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Dettaglio seduta n.244 del 26/06/12 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

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Argomento:


LEARDI LORENZO



(I lavori iniziano alle ore 14.32 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Personale del servizio sanitario

Interrogazione a risposta immediata n. 1150 presentata dal Consigliere Ponso, inerente a "Carenza medici di medicina generale ASL"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
1150, presentata dal Consigliere Segretario Ponso, che interviene in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



PONSO Tullio

Grazie, Presidente.
Egregio Vicepresidente Cavallera, nei piccoli comuni che contraddistinguono la provincia di Cuneo si verificano anche situazioni come quella che mi accingo ad illustrare, oggetto della mia interrogazione odierna.
A Montaldo di Mondovì, Pamparato e Roburent, piccoli ma graziosi comuni del Monregalese, caratterizzati dall'avere ognuno meno di mille abitanti il servizio di medicina di base viene prestato da un solo medico mutualista ambulatoriale sufficiente a garantire le cure agli abitanti in condizioni normali.
Queste condizioni normali, per fortuna, cambiano completamente durante la stagione estiva, quando nei tre Comuni citati alla popolazione residente si aggiungono i turisti, che fanno lievitare il numero di presenze ad oltre 12 mila abitanti. Ciò comporta, da un lato, innegabili vantaggi economici cioè la presenza di turisti, però rende impossibile ad un solo medico assicurare l'assistenza ad un così elevato numero di persone.
Detto ciò, con quest'interrogazione sono a chiederle se non ritenga opportuno intervenire presso l'ASL di riferimento per il territorio (l'ASL CN1), affinché venga potenziato, quanto meno durante il periodo estivo, il servizio di medicina di base, aumentando il numero di medici mutualisti ambulatoriali a disposizione del territorio ricadente sotto i Comuni di Montaldo di Mondovì, Pamparato e Roburent. Questo garantirebbe un servizio che ritengo essenziale, che non può essere svolto efficacemente da un solo medico. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Ponso.
La parola all'Assessore Cavallera per la risposta, al quale ricordo che ha cinque minuti a disposizione.



CAVALLERA Ugo, Vicepresidente della Giunta regionale

Grazie.
L'accordo nazionale per la medicina generale, in vigore dal 29 luglio 2009, stabilisce all'articolo 33 che per ciascun ambito territoriale pu essere iscritto un solo medico ogni mille abitanti residenti o frazione di mille superiore a 500, detratta la popolazione tra 0 e 14 anni.
Le Regioni hanno facoltà di indicare un diverso rapporto medico/popolazione residente e tale variazione deve essere concordata nell'ambito degli Accordi regionali. La Regione Piemonte, con l'Accordo integrativo regionale per la medicina generale del 2006, all'articolo 2, ha definito che le carenze debbano essere calcolate in modo tale che possa essere iscritto un medico ogni 1200 residenti o frazione superiore a 800 detratta la popolazione fino a 14 anni.
Se dalla sottrazione tra la popolazione residente al 31/12 dell'anno precedente (a cui si detraggono i residenti fino a 14 anni, gli abitanti che hanno scelto il medico fuori ambito territoriale e si aggiungono gli abitanti fuori ambito che hanno scelto il medico nell'ambito) e il totale degli assistiti in carico ai medici, risulta un ammontare superiore a 800 abitanti, è possibile richiedere una carenza - questa è la spiegazione del rapporto che si deve calcolare.
L' ASL CN1, con ricognizione inviata alla Regione Piemonte il 27 aprile 2012, ha trasmesso le schede relative all'individuazione delle zone carenti per la medicina generale relative al 1° semestre 2012. L'ambito territoriale in cui sono compresi i comuni citati nell'interrogazione è il seguente: San Michele Mondovì, Monasterolo Casotto, Niella Tanaro, Torre Mondovì, Briaglia, Vicoforte, Montaldo di Mondovì, Pamparato e Roburent che il Consigliere conosce bene.
Per tale ambito, l'ASL non ha richiesto alcuna carenza, in base ai numeri che risultavano.
Analizzando i dati forniti e i calcoli effettuati, si conferma che non vi sono i numeri sufficienti per richiedere una carenza e assegnare un nuovo incarico permanente.
La norma prevede inoltre - articolo 32 del vigente dell'Accordo Collettivo Nazionale - che le ASL nel cui territorio si trovino località a forte flusso turistico, organizzino un servizio di assistenza sanitaria rivolta alle persone non residenti.
Le prestazioni sanitarie effettuate sono a carico del cittadino, sulla base di quanto previsto dall'articolo 57 dell'Accordo stesso, relativamente alle visite occasionali.
Tuttavia, è possibile attivare da parte dell'ASL, nel periodo estivo la guardia medica turistica, nella sua piena autonomia e compatibilmente con le proprie risorse finanziarie.
Qui c'è un ventaglio di possibilità non molto ampio, comunque auguriamoci che possa servire ad affrontare la tematica posta dal Consigliere.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione - Trasporti pubblici

Interrogazione a risposta immediata n. 1153 presentata dal Consigliere Gariglio, inerente a "Assunzioni presso la società Meccanica Moretta srl"


PRESIDENTE

Proseguiamo con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n.
1153, presentata dal Consigliere Gariglio, che ha la parola per l'illustrazione.



GARIGLIO Davide

Signor Presidente, svolto una brevissima premessa.
La Regione ha competenze nel campo della regolazione e amministrazione del servizio di trasporto pubblico locale su ferro. In tale ambito, la Regione ha rapporti contrattuali con GTT S.p.A., che è controparte contrattuale in alcuni rapporti per l'esercizio di linee ferroviarie. La società GTT S.p.A. controlla al 100% la società Metalmeccanica Milanesio ora denominata Meccanica Moretta - con sede a Moretta, che è una piccolissima officina di riparazioni ferroviarie.
Gli organi di stampa, in particolare il giornale on line Lo Spiffero il 6 giugno, ha riportato - cito testualmente - nell'ambito di un articolo che concerneva l'Assessore Bonino, il riferimento della nomina di una persona "ex Capogruppo PdL al Comune di Ivrea, all'interno di Meccanica Moretta, società di riparazione delle linee ferroviarie, controllata da GTT: poco più di un'officina specializzata nella manutenzione del materiale ferroviario, per la quale ci si chiede a cosa possa servire un addetto alle relazioni esterne, l'incarico ricoperto del luogotenente eporediese degli ex AN. L'occupazione continua", ma questo è l'articolo di giornale che è noto a chi lo ha letto on line.
Sostanzialmente, con l'interrogazione in aula, in fase di question time, si vuole sapere - non ci pare che sia giunta querela o, comunque smentita rispetto all'articolo in questione - se nell'ambito dei rapporti istituzionali intercorrenti tra l'Amministrazione regionale e la GTT S.p.A.
o le proprie controllate sia stata in qualche modo suggerita l'assunzione di figure professionali che possono essere ritenute, da parte del competente Assessorato, necessarie per la buona gestione dei servizi che sono stati appaltati, ovviamente per la parte dei servizi di cui si occupa la società interessata, che è la Meccanica Moretta s.r.l. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Gariglio.
La parola all'Assessore Bonino per la risposta.



BONINO Barbara, Assessore ai trasporti

Grazie, Presidente.
Ringrazio il collega Gariglio per avere acconsentito a spostare la calendarizzazione del question time, permettendomi così di rispondere direttamente alla sua interrogazione.
Rispondo partendo da una considerazione che vorrei condividere con il Consiglio regionale: non ho compreso esattamente qual è l'obiettivo da un punto di vista dell'acquisizione delle informazioni finalizzate all'attività istituzionale del collega Gariglio. Nel senso che, ovviamente potrei concludere in un secondo questo intervento, rispondendo in maniera secca rispetto all'interroga, con un "no". Nell'ambito dei rapporti istituzionali intercorrenti fra l'Amministrazione regionale, GTT, eccetera eccetera, non sono state suggerite assunzioni di figure professionali.
E potrei concluderla così.
Se, invece, quest'interrogazione si inserisce in una dinamica differente, che fa riferimento alla medesima testata che citava il Consigliere Gariglio (credo sia la stessa), che riporta una polemica che pare essere stata oggetto di attenzione in Commissione e in Comune a Torino, che recita "GTT feudo incontrastato dei politici. L'AD Barbieri attacca a testa bassa i suoi predecessori: 'Prima delle regionali 2005 promossi 600 dipendenti'. Riferimenti chiari a Gariglio e Panero. Scontro con Cassiani e minacce di querele". Non so se ci dobbiamo inserire in tali vicende, gestite in questo modo, che spingono la politica, il Consiglio regionale e gli Amministratori verso una deriva che, personalmente, ritengo squalificante.
Ai tempi in cui facevo opposizione ero abituata ad interrogare non sulla base di quanto riportato nei foglietti più o meno scandalistici, che vivono di delazione più o meno certificate, ma sulla base di informazioni di cui ero in grado di ripercorrere la tracciabilità e la credibilità.
Questo perché ho sempre ritenuto importante tutelare l'onorabilità dei Consiglieri regionali, anche della parte a me politicamente avversa ritenendo con ciò di rendere sempre e comunque un buon servizio alle istituzioni.
Lo scontro politico vale, l'ho sempre praticato in maniera anche intensa, assolutamente convinta del fatto che nella dialettica stia il senso positivo del confronto, e che da questa possano scaturire sempre le migliori risposte alle esigenze della comunità che rappresentiamo e ai problemi che questa ci pone.
Francamente, credo, invece, che in questa particolare pagina della nostra storia a poco valga alimentare certi comportamenti che fanno dell'atteggiamento direi proprio inutilmente aggressivo nei confronti delle persone un modus operandi che, forse, copre una difficoltà ad argomentare nella sostanza i temi e le posizioni.
A queste considerazioni aggiungerei una nota che mi viene dagli uffici e che lascerò a verbale.
La determinazione dirigenziale n. 26 dell'11/02/2011, citata nei "considerato" dell'interrogazione, si riferisce esclusivamente ad un'autorizzazione concessa a GTT riguardante la vendita di materiale ferroviario (n. 18 assili) in precedenza finanziato dalla Regione Piemonte e non più utilizzabile a seguito di intervenute modifiche normative in merito al quale la società Meccanica Moretta aveva manifestato interesse all'acquisizione allo stesso prezzo sostenuto originariamente da GTT.
Le risorse recuperate sono state destinate all'acquisto di nuovo materiale di ricambio e/o lavorazioni su materiale rotabile su cui GTT fornirà apposita rendicontazione. La determinazione innanzi citata non evidenzia quindi alcun intervento sull'attività della società Meccanica Moretta né la Direzione Trasporti, nell'ambito dei rapporti istituzionali intercorrenti con ditte o società pubbliche e/o private, incluso GTT, ha mai assunto iniziative volte a favorire l'assunzione di figure professionali di alcun tipo. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Bonino.


Argomento: Uso delle acque (regimazione, usi plurimi)

Interrogazione a risposta immediata n. 1156 presentata dal Consigliere Bono, inerente a "Mancanza Piano di gestione del SIC Valsessera, aree inidonee alle fonti rinnovabili di tipo idroelettrico, e parere della Regione sulla VIA dell'invaso in Valsessera"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1156, presentata dal Consigliere Bono, che la illustra.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
L'interrogazione, come da titolo da lei citato, riguarda il progetto per l'invaso sul fiume Sessera presentato dal Consorzio per la Bonifica della Baraggia, che attualmente è in fase di discussione per quanto riguarda la VIA.
Mi rifaccio, in particolare, all'articolo apparso su La Stampa edizione di Biella del 20 giugno 2012 (autore Quaglia) dal titolo "La diga si farà" in cui si riportano le parole dell'Assessore Ravello a margine del convegno "Cambiamenti climatici e risorse idriche, come garantire il fabbisogno in presenza delle mutate condizioni"cui ha partecipato a Roma nel mese di maggio, organizzato - non a caso - dallo stesso Consorzio della Bonifica della Baraggia.
L'Assessore avrebbe detto che per quanto riguarda la Regione Piemonte il parere sulla VIA (che, peraltro, è di ambito nazionale) sarebbe positivo e probabilmente, si sarebbe concluso l'esame e il progetto dovrebbe andare in Giunta a giorni (parliamo del 20 di giugno) per la delibera definitiva.
In più, si sottolinea ancora: "Per noi - immagino per la Giunta della Regione Piemonte - è un punto di svolta, opere come gli invasi hanno ricadute positive - sempre secondo quanto riportato dal giornale - in più ambiti: idrogeologico, agricolo ed energetico".
Senza entrare nel merito delle diverse posizioni politiche che sicuramente ci dividono rispetto alla maggioranza che esprime, appunto, la Giunta in Regione Piemonte, mi premeva sottolineare che l'area interessata dal progetto dell'allargamento dell'invaso sul Sessera è situata in un SIC (Sito di Interesse Comunitario), e che, come definito in seguito alla Direttiva europea "Habitat" del 1992, "per le zone speciali di conservazione, gli Stati membri stabiliscono le misure di conservazione necessarie che implicano all'occorrenza appropriati piani di gestione"; in più, è obbligatorio stabilire delle opportune misure regolamentari amministrative o contrattuali.
Il comma 2 dello stesso articolo 6 della suddetta Direttiva europea prevede che "Gli Stati membri adottano le opportune misure per evitare nelle zone speciali di conservazione il degrado degli habitat naturali e degli habitat di specie nonché la perturbazione delle specie per cui le zone sono state designate, nella misura in cui tale perturbazione potrebbe avere conseguenze significative per quanto riguarda gli obiettivi della presente Direttiva".
Il comma 3 recita: "Qualsiasi piano o progetto non direttamente connesso e necessario alla gestione del sito ma che possa avere incidenze significative su tale sito, singolarmente o congiuntamente ad altri piani o progetti, forma oggetto di una opportuna valutazione dell'incidenza" quella che si sta facendo, una rotazione di impatto ambientale - "tenendo conto degli obiettivi di conservazione del medesimo. Alla luce delle conclusioni della valutazione dell'incidenza sul sito e fatto salvo il paragrafo 4, le autorità nazionali competenti danno il loro accordo su tale progetto o piano dopo aver avuto la certezza che esso non pregiudicherà l'integrità del sito in causa e, se del caso, previo parere dell'opinione pubblica". Quest'ultimo aspetto lo sottolineerei, visto che si sta discutendo da mesi di un eventuale referendum consultivo.
A tutt'oggi la Regione Piemonte non ha approvato e finanziato il Piano di Gestione del SIC Valsessera, pur avendo fatto predisporre ad IPLA (li abbiamo auditi ieri) il Piano nel 2004 (ben otto anni fa!).
Sinceramente, non addossiamo responsabilità a questa Giunta, perché nel 2004 c'era Ghigo, seguito da Bresso e oggi da Cota. Chiediamo, però, che venga messo in atto questo Piano.
Interroghiamo dunque la Giunta per sapere se la Regione intende esprimere, come annunciato in questo giornale, un parere positivo nella VIA sul progetto della diga ancora prima dell'approvazione di questo Piano di Gestione del SIC Valsessera, andando in contraddizione e in contrasto con quelli che sono i principi enucleati nella Direttiva Habitat. Grazie Presidente.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Bonino; ne ha facoltà.



BONINO Barbara, Assessore regionale

L'interrogazione fa riferimento al parere che ai sensi dell'articolo 25 del decreto legislativo 152/2006 la Regione è chiamata ad esprimere nell'ambito della procedura di VIA di competenza statale sul progetto di rifacimento dell'invaso sul torrente Sessera in sostituzione dell'esistente, finalizzato prioritariamente a ridurre il deficit idrico nel territorio della Baraggia Biellese e Vercellese.
Rispetto a quanto richiamato nell'interrogazione, si precisa che contestualmente la procedura di VIA, il proponente ha richiesto la Valutazione di Incidenza prevista dal DPR 357/97 con riferimento ai SIC Valsessera e Baraggia Rovasenda, che costituisce lo strumento con il quale l'Amministrazione responsabile della tutela dei siti della Rete Natura 2000 valuta gli effetti di un progetto e le eventuali condizioni da richiedere al proponente per consentirne la realizzazione.
Si precisa inoltre che il Piano di Gestione del SIC non è strumento indispensabile, ai sensi della normativa vigente in materia di tutela della biodiversità, per l'espletamento delle procedure di Valutazione d'Incidenza di progetti e interventi potenzialmente suscettibili di determinare impatti negativi su specie e habitat tutelati dalla Direttiva 92/43 CEE.
Inoltre, nel caso particolare del Piano di Gestione per il SIC IT1130002 "Val Sessera" redatto da IPLA S.p.A. richiamato dall'interrogante, si sottolinea che tale Piano è principalmente incentrato sulla tutela patrimonio forestale, senza occuparsi di individuare aree non idonee per la realizzazione di impianti di tipo idroelettrico. Peraltro le indicazioni forestali contenute nel Piano sono state rese cogenti all'interno del Piano Forestale regionale, che trova applicazione all'interno delle proprietà forestali regionali all'interno del SIC.
Per quanto riguarda l'individuazione delle aree inidonee alla localizzazione di nuovi impianti idroelettrici, si rileva che nello specifico l'uso energetico costituisce un "uso plurimo della risorsa" accessorio agli usi irriguo e potenzialmente anche all'uso potabile che costituiscono reale obiettivo dell'intervento.
Il potenziamento della capacità di invaso, da realizzare nel rispetto degli obiettivi di qualità ambientale dei corpi idrici specificamente delineati dal Piano regionale di tutela delle acque e fatti propri dal Piano di gestione del bacino del fiume Po, consente di ottenere un sensibile incremento della capacità di accumulo e regolazione (incrementata a 12 milioni di metri cubi circa) mediante il rifacimento della diga esistente e rientra tra le misure espressamente previste dalla richiamata pianificazione idrica regionale finalizzata e riequilibrare il bilancio idrico del centro Sesia ed a fornire strumenti utili per fronteggiare le scarsità idriche che investono con frequenza e intensità crescenti il settore agricolo.
L'utilizzo energetico della fonte idraulica ai fini della produzione di energia, a differenza del fotovoltaico sul quale sono state emanate apposite linee guida regionali relative alla localizzazione di nuovi impianti, è disciplinato da leggi e regolamenti che nella loro evoluzione hanno via via recepito ed incluso i principi di tutela dell'ambiente e nello specifico di tutela delle risorse idriche previste dalla direttiva quadro sulle acque 2000/60 UE.
Attualmente è in corso la revisione del regolamento 10R del 2003 che disciplina il procedimento di concessione di derivazione di acqua con la specifica finalità di coordinarlo con il procedimento unico 387/2003 e di introdurre criteri che consentano di utilizzare il massimo potenziale energetico residuo, compatibilmente con il raggiungimento degli obiettivi di qualità dei corpi idrici. Il quadro normativo di riferimento, unitamente al livello programmatico rappresentato dal Piano di Tutela delle Acque nelle more della predisposizione di un piano energetico regionale consentono di valutare l'idoneità di un impianto di produzione di energia idroelettrica.
In conclusione, la coerenza con gli atti di pianificazione regionali e di distretto ed il rispetto della normativa nazionale e regionale delle procedure e dei criteri di valutazione previsti dalla disciplina di settore ben consentono all'Amministrazione regionale di esprimere un motivato parere sul progetto anche in assenza del provvedimento di identificazione delle aree inidonee all'installazione di nuove centraline, in considerazione del fatto che nel caso di specie l'uso energetico riguarda soltanto un aspetto secondario del progetto, ancorché si tratti di un'interessante opportunità di incremento della produzione di energia da fonti rinnovabili.


Argomento: Protezione civile

Interrogazione a risposta immediata n. 1157 presentata dal Consigliere Stara, inerente a "Protezione Civile. Perché abbandonare corso Marche?"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 1157 presentata dal Consigliere Stara, che ha la parola per l'illustrazione.



STARA Andrea

Ho avuto modo informalmente e casualmente di incrociare l'Assessore alla Protezione Civile ieri ad un'iniziativa e mi ha accennato qualche cosa. Però, di fatto, mi ha confermato che purtroppo l'ipotesi che metto come conoscenza informale è invece un'ipotesi concreta. In sostanza, si prevedrebbe tra le varie altre cose il trasferimento della Protezione Civile, che ha sede nei locali di corso Marche e che, di fatto, vede impegnati circa 1.200 metri quadri, che sono gestiti dall'ente Icarus, che è una società partecipata della Regione Piemonte, il cui contratto è stipulato fino al 2016. Si parla di un trasferimento nella sede di ARPA che tra l'altro non dovrebbe essere neanche una struttura regolare dal punto di vista dell'abilitazione antisismica, e vi sono anche perplessità sulla idoneità nell'accogliere le sale operative. Però l'operazione sembra motivata da un risparmio economico. L'interrogazione rivolge la domanda circa il fatto che se così fosse, essendo la società Icarus partecipata della Regione Piemonte, formalmente ed informalmente si tratterebbe di una partita di giro. Quindi, se così fosse, le risorse potrebbe essere risparmiate, agendo e parlando direttamente con Icarus. È opportuno valutare anche quelli che sono i costi indiretti, cioè i costi del trasferimento, il costo di attrezzature anche abbastanza complesse, che comportano di per sé nell'immediato dei costi molto alti. Per cui chiedo se risponde al vero e se c'è già una sorta di concertazione con il Direttore generale di ARPA sull'argomento o con altri soggetti per capire l'esistenza di questa operazione e i vantaggi o gli svantaggi che ne conseguirebbero.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bonino per la risposta.



BONINO Barbara, Assessore regionale

Il sistema regionale di protezione civile è un'organizzazione complessa basata sull'apporto coordinato e sinergico di specifiche componenti tecnico scientifiche ed organizzative, che concorrono alle attività di prevenzione monitoraggio ed intervento in ordine alle situazioni di criticità insistenti sul territorio.
La sede della Protezione civile regionale è attualmente situata nei locali di corso Marche 79, di proprietà della Icarus, società partecipata di Regione Piemonte, di dimensioni insufficienti a centralizzare, in ottica di ottimizzazione dei servizi e conseguente riduzione delle spese, i servizi necessari.
In particolare, gli accordi con il Corpo Forestale dello Stato ed i Vigili del Fuoco per la gestione del sistema Antincendi boschivi, le attività di previsione e prevenzione meteorologica svolti da ARPA Piemonte la gestione operativa dei coordinamenti di volontari di protezione civile e dell'Antincendio Boschivo, prevedono la centralizzazione delle rispettive Sale Operative e la condivisione dei sistemi di elaborazione dati e di comunicazione connessi.
A tali esigenze si affianca l'opportunità di una più stretta collaborazione con le componenti sanitarie del soccorso (118) e le componenti statali interessate alla gestione di un evento emergenziale.
Appare chiara la necessità di individuare una soluzione logistica che consenta l'adeguata sistemazione degli operatori regionali, del volontariato, del Corpo Forestale dello Stato e degli Enti istituzionali coordinati nella gestione delle emergenze.
Allo stato attuale risulta inapplicabile la soluzione di un ampliamento interno all'attuale struttura di corso Marche anche a seguito delle disposizioni di riduzione delle spese per locazioni passive introdotte dalla legge 5 del 4 maggio 2012: dalle informazioni acquisite presso la Direzione Patrimonio, il canone di locazione e gestione della struttura ampliata subirebbe un incremento di 124.812,78 euro, passando dagli attuali 451.360,22 euro a 580.389,82 euro, solo in minima parte (17.173,02 euro) compensati dalla riduzione dei canoni attualmente versati per l'ospitalità in corso Galileo Ferraris 2 del CFS.
Si è conseguentemente attivata una fase di valutazione di ipotesi alternative che permettano di ottenere sistemazioni della struttura coerenti con gli obiettivi economici e logistici sopra descritti. Una delle opzioni in esame prende in considerazione i locali presso la sede di ARPA Piemonte di via Pio VII 9, che presentano caratteristiche volumetriche e di servizi essenziali e sussidiari di interesse per avviare una valutazione di fattibilità da parte della Direzione Generale di ARPA e delle strutture tecniche della Direzione del Patrimonio, nonché previsioni economiche in linea con gli obiettivi di risparmio fissati dalla legge finanziaria del 2012.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Interrogazione a risposta immediata n. 1151 presentata dal Consigliere Cursio, inerente a "Aumento dei canoni di locazione delle case ATC"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 1151 del Consigliere Cursio, che ha la parola per l'illustrazione.



CURSIO Luigi

Grazie, Presidente.
Assessore, pur consapevole che alcuni dispositivi non sono ascrivibili ad una sua diretta responsabilità, il sottoscritto, in quanto responsabile per la casa, le chiede di rispondere circa l'aumento dei canoni delle case ATC, aumenti che in alcune aree sfiorano per quest'anno il 70-80% e lo stesso dovrebbe avvenire nel corso del prossimo anno.
La casa ATC è per definizione un'abitazione residenziale sociale. Tra l'altro, come previsto dall'articolo 1 della legge n. 3/2010, la Regione Piemonte riconosce e promuove il diritto all'abitazione mediante politiche territoriali e abitative, tese ad assicurare il fabbisogno delle famiglie e delle persone meno abbienti e in particolare delle categorie socialmente svantaggiate.
In aggiunta, Assessore, vorrei anche farle presente che il canone e il costo base di costruzione sono stati stabiliti dalla Giunta regionale (il valore base è dato dal prodotto del costo base di costruzione moltiplicato per la superficie utile). Vorrei sapere da lei se, per determinati casi particolari, intende assumere dei provvedimenti, perché ritengo che, in un momento difficile come questo, in cui l'aumento del canone sfiora addirittura il 70-80% quest'anno e lo stesso sarà per l'anno prossimo (la somma andrebbe ben al di là del 200%), si debbano applicare dei dispositivi, delle formule atte ad aiutare le famiglie interessate.
Inoltre, consapevole che lei non può avere nessuna responsabilità su tutto questo, le vorrei ricordare che il decreto del Presidente del Consiglio n. 1 del 24 gennaio 2012 sulle liberalizzazioni ha introdotto l'imposta dell'IVA al 10% proprio su questi alloggi. Naturalmente, se noi aggiungiamo anche il provvedimento dell'IMU...



PRESIDENTE

Scusate, ma sono costretto a chiederei a tutti un minimo di silenzio per permettere al collega Cursio di concludere l'intervento. Grazie.



CURSIO Luigi

I provvedimenti governativi appesantiscono altresì la situazione economica degli enti gestori di edilizia residenziale pubblica, in quanto soggetti al pagamento dell'imposta municipale unica, cosiddetta IMU.
L'applicazione combinata dell'IMU e dell'IVA incrementa notevolmente il costo a carico delle famiglie. Di conseguenza, le chiedo, Assessore, quali iniziative intende adottare al fine di calmierare gli aumenti dei canoni di locazione rispetto alla congruità degli stessi in rapporto alle aree economiche di appartenenza di ogni singolo assegnatario.



PRESIDENTE

Chiedo a chi non è interessato ai lavori di uscire cortesemente dall'Aula, grazie.
La parola all'Assessore Cavallera per la risposta.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'edilizia residenziale

Grazie, Presidente.
Con riferimento all'interrogazione consiliare in oggetto disposta dal collega Cursio, si evidenzia che il Settore Disciplina e Vigilanza in materia di Edilizia Sociale di questo Assessorato ha tempestivamente verificato presso le Agenzie Territoriali per la Casa l'eventuale esistenza di criticità diffuse, conseguenti all'applicazione dei nuovi canoni di locazione previsti dalla legge regionale n. 3/2010 e dal relativo regolamento di attuazione.
Le ATC hanno confermato quanto previsto in sede di predisposizione del nuovo meccanismo di applicazione dei canoni, ovvero variazioni minime (contenute in un range di otto euro mensili) per la quasi totalità degli assegnatari. I casi di maggiori variazioni sono riconducibili a situazioni di alto reddito (in prossimità del limite di decadenza) o di alloggi particolarmente grandi (risolvibili mediante lo strumento della mobilità degli assegnatari).
Qui parliamo di case sociali e quindi atte a fronteggiare situazioni socialmente rilevanti. Di conseguenza, ci siamo posti (tutto il Consiglio e la Commissione) il problema e proprio nel regolamento abbiamo introdotto una serie di scalini tra un livello di reddito e l'altro per cui non abbiamo avuto dei grandi salti com'era prima; prima c'erano poche fasce con delle differenze rilevanti.



PRESIDENTE

Scusate, colleghi, ma non si riesce a sentire l'intervento dell'Assessore!



CAVALLERA Ugo, Assessore all'edilizia residenziale

Noi abbiamo contenuto questa variazione in una media di otto euro. Ci sono però situazioni più alte che derivano dal fatto che vi sono assegnatari prossimi al limite della decadenza o che in qualche caso hanno superato il reddito, per cui pagano un canone a livello di mercato (si fa per dire, nominalmente, perché comunque c'è una differenza rispetto al mercato), oppure situazioni di alloggi sproporzionati rispetto al nucleo familiare e allora in questo caso è opportuno che, d'intesa con l'ATC o il Comune, l'assegnatario ricerchi un alloggio di sua taglia. Tale risultato congiuntamente al sostanziale mantenimento del gettito da canoni bollettato dalle ATC, permette di valutare in termini positivi la riforma attuata giacché non produce effetti deleteri a carico degli assegnatari, ma consente - attraverso un sistema di fasce reddituali molto più dettagliato di limitare gli effetti delle variazioni delle situazioni economiche dei medesimi.
L'applicazione sul patrimonio di edilizia sociale dell'IMU non comporta incrementi diretti dei canoni di locazione degli alloggi di edilizia sociale. L'imposta è, infatti, a carico degli enti proprietari del patrimonio, che non possono rivalersi direttamente sugli assegnatari per il suo pagamento. La variazione dell'aliquota IVA da applicarsi sui canoni di locazione comporta, invece, un seppur minimo incremento della bollettazione, ma l'Amministrazione regionale non ha evidentemente alcuna possibilità di esimere gli enti gestori del patrimonio dalla sua applicazione.
In termini più generali, si evidenzia che l'applicazione dell'IMU anche al patrimonio d'edilizia sociale ha destato una forte preoccupazione in tutti i soggetti istituzionali interessati, comportando pesanti conseguenze sull'equilibrio economico e finanziario delle Agenzie Territoriali per la Casa. Il pagamento di tale imposta, inoltre, sottrae preziose risorse che potrebbero, invece, essere destinate alla manutenzione del patrimonio di edilizia sociale.
Ciò nondimeno, sia le ATC attraverso il sistema di Federcasa sia gli Assessori regionali attraverso il coordinamento della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome hanno evidenziato al Governo la situazione di criticità conseguente l'applicazione dell'IMU al patrimonio d'edilizia sociale che, al momento, non ha trovato il necessario ascolto.
Le Regioni continuano a insistere per l'eliminazione del gravame dell'IMU sugli alloggi di edilizia sociale. Per la verità, stiamo studiando anche la possibilità di conferire gli alloggi al patrimonio dei singoli Comuni, riservandone ovviamente il vincolo di destinazione permanente di edilizia sociale alla gestione ATC: in questo caso, essendo un patrimonio comunale, non sarebbe soggetto ad IMU.


Argomento: Industria (anche piccola e media)

Interrogazione a risposta immediata n. 1152 presentata dal Consigliere Buquicchio, inerente a "Disposizioni in materia di cessione dei crediti delle imprese, caratteristiche del sistema di certificazione del credito"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 1152, del Consigliere Buquicchio.
Risponderà l'Assessore Sacchetto.
La parola al Consigliere Buquicchio, per l'illustrazione.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Assessore, come lei sa, le imprese sono in crisi e la cassa integrazione, purtroppo, aumenta.
So che - come Giunta - siete preoccupati (non potete che esserlo, con tutta la maggioranza e il Presidente Cota) almeno quanto lo siamo noi (non dico se di più o di meno).
Ritengo che l'azione della Giunta debba mettere in campo tutta una serie d'iniziative volte a difendere le imprese. Parlo, Assessore, sia delle imprese "sane" che sono in crisi, perché il momento è quello che è sia delle imprese "sane", ma che sono state piegate dall'usura, per infiltrazione della criminalità organizzata (leggasi 'ndrangheta), nei confronti della quale ritengo che tutto il Consiglio regionale, tutti gli amministratori, tutta la politica regionale debba reagire con forza e senza paura alcuna.
Pertanto, mi aspetto che, dopo l'approvazione, in finanziaria, di quell'emendamento passato all'unanimità, che vedeva nella forma del pro soluto l'obbligo, da parte della Regione, del riconoscimento dei crediti nei confronti delle aziende creditrici verso la Regione, si sia attivato un meccanismo atto a certificare quello che abbiamo stabilito, perché noi Assessore, siamo avanguardisti: siamo arrivati prima del Parlamento europeo e del Parlamento italiano sulla riforma dei partiti, siamo arrivati prima del Parlamento italiano sulla questione del sostegno alle imprese! Noi siamo avanguardisti, perché il Ministero dello Sviluppo Economico dell'Economia e delle Finanze, estrapolando prima le regioni come il Piemonte, che aveva l'obbligo del piano di rientro, ma poi facendolo rientrare, dopo un mese ha detto la stessa cosa, pertanto c'è anche l'appoggio nazionale.
Voglio sapere, dunque: cos'è stato fatto da parte della Regione? stato indicato un numero di telefono, che magari è sempre occupato pensando di avere assolto quest'obbligo? C'è un team di persone che rispondono e che s'impegnano a reclutare quante più imprese possibili, nel rispetto dell'assunzione di un obbligo da parte nostra? La prego di darmi una risposta concreta e rassicurante, poich l'obiettivo non può che essere comune, visto che quell'emendamento l'abbiamo votato tutti.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Buquicchio.
La parola all'Assessore Sacchetto per l'illustrazione.



SACCHETTO Claudio, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Do lettura di una risposta predisposta dagli Uffici.
Premesso che la cessione del credito non concerne contributi e sovvenzioni, ma riguarda esclusivamente somme dovute per somministrazione forniture e appalti (transazioni commerciali), si precisa che l'attuazione di quanto previsto all'articolo 36, comma 2, della legge finanziaria per l'anno 2012 è stata necessariamente sospesa per evitare la sovrapposizione con il pacchetto di interventi governativi emanati ed in fase di approvazione, con i quali si obbliga (e non si lascia la facoltà) gli enti pubblici a certificare gli eventuali crediti vantati dalle imprese per forniture e appalti.
Infatti, i decreti governativi prevedono, oltre ad un "procedimento di certificazione nella forma ordinaria", anche un "procedimento di certificazione mediante piattaforma elettronica" tramite Consip S.p.A., cui dovranno aderire le Pubbliche Amministrazioni e su cui potranno accreditarsi i fornitori, con il vantaggio che - concluso il procedimento la relativa comunicazione assolverà ai requisiti di legge e all'obbligo di notificazione.
Il Governo ha annunciato cinque nuovi strumenti: due decreti sulla certificazione, un decreto sulle compensazioni, un decreto sull'utilizzo del fondo Centrale di Garanzia (per ottenere un'anticipazione bancaria assistita dalla garanzia), un accordo banche-imprese.
In aggiunta ed in attuazione dell'articolo 35, comma 1, lettera b), del DL 1/2012 n. 1, il Governo ha disposto altresì che, al fine di accelerare il pagamento dei crediti commerciali esistenti alla data d'entrata in vigore del decreto medesimo, su richiesta dei soggetti creditori, i crediti maturati alla data del 31 dicembre 2011 possano essere estinti anche mediante assegnazione di titoli di Stato, nel limite massimo di 2.000 milioni di euro.
Sulla Gazzetta Ufficiale n. 143 del 21/6/2012 sono stati pubblicati due decreti del Ministero dell'Economia e delle Finanze del 22 maggio 2012, in materia di crediti nei confronti delle sole Amministrazioni statali e degli Enti pubblici nazionali.
Tali decreti disciplinano, in particolare: le modalità di certificazione del credito, anche in forma telematica, di somme dovute per somministrazione, forniture e appalti da parte delle Amministrazioni dello Stato e degli Enti pubblici nazionali; il pagamento dei crediti commerciali connessi a transazioni commerciali per l'acquisizione di servizi e forniture certi, liquidi ed esigibili, corrispondenti a residui passivi di bilancio, ai sensi dell'articolo 35, comma 1, lettera b), del DL 1/2012 convertito con modificazioni dalla legge n. 27/2012.
Per quanto riguarda, invece, le Regioni e gli Enti locali, allo stato attuale sono in corso d'approvazione, acquisito il parere della Conferenza Stato-Regioni, due seguenti schemi di decreto del Ministero dell'Economa e Finanze, concernenti: le modalità di certificazione del credito, anche in forma telematica di somme dovute per somministrazione, forniture e appalti da parte delle Regioni, degli Enti locali e degli Enti del Servizio Sanitario Nazionale ai sensi dell'articolo 9, comma 3 bis e 3 ter, del DL 185/2008, convertito con modificazioni dalla L. 2/2009 e successive modifiche e integrazioni le modalità con le quali i crediti non prescritti, certi, liquidi ed esigibili, maturati nei confronti delle Regioni, degli Enti locali e degli Enti del Servizio Sanitario Nazionale per somministrazione, forniture e appalti, possono essere compensati con le somme dovute a seguito di iscrizione a ruolo, ai sensi dell'articolo 31, comma 1 bis, del DL 78/2010 convertito con modificazioni dalla L. 122/2010.
I crediti non prescritti, certi, liquidi ed esigibili nei confronti di Regioni ed Enti locali per somministrazione, forniture e appalti potranno essere prima certificati e poi compensati per debiti derivanti da cartelle di pagamento e atti di cui agli articoli 29 e 30 del D.L. 78/2010 notificati entro il 30 aprile 2012.
La certificazione del credito presuppone che il credito venga pagato entro 12 mesi dall'atto della certificazione.
Il credito certificato potrà essere utilizzato per il pagamento totale o parziale di tributi, regionali o locali, per il pagamento di contributi assistenziali e previdenziali e per premi per l'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni e le malattie professionali, ovvero per le entrate spettanti all'Amministrazione che ha rilasciato la certificazione.
I due schemi di decreto in discussione hanno subito, a seguito della trattazione in Conferenza tecnica, alcune modifiche, che hanno accolto per solo in parte le obiezioni sollevate dalle Autonomie locali. Infatti, i limiti imposti dal Patto di stabilità interno non sempre potranno presumibilmente consentire all'Ente locale di procedere al pagamento entro 12 mesi.
Il Ministero dell'Economia e delle Finanze si è mostrato parzialmente disponibile ad accogliere le richieste di modifica, e ha inserito nello schema di decreto sulla certificazione dei crediti due distinte fattispecie di certificazione: la prima con data, pagabile comunque entro l'anno, la seconda senza data, della quale la tempistica di pagamento dovrà essere definita in conformità con gli obiettivi di Patto.
I pagamenti in conto capitale conseguenti alle certificazioni concorrerebbero al perseguimento degli obiettivi del patto stesso.
L'ANCI e l'UPI hanno chiesto che la compensazione sia possibile solo tra crediti e debiti riferibili ad Enti del medesimo livello di governo nonché che sia ammessa la compensazione delle somme iscritte a ruolo di un'Amministrazione pubblica debitrice rispetto al credito nei confronti di altre Pubbliche Amministrazioni. Le Regioni hanno evidenziato la necessità di non escludere le stesse Regioni sottoposte al Piano di rientro da disavanzi sanitari e che siano fatte salve le procedure di certificabilità del credito che le Regioni già pongono in essere.
A tal proposito, Palazzo Madama ha approvato l'emendamento al decreto sulla spending review che introduce la certificazione dei crediti delle imprese verso la Pubblica Amministrazione, ricomprendendo le Regioni già sottoposte a Piani di rientro extra-deficit nella sanità. In specifico, in sede di conversione in legge del decreto legge n. 52/2012, recante "Disposizioni urgenti per la razionalizzazione della spesa pubblica", il Senato ha approvato il disegno legge n. 3284, inserendo l'art. 13 bis "Disposizioni in materia di certificazione e compensazione dei crediti vantati dai fornitori di beni e servizi nei confronti delle Amministrazioni pubbliche", con cui si estende l'istituto della certificazione dei crediti agli Enti del Servizio sanitario nazionale e si abbrevia a 30 giorni il termine per il rilascio delle certificazioni e con cui si precisa l'ambito soggettivo dell'esclusione dall'obbligo del rilascio delle certificazioni ammettendo che anche le Regioni in regime di Piano di rientro dal deficit sanitario possano procedere alla certificazione di crediti.
Il disegno di legge n. 3284, approvato dal Senato, è stato trasmesso l'11 giugno 2012 alla Camera (DDL n. 5273) e attualmente segue il suo iter in Commissione; l'esame è iniziato il 14 giugno 2012. Grazie, Presidente.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura

Interrogazione a risposta immediata n. 1159 presentata dal Consigliere Biolé, inerente a "Provvedimenti in merito all'uso del thiametoxam contro la flavescenza dorata della vite"


PRESIDENTE

Proseguiamo con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n.
1159, presentata dal Consigliere Biolé, che ha la parola per l'illustrazione.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
Ritorniamo su un argomento di cui abbiamo già discusso con l'Assessore Sacchetto e che però, in questo caso, riguarda quelli che dovrebbero essere, dal punto di vista dell'Assessorato, i provvedimenti ulteriori su una strada intrapresa a partire dalla stagione 2011 per quanto riguarda i trattamenti della flavescenza dorata della vite con sostanze neonicotinoidi come il thiametoxam.
Sappiamo che la circolare diramata nel luglio scorso aveva già fatto parecchi passi in avanti per quanto riguarda il riconoscimento di alcune delle attività fisiologiche degli sciami di api e anche per l'eventuale possibilità di utilizzo di una sostanza molto meno impattante come il piretro naturale. In pratica, però, la circolare non ha avuto grossa diffusione perché purtroppo neanche i Comuni l'hanno apposta nei luoghi più significativi: dal nostro punto di vista non l'hanno diffusa abbastanza verso gli agricoltori e i viticoltori.
Nello stesso tempo ci siamo resi conto che, secondo noi, questa circolare dava una responsabilità piuttosto elevata proprio ai viticoltori che non ci risultano supportati nella verifica della presenza di attività apicole attorno alla propria area di produzione. Ci sembrava che in questo caso l'Assessorato - o comunque la Regione - mettesse un po' la testa nella sabbia, nel senso che, dopo aver fatto la circolare, non verificava che questa venisse fatta presente e pubblicizzata a tutti i viticoltori cui addirittura, non venivano dati gli strumenti per verificare tutte queste misure precauzionali.
L'interrogazione, allora, nasce in questo contesto. In questo periodo si tratta ovviamente di verificare quali sono le prime misure per quanto riguarda l'eventuale primo trattamento di una problematica, come la flavescenza, che in ogni caso non è stata debellata. Ricordo che la circolare parla del fatto che la sostanza naturale piretro non ha sconfitto questa malattia e non ha delle conseguenze specifiche e precise; si pu però riconoscere che nemmeno sostanze chimiche come i neonicotinoidi hanno avuto dei riscontri positivi.
In pratica chiediamo all'Assessore in che modo intende portare a termine il percorso intrapreso, perché ci sembrava che ci fossero degli spiragli, delle aperture rispetto ad una sostituzione - attraverso il consiglio della Giunta regionale verso i viticoltori - con la sostanza naturale piretro, che è stata riconosciuta valida; e chiediamo anche, visto che le conseguenze negative del thiametoxam sull'attività degli sciami d'api sono ormai certificate anche a livello ministeriale, se non fosse il caso di mettere sostanzialmente al bando i neonicotinoidi, come già richiesto da tempo da molte associazioni di apicoltori e soprattutto per il principio di precauzione sancito a livello europeo e recepito anche a livello nazionale e regionale. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie.
Per la Giunta regionale, risponde l'Assessore Sacchetto.



SACCHETTO Claudio, Assessore all'agricoltura e foreste

Grazie, Presidente.
Il 2010 e il 2011 sono stati anni di recrudescenza della flavescenza dorata in molte aree viticole del Piemonte. Ogni anno la Regione Piemonte attraverso il Settore fitosanitario, attiva un piano operativo di lotta alla flavescenza dorata. Le attività di monitoraggio hanno messo in luce già nel 2009-2010, una persistenze presenza di popolazioni numerose di scaphoideus titanus e anche nel 2011 si è verificato lo stesso andamento.
Le strategie di lotta obbligatoria indicate dalla Regione Piemonte si basano sulle evidenze scientifiche attualmente disponibili sulla malattia e sul suo insetto vettore e sull'esperienza maturata in altri distretti viticoli italiani ed esteri, dove la malattia è stata contenuta.
L'immissione in commercio, nel 2005, di un nuovo insetticida neonicotinoide - il thiametoxam, appunto - particolarmente efficace contro l'insetto vettore della flavescenza dorata - visto anche il numero limitato di altre sostanze attive disponibili, a seguito del processo di revisione dei fitofarmaci avviato dall'Unione Europea - ha fatto sì che i formulati a base di diametoxan abbiano avuto largo impiego in campo viticolo, non solo in Piemonte ma anche in altre regioni, essendo questa sostanza attiva inserita nelle linee guida nazionali per disciplinare e riorientare il Piano di sviluppo rurale.
A seguito dell'introduzione dell'utilizzo di questo insetticida in viticoltura, sono stati segnalati nel 2006 svariati casi di avvelenamento delle api e spopolamento degli alveari in diverse aree del Piemonte. Queste morie sono state prontamente segnalate dalle Associazioni degli apicoltori e ciò ha permesso di indagare le cause di questo fenomeno, legato principalmente a trattamenti effettuati in concomitanza con il periodo di fioritura dei vigneti, in contravvenzione a quanto previsto dalla legge regionale n. 20 del 3 agosto 1998 che vieta l'effettuazione di trattamenti insetticidi sulle colture in fioritura o in presenza di fioriture spontanee sottostanti.
Il Settore fitosanitario regionale, a seguito di contatti con le Associazioni degli apicoltori, ha provveduto a inserire nei comunicati rivolti ai tecnici viticoli, relativi all'effettuazione dei trattamenti insetticidi contro lo scaphoideus titanus, specifici riferimenti alla legge sopra menzionata, nonché la necessità di intervenire con insetticidi di sintesi solo dopo la fioritura della vite, ad allegazione avvenuta, in assenza di fioritura nell'interfilare dei vigneti e in assenza di vento per evitare fenomeni di deriva delle soluzioni insetticide.
A seguito di queste indicazioni, riportate poi dai tecnici nei bollettini destinati ai viticoltori, la situazione è decisamente migliorata, com'è stato riconosciuto dalle stesse Associazioni del settore apicolo, al cui giudizio vengono sottoposti i comunicati prima di essere diramati ai viticoltori.
Venendo alla circolare del 18 luglio 2011 oggetto dell'interrogazione si specifica che il riferimento alla possibilità di avvelenamento delle api, che frequentano in estate i vigneti dopo la fioritura alla ricerca di melata e di gocce di rugiada, è stato introdotto come ulteriore elemento prudenziale, ritenendolo alla prova dei fatti un evento estremamente raro e privo dei riscontri oggettivi.
Per quanto riguarda il piretro, tenuto conto che le indicazioni sul suo utilizzo sono sempre stati oggetto di comunicati specifici destinati alle aziende biologiche, in questa circolare si è tenuto a precisare che questo può essere utilizzato liberamente dalle aziende che aderiscono alle misure agro-ambientali del PSR. Rispetto alla scarsa attività del piretro naturale sugli adulti dello scaphoideus titanus, si tratta di un dato da tempo acquisito dai tecnici vitivicoli sulla base di prove sperimentali di efficacia condotte da Enti di ricerca nazionale ad anche direttamente dal Settore Fitosanitario Regionale (SFR).
Al SFR non risulta che la circolare in questione sia stata esposta nelle bacheche di pochissimi comuni. Le indicazioni vengono tempestivamente esposte sia dai comuni sia dai tecnici in apposite bacheche sparse sul territorio. I viticoltori hanno una conoscenza locale in merito alla presenza di apicoltori molto più attendibile di quanto si possa avere centralmente.
La diminuzione dei casi di avvelenamento di api nei vigneti che si è verificato negli ultimi anni, anche se non si sono azzerati, dopo che sono stati messi a punto bollettini tecnici sui trattamenti, dimostrano che la scelta intrapresa va nella direzione giusta e che occorre perseverare cercando di perfezionare la divulgazione tecnica corretta.
Inoltre, circa il riferimento al principio di precauzione con la richiesta di messa al bando immediata dell'uso di sostanze contenenti neonicotinoidi, si fa presente che non rientra tra le competenze assegnate alle Regioni la possibilità di sospendere l'utilizzo di un prodotto fitosanitario autorizzato in tutto il territorio italiano su una determinata cultura. Tale prerogativa, infatti, spetta esclusivamente al Ministero della Salute ai sensi del Reg. (CE) 1107/2009 e del DPR 28 febbraio 2012, n. 55.
Infatti relativamente all'esistenza di valide alternative all'utilizzo di Thiamethosam si informa che al momento, escludendo l'impiego del piretro naturale, attivo sulle forme giovanili del vettore ma segnalato come scarsamente efficace sugli adulti, rimangono soltanto gli esteri fosforici (clorpirifos metil ed etil) ed etofenprox sicuramente non innocui sulle api, oppure occorrerebbe fare ricorso ai piretroidi di sintesi, come avviene per esempio in Francia, anche questi poco selettivi nei confronti della fauna e naturalmente altamente tossici per le api.


Argomento: Organizzazione turistica

Interrogazione a risposta immediata n. 1154 presentata dal Consigliere Muliere, inerente a "Quali strategie di rilancio per la Società Terme Acqui S.p.A.?"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 1154, presentata dal Consigliere Muliere, che ha la parola per l'illustrazione.



MULIERE Rocco

Grazie, Presidente.
una questione che il Vicepresidente Cavallera conosce bene. Riguarda la situazione della Società Terme Acqui. Con la delibera di dicembre dell'anno scorso, la Giunta regionale ha ceduto le quote della Regione a Finpiemonte Partecipazioni, all'interno della S.pA. Terme di Acqui, per un importo di 21 milioni e 157 mila euro.
In quella realtà emerge una situazione particolare, un dato preoccupante: con la presentazione del bilancio consuntivo 2011 è emersa una perdita di un milione e 91 mila euro; un calo del fatturato termale pari a 9,2%; una preoccupazione diffusa all'interno della città da parte degli albergatori relativamente al calo delle presenze e, soprattutto, al futuro delle Terme, dopo il passaggio delle quote a Finpiemonte Partecipazioni. La preoccupazione principale dei cittadini e degli albergatori è relativa alla diminuzione del fatturato e al calo delle presenze. Mi permetto di aggiungere anche l'incertezza che si vive da parte di tutti rispetto alla gestione delle Terme di Acqui S.p.A.
A dicembre 2011 l'Assessore Maccanti aveva accennato ad un piano industriale che Finpiemonte Partecipazioni avrebbe dovuto presentare all'interno del quale avrebbero dovuto esserci gli investimenti e tutto quello che concerne un piano industriale: l'attività, gli investimenti futuri, quello che si pensa di fare di una struttura importante per la città di Acqui Terme, per l'economia della provincia di Alessandria e, mi permetto di dire, anche per il turismo a livello regionale.
Ecco perché chiedo alla Giunta del piano industriale. Fino ad ora non si è capito quale sia il piano industriale relativamente alle Terme di Acqui. Quindi credo sia utile parlarne.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera per la risposta.



CAVALLERA Ugo, Vicepresidente della Giunta regionale

Ovviamente rispondo per conto della collega Maccanti, che non poteva essere presente.
Ho raccolto verbalmente una serie di indicazioni e cercherò di rispondere il più possibile alle domande del Consigliere Muliere, fermo restando il fatto che siamo in sede di interrogazioni a risposta immediata quindi ad una domanda segue una risposta. Ovviamente, per ulteriori approfondimenti, ci sono le sedi opportune, che vanno dall'interrogazione ordinaria alla Commissione.
La prima considerazione che faccio, andando dietro alle premesse dell'interrogazione, è che è stato conferito a Finpiemonte Partecipazioni il pacchetto azionario affinché Finpiemonte possa dare, come capogruppo di questa società partecipata, opportuna indicazione e adottare, come azionista di maggioranza, tutte le iniziative per raggiungere la valorizzazione del patrimonio della società formata dalle strutture immobiliari, ma anche dalla professionalità di tutti i dipendenti e dal ruolo che svolgono le terme come punto di riferimento per la città.
Credo che sugli obiettivi di rilancio e di valorizzazione non ci saranno divisioni, nel momento in cui se ne dovesse parlare in Consiglio o nella sede propria di Finpiemonte Partecipazioni. Semmai, si possono discutere i percorsi, anche se dobbiamo dire che, a livello di territorio in questi anni, sono state compiute varie azioni. Pensiamo al Centro Congressi; pensiamo al rifacimento di alcune strutture di accesso alla zona bagni, come per esempio il ponte Carlo Alberto; pensiamo al nuovo centro benessere nella zona Antiche Terme. Si tratta di una serie di iniziative che, se non sono organizzate in modo organico, non producono gli effetti che ci si attendeva.
Credo che occorra pensare al mercato, al fine di fare incontrare la realtà delle Terme di Acqui S.p.A.,con soggetti che possono meglio inserirsi nel circuito turistico e termale, ferme restando le difficoltà.
Tutti leggiamo i giornali e sappiamo che ci sono dei trend, legati anche ad un andamento socio-economico di carattere generale, che non sono soddisfacenti.
Essendo questo un centro termale pubblico, è nostro dovere valorizzarne tutte le potenzialità.
Finpiemonte Partecipazioni sta già elaborando soluzioni, che presenterà in sede di assemblea di società o in altro modo, più utili per andare in quella direzione. L'obiettivo è quello di salvare la titolarità del bene del core business - quello delle acque termali - che sono ovviamente una ricchezza per tutta la comunità non solo acquese, affidando al mercato quelle attività alberghiere e quelle attività di servizio, che magari il mercato potrebbe svolgere meglio, raccogliendo anche le disponibilità provenienti dal territorio stesso, dove le associazioni degli albergatori ed altri hanno dato una serie di disponibilità.
Si potrà fare tesoro anche delle esperienze della procedente gestione della società Terme, dove, partendo da una positiva apertura ad una ricerca di un partner, alla fine il tutto si è dovuto interrompere, a causa di una difficoltà di tipo amministrativo.
Tuttavia, la sostanza di quel percorso potrebbe essere riesaminata e rivitalizzata.
L'impegno, quindi, è per il rilancio, naturalmente con una sollecitazione a Finpiemonte Partecipazioni perché svolga il compito che il nostro Ente le ha affidato, cedendole le quote che prima deteneva direttamente la Regione.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione a risposta immediata n. 1155 presentata dal Consigliere Ronzani, inerente a "Centro medico per la cura di patologie oncologiche Fondazione Tera"


PRESIDENTE

Proseguiamo con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n.
1155, presentata dal Consigliere Ronzani.
La parola al Consigliere Ronzani per l'illustrazione.



RONZANI Wilmer

Collega Cavallera, intanto la prego di salutarmi l'Assessore Monferino che credo continui a ritenersi amministratore delegato e non Assessore della Regione Piemonte, perché spesso e volentieri non viene in aula a rispondere alle nostre interrogazioni. Naturalmente ho molta stima di lei ma credo ci sia un problema di rispetto nei confronti del Consiglio e dei colleghi Consiglieri, siano essi di maggioranza o di minoranza.
la quarta interrogazione che presento su questo argomento: alla prima venne data una risposta entro tempi ragionevoli; per le altre due - una firmata anche dal collega Gariglio - sono stati sfiorati ampiamente i termini previsti dal nostro Regolamento, nonostante abbia ripetutamente sollecitato l'Assessore competente e gli uffici della Regione (ma in questo caso è evidente una responsabilità politica dell'Assessore) all'interrogazione. Per questo motivo, oggi ho deciso di presentare il question time. Speravo di poter conoscere il punto di vista dell'Assessore attraverso la sua viva voce: conoscerò il punto di vista dell'Assessore attraverso la viva voce dell'Assessore "plenipotenziario" Cavallera, che risponde a tutto.
Il problema è delicato, Assessore Cavallera, quindi abbiamo bisogno che l'Assessore - l'Assessorato e la Regione - dica una parola chiara sulla questione.
Mi riferisco alla realizzazione a Biella, in un'area già oggetto di varianti da parte dell'amministrazione comunale di Biella, di un centro che sarebbe destinato - uso il condizionale - alla cura delle patologie oncologiche in età pediatrica, cioè i bambini, da parte della Fondazione Tera.
Il progetto, com'è immaginabile per le implicazioni che avrebbe se venisse realizzato, ha avuto un ampio eco sui giornali locali, e il 22 marzo di quest'anno è stato ufficialmente presentato dalla Fondazione Tera e da altri funzionari ad essa collegati.
Qual è il punto? Il punto è che, rispondendo alla prima delle quattro interrogazioni, quella presentata il 26 ottobre, l'Assessore manifest alcune perplessità rispetto a quel progetto, peraltro perplessità condivisibili. Disse - primo - che non era possibile esprimere alcuna valutazione specifica e circostanziata su quel progetto, di cui stiamo discutendo anche oggi, perché l'Assessorato non ne aveva copia ne comunicazione formale; secondo, disse (sempre allora l'Assessore Monferino) che l'eventuale parere del Ministero della Sanità, a cui compete concedere un'autorizzazione, non avrebbe potuto comunque prescindere (anche questa giusto e condivisibile) da una valutazione della Regione, e quindi dell'Assessorato alla sanità, a cui spetta il compito di individuare ed analizzare quel progetto in relazione al fabbisogno sanitario della nostra regione.
Perfetto. Questi sono gli antefatti.
All'epoca, il 26 ottobre, il progetto non esisteva ancora o, per meglio dire, non esisteva nulla di seriamente paragonabile ad un progetto; il che contribuì, com'è naturale, a sollevare una serie di interrogativi, essendo evidente, per esempio, che è stata concessa una variante al piano regolatore comunale di Biella, nonostante un progetto vero e proprio non sia mai stato presentato, che all'epoca non fosse mai stato presentato.
C'era un "brogliaccio" con tre o quattro "paginette", cosa naturalmente diversa - e lei lo sa, Assessore Cavallera - da un progetto.
Da allora, sono passati otto mesi. La Fondazione Tera ha illustrato quel progetto ma, a seguito di quell'iniziativa, la dottoressa Franca Fagioli, Direttore della struttura di oncomatologia e del Centro Trapianti dell'Ospedale infantile Regina Margherita di Torino, ha definito quel progetto costoso e inutile, motivando questo giudizio sia sul piano tecnico sia sul piano scientifico.
Infine, come se non bastasse, l'associazione italiana oncologiche ed ematologiche, attraverso il suo Presidente, un certo professor Fulvio Porta, denunciò una cosa che deve preoccuparci, cioè che in nessun incontro del Gruppo di radioterapia, costituito dai maggiori esperti nazionali in campo pediatrico, è mai stata valutata una tale iniziativa, avanzando anche in quel caso una serie di perplessità sul piano tecnico, medico e scientifico.
La domanda, Assessore Cavallera, è molto semplice: la Regione e l'Assessorato alla sanità sono a conoscenza di questo progetto - dico io finalmente - dopo otto mesi? Se sono a conoscenza di questo progetto, che giudizio danno, Assessore Cavallera?



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Vicepresidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente.
Si precisa che ad oggi non risulta pervenuta alcuna documentazione ufficiale in merito. Si è a conoscenza delle posizioni in merito al progetto da parte del Direttore della struttura oncoematologia pediatrica e del Centro Trapianti dell'Azienda ospedaliera Regina Margherita e di quanto dichiarato dal Presidente AIEOP. Tuttavia, in mancanza di documentazione ufficiale e circostanziata, non è possibile né prendere in considerazione né tante meno esprimere parere su un progetto di cui si apprendono notizie solo dai giornali.
Pare doveroso ribadire, ancora una volta, che il parere di questo Assessorato, cioè l'Assessorato alla sanità, è essenziale ed imprescindibile per la realizzazione di qualunque struttura che eroghi attività sanitaria sul territorio regionale.
Per completezza, si allega la risposta all'interrogazione precedente (anche se credo non fosse necessario perché il Consigliere Ronzani la conosce bene, ma comunque è allegata), sulla base della quale non è possibile esprimere, in definitiva, alcuna valutazione specifica e circostanziata in merito ad un progetto di cui non si ha copia n comunicazione formale da parte del soggetto attuatore.
Si ritiene altresì utile sottolineare l'attenzione che la nostra Regione ha sempre accordato ai piccoli e giovani pazienti affetti da cancro, istituendo formalmente la Rete di Oncologia ed Oncoematologia pediatrica (DGR n. 30-14272 del 6/12/2004), cui obiettivi specifici sono: rispondere all'incremento dell'incidenza delle patologie tumorali ottimizzare il percorso diagnostico-terapeutico del paziente e migliorare la presa in carico del paziente e della famiglia; razionalizzare l'impiego di risorse umane e materiali in ambito sanitario; implementare il rapporto con le Oncologie e i medici di Medicina generale; superare la frammentarietà e la disomogeneità delle prestazioni sanitarie in campo oncologico.
Gli obiettivi sopra elencati sono stati raggiunti nella quasi totalità con l'organizzazione di percorsi assistenziali strettamente collegati tra gli specialisti ospedalieri ed i Pediatri di libera scelta su tutto il territorio regionale. Per quanto sopra, la Rete è stata estesa al territorio della Valle d'Aosta con l'istituzione della Rete Interregionale di Oncologia e Oncoematologia Pediatrica nell'ambito del progetto organizzato della Rete Oncologica del Piemonte e della Valle d'Aosta (DGR n. 25 del 29/03/2010).
Le affermazioni sono precise. Spero che la risposta sia valida.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.


Argomento: Parchi e riserve

Interrogazione a risposta immediata n. 1158 presentata dalla Consigliera Cerutti, inerente a "Futuro Parchi e Aree protette"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 1158, presentata dalla Consigliera Cerutti, che ha la parola per l'illustrazione.



CERUTTI Monica

Grazie, Presidente.
Di questo tema abbiamo già discusso pochi minuti fa nell'incontro in Sala Viglione, tuttavia crediamo sia opportuno dare una veste ufficiale a quelle che sono state le considerazioni portate dagli operatori dei Parchi e dalle organizzazioni sindacali e le risposte dell'Assessore Casoni proprio perché crediamo che sia un elemento di grande preoccupazione ci che sta avvenendo relativamente alla gestione del sistema Parchi e alle Aree protette piemontesi, che sono sicuramente una ricchezza per la nostra Regione.
Comprendiamo che ci siano problematiche dal punto di vista finanziario però in questo momento pensiamo sia comunque importante (non ci stanchiamo di fare delle considerazioni su questo aspetto), seppure sappiamo essere difficile e necessario considerare anche che esistano delle priorità.
Queste priorità debbono essere certamente valide per un sistema che ha permesso di far nascere progetti ad alto valore scientifico, riconosciuti in tutto il mondo, oltre che - come è stato appena ricordato riconoscimenti da parte dell'UNESCO ai Sacri Monti, alla Banca del germoplasma e al progetto "LUPO, monitoraggi aria, acqua e molto altro" oltre che, sicuramente, ad importanti progetti di promozione dello sviluppo locale e di educazione ambientale.
Sappiamo che ci sono delle sofferenze di cassa, che sono state confermate, che tra l'altro non sono state riprese, ma che hanno visto l'Assessore (in data 6 giugno 2012) inviare agli Enti di gestione delle aree protette una nota in cui li invita a destinare le economie derivanti dalle cessazioni del personale in servizio e dalle trasformazioni di contatti da tempo pieno a tempo parziale alla copertura degli oneri del personale in ruolo, cioè al pagamento degli stipendi. Proseguendo in tale ottica, si dovrà pertanto evitare qualsiasi utilizzo dei risparmi di spesa del personale fisso per contratti a termine, ivi comprese le sostituzioni per maternità. Consideriamo questi elementi piuttosto preoccupanti.
Prima abbiamo avuto rassicurazioni sul pagamento degli stipendi dei tempi indeterminati, ma non dei tempi determinati. In particolare, se abbiamo considerato il numero corretto, ci sarebbero quindi 430 tempi determinati che in questo momento non si sa quale futuro possano avere. La considerazione è quella di capire se verranno presentati dei progetti dagli stessi Enti, che però al momento non hanno copertura finanziaria.
Quindi, anche qui, chiediamo in sede ufficiale come si intenda procedere, anche perché questa indicazione di presentare dei progetti ci sembra più che altro un dilazionare nei tempi delle scelte complesse che questa Giunta comunque dovrà intraprendere stabilendo delle priorità.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Casoni per la risposta.



CASONI William, Assessore ai parchi e aree protette

Grazie, Presidente.
Come diceva la collega Cerutti, si è già tenuta una riunione con i rappresentanti sindacali del personale dei Parchi che, anche oggi, erano davanti alla sede dell'Aula.
Ho già parlato di quelle che sono le preoccupazioni principali, perch in questi giorni sono uscite notizie, alcune vere, che non ho nessun problema a riconoscere, altre un po' artatamente messe in giro, che dichiaravano che sarebbero messi a rischio anche i posti di lavoro del personale di ruolo (tempi indeterminati).
Ho chiarito che le risorse per il personale a tempo indeterminato sono garantite e, nello stesso tempo, confermo che non sono garantite invece le risorse per il personale a tempo determinato lasciato alla libera discrezionalità della nomina da parte degli Enti che sperano di essere sostenuti da fondi regionali.
Noi vogliamo capire a cosa servono queste persone, cosa fanno, se ci sono finanziatori esterni che le sostengono, per esempio, con progettazioni dell'Unione Europea, delle fondazioni bancarie o di attori esterni che possono dare una risposta; valuteremo una ad una le proposte che man mano che arriveranno.
In questa fase, così come è stato fatto in tutti gli altri settori della nostra Regione, non possiamo pretendere che il sistema dei parchi rimanga sotto una campana di vetro, come se nulla fosse cambiato in questi anni. Con la convinzione che debba pensare a tutto il pubblico, che le iniziative debbano essere totalmente finanziate dalla Regione, senza l'apporto di privati o di enti secondari. Noi, invece, stimoliamo i privati e gli enti secondari a partecipare a progetti comuni con la Regione garantiamo le spese del personale a tempo indeterminato e abbiamo fatto anche una riorganizzazione delle finanze tra ente e ente.
Colgo l'occasione per ricordare che ho fatto richiesta ai 14 parchi regionali di presentarmi le relative situazioni di cassa. Sono pervenute cifre abbastanza stupefacenti, nel senso che alcuni parchi hanno presentato passivi, magari anche di un milione di euro, altri hanno presentato una cassa attiva per due se non per tre milioni e mezzo di euro. Di conseguenza, abbiamo trasferito le risorse del personale solo ai parchi in passivo e a quelli in attivo abbiamo detto che utilizzeremo le loro risorse per coprire le spese degli altri parchi.
Se un parco ha la fortuna di avere nel proprio territorio una cava, il passaggio di un'autostrada o di una linea ferroviaria che gli rende, queste non sono risorse di proprietà dell'ente parco, il parco diventa un ente che accumula o accantona risorse, quindi non è giusto che chieda alla Regione di pagare gli stipendi e altre spese. I parchi in attivo devono utilizzare i fondi che sono in cassa e con questo noi contiamo di coprire tranquillamente tutto quello di cui dicevo.
Nell'incontro di oggi ho detto anche un'altra cosa. Poiché sono pronti alcuni progetti di privati che operano all'interno dei parchi, questi soggetti privati avvieranno attività economiche, assumeranno del personale ci saranno ricadute positive per i paesi e per le popolazioni che vivono in questi territori. Logicamente, gli eventuali esuberi del personale a tempo determinato potrebbero trovare una facile collocazione in tali nuove iniziative attivate da privati all'interno dei parchi stessi.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 16.01 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



(La seduta ha inizio alle ore 16.01)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento: Rapporti Regioni - Governo

Ordine del giorno n. 493 presentato dai Consiglieri Botta Marco, Costa e Leo, inerente a "Salvaguardia dei tribunali 'minori' del Piemonte" (richiesta inversione all'o.d.g.)


PRESIDENTE

Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione. Chiedo se vi siano ulteriori proposte di modifica.
Ha chiesto la parola il Consigliere Botta Marco; ne fa facoltà.



BOTTA Marco

Chiederei se fosse possibile un'inversione all'o.d.g., portando all'attenzione dell'Aula, nella seduta odierna, un ordine del giorno relativo alla chiusura dei tribunali "minori", che è argomento di estrema attualità, che necessiterebbe da parte dell'Aula un'espressione, altrimenti verrebbe meno il supporto della Regione Piemonte a questa battaglia che tanti Comuni, tanti Ordini degli Avvocati e correlati Ordini dei Dottori Commercialisti stanno compiendo in queste settimane e in questi giorni.



PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto la parola il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Grazie, Presidente.
Non chiedo alcuna inversione o iscrizione di punti all'o.d.g., per chiedo da parte del Presidente del Consiglio regionale una forte iniziativa. Infatti, nonostante tutti gli annunci, oggi è il 26 giugno e in Consiglio regionale non è ancora arrivato né il conto consuntivo relativo all'anno 2011, né la legge di assestamento del bilancio relativo all'anno 2012. Per quanto riguarda il primo documento, i termini sono abbondantemente scaduti. È vero che sono termini ordinatori e non perentori, ma è altrettanto vero che - come abbiamo avuto modo di avere rappresentato in Sala Viglione poc'anzi, ma potremmo citare "enne" situazioni - la comunità piemontese non può vivere in una condizione di perdurante e continua incertezza. Siccome sappiamo che entrambi i documenti sono fortemente impegnativi e importanti per le scelte di politica che la Regione Piemonte deve portare avanti, con rilevanti ricadute sull'economia e sulla comunità piemontese, consideriamo irresponsabile l'atteggiamento che la Giunta regionale ha assunto su questi temi.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Reschigna. Dopo le rispondo.


Argomento: Rapporti Regione - Parlamento

Ordine del giorno n. 819 presentato dalla Consigliera Bresso, inerente a "Inserimento del reato di tortura nel Codice Penale italiano" (richiesta iscrizione all'o.d.g.)


PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bresso.



BRESSO Mercedes

Grazie, Presidente.
Ieri ho presentato un ordine del giorno sull'inserimento del reato di tortura nel Codice Penale italiano.
Oggi, se ricordo bene, è la giornata mondiale contro la tortura. È in discussione a livello parlamentare, presso la Commissione Giustizia, un disegno di legge che, ovviamente, come molti altri, è bloccato lì. Questa mi pareva l'occasione buona per sollecitare il Parlamento italiano ad inserire questo reato nel nostro Codice Penale. Chiedevo di inserirlo oggi essendo la giornata dedicata a questa questione: si può discutere anche in altro momento, ma chiedo se è possibile farlo oggi.


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali

Ordine del giorno n. 770 presentato dai Consiglieri Cursio, Artesio Dell'Utri, Formagnana, Gariglio, Goffi, Laus, Negro, Pedrale e Pentenero inerente a "Costituzione della Commissione Regionale Permanente Tripartita ex articolo 4 D.Lgs. 23 dicembre 1997 n. 469 - L.R. 14 dicembre 1998 n. 412" (richiesta inversione all'o.d.g.)


PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cursio; ne ha facoltà.



CURSIO Luigi

Grazie, Presidente.
Volevo chiedere un'inversione riguardo all'ordine del giorno n. 770 inerente a "Costituzione della Commissione Regionale Permanente Tripartita ex articolo 4 D.Lgs. 23 dicembre 1997 n. 469 - L.R. 14 dicembre 1998 n.
41".


Argomento:

Programmazione dei lavori


PRESIDENTE

Cominciamo a rispondere puntualmente al Consigliere Reschigna, che pone la questione più rilevante.
Chiedo un attimo l'attenzione, se è possibile, del Vicepresidente Cavallera.
Relativamente a quanto da lei rilevato circa l'assestamento e il conto consuntivo, ricordo che è un atto di Giunta, per cui la piena responsabilità è in capo alla Giunta regionale, che l'ha ascoltata.
Ne abbiamo già parlato nella scorsa Conferenza dei Capigruppo: il termine è ampiamente scaduto, almeno in modo chiaro per uno dei due documenti, il 31 maggio, come lei ricordava. Se non ricordo male l'Assessore Maccanti aveva detto che avrebbe potuto nella prossima riunione dei Capigruppo, quindi giovedì, dare una risposta sugli atti amministrativi sollecitati ancora dal Consigliere Reschigna.



(Commenti dell'Assessore Maccanti)



PRESIDENTE

Aveva detto che giovedì avremmo potuto fare un punto di aggiornamento.



(Commenti dell'Assessore Maccanti)



PRESIDENTE

Bene.
Quindi, giovedì alla Conferenza dei Capigruppo la Giunta si impegna a portare un ragionamento su entrambi i provvedimenti.
Poi abbiamo, da parte della Consigliera Bresso, una richiesta di iscrizione di un nuovo punto, che mi sembra la più semplice. Si tratta di un ordine del giorno presentato dalla stessa nella giornata di ieri e riguarda una posizione di ferma contrarietà alla tortura nel mondo.
Oggi, come ricordava la Consigliera Bresso, è la giornata mondiale contro la tortura, credo si possa inserire e assumere l'impegno di porlo in votazione prima della fine della seduta.
Ha chiesto la parola la Consigliera Bresso; ne ha facoltà.



BRESSO Mercedes

Prima non l'ho detto: è ovvio che se i colleghi interessati lo firmassero mi farebbe molto piacere. Grazie.



PRESIDENTE

Bene.
Poi ci sono le richieste di anticipazione della trattazione di due punti all'o.d.g. Una è del collega Botta Marco, che riguarda il punto 21) all'o.d.g., che reca l'ordine del giorno n. 493, inerente a "Salvaguardia dei tribunali 'minori' del Piemonte".
L'altra è del Consigliere Cursio, relativamente al punto 22) all'o.d.g che reca l'ordine del giorno n. 770, "Costituzione della Commissione Regionale Permanente Tripartita ex articolo 4 D.Lgs. 23 dicembre 1997 n.
469 - L.R. 14 dicembre 1998 n. 41".
Se l'Aula acconsente, inserirei questi ordini del giorno dopo il punto 6) all'o.d.g., in quanto circa i pronunciamenti e la Commissione d'inchiesta c'era un impegno da parte della Conferenza dei Capigruppo.



(L'Assemblea, tacitamente acconsente all'iscrizione all'o.d.g. e alle inversioni all'o.d.g.)



PRESIDENTE

L'o.d.g. è approvato ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento interno del Consiglio regionale, così come modificato.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Sono a disposizione e riproducibili, su richiesta, i processi verbali delle sedute del 19 giugno 2012.


Argomento:

b) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bussola, Cota, Goffi e Lupi. Il numero legale è 29.


Argomento:

c) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.



PRESIDENTE

Comunico all'Aula che, oggi, l'Ufficio di Presidenza si è occupato della questione per l'istituzione di quell'organismo di cui abbiamo ampiamente parlato nella scorsa riunione dei Capigruppo.
In quella sede, avevamo anche ipotizzato di poterlo deliberare oggi: la materia è un po' più complicata rispetto al previsto. Noi siamo pronti con due posizioni alternative, di cui abbiamo ampiamente discusso. Non le abbiamo ancora approvate, in quanto ritenevo più utile e corretto vedere la posizione giovedì mattina, poi lo faremo subito. Quindi, quando individueremo insieme la modalità migliore la porteremo in Aula subito nella prima seduta utile.


Argomento:

Approvazione processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g. "Approvazione processi verbali precedenti sedute", comunico che sono stati approvati i verbali del 6 e 12 giugno 2012.


Argomento: Commemorazioni

Commemorazione del Carabiniere Scelto Manuele Braj, caduto in Afghanistan


PRESIDENTE

Colleghi, ancora una volta dobbiamo procedere ad una commemorazione.
Nella giornata di ieri, lunedì 25 giugno, le Forze Armate italiane in missione in Afghanistan hanno subito la perdita di un giovane Carabiniere in servizio, Manuele Braj, a seguito di un'esplosione avvenuta nel campo di Adraskan, 85 chilometri a sud di Herat.
L'attentato è avvenuto alle ore 8.50 locali (le ore 6.20 in Italia) in prossimità di una garitta di osservazione installata a ridosso della linea di tiro del poligono. L'esplosione ha coinvolto quattro militari dell'Arma appartenenti ad uno speciale nucleo addestrativo della Polizia afgana.
Manuele Braj è morto sul colpo, il Maresciallo Capo Dario Cristinelli e il Carabiniere Scelto Emiliano Asta sono stati feriti alle gambe e immediatamente ricoverati presso l'ospedale da campo americano di Shindan.
Un altro militare è rimasto fortunatamente illeso.
Emanuele Braj, trent'anni, di Collepasso in Provincia di Lecce era Carabiniere Scelto effettivo al 13° Reggimento Friuli Venezia Giulia lascia la moglie e un figlio di 8 mesi.
Esprimiamo profondo cordoglio e partecipazione al lutto dei familiari del Carabiniere Scelto Manuele Braj e un caloroso augurio di pronta guarigione ai militari feriti, rinnovando il sostegno a tutti coloro che quotidianamente, nell'adempimento dei propri compiti operativi, rischiano la vita per portare pace e sicurezza in un paese dilaniato dalla guerra.
Prego il Consiglio regionale di volere osservare un minuto di silenzio.



(L'Assemblea, in piedi osserva un minuto di silenzio)


Argomento: Interventi per calamita' naturali

Esame proposta di deliberazione n. 203, inerente a "Approvazione finanziamento emergenza terremoto in Emilia Romagna (L.R. 28 gennaio 1982 n. 4)"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame della proposta di deliberazione n. 203, di cui al punto 3) all'o.d.g.
Si tratta dell'approvazione del finanziamento per l'emergenza terremoto in Emilia Romagna, che in particolare i colleghi Capigruppo conoscono bene così come coloro che fanno parte del Comitato di Solidarietà.
Nel dispositivo della delibera si riconosce l'esistenza della situazione di emergenza nelle zone dell'Emilia Romagna in seguito agli eventi sismici che si sono verificati a partire dal 20 maggio scorso; si prevede lo stanziamento di 100.000 euro, da reperire non dal bilancio della Regione, ma dal bilancio del Consiglio regionale (fa parte dei risparmi) si prevede, altresì, il finanziamento di uno o più progetti che individuerà il Comitato di Solidarietà insieme alla Protezione Civile e alla Regione Emilia Romagna, tramite l'utilizzo di un ammontare complessivo che risulterà dallo stanziamento stesso di 100.000 euro, dai versamenti effettuati sul conto corrente postale (devo rilevare che sta riscuotendo un certo successo, perché dai dati parziale emergono delle buone risposte) e dai fondi donati su base volontaria da Assessori, Consiglieri e dipendenti regionali.
A tal riguardo, ringrazio tutti le colleghe e i colleghi perché hanno aderito a questo fondo, alcuni donando anche più di un gettone di presenza.
Così come un ringraziamento particolare va ai dipendenti del Consiglio regionale, che, in parte maggioritaria, hanno da subito aderito donando una o più ore di lavoro, in termini di controvalore.
Non essendovi richieste di intervento, indìco la votazione palese sulla proposta di deliberazione n. 203, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
A parte questa votazione, che ovviamente ha ottenuto l'unanimità chiederei se fosse possibile indire le votazioni per appello nominale per tutte le votazioni di questa seduta consiliare, così come discusso in sede di Conferenza dei Capigruppo. Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Le chiederei la cortesia di chiederlo per ciascun provvedimento (era quella mediazione che avevo anticipato nel corso della Conferenza dei Capigruppo).


Argomento: Sistema informativo regionale - Telecomunicazioni

Proseguimento pronunciamento in ordine all'assegnazione in sede redigente del disegno di legge n. 262, inerente a "Riordino delle attività della Regione Piemonte nel settore dell'Information and Communication Technology (ICT)" (questione pregiudiziale) (atti di indirizzo collegati - ordini del giorno n. 799, n. 800, n. 801, n. 802, n. 803, n. 804, n. 805, n. 806, n. 807, n. 808, n. 809, n. 810, n. 813)


PRESIDENTE

In merito al pronunciamento in ordine all'assegnazione in sede redigente del disegno di legge n. 262, "Riordino delle attività della Regione Piemonte nel settore dell'Information and Communication Technology (ICT)", di cui al punto 4) all'o.d.g., farei il punto della situazione.
Nella seduta pomeridiana del 12 giugno era iniziata la discussione sul pronunciamento in ordine all'assegnazione in sede redigente del disegno di legge n. 262. Il Consigliere Lepri aveva proposto una pregiudiziale sulla possibilità di applicare tale provvedimento all'articolo 31 del Regolamento. Sulla pregiudiziale sono intervenuti numerosi Consiglieri. La pregiudiziale presentata dal Consigliere Lepri è stata votata e respinta dall'Aula. Si è quindi passati alle dichiarazioni di voto sul pronunciamento per l'assegnazione in sede redigente del disegno di legge n.
262, con interventi di numerosi Consiglieri.
In seguito alla richiesta dell'Assessore Giordano di effettuare una breve sospensione, la discussione è stata sospesa.
Dobbiamo quindi riprendere con la votazione.
Il numero legale è 29, ma per questa votazione sono necessari 31 voti favorevoli.
Indìco la votazione nominale sulla questione pregiudiziale presentata dal Consigliere Lepri.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 49 Consiglieri votanti 47 Consiglieri hanno votato SÌ 31 Consiglieri hanno votato NO 16 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio approva.
Parimenti, dobbiamo pronunciarci in ordine all'assegnazione del progetto di legge n. 20 "Modifiche alla legge regionale n. 28 del 28 dicembre 2007 (Norme sull'istruzione, il diritto allo studio e la libera scelta educativa", sul quale si era già espresso il Consiglio. Tuttavia come ho spiegato in sede di Conferenza dei Capigruppo e interpretando il Presidente, peraltro oggi confortato anche dal parere ancorché in sede di Giunta di Regolamento...
Prego, Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Non vorrei sindacare, ma visto che è stata inopinatamente concessa la sede redigente, occorre esaminare tutti gli ordini del giorno - che sono atti di indirizzo - prima di procedere ad altri atti.
Il Regolamento del Consiglio regionale prevede...



PRESIDENTE

Ha ragione.
Non è "inopinatamente" - mi scusi, non la voglio correggere - ma questa è una sorta di ravvedimento presidenziale, cioè da parte mia, come ho cercato di spiegare, perché era avvenuta con una maggioranza che poi nel frattempo...
Dobbiamo quindi procedere, in ordine al disegno di legge n. 262 assegnato in sede redigente alla Commissione competente, alla trattazione degli ordini del giorno.
Gli ordini del giorno - lo preciso prima, affinché se ne possa discutere subito qualora se ne ravvisasse la necessità - sono atti di indirizzo che indicano i criteri e i principi direttivi per la formulazione del testo degli articoli, ai sensi del comma 2 dell'articolo 31.
del tutto evidente che, siccome sono sostanzialmente alternativi, una volta dovesse essere approvato un ordine del giorno, quello è. Non si possono...
Approvati gli ordini del giorno, quelli sono i criteri che saranno stabiliti, insieme, ovviamente, ai principi direttivi e quant'altro previsti dal comma 2 dell'articolo 31.
Procederei, quindi, con una breve illustrazione, seguita dalla discussione per chi chiederà la parola, e infine la votazione.



PRESIDENTE

BURZI Angelo (fuori microfono)



PRESIDENTE

Ci dice solo quanti sono?



PRESIDENTE

Gli atti di indirizzo collegati sono i seguenti, che enumero: ordine del giorno n. 799 presentato dalla Consigliera Cerutti, inerente a "Rilancio dell'ICT piemontese e del CSI - Piemonte" ordine del giorno n. 800 presentato dalla Consigliera Cerutti, inerente a "Commissione ordinaria per il disegno di legge n. 262" (ritirato) ordine del giorno n. 801 presentato dalla Consigliera Cerutti, inerente a "Rilancio dell'ICT piemontese e del CSI - Piemonte nel settore sanità" ordine del giorno n. 802 presentato dalla Consigliera Cerutti, inerente a "Rilancio dell'ICT piemontese e dell'efficienza del CSI - Piemonte" ordine del giorno n. 803 presentato dalla Consigliera Cerutti, inerente a "Rilancio dell'ICT piemontese e della governante del CSI - Piemonte" ordine del giorno n. 804 presentato dalla Consigliera Cerutti, inerente a "Rilancio dell'ICT piemontese e dell'integrità del CSI - Piemonte" ordine del giorno n. 805 presentato dalla Consigliera Cerutti, inerente a "Rilancio dell'ICT piemontese e delle linee guida di un piano industriale del CSI - Piemonte" ordine del giorno n. 806 presentato dalla Consigliera Cerutti, inerente a "Rilancio del ruolo decisivo dell'ICT piemontese e del CSI - Piemonte" ordine del giorno n. 807 presentato dalla Consigliera Cerutti, inerente a "Rilancio dell'ICT piemontese e della natura consortile del CSI - Piemonte" ordine del giorno n. 808 presentato dalla Consigliera Artesio, inerente a "CSI: criteri e indirizzi" ordine del giorno n. 809 presentato dalla Consigliera Artesio, inerente a "CSI: criteri e principi" ordine del giorno n. 810 presentato dai Consiglieri Bono e Biol inerente a "Criteri e principi direttivi per la formulazione del testo in sede redigente del disegno di legge n. 262 (ex articolo 31 comma 2 del Regolamento interno del Consiglio)".
Al netto di quello ritirato, il n. 800, se non ho contato male, sono 11.
Ha chiesto la parola il Consigliere Buquicchio; ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Forse sarà sfuggito agli Uffici l'ordine del giorno n. 313 presentato dal sottoscritto, inerente a "CSI Piemonte. Governance, trasparenza e sistemi di controllo sul modello SCR Piemonte".



PRESIDENTE

Verifichiamo. Mi comunicano che non è stato presentato in correlazione a questa votazione, però adesso mi riservo di verificare e se è materia come mi sembra dal titolo, lo dichiariamo attratto.



BUQUICCHIO Andrea

Anche perché l'aveva già citato in altra occasione.



PRESIDENTE

Se il contenuto è coerente con il titolo, le dico già che è attratto.
Procediamo con l'esame degli ordini del giorno: ordine del giorno n. 799 presentato dalla Consigliera Cerutti, inerente a "Rilancio dell'ICT piemontese e del CSI - Piemonte" La parola alla Consigliera Cerutti per l'illustrazione.



CERUTTI Monica

Grazie, Presidente.
L'intento della presentazione di diversi ordini del giorno è legato alla pratica, che finora non abbiamo sperimentato in modo approfondito, sul fatto che ci sia la possibilità dell'approvazione in seguito di un unico ordine del giorno. Per questo abbiamo voluto proporre diversi elementi alla discussione, sperando poi in una discussione vera, anche perché crediamo che avere chiuso la discussione in Commissione redigente renda poco trasparente quella che è la discussione vera, che vorremmo coinvolgesse tutto il Consiglio e, in questo senso, avesse poi la possibilità di essere perlomeno ascoltata dall'esterno, soprattutto dai lavoratori e dagli stessi cittadini piemontesi.
Infatti, qui stiamo discutendo del futuro dell'informatica pubblica piemontese, quindi del futuro dei lavoratori del CSI Piemonte, ma anche di quello che possiamo definire un bene comune.
Pensiamo che sia stato frettoloso, anche se ci sono stati diversi atti nella discussione e quindi ci sono stati diversi stop and go che hanno visto anche parte della maggioranza discutere su posizioni diverse arrivando poi ad una quadra che è questo disegno di legge, che consideriamo piuttosto debole...



PRESIDENTE

La collega Cerutti sta illustrando ordini del giorno che, se approvati limitano sostanzialmente l'ambito di intervento della Commissione redigente. Credo che, dopo il voto precedente, possa essere interessante ascoltarla.
Prego, Consigliera Cerutti.



CERUTTI Monica

Anche perché auspicheremmo che in questa sede ci fosse un pronunciamento da parte di tutti i Consiglieri, di chi ritiene di intervenire su questa materia, in quanto nella Commissione redigente non sarà più possibile avere questa possibilità, se non poi arrivare all'espressione di un voto finale in Aula.
Quindi, abbiamo pensato di proporre diversi questioni con un unico ordine del giorno che le riprende tutte, e poi con ordini del giorno singoli che invece vanno sulle singole questioni.
Illustrando il primo, che è quello più generale, vogliamo riprendere innanzitutto il fatto che questo tipo di discussione debba avvenire in modo trasparente. Non ultimo, abbiamo letto oggi gli interventi su un noto portale e non comprendiamo quanto questi interventi siano effettivamente basati su notizie reali e quanto non lo siano. Comunque pensiamo che tutto ciò vada a discapito del futuro di un'azienda, che ha - e questo non ci stanchiamo di ripeterlo - competenze importanti, e di lasciarla in una situazione poco chiara.
Riprendiamo la questione fondamentale di questo disegno di legge che l'Assessore ci propone. È un disegno di legge che interviene non sul perch modificare il CSI Piemonte, ma prova a dare un come; un come che, a nostro avviso, al di là della non condivisione, non è certamente la ricetta giusta anche per intervenire nelle questioni molto più puntuali, che sono state drammatizzate in questi giorni. Ciò non contribuisce a rendere positivo il clima all'interno dell'azienda, proprio perché drammatizzare e ribaltare sui lavoratori quelle che possono essere delle criticità - che non neghiamo possano esistere - risulta essere una strategia poco condivisibile.
Sono state evidenziate due questioni centrali, quella della sostenibilità economica e quella della governance. Dal punto di vista della sostenibilità economica, ne abbiamo discusso anche in altre Commissioni non ultima la IV, in cui l'Assessore Monferino ci ha spiegato che, per quanto riguarda il sistema informativo sanitario, in realtà si andrà non ad un risparmio ma ad un investimento, che è stato quantificato in un centinaio di milioni di euro. A domanda esplicita sul fatto che se c'è questo investimento, se c'è un problema di sostenibilità economica per quanto riguarda il CSI Piemonte, e se si pensa di utilizzare il CSI Piemonte per questo tipo di sviluppo anche per avere una visione unitaria complessiva, non abbiamo ottenuto dall'assessore Monferino alcuna rassicurazione, anzi delle considerazioni che addebitano al CSI Piemonte di non essere uno dei principali artefici, ma di aver partecipato anch'esso ad definire una situazione per cui effettivamente il sistema sanitario informatico non è ancora omogeneo così come auspicheremmo, proprio per arrivare sicuramente ad un migliore servizio ma anche a quelle che possono essere delle economie di scala.
Oltre tutto, per quanto riguarda la questione del famoso intervento dei privati che possa portare delle risorse, in questo momento non si comprende come si possa intervenire se il CSI Piemonte effettivamente non è portatore esso stesso di commesse di risorse. Forse il comparto sanitario potrebbe esserlo, ma a questo punto può essere elemento di sviluppo stesso del CSI Piemonte.
Tanto più che a livello europeo - e su questo richiamerei l'attenzione dell'Assessore Giordano - esiste invece una direzione esattamente opposta che è quella di tornare a considerare molto importante l'in house, proprio perché c'è la possibilità di rivedere anche quello che dovrebbe essere il principio ispiratore del decreto Bersani e, in questo senso, andare in una direzione che è quella di poter far sì che ci sia questo rapporto diretto che - vorrei ricordare a latere - facilita i rapporti tra l'Amministrazione e il fornitore del sistema di governance informatica della pubblica amministrazione.
Tra l'altro, credo che anche questo sia stato sottovalutato da chi ha proposto questo disegno di legge e dovrebbe poi vedere altre strade per affidare ad altri soggetti quelle che dovrebbero essere le diverse commesse.
Vorrei ricordare e riportare l'attenzione dell'Assessore al fatto che la normativa europea sancisce che l'in house non è un male ma è un bene purché sia un in house vero, quindi viene riconosciuto dalla stessa normativa europea come una pratica efficiente e utile alla pubblica amministrazione e ai cittadini. In questo senso, andremmo a scardinare un sistema che invece risponderebbe proprio a quelle che sono le indicazioni europee.
Questo per quanto riguarda il tema della sostenibilità economica.
Sulla questione della governance, invece, effettivamente ci possono essere degli interventi che vedano altri tipi di bilanciamento dei pesi che però non richiedono o, perlomeno, dovrebbero vedere una modifica che ritrovi in tutti gli enti consorziati quella che è la possibilità di una discussione e non di una presa di posizione unilaterale, come ci pare in questo momento, anche se non abbiamo magari a disposizione tutte le indicazioni, una presa appunto di posizione unilaterale che vede la Regione decidere per quella che è la sua parte, senza avere una condivisione su quello che possa essere l'obiettivo del CSI con gli altri enti consorziati.
Quindi in questo momento questo disegno di legge ci vede fortemente negativi; fortemente negativi proprio perché pensiamo che il CSI sia un bene comune, che in questo senso, con questo disegno di legge non viene assolutamente tutelato.



PRESIDENTE

L'ordine del giorno n. 800 è ritirato.
Il n. 801 è illustrato? Allora, dobbiamo decidere cosa fare: mi sembrava che fosse passato il concetto di un'illustrazione sugli ordini del giorno e poi la discussione unica. Abbiamo sempre fatto così.
Consigliera Cerutti, quando sono sullo stesso tema, abbiamo sempre fatto così in questi 26 mesi. Se lei ritiene di utilizzare dieci minuti di illustrazione e dieci repliche e la discussione generale di tutti, lo pu richiedere, però non credo abbia molto senso.



CERUTTI Monica

Allora poi illustro l'altro.



PRESIDENTE

Grazie, molto gentile.
ordine del giorno n. 801 presentato dalla Consigliera Cerutti, inerente a "Rilancio dell'ICT piemontese e del CSI - Piemonte nel settore sanità" ordine del giorno n. 802 presentato dalla Consigliera Cerutti, inerente a "Rilancio dell'ICT piemontese e dell'efficienza del CSI - Piemonte" ordine del giorno n. 803 presentato dalla Consigliera Cerutti, inerente a "Rilancio dell'ICT piemontese e della governante del CSI - Piemonte".
ordine del giorno n. 804 presentato dalla Consigliera Cerutti, inerente a "Rilancio dell'ICT piemontese e dell'integrità del CSI - Piemonte".
ordine del giorno n. 805 presentato dalla Consigliera Cerutti, inerente a "Rilancio dell'ICT piemontese e delle linee guida di un piano industriale del CSI - Piemonte".
ordine del giorno n. 806 presentato dalla Consigliera Cerutti, inerente a "Rilancio del ruolo decisivo dell'ICT piemontese e del CSI - Piemonte".
ordine del giorno n. 807 presentato dalla Consigliera Cerutti, inerente a "Rilancio dell'ICT piemontese e della natura consortile del CSI Piemonte".
La parola alla Consigliera Cerutti per l'illustrazione.



CERUTTI Monica

Intervengo per concludere un'idea complessiva di quelli che sono stati i diversi ordini del giorno, anche perché le considerazioni sono quelle relative alla sostenibilità economica alla governance, però resta il fatto che con questo disegno di legge non si risponde assolutamente alle problematiche che il CSI Piemonte può effettivamente risolvere, a partire proprio dalle energie che il CSI Piemonte ha in sé.
A me dispiace che chi critica, come la sottoscritta e come altre forze politiche, questo disegno di legge venga messo nell'angolo dello statalismo o della conservazione. In realtà si vorrebbe un CSI Piemonte che risponda alle sfide di questo momento, che vada in una direzione che è quella della normativa europea e che quindi veda effettivamente un sistema unico e complesso, in grado di rispondere alle esigenze in particolare del sistema informativo della sanità piemontese e anche dei Comuni, proprio perch crediamo che andare a smantellare questo modello risulterebbe essere effettivamente una perdita per il sistema piemontese.
Noi crediamo, infatti, che, a parità di servizi erogati per gestire in modo unitario un sistema informativo, non sembra più economico né più efficace ricorrere a società diverse come prospetta e formalizza questo disegno di legge.
L'Unione Europea, come si diceva, pare decisa a rilanciare il ruolo delle società in house. È in discussione al Consiglio europeo e sarà approvata all'inizio del 2013 una direttiva dell'Unione Europea che obbligherà le Amministrazioni pubbliche ad affidare all'in house il 90% dei loro servizi e di quelli delle loro partecipate e controllate. Secondo questa direttiva, una società è considerata in house solo se al 100 pubblica, quindi a questo punto al CSI sarebbe sottratta questa possibilità.
Mi è stato ricordato, e voglio ricordarlo all'Assessore Giordano, che il deputato della Lega Nord Volpi ha parlato delle società in house della pubblica amministrazione come di una fonte di risparmio per il settore pubblico e di uno strumento efficace per la governance della ICT locale. Da un componente dello stesso partito dell'Assessore il CSI Piemonte viene quindi citato esplicitamente come esempio virtuoso di in house.
Il piano per la crescita elaborato in questi giorni dal Governo prevede la creazione dell'Ente per l'Italia digitale, atto che pare in controtendenza col disegno di legge presentato, dal momento che unifica in un unico soggetto pubblico le competenze e le responsabilità per la digitalizzazione della pubblica amministrazione.
Secondo quello che era il piano triennale della ICT regionale, che era stato approvato l'anno scorso, le commesse ICT della sanità dovrebbero essere assegnate al CSI Piemonte, però, ripeto, a domanda esplicita fatta all'Assessore Monferino, non abbiamo avuto nessuna rassicurazione in merito. All'interno del disegno di legge, non mi sembra che ci siano indicazioni da questo punto di vista. Chiediamo appunto se questo piano sia ancora valido proprio perché, tra l'altro, la consorziata ASL3 procede proprio in questi giorni con l'iter di aggiudicazione di una gara per il suo sistema informativo.
Il disegno di legge, per essere attuato, avrà bisogno di una copertura finanziaria; non sappiamo dove appunto questa sia prevista e chiediamo così come chiedono i lavoratori, a che livello si fermerà la partecipazione dei privati nelle diverse società previste, perché non si sa quale potrà essere la loro percentuale.
Quindi ho fatto mie quelle che sono le considerazioni dei lavoratori che poi sono quelle che abbiamo riportato anche in passate discussioni, in interpellanze, in iniziative. Non si comprende quale sia la relazione complessiva, perché se dei privati interverranno, significa che ci sono delle risorse, se invece non interverranno questo disegno di legge alla fine non servirà a nulla o a quasi nulla Agire in questo modo, e anche quest'Aula lo dimostra, nel disinteresse complessivo, avendo l'idea che ci sia semplicemente da procedere perché in realtà si ha un disegno di privatizzazione (se i privati interverranno sicuramente interverranno a loro vantaggio e non a loro svantaggio) è errato.
Quello che chiediamo all'Assessore Giordano è che, all'interno del disegno di legge, siano affermati diversi principi, che riprendo tutti in quest'ordine del giorno, per poi riprenderli singolarmente nei successivi.
Questo disegno di legge dovrebbe definire le condizioni affinché possa essere affidata al CSI la gestione del settore ICT della sanità e delle ASL, favorendo in questo modo economie di scala e risparmi consistenti quanto mai necessari anche in relazione all'indebitamento del settore sanitario.
Si chiede di delineare le misure organizzative e gestionali necessarie all'efficientamento delle attività e allo snellimento burocratico chiaramente non ci si tira indietro, e non credo che lo stesso CSI Piemonte si tiri indietro.
Si chiede di migliorare il sistema di governance del CSI Piemonte modificandone le modalità di assegnazione delle quote consortili e salvaguardandone l'attuale forma giuridica consortile pubblica.
Si chiede di salvaguardare l'integrità del consorzio, negando l'eventualità del suo scioglimento e mantenendo i suoi livelli occupazionali.
Si chiede di confermare l'integrità e la natura consortile pubblica del CSI Piemonte, e lo dico anche in relazione a quella che è la normativa europea, che ho appena ricordato, quale garanzia del servizio pubblico che esso fornisce agli enti e ai cittadini e della mission originaria del consorzio.
Si chiede di definire le linee guida di un piano industriale, grande assente in questo momento. Se ne discuterà in Commissione, ma allora forse sarebbe bene prima una discussione pubblica, perché non credo che nel chiuso della Commissione la discussione possa essere migliore: forse il piano avrebbe dovuto precedere la presentazione di un disegno di legge o comunque, averla come suo allegato, invece continua a mancare. A nostro avviso, questo piano industriale deve rinnovare la natura pubblica del CSI e rilanciarne e rafforzarne la mission di motore dell'innovazione della pubblica amministrazione e di volano del comparto ICT.
Si chiede, infine, di valorizzare, con il rilancio del CSI Piemonte nella sua forma consortile pubblica, il ruolo decisivo della ICT come leva per l'efficientamento del sistema della pubblica amministrazione del Piemonte, soprattutto in un momento di grave crisi economica come quella attuale.
Quindi, noi non siamo nemici del cambiamento, anzi. Non siamo però così amanti del cambiamento purché sia cambiamento fine a se stesso. In realtà il cambiamento deve essere motivato e deve poter essere costruito su delle basi, a partire da un piano industriale.
Noi pensiamo che il CSI Piemonte abbia costruito, nel tempo, negli anni, un patrimonio unico di dati, competenze e professionalità, nel campo della ICT e della Pubblica Amministrazione, che non devono essere assolutamente dispersi.
Il CSI Piemonte ricopre da tempo un ruolo fondamentale di volano economico ed industriale nel panorama della ICT, torinese e piemontese, e in questo senso, non crediamo che la cura possa funzionare, poiché la diagnosi non c'è oppure è sbagliata.
Vogliamo soffermare la nostra attenzione, l'attenzione dell'Assessore e della Giunta, su questi aspetti, sui quali chiediamo che si assumano degli impegni all'interno del disegno di legge, proprio perché crediamo che si stia facendo un passo assolutamente sbagliato.
In base a quanto si è visto all'interno del CSI, nella comunicazioni interna ed esterna, riteniamo che si stiano drammatizzando delle condizioni che in realtà vanno semplicemente a deprimere la sicurezza all'interno del luogo di lavoro e il riconoscimento dell'attività finora svolta.
Con la scelta di una sede redigente per questo disegno di legge, non si vuole rendere pubblico un dibattito che era necessario, ma non sicuramente in questi termini e non con un provvedimento così scarno.
Il disegno di legge avrebbe dovuto prevedere delle indicazioni più puntuali, legate ad un piano industriale, che - ripeto - non c'è.
stato detto che probabilmente il piano industriale sarà discusso in Commissione, ma noi pensiamo che avrebbe dovuto essere presentato prima del disegno di legge.
Non siamo, pertanto, molto soddisfatti dell'iter della discussione.
Non interverremo più sui successivi ordini del giorno riguardanti i singoli punti evidenziati dall'unico documento che li considera tutti insieme: avremo modo di discuterne anche all'interno della Commissione, per ribadire che occorre una condivisione complessiva, tra l'altro anche con una trasparenza che in questo momento assolutamente non c'è, all'interno delle decisioni che probabilmente saranno assunte.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Cerutti.
Pertanto, gli ordini del giorno n. 802, 803, 804, 805, 806 e 807 sono illustrati.
L'ordine del giorno n. 808 è presentato dalla Consigliera Artesio, che ha facoltà di intervenire.



ARTESIO Eleonora

Presidente, illustrerei indistintamente gli ordini del giorno n. 808 e 809, oppure, come lei crede, per continuità, sommando il tempo.
ordine del giorno n. 808 presentato dalla Consigliera Artesio, inerente a "CSI: criteri e indirizzi".
ordine del giorno n. 809 presentato dalla Consigliera Artesio, inerente a "CSI: criteri e principi".



PRESIDENTE

Venti minuti, in continuità. Prego, Consigliera Artesio.



ARTESIO Eleonora

Grazie.
Anche da parte del nostro Gruppo, essendoci associati alla richiesta di non adozione del procedimento redigente per questo disegno di legge esistono fondate perplessità sull'inopportunità, dal punto di vista politico, dell'adozione di questo strumento di trasformazione, ed anche sulla sua pericolosità, persino in ordine allo stesso tipo di problemi che la Giunta dichiara di voler risolvere, attraverso questo disegno di legge.
Dicevamo prima dell'inopportunità: gli elementi di governo pubblico del sistema informativo sono stati ben illustrati dagli interventi della collega Cerutti, nonché dalla necessità che le stesse norme, da questo punto di vista, progressive della legislazione europea presentano nei confronti dei soggetti gestori, rispetto al maggior valore ed alla maggiore certezza, in termini di garanzia e trasparenza di utilizzo dei dati che si ricaverebbe agendo attraverso lo strumento dell'in house.
Pertanto, anche alla luce delle rivalutazioni in essere sul profilo legislativo, il superamento tout court in ossequio ad una cultura ormai corrente, secondo la quale le gestioni miste, i processi progressivi di privatizzazione sarebbero più funzionali ad una logica di competizione, e quindi ad una logica di progressiva qualificazione dei sistemi (tesi queste che si sono dimostrate fallaci in più di una delle situazioni in cui si sono sperimentate), ciò nonostante, cioè nonostante questi palesi elementi di contraddizione, l'Amministrazione regionale sembra orientarsi attraverso questo disegno di legge, in tale direzione.
Così facendo, affronta un tema, che dovrebbe essere conseguenza di un'analisi, e lo assume come premessa.
Questo è il primo elemento di preoccupazione che rileviamo: si vuole aggredire la questione dal punto di vista dell'assetto istituzionale quando la questione, in realtà, se la si volesse ben governare, sarebbe composta da tutt'altra fattispecie di categoria. Sarebbe, ad esempio composta dalla tematica dell'omogeneità di questo sistema, dalle modalità con le quali le relazioni istituzionali si muovono a promuovere la committenza, da parte degli Enti pubblici, in maniera organica sul governo informatico dei sistemi.
Il caso della sanità è stato esemplare.
Bisognerebbe strutturare questa preoccupazione in ordine alle certezze con le quali gli enti conferiscono, non solo funzioni, ma anche risorse adeguate; si dovrebbe indirizzare una seria analisi ed un serio governo del sistema, per definire quali tipi di relazione si possono avere all'interno dell'analisi e dello sviluppo dei sistemi di cui gli enti hanno bisogno.
Pertanto: quali rapporti corretti tra produzione pubblica e affidamenti all'esterno, tema peraltro molto presente nell'attuale organizzazione del CSI Piemonte che non procede autonomamente a tutti i progetti di sviluppo ed ha quindi una rete d'economia diffusa.
Chi facesse questo ragionamento, dovrebbe anche porsi la domanda di come, in una prospettiva futuribile quale quella avanzata da questo disegno di legge, ci si ponga in rapporto all'economia locale: non, in generale all'economia ICT, ma all'economia ICT nel contesto locale.
Tutto questo non avviene: si subisce una suggestione culturale non dimostrata e, dove provata, peraltro in molti casi fallimentare, secondo la quale bisogna mettere mano al cosiddetto monopolio pubblico e cambiare la veste istituzionale.
Poiché il Consiglio regionale è già stato espropriato (parzialmente espropriato, direbbero i colleghi dell'opposizione) dei propri poteri d'intervento in ordine a questo disegno di legge, eserciti almeno quelli che rimangono in ordine alle attività di indirizzo, preliminari all'avvio della discussione in sede redigente.
Dicevo, pertanto: poiché la Giunta ha voluto incominciare a gestire la questione partendo dalla coda, la richiesta minima che i Consiglieri preoccupati pongono è quella di fondare l'analisi su dei dati d'obiettività che possano essere socializzati da tutta l'Assemblea legislativa.
La prima questione, dunque, è che si cominci la discussione avendo chiari i dati d'evidenza e le previsioni documentate, in base alle quali si orienterebbe l'Amministrazione, in una direzione diversa rispetto all'attuale.
Non è che possiamo destrutturate delle situazioni consolidate dal 1977 soltanto perché sono consolidate da più di un trentennio, e, in quanto tali, in una logica assolutamente irragionevole e acritica di modernità decidere che s'ha da cambiare. Bisogna scegliere di cambiare, se si vuole andare in questa direzione, sulla base di dati di evidenza e di previsioni documentate.
Tutto ciò non appare nell'analisi che accompagna il disegno di legge depositato dalla Giunta. Anzi, se dobbiamo stare alla cronaca recente dei rapporti tra l'Amministrazione pubblica regionale e il CSI Piemonte diremmo che siamo esattamente all'opposto di un'analisi fondata su dati di evidenza e su previsioni documentate: siamo, al contrario, ad una certa anarchia di indirizzi, in base alla quale nemmeno le prospettive di sviluppo che già erano state portate ad analisi sono state messe in atto.
Ne cito una per tutte: il programma SIRSE. Si va da moltissimi mesi ormai più di due anni - raccontando in giro, da parte del Presidente della Regione e dell'Assessore alla Sanità, che è ingestibile un sistema sanitario che si avvale di circa 700 sistemi informativi differenti incapaci di comunicare tra loro e di far comunicare le Aziende con la Regione e con i Ministeri, e che quindi occorre porre mano a questo sistema: ottimo. Il fatto che l'Amministrazione in carica riesca a citare questi numeri è perché prima dell'Amministrazione in carica ce n'è stata un'altra, portatrice di molte colpe ma non di quella di non aver messo a fuoco questo tipo di conteggio e questo tipo di verifica, tanto che oggi si può dire che esistono quei sistemi perché qualcuno è andato a monitorarli e, andando a monitorarli, si è posto esattamente il problema di renderli omogenei.
Poiché, però, la furia iconoclasta del cambiamento - per cui tutto ci che c'era prima andava male e dobbiamo rinnovarci in continuazione percorre in modo insistente questa Giunta, quel programma che tendeva appunto ad una omogeneità del sistema nel nome dell'efficienza e dell'economia non è stato affatto realizzato, né da alcun illuminato politico di questa Giunta regionale né da alcun efficiente manager che questa Giunta regionale ha trasformato magicamente in politico; tant'è che né l'attuale Assessore regionale alla Sanità né il Direttore del Sistema informativo della Regione Piemonte dottor Moriondo - Commissario del Consorzio CSI e facente parte, in quanto rappresentante delegato dalla Regione, del duplice cappello di committente e soggetto attuatore - che pur era stato parte importante della redazione di quel Programma SIRSE, nulla hanno prodotto in ordine alla sua applicazione.
E noi assistiamo tuttora ad una situazione in cui sentiamo vagheggiare di fascicoli sanitari elettronici, di prenotazione telematica e di telemedicina - tutte misure sperimentate con l'APQ, che con la precedente Amministrazione si erano messe in atto nel CSI - senza che a tutto ci consegua, da parte dell'Amministrazione regionale in carica, alcun segno di vita su quei principi di omogeneità; anzi, il segno di vita che sembra leggersi nella presentazione di questo disegno di legge va in direzione assolutamente opposta: essendo, al contrario, il business prevalente, il sistema sanitario sembra essere quello sul quale, infatti, si appuntano gli interessi possibili dei famosi "soggetti esterni". Questi sono quindi i dati di evidenza e le previsioni da documentare.
La seconda questione riguarda il tema delle regole di governance.
L'altra novella che ci sentiamo ogni volta raccontare, quando si vuole andare verso i sistemi misti o verso le privatizzazioni, è che non è importante che il pubblico "faccia": l'importante è che il pubblico "indirizzi" " e "controlli". Ho già avuto modo di dire ripetutamente che questa è una bèla fola, perché coloro che non governano la gestione e non ne conoscono i meccanismi intrinseci non potranno nemmeno fornire indirizzi puntuali e nemmeno svolgere la supervisione: di lì a poco, infatti, si troveranno con le mani legate, in braccio a coloro che invece la produzione e lo sviluppo dei sistemi li fanno.
Guardate che queste situazioni si stanno giù manifestando, persino in quei contesti che in questo momento appaiono i più virtuosi, cioè i contesti del riuso: è vero che il ricorso al riuso tra Pubbliche Amministrazioni è quanto può conferire maggiori livelli di economicità all'interno del passaggio da un'Amministrazione all'altra di sistemi già adottati per stesse funzioni; ma è anche vero che chi ha prodotto in modo specifico e puntuale quel sistema ne determina anche tutti i punti di sorgente e quindi ne condiziona, poi, le possibilità di applicazione e di sviluppo in altri contesti.
Che chi non produce possa governare, quindi, è una sciocchezza infondata. Oltre ad essere infondata e non dimostrata - due categorie naturali sulle quali quest'Amministrazione continua a legiferare rappresenta anche una fortissima preoccupazione per quello che riguarda il clima dei rapporti istituzionali. La governance, infatti, non è costituita soltanto da un dibattito sul riparto delle quote societarie: la governance è fatta anche da un accordo programmatico e da un reciproco affidarsi sulla base di rapporti di fiducia e di lealtà.
Tutto ciò che noi abbiamo sentito raccontare delle relazioni tra i soggetti istituzionali all'interno del CSI è tutt'altro che un reciproco affidarsi sulla base della leale collaborazione, ma è anzi una continua dissacrazione dell'altro livello istituzionale, cui provare ad addebitare di volte in volta, la colpa della confusione del sistema o quella della difficoltà economica del Consorzio.
Faccio riferimento in modo esplicito alle dichiarazioni comparse sugli organi di informazione, da parte di autorevoli Assessori di questa Giunta regionale, rispetto alla questione della difficoltà economica del CSI, per la quale la Regione chiamava in causa - certo non in modo infondato, ma in modo inelegante per quello che riguarda i rapporti istituzionali - le responsabilità dell'Amministrazione comunale di Torino. Si tratta di responsabilità in termini di bilancio di competenza e di trasferimento di cassa, che noi sappiamo essere molto comuni alla crisi di liquidità che molti Enti pubblici, il nostro compreso, hanno in questo periodo; ma l'ineleganza del chiamarla in causa è forse dovuta a quella che può essere risultata l'inopportuna intervista dell'Assessore Dealessandri, che aveva dichiarato ai giornali cittadini qualche cosa che è assolutamente ovvio nelle relazioni umane e dovrebbe essere assolutamente ordinario e obbligato nelle relazioni istituzionali.
Se l'Amministrazione regionale decide cioè di cambiare le carte in tavola, di modificare la governance e l'assetto, che almeno lo faccia in una maniera rispettosa dell'opinione degli altri partner pubblici che hanno avuto il merito di fondare e poi di continuare a far sviluppare il Sistema consentendoci quindi un'espressione di valutazione più ponderata che non quella di accogliere le comunicazioni dell'Assessore Giordano in una riunione del Consiglio di Amministrazione.
Vero è che i soggetti istituzionali hanno avuto la possibilità di partecipare alle audizioni, ma è altrettanto vero che un conto è il livello leggero dell'ascolto di opinioni in una sede di audizione, sulla quale sono i Consiglieri a doversi formare delle opinioni in ordine a quanto i soggetti auditi propongono, altro è essere considerati soci all'interno appunto, di un organo di governo che li vede equivalere in termini di responsabilità e di determinazione.
Questa governance, quindi, ci sfugge. Ci sfugge oggi perch sottolineiamo - esiste una certa ineleganza di rapporti. Non vorrei che anche su questo ricevessi una pronta smentita, però siamo stati abituati non ad Assemblee legislative regionali e ad Assemblee deliberative consiliari, ma a veder risolvere le relazioni tra la Regione Piemonte e la Città di Torino in incontri privati tra il Presidente Cota e il Sindaco Fassino. Non so se questa prassi può apparire ai due soggetti in campo magari piacevole sul piano della cordialità: certo non è il massimo della qualità istituzionale che temi che dovrebbero competere al Consiglio comunale e al Consiglio regionale vengano risolti in questi rapporti di carattere personale. A maggior ragione, quindi, l'assenza di una governance, indefinita nel disegno di legge presentato, preoccupa maggiormente.
Questo disegno di legge, oltre ad essere di grande leggerezza nel numero degli articoli e, in realtà, profondamente vuoto dal punto di vista della determinazione. Per dirla tutta, questo disegno di legge più che essere pensato per immaginare un nuovo assetto istituzionale e di funzionamento, sembra pensato per accontentare le sensibilità politiche della maggioranza. Così pensato, adotta un sistema a scatole cinesi di cui non dichiara la natura, la forma, il governo, il contenuto e le quote.
Nulla dichiara, se non che sarà possibile farlo. Sarà possibile farlo in un quadro nel quale, su questa materia e su moltissime altre, noi vediamo il Consiglio regionale espropriato dalla possibilità di controllo perch numerosissime misure vengono trasferite dalle leggi regionali all'autonoma capacità gestionale della Giunta.
Siamo passati attraverso una stagione di settimane in Commissione consiliare e in Consiglio regionale per discutere di un Piano Socio Sanitario regionale che, alla fine del voto, è apparso uno strumento di assoluta delega alle determinazioni della Giunta regionale la quale - oggi ce ne accorgiamo - sta rivedendo tutto l'impianto dei servizi sanitari assistenziali senza che il Consiglio ne metta bocca e voi, colleghi, come me, risponderete delle conseguenze sulle persone e sui sistemi di quelle scelte che una maggioranza e, per giunta, l'esecutivo di una maggioranza sta facendo senza controllo alcuno.
Allora comprenderete che, dopo un'esperienza e un precedente di tale natura, non possiamo ammettere che un disegno di legge sia stato fatto prefigurando una governance sul quale il Consiglio regionale non tornerà e se tornerà, tornerà solamente per il tema delle nomine e non per definirne il significato, il valore, la funzionalità e la possibilità di controllo.
Per questo, partendo da una posizione di principio contraria alla scelta che viene compiuta con questo disegno di legge, siamo ancora più preoccupati, per la forma che si adotta per arrivare al disegno di legge.
Una forma priva di premessa, una forma redigente, una forma, quindi, che non consente, affatto, né il livello di approfondimento, né il livello di accesso alla discussione che sarebbe necessaria in una trasformazione di così ampio significato.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Artesio.
ordine del giorno n. 810 presentato dai Consiglieri Bono e Biol inerente a "Criteri e principi direttivi per la formulazione del testo in sede redigente del disegno di legge n. 262 (ex articolo 31 comma 2 del Regolamento interno del Consiglio)".
Passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 810.
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Sicuramente le autorevoli colleghe intervenute prima di me hanno già detto molto di quello che vorrei dire a nome del Gruppo consiliare che rappresento, in relazione sia ai contenuti della proposta di legge riguardante la modifica del CSI, sia, soprattutto, riguardo le metodologie assunte oggi per la discussione del disegno di legge.
Come già è successo in Giunta per il Regolamento, voglio rimarcare e sottolineare un principio che ritengo periglioso per il futuro della legislatura: l'utilizzo smodato della discussione in fase redigente dei disegni di legge. Uso pericoloso perché, se non normato, così come non lo è ad oggi nel Regolamento, frutto della modifica approvata nella scorsa legislatura, apre il fianco ad una serie di situazioni che, dal punto di vista politico, possono essere malamente interpretabili esternamente.
Anzitutto, perché si salta il ruolo principale del confronto politico cioè l'Aula del Consiglio regionale. Questo perché, come sappiamo, ad oggi le Commissioni consiliari della Regione sono chiuse, non sono né riprese n è ammessa la partecipazione di soggetti esterni. Fatto, questo, che noi contestiamo fin dall'inizio della legislatura e sulle cui origini, se non un'assonanza su come sono costituite le Commissioni parlamentari, non abbiamo trovato giustificazioni di norma o legislative.
Il momento in cui è possibile vedere anche dall'esterno come i Consiglieri, i rappresentanti eletti dai cittadini lavorano, propongono emendano un testo e le posizioni che prendono, è possibile solo in Aula.
Questo è un primo vulnus che noi vorremmo sottolineare. Pensiamo che, su un tema così delicato, non vi sono motivazioni particolari che hanno portato anche l'Assessore Giordano a richiedere - facendo comunque votare all'Aula alla propria maggioranza, di far passare il testo in Commissione redigente. Teniamo veramente a puntare il dito.
Nell'articolo 31 del Regolamento si dice che ci devono essere particolari motivazioni per cui si fa richiesta per un'assegnazione di una redigente. Non riteniamo che si possa fare, come dicevo prima, un utilizzo abnorme e distorto di questa norma, ancor più considerando che la maggioranza ha la possibilità di utilizzare la discussione in sede legislativa per quanto riguarda i disegni di legge su cui, ancora di più si vuole avere una corsia preferenziale. Ancora, si possono utilizzare in Aula gli strumenti regolamentari, che sono oggetto oggi di discussione all'interno della Giunta per il Regolamento, dell'emendamento riassuntivo l'articolo 84 del contingentamento dei tempi e l'articolo 69.
Noi riteniamo che non ci fossero le condizioni per richiedere una redigente su un tema così importante e così delicato, che coinvolge un ente in cui la Regione è parte attiva da molti anni.
Ci sembra veramente una prova di forza - ma, spesso la forza non corrisponde all'intelligenza - da parte di una maggioranza che intende, in qualche modo, e spera di blindare un disegno di legge che, come già detto da altri colleghi, presenta quattro articoli nel testo. Alla fine, quindi non era ipotizzabile un'attività ostruzionistica pesante né in Commissione né in Aula come è stato fatta su altri disegni di legge che rappresentavano molti più articoli e temi spinosi.
D'altra parte c'era, e immagino ci sia ancora - parlo solo a nome del mio Gruppo - da parte delle opposizioni, la volontà di confrontasi nel merito almeno per quanto riguarda la fase di discussione in Commissione.
Facendo così è ovvio che la Commissione potrebbe risultare più un campo di battaglia - passatemi il termine - potrebbe essere la sede in cui, mal disposti ovviamente già i Commissari dalla presa di posizione della maggioranza verso una discussione solo in Commissione, si discutono anche una mole di emendamenti in più rispetto alle proposte di merito.
Si tratta di cercare una contrapposizione che già c'è nettamente tra le varie opposizioni e la maggioranza per motivi politici, in più su un disegno di legge che ha tutta una serie di criticità che sono già state illustrate precedentemente, che vanno dal titolo, a cercare un fantomatico riordino, un'attività della Regione Piemonte nel settore dell'ITC ma, in pratica, riguardano, fondamentalmente, la trasformazione e, più che la governance, soprattutto la proprietà del CSI.
Un disegno di legge in cui si dice che si trasforma un consorzio pubblico in società per azioni, che all'inizio rimarranno a capitale totalmente pubblico, francamente, anche dal punto di vista di tecnica legislativa, mi sembra un po' strano. È come mettere una nota di ironia in una legge in cui si dice: creiamo una S.p.A., la mettiamo a capitale totalmente pubblico, ma solo all'inizio, prevedendo negli articoli successivi che si possa aprire ai privati, che si possa spezzettare i rami più appetitosi del CSI e darli in mano ai privati, tenendo non si sa cosa in capo agli Enti pubblici. Questo ricorda quelle forme di "spezzatino" famose nel nostro Paese, dove non si è molto attenti a proteggere i beni e i saperi pubblici, in cui si crea una good company che si dà in mano ai privati, mentre si lascia al pubblico la bad company, magari quella con i debiti, che in effetti ci sono (o, meglio, ci sono ritardi di pagamento) cioè le attività non remunerative si lasciano in mano al pubblico, sperando di essere in qualche modo salvati dalla mano del Governo centrale.
Non dare più tanto spazio agli aiuti e alle sovvenzioni dei Governi centrali, lasciando veramente i livelli più periferici in balia di se stessi, oggigiorno (almeno finché dura Monti: in effetti non si sa se arriverà a mangiare il panettone, come si vuol dire) sembra essere il vento che soffia in Europa.
In questo momento, invece, sarebbe opportuno pensare ad un rilancio del CSI, mantenendolo in totale forma di consorzio pubblico, bilanciando su tutte quelle che possono essere le molteplici funzioni che una Regione penso alla Regione, ma anche al Comune di Torino e a tutti i Comuni in rete dovrebbe avere e poter svolgere appieno.
Siamo nel 2012: utilizzando bene ICT e tutta l'informatica, potremmo avere risparmi notevoli.
I dati precisi non li so, ma, come si suol sempre dire, un euro investito nell'ambiente ne restituisce cinque; un euro investito nella comunicazione può moltiplicare X volte l'investimento fatto. Questa è mancanza di lungimiranza.
Nel momento in cui si dà ai privati, magari spezzettando l'azienda in diversi frammenti, si rischia veramente di avere un introito momentaneo.
Questa scarsa lungimiranza politica è dovuta non alla maggioranza oggi presente, ma al fatto che tutte le maggioranze ragionano nei termini dei cinque anni, cioè del loro mandato. Adesso è diventato un ragionamento ancora più corto: si riferisce al prossimo bilancio, revisionale assestamento o consuntivo che sia.
In questo caso significa prendere un po' di risorse, una boccata di ossigeno momentanea e sacrificare tutto quello che è il sapere, la conoscenza, il know how (come si dice in inglese), accumulato in anni ed anni di consorzio pubblico. Significa veramente perdere tutte queste conoscenze, fermo restando che sappiamo benissimo che all'interno del CSI sono stati assunti, è vero, dirigenti e dipendenti in forma di lottizzazione clientelare, che potrebbero, in una piccola parte, essere "sforbiciati", per far sì che il CSI possa essere più snello e possa agire meglio nell'ottica di un piano di riconversione industriale, mantenendo le persone assunte per competenza e non per colore politico.
Se c'è un depauperamento o, comunque, un peggioramento delle capacità e delle condizioni, un appesantimento (ecco il termine) del CSI, la colpa è della politica, che l'ha appesantito di cariche che non le erano proprie.
La politica non può scaricare quei carichi insieme a tutto il resto, a tutte le persone che lavorano e a tutte le persone che si sono sempre impegnate per un buon risultato del CSI.
Come si suol dire: non si può buttare il bambino con l'acqua sporca! Su questo dovremmo fare una seria analisi in Commissione, a questo punto in sede redigente. Sicuramente l'attività sarà molto più calda quindi in bocca al lupo a chi vorrà portare in porto questo provvedimento.



PRESIDENTE

ordine del giorno n. 813 "CSI Piemonte. Governance, trasparenza e sistemi di controllo sul modello SRC Piemonte" presentato dal Consigliere Buquicchio.
La parola al Consigliere Buquicchio per l'illustrazione.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Prima di illustrarlo, senza voler impegnare ulteriormente l'Aula essendo l'ultimo ordine del giorno, inizio proprio dall'impegno, perch voglio richiamare l'attenzione, oltre che dei colleghi dell'opposizione anche della maggioranza.
Viene rilanciata l'azione e la mission del CSI Piemonte, sulla base delle linee approvate con l'ordine del giorno n. 730, avente ad oggetto "Governance, trasparenza e sistemi di controllo SRC Piemonte".
Perché faccio riferimento, ancor prima che nel merito, a quell'ordine del giorno da un punto di vista politico? Perché i colleghi ricorderanno che, in quell'occasione, l'Italia dei Valori ha sposato quell'ipotesi votando, con l'introduzione di qualche elemento, quell'ordine del giorno.
Dico questo perché mi sembra che sull'argomento ICT-CSI si siano create situazioni piuttosto barricadiere. Questo non va bene, perché quando si devono assumere delle responsabilità, sarebbe bene non rinunciare e non gettare la spugna cercando, a seconda di come la si vuol vedere, o di minimizzare il danno - tra virgolette - qualora si ritenga "danno" l'azione del Governo, o di dare comunque un impulso positivo, secondo le proprie aspettative.
quello che, su questi argomenti (vedasi SCR, leggasi oggi CSI) l'Italia dei Valori intende fare.
Mi rivolgo, quindi, oltre che ai colleghi dell'opposizione, ai colleghi della maggioranza, per dire che l'ordine del giorno che proponiamo pu essere tranquillamente accettato, per le ragioni che ho spiegato prima, e che cercherò di illustrare brevemente nelle parole che dirò a breve.
Ricorderete l'istituzione dell'Agenzia digitale, prevista del decreto sviluppo del Ministro Passera, presentata pochi giorni fa, così come il 4 aprile scorso era stato convertito in legge il decreto "Semplifica Italia".
Quest'ultimo decreto convertito poi in legge contiene, al suo interno misure per la semplificazione e lo sviluppo, da attuarsi attraverso il ricorso alla digitalizzazione. Questa semplificazione e questo sviluppo ottenuti attraverso la digitalizzazione, assicureranno ai cittadini e alle imprese una riduzione degli oneri amministrativi, consentendo un maggiore sostegno e un impulso rinnovato alla crescita e al sistema produttivo del nostro Paese.
Riteniamo che questi provvedimenti rappresentino un cambiamento radicale per favorire un salto in avanti nella dimensione digitale; un alleato efficiente per semplificare, burocratizzando.
Tornando al decreto "Semplifica Italia", le disposizioni previste comprendono numerose misure di semplificazione in materia di lavoro, di appalti pubblici, ambiente, agricoltura e attività di ricerca, prevedendo tra l'altro, il potenziamento dei compiti della cabina di regia per l'agenda digitale, con l'obiettivo di realizzare infrastrutture ad hoc per servizi digitali in settori chiave, quali quelli della mobilità, la promozione della diffusione del Cloud, ovvero la dematerializzazione e la condivisione dei dati tra le Pubbliche Amministrazioni e il potenziamento dei servizi telematici e di comunicazione con le pubbliche Amministrazioni che dal 1° gennaio 2014 dovranno avvenire esclusivamente attraverso canali e servizi telematici e posta certificata.
Insomma, la semplificazione, a nostro modo di vedere, costituisce un'opportunità da non perdere per lo sviluppo del settore ICT. Il decreto legge "Semplifica Italia" si configura come la piattaforma ideale per contribuire al rilancio delle imprese dell'ICT perché la Pubblica Amministrazione è fonte di domanda qualificata in grado di frenare questo comparto.
Quindi, quale migliore occasione per rilanciare a pieno l'azione, la mission del CSI Piemonte, considerato che il Piano Socio Sanitario recentemente approvato punta proprio sulle moderne tecnologie dell'informazione e della comunicazione per implementare il sistema informativo sanitario regionale, facilitando così anche l'accesso ai servizi da parte dei cittadini e razionalizzare così le spese? Noi crediamo che la base di partenza per poter individuare elementi di rilancio del CSI Piemonte possa pertanto ritrovarsi nel decreto "semplifica Italia" unitamente alle linee adottate nell'ordine del giorno approvato per preservare il valore e le competenze di SCR non più tardi di un mese e mezzo fa.
Ritengo, o riteniamo, che quelle disposizioni approvate allora per SCR si possano adottare anche oggi per CSI Piemonte, individuando quindi un monitoraggio puntuale delle attività in corso, dotando il CSI di un sistema di valutazione per obiettivi anche per quanto riguarda gli organi dirigenziali e di un organismo di vigilanza quale strumento di garanzia e trasparenza, impegnando il CSI in un processo di riorganizzazione finalizzato all'ottimizzazione delle risorse professionali di cui dispone.
L'ordine del giorno che abbiamo presentato si focalizza su questi elementi nella speranza di individuare soluzioni alternative a quelle sinora proposte e alla sua svendita, in un certo senso, sul mercato soluzioni che possono non essere penalizzanti sotto il profilo occupazionale e professionale e che soprattutto consentano di avviare quel processo di razionalizzazione della spesa di efficienza ancora maggiore dei servizi offerti dal CSI Piemonte e altresì di monitoraggio delle attività svolte, da cui purtroppo in questo delicato momento storico nessuno pu esimersi.
Potrei concludere qui, però vorrei impiegare pochi secondi (mi rivolgo in questo caso esclusivamente alla maggioranza) per ricordare che se si approfondisce quello che un collega cerca di esprimere - non lo so se lo fa bene o lo fa male, in questo caso sicuramente lo si potrebbe aver fatto meglio per quel che riguarda la mia esposizione - e che se non si parte da posizioni di pregiudizio, su determinati argomenti, pur salvaguardando le diversità politiche delle varie parti, si possa lavorare insieme.
Colleghi della maggioranza, ricordate che su SCR mi sono discostato dai colleghi dell'opposizione e ho dato un assenso a quell'ordine del giorno quindi, non voglio fare appello, diciamo (tra virgolette) a un "galateo istituzionale" che dovrebbe andare al di là delle faziosità di parte, ma vi dico considerate, per cortesia, con benevolenza questo ordine del giorno perché ritengo che lo si possa accettare e votare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Motta Massimiliano.



MOTTA Massimiliano

Grazie, Presidente.
Sarò decisamente breve, perché credo che di questo argomento si sia parlato a sufficienza, nel senso che gli argomenti sono stati trattati in più sedi.
Credo che questa maggioranza, anche con la sede redigente, abbia voluto dimostrare, non come qualcuno può aver pensato, che una legge la vuole fare veramente e fino in fondo.
Concordo con parte delle affermazioni e con l'invito del collega Buquicchio testé annunciato all'Aula; inoltre, una maggioranza abbastanza numerosa sarebbe concorde nel votare il suo ordine del giorno se fosse accettata la modifica che ho consegnato alla Presidenza e che propone di aggiungere una virgola e le parole "compresa la possibilità di nominare un commissario che gestisca il periodo transitorio dell'ente, secondo quanto stabilito dalla legge che verrà proposta al Consiglio regionale".
Questo perché si va incontro a due esigenze.
La prima. La legge regionale uscirà dalla Commissione, quindi sicuramente non sottraiamo la discussione al percorso naturale.
La seconda. Si esce fuori da quelle logiche di governance che, forse in questo momento non sono ben individuate e che magari qualcuno potrebbe intendere anche politicizzate.



PRESIDENTE

Se lei è d'accordo, Consigliere Carossa, ascoltiamo prima la risposta del Consigliere Buquicchio, per avere un quadro più chiaro. Ricordo che l'ordine del giorno è emendabile solo dal proponente, quindi la invito Consigliere Buquicchio, a dire brevemente la sua posizione.
La parola al Consigliere Buquicchio.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Un secondo per dire sì, e tre secondi per spiegare il sì.
Ritengo che, come ho detto prima, occorre lavorare insieme su questo punto, quindi l'emendamento proposto non lo vivo come un pregiudizio, nel senso che non c'è e non voglio assolutamente vedere malafede da parte dei proponenti, ci mancherebbe altro! Quindi, da parte mia c'è l'accettazione all'inserimento della frase proposta. Se questo serve per avviare una collaborazione sull'argomento ben venga.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carossa.



CAROSSA Mario

Grazie, Presidente.
Ci sono diversi ordini del giorno che sono stati illustrati riferiti alla sede redigente. Noi, come ha già ricordato il collega Motta, con la redigente vogliamo proprio dimostrare di voler affrontare il problema in tempi celeri.
Proprio per questo chiedo, Presidente, nei modi che riterrà più opportuno, una sospensione di una decina di minuti perché vorremmo confrontarci con l'Assessore e tra le forze di maggioranza riguardo a questi ordini del giorno.



PRESIDENTE

Consigliere Reschigna, vuole intervenire sul dibattito generale?



(Commenti del Consigliere Reschigna)



PRESIDENTE

Il Consigliere Reschigna propone di fare la discussione generale e di sospendere prima del voto, in modo che ci sia il quadro complessivo delle posizioni di tutti i Gruppi.
La parola al Consigliere Carossa.



CAROSSA Mario

Grazie, Presidente.
Sono assolutamente d'accordo. Di fatti ho premesso "come lei riterrà più opportuno". Preannuncio molto chiaramente, per non svilire l'operato dei colleghi, perché poi potrebbe diventare facile un parere contrario da parte della Giunta, che non vogliamo arrivare a questo. Proprio perché non vogliamo che si arrivi eventualmente a un parere negativo, è necessario che questo problema venga affrontato a fondo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reschigna.



RESCHIGNA Aldo

Grazie, Presidente.
Tuttora, consideriamo un errore aver concesso la sede redigente proprio perché siamo di fronte ad un tema complesso. Affronteremo la discussione in Commissione con la consapevolezza che davanti a noi vi è un manifesto politico, se così posso definirlo, in quanto questo disegno di legge ne ha i caratteri - non è di per sé negativo un manifesto politico sia ben chiaro - e indica una strada, quella della costituzione di una società consortile, con un'ipotesi di spezzatino del CSI in una o più società; però questa strada non è stata minimamente approfondita rispetto ad alcune questioni di fondo che troveremo nel dibattito in Commissione colleghi.
Relativamente alla prima questione: c'è un piano industriale, come era stato richiesto ancora in un recente dibattito in Consiglio regionale, teso ad accertare che questa strada è da tutti considerabile sulla base non di manifesti politici, ma di atti corroborati da qualche elemento? Questa è la strada che consente un nuovo ruolo e una nuova fase nel sistema dell'informatica pubblica rivolta alla Pubblica Amministrazione all'interno della nostra Regione? Per quanto riguarda la seconda questione di fondo: siete sicuri che attraverso un percorso di questo tipo, è pensabile ancora oggi mantenere il regime in house nell'affidamento delle commesse da parte dei soggetti pubblici al CSI così strutturato? Sia ben chiaro che affronto e pongo queste questioni non con la consapevolezza che di fronte a noi e per questo Gruppo consiliare esista unicamente la posizione sul piano della trincea politica rispetto ad una logica di mera conservazione dell'esistente. Il CSI ha svolto nel corso della sua storia un ruolo, per alcuni aspetti, essenziale ed importante. Di fronte alla rivoluzione informatica che toccava il sistema della Pubblica Amministrazione, il CSI si è posto come soggetto regolatore, quindi di tutela della Pubblica Amministrazione, nei confronti di questa autentica rivoluzione.
Siamo anche consapevoli che, dopo molti anni, probabilmente, occorre riscrivere un nuovo patto sul futuro del CSI. Attenzione, questo nuovo patto vede certamente la Regione come soggetto protagonista, perché di fronte a noi abbiamo una questione rilevante sul piano dei rapporti tra l'informatica e la Pubblica Amministrazione e sul piano del ruolo che il CSI riveste nei confronti di un pezzo dell'ICT privato all'interno della nostra Regione. Quindi, di fronte a noi si delinea questo scenario e questa situazione.
Attenzione, dire che la Regione Piemonte deve svolgere un ruolo importante, perché l'ICT è uno dei territori su cui si può costruire o rafforzare il sistema economico della nostra Regione, non significa non accorgersi che qualunque progetto di riforma e di trasformazione del CSI passa attraverso un accordo tra istituzioni. È veramente illusorio immaginare che le questioni si risolvano unicamente all'interno di quest'Aula o nel lavoro delle Commissioni.
Se pensiamo che non occorra un'intesa di fondo rispetto a quelli che sono stati i soggetti promotori di questa operazione - i quali ricordo che ai sensi dello Statuto vigente del CSI, hanno un ruolo non secondario nel consentire o nel guidare o nel non guidare una fase di trasformazione del CSI - siamo dei grandi illusi.
Rispetto a questo scenario, ci muoveremo all'interno della Commissione cercando, innanzitutto, di evitare che qualunque progetto di riforma o di riorganizzazione che ridefinisca un nuovo patto per il futuro CSI assomigli ad un manifesto politico, ma sia sostenuto da tutta una serie di elementi forti di approfondimento, che noi misureremo.
Porremo anche un'altra questione con molta forza e con molta evidenza: attenzione, qualunque progetto di riforma del CSI che contenga gli elementi della mera continuità rispetto all'esperienza svolta o che guardi alla necessità - sono di questa opinione - della costruzione di un nuovo patto richiede una scelta politica di fondo, che in questo momento è assente nella politica di questa Giunta regionale.
Allora mi chiedo cosa succederà dei sistemi informativi all'interno della sanità. Vorrete spiegarci in sede di Commissione se all'interno di questo progetto di riforma questo pezzo c'è o non ci sarà? Di fronte ad alcune preoccupazioni, mi sono rivolto all'Assessore Monferino - prima lo abbiamo fatto in modo molto corretto, attraverso il collega Lepri, durante l'avvio di una Commissione - ponendogli la questione circa le notizie che davano l'ASL TO3 impegnata nell'aggiudicazione di una gara sui sistemi informativi per i prossimi sette anni. In quella sede abbiamo avuto rassicurazione da parte dell'Assessore Monferino circa un intervento di blocco della procedura da parte dell'Assessorato. In quel momento abbiamo ritenuto confortanti quelle notizie, ma successivamente le informazioni continuavano a circolare, allora ho domandato all'Assessore Monferino qualche elemento capace di rassicurare non il sottoscritto, ma il Gruppo, in questa direzione.
L'Assessore Monferino mi ha trasmesso tutta la corrispondenza e, se posso, vorrei leggere brevissimamente una lettera di pochi giorni fa, del 15 giugno 2012, firmata dal direttore generale dottor Gaetano Cosenza.
l'ultima lettera di uno scambio epistolare tra l'ASL TO3 e l'Assessorato alla sanità in merito e inviata al dottor Morgagni, la quale - la leggo molto velocemente - recita: "Si comunica a codesto Spettabile Assessorato che questa Azienda ha concluso le procedure di gara di cui all'oggetto per l'individuazione del migliore offerente.
Facendo seguito anche alla nota del 2 dicembre 2011, a firma dell'Assessore alla sanità, si comunica che questa Azienda non procederà con l'aggiudicazione, in attesa di definire congiuntamente con codesto Assessorato la coerenza del progetto risultato migliore offerente rispetto agli indirizzi regionali relativi al Piano informatico regionale.
Si rimane in attesa di disposizioni in merito, dichiarandosi fin d'ora disponibili a totale e piena collaborazione nell'illustrare la situazione informatica dell'azienda e per presentare il progetto selezionato con la procedura in oggetto da sottoporre a specifica valutazione. Nel frattempo si desidera ricordare che i contratti di servizio attualmente vigenti ed operativi per la gestione del servizio presentano la scadenza di fine anno e non saranno più ulteriormente legittimamente prorogabili, così come fatto rilevare in più occasione dal collegio sindacale dell'azienda".
Credo che con questa lettera il dottor Cosenza non abbia detto che l'ASL TO3 ha chiuso le procedure relativamente al fatto che con legge regionale queste materie sono state affidate alle competenze delle Federazioni. Ha detto, sostanzialmente, che è in attesa di poter verificare con l'Assessorato regionale la coerenza dell'offerta con il progetto di riorganizzazione dei sistemi informativi che ha in mente la Regione Piemonte e l'Assessorato.
Noi - mi rivolgo a chi dovrà seguire questo tema in Commissione - non lo affronteremo sul piano ostruzionistico, ma certamente sul merito; in quel momento, la Giunta regionale dovrà anche sciogliere questo nodo di fondo: atteso il fatto che siamo in presenza di una diminuzione delle commesse pubbliche sui settori tradizionalmente occupati dal CSI, come intende affrontare, in qualunque progetto di riorganizzazione, il tema della riforma dei sistemi informativi nella sanità? È parte o non parte di questo contesto? In che termini ne è parte, e con chi? Dopodiché, l'ultima considerazione che vorrei fare è sostanzialmente questa. A me sembra che possiamo affrontare la discussione odierna su più piani e su più fronti. Credo, però, che inserire all'interno di un ordine del giorno il mandato ad un commissariamento del CSI sia un errore sostanziale, perché in questo momento, senza un'intesa con la città di Torino e gli altri soggetti promotori della costituzione del CSI, anche questo punto rischia di essere una profonda invasione di campo.
A mio avviso, la Giunta regionale farebbe bene ad affrontare questo delicato ed importante tema, che - lo ripeto - noi affronteremo senza alcun intendimento ostruzionistico ma con un confronto di merito forte e reale facendo attenzione al fatto che ha la necessità di tenere insieme due interlocuzioni: una con il Consiglio regionale e l'altra con gli altri soggetti che istituzionalmente avranno molto da dire su questo tema.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Grazie, Presidente.
Intervengo per aggiungere un paio di considerazioni al ragionamento che ha svolto poco fa il Capogruppo Reschigna, che condivido.
Innanzitutto, secondo me la maggioranza ha sbagliato ad approvare la sede redigente su un provvedimento come questo, e cercherò di spiegarlo con due motivazioni.
La prima: naturalmente è legittimo che la maggioranza abbia deciso di approvare l'esame in sede redigente del disegno di legge presentato, perch è previsto dal nostro Statuto. Poi, però, come i colleghi della maggioranza sanno, in questi casi c'è una dimensione che non è statutaria, ma politica e deve essere considerata tutte le volte che una maggioranza decide di utilizzare lo Statuto (in questo caso per approvare un provvedimento in sede redigente).
Noi stiamo discutendo di una società che ha un peso specifico rilevante nell'economia piemontese, ma anche nella politica di questa Regione. Stiamo discutendo di come avviare un processo di trasformazione di questa società in altri termini di come riorganizzarla.
evidente che questa discussione abbia un valore di sistema. Io non credo che faremo una discussione che avrà lo stesso spessore di quella che fecero in questa sede i nostri predecessori qualche anno fa, quando venne istituito il CSI, ma questa è la portata della discussione che stiamo facendo, o perlomeno dovrebbe essere questa l'ambizione con la quale noi ci poniamo il problema di avviare un progetto di riorganizzazione del CSI.
Fermo restando il fatto che in questa Aula consiliare ci sono posizioni politiche diverse e ruoli differenti, sarebbe naturale ed auspicabile stante il peso della società, il fatto che vi lavorino centinaia di persone e che comunque ricoprirà in futuro un ruolo strategico, favorire un processo di condivisione.
Penso che la sede redigente possa compromettere questo aspetto, il che non significa che faremo ostruzionismo, ma è del tutto evidente che siamo in presenza di una forzatura, stante la portata della questione. Noi stiamo discutendo di come organizzare una società; è delicatissima la questione.
La sede redigente non consentirà neppure la riserva d'Aula! E noi sappiamo quante volte, affrontando simili questioni e definendole con norme, si possano aprire numerosi problemi. In molti casi, l'Aula rappresenta appunto, una riserva straordinaria, perché vengono modificate decisioni che magari la Commissione non aveva pesato in misura sufficiente; o perch abbiamo assunto decisione che hanno implicazioni di un certo tipo, che non abbiamo valutato fino in fondo nel lavoro di Commissione.
Voi, decidendo la sede redigente, questa possibilità ve la siete preclusa! Qui verremo per il voto finale e io penso che sia un errore in considerazione del tipo di problema che dobbiamo discutere.
per questo che io considero un errore la scelta di decidere la sede redigente.
Dice il collega Carossa: "Ma questo non significa che noi non discuteremo con l'ampiezza necessaria che il problema comporta in Commissione". Ho capito, ma queste cose andrebbero valutate con quella lungimiranza che, secondo me, in questi casi era necessaria. Dopodiché - lo ripeto - non sarò certo io a contestare il fatto che è una decisione presa ai sensi dello Statuto. Ma, politicamente, io non credo che questa decisione possa facilitare quel confronto che invece è necessario.
Seconda considerazione: sarebbe un errore la cieca difesa dell'esistente. Io non sono tra coloro che dicono "Il CSI va difeso così com'è". Penso che faremmo un danno all'impresa, alla società, ai lavoratori e ai soci. Credo, quindi, che sia giusto ragionare, cosa che non si è fatta con sufficienza e con determinazione in passato (ciascuno si assume le sue responsabilità per questo ritardo). Sarebbe un errore, però, limitarsi a dire "Noi difendiamo il sistema così com'è stato costruito nel corso di questi anni". Sarebbe un errore.
Per quanto ci riguarda, dunque, non troverete un PD ostile a ragionare in termini di cambiamenti, che pure sono necessari.
Nell'affrontare tale questione credo di pormi, esattamente come fanno anche altri colleghi, il problema di un futuro della società, e, al suo interno, il dilemma per me fondamentale del destino di tantissimi posti di lavoro, che è una questione cruciale stante le dimensioni della società.
Però il punto è qual è la direzione di marcia, qual è il progetto di riforma che mettiamo in campo. Perché a fronte di una medesima consapevolezza che le cose devono cambiare, non significa che ci si intenda sul modo con il quale le cose vanno cambiate. Questo è l'oggetto della nostra discussione.
E se posso fare una considerazione in più, la sede redigente sarebbe stata giustificata da una comune consapevolezza o idea sulla direzione che avrebbe dovuto avere il progetto di riforma. Questa, invece, leggendo il disegno di legge, mi pare di capire che non esista. Il collega Reschigna ha cercato di articolare un ragionamento dal quale si evince che noi abbiamo su punti non fondamentali del progetto di trasformazione, idee diverse da quelle che la maggioranza ha presentato, naturalmente in maniera assolutamente legittima. Quindi credo che noi faremo in Commissione una discussione di merito su vari punti.
Il primo riguarda la governance, l'assetto della società, e questo è un punto mica da poco! È un passaggio nodale e credo - come ha detto il collega Reschigna - che noi non possiamo ignorare che lì c'è stato un patto tra tre soggetti qualche anno fa e che è difficile pensare ad un progetto credibile di trasformazione, se io quel patto con quei tre soggetti non lo faccio camminare. Non lo rinnovo, semmai, ma il consenso è fondamentale.
Se fossi il Comune di Torino o la Provincia, immaginare oggi che il Consiglio regionale possa approvare un ordine del giorno sul commissariamento lo considererei una forzatura, un errore rispetto al fatto che inizia una discussione, a cui noi mettiamo in qualche modo le brache perché decidiamo con un ordine del giorno che dovremo commissariare il CSI.
Secondo, i privati. Non mi sento di escludere a priori la questione di una presenza dei privati. Non mi sento di escluderlo, assumerei una posizione ideologica. Vorrei però che specularmente a questo atteggiamento non si stabilisse che per forza devono esserci i privati. E che quindi non può essere presa in considerazione una prospettiva di riforma del CSI che consideri questa eventualità e questa possibilità.
Non capisco perché dovremmo escluderla a priori, tanto più se il tema che discutiamo è quello di come portare nella pancia del CSI attività che oggi non ci sono.
Sento parlare, si parla e si è parlato della sanità. C'è un problema che va risolto; decidiamo di fare questa scelta? Pensiamo che il complesso delle attività vadano gestite da questa società? Questa non è una variabile da poco.
una scelta che ha un valore importantissimo dal punto di vista delle prospettive di sviluppo del CSI medesimo, ma se è così, non mi sento di dire a priori che se portiamo in pancia del CSI la sanità, non si possa considerare una prospettiva di riforma che mantenga la società in un certo modo.
Ci sono opinioni diverse tra noi su quello, ma non vorrei soltanto - e il provvedimento questo lo lascia in qualche modo intendere - che immaginassimo una riorganizzazione della società sulla base della quale sapete qual è un punto terminale? Che noi privatizziamo pezzi della società, che in nome di scelte che vengono fatte possono rappresentare un business, e invece poi manteniamo in capo alla società pubblica o al pubblico o a qualcosa che assomiglia al pubblico quei pezzi della società che, invece, questa possibilità di crescita e di sviluppo non ce l'hanno.
Considererei questo un grave errore che penso che dobbiamo in qualche modo contrastare, perché non possiamo immaginare che il progetto di riorganizzazione del CSI si risolva privatizzando i profitti e socializzando le perdite. Anche questo, francamente, mi sembra sbagliato.
Tuttavia, c'è tema per discutere, e c'è tema per discutere quando comincerà questo dibattito in Commissione.
Avrei voluto che voi non faceste la forzatura della redigente, perch se alcuni dei problemi hanno la portata che ha indicato il mio Capogruppo la sede redigente è naturalmente una scelta sbagliata.
Se vogliamo affrontare questa discussione con il massimo di spirito costruttivo possibile, dobbiamo avere in mente l'esigenza di riorganizzare il CSI e difendere, insieme al CSI, una prospettiva e una società che possono ancora avere un ruolo importante all'interno del processo di innovazione e di digitalizzazione della nostra Regione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Grazie, Presidente.
Ho resistito a lungo, avevo resistito anche all'intervento di Reschigna, ma il Consigliere Ronzani è sempre capace di sollecitare, e ci sono dei limiti rispetto ai quali non si può resistere. Lo dico con stima sincera ed entro certi limiti potrei addirittura debordare nell'affetto.
Penso che se noi andassimo a votare nel 2015 - che nessuno si preoccupi oggi - lo schieramento che ha sostenuto la Giunta attuale perderebbe.
Credo che sia patrimonio di coscienza molto distribuito in tutti coloro che si occupano in qualche modo, anche superficialmente, di sondaggi. Non è mica detto che nei prossimi tre anni riusciremo a migliorare le cose quindi chi parla non parla sicuro che la prossima maggioranza sia necessariamente in linea con quella attuale. Mi sembra solare.
Chi parla ha sostenuto a lungo la necessità del Regolamento nella scorsa legislatura, essendo opposizione, e ne parla anche oggi momentaneamente maggioranza. E parlo soprattutto dei colleghi del PD, senza i quali l'attuale Regolamento - qualunque misfatto se ne faccia in questo momento dell'interpretazione e della gestione, e secondo me ce ne sono un certo tot, ma secondo me, soggettiva opinione che non intendo transare con nessuno - non ci sarebbe.
Credo che chiunque se ne sia occupato non possa non vedere i limiti di ciò che abbiamo legiferato nella scorsa legislatura, perché soltanto vedendolo in applicazione se ne vedono le caratteristiche, compresi gli errori, alcuni dei quali effettuati in buona fede.
Per esempio, e lo chiedo al Capogruppo Reschigna e al collega Ronzani: quand'è, secondo un partito di governo, che si deve usare la redigente? Esprimo la mia opinione, perché ritengo che sia un dovere di chi fa maggioranza dare la linea, tutto con le minuscole e tutto con molta modestia. Secondo me, la redigente, nel Piemonte di oggi - Gesù solo sa quanto ha bisogno che noi ci occupassimo delle cose fuori, quelle vere, che sono molto lontane da quello di cui ci occupiamo noi - si deve usare sempre! Tranne lodevoli eccezioni, sempre, perché la redigente non è mica composta da altri, è composta da noi, cioè da chiunque alle Commissioni intenda partecipare, da Consiglieri eletti con ruoli politici, quindi da noi.
Dico sempre, tranne quando si decide (non compete a me, maggioranza dire quali sono le eccezioni) che c'è bisogno che l'Aula si riproponga, non per le valutazioni politiche - ce n'è ampio spazio - di chi ha ragione di voto (sono nate apposta). Dopo avere lavorato e deciso in Commissione, poi c'è lo spazio per cui vogliamo esprimere la votazione.
Secondo me, si deve lavorare in Commissione; se da noi si lavora bene o benissimo, lo lascio giudicare a coloro che le frequentano.
Si vogliono cercare delle aree di riserva? Ad esempio, nel nostro Regolamento è scritto che tutta la materia elettorale, tutta la materia statutaria, tutta la materia di leggi elettorali e di regolamento è esente.
Ve lo chiedo adesso che siete all'opposizione, perché nella prossima legislatura quasi sicuramente non ci sarò, ho degli accordi con il Governo Monti: ormai ha preso praticamente tutti e adesso, se riesco, faccio prendere anche me! Faccio anche un passaggio a Roma, perché voglio vedere come succedono le cose a Roma. Se Monti ha preso Cammarata, credo che ci sia spazio anche per me, ma adesso vediamo se con i Ministri piemontesi riesco a trovare un'intesa! Intesa San Paolo-Ministro, ci sono un sacco di legami! Guardate che ve lo ricorderò quando governerete, perché tutta una serie di attitudini che, nell'ambito del regolamento, il PD ha legittimamente affermato, arrivano tutte; se volete, ve le enumero. Guardate che ve le ritroverete tutte se vincerete, ed è una cosa che non escludo affatto, anzi ho detto in premessa che, se si votasse nel 2015 con il sistema letterale attuale, vincereste, perché, a parità di schieramenti, Gesù solo sa chi si schiererà e con chi e quando e se andremo al voto.
Pertanto, consiglio caldamente un partito di governo, che stimo, di tenere conto di queste considerazioni; un partito che invidio dal momento delle primarie, perché voi le avete fatte, mentre noi ne stiamo ancora parlando adesso. Non ci vota più nessuno, e stiamo ancora parlando se fare le primarie o meno. Siamo in una forma di disagio psichico serio all'interno del mio partito. Sto parlando del mio, non degli altri.
Secondo me, la redigente deve essere, in una democrazia decidente - non vorrei utilizzare un pensiero fortemente "di destra" come quello dell'Onorevole Violante - prioritaria. Prima o poi questa Regione si vuole occupare dei problemi che ha fuori e il tempo nostro è una delle componenti di ritardo delle decisioni che fuori aspettano? Primo.
Secondo: guardate che tutte le volte che voi (voi PD, parlo solo al PD perché considero il PD partito di governo; non me ne vogliano altri Gruppi delle valutazioni politiche esplicite che ho nei loro riguardi, esplicite affinché non ci siano confusioni) dite che questo disegno di legge si occupa del CSI, fate un errore che però dimostra cosa pensate, ed è giustificato.
Il disegno di legge, se ho ben capito quello che la Giunta ha detto, si occupa delle strategie della ICT, che con il CSI, in teoria, ci azzecca nulla, perché il CSI era ed è uno strumento attuativo. Strategie e soggetto attuatore normalmente non ci azzeccano nulla, direbbe il referente politico del Capogruppo Buquicchio.
Ma se voi lo affermate, in parte dite una verità, perché sostenete che per trent'anni, la governance del CSI è stata fatta, non qui, non in Regione, ma deliberatamente, volutamente e consciamente da un'altra parte.
Dove? Nella sede del CSI.
E perché? Eh, buon Dio! Perché nella sede del CSI c'era una persona eccellente, dalla quale mi divide ogni e qualunque pensiero politico, da sempre. Mi fa ridere chi sostiene che all'interno del CSI non si fanno scelte di natura politica: l'ultima volta che Rovaris non ha fatto una scelta politica aveva 12 anni e stava rileggendo, per la seconda volta Marx, per essere sicuro di averlo capito bene! Dopodiché, ha sempre rigidamente, con molta ponderazione e chiarezza, agito politicamente.
Questo è uno dei tantissimi motivi per cui io, a Rovaris, "chapeau"! Averne di gente come Rovaris, non solo nella sinistra, ma anche nel centrodestra piemontese! Ma Rovaris, con la Regione, c'entrava nulla! Vuole, per cortesia, il PD ricordarmi qualche elemento di governance appartenente alla Regione Piemonte, ciò detto in Piazza Castello, vuolsi essere un Assessore o un direttore degli ultimi trent'anni? Non ne ricordate nessuno! Semplice: non ci sono stati! La governance, nel senso di idee (quelle di Rovaris), tattica (quella di Rovaris), applicazione (quella dei soci e amici di Rovaris), stava da un'altra parte.
Secondo me, questo modello è finito.
Voi ritenete - come i Consiglieri della prima fila davanti a voi - che debba continuare? Qualcuno ha risposto di no. Bene, se non deve continuare bisogna cambiarlo! E allora, se bisogna cambiarlo, bisogna definire come.
Nel definire come, bisogna centralizzare. Su un punto, sia nell'intervento di Reschigna che di Ronzani, sono totalmente d'accordo: il ruolo del Consiglio regionale, peraltro totalmente assente negli anni, su questo tema (quindi potrebbe essere un'innovazione), deve essere chiaro.
Non c'è mai stato un ruolo: chi si lamenta, mente sapendo di mentire! Poiché non c'è mai stato, è bene che ci sia, perché il ruolo della ICT piemontese non può essere delegato una tantum alla Giunta (qualunque Giunta sia, di qualunque colore politico e chiunque la rappresenti), perché una legge quadro, secondo me, s'ha da fare con i tempi giusti, con gli accordi giusti.
Poi, c'è l'accordo fra i partner. Occorre essere chiari: se la Regione è l'organo di strategia e d'indirizzo, perché lo dice la legge, non perch lo dice il centrodestra, è compito della Regione determinare la linea.
Soltanto una Regione miope non tratterebbe con il partner principale: il Comune di Torino. Punto.
E spiego anche perché. Tra gli altri soci fondatori, il Politecnico (sono onorato di aver frequentato il Politecnico, che è la migliore Università d'Italia) non s'è mai occupato del CSI, se non momentaneamente.
Credo che la Presidente Bresso potrebbe raccontare qualche aneddoto della Giunta precedente e del ruolo che l'allora Vicerettore, nell'ambito del CSI, aveva: di attenzione, non alle strategie, ma ad alcuni elementi di tattica operativa nell'ambito del CSI.
L'Ateneo non sa neanche cosa sia il CSI! Vogliono i soci fondatori di allora, non essendosene mai praticamente occupati in questi trent'anni, degnarsi di occuparsene adesso? Cribbio: grande novita!



BURZI Angelo

BRESSO Mercedes (fuori microfono)



BURZI Angelo

Prima, Castellani se n'è occupato.



BURZI Angelo

Non lo conosco, e quello che ricordo l'ho dimenticato!



(Commenti della Consigliera Bresso)



BURZI Angelo

Buon Dio! Buon Dio!



(Commenti della Consigliera Bresso)



BURZI Angelo

Assolutamente no, ma non è grave: è quando sono d'accordo con te che sono preoccupato; quando sono in disaccordo sono assolutamente tranquillo! il contrario che mi preoccuperebbe! Dicevo, e concludo: certo che bisogna definire un accordo, ma una Regione responsabile, che ha il senso del proprio ruolo, un accordo lo propone.
Chiudo sulla sanità: il Comune di Torino, sulla sanità, non ha titolo se non per il fatto che se ne occupa eccome! È il capoluogo della nostra regione: credo che (sintetizzo) se qualcuno seriamente pensa che il sistema informativo oggi viene gestito dalle Aziende Sanitarie Locali comunque organizzate, non organizzate, federate o sottoposte, va bene così.
Se qualcuno pensa sia un delitto quello che sta capitando in questo momento, non per i dipendenti del CSI, ma per i 4 milioni e 200 mila piemontesi che, sulla base di questo, vengono curati, serviti, amministrati ed è così - questo "ha da cambiare".
Se qualcuno pensa sia da cambiare, servono due cose: il know how e i soldi.
Nel CSI know how non ce n'è, altrimenti non saremmo a questo livello.
Sui soldi, se e quando ci saranno il consuntivo della Regione e l'assestamento, sarà chiaro a tutti che noi abbiamo soltanto più debiti.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Burzi.
La parola alla Consigliera Artesio.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
So bene che ci sono alcuni che, per definizione, a causa dell'appartenenza storica di quest'Assemblea legislativa, hanno la possibilità e - devo riconoscere - anche la capacità di fare dichiarazioni assertive che sembrano chiudere tutte le discussioni.
Così come il Consigliere Burzi richiama sempre, quando commenta gli interventi altrui, la sua mamma e quanto siamo stati capaci di farci comprendere dalla sua mamma, io richiamo il fatto che la mia mamma non ha sicuramente capito l'intervento del Consigliere Burzi, o meglio, se l'ha capito, si aspetta una dichiarazione, da parte della Giunta, di cambiamento di questo disegno di legge.
Il Consigliere Burzi mi ha convinta che esiste la necessità di una volontà politica per definire una vera azione di governance, intesa come indirizzo politico sul sistema complessivo della cosiddetta società dell'informazione, ai sensi delle responsabilità pubbliche che vengono assegnate dagli organi di governo superiori (penso a tutta la tematica della dematerializzazione e dell'accesso ai servizi della Pubblica Amministrazione), e che quindi noi non abbiamo mai avuto una dimensione politico-istituzionale che esercitasse una funzione di governance, ma l'abbiamo delegata al nostro ente strumentale. Ente strumentale il quale essendo ben diretto sul piano politico e tecnico-professionale, ha avuto la capacità di farlo in un modo che ad alcuni non piace, non è piaciuto - come nel caso dell'intervento precedente - mentre altri lo giudicano pregevole.
Se questo è, cioè se noi di questo stiamo discutendo, stiamo discutendo della governance politica, allora la nostra legge si ferma al Capo I articolo 2, perché il Capo I, articolo 1 e articolo 2, definisce gli obiettivi che s'intende che l'istituzione Regione voglia perseguire nel campo delle società dell'informazione.
Non esiste, seguendo quel ragionamento, il fatto che si dica che per raggiungere quelle finalità si procede attraverso la promessa di una società regionale per l'innovazione digitale in Piemonte, attraverso la trasformazione del Consorzio per il trattamento automatico dell'informazione.
Quindi, delle due l'una: o noi stiamo discutendo delle finalità generali, e dopo la discussione delle finalità generali procediamo a determinare gli strumenti, oppure, come abbiamo capito tutti, tranne il Consigliere Burzi, questo disegno di legge non è affatto la determinazione degli obiettivi delle politiche pubbliche e, in particolare, della Pubblica Amministrazione regionale, ma è un disegno di riconfigurazione dell'Ente strumentale Consorzio Informatico Regionale.
Questo è, ed è per questo che noi discutiamo delle condizioni del lavoro professionale; è per questo che discutiamo dei trasferimenti economici degli enti consorziati; è per questo che discutiamo delle finalità del governo e delle garanzie che si vogliono ottenere nella relazione tra il pubblico e il privato, da parte di chi questa relazione la vuole promuovere.
Pertanto, parto dal dato, che cominceremo a discutere in Commissione delle due visioni su questo disegno di legge: le finalità istituzionali o anche le finalità degli strumenti cui invece il disegno di legge ampiamente si dedica.
Come il Presidente del Gruppo del Partito Democratico ha voluto sottolineare e richiamare, però, il fatto che questo non sarà un dibattito semplice, perché molte garanzie dovranno essere richieste, io voglio continuare a sottolineare gli strumenti di garanzia che mi sembrano assolutamente preliminari a qualunque idea di trasformazione.
In primo luogo vorrei chiedere - lo faccio perché così l'Assessore si preparerà adeguatamente al dibattito della Commissione in sede redigente quale tipo di previsione, di protezione, di garanzia sia stata immaginata all'interno di questo disegno di legge per evitare, affidando a terzi la responsabilità gestionale del trattamento di alcuni dati - che, essendo dati delle Pubbliche Amministrazioni, sono dati sensibili -ciò che in altri Stati e in altri contesti, laddove il governo del sistema non è un governo pubblico, avviene. Lo faccio con degli esempi molto puntuali e credo molto comprensibili alla realtà di ciascuno.
Tutti - dall'Assessore regionale alla sanità, a quello ai sistemi informativi e all'Innovazione - sostengono che bisogna facilitare la trasmissione a distanza delle informazioni. E questo, in modo particolare lo dice l'Assessore alla sanità - che ha molto a cuore anche la dematerializzazione dei presidi sanitari, oltre che la dematerializzazione delle cartelle e delle informazioni - che dice che dobbiamo evitare che siano le persone a spostarsi perché devono spostarsi i dati sui quali i professionisti devono poter agire.
Bene: tutti i dati riguardanti la condizione clinica della persona sono dati fortemente sensibili; sono dati assolutamente significativi, non solo per un normale elemento di tutela e di diritto alla privacy, ma sono dati sensibili per tutto quello che comporta la relazione da quel soggetto della sua condizione di salute e del tipo di garanzie che quel soggetto pu ricercare in altri ambiti, a cominciare da quelli assicurativi.
Non vi sarà sfuggito cosa può accadere in altri Paesi, dove il sistema sanitario è governato dalle agenzie di assicurazione, rispetto alla possibilità che queste hanno di mettere mano alla conoscenza dello stato di salute dei soggetti e, sulla base di questa conoscenza, modulare il sistema di protezione che può essere riservata a questa o a quella persona, a seconda della condizione anagrafica o di stato di salute.
Bene, quando si pensa ad operazioni di spacchettamento, cessione assegnazione a terzi, ingresso di privati, qualcuno deve prima dirci - e prima di dirlo a noi come Consiglieri regionali ce lo deve dire come cittadini piemontesi - che tipo di sistemi di tutela si pensa di mettere in atto. Questa, infatti, è una garanzia preventiva; non è un'opinione, non è il confronto tra la cultura liberale e la cultura statalista: questa è una garanzia preventiva! E dato che siamo i legislatori che vogliono realizzare il grande cambiamento, di cui assumere responsabilità e onori, questa responsabilità passa di qua: non passa attraverso una delibera successiva della Giunta e non passa attraverso un capitolato di bando. Questa è una questione fondamentale di tutela dei diritti individuali e passa di qua! E quando qualcuno pensa di potere mettere mano, con altri modelli gestionali che non siano quelli pubblici, alla gestione e alla trasmissione delle informazioni relative ad altre questioni terribilmente sensibili come per esempio tutta la gestione dei laboratori ospedalieri relativi al trattamento del sangue, o a tutte le banche dati relative ad aspetti di carattere genetico utili per la gestione del sistema dei trapianti qualcuno prima qui deve dire che garanzie si mettono in atto.
Quelli, infatti, sono temi altrettanto sensibili e quando si pensa di avere altri modelli di gestione misti ai quali affidare la continuità dei servizi e non la loro straordinarietà - prima ho fatto esempi che hanno a che vedere con l'eccezionalità - in termini di delicatezza e di concentrazione di quelle informazioni e di quelle risorse, come le banche dati, ci si ricordi che, pur di fronte al mancato trasferimento di flussi e al mancato stanziamento di risorse, il CSI continua ad operare e a garantire i servizi pubblici essenziali - dalla tenuta dei dati anagrafici a quella del funzionamento telematico del mitico 118, che arriva con le sue ambulanze medicalizzate del futuro e i suoi elicotteri con volo notturno anche grazie alla capacità della trasmissione dei dati in tempo reale - e che questa continuità è garantita dal fatto che a governarla è un Ente strumentale pubblico che condivide, essendole finalizzato, la funzione pubblica.
Qualcuno mi dirà che tipo di garanzia avremo quando un eventuale spezzettamento, che affidi la gestione di parti così sensibili a qualunque altro soggetto terzo, potrà essere garantita laddove, per un qualunque accidente, venissero a mancare i flussi finanziari? Chiediamoci se questi soggetti avrebbero la stessa preoccupazione di mantenere il Servizio del 118 o altri servizi pubblici.
Ho parlato di questo per dire che le garanzie preventive sono gli elementi sui quali, in modo tecnico e non ideologico, credo che la Giunta debba rispondere, anche a coloro che, come me, hanno un'ideologia secondo la quale il governo dei servizi essenziali debba continuare a restare nelle mani e nelle competenze del sistema pubblico.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PLACIDO



PRESIDENTE

Grazie, collega.
Ha chiesto la parola la Consigliera Cerutti; ne ha facoltà.



CERUTTI Monica

Grazie, Presidente.
Anch'io intervengo dopo aver sentito gli interventi dei colleghi. A me preme sottolineare una questione, anche perché il dibattito avvenuto in quest'Aula e quello che più in generale avviene sul futuro del CSI subiscono la solita deformazione: da una parte ci sarebbe l'innovazione e dall'altra la conservazione di tutto quello che c'è di esistente, perché si ha paura del cambiamento. Vorrei che non fosse così e che non fosse questo almeno, il punto di vista portato qui da alcune forze politiche.
Credo che queste forze politiche dovrebbero tener conto anche del dibattito generale e di una discussione che sta avvenendo anche all'interno dell'azienda, nella quale i lavoratori non risultano essere richiusi nella conservazione e non disponibili a mettere in gioco le loro competenze e il know how che, a differenza di quello che ha detto il Consigliere Burzi, io credo invece esista all'interno del CSI.
Credo, in questo senso, che ci sia una disponibilità a mettere in discussione un'organizzazione e - magari non per competenza dei lavoratori ma per competenza del Consiglio regionale - anche a ragionare nuovamente sui pesi dei diversi soggetti che partecipano in misura differente al Consorzio.
Questo, però, non vuol dire che - se non c'è la conservazione da una parte - non ci sia invece la rincorsa al cambiamento dall'altra cambiamento che però non si capisce veramente quale valore abbia in sé se non, appunto, quello di provare a cambiare. Anche qui mi riallaccio a quello che è stato appena detto dalla collega Artesio e, prima, dal collega Burzi: in effetti, a questo punto, se il Consigliere Burzi sostiene che questo disegno di legge è un provvedimento generale sull'ICT piemontese questo può essere certo un elemento di discussione che dovrebbe poi discendere dai piani dell'ICT, che sono stati discussi dall'Assessore e dalla Giunta negli anni scorsi.
Se è così, in realtà, non si capisce bene perché si entri in quello che potrebbe essere un dettaglio - che poi in realtà dettaglio non è, perché il disegno di legge è molto generale e generico - con cui si prospetta, per venire incontro a quest'esigenza di cambiamento, di costruire quella che è una testata, probabilmente pubblica, che può anche rimanere consortile, e poi una o più società operative che, in realtà, sarebbero delle società in cui arriverebbero gli interventi dei privati.
Anche noi non siamo ideologicamente contrari ad interventi privati ma in questo caso, non ne vediamo l'esigenza.
Riprendendo l'intervento del Consigliere Ronzani se ci sono effettivamente delle opportunità che possono venire dalla ridefinizione del sistema sanitario informatico, a questo punto, non comprendiamo perché il sistema pubblico non possa per primo, anche a fronte della normativa europea, avere la possibilità di costruire e magari di arrivare ad un efficientamento, ad una riorganizzazione, quella che probabilmente, per troppo tempo, si è evocata e per troppo tempo non si è mai messa in atto.
Si potrebbe andare in questa direzione, si potrebbero rivedere i pesi dei soggetti, ma arrivare a quello che più volte è stato definito "progetto spezzatino" - questo disegno di legge effettivamente lo comporta - crediamo sia la distruzione di un modello che, pensato parecchi anni fa, in realtà aveva già una grande modernità perché metteva a sistema gli enti consorziati e dava la possibilità di definire un unico sistema informativo.
In questo senso, ci rifacciamo anche a considerazioni avanzate da altri soggetti.
Abbiamo visto interventi importanti sul tema sicuramente convincenti e non semplicemente per amore di conservazione; così come rispetto alla questione dei dati sensibili appena sviluppato, e su cui non ritorno, noi crediamo ci sia la possibilità di un ragionamento complessivo, che non veda in sé la distruzione di un modello che era e continua ad essere moderno.
Per chiudere rispetto a quello che sicuramente sarà un dibattito che proseguiremo in Commissione, non abbiamo compreso bene l'aspetto dell'ordine del giorno in cui c'è l'inserimento della possibilità del commissariamento. Su questo, vorremmo comprendere meglio quali sono gli elementi specifici. Crediamo sia assolutamente sbagliato anche questo aspetto e crediamo sia sbagliata la Commissione redigente di un disegno di legge che, ripetiamo, è, come è stato definito, un disegno di legge a bandiera che, in realtà, manca del requisito principale, cioè del piano industriale.
Noi andiamo al buio, andiamo a smontare quello che c'è, non sappiamo quale possa essere il futuro di questa azienda e, in questo senso, crediamo sia sbagliata una Commissione redigente che vorrebbe accelerare i tempi. La discussione ben venga, venga anche senza questo ritratto che è sempre quello della caricatura, dell'innovazione che cerca di portare avanti un progetto, quindi si scontra con chi vuole semplicemente conservare. In realtà, pensiamo che le idee siano assolutamente confuse. Se il Consigliere Burzi ha fatto le dichiarazioni che ha fatto, anche la maggioranza non è seppure oggi abbia dimostrato di essere compatta rispetto ai numeri probabilmente compatta rispetto agli intenti sul CSI Piemonte. Questo ci preoccupa ulteriormente.
Certamente la discussione in Commissione sarà complessa e noi vorremmo che si lavorasse proprio per avere un futuro per la ICT piemontese. Un futuro che veda sicuramente un sistema pubblico e che possa valorizzare quello che c'è al suo interno. Pensiamo che ci siano delle competenze e la possibilità di ridefinire con nuove sfide, legate anche ad una società che è in cambiamento. Cambiamento non significa arrivare a smembrare quella che non è semplicemente una software house, forse questa non è la software house della Regione, del Comune e della Provincia, ma è qualcosa di più.
Noi, effettivamente, con questo disegno, lo vogliamo riconoscere, ma pensiamo che sia un blocco che si può spezzettare e magari far sì che ci siano dei privati che possano portare delle risorse. Forse sarebbe meglio prima chiarirsi le idee sulla mission da ridefinire del CSI Piemonte quindi ridefinire quello che abbiamo più volte evocato, cioè un piano industriale. Il tragico di questo momento è che procediamo alla modifica ma il piano industriale è il grosso assente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Negro; ne ha facoltà.



NEGRO Giovanni

Sarò velocissimo.
Mi sembra opportuno rimarcare solo alcuni aspetti. Intanto questa proposta di legge, a mio avviso, è giusto valutarla insieme. Per troppo tempo non si è messo mano alla questione.
Sull'affidare a qualche ditta privata non mi trova così contrario tuttavia non ritengo giusto portare avanti il discorso che ormai è stata votata la redigente. Toglie la possibilità al Consiglio regionale di discuterne e di parlarne in Aula. A mio avviso, è da valutare, ma non vedo così opportuno, anche se è già stato votato, portare tutto in sede redigente togliendo la possibilità al Consiglio stesso di valutare un argomento così importante per tutta la Regione Piemonte.
Non sono riuscito votare velocemente, ho dato solo la presenza, ma voglio dire che non era opportuno votare velocemente la redigente.
Ribadisco: tutto quello che si può valutare in Aula è più democratico.



PRESIDENTE

Non ci sono più richieste di intervento. Precedentemente il Consigliere Carossa aveva chiesto una sospensiva.
La parola al Consigliere Carossa.



CAROSSA Mario

Mi trova un po' in imbarazzo perché un'ora e mezza fa avevo chiesto la sospensiva. Legittimo quello che ha chiesto il Capogruppo del PD di ascoltare, ma non pensavo che la discussione durasse a lungo. Chiedo a lei e all'Aula: rimane il discorso della sospensione, tuttavia ricordo che la seduta di Consiglio termina alle ore 19, non so se riusciamo in dieci minuti a fare l'incontro. Sospendiamo dieci minuti la seduta, oppure decidiamo tutti quanti di fare il nostro incontro e poi riprendiamo la seduta la prossima volta.
Capisco perfettamente che questa è una richiesta della maggioranza quindi non mi sembra corretto far rimanere i colleghi dell'opposizione in aula ad aspettare noi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Buquicchio; ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Intervengo per ricordare che avremmo dovuto votare un provvedimento dell'Ufficio di Presidenza relativo alla funzionalità della Commissione speciale di inchiesta sulla gestione urbanistica, in mancanza del quale non riusciamo a procedere.
Era stato concordato che si sarebbe avviato il discorso, anche se non concluso, in questa seduta. L'Aula, per richiesta dell'opposizione, ha deciso di incentrare tutto il pomeriggio sulle problematiche relative al CSI.
Personalmente ritengo che non si possa terminare in questo modo il discorso, e quindi, se la maggioranza ritiene di doversi riunire per concordare una linea di indirizzo, lo faccia pure, ma noi attendiamo pazientemente, perché questo problema va definito, in modo che, al primo punto all'o.d.g. del prossimo Consiglio, la Conferenza dei Capigruppo voglia inserire il provvedimento di delibera cui facevo riferimento.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega.
La prossima Conferenza dei Capigruppo sarà la sede opportuna per decidere in merito alla sua richiesta. Tuttavia, la sua proposta di spostare, oltre che aspettare, non mi sembra incontri la condivisione generale.
A questo punto, colleghi, essendo le ore 18.30, sospenderei la seduta per dieci minuti. Non essendoci obbligo di votazione degli ordini del giorno, dato che il disegno di legge n. 262, così come deciso e anche in base al Regolamento, è assegnato in sede redigente anche senza la votazione degli ordini del giorno. Al massimo, si tratterà di decidere se, come penso, gli ordini del giorno debbano essere votati in Aula prima della fine dell'iter in Commissione. Si tratta di trovare un equilibrio.
A questo punto, o sospendiamo la seduta per un quarto d'ora e riprendiamo alle ore 18.50 (ma non mi sembra che ci siano le condizioni) oppure terminiamo qui i lavori del Consiglio.
Chi lo ritiene, può fermarsi per trova re un punto di equilibrio sugli ordini del giorno. Mi sembra che su questa proposta ci sia un'ampia condivisione, quindi vi ringrazio.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.34)



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