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Dettaglio seduta n.241 del 12/06/12 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

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Argomento:


PONSO TULLIO



(I lavori iniziano alle ore 14.35 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Trasporti pubblici

Interrogazione a risposta immediata n. 1135 presentata dal Consigliere Biolé, inerente a "Progetto del polo scolastico di Mondovì (CN) sovrapposto al progetto Movicentro?"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
1135, presentata dal Consigliere Biolé, che la illustra.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
Una parte di quest'interrogazione era già stata oggetto di un atto ispettivo (mi riferisco all'interrogazione relativa all'inserimento del poco scolastico di Mondovì nel contesto del rione Piazza).
In questo caso, abbiamo unito due stati dell'arte rispetto a due progetti diversi: uno è quello relativo al polo scolastico, che dovrebbe in teoria - disporre già di un progetto in fase definitiva; l'altro è quello relativo al progetto Movicentro.
La problematica che solleviamo, per la quale gradiremmo ricevere una risposta da parte dell'Assessore, si riferisce al fatto che il Parcheggio Raso nella Piazza D'Armi, che fa parte di quelle zone suddivise all'interno del Piano monregalese che fanno parte del Movicentro, sorge nello stesso luogo in cui è stato definito questo progetto del polo scolastico unitario che andrebbe, man mano, a riunire i vari gradi di istruzione e quindi le varie classi del rione Piazza di Mondovì.
Complessivamente, la Regione Piemonte ha speso circa due milioni d'euro per il progetto Movicentro e una delle pochissime opere in questo momento realizzate è proprio questo parcheggio Raso, che ha una doppia funzione: una strettamente correlata all'interscambio tra i mezzi di trasporto, e una, invece, funzionale rispetto al parcheggio di chi fruisce dell'attuale piccolo plesso scolastico che è già presente vicino alla piazza.
Va detto che i cittadini monregalesi hanno sottoscritto in massa (sono più di 1.200 i sottoscrittori!) una petizione per suggerire all'Amministrazione comunale, ma anche a chi fornisce le risorse, quindi alla Regione, di evitare di riempire questa piazza che, storicamente, è utilizzata per diverse attività pubbliche e che quindi ha bisogno di uno spazio piuttosto vasto, e di sottrarsi all'utilizzo di queste risorse magari con un recupero di quelli che sono gli edifici storici intorno a questa piazza per riutilizzarli o rifunzionalizzarli per un plesso scolastico allargato alle varie classi.
Noi chiediamo in che modo ci sia questa volontà di affrontare una nuova costruzione - che, peraltro, dovrebbe incidere con il progetto del parcheggio - tenuto conto, ovviamente, che buona parte della popolazione presente in loco non ha valutato positivamente questo tipo di soluzione vista l'inutilità e lo spreco delle risorse per la realizzazione del parcheggio precedente. Grazie.



PRESIDENTE

Risponde il Vicepresidente della Giunta regionale, Ugo Cavallera; ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo, Vicepresidente della Giunta regionale

Grazie Presidente. Cercherò di stare nei tempi.
In riferimento all'interrogazione in oggetto, presentata dal Consigliere Biolé, abbiamo sentito il Settore regionale competente nelle diverse materie, e si può riferire quanto segue.
Il grande piazzale ai bordi del centro storico alto, sul versante sud alle porte di accesso alla città, offre l'opportunità di organizzare un nodo di interscambio che riunisce le diverse modalità di trasporto pubblico e privato, ad un sistema di collegamento con il tessuto storico di Piazza.
Il progetto prevede la modifica degli accessi e dei flussi circolatori: la creazione di un nuovo braccio stradale di accesso trasforma la parte nord della piazza, a diretto contatto con il centro storico, in area pedonale. Il piazzale, che ha superficie di circa 4.500 mq, viene investito da una circolazione veicolare perimetrale a senso unico con accesso da sud est. La porzione centrale è dedicata a un parcheggio di superficie per auto private, con un totale di 51 stalli. Lungo il perimetro si attestano gli stalli di sosta per i bus dedicati al trasporto scolastico e turistico.
Il progetto che è stato presentato e finanziato dalla Regione prevede l'inserimento, a ovest, del nuovo polo scolastico che integra e completa l'intervento di recupero che è stato messo in atto dal Comune di Mondovì.
In ogni caso, i due spazi non si sovrappongono.
Il vecchio deposito autobus dell'ATI di Saluzzo, insistente sull'area comunale a ovest del parcheggio di interscambio di Piazza, da gennaio è stato portato in Via Torino.
La Piazza D'Armi, oggi riqualificata ai fini di parcheggio di interscambio, non è utilizzata per altri fini (manifestazioni o fiere).
Leggendo ho confuso "piazza" con la "p" maiuscola rispetto a quella con la "p" minuscola, me ne sono reso conto solo ora, naturalmente avuto riguardo a Mondovì Piazza.
Vi è, poi, una considerazione relativa a quello che è l'iter dal punto di vista dei beni ambientali (parere della Sovrintendenza e quant'altro) ma consegnerò la relativa documentazione scritta, che evito di rileggere per non sforare dai tempi concessi per la risposta.
Mi accingo, quindi, a leggere la parte finale della risposta, relativa ai finanziamenti già concessi.
Con DGR del 18/06/2007, come modificata con DGR n. 40 del 10/09/2007 con DGR n. 80 del 17/12/2007, con DGR n. 37 del 26/05/2008, con DGR del 20/10/2008, con DGR del 03/11/2008 e con DGR del 12/10/2009, di approvazione del bando triennale per la concessione di contributi ai Comuni per interventi edilizi su edifici di proprietà comunale sede di scuole dell'infanzia, primaria e secondaria di primo grado statali e non statali paritarie gestite da enti locali, sono state definite le modalità per la presentazione delle richieste da parte dei soggetti beneficiari, i criteri di ammissibilità e di selezione delle domande di contributo e le relative procedure amministrative.
La graduatoria ed il programma di interventi per la provincia di Cuneo sono state approvate con determina dirigenziale del 31/08/2009 e l'intervento del Comune di Mondovì è risultato rispondente ai criteri previsti dal bando.
Il contributo di complessivi 500.000 euro a favore del Comune di Mondovì per l'intervento di "nuova costruzione di intere sedi scolastiche e succursali" per la scuola secondaria di primo grado "F. Gallo" di Piazza delle Armi, è stato impegnato per 49.675 con determina dirigenziale del 31/08/2009 e per 450.324 con determina del 20 luglio 2010. Si tratta di un lotto relativo alla scuola secondaria di primo grado. A seguito dell'impegno di spesa il Comune ha potuto attivare le procedure di gara ed attualmente è in fase di inizio lavori.
In conclusione - cosa che poi risulterà dalla lettura del documento nel quale ci sono considerazioni anche sul Movicentro - le risorse già impegnate per il Movicentro e quelle impegnate per il progetto del polo scolastico sono complementari ai fini della riqualificazione dell'intera area ed attiveranno sinergie positive per la Città di Mondovì. Qui infatti, c'è da dire che comunque l'intervento non interessa più la parte del centro storico, ma si dovrebbe incerare una facilità di interscambio tra l'attestamento degli autobus, le modalità di accesso privato e il polo scolastico. Da un punto di vista teorico, quindi, questa appare senz'altro come una scelta razionale.
Mi auguro che le procedure, da un punto di vista paesaggistico e della difesa dei beni culturali, tutelino in modo adeguato la compatibilità tra le nuove costruzioni - le nuove realizzazioni - e l'esistente, che in ogni caso a Mondovì è molto significativo. Grazie.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione a risposta immediata n. 1134 presentata dalla Consigliera Cerutti, inerente a "Gestione smaltimento rifiuti Province di Biella Novara, VCO e Vercelli attraverso combustione in un unico impianto a Vercelli"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 1134 presentata dalla Consigliera Cerutti, che ha la parola per l'illustrazione.



CERUTTI Monica

Grazie, Presidente.
Noi abbiamo depositato questo question time su un argomento che certamente non verrà risolto soltanto con il dibattito di oggi, ma crediamo sia necessario avere per lo meno una certezza sulle informazioni finora a nostra disposizione.
Nei giorni scorsi, infatti, su vari organi di informazione è apparsa la notizia in merito alla decisione assunta dalle Province di Biella, Novara VCO e Vercelli di smaltire tutti i rifiuti indifferenziati attraverso combustione in un impianto, prevedendo l'ammodernamento dell'attuale impianto vercellese. Tale notizia, tra l'altro, è corredata dalla dichiarazione dell'Assessore all'ambiente della Provincia di Biella Fausto Governato, il quale afferma: "Da sei mesi ci confrontiamo con i colleghi del quadrante per capire i rispettivi problemi e ognuno ha messo a disposizione i propri impianti. La scelta è caduta su Vercelli perché è la sola provincia dotata di una struttura che è possibile riqualificare potenziare e proiettare nel futuro".
Noi diciamo invece che la vetustà strutturale dell'inceneritore di Vercelli è tale da rendere problematica la sua prosecuzione di attività nel breve periodo, anche solo ai volumi attuali di conferimento, e che non è mai stata considerata l'ipotesi di una sua prosecuzione a tempo indefinito alimentata con volumi di materiale più che doppi.
Il Sindaco di Vercelli ha sempre affermato di non avere ancora scelto come smaltire il residuo da raccolta differenziata, considerando possibili anche ipotesi di combustione, purché in un impianto nuovo, ma di piccola taglia.
Noi ricordiamo l'articolo 3, comma 2, della legge n. 7/2012 appena discussa in quest'Aula, "Disposizioni in materia di servizio idrico integrato e di gestione integrata dei rifiuti urbani", che prevede che le funzioni relative ad opere strategiche - intendendosi per tali i termovalorizzatori, gli impianti finalizzati all'utilizzo energetico dei rifiuti e le discariche a servizio dei medesimi - sono esercitati d'intesa con la Giunta regionale.
A questo punto, proprio e anche in virtù dell'applicazione della recente legge, noi chiediamo se vi sia stata intesa tra la Giunta regionale e gli Enti locali coinvolti sulla finalità di smaltire in un'unica struttura sita a Vercelli i rifiuti delle Province di Biella, Novara, VCO e Vercelli, attraverso un ampliamento dell'attuale struttura, pregiudicando quindi la bonifica dell'attuale sito.



PRESIDENTE

Grazie, collega.
Per la Giunta regionale, risponde l'Assessore Ravello.



RAVELLO Roberto Sergio

Grazie, Presidente.
Non mi limiterò a rispondere all'interrogante con un monosillabo. La domanda, infatti, era molto diretta: c'è stata l'intesa, sì o no? Avrei quindi potuto limitarmi a quello; verrò anche a darle quella risposta Consigliera Cerutti, ma credo di dovere all'Assemblea tutta e in particolare a lei alcuni chiarimenti che rappresentano per noi delle premesse doverose.
Innanzitutto vorrei ricordare qual è l'obiettivo che la Giunta regionale si è posta, non solo nel momento in cui ha iniziato a lavorare al disegno di legge, poi diventato legge, sul riordino del sistema di governo dei rifiuti, ma ancora prima di questo momento: l'obiettivo, cioè, è sempre stato quello di raggiungere l'autosufficienza dell'ambito regionale nelle politiche di smaltimento, prevedendo ovviamente la partecipazione di un insieme di impianti e di attività di raccolta e smaltimento che consentano appunto, di non dovere ricorrere a soggetti esterni e lontani dai nostri confini, ovviamente con gli effetti che tutti possono facilmente immaginare anche sul piano dei costi, oltre che in termini di impatto ambientale.
Ricordo anche che, da quanto è entrata in vigore la legge di settore la legge regionale n. 24 - cioè dal 2002 -, sono trascorsi dieci anni dieci anni in cui le otto Autorità d'ambito allora individuate secondo la legge non sono riuscite a raggiungere quest'obiettivo, cioè definire un piano che avesse una valenza regionale e che permettesse di garantire l'autosufficienza dell'ambito regionale nello smaltimento dei rifiuti indifferenziati. È proprio per questo che nel 2008, quattro anni fa, le sei Province dell'area Est - quindi tutte eccetto Torino e Cuneo - hanno sottoscritto un Protocollo di intesa che aveva proprio l'obiettivo di costruire una soluzione condivisa per lo smaltimento dei rifiuti indifferenziati. A quattro anni dalla sottoscrizione di questo protocollo di intesa nessuno di questi obiettivi è stato raggiunto e il risultato non è stato ottenuto.
Le segnalo - cosa che non troverà scritta negli elementi di risposta che comunque le consegnerò - che una delle prime azioni compiute da questo Assessorato è stata quella di incontrare, al momento dell'insediamento tutte le Amministrazioni provinciali - e in particolare quelle di quello che allora era stato immaginato come "sestante" - per chiedere - questo ormai due anni fa - se da parte loro si potesse considerare ancora valido quello strumento, per raggiungere un obiettivo che comunque non si intendeva mettere in discussione. È il solito discorso: si possono avere i medesimi obiettivi, ma immaginare soluzioni diverse e anche reciprocamente contrastanti per il loro raggiungimento.
Già in quel momento, furono le stesse sei Province - quindi Alessandria, Asti, Vercelli, Biella, Novara e VCO - a ritenere non perseguibile il raggiungimento di quell'obiettivo tramite lo strumento del Protocollo di intesa che vedesse una condivisione a sei. Questi elementi che abbiamo raccolto da questo confronto hanno costituito le fondamenta su cui abbiamo costruito l'impianto del DDL 129 che, come lei sa, ha ridisegnato il territorio della Regione in quadranti e che quindi vede delle politiche di ambito non più divise per otto, ma per quattro. In particolare, l'ambito Nord-Est vede una condivisione della gestione della governance delle Province di Novara, Vercelli, VCO e Biella.
La legge n. 7/2012 effettua una ripartizione territoriale in quattro ambiti, all'interno dei quali - con i rispettivi Piani d'ambito - dovranno essere individuate le potenzialità e gli impianti dovranno essere ritenuti sostenibili dal punto di vista tecnico, ambientale ed economico.
Cos'è successo in questo periodo, prima ancora che la legge n. 7 diventasse tale, cioè prima ancora che dal disegno si passasse alla legge? Il Quadrante Nord-Est, insieme alla Regione, con la partecipazione e con lo stimolo e il coordinamento della Regione, si è voluto portare avanti con il lavoro, iniziando a predisporre la definizione di un piano strategico che innanzitutto partisse da una meticolosa ricognizione della dotazione impiantistica presente, partisse dalle valutazioni e dalla raccolta dei dati relativamente alla produzione e, soprattutto, alle percentuali di raccolta differenziata, e portasse alla sottoscrizione di un protocollo d'intesa per condividere un percorso per la definizione di un piano d'ambito risolutivo delle diverse criticità del territorio amministrato.
Posso immaginare non senza sforzi che la risposta alla sua interrogazione possa facilmente essere ottenuta dalla semplice lettura del nuovo protocollo d'intesa, quello che però è stato sottoscritto, da quanto mi risulta, solo dalle Province di Biella e di Vercelli. Mi risulta che la settimana prossima debba essere approvato dalla Giunta provinciale del VCO e successivamente da quella di Novara, per poi arrivare alla Giunta regionale. Il protocollo d'intesa, per quel che ci riguarda, è ancora in bozza, ma il testo è stato pienamente condiviso fino a questo momento.
Le segnalo, per sua informazione, che tale documento è composto di quattro articoli. Il primo articolo richiama gli obiettivi nazionali regionali e ovviamente comunitari. Il secondo articolo parla dell'impianto di Vercelli e lo fa in questi termini, che le cito testualmente: "Per lo smaltimento dei rifiuti indifferenziati l'impianto di termodistruzione di Vercelli rappresenta un impianto, non l'impianto" - e l'indeterminatezza dell'articolo ha un profondissimo significato - "di trattamento d'ambito con una potenzialità che potrà essere determinata coerentemente alla soluzione complessiva che verrà individuata per l'intero ambito di riferimento e coerentemente all'indirizzo regionale".
Con l'articolo 2 si prende atto della volontà della Provincia del VCO di dismettere l'impianto di termodistruzione provinciale, quello di Mergozzo, e che la localizzazione degli impianti nell'ambito territoriale considerato dovrà tenere conto dei criteri localizzativi (sempre ex legge 24, quindi individuati dalle Province) e dei vincoli ambientali stabiliti dalla normativa.
Il protocollo d'intesa poi rimanda ad un principio secondo cui qualunque azione finalizzata all'attuazione del protocollo non dovrà comportare per le aree più virtuose aumenti dei costi di gestione di smaltimento dei rifiuti, e si conclude con il quarto articolo, che prevede la costituzione di un tavolo tra le quattro Province e la Regione per la migliore collaborazione con le strutture dell'istituenda Autorità d'ambito la cui Conferenza sarà chiamata ad adottare le assunzioni tecnologiche impiantistiche in grado di soddisfare il fabbisogno del territorio.
Come le ho detto, il testo è attualmente ancora all'esame di alcune Amministrazioni provinciali per l'approvazione formale e la successiva sottoscrizione. E con riferimento, in particolare, all'impianto di Vercelli, le preciso che negli scenari in fase solo di esplorazione è stata considerata, tra le altre, anche l'ipotesi di una manutenzione straordinaria, cioè di un revamping, che ovviamente dovrà tenere in conto delle necessarie operazioni di bonifica delle aree circostanti l'impianto.
Ho letto la rassegna stampa e lei si è definita allibita quando ha letto qualche affermazione e qualche dichiarazione. Io, se non allibito comunque piuttosto sorpreso mi ci sono sentito, poiché in nessun momento in nessun caso e con nessun interlocutore si è neanche ipotizzata la possibilità di portare la capienza dell'impianto di Vercelli da 70-80 mila a 160 mila, prevedendo di fatto un raddoppio. Ma nella predisposizione del protocollo d'intesa si è considerato questo impianto come un elemento di partenza, come un impianto su cui poter contare, considerando comunque - e faccio mie le affermazioni successive a quelle di giovedì, riportate dagli organi di stampa del territorio, dell'Assessore Gilardino e dell'Assessore Governato, quindi dell'Assessore provinciale di Vercelli e dell'Assessore provinciale di Biella, secondo i quali, prima di tutto, tra le ipotesi si è anche considerata quella contemplata dall'Assessore Giardino: "Altre Province potrebbero benissimo avere altri progetti per nuovi impianti, che la Regione potrebbe ritenere più convenienti del nostro", riferito a Vercelli. E l'Assessore Governato sostiene: "Le sue erano solo ipotesi, il protocollo è un atto politico che esprime la volontà di giungere ad una gestione coordinata dei rifiuti nel Quadrante. Si ipotizza l'utilizzo dell'impianto di Vercelli come una delle strade possibili, anche se non la sola. Per arrivare ad un accordo definitivo serve comunque la condivisione di tutte le parti in campo".
Ridda di dichiarazioni che si possono facilmente riassumere con questa secondo cui si definisce come bufala la notizia - questo a farlo è di nuovo l'Assessore Giardino - che ha suscitato un comprensibile allarme nel territorio, e non solo nel territorio, rispetto alle possibilità di ampliamento a 160 mila tonnellate.
Per quanto riguarda la domanda specifica oggetto dell'interrogazione la risposta, molto semplicemente, è "no".
La Giunta non ha dato una sua intesa, poiché un'intesa non è nemmeno stata richiesta. Poiché questa, come le ho già precisato, è una delle molte ipotesi, non in quell'ordine di grandezza, quindi non sulle 160 mila tonnellate.
Peraltro, ipotesi che dovrà essere formulata dalla Conferenza di ambito, nel momento in cui questa sarà formalmente istituita, e non siamo ancora in quella fase.
Sperando di non forzare l'interpretazione autentica delle sue parole rilevo con un minimo di soddisfazione il fatto che in alcune sue dichiarazioni, lei, Consigliera Cerutti, abbia riaffermato una perplessità sulla legge n. 7, richiamando però il ruolo della Regione, che essendo chiamata in causa, anche solo con la formulazione di un'intesa obbligatoria sulle opere strategiche, comunque consente anche all'Assemblea regionale di ottenere la giusta partecipazione e il giusto ruolo all'interno di politiche che, fino a prima dell'approvazione della legge n. 7, ci sarebbero passate sotto il naso senza che potessimo intervenire direttamente. Aggiungo che di estremamente positivo c'è il fatto che le quattro Province del Quadrante abbiano anticipato i tempi e si siano già messe a lavorare rispetto ad una programmazione delle attività che saranno obbligatoriamente per legge chiamate a fare, ma prima ancora che la legge fosse approvata, hanno predisposto un protocollo d'intesa, una formulazione di diversi intenti che la Regione condivide pienamente. Tale protocollo prevede la valorizzazione delle strutture attualmente esistenti, ma soprattutto la condivisione di politiche e strategie finalizzate anche alla ricerca di soluzioni migliori di quelle attualmente in campo.
Credo di avere risposto a tutte le questioni e di averle dato tutti gli elementi che mi ero anche solo appuntato, pur con grande disordine, e le consegno comunque gli elementi di questa risposta.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 1127 presentata dal Consigliere Buquicchio, inerente a "Ridefinizione della rete dei laboratori di emodinamica. Destinazione ed utilizzo macchinari in esubero"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1127, presentata dal Consigliere Buquicchio, che ha la parola per l'illustrazione.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente. Buongiorno, Assessore.
Il problema che intendiamo sollevare con quest'interrogazione è annoso.
Da una parte, c'è la mia personale condivisione, nonché del Gruppo che rappresento, di mettere un po' di ordine, superando, come abbiamo più volte detto, le logiche di campanile nell'individuazione e nell'allocazione dei vari presidi diagnostici, di assistenza o di quant'altro.
Però noi dobbiamo indubbiamente fare i conti con il preesistente e per quanto riguarda l'ASL Torino 4 siamo preoccupati, perché pur funzionando dei tre (Ciriè, Chivasso, Ivrea) attualmente solo una emodinamica, esiste un'attrezzatura su tutti e tre gli ospedali.
Quindi, ci chiediamo quanto è stato speso - non da lei, ma questo incide poco, da chiunque - per attrezzare tre emodinamiche. Nel momento in cui la Giunta deciderà di mantenere fede a quel range, dai 300.000 ai 600.000 abitanti, per un servizio di emodinamica, domando che fine faranno le altre due. La risposta è semplice: non funzioneranno e chiuderanno.
La preoccupazione è la seguente: poiché per quanto mi risulta l'acquisto relativo alle attrezzature - non parliamo dell'adeguamento ambientale e di tutte le altre spese relative alla costruzione di un'emodinamica, ma della mera spesa relativa alle attrezzature - non è di qualche decina di migliaia di euro, ma, probabilmente - non conosco la cifra; se lei la conoscesse e volesse comunicarmela la ringrazierei - di qualche centinaia di migliaia di euro, che fine faranno? Potranno essere utilizzati e trasferiti in altri ospedali dove occorre impiantare un'emodinamica? Questa è la nostra preoccupazione. Infatti, non vorremmo, come spesso avviene in Italia - mi auguro che in questa circostanza, come in altre, non avvenga - che il materiale acquistato per 200 mila euro, magari, si svenda per 20 mila euro.
Quindi, sono interessato a capire se ci fosse la possibilità di un utilizzo delle attrezzature altrove e se questa è la volontà della Giunta e dell'Assessorato.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Buquicchio.
La parola all'Assessore Monferino per la risposta.



MONFERINO Paolo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Grazie, Presidente.
Da un po' di tempo il tema è caldo e anche gli organi di stampa se ne stanno occupando di quando in quando, seguendo anche un po' le virulenze locali.
Con la DGR n. 13-1826 del 7 aprile 2011 è stata prevista la razionalizzazione della rete dei centri di emodinamica, che sostanzialmente, comporta una riduzione numerica dei centri e una loro maggiore riqualificazione.
Tale scelta implica un'inversione di tendenza rispetto alla possibilità, prevista con provvedimenti precedenti, di attivare reti locali di laboratori di emodinamica in cui era possibile avere i requisiti minimi previsti in forma collettiva, modalità organizzativa che ha portato a incentivare la proliferazione dei Centri, che è alla base della scelta di attrezzare con laboratori di emodinamica tutti e tre i presidi ospedalieri della ASL TO4 e che, oltre a porsi in contrasto con le indicazioni previste dalla letteratura scientifica, non permette economie di scala in un'ottica di razionalizzazione dei servizi.
In particolare, la localizzazione dei laboratori di emodinamica deve coniugare tre esigenze: intervenire sul paziente nel più breve tempo possibile, garantendo equità di accesso; assicurare la qualità delle prestazioni erogate, che presuppone determinati requisiti strutturali organizzativi e professionali; ottimizzare, non solo sotto il profilo qualitativo, ma anche economico, per evitare di avere strutture a forte rischio di sottoutilizzo, garantendo comunque il fabbisogno previsto.
Nel caso specifico della ASL TO4, il fabbisogno dell'area sulla base dei criteri previsti dalla DGR citata e ripresi anche dalla sua interrogazione prevede un laboratorio di emodinamica con tutti i requisiti previsti dalla programmazione regionale; tale laboratorio è già presente presso l'ospedale di Ciriè con un servizio attivo H24, con tre emodinamisti e personale infermieristico in regola con quanto previsto dalla delibera regionale.
Le apparecchiature di emodinamica attualmente presenti presso i presidi ospedalieri di Chivasso e Ivrea, del costo di 750.000 euro ciascuna, si ritiene di poterle utilmente utilizzare per attrezzare l'unico centro che si è deciso di attivare presso l'ASL VCO, che con riferimento all'equità di accesso rispetto ai trattamenti di emergenza rappresenta una reale zona di criticità, e per la sostituzione di materiale obsoleto presso altri centri.
Quindi, una delle due attrezzature andrà al VCO; l'altra sostituirà il materiale più obsoleto presente negli altri centri di emodinamica.
Ricordo che, come indicato dalla DGR citata, ciò che determina maggiormente la qualificazione dei centri, con riferimento a questo ambito di attività, è dato, oltre che dai requisiti strutturali, da quelli professionali, in particolare dal consistente impegno organizzativo del personale, sia in termini numerici (per garantire il servizio H24), sia in termini di clinical competence dell'operatore (nella delibera sono indicati precisi standard di riferimento, come un numero minimo di procedure per operatore). Questo è alla base della scelta di concentrare l'attività e non disperderla sul territorio, potenziando invece le modalità di accesso tempestivo presso l'ospedale più appropriato per la cura del paziente.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Interrogazione a risposta immediata n. 1130 presentata dal Consigliere Boeti, inerente a "Nomina dell'attuale direttore sanitario dell'ASL TO1"


PRESIDENTE

Proseguiamo con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n.
1130, presentata dal Consigliere Boeti.
La parola all'interrogante, che ha tre minuti a disposizione per l'illustrazione



BOETI Antonino

Il direttore sanitario è figura fondamentale nel governo delle Aziende Sanitarie Regionali in quanto dirige i servizi sanitari e fornisce parere obbligatorio al direttore generale sugli atti relativi alle materie di competenza.
Dopo l'approvazione del Piano Socio Sanitario, il Governo regionale ha nominato i nuovi direttori generali, i quali hanno provveduto, sotto la loro responsabilità, a nominare i direttori sanitari e i direttori amministrativi.
Rispetto alle caratteristiche che deve avere un direttore sanitario per svolgere questo lavoro, la legge parla chiaro. Il decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, recita: "Il direttore sanitario è un medico che non abbia compiuto il sessantacinquesimo anno di età e che abbia svolto per almeno cinque anni qualificate attività di direzione tecnico-sanitaria in enti o strutture sanitarie, pubbliche o private, di media o grande dimensione".
Non c'è discrezionalità nella nomina del direttore sanitario. Il direttore sanitario deve avere i requisiti per svolgere questo lavoro, i quali sono sanciti a livello nazionale dal decreto legislativo n. 502/1992.
I requisiti sono ulteriormente specificati dal dettato del decreto del Presidente della Repubblica 10 dicembre 1997, n. 484, il cui articolo 1, ai commi 1 e 2, precisa che: "L'incarico di direzione sanitaria aziendale è riservato ai medici di qualifica dirigenziale che abbiano svolto per almeno cinque anni attività di direzione tecnico-sanitaria in enti o strutture sanitarie, pubbliche o private, di media o grande dimensione, e che abbiano conseguito l'attestato di formazione manageriale di cui all'articolo 7 previsto per l'area di sanità pubblica (...) la direzione tecnico-sanitaria in enti o strutture sanitarie deve avere comportato la diretta responsabilità delle risorse umani e strumentali affidate al dirigente".
Considerato che il successivo comma 4 dell'articolo 1 del DPR n. 484 affida il compito di verifica preventiva della sussistenza dei requisiti al direttore generale dell'azienda sanitaria, su cui, quindi, gravano precise responsabilità in caso di irregolarità commesse nella nomina del direttore sanitario.
Ripeto: non si tratta di un incarico fiduciario e i requisiti fissati dalla legge devono essere presenti nel candidato a cui viene affidato questo delicato incarico.
Considerato che non ci risulta che il direttore sanitario dell'ASL TO1 abbia mai svolto - almeno nel suo curriculum vitae non sono presenti caratteristiche di questo tipo - incarichi di responsabile di struttura complessa, ci chiediamo se la nomina da parte della Regione Piemonte risponda ai requisiti di legge.



PRESIDENTE

Prego l'Aula di fare silenzio il più possibile.
La parola all'Assessore Monferino per la risposta.



MONFERINO Paolo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Premesso che in virtù di quanto disposto dall'articolo 3, comma 1, del Decreto legislativo n. 502/92, la nomina del Direttore Sanitario di ASR è effettuata dal Direttore Generale che ne verifica i requisiti che, per quanto ovvio, devono essere coerenti con quelli definiti dallo stesso decreto n. 502, si informa dei chiarimenti forniti dall'attuale Direttore Generale dell'ASL TO 1, dottoressa Bricarello.
"La scrivente Direzione Generale dell'Azienda TO 1 - previa accurata verifica dei requisiti normativi ed anche della giurisprudenza e dottrina in proposito - ampiamente consapevole del rapporto fiduciario che lega il Direttore Generale ai propri più stretti collaboratori (Direttore Amministrativo e Direttore Sanitario), ha ritenuto di scegliere il dottor Paolo Giovandomenico Simone quale Direttore Sanitario ravvisando in lui non solo il pieno possesso dei requisiti tecnici e delle competenze previste dalla norma, come appresso specificato, ma anche e non ultima la forte esperienza maturata sui tavoli dell'ARESS, che porta valore aggiunto ai posseduti e richiesti requisiti tecnici, ed ancora più, spiccate doti morali e caratteriali, non ultima, quella terzietà indispensabile per una collaborazione serena e proficua.
Nel merito della questione ed in diritto si ribadisce che la nomina del Direttore Sanitario d'Azienda e del Direttore Amministrativo è atto del Direttore generale, che gode di ampia discrezionalità in ragione del rapporto fiduciario fissato dal legislatore quale elemento imprescindibile per un buon funzionamento dell'organo direttivo dell'Azienda stessa. Nel testo citato testualmente si dispone: 'Il direttore sanitario è un medico che non abbia compiuto il 65° anno e che abbia svolto per almeno cinque anni qualificata attività di direzione tecnico-sanitaria in enti o strutture sanitarie, pubblico o private, di media o grande dimensione. Il direttore sanitario dirige i servizi sanitari ai fini organizzativi ed igienico-sanitari e fornisce parere obbligatorio al Direttore Generale sugli atti relativi alle materie di competenze'.
Il tenore letterale della norma attribuisce rilevanza all'esperienza 'di direzione tecnico-sanitaria' maturata 'in Enti o strutture sanitarie pubbliche o private, di media o grande dimensione.
Ciò comporta, necessariamente, che vengano considerate le esperienze pregresse, da un punto di vista contenutistico e funzionale, atteso che mentre nel settore pubblico l'articolazione dell'attività lavorativa in posizioni e funzioni è sicuramente analitica, non così nel settore privato dove l'articolazione è invece più leggera e di non semplice decifrazione, e nella fattispecie tali requisiti risultano ampiamente posseduti dal dottor Simone.
Pur alla luce del chiaro tenero letterale della norma, nel suo testo definitivo, che ha sfrondato nel tempo norme pregresse ormai superate, la scrivente, attesa la delicatezza della materia e le tante aspettative che le nomine comportano, prima di procedere, ha ritenuto necessario effettuare una disamina accurata della norma nei suoi progressivi sviluppi e una verifica di giurisprudenza e dottrina.
Per maggiori certezze ha acquisito idoneo parere legale, allegato agli atti, ha verificato precedente parere legale in ordine ad analoga fattispecie, ormai ampiamente superate; nonché altro parere legale fornito direttamente dal nominando Direttore Sanitario, parimenti allegato.
Atteso il pieno rispetto del quadro normativo di riferimento, pertanto ribadisce la correttezza del proprio operato, ritenendo, altresì, di aver fornito all'Azienda un ulteriore valore aggiunto ed una sicura forza sinergica con tale nomina, in una con quella del Direttore Amministrativo".


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione a risposta immediata n. 1132 presentata dal Consigliere Lepri, inerente a "Robot Da Vinci in uso presso l'Azienda Ospedaliera Universitaria San Luigi di Orbassano"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 1132, presentata dal Consigliere Lepri, che ha la parola per l'illustrazione.



LEPRI Stefano

Grazie, Presidente.
Sei mesi fa denunciammo una situazione, così riconducibile.
L'Azienda Sanitaria Ospedaliera San Luigi lo scorso anno ha acquistato un robot chiamato Da Vinci per un costo complessivo di circa 20 milioni di euro e con durata contrattuale pluriennale di otto anni, quindi in difformità, anzitutto, da precise disposizioni...



(Brusìo in aula)



LEPRI Stefano

Presidente, se esercita il suo ruolo per farmi parlare...



PRESIDENTE

Prego l'Aula di osservare silenzio anche per rispetto di chi interroga e di chi deve ascoltare per dare una risposta.



LEPRI Stefano

Dicevo, anzitutto, che in mancata osservanza di disposizioni regionali tese ad evitare spese incontrollate sugli acquisti di attrezzature, la Commissione aveva un'autorizzazione diversa per solo un anno e per sole 150 prestazioni.
stata realizzata una procedura negoziata accettando, senza alcuna forma di contrattazione, un costo doppio in termini di costo unitario rispetto a quello precedente e condizioni contrattuali che tendono a farlo ulteriormente lievitare.
Ricordo, inoltre, che sono state gonfiate - questo è particolarmente grave - prestazioni previste per rendere il costo del noleggio meno insostenibile, anche prefigurando interventi di urologia pediatrica che non erano, e non sono, praticabili in quella struttura. Sono stati definiti ulteriori accessori nella fornitura priva di gara che sono, invece facilmente reperibili sul mercato. Quindi, in altri termini, si è data facoltà all'Azienda di poter acquistare ulteriori accessori - esemplifico per tutti: un ecografo - senza passare per la gara e quindi con ribassi risibili, oltre a varie refusi nell'offerta economica, ecc.
Queste gravi evidenze ci spingono a dire che sarebbe stato utile, alla luce di questa nostra denuncia, valutare gli estremi per un recesso che risulta essere previsto nelle clausole o, almeno, che si sarebbe dovuto prevedere.
Non abbiamo ricevuto nessuna smentita in tal senso.
Arrivati a questo punto, credo che bisognerebbe cercare di ridurre i costi fissi dei macchinari, meglio, i costi complessivi, visto che i costi unitari dovrebbero essere ridotti ampliando l'utilizzo della stessa tecnologia, ad esempio facendo operare i primari presso la stessa sala chirurgica. In generale, occorre far tesoro di questa criticabile esperienza per gestire le trattative con capacità contrattuale, specie laddove c'è un regime di privativa industriale ed escludere ogni forma di estensione del contratto, così come invece è avvenuto.
Mi aspetto una risposta puntuale a queste osservazioni.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Monferino per la risposta.



MONFERINO Paolo, Assessore alla tutela alla salute e sanità

Grazie, Presidente.
Con riferimento all'interrogazione si forniscono i seguenti chiarimenti.
Premesso che l'altro modello del robot era già operativo presso l'Azienda San Luigi con un precedente contratto di service (corrispettivo e procedura) giunta a scadenza del quale, l'Azienda Ospedaliera Universitaria, in alternativa a proseguire a procedure annuali di dubbia economicità, ha deciso di richiedere offerta con una durata contrattuale pluriennale (otto anni), pari al periodo di ammortamento delle apparecchiature in oggetto, anche ai sensi del punto D dell'allegato B) della DGR n. 62-896 del 25 ottobre 2010, per conseguire il minor costo di ammortamento ottenibile.
Allo scopo di rispettare le condizioni poste nell'autorizzazione regionale, atteso che dovrà essere prodotta, dopo il periodo di 12 mesi adeguata relazione come richiesta, è stata inscritta apposita clausola contrattuale in cui viene esplicato, e dunque previsto, come motivazione per il recesso anticipato, l'eventuale parere negativo della Regione Piemonte alla prosecuzione del progetto di cui trattasi.
Non sono dunque stati oltrepassati i limiti dell'autorizzazione.
La procedura di acquisizione ha compreso alcune apparecchiature ancillari all'utilizzo del robot chirurgico (laser, morcellatore, eco tomografo, ecc.); per la fattiva impossibilità di procedere ad acquisto "in economia", in configurazione ed accessoriamente compatibile con il robot si è infatti deciso di acquisire tutto con la formula chiavi in mano. Non si tratta, quindi, di "materiali comuni da sala operatoria".
In merito ai costi occorre notare che il prezzo di 3.500 euro/procedura (del precedente contratto particolarmente conveniente, in quanto riguardante un modello usato, a tre bracci) non è confrontabile con gli importi del contratto pluriennale, comprendente un modello di ultima generazione a quattro bracci ed importanti apparecchiature ancillari.
In merito al confronto con l'importo della DRG, fermo restando che è sempre discutibile confrontare una metodica di alta tecnologia, con un valore necessariamente medio, va osservato che tale tecnologia consente costi indiretti ampiamente minori.
In merito ai costi di altre procedure è infine pressoché impossibile effettuare un confronto non dettagliato, che non tenga conto dei costi compresi o esclusi (noleggi, manutenzione materiali, apparecchiature ancillari), tanto più se esposti dagli organi di stampa. Al momento dell'acquisizione, i costi sono risultati in linea con i prezzi correnti.
Prima di adottare qualsiasi tipo di decisione o iniziativa in merito, è necessario esaminare l'apposita relazione come previsto dall'autorizzazione regionale, al raggiungimento del numero di procedure autorizzate.
Per quanto concerne l'attività svolta, dall'installazione del sistema (settembre) sono state eseguite 40 procedure precollaudo (di cui 20 gratuite), e 121 a partire dal collaudo (decorrenza contrattuale) sino alla data del 31 maggio.
Per la prostatectomia radicale robotica, nello specifico, da gennaio c.a. ad oggi sono state eseguire 83 procedure. I risultati hanno dimostrato i seguenti vantaggi: una riduzione della degenza media che si attesta intorno ai cinque giorni, un tempo di cateterizzazione post-operatorio di sette giorni, una percentuale di trasfusioni pari allo 0%, un tasso di continenza alla rimozione del catetere vescicolare pari al 62% e un tasso di potenza sessuale ad un mese pari al 52%, con un tasso complessivo di margini positivi pari al 17%.
Questo è quanto ci arriva dall'Azienda ospedaliera in questione. A maggiore precisazione per futuri investimenti, abbiamo dato disposizione a tutte le Aziende sanitarie che ogni impegno pluriannuale, che quindi comporta anche impegni economici o finanziari per la Regione, che superino l'anno di competenza, dovranno essere, da adesso in avanti, espressamente approvati dalla Direzione centrale Sanità.
Questo vale per gli investimenti in macchinario, quindi per tutta la parte di ingegneria clinica, e per tutta l'edilizia sanitaria.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione a risposta immediata n. 1128 presentata dalla Consigliera Artesio, inerente a "Programma sorveglianza sanitaria per lavoratori esposti a malattie"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 1128, presentata dalla Consigliera Artesio, che ha la parola per l'illustrazione.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
Ho posto quest'interrogazione per le caratteristiche di attualità che essa riveste, ma anche per gli interessi di lungo periodo che coinvolgono le responsabilità dell'Amministrazione pubblica.
Il tema è tristemente noto nella nostra regione: si tratta di quelle condizioni di cittadini e cittadine che, a seguito di posizione inconsapevole a rischio professionale, sono stati sottoposti all'ispirazione di materiali nocivi, quali quelli della polvere di amianto materiale sul quale l'epidemiologia prima e il diritto poi hanno reso noto come i rischi per la salute siano altissimi, dalla contrazione dell'asbestosi fino al mesotelioma pleurico, e come le regole dovrebbero comportare i datori di lavoro ad un'adeguata informazione e all'adeguamento della messa in atto di protocolli di sicurezza. In particolare, per i soggetti che sono state vittime di questa esposizione, comportamenti delle diverse Aziende sanitarie si sono fatti carico della cosiddetta "sorveglianza sanitaria", che consiste nel sottoporre periodicamente le persone esposte ad alcune valutazioni cliniche, anche attraverso l'uso di tecnologia diagnostica, ai fini di verificare l'insorta o meno della condizione di malattia e l'eventuale stadiazione.
Casi classici sono la spirometria e la TAC spirale.
Tale programma di sorveglianza era in essere a cura della struttura Medicina del Lavoro dell'ex Azienda Sanitaria Ospedaliera CTO/Maria Adelaide, e in modo particolare era indirizzata ai lavoratori delle miniere di Balangero e dell'impresa SIA. Parrebbe che dagli ultimi tempi sicuramente nell'ultimo anno e mezzo, tale chiamata di sorveglianza sanitaria non sia stata rinnovata e che, laddove le lavoratrici e i lavoratori desiderassero, per propria conoscenza e per adeguamento del protocollo, sottoporsi a questi controlli, dovrebbero farlo secondo le procedure ordinarie della prescrizione del medico della Medicina generale e della richiesta presso Enti pubblici o accreditati, a loro spese.
Si chiede, pertanto, se l'interruzione di questo protocollo sia dovuto ad esempio, alla conclusione di un qualche programma di ricerca finalizzata in sanità; sia dovuto all'impossibilità del CTO, per natura organizzativa a proseguire o sia dovuto a disposizioni diverse dell'Assessorato.
Ovviamente, si chiederebbe di ripristinare.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PLACIDO



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Monferino per la risposta.



MONFERINO Paolo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Grazie, Presidente.
Le attività di sorveglianza sanitaria sui lavoratori degli stabilimenti SIA e delle miniere di Balangero sono state effettuate grazie a questo specifico progetto di ricerca sanitaria, finanziato dalla Regione Piemonte.
Il progetto si è svolto nel periodo tra ottobre 2009 e ottobre 2011.
Concordo nel ritenere utile proseguire il progetto, anche in considerazione della dimostrata efficacia dell'esame TAC spirale per la diagnosi precoce del tumore polmonare, così come previsto dal decreto legge 81/2008 sulla sorveglianza sanitaria dei soggetti esposti ad amianto.
L'ipotesi di lavoro è quella di continuare ad affidare questa competenza al dipartimento di Medicina del Lavoro dell'Azienda Ospedaliera CTO di Torino, attraverso il potenziamento delle risorse, in termini di personale, che potrebbero essere individuate nell'ambito della costituenda Azienda Ospedaliera Città della Salute.
Di questa evoluzione informeremo anche il Comitato Direzione Amianto costituito recentemente, e, in particolare, la Consulta tecnico-scientifica di prossima nomina da parte della Giunta regionale, anche su suggerimenti di alcuni professionisti indicati dal Ministero della Salute.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 1131 presentata dal Consigliere Gariglio, inerente a "Assunzioni presso la società Meccanica Moretta srl" (rinvio)


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n.
1131.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Gariglio; ne ha facoltà.



GARIGLIO Davide

Grazie, Presidente.
L'Assessore mi ha comunicato la propria indisponibilità fisica ad essere presente, e siccome teneva personalmente, in virtù dei rapporti personali che ci legano, a dare lei la risposta, ha chiesto di soprassedere dal darla oggi, tramite i propri colleghi, e di poterla dare personalmente nella prossima settimana.
Ovviamente, accetto di buon grado.
Grazie.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione a risposta immediata n. 1129 presentata dal Consigliere Ponso, inerente a "Tempistiche di accesso alla visita ambulatoriale prevista per la diagnosi di DSA registrate presso l'ASL CN1"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 1129, presentata dal Consigliere Ponso.
La parola al Consigliere Segretario Ponso, che interviene in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



PONSO Tullio

Grazie, Presidente.
Assessore, le sarà noto che il DSA (Disturbo Specifico di Apprendimento) si manifesta in età scolare, in assenza di disturbi sensoriali, cognitivi, neurologici e relazionali, come una difficoltà di lettura, scrittura e processamento matematico.
Questo disturbo, che comprende dislessia, disgrafia, discalculia disortografia, e disprassia, non ha nulla a che vedere con una malattia.
Non è un handicap, non riguarda né il livello di intelligenza, né la poca voglia, né i problemi di vista o famigliari.
Il disturbo specifico di apprendimento si manifesta in età scolare e spesso gli insegnanti non sanno riconoscere il problema seppure, da dati nazionali, risulti che ci sia un almeno uno studente per classe interessato da questo disturbo, il 4% della popolazione scolastica.
Prendendo come riferimento il periodo dicembre 2010-settembre 2011 risulta che il numero di psicologi operanti presso le ASL del Piemonte è calato di ben 61 unità, passando da 497 a 436. Ricordo che a tale specialista è demandata la diagnosi di DSA.
Anche a causa della carenza di specialisti, una famiglia che si reca presso la ASL CN1 per far visitare il proprio figlio in età scolare, per far diagnosticare o escludere il DSA, deve mettere in preventivo tempi di attesa di un anno. Ovviamente, la diagnosi precoce è di importanza capitale per poter predisporre i correttivi necessari onde consentire ai bambini di essere seguiti correttamente nel corso degli studi.
Assessore, domani l'anno scolastico si conclude, ma in vista del prossimo sono a chiederle se, a fronte della necessità di poter assistere correttamente i bambini in età scolare affetti da DSA, non ritenga opportuno intervenire sulle tempistiche per accedere alle prestazioni diagnostico-ambulatoriali registrate presso la ASL CN1 di Cuneo e, più in generale, su quelle previste nelle ASL di tutto il Piemonte.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Monferino, per la risposta.



MONFERINO Paolo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Grazie, Presidente.
I servizi di Neuropsichiatria Infantile della Regione Piemonte nell'anno 2010, hanno seguito 52.058 minori di cui 5.421 con diagnosi di DSA. Va evidenziato che le patologie e le problematiche che insorgono in età evolutiva sono pressoché tutte caratterizzate dalla necessità di individuare nel minor tempo possibile la diagnosi ed il conseguente percorso riabilitativo/abilitativo al fine di favorire il massimo recupero possibile.
La Regione Piemonte, nell'ambito della definizione dei programmi di governo clinico inerenti gli standard relativi alle attività della rete dei servizi per l'età evolutiva, ha adottato il percorso assistenziale "Disturbi Specifici dell'Apprendimento" inviato a tutte le ASR, in data 13/07/2009.
Con questo percorso sono stati delineati alcuni obiettivi utili a favorire un'omogeneità di prestazioni sul territorio regionale un'integrazione tra i diversi servizi sanitari coinvolti nella diagnosi (medicina riabilitative, servizi di psicologia e neuropsichiatria infantile) e la collaborazione con la scuola, al fine di definire strategie di trattamento adeguate alle competenze richieste.
Inoltre, sempre considerando l'importanza di individuare e attivare le procedure necessarie ad attivare gli interventi adeguati per i DSA, la Regione Piemonte è intervenuta con le DD.GG.RR. n. 34-13176 del 1 febbraio 2010, n. 18-10723 del 9.2.2009 e n. 13-10889 del 2.3.2009 e recentemente con la D.D. n. 547 del 21 luglio 2011. L'obiettivo di questi provvedimenti e della norma nazionale (Legge 170/2010) è la definizione di strategie di collaborazione tra la scuola, luogo principe degli interventi riabilitativi, e i servizi sanitari che possono intervenire sulla definizione diagnostica.
Relativamente alle liste d'attesa dell'ASL CN1 risulta che il territorio corrispondente all'ex ASL 17 ha una lista d'attesa di circa un mese, mentre nel territorio corrispondente alle ex AASSLL 15 e 16 devono ancora essere definiti gli accordi tra i diversi servizi coinvolti. Cosa che faremo rapidamente.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.


Argomento: Trasporti pubblici

Interrogazione a risposta immediata n. 1133 presentata dal Consigliere Bono, inerente a "Previsioni di risparmio economico in conseguenza dei tagli al TPL"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 1133, presentata dal Consigliere Bono, che ha la parola per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Sicuramente l'oggetto dell'interrogazione troverà spazio più ampio e anche un dibattito all'interno della seduta straordinaria del Consiglio regionale, convocato per la prossima settimana. Richiesta che è stata firmata anche dal mio Gruppo consiliare.
In questo caso, vorremmo un'anticipazione dalla Giunta. Sappiamo che l'Assessore Bonino non ci potrà essere, ma anche in base a questa risposta poi si potranno fare delle considerazioni più ampie che oggi non sto ad anticipare, che saranno oggetto di discussione della seduta straordinaria della prossima settimana.
Infatti, in seguito all'approvazione del piano triennale del Trasporto Pubblico Locale 2011/2013, si è appreso dell'ipotesi di tagli o rimodulazioni (in un primo tempo così definite) di 14 linee che poi sono state ridotte a 12 con la sperimentazione riguardante due linee, la Novara Varallo e la Vercelli-Casale Monferrato, sperimentazione che dovrebbe essere di 6/12 mesi, con una soppressione delle linee su gomma che sono parallele, per tragitto e per orari, rispetto a quelle su ferro, per vedere se queste linee potranno in futuro non essere tagliate per quanto riguarda il trasporto su ferro.
I dati che ci sono stati consegnati in Commissione non sono stati chiari. Si è parlato di una generica riduzione dei trasferimenti statali da 280 milioni a 207 e poi a 237 per il 2012, e ad una volontà generica dell'Assessorato di voler coprire tutte le spese del settore ferro con i trasferimenti statali, quindi senza aggiungere risorse in più da parte della Regione Piemonte.
I dati effettivi sulla spesa da parte della Regione, quindi i trasferimenti statali più contribuzione regionale, non sono precisi: si "veleggia" da 260 a 300 milioni di euro, ma non abbiamo il dato preciso.
Sappiamo che in sei mesi, dal momento del taglio e rimodulazione dei servizi (che inizierà con la chiusura delle scuole, il 17 giugno fino a dicembre) la Giunta si aspetta la riduzione del 5% del costo e quindi ragionevolmente, in un anno dovrebbe raddoppiare per arrivare al risultato del 10% che la Regione si pone.
Noi, però vorremmo sapere esattamente i dati da cui si partiva per quanto riguarda la spesa (Regione Piemonte, trasferimenti statali più contribuzione della Regione stessa), di cui dicevo, in relazione alle reali attese di riduzione dei costi derivanti dalla soppressione delle corse di 12 linee ferroviarie, che però verranno ovviamente sostituite parzialmente se non integralmente, da analoghe corse su gomma, ovviamente, perché a causa delle corse che verranno tagliate i pendolari non potrebbero più usufruire di nessun servizio.
Quindi, vorremmo sapere dall'Assessorato non l'atteso 5% o 10%, che rappresentano il libro dei sogni, ma i dati precisi e puntuali dell'attesa di risparmio che verrebbe dal combinato disposto dei tagli delle corse su ferro e della sostituzione con corse su gomma.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Risponde il Vicepresidente della Giunta regionale, Ugo Cavallera; ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo, Vicepresidente della Giunta regionale

Risponderò al collega interrogante con un appunto, che peraltro fornirò, sul quale sono apposte le firme di tre Dirigenti, quindi mi auguro che siano stime corrette.
In relazione ai contenuti dell'interrogazione di cui all'oggetto, si forniscono i seguenti elementi per la risposta.
Il saldo fra il costo dei servizi ferroviari e il costo dei servizi sostitutivi mediante bus, al lordo delle eventuali corse bis necessarie, è stimato in: 6,6 milioni di euro meno 1,4 milioni di euro, pari a 5,1 milioni di euro (IVA esclusa).
I dati sopra esposti sono su base semestrale per le 12 linee in questione.
Per quanto riguarda i maggiori costi che deriverebbero dalla necessità di investimenti per l'acquisto di bus aggiuntivi, si ritiene questa eventualità irrilevante in quanto i servizi sostitutivi su bus, affidati alle Province, consentono alle stesse di recuperare le vetture-km risparmiate per effetto degli interventi di efficientamento praticate dalle stesse sui servizi minimi ex LR n. 1/2000.
Nella essenzialità i saldi ci sono. Circa l'articolazione, l'Assessore che oggi purtroppo non ha potuto essere presente, sarà disponibile per ulteriori approfondimenti.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 15.47 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



(La seduta ha inizio alle ore 15.48)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Ordine del giorno n. 785 presentato dai Consiglieri Lepri, Gariglio e Muliere, inerente a "Premiare le sinergie tra politiche regionale e scelte dei Comuni in materia di edilizia sociale" (iscrizione all'o.d.g.)


PRESIDENTE

Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione. Chiedo se vi siano proposte di modifica.
Ha chiesto la parola il Consigliere Lepri; ne fa facoltà.



LEPRI Stefano

Propongo l'iscrizione dell'ordine del giorno n. 785, avente ad oggetto "Premiare le sinergie tra politiche regionale e scelte dei Comuni in materia di edilizia sociale".


Argomento: Sistema informativo regionale - Telecomunicazioni

Ordine del giorno n. 799 presentato dalla Consigliera Cerutti, inerente a "Rilancio dell'ICT piemontese e del CSI-Piemonte" (richiesta iscrizione all'o.d.g.) Ordine del giorno n. 800 presentato dalla Consigliera Cerutti, inerente a "Commissione ordinaria per il disegno di legge 262" (richiesta iscrizione all'o.d.g.) Ordine del giorno n. 801 presentato dalla Consigliera Cerutti, inerente a "Rilancio dell'ICT piemontese e del CSI-Piemonte nel settore sanità" (richiesta iscrizione all'o.d.g.) Ordine del giorno n. 802 presentato dalla Consigliera Cerutti, inerente a "Rilancio dell'ICT piemontese e dell'efficienza del CSI-Piemonte" (richiesta iscrizione all'o.d.g.) Ordine del giorno n. 803 presentato dalla Consigliera Cerutti, inerente a "Rilancio dell'ICT piemontese e della governance del CSI-Piemonte" (richiesta iscrizione all'o.d.g.) Ordine del giorno n. 804 presentato dalla Consigliera Cerutti, inerente a "Rilancio dell'ICT piemontese e dell'integrità del CSI-Piemonte" (richiesta iscrizione all'o.d.g.) Ordine del giorno n. 805 presentato dalla Consigliera Cerutti, inerente a "Rilancio dell'ICT piemontese e delle linee guida di un piano industriale del CSI-Piemonte" (richiesta iscrizione all'o.d.g.) Ordine del giorno n. 806 presentato dalla Consigliera Cerutti, inerente a "Rilancio del ruolo decisivo dell'ICT piemontese e del CSI-Piemonte" (richiesta iscrizione all'o.d.g.) Ordine del giorno n. 807 presentato dalla Consigliera Cerutti inerente a "Rilancio dell'ICT piemontese e della natura consortile del CSI-Piemonte" (richiesta iscrizione all'o.d.g.)

Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Ordine del giorno n. 798 presentato dalla Consigliera Cerutti, inerente a "Impegno della Regione e futuro della Indesit Company" (richiesta iscrizione all'o.d.g.)


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Cerutti; ne ha facoltà.



CERUTTI Monica

Grazie, Presidente.
Come previsto da Regolamento, è possibile esaminare insieme al pronunciamento in ordine all'assegnazione in sede redigente del disegno di legge n. 262, "Riordino delle attività della Regione Piemonte nel Settore dell'Information and Communication Technology (ICT)", di cui al punto 5) all'o.d.g., anche le proposte di ordini del giorno sul medesimo argomento che ho presentato, e di cui fornisco i titoli: ordine del giorno n. 799, "Rilancio della ICT Piemontese e del CSI Piemonte" ordine del giorno n. 800, "Commissione ordinaria per il disegno di legge n.
262" ordine del giorno n. 801, "Rilancio della ICT Piemontese e del CSI-Piemonte nel settore sanità" ordine del giorno n. 802, "Rilancio della ICT Piemontese e dell'efficienza del CSI-Piemonte" ordine del giorno n. 803, "Rilancio della ICT Piemontese e della governance del CSI-Piemonte" ordine del giorno n. 804, "Rilancio della ICT Piemontese e dell'integrità del CSI-Piemonte" ordine del giorno n. 805, "Rilancio della ICT Piemontese e delle linee guida di un piano industriale del CSI-Piemonte" ordine del giorno n. 806, "Rilancio del ruolo decisivo della ICT Piemontese e del CSI-Piemonte" ordine del giorno n. 807, "Rilancio della ICT Piemontese e della natura consortile del CSI-Piemonte".
Chiedo, altresì, l'iscrizione all'o.d.g. dell'odierna seduta dell'ordine del giorno n. 798 avente ad oggetto "Impegno della Regione e futuro della Indesit Company", vista la gravità della situazione.


Argomento: Sistema informativo regionale - Telecomunicazioni

Ordine del giorno n. 808 presentato dalla Consigliera Artesio, inerente a "CSI: criteri e indirizzi" (richiesta iscrizione all'o.d.g.) Ordine del giorno n. 809 presentato dalla Consigliera Artesio, inerente a "CSI: criteri e principi" (richiesta iscrizione all'o.d.g.)


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Artesio; ne ha facoltà.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
In continuità con quanto annunciato dalla collega Cerutti, immagino con un normale procedimento di attrazione per oggetti aventi lo stesso argomento, anch'io informo di aver depositato un ordine del giorno e di essere in corso di deposito di altri aventi lo stesso oggetto, riguardante la richiesta di parere del Consiglio alla sede redigente al Consorzio CSI.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Ordine del giorno n. 797 presentato dal Consigliere Bono inerente a "Contratto di finanziamento del progetto di ricerca 'piattaforma lavastoviglie step 3'" (richiesta iscrizione all'o.d.g.)


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Visto che la collega Cerutti ha presentato un ordine del giorno relativo alla Indesit, chiedo che venga attratto anche l'ordine del giorno sul medesimo argomento che abbiamo depositato questa mattina. Grazie Presidente.



PRESIDENTE

Lo ha già depositato?



BONO Davide

Sì, questa mattina.



PRESIDENTE

Richiamo l'attenzione dell'Aula: l'ordine del giorno n. 785 avente come primo firmatario il Consigliere Lepri, è iscritto; l'ordine del giorno relativo a Indesit Company della Consigliera Cerutti, così come quello del Consigliere Bono, sono iscritti.
Per quanto attiene gli ordini del giorno collegati al punto 5), relativo a "Pronunciamento del Consiglio regionale in ordine all'assegnazione in sede redigente del disegno di legge n. 262 'Riordino delle attività della Regione Piemonte nel settore dell'Information and Communication Technology (ICT)'", comunico che sono nove quelli presentati della collega Cerutti e uno dalla collega Artesio.
evidente che prima procederemo alla votazione sul pronunciamento e poi all'attrazione degli ordini del giorno collegati. Perché qualora il provvedimento non venisse iscritto in sede redigente con 31 voti, così come previsto dal Regolamento, sarebbe del tutto inutile discutere gli atti di indirizzo collegati.
Così come deve essere altrettanto evidente che dedicheremo tutto il tempo necessario in questa e in altre sedute (non proseguiremo su altri punti) per la trattazione e la votazione di tutti gli ordini del giorno collegati.
In pratica, prima ci sarà il pronunciamento: se non verrà concesso, non si tratterranno gli ordini del giorno; parimenti, se verrà concesso dovranno essere correttamente trattati tutti, a tutela dei Consiglieri che li hanno presentati. Questo è quanto.
L'o.d.g. è approvato ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento, così come modificato.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bresso, Casoni, Cota, Sacchetto e Toselli.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Sono a disposizione e riproducibili, su richiesta, i processi verbali delle sedute del 16, 17 e 22 maggio 2012.


Argomento:

d) Variazioni di bilancio di previsione per l'anno finanziario 2012


PRESIDENTE

La Giunta regionale, in data 4 giugno 2012, ha trasmesso, per comunicazione al Consiglio, in ottemperanza al comma 7 dell'articolo 24 della legge regionale n. 7 del 2001, "Nuovo ordinamento contabile della Regione Piemonte", n. 8 deliberazioni del 27 aprile 2012.
Gli allegati sono a disposizione dei signori Consiglieri presso l'Ufficio Aula.


Argomento:

Approvazione processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Approvazione processi verbali precedenti sedute", comunico che sono stati approvati i verbali del 24, 26 e 30 aprile 2012, e del 2, 3, 4, 8, 9, 10, 11 e 15 maggio 2012.


Argomento: Commemorazioni

Commemorazione delle vittime delle violenze contro i cristiani in Nigeria e delle stragi in Siria e in Sudan


PRESIDENTE

Colleghi, nell'ultimo fine settimana si è verificata una recrudescenza delle violenze contro i cristiani in Nigeria, che ha determinato l'uccisione e il ferimento di decine di persone. Si tratta di ennesimi episodi di gravissima intolleranza religiosa, che non necessitano sicuramente di ulteriori riflessioni per indurci a esprimere la nostra ferma condanna per fatti così delittuosi.
Parimenti, ci hanno colpito dolorosamente le stragi avvenute, anche in danno di numerosi bambini, in Siria in Sudan.
Prego il Consiglio regionale di voler osservare, in memoria, in rispetto e in ricordo di queste vittime, un minuto di silenzio.



(L'Assemblea, in piedi, osserva un minuto di silenzio)


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della Scuola Elementare "Don Murialdo" di Torino


PRESIDENTE

Prima di affrontare il punto relativo al sindacato ispettivo, desidero salutare - a nome dell'Assemblea e mio personale - i docenti e gli allievi della classe V B della Scuola Elementare "Don Murialdo" di Torino in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Ammortizzatori sociali - Trasporti su ferro

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 926 presentata dalla Consigliera Artesio, inerente a "Ripristino servizio treni notte e sostegno ai lavoratori Servirail (ex Wagon Lits)"


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g., inerente a "Svolgimento interrogazioni ed interpellanze", iniziamo con l'esame dell'interrogazione indifferibile e urgente n. 926 presentata dalla collega Artesio, che ha la parola per l'illustrazione.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
Intanto ringrazio per avere inserito in modo relativamente celere quest'interrogazione nell'elenco delle risposte da parte della Giunta.
Credo che la questione sia nota, non soltanto alle istituzioni che hanno delle responsabilità pubbliche, ma anche alla pubblica opinione.
Ci siamo trovati in una situazione - immagino coordinata al dibattito che ha appassionato, e ancora appassionerà, questo Consiglio regionale in ordine all'organizzazione dei trasporti e in modo particolare dei trasporti ferroviari - per la quale una decisione unilaterale di Trenitalia ha prodotto l'annullamento di una serie di linee destinate in modo particolare ai viaggi per raggiungere le regioni del Sud Italia e, nello specifico, la cancellazione dei servizi notturni.
Contemporaneamente al disagio prodotto ai viaggiatori - senza che, a fronte di tale decisione, venissero motivatamente e dimostrate con dettaglio di particolari le reali convenienze di quella scelta - la conseguenza immediata che si è potuta rilevare è la condizione di precarietà occupazionale dei dipendenti e, in modo particolare, dei dipendenti della Società Wagon Lits che gestiva, in accordo con Trenitalia tutta l'assistenza in ordine alla pulizia e alla manutenzione necessaria al funzionamento di quei mezzi. Ora, la questione è nota ed è una questione italiana. Nell'ambito della questione italiana, abbiamo uno specifico piemontese: alcune decine di lavoratori che si sono così ritrovati senza alcuna prospettiva occupazionale.
La nostra interrogazione, quindi, volge a conoscere le determinazioni della Regione in ordine alla qualità del servizio erogato e alla possibilità di rientro al servizio di questi lavoratori.



PRESIDENTE

Grazie.
Per la Giunta regionale, risponde l'Assessore Porchietto.



PORCHIETTO Claudia, Assessore al lavoro

Grazie, Presidente.
In merito all'interrogazione della Consigliera Artesio, per quanto riguarda i 62 lavoratori piemontesi della Società Servirail (ex Wagon Lits), è vero che sono stati licenziati tutti quanti l'11 dicembre del 2011. Sono licenziamenti avvenuti, tra l'altro, a seguito della procedura di mobilità che era stata attivata dall'Azienda il 5 luglio dell'anno scorso e che si è conclusa con il mancato accordo con le organizzazioni sindacali sottoscritto presso il Ministero del Lavoro il 21 settembre 2011.
L'Azienda ha fatto pervenire alla nostra Direzione le schede dei lavoratori, che immediatamente sono stati iscritti nelle lista della mobilità giuridica. Ricordo, infatti, che i lavoratori della ex Wagon Lits non percepiranno l'indennità di mobilità, perché licenziati da un datore di lavoro non ammesso alla cassa integrazione straordinaria, ma saranno comunque assumibili con gli stessi sgravi contributivi che sono invece previsti per l'assunzione dei lavoratori dalle liste di mobilità indennizzata. Diciamo quindi che si tratta di un atout che potrebbe essere interessante: è stato infatti oggetto di interesse, in questi ultimi giorni, di un'altra società.
Per questi lavoratori, dunque, verrà riconosciuta la sola indennità di disoccupazione, che è già in parte stata corrisposta: otto mesi per coloro che hanno meno di 50 anni e 12 mesi per coloro che hanno più di 50 anni.
Per ottenere l'indennità di disoccupazione, ogni lavoratore è tenuto a presentare la domanda entro 68 giorni dalla data di licenziamento.
Questa indennità di disoccupazione è calcolata sulla media delle retribuzioni degli ultimi tre anni prima della cessazione del rapporto di lavoro e l'importo dell'indennità, tuttavia, non potrà superare comunque la cifra massima mensile di 906 euro lordi per una retribuzione inferiore o uguale a 1961 euro, oppure di 1089 per le retribuzioni superiori. Per tutto il periodo in cui verrà percepita l'indennità di disoccupazione il lavoratore avrà diritto chiaramente anche alla contribuzione figurativa che ovviamente servirà per la posizione previdenziale.
Per quanto riguarda, invece, la possibilità di ripristinare forme di sostegno al reddito, non abbiamo e non riteniamo ci sia una via percorribile, vista la mancanza di risorse; nel contempo, però, in particolare per una parte di lavoratori - non tutti, ma comunque per un numero già significativo - si è aperto, come già comunicato il 17 maggio attraverso un comunicato stampa, un'opportunità che ritengo attendibile che viene data dalla ripartenza di Arenaways.
Ho già incontrato personalmente i vertici della società, aprendo un dialogo costruttivo: stiamo cercando di costruire l'iter tale per cui una parte significativa di lavoratori della ex Wagon Lits possano vedere nella nuova società Arenaways, e quindi nelle assunzioni che andrà a fare per coprire le tratte notturne che nei prossimi giorni verranno attivate, una possibilità di impiego.
Mi permetto di dire che ho trovato una grande disponibilità da parte della nuova proprietà di Arenaways. Chiaramente, il fatto che si possa usufruire degli sgravi contributivi per questi lavoratori ha anche aiutato e contestualmente la Regione si è resa disponibile ad avviare percorsi di riqualificazione per la ricollocazione, cosa che si sta facendo proprio in queste ore presso il nostro Assessorato. Pur avendo competenze di base infatti, il personale ricercato dalla Arenaways ha una serie di competenze aggiuntive rispetto a quelle che avevano già i lavoratori della Wagon Lits.
Sottolineo che ad oggi non abbiamo ancora chiuso l'iter, ma abbiamo gettato le basi per un significativo risultato in termini occupazionali.
Non sono in grado di dire, evidentemente, se le risultanze porteranno ad accogliere l'istanza dei 62 lavoratori, ma è chiaro che noi lavoreremo per far sì che il maggior numero di lavoratori possa essere assorbito - magari non nell'immediato, ma nell'arco dei prossimi 12 mesi, data in cui presumibilmente i lavoratori non percepiranno più l'indennità di disoccupazione - rispondendo, ovviamente, alle loro esigenze.


Argomento: Ammortizzatori sociali

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 1062 presentata dai Consiglieri Muliere, Lepri, Motta Angela, Pentenero, Reschigna, Ronzani e Taricco, inerente a "Ritardi nelle autorizzazioni e nei trasferimenti relativi alla cassa integrazione guadagni straordinaria (CIGS)"


PRESIDENTE

Proseguiamo ora con l'esame dell'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 1062.
La parola al Consigliere Muliere per l'illustrazione.



MULIERE Rocco

La do per illustrata e mi scuso con l'Assessore, perch l'interrogazione riguarda la cassa integrazione in deroga. C'è stato un errore nella battitura dell'interrogazione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Porchietto per la risposta.



PORCHIETTO Claudia, Assessore al lavoro

Ho preso atto, ma avevamo già verificato che c'era soltanto un disguido dal punto di vista dell'evidenziazione di quale era lo strumento di cui stavamo parlando.
Penso di poter tralasciare quella che poteva essere la prima parte della risposta all'interrogazione, vale a dire la presa in visione di tutti quelli che sono gli ammortizzatori che in questo momento stiamo utilizzando per concentrarci su quella che, invece, era la richiesta specifica da parte dei sottoscritti dell'interrogazione, vale a dire un approfondimento in merito alla cassa integrazione in deroga.
Mi permetto soltanto di aggiungere da questo punto di vista un particolare, che ritengo assolutamente necessario sottolineare: sui tre strumenti principe degli ammortizzatori sociali, quindi cassa ordinaria straordinaria e in deroga, la gestione diretta degli strumenti di competenza regionale riguarda soltanto la cassa in deroga.
Pertanto, in questo momento siamo in grado di rispondere per quanto riguarda l'iter procedurale e i tempi di espletamento dell'accoglimento e quindi della valutazione delle domande sulla cassa in deroga, mentre difficilmente, pur ritenendo che i tempi siano estremamente dilatati possiamo pensare di portare valore aggiunto, in particolare sulla cassa straordinaria, che oggi vede comunque dei significativi ritardi, perché si devono aspettare circa sei mesi prima di ottenere l'autorizzazione da parte del Ministero del Lavoro.
Per quanto riguarda la cassa integrazione in deroga, le domande vengono presentate direttamente alla Regione Piemonte che autorizza e passa all'INPS per quanto riguarda la delega al pagamento, sulla base di un'organizzazione gestionale assolutamente articolata e complessa, perch ricordo che mediamente la Regione tratta circa diecimila domande in un anno, di cui deve valutarne sia l'attinenza sia la complessità nella definizione di quello che è il monte ore e la disponibilità ancora di ore che l'azienda richiedente ha a suo carico per il determinato lavoratore.
Le concessioni in questo momento, in funzione di quello che è l'accordo nazionale, non vanno oltre i quattro mesi per i datori di lavoro non cassaintegrabili - ricordo che non sono cassaintegrabili la maggior parte delle imprese medio-piccole - e otto mesi per le altre imprese, con la possibilità di un'ulteriore proroga per pari durata.
I tempi di gestione della cassa in deroga sono molto più numerosi rispetto alle due casse (ordinaria e straordinaria), perché il processo di standardizzazione non è così definito, in quanto ogni domanda ha una sua specificità.
vero anche che nei casi di cassa straordinaria e di cassa ordinaria è possibile anche operare con lo strumento del conguaglio, cosa che invece sulla cassa in deroga non si può fare, ma si può richiedere l'anticipo dell'erogazione della cassa direttamente all'INPS.
Citiamo infine alcuni dei dati di fonte INPS sul monte ore autorizzato per quanto riguarda i tre strumenti.
Nel primo quadrimestre 2012 è andato a ridursi il ricorso alla cassa integrazione straordinaria, con una corrispondente crescita della componente ordinaria. Ricordo che questo può anche essere letto come un segnale non negativo, in quanto la cassa straordinaria viene erogata in momenti di particolare difficoltà dell'azienda e non per una ordinaria turnazione nel processo di utilizzo dell'ammortizzatore.
Per quanto riguarda invece la cassa integrazione in deroga, nel primo trimestre del 2012 il numero delle domande è cresciuto nella nostra Regione del 30%, con un consistente aggravio di lavoro di natura gestionale, ma contestualmente il monte ore è sceso del 10%.
Ciò significa che le richieste pervenute alla Regione sono molto più numerose, ma per dei periodi molto più ridotti. Questo è legato al fatto che, su istanza prodotta da un accordo nazionale - quindi dall'accordo in Conferenza Stato-Regioni tra il Ministero del lavoro e Regioni - è stato chiesto alle Regioni di applicare uno strumento di controllo anche delle motivazioni che portano a richiedere la cassa in deroga. Perché molto spesso - e l'ho in quest'Aula già parecchie volte - il divario tra le ore richieste e le ore consuntivate superava ampiamente il 50%. Ciò significava avere un monte di risorse impegnate estremamente più elevato rispetto a quello che poi era realmente utilizzato.
A fronte di queste motivazioni, la Regione ha chiuso il 22 dicembre 2011 un accordo estremamente complicato, ma molto innovativo, con le parti sociali, che ha fatto sì però che, soprattutto per quanto riguarda i professionisti che affiancano le imprese, ci sia stata nella prima fase dell'anno 2012 una difficoltà oggettiva nel presentare le domande.
Quindi, in realtà, oggi la complessità del meccanismo di controllo introdotto ha fatto sì che, in particolare, le domande presentate nella prima parte dell'anno 2012 molto spesso riportavano dei dati oggettivamente errati. Pertanto, sono state estremamente numerose le domande che la Regione non ha potuto accogliere, ma vista la gravità della situazione, ha ritenuto di contattare direttamente le aziende che facevano istanza per correggere l'istanza insieme all'impresa.
Questo chiaramente ha complicato la situazione ed ha rallentato l'erogazione della cassa, e quindi la risposta.
Contestualmente, la necessità di risorse ha fatto sì che le richieste già perpetrate a fine 2011 nei confronti del Ministero del Lavoro abbiano ottenuto risultato positivo soltanto nel mese di maggio.
Quindi, noi per i primi cinque mesi abbiamo dovuto fare conto soltanto sui saldi attivi pari a 30 milioni di euro, che hanno coperto soltanto i primi tre mesi dell'anno 2012.
Questo ha generato anche negli uffici regionali un rallentamento nell'autorizzazione delle domande, perché mancava la copertura di risorse.
Oggi questo problema è stato superato a fronte dell'accordo siglato nelle scorse settimane, esattamente il 30 maggio 2012, con la firma apposta dal Ministro Fornero all'accordo con la Regione Piemonte, per un monte in questo momento in acconto di 50 milioni di euro.
Nel contempo, abbiamo avviato le consultazioni con il Consiglio dell'Ordine dei Consulenti del lavoro per far sì che le domande che sono pervenute e che perverranno non riportino più tutta una serie di dati non corretti. E finalmente si è riusciti anche ad intervenire su quello che era il numero sicuramente consistente, ma non sufficiente, di personale che la Regione ha potuto distaccare in modo specifico alla risposta alle istanze.
Ricordo che fino a 15 giorni fa la Regione Piemonte, a chiunque - e sottolineo chiunque - si presentasse non presso gli sportelli ma presso gli uffici di via Magenta per questioni di natura problematica per l'erogazione della cassa integrazione in deroga, rispondeva immediatamente, rallentando chiaramente il processo di valutazione e di autorizzazione delle domande in quanto erano le stesse persone che, con grande competenza e professionalità, provvedevano a dare tutte le risposte momento per momento.
I percorsi formativi portati avanti insieme ai consulenti del lavoro e ai rappresentanti datoriali ha fatto sì che ci sia stato un forte incremento di autorizzazione di domande nelle ultime settimane. A marzo che è stato il primo mese in cui si è potuto partire, abbiamo autorizzato 600 domande, perché nei primi due mesi le domande arrivate erano assolutamente di numero non sensibile, perché tutti hanno atteso il terzo mese per presentare le domande.
Nel mese di aprile le domande autorizzate erano già 900, quindi 300 in più, e soltanto nei primi 15 giorni di maggio già 750. Ciò significava presumibilmente avere nei giorni scorsi quasi 1.500 domande per il mese di maggio già autorizzate.
Pertanto, mi permetto di dire che la situazione è ritornata nella normalità, tant'è che mi pare che in questi giorni non ci siano più state segnalazioni di ritardi nelle autorizzazioni della cassa integrazione in deroga.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione - Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione n. 1064 presentata dalla Consigliera Artesio, inerente a "Internalizzazione servizio raccolta rifiuti del Consorzio SETA S.p.A."


PRESIDENTE

Proseguiamo con l'esame dell'interrogazione n. 1064, presentata dalla Consigliera Artesio.
Trattandosi di un'interrogazione ordinaria, non è prevista l'illustrazione; pertanto, do la parola all'Assessore Porchietto per la risposta.



PORCHIETTO Claudia, Assessore al lavoro

Grazie, Presidente.
L'appalto della CFP scaduto ad ottobre 2011 non era stato rinnovato in quanto SETA - che in tutto gestisce i rifiuti di 29 paesi della provincia di Torino e che in questo momento ha scarsa liquidità perché non riceve gli introiti dovuti da parecchi comuni - sta valutando l'ingresso in azienda di un socio privato.
Per legge, tuttavia, SETA ha potuto prorogare per sei mesi l'incarico a CFP, ovvero fino al 30 aprile 2012.
Il direttore di SETA ha dichiarato che la società aveva richiesto a CFP che l'appalto venisse prolungato fino a dicembre, ma non è stata accettata questa richiesta di proroga proprio a causa delle difficoltà di SETA ad esigere crediti di almeno un milione e mezzo di euro dai Comuni serviti dalla stessa CFP.
SETA ha chiesto di potere continuare almeno fino a maggio e quale incentivo sono stati versati parte dei pagamenti dovuti.
Nonostante ciò, il 27 aprile CFP ha fatto pervenire una comunicazione con la quale interrompeva il servizio e licenziava i dipendenti.
Questo è il motivo per cui SETA ha dovuto internalizzare il servizio facendolo svolgere a propri dipendenti.
Dopo l'intervento del Direttore e del Presidente di SETA, che hanno spiegato ai lavoratori CFP le ragioni dell'interruzione dell'appalto, la protesta è terminata.
In questo momento, stanno proseguendo gli incontri tra SETA e il sindacato USB per verificare la possibilità, così come richiesto dai lavoratori, di un'assunzione temporanea presso SETA, in attesa di trovare una soluzione definitiva alla vicenda.



PRESIDENTE

La Consigliera Artesio non intende avvalersi della replica, pertanto dichiaro chiuso il punto relativo al sindacato ispettivo.


Argomento: Difensore civico

Relazione dell'attività del Difensore civico dell'anno 2011


PRESIDENTE

Procediamo con la relazione dell'attività del Difensore civico della Regione Piemonte per l'anno 2011, di cui al punto 4) all'o.d.g.
Come consuetudine, sospenderò la seduta per permettere lo svolgimento della relazione da parte del Difensore Civico della Regione Piemonte avvocato Antonio Caputo, che saluto a nome dell'Assemblea.
Dopo la relazione dell'avvocato Caputo, riprenderemo corso con la seduta e i colleghi che volessero potranno intervenire su tale relazione che peraltro ricordo essere già in linea.
Dichiaro sospesa la seduta e do la parola all'Avvocato Antonio Caputo Difensore civico della Regione Piemonte.



(La seduta è sospesa alle ore 16.18)



(Signor Presidente Signori Consiglieri è per me e i componenti del mio Ufficio un onore, oltre che un dovere istituzionale, discutere in questo alto Consesso, rappresentativo delle cittadine e dei cittadini del nostro Piemonte, i contenuti della Relazione delle attività svolte dal Difensore civico nel 2011. Il rapporto tra Difensore civico e Assemblea legislativa è il cuore stesso della funzione della Difesa civica istituzionale e ne rappresenta un momento fondante e portante delle attività. Il 2011 ha visto un incremento notevole delle attività dell'Ufficio, intese a promuovere: cultura delle Istituzioni educazione del cittadino alla legalità sollecitazione per i Pubblici Uffici ad incrementare prassi, comportamenti atti intesi a concretizzare il diritto ad una "buona amministrazione", nel segno della trasparenza e della partecipazione dei cittadini alla vicenda della cosa pubblica. Nel trentesimo "compleanno" della legge che lo ha istituito - la l. r. n. 50/81 - l'Ufficio del Difensore civico della Regione Piemonte ha aperto 1.208 pratiche, confermando il trend ascendente del 2010, a seguito di esposti, reclami e segnalazioni avanzate da cittadini, enti, associazioni e imprese per ottenere dalla Pubblica Amministrazione ciò che spetta loro di diritto. Ancora una volta il maggior numero di richieste di intervento ha riguardato il delicato settore dei servizi alla persona e delle opposizioni alle dimissioni ospedaliere, della previdenza sociale, dell'assistenza pubblica e dell'inquinamento ambientale, acustico ed elettromagnetico. Numerose segnalazioni sono giunte anche per il comparto finanze e tributi nei riguardi di gestori e concessionari di pubblici servizi e in materia di accesso documentale. L'adempimento spontaneo e l'emanazione di atti ritardati od omessi, a seguito delle sollecitazioni del Difensore civico, è stato ottenuto nel 22,1% dei casi; le situazioni per cui il cittadino dovrà rivolgersi all'autorità giudiziaria o non potrà rivendicare alcun diritto perch inesistente si sono attestate al 41%, mentre nel 35,5% dei casi si è giunti a risultati "interlocutori", in cui gli uffici hanno espresso il proprio punto di vista, realizzando il risultato della trasparenza. Solo l'1,4% dei casi, a fronte di sollecitazioni, non ha ricevuto riscontri da parte della Pubblica Amministrazione. Per ciascun intervento, che ha riguardato intere categorie di cittadini, il Difensore civico ha cercato di fare ciò che molti cittadini auspicano: assicurare che quanto successo loro non si ripeta in futuro e garantire il diritto a una buona amministrazione, in grado di tutelare i diritti fondamentali delle persone. Un risultato decisamente al di sopra delle aspettative, che ha permesso di ottenere soddisfazione e orientamento a otto cittadini su dieci. Le richieste di intervento sono pervenute al Difensore civico da tutte le province del Piemonte: il 79% da Torino, il 2,5% da Alessandria, il 2,3% da Cuneo, il 2,2 da Vercelli, l'1,6% da Novara, l'1,4 da Asti e VCO e l'1,3 da Biella. Il resto è pervenuto da altre regioni italiane e da Paesi esteri. I numeri della Relazione testimoniano la presenza dell'Ufficio in ogni realtà territoriale del Piemonte, sia pure a fronte di gravosi impegni, a cui si è fatto fronte con una dotazione di personale inferiore all'organico assegnato. Ciò è avvenuto in tutte le Province del Piemonte con idonea e strutturata presenza, anche telematica. Si è inteso in tal senso realizzare un modello, definito oltralpe di "Giustizia di Prossimità", a tutela dei cittadini e nell'interesse delle stesse Istituzioni. Anche per "colmare il fossato tra cittadini e Istituzioni", come è stato definito nel VIII Seminario della Rete europea dei Difensori civici di Copenaghen tenuto dal Mediatore Europeo ad ottobre 2011 e avviare un percorso di avvicinamento del Cittadino alle Istituzioni. Accompagnando prassi di sburocratizzazione e, come si è detto, di "umanizzazione" delle macchine, sempre più complesse, delle Amministrazioni pubbliche, spesso incomprensibili e lontano dai bisogni, dalle esigenze e dalla stessa percezione dei cittadini più deboli I numeri testimoniano che, rispetto ai casi di "cattiva amministrazione": 8 cittadini su 10 hanno ottenuto un risultato soddisfacente 1 su 4 ha ottenuto quel che voleva 3 su 4 hanno realizzato un pieno contraddittorio, nel segno della trasparenza. I momenti salienti dell'attività sono stati: per quanto concerne eventi pubblici a cui ha partecipato il Difensore civico, che è stato nominato a febbraio 2011 Presidente del Coordinamento italiano dei Difensori civici delle Regioni e delle Province Autonome: 1)



PRESIDENTE

Buenos Aires, "El Defensor del Pueblo. Un instrumento para afianzar el derecho y la democracia", nel 200° dell'indipendenza della Repubblica Argentina 2) la partecipazione, in qualità di relatore, al Seminario internazionale di Copenaghen della Rete dei Difensori civici nazionali, di cui il Coordinamento italiano è parte integrante, organizzato ad ottobre 2011 dal Mediatore Europeo 3) la partecipazione, in qualità di relatore, al 1° Seminario euro-asiatico di Diritto romano tenutosi a Dushambe (Tagikistan), organizzato dalla Corte Costituzionale del Tagikistan, sulla Difesa dei diritti dell'uomo e la recezione del Diritto romano nell'area euro-asiatica.
Eventi significativi sono stati: nel maggio 2011, la sottoscrizione di Protocollo d'intesa con il Presidente del Tribunale di Torino, diretto a consentire un miglior orientamento del cittadino a confronto con i filoni della giurisdizione e della giustizia di prossimità, non giurisdizionale, della Difesa civica nel maggio 2011, Protocollo d'intesa stipulato dal Coordinatore nazionale dei Difensori civici italiani, in persona del Difensore civico del Piemonte con il Presidente dell'U.P.I. - Unione delle Province d'Italia - diretto ad individuare un modello strutturale di convenzione, ai diversi livelli degli Enti Locali di riferimento, per la strutturazione della funzione del Difensore civico e la sua capillare penetrazione, a tutela dei cittadini.
a giugno 2011, Protocollo d'intesa con UNITRE Coordinamento del Piemonte inteso a favorire sinergie con i numerosi Soci di UNITRE Piemonte e a diffondere lo strumento della Difesa civica, dal titolo "Adotta la tua città: rivolgiti al Difensore civico" a luglio 2011, la stipula di Protocollo d'intesa con la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Torino, che fa il paio con il Protocollo con la facoltà di Giurisprudenza dell'anno precedente, inteso a favorire sinergie culturali e promozione della struttura e della cultura della Difesa civica.
Di tutte le attività e di tutti gli eventi, il Difensore civico ha puntualmente informato il pubblico attraverso la pubblica comunicazione del sito, in sinergia con la Direzione del Consiglio regionale e con il Laboratorio web, con il concorso del quale sono aperti diversi spazi di comunicazione accessibili dal pubblico.
In un quadro, che può definirsi complessivamente soddisfacente, di assidua attività, va evidenziata in prospettiva la necessità: di promuovere una maggiore diffusione della conoscenza dello strumento centrata sulla diffusione di una cultura e di una educazione della cittadinanza e della stessa Amministrazione ai principi di legalità e trasparenza, intesi a rimuovere assimetrie informative che colpiscono, in primo luogo, i ceti più svantaggiati, per consentire loro di far valere i propri diritti, ma anche di conoscere i limiti in confronti con Pubblici Uffici e Amministrazioni che si mettono a servizio dell'utenza nel segno dell'efficienza e dell'economicità, anche attraverso sinergie l'implementazione delle risorse umane facenti capo all'Ufficio, per un suo più ampio radicamento, in prosecuzione di prassi che hanno coinvolto strutture del volontariato, in specie privato sociale, che si sono rivolte alla Difesa civica istituzionale il riconoscimento di poteri più incisivi a sostegno della funzione, nei termini illustrati nella Relazione a mani dei Sigg.ri Consiglieri, nel senso di consentire al Difensore civico interlocuzioni stringenti con gli Uffici e una maggior responsabilizzazione dei medesimi nel rispondere al Difensore civico la necessità di valutare la possibilità, così come si è già sollecitata, di fare uso sistematico della funzione istituzionale del Difensore civico in ambiti connessi alla "mediazione" dei conflitti in materia sanitaria (malpractice) e al settore tributario, a scopi anche di garanzia di efficienza dell'Amministrazione, oltre che di economicità, per tutelare il diritto dei cittadini alla trasparenza e anche per prevenire il contenzioso la necessità di pervenire ad una migliore strutturazione complessiva della funzione, onde evitare la moltiplicazione di figure di incerta e anche contraddittoria qualificazione, unificando le funzioni di garanzia e tutela dei diritti del cittadino in capo al Difensore civico, quale Organo autonomo e indipendente, terzo e avente funzioni mediatorie, in armonia con raccomandazioni e prassi di altri Paesi europei e di quanto attuato in altre Regioni, come Lombardia, Marche, Valle d'Aosta, Liguria, Provincia di Trento.
In conclusione di questo mio intervento, grato anche a nome di tutti i funzionari del mio Ufficio per l'attenzione prestata, ringrazio tutti Voi e mi mantengo a disposizione, rammentando innanzitutto a me stesso che il Difensore civico, quale Istituzione, Magistratura naturale di protezione innanzitutto dei diritti delle persone, può in concreto divenire, se correttamente inteso e utilizzato, concreto strumento di bilanciamento di poteri, diritti, interessi e bisogni. contribuendo a migliorare l'attività amministrativa, incrementandone efficienza, efficacia e qualità.
Nella ricerca di legalità sostanziale della Difesa civica, riecheggia allora, anche in quest'Aula, l'ammonimento di Benedetto XVI nel suo storico discorso al Bundestag del 22 settembre 2011.
In quell'occasione, affermando la centralità delle questioni fondamentali del diritto "nelle quali è in gioco la dignità dell'uomo e dell'umanità" nei termini affermati dai teologi cristiani e, ancor prima, dai filosofi stoici e dai maestri del diritto romano, e ancora, attraverso lo sviluppo giuridico dell'Illuminismo fino alla Dichiarazione dei Diritti umani, il Pontefice di Roma sollecitò una discussione pubblica intesa ad impedire, in ipotesi anche attraverso il principio maggioritario, al distruzione del Diritto da parte del potere.
Il Pontefice di Roma invitò a "servire il diritto", citando Agostino d'Ippona: "Togli il Diritto e allora cosa distingue lo Stato da una grossa banda di briganti?".
Grato per l'attenzione, mi mantengo a disposizione).



(La seduta riprende alle ore 16.40)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Desidero ringraziare a nome dell'Assemblea l'Avvocato Antonio Caputo Difensore civico, per la relazione puntuale e articolata, altresì per la sua attività, in quanto Difensore civico, e quella dei suoi collaboratori svolta egregiamente nell'arco del 2011 e per quanto state già svolgendo in questo 2012, anche alla luce di nuovi e rinnovati compiti. I quali, come lei stesso ricordava nella sua relazione, sono dovuti al fatto che adesso veramente, la difesa civica regionale abbraccia l'intera comunità e l'intero territorio. Infatti, l'abolizione, con le ultime leggi finanziarie, della figura del Difensore civico delle Province, da un lato e anche un po' la contrazione di altre figure di difesa civica (sostanzialmente sono state riviste anche in alcuni piccoli comuni e nelle comunità montane che lo avevano), hanno determinato per il suo Ufficio lei in particolare - un rafforzamento dell'azione. Grazie per l'ottima attività che avete messo in campo.
Chiedo se ci sono interventi da parte dei colleghi e dei signori Capigruppo.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Non essendoci interventi, proseguiamo i nostri lavori.


Argomento: Sistema informativo regionale - Telecomunicazioni

Pronunciamento in ordine all'assegnazione in sede redigente del disegno di legge n. 262, inerente a "Riordino delle attività della Regione Piemonte nel settore dell'Information and Communication Technology (ICT)" (questione pregiudiziale posta dal Consigliere Lepri)


PRESIDENTE

Come preannunciato in apertura, procediamo con il pronunciamento in ordine all'assegnazione in sede redigente del disegno di legge n. 262 inerente a "Riordino delle attività della Regione Piemonte nel settore dell'Information and Communication Technology (ICT)", di cui al punto 5) all'o.d.g., deliberata a maggioranza dei presenti dalla I Commissione in data 30 maggio.
Nella Conferenza dei Presidenti dei Gruppi consiliari del 6 giugno u.s.
si è concordato di inserire la richiesta di riassegnazione del provvedimento nella seduta odierna, affinché il Consiglio regionale assuma tale decisione con il voto favorevole espresso dalla maggioranza dei suo componenti. Ricordo che, ai sensi dell'articolo 31, comma 1, del Regolamento interno del Consiglio regionale, tale maggioranza è da intendersi con 31 voti a favore, come minimo.
Il Consiglio regionale, inoltre, può anche definire, attraverso l'approvazione di un ordine del giorno, criteri e principi direttivi per la formulazione del testo degli articoli, ai sensi del comma 2 dello stesso articolo 31 del Regolamento.
Come detto poc'anzi, gli ordini del giorno presentati sono nove da parte della collega Cerutti e uno da parte della collega Artesio.
Nel frattempo, ne sono stati presentati altri due: ordine del giorno n. 809 presentato dalla Consigliera Artesio, inerente a "CSI: criteri e principi" ordine del giorno n. 810 "Criteri e principi direttivi per la formulazione del testo in sede redigente del Disegno di legge n. 262 (ex art. 31 comma 2 del Regolamento Interno del Consiglio)" presentato dai Consiglieri Bono e Biolé.
Pertanto, procederemo prima alla votazione; poi, se la votazione raggiungerà i 31 voti, quindi il disegno di legge sarà assegnato in Commissione redigente, procederemo all'illustrazione e alla trattazione di tutti e dodici gli ordini del giorno e alla loro votazione.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Lepri; ne ha facoltà.



LEPRI Stefano

Grazie, Presidente.
Vogliamo introdurre questa discussione, ma non so se si tratti di una questione pregiudiziale...



PRESIDENTE

Scusi, la interrompo, perché non vedo l'Assessore Giordano. Credo sia importante...



(L'Assessore Giordano entra in aula consiliare)



PRESIDENTE

Assessore Giordano, ho annunciato il pronunciamento del Consiglio e il Consigliere Lepri ha chiesto di intervenire preliminarmente al voto.
Prego, Consigliere Lepri.



LEPRI Stefano

Grazie, Presidente.
Facciamo di questa richiesta una questione pregiudiziale, se possibile.
Nel senso che riteniamo questa richiesta non solo inopportuna rispetto all'importanza del provvedimento, quindi merita una discussione anche con la fase emendativa all'interno dell'Aula consiliare.
Ancora prima, chiedo l'attenzione in modo particolare degli Uffici oltre che del Presidente, se riesco a parlare...



PRESIDENTE

Scusi.
Mi sembra che il collega Lepri, sostanzialmente, intenda preannunciare una questione pregiudiziale rilevante, quindi chiederei un po' di attenzione. Siccome l'assegnazione di un provvedimento in sede redigente è un atto abbastanza straordinario, credo che in questi casi sia importante ascoltare i colleghi che presentano una loro proposta.
Prego, collega Lepri.



LEPRI Stefano

Grazie, Presidente.
Oltre che esprimere la nostra ferma contrarietà all'accelerazione di un provvedimento che, proprio perché particolarmente importante, merita anche il tempo della discussione emendativa in Aula, noi facciamo di questa richiesta una questione pregiudiziale in riferimento all'articolo 31 del Regolamento interno del Consiglio regionale, che testualmente al comma 7 recita: "Le norme del presente articolo non si applicano ai progetti di legge di revisione statutaria" - cioè la possibilità, in altri termini, di applicare la sede redigente - "né a quelli attinenti le materie tributarie all'approvazione della legge finanziaria, del bilancio, dell'assestamento e del rendiconto - fin qui nulla che ci interessi - nonché ai piani generali e di settore". Cioè, l'articolo 71 del nostro Regolamento esclude che, di fronte ad un piano di settore, sia possibile affidarci alla sede redigente.
Leggo il titolo del disegno di legge della Giunta, che testualmente così recita: "Riordino delle attività della Regione Piemonte nel settore della ICT". Siamo di fronte alla volontà di riordinare complessivamente le attività della Regione Piemonte in questo specifico settore.
Ci pare essere totalmente riconducibile al comma 7 dell'articolo 31 del Regolamento, tuttavia, per argomentare la mia riflessione, vorrei citare l'articolo 4 del disegno di legge, che prevede la revisione delle partecipazioni non solo dentro il CSI, ma anche nelle altre strutture operanti nel settore della ICT, al fine di trasferire tutte le attività affidate a tali strutture entro la nuova società.
Siamo di fronte ad una proposta, enunciata dall'articolo 4, di vera rivoluzione o riconsiderazione dell'intero comparto, non di una parte di esso, in quanto tutte le società di cui la Regione è partecipe verrebbero coinvolte nell'opera di riorganizzazione.
A meno di non sbagliarci, ma mi pare che queste poche argomentazioni siano più che sufficienti, siamo di fronte ad una legittima proposta da parte della Giunta di riorganizzare completamente un settore, al punto di prevedere un'unica società che potrebbe ricomprendere le diverse partecipazioni societarie della Regione nel comparto, che è escluso come materia di cui la sede redigente può trattare.



PRESIDENTE

Consigliere Lepri, in effetti il titolo aveva incuriosito anche me, ma anche con l'ausilio degli Uffici, con i quali abbiamo ampiamente valutato la questione, il disegno di legge n. 262 non si può ritenere né Piano generale né Piano di settore, perché non ne ha le caratteristiche.
Sostanzialmente è una legge di impianto che riguarda, in particolare, il CSI.
Anche perché di norma, come sappiamo, i Piani di settore e i Piani generali vengono assunti non con disegno o proposta di legge, ma con deliberazione. Ciò premesso, che è quello che è stato approfondito con gli Uffici, le chiedo se lei pone il suo intervento come pregiudiziale, oppure no.



(Cenno di assenso del Consigliere Lepri)



PRESIDENTE

Il Consigliere Lepri ribadisce di voler porre una pregiudiziale.
Sulla pregiudiziale può intervenire un Consigliere per Gruppo non più di tre minuti, poi il Consiglio si esprimerà con un voto.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Intervengo contro e, siccome è un intervento contro, devo avere delle motivazioni.
Sono un po' stupito che non si voglia utilizzare una modalità legislativa. Quella redigente è una modalità per costruire un percorso di legge. Le motivazioni che hanno indotto la Giunta a procedere in tal senso sono quelle, se no altro, dell'urgenza.
Il tema del riordino delle tematiche della ICT è tema che, a mio avviso, si presterebbe bene se fossi seduto dall'altra pare dell'emiciclo a criticare codesta Giunta per il ritardo - siamo a due anni dall'inizio della legislatura - con cui si pone ad esso attenzione. Ed è tema centrale per chiunque voglia occuparsi, con un minimo di serietà, del riordino della funzione pubblica e, perché no, di un tentativo sostanziale, e non legato a meri ordini del giorno, di porre il tema dell'efficienza nella funzione pubblica, come tema centrale.
Se ci fosse l'Assessore Monferino, che spesse volte dibatte il tema di come porre sotto controllo, da un lato, e in efficienza, dall'altro, i conti della sanità pubblica, credo che non potrebbe esimersi dal considerare un livello dell'uso della ICT all'interno, in questo caso delle deleghe a lui affidate, per tentare, con molta fatica, di introdurre elementi di efficienza in un sistema che è per natura contrario.
Scelgo un esempio per tutti: nell'ambito del sistema informativo della Regione Piemonte che tocca la sanità, uso un'autorevole definizione data dall'attuale responsabile della struttura regionale, dottor Moriondo - il dottor Moriondo non è certamente un rivoluzionario, come facilmente l'Assessore competente potrebbe testimoniare - che definisce deplorevole lo stato dell'arte.
Se questo non genera urgenza, nell'ambito di un bilancio che abbiamo appena approvato - in ritardo, dice l'opposizione - in cui i fondi che la Regione delega a queste iniziative sono minori di quanto è stato delegato nel corso di un recente passato; se questo non genera urgenza a riconsiderazione di un'alleanza strategica che, nei fatti, non è più efficace, perché il secondo socio per importanza, non per ruolo, il Comune di Torino - non compete a me ricordarne una certa difficoltà a onorare i propri debiti, non soltanto nei riguardi del CSI, ma erga omnes, CSI incluso - è in serie difficoltà, domando al collega Lepri, appartenente ad un Gruppo che ha l'onore di aver contribuito a costruire questo Regolamento, quand'è che se ne ravvisa l'urgenza.
Ciò detto, non lo pongo come questione pregiudiziale. Credo che la Giunta bene abbia fatto a chiedere la sede redigente, ma non vedrei la necessità di ingaggiare la battaglia delle Termopili attorno alla modalità con cui questo disegno di legge debba essere discusso.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Cerutti; ne ha facoltà.



CERUTTI Monica

Grazie, Presidente.
Intervengo a sostegno della richiesta di pregiudiziale del Consigliere Lepri, anche perché ritengo che questo disegno di legge debba avere i giusti tempi di esame e quindi, in questo senso, debba essere affrontato all'interno della Commissione e in Consiglio.
Credo che L'urgenza che testé ha motivato il Consigliere Burzi, di per sé, possa essere smontata nei termini. Sappiamo che, qualora questo disegno di legge vedesse l'approvazione, la sua applicazione, comunque richiederebbe tempi tecnici che non sono quelli necessari ad affrontare la questione posta rispetto alle criticità del momento sul bilancio del CSI e su quello che la Regione intende, in questo momento, stanziare rispetto al Piano di attività.
In questo senso, il disegno di legge non c'entra nulla con la criticità del momento. Affermare che nel giro di poco tempo si procederà a questa trasformazione è del tutto erroneo, perché ci vogliono dei tempi tecnici.
Pensiamo che, in realtà, purtroppo, la politica non risulta avere un approccio equilibrato, nel senso che, se da una parte ha lasciato per troppo tempo il tema del CSI in un'indefinitezza senza comprendere esattamente quali erano gli intenti della Giunta e della maggioranza adesso si vuole procedere, in tempi stretti, con un'indicazione, un disegno di legge che, come già detto più volte - e non ci stanchiamo di ripeterlo non considerare il perché ma, semplicemente, introduce una soluzione, un come che, molto probabilmente, non è la soluzione, a nostro avviso adeguata a risolvere problemi che anche noi vorremo discutere.
Riteniamo che il fatto di non avere, in questo momento, un piano industriale, e che non ci sia un'idea di cosa debba fare il CSI, se si vuole affrontare la questione del cambiamento, sia un approccio assolutamente che prevede un'inversione dei termini. Prima bisognerebbe capire il piano industriale e poi comprendere il come. In questo senso pensiamo sia necessario un iter normale di un progetto di legge.
Mi fa piacere che il Consigliere Burzi non la consideri una battaglia ideologica, quindi, a questo punto, potremmo considerare un esame che non sia in Commissione redigente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pedrale.



PEDRALE Luca

Grazie, Presidente.
L'intervento del collega Lepri mi ha un po' sorpreso, anche perché mi sembra costruito su teoremi ed artifizi giuridici che non so se possano avere fondamenti solidi.
Mi sorprende, inoltre, l'intervento della collega Cerutti, la quale afferma che i problemi del CSI sono importanti ed urgenti da affrontare e che la politica, per troppo tempo, li ha rimandati, non avendo la forza ed il coraggio di farlo.
Come maggioranza e come Giunta regionale, invece, abbiamo voluto utilizzare lo strumento rapido ed efficiente che il Regolamento del Consiglio ci consente: la sede redigente, dove il dibattito non viene assolutamente strozzato, perché all'interno della Commissione specifica ci sarà tutto lo spazio ed il tempo necessario per approfondire e discutere l'argomento, fornire risposte - come lei sollecitava, ad esempio sul piano industriale - ma svolgendo il lavoro con tempi moderni.
Oggi l'opinione pubblica ci chiede questo: la capacità di aggredire il problema, di affrontare un tema molto importante e sensibile come quello dell'ICT in Piemonte, fornendo risposte in tempi ragionevolmente celeri.
Il Regolamento del Consiglio offre questa possibilità: è ora che quest'Assemblea abbia il coraggio, ma anche il rispetto verso l'opinione pubblica, che - ripeto - chiede tempi certi e veloci, di utilizzare questo strumento.
Nessuno deve avere il timore che venga limitato lo spazio del dibattito politico o le proposte, perché - ripeto - in Commissione ci saranno tutte le opportunità che ogni Gruppo potrà sfruttare.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Artesio.



ARTESIO Eleonora

Intervengo a favore della pregiudiziale illustrata dal collega Lepri per le seguenti ragioni: ritengo che l'urgenza di cui hanno parlato i colleghi sia un'urgenza che ha una caratteristica politica.
Che la questione sia prevalentemente interna alla maggioranza, di composizione d'equilibri interni e divisioni che si hanno in ordine al ruolo della Regione e degli enti strumentali, lo dimostra il fatto che su questa materia sia stato presentato un emendamento in sede di discussione del bilancio di previsione 2012, un emendamento della Giunta, alla quale veniva imposta una scadenza e, poco lontano da quella scadenza, la presentazione di un disegno di legge.
Tra l'altro, l'articolo 31 prevede che l'esame in sede redigente riguardi i progetti di legge e le proposte di deliberazione, immagino per favorire l'attività consiliare e le iniziative dei Gruppi, più che consentire delle scorciatoie all'organo esecutivo.
Pertanto, poiché sappiamo come si confrontano le diverse opinioni politiche e i rapporti di forza su questa materia, sappiamo anche che l'urgenza che viene richiamata è tutta politica.
Se avessimo ancora qualche dubbio, potremmo suggerire al Consiglio regionale una serie d'altri modi per intervenire sulle urgenze oggettive perché non c'è bisogno di un disegno di legge per determinare i conferimenti di carattere economico da parte dei rispettivi enti; per questo, ci sono i documenti di programmazione economico-finanzaria e le leggi di bilancio.
Non c'è bisogno di un disegno di legge per ragionare sulle modalità con le quali i soci pubblici fondatori regolano le proprie difficoltà in ordine ai trasferimenti e studiano piani di progressivo rientro dal credito che il CSI ha nei confronti degli Enti pubblici. Non c'è bisogno di un disegno di legge per rendere attuali i mandati e le missioni che i singoli soci hanno nei confronti del proprio consorzio.
Il fatto che non ci fosse bisogno di un disegno di legge è confermato da una questione: proprio perché qualche Consigliere ha voluto qui citare non solo le responsabilità politiche, ma anche quelle tecnico amministrative, ricordo che la citazione fatta riguarda una responsabilità regionale che per quel che è a mia memoria non ha avuto soluzioni di continuità nell'avere delle responsabilità d'indirizzo in ordine al CSI.
Fino ad ora, non mi pare che la parte politica abbia segnalato la necessità di un disegno di legge.
Il disegno di legge, quindi, muove da un'urgenza politica, e peraltro dimostra il fatto che nulla delle questioni materiali che sono state oggetto delle preoccupazioni degli interessati e degli organi d'informazione in questi giorni è affrontato con un disegno di legge che modifica l'assetto societario e la natura giuridica.
Pertanto, non vediamo le ragioni di una corsia celere; corsia celere che peraltro non consentirà più ai Consiglieri la discussione in sede di Consiglio, quindi sarà una discussione limitata ai componenti della Commissione. Certo, c'è l'invito a tutti i Consiglieri di partecipare alle sedi redigenti, ma è del tutto evidente che ciascuno regola i propri impegni e poi, in Consiglio, può esercitare l'azione più generale.
Ritengo, pertanto, che questa corsia non sia ammissibile e sono d'accordo con la pregiudiziale del collega Lepri.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carossa.



CAROSSA Mario

Grazie, Presidente.
L'opporsi, da parte della minoranza, all'assegnazione in sede redigente di questo disegno di legge, scopre solamente le vere carte di quest'opposizione: un'opposizione alla quale non interessa assolutamente la questione dei lavoratori, dei cittadini piemontesi, di come vanno le cose.
A parole sicuramente sì, ma nei fatti no, perché il signor Giuseppe (per non dire sempre la signora Maria) che avesse la sventura di ascoltare questo dibattito attraverso il computer, si chiederebbe: "Ma questi signori, cosa fanno" - e forse sarebbe un bene - "votano la redigente e subito dopo votano, a scatola chiusa, questo disegno di legge?".
Il signor Giuseppe, al contrario, deve sapere che se viene accettata la sede redigente, poi si andrà in Commissione, dove ci saranno tutti i modi ed i tempi per discutere e, eventualmente con l'attività emendativa migliorare questo disegno di legge.
Quello che voglio sostenere - cari signori - è di dire chiaramente che non ve ne importa nulla dei lavoratori! Lo ripeto: dei lavoratori, di come vanno le cose, dei debiti; nulla, perché - signori - noi discuteremo ore senza avere la platea, questo è vero, e questo vi dà fastidio, perché in Commissione si lavora, tante volte anche più seriamente che in Aula, ma non c'è la platea e questo v'infastidisce un pochino! Pertanto, chiedo e spero che venga approvata la richiesta di portare in sede redigente questo disegno di legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Interveniamo anche noi nel dibattito, poiché ci siamo interessati al citato articolo 31 e non cerchiamo appigli o artifizi legislativi, come ha affermato il collega Pedrale, ma cerchiamo semplicemente di attenerci al Regolamento interno del Consiglio regionale, che è stato realizzato da quella che attualmente è la principale componente dell'opposizione.
Al di là delle polemiche, vorremmo far sì che il Regolamento fosse fruibile sia dalla maggioranza, che governa, sia dalle opposizioni che, in effetti, nei primi articoli statutari sono tutelate.
Al di là del dibattito odierno sul disegno di legge 262, vogliamo evidenziare un problema più ampio, di cui investiremo la Commissione per il Regolamento, relativamente al fatto che già adesso sono in discussione l'articolo 84, comma 6, cioè gli emendamenti riassuntivi, l'articolo 69 comma 6, cioè la possibilità di contingentare i tempi. Se aggiungiamo le redigenti e le legislative, mi dovete spiegare dove va a finire il ruolo e l'attività legislativa del Consiglio, di tutti i Consiglieri e dell'opposizione, perché molto spesso la sede redigente viene chiesta secondo l'articolo 31, su richiesta della Commissione, ma lo chiede la Giunta, quindi neanche la maggioranza.
Assistiamo, quindi, ad una corsia superpreferenziale di tutti i provvedimenti della Giunta, svilendo il ruolo legislativo, che dovrebbe essere, non dico contrapposto, ma separato da quello esecutivo della Giunta. Questo è un tema che sicuramente oggi porterà, a prescindere dall'esito della votazione, nuova legna sul fuoco al dibattito all'interno della Commissione per il Regolamento.
Non è quindi un appiglio per far perdere tempo.
Sono anche d'accordo con quanto detto dalla collega Artesio. Quelli relativi al bilancio (previsionale, assestamento e consuntivo) sono i documenti programmatici economico- finanziario, però non possiamo dire che tutte le idee e le ipotesi di far cassa, da parte della Giunta e della maggioranza (legittime o meno legittime, politicamente e non politicamente), abbiano una corsia preferenziale, perché oggi abbiamo scoperto che la Regione Piemonte ha un bilancio disastrato. Lo sapevamo l'anno scorso; lo sapevamo due anni fa; lo si sapeva cinque anni fa e già dieci anni fa il debito incominciava ad accumularsi.
ovvio che devono essere poste delle misure a contenimento del bilancio (secondo me lo stiamo già facendo e lo stanno già vedendo i piemontesi, ma lo vedranno sempre di più con i tagli delle corse dei pendolari, i tagli sulla sanità e quant'altro), quindi come Gruppo chiediamo - penso sia condiviso dalle opposizioni, dai lavoratori del CSI e dalle organizzazioni sindacali - di poter discutere, in modo sereno e con gli spazi emendativi in Aula, un disegno di legge importante. Dico in Aula perché, come abbiamo visto tutti, spesso succede che la Giunta presenta emendamenti, perché può farlo, all'ultimo minuto.
Ricordo ancora il disegno di legge sul piano casa, in cui l'Assessore arrivò addirittura all'ultimo minuto in Aula e sull'ultimo articolo chiese una proroga di un anno della possibilità del piano casa. Tutti i Consiglieri, di maggioranza e di opposizione, non hanno potuto fare altro che accettare l'emendamento depositato all'ultimo minuto nell'ultimo articolo all'ultima seduta.
Pensando sempre che chi oggi è in maggioranza domani potrebbe essere in opposizione, ragioniamo rispettando il Regolamento e lo Statuto della Regione Piemonte.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Buquicchio; ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
La pregiudiziale posta dal collega Lepri dovrebbe farci riflettere. Con grande onestà, Consigliere Lepri, non so se, nel merito, le sue argomentazioni siano valide o meno, ma vado oltre o, meglio, vado a monte rivolgendomi alla maggioranza.
Quand'è che si sceglie l'iter abbreviato, sia pure consentito dal Regolamento e dallo Statuto? Quando si è consapevoli della mancata condivisione politica di un documento. Questo può andare bene, perché chi ha voluto quel Regolamento e quelle norme statutarie, probabilmente voleva determinare condizioni di governabilità per chi ha responsabilità di governo.
Signori colleghi della maggioranza e Presidente, quando le decisioni non sono decisioni squisitamente politiche di massimo sistema, ma riguardano la vita di quella platea a cui il collega Carossa faceva riferimento, proprio in nome di quella platea vi dico che l'unico motivo per cui, quando si parla della vita di 1.200 persone, la discussione va fatta apertamente in loro presenza e non nelle chiuse camere di una Commissione.
In Commissione, come in Aula, c'è la possibilità di emendare e di fare quell'ostruzionismo legittimo che un'opposizione, se non condivide, deve poter fare e decide di fare, ma la differenza è che è una platea di persone, sulla vita delle quali si deve prendere una decisione. Allora perché non farla apertamente e alla luce del sole? Perché scegliere la via della camera chiusa della Commissione e non quella aperta, purtroppo senza sole, dell'Aula? Vi chiedo di rinunciare a questa richiesta e a questa pretesa di redigente, di riportare tutto nell'iter normale, dopodiché si deciderà e ognuno si assumerà le proprie responsabilità.
ovvio che la maggioranza, in quanto tale, potrà avere i numeri per decidere, ma assumendosi ogni responsabilità.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Negro; ne ha facoltà.



NEGRO Giovanni

Grazie, Presidente.
Avrei preferito non intervenire, però, per questo disegno di legge portare avanti il discorso della redigente vuol dire snellirne l'iter. Ho già votato quella sulla caccia, però non possiamo togliere l'opportunità, a quest'Aula e a tutto il Consiglio regionale, di discutere un argomento così importante.
Caro collega Carossa, sa che la stimo moltissimo, ma noi non siamo contro i lavoratori. Siamo per i lavoratori, quelli veri, quelli che hanno voglia di lavorare. Non solo per quelli che vogliono il posto di lavoro, ma per quelli che hanno voglia di lavorare. Vogliamo tutelarli. Siamo per la democrazia, per la tutela delle oltre mille persone che sono in ballo per questa attività. Può anche andare bene la redigente, ma non su tutto.
In questo caso ritengo che sia giusto e doveroso non chiudersi in Commissione, di cui posso far parte, ma non tutti possono essere presenti.
Democraticamente, quindi, dobbiamo discuterla in Aula, di fronte a questo Parlamento piemontese, con tutti i Consiglieri, e discuterne apertamente in modo che ognuno possa dire la propria.
Se vogliamo, possiamo andare velocemente anche su questi temi.
Grazie.



PRESIDENTE

Non ci sono altri interventi.
Sul pronunciamento in ordine all'assegnazione in sede redigente del disegno di legge n. 262, è stata presentata una pregiudiziale, ex articolo 71 del Regolamento, dal collega Lepri.
Sono intervenuti Consiglieri a favore e contro. Ricordo che votando favorevolmente viene ammessa la pregiudiziale e quindi non si procederà con il pronunciamento; viceversa, se saranno maggioritari i voti contrari, si procederà con il pronunciamento.
Tuttavia, prima del voto sul pronunciamento ci saranno le dichiarazioni di voto.
Indìco la votazione palese sulla questione pregiudiziale presentata dal Consigliere Lepri.
Il Consiglio non approva.
Sul pronunciamento ci sono richieste di dichiarazione di voto.
La parola al Consigliere Reschigna.



RESCHIGNA Aldo

Grazie, Presidente.
Ho ascoltato gli interventi dei colleghi sulla questione pregiudiziale sollevata dal Consigliere Lepri.
Personalmente, sono disposto ad accettare lezioni da tutti, a condizione che non si alteri la realtà dei fatti.
Caro collega Carossa, per cinque mesi abbiamo aspettato che vi metteste d'accordo su questo disegno di legge; per cinque mesi il Popolo della Libertà ha fatto mancare il numero legale sugli articoli della legge finanziaria, perché non raggiungeva l'accordo con la Giunta sul disegno di legge di riforma della ICT e del CSI! Per cortesia, non farci "pipponate" rispetto alle sorti dei lavoratori perché questo altera la realtà dei fatti e non sono disposto all'alterazione della realtà dei fatti: tutti noi abbiamo presente la storia di questi ultimi cinque mesi, in questa Regione ed in questo Consiglio regionale! Dopodiché, voglio anche dire che ravvisiamo l'urgenza di un provvedimento che affronti il tema della ICT piemontese e del futuro del CSI Piemonte.
Ma, attenzione: perché siamo contrari alla sede redigente? Il testo del disegno di legge della Giunta regionale consta di quattro articoli e, con il Regolamento attualmente vigente, con un disegno di legge formato da quattro articoli non è pensabile mettere in atto una manovra ostruzionistica.
Ci mettiamo d'accordo almeno su questo punto? E allora, è possibile svolgere una discussione seria su un tema rilevante, che non riguarda solamente le sorti dei lavoratori del CSI, ma che riguarda un pezzo del settore della ICT, che è uno dei settori su cui questa Regione deve scommettere per il proprio futuro? possibile farlo seriamente in Commissione ed è possibile farlo seriamente in Aula.
Su un tema di questo genere, la sede redigente è pericolosa, per una semplice ragione: quand'anche dai lavori della Commissione emergesse la necessità di un ripensamento su alcuni punti licenziati dalla Commissione stessa, non sarebbe più possibile modificare alcunché in Aula.
Questa è la ragione di fondo per cui siamo contrari alla sede redigente: con un disegno di legge formato da quattro articoli non si fa ostruzionismo, ma si può fare, invece, una vera ed efficace discussione di merito, prima in Commissione e poi in Aula.
Per queste ragioni, voteremo contro la concessione della sede redigente, perché non c'è una ragione d'urgenza legata al fatto che siamo in presenza di un provvedimento di 28 articoli, su cui è pensabile mettere in campo chissà quale atteggiamento ostruzionistico.
Pertanto, quando una maggioranza e una Giunta chiedono la sede redigente su un disegno di legge siffatto - ha ragione chi ha sollevato la questione - è perché si vuole fare una discussione chiusa all'interno di una stanza, di una Commissione, mentre questa discussione dobbiamo farla seriamente, nel merito, confrontando progetti e visioni, prima in Commissione e poi in Aula.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Buquicchio.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Dopo aver espresso il parere sulla pregiudiziale, entriamo un attimo nel merito di questa vicenda.
Qualche giorno fa - la scorsa settimana, se non sbaglio - il Direttore Stefano De Capitani ha tracciato (lo sapete e lo sappiamo tutti) un quadro veramente allarmante sullo stato di salute, e quindi sul quadro economico finanziario, del consorzio.
Ha anche ipotizzato di non riuscire più ad onorare, entro breve tempo gli impegni assunti con i fornitori e magari neanche a pagare gli stipendi dei dipendenti.
Le sue dichiarazioni hanno generato, ovviamente, fortissime preoccupazioni tra i lavoratori del CSI; preoccupazioni che si vanno ad aggiungere a quelle da molto tempo palesate da più parti, riguardanti il futuro del consorzio e la possibilità paventata, e ormai chiara nel disegno di legge 262, che questo possa essere privatizzato.
In questo caso, noi diciamo: privatizzato uguale smantellato e dato in pasto al mercato, magari internazionale, con tutte le conseguenze che ne possono derivare.
chiaro che ci troviamo di fronte ad un tentativo, da parte della Giunta, di accelerare i tempi, di manifestare fretta: fretta di blindare un provvedimento che a tutta l'opposizione non piace, non è mai piaciuto e, se non lo si modificherà, non piacerà.
Dovremmo riportare quest'argomento nell'alveo naturale della discussione, con tutti i tempi necessari e con un iter normale e fisiologico, perché, pur essendo prevista la possibilità dell'iter più breve, quello della sede redigente non è un iter fisiologico. Diventa un iter patologico, perché s'intende mettere il bavaglio a coloro che intendono palesare tutte le concrete preoccupazioni su questo argomento.
Concordo con alcuni colleghi - non faccio il nome dei Gruppi - che sostengo sia necessario guardare il problema da un'altra prospettiva lasciando da parte le conclusioni, soprattutto quelle affrettate, e affrontando la situazione attuale, guardando gli obiettivi che una Pubblica Amministrazione sana dovrebbe sapersi dare in un ambito come questo.
Questo disegno di legge, così com'è stato pensato, rischia di svuotare il CSI delle enormi potenzialità e professionalità di cui dispone, che sono maturate nel tempo, negli ultimi anni.
Dovremmo assolutamente rivedere con calma, nell'alveo naturale e fisiologico, questa problematica.
L'Italia dei Valori è contraria a qualsiasi ipotesi che consegni al mercato fette importanti di servizi essenziali per i cittadini e per le Pubbliche Amministrazioni; quel mercato e quelle stesse logiche che hanno determinato la crisi economica e sociale che è sotto gli occhi di tutti.
Pertanto, caro Assessore (glielo dico con tutto il rispetto), noi diciamo: no, grazie. E a poco servono, Assessore, le sue parole che ho letto qualche giorno fa su la Repubblica, virgolettate: "Se nella compagine societaria entreranno privati, non sarà più del 40% delle quote".
Non ci basta una rassicurazione di questo tipo, perché quando la via intrapresa è quella, per un consorzio che dovrebbe mantenere la natura consortile pubblica, significa la fine, l'avvio della morte di quel sistema.
Noi, a questo, diciamo: "Assolutamente no".
questo il motivo per cui, nel momento in cui si dovesse votare voteremo convintamente "no" alla sede redigente.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Burzi, per dichiarazione di voto.



BURZI Angelo

Sarei considerato esentato da esprimere, per quanto mi riguarda, una ovvia dichiarazione di voto, ma ci sono due ragionamenti che sono stati fatti, uno dal Consigliere Reschigna e l'altro, successivo, dal Consigliere Buquicchio, che impongono una riflessione.
Il Consigliere Reschigna, nel suo intervento, come spesse volte capita ha detto una gran parte di verità. Non tutta, ovviamente, secondo me, che non ho certamente titolo per valutare chi dice la verità, oppure no. Sa benissimo che tocchiamo un tema, quello del riordino dell'attività della ICT, su cui ci sono posizioni che sono molto diverse; l'intervento successivo del Consigliere Buquicchio mi pare che ne possa essere di per se stesso una semplice testimonianza, e su cui è evidente che bisogna tener conto della logica che impone, secondo me, a dei partiti di governo (ed io quando parlo del PD, penso sempre al PD come partito di governo), per quanto mi riguarda, per una serie di lunghissimi centenari all'opposizione, ma potenzialmente di governo, come lo è stato pessimamente nella scorsa legislatura.
Allora, basta guardare il documento che le forze sindacali hanno diffuso dopo la riunione della settimana scorsa, leggerlo; leggerlo con gli occhi di chi ritiene che il sindacato, comunque, quello pubblico, in maniera particolare, oggi dovrebbe avere come ruolo importante di modifica degli equilibri che si sono andati degenerando nel corso della funzione pubblica. Chi legge quel documento si rende conto che, in qualche misura c'è chi tenta di portare il discorso almeno all'inizio del terzo millennio e chi cerca di portarlo, con una certa forza - comprensibile, per certi versi - indietro a lotte sindacali che hanno connotato altri momenti e altri tempi. Tra l'altro, anche tempi in cui la prosperità di questa Regione e di questo sistema Italia era decisamente maggiore di quello attuale.
Se il Consigliere Reschigna volesse ottenere dei risultati non certo nei riguardi miei personali, ma nei riguardi della Giunta e della maggioranza (che io rappresento soltanto in maniera molto parziale) dovrebbe avere la capacità e la voglia di garantire dei tempi da democrazia decidente, che quest'Aula non ha mai avuto, compreso il tempo del nuovo Regolamento.
Più stupefacente è la posizione del Consigliere Buquicchio, perché la cosa aggravante non è tanto quello che lui pensa sui rapporti tra pubblico e mercato (meno male che ci sono delle differenze tra IDV e altri partiti o formazioni, altrimenti la mia preoccupazione sarebbe ancora maggiore), ma il fatto che lui è personalmente un medico! La cosa grave è che, essendo e io lo stimo per questo - un medico attento, sa benissimo che se, nei ritagli di tempo di quest'Aula, usando l'iPad o un personal computer, con un'assoluta tranquillità, volendo fare un test, vuole entrare nel sistema informativo dell'Ospedale Sant'Anna (scelgo il Sant'Anna, perch nell'ambito della sanità pubblica è quello che ha probabilmente l'utenza più delicata, l'utenza più debole, e più da proteggere), lo può fare come se affondasse il coltello nel burro, senza essere un hacker. Per farlo basta il Consigliere Buquicchio o anche meno, basto perfino io! Una volta entrato, il Consigliere Buquicchio "paciocca" i dati, se vuole rendere un favore all'Assessore Monferino, così si fa i suoi consolidati costruendo con i blocchi il gioco delle carte, come se fosse un meccano, o peggio.
Se questo è accettabile per una sanità che, per molti versi nei termini dell'efficacia del servizio sanitario reso, ha l'onore di essere una delle migliori sanità di questa Regione pessimamente gestita dal punto di vista dell'Amministrazione, che dovrebbe semplicemente consentire che la sanità erogasse un proprio servizio, beh, non lo reputo accettabile dal punto di vista informatico! Infine, mi fa piacere che il Consigliere Buquicchio legga (peraltro, su la Repubblica, poteva leggerlo anche in altri siti, ma ognuno legge i documenti che vuole) le dichiarazioni del Direttore generale. Le ho lette anch'io e ho letto anche quelle precedenti. Mi ricordo benissimo che il Direttore generale è stato nominato alla fine della scorsa legislatura rompendo un patto siglato in quest'Aula dalla Presidente Bresso e dall'Assessore competente, l'Assessore Peveraro, e non mi viene bene un sinonimo di "fottendosene", non rispettando gli impegni presi con l'Aula nominandolo prima! I risultati si vedono! Perché un Direttore generale che dica le cose che ha detto, che non è in grado di pagare gli stipendi, io per primo lo licenzierei (e secondo me avremmo già fatto un passo in avanti!) e poi mi occuperei di gestire decentemente quella che, quando c'era Rovaris, aveva tanti difetti, ma non era l'inefficiente macchina oggi gestita.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carossa, per dichiarazione di voto.



CAROSSA Mario

Grazie, Presidente.
Più che altro, mi permetto di rispondere alle accuse che mi sono state rivolte: ho detto quello che ho detto consapevole che ci fossero delle persone interessate a questo provvedimento, ma non le giudico così - mi permetto di dire e mi permetta il Presidente - stupide da non capire determinate cose. E sanno benissimo che in qualsiasi Commissione (come è emerso dagli interventi) si possono fare le modifiche, si può discutere, si può fare tutto, però manca - lo ripeto e me ne avete dato la prova prima con i vostri interventi - quella che voi, non io (io l'ho detto) considerate una platea interessata. Si evince dagli interventi, perché, se fossimo stati in Commissione, questi interventi non li avreste fatti assolutamente! Magari si sarebbe intervenuti nel merito - spero - degli articoli, questo sì, ma non si sarebbero fatti interventi - mi permetto di dire - populisti come quelli che sono stati fatti! Anche se ci riempiamo la bocca di parole come ICT, anche se preferisco parlare di "informazione e comunicazione tecnologica", è sotto gli occhi di tutti che soprattutto il CSI abbia bisogno di una riforma. Non pu continuare assolutamente così! Ma è proprio per salvaguardare i lavoratori le capacità che sono presenti nel CSI che dobbiamo far qualcosa.
Perché se noi continuiamo, come è stato fatto in questi anni, e continuo a ripeterlo, con le Giunte di qualsiasi colore politico, a mettere la testa sotto la sabbia, a far passare il tempo, a non intervenire mai perché è chiaro che intervenendo si scontenta sempre qualcuno...
chiaro! Facendo così, noi siamo allo stato in cui siamo ridotti, non solo come Regione Piemonte, ma anche come Nazione intera, perché non si ha mai il coraggio di intervenire su qualsiasi argomento! Mai il coraggio!



(Commenti del Consigliere Pedrale)



PRESIDENTE

Per favore, Consigliere Pedrale.
Prego.



CAROSSA Mario

Non si ha il coraggio di intervenire su alcuni argomenti. Invece bisognerebbe avere quel coraggio. Intervenire su determinate questioni dovrebbe essere un obbligo morale per chi amministra, di qualsiasi colore politico esso sia.
Quindi, chiedo, veramente, al di là delle parti, di poter andare avanti ed eventualmente provare a migliorare celermente questo provvedimento. Non l'ho detto a caso, cerco sempre di pesare le parole. Non ho detto a caso "cercare di migliorare questo provvedimento", l'abbiamo fatto in tante occasioni. In quante occasioni abbiamo accettato troppi emendamenti dell'opposizione? Mi ricordo mugugni anche da parte della maggioranza, sia in Lega che nel PdL, perché alcuni Assessori li accettavano. Chi ci vieta di fare questo?



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Per favore.



CAROSSA Mario

No, no. Io non voglio assolutamente allungare il brodo.
Quello che volevo dire l'ho detto. Purtroppo, ritengo che gli interventi che ci sono stati mi danno ragione dal punto di vista di cui dicevo prima.
Dopodiché, andiamo avanti e votiamo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Giunta regionale.
La parola all'Assessore Giordano.



GIORDANO Massimo, Assessore alla tecnologia delle comunicazioni

Grazie, Presidente.
Unicamente per chiedere una breve sospensione, perché dopo aver ascoltato il dibattito, mi sembra necessario un approfondimento e la possibilità di confrontarci con la maggioranza.



PRESIDENTE

Sospendiamo la seduta per qualche minuto. I nostri lavori riprendono alle ore 17.45.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 17.36 riprende alle ore 17.59)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Abbiamo un problema: poc'anzi avevo ricordato che per la votazione dell'esame in sede redigente è necessario, ai sensi dell'articolo 40 del Regolamento interno del Consiglio regionale, che l'Aula si esprima con il voto favorevole della maggioranza dei componenti del Consiglio regionale.
Il comma 1 dell'articolo 31 del Regolamento interno del Consiglio regionale così prevede quando la Commissione chiede all'Aula l'esame in sede redigente di un provvedimento.
Il comma 2, in effetti, recita: "Sulla richiesta della Commissione si pronuncia il Consiglio regionale che può anche definire, attraverso l'approvazione di un ordine del giorno, criteri e principi direttivi per la formulazione del testo degli articoli", ma non richiama più il voto favorevole che esprima la maggioranza dei componenti del Consiglio regionale.
quantomeno strano, a mio parere, che al Consiglio regionale non si estenda questo tipo di quorum quando, addirittura solo in Commissione, dove sono sufficienti cinque componenti effettivi per iniziare i lavori e la metà più uno di loro basta per deliberare, hanno la necessità di esprimersi, in sede legislativa, con la maggioranza dei componenti del Consiglio, quindi 31.
In effetti, in due occasioni, in questa legislatura, abbiamo approvato il pronunciamento in ordine all'assegnazione in sede redigente: prima sulla cosiddetta materia della caccia, con 40 Consiglieri presenti, 36 votanti 24 favorevoli, 11 contrari, un astenuto e quattro non partecipanti, quindi a maggioranza dei presenti, e poi per quanto riguarda la proposta di legge n. 20, "Modifiche alla legge regionale n. 28 del 28 dicembre 2007 (Norme sull'istruzione, il diritto allo studio e la libera scelta educativa)", in questo caso con soli 27 voti a favore.
Pertanto, così com'è scritto il comma 2 e con la precedente interpretazione, basterebbe la maggioranza semplice. Al tempo stesso avendo io il dovere, come Presidente, di tutelare il Consiglio nel suo complesso e quindi le prerogative e le scelte, ritengo illogico - questo è il mio parere, quantomeno in questa fase - che non si debba avere una maggioranza assoluta dei seggi.
Pertanto, ho necessità di riunire la Giunta per il Regolamento, perch credo che sia nell'interesse del Consiglio interpretare in questo senso.
Abbiamo seguito una procedura corretta in allora, nei due casi richiamati oppure non ce ne siamo accorti e dovevamo così interpretare? Oppure ancora, dovevamo interpretare nel senso della maggioranza semplice? Alla luce di quanto esposto, sentiti altresì i due Vicepresidenti della Giunta per il Regolamento, propongo di non procedere con i lavori del Consiglio e di riunire immediatamente la Giunta per il Regolamento in Sala A. Invito, pertanto, i componenti della Giunta per il Regolamento a riunirsi in Sala A.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.03)



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