi andate a leggere il decreto, vedrete che c'è un articolo chiaro che dice che non si deve spendere un centesimo in più; io però ho qualche dubbio che si possa attuare una revisione di questo tipo oppure che i capitoli del Ministero di Grazia e Giustizia possano essere tanto capienti da attuare questa riforma. Conosco qualche realtà territoriale del Piemonte con strutture magari rinnovate nelle sedi periferiche e per le quali è da individuare la sede centrale.
Sorgono dunque - non nel merito di difese campanilistiche, ma dal punto di vista oggettivo, logico e razionale - molte perplessità. Questa era la considerazione che volevamo fare.



PRESIDENTE

Grazie, Vicepresidente Cavallera.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Biolé; ne ha facoltà.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
Come sottolineato, mi pare anche dall'Assessore, credo sia importante ricordare che non tutto quello che riguarda il comparto della giustizia è di diretta competenza di un'Aula di Consiglio regionale; nondimeno è importante, su questi provvedimenti così incisivi sul territorio - come quello relativo alla riduzione delle strutture adibite all'amministrazione della giustizia, come da derivazione del decreto sulla revisione della spesa - intervenire e valutare le ragionevoli richieste di aggiustamento avanzate nei confronti del Ministero, che ha valutato quasi esclusivamente le cifre da un punto di vista economico-finanziario.
Nelle settimane e nei giorni scorsi abbiamo avuto notizia delle richieste di aggiustamento anche da altre parti e Regioni d'Italia che valutate oggettivamente, ritengo importanti e necessarie. Faccio due esempi: il Tribunale di Chiavari e quello di Castrovillari che, per motivi diversi, sarebbero stati esempi emblematici se fossero ricaduti nel taglio di questo migliaio di sedi totali del comparto della giustizia: se anche si fosse valutata solo la mera analisi economica precisa ed attuale, la loro chiusura avrebbe rappresentato un errore grossolano, soprattutto per quanto riguarda il secondo che, da quanto ci risulta e da quanto ci è pervenuto dalle agenzie di stampa e dai giornali, ha avuto investimenti per oltre 15 milioni di euro negli ultimi anni.
Se il Ministro Severino parla dunque di eventuali potenziali risparmi di 50 milioni per l'intera rete della giustizia italiana, una scelta simile a fronte di una spesa recente di 15 milioni per un solo Tribunale sarebbe stata poco opportuna.
Mi auguro che, così come per gli esempi più eclatanti come i due citati, anche per esempi meno eclatanti ci si possa confrontare con il livello regionale, che è quello che conosce di più i territori, sia da un punto di vista dei numeri e dell'eventuale rapporto della cittadinanza con queste sedi di Tribunali, sia dal punto di vista della morfologia del territorio. Non dimentichiamo, infatti, che questi fantomatici dieci chilometri in più di cui parla la Ministra sono un'indicazione che mi pare di poter dire un po' campata in aria.
Conosco ovviamente un po' meglio il territorio cuneese, dove era prevista la cancellazione iniziale di tre Tribunali. Su un territorio che conta 250 Amministrazioni comunali e vasto come se non più della Regione Liguria - nella quale comunque le sedi di Tribunali rimangono diverse mentre nella Provincia Granda se ne ipotizzava una sola - credo sia importante sottolineare le varie caratteristiche di eccellenza delle tre sedi che potrebbero essere cancellate, o avrebbero potuto esserlo.
Sicuramente la sede di Alba - e per distanza territoriale dal capoluogo di Provincia e per il carico di lavoro certificato anche negli anni passati potrebbe essere quella su cui si focalizzerà l'attenzione, da parte del Ministero, volta ad una sua possibile salvaguardia. Nondimeno c'è una sede quella del Tribunale di Saluzzo, che presenta diverse eccellenze per quel che riguarda il processo civile telematico. Credo che questo sia in Italia l'unico Tribunale che offre l'attività telematica del processo civile insieme - se non sbaglio - ad altri due o tre altri Tribunali minori questo aspetto, quindi, è sicuramente da tenere in considerazione.
Per concludere l'analisi del territorio saluzzese non dimentichiamo che, anche se questa potrebbe apparire come una forzatura, la Città di Saluzzo, a causa delle cosiddette rimodulazioni attuate da codesta Giunta perderà di fatto anche l'utilizzo della stazione ferroviaria contestualmente alla presenza del Tribunale: una città comunque importante fa parte delle "Sette sorelle" - sia dal punto di vista economico nel comparto agricolo, sia da un punto di vista storico-culturale e anche dal punto di vista della struttura stessa del territorio della Provincia Granda, andrebbe a perdere contemporaneamente due importati presidi, pur legati a comparti diversi. Mi pare di poter dire , quindi, che anche su questo dovremmo fare molta attenzione.
L'ultimo Tribunale che verrebbe cancellato, quello di Mondovì, presenta in ogni caso dei numeri non indifferenti - ovviamente più bassi rispetto a quelli di Alba - ma che, nel contesto territoriale e morfologico della provincia presenta delle criticità, perché ci sono dei territori soprattutto montani (quelli che guardano verso la parte della Liguria), che rimarrebbero molto distanti - e qui torniamo ai fantomatici dieci chilometri in più di cui parlava il Ministro Severino - e che sarebbero, in qualche modo, filtrati o tagliati fuori da un accesso facile, o comunque facilitato, alle sedi dei tribunali.
Tornando al filo del discorso, ritengo che sarebbe importante avere un documento unificato rispetto a quelli che sono stati presentati in quest'Aula, non tanto per indicare quelle che dovrebbero essere le sedi da salvare (questo, come sosteneva giustamente l'Assessore Cavallera, avrebbe poco peso), ma per evidenziare che i parametri sono molti di più rispetto a quelli indicati dal Ministero, per riuscire a trovare un'efficienza economica. Si parla di revisione della spesa, ma si fa anche riferimento al servizio offerto ai cittadini, tenendo conto che il territorio piemontese è molto peculiare.
Questa è la mia indicazione, relativamente al fatto che il taglio non deve essere dettato solo da parametri economico-finanziari: occorre prendere in considerazione molti altri parametri.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segretario Novero, che interviene in qualità di Consigliere.



NOVERO Gianfranco

Grazie, Presidente.
Intervengo per ringraziare la collega Pentenero, poiché è stata l'unica ad aver introdotto un tema che va di pari passo con il discorso della chiusura dei tribunali: quasi tutti noi non vorremmo che chiudessero, ma se chiudono - almeno che chiudano razionalmente! Faccio notare che il Tribunale di Cirié è a 20 chilometri di strada da Torino e a 60 chilometri da Ivrea, ma se uno guarda la cartina, da Roma, o Milano, pensa che Ivrea sia più vicina a Cirié che a Torino, perché noi abbiamo le montagne, abbiamo le valli! Per favore, noi siamo stufi che si assumano i provvedimenti senza nemmeno guardare la cartina stradale! I signori che decidono sulle nostre teste, comprino delle cartine stradali e le guardino! La collega Pentenero ha accennato il problema e vorrei insistere su questo: d'accordo, grosso modo, su tutto quello che è stato detto riguardo al discorso della chiusura dei tribunali minori, ma, se per caso chiudessero quello di Cirié, almeno mandiamo i ciriacesi a Torino, com'è sempre avvenuto storicamente! Adesso, improvvisamente, si scopre che bisogna andare a Ivrea: perché? Probabilmente perché non avrebbe senso tenere aperto il Tribunale di Ivrea e si fa in modo che qualcuno ci vada! Questi giochi non vanno bene! L'Assessore Cavallera sta discutendo, poi magari gliene parliamo! Secondo me, l'intervento della Giunta dovrebbe andare in questa direzione.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Novero.
Colleghi, per cortesia, è vero che stiamo parlando dei tribunali minori, però si fa fatica a capire! Ha chiesto la parola il Consigliere Taricco; ne ha facoltà.



TARICCO Giacomino

Grazie, Presidente.
Svolgo alcune considerazioni in merito a questo procedimento, che, con la legge finanziaria dell'anno scorso - com'è stato detto - ha approvato al suo interno la legge delega, stabilendo i criteri con cui il Governo dovrà dare attuazione, entro la metà di settembre, a questa draconiana riduzione del numero delle sedi dei tribunali nel nostro Paese.
Mi unisco alle considerazioni che sono state fatte: se in quella legge delega c'è un condivisibile orientamento a creare tribunali di dimensioni maggiori, per permettere una maggiore specializzazione dei giudici su singole materie (questo non è, in linea di principio contestabile), la modalità con la quale questa delega viene tradotta nel provvedimento di cui tutti abbiamo sentito parlare e che abbiamo visto nelle sue ricadute concrete, rischia di creare, oltre al danno, la beffa! Infatti, si vanno a chiudere una serie di sedi di tribunali, con, in molti casi, la necessità d'intervenire strutturalmente su sedi attuali.
Vorrei capire con quali risorse, perché alcuni problemi sono stati risolti in un modo anche molto simpatico: laddove lo Stato non è in grado di fornire immediatamente strutture adeguate ad ospitare tutti i nuovi giudici che dovranno affluire sulle sedi che rimarranno, la norma prevede che, nei primi due anni, i Comuni sede dei tribunali si accollino i costi, che poi saranno riconosciuti (non sapremo bene quando).
La cosa carina è che, se lo Stato non è in grado di farlo nei primi due anni, ha altri tre anni di tempo per farlo, e i costi degli altri tre anni sono a carico del Comune ospitante! È simpatica, come idea di fondo dentro cui collocare questa ristrutturazione! già stato detto dai colleghi, quindi non mi soffermo, ma alcune delle sedi che saranno chiuse hanno punte di eccellenza in alcuni settori.
Provengo dalla provincia di Cuneo e le sedi di cui è prevista la soppressione sono tre, su un territorio - è già stato detto - che è uguale a quello della Liguria, dove, invece, rimarranno quattro tribunali.
Noi ne avremo uno solo, e, tra l'altro, quello di Cuneo (non per scelta di qualcuno di noi) ha una collocazione molto estrema rispetto alla provincia. Chi conosce un po' il nostro territorio sa che oggi non abbiamo ancora l'autostrada che collega Alba a Cuneo, e pertanto ci vuole almeno un'ora per arrivare da Alba a Cuneo! Questo non ha alcun senso! Tra l'altro - com'è stato detto prima - tra i tribunali che saranno chiusi, nella nostra provincia, ci sono quelli di Mondovì e Saluzzo, che hanno punte di eccellenza nella loro operatività.
Ritengo anch'io che la chiusura del Tribunale di Alba non abbia alcun senso logico, perché, per la struttura economica di quel territorio, oggi quel tribunale è uno di quelli che hanno le maggiori operatività complessive di tutta la regione (mi sembra si collochi, come dimensione di quantità operativa, al quarto posto in Piemonte, tra tutti i Tribunali esistenti in Piemonte), ed ha una serie di altri parametri legati alla presenza di importanti segmenti economici sul territorio che ne fanno un elemento importantissimo nell'efficacia ed efficienza di risposta ai bisogni della popolazione.
Sarebbe stato opportuno svolgere un'iniziativa politica prima di questa discussione, poiché - ripeto - siamo in presenza di una legge delega che risale a prima dell'estate 2011 e che arriva, purtroppo, in discussione in questo momento, sapendo che il termine ultimo per la definizione delle scelte di cui stiamo parlando - se la memoria non m'inganna - è il 13 settembre 2012.
Pertanto, i tempi ed i termini sono molto ridotti, anche perché c'è la sospensione estiva di agosto, dove difficilmente succederanno cose eclatanti.
Da questo punto di vista, credo che vi sia la necessità, com'è stato rimarcato, di chiedere un ripensamento complessivo (ritengo non vi siano esagerati margini per portare a casa questo). Ma mi permetto anch'io di sottolineare che tra tutte le questioni che richiedono un ripensamento su quanto oggi contenuto nell'ipotesi di decreto che è stata inviata alle Commissioni per il previsto parere, crediamo che vi sia sicuramente il tema del Tribunale di Alba, che, forse, più di altri, lo merita proprio per il retroterra economico e di attività di cui dispone questo territorio, per cui non sarebbe né giusto né utile per il Piemonte che venisse penalizzato con scelte di tale natura. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Giovine; ne ha facoltà.



GIOVINE Michele

Grazie, Presidente.
Devo necessariamente intervenire ora, perché, curiosamente, da questa legislatura, non è più prevista la fase di dichiarazione di voto per gli atti di indirizzo.
Non capendoci un granché di tecnicalità e di organizzazione giudiziaria, mi atterrò a quello che dicono alcuni addetti ai lavori. In particolare, faccio riferimento a quello che, forse, è il più autorevole in Piemonte, ovvero il dottor Barbuto, Presidente della Corte d'Appello secondo il quale, di fatto, il provvedimento di accorpamento e la chiusura dei Tribunali minori è cosa sacrosanta, buona e giusta. Definisce addirittura questi Tribunali una palla al piede. Io non sono di questa opinione: ritengo, invece, che molti di questi Tribunali siano di assoluta eccellenza. Ho avuto anche modo di poterne giudicare l'efficienza, la correttezza, l'operosità e la dedizione degli operatori. Ma, siccome il provvedimento ha una natura di riduzione dei costi e della spesa sinceramente non me la sento di andare a criticare quello che era, di fatto, un provvedimento del precedente Governo (ricordiamo che il decreto legislativo appena emanato è figlio di una legge delega che aveva dei paletti precisi, come mi sembra lo stesso Vicepresidente Cavallera abbia ricordato, dicendo che giustamente manco è prevista la consultazione della Conferenza Stato-Regioni, ma di altri organismi; abbiamo sentito, ad esempio, di organismi deputati a valutare le organizzazioni, quali il CSM).
So che il CSM sta valutando questa bozza, anche se ha già espresso in tal senso una valutazione ex ante, evidentemente. Ma questo è nell'ordine delle cose. C'era già una valutazione anche quando era stata varata all'epoca, la legge delega.
Mi spiace essere di nuovo controcorrente (dopo la delibera relativa al Comune di Mappano) ma temo di non poter votare gli ordini del giorno tranne forse il terzo, quello avente come firmatari i colleghi Ponso Toselli e Gregorio, che riguarda i Tribunali della Provincia di Cuneo perché condivido tutte le questioni inserite nella premessa (non tanto nel dispositivo, che era alquanto farraginoso, perché si chiedeva all'Assessore Cirio di supportare il Presidente... per cui mi sembrava abbastanza pleonastico: del resto, l'Assessore Cirio ha già tanti impegni e non vorrei distoglierlo eccessivamente dalla sua utile azione di lobbying sul territorio e non solo).
Comunque nelle premesse lo ritenevo interessante, magari con una piccolissima correzione, che vedrò adesso se i primi firmatari vorranno accogliere (in tal caso, potrei anche votarlo favorevolmente, a dimostrazione di un'assoluta non contrarietà ai desiderata dei firmatari e dei proponenti dell'ordine del giorno). Dobbiamo però anche avere la responsabilità, nonostante quelle che sono le richieste del territorio, di saper provare certe innovazioni.
Una cosa che, invece, mi preoccupa di questa nuova riorganizzazione è l'assenza del principio costituzionale del giudice naturale, cioè il fatto che un cittadino, per un determinato tipo di comportamento, sia per quanto riguarda la parte penale che per la parte civile, possa essere sempre giudicato solamente da un magistrato. Questo è contrario, evidentemente, ai principi costituzionali.
L'organizzazione stessa che alcune Procure si sono date, facendone un vanto e cercando di privilegiare la specializzazione, sicuramente danno un pregio e un valore aggiunto a quello che è il valore investigativo e di indagine, con una specializzazione anche nella conoscenza e un certo equilibrio (se è lo stesso soggetto a giudicare e a perseguire l'azione penale di quei fatti, tendenzialmente - normalmente - dovrebbe essere abbastanza equo nel giudicare casi analoghi). Però è sicuramente contrario a quello che è il dettato della Carta costituzionale, che prevede, invece il giudice naturale non precostituito.
Questo è un problema che mi auguro venga risolto: c'è una norma che prevede una rotazione obbligatoria; recentemente anche il CSM ha giustamente deciso di procedere e di non derogare a questa regola della rotazione dopo cinque o dopo dieci anni. Questo comporta, magari, che ci siano dei pool specializzati che debbano interrompere questa specializzazione. La positività, invece, è data dal fatto che cambiare l'impegno, cambiare gestione e cambiare ufficio si ritenga possa migliorare l'azione del magistrato stesso, arricchirne le conoscenze e, di fatto porre i cittadini di fronte ad un giudice che ha una visione globale complessiva e che comunque è mediamente più preparato di un giudice che invece, per tutta la vita fa solamente un'unica cosa.
Sono assolutamente a favore della rotazione; bene ha fatto il CSM anche recentemente, pur attaccato dai giornali, ad avvallare la regola della rotazione, senza prevedere deroghe in merito. Anzi, credo che dieci anni sia già un termine troppo lungo e che quindi la rotazione debba essere più veloce, magari anche all'interno della stessa Procura o del Tribunale facendo cambiare funzioni e soprattutto tipologia di lavoro: tutto questo non può che migliorare il lavoro degli operatori giudiziari.
Concludendo, il mio voto sarà o di astensione o negativo, a seconda degli atti di indirizzo, semplicemente per rimarcare quello che temo sia un fatto ineludibile che il Governo ha intrapreso. La strada è quella: è un tentativo, in futuro si potrà anche tornare indietro; d'altronde queste strutture esistono, rimarranno e in qualche modo dovranno riorganizzarsi.
Magari fra cinque o dieci anni si tornerà indietro, ma un tentativo di ridimensionamento deve essere fatto.
Colgo l'occasione, Presidente - non c'entra col merito, ma non volevo intervenire ulteriormente - per fare una precisazione a verbale, a testimonianza dell'Aula, a proposito del provvedimento su Mappano che abbiamo votato questa mattina. Ho votato in senso contrario, ma ci tenevo che rimanesse a verbale, perché è doveroso, un ringraziamento a due persone che hanno, nella scorsa legislatura, lottato molto affinché si arrivasse a quel risultato (io ho votato contro, ma bisogna dare atto che era una loro battaglia politica): mi riferisco all'ex Assessore Sergio Deorsola e a Luca Robotti, che ha lottato tanto anche contro la sua maggioranza in certi momenti, affinché si arrivasse al provvedimento che questa mattina abbiamo votato.
Questa mattina purtroppo nessuno li ha ricordati: volevo farlo io, ad onor di firma.
Grazie, Presidente, e grazie colleghi.



PRESIDENTE

Grazie, collega Giovine.
A questo punto, procediamo con le votazioni degli ordini del giorno.
Comunico che sono stati ritirati gli ordini del giorno n. 493 e n. 835, i cui primi firmatari sono rispettivamente i Consiglieri Botta Marco e Negro.
Ricordo che il numero legale è 29.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 839, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che la bozza di progetto legislativo approvata dal Consiglio dei Ministri prevede che tutti i tribunali sub-provinciali vengano accorpati al Palazzo di Giustizia del capoluogo di provincia o del distretto giudiziario considerato che per la provincia di Cuneo questo atto si tradurrebbe nella sopravvivenza di un solo tribunale, quello di Cuneo, con la conseguente chiusura di quelli di Mondovì, Saluzzo, assorbiti da quello di Cuneo e Alba destinato ad essere accorpato con quello di Asti che il territorio di riferimento per il tribunale di Alba è costituito da 79 Comuni, per un totale di circa 214.000 abitanti, 27.151 aziende tra cui 6 multinazionali che il tribunale di Alba rappresenta il primo in provincia di Cuneo e il quarto nel distretto Piemonte - Valle d'Aosta come bacino di utenza che il territorio della provincia di Cuneo è superiore a quello dell'intera Liguria, nella quale resterebbero quattro tribunali impegna il Presidente della Giunta regionale affinché appoggi la richiesta avanzata dalla Provincia di Cuneo, dalla stessa Regione attraverso l'Assessore regionale Alberto Cirio, dagli amministratori dei comuni di Alba e Bra e dai cittadini, affinché Alba resti sede autonoma di tribunale e che in provincia di Cuneo, data la sua estensione e numero di abitanti, restino due tribunali, per garantire un servizio essenziale per il territorio a farsi portavoce presso il Governo delle istanze della provincia di Cuneo volte al mantenimento dei due tribunali di Cuneo e Alba".
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 840, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale considerato che il Governo, con l'inserimento della norma finanziaria (D.L.
138/2011) dell'art. 1 bis ha avviato un procedimento di riforma, indicando quanti e quali Tribunali debbano essere soppressi individuando come parametro la presenza di un numero di giudici inferiore alle quindici unità considerato inoltre che con sette Palazzi di Giustizia destinati alla chiusura in Piemonte, la nostra Regione risulterebbe una delle maggiormente colpite dal provvedimento che prevede che tutti i tribunali subprovinciali vengano accorpati al Palazzo di Giustizia del capoluogo di provincia o del distretto giudiziario sottolineato che il Tribunale di Alba in considerazione dei parametri e dei criteri oggettivi ed omogenei indicati dalla legge 14 settembre 2011, n.
148, meriterebbe di essere mantenuto attivo; inoltre va rilevato che tale struttura giudiziaria è situata in una città il cui bacino di competenza supera i 200.000 abitanti, addirittura superiore a quello del capoluogo di Provincia (di 185.000 persone), ed è inserito in una Provincia come quella cuneese, la cui estensione è di 6903 chilometri quadrati (l'intera regione Liguria è grande 5422 chilometri quadrati, il Molise 4438 chilometri quadrati), nella quale infrastrutture e tempi di percorrenza incidono fortemente sulla mobilità dei residenti impegna la Giunta regionale ad appoggiare la richiesta avanzata dalla Provincia di Cuneo e a supportare l'azione del Presidente Cota, perché Alba rimanga sede autonoma di Tribunale e a farsi carico presso il Governo dell'istanza del Territorio del cuneese affinché Alba e Cuneo possano mantenere i due Tribunali oggi esistenti." Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 841, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che in data 6 luglio 2012 il Consiglio dei Ministri ha approvato il Decreto di attuazione della Delega sulla revisione delle Circoscrizioni giudiziarie che prevede la riduzione e l'accorpamento di 37 Tribunali di cui ben 7 nel solo Piemonte considerato che resteranno in funzione solo le sedi provinciali oltre a quella di Ivrea ritenuto che: la decisione assunta dal Consiglio dei Ministri pare indiscriminata incurante di ogni criterio oggettivo sul grado di efficacia e efficienza delle singole realtà territoriali spesso sono proprio i Tribunali minori a rispondere con maggior efficacia e tempistica ad un'amministrazione della giustizia a misura dei cittadini e delle imprese la soppressione dei piccoli tribunali andrebbe ad aggravare la quantità di lavoro delle sedi principali con rischi pregiudizievoli per la gestione e l'organizzazione dell'amministrazione della giustizia in molti casi sarebbe indispensabile mettere in atto un piano di investimenti edilizi per adeguare le strutture, cosa che al di là delle sicuramente improbabili risorse finanziarie disponibili, non potrebbe comunque essere affrontato in tempi ragionevoli tutto ciò premesso impegna la Giunta Regionale a manifestare la propria contrarietà all'indiscriminato taglio dei Tribunali "minori", vero momento di amministrazione della Giustizia vicino ai cittadini ad adoperarsi presso il Governo ed i Parlamentari del Piemonte affinché nel dibattito in Commissione e nella successiva conversione in Legge da parte del Parlamento, siano inseriti quei correttivi per ripristinare la piena funzionalità dei presidi rispondenti a criteri oggettivi di efficienza, per possibili accorpamenti di Tribunali e per ridisegnare le circoscrizioni giudiziarie, onde consentire la più efficace amministrazione della Giustizia calata nel territorio e nella concreta realtà dei cittadini e delle imprese".
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 842, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che il Consiglio dei Ministri, esercitando la delega conferita dal Parlamento in merito alla riorganizzazione della distribuzione sul territorio degli Uffici Giudiziari, ha deliberato, nella riunione del 6 luglio 2012, lo schema di decreto legislativo recante "Nuova organizzazione dei tribunali ordinari e degli uffici del Pubblico Ministero, in attuazione dell'art. 1, comma II della legge 14.09.2011 n. 148" considerato che i Comuni di Ivrea, Chivasso, Pinerolo, Acqui Terme, Casale Monferrato Tortona, Mondovì, Saluzzo, Asti, Biella, Vercelli, Cuneo e Alba sono sedi di Tribunali che, in caso di accoglimento del suddetto schema, potrebbero essere a serio rischio di chiusura o accorpamento l'eventuale chiusura o accorpamento dei suddetti Tribunali aumenterebbe notevolmente le difficoltà gestionali connesse all'amministrazione della giustizia in Piemonte, venendo, altresì, a penalizzare gravemente i cittadini del circondario dei Tribunali interessati dal provvedimento ritenuto che la decisione del Governo nazionale sembrerebbe non tener conto di criteri oggettivi in ordine all'efficacia ed efficienza dell'amministrazione della giustizia nelle singole realtà territoriali sia fondamentale pervenire ad una riorganizzazione della giustizia che coniughi risparmio ed efficienza senza, però, trascurare i presidi di legalità dei territori, nella considerazione che "la giustizia che va incontro ai cittadini" è un principio nevralgico della nostra democrazia impegna la Giunta regionale ad attivarsi presso il Parlamento nazionale affinché, in tale sede, siano opportunamente riviste le scelte contenute nello schema di decreto sopra richiamato, sulla base di una valutazione attenta di soli dati oggettivi che consenta il mantenimento dei Tribunali "minori" piemontesi in considerazione del servizio da questi fino ad ora reso efficacemente ai cittadini." Il Consiglio approva.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.50)



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