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Dettaglio seduta n.240 del 06/06/12 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE BONIPERTI



(I lavori iniziano alle ore 15.32 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 1117 presentata dal Consigliere Gariglio, inerente a "Stipula dei contratti di Service da parte delle ASR per lo svolgimento di specifiche attività sanitarie"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
1117, presentata dal Consigliere Gariglio, cui risponderà l'Assessore Porchietto.
La parola al Consigliere interrogante per l'illustrazione.



GARIGLIO Davide

Grazie, Presidente.
Ringrazio l'Assessore Porchietto per la sua disponibilità a rispondere a quest'interrogazione. Mi sarebbe piaciuto di più avere la riposta da parte dell'Assessore Monferino, non perché mi piaccia di più l'Assessore Monferino rispetto all'Assessore Porchietto, tutt'altro, ma perché una questione di competenza in questo caso indurrebbe a ritenere importante la presenza in Aula dell'Assessore Monferino.
Sostanzialmente, chiedo una cosa che ha una valenza tecnica con ricadute pratiche di non poco conto. Nella delibera di Giunta n. 15-9179 del 14 luglio 2008 (quindi vigente un'altra Amministrazione alla guida della Regione) si dettagliavano le linee guida regionali in materia di ricorso, da parte delle ASR, allo strumento del Service per l'esternalizzazione di specifiche attività di una funzione sanitaria (i Service dentro gli ospedali prevalentemente delle ASR).
Questa delibera del 2008 diceva che, affinché le ASR possano ricorrere alla stipula di contratti di Service, deve esserci una clausola (lo dicevamo noi come Giunta regionale), ovvero, nei capitolati di gara va prevista l'incompatibilità fra l'attività che viene resa a favore dell'ASR committente del Service e qualunque tipo di attività avente il medesimo oggetto svolta a favore degli assistiti della medesima ASR in ambito regionale o extraregionale. In altre parole, chi aveva il servizio in convenzione per conto di un'ASR per i cittadini di quell'ASR, ad esempio un centro di analisi mediche, non poteva fare le gare per partecipare ai Service dentro gli ospedali.
Immagino che la logica della gara fosse quella di favorire la concorrenza, cioè chi fa un servizio di radiografie in un centro convenzionato non lo può fare anche in service negli ospedali, altrimenti sarebbe divenuto monopolista (perlomeno, penso che questa sia la ratio della delibera).
Ora, per quanto concerne in particolare la ratio di questo punto che ho citato della delibera, ci sono dei problemi che sono sempre stati indicati di compatibilità con la normativa nazionale vigente.
Da ultimo, interrogo per sapere se questa clausola è soddisfatta dalle aziende che hanno avuto l'aggiudicazione dei contratti di service attualmente in funzione presso le strutture sanitarie.
Grazie all'Assessore Porchietto che si è fatta gentilmente tramite della risposta, che confido essere approfondita, dell'Assessore competente.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Porchietto, che, comunque, è sempre disponibile.



PORCHIETTO Claudia, Assessore regionale

Grazie, Presidente. Spero di rappresentare degnamente l'Assessore Monferino.
L'articolo 8 quater del decreto legislativo n. 502/92 e s.m.i.
prevedeva l'emanazione di un atto di indirizzo e coordinamento (ad oggi mancante) che disciplinasse, fra l'altro, l'esternalizzazione dei servizi sanitari direttamente connessi all'assistenza del paziente, prevedendola esclusivamente verso quei soggetti accreditati in applicazione dei medesimi criteri o di criteri comunque equivalenti a quelli adottati per i servizi interni alla struttura.
Con deliberazione n. 15-9179 del 14/07/2008, la Giunta regionale, per porre rimedio a tali anomali, ha definito alcune indicazioni per il ricorso da parte delle Aziende Sanitarie Regionali allo strumento del Service per l'esternalizzazione di specifiche attività di una funzione sanitaria.
Fra le condizioni richieste dal provvedimento, vi è anche la previsione, nell'ambito dei capitolati di gara, dell'incompatibilità fra l'attività resa a favore dell'ASR committente e qualunque tipo di attività che abbia il medesimo oggetto svolta a favore degli assistiti della medesima ASR in ambito regionale o in ambito extraregionale. Detta incompatibilità si pone allorquando l'aggiudicatario del Service svolge nel contempo un'attività avente il medesimo oggetto, nell'ambito di un rapporto con un privato accreditato, a favore degli assistiti della struttura pubblica committente; in tal caso, infatti, si pone l'esigenza di evitare eventuali trasferimenti anomali di pazienti assistiti dalla struttura pubblica cui potrebbe tendere l'aggiudicatario del Service allo scopo di profittare di condizioni contrattuali più favorevoli (caso segnalato dai NAS di presunti illeciti nella gestione di ricoveri di chirurgia vascolare: soggetti visitati presso ambulatori di ospedale pubblico e poi trasferiti dal referente del Service di flebologia in casa di cura privata accreditata con palese conflitto di interessi).
Deve inoltre considerarsi che l'obiettivo dell'attivazione del Service è quello di fornire, in ambito territoriale, servizi che non è possibile garantire con propri operatori, contenendo la mobilità passiva; pertanto si è ritenuto opportuno prevedere nel capitolato il divieto a svolgere nell'ambito di altri rapporti di Service, attività a favore di residenti che possono essere svolte a livello locale.
La DGR di cui trattasi è stata notificata alle ASR con l'indicazione che, nell'ambito dell'esternalizzazione di specifiche attività di una funzione sanitaria, il ricorso al contratto di Service doveva ritenersi ammissibile solo in presenza dei requisiti e delle condizioni di cui al provvedimento deliberativo. La gestione delle procedure di gara è rimessa all'autonomia aziendale.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 1121 presentata dalla Consigliera Artesio, inerente a "Licenziamenti alla Auchan di Torino"

Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione n. 1107 presentata dalla Consigliera Artesio, inerente a "Licenziamenti alla Auchan di Torino" (ritirata)


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame dell'interrogazione a risposta immediata n.
1121, presentata dalla Consigliera Artesio.
La parola alla Consigliera interrogante per l'illustrazione.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente. Mi scuso, ma la Conferenza dei Presidenti è ancora in corso.
Abbiamo presentato quest'interrogazione per chiedere un aggiornamento e il livello di informazione dell'Amministrazione regionale in merito a una preoccupante situazione possibile di crisi occupazionale nel settore terziario commerciale, in modo particolare nella grande distribuzione di Auchan.
Qual è l'allarme che è stato recentemente lanciato sui mezzi di informazione? La possibilità che questo centro di distribuzione sito nella città di Torino possa provvedere ad una prossima riorganizzazione del personale in ragione di una necessità di ristrutturazione aziendale dovuta a una riduzione delle entrate dell'attività commerciale stessa.
La questione, francamente, sembra essere in contraddizione con il fatto che, a seguito dei recenti provvedimenti di liberalizzazione degli orari di apertura degli esercizi commerciali, ma anche precedentemente per le successive frequenti richieste di deroga ai fini di ottenere aperture domenicali, Auchan rendeva evidente invece una situazione di costante continuativa presenza sul mercato, nonché di ampliamento dei flussi, almeno dei visitatori (poi ci si augura anche degli acquirenti).
Questa ristrutturazione, peraltro, sarebbe in contraddizione con altre notizie comparse sui giornali per le quali le proprietà sarebbero interessate ad attività di espansione e a tal fine richiedendo concessioni urbanistiche (stando alle notizie giornalistiche) prima nell'ambito della sede torinese e successivamente in un'area da riconvertire attraverso scelta urbanistica del Comune di Nichelino.
Il timore, quindi, è duplice. Da un lato, che ci sia una restrizione della base occupazionale, che - voglio ricordare - per gran parte è rappresentata da personale femminile; dall'altro, che questi interventi di ristrutturazione siano piuttosto volti a cercare di precarizzare la condizione del lavoro dipendente da una situazione relativamente stabile di tempi indeterminati e determinati a situazioni di collaborazioni precarie e volanti legate ai flussi di apertura e al prolungamento di orari e quindi introducendo anche in questo settore, più di quanto non sia avvenuto finora, ulteriori forme di precarietà.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera.
La parola all'Assessore Porchietto per la risposta.



PORCHIETTO Claudia, Assessore al lavoro

Grazie, Presidente.
Prima di rispondere puntualmente, mi permetto di svolgere soltanto un passaggio più di natura tecnica, legato alle tempistiche.
Sicuramente la Consigliera Artesio è a conoscenza del fatto che, in realtà, la normativa assegna all'azienda e alle organizzazioni sindacali 45 giorni di tempo, a partire dal 2 maggio, per tentare di individuare un punto d'intesa per evitare anche i licenziamenti. Solo decorsi i 45 giorni se non è stato raggiunto un accordo, la trattativa passa al tavolo regionale; quindi, la Regione ha 30 giorni di tempo per incontrare le parti e addivenire a delle soluzioni.
Quindi, in questo momento, la Regione non ha ancora incontrato ufficialmente la proprietà, ma l'ha già contattata informalmente, in quanto stiamo attendendo che decorrano i tempi previsti dalla normativa.
Detto questo, confermo che Auchan in data 2 maggio ha avviato la procedura di mobilità per 81 lavoratori in organico presso l'ipermercato di Corso Romania n. 460.
La comunicazione di attivazione della procedura è stata inviata chiaramente, alle Organizzazioni Sindacali e all'Assessorato al lavoro.
Nella lettera la proprietà evince tutta una serie di problematiche sviluppate in questi ultimi anni, non solo nell'ultimo anno, per quanto riguarda una caduta significativa di fatturato su quell'ipermercato, che ha visto, solo nell'anno 2011, una contrazione del 6,5% rispetto all'anno precedente, ma sia l'anno precedente che l'anno ancora prima riportavano anch'essi una significativa riduzione del fatturato.
Pertanto, l'azienda afferma che il risultato è stato negativo nonostante i grandi sforzi, anche finanziari, profusi per limitare le perdite. Questa è la motivazione che adduce l'azienda nel momento in cui ha comunicato l'avvio della procedura di mobilità. Tale andamento negativo è determinato da una radicale regressione dei principali indicatori commerciali per l'anno 2011: 6,9% in meno di clienti, 6,5% in meno - come dicevamo già prima - di articoli venduti, quindi un acquisto medio a -1,7 per quanto riguarda gli indicatori di redditività. I clienti che l'ipermercato di Torino ha perso nell'arco degli ultimi due anni sono più di 331.000. Il cash flow dell'ipermercato è regredito del 58,6% negli ultimi tre anni, registrando un andamento negativo che nella recente chiusura del bilancio 2011 è arrivato al 50,6%.
Inoltre, la società ha evidenziato che da un'approfondita analisi è emerso che la riduzione delle vendite e del numero dei clienti si è manifestata in particolar modo nelle fasce giornaliere antimeridiane delle giornate infrasettimanali, determinando in queste fasce un'eccedenza di organico.
Per queste ragioni, la società ritiene che sia necessaria l'adozione di soluzioni che permettano di ristabilire un equilibrio economico e finanziario, quindi di fronteggiare la costante riduzione dei volumi di vendita e di fatturato.
Come vi dicevo, al momento, noi non possiamo ancora intervenire, ma chiaramente, come facciamo sistematicamente per tutte le procedure in essere, abbiamo già evidenziato, chiaramente alla proprietà, che la comunicazione di una mobilità per 81 lavoratori non vede sicuramente la Regione insensibile al tema. Quindi, stiamo attendendo che, qualora trascorrano i 45 giorni - ormai siamo a meno di dieci giorni dalla scadenza dei 45 - senza addivenire ad un accordo tra le parti, sarà nostra cura prontamente, nei primi giorni successivi, convocare il tavolo, per verificare, anche attraverso gli strumenti che la Regione ha messo e pu mettere a disposizione, la possibilità di rivedere la comunicazione effettuata dalla proprietà in merito alla mobilità delle 81 persone.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Porchietto.
Consigliera Artesio, da parte sua risulta anche il depositato di un'interrogazione ordinaria - la n. 1107 - sullo stesso argomento. Le chiedo se la ritira.



PRESIDENTE

ARTESIO Eleonora (fuori microfono)



PRESIDENTE

ritirata.



PRESIDENTE

Grazie.


Argomento: Sicurezza sul lavoro

Interrogazione a risposta immediata n. 1114 presentata dal Consigliere Buquicchio, inerente a "Applicazione dell'art. 13, comma 6, D.lgs 81/08 vigilanza nei luoghi di lavoro"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 1114, presentata dal Consigliere Buquicchio, che ha la parola per l'illustrazione.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Assessore Porchietto, l'attuale interrogazione è inerente a "Applicazione dell'articolo 13, comma 6, Decreto legislativo 81/08 vigilanza nei luoghi di lavoro", ma avevo già presentato un'interrogazione che, di fatto, affrontava questo tema e chiedeva di conoscere la programmazione per il triennio 2010-2012, perché andando sul sito della Regione nulla si riusciva a trovare.
In quella risposta che ho ricevuto, che, sinceramente, ho ritenuto molto poco soddisfacente, si precisava che non è il Comitato regionale di coordinamento a pianificare l'attività di vigilanza, bensì l'Ufficio operativo della vigilanza e che, in buona sostanza, la direttiva è ancora in fase di approvazione.
L'interrogazione di oggi verte sullo stesso argomento, che significa salute e sicurezza del lavoro, ma cerca di fare chiarezza in merito ad un'altra fonte di sostentamento, cioè quelle risorse derivanti dalle sanzioni comminate dalle varie ASL presenti sul territorio, che finiscono nelle casse della Regione Piemonte. Il fine è comprendere non solo la somma introitata, che ci potrebbe anche interessare poco, ma, soprattutto, le attività di prevenzione e formazione alla sicurezza e alla salute che sono state effettuate nei luoghi di lavoro da parte della Regione Piemonte.
Spero in questo caso - sicuramente la sua presenza mi rassicura, da questo punto di vista, in termini di serietà - di ottenere una risposta chiara oltre che esaustiva. In particolare, mi auguro di ricevere informazioni che entrino nel dettaglio, in modo da comprendere se in questo campo ci sono ASL più attente di altre nell'operare in questo ambito nell'erogare sanzioni, nello svolgere controlli e quant'altro.
Lo ritengo un argomento importante, che merita un approfondimento oltre che una risposta, che lei cortesemente intenderà darmi. Teniamo presente quanto accaduto pochi giorni fa, purtroppo, in Emilia Romagna, per il quale stiamo ancora piangendo. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Buquicchio.
La parola all'Assessore Porchietto per la risposta.



PORCHIETTO Claudia, Assessore al lavoro

Grazie, Presidente.
Consigliere Buquicchio, mi auguro di essere esaustiva sul tema, magari mi permetto di aggiungere soltanto un particolare che deriva direttamente dal mio Assessorato.
Per quanto riguarda il monitoraggio effettuato annualmente sulle attività svolte dai Servizi di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro delle ASL (quindi, SPreSAL), risulta quanto segue.
Per l'anno 2010, l'importo totale dei proventi derivanti dal pagamento delle sanzioni, ai sensi del decreto legislativo n. 758/1994, incassate dagli SPreSAL, ammontano a 6.375.503 euro, mentre lo stanziamento del 2010 per l'attuazione di specifici programmi di prevenzione, è stato di 652.155 euro.
Per l'anno 2011, l'importo relativo ai proventi incassati dai servizi è pari a 6.740.276 euro, mentre lo stanziamento del 2011, per l'attuazione di specifici programmi di prevenzione, ammonta a 200.000 euro.
Per l'anno in corso, il dato relativo agli incassi non è ancora disponibile.
Si riportano alcuni dati di sintesi delle attività di prevenzione e di vigilanza che sono stati effettuati dagli SPreSAL nei periodi sopra richiamati. Ci sono due tabelle allegate alla risposta, che, chiaramente lascerò agli atti, che evidenziano il numero totale delle aziende verificate (nel 2010 sono state più di 194 mila e nel 2011 quasi 193 mila) e quali sono stati i risultati raggiunti, nonché per il settore dedicato vale a dire delle aziende ispezionate, il numero dei cantieri ispezionati e il numero dei cantieri da ispezionare. La tabella allegata alla risposta viene lasciata agli atti per i Consiglieri.
In particolare, le ASL hanno aderito al Piano regionale di prevenzione in edilizia effettuando, per gli anni 2010-2011, le attività di cui è allegata la tabella B.
Per quanto riguarda l'attività di formazione riferita all'anno 2010, i servizi hanno erogato 2.051 ore formando 6825 unità di personale appartenenti ad imprese, amministrazioni e/o a figure della prevenzione.
Nell'anno 2011 le ore di formazione erogate ammontano a 1.903 e le unità di personale formate sono pari a 8.466 persone. Relativamente ai costi delle attività di prevenzione, occorre precisare che la delibera regionale n. 44/1615 del 28 febbraio 2011 ha indicato, per il 2010, un costo presunto, per la macroarea economica e assistenza sanitaria collettiva in ambiente di vita di lavoro, di 384,183 mila euro, pari al 4,3% del Fondo Sanitario Regionale.
Di questa quota, circa 55 milioni di euro sono destinati alla prevenzione e alla sicurezza degli ambienti di lavoro. Tale quota comprende i costi relativi ai servizi di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro, SPreSAL; servizi di medicina del lavoro, servizio di epidemiologia ARPA, i cui costi sono distribuiti proporzionalmente anche sulle aree igiene e sanità pubblica e igiene degli alimenti e della nutrizione.
Il costo relativo ai soli SPreSAL (costi del personale più altri costi organizzativi), desunto dalla rilevazione delle ASL, è pari a circa 29 milioni di euro.
Per quanto riguarda il 2011 i dati economico-finanziari non sono ancora disponibili e saranno comunicati quanto prima.
Nella giornata di martedì è stata deliberata dalla Giunta regionale Assessorato al lavoro, una delibera che prevede un intervento importante in termini di risorse sulla formazione e prevenzione per la sicurezza sui luoghi di lavoro. Una parte di tale delibera è dedicata, anche come risorsa, alla formazione dei soggetti operanti all'interno degli SPreSAL per far sì che, con un progetto sperimentale, si possa creare un pool di soggetti che, insieme alle imprese, individuino le migliori, le best practice, da applicare in particolare nelle imprese dei settori edili per far sì che la prevenzione sia sicuramente un deterrente anche per gli incidenti sul lavoro.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della Scuola Elementare "Anna Frank" di Torino


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti della Scuola Elementare "Anna Frank" di Torino in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Produzione e trasformazione dei prodotti

Interrogazione a risposta immediata n. 1118 presentata dal Consigliere Ronzani, inerente a "Enoteca regionale di Gattinara"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione a risposta immediata n. 1118 presentata dal Consigliere Ronzani, che ha la parola per l'illustrazione.



RONZANI Wilmer

Assessore, come lei sicuramente sa, l'episodio che ho denunciato con la mia interrogazione è particolarmente grave e riguarda l'Enoteca regionale di Gattinara.
Perché ho denunciato quest'episodio e chiedo un suo intervento? Venerdì 18 maggio, durante l'assemblea dei soci un commercialista, su incarico dell'attuale Presidente, ha presentato una perizia molto voluminosa e corposa, di oltre 100 pagine, dalla quale si evincono un buco di 136 mila euro - questo dice la perizia ripresa dai giornali - ammanchi di cassa per 7.000 euro, fatture da pagare per 247 mila euro e una serie di gravi irregolarità contabili e amministrative.
Sarebbero stati incassati, ma mai finiti sul conto dell'Enoteca, 7.000 euro, mentre risulterebbe - questo emerge da una lettura dei documenti - un lungo elenco di regalie a vantaggio di questo o quell'esponente politico istituzionale.
Sulla base di questa perizia e di questi documenti, che penso da soli confermino la gravità della situazione, l'assemblea dei soci, su proposta del Presidente, ha giustamente deciso di affidare al Consiglio direttivo dell'Enoteca il compito di intraprendere tutte le iniziative necessarie per recuperare il dovuto e, soprattutto, per giungere ad un accertamento di eventuali responsabilità sotto il profilo amministrativo e sotto il profilo penale.
Ora, caro Assessore, è utile ricordare che la gestione dell'Enoteca regionale di Gattinara, oggetto di queste critiche e di queste contestazioni e da cui sono emerse una serie di irregolarità, è riconducibile all'attuale Presidente della Provincia di Vercelli, il dottor Carlo Riva Vercellotti, che è anche Presidente del Consiglio delle Autonomie locali il quale, essendo stato Presidente dell'Enoteca regionale di Gattinara nel periodo sottoposto a verifica, è la persona cui vengono contestate tali irregolarità.
Credo, ma su questo credo convenga anche lei, che la vicenda sia gravissima o, comunque, solleva problemi non solo perché i dati emersi durante questa discussione e contenuti in questa perizia gettano un'ombra pesante sul modo con il quale durante quella presidenza è stata gestita ahimè, l'Enoteca di Gattinara, ma anche perché, questo signore, attualmente Presidente della Provincia di Vercelli, è contemporaneamente Presidente del Consiglio delle Autonomie locali.
Non tocca noi decidere quali passi deve compiere questo signore, non tocca a lei deciderlo, Assessore, e neanche al Consiglio regionale, ma certo, di fronte a queste contestazioni, in un Paese normale, un signore del genere, anziché parlare di accanimento politico contro di lui, dovrebbe mettersi in condizione di dare risposte circostanziate alle questioni sollevate e poste.
In ogni caso, credo che noi dobbiamo sottolineare un'urgenza: i fatti contestati, non dall'opposizione, ma dal Consiglio direttivo dell'Enoteca e dal suo nuovo Presidente, e che sono stati in qualche modo certificati dalla perizia che ha fatto un commercialista, devono essere accertati nel più breve tempo possibile.
Naturalmente, c'è un compito che non ci riguarda, ma che riguarda la Magistratura, se quegli atti sono stati inviati ovviamente alla Magistratura, ma qui emerge un problema che riguarda ciò che è di vostra competenza, perché l'Enoteca di Gattinara è destinataria di contributi che vengono erogati dalla Regione. Per questo, con la mia interrogazione, oltre a sollevare la questione e a segnalare il caso del quale lei, Assessore era sicuramente a conoscenza, vorrei che, da parte dell'Assessorato regionale venissero adottate tutte quelle misure necessarie per fronteggiare la situazione che si è determinata.



PRESIDENTE

La parola all''Assessore Sacchetto per la risposta.



SACCHETTO Claudio, Assessore all'agricoltura e foreste

Grazie, Presidente.
Innanzitutto do lettura del testo predispostomi dagli Uffici, rispetto ad alcune tematiche poste dal Consigliere Ronzani nell'interrogazione e poi, se mi permette, farò una breve considerazione di carattere politico rispetto a quello che vorrà fare, da qui in avanti, l'Assessorato.
La costituzione dell'Enoteca regionale di Gattinara, fin dall'inizio, è stata ampiamente sostenuta, proprio per colmare, nel sistema enoteche, il vuoto dell'alto Piemonte, in quell'area appunto dei Nebbioli dell'Alto Piemonte, a cavallo tra la provincia di Vercelli e Novara, espressione di grandi vini come il Gattinara DOCG, il Ghemme DOCG, Fara, Boca, Sizzano Lessona, Colline Novaresi, Coste della Sesia, Bramaterra.
Territori vitivinicoli un po' marginali e rarefatti, rispetto a quelli del sud Piemonte, che comunque necessitavano di maggiori azioni e strumenti per la sua promozione.
La sede, prestigiosa e funzionale, è presso la dimora storica di Villa Paolotti, di proprietà del comune di Gattinara.
L'Enoteca ha da sempre dimostrato una buona capacità operativa svolgendo proprie iniziative promozionali e compartecipando alle varie iniziative coordinate, quali le partecipazioni e Vinitaly, Salone del Gusto, Salone del Vino, Cheese, ecc. Le bottiglie annue vendute mediamente sono dodicimila e circa ventimila sono i visitatori stimati annualmente.
Dal 2006, inoltre, è sorto il nuovo ristorante, come emanazione dell'enoteca, affidato in gestione.
Dunque, come attività e come volumi, capacità e gestione finanziaria l'enoteca di Gattinara si è mantenuta nella fascia medio-medioalta tra le enoteche regionali. Da una analisi dei bilanci delle enoteche regionali per l'anno 2010, in particolare sulla capacità di far fronte alle spese con fondi propri (esclusi i finanziamenti pubblici), quella di Gattinara si collocava tra le prime sei con il 72,60%, su un volume di affari di poco superiore ai 300.000 euro, a fronte di un contributo della Regione di 60.000 euro.
La Regione Piemonte, Assessorato all'agricoltura, in base alla legge regionale 37/80 e alla ricordata DGR, alle enoteche regionali e botteghe del vino riconosciute ed operanti, annualmente assegna dei contributi in conto capitale per le spese di funzionamento e per le attività. Tali soggetti presentano la domanda con un bilancio di previsione e una relazione programmatica; si fa l'istruttoria e, in base ai fondi assegnati sul relativo capitolo di bilancio, si effettua la Determinazione con il riparto dei contributi a ciascuna enoteca e bottega del vino. Il contributo regionale copre solo una quota parte delle spese complessive, e comunque esso è un indispensabile sostegno a strutture che non hanno fini di lucro o commerciali, ma svolgono un ruolo quasi esclusivamente promozionale. Il resto delle spese viene coperte da fondi propri (quote associative, ecc.) e proventi da attività varie, come la vendita dei vini, servizi prestati ecc.
Annualmente, a fronte del contributo regionale ricevuto, le Enoteche Regionali presentano la rendicontazione delle relative spese sostenute con tutta la documentazione. A seguito di tale istruttoria di liquidazione viene erogato il saldo del contributo (un acconto del contributo viene erogato subito dopo l'approvazione della determina di concessione).
Per quanto riguarda l'Enoteca di Gattinara, i contributi concessi dalla Regione sono: anno 2008, 78 mila euro; anno 2009, 80 mila euro; anno 2010 60 mila euro.
Le spese per tali contributi sono state tutte rendicontate e i contributi liquidati.
Annotiamo che nell'ambito dei controlli annuali a campione su tutte le pratiche di contributi concessi nell'anno 2009, l'Enoteca di Gattinara è tra i soggetti sorteggiati. Dai controlli e dagli accertamenti c'è una verifica in corso su alcuni documenti e su alcune spese ritenute non ammissibili o sufficientemente giustificate.
A questo proposito, dalla verifica sulla rendicontazione spese 2009 citata nella relazione, sono state accertate delle spese non ammissibili o sufficientemente documentate, per un importo spese di 41.730 euro, su una spesa totale ammessa di 134 mila euro. Conseguentemente, proprio in questi giorni è stato approvato un provvedimento di recupero della quota parte di contribuito di euro 24.250, su un contributo totale, erogato nel 2009, di 80 mila euro, corrispondente alla suddetta spesa accertata come non riconosciuta.
Nell'anno 2011, per i noti gravi problemi finanziari e del bilancio regionale, non sono stati concessi contributi (ovviamente le enoteche e botteghe avevano presentato le domande e continuato l'attività).
Nell'aprile 2012, pur perdurando la crisi e la mancanza di fondi sul capitolo regionale, in concomitanza con la traslazione delle politiche contributive legate alle enoteche del Piemonte, che sono state portate sulla misura 133 del PSR, quindi con fondi europei, in parte abbiamo sanato quello che era il pregresso del 2011, stanziando ancora 300 mila euro, che ci permettono e ci permetteranno di andare a recuperare, almeno in parte il debito che avevamo nei confronti delle enoteche regionali per l'anno 2011.
Nel caso specifico, per l'Enoteca regionale di Gattinara, questo contributo sarà di ventimila euro, nel momento in cui verrà erogato. Alla luce delle informazioni suddette, non ci sono elementi e condizioni che possano indurre ad un intervento della Regione; peraltro in un momento in cui c'è molta confusione ed un'indagine giudiziaria avviata nei confronti dell'enoteca. Sugli sviluppi di tale situazione la Regione potrà sempre prendere i provvedimenti per tutelarsi e per contribuire al superamento dei problemi e al ripristino della funzionalità.
Questa è la relazione tecnica che mi hanno consegnato gli Uffici, che ovviamente il Consigliere avrà modo di fotocopiare e di guardare, ma, come ha detto lei nel suo intervento, le indagini non sono sicuramente appannaggio nostro, del Consiglio regionale piuttosto che della Giunta regionale. È pur vero che gli Uffici hanno già lavorato in questi giorni al di là della dissonanza rispetto alla rendicontazione, secondo le norme previste dall'Amministrazione regionale.
Abbiamo monitorato e approfondito la situazione, anche rispetto alle carte in nostro possesso. Naturalmente vi è volontà, da parte dell'Assessorato regionale all'agricoltura, qualora emergessero elementi nuovi, di attivarsi, anche per politica di autotutela - ovvia, peraltro nello svolgere tutte le azioni che dovranno essere fatte.
Credo, comunque, che debba essere sottolineato il fatto che gli Uffici dell'Assessorato regionale, quale organo tecnico, perché credo che questa sia una cosa su cui la politica debba entrare il meno possibile, siano al corrente della situazione e la stiano approfondendo e monitorando.
Seguiranno tutte le azioni che dovranno seguire, qualora emergessero nuovi elementi.
Grazie.


Argomento: Problemi energetici

Interrogazione a risposta immediata n. 1116 presentata dal Consigliere Bono, inerente a "Richieste di ricerca di giacimenti petroliferi nei territori di Carpignano Sesia"

Argomento: Problemi energetici

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 1104 presentata dalla Consigliera Manica, inerente a "Progetto 'Carpignano Sesia 1'. Perforazione pozzo esplorativo per la ricerca e lo sfruttamento del petrolio" (superata)


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 1116, presentata dal Consigliere Bono, che ha la parola per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Come molti altri colleghi, anche se non residente nella provincia di Novara, sono stato informato delle apprensioni di parte dei cittadini di Carpignano Sesia e delle aree vicine - apprensioni arrivate fino al capoluogo Novara - dovute alle richieste di prospezioni nel sottosuolo, per quanto riguarda l'estrazione di petrolio da parte dell'ENI.
L'area del territorio di Carpignano Sesia è un'area in cui ci dovrebbero essere le autorizzazioni per la ricerca di giacimenti. È un'area particolare, essendo adiacente ad un'area sottoposta a tutela, per le sue particolarità, rilevate nella tavola 11 della Carta delle Sensibilità Ambientali del Piano per le attività estrattive provinciali della Provincia di Novara.
La particolarità è che, dal Piano regolatore generale del Comune di Carpignano Sesia, è stata espunta proprio un'area corrispondente al territorio su cui - guarda caso - poco tempo dopo l'ENI ha fatto le sue richieste: a volte le coincidenze sono, sia in natura sia nelle faccende umane, particolari. È stata anche costruita una bretella che gira intorno a Carpignano Sesia, centro cittadino che conta circa tremila abitanti, quasi a servizio di quest'area che dovrebbe essere oggetto di un'attività estrattiva.
Altre coincidenze particolari: è una zona sottoposta a catastrofiche ricorrenti e almeno ventennali esondazioni. Ci sono foto che si possono trovare, sempre senza avere contatti con la CIA o con la NASA nell'archivio del quotidiano La Stampa, in cui si vede, all'interno del comune di Carpignano Sesia (lei lo sa bene, Presidente) l'acqua arrivare ad un'altezza di un metro/un metro e trenta.
Guarda caso, con la variante del Piano regolatore generale del 2007, la zona non è più a rischio ventennale, ma è una zona a rischio minimo cinquecentennale. Nel Piano regolatore si è passati in dieci anni da una zona a forte rischio ad una zona a rischio quasi minimo.
L'area è una zona di ricarica della falda profonda da cui si serve l'acquedotto di Novara, quindi parliamo di circa 100 mila abitanti.
Inoltre, proprio lì, c'è una lenticola d'acqua molto pregiata che addirittura, viene considerata, sia dal Piano di tutela delle acque della Regione Piemonte che dal Piano provinciale, come una riserva strategica.
Quindi, se andiamo a riconsiderare che alcune direttive europee dispongono che dal 2015 in avanti l'acqua verrà considerata uno dei beni fondamentali da dover essere messa sotto difesa strategica, perché è uno dei beni fondamentali, senza il quale non si può vivere, ci chiediamo se il posizionamento sia ammissibile in quel sito. Tra l'altro, ho visionato i progetti dell'ENI ed è simpatico che pensano di costruire questi pozzi al di sopra di una piattaforma alta un metro e trenta, quindi sollevata dal territorio perché lì non c'è rischio di esondazione, però si tutelano giustamente.
Segnalo l'eccessiva vicinanza dei siti di sondaggio rispetto ai centri abitati a 200/250 metri, lì vicino ci sono anche delle attività come un salumificio a 50 metri oltre, ovviamente, le aziende vitivinicole di produzione di vini di DOCG, che sono presenti nel raggio di uno o due chilometri. Pertanto, interrogo la Giunta per conoscere quali siano le iniziative previste dall'Assessorato (mi immagino che non essendoci n l'Assessore Ravello e neanche l'Assessore Giordano, mi risponderà l'Assessore Sacchetto), al fine di darci indicazioni che ci possono tranquillizzare per capire quali sono le posizioni della Regione Piemonte per tutelare non solo l'area di Carpignano Sesia, ma una provincia intera e una riserva d'acqua, facendo chiarezza su alcune criticità sollevate dalla popolazione, perché centinaia di persone si sono mobilitate, raccogliendo firme, facendo petizioni e organizzando manifestazioni.
Ringrazio in anticipo per la risposta.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Grazie, Presidente.
Poiché ho presentato un'interrogazione sullo stesso argomento - la n.
1104 - potrei proporre che venga assorbita da questa discussione e recupererei, anche rispetto a questa interrogazione, la risposta dell'Assessore perché verte sullo stesso argomento.
Direi che a questo punto possiamo considerare questa risposta sia relativa a entrambe le interrogazioni. Quindi, acquisirei il testo della risposta dell'Assessore.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Manica.
La parola all'Assessore Sacchetto, per la risposta.



SACCHETTO Claudio, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Do lettura della risposta all'interrogazione, facendo le veci degli Assessori Ravello e Giordano, in merito alla questione.
L'interrogazione è riferibile al procedimento di Valutazione di Impatto Ambientale, ai sensi dell'articolo 12 della LR n. 40/1998, del progetto "Permesso di ricerca di idrocarburi solidi e gassosi Carisio - pozzo esplorativo denominato Carpignano Sesia 1". Proponente: Società ENI SpA Il progetto presentato per la Valutazione di Impatto Ambientale attualmente in corso, consiste nella perforazione del sondaggio esplorativo denominato "Carpignano Sesia 1" nell'ambito del permesso di ricerca dì idrocarburi liquidi e gassosi "Carisio" rilasciato con DM del 18 maggio 2006.
Il pozzo progettato ha come obiettivo la valutazione mineraria della sequenza carbonatica triassica (per lo sfruttamento di idrocarburi). Il sondaggio è ubicato nel territorio del Comune di Carpignano Sesia e l'area interessata dalla postazione proposta è estesa a circa 19.000 metri quadrati.
Il progetto, in sintesi, prevede la realizzazione di un pozzo esplorativo attraverso le seguenti fasi progettuali: allestimento della postazione su di una superficie pari a 19.000 metri quadrati del pozzo "Carpignano Sesia 1" per ricevere l'impianto di perforazione perforazione del pozzo di ricerca fino alla profondità di 4.500 m completamento del pozzo, spurgo e prove di produzione ripristino territoriale parziale (in caso di esito positivo - presenza di un giacimento coltivabile) e messa in sicurezza del pozzo infine, chiusura mineraria del pozzo e ripristino territoriale totale (in caso di esito negativo).
La durata temporale dell'intervento è di 420 giorni lavorativi in caso di esito positivo e di 509 giorni lavorativi in caso di esito negativo.
Al fine di definire l'ubicazione del pozzo, attualmente progettata, il proponente, ENI SpA, ha valutato tre localizzazioni alternative. In base alla valutazione di tutte le informazioni raccolte relative agli aspetti ambientali e minerari, la scelta è ricaduta sulla "postazione di progetto" localizzata a NW dell'abitato di Carpignano Sesia subito a monte del lago fontana Avetto, mentre le alternative uno e due non sono state adottate per motivazioni sostanzialmente minerarie e di maggiore produzione di rifiuti.
Relativamente alle componenti ambientali sono stati avanzati alcuni rilievi, alla luce dei quali l'Organo Tecnico regionale ha convenuto sulla necessità di richiedere, nella fase di integrazione documentale, in vista della Conferenza dei servizi del prossimo 7 giugno, lo sviluppo da parte del proponente di un quadro conoscitivo approfondito con la puntuale valutazione di merito di tutti i fattori ambientali al fine di definire attraverso il confronto delle tre postazioni indicate, la possibilità di scelte alternative con un quadro comparativo sia ambientale sia economico completo.
Alla suddetta riunione di Conferenza di Servizi, che è stata convocata al fine di raccogliere i contributi tecnici e i pareri per definire le integrazioni che il proponente dovrà produrre per consentire il proseguimento dell'istruttoria del progetto, partecipano i Comuni di Carpignano Sesia, Sizzano, Ghemme, Fara Novarese, Sillavengo, Ghislarengo e Arborio, le Province di Novara e di Vercelli, ARPA Piemonte, le ASL di Novara e Vercelli; la stessa è stata allargata al Consorzio Irriguo e di Bonifica Est Sesia, all'Ente di Gestione delle Riserve Pedemontane e delle Terre d'Acqua, alla Società Acqua Novara - VCO SpA e all'Autorità d'Ambito n. 1 Verbano Cusio Ossola e pianura novarese.
Si comunica inoltre che alla luce delle osservazioni al progetto pervenute da numerosi soggetti portatori di interessi diffusi, l'Organo tecnico ritiene opportuna l'organizzazione di un confronto tra il proponente ed i soggetti che hanno presentato le osservazioni, così come previsto dalla LR n. 40/1998.
In termini procedurali, è opportuno ricordare che, in caso di conclusione positiva della procedura di VIA in corso, la realizzazione del pozzo esplorativo sarà autorizzata dall'Ufficio Nazionale Minerario per gli Idrocarburi e la Geotermia, ai sensi dell'articolo 65 del decreto legislativo n. 624/1996 (Recepimento di direttive CE sulla sicurezza delle attività estrattive).
Successivamente, a seguito della realizzazione del pozzo, ENI valuterà l'esito della ricerca e in caso positivo di scoperta di un giacimento economicamente coltivabile, richiederà al Ministero dello Sviluppo Economico il rilascio della concessione mineraria necessaria per lo sfruttamento, che dovrà comunque essere preceduta da una ulteriore procedura di VIA. In caso di sfruttamento del giacimento, nel progetto attualmente in istruttoria, l'ENI ha sin d'ora dichiarato che non verrà realizzato un impianto di trattamento del greggio (centro oli) nel Comune di Carpignano Sesia, bensì è prevista la costruzione di un oleodotto per il trasporto del greggio all'impianto esistente a Trecate (NO). In caso di esito negativo della ricerca, ENI dovrà provvedere alla chiusura mineraria del pozzo e al ripristino totale dell'area.
In conclusione, ferme restando le competenze della Conferenza dei servizi, è evidente l'attenzione massima dell'Amministrazione regionale tesa da un lato a valutare quello che viene presentato come un importante progetto per il sistema energetico nazionale, che potrà avere anche ricadute positive per i territori interessati, e, dall'altro, ad approfondire tutti gli aspetti e le possibili ricadute del progetto al fine di salvaguardare l'equilibrio delle diverse matrici ambientali e poter arrivare alla fase decisoria anche attraverso confronti con i territori ed i cittadini.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Sacchetto.


Argomento: Trasporti su gomma

Interrogazione a risposta immediata n. 1115 presentata dal Consigliere Ponso, inerente a "Realizzazione autostrada Borghetto Santo Spirito Predosa"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n.
1115, presentata dal Consigliere Segretario Ponso, che interviene in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



PONSO Tullio

Grazie, Presidente.
Assessore, in Liguria si parla insistentemente dei passi avanti fatti per la definizione dell'autostrada fra Borghetto Santo Spirito e Predosa in provincia di Alessandria. Mentre in Piemonte sembriamo disinteressarci a quest'infrastruttura, il cui tracciato comporterebbe di mettere per sempre in soffitta il progetto della Ceva-Garessio-Albenga, con la conseguenza di tagliar fuori il Cebano e tutta la parte meridionale della Granda e del Piemonte da un'asse autostradale che potrebbe avere un ruolo direi decisivo per un'area che ha urgente bisogno di infrastrutture e di sviluppo. Senza trascurare il fatto che la Ceva-Garessio-Albenga è stata addirittura predisposta a questa nuova viabilità con una legge istitutiva ed è stata costituita una società per realizzare il collegamento.
Della Borghetto-Predosa, il cui tracciato interessa i confini del Piemonte, si parla da anni senza che le varie Amministrazioni che si sono succedute alla guida della Regione chiedessero un coinvolgimento nella definizione del progetto.
Sono convinto che aprire un confronto con la Giunta ligure andrebbe nella direzione di tutelare l'interesse delle aree a cavallo del confine regionale per arrivare ad una soluzione condivisa che permetta un utilizzo migliore non tanto delle risorse già spese, quanto di quelle necessarie a realizzare il collegamento.
Credo che la richiesta di aprire un confronto - che è l'oggetto della mia interrogazione odierna - si renda necessaria a fronte delle prevedibili conseguenze negative a carico del territorio piemontese.
Reputo necessario, egregio Assessore, che le scelte strategiche che interessano la nostra Regione non siano prese nell'indifferenza di chi governa il Piemonte su mandato dei cittadini. Grazie.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Maccanti.



MACCANTI Elena, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
In data 19 dicembre 2009 è stato firmato il Protocollo di intesa tra Regione Piemonte e Regione Liguria finalizzato all'individuazione di un corridoio condiviso per il collegamento autostradale tra A10, A6 e A26.
Il Protocollo impegnava le Regioni firmatarie a redigere uno studio di fattibilità dell'infrastruttura coinvolgendo tutti gli Enti locali interessati tenendo conto degli studi già effettuati. Ma tale protocollo non ha avuto seguito.
Per quanto riguarda il territorio piemontese, già prima della firma del protocollo la Provincia di Alessandria ha prodotto uno studio di fattibilità della tratta di collegamento autostradale Strevi-Predosa.
Successivamente, nel gennaio 2010, l'Autostrada dei Fiori ha presentato uno studio di prefattibilità dal quale emerge l'elevato costo dell'infrastruttura, stimato in circa 7,3 miliardi di euro, ipotizzando la necessità di un contributo pubblico dell'80% per la sostenibilità dell'investimento in caso di project financing.
Nel corso di questi anni si sono svolti alcuni incontri tecnici promossi dalla società Albenga Garessio Ceva volti a coordinare tutte le iniziative, tra cui quella dell'ANAS SpA, promotrice di una bozza di convenzione per la redazione dello studio di fattibilità dell'autostrada.
Nella stesura dell'intesa generale quadro tra Stato e Regione Piemonte approvata con delibera di Giunta nel giugno 2011, è stato inserito sia l'intervento Strevi-Predosa, che la tratta ligure Albenga-Strevi.
Nei mesi scorsi la Regione Liguria ha presentato il proprio Piano territoriale regionale, il quale è sottoposto alla fase di scoping della valutazione ambientale strategica nella quale viene consultata anche la Regione Piemonte.
Nel corso dell'istruttoria è stato evidenziato dalla Direzione trasporti come tale Piano non individuasse il livello di priorità per il collegamento in oggetto, mentre, com'è detto, la Regione Piemonte ne ha chiesto l'inserimento nella succitata intesa generale quadro ritenendolo prioritario.
Tale osservazione è confluita nel parere regionale trasmesso in data 24 maggio 2012 alla Regione Liguria.


Argomento: Trasporti su ferro - Trasporti pubblici

Interrogazione a risposta immediata n. 1119 presentata dal Consigliere Taricco, inerente a "Soppressione di 12 linee ferroviarie in Piemonte e loro sostituzione con collegamenti tramite autobus"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 1119, presentata dal Consigliere Taricco.
Collega Taricco, la vuole illustrare?



PRESIDENTE

TARICCO Giacomino (fuori microfono)



PRESIDENTE

Chi risponderà?



PRESIDENTE

Sempre l'Assessore Maccanti.



PRESIDENTE

TARICCO Giacomino (fuori microfono)



PRESIDENTE

Allora la illustro.



PRESIDENTE

Prego, ne ha facoltà.



TARICCO Giacomino

Grazie, Presidente.
Non intervengo per segnalare il mio dispiacere sul fatto che mi risponda l'Assessore Maccanti, ma avrei molto gradito, su questo tema ricevere un pronunciamento da parte dell'Assessore Bonino.
L'interrogazione a risposta immediata è molto semplice e credo che quest'Aula abbia diritto di capire alcune cose.
A inizio maggio, noi abbiamo ricevuto in II Commissione la proposta del Piano triennale, approvata in data 14 maggio dalla Giunta regionale.
Il 29 maggio è stata riportata una modifica al Piano triennale sul Trasporto Pubblico Locale, secondo la quale, rispetto all'elenco precedente, le linee ferroviarie che erano state oggetto di modulazione e che nella prima proposta erano sette, diventavano sostanzialmente 14.
In una seguente riunione di II Commissione sul medesimo argomento rappresentai all'Assessore Bonino il fatto che circolavano voci secondo cui all'interno di Trenitalia si stesse già lavorando alla stesura dell'orario estivo - quello che, sostanzialmente, partirà il 10 giugno - che comprende già, da alcuni mesi, le linee che sarebbero state oggetto di taglio.
In quell'occasione l'Assessore Bonino mi rispose che era ovvio che fosse così, perché per cambiare una linea che è oggetto di orario estivo ci vogliono dai tre ai quattro mesi (in pratica, non è questione che si decide oggi e domani loro cambiano l'organizzazione dei viaggi!).
Ho presentato questa interrogazione per capire formalmente - perché un conto è dirlo in una discussione così, altro discorso è dichiararlo in maniera formale - quando è stato deciso l'orario estivo che tra pochi giorni entrerà in vigore. E spiegherò anche il perché di questa domanda: mi chiedo, infatti, che senso abbia avuto aver discusso il 29 maggio in Commissione e poi di nuovo il 1 giugno per esprimere il parere a quella modifica che comprende l'orario che partirà tra pochi giorni, se lo stesso era già stato concordato con Trenitalia tre mesi fa.
In secondo luogo, mi chiedo che senso abbia avuto aver discusso di due ipotesi, peraltro su un documento che ci era stato consegnato con la data in cui era stata avviata la consultazione su quell'orario, ovvero il 24 novembre 2011. Non mi pare che abbia molto senso.
In Commissione ci era stato detto - ma vorrei riceverne conferma - che per modificare l'orario con Trenitalia servono almeno tre mesi, quindi gradirei sapere se risponde al vero che quell'orario sia stato varato tre mesi fa. Se è vero, mi chiedo di che cavolo abbiamo parlato in Commissione in tutte quelle sedute! Per mettere, forse, una foglia di fico formale da parte della Regione Piemonte sulla procedura che servirà, poi, in caso di ricorsi?



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Maccanti; ne ha facoltà.



MACCANTI Elena, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Intanto mi scuso perché la risposta che fornirò sarà, evidentemente incompleta: è una risposta formale che hanno preparato gli uffici, ma proprio alla Conferenza dei Capigruppo di quest'oggi lei saprà sicuramente che è stato calendarizzato per il pomeriggio del 19 giugno un Consiglio regionale straordinario su richiesta di molti Consiglieri dell'opposizione (forse di tutti, e naturalmente anche lei), proprio per discutere di quel provvedimento e della soppressione di alcune linee ferroviarie e, mi permetto di aggiungere, anche delle modalità con cui si è arrivati all'approvazione di quel documento, anche sulla base di alcuni documenti che i Consiglieri del Gruppo regionale che autorevolmente rappresenta hanno chiesto di poter abbinare a quelle discussioni.
Per le riunioni di Giunta o gli incontri con le autonomie locali cui ho partecipato anche nella mia veste di Assessore agli Enti locali, devo rilevare che quel documento è stato molto discusso in diverse sedi rispetto allo stesso, la stessa Giunta regionale ha ritenuto in alcuni momenti, almeno per quel che riguardava la quantificazione delle risorse almeno su questo ce ne dia atto - di fare anche dei passi indietro rispetto a tagli che, almeno nella versione iniziale di alcuni documenti di Giunta contenevano sicuramente riduzioni più pesanti, anche per ragioni indipendenti dalla nostra volontà come la quantificazione dei trasferimenti sul trasporto pubblico locale dipendenti dal Governo.
Evidentemente noi ci impegniamo - in quella sede di Consiglio regionale straordinario, nella quale è prevista la presenza dell'Assessore Bonino e alla quale è stata richiesta la partecipazione del Presidente della Giunta regionale Roberto Cota - a darle informazioni più puntuali rispetto a quelle che le darò in questa sede, che sono informazioni - mi permetta di dire - più "burocratiche" ed elaborate dagli Uffici, rispetto alle quali non posso aggiungere molto: posso infatti rispondere qualcosa in più a proposito delle riunioni cui ho partecipato, perché la responsabilità della Giunta è sicuramente collegiale, ma evidentemente non a proposito di affermazioni pronunciate da un altro Assessore.
In linea generale lei sa - non credo di darle grandissime notizie con questa risposta all'interrogazione - che per la determinazione del Programma regionale di efficientamento dei servizi di trasporto pubblico ferroviario, è stato attivato però fin dal marzo 2011 - quindi oltre un anno fa - un Gruppo di lavoro tecnico, costituito dai funzionari regionali competenti in materia di trasporto pubblico locale e dagli analoghi funzionari competenti in servizio presso l'Agenzia per la mobilità metropolitana di Torino.
Questo documento tecnico-programmatico è stato redatto in ottemperanza agli indirizzi forniti sul contenimento della spesa, contenuti nella delibera di Giunta del 28 novembre 2011, che - com'è noto - prevedeva una riduzione annuale del 10% delle risorse per i servizi ferroviari, con decorrenza dal 1° luglio 2012, pari al 5% su base semestrale per l'annualità 2012.
A seguito dell'applicazione di questo programma di efficientamento dei servizi di trasporto pubblico ferroviario, il risparmio settoriale su base semestrale per il 2012 è stato stimato in 11.500.000 euro. La metodologia seguita da tale Gruppo di lavoro è stata quella di analizzare in prima analisi tutte le direttrici e le linee ferroviarie, al fine - come le sarà noto - di individuare, per la loro soppressione, le linee a bassa frequentazione, cioè con frequenza media passeggeri/treno inferiore a 50 unità, parametro equivalente alla capienza di un autobus di linea standard mettendo in relazione alcuni criteri, tra i quali la frequentazione di utenza, il costo del servizio, le alternative di viaggio, la tutela delle fasce deboli.
Terminata tale fase, l'attività istruttoria del Gruppo di lavoro si è concentrata sulle restanti direttrici e linee, al fine di ottenere alcuni benefici, tra cui la riduzione - e in alcuni casi soppressione - del servizio al sabato e nei festivi, la riorganizzazione del servizio nelle ore di estrema frequenza del mattino e della sera, la soppressione dei treni di rinforzo e la rimodulazione del cadenzamento. Fin qui, questa è la risposta formulata dagli Uffici.
Rispetto a questa risposta che mi rendo conto non risponde Consigliere, alla sua domanda, la Giunta, nella persona dell'Assessore ai rapporti con il Consiglio, non può far altro che rimandare a quella seduta o, eventualmente, anche ad altre sedute nelle quali saranno forniti ulteriori chiarimenti.


Argomento: Incarichi e consulenze esterne

Interrogazione a risposta immediata n. 1120 presentata dalla Consigliera Cerutti, inerente a "Consulenze Regione Piemonte"


PRESIDENTE

Proseguiamo con l'esame dell'interrogazione n. 1120 della Consigliera Cerutti, che ha la parola per l'illustrazione.



CERUTTI Monica

Grazie, Presidente.
Con quest'interrogazione vogliamo porre una questione e avere maggiori delucidazioni dalla Giunta, proprio perché siamo a discutere in tante sedi dei temi della spending review - del fatto che la spesa totale della Regione debba essere rivista e razionalizzata - e a noi non torna questa scelta. Vorremmo capire meglio dalla Giunta e dall'Assessora che ci risponderà quali sono le considerazioni alla base delle scelte precedentemente fatte.
Come gli altri Enti locali, infatti, la Regione Piemonte ha da tempo avviato un processo volto all'annullamento delle delibere con cui, nel 2006, aveva sottoscritto cinque contratti derivati con tre istituti di credito e, nello specifico, Merrill Lynch, Dexia Crediop e BIIS. Questa decisione ha generato una serie di ricorsi da parte delle banche coinvolte e la Regione Piemonte ha deciso di costituirsi nei giudizi avanti il TAR stabilendo, rispetto alle attività processuali in atto a tutela dell'interesse dell'Ente, di avvalersi del lavoro e della consulenza dell'Avvocato Tommaso Iaquinta del Foro di Milano.
Gli importi per l'affidamento del suddetto incarico professionale, come ci risulterebbe, superano complessivamente i 440.000 euro, così ripartiti nel dettaglio: 238.368 euro o.f.i. sul capitolo 135611 del 2011 (impegno delegato 2011/233), 60.000 sul capitolo 135611 del bilancio di previsione 2011 e poi, ancora, 143.500 sempre sul capitolo 135611 del 2012. A questo punto noi pensiamo che le professionalità interne alla Regione dovrebbero rappresentare, di norma, la scelta prioritaria dell'Amministrazione che diversamente, sta ricorrendo con sempre maggiore frequenza a consulenze esterne.
Rapidamente, noi chiediamo quindi quali siano le motivazioni che hanno spinto la Giunta regionale a fare queste scelte e se i dati, che chiaramente vanno a gravare su un bilancio già sofferente per una cifra complessiva che noi consideriamo essere spropositata, rispondono al vero dal momento che peraltro si è proceduto senza ricorrere - ci risulterebbe a procedure comparative tra professionalità, a partire da quelle presenti in Regione; l'avvocato suddetto, infatti, appartiene appunto al Foro di Milano. Noi riteniamo che questo sia un elemento che dovrebbe essere posto sotto attenzione e magari, in futuro, rivisto.



PRESIDENTE

Per la Giunta regionale, risponde l'Assessore Maccanti.



MACCANTI Elena, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
L'impegno delegato, oggetto tra gli altri dell'interrogazione, è stato perfezionato con la determina della Direzione Risorse finanziarie n. 20 del 21 febbraio 2011, in attuazione della delibera di Giunta regionale n. 63 1571 del 18 febbraio 2011, alle cui motivazioni si rimanda.
In particolare, tale incarico consulenziale aveva ad oggetto: la verifica dei profili legali e finanziari degli Swap, la valutazione della legittimità dell'azione amministrativa sottesa alla conclusione di detti contratti, la predisposizione di una relazione che illustrasse i summenzionati profili (se del caso suggerendo eventuali azioni a difesa degli interessi della Regione), l'assistenza della Regione nella predisposizione di tutti gli atti necessari con riguardo ai procedimenti amministrativi, anche di autotutela, connessi agli Swap. Per quanto riguarda invece gli incarichi legali, di cui ai citati impegni n. 455/11 e n. 623/12, si precisa quanto segue.
Premesso che gli incarichi legali non sono assoggettabili a procedura comparativa (vedasi in proposito la sentenza del Consiglio di Stato n.
2730/12), con delibera di Giunta regionale n. 9-1697 dell'11 marzo 2011, è stata autorizzata la costituzione nel giudizio promosso a Londra dalla Merril Lynch International Bank avverso la Regione Piemonte. Nel richiamare, ai fini della presente interrogazione, le motivazioni di cui alla citata delibera, si precisa che l'impegno di spesa di 70.000 euro è stato liquidato esclusivamente in favore dei legali inglesi, così come espressamente previsto in fase di incarico.
Per quanto riguarda invece l'impegno n. 623/12, si precisa che con delibera di Giunta regionale n. 1-3670 in data 11 aprile 2012 è stata autorizzata la difesa in giudizio avanti il TAR Piemonte in tre ricorsi presentati dalle banche avverso motivati provvedimenti di annullamento in via di autotutela adottati dalla Regione Piemonte in materia di contratti derivati, avvalendosi del patrocinio, anche a fini transattivi, di esperto in materia specialistica attinente il mercato finanziario, individuato alla luce degli atti precedentemente citati.
Quanto sopra si è verificato in un contesto di contenzioso tuttora in corso, il cui valore sfiora i 500 milioni di euro e per le cui esigenze di efficacia della difesa è risultato opportuno continuare ad avvalersi del legale già incaricato della predetta attività di assistenza specialistica.


Argomento: Trasporti pubblici

Interrogazione a risposta immediata n. 1122 presentata dal Consigliere Biolé, inerente a "Ruolo del Movicentro in seguito alla deliberazione di modifica del programma triennale regionale dei servizi di trasporto locali 2011-2013"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'ultima interrogazione a risposta immediata, la n. 1122, presentata dal Consigliere Biolé, che ha la parola per l'illustrazione.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
Qui torniamo sul tema trasporti. Condivido con il collega Taricco il dispiacere del fatto che non ci sia l'Assessore Bonino direttamente a fornire la risposta, ovviamente senza nulla togliere all'autorevolezza dell'Assessore Maccanti.
L'interrogazione nasce da un'analisi che abbiamo fatto rispetto ad una scelta presa due legislature fa da una Giunta che aveva un colore molto simile a quella attuale. In particolare, l'Assessore Casoni, che allora si occupava del comparto trasporti, aveva sottoscritto insieme con il Ministero delle Finanze un accordo di programma rispetto ai progetti cosiddetti "Movicentro" all'interno di molte città della nostra Regione. La legge n. 1/2000 ha cercato di adeguare l'assetto dei servizi di trasporto pubblico, al fine di assolvere alle funzioni di collegamento tra i maggiori centri regionali e di distribuzione dei flussi sul territorio.
La richiesta di risposta a quest'interrogazione va a considerare quelli che sono gli investimenti fatti dalla Regione in questi anni, che superano i dieci milioni di euro per quanto riguarda i Movicentro, posizionati all'interno di molte città piemontesi, che vanno a creare un'integrazione tra le varie modalità di trasporto; quindi, modalità di trasporto ferroviario, su gomma, ciclistico e anche per quanto riguarda poi l'accesso per pedoni ed eventualmente anche per i cittadini diversamente abili.
Questa spesa si somma a quella che è stata la spesa di risorse pubbliche da parte del Governo nazionale nei vari anni e alla spesa che è stata anche messa a disposizione dagli Enti e dai Comuni interessati.
Quindi, dieci milioni sono solo quelli spesi dalla Regione Piemonte.
Ci chiediamo, avendo proposto una soppressione così esagerata di linee ferroviarie, come già è stato evidenziato e come sappiamo essere argomento di stretta attualità, in che modo ci sia una compatibilità tra quello che era un progetto iniziale di questa rete di Movicentro - in cui c'è stata una spesa piuttosto elevata - e la volontà che verrà sancita a breve con la votazione in Giunta del programma triennale per i trasporti con la cosiddetta rimodulazione che, in realtà, si traduce nella soppressione effettiva di una dozzina di linee ferroviarie.
In pratica, decade una delle colonne portanti del concetto stesso di Movicentro, cioè il trasporto su gomma, in diverse città, delle quali abbiamo fatto un piccolo esempio ma ce ne saranno sicuramente altre che sono interessate da questo taglio di ferrovie, quindi Cuneo, Asti Alessandria, ma anche centri minori come Mondovì ed altri.
Naturalmente ringraziamo per l'eventuale risposta che speriamo sia soddisfacente, sottolineando che questo vuole essere anche uno spunto per la futura seduta nella quale affronterà nello specifico tutta la problematica legata alla soppressione delle linee ferroviarie. Grazie.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccanti per la risposta.



MACCANTI Elena, Assessore regionale

Con riferimento ai quesiti posti, si segnala come la rimodulazione dei servizi ferroviari, limitatamente a treni a bassa frequentazione, così come prevista nella modifica del programma triennale regionale dei servizi di trasporto pubblico locale 2011-2013, non ha ricadute sulla funzionalità dei Movicentro realizzati, in quanto i servizi ferroviari saranno comunque sostituiti da servizi su gomma; vi sono altre linee ferroviarie che transitano dai Movicentro.
Pertanto, tenuto conto che i Movicentro si configurano come nodi di interscambio passeggeri gomma-ferro o gomma-gomma, la sostituzione dei servizi ferroviari in parola con servizi su gomma non dovrebbe pregiudicare questa è l'opinione degli Uffici e dell'Assessorato ai trasporti - la funzionalità originaria del progetto.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 16.47 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



(La seduta ha inizio alle ore 16.47)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Casoni, Cota, Giordano e Spagnuolo.
Il numero legale è 29.


Argomento: Organizzazione regionale: argomenti non sopra specificati

Questione pregiudiziale presentata dal Consigliere Botta Franco Maria


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Botta Franco Maria; ne ha facoltà.



BOTTA Franco Maria

Grazie, Presidente.
Volevo porre una questione pregiudiziale, ai sensi dell'articolo 71 del Regolamento.
In fase di firma, una volta chiusa la seduta antimeridiana, la Presidente Bresso ha affermato alla mia presenza e alla presenza di altri Consiglieri regionali che sarebbero state le ultime venti firme, mi pare, o gli ultimi venti giorni di questo Consiglio regionale.
Pertanto voglio chiedere a lei, Presidente, se quest'anatema di morte del Consiglio regionale lanciato dalla Presidente Bresso e queste informazioni che avrebbe la Presidente Bresso siano informazioni da lei possedute o se la Presidente Bresso ha delle informazioni o dei canali privilegiati che noi non abbiamo. Grazie.



PRESIDENTE

Quindi, la questione pregiudiziale quale sarebbe?



BOTTA Franco Maria

La questione pregiudiziale è quella di sapere se il Presidente o l'Ufficio di Presidenza ha le medesime informazioni della Presidente Bresso, che si permette di fare queste battute in conclusione di seduta.



PRESIDENTE

Io non ho informazioni.
Il collega Botta ha posto una questione pregiudiziale, quindi intende parlare di questo prima del disegno di legge n. 86, perché la Presidente Bresso avrebbe detto in chiusura che sarebbero state le ultime venti firme.
Ha chiesto la parola il Consigliere Toselli; ne ha facoltà.



TOSELLI Francesco

La cosa mi preoccupa, ovviamente dal punto di vista istituzionale e non certo personale.
Quando si fanno queste affermazioni è perché probabilmente si è a conoscenza di qualche meccanismo che a noi sfugge o a conoscenza di qualcuno o qualcosa che possa averle dato l'opportunità di dire con circa 20 giorni o un mese di anticipo...



PRESIDENTE

Collega Toselli, non siamo in fase di dibattito.



TOSELLI Francesco

Sarei il primo a mettere la firma, per non dare la soddisfazione alla Presidente Bresso, e lo farò probabilmente quanto prima.



PRESIDENTE

Grazie.
Collega Botta, la invito a ritirare la questione pregiudiziale relativamente al fatto di trattare prima questo tema, anche perché la Presidente Bresso non è presente. Io le ho già risposto per quanto attiene l'Ufficio di Presidenza, non abbiamo altri...



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Prego, la ritira?



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Per favore, capisco che...



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Botta Franco Maria.



BOTTA Franco Maria

Grazie, Presidente.
Ovviamente, accolgo la sua richiesta.



PRESIDENTE

Grazie.



BOTTA Franco Maria

Mi consenta una battuta: vorremmo anche capire se le presenze sono riferite alle firme che fa la Presidente in quest'Aula - quindi poche quindi finisce la legislatura - o se, invece, sono le firme che facciamo tutti noi.



PRESIDENTE

Quando avremo l'occasione di avere presente la Presidente Bresso glielo chiederà.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

Questione pregiudiziale del Consigliere Reschigna: richiesta di comunicazioni della Giunta regionale in merito a "Chi paga le parcelle dei legali al Consiglio di Stato?"


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reschigna.



(Commenti in aula)



RESCHIGNA Aldo

Posso dire che ritengo un po' speciose le questioni pregiudiziali poste in questo modo e innaturale l'apertura di un dibattito? Siccome il sottoscritto ha un principio di adattamento molto forte chiedo una comunicazione da parte della Giunta in merito alla questione "chi paga le parcelle dei legali al Consiglio di Stato?".
Se la Giunta le rende oggi, bene; altrimenti le renda nelle prossime sedute del Consiglio regionale. Grazie.



PRESIDENTE

D'accordo.
Non essendoci altre richieste d'intervento, chiederemo alla Giunta che, peraltro, è presente con l'Assessore Porchietto, alla quale chiedo di annotare la richiesta, me ne farò carico di trasmetterla al Presidente Cota.
Quindi, la questione pregiudiziale è ritirata?



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Bene.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Esame proposta di legge n. 86, inerente a "Disposizioni per la promozione del riconoscimento della lingua dei segni italiana e per la piena partecipazione delle persone sorde alla vita collettiva"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame della proposta di legge n. 86, inerente a "Disposizioni per la promozione del riconoscimento della lingua dei segni italiana e per la piena partecipazione delle persone sorde alla vita collettiva", di cui al punto 9) all'o.d.g.
Ricordo che tale proposta di legge è stata licenziata a maggioranza.
Dobbiamo procedere alle relazioni di maggioranza e di minoranza.
Relatore di maggioranza è il Consigliere Carossa, che ha facoltà di intervenire.



(Commenti del Consigliere Motta Massimiliano)



PRESIDENTE

Per favore, collega Motta Massimiliano, non siamo al bar!



(Commenti del Consigliere Motta Massimiliano)



PRESIDENTE

Lei ha un tono di voce che ha permesso di capire perfettamente quello che ha detto e ritengo che in un'Aula consiliare bisognerebbe evitarlo.
Grazie.
Prego, Consigliere Carossa.



CAROSSA Mario, relatore di maggioranza

Grazie, Presidente.
Mi dispiace interrompere questo colloquio, mi permetterei di tornare a questioni più serie di quelle che riguardano l'ex Presidente Bresso.
Continuo a ribadire - ne approfitto, Presidente, mi scusi - che gli elettori hanno votato, quindi, in democrazia, quello che è stato fatto non deve essere ribaltato, secondo me, da nessun organo giudicante.



(Commenti del Consigliere Boeti)



CAROSSA Mario

Chiedo scusa, ho interrotto subito.



PRESIDENTE

Ero distratto dal...



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Lo so, però non mi sono mai mosso da questa mattina, a parte dieci minuti, vi chiedo scusa.
Prego, Consigliere Carossa.



CAROSSA Mario

Mi scuso con l'opposizione.
Detto ciò, iniziamo a discutere una proposta di legge che è stata presentata il 29 ottobre 2010. Dopo questa data si sono svolte diverse non ricordo il numero - sedute di Commissione - ne parlavamo oggi alla riunione dei Capigruppo - che sono state produttive; infatti, si è lavorato veramente a lungo senza sollevare polemiche, cercando di entrare davvero nei problemi che questo provvedimento comportava o poteva comportare.
Ritengo che il provvedimento oggi in discussione sia importante decisamente importante, per permettere alle persone non udenti di avere gli stessi diritti di tutte le altre persone, più fortunate da un certo punto di vista.
Come già questa mattina è stato detto brevemente, non solo dal sottoscritto, abbiamo cercato di modificare e di migliorare questo disegno di legge, anche alla luce delle diverse visioni da parte dei componenti delle Commissioni e dei Consiglieri regionali, in quanto questo provvedimento è proprio un esempio di quanto può essere trasversale la diversità delle opinioni tra i vari Gruppi politici.
In questa breve illustrazione voglio ribadire un fatto: chiunque di voi leggesse il provvedimento presentato come primo firmatario dal sottoscritto in Commissione e, successivamente, il provvedimento deliberato a maggioranza dalla Commissione, che oggi ci apprestiamo a discutere e, poi a votare, noterà tante differenze. Tali differenze si sono evolute nel corso delle sedute delle Commissioni proprio per cercare di preparare un disegno di legge il più inclusivo possibile, anzi, che sia assolutamente inclusivo e non discriminatorio. Affermo che la discriminazione non va mai bene, ma, soprattutto, è da bocciare in relazione a questioni di salute o questioni per le quali alcune persone possono essere meno fortunate o vivono dei problemi che la maggior parte delle persone non ha.
Quindi, in questo disegno di legge sono state apportate diverse modifiche, soprattutto alla luce delle migliorie apportate negli ultimi anni dalla scienza medica, che hanno permesso di raggiungere livelli che solo alcuni anni or sono erano inimmaginabili.
Dobbiamo cercare di dare le migliori risposte possibili dal punto di vista del servizio sanitario, dare delle risposte, in modo che anche coloro che soffrono di patologie dell'udito abbiano la possibilità di interagire in ogni caso.
Noi dobbiamo riuscire a portare avanti una sinergia di intenti e di obiettivi, che è quanto abbiamo cercato di fare in questa legge. Noi non abbiamo mai voluto che la promozione del riconoscimento della lingua dei segni fosse a discapito di tutto il resto. Questo assolutamente non è vero questo non si vuole fare.
Mi fermerei qui. Sono stati presentati alcuni emendamenti negli ultimi giorni e nelle ultime ore. Ritengo che alcuni di questi emendamenti entreremo dopo nel merito della discussione - possano essere sicuramente accolti, nell'ottica di rendere ancora migliore la proposta di legge.
Noi riteniamo che il frutto di tutto il lavoro di questi mesi e il frutto del lavoro delle ultime ore potrà permetterci di raggiungere questo traguardo.
Chiedo che si esamini senza pregiudizi di sorta questa proposta di legge; lo chiedo con il cuore, lo chiedo per dare una risposta giusta e corretta a tutte quelle persone che, comunque, aspettano da noi qualcosa.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Pentenero per la relazione di minoranza.



PENTENERO Giovanna, relatrice di minoranza

Grazie, Presidente.
Vorrei ripercorrere le fasi che ci hanno portato in Aula oggi.
Il primo progetto di legge presentato dai firmatari, oggettivamente presentava una serie di aspetti che assolutamente non potevano essere condivisi. Il principio che ispirava la legge poteva incontrare elementi di anticostituzionalità. Non spetta ad una Regione legiferare per identificare una qualsivoglia lingua, appartenente al mondo delle lingue orali o al mondo delle lingue scritte.
Il testo è stato modificato, non ci vedeva ancora pienamente soddisfatti perché noi partiamo dal presupposto che, se ad un bambino viene diagnosticato fin dai primi giorni di vita un problema di tipo uditivo devono essere offerte ai famigliari e al neonato stesso tutte le opportunità che la scienza e la tecnologia mettono oggi a disposizione per permettere di eliminare qualsiasi limite di tipo fisiologico e patologico che possa far sì che, in età adulta, la persona non abbia la possibilità di udire.
Noi crediamo fermamente che, prima di tutto, ci si debba rivolgere alle opportunità che la chirurgia e la tecnologia mettono a disposizione.
Se, comunque, queste non saranno sufficienti, è necessario che ci siano degli strumenti che permettano a queste persone di eliminare ogni barriera e ogni ostacolo per far sì che abbiano una piena integrazione e possano vivere usufruendo di tutte le opportunità e di tutti gli strumenti che spettano a qualsiasi persona appartenente a questo Paese e a questa Regione.
Certo, situazioni come queste non devono, dal nostro punto di vista essere affrontate all'interno di una legge, ma devono essere affrontate in modo più adeguato all'interno di leggi di sistema, di leggi che accompagnino i settori di rispettiva appartenenza.
Ciononostante, abbiamo deciso di lavorare sul testo, di dare la nostra disponibilità per migliorare quello che ci è parso un testo debole da più punti di vista perché presentava un'unica strada di intervento.
Abbiamo cercato di presentare degli emendamenti, sia in Commissione che in Aula, che migliorano il testo presentato e vanno nella direzione della presa in carico e nell'offrire tutte le opportunità possibili affinché la persona elimini lo stato di disabilità e quindi possa avere un percorso normale di vita.
Qualora questo non sia possibile, oggi abbiamo a disposizione la lingua dei segni, abbiamo a disposizione altri strumenti che consentono di superare quello stato di disabilità che limita le persone che si trovano in una situazione di sordità rispetto alle persone che sono normodotate da un punto di vista uditivo.
Voglio evidenziare alcune caratteristiche per le quali la lingua dei segni, all'interno della nostra regione, ha da sempre avuto una particolare attenzione nei processi formativi e nei processi educativi. Il Piemonte ospita, infatti, due sperimentazioni che, a livello italiano, sono riconosciute tra le migliori. Ricordo soltanto l'Istituto comprensivo di Cossato e l'Istituto Magarotto di Torino che, insieme ad un istituto che si trova in provincia di Padova, rappresentano le tre eccellenze che il nostro Paese ha a disposizione per permettere ai bambini che si trovano in una condizione di sordità di apprendere la lingua dei segni. Sottolineo che sono autonomie scolastiche all'interno delle quali possono essere iscritti tutti i bambini.
Noi crediamo, malgrado le premesse che ho fatto prima, che questo disegno di legge meriti attenzione, proprio perché su questo tema la nostra Regione, da sempre, ha avuto situazioni di eccellenza che ancora oggi sono punto di riferimento per tutti quei ragazzi che, nel loro percorso individuale, hanno dovuto scegliere o hanno scelto lo strumento comunicativo della lingua del LIS.
Per questo motivo, crediamo sia necessario e importante lavorare ancora per dare un'impronta sempre più significativa rispetto alla direzione che ho cercato di tracciare in questo momento.
Ricordo che, come è già stato detto in precedenza, esiste anche un disegno di legge, approvato dal Senato, che ha sicuramente maggiori competenze e che ha aperto le discussioni che toccano le diverse sensibilità all'interno della Camera, ma il cui percorso è per il momento sospeso.
Ricordo che la convenzione delle Nazioni Unite sulla disabilità del 2007 è stata recepita dall'Italia nel 2009 e ci indica, quale strumento per consentire un'integrazione delle persone sorde, l'utilizzo della LIS.
evidente che lo strumento della lingua del LIS non è esclusiva per quelle persone che non hanno la possibilità di risolvere la loro situazione attraverso un intervento chirurgico, quindi attraverso l'utilizzo di tutte quelle tecnologie che oggi la scienza ci mette a disposizione.
L'utilizzo della lingua dei segni è un'opportunità, uno strumento ed un modo con il quale eliminare quelle barriere tra chi ha questa forma di disabilità e le persone che sono in grado di udire in modo normale.
Qualche dato.
Nel nostro Paese, le persone sorde per nascita sono circa 45 mila: di queste, il 5%, ad oggi, nonostante le nuove tecnologie, non riescono a risolvere pienamente il problema della sordità.
giusto, quindi, consentire a loro di avere tutti quegli strumenti, a carattere educativo e formativo, che gli permettano di abbattere le barriere, creandogli l'opportunità di un progetto di vita che gli consentano di realizzare ambizioni, aspettative e desideri.
Ultima questione. Prima ho citato i due Istituti di Stato che, come ho detto, rappresentano due sperimentazioni riconosciute dal Ministero della Pubblica Istruzione, e che sono aperti a tutti i bambini e i ragazzi che vogliono iscriversi. Questi Istituti non hanno il carattere, come qualcuno ha voluto sottolineare, di classi speciali o di scuole speciali. Non sono scuole speciali. Non sono classi speciali. Sono scuole che hanno intrapreso un percorso educativo e formativo volto, innanzitutto, a consentire una piena integrazione, ma anche a formare, nello specifico, con i bambini per i quali è stato identificato, all'interno del proprio progetto di vita, uno degli strumenti possibili, l'apprendimento della lingua LIS.
Proprio perché le nostre due scuole rappresentano un'eccellenza italiana, molti ragazzi scelgono di venire in Piemonte, in modo particolare a Torino e a Cossato, per frequentare queste scuole. Oltretutto, esiste anche una forma convittuale per la quale, in modo particolare per i ragazzi che frequentano l'istituto Magarotto, possono risiedere e vivere a Torino.
Ho voluto evidenziare questo ultimo aspetto proprio a testimonianza del fatto che non stiamo parlando di situazioni di isolamento o di discriminazione, ma di opportunità che è giusto offrire a chi, nel proprio progetto di vita, è costretto ad individuare strumenti suppletivi ed aggiuntivi per avere una vita normale e per usufruire di tutti quegli strumenti che nel percorso di ognuno di noi vengono messi a disposizione.
Abbiamo presentato alcuni emendamenti. Sono emendamenti che, ancora una volta, vogliono sottolineare come, prima di tutto, debba essere offerto a tutti i bambini e a tutte le persone l'opportunità che la scienza, la chirurgia e la medicina mettono a disposizione, come la possibilità di utilizzare in alternativa, qualora non esistessero opportunità di tipo clinico, percorsi di tipo riabilitativo ed educativo.
Con gli emendamenti chiediamo anche - anche se poi sarà oggetto di successiva presentazione e discussione - che nel Piano Sanitario ci sia la possibilità di eliminare le liste per quei bambini ai quali è stata diagnostica la sordità e per i quali è stato previsto un proprio un intervento, utilizzando i cosiddetti "impianti cocleari".
Sappiamo che esistono ospedali con lunghe liste di attesa; sappiamo che spesso queste famiglie, quindi questi bambini, sono costretti a rivolgersi ad altre regioni italiane.
Crediamo che questo non sia nell'ottica del ragionamento, accettabile e condivisibile, che ho cercato di descrivere. Crediamo debbano essere messi in atto tutti quegli strumenti e quelle opportunità per far sì che i cittadini piemontesi, e chi altro decida di venire nella nostra regione trovino risposta al proprio problema all'interno degli ospedali della nostra regione.



PRESIDENTE

Entrambe le relazioni sono state svolte; pertanto, dichiaro aperto il dibattito generale.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cursio; ne ha facoltà.



CURSIO Luigi

Grazie, Presidente.
Prima di entrare nel merito della discussione, vorrei fare una premessa. Ho firmato questa proposta di legge perché credo che chi non ha possibilità di ricostruire, reintegrare o rimuovere l'ostacolo che non gli consente di udire, possa avere acceso ad altri strumenti, tipo la lingua anche se sarebbe più corretto dire il linguaggio - LIS, per comunicare col mondo esterno.
Questa premessa è doverosa perché in buona fede ritenevo, pensavo e credevo che questo fosse anche l'intento di chi ha promosso questo documento. Invece poi nella prima fase, cioè in Commissione, ho percepito che non era proprio questo il senso.
Parlo candidamente e liberamente: parla il medico e non il politico e se posso, parla anche il papà che è in me.
Nel testo si afferma che nelle scuole primarie la Regione deve promuovere il linguaggio LIS.
Oggi, in Piemonte, ci sono mille bimbi affetti da sordità.
Tutti sapete che se a questi bimbi, nella fase neonatale, cioè il giorno successivo alla nascita, quindi nel corso del primo mese, fosse stata effettuata una diagnosi precoce sulla base di dati anamnestici raccolti (capire se un genitore, un nonno o un parente lontano o vicino possa essere portatore di sordità e successivamente muto - successivamente muto - perché non esiste il sordo-mutismo in quanto affezione unica o meglio, d'origine), sarebbe stato possibile ricorrere ad un impianto cocleare, ripristinando le normali condotte uditive interne, affinch percepissero i suoni e i rumori, cioè gli stimoli acustici.
Perché dico questo? Perché la sordità è equiparata al labbro leporino ma nessuno di noi si scandalizza se di fronte al labbro leporino, piuttosto che al palatoschisi, o alla spina bifida o al testicolo ritenuto, il bimbo viene sottoposto ad intervento chirurgico piuttosto che a terapia medica.
Nessuno di noi si meraviglia perché consideriamo l'evento un evento assolutamente naturale: la rimozione di un'anomalia - in questo caso congenita - affinché il bimbo possa avere il ripristino fisiologico e funzionale di una carenza che madre natura, in maniera indisposta, gli ha regalato.
Personalmente ho fatto una riflessione, e non vorrei dover ammettere che, a fronte di una tutela di un gruppo di persone, perché la LIS sappiate, è destinata a scomparire, dal momento che il progresso scientifico-medico ridurrà sempre più il numero delle persone che non potranno udire, perché udranno, quindi non sarà più necessario il linguaggio LIS...
Probabilmente, fra dieci, venti o trent'anni il supporto non sarà più necessario, perché scomparirà, in quanto i neonati, sin da oggi, anzi da qualche anno a questa parte, hanno la possibilità di eliminare il danno arrecato a livello genetico o per la malformazione che hanno riportato.
Dicevo prima che ho il timore, e vorrei non aver ragione, che per tutelare un gruppo di persone si inventa uno stratagemma per arrecare un danno irreversibile a un gruppo di persone. Potrei farvi un parallelo: visto che i becchini non hanno lavoro, ammazziamo un po' di gente, così creiamo un po' di lavoro per i becchini. È un po' questo il parallelo forse è eccessivo, però è questo.



(Commenti del Consigliere Lepri)



CURSIO Luigi

Collega Lepri, è così.
Il fatto che il linguaggio LIS sia destinato ad essere del tutto obsoleto per ragioni legate al progresso scientifico deve instillare in ciascuno di noi il concetto che dobbiamo necessariamente guardare avanti affinché un danno riparabile un danno rimediabile possa essere del tutto superato.
D'altro canto, quando noi affermiamo (lo dice la nostra Costituzione) che ciascuna persona deve essere messa nelle condizioni di potersi integrare nel contesto sociale, lavorativo e affettivo, da questo punto di vista, devo porre il bimbo (che non ha consapevolezza del suo danno e non ha la facoltà di poter decidere) nelle stesse condizioni in cui qualsiasi altro bimbo si trova. Diversamente, arreco un danno a quel bimbo.
Un bimbo, quando nasce sordo, proprio perché sordo, non acquisisce gli stimoli acustici esterni e non li può riprodurre; di conseguenza, diventa sordomuto per questa impossibilità di tradurre lo stimolo. Il nostro bimbo può superare agevolmente questo limite con una protesi.
Presidente, forse avrò anche un po' esagerato, però nel corso di queste settimane ho riflettuto e credo sia doveroso da parte di ciascuno di noi fare una riflessione su questo argomento, perché diversamente rischiamo di arrecare un grosso danno ai nostri bimbi, che purtroppo sono ancora in numero rilevante; ripeto, in questo momento in Piemonte ci sono circa mille bimbi affetti da sordità e quindi da sordomutismo.
Mi auguro che la discussione e successivamente anche gli emendamenti possano correggere il testo, per quanto devo ammettere che è stato ulteriormente modificato, non senza resistenze, perché per introdurre il riferimento all'impianto coclearie, che ho fortissimamente voluto fosse inserito nel testo, abbiamo dovuto "sudare".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Boeti.



BOETI Antonino

Grazie, Presidente.
Il disegno di legge del quale discutiamo è un disegno di legge, credo da affrontare - non mi viene un altro termine - con tutta la discrezione possibile, perché parliamo di uomini e donne che questo deficit uditivo lo hanno portato per tutta la vita e credo combattendo, sia individualmente che con le loro famiglie, battaglie importanti per l'integrazione sociale perché parliamo dei bambini che stanno nascendo in questo momento, 35/40 all'anno in Piemonte, e che si trovano con le loro famiglie ad affrontare percorsi diagnostici e terapeutici di grande difficoltà. Di fronte a situazioni di questo tipo, le parole da usare devono essere parole caute e bisogna avere rispetto per le posizioni di ognuno.
Può anche darsi che all'interno dei partiti che compongono quest'Assemblea ci possono essere nei vari Consiglieri sensibilità differenti o modi diversi di affrontare questo problema, e credo che questo sia un diritto per tutti.
Quando si trattano argomenti di questo tipo, si risponde alla propria coscienza, alla propria competenza, al modo con il quale si è approfondito più o meno l'argomento.
Il disegno di legge che è stato presentato è un disegno di legge fotocopia di quello presentato in Commissione competente del Senato della Repubblica, modificato poi dal lavoro che la Commissione ha fatto, e ringraziamo naturalmente per il lavoro svolto, all'interno della quale c'era una rappresentate del PD che ha fatto esattamente un buon lavoro con l'obiettivo di migliorare il testo.
Certo è che questo disegno di legge è una fotocopia di quello che è stato presentato nella Commissione competente del Senato della Repubblica che peraltro l'ha licenziato e poi, inviato alla Commissione competente alla Camera, questa ha ritenuto invece, differentemente a quanto era successo al Senato, di non farne proseguire l'iter parlamentare.
un disegno di legge che riconosce la lingua dei segni italiana perché poi alla Camera il disegno di legge è stato in qualche modo sfrondato di molti orpelli che già sono riconosciuti dalla legislazione italiana, per cui la Camera ha ritenuto di non procedere in tal senso: c'è solo un paragrafo in cui si riconosce la lingua dei segni italiana.
Il lavoro viene concluso dalla Commissione con queste parole: "Il riconoscimento della lingua dei segni, già di fatto pienamente utilizzata potrebbe portare più che ad includere i non udenti nella società piuttosto ad escluderli", precludendo loro la possibilità di esprimersi attraverso la stessa lingua circolante. Conclude, quindi, con il parere della Commissione competente, che è contrario. Tant'è che in questo momento il Parlamento si è arenato su questo provvedimento e non sappiamo, naturalmente, se questo Governo e questo Parlamento avranno la possibilità di occuparsi della questione.
un disegno di legge - lo diceva poc'anzi il Consigliere Cursio - che aveva una giustificazione maggiore probabilmente un po' di anni fa, ma non oggi.
Rilevo che ho molte perplessità rispetto all'articolo 1, nella parte in cui recita "lingua non territoriale propria della comunità dei sordi": poiché i sordi non sono un popolo, ma cittadini, uomini e donne del nostro Paese che hanno un deficit uditivo caratterizzato da un handicap, che è l'incapacità di parlare, a mio avviso non c'è ragione per dare dignità di lingua ad un simile strumento. La LIS è uno strumento che negli anni ha svolto un ruolo di straordinaria importanza, anche per l'integrazione di questi cittadini, ma oggi - ci tornerò successivamente - è superato, almeno per i bambini che oggi nascono con questo deficit uditivo, dai progressi che la scienza e la tecnica hanno fatto, e non solo in questo campo.
Don Milani sosteneva che è la parola che ci fa uguali! Per questa ragione, continuare in forme di legislazione separata secondo me significa continuare a condannare le persone sorde ad essere "altri".
Per raggiungere l'obiettivo della piena inclusione e della pari dignità sociale è necessaria - lo ha accennato prima il Consigliere Cursio - la messa in atto di un adeguato protocollo sanitario.
Cosa succede oggi in un ospedale dove nasce un bambino per il quale magari, si sospetta un deficit di questo tipo? A quattro mesi si esegue uno screening neonatale, fatto peraltro con uno strumento banale e semplice, di cui sono dotati tutti i reparti di neonatologia della nostra Regione. Il deficit, in genere, viene diagnosticato all'età di sei mesi: in quell'età al bambino viene applicata una protesi acustica, che può essere di un'intensità maggiore o minore, a seconda del deficit uditivo; all'età di un anno viene applicata una protesi con caratteristiche più importanti e con una maggiore capacità uditiva rispetto a quella che si era posizionata sull'orecchio del bambino a sei mesi, ed entro i diciotto mesi il bambino può essere operato.
Nel 90% dei casi l'impianto cocleare dà buoni risultati (naturalmente può essere bilaterale).
L'impianto cocleare non garantisce buoni risultati nei pazienti che hanno una lesione del nervo acustico, per cui stimolare un nervo che non funziona è praticamente inutile. In tutti gli altri casi, entro i diciotto mesi i bambini, attraverso un impianto cocleare, possono sviluppare quel sistema neuronale che permette loro di udire e di diventare bambini e bambini - e domani uomini e donne - che vivranno una vita normale, pur portatori di un impianto coclearie, che consentirà loro di essere, a pieno titolo, cittadini di questo Paese.
Ho un'esperienza diretta che ha riguardato il nipote di un amico di Avigliana, che ha avuto questo problema con il bambino: la protesi è stata impiantata a Treviso, perché in Italia è la scuola che vanta le esperienze maggiori, ma anche in Piemonte oggi - ad Alessandria, piuttosto che all'Ospedale Martini di Torino - ci sono tre o quattro centri in cui lavorano medici capaci, in grado di dare risposte serie e quindi di occuparsi con competenza di questa patologia.
In merito al problema di cui parlava la Consigliera Pentenero, si rileva in effetti una discreta lista di attesa: questo, per la nostra Regione, è inammissibile.
L'impianto cocleare costa 22.000 euro, quindi è una cifra effettivamente rilevante. Ma se c'è l'indicazione tecnica e se il medico ritiene che quel bambino deve essere operato, noi dobbiamo essere in grado di garantire un intervento chirurgico che permetterà a quel bambino di avere una vita pressoché normale. Se si mette in dubbio questo principio ciò varrà anche per le protesi d'anca, per le protesi del ginocchio e per tutto quello su cui, in qualche modo, si può economizzare. Naturalmente un sistema sanitario come quello piemontese, che in questi anni è sempre stato di ottima qualità, non se lo può permettere.
L'ipoacusia, quindi, è un deficit che produce un handicap e noi non possiamo, secondo il mio modo di vedere le cose (che non è necessariamente la verità rispetto a questo argomento), costruire una legge sugli handicap.
In generale, non sono d'accordo sulle leggi di settore: i deficit rappresentano un mondo estremamente variegato, del quale si deve occupare la sanità. E quando le competenze stanno tra la sanità e altri Assessorati altri pezzi della vita di ciascuno di noi e della nostra Regione - vanno trattate insieme, ma certamente le leggi di settore, a nostro avviso, non funzionano.
Ho presentato quattro o cinque emendamenti rispetto a questa legge, non perché vogliamo avere una posizione ostruzionistica, ma perché pensiamo di migliorare ulteriormente il testo. In molti casi, a seconda di come ciascuno di voi voterà, pensiamo di far rilevare quella che è la posizione di ognuno di noi rispetto a questo argomento.
Dispongo di un documento sottoscritto da tutti i Direttori di cattedra di Otorinolaringoiatria del nostro Paese secondo il quale oggi c'è una strada diversa rispetto a questo problema; problema che è ancora di straordinaria importanza per molte famiglie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Montaruli; ne ha facoltà.



MONTARULI Augusta

Grazie, Presidente.
Volevo iniziare il mio intervento rivolgendo un ringraziamento sincero e sentito a tutti i componenti della IV Commissione che hanno dovuto approcciarsi a questo delicatissimo tema.
Giova ricordare, sebbene sia stato rammentato più volte anche in mattinata, soprattutto quando ci siamo soffermati a discutere della questione pregiudiziale avanzata dalla collega Artesio, come la proposta di legge che oggi andiamo a valutare, ed eventualmente ad approvare, è molto differente rispetto a quella inizialmente presentata.
differente perché sono stati recepiti numerosi suggerimenti riflessioni ed emendamenti (poi formalizzati) che hanno portato a modificare questa proposta di legge nel senso in cui oggi la leggiamo.
Tali modifiche, a mio giudizio, sono state unite da una comune intenzione o, meglio, da un senso di responsabilità dettato dalla consapevolezza di dover uscire dagli schieramenti dei barricaderi e dalla contrapposizione, forse più ideologica che fattuale, che noi abbiamo anche potuto vedere sia in sede di Commissione che in fase di audizione, e ancora nei giorni successivi fino ad oggi, mentre si discuteva di questo provvedimento di legge, che vede la contrapposizione tra chi sostiene che esistano soltanto gli impianti cocleari e chi sostiene che esistano soltanto i segni.
Ebbene, le modifiche che sono state apportate sono state dettate da un senso di responsabilità: quello di superare questa contrapposizione e di cercare di tutelare e di garantire due principi. Di fronte alla drammaticità di un evento che porta alla disabilità, esiste certamente come prima strada quella della scienza e della medicina.
Ci sono, però, delle strade che questa medicina e questa scienza non riescono a percorrere e allora, lì, abbiamo il dovere e la necessità di tutelare un altro diritto: il diritto della libertà di scegliere, anche di scegliere di utilizzare la LIS, perché la LIS non è in contrapposizione alla scelta di utilizzare un impianto cocleare. Ci sono realtà (penso alla scuola di Cossato, ma ce ne sono tantissime altre in Piemonte, e non solo) in cui la LIS si accompagna addirittura all'altra strada, quella dell'impiantistica cocleare.
Questa contrapposizione l'abbiamo potuta vedere e constatare in Commissione e nei vari colloqui che abbiamo avuto in questi mesi, direi anni (se guardiamo la data di presentazione della legge ormai si parla di anni).
Questa contrapposizione, se calata nella realtà concreta, nella vita delle persone che hanno avuto un problema con la sordità, non c'è quasi più.
Posso dire, anche per esperienza personale, di aver visto e conosciuto tante persone sorde che hanno intrapreso la strada della LIS, ma anche tante persone sorde che hanno scelto - e l'hanno potuto fare, soprattutto la strada dell'impiantistica cocleare. Il confronto tra queste persone era appunto, un confronto; non ho mai sentito qualcuno imporre ad altri la propria esperienza personale.
E allora, se non avviene questo nelle vite personali, nelle vite private, non credo, innanzitutto, che possa farlo la Regione Piemonte.
Questa era la prima considerazione che sentivo di dover fare, ma voglio toccare almeno altri due punti.
In merito alla questione da lei sollevata, Consigliere Cursio, lei ha fatto delle affermazioni molto intelligenti e sicuramente apprezzabili.
Devo farle, però, un'osservazione: molto spesso - e questo è un caso - la scienza corre meno velocemente della vita delle persone. Lei ha parlato giustamente di neonati e bambini, però voglio metterle anche davanti agli occhi la realtà di chi magari oggi ha quarant'anni e non ha potuto usufruire delle conoscenze che attualmente abbiamo, e che devono continuare ad essere sostenute (questo progetto di legge continua a sostenerle). Chi non ha potuto intraprendere quelle strade, oggi, proprio perché non l'ha potuto fare, non può sicuramente vivere la legge del contrappasso, cioè quella di essere in qualche modo emarginato.
Non si può mettere sull'altare l'una o l'altra soluzione. Le due soluzioni viaggiano in parallelo, o - ancora meglio - molto spesso viaggiano unitamente. E quello della sordità è un caso di questi.
In riferimento, poi, a come si è pronunciato il Parlamento pronunciamento che è stata giustamente richiamato più volte in quest'Aula mi preme ricordare - e ringrazio il Consigliere Boeti per averlo, a sua volta, ricordato - che soltanto la Commissione Cultura della Camera si è pronunciata contrariamente, rispetto al progetto di legge nazionale, che non è proprio la fotocopia di quello regionale, ma è molto simile.
Mi preme sottolineare, per invogliarvi ad una riflessione, la frase finale della relazione della Commissione (mi ha molto colpito), laddove dice: "Potrebbe portare, più che a includere i non udenti nella società piuttosto ad escluderli, precludendo loro di esprimersi attraverso la lingua circolante".
Ho trovato abbastanza inopportuna questa dichiarazione, perché se parliamo di altri tipi di barriere, non le barriere uditive, ma, ad esempio, quelle architettoniche, nessuno di noi penserebbe di dire che non riconosciamo il diritto di un disabile che non ha la possibilità di utilizzare gli arti inferiori, di vedere le barriere architettoniche abbattute, solo perché esistono protesi come la Sprinter's King, che permette a grandi atleti, come Oscar Pistorius, di correre addirittura alle Olimpiadi! E allora, se questo discorso vale per le barriere architettoniche, ha validità anche per le barriere che devono superare ed affrontare quotidianamente le persone sorde.
Invito chi ha letto la relazione della Commissione della Camera dei Deputati, a fare questo paragone, perché, se facesse questo paragone riterrebbe - come ritengo io - che quanto detto dalla Commissione Cultura della Camera dei Deputati, a fondamento della bocciatura del progetto di legge, è quanto meno - e sono leggera in questo mio giudizio - inopportuno.
Parlando, poi, della questione di costituzionalità, affrontata all'inizio, ritengo che questo sia un tema ampiamente affrontato in Commissione, dove si è arrivati - e non è una cosa da poco, in un progetto di legge - addirittura a modificare il titolo del progetto di legge stesso.
Questa non è una cosa da poco: conoscete bene anche il valore simbolico che ha un titolo. Il titolo è tutto: è il riassunto, il sommario di quello che c'è in una legge. Cambiarlo ha rappresentato anche un grandissimo sforzo da entrambe le parti, per arrivare ad una soluzione conclusiva.
Pertanto, guardiamo le cose per come sono: usciamo un attimo fuori da quest'Aula bunker e guardiamo la realtà in cui vivono determinate persone.
Guardiamo certamente ai neonati e a coloro che devono ancora nascere e diamo loro delle opportunità, perché le barriere che la sordità impone possano essere superate anche dalla medicina, ma guardiamo anche, per esempio, a coloro che non possono effettuare quella scelta, per questioni fisiche o anagrafiche.
Non possiamo dire che sono qualcos'altro ed emarginarle. Non possiamo dire questo.
Pertanto, non facciamo cadere questa legge nel silenzio! Facendo cadere questa legge nel silenzio, facciamo troppo rumore nella vita delle persone.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Grazie, Presidente.
Colleghi, trovo sbagliato e fuorviante la contrapposizione tra il partito della lingua dei segni e il partito dell'impianto cocleare.
Ho ancora in mente l'audizione, presso la Commissione consiliare qualche mese fa, delle associazioni che rappresentano le famiglie delle persone e dei bambini sordi. È stata una seduta che mi ha segnato profondamente.
Io non ho colto, negli interventi delle persone che hanno partecipato a quell'audizione, alcuna animosità. Hanno svolto interventi e posto questioni che io condivido, non per compassione, ma per convinzione.
Cosa ci hanno chiesto durante quell'audizione? Ci hanno chiesto un intervento legislativo, certo parziale, anche insufficiente. Insufficiente perché su questa materia sappiamo tutti che dovrebbe legiferare ed intervenire il Parlamento. Lo aveva fatto il Senato; come ha ricordato il collega Boeti, il testo è stato però bloccato alla Camera dei Deputati perché lì si è riaperta la contesa tra Guelfi e Ghibellini. Ci hanno chiesto invece un provvedimento che, con tutti i limiti che sappiamo perché è una legge che ha una valenza regionale - affermi un principio sancisca un riconoscimento.
Lo ricordava la collega Pentenero: da anni ho avuto modo da seguire da vicino l'esperienza che viene compiuta nel Biellese, e in particolare nel Comune di Cossato, con il progetto "Bilinguismo Lingua italiana dei segni" il cui obiettivo è esattamente un altro rispetto a quello detto da alcuni colleghi, anche questa mattina: semmai, infatti, l'obiettivo è quello dell'integrazione dei bambini, non dell'esclusione. Quel progetto ha prodotto, in questi anni, risultati straordinari: sul piano cognitivo, sul piano umano e sul piano sociale, come dite voi. Inviterei i Consiglieri a conoscere da vicino quell'esperienza perché penso che, se avessero l'opportunità e la volontà di conoscerla da vicino, alcuni colleghi si porrebbero forse - uso il forse, naturalmente - in maniera un po' diversa di fronte alla questione che stiamo discutendo.
Ma cosa chiede al legislatore questo mondo, perché si tratta di un mondo, un mondo di persone? Ci chiede fondamentalmente una cosa, lo diceva la collega Pentenero: una maggiore attenzione, un riconoscimento della lingua dei segni, sulla base di tantissime sollecitazioni - poi ne parler che sono venute all'Italia, al Parlamento italiano, alle forze politiche italiane. Ricordo che riconoscere ufficialmente la lingua dei segni è stato uno dei primi atti compiuti dal Governo Zapatero, in Spagna: uno dei primi atti di quel Governo! Ora, questo mondo - faccio sempre riferimento a ciò che è emerso durante l'audizione - non dice che l'impianto cocleare non serve: non ho trovato ostilità nei confronti della tecnica, della scienza o delle tecnologie; non hanno detto questo, in quell'incontro, anche se noi sappiamo che per molti l'impianto non serve; o mi sbaglio? Costituiranno una piccola parte, ma per molti l'impianto non serve; è una piccola parte perfetto! - ma quella piccola parte avrà pur un problema! Sappiamo che esistono le liste di attesa; noi dobbiamo, naturalmente, ovviare a quest'inconveniente, ma sappiamo che esistono le liste d'attesa. Vorrei che il collega Gariglio- che oggi è assente per ragioni istituzionali o di lavoro - vi raccontasse che esperienza ha fatto lui.
Queste persone ci chiedono di riconoscere ciò che già viene praticato perché è evidente che la lingua dei segni viene praticata da tempo.
Dobbiamo prendere atto di quella realtà e stabilire un principio, un diritto di queste persone, che penso sia inclusivo e non esclusivo.
A me ha colpito un fatto: oggi, il 95% dei 70.000 sordi utilizza la lingua dei segni; ma vorrà pure dire qualcosa, colleghi, no? Vorrà pur dire qualcosa il fatto che il 95% di 70.000 oggi, in Italia, utilizza questa lingua; o mi sbaglio? Ho avuto modo di entrare in contatto con loro e, per la stragrande maggioranza di queste persone, quella - non so se è il termine giusto - è la "lingua madre", la lingua principale. Per questo parliamo di un riconoscimento, che non è una forzatura, sollecitato da importanti istituzioni internazionali.
Mi è stato spiegato e mi hanno raccontato alcuni amici che in LIS si producono narrazione, poesia, teatro, canti, danze; e potrei continuare.
Per questo penso abbia un senso parlare di riconoscimento, esattamente nei termini indicati da alcune autorità internazionali. Penso alla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti contro le disabilità, che ha invitato gli Stati membri ad assumere una posizione netta in questo senso, e penso anche, però, alla decisione assunta dal Consiglio d'Europa, che ha invitato i Paesi membri a muoversi in questa direzione.
Stiamo parlando di questo e penso che un legislatore attento, sensibile e che - certo - affronta le questioni che pone il collega Boeti non sottovaluti questa questione e, in ogni caso, la consideri tutto fuorché un elemento di discriminazione, perché è vero esattamente il contrario.
Lasciatemelo dire così, perché mi sono scritto queste poche cose. Di solito parlo a braccio, ma qui vorrei non dire delle cose inesatte, per rispetto delle persone di cui stiamo parlando: il bilinguismo è l'unico modo per venire incontro ai problemi di tante persone e bambini sordi. Il bilinguismo, infatti, include sia la lingua dei segni, usata dalla comunità dei sordi - tra loro si parlano così! - sia la lingua orale, usata dalla maggioranza delle persone, da noi che sordi non siamo.
Bene, la maggior parte dei bambini sordi usa due lingue e penso che ogni bambino sordo - qualunque sia il livello della sua perdita di udito dovrebbe avere il diritto di crescere bilingue: il diritto. Perché? Perch tramite la conoscenza e l'uso della LIS come della lingua orale, questo bambino potrà acquisire appieno le sue capacità cognitive, le sue capacità "linguistiche" - uso questo termine e non so se è giusto - e le sue capacità sociali.
Infine, faccio una considerazione sulla LIS. Scusate, ho studiato un po' prima di intervenire in questa discussione, ma mi risulta che esistano corsi universitari e progetti di ricerca che hanno dimostrato il valore psicologico, pedagogico, neuropsicologico della LIS. Sono cose che non hanno senso queste? Sono invenzioni? No, e se non sono invenzioni penso sia allora opportuno che il legislatore si predisponga ad affrontare la questione con il rilievo che essa richiede.
Mi è stato spiegato per esempio - ho finito, Presidente - che nonostante notevoli sforzi che compiono i bambini e nonostante l'uso di diversi supporti tecnologici, è un fatto che moltissimi bambini sordi incontrano grandi difficoltà nella produzione e nella percezione del linguaggio orale, nella sua modalità parlata.
Mi è stato spiegato - perché credo ovviamente di essermi avvicinato a questo problema con grande attenzione e umiltà - che quando il bambino sordo deve attendere in alcuni casi diversi anni - diversi anni! - per raggiungere un livello di soddisfazione, che rischia però di non essere mai raggiunto, e nello stesso tempo gli viene negato l'accesso ad una lingua che soddisfi i suoi bisogni primari immediati, in questo caso la LIS significa che egli rischia di subire un danno: un danno che incide sulla sua formazione.
Ecco, ho detto queste cose senza avere competenze specifiche in materia e mi scuso con i colleghi; competenze non ne ho, ma penso che il DDL che stiamo discutendo avrebbe dovuto essere ancora più netto. Lo trovo un punto di sintesi positiva, ma si vada con coraggio in questa direzione: quello che noi compiamo è un atto di civiltà!



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Lepri.



LEPRI Stefano

Vorrei parlare con la stessa passione che ha ispirato il collega Ronzani, domandandomi da subito se questo provvedimento sia veramente necessario.
La mia risposta potrebbe essere "no", nella misura in cui la politica non da oggi, ha deciso opportunamente, probabilmente in modo ancora insoddisfacente, di dedicare risorse per garantire servizi e opportunità alle persone non udenti. Penso, ad esempio, al servizio ponte che impegna risorse ben superiori ai 150 mila euro che stanziamo ogni anno e penso fortunatamente alle tante risorse, peraltro ancora insufficienti, che servono a pagare coloro i quali aiutano - traducendo - i non udenti a comprendere la lingua che i più, a voce, rappresentano giornalmente.
Ma se in linea teorica questa legge potrebbe non essere utile dal punto di vista dell'obiettivo che si vuole perseguire (quello di offrire servizi in modo particolare attraverso gli interpreti, per fare in modo che le opportunità vengano offerte e non più precluse alle persone che usano la lingua dei segni), la domanda è più profonda.
La domanda è la seguente: è ragionevole considerare la proposta che arriva dalla comunità delle persone non udenti, che usano la lingua dei segni come lingua abituale con cui rappresentano i loro sentimenti, le loro attese? La risposta per me è: si, è ragionevole che questo possa essere riconosciuto, perché, loro malgrado, le persone non udenti hanno ormai strada facendo (come direbbe un famoso cantautore), fatto diventare la LIS un po' come il loro elemento d'identità, come qualcosa di cui vogliono essere orgogliosi.
Conosco bene le obiezioni che sono state rappresentate anche in questo dibattito, in modo particolare quella che ha rappresentato la collega Artesio, secondo la quale ci sarebbe il rischio di emarginare, addirittura lei ha detto - di discriminare, al punto di arrivare a prefigurare un'incostituzionalità in forza di questo tratto discriminatorio.
Io, al contrario della collega Artesio, penso che questo disegno di legge muova nel senso di rimuovere gli ostacoli che possono - sì discriminare la comunità dei sordi e possa contribuire a rimuovere quei residui di ideologismo, di furore ideologico, di furia iconoclasta che ha contraddistinto gli anni '70, un movimento ispirato alla deistituzionalizzazione che, insieme a questa, ha portato con sé molti danni. Penso alle scuole speciali, che fino agli anni '70 hanno insegnato a molti sordi ad esprimersi attraverso l'oralità, ma queste competenze non sono state trasmesse nei decenni successivi, per cui oggi abbiamo una comunità di sordi che, se hanno 60-70 anni, sono, in molti casi, in grado di comprendere le persone come noi, e abbiamo, poi, una comunità di giovani ventenni o trentenni che si esprimono solo con la lingua dei segni, perch a loro non è stato insegnato altro.
Ritengo che un dibattito come questo dovrebbe e potrebbe portarci anche a riflettere sull'efficacia di queste presunte politiche d'integrazione che hanno certamente contribuito ad abbattere un certo stile ghettizzante presente probabilmente nelle scuole speciali, ma che non hanno consentito all'opposto, alle persone che frequentavano quelle scuole, d'inserirsi pienamente in un contesto di normalità.
Forse questo dibattito non ce lo consente, ma sarebbe interessante riflettere sull'efficacia, oggi, delle politiche di sostegno, rivolte nello specifico, attraverso gli insegnanti di sostegno, ai bambini non udenti.
Spero non vi sia più questa attesa palingenetica, per cui in una vita futura prossima non ci saranno più sordi, non ci saranno più invalidi tutti saremo virtuosi e magari immortali, ma mi chiedo: le persone (che sono la gran parte) che non possono - perché hanno già un'età avanzata o perché la loro condizione lo impedisce - avere un impianto cocleare, cosa possono fare? A loro possiamo riconoscere il diritto e l'orgoglio di parlare nella lingua con la quale sono in grado di esprimersi? Ritengo che, all'opposto, un eccesso di ideologizzazione porti, magari inconsapevolmente (ma questo è, fortunatamente, il rischio minoritario, in quest'Aula) a stigmatizzare la stessa comunità che, invece, con questa legge vuole avere un po' di dignità e di riconoscimento in più.
Qualcuno ha detto: tra vent'anni questa legge non servirà più. Questo è probabilmente un argomento vero; magari la tecnologia sarà in grado di offrire a tutti una risposta (e ce lo auguriamo), in modo che tutti possano, presto o tardi, avere la possibilità di udire, ma oggi purtroppo non è così. Verosimilmente, ci sarà una minoranza (speriamo sempre meno) che dovrà esprimersi in un modo diverso da quello vocale e che dovrà intendere in un modo diverso da quello orale, senza contare il fatto che anche nei casi in cui l'impianto cocleare funzioni, sarebbe opportuno pensare che l'uso della lingua dei segni sia un ulteriore strumento di comunicazione, attraverso il bilinguismo, e non un handicap da cui guardarsi.
Per questa ragione, ritengo che la legge sia utile.
Volendo considerare un'avvertenza, credo che dovremmo guardarci dall'evitare, come paventava il collega Cursio, di alimentare servizi inutili (ma questo è un rischio che non credo corriamo, anche per la modestia del finanziamento previsto a bilancio), di alimentare la corsa a professionalità che si autoalimentano, come purtroppo avviene in molti altri comparti.
Ma - ripeto - non credo che questo avverrà in questo comparto.
In sostanza, se oggi un giovane che - ahimè - non ha potuto acquisire almeno le abilità dell'oralità, che in molti casi consente alle persone non udenti, guardando il movimento delle labbra, di comprendere ciò che una persona che parla intende dire, quindi se una persona che oggi conosce "solo" la lingua dei segni vuole sostenere, ad esempio, un esame all'università, ebbene, in una civiltà come quella che vorremmo affermare deve avere il diritto che ci sia qualcuno in grado di tradurre al professore che lo esamina, le sue capacità.
questo il senso della legge, che considero, grazie al lavoro svolto in modo particolare dai colleghi della VI Commissione, un testo equilibrato.
un testo che parte dalle esigenze rappresentate dalla comunità dei sordi, una comunità che si è costituita in forza di una disabilità e che ha una dignità e un orgoglio che la comunità politica deve riconoscere.
Ma è anche una legge che valorizza le nuove tecnologie, che riconosce la loro importanza e che impegna la sanità a fare in modo che ogni bambino che può fruire di questa opportunità ne abbia il diritto e contemporaneamente, infine credo anche - e lo aggiungo con un pizzico di polemica - che contribuisce ad eliminare o, comunque, a ridurre ulteriormente quel residuo di ideologismo che credo abbia fatto dei danni nei decenni passati.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PLACIDO



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Artesio; ne ha facoltà.



ARTESIO Eleonora

La relazione di maggioranza ha insistito ripetutamente sulle condizioni di salute e sulla necessità di intervenire per fare in modo che le disabilità non producano una situazione di discriminazione.
talmente poco vero che questa proposta di legge si occupi delle condizioni di salute e delle condizioni di disabilità, che noi non abbiamo discusso la legge nella Commissione sanità e non abbiamo discusso la legge nella Commissione delle politiche sociali.
L'abbiamo discussa nella Commissione cultura, perché l'obiettivo di questa legge, checché ne dicano gli interventi che mi hanno preceduto, non è quello di intervenire sul riconoscimento dei bisogni delle persone nelle loro differenze, ma l'obiettivo di questa legge è il riconoscimento della lingua dei segni italiana. E nessuno che parli con chiara lettura del documento può dire che sono equamente considerate in questa proposta di legge le differenze personali e i modi diversi di gestire le proprie disabilità nella relazione sociale, perché al tema dell'impianto cocleare è dedicata una riga, in quattro articoli in cui si parla del riconoscimento della lingua dei segni italiana. Una riga che dice "promuove l'applicazione". Ci mancherebbe altro! È una legge dello Stato e un livello essenziale di assistenza.
Quindi, lo squilibrio oggettivo di questa legge ci dice che l'indicazione e l'obiettivo è un altro; e che l'obiettivo sia un altro è stato espresso chiaramente dal Consigliere Lepri e dal Consigliere Ronzani.
Allora confrontiamoci sui reali obiettivi dichiarati. Si parla del riconoscimento del linguaggio di comunicazione nella comunità dei sordi.
Io vorrei, per rispetto alle persone e alle loro differenze, che ragionassimo sulla esistenza di una comunità dei sordi.
Esistono differenze anagrafiche, che hanno reso possibile o impossibile ricorrere a modalità diverse di risoluzione della comunicazione.
Esistono differenze in ordine alle ipoacusie. Sono stati citati qui molti dati e ricordiamoci che solo lo 0,04% della popolazione con disabilità auditiva ha una sordità profonda bilaterale fin dalla nascita.
Esistono livelli diversi di sordità, esistono condizioni territoriali diverse per gli inserimenti nei servizi sanitari, sociali, educativi e lavorativi.
Quindi, se si fa riferimento ad una comunità, ignorando le differenze di vita delle persone che condividono una disabilità, ma non per questo rappresentano una comunità, in questa legge lo si fa per raggiungere un obiettivo, che con il mio intervento generale e con gli emendamenti cercherò di rappresentare a tutti i Consiglieri, perché credo che quelli che onestamente presumono che questa legge tuteli di più le persone con disabilità auditive possano convincerci e convincersi che con questa legge non facciamo i loro interessi.
Perché? Stiamo forse ragionando di come potenziare e migliorare i servizi sanitari in questa legge? No.
Stiamo forse ragionando del fatto che la legge n. 104/92 e la legge del 1995 che interviene a tutela degli inserimenti nella scuola di tutti e nelle organizzazioni sociali di tutti, delle persone portatrici di handicap, non sia sufficientemente praticata a favore delle popolazioni sorde in questa legge? No.
Stiamo forse discutendo del fatto che le competenze della Provincia che deve mettere a disposizione nelle scuole gli interpreti gestuali, non siano praticate in modo adeguato e manchino le risorse e noi vogliamo aumentarle? No.
Stiamo forse discutendo in questa legge che l'interprete gestuale è a carico dell'Università durante le lezioni e non sia sufficientemente garantito e che questo discrimina gli studenti? No.
Stiamo forse dicendo che lo Stato non affronti spese sufficienti per garantire gli interpreti in sede giurisdizionale? No.
Stiamo forse dicendo che non è lecito che, quando le persone per interloquire nelle sedi pubbliche abbiano bisogno di interpreti e debbano sostenerlo a loro spese e noi vorremmo invece assumerci un onere pubblico? No.
Nessuna delle questioni concrete che riguardano le persone che utilizzano il linguaggio dei segni viene migliorata da questa legge. Così come nessuna delle condizioni concrete delle persone che hanno una disabilità auditiva e non ricorrono al linguaggio dei segni, viene migliorata da questa legge.
A maggior ragione, il tentativo di neutralità finanziaria delle precedenti versioni e il ridicolo impegno economico di questa legge stanno a dimostrare che non si è fatta alcuna ricognizione dei costi attuali sostenuti dalle istituzioni, almeno per confermarli o per migliorarli, se riteniamo che questa sia una legge che guarda agli interessi delle persone.
Anzi, potremmo arrivare al paradosso che questo testo di legge mettendo una definizione economica di ciò che ritiene necessario ed essendo questa di gran lunga inferiore a tutto ciò che già si fa, possa persino produrre degli alibi nei legislatori regionali e nelle Amministrazioni comunali rispetto a ridurre il proprio impegno.
E allora perché c'è stata tanta necessità di insistere, davvero sì con una furia ideologica, davvero sì con un accanimento di principio, davvero sì evitando di consultare le organizzazioni sanitarie? Non dovevamo migliorare la salute delle persone? Ma non una componente di rappresentanza degli specialisti abbiamo ascoltato. Non ascoltando le istituzioni scolastiche: non vogliamo migliorare l'applicazione della legge n. 104 nelle diverse modalità di frequenza scolastica? Ma abbiamo ascoltato gli esiti scolastici, non da una sola campana? Abbiamo ragionato su quanto le esperienze di bilinguismo producano adulti che usano l'interprete della lingua dei segni dopo aver praticato il bilinguismo? E forse quindi verificato che non è quella la modalità di integrazione? No.
Nulla di tutto questo abbiamo fatto, perché l'obiettivo di questa legge è un obiettivo, in primis, simbolico: assimilare tutte le condizioni delle persone disabili auditive in un'unica condizione, cioè la comunità dei sordi che usa il linguaggio dei segni.
In secondo luogo, tutelare, forse, delle modalità di organizzazione di servizi che ritengo lecito che vengano conservate, ma non ritengo lecito che vengano istituzionalizzate attraverso una legge dedicata.
E questo, davvero, è un modo non per offrire tutela alle persone, ma per garantire la permanenza di un fattore diversificante. E lo ribadir nell'illustrazione di tutti gli emendamenti e nella conclusione finale.
Quindi, vorrei fare un appello al Consiglio regionale; coloro che non hanno avuto modo di seguire, ma sono onestamente, intellettualmente e politicamente interessati ad approfondire, si pongano queste questioni perché noi rischiamo di produrre un danno grandissimo, di cui, forse, anche coloro che dall'esterno ci chiedono di fare non si sono resi conto.
Se usciamo dall'organizzazione dei servizi e delle prestazioni rivolte a garantire diritti alle persone disabili ed entriamo nel campo del riconoscimento delle comunità linguistiche mettiamo a rischio le loro tutele in quanto persone disabili. Non si è disabili il lunedì e appartenenti ad una minoranza linguistica il martedì! Pensiamoci perch questa legge rischia di fare danni, anziché promuovere parità di trattamento ed eguaglianza di opportunità.



PRESIDENTE

Grazie, collega.
Ha chiesto la parola il Consigliere Goffi; seguiranno gli interventi dei colleghi Vignale e Carossa. Ricordo che, dopo aver terminato il dibattito generale, voteremo due ordini del giorno, così come concordato.
La parola al Consigliere Goffi.



GOFFI Alberto

Grazie, Presidente.
La discussione è stata affrontata con serietà credo da parte di tutti i Consiglieri, senza alcuna distinzione - lo diceva il collega Ronzani - tra il partito della LIS e il partito degli impianti cocleari. Il tema è molto serio e ho anche una difficoltà personale ad affrontarlo: è difficile separare la condizione di legislatore dalla condizione di papà che vive una situazione familiare. Infatti, purtroppo, ho seguito queste vicende da genitore e ho potuto comprenderne tutte le problematiche.
In alcuni interventi è emersa la parola "rispetto": occorre rispettare le posizioni di tutti.
Ho avuto la fortuna - perché è una fortuna - di avere potuto - non voluto - fare l'impianto cocleare, che oggi è una novità straordinaria da un punto di vista tecnologico, che, effettivamente, consente alle persone affette da sordità in epoca neonatale, quindi al momento della nascita, il recupero se non integrale direi quasi integrale, ma nella normalità.
Qui si pone il problema di un altro bilinguismo, cioè poter consentire al proprio figlio di imparare la lingua inglese oltre alla lingua italiana che non è il bilinguismo della lingua dei segni e quella della lingua orale. È un percorso difficile e lungo, lo dico da genitore e molte delle osservazioni della collega Artesio mi hanno aiutato a ripercorrere quelle fasi, perché questa legge, in realtà, ha un valore simbolico e non un valore concreto. La concretezza è caratterizzata da altri problemi, quale quello medico, in cui occorre affrontare la diagnosi, l'operazione chirurgica, la riabilitazione con il logopedista, cioè entrare in un calvario. Vi assicuro che quello, sì, è un vero calvario burocratico, dove si trascorrono intere giornate all'INPS per dover fare delle visite con medici che non conoscono nemmeno la tecnologia sugli impianti cocleari e molto spesso occorre far comprendere che l'impianto cocleare, in realtà, ha una funzione pari a quella dell'occhiale per un non vedente.
Quindi, occorre fare altro prima di occuparci - è questa la mia critica su questa legge - di una legge che ha un valore simbolico, che non è il riconoscimento della lingua dei segni, è la promozione del riconoscimento della lingua dei segni, perché il riconoscimento non è competenza regionale, bensì nazionale. Peraltro, il Parlamento, come ben sappiamo, su tutte le questioni che riguardano tematiche sensibili è straordinariamente inefficiente, perché non è riuscito a risolvere neanche una tematica sensibile e anche su questo tema si è incardinata questa legge senza conoscere gli esiti che avrà in futuro.
Per me è difficile distinguere questa posizione e questo calvario insomma, questi passaggi che ho vissuto da genitore, dalla posizione del legislatore.
Riconosco che a monte di tutto esiste il rispetto, che mi consente di dire che ci sono tre categorie con non possono accedere all'impianto cocleare. Innanzitutto, sono le persone anziane: ovviamente, l'impianto cocleare non è possibile ad una certa età o comunque nei confronti di persone che hanno superato una soglia che non è di anzianità, ma che comunque, rende difficile la comprensione di uno strumento che utilizza un meccanismo di decodifica diverso rispetto all'udito normale. Poi purtroppo, ci sono i bambini - sono pochissimi - a cui non è possibile applicare l'impianto cocleare. Infine, ci sono coloro che per libera scelta non lo vogliono applicare l'impianto cocleare e, vivendo in un paese democratico, credo abbiano la libera scelta di non avvalersene. Poi invece, ci sono quelle famiglie, grazie al cielo, come la mia, che hanno scelto questa strada, ma hanno potuto sceglierla perché è stato potuto applicare l'impianto.
Non vorrei che questa riflessione, che cerco di svolgere con serietà e anche con equilibrio, ci conduca a sostenere delle tesi che un domani potrebbero essere smentite dall'evoluzione tecnologica. Oggi, questa diversa sensibilità è dovuta all'evoluzione tecnologica, altrimenti non discuteremo che della LIS. Invece discutiamo di altro, oltre alla lingua dei segni, perché viviamo questa grande evoluzione tecnologica, che sarà sempre maggiore.
Nell'arco di tre anni l'impianto di mio figlio è stato cambiato due volte e, probabilmente, nell'arco di dieci anni verrà cambiato ancora chissà quante volte, in quanto l'evoluzione tecnologica è molto rapida sulla materia delle alte tecnologie e qui stiamo parlando di alte tecnologie. Però, i problemi concreti che i genitori vivono sono problemi diversi, caratterizzati, ad esempio, dalle liste d'attesa, che ti costringono, come nel mio caso, a lasciare il Piemonte per andare a Treviso, pur avendo in Piemonte delle eccellenze sotto questo aspetto.
Esistono le problematiche burocratiche; esiste la grande difficoltà nel far comprendere questi strumenti a molti medici, che ancora non li hanno appresi. Questi sono i problemi concreti che noi stiamo vivendo, che questa legge non risolve e rischia in qualche modo di complicare, seppure in un ragionamento teorico.
Il mio suggerimento dato in sede di Commissione prevedeva di attendere un pronunciamento nazionale da parte del Governo e del Parlamento per quanto riguarda un tema che è di competenza nazionale. Poi, in seconda battuta, valutare noi, come Regione, non quelli che sono gli aspetti di riconoscimento linguistico, ma gli aspetti concreti che, invece, vivono da amministratori e da amministrati le famiglie sul nostro territorio.
Questo non si è voluto farlo. Alla fine, proprio per il rispetto che ho nei confronti delle persone che non possono accedere a questa tecnologia, o che non vogliono accedervi per libertà di scelta, affermo che, comunque questa legge è stata molto annacquata. Questo è anche un pregio che riconosco a chi è stato portatore di queste istanze in Commissione, che, in qualche modo, ha voluto che molti degli articoli iniziali - erano articoli sul riconoscimento linguistico - siano diventati, di fatto, non una presa di posizione talebana su un atteggiamento piuttosto che su un altro.
Allora, ci saranno emendamenti che, oggi, anche con questo segno dei tempi, diranno di fare attenzione all'importanza dell'inserimento e della formazione della LIS nelle scuole primarie e secondarie, ben sapendo che qui, la maggior parte dei bambini non ha il problema della LIS, bensì quello di ricevere un sostegno perché sono bambini impiantati. Quindi almeno cerchiamo di non compromettere quella che è la realtà, perché questa è la realtà. Ad esempio, nell'asilo che frequenta mio figlio ci sono quattro bambini impiantati, non ce n'è nessuno non impiantato. Se noi rendiamo disponibili le risorse per la LIS non avranno le risorse le associazioni e le istituzioni che devono accompagnarli in un percorso formativo che li porterà ad una condizione di assoluta normalità fra qualche anno, ma inizialmente noi abbiamo bisogno di dare un supporto.
Per rispettare tutte le posizioni, anche di coloro che non sono nelle condizioni di poterlo fare, occorre non privare nessuno di diritti.
Guardate gli emendamenti portati dall'opposizione con uno spirito di serietà, come lo è stata tutta la discussione. Credevo di trovarmi in imbarazzo nel parlare oggi perché vivo una condizione in cui è difficile essere assolutamente obiettivo. Invece ho visto una partecipazione e una serietà di questo Consiglio che è di esempio della buona politica. Non sono Presidente del Consiglio regionale, ma voglio dire che oggi è stato un esempio di buona politica, in cui le posizioni sono state quelle di valutare i problemi.
Sappiate che ci sono mille famiglie in Piemonte che oggi vivono questa condizione, che già vivono un calvario e che noi dobbiamo cercare in qualche modo di alleggerirlo senza creare discriminazioni, perché si sta parlando, soprattutto, di mille bambini.
I bambini devono essere uguali sotto tutti gli aspetti. Anche sotto questo aspetto che li depriva inizialmente, dobbiamo dare a tutte le stesse opportunità.
Questo credo sia il compito di una buona politica e di un buon amministratore.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Alcuni colleghi hanno sottolineato l'importanza di un provvedimento normativo relativo al mondo della sordità. È questo è un aspetto che pu essere condivisibile, non dimenticando tutto ciò che già oggi viene fatto.
Le Province, che da tempo hanno competenze sulle disabilità, si occupano di queste materie. Abbiamo un forte volontariato che si occupa di questi temi e anche una sanità regionale che, relativamente a questo aspetto rappresenta un'eccellenza a livello italiano.
necessaria una legge sul sostegno alle persone con problemi auditivi alle persone sorde. È possibile che sia utile anche una nuova legge, posto che un legislatore regionale dovrebbe tendere a non legiferare su ciò che già esiste. Tuttavia, è comprensibile che si voglia introdurre, in un corpo normativo, un insieme di modalità, un insieme di interventi che i servizi pubblici, fra cui la Regione Piemonte, in qualche modo, erogano.
Il limite che noi riscontriamo in questa legge è quello di essere una legge parziale. Quando in Commissione abbiamo esaminato il testo di legge come sempre, gli Uffici hanno consegnato ai Consiglieri la documentazione normativa. Rispetto alle altre leggi regionali, se i Consiglieri hanno avuto modo di scorgerle, hanno visto che altre Regioni, come la Basilicata hanno promulgato una legge quadro sulla sordità che parte da principi opposti, che parte dai principi di sostegno a tutte le necessità che le persone sorde o con problemi uditivi di qualsiasi età e genere necessitano.
All'interno di questa proposta una parte è anche dedicata alla lingua dei segni.
Il limite che ha questa legge è di essere parziale. È sufficiente leggere l'articolato della legge stessa. Nei due articoli sostanziali della legge, cioè l'articolo 1 e l'articolo 2, salvo due righe all'articolo 1 e salvo la lettera a) del comma 2 dell'articolo 2, in realtà è una legge che tende a riconoscere unicamente la lingua dei segni.
una filosofia certamente superata, che non credo sia mai stata attuale. Il nostro è un Paese strano. Chi ha avuto la possibilità di conoscere persone molte anziane si sarà reso conto che persone nate sorde nei primi del '900 imparavano a parlare, e persone nate sorde negli anni '60 non imparavano a parlare, ma imparavano a segnare, ovviamente nella libertà delle scelte familiari.
Anche nella libertà delle scelte, molto è dato dai servizi che i singoli soggetti erogano. Se all'interno della Provincia di Torino - lo dico per esperienza personale, parlo di alcuni anni fa - a fronte di 318 casi che seguiva direttamente la Provincia, il 90% di queste persone erano persone segnanti, bambini segnanti, gli altri erano bambini le cui famiglie intraprendevano un percorso molto più complesso di insegnamento alla parola.
Perché avveniva questo? Non è soltanto una scelta di libertà, è perch molti servizi, molti consorzi, o la Provincia stessa erogavano esclusivamente un servizio a favore delle famiglie, legato all'insediamento dei segni. È evidentemente più facile, perché i soggetti che formano sono meno formati e meno costosi per l'Ente.
Vista oggi, la situazione è cambiata, non moltissimo, ma certamente gli impianti cocleari hanno rivoluzionato il sostegno alle persone nate sorde.
Di questo non si può non tenere conto. Oggi, più del 95% dei bambini nati sordi sono bambini impiantati. Il problema che questa Regione si deve porre, in termini di regolamentazione normativa ma, soprattutto, in termini di investimenti economici, è che i problemi che questa Regione ha relativamente al sostegno alle popolazioni sorde, oggi, sono di natura economica. Mancano a volte risorse per foniatri e per audiometristi mancano risorse per il potenziamento degli ambulatori audiologici. Come ricordava correttamente il Consigliere Goffi, l'impianto coclearie prevede un intervento complesso: in realtà non c'è solo il cambiamento dell'apparecchio, ma una regolazione settimanale dell'apparecchio.
Credo che da parte nostra si debba prestare attenzione alle esigenze della società che sta fuori e che oggi, verosimilmente, non ci chiede, se non una parte piccola, ma parziale, di promuovere il riconoscimento della lingua dei segni, ma ci chiede di investire risorse, servizi, capacità, sostegno al mondo del volontariato e sostegno alle famiglie per la situazione che stiamo vivendo.
Per questo motivo, riteniamo parziale questa legge. Noi, non casualmente, su questo, pur avendo espresso - personalmente in quel caso oggi come Gruppo consiliare - una contrarietà in sede di Commissione, credo che questa legge non sia emendabile. Quando, per filosofia, un provvedimento normativo è errato perché è parziale, perché affronta esclusivamente una parte del mondo della sordità, credo non sia emendabile se non dovendo riscrivere tutta una serie di articoli, dentro i quali ci sarebbero anche l'articolo 1 e l'articolo 2 di questo provvedimento, come altre Regioni italiane hanno fatto.
Non facciamo del male a nessuno, se approviamo questa norma, non cambia nulla. Pongo solo l'attenzione su un aspetto: se dovessi individuare una priorità rispetto allo stanziamento di 150 mila euro annui, preferisco finanziare qualche foniatra in più, qualche audiometrista in più, qualche ambulatorio audiologico in più, che non le indicazioni che l'articolo 2 dà all'interno del provvedimento.
Sostanzialmente non facciamo del male a nessuno e certamente, da un punto di vista filosofico, ma anche pratico e di rispetto a chi è fuori da questa stanza, non facciamo un errore.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Carossa; ne ha facoltà.



CAROSSA Mario

Grazie, Presidente.
Oggi, per il sottoscritto, si è ottenuto un grande risultato. Oggi dopo questa discussione in Aula, sono ancora più orgoglioso di essere piemontese.
Nella discussione è emerso chiaramente che il Piemonte - ed è vero - è un'eccellenza sul tema della sordità, sia in campo sanitario sia nel campo dell'insegnamento. È una Regione guida, oserei quasi dire, rispetto al panorama italiano.
Questo mi fa molto piacere.
Seconda riflessione, riprendendo anche quanto detto dal collega Goffi.
una delle rare volte - e mi fa molto piacere - in cui c'è stato un dibattito - uso un termine che non mi piace - costruttivo: un dibattito serio, pacato e molto costruttivo.
Questo fa bene alla nostra Assemblea e alla politica in generale.
C'è stata serietà: c'è stata durante questi mesi in Commissione e continuerà ad esserci anche nei dibattiti successivi, per migliorare il più possibile questo documento.
Sono stati presentati emendamenti che abbiamo già esaminato e che sicuramente troveranno l'approvazione del sottoscritto, come primo firmatario, e del mio Gruppo, ma penso anche della collega Montaruli e della maggioranza.
Con questa legge vogliamo intervenire, non per dividere, ma per cercare di fare qualcosa di buono. È chiaro che si poteva fare meglio ed è chiaro che tutti auspichiamo - ed lo auspico sempre di più - che la scienza vada avanti e faccia passi da gigante come ha fatto negli ultimi anni. Tutti saremmo felicissimi che fra qualche anno si possa arrivare a diagnosticare ed intervenire per risolvere il problema già durante la gestazione.
chiaro che lo vorremmo tutti ed è chiaro che io vorrei, come primo firmatario, che questa legge fra vent'anni fosse assolutamente inutile.
Vorrei ben vedere! Vorrei ben vedere! Ma chi dice il contrario di questo? Nessuno, penso. Tutti quanti noi vorremmo che la scienza facesse in due anni quello che purtroppo, perché i tempi sono quelli, farà in vent'anni o in trent'anni. Lo vorremmo tutti quanti, però non per questo il legislatore deve stare fermo. Questo voglio dire.
altrettanto vero che l'approvazione di questa legge non deve fermare e non fermerà - l'esigenza di destinare fondi alla sanità per chi ha problemi di udito e, in modo più puntuale, per gli impianti cocleari, per mi permetto di dire che - e lo sapete tutti quanti - anche nel caso degli impianti cocleari purtroppo abbiamo un'enormità di problemi, come in campo sanitario in generale. Le liste di attesa ci sono, come ci sono anche su interventi o su esami per malattie forse - mi permetto di dire - ancora più invasive della sordità, che già è un problema molto grave.
Non è che con questa legge dobbiamo o vogliamo bloccare altre cose. Dio me ne scampi, faremmo una cosa gravissima e non vogliamo assolutamente farla. Chiedo, quindi, che anche nella prossima seduta di Consiglio si continui il dibattito in questo modo, cercando il più possibile - lo ripeto di migliorare il testo. È già stato modificato in maniera considerevole proprio in dimostrazione del fatto che la nostra non è una posizione partigiana. La mia posizione, la nostra come Gruppo e della collega Montaruli, non è una posizione partigiana: non vuole esserlo e non deve esserlo.
Comprendendo il problema della tempistica, termino il mio intervento tanto ci sarà modo di intervenire nelle prossime discussioni sugli emendamenti.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Bresso; ne ha facoltà.



BRESSO Mercedes

Grazie, Presidente.
Ho sempre pensato, sia da un punto di vista istituzionale, come Presidente in passato di questa Regione, sia in altre mie funzioni amministrative, che sia opportuno rispettare la libertà di scelta delle persone e che il sistema della correzione tecnica - impianto cocleare o altro in futuro - possa tranquillamente convivere con la lingua dei segni o con altre metodologie che consentano alle persone sordomute di essere il più possibile in contatto con la società e di vivere una normale vita familiare.
Ho ascoltato il dibattito, in particolare l'intervento emotivamente forte del Consigliere Goffi. Per quanto riguarda il testo, complessivamente lo ritengo condivisibile, ma il dubbio, come ho già sentito dire da qualche altro Consigliere, che non serva molto, ce l'ho anch'io, soprattutto tenuto conto della scarsità di risorse finanziare attribuite, che possono sempre essere aumentate, ma questi non mi sembrano tempi di vacche grasse, quindi il dubbio che le risorse resteranno quelle qui indicate ce l'abbiamo tutti.
Mi pare che sostanzialmente la legge rischi di lasciare un po' il tempo che trova, anche perché tutte queste attività ivi richiamate la Regione Piemonte le fa già, sempre che non siano state sospese (ma non ho notizie che siano state sospese dall'attuale Giunta). Sono già tutte fatte con importanti interventi di supporto, con servizi informatici e con sistemi di particolare modalità di funzionamento dei telefoni e dei cellulari (sistema ponte ed altri), che in questi anni hanno consentito ai sordomuti di ritenere che la Regione Piemonte fosse una delle più attive nel supporto in tutte le modalità alle loro esigenze.
Tuttavia, proprio perché il testo è sostanzialmente condivisibile, se sarò presente in Aula quando si voterà, voterò a favore, ritenendo che si tratti di una legge che male non fa. È una legge che ribadisce alcuni principi che la Regione Piemonte non ha mai violato e che ha sempre perseguito, quindi non mi sentirei di votare contro, perché non ne vedrei la ragione. Non sempre legiferare è indispensabile, perché esistono già norme che consentono di fare tutte queste cose. A volte una legge in più può creare illusioni e speranze che poi possono andare deluse, se le risorse a disposizione non sono sufficienti.
Ho visto che sono stati presentati alcuni emendamenti che mi sembrano migliorativi, dal momento che ampliano lo spettro di intervento della legge. Quindi, mi riserverò di votare a favore, come spero molti altri, di alcuni di questi emendamenti.
Volevo ricordare soprattutto che siamo di fronte a una delle Regioni considerate pilota in questo campo e che quindi questa legge rientra in un filone, che personalmente condivido molto, che è quello di consentire sì libertà di scelta, ma nell'ambito di un forte intervento a protezione, a tutela e a supporto delle persone sordomute.



PRESIDENTE

Con quest'intervento dichiaro concluso il dibattito generale sulla proposta di legge n. 86.
Così come concordato, dopo il dibattito generale, passiamo alla votazione di due ordini del giorno, il primo al punto 10) dell'o.d.g.
l'altro al punto 19).


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Esame ordine del giorno n. 760 presentato dal Consigliere Buquicchio inerente a "Processo Minotauro, costituzione di parte civile da parte della Regione Piemonte"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 760, di cui al punto 10) all'o.d.g.
Do per scontato che quest'ordine del giorno sia condiviso.
Il numero legale è 29.
La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Anzitutto, vorrei segnalare che non ero a conoscenza della condivisione: a me va benissimo lo stesso.
Chiedo al Consigliere Buquicchio se posso aggiungere la mia firma.



PRESIDENTE

Se non vi sono altre richieste di intervento, procediamo con la votazione.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 760, il cui testo recita: "Premesso che lo Stato e tutte le istituzioni della Repubblica sono impegnate nella lotta al contrasto alla criminalità organizzata la recente operazione Minotauro, coordinata dalla Procura della Repubblica di Torino, sulla 'ndrangheta in Piemonte ha portato al sequestro di beni per 70 milioni di euro e a 150 arresti, portando alla luce una fitta rete di contatti tra la 'ndrangheta, il mondo degli affari e della politica piemontese dall'indagine risulta la presenza sul territorio piemontese di almeno nove "locali" della 'ndrangheta: il locale di Natile di Careri a Torino Courgnè, Volpiano, Rivoli (chiuso), San Giusto Canavese, Siderno a Torino Chivasso, Moncalieri, Nichelino considerato che è necessario affiancare all'azione della magistratura e delle forze dell'ordine una forte iniziativa culturale e politica a tutti i livelli per diffondere la cultura della legalità e della trasparenza nell'amministrazione gli Enti Locali possono mettere in campo misure di contrasto alle infiltrazioni della criminalità organizzata e di sostegno a chi è vittima delle mafie, del racket e dell'usura considerato ancora che l'Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI) negli ultimi anni ha più volte ed in diverse maniere espresso il proprio impegno nella lotta alle mafie il comune di Torino e la Provincia di Torino, con recenti provvedimenti hanno deciso di costituirsi parte civile nel processo che si terrà presso la Procura della Repubblica di Torino riguardo 'l'operazione Minotauro' analoghe iniziative sono state prese dai comuni di Moncalieri e Volpiano in Provincia di Torino Tutto ciò premesso, si impegna la Giunta, il suo Presidente ed il Consiglio regionale affinché: presso la conferenza Stato-Regioni-Province autonome venga proposta una mozione che impegna tutte le regioni a costituirsi parte civile nei processi che vedono le istituzioni della Repubblica impegnate nella lotta contro la criminalità organizzata la Regione Piemonte, al pari di altre istituzioni del territorio piemontese, si costituisca parte civile nel processo che si terrà presso la Procura della Repubblica di Torino riguardo 'l'operazione Minotauro'. Gli eventuali risarcimenti dovranno essere investiti per iniziative volte al sostegno della promozione della legalità su tutto il territorio regionale.
La Regione Piemonte inviti formalmente tutti gli enti locali, il cui territorio è stato oggetto di indagini all'interno dell'operazione Minotauro, a costituirsi parte civile nel processo che si terrà presso la Procura della Repubblica di Torino riguardo 'l'operazione Minotauro'".
Il Consiglio approva.


Argomento: Questioni internazionali

Esame ordine del giorno n. 732 presentato dai Consiglieri Leo, Angeleri Carossa, Gariglio, Lupi, Marinello, Negro, Pedrale, Pentenero, Formagnana Bresso, Comba, inerente a "Ennesimo attacco ai danni delle Comunità cristiane in Africa"


PRESIDENTE

Procediamo infine con l'esame dell'ordine del giorno n. 732, di cui al punto 19) all'o.d.g.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 732, il cui testo recita: "Premesso che: domenica 29 aprile due distinti attentati in Kenya e in Nigeria hanno nuovamente colpito la comunità cristiana il numero delle vittime ammonta a oltre venti persone e a numerosi feriti considerato che: in entrambi i casi gli attentati hanno colpito i fedeli riuniti nei luoghi di culto a Kano, nel nord della Nigeria, è stato lanciato un vero e proprio assalto a colpi d'arma da fuoco, durato oltre 30 minuti, da parte di un gruppo di uomini armati all'interno dell'Università, nei pressi di un teatro utilizzato dagli studenti cristiani per le funzioni religiose a Nairobi, una granata è stata lanciata all'interno di una chiesa, che fa riferimento alla congregazione 'Casa dei miracoli di Dio, poco prima dell'inizio della funzione Kano è stata teatro negli ultimi mesi di sanguinosi attentati targati Boko Haram, la setta islamica che vuole imporre la Sharia nel Paese, con centinaia di vittime in gran parte civili a Nairobi non ci sarebbero dubbi sulla matrice terroristica dell'attacco che si inserisce in una lunga serie di episodi, spesso non rivendicati messi a punto per generare panico e paura tra la gente e costringere il Governo kenyota a sospendere l'intervento che sta portando avanti in Somalia con l'obiettivo di neutralizzare le falangi di Al Qaeda attive in quel Paese rilevato che: in Kenya i Cristiani rappresentano ancora una realtà forte, molto più che in altri Paesi circostanti come il Sudan o la stessa Somalia, ed è ormai evidente che esista un interesse a destabilizzare il Paese colpendo i cit tadini di religione cristiana è sempre più evidente la strategia delle frange fondamentaliste islamiche di trovare nuovi spazi di controllo, particolarmente dopo l'intervento della NATO in Afgani stan, che ha ridotto il controllo del Paese da parte dei Talebani il 20 gennaio 2011 il Parlamento Europeo, considerato che nel 2010 il numero di attacchi contro le comunità cristiane attacchi contro le comunità cristiane è aumentato, rilevando come la maggior parte degli atti di violenza religiosa nel mondo siano perpetrati contro cristiani, ha condannato tali attacchi e ha espresso preoccupazione per il moltiplicarsi degli episodi di matrice cristianofobica.
Il Consiglio regionale invita tutte le organizzazioni internazionali a compiere ogni sforzo per tutelare la popolazione civile coinvolta e ripristinare la convivenza tra i credenti di ogni religione sollecita il Governo italiano, l'Unione europea, le Nazioni Unite e le Agenzie internazionali competenti, ad attuare un intervento umanitario immediato ed efficace per alleviare le sofferenze delle popolazioni colpite, nonché per sviluppare le opportune iniziative politiche e diplomatiche atte a contrastare le strategie di odio e terrore qui denunciate e da chiunque praticate".
Il Consiglio approva.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.51)



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