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Dettaglio seduta n.245 del 28/06/12 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

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Argomento:


LEARDI LORENZO



(Alle ore 10.26 il Consigliere Segretario Leardi comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.45)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



(La seduta ha inizio alle ore 10.46)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bresso, Casoni, Goffi, Motta Massimiliano, Sacchetto e Tiramani.


Argomento: Montagna

"Fondi europei per la montagna e Macroregione alpina: quale futuro e opportunità per il Piemonte?" presentato dai Consiglieri Reschigna Taricco, Motta Angela, Boeti, Ronzani, Muliere, Lepri, Gariglio, Negro Cerutti, Artesio, Biolé, Dell'Utri e Buquicchio (atti di indirizzo collegati - ordine del giorno n. 825, mozione n. 826)


PRESIDENTE

Iniziamo la seduta in sessione straordinaria, ai sensi dell'articolo 40 dello Statuto e dell'articolo 50 del Regolamento interno del Consiglio regionale, con l'esame del punto 2) all'o.d.g., inerente a "Fondi europei per la montagna e Macroregione alpina: quale futuro e opportunità per il Piemonte?".
Il Consiglio straordinario è stato richiesto dai Consiglieri Reschigna Taricco, Motta Angela, Boeti, Ronzani, Muliere, Lepri, Gariglio, Negro Cerutti, Artesio, Biolé, Dell'Utri e Buquicchio.
Sono pervenuti, nel frattempo, due atti di indirizzo collegati: ordine del giorno n. 825 presentato dai Consiglieri Pedrale, Carossa e Formagnana, inerente a "Strategia macroregionale europea delle Alpi" mozione n. 826 presentata dai Consiglieri Taricco, Reschigna, Lepri Manica, Muliere, Motta Angela, Boeti, Ronzani e Pentenero, inerente a "Fondi europei e Macroregione alpina: quale futuro e opportunità per il Piemonte?".
A nome dei richiedenti del Consiglio straordinario, do la parola al Consigliere Taricco.



TARICCO Giacomino

Grazie, Presidente.
Noi abbiamo pensato, con questo Consiglio straordinario, che fosse necessario avviare una riflessione in concomitanza di alcune questioni che riteniamo di eccezionale importanza per il futuro dei territori montani partendo dal presupposto che oltre il 50% del territorio della nostra Regione è classificato come montano e che negli ultimi trent'anni il Piemonte ha compiuto uno sforzo straordinario per dare risposte e prospettive di sviluppo futuro a questi territori, sia pure con esiti alterni.
Le motivazioni che rendono importante, in questo momento, l'avvio di questa riflessione sono, sostanzialmente, la concomitanza di tre grosse questioni.
La prima: noi stiamo ragionando su una serie di riforme che riguardano il futuro delle forme di associazione e di collaborazione tra gli enti, che porteranno, inevitabilmente, alla revisione dello strumento "Comunità montana" (tra l'altro nei testi di legge è previsto). Le Comunità Montane hanno svolto un ruolo straordinario in risposta ai problemi della montagna in questi anni.
La seconda questione riguarda il fatto che nella programmazione dei fondi europei 2014-2020 per la prima volta c'è un tema specifico e una serie di azioni precise finalizzate alla montagna, inteso come soggetto di riferimento delle politiche comunitarie.
Infine - terza questione - è partito, su spinta della Regione del Trentino Alto Adige, poi esteso a tutto l'arco alpino, in collaborazione con la Slovenia, con la Svizzera, l'Austria, la Germania e la Francia, un percorso che dovrebbe portare alla costituzione di una Macroregione alpina.
Dicevo, prima, a proposito delle Comunità montane: la legge 16/1999 quella che disciplina e definisce l'attività delle Comunità montane prevede specificatamente che queste promuovano lo sviluppo socio-economico perseguano un armonico riequilibrio delle condizioni di esistenza garantendo servizi alle comunità locali; si occupino della difesa del suolo, dell'ambiente, della valorizzazione delle culture locali, e, tra le altre cose, gestiscano gli interventi speciali delle politiche comunitarie finalizzati alla montagna.
Nel momento in cui noi andiamo a mettere mano alla norma che inevitabilmente, impatterà su tali questioni, una delle grandi tematiche che al momento non è ancora chiara è chi si occuperà, nello specifico, di tali politiche negli strumenti che stiamo mettendo in campo e che andranno a sostituire le Comunità montane.
Mentre in passato avevamo una serie di politiche legate alla dispersione territoriale, alle aree svantaggiate, alle politiche di forestazione, alla manutenzione del settore idrogeologico e a tutta una serie di altre politiche sociali, con attenzione a determinate condizioni sociali sui territori (inevitabilmente, queste politiche poi andavano principalmente ad impattare sui territori montani, perché erano oggetto di questo tipo di necessità), per la prima volta nella predisposizioni degli strumenti della programmazione comunitaria 2014-2016 c'è uno specifico riferimento alla montagna in quanto tale.
La terza questione, come ho detto, è legata all'avvio del percorso per la realizzazione della Macroregione alpina.
Le Macroregioni, come sapete, sono state avviate con la costituzione della "Macroregione baltica", avvenuta se non erro nel 1999 (non ne sono sicuro, ma ha un percorso storico importante).
Quando sono stati avviati, quei percorsi sono stati fortemente innovativi, perché hanno introdotto dei grossi elementi di novità nelle scelte politiche che metteva in campo l'Unione Europea e sono sostanzialmente, delle forme di coordinamento delle strategie e delle politiche di quei territori.
L'esperienza che è stata avviata in queste realtà si è dimostrata straordinariamente importante. In allora, per potere essere proposta all'Unione Europea, era stata presentata senza richieste di risorse integrative, per cui si configurava, nella sostanza, come un coordinamento delle risorse esistenti in quel momento; in pratica, era un modo diverso di intendere il coordinamento delle politiche su quei territori e delle risorse che già erano previste per gli stessi.
evidente con che la nuova programmazione molti soggetti stanno lavorando per fare in modo che questo possa essere uno strumento anche di attivazione di risorse aggiuntive, per cui diventa assolutamente importante sia per la possibilità di coordinare interventi per un territorio come quello alpino, tra Paesi che condividono analoghe situazioni e analoghe problematiche, sia perché potrebbe veramente diventare uno strumento di attivazione di risorse ulteriori.
Ancora una premessa: il tema delle Macroregioni alpine pone, come questione centrale, la necessità di un forte coinvolgimento dei territori perché questo tipo di questione non è esente da rischio. Come tutti sanno gli accordi per la costituzione di Macroregioni saranno presi tra i Paesi per cui sarà l'Italia a stringere accordi con la Slovenia, con l'Austria la Svizzera, la Germania e la Francia.
Queste dinamiche, per quanto concerne il nostro Paese, sono gestite dalle Regioni.
Noi abbiamo pensato che fosse importante la riflessione che oggi vorremmo avviare qui; importante per capire dalla Giunta qual è lo stato dell'arte e quali sono le azioni già messe in campo in questa prospettiva.
Questa, unitamente alle due questioni che ponevo prima - interventi finalizzati alla montagna e revisione della norma sulle Comunità montane e quindi su chi si occupa delle prospettive e del futuro di quei territori è la base per avviare una seria riflessione sul tema "montagna, territori montani, comunità che insistono su quei territori". È una riflessione che deve necessariamente essere fatta innanzitutto con i territori e le comunità che vivono in quei contesti e poi, credo, con un coinvolgimento importante da parte del Consiglio regionale, tenendo presente che questo percorso, che in qualche misura sta partendo, non è esente da rischi.
Lo dicevo prima: il rischio che noi stiamo correndo in questo momento è di passare paradossalmente, nella stagione dove il termine federalismo è maggiormente evocato, a un riaccentramento di moltissime politiche a livello nazionale, cosa che è avvenuta in questi anni e in questi mesi su molti versanti. Quel poco di federalismo che c'era è stato sostanzialmente riassorbito a livello centrale con tutta una serie di scelte fiscali, e non soltanto.
L'altro rischio che noi vediamo molto grosso è che questo tipo di percorso sia totalmente gestito a livello di struttura centrale regionale.
Da questo punto di vista, la mozione che abbiamo presentato ha l'obiettivo e l'ambizione di avviare un confronto - ed è quello che chiediamo alla Giunta - con il Consiglio regionale per coinvolgerlo, all'interno di una riflessione più ampia sul futuro della montagna, nelle scelte che riguardano la costituzione della Macroregione alpina.
Occorre aprire un confronto serio con i territori, perché crediamo che un percorso di questo genere non possa essere gestito senza un attento e compiuto coinvolgimento dei territori, con il fine di orientare tutte le scelte verso un'integrazione complessiva.
Dicevo prima che l'esperienza che è stata fatta inizialmente per la Macroregione del Baltico e poi anche per la Macroregione del Danubio ha portato a far emergere con forza la necessità di un percorso che nascesse dal basso e che dal basso orientasse le scelte. Da questo punto di vista chiudo l'intervento dicendo quello che ho già avuto modo di dire membri della Giunta in alcune occasioni: noi crediamo importante che questo percorso, che consideriamo veramente strategico in questo momento, diventi un percorso condiviso dalla comunità piemontese e da quest'Aula e che diventi l'occasione per ridefinire e ripuntualizzare le questioni cruciali al centro dei nostri ragionamenti sulla montagna, su quei territori, su quelle comunità.
Sarebbe veramente deplorevole che noi andassimo avanti, magari a rimorchio d'altri, nella costituzione di una Macroregione alpina senza cogliere ciò che questo percorso pone come provocazione a tutta la nostra riflessione sulla montagna e non cogliessimo questo come grande e straordinaria opportunità per ripensare in modo concreto alle scelte da mettere in campo al fine di garantire un futuro e una prospettiva a quei territori.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ravello.



RAVELLO Roberto Sergio

Grazie, signor Presidente.
Mi prenderò un po' di tempo, Consigliere Taricco, perché credo che questa sia un'occasione utile e importante per fare anche il punto sullo stato delle programmazioni passate e della programmazione attuale, oltre che confrontarsi sui principi sui quali basare l'approccio del nostro territorio, e di tutti i territori ovviamente, nella predisposizione delle iniziative legate alla programmazione futura.
In riferimento all'ultimo dei tre punti che lei ha trattato (Macroregione), meglio di me interverrà, immagino, il Presidente Cota, ma su questo mi farà comunque piacere confrontarmi con lei, e per suo tramite ovviamente anche con tutta l'Assemblea, per iniziare ad anticiparle qualcosa.
Vorrei, prima di tutto, risponderle agli altri due punti. Innanzitutto il ruolo delle Comunità montane, il ruolo che queste hanno assunto fino ad oggi nelle attività legate anche alle programmazioni transfrontaliere, ma in particolare alle programmazioni regionali di sviluppo e tutela dei territori montani.
Non credo sia questa l'occasione per anticipare una discussione che ovviamente si svilupperà attorno al dibattito sul disegno di legge di riordino del sistema degli Enti locali che, come lei ben sa, tocca anche le Comunità montane, però devo ricordare un principio che mi pareva fosse...



PRESIDENTE

Mi scusi, Assessore.
Colleghi, questo è un Consiglio straordinario su un tema che è stato richiesto e vorrei che fossero rispettate almeno le condizioni minime perché credo sia giusto che chi è interessato possa seguire l'intervento dell'Assessore. Grazie.



RAVELLO Roberto Sergio

Dicevo, volevo ricordare un principio che è stato un po' la base su cui si è costruito il lungo confronto e il lungo dibattito tra Giunta regionale, Comunità montane e Associazioni nelle quali queste si sono riconosciute, oltre che ovviamente, come lei può immaginare, colleghi di Giunta e di Consiglio.
Si tratta del principio secondo il quale - questo immagino intendesse il legislatore nel momento in cui ha precisato quali erano le funzioni e i ruoli assegnati alle Comunità montane già con la legge 16 - le Comunità montane rappresentavano e rappresentano oggi uno strumento, il mezzo e non il fine, per cui nel momento in cui si ha chiaro in mente qual è il fine tutto ciò può realizzarsi indipendentemente dallo strumento, su cui è comunque naturale, legittimo, oltre che ragionevole, che ci sia un approfondito e puntuale dibattito.
Non vorrei che con oggi si facesse un grossissimo passo indietro perché sono state le stesse Comunità ad affermare di sostenere il principio che l'Assessore alla montagna richiamava quando ha anticipato loro (ormai due anni fa) la necessità che si riorganizzasse il sistema degli Enti locali, che è anche il loro.
evidente che molto dipenderà dal tanto atteso testo sulle Autonomie locali, che detterà anche i principi e i confini entro i quali ci si potrà muovere nel momento in cui si riorganizzerà il sistema nella nostra Regione, ma io le posso assicurare che nessuno nella Giunta e nemmeno in maggioranza ha mai messo in dubbio il fatto che bisognasse tenere fermo il fine, cioè la necessità di concepire degli strumenti che, rispondendo al principio che il legislatore aveva richiamato, si occupassero delle problematiche della montagna, che per il Piemonte è una realtà particolarmente significativa.
Sul punto secondo cui l'Unione Europea ha dettato già degli indirizzi rispetto alle prossime politiche di programmazione, la invito solo a non cadere in un errore, confondendo - mi perdoni la franchezza - i PAC, cioè le politiche agricole comuni, con la programmazione transfrontaliera. Gli indirizzi che lei richiamava sono legati solo alle politiche agricole mentre quelli riferiti alla programmazione transfrontaliera, quindi all'oggetto del confronto di questa mattina, sono ancora in fase di predisposizione, e su questo entrerò più nel dettaglio.
Sul coinvolgimento dei territori per quanto riguarda il grossissimo lavoro che già si sta svolgendo - combinazione, l'incontro di San Gallo programmato per domani costituirà una tappa fondamentale - chiaramente non è un punto di arrivo. Sicuramente, è la chiusura di una fase, con l'avvio di una fase nuova e ben più importante, cioè il passaggio dalla fase di predisposizione di confronto politico, culturale e di principio alla fase operativa, di concreta realizzazione di uno dei progetti più ambiziosi che la Regione Piemonte, almeno in questa legislatura, abbia potuto sostenere.
Relativamente al coinvolgimento dei territori, è doveroso da parte mia precisare che è già avvenuto e sta avvenendo in diverse forme, prima di tutto attraverso il progetto Spazio Alpino, che coinvolge tutte le Regioni alpine italiane che aderiscono al progetto della Macroregione Alpina. Il progetto Spazio Alpino, attualmente in corso, è finanziato con fondi comunitari e prevede la consultazione di tutti i portatori di interessi territoriali, pubblici e privati, quindi Enti locali, parti sociali e imprese.
Parallelamente ricordo che nel percorso di predisposizione del progetto legato alla Macroregione c'è il pieno coinvolgimento dell'Associazione degli Eletti della Montagna, associazione alla quale aderisce l'UNCEM, che ha contribuito a raccogliere le istanze, le necessità e le ragioni dei territori, anche piemontesi.
Per ritornare a quanto le avevo anticipato, vorrei approfittare di questa occasione - su questo condivido quanto lei, Consigliere Taricco ricordava - per ribadire che è un'occasione molto seria e altrettanto importante per una riflessione puntuale su quello che sarà, ma anche per aggiornarci reciprocamente su quanto è stato.
Le fornirò anche dei numeri che le potranno dare l'idea dei grandi sforzi compiuti nell'ultimo decennio, a cominciare dal periodo 2000-2006 che ha visto sulle politiche per la montagna, in Piemonte, un impegno di risorse per un miliardo e 438 milioni di euro, suddivisi per buona parte tra opere pubbliche, turismo, agricoltura, attività produttive, ambiente e cultura, oltre che servizi assistenziali e trasferimenti alle Comunità montane.
Di questi, le principali fonti alle quali si è attinto sono, per circa 309 milioni di euro, i fondi DOCUP, FESR 2000-2006; per 356 milioni, i fondi PSR 2000-2006; per quasi 20 milioni, il programma LEADER PLUS; per 44 milioni, l'INTERREG Italia-Francia e, per quasi 20 milioni, l'INTERREG Italia-Svizzera, ai quali si aggiungono più di 220 milioni di risorse statali.
Le risorse regionali sono state trasferite, tramite il finanziamento, a leggi che fossero coerenti con le attività previste nella programmazione.
Cito la legge regionale n. 4/2000 sui servizi turistici, per ben 35 milioni di euro; la legge regionale n. 18/1999 sulla ricettività turistica, per quasi 150 milioni di euro; la legge regionale n. 21/1997 sull'artigianato per 46 milioni di euro; la legge regionale n. 58/1978 sulla cultura; la legge regionale n. 26/1990 sulle minoranze linguistiche; la legge regionale n. 31/1995 sugli Ecomusei; oltre che la legge regionale n. 16/1999 sui trasferimenti finanziari alle Comunità montane, per ben 173 milioni di euro. Poi, le leggi sui servizi scolastici, sul buono casa e sui CATA per qualche decina di milioni di euro.
Le percentuali rispetto alla programmazione 2000-2006 hanno visto il 51,9% di risorse attribuite dall'Unione Europea; il 15,4% di risorse statali e il 32,7% di risorse regionali, caratterizzando un grande impegno ma vista anche la sua esperienza questo le era certamente noto.
Cosa si è potuto raccogliere rispetto ad una necessaria analisi politico, sociale e amministrativa da questa programmazione, anche grazie al contributo dell'IRES Piemonte? Rispetto a questa programmazione si sono notati alcuni elementi caratterizzanti, tra cui una straordinaria robustezza del supporto pubblico - che, ahimè, temo possa diventare un ricordo - il supporto considerevole dalle risorse legate a programmi sui fondi strutturali e la prevalenza di un approccio top down - su questo sicuramente ci confronteremo ulteriormente - legato principalmente al fatto che quel periodo è stato caratterizzato da uno sviluppo concentrato sulle Olimpiadi invernali del 2006.
L'approccio dal basso, cosiddetto bottom up - come direbbe il collega Coppola - invece, si è caratterizzato in particolare per il programma LEADER PLUS rispetto agli Ecomusei, che hanno vissuto una particolare e approfondita relazione tra l'Amministrazione regionale e gli enti locali.
Per quanto riguarda la programmazione attuale, periodo 2007-2013, posto che molti dati devono ancora essere raccolti per essere successivamente analizzati, anche senza il supporto di IRES, persino il sottoscritto pu anticipare che è stata caratterizzata principalmente dalla crisi che ha interessato il sistema pubblico e il sistema privato; diciamo che i tempi hanno avuto un percorso quasi coincidente.
Questa situazione di crisi ha determinato, ovviamente, una riduzione trasformatasi in taglio definitivo - dei contributi statali e una conseguente diminuzione delle risorse regionali disponibili, che, sommata alla contrazione, quindi alla maggiore rigidità del credito bancario, ha causato il ridimensionamento della progettualità, in funzione, ovviamente di queste ridotte capacità di cofinanziamento dei soggetti locali della montagna piemontese.
Ciò nonostante, a disposizione dei programmi transfrontalieri, nel periodo 2007-2013, l'impegno è stato particolarmente consistente. Anche qui le fornirò qualche numero per supportare questa tesi.
Sui due programmi INTERREG, quindi sull'ALCOTRA Italia-Francia, il totale dei fondi a disposizione, suddivisi per il 60% di parte italiana e il 40% di parte francese, ammontava a più di 237 milioni di euro.
Sul programma Italia-Svizzera: quasi 92 milioni di euro.
Il PSR è principalmente riferito alla realizzazione di progetti con finalità turistiche e ricettive, legate allo sviluppo di attività produttive, quindi che potessero determinare un concreto miglioramento della qualità della vita dei residenti.
Sull'Asse IV - LEADER vi è stata un'assegnazione complessiva, pubblico privato, di circa 97 milioni di euro, dei quali più della metà di provenienza pubblica. Su di esso vi è stato il pieno coinvolgimento di porzioni di territorio, i cui abitanti, se si sommano, sono circa 700 mila.
Sono state presentate circa 2.000 domande di aiuto e tramite i GAL sono stati forniti supporti amministrativi - tra l'altro, con oneri molto contenuti, pari circa al 15% - che altrimenti avrebbero dovuto essere prestati dalla Regione, che difficilmente avrebbe potuto rispondere ai territori, così come veniva richiesto.
Sull'Asse 313, sulla sentieristica e sui servizi al turista, ci sono ben 5.000 chilometri di sentieri in manutenzione. Alla fine del programma saranno circa 6.000 e il peso di questi numeri corrisponde circa ad un terzo dell'intero patrimonio sentieristico regionale.
Sull'Asse 322, sulle borgate montane, sono stati approvati ben 680 progetti elementari, per interventi di riqualificazione di 36 borgate, per un ammontare complessivo di circa 41 milioni di euro.
Le principali fonti di cofinanziamento sia per i programmi transfrontalieri che per Leader sono le risorse regionali attribuite attraverso il fondo regionale per la montagna di cui alla legge n. 16; nel periodo in esame, cioè 2007-2013, questo importo si è sempre mantenuto tra i 15 e i 18 milioni di euro.
Ovviamente si è vista una diminuzione dei trasferimenti per il funzionamento delle Comunità montane, per cui dal Fondo regionale per la montagna si è dovuto attingere per far fronte alle necessità relative al funzionamento delle Comunità montane, togliendo un po' di ossigeno ai contributi in cofinanziamento dei programmi transfrontalieri, dei programmi INTERREG.
Sulla programmazione 2014-2020, programmazione sulla quale è ragionevole oltre che doveroso riporre particolari aspettative, le segnalo lo stato dell'arte.
Come lei sa, le principali attività in questa fase sono condotte dal Governo nazionale. A questo proposito, posso già anticipare che lo scorso 14 giugno il Ministro Barca ha predisposto una proposta di percorso per la programmazione 2014-2020, proposta che prevedeva alcuni principi cardine tra cui la concentrazione della spesa, un numero limitato di priorità che tenessero conto degli specifici contesti territoriali e avessero forte rilevanza per lo sviluppo; la focalizzazione sui risultati attesi, ma che fossero chiari e misurabili in termini di qualità della vita dei cittadini e, ovviamente, le azioni che si dovessero realizzare per conseguirli; una forte apertura al confronto pubblico per valorizzare le funzioni di proposta di controllo da parte dei cittadini; un'attenzione ai luoghi tramite la valorizzazione della dimensione urbana e rurale delle alleanze fra territorio e territorio; il rafforzamento dei presidi di competenza regionale e l'integrazione delle politiche regionali, comunitarie e nazionali con la politica di bilancio ordinaria.
anche stato stilato un cronoprogramma, che prevede la conclusione del negoziato nel 2012, l'approvazione da parte della Commissione dei contratti di partenariato e dei programmi operativi entro l'agosto del 2013.
Nello specifico, si è ipotizzato che la definizione della metodologia e le linee strategiche potessero avvenire entro giugno-luglio 2012, che il confronto istituzionale tecnico potesse avvenire tra il settembre e dicembre 2012, che la preparazione dei documenti con confronto partenariale esteso potesse avvenire fra gennaio-marzo 2013 e che i passaggi istituzionali e il rinvio alla Commissione dei contratti di partenariato e dei programmi operativi potesse avvenire entro l'aprile del 2013, programma ottimistico, poiché la sua realizzazione dipende ovviamente anche dai tempi della Commissione, di cui non è dato di disporre né a noi né al Governo.
La strategia del Ministro Barca prevede obiettivi prioritari, i principali risultati attesi, ordine di grandezza delle assegnazioni finanziarie, definizione delle azioni principali, raggruppamento delle azioni in "nuvole" - so di entrare nello specifico, ma non lo farei se non avessi colto un certo interesse da parte vostra - la definizione delle categorie dei beneficiari, la definizione dei centri di competenza, anche l'individuazione di nuovi strumenti territoriali nei quali possono rientrare le sue sollecitazioni legate al riordino del sistema degli Enti locali e l'interpretazione dei regolamenti comunitari.
Il 20 giugno scorso la Commissione ha illustrato i principi base della programmazione strategica 2014-2020 per i programmi transfrontalieri concentrando questo lavoro su cinque punti. Innanzitutto sulla necessità di sviluppare una coerenza maggiore tra i programmi di cooperazione e i programmi obiettivo-investimenti per la crescita e l'occupazione; nello stabilire una strategia comune di frontiera; nel capitalizzare i risultati dei progetti di cooperazione finalizzati nel periodo 2007-2013; nella necessità ed opportunità di avere un approccio più strategico, focalizzando le risorse su un numero ristretto di priorità e siglare un accordo tra partner italiani e francesi sul contenuto del programma e il cofinanziamento prima che questo sia sottoposto alla Commissione.
una strategia che mi pare risponda e, in più di una parte, coincida con la strategia già predisposta dal Governo italiano.
Si prevede, di conseguenza, la riduzione del numero di programmi transfrontalieri. È una logica conseguenza del principio di migliore definizione delle priorità, quindi una maggiore selezione in ragione del contesto finanziario e fatto naturale facilmente prevedibile. Ovviamente sul contributo che la Regione Piemonte vorrà e dovrà dare nelle basi per la programmazione strategica 2014-2020, si sta ragionando su alcuni problemi specifici e si sta ragionando anche con particolare attenzione rispetto ad alcune proposte che sono già state avanzate - cito, in particolare, i risultati di una Conferenza per la montagna organizzata da ANCI nel marzo di quest'anno, nella quale sono state toccati ed individuati come punti particolarmente problematici quello dell'indennità compensativa dell'applicazione del de minimis e degli aiuti di Stato.
Su questi tre punti posso già anticipare che, rispetto alla necessità di estendere le indennità compensative a settori produttivi che fossero extraagricoli - penso quindi all'agroalimentare, all'artigianato, al turismo e alla manifattura - collocati in aree montane, si ritiene che sia assolutamente condivisibile la proposta di ANCI e che anzi questo rappresenti un percorso da seguire.
Per quanto riguarda la deroga all'applicazione del de minimis, su questo ci pare di avere compreso che la Commissione abbia intenzione di elevare il massimale, portandolo da 200 a 500 mila euro sul triennio e riteniamo che, vista anche la dimensione delle aziende sui territori montani, questo possa rispondere alle necessità che si sono manifestate nel corso di questi anni.
Per quanto riguarda la problematica legata alla necessità di inserire le zone di montagna tra le zone ammissibili agli aiuti di Stato, finalità regionale, riteniamo che la proposta di ANCI rappresenti un buon punto di partenza, che però debba essere sviluppato ulteriormente.
Noi riteniamo che la strada giusta da percorrere sia quella secondo cui la necessità assolutamente condivisa, in ragione di un semplice buonsenso senza doversi sforzare particolarmente, di riconoscere con un'adeguata forma di compensazione gli svantaggi naturali e gli handicap geografici permanenti che toccano le zone montane, e che possano quindi permettere di mettere allo stesso nastro di partenza realtà insediate in montagna con realtà insediate in pianura, possa realizzarsi tramite una nuova e migliore definizione degli aiuti orizzontali, degli aiuti tematici finalizzati allo sviluppo dell'occupazione e dei territori, alla ricerca e allo sviluppo in generale e all'ambiente.
Consigliere Taricco, avrei concluso. Credo di aver risposto ai punti che lei ha sollecitato, ribadendo - perché è un argomento che mi è molto caro - che in nessun caso, e gliel'ho spiegato tramite il coinvolgimento delle associazioni della montagna e il progetto Spazio Alpino - è mancato il coinvolgimento degli Enti territoriali e in nessuno caso si intenderà farlo mancare, proprio perché, per semplice coerenza con noi stessi riteniamo che richiamarsi al principio della filosofia bottom up debba essere caratterizzato da azioni conseguenti. E così non sarebbe se non si intendesse sostenere quanto lei richiamava, ma soprattutto così non sarebbe stato se ciò non fosse già avvenuto. Il che è come dire: se avessimo rilevato la mancanza di coinvolgimento territoriale, cosa che è già avvenuta, le avrei dato ragione sulla necessità di assumere un maggiore protagonismo diretto, ma questo è avvenuto tramite i soggetti più direttamente competenti e onestamente non mi sembra di rilevare questa particolare mancanza.
Restiamo, ovviamente, a disposizione per nuovi confronti, non solo in Consiglio, ma anche in Commissione, nel momento in cui ci saranno ulteriori elementi da discutere e sui quali potrà essere richiesto (fatto particolarmente utile) un momento di confronto assembleare.
Riguardo alla Macroregione, ritengo che il Presidente Cota possa richiamare, molto meglio e più puntualmente di me, quanto fatto e quanto si sta per fare.
Grazie.



LEARDI LORENZO



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale, Roberto Cota.



COTA Roberto, Presidente della Giunta regionale

Ringrazio, innanzitutto, per la presentazione di questa richiesta di Consiglio straordinario; richiesta, non soltanto tempestiva, ma che riguarda un argomento molto attuale, pertanto denota un'attenzione ai fatti che succedono al di fuori della stretta attività legislativa.
L'Assessore Ravello ha riassunto molto bene lo stato dell'arte, da un punto di vista tecnico, ma non solo: ha spiegato giustamente tutti i punti sia per quanto riguarda i progetti con le finalità relative alla montagna (quindi sia il periodo 2001/2006 sia il periodo 2007/2013) sia per quanto riguarda le aspettative relative al periodo 2014/2020, con le richieste dei Comuni, che noi, in larga parte, abbiamo deciso di sposare.
L'Assessore, inoltre, ha fornito un quadro anche in riferimento all'iniziativa legata alla Macroregione.
Relativamente alla Macroregione alpina europea e all'incontro di San Gallo che si svolgerà oggi e domani mattina, voglio rappresentarvi innanzitutto che noi (le cinque regioni che fanno parte dell'Euroregione alpina mediterranea) a quell'appuntamento andiamo con una strategia unitaria. Pertanto, c'è un accordo con il Presidente della Liguria, il Presidente della Valle d'Aosta, con il Presidente della Regione Rhône-Alpes e con il riferimento della Regione PACA.
Ne abbiamo parlato durante gli incontri che sono avvenuti nei mesi scorsi, proprio per dimostrare che la riunione di San Gallo parte sotto buoni auspici, poiché i territori hanno una posizione unitaria, così come i Presidenti delle Regioni, indipendentemente dagli schieramenti politici degli stessi.
Faccio notare che uno dei sostenitori del progetto Macroregione alpina è il Presidente della Regione Rhône-Alpes, Queyranne, che appartiene al partito socialista francese.
Ritengo che il Presidente Queyranne abbia avuto un ruolo importante anche rispetto ad alcune interessanti posizioni assunte dal Presidente Hollande, che in campagna elettorale ha evidenziato l'esigenza di prestare una particolare attenzione ai territori. Questo - se volete - è il superamento di una certa impostazione per la Francia, che è sempre stata caratterizzata da un sistema più centralista, rispetto al nostro.
In questi ultimi mesi, Hollande si è occupato di questi argomenti tant'è che anche in Francia esiste un dibattito rispetto al ruolo delle Regioni, che hanno competenze diverse rispetto alle nostre (più limitate).
Esiste, ad esempio, un dibattito sulla possibilità di gestire direttamente, o meno, i fondi strutturali e sulla possibilità che certe competenze delle Prefetture possano essere trasferite in Francia, in capo ai Presidenti delle Regioni.
Non vado oltre in questo ragionamento: era per dirvi che questa sera e domani, a San Gallo, si riuniranno i Presidenti di tutte le Regioni europee che insistono sull'arco alpino, indipendentemente dalle contrapposizioni territoriali, anzi, proprio per superarle, indipendentemente dal colore politico dei relativi Presidenti.
Cosa andremo a fare a San Gallo? Andremo a sottoscrivere un documento che è l'avvio di una futura collaborazione che mi auguro possa avvenire.
Questo documento, elaborato congiuntamente, propone obiettivi concreti miranti a creare un plusvalore tramite un quadro d'azione europeo comune nei settori della competitività e innovazione, agricoltura e silvicoltura acque ed energia, ambiente e clima, accessibilità, viabilità e trasporti.
Sono materie che riguardano sicuramente tutte queste regioni e tutte le nostre regioni che hanno un sistema economico, sociale e produttivo omogeneo, con gli stessi problemi e con delle aspettative comuni.
chiaro che questo è un primo passo: successivamente bisognerà costruire, dare un contenuto a queste dichiarazioni d'intenti (il primo giorno non possiamo che avere delle dichiarazioni d'intenti).
La differenza tra l'Euroregione e la Macroregione consiste sostanzialmente nel fatto che l'Euroregione è una realtà che si costituisce per poter accedere a progetti e finanziamenti comunitari. Infatti, questa è stata la storia dell'Euroregione alpina mediterranea e dei programmi che abbiamo in essere, con riferimento all'Euroregione alpina mediterranea.
La Macroregione, invece, ha una finalità diversa: serve a studiare delle strategie per affrontare problemi comuni e passa attraverso la richiesta che le Regioni fanno agli Stati nazionali e all'Unione Europa quindi agli organismi dell'Unione Europa, per avere questo riconoscimento cioè per mettersi a lavorare ed affrontare i problemi comuni.
Ho visto che è stato presentato un ordine del giorno in Consiglio, a firma dei colleghi Pedrale, Carossa e Formagnana. Ritengo che questo sia un ordine del giorno assolutamente bipartisan: sono lieto che la maggioranza l'abbia presentato, perché, ovviamente, essendo il Presidente della Regione, ho una maggioranza anche in Consiglio regionale. Si tratta, per di un ordine del giorno speculare rispetto ad un documento che è stato approvato, ad esempio, in Valle d'Aosta, all'unanimità, riguardante la concretizzazione di una strategia europea comune per lo spazio alpino.
speculare rispetto all'ordine del giorno approvato in Valle d'Aosta ed è speculare rispetto ai documenti che sono stati approvati negli altri territori. Ve lo sottopongo, ovviamente se vorrete esaminarlo prima dell'approvazione.
Questo è quanto e vi ringrazio. Se lo riterrete opportuno - io mi prendo già l'impegno - vorrei anche relazionarvi, poi, sull'esito della riunione di San Gallo; magari, se siete d'accordo, all'inizio di settembre.
Dopo la riunione di domani - che sarà un po' formale perché durerà un'ora e trenta e saranno presenti quaranta Presidenti, dunque si parlerà cinque minuti e si firmerà il documento - ci sarà un Comitato di pilotaggio che prenderà il via e lì cominceremo a parlare di come poter elaborare strategie comuni su questi problemi.
Se siete d'accordo, verrei nel mese di settembre e vi farei una relazione su questo, anche in vista di una cosa abbastanza importante: verso la fine dell'anno, cioè, si svolgerà a Lione l'incontro bilaterale Francia-Italia e il Presidente della Regione Rhône-Alpes Queyranne si è impegnato a organizzare un incontro con il Presidente Hollande e il sottoscritto, anche in qualità di Presidente delle cinque Regioni. Questi infatti, sono temi che cominciano a prendere piede. Mi è stato chiesto un incontro, che ho subito concesso, da parte delle organizzazioni sindacali dell'Euroregione alpina-mediterranea, perché ovviamente c'era la voglia di confrontarsi su queste tematiche.
Se in settembre calendarizziamo una seduta del Consiglio regionale possiamo anche parlare di questi argomenti e io vi posso anche dire cosa io intenderò rappresentare all'incontro che stiamo organizzando con il Presidente Hollande. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Presidente.
Ha chiesto la parola il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Innanzitutto voglio ringraziare l'Assessore Ravello perché l'ampiezza dell'intervento che ha svolto in Aula - anche se in gran parte dedicato alla rilettura del passato e della situazione attuale, ma che ha incominciato anche a individuare alcuni elementi di ragionamento sul futuro dice sostanzialmente come l'iniziativa che questo Gruppo consiliare ha promosso, richiedendo la convocazione straordinaria del Consiglio regionale, non fosse un modo per perdere tempo, ma un modo per portare al centro del dibattito e del confronto, anche del Consiglio regionale, una questione che noi consideriamo vitale per il futuro. A proposito di questo tema, il senso del Consiglio regionale straordinario non è quello di misurare il ruolo più o meno protagonista che la Regione ha svolto fino adesso, ma di assumere la consapevolezza che è attraverso politiche di questo tipo che il Piemonte gioca un pezzo del suo futuro: futuro che riguarda il territorio di montagna ma che riguarda, oggi, una parte consistente del suo territorio e anche della sua popolazione.
Mi è dispiaciuto e lo dico molto francamente - ci è dispiaciuto, perch credo di poter interpretare il pensiero di tutto il Gruppo consiliare - che sia l'intervento del collega Taricco sia la relazione svolta da parte dell'Assessore Ravello siano avvenuti nel quasi totale disinteresse da parte dei colleghi di gran parte della maggioranza, o in un atteggiamento di grande distrazione: il Presidente Cattaneo ha dovuto richiamare più e più volte l'Aula per consentire che i Consiglieri interessati potessero ascoltare i due interventi.
Quali sono i problemi che abbiamo di fronte? Abbiamo di fronte i problemi che sono stati rappresentati dai due interventi citati e anche da quello del Presidente Cota, che ringrazio per la sua partecipazione oggi anche se era un suo dovere; riconosce però anche lui, con la sua partecipazione, che questo tema è rilevante per il futuro della nostra Regione. Abbiamo di fronte uno scenario in cui gran parte della politica dei prossimi fondi strutturali dell'Unione Europea si giocherà su grandi aree territoriali e su aree territoriali capaci di mettere insieme minimi comuni denominatori.
un divenire quello che si sta sviluppando in questi ultimi anni, e soprattutto negli ultimi mesi, su queste tematiche: certo, il tema della Macroregione alpina, ma in Italia sta approfondendosi anche il tema della Macroregione adriatica. Ci si sta attrezzando, cioè, ad un rapporto con la prossima programmazione dell'Unione Europea, nell'utilizzo e nella ripartizione dei fondi strutturali, che non potrà più essere giocata unicamente sul fatto che ogni Regione gioca la sua partita e o ogni piccolo territorio le sue carte, ma dovrà essere condotta su grandi aree territoriali.
Su questo il Piemonte mette in campo una potenzialità e anche una condizione di difficoltà, se posso rappresentarla: il Piemonte, infatti dovrà fare politiche con Regioni alpine che sulla montagna - per le loro condizioni economiche, per la loro legislazione, per il livello di risorse che sono state in grado di mettere su queste politiche - sono ad un livello più avanzato del nostro. In alcune aree delle Regioni alpine estere, ma anche in quelle nostre a Statuto speciale, la vita economica della montagna è certamente diversa da quella cui siamo abituati e le condizioni di residenzialità, all'interno di queste aree, sono diverse. Noi dovremo giocare, quindi, la partita con le nostre specificità in rapporto con aree territoriali che hanno condizioni, sulle politiche di montagna storicamente più evolute.
Io però ho anche un'altra consapevolezza: che la montagna, oggi, anche all'interno della nostra Regione, è una montagna che presenta una condizione che non è rappresentabile unicamente in termini di marginalità economica e territoriale. Oggi in montagna si sta ritornando - anche nelle realtà meno sostenute sotto il profilo dell'iniziativa economica - a svolgere attività economica; c'è meno attività di residenzialità e più attività economica e per alcuni aspetti questa è un'assurdità, ma è la realtà.
In gran parte queste attività sono legate a insediamenti di popolazione più giovane rispetto a quella tradizionalmente insediata all'interno della nostra realtà montana e noi dobbiamo sostenere questo tipo di processo così come dobbiamo sostenere anche un processo teso a fare in modo che non si disperda - anzi, che si attivino politiche molto forti per il suo recupero - il patrimonio edilizio collocato all'interno delle realtà di montagna. Una delle azioni cui faceva riferimento l'Assessore Ravello nell'attuale Programma di fondi strutturali, quello del bando sul recupero delle borgate alpine, secondo me è un elemento assolutamente rilevante ed importante.
E noi abbiamo voluto accompagnare questo tipo di sostegno con due elementi che sono stati al centro della nostra iniziativa nelle ultime settimane: un emendamento al disegno di legge urbanistica, così licenziato dalla Commissione ieri, che guarda appunto a introdurre norme e percorsi più agevolati per i Comuni che si pongano il problema e l'obiettivo del recupero del patrimonio edilizio in condizione di abbandono nelle borgate alpine, e una proposta di legge che abbiamo depositato nei giorni scorsi tesa innanzitutto al riconoscimento della categoria turistica della ricettività diffusa all'interno dei Comuni montani con popolazione inferiore ai 3.000 abitanti.
Queste sono le questioni che abbiamo di fronte, che richiedono un grande sforzo di progettazione da parte della Regione Piemonte, che certamente deve farlo in rapporto con le comunità locali e cercando di sostenere questo elemento di confronto, che deve essere in grado di rappresentare un nuovo tassello importante per la politica della montagna all'interno della nostra regione.
Emerge un problema, che inserisco all'interno delle nostre riflessioni nel dibattito in Consiglio regionale: come riusciamo tenere insieme due elementi. Il primo. Abbiamo necessità di ragionare, anche all'interno della Regione, su politiche di area vasta all'interno della montagna. Il secondo elemento è il processo di frammentazione amministrativa che la montagna rischia di incontrare nei prossimi mesi e nelle prossime settimane.
La inviterei, Assessore, a partecipare alla discussione in atto all'interno della I Commissione sul tema. Non è solamente una questione che appartiene all'ingegneria e all'architettura istituzionale della nostra regione. È una questione strettamente connessa al fatto che, all'interno della montagna, si creino certamente condizioni che rendano più forte e più intenso la gestione associata dei servizi sulle funzioni comunali - questo è un punto che la legislazione nazionale ci impone e che la legislazione regionale deve affrontare, così come stiamo cercando di confrontarci in I Commissione - se vogliamo immaginare e concepire che la montagna abbia e svolga ancora una funzione di sviluppo di quelle realtà, con una logica di area vasta all'interno della gestione amministrativa delle realtà di montagna.
Non sarà un elemento di poco conto nel dibattito che stiamo sviluppando in I Commissione il fatto, se noi saremo in grado di mantenere e di riassegnare all'unione dei Comuni montani, che noi ci auguriamo nascano dalla trasformazione delle attuali Comunità montane, con le eventuali e necessarie rivisitazioni, con la riforma della governance delle Comunità montane o di unioni di Comuni montani. A queste unioni dei Comuni montani siano mantenute le funzioni di cui alla legge regionale 16 sulla montagna.
Questo è un elemento che ancora oggi trova elementi di differenza tra la nostra impostazione in I Commissione e quella rappresentata dalla Giunta regionale. Inoltre, a queste unioni di Comuni montani siano confermate le funzioni e il ruolo previsto dall'articolo 44 della Costituzione.
Probabilmente anche mantenendo e cercando di lavorare, nella nostra Regione, perché avvenga un processo di trasformazione delle Comunità montane in unioni di Comuni montani, non avremo ancora aree territoriali sufficientemente ampie per costruire politiche sulla montagna. È meglio partire da ambiti significativi, piuttosto che partire dalla frammentazione.
Noi accogliamo volentieri l'impegno, Presidente Cota, che lei ha assunto nel mese di settembre di tornare a ragionare su cos'è la Macroregione e su che cos'è l'Euroregione mediterranea. A ragionare dei contenuti - un passaggio successivo, mi rendo conto - e degli obiettivi che noi ci poniamo, come Piemonte, di fronte a questo tipo di prospettiva. Noi vogliamo svolgere un ruolo da protagonista positivo in questo dibattito, ed è la ragione sostanziale della richiesta dell'odierno Consiglio regionale straordinario.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Reschigna.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Buquicchio; ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Un recente seminario tenutosi il 3 maggio a Bruxelles, presente la delegazione italiana presso il Comitato delle Regioni UE, ha individuato nuovi elementi importanti sulla strategia macroregionale per i fondi europei per la montagna 2014-2020. Progetto che riguarda le Alpi, gli Appennini e le isole montane.
inutile ricordare che i Comuni italiani sono in maggioranza, di fatto, classificati come montani (il 51,9% degli 8.101 al 31 dicembre 2008). Tra questi, 655 sono parzialmente montani e 3.546 sono totalmente montani. I territori montani coprono nel complesso il 54,3% della superficie del suolo italiano.
Per quanto riguarda la densità in termine di popolazione, in area montana risiede ben il 18,2% della popolazione.
Al 1° gennaio 2010 sono state classificate 266 Comunità montane (erano 358 nel 2006); nel Mezzogiorno 94 e nel Nord-Ovest 65.
Perché ho letto questi dati, che non sono dati sterili? È del tutto evidente che è importante la discussione sul presente e sul futuro delle aree montane piemontesi. L'Italia in generale, ed il Piemonte in particolare, è morfologicamente legata allo sviluppo delle aree montane e quindi alle strategie regionali, nazionali e comunitarie.
La creazione del cosiddetto Spazio Alpino è un tema di primaria importanza che non può passare in zona Cesarini rispetto alla discussione in Aula. Questa discussione in Aula, cari colleghi, come qualcuno ha anticipato, la stiamo facendo appena un giorno prima dall'incontro di San Gallo.
Oggi se ne sta discutendo in Piemonte e se ne sta discutendo su richiesta di qualche Gruppo consiliare, non certo per iniziativa di chi avrebbe dovuto prenderla.
Il 52% del nostro territorio è classificabile come area montana e realizza circa il 12% del prodotto interno lordo. Questo non è un ulteriore aspetto marginale. Già la valutazione di tale dimensione avrebbe dovuto indurre, caro Assessore, ad una ben diversa attenzione rispetto alle dinamiche in atto per un nuovo quadro europeo delle regioni montane, per una discussione molto più partecipata sul territorio.
L'Assessore ha detto: "Non mi è sembrato rilevare dal territorio particolare interesse". L'interesse, a volte, su argomenti importanti c'è ma la discussione va stimolata. Stia tranquillo che, al momento opportuno tutti si ricorderanno di farle le dovute osservazioni. Non sempre si pu attendere dal territorio una spontanea richiesta di partecipazione, ma chi ha il dovere di rendere compartecipi i vari attori e i vari protagonisti interessati ad un determinato argomento, ha il compito di promuovere.
Questo è importante.
Basta vedere, caro Assessore, come hanno affrontato la questione il Trentino Alto Adige, la Regione Veneto, la Lombardia. Lei pensa che su questo argomento queste Regioni abbiano proceduto a fari spenti? Purtroppo stiamo procedendo a fari spenti, abbia pazienza lo dico con tutta la simpatia e il rispetto, in questa Regione, ma non certo per mancanza di luce, Assessore, ma probabilmente per una premeditazione, in termini di scelta politica, che coincide sempre con l'abituale atteggiamento di voler essere superficiali su molti argomenti.
Molte persone intravedono, dietro l'idea di questa Macroregione alpina il tentativo di nascita di una Nazione nord italiana, diciamo al di qua del Rubicone, fiume che non si trova esattamente in area montana.
Se lei ricorda, Assessore, già duemila anni fa un geografo di nome Strabone descriveva l'area transpadana compresa dall'arco alpino come la più florida dell'Impero, con botti di vino più voluminose delle varie cantine e vigne famose.
Le aree montane alpine costituiscono la cornice naturale di una vasta area territoriale, e le potenzialità di quest'area hanno radici millenarie che, necessariamente, dovranno rappresentare le ulteriori credenziali di sviluppo nell'ambito di una moderna strategia europea. È da tempo che l'Europa mira al rilancio del ruolo delle aree montane, non dimentichiamo la Carta Europea della Montagna e la Raccomandazione 296 al Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa del 2010 del Congresso dei Poteri Locali e Regionali. Proprio in questa Raccomandazione vengono definite le regioni montane come patrimonio naturale e culturale, costituito da servizi ecosistemici per l'insieme delle popolazioni. Quindi, lo sviluppo delle aree montane non potrà che basarsi sui filoni posti come euroobiettivi, che già conosciamo e che abbiamo ribadito in altre occasioni.
Proprio gli organismi europei sollecitano da tempo le autorità regionali a mobilitarsi per gestire quella che viene definita una strategia integrata di sviluppo sostenibile. Ecco perché è doppiamente colpevole Assessore, la decisione dei nostri rappresentanti istituzionali di aver tenuto sottotono questo progetto di Macroregione alpina. Non lasciamoci abbagliare da insane velleità di separatismo territoriale, sicuramente più propagandistico che politico, partendo dal progetto di macro area alpina per giungere a forzate conclusioni di politiche indipendentistiche, perch non è la separazione, ma è la coesione sociale ed integrata quella che rappresenta il fulcro delle strategie di sviluppo della montagna.
Ovviamente c'è una giusta via di mezzo, anzi, una molteplicità di soluzioni migliori tra il centralismo e l'indipendentismo; al contempo esistono esigenze di realtà regionali autonome, in una moderna politica di coesione (e questo lo capiamo).
Il nostro Paese sta attraversando una fase delicatissima di depotenziamento, di fatto, degli Enti locali e territoriali, dei suoi Municipi, degli Enti intermedi come le comunità montane.
Questa strategia di spazio alpino non può rappresentare un addio delle aree montane all'Italia, perché sarebbe, contemporaneamente, anche un loro addio all'Europa. La delegazione italiana, capitanata dai Presidenti delle Regioni dell'arco alpino italiano, nella stesura del documento di iniziativa delle Regioni alpine europee questo concetto lo conosce molto bene e farà bene a tenerlo presente nella discussione con le omologhe autorità di Oltralpe.
Ripeto: il fulcro delle politiche di sviluppo è la coesione sociale.
Parlare di sviluppo significa far fronte alle sfide poste dall'elevato tasso di disoccupazione e della generale situazione di crisi economica che stiamo attraversando.
Per la fruibilità dei fondi comunitari, questo elemento di confronto delle strategie, delle differenti macroaree rispetto all'intero quadro europeo, è imprescindibile. Se dal confronto con le altre vaste macro aree Regioni montane europee deriva la consistenza dei finanziamenti destinabili all'intera macro area montana alpina, costituiti dagli Stati di Italia Svizzera, Francia, Austria e Germania, figuriamoci quanto possa essere indispensabile una seria e approfondita analisi di sostenibilità per il nostro territorio.
La disponibilità al sostegno economico, quindi, dipende anche da questa capacità di coinvolgimento attivo degli Enti locali regionali, senza il quale si rischia di indebolire le loro competenze e le proprie risorse finanziare.
Noi riteniamo che l'articolo apparso su La Padania, intitolato "Italia addio, verso macroarea alpina", sia un articolo propagandistico. Non possiamo immaginare che possa rispondere a verità, altrimenti sarebbe una cosa di una gravità inaudita.
Voglio concludere il mio intervento riportando una frase del comunicato stampa diramato dalla Regione per informare della presenza in una località svizzera del Presidente Cota, che dice testualmente: "La strategia macroregionale per le Alpi rappresenterà finalmente il punto di svolta un'occasione di ripensamento delle politiche per la crescita di un'Europa davvero unita dal basso, a partire dalle realtà locale e territoriali esaltando la diversità e l'identità di ciascun popolo nella casa comune europea".
Se sono questi i presupposti, perché non ci siamo confrontati prima? Come si fa a non essere d'accordo su questo? Non abbiate paura del confronto: il confronto è l'anima delle soluzioni.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Segretario Ponso in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



PONSO Tullio

Grazie, Presidente.
Nel condividere i punti della mozione presentata da diversi colleghi dei Gruppi di opposizione, vorrei domandare alla Giunta, guidata dal Presidente Cota, come mai quest'Aula non è stata debitamente informata dell'idea di collaborazione con le altre Regioni alpine, già avviata concretamente nel 2011.
Ritengo ci fossero tutti i presupposti, considerata anche l'importanza non solo strategica ma economica, sociale ed istituzionale per il nostro territorio piemontese, come ha anche rimarcato il Presidente della Giunta nel suo intervento.
Certo le occasioni non sono mancate, visto che dal 2010 sono state individuate strategie macroregionali per l'area baltica e per l'area danubiana; che abbastanza recentemente si sono avviate proposte di iniziative macroregionali anche per altre aree europee, come quella adriatico-jonica e che nel mese di gennaio, nel corso della conferenza tenutasi a Grenoble, sono state affrontate le questioni relative ai contenuti e ai temi prioritari della strategia macroregionale alpina.
Il risultato di questo mancato confronto è che oggi ci troviamo in seduta straordinaria di Consiglio per chiedere delucidazioni in merito ad un progetto di cui si sa poco o nulla, se non che si tratta - leggo testualmente il comunicato congiunto riportato dai giornali - "di un modello di collaborazione interregionale e trans-nazionale permanente, per coordinare le politiche regionali, nazionali ed europee dell'area alpina verso obiettivi comuni di sviluppo economico, in un ambiente intatto." Fatta questa premessa, che ho ritenuto doveroso rimarcare, credo sia altrettanto doveroso approfondire, oltre alla possibilità di costituire delle sinergie, come si potrà concretizzare questa collaborazione trans nazionale tra le Regioni alpine, che certamente hanno in comune più di una sfida, e come questa preziosa opportunità di cooperazione si tradurrà nell'ambito della tutela dei territori e dello sviluppo rurale e culturale oltre che nell'ambito del rilancio economico e turistico.
Allo stesso modo è interessante sapere, in vista della programmazione dei fondi comunitari per il 2014-2020, quale sarà il ruolo della nostra Regione, che auspico non marginale o a rimorchio di altre entità territoriali che, politicamente ed economicamente, in questo momento sono più forti.
Condivido il principio di fare rete, soprattutto quando si è di fronte a problematiche comuni che necessitano di soluzioni partecipate e condivise. Lo dico da ex amministratore di un piccolo centro della Valle Grana, Cervasca, che sa quanto è sentito il bisogno di raccordarsi soprattutto per quei piccoli comuni montani e collinari del nostro Piemonte.
Ricordo che i Comuni delle nostre aree montane e collinari, come ha già evidenziato il mio Capogruppo, sono più di cinquecento, cioè ben più di un terzo del totale del Piemonte, oltre il 50% dell'intera superficie regionale. Un motivo in più, questo, per porre la giusta attenzione e sensibilità verso i nodi critici che caratterizzano questi territori, ma anche verso l'individuazione di quelle risorse che, adeguatamente stimolate, potrebbero contribuire a un rilancio tout court dei nostri territori.
Quindi ben venga la possibilità di collaborare in modo propositivo con le realtà regionali dell'arco alpino europeo a noi vicine, ma questa possibilità di dialogo va coltivata e, se possibile, rafforzata.
Soprattutto quest'ultimo presupposto deve essere applicato anche per quello che potremmo definire il fronte interno. Tutti gli Enti locali interessati devono essere coinvolti nel progetto di realizzazione di questa Macroregione alpina. Non commettiamo l'errore che spesso l'Amministrazione pubblica centrale fa di calare dall'alto scelte che poi devono essere applicate nel concreto dagli Amministratori dei territori interessati, ma mai coinvolti nel progetto.
Qualcuno potrebbe obiettare che questo modo di agire allunga i tempi decisionali. Io non sono d'accordo, perché nella mia esperienza di Sindaco e di Amministratore ho potuto constatare come le scelte effettivamente partecipate siano state quelle che hanno portato i maggiori benefici ai cittadini.
Tornando sulla questione relativa ai finanziamenti, ho già detto di auspicare un ruolo della nostra Regione non da comprimario. Aggiungo per che è necessario esercitare un preciso e puntuale controllo degli stanziamenti, perché non è più il tempo di finanziamenti a pioggia o di gestioni improvvisate delle risorse. Ecco perché voglio sperare che quest'area macroregionale non sia l'ennesimo contenitore che riceve soldi e di questi ne fa un uso improprio.
Allo stesso tempo, voglio sperare che quest'ambiziosa intesa fra Regioni non sia l'anticamera - come ha già ricordato qualcuno in quest'Aula di quel progetto secessionista tanto caro ai colleghi della Lega Nord.
Chiudo subito questa parentesi, signor Presidente, perché non voglio dilungarmi oltre su questo paventato timore, che - consentitemi - è per quanto mai legittimo, dal momento che tre governi regionali sono di estrazione politica leghista e che una relazione del 4 febbraio scorso della III Commissione "Macroregioni Padania" del Parlamento della Padania viene fortemente sostenuta ed espressamente esaltata come un progetto.
Leggo testualmente: "Nei prossimi mesi verrà implementato, rendendo la nostra Padania maggiormente legata e strutturata all'interno dell'ambito alpino ed europeo attraverso azioni di natura politica ed amministrativa conseguenti".
Certamente il percorso verso la definizione più compiuta e condivisa di questa strategia macroregionale alpina riveste aspetti di una certa complessità di cui suppongo anche voi siate consapevoli sia per i problemi di attuazione dei suoi contenuti sia per i problemi della governance, vista e considerata la numerosità dei soggetti e l'eterogeneità degli stessi soggetti coinvolti (enti, istituzioni, portatori di interessi vari).
Pertanto, mi auguro non resti un laboratorio di intenzioni, ma si traduca in un impegno concreto e condiviso nell'interesse dei cittadini e dei territori montani.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Marinello; ne ha facoltà.



MARINELLO Michele

Grazie, Presidente.
In apertura, ringrazio l'Assessore Ravello per la brevissima relazione con la quale ha introdotto questo tema dal punto di vista tecnico.
Nel mio intervento, che è un intervento politico, cercherò di citare il meno possibile le parole che fanno paura al collega Ponso e ad altri perché il tema proposto dal PD e da coloro che hanno sottoscritto questa richiesta di Consiglio regionale straordinario è un tema interessante direi affascinante. Affascinante se l'approccio in quest'Aula è finalizzato a condividere strategie comuni e soprattutto se tutti crediamo nell'ipotesi di una frontiera transnazionale.
Noi ci crediamo. Crediamo alla possibilità di ridisegnare le cartine geografiche. Ci crediamo dai tempi in cui Gianfranco Miglio teorizzava la nascita di tre Macroregioni in Italia o da quando la Fondazione Agnelli confermava la validità del progetto federalista come unica strada per raddrizzare la barca.
La Fondazione Agnelli diceva di più (correva l'anno 1992): "La posizione della Padania continua ad essere potenzialmente felice. Situata geograficamente all'incrocio di due macroassi dello sviluppo europeo, la Padania può costituire un elemento di riequilibrio in Europa. Si può quindi parlare di ruolo europeo per la Padania, perché certamente anche la Francia meridionale e la Spagna, per non parlare delle nuove Repubbliche sorte nella ex Jugoslavia, possono trarre giovamenti da una Padania che sappia assumere un ruolo di leadership dell'Europa mediterranea. Il ruolo europeo della Padania va progettato e organizzato". Anno 1992, dottor Bramanti Fondazione Agnelli.
Quella ricetta e quel progetto (federalismo) sono ancora vincenti e oggi possiamo pensare più in grande. Chiedo perdono, ma non riesco ad approcciarmi a un tema come quello della Macroregione alpina limitandomi alla questione dei finanziamenti e del futuro delle Comunità montane perché credo che un'occasione come questa sia un'opportunità per guardare avanti in maniera forte.
Noi possiamo ragionare su aree omogenee che superano i confini che ci hanno insegnato a scuola. Da quando si andava a scuola, c'è da dire che di modifiche delle cartine geografiche ce ne sono già state tante. Non essendo particolarmente legati al concetto di nazione ed avendo da sempre promosso l'idea federalista, non ci spaventa ragionare su un'Europa a geometria variabile su aree omogenee che si istituzionalizzano con processi democratici che partono dal basso. E il tema di oggi è affascinante non tanto per la partita, come vi dicevo, dei fondi europei alla montagna quanto per le opportunità agli scenari nuovi che si aprono ragionando non più come singolo territorio o come singola Regione, ma in una prospettiva di Macroregione alpina.
L'interesse che suscita in noi la Macroregione alpina non è derivante esclusivamente dalla vil pecunia; anzi, parlando di Macroregione alpina forzo il concetto - il denaro proveniente dall'Unione Europea è l'ultimo dei pensieri.
Parlando di Macroregione alpina, ci viene da sottolineare ben altro: le Alpi che non dividono, ma uniscono; i popoli differenti, accomunati dalla convivenza con le terre alte che si parlano e condividono le loro esperienze e i loro modelli di governance, il loro legame viscerale con quelle terre, che sono sì belle, ma molto difficili da vivere. Il nostro pensiero vola là.
Parlando di Macroregione alpina, respiriamo l'Europa che ci piace.
Parliamo di un'Europa che non è quella dei tecnocrati che a tavolino decidono le sorti dei territori con le loro cervellotiche direttive, che affossano l'economia, che generano squilibri, che ammazzano le produzioni tipiche, che cercano di appiattire le diverse identità. L'Europa che ci piace è questa, è l'Europa dei popoli che si ricompone secondo schemi di affinità geografiche, identitarie e culturali.
Parlare di Macroregione alpina per noi vuol dire guardare a nord, dove stanno i nostri partner naturali. E, si badi bene, non è un approccio ideologico: è uno stato d'animo, un modo di guardare avanti, superando una geografia politica che inizia a starci stretta, è un concetto di Europa più vicino al cuore che non al portafoglio, è un modo per sperare di tagliare le catene che ci tengono legati ad un sistema ormai fallimentare.
Parlare di Macroregione alpina, in un certo senso, è alimentare il sogno, ed il sogno può diventare realtà in maniera democratica e con la condivisione di tutti. La costituzione dei gruppi europei di cooperazione territoriale, la grande accelerazione dei lavori della Conferenza delle Alpi e l'incontro di domani a San Gallo servono a dare vita a strategie comuni, dimostrando che questo sentimento non è un sentimento isolato dimostrando che i tempi stanno maturando per arrivare a scelte importanti ed epocali e che la geografia politica europea può essere cambiata, non deve essere un dogma. Certo che se è un dogma il sistema Stato-Paese-Italia del giorno d'oggi, diventa difficile ragionare su una geografia politica europea che cambia, ma il nostro approccio non è un approccio teorico, non ci interessa filosofeggiare sulla cooperazione tra diversi territori, non è esercizio di parola o ragionamento sulla carta. E ci interessa poco ridurre la discussione a quali opportunità nuove potrebbero nascere per dirottare sulle nostre terre nuove risorse europee. Importante questo aspetto, per l'amor di Dio, fine da perseguire con forza, sacrosanto. Sostegno economico fondamentale per le nostre montagne: assodato.
Lo ricordava l'Assessore Ravello: i programmi dei fondi europei (DOCUP ES, PSSR, RIDER PLUS, INTERREG Italia-Francia, INTERREG Italia-Svizzera) hanno portato, nel 2000-2006, quasi 2.500 milioni di euro, dei quali circa il 60% è andato alla montagna. Le linee INTERREG viaggiano oltre l'80% di finanziamento ai territori montani. È chiaro che parliamo di qualcosa di importante per le terre alte, è lampante, ma non è solo quello.
Il nostro è l'approccio ancor più pragmatico, scevro da condizionamenti nazionalistici di chi vuol davvero ragionare sulla possibilità di un nuovo concetto di Europa, perché il dogma nazionalista per noi non esiste più e forse non è mai esistito.
Il ruolo della Padania, che va disegnato affinché diventi l'area di eccellenza dell'Europa mediterranea e del raccordo tra questa e l'Europa del centro-nord, è quanto teorizzava la Fondazione Agnelli nel 1992.
La Presidenza dell'Euroregione alpina-mediterranea, che fino al 31 dicembre 2012 è del Presidente Cota, non è una passerella di prestigio o una parentesi fine a se stessa. Quell'organismo può avere cuore e cervello non solo per realizzare le politiche integrate tra le cinque Regioni, ma anche per porre le basi per una più ampia collaborazione: cinque realtà che si confrontano con il resto dell'arco alpino, portando le loro peculiarità e condividendo il desiderio di guardare avanti, fuori dagli schemi tradizionali.
Concordiamo con il nostro Presidente: il futuro non può che essere quello dei territori omogenei che possono parlare e confrontarsi, studiare nuove iniziative comuni e predisporre strumenti giuridici che consentano di realizzare queste iniziative. Non sono parole di circostanza, sono pietre per costruire un futuro nuovo.
Domani, a San Gallo, la Macroregione Alpina inizia a prendere corpo: le sue fortune stanno nella reale convinzione dei partner di passare dalla teoria alla pratica, dalla filosofia agli atti concreti e il Presidente Cota ha ricevuto un mandato dai Presidenti delle Regioni dell'Euroregione alpina-mediterranea.
Il Presidente della Provincia autonoma di Bolzano ha recentemente affermato che le strategie macroregionali aprono nuove opportunità di collaborazione nell'ambito dell'Unione Europea. Benissimo, è una frase fatta, un po' filosofica.
Sentite cosa dice dopo: "Le Regioni alpine sono accomunate dalle medesime sfide e con la creazione di una Macroregione dell'area alpina si potrebbe pensare di aumentare l'attenzione dell'Unione Europea nei confronti delle aree di montagna" - bene - "potrebbe, ad esempio, elaborare dei programmi comuni per il sostegno alle aree di montagna" - benissimo "per potere avere maggiore forza contrattuale nei confronti di Bruxelles e dei singoli Stati".
Queste ultime parole, "maggiore forza contrattuale nei confronti di Bruxelles e dei singoli Stati", esprimono un concetto pesante e, in un certo senso, rivoluzionario, potremmo definirlo "il popolo della montagna che si muove".
"La forza contrattuale nei confronti dell'Europa e dei singoli Stati" è una vera e propria rivoluzione culturale, supportata da uno studio dell'Università di Grenoble, secondo cui la Macroregione Alpina non pu rimanere solo sulla carta, ma può diventare realtà, lanciando il cambiamento vero di un sistema che, ormai, è cristallizzato. È un modello che, forse, è superato, come percepiamo in questi mesi.
Rispetto ai timidi segnali di qualche tempo addietro, l'interesse sulla questione macroregionale sta maturando e diventando più concreto. In altre parole, potremmo dire che il treno per la Macroregione Alpina è in movimento e pare che nessun protagonista voglia mancarlo.
Quanto si raggiungerà domani a San Gallo è un risultato storico, che merita di essere sottolineato per quello che è, che segue il solco, come ricordato, dell'esperienza delle Regioni del Mar Baltico e del Danubio. Lì si è già addivenuti alla definizione di piani d'azione, dimostrando che il dialogo è possibile, che si può passare dalla teoria alla pratica e che la strada è segnata.
Il futuro della Macroregione Alpina - si potrebbe continuare molto su questo concetto - i nuovi scenari, la nuova geografia politica europea sono nelle nostre mani, nella convinzione dei singoli partner della reale voglia di mettersi in gioco e nel concreto desiderio di cambiare un destino che pare segnato in senso negativo, se ci atteniamo ai risultati del modello europeo portato avanti sino ad oggi.
I Consiglieri Buquicchio e Ponso vogliono che il Piemonte non abbia un ruolo marginale, così come hanno espresso. Il Piemonte in questa partita c'è e vuole giocare da protagonista.
Siamo certi che con la convinzione e il supporto di tutti, lontani dai pregiudizi ideologici, ma guardando avanti ad un nuovo modello di Europa che si rivolga alle aree omogenee più che ai confini disegnati sulle cartine dei singoli Stati, il Piemonte possa essere protagonista in questa partita. Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Marinello.
Ha chiesto la parola il Consigliere Negro; ne ha facoltà.



NEGRO Giovanni

Grazie, Presidente.
Innanzitutto, ringrazio il Presidente per avere indetto questo Consiglio straordinario.
Sono dispiaciuto, come ha già detto il collega Reschigna, del disinteresse di questa mattina. Anch'io sono tra i firmatari della richiesta del Consiglio straordinario e intervengo per sostenere il futuro delle montagne piemontesi, che ritengo un fattore importante.
Ringrazio l'Assessore Ravello che ha relazionato molto bene il programma, esprimendo le valutazioni della strategia relativa al sostegno dello sviluppo integrato sul territorio montano (una parte era stata fatta dall'IRES).
Purtroppo, caro Assessore Ravello, noi non siamo il Trentino Alto Adige, tanto meno la Valle d'Aosta: dobbiamo fare il fuoco con la legna a nostra disposizione. Però, ritengo l'appuntamento di San Gallo, a cui parteciperà il Presidente Cota, una grande opportunità per discutere e affrontare una prima collaborazione circa questi progetti transfrontalieri.
Certamente, dobbiamo sfruttare questi fondi europei per la montagna.
Quale sarà il futuro delle Comunità montane? Sicuramente, me lo auguro le Unioni di Comuni sostituiranno le Comunità montane. Però, è necessario tenere presente che le Comunità montane piemontesi hanno dato vita alle vallate e alle identità dei propri territori. Ecco perché è così importante sostenere il progetto INTERREG.
Un forte richiamo lo rivolgo all'Assessore Ravello, che ringrazio per la relazione, chiedendogli di portare sempre avanti queste questioni legate al progetto INTERREG, per le quali avrà il nostro supporto. È importante divulgarle, innanzitutto per la ricerca. Sosteniamo i nostri patrimoni montani, dallo sviluppo del territorio all'agricoltura, con i sui prodotti di eccellenza.
Pensando alla montagna non posso non ricordare il mondo agricolo con le sue prelibatezze: la famosa patata montana, che non esiste altrove, e anche i vini che nascono su quei terrazzi montani con tanto lavoro e fatica, ma sono prelibatezze. Inoltre, l'attività agricola di quella gente richiama i turisti. Così si aiuta e si sostiene anche il turismo e l'artigianato, con tutte le sue eccellenze, che travalica altresì le nostre frontiere.
Accolgo volentieri la proposta del Presidente Cota di relazionarci successivamente quanto emergerà a San Gallo, così da comprendere quali frutti riuscirà a recepire il nostro Piemonte.
I piccoli Comuni montani attendono una vera mano dall'Istituzione Regione, perché sostenere le montagne significa dare delle nuove iniziative di sviluppo e di sostegno alla montagna.
Sostenere la montagna vuole dire sostenere l'intero Piemonte. Come ha detto poc'anzi il collega Marinello, le Alpi non dividono, ma uniscono ed è questo che dobbiamo continuare a lottare, affinché queste comunità montane si trasformino in unione dei Comuni. Cogliamo l'occasione di questa legge europea - visto che ci rimane solo questo a cui aggrapparci - e non lasciamoci più scappare queste opportunità. Purtroppo è successo anche questo, infatti a volte il poco denaro che si ha a disposizione non si riesce a darlo dove effettivamente è necessario.
Concludo con l'augurio che ci sia il massimo consenso su queste iniziative e il massimo appoggio, affinché si dia un tangibile e coeso segnale a queste iniziative per la montagna.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Pedrale; ne ha facoltà.



PEDRALE Luca

Grazie, Presidente.
Condivido un passaggio del Presidente Negro, in particolare quello in cui ha detto che le Alpi non devono dividere, ma devono invece unire i territori, ed aggiungo che devono unire i popoli.
Prendendo spunto dall'approfondita relazione fatta prima dall'Assessore Ravello e poi dal Presidente Cota, mi soffermerei soltanto sugli aspetti più politici del significato della macro-Regione alpina e dell'appuntamento che nei prossimi giorni si svolgerà a San Gallo, cui parteciperà il Presidente Cota.
Non sempre succede, ma una volta tanto finalmente si parte - così è stato relazionato - da una strategia unitaria, da una condivisione da parte delle Regioni alpine, sia italiane sia quelle confinanti al nostro territorio. Quindi, si parte già da una base comune indipendentemente dal colore politico - che siano esponenti del centrodestra italiano o esponenti del centrodestra francese - su alcune tematiche importanti, come il clima l'ambiente, i trasporti che sono strategici e fondamentali per lo sviluppo di tutto il Nord Italia e, in particolare, della nostra Regione, per integrata ed inserita in un contesto europeo di Macroregione alpina che guarda verso il nord dell'Europa.
Due punti sono già stati toccati: la differenza fra Euroregione alpina che può essere sicuramente interessante e deve ancora essere interessante perché consente di accedere ai finanziamenti europei e quindi portare avanti alcuni progetti che interessano le nostre Regioni e le Regioni transfrontaliere.
Ma quello che è più importante è il significato politico della Macroregione, cioè portare avanti delle comuni strategie politiche che superino - e su questo voglio soffermarmi - quelle empasse che a livello nazionale e a livello europeo viviamo in questi giorni.
Una situazione a metà strada, dove vi sono le Nazioni che vogliono ancora mantenere i propri poteri e le proprie prerogative e un'Unione Europea che, in realtà, non esiste se non solo da un punto di vista monetario, ha creato questa situazione di crisi profonda da un punto di vista economico-finanziario, ma che temo diventerà anche una profonda crisi di tipo sociale.
Se la strada, come sembra, è quella di una Unione Europea più politica molto più politica di quella attuale - dove i sistemi fiscali, i sistemi di welfare, gli stessi collegamenti ferroviari sono ancora diversi da Paese a Paese, da Nazione a Nazione - si deve andare verso una maggiore unione ed unità politica a livello europeo e quindi ad una minore importanza, una minore valenza dell'importanza della Nazione in quanto potere pulito, come centro decisionale politico. È ovvio che a questo punto le Macroregioni devono diventare l'interlocutore più importante che i popoli che risiedono in determinati territori dovranno avere verso l'Unione Europea e verso l'unità politica europea.
Pertanto, conteranno meno le Nazioni, ma dovranno contare molto di più le Macroregioni europee e, in questo caso, le Macroregioni alpine.
Questa è una strada che, secondo me, deve essere perseguita, perché non possiamo accettare e avvalorare una perdita del potere politico a livello nazionale, riversandolo a livello europeo se contestualmente non c'è un bilanciamento di potere politico attraverso le macro-Regioni, perché a questo punto ci sarebbe una spogliazione totale dei poteri democratici diffusi sul territorio, a vantaggio esclusivo di alcuni tecnocrati e di alcuni burocrati a livello europeo, senza che i popoli possano democraticamente contare.
Invece è giusto in una dimensione europea che il potere politico nazionale sia ridimensionato, ma deve essere altrettanto bilanciato da un potere politico e da strategie politiche unitarie portate avanti dalle Macroregioni.
Credo che quello che si sta portando avanti e che avrà un passaggio propedeutico, ancora iniziale, quello che si svolgerà a San Gallo, sarà invece un passaggio molto importante. Forse l'opinione pubblica condizionata giustamente dagli eventi drammatici di questi giorni come anche il nostro ceto politico, forse non ha dato la giusta valenza e la giusta importanza a questo e ad altri appuntamenti di questo tipo. Noi dobbiamo invece cercare, pur nella drammaticità e difficoltà del momento che viviamo, di concentrarci su questa prospettiva di sviluppo politico attraverso le Macroregioni.
Quindi, sarebbe molto bello e auspico che i due atti di indirizzo che sono stati presentati dal centrodestra e dal centrosinistra, che però nel merito e nel contenuto credo che portino avanti le stesse tematiche, gli stessi principi e lo stesso spirito, possano con giusti e dovuti piccoli correttivi, essere votati favorevolmente entrambi.
Daremmo un mandato significativo al Presidente Cota di potersi presentare all'appuntamento di San Gallo, potendo dire che l'intero Consiglio regionale del Piemonte su questa prospettiva unitaria di sviluppo politico delle Macroregioni, tutto il Piemonte e tutto il Consiglio regionale del Piemonte la pensa alla stessa maniera.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Credo che il Consiglio regionale oggi affronti un tema importante non solo legato all'aspetto della Macroregione, che di per sé è certamente un aspetto di futuro prossimo assolutamente significativo, ma è un tema di grande rilevanza che - mi consentirà il collega Reschigna - passa a volte con l'attenzione con cui passano una parte dei provvedimenti all'interno di quest'Aula. È assolutamente significativo, perché è profondamente mutato il quadro sociale all'interno delle nostre aree montane.
Noi abbiamo assistito e abbiamo fatto molti interventi (le Regioni l'Unione Europea) nei confronti delle aree montane come territori disagiati, ma non disagiati solo da un punto di vista geografico, ma disagiati da un punto di vista sociale.
La nostra legislazione regionale ancora oggi le individua come aree a marginalità sociale. Se questo, in parte, è vero, è altrettanto vero che da più di dieci anni, assistiamo ad una significativa controtendenza dei dati (ovviamente sono dati dell'IRES, dati statistici e non valutazioni soggettive): per circa dieci anni, cioè, all'interno delle aree montane è ricominciato a crescere, percentualmente, il numero della popolazione.
Questo è un valore significativo, poiché per quasi un secolo abbiamo assistito allo spopolamento delle aree montane, quindi è un'inversione di tendenza ed un dato, dal punto di vista sociale e politico, assolutamente significativo. Mentre, in un primo momento, abbiamo assistito ad un aumento della percentuale di popolazione montana, grazie alla persistenza di chi vi nasceva ed all'allungamento della vita di chi vi era nato molti anni prima oggi assistiamo ad un aumento, tendenzialmente più significativo, della popolazione complessiva, ma soprattutto della popolazione scolare.
Questo dimostra, così come ci dicono quasi tutti gli indicatori economici della nostra regione, che oggi (per dire un paradosso, che per non lo è) la montagna non è un'area disagiata, ma è una delle più grandi possibilità per il Piemonte.
Se prendiamo il dato statistico relativamente, ad esempio, al livello occupazionale, allo sviluppo economico, alla creazione di nuove imprese vediamo che, pur con tutti i problemi che le terre alte hanno, sono molto più fertili le realtà montane di quelle urbane: aumenta il numero delle imprese, è più basso il tasso di disoccupazione, aumenta anche il numero delle imprese da un punto di vista della capacità d'innovazione.
Un'altra assoluta anomalia delle nostre realtà montane: se contiamo il numero di presenza manifatturiera nelle realtà montane - cosa che oggi parrebbe un paradosso con la necessità di facile collegamento e quant'altro vediamo che è ancora significativa, anche se non è certo quella di vent'anni fa.
Pertanto, dobbiamo intervenire cercando di promuovere, non soltanto lo strumento della Macroregione, ma facilitando quegli strumenti che possano portare ad un maggiore sviluppo economico, nei prossimi anni.
Gran parte dei segmenti produttivi tradizionali piemontesi sono in forte difficoltà: meno 30% dell'automotive o altri segnali simili. Possiamo fare attività di sostegno alle politiche di sviluppo, che facilitino l'export, l'innovazione, ma tutte queste misure non saranno mai in grado di addivenire ad un segnale positivo.
Ci sono, invece, alcune misure che - guarda caso - possiamo trovare nelle aree montane, come il superamento del divario digitale. Ricordo che il divario digitale non è solo un'indispensabile misura da apportare perché chiunque vive o, peggio ancora, lavora in un'area montana sa quale difficoltà vi sia, oggi, in termini comunicativi. Alcune aree montane hanno ancora difficoltà nella comunicazione telefonica o non hanno la semplicità di collegamenti che abbiamo nelle aree urbane. Basta percorrere qualche strada delle aree montane: incidentalmente, in sette chilometri di percorso cade la linea cinque volte! Vi è, poi, un'importante difficoltà rispetto alla connettività, che non riguarda solo il piacere di leggere una notizia in un tempo che non sia quello degli esordi del personal computer in casa, ma sia, ad esempio per le imprese, la possibilità di usare una banda che consenta loro di intervenire.
Il protocollo che la Regione Piemonte stabilì con Telecom nella precedente legislatura è stato (lo dicemmo allora, ma lo ripetiamo) un esperimento fallimentare, perché non ha garantito queste realtà, alcune delle quali si sono autoorganizzate, con un bando successivo.
Il divario digitale non riguarda solo un servizio: la riduzione del divario digitale significa migliaia di posti di lavoro, di persone che investono, direttamente o indirettamente, sulla limitazione dello stesso.
Ricordo tutta la partita delle energie rinnovabili: pensiamo spesso al fotovoltaico, ma solitamente pensiamo meno, pur avendo emanato un'ottima legge regionale, alle biomasse legnose.
Nell'ordine del giorno della maggioranza ci siamo permessi d'indicare questo come un tema che garantisce quegli interventi, non dimenticandone nessuno: per esempio l'energia eolica o l'energia geotermica, cioè tutti quegli aspetti che garantiscono, non solo il raggiungimento del Protocollo di Kyoto, ma soprattutto nuovi posti di lavoro.
Molte di queste iniziative si possono attuare nelle aree montane e pedemontane. Voglio ricordare tutto ciò che concerne il turismo verde, cioè il turismo da un punto di vista meno impattante. Noi abbiamo legittimamente sostenuto il turismo montano rispetto all'impiantistica di risalita, ai trasporti ed altre questioni, ma oggi abbiamo un altro grande aspetto da affrontare: il turismo verde.
Siamo nati, fortunatamente, in una delle zone montane più belle del mondo; non ho detto volutamente "zone alpine", anche se spesso l'aggettivo con il quale si definiscono le montagne è "alpino". Andare in montagna si chiama alpinismo, non si chiama andinismo o himalaysmo, anche se da un po' di anni i sudamericani definiscono l'andare in montagna nelle loro altitudini "handinismo" e non più alpinismo.
Noi, però, ogni tanto dimentichiamo di vivere nelle Alpi, cioè in un brand che, per gli amanti della montagna, è assolutamente unico.
Dimentichiamo di vivere in una regione che, oltre alla loro bellezza, nelle aree montane sa anche garantire un'enogastronomia ed una presenza culturale uniche: se andiamo nelle Valli di Lanzo, in 45 minuti possiamo raggiungere Venaria; se ci rechiamo in Val Sesia, in 40 minuti possiamo andare al Sacro Monte di Varallo! Queste unicità dei territori montani sono, non solo una possibilità di sviluppo per i territori, ma anche un'enorme possibilità di sviluppo per l'intera regione, complessivamente, che oggi ha molta più difficoltà a creare nuovi posti di lavoro nelle aree tradizionali, dove, se riesce, le mantiene.
Pertanto, la Macroregione e le politiche d'investimento nelle aree montane, che saranno anche facilitate dal nuovo bilancio europeo, devono essere un'enorme occasione che questa Regione (questa Giunta regionale, ma soprattutto questa Regione) non può perdere.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Vignale.
La parola al Consigliere Taricco.



TARICCO Giacomino

Grazie, Presidente.
Farò solo due brevi considerazioni, poiché sono già intervenuto nell'illustrazione dell'attività della giornata.
La prima.
già emerso con gli interventi dei colleghi, e lo condivido: il tema centrale di cui stiamo trattando nel momento in cui parliamo di Macroregione, non è immaginare di fare un qualcosa che direttamente ci porti nuovi fondi.
Stiamo parlando di fare una discussione che porti a ragionare in modo interconnesso ed integrato territori che hanno analogia di problemi e di situazioni e che da un'azione coordinata ed integrata possono indubbiamente avere vantaggi.
Condivido la precisazione che ha fatto nel suo intervento l'Assessore Ravello quando, relativamente al fatto che per la prima volta l'Unione Europea individui la montagna come soggetto dei propri interventi precisava che questo avviene, ma avviene nell'ambito della programmazione rurale.
Riporto soltanto che il tema che, nell'Asse terzo e a maggior ragione nel quarto, il Programma di sviluppo - che è un programma di sviluppo non agricolo ma rurale, cioè dei territori che hanno a che fare fortemente con quel contesto ambientale - riporti una molteplicità di interventi, che hanno come fulcro e focus della propria azione non tanto l'agricoltura, ma uno sviluppo integrato dei territori, è la garanzia, su quei territori, del livello e dell'equa distribuzione dei servizi e del miglioramento della qualità della vita. Credo sia una straordinaria occasione e novità che va colta e valorizzata appieno il fatto che, in questo contesto, la montagna diventi soggetto in quanto tale.
Mi permetto di fare una piccolissima riflessione. Capisco la necessità del collega Marinello di spostare sulla Padania tutta la riflessione compresa quella sulla Macroregione alpina: è legittimo che lui veda da questa angolatura il tema che stiamo trattando. Credo che invece dovremmo fare tutti insieme molta attenzione a non snaturare la riflessione che stiamo facendo perché, al di là di queste che - mi si passi la considerazione - trovo delle note di colore (ma ognuno poi le vede dal suo punto di vista), penso che questa sia una straordinaria occasione che abbiamo per ragionare della montagna con tutte le implicazioni che molto bene ha tratteggiato il nostro Capogruppo Reschigna. L'incrocio di queste tre questioni che stiamo vivendo, infatti, è un incrocio straordinario che ci offre un'opportunità veramente unica: ragionare di forme associate dei Comuni e di una modifica di assetto istituzionale che inevitabilmente impatterà sulla realtà montana.
Concordo con l'Assessore Ravello: qui nessuno difende il nome, ma vogliamo difendere le finalità della legge n. 16, che erano finalità importantissime perché ponevano al centro la qualità della vita, la garanzia dei servizi e la prospettiva di futuro per quei territori. Di questo vogliamo parlare; poi, di forme possiamo amabilmente ragionare in seguito e trovare le migliori soluzioni possibili. Ragionare di questo però, discutere di una rinnovata attenzione da parte dell'Unione Europea sul territorio montano e farlo alla luce dell'esperienza che sul Baltico e sul Danubio hanno saputo mettere in campo su questi temi credo sia importante.
Leggendo i documenti che hanno portato nel 2009 all'Accordo sul Baltico, emergeva in modo chiaro la consapevolezza, da parte dei soggetti coinvolti, che stavano parlando non di fondi aggiuntivi o di altro, ma di un coordinamento e di un'armonizzazione di strategie da parte di un insieme di territori; ed emergeva in modo chiaro, in quel contesto, che molta parte della scommessa era costituita da un coinvolgimento bottom up, come diceva l'Assessore prima; certo, senza precludere la possibilità che nelle "programmazioni successive" - dicevano allora - di cui stiamo cominciando a parlare adesso non ci fosse più una sola Macroregione. Adesso, infatti abbiamo già il Baltico, il Danubio, la Jonico-adriatica che sta cominciando a fare i primi passi e altri embrioni di macro-regioni ed è chiaro che, una volta che ci sono più macro-regioni, ciò che ci aspettiamo dall'Unione Europea è che quest'attenzione non sia più soltanto politica, ma possa diventare anche di supporto economico. Non ci nascondiamo, quindi, che si prospetta questo tipo di tema.
Condivido in ugual modo, in quest'accezione, la riflessione che faceva il collega Marinello sul fatto che il ragionare come sistema-Alpi in termini di Macroregione possa portare i Governi nazionali e l'Unione Europea a rendersi conto che è necessaria un'attenzione particolare per quel tipo di territori: assolutamente, è una delle motivazioni per le quali credo nasca questo tipo di percorso.
Chiudo il mio intervento dicendo che il motivo fondamentale per cui abbiamo chiesto e voluto questo momento di riflessione era quello di fare in modo che questo tema, che attualmente era prevalentemente nelle mani e all'attenzione della Giunta, diventasse un tema su cui si concentra l'attenzione di tutto il Consiglio e su cui l'Ente Regione nel suo complesso - Giunta e Consiglio - avvia un confronto rafforzato nel merito a mano a mano che andiamo avanti, con tutto il territorio.
Se quello che scaturirà da questa giornata andrà in questa direzione credo che l'obiettivo che ci eravamo dati sia stato ottenuto e quindi raccolgo con estremo favore la dichiarazione fatta dal Presidente Cota di voler aprire a settembre su questi temi una riflessione in Consiglio e in Commissione, perché penso sia quanto mai utile e necessaria per rendere proficuo anche al nostro interno questo ragionamento che coinvolge e coinvolgerà in modo significativo tutti nostri territori. Grazie.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Presidente, credo che la nostra discussione di oggi non avrebbe molto senso se inquadrata nell'ottica dell'intervento, pieno di forzature ideologiche, del collega Marinello. Qui non stiamo discutendo della Padania: quella, per come voi la intendevate, è stata cancellata dagli elettori e quella partita è stata archiviata una volta per tutte; mi spiace dirlo e dovreste prenderne almeno atto...



(Commenti in aula)



RONZANI Wilmer

La forza che avrebbe dovuto organizzare la Padania oggi non ha la forza per fare quell'operazione, perché gli elettori l'hanno cancellata; non me ne volere, collega Carossa, ma il resto è aria fritta. Poi va bene condire i ragionamenti che fate con questo rigurgito, questa nostalgia; ma è una nostalgia e io sono contento che tu, collega, ti rassegni a vivere di nostalgia.
Non capiremmo però la discussione di oggi se noi prescindessimo da tre fatti: l'Europa, la crisi e, naturalmente, le politiche con le quali noi interveniamo per affrontarla.
L'Europa: non so come andranno le cose nelle prossime ore, per guardate che questa dimensione ormai è strategica e decisiva; tutti i nostri ragionamenti - siccome ovviamente noi facciamo una riflessione che riguarda le politiche future, quelle che dovrebbero in qualche modo essere realizzate a partire dalla nuova programmazione - si tengono se intanto nelle prossime ore, l'Europa avrà un colpo di reni; perché se nelle prossime ore l'Eurozona va in crisi, oggi la nostra discussione non avrebbe alcun senso: noi dovremmo cioè prendere atto che questo ragionamento che abbiamo e che avete costruito è destinato a morire domani mattina, perché è la dimensione europea che consente, oggi, di farlo.
Secondo, la crisi e l'idea che l'Europa metta in campo risorse destinate in maniera specifica alla montagna. Questa è una novità perch l'Europa, che ragiona in questa fase su come favorire processi di crescita individua nella montagna un asse al quale destinare risorse e politiche: questa è una grande novità. Per tanto tempo la montagna è stata un fatto residuale nelle politiche europee e, in parte, nelle politiche nazionali.
Il fatto che, dovendo decidere una nuova strategia della programmazione europea 2014-2020, l'Europa dica che nella sua agenda politica ritiene che una parte dei fondi debba essere destinata alle politiche per la montagna è un fatto importante per tante regioni e ovviamente anche per la nostra.
Da qui nasce, naturalmente, il ragionamento di sistema: noi dobbiamo immaginare interventi, iniziative e strategie con le quali intercettare queste risorse, portarle in Piemonte e farle diventare un'occasione perch quelle risorse siano lo strumento e la leva con i quali affrontare problemi vecchi e nuovi che riguardano la montagna piemontese e non solo quella.
Questo è il nocciolo della questione.
Poi certamente - come ha ricordato il collega Taricco - c'è l'idea che le Regioni che hanno problematiche comuni, perché sono Regioni che hanno le montagne, siano Regioni che fanno sistema, perché, naturalmente, i problemi non si fermano al di qua o al di là della montagna. Sono problemi unitari.
ragionevole pensare, ma qui non c'entra la Padania, che a San Gallo non si riuniscono i presidenti padani per decidere della Padania. A San Gallo si riuniscono un gruppo di amministratori - padani e non padani, la maggioranza dei quali non sono padani, per ispirazione ideologica - che devono ragionare sulla possibilità che quelle opportunità vengano utilizzate nel modo migliore possibile, mettendo in campo politiche di sistema e realizzando le necessarie sinergie. Lo leggo in questo modo tutto il resto è ideologia.
Tutto il resto è un uso strumentale della discussione, ma l'oggetto del contendere è quello che ho cercato di definire: l'Europa, la crisi, il fatto che, e concludo sul punto, sempre meno gli Stati nazionali avranno la possibilità di utilizzare risorse per fare politiche pubbliche e sempre più spesso le risorse europee saranno, non dico le uniche, ma le maggiori risorse disponibili per fare politiche pubbliche.
Allora è giocoforza, per una Regione come la nostra, mettersi in condizione di fare, sulla questione, massimo sforzo possibile. Consigliere Marinello, secondo me stiamo parlando di questo, solo di questo. Che non è poco. Se il Piemonte fa le cose che abbiamo detto questa mattina, e che ha detto in parte l'Assessore Ravello e in parte il Presidente, noi facciamo un pezzo di strada. Ed è verosimile che noi, probabilmente, ci mettiamo in condizione di essere protagonisti della fase che si apre. Che cosa significa? Significa metterci nella condizione di avere idee e strategie politiche con le quali poter accedere a queste risorse per fare politiche della montagna e politiche di crescita. Tuttavia emerge un problema di coerenza. La pongo in questo modo.
Noi dobbiamo dotare la Regione degli strumenti con i quali mettere in campo queste politiche: non emerge un problema di coerenza istituzionale? Davvero pensiamo di vincere la sfida, che si preannuncia con la politica dei fondi destinati alla montagna e tutto ciò che questo comporta, se non pensiamo a livelli istituzionali adeguati per gestire queste politiche? Davvero possiamo pensare che possono gestire queste politiche, livelli istituzionali troppo piccoli? Non andiamo da nessuna parte. Il tema allora è anche quello.
Se mi voglio attrezzare perché la sfida della nuova programmazione della politica della montagna, sia una sfida da vincere, dobbiamo affrontare questo nodo e questa discussione. È in parte aperta nella Commissione bilancio. Ci sono, secondo me, contraddizioni e manca Consigliere Marinello, quella coerenza che ritengo fondamentale se vogliamo che quella sfida possa contare in regione, in Piemonte, su livelli istituzionali adeguati perché non si gestisce nulla con livelli istituzionali troppo piccoli. Noi, invece, abbiamo il problema di attrezzarci sul piano istituzionale affinché un domani quella partita venga gestita in Piemonte nel modo migliore possibile. La leggo in questo modo.
Ringrazio il Presidente Cota che ha dichiarato di voler riferire sull'esito della discussione di San Gallo. Il Presidente Cota, molto correttamente, ha detto è uno snodo, è un passaggio importante, tuttavia non possiamo pensare che una riunione come quella sia risolutiva, anzi inizia una discussione, cui dobbiamo partecipare con le nostre idee essendo convinti che sia una partita importantissima.
Non voglio usare parole grosse come "decisiva" o "straordinaria".
Sicuramente, per una Regione che voglia essere protagonista di questa discussione e di una politica per la montagna che utilizzi quelle opportunità, questo è un passaggio importantissimo. Noi ci siamo Presidente Cota, non per fare la Padania, che non è questo il problema, ma per fare, se siamo capaci, una politica di sviluppo per la montagna.
Della Padania discutetene al congresso della Lega, gli elettori ci hanno pensato.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Carossa; ne ha facoltà.



CAROSSA Mario

Non mi addentro nelle questioni di terminologie perché non mi appassionano. Potrei dire che mutuandolo dal termine "terre alte", possiamo chiamarla "Italia alta", che non vuole essere in contrapposizione con l'Italia bassa. Si vuole chiamare Padania? Non m'interessa. Quello che m'interessa è provare, e non voglio esagerare con i termini, a volare un po' più alto. Domani a San Gallo non ci sarà nulla di particolare nel senso che inizierà un percorso, che sarà sicuramente lungo, impervio. Non per niente parliamo di montagna. Sarà un percorso tutto in salita, che pu portare a dei risultati. Risultati che saranno, noi riteniamo, positivi soprattutto per il futuro delle prossime generazioni.
Il Consiglio di oggi, secondo me, ha una tempestività eccezionale.
l'ultima seduta di Consiglio che parlerà di Europa così come siamo abituati a vederla. Sicuramente, comunque vada, da lunedì parleremo di un'Europa diversa. Non so, non sono all'altezza, penso che senza togliere nulla a nessuno, forse nessuno qui può immaginare cosa capiterà lunedì sull'Europa.
Spero, auspico, che non crolli tutti. Quando ci sono i crolli la povera gente finisce sotto la macerie. Però è sicuro che l'Europa, cosiddetta degli Stati, delle Nazioni, l'Europa quella che siamo abituati a parlare fino ad ora non sarà più così, è fallita. È fallita quella concezione di Europa. Quell'Europa che prima Marinello diceva, l'Europa dei burocrati, di leggi che non sono percepite dai territori e dalle popolazioni quell'Europa è finita e sarò sicuramente finita.
Forse può iniziare, e la tappa di San Gallo è una tappa anche in questo senso. Un'Europa diversa, un'Europa più dei popoli, dei territori.
Un'Europa che certamente sarà più vicina, forse, alla gente che compone quest'Europa.
Non dobbiamo avere dubbi, io non ho il dubbio che non possa più essere così. Non possiamo pensare che determinate popolazioni - parliamo delle popolazioni del Nord Europa e dei tedeschi - che sono abituate ad ingerire il rigore con il biberon fin dai neonati, continuino ad accettare certe cose. Noi, invece, siamo una popolazione dove di rigore iniziamo a parlarne solo adesso, perché il vero rigore ancora non l'ho visto. Non possiamo pensare che queste popolazioni possono assumersi l'onere di pagare sempre e continuamente debiti verso altre popolazioni dove di rigore hanno iniziato a parlarne adesso.
In quest'Europa decisamente diversa, come l'avete ricordato tutti e cercherò di essere breve, ci sono già esempi, come quelli della Macroregione danubiana e baltica, che possono essere veramente utili.
Voglio ricordare che il discorso della Macroregione baltica è nato proprio per iniziare a risolvere enormi problemi di inquinamento del Mar Baltico, che naturalmente creavano, oltre che problemi ecologici, anche problemi economici relativi alla pesca (ma non solo). Problemi di inquinamento causati soprattutto da alcuni Paesi ed altri, che invece non inquinavano, subivano questo inquinamento. A quel punto si è visto che determinati problemi non potevano essere affrontati se non inventandosi un qualcosa di diverso da ciò che il Consiglio d'Europa aveva portato avanti fino ad allora. Si tratta di vicende decisamente recenti perché, come avete detto, parliamo del 2009 per la Macroregione del Baltico e di fine 2010 per la Macroregione del Danubio in cui, tra l'altro, sono anche stati inseriti Paesi extra UE, quindi si è fatto un progetto di amalgama ancora più completo.
Qui si va a legare il discorso di questa Macroregione (chiamiamola come vogliamo), una Macroregione fondamentale.
Sono contento - lo dico da leghista e permettetemelo - che la firma di questo trattato, che è assolutamente politico (non solo politico, ma anche politico) la faccia il Presidente della Regione Piemonte che, mi permetto di dire e scusatemi, è il Segretario del mio partito. Questo perché? Perché, come dicevo prima, potrebbe essere una grande opportunità da cui potrebbe nascere un bel progetto che, come dicevo prima, avvicina e rende finalmente reale l'Europa, dopo anni e anni. La rende reale e l'avvicina alla gente e ai popoli.
Personalmente sono contento che domani venga firmato questo trattato.
Penso veramente che sia, senza volermi ripetere, un'opportunità per tutti noi. Non deve solo essere, come diceva giustamente il collega Marinello, di natura economica, ma deve essere anche un'occasione per poter intervenire celermente e in modo elastico nelle problematiche economiche e di vita delle nostre terre.
Non voglio che sia considerato solo una questione economica, peraltro importante, ma, senza voler esagerare, se l'Amazzonia è considerato il polmone della terra, le Alpi devono veramente essere considerate, non dico un polmone, ma un'importantissima risorsa, dal punto di vista ecologico ambientale e naturale.
Non dimentichiamoci che, nell'ottica dello sfruttamento delle risorse deve essere fatto un progetto che vada al di là dei singoli Stati. Deve andare al di là dei singoli Stati! In questo senso vedo una grossa opportunità.
Nel terminare il mio intervento, auspico e chiedo, proprio per dare un senso concreto a questo Consiglio, che si voti in maniera bipartisan l'ordine del giorno presentato da noi e la mozione presentata dal Partito Democratico.
Tra l'altro, noi firmatari siamo d'accordo, anche alla luce di quanto ha detto il Presidente nel suo intervento, di emendare, come ci è stato richiesto anche dal collega Buquicchio, il nostro ordine del giorno prevedendo un confronto - adesso gli Uffici sono distratti, ma mi aiuteranno - com'era stato detto dal Presidente, a settembre, altrimenti vediamo di trovare il modo per aggiungere una frase nell'impegno del nostro documento.
Auspico, quindi, che ci sia il voto favorevole sulla mozione e sull'ordine del giorno.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei, Consigliere Carossa.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Buquicchio; ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Come ha sottolineato il Consigliere Carossa, c'è un attimo di distrazione sul banco apicale e abbiamo anticipato tutto.
Gliel'ho chiesto informalmente, mentre il collega Carossa ha detto formalmente che aderisce, e invitava gli uffici ad inserire una frase adeguata nell'ordine del giorno.
Grazie.



PRESIDENTE

L'ho ascoltata con grand'attenzione, ma poiché ho rispetto per la sua iniziativa politica, volevo che rimanesse agli atti. Chiedo ai presentatori di formalizzarlo, essendo un atto di indirizzo.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Taricco; ne ha facoltà.



TARICCO Giacomino

Approfitto, mentre formalizzate la proposta di modifica, per chiedere di inserire una piccola modifica anche alla nostra mozione.



PRESIDENTE

Le chiedo scusa, Consigliere Taricco, ma facciamo una cosa alla volta.
Affrontiamo l'ordine del giorno n. 825 presentata dai Consiglieri Pedrale, Carossa, Formagnana ed altri, inerente a "Strategia macroregionale europea delle Alpi".
Richiamo l'attenzione dell'Aula, perché do lettura delle modifiche apportate.
Prima pagina. Dopo le parole "Ricordato l'articolo 8 dello Statuto della Regione Piemonte, che promuove l'attivazione di politiche regionali a sostegno delle aree montane", vengono aggiunte le parole "e il testo unico sulla montagna, legge 16/1999".
Terza pagina. Dopo il terzo capoverso, che termina con le parole "termico della falda freatica", viene aggiunto un ulteriore capoverso: "Relativamente all'utilizzo della biomassa legnosa, oggi significativamente utilizzata dall'arco alpino non italiano e nell'area alpina italiano nord orientale, metterebbe il Piemonte nelle condizioni di garantire un importante sviluppo del suo utilizzo, in grado di garantire significativo incremento occupazionale delle aree interessate; interventi di miglioramento del patrimonio boschivo e riduzione conseguente dei rischi di dissesto idrogeologico".
Infine, nella parte del dispositivo, successivamente alle parole "Convocata a San Gallo (Svizzera) il 29 giugno.", vengono aggiunte le seguenti parole "La Giunta regionale riferire periodicamente al Consiglio regionale sugli sviluppi della trattativa alla Macroregione europea delle Alpi".
Procediamo alla votazione, con il parere favorevole della Giunta regionale.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 825, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale considerata la particolare attenzione che l'articolo 174 del Trattato sul Funzionamento dell'Unione Europea (TFUE) riserva alle zone di montagna ricordato l'articolo 8 dello Statuto della Regione Piemonte, che promuove l'attivazione di politiche regionali a sostegno delle aree montane e la legge regionale 2 luglio 1999, n. 16 (Testo unico sulle leggi sulla montagna) considerate con attenzione e interesse la Strategia dell'Unione europea per la regione del Mar Baltico (COM(2009) 248 del 10 giugno 2009) e la Strategia dell'Unione europea per la Regione Danubiana (COM(2010) 715 dell'8 dicembre 2010), che definiscono tali aree come spazi funzionali nell'ambito dei quali attivare politiche integrate di sviluppo dato atto che da svariati mesi si sviluppano discussioni e iniziative a sostegno dell'opportunità di una strategia macroregionale europea per le Alpi, che coinvolgono Regioni, Governi nazionali, associazioni europee e partenariati di cooperazione interregionale considerato necessario per le Alpi procedere ad una riflessione a favore di una simile strategia, per coglierne tutto il potenziale valore aggiunto in termini di migliore valorizzazione delle proprie specificità, al fine di raggiungere gli obiettivi della Strategia Europa 2020, per adeguare l'area alpina ai cambiamenti climatici, per realizzare politiche pubbliche più efficaci e per presentarsi in Europa in quanto dimensione non solo geografica, ma anche politica convinto che una strategia macroregionale europea per le Alpi debba dare un segnale per un'Europa che sappia coniugare economia e ambiente, libertà e sicurezza, Stato e mercato, nel quadro di una gestione efficace e rispettosa delle sue risorse ritenendo che le regioni alpine, coscienti delle sfide economiche, sociali e ambientali che si trovano ad affrontare, necessitino di una strategia integrata in un'area funzionale territorialmente coerente e omogenea, che tenga conto dell'interdipendenza esistente tra montagna e pianura, la quale deve essere consolidata e resa più solidale segnalando che le regioni alpine hanno in comune una situazione geografica unica, caratterizzata dal trovarsi al centro del continente europeo, ma anche da un'interazione specifica tra zone di montagna e grandi centri urbani prealpini, e che in tale ambito risulta evidente l'importante valore aggiunto apportato da azioni concertate e integrate rispetto alla ricerca di soluzioni individuali e frammentate rilevando che l'arco alpino è ricco di risorse naturali (acqua, foreste biodiversità, ...), vanta importanti eccellenze tradizionali (in campo agricolo ed enogastronomico, per quanto riguarda l'energia, il turismo, le attività produttive, ...) e i suoi territori sono al contempo innovativi e competitivi, ma sono tuttavia esposti a rischi e handicap naturali permanenti, ai quali è necessario rispondere con politiche difficili e dispendiose, al fine di mantenere la presenza permanente e produttiva delle sue popolazioni sottolineando come Competitività e Innovazione, Agricoltura e Silvicoltura (1), Acqua, Energia, Ambiente e Clima (2), Accessibilità, Comunicazioni e Trasporti (3), rappresentino, secondo il punto di vista delle Regioni alpine, tre ambiti prioritari nei quali le principali politiche pubbliche europee, statali e regionali possono coordinarsi e integrarsi, aumentando il loro valore aggiunto dato atto che una strategia macroregionale europea per le Alpi potrà generare miglioramenti sensibili soprattutto nei seguenti ambiti: relativamente allo sviluppo di infrastrutture di trasporto, una strategia macroregionale permette di concentrarsi sull'analisi e l'integrazione dei progetti esistenti, al fine di realizzare una rete più efficace e rispettosa dell'ambiente relativamente alla transizione energetica e allo sviluppo di energie alternative, il valore aggiunto di una strategia macroregionale si esplica nella realizzazione di una politica energetica concertata, la cui dimensione transfrontaliera interessi la produzione, lo stoccaggio e la distribuzione di energia, permettendo un'utilizzazione efficace e permanente dei vantaggi endogeni dell'area alpina (dalle risorse idriche alla biomassa) e trasformando le Alpi in una vera e propria "batteria d'Europa" relativamente alle risorse idriche, una strategia macroregionale è in grado di porre in essere un modello di gestione integrata dell'acqua, rendendone più efficiente Io sfruttamento, anticipando ed evitando prevedili conflitti per quanto concerne l'idroelettrico, l'approvvigionamento di acqua potabile e industriale, la regolazione delle piene, l'utilizzo agricolo e turistico delle risorse idriche, nonché lo sfruttamento termico della falda freatica relativamente all'utilizzo della biomassa legnosa, oggi significativamente utilizzata nell'arco alpino non italiano e nell'area alpina italiana nord orientale, metterebbe il Piemonte nelle condizioni di garantire un importante sviluppo del suo utilizzo in grado di garantire: significativo incremento occupazionale nelle aree interessate, interventi di miglioramento del patrimonio boschivo e riduzione conseguente dei rischi di dissesto idrogeologico relativamente all'ecosistema alpino, una strategia macroregionale rende possibile l'attivazione di interventi sinergici a vantaggio della preservazione della biodiversità, dei paesaggi naturali e culturali tipici e di strategie comuni volte al contenimento degli effetti dei cambiamenti climatici, contribuendo così a valorizzare quegli aspetti di un ecosistema delicato e da preservare che rendono tuttavia le Alpi un'area a forte attrattività turistica e insediativa, anche in considerazione dell'elevata qualità di vita relativamente al tessuto produttivo, allo sviluppo economico e al mercato del lavoro, una strategia macroregionale si pone come l'ambito prioritario di una governance che valorizzi e metta in rete le capacità innovative e competitive di un'area tra le più ricche e produttive d'Europa, colmando i gap ancora esistenti (frammentazione e disomogeneità del mercato del lavoro, incompleto sviluppo della connettività a banda larga, ...) e rafforzando la straordinaria quantità di poli produttivi, di ricerca e innovativi di fama mondiale, che fanno dell'area alpina il vero motore di Innovation Union ritenendo che una strategia europea per le Alpi debba offrire un quadro di governo idoneo a realizzare una cooperazione che coinvolga tutti i livelli istituzionali interessati, nel rispetto del principio di sussidiarietà e della governance multilivello, dall'Unione Europea, ai Governi degli Stati alpini, alle Regioni, per finire con gli enti locali e di prossimità apprezzando che i Presidenti delle cinque Regioni che costituiscono l'Euroregione Alpi-Mediterraneo, in occasione della riunione tenutasi l'11 aprile 2012 a Torino, abbiano inteso individuare l'iniziativa per una strategia macroregionale europea per le Alpi come una delle attività prioritarie per l'intera Euroregione, impegnandosi a condividere le proprie azioni in tale ambito e facendo sì che l'Euroregione Alpi-Mediterraneo si ponga come il soggetto di riferimento per le Alpi occidentali invitando le autorità regionali alpine, forti del loro impegno politico e della loro legittimità democratica di prossimità, ad impegnare gli Stati alpini a investire il Consiglio europeo di questa iniziativa per una strategia macroregionale europea per le Alpi impegna la Giunta regionale e il Presidente della Regione a sostenere l'iniziativa per una strategia macroregionale europea per le Alpi in tutti gli ambiti in cui la Regione Piemonte è rappresentata, o è comunque presente, a cominciare dalla Conferenza delle Regioni convocata a San Gallo (Svizzera) il 29 giugno 2012 a riferire periodicamente in Consiglio regionale sugli sviluppi delle trattative alla Macroregione europea delle Alpi." Il Consiglio approva.
Passiamo alla mozione n. 826 presentata dai Consiglieri Taricco, Reschigna Boeti, Muliere, Motta, Manica, Pentenero ed altri, inerente a "Fondi europei e Macroregione alpina: quale futuro e opportunità per il Piemonte?".
Anche questo atto di indirizzo è stato modificato dal proponente.
La parte delle premesse, dove c'è "considerato che", precisamente il terzo punto del "considerato che", viene così modificata: "considerato che a livello piemontese è la partecipazione al progetto di costituzione della Macroregione alpina necessita di un intensificato coinvolgimento dei territori interessati e di un opportuno confronto in Consiglio regionale".
Pongo in votazione la mozione presentata dai Consiglieri Taricco, Reschigna e altri, con il parere favorevole della Giunta regionale, così come è stata modificata.
Indìco la votazione palese sulla mozione n. 826, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte premesso che l'ultimo mezzo secolo ha registrato una notevole quanto difficile trasformazione sociale, economica e culturale della montagna alpina. La civiltà rurale, su cui si è imperniata per millenni la vita delle popolazioni di questi territori, è stata segnata dallo sviluppo economico seguito al secondo grande conflitto mondiale; l'economia delle "terre alte" si è, dunque, affrancata dalla tradizione agro-silvo-pastorale determinando vistosi divari tra le diverse località e territori in Piemonte il territorio montano copre ben il 52% dell'intera superficie regionale, producendo circa il 12% del PIL da diversi decenni, la Regione Piemonte è impegnata nella salvaguardia del territorio montano, con particolare attenzione all'ambiente naturale e alla valorizzazione delle risorse umane, culturali ed economiche di queste zone al mantenimento dei servizi e della qualità complessiva della vita dei residenti, anche grazie allo strumento della legge regionale 2 luglio 1999 n. 16 (Testo unico sulle leggi sulla montagna) testo unico delle leggi sulla montagna (l.r. n. 16/1999). Tale attenzione ha contribuito in maniera considerevole ad evitare che queste realtà fossero abbandonate ad un rapido declino, anche dovuto ad un graduale e costante processo di spopolamento, valorizzandone, all'opposto, le peculiari potenzialità premesso, altresì, che le riforme legislative in atto, che riguardano gli assetti di governo del territorio e coinvolgono anche le Comunità montane, potranno costituire, a seconda del loro esito, un'occasione di rilancio del percorso di valorizzazione delle zone alpine oppure il rischio di minare definitivamente l'efficacia delle azioni fin qui messe in campo per la promozione dello sviluppo socio-economico di tali territori e di un riequilibrio armonico delle condizioni di esistenza delle popolazioni montane i territori montani entreranno, in quanto tali, nella programmazione della nuova politica comunitaria 2014-2020 sul modello delle Strategie Macroregionali del Baltico e del Danubio, oggi già pienamente operative, stanno prendendo corpo a livello nazionale quelle Adriatico Jonica e Alpina in questo quadro da alcuni anni si sta discutendo della necessità di pervenire, quanto prima, al riconoscimento di una 'Macroarea alpina' comprendente, in particolare, i territori montani della Germania, della Slovenia, dell'Austria, della Svizzera, del Nord-Italia e della Francia.
Per quanto concerne il nostro Paese, l'iniziativa nata dalle Regioni Trentino Alto Adige, per poi coinvolgere Veneto e Lombardia ed anche il Piemonte, dovrà vedere, per il raggiungimento del risultato atteso, un forte coinvolgimento di tutte le regioni interessate e dell'intero Paese.
La 'Strategia Macroregionale alpina', che non significa nuove strutture od organizzazioni, né maggiori spese per i cittadini, rappresenta, dunque, il modello di una collaborazione interregionale e transnazionale permanente per coordinare le politiche regionali, nazionali ed europee dell'area alpina verso obiettivi comuni di sviluppo economico in un ambiente intatto e può costituire un'opportunità fondamentale per affrontare in modo più efficace le sfide e le problematiche comuni dei territori montani, in particolare nei settori dell'accessibilità e dei servizi, delle risorse naturali e del clima, nonché della competitività e innovazione considerato che la montagna è senza dubbio un territorio fragile, che necessita di particolari attenzioni da parte delle Istituzioni, ma è soprattutto un territorio dotato di grandi risorse, che vanno opportunamente colte e valorizzate per trarne nuove occasioni di sviluppo per tutto il Piemonte occorre un rinnovato slancio di buona volontà politica e nuove energie culturali per superare, in via definitiva, la percezione della montagna come 'luogo separato' in favore di una nuova visione che la veda come protagonista di un disegno unitario di crescita, in grado di utilizzare al meglio le risorse interne, nonché i fondi europei ad essa dedicati a livello piemontese, la partecipazione al progetto di costituzione della Macroregione alpina necessita di un intensificato coinvolgimento dei territori interessati e di un op portuno confronto in Consiglio regionale impegna la Giunta regionale ad aprire un confronto con il Consiglio regionale, anche attraverso apposite sedute di Commissione, al fine di meglio definire gli obiettivi e le scelte su cui orientare la costituzione della Macroregione alpina ad aprire un confronto sul tema, mediante la realizzazione di apposite iniziative, con le Amministrazioni Locali, ogni giorno chiamate a confrontarsi con problemi e condizioni peculiari legate alle particolari condizioni ambientali e di contesto ad orientare in modo convergente e sinergico tutte le politiche e gli interventi destinati ai territori montani e alle loro comunità, per evitare approcci scoordinati e frammentari che rischiano solo di disperdere e vanificare potenzialità e opportunità".
Il Consiglio approva.
Ricordo che nella giornata di lunedì 2 luglio è convocata la seduta aperta sulle tematiche europee alle ore 14.30.
Ricordo inoltre che nella giornata di martedì 3 luglio il Consiglio regionale si svolgerà solamente al mattino.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.19)



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