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Dettaglio seduta n.207 del 11/04/12 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

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Argomento:


LEARDI LORENZO



(Alle ore 10.00 il Consigliere Segretario Leardi comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.30)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



(La seduta ha inizio alle ore 10.30)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione.
Non essendovi proposte di modifica, l'o.d.g. è approvato.


Argomento:

Approvazione processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Approvazione processi verbali precedenti sedute", comunico che sono stati approvati i verbali del 20 e 21 marzo 2012.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Cantore, Casoni, Motta Massimiliano, Cota, Maccanti, Sacchetto, Boniperti, Botta Marco, Botta Franco Maria, Spagnuolo, Comba e Costa Rosa Anna.


Argomento:

b) Processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Sono a disposizione e riproducibili, su richiesta, i processi verbali delle sedute del 22 e 26 marzo 2012


Argomento:

c) Modifiche di coordinamento allegato A) deliberazione n. 167-14087


PRESIDENTE

L'Ufficio di Presidenza in data 10 aprile 2012, ha apportato, ai sensi dell'articolo 90, comma 5 del Regolamento, una serie di modifiche di coordinamento all'Allegato A della deliberazione n. 167-14087 "Approvazione del Piano Socio Sanitario regionale 2012-2015 ed individuazione della nuova azienda ospedaliera Città della Salute e della Scienza di Torino e delle Federazioni sovrazonali", approvata dall'Aula il 3 aprile 2012: alla pagina 120, paragrafo 4.1.1, dopo le parole "45.000 pazienti in trattamento ogni" aggiungere la parola "anno" alla pagina 140, paragrafo 5.1.3, che recita: "Alla luce dell'imminente pubblicazione del piano socio sanitario, l'importanza di mantenere l'attuale configurazione delle strutture di NPI nel Dipartimento Materno infantile Strutturale delle aziende sanitarie regionali, garantendo così la specifica identità professionale specialistica nonché l'assetto organizzativo con integrazione ospedale/territorio in ambito neurologico e psichiatrico in età evolutiva" sono aggiunte le parole: "si sottolinea" prima delle parole ".....l'importanza di mantenere...." alla pagina 64, paragrafo 5.3.8, dopo le parole "(anche a carattere multidisciplinare" sono aggiunte le parole "con possibilità di essere comuni con l'area di osservazione breve intensiva)" alla pagina 145, paragrafo 5.6 il titolo "Assistenza psicologica" è sostituito con il titolo "Psicologia clinica".


Argomento:

d) Comunicazione relativa all'articolo 30, comma 9, del Regolamento


PRESIDENTE

Comunico che in data 4 aprile 2012 la IV Commissione, riunita in sede legislativa, ha approvato al'unanimità la deliberazione legislativa avente ad oggetto: "Disciplina dei Registri regionali di rilevante interesse sanitario"


Argomento: Industria (anche piccola e media) - Problemi del lavoro e della occupazione

"Grave situazione della società De Tomaso Automobili S.p.A." richiesta presentata dai Consiglieri Laus, Manica, Goffi, Stara, Gariglio, Pentenero Lepri, Taricco, Boeti, Negro, Reschigna, Motta Angela, Ronzani, Cerutti Muliere e Artesio (atti d'indirizzo collegati ordini del giorno n. 697 e n. 698 - interrogazione n. 273 assorbita da dibattito)


PRESIDENTE

La seduta prosegue in sessione straordinaria, richiesta ai sensi dell'articolo 50 del Regolamento interno del Consiglio regionale con l'esame del punto 2) all'o.d.g. inerente a "Grave situazione della Società De Tomaso Automobili S.p.A.".
Vi sono anche due atti di indirizzo collegati: ordine del giorno n. 697 presentato dal Consigliere Buquicchio, inerente a "Vicenda De Tomaso Automobili Spa, si faccia luce su tutte le responsabilità oltre a quelle politiche".
ordine del giorno n. 698 presentato dai Consiglieri Laus, Boeti, Muliere Ronzani, Reschigna, Pentenero e Taricco, inerente a "Grave situazione della società De Tomaso Automobili Spa".
La parola al Consigliere Laus, primo firmatario della richiesta.



LAUS Mauro

Grazie, Presidente.
Sono trascorsi oltre due anni da quando venne stipulato un accordo tra la Regione Piemonte, l'Innovation Industry S.p.A. di Gian Mario Rossignolo titolare dell'allora costituenda Società De Tomaso, e la Pininfarina proprietaria delle carrozzerie di Grugliasco.
Tale accordo, voglio ricordarlo brevemente, prevedeva che il sito industriale grugliaschese, in buone condizioni d'uso e manutenzione venisse immediatamente messo a disposizione dalla De Tomaso per intraprendere la produzione di auto di lusso. In cambio, il nuovo inquilino, avrebbe dovuto corrispondere 650 mila euro l'anno di affitto dei capannoni. Un canone agevolato per favorire la base di avvio del progetto.
L'applicazione di un canone agevolato fu resa possibile dal fatto che i capannoni e l'intera area industriale vennero contestualmente acquistati dalla SIT, (Sviluppo Investimenti Territori), società controllata da Finpiemonte per un importo di quasi 15 milioni di euro. La De Tomaso quindi, subentrò nello stabilimento della Pininfarina con un forte incentivo pubblico che imponeva alla Società di dare corso ad un piano industriale diretto a rilanciare il polo produttivo di Grugliasco e a dare continuità di lavoro alle 900 persone impiegate nello stabilimento.
Non va dimenticato che la De Tomaso, stavolta sotto questa amministrazione, ha anche incamerato 7,5 milioni di fondi regionali a saldo di un progetto per la ricerca e l'innovazione. Tuttavia, ad oggi, gli impianti di Grugliasco sono ancora inattivi e solamente qualche decine di operai è stata coinvolta nel programma di formazione per produrre le nuove auto.
Inoltre la SIT, proprietaria dei capannoni, è stata costretta ad inviare un avviso di sfratto alla De Tomaso perché in grave ritardo nei pagamenti dell'affitto, un punto sul quale sembra sia intervenuta la Corte dei Conti.
Nulla sappiamo su come siano stati spesi milioni di euro erogati per l'innovazione e la ricerca, e il piano industriale del 2009, costato alla Regione 15 milioni almeno, è rimasta lettera morta. A febbraio di quest'anno la famiglia Rossignolo ha annunciato di aver sottoscritto un'intesa per la cessione del controllo della De Tomaso ad un gruppo di investitore esperti del settore automobilistico, con la garanzia che il piano industriale sarebbe stato rispettato e i posti di lavoro mantenuti ma i nomi che fin qui sono stati spesi dai Rossignolo per accreditare il nuovo partner cinese non hanno trovato alcuna corrispondenza nella realtà se non per fare emergere precedenti penali che mettono seriamente in dubbio l'affidabilità dei compratori.
Intanto, a Natale, gli impiegati amministrativi della De Tomaso hanno incominciato a denunciare di non ricevere più lo stipendio e, poco dopo, il Ministro Fornero ha annunciato di voler sospendere il rinnovo della cassa integrazione per ristrutturazione e aprire la strada alla cassa integrazione per crisi, che per gli operai è l'anticamera della mobilità.
Il Ministro ha chiesto - e mai ottenuto - ai Rossignolo idonee garanzie sull'effettività degli investimenti e si è mosso di conseguenza, al punto che da Roma è stato annunciato un esposto alla Procura della Repubblica in cui s'ipotizza la distrazione di fondi pubblici.
Brutte notizie arrivano anche dalla Toscana, dove lo stesso Rossignolo ha rilevato gli impianti della Delphi di Livorno: ad oltre cinque anni dall'acquisizione dell'insediamento, nonostante i generosi contributi pubblici, la produzione delle auto non si è mai avviata. Stessa storia, lì come qui.
Il quadro è a tinte fosche e l'intreccio delle responsabilità ha creato intorno alla vicenda degli stabilimenti grugliaschesi una trama degna di una spy story.
Ma è sulla cruda realtà dei 900 operai, che a fine anno perderanno il posto di lavoro, che dobbiamo concentrare prima di tutto la nostra attenzione. A loro questa Regione deve ogni tentativo possibile di mantenimento della prospettiva occupazionale, anche adesso che tutto sembra perduto.
Gli eventuali processi (mi si passi il termine forte) si faranno e si dovranno fare, ma a tempo debito, perché il conto alla rovescia degli ultimi 12 mesi di cassa integrazione c'impone di tentare ogni strada per sovvertire l'ipotesi di disfatta.
In tal senso, voglio dare il mio contributo: mi risulta che, a fine dicembre, quando ormai la credibilità di De Tomaso era in caduta libera, ci siano stati abboccamenti tra un grosso gruppo automobilistico di nazionalità tedesca e il nostro Governo regionale, nelle persone dell'Assessore Porchietto e del Presidente Cota.
Il gruppo in questione, con credenziali di solidità e referenze non discutibili, sarebbe stato interessato a rilevare un impianto di produzione sul nostro territorio.
Auspico che l'ipotesi - se confermata - sia stata adeguatamente coltivata dalla Giunta e che essa voglia condividerla con il Consiglio, nel tentativo concreto di ribaltare le sorti del polo industriale di Grugliasco, per il quale sembra avvicinarsi a grandi passi il momento della fine.
Gli attori pubblici coinvolti - tutti - hanno ragione di fare una profonda autocritica, per come la vicenda è stata gestita fin qui.
Alla ferma presa di posizione del Ministero deve corrispondere una altrettanto ferma volontà di questa Regione di tutelarsi nelle sedi competenti, per l'eventuale utilizzo improprio di fondi pubblici. Ripeto: tutelarsi nelle sedi competenti per l'eventuale utilizzo improprio di fondi pubblici.
Certo, esistono anche responsabilità politiche precise, alle quali nessuno dei titolati può sottrarsi e che andrebbero indagate. Mi domando per esempio, se davvero il Comune di Grugliasco abbia mai messo per iscritto la propria disponibilità a realizzare una variante urbanistica per convertire il polo industriale in residenziale, alla scadenza del breve contratto di affitto.
Ma più dei singoli episodi, a questo Consiglio deve importare la generale necessità di fornire un atto d'indirizzo alla Giunta, in base al quale sia finalmente più stretta la vigilanza sull'utilizzo del denaro pubblico e le operazioni condotte da privati, perché - ammessa la buona fede di tutti, compreso il cinese condannato per frode e magari poi redento ne va degli interessi dell'intera collettività, oltre che della credibilità dell'Ente e dei suoi amministratori.



PRESIDENTE

Abbiamo ascoltato le ragioni del proponente, il Consigliere Laus.
Apriamo, pertanto, il dibattito generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Buquicchio; ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Presidente, se lei ritiene (non so se è rituale, se è ortodosso o meno), sarebbe opportuno, prima di parlarci addosso, ascoltare la posizione dell'Assessore sull'argomento e poi, su questa, aprire un dibattito.



PRESIDENTE

Il Presidente, ovviamente, non può che essere d'accordo nel rappresentare le istanze.
Assessore Porchietto, vuole intervenire? Prego, ne ha facoltà.



PORCHIETTO Claudia, Assessore al lavoro

Grazie, Presidente.
Riprendo quanto ha riportato il Consigliere Laus, relativamente al tema principale: la tutela dei lavoratori.
Voglio, su questo, rassicurare che, in questo anno e mezzo, quello che la Giunta regionale ha fatto in primis è sempre stato a salvaguardia dei lavoratori.
Stante che ci sono almeno due passaggi dell'allora Assessore Bairati al Consiglio regionale della legislatura precedente, il quale rassicurava sul tema dell'operazione, considero importante riprendere da quel momento.
Probabilmente molti Consiglieri oggi presenti non erano Consiglieri nella passata legislatura, ma mi permetto di evidenziare che molti dei Consiglieri che hanno firmato la richiesta del Consiglio straordinario erano presenti e appartenevano alla maggioranza, pertanto credo abbiano condiviso anche il percorso a suo tempo illustrato dall'Assessore Bairati e dalla Presidente della Regione, Mercedes Bresso.
Ricordo alcuni passaggi, che riprendono anche l'intervento del Consigliere Laus. Il 20 ottobre 2009, l'Assessore Bairati ricordava al Consiglio regionale la necessità specifica del gruppo Pininfarina di portare a realizzazione (leggo l'estratto dei verbali) e compimento tre condizioni: riduzione dell'indebitamento finanziario, patrimonializzazione riduzione del perimetro delle attività industriali, anche per arrivare ad un minore carico di dipendenti sul conto economico aziendale.
Queste sono parole di un Assessore regionale.
Sempre il 20 ottobre 2009, l'Assessore riportava che, nelle ultime tre settimane, si era cercato di mettere insieme tre esigenze: le esigenze dell'acquirente, una serie di vincoli del cedente e, dal punto di vista della mano pubblica, l'obiettivo di tutelare i circa 1.000 posti di lavoro.
Dopodiché, c'è una disamina attenta di quello che sarebbe stato il progetto portato avanti: l'impegno di spesa da parte della Regione Piemonte che - tengo a sottolinearlo - riguardava, attraverso una partecipata, il valore dell'acquisto (pari a 15 milioni di euro) dell'immobile di Grugliasco.
Degli altri passaggi, di cui in tutti questi mesi abbiamo sentito parlare (le garanzie su ulteriori interventi della Regione), sia io sia il collega Giordano sinceramente non abbiamo trovato traccia.
Ritengo sia importante fare chiarezza in primis, per poi svolgere un ragionamento su quanto è accaduto ad oggi.
La situazione attuale è la seguente: una cassa integrazione, il cui decreto è stato firmato dal Ministro del Lavoro, professoressa Elsa Fornero, in data 4 aprile, che segue un intervento regionale di anticipo della cassa integrazione.
Come sapete, a dicembre era stato chiesto un incontro, prima, con i sindacati, presso l'Unione Industriale di Torino, e poi, il 23 dicembre, al Ministero del Lavoro, per definire la richiesta di cassa integrazione, per ristrutturazione, di ulteriori 24 mesi.
Fino a quella data e a partire dal gennaio 2012, i lavoratori non percepivano la cassa integrazione, poiché il piano industriale presentato non trovava copertura finanziaria a fronte d'interventi effettuati, a più riprese, dalla Regione Piemonte, per definire il profilo dell'investitore (definiamolo così).
A partire da gennaio, dal momento in cui noi siamo stati nuovamente resi edotti dalla famiglia Rossignolo su quello che poteva essere un nuovo soggetto finanziatore, abbiamo passato alcuni mesi del periodo estivo del 2011 in attesa di incontrare l'investitore indiano, un certo Joaquim D'Souza, le cui credenziali erano state presentate dalla famiglia Rossignolo a luglio. Avevano anche provveduto ad inviare documentazione una lettera d'impegno che prevedeva - è tutto documentato presso la Finpiemonte - entro le 48 ore successive un intervento finanziario di svariate centinaia di milioni di dollari (così riportano le carte). Così arriviamo a dicembre del 2011, come ricordavo. Il 21 dicembre scorso vi fu un incontro presso la Confindustria e il 23 dicembre un incontro presso il Ministero del Lavoro. Ricordo che su quest'ambito la Regione Piemonte dà soltanto un parere positivo sulla cassa integrazione, ma è il Ministero che autorizza la cassa integrazione.
Il 23 dicembre, al Ministero del Lavoro, le parti siglavano l'accordo per richiedere la cassa integrazione per ristrutturazione aziendale per 24 mesi.
A questa richiesta, però, in chiusura non veniva firmato il Decreto dal Ministro Fornero, in quanto il Ministro chiedeva ulteriori incontri per verificare la copertura finanziaria del piano industriale.
Il 26 gennaio, la sottoscritta, insieme al Presidente di SIT (la società partecipata della Regione Piemonte, attraverso Finpiemonte Partecipazioni, che detiene la proprietà dell'immobile di Grugliasco) e insieme al Presidente di Finpiemonte, dottor Massimo Feira, si recava presso lo stabilimento di Grugliasco, che, ricordo, è chiuso: la produzione non è mai stata avviata, ma sono partiti solo alcuni corsi di formazione.
Secondo quanto affermato dal dottor Rossignolo, erano circa 60 a partecipare ai corsi nei mesi di ottobre e novembre del 2011.
Il 26 gennaio, presenti noi presso il sito di Grugliasco - possiamo confermare che lo stabilimento era in quel frangente chiuso, com'era rimasto chiuso nei mesi precedenti - incontravamo la famiglia Rossignolo alla presenza del loro avvocato, per avere maggiori informazioni per quanto riguardava l'investitore cinese, che avrebbe dovuto essere a Torino nella settimana tra il 27 dicembre e fine anno. Settimana in cui sia io che il dottor Feira avevamo dato la massima disponibilità, come istituzione, a incontrare l'investitore cinese, per dire all'investitore stesso che, da parte nostra, non c'erano assolutamente cause ostative che potevano in qualche modo non aiutarlo a fare l'investimento in Piemonte.
Abbiamo dato la massima disponibilità a partire dal 27 dicembre.
L'investitore non è venuto in Italia motivando l'assenza per altri impegni professionali. Siamo arrivati al mese di gennaio, quando l'investitore cinese non è arrivato in Italia. Il 26 gennaio incontriamo la famiglia Rossignolo nello stabilimento e io indico nella data del 15 marzo la data ultima per cui noi eravamo disponibili a non avviare il tavolo di verifica delle condizioni dell'investimento e, quindi, della verifica del piano industriale presso il Ministero dello Sviluppo Economico.
In data 15 febbraio nulla avviene, se non che il 14 febbraio la SIT comunica di dover avviare, nel contempo, le procedure di sfratto della società. In proposito, ci sono gli atti documentali di SIT, la quale interviene a fronte della morosità totale della società per quanto riguarda il canone di locazione, ma fin dal primo momento la SIT si rende disponibile a valutare qualsiasi piano di rateizzazione e di rientro delle quote non versate del contratto di locazione.
C'è un'e-mail della De Tomaso, inviata alla SIT e, per conoscenza, alla Regione Piemonte e alla Finpiemonte, che chiede di posticipare al 16 febbraio l'incontro per definire il piano di rientro per quanto riguarda la morosità sulla locazione e, contestualmente, chiede alla Regione Piemonte in particolare all'Assessore al lavoro, di potere posticipare di qualche giorno l'incontro per la presentazione delle carte che attestino la consistenza patrimoniale e finanziaria dell'investitore cinese.
L'incontro viene posticipato ripetutamente e a quel punto la Regione Piemonte chiede l'istituzione del tavolo presso il Ministero dello Sviluppo economico per verificare il Piano industriale. Questo è il motivo per cui non è istituito presso il Ministero del Lavoro, ma presso il MISE (Ministero dello Sviluppo Economico).
Le riunioni intercorse al Ministero dello Sviluppo Economico sono state due. Nella prima riunione si presenta, insieme alla famiglia Rossignolo l'avvocato Brambilla, socio di un noto studio di avvocati lombardi, il quale comunica, senza alcun atto scritto - tengo a sottolinearlo - che nell'arco delle successive 48 ore sarebbe stato in grado di produrre documentazione attestante il versamento delle cifre indicate presso una primaria banca italiana in nome dell'investitore cinese.
Nel contempo, sempre presso i miei uffici, in data 14 febbraio (chiedo scusa se torno indietro, ma la ricostruzione è anche alquanto complicata visto che gli interlocutori e gli attori si susseguono e cambiano in modo sistematico) si presenta il dottor Gamna e incontra l'Assessore al lavoro e il suo capo segreteria (voglio sottolineare questo perché, per una questione di tutela della Regione, è sempre opportuno avere qualcuno insieme nel momento in cui si parla di cose assolutamente delicate e comunque anche riservate). Veniamo così informati che in un primo tentativo di trasferimento di ingenti fondi in Italia, l'investitore cinese (questo viene confermato presso il MISE) non ha ottemperato alla normativa sull'antiriciclaggio. Pertanto, l'ingente somma trasferita non viene trattenuta presso l'istituto bancario italiano, ritorna al soggetto bancario straniero in quanto non era stata rispettata la procedura prevista in Italia dalla norma antiriciclaggio, ma apprendiamo che, nell'arco dei successivi 15 giorni, l'ingente cifra sarebbe stata sicuramente versata presso un primario istituto bancario italiano.
Attendiamo quindi i 15 giorni e arriviamo a fine febbraio. Ricordo che nel contempo, il Ministro Fornero, parlando con la Regione Piemonte riteneva di avviare un tavolo per accertare la crisi aziendale già a metà febbraio. La Regione Piemonte e la Regione Toscana chiedono al Ministero del Lavoro di poter avere ancora un margine di una settimana e dal 22 febbraio passiamo al 29 febbraio, data in cui, con ampia rassicurazione della De Tomaso, l'azienda si sarebbe presentata non con l'investitore, ma con le carte che documentavano l'avvenuto investimento presso la De Tomaso stessa.
Questo non è avvenuto. Nell'arco di due settimane si sono susseguiti due incontri presso il Ministero dello Sviluppo economico e anche durante il secondo incontro presso il Ministero dello Sviluppo Economico, incontro in cui il MISE, nella figura del dottor Bianchi, Direttore generale Area crisi, e il dottor Castano, responsabile del Settore crisi aziendali entrambi hanno ritenuto di non vagliare neanche il piano industriale in quanto l'azienda dichiarava non esserci la copertura finanziaria in quel momento. Ed è il motivo per cui il piano industriale della De Tomaso, che vedeva l'Amministratore delegato pronto a relazionare presso il Ministero dello Sviluppo Economico, non veniva presentato in quanto ci dichiaravano in premessa di non avere ancora la copertura finanziaria.
In quel frangente, il Ministero dello Sviluppo Economico comunicava loro che passava la palla al Ministero del Lavoro per aprire, a questo punto, una valutazione per definire un intervento a sostegno dei lavoratori non più per ristrutturazione e riorganizzazione, ma per crisi, e che in qualsiasi momento l'azienda fosse stata in grado di produrre documenti attestanti il versamento o, comunque, l'avvenuto finanziamento da parte dell'investitore, avrebbe trovato il Ministero immediatamente pronto a riaprire il tavolo per valutare il Piano Industriale.
Ad oggi, ciò non è ancora avvenuto. Io sto ai fatti ufficiali e non a quanto leggo sui giornali. Quello che posso dire è che, ancora questa mattina, ho sentito il Ministero dello Sviluppo Economico mi ha comunicato di non aver avuto ulteriori informazioni in merito a un possibile finanziatore e quindi ad una certezza di intervento. Questa è la situazione attuale, che vede quindi al 4 aprile il decreto firmato dal Ministro Fornero per crisi, quindi 12 mesi di copertura di cassa e non 24 mesi come sarebbe per ristrutturazione, ma con la contestuale dichiarazione di entrambi i Ministeri che, in qualsiasi momento il progetto industriale fosse coperto finanziariamente parlando, sarebbero pronti a rivedere il decreto.
Questa credo che sia la prima parte relativa al tema del sostegno ai lavoratori; sostegno che - anch'io sottolineo - è un sostegno a termine perché ad oggi, non avendo una prospettiva di un investimento industriale convalidato da un forte intervento finanziario, vede in realtà una serie di partite che, a questo punto, vengono messe in forte dubbio. La prima è l'intervento del Ministero del Lavoro in merito ai fondi per la formazione.
Ricordo che c'è un accordo sottoscritto tra il Ministero del Lavoro e l'azienda per un ammontare riguardante la Regione Piemonte di quasi 17 milioni di euro, più quello che riguarda il sito di Livorno.
Se volete la precisione, prendo il decreto e vi dico esattamente al centesimo la cifra. Si tratta di risorse che sono già state versate per il 40% a metà del 2010 e che prevedevano la messa in formazione di circa 400 persone. Ricordo che su questo tipo di intervento formativo la Regione Piemonte è titolata solo a fare il controllo in fase di rendicontazione, ma il rapporto tra Ministero del lavoro e azienda è diretto. Non sono risorse regionali, dunque, ma soprattutto la Regione Piemonte non ha titolo, in questo momento, di intervenire.
La Regione Piemonte ha però comunicato al Ministero del Lavoro l'interruzione dei corsi e soprattutto ha segnalato come nel processo di messa in formazione dei lavoratori della De Tomaso - a noi risulta da dichiarazioni verbali fatte dal dottor Gianluca Rossignolo - l'avvio dei corsi ha visto partecipare circa 60-80 lavoratori e non 400. Ad oggi, il Ministero del Lavoro ha trasferito circa sette milioni di euro alla De Tomaso per quanto riguarda i corsi.
Per quanto riguarda invece il tema innovazione e ricerca - c'è l'Assessore Giordano presente - la Regione Piemonte ha provveduto sistematicamente a versare le tranche relative agli interventi rendicontati. Ad oggi, ha dovuto sospendere l'ultima parte - ma stiamo parlando di una risorsa residua di qualche centinaia di migliaia di euro a fronte del fatto che in questo momento è stata decretata una crisi aziendale e quindi noi, in questo momento, abbiamo dovuto interrompere l'erogazione del contributo, anche se ad oggi quel contributo comunque non sarebbe dovuto poiché l'azienda non ha ancora rendicontato l'ultima fase dell'investimento. A chiusura di rendicontazione di questo investimento, la Regione potrà accedere per verificare la complessità del progetto, ma ad oggi noi non abbiamo né modo né titolo di effettuarlo.
Per chiudere la prima parte - poi credo che sia importante avere anche una serie di valutazioni da parte del Consiglio regionale - mi permetto solo di dire che la Regione, in tutto quest'anno e mezzo, non ha smesso cinque minuti di pensare ad opportunità non alternative alla De Tomaso, ma ad opportunità per i lavoratori della De Tomaso, perché sono due cose molto diverse.
Non entro nel merito, perché auspico che venga mantenuto l'impegno della famiglia Rossignolo, manifestato - lo ricordo ancora una volta - in modo molto puntuale e attento in almeno due interventi in Consiglio regionale, seguiti da atti formali (di cui, se volete, poi parleremo) da parte della Giunta della Presidente Bresso. A fronte di tale impegno abbiamo sostenuto sistematicamente l'azienda, cosa che non è possibile fare nel momento in cui il piano industriale non è credibile in quanto non coperto dal punto di vista finanziario.
Abbiamo detto a più riprese alla famiglia Rossignolo che la Regione Piemonte era pronta, in qualsiasi momento, a sedersi ad un tavolo per valutare passo a passo quelli che dovevano essere gli interventi, ma ritenevamo opportuno dover parlare con chi in questo momento viene dichiarato dalla famiglia Rossignolo come detentore non ancora formalmente ma sostanzialmente, dell'80% delle quote della De Tomaso.
Ricordo che queste sono state le dichiarazioni ufficiali fatte anche al tavolo del Ministero dello Sviluppo Economico. Si tratta di un accordo di cui noi ancora non abbiamo copia in quanto è sottostante ad un fatto di riservatezza e pertanto non è stato rivelato alla Regione Piemonte, ma da questo accordo - dice la famiglia Rossignolo - l'80% delle quote passerà di mano e la formalizzazione del passaggio di proprietà avverrà nel momento in cui l'imprenditore o l'investitore cinese sarà presente in Italia.
Queste sono state le ultime comunicazioni ufficiali. È chiaro che noi nel contempo, stiamo seguendo qualsiasi opportunità di investimento in Piemonte. Mi permetto solo di dire - e credo che il Consigliere Laus possa condividere - che, nel momento in cui attori importanti del territorio aprono un dialogo, a fronte della delicatezza della situazione, sono dialoghi ancora molto riservati, ma soprattutto valutazioni che noi abbiamo chiaramente fatto e ipotesi presentate, ma che oggi, proprio perché non possiamo ma soprattutto non vogliamo alimentare false aspettative in nessuno, sono veramente ancora trattative, cui, peraltro, la Regione Piemonte ha dato la sua massima disponibilità per fare investimenti sul Piemonte, ma qui ci fermiamo.
In questo momento, la nostra attenzione è rivolta, in particolare, alla tutela dei lavoratori. Ricordo che non tutti i 980 lavoratori sono in cassa integrazione: in questo momento, una parte di essi è ancora al servizio e non sospesa dal posto di lavoro; pertanto, non solo deve lavorare, ma non percepisce lo stipendio da parecchi mesi. La Regione è intervenuta anticipando per due mesi la cassa integrazione, nel momento in cui non c'era ancora il decreto firmato. Ma è chiaro che, per poter intervenire, ha bisogno di un fondamento giuridico, che, nel caso in cui i lavoratori non siano in cassa, non ha. Pertanto, non possiamo rispondere alle esigenze di quella parte di lavoratori, sia pure minima e importante, che in questo momento, presso il sito di Grugliasco, sta operando (custodi e alcuni impiegati). Questo è un altro tema che andrà affrontato.
Prendo atto dell'attenzione del Consiglio regionale; ricordo soltanto che occorrerebbe rivagliare attentamente un'operazione che è partita a fine 2009 molto in fretta. Forse, una minor fretta ci avrebbe evitato alcuni problemi.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Porchietto.
Ha chiesto la parola il Consigliere Buquicchio; ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Indubbiamente, qui siamo all'epilogo di una vicenda di cui i lavoratori (sia i 980 piemontesi, sia i 140 livornesi), pur essendo protagonisti di questa grottesca situazione, non hanno alcuna responsabilità.
C'è, invece, chi ne ha molte di responsabilità: in primis la proprietà che ha fatto credere cose incredibili! Si rileva, poi, uno strano atteggiamento dei sindacati: normalmente quando si parla di lavoro, di occupazione e di quello che avviene nelle fabbriche che stanno per chiudere i battenti, si assiste non quasi sempre ma sempre, ad un "linciaggio" dell'imprenditore: imprenditori avidi imprenditori che pensano a delocalizzare. Insomma, sono vicende che abbiamo vissuto e sentito decine e centinaia di volte.
Ma la vicenda De Tomaso fa accezione: guarda caso, in questa circostanza i sindacati - la CGIL in testa - che sono sempre molto aggressivi nei confronti delle dirigenze aziendali, hanno massima fiducia nei confronti della proprietà e del progetto imprenditoriale di Rossignolo.
E, guarda caso - sarà un caso? Lo sarà, o forse no, non lo so - anche la politica è in perfetta sintonia con il sindacato.
La politica ha accordato non poco credito a questo signore, a questo imprenditore, a questo Cavaliere del lavoro.
Rileggendo attentamente tutti i passaggi che hanno portato a questo punto - che, a mio avviso, è un punto di non ritorno - emergono chiare responsabilità della dirigenza societaria, ma anche - lo abbiamo detto e lo ripeto - della classe dirigente, che è intervenuta, all'epoca, e che poi successivamente, non ha saputo o potuto fare nulla di produttivo, e che si è fidata dei suoi fedeli esponenti sistemati nel sottobosco delle partecipazioni pubbliche (ma lo vedremo, con nome e cognome). Questo, a mio avviso, è l'aspetto più grave.
Ripercorrere, quindi, la storia, così com'è stato fatto dai colleghi che mi hanno preceduto, ma anche dall'Assessore, probabilmente è stato doloroso per qualcuno, ma è stato necessario, perché è cronaca, sono fatti inconfutabili.
Nel 2009 lo stabilimento industriale ex Pininfarina - 68.000 metri quadri, quasi sette ettari di terreno nel Comune di Grugliasco - è stato acquistato da SIT S.r.l., Sviluppo Investimenti Territorio, che è una partecipata dalla Regione Piemonte. L'intervento, in accordo con la Regione e Finpiemonte Partecipazioni, ha visto l'acquisizione del compendio produttivo Pininfarina e la successiva locazione alla De Tomaso Automobili S.p.A., per la produzione di autovetture ad alto contenuto di innovazione tecnologica, in modo da garantire il mantenimento dell'occupazione al livello iniziale. Il punto di forza del piano industriale della famiglia Rossignolo, con il pieno consenso di tutti quanti (sindacati, dirigenti politici e via discorrendo), doveva essere la produzione a regime di 8.000 vetture in tre diversi modelli, di cui 3.000 crossover, 3.000 limousine e 2.000 coupè, per un investimento complessivo addirittura di 116 milioni di euro in quattro anni.
Tuttavia, sempre nel novembre 2009 è partita la procedura di cassa integrazione straordinaria della durata di 24 mesi, formalmente per ristrutturazione aziendale: ma quale ristrutturazione viene da chiedersi! Dov'è questa ristrutturazione? Secondo le promesse di Rossignolo, il nuovo proprietario dell'azienda sarebbe dovuto partire un piano di rilancio, con la produzione di automobili di alta gamma, accompagnato da un precedente periodo di formazione per qualche centinaio di dipendenti (se non ricordo male 400).
Anche in questo caso, oltre alla ristrutturazione, che cosa si è visto di questi corsi di formazione? Corsi di formazione in cui avrebbero dovuto lavorare un materiale che richiedeva una temperatura ambientale che non c'era in quei capannoni, cui ha partecipato qualche decina di lavoratori. Quindi pseudoformazione truffaldina. Truffaldina! Che cosa è stato stanziato finora? Sono stati stanziati svariati e svariati milioni: 15 milioni di euro tramite Finpiemonte per l'acquisto da Pininfarina dei capannoni di Grugliasco; ulteriori 7.5 milioni di euro per progetti di innovazione destinati all'azienda di Rossignolo, ai quali presto se ne dovrebbero aggiungere altri 2.700.000.
Inoltre, non vanno dimenticati i circa due milioni di euro concessi per i corsi di formazione, ai quali vanno aggiunti 19 milioni provenienti dall'Unione Europea e dal Ministero del Lavoro sempre per corsi di formazione.
Facendo un rapido calcolo, solo la Regione Piemonte ha già investito circa 27 milioni, senza contare i fondi comunitari, quelli ministeriali e quelli per la cassa integrazione.
Ma i risultati ottenuti quali sono stati? E quanti sono stati? Zero! Nessun piano di riqualificazione ha mai preso il via, così come nessun fantomatico socio orientale ha mai dato notizie di sé, sebbene ancora oggi alimenti false illusioni di rilancio tra i dipendenti. E, come se non bastasse, questa benedetta azienda non è in grado nemmeno di sostenere il pagamento dell'affitto dei capannoni acquistati con fondi regionali. Nel luglio 2011 la De Tomaso risulta in forte ritardo nel pagamento del canone nei confronti di SIT S.r.l., che, secondo stime attendibili, dovrebbe aggirarsi intorno ai 300.000 euro a semestre (quindi 600.000 euro annui).
Non so nemmeno se sia mai stata pagata qualche tranche.
Nel 2012 la De Tomaso è riuscita nuovamente ad accedere alla cassa integrazione straordinaria fino al dicembre 2012, ma questa volta il Ministero gli concede non più quella straordinaria, ma quella per crisi aziendale.
Non ci crede più nessuno al piano di quest'azienda: non crede più nessuno all'azienda; non crede più nessuno all'investimento; non crede più nessuno a Rossignolo.
Pare che nel marzo 2012 il Governo abbia presentato - ma di questo l'Assessore non mi ha dato conferma ed io non ne ho notizia, se non attraverso notizie di giornali - un esposto alla Procura. C'è stato? Non c'è stato? Probabilmente non c'è stato, ma allora cosa aspettiamo a fare un esposto alla Procura, se non è ancora stato fatto? Che cosa aspettiamo a farlo? Su questo argomento, quindi, abbiamo ritenuto di presentare un ordine del giorno.
Concludo questa prima parte citando il protagonista, a nostro avviso principale, Gian Mario Rossignolo. Questo lo sappiamo, però ci sono anche altri personaggi che hanno responsabilità e che, come il dottor Cacciatori escono dalla porta per rientrare dalla finestra.
Verrebbe da dire che sono cose che succedono solo in Italia, ma purtroppo succedono in Piemonte, succedono a Torino.
Questo signor Cacciatori, in quel momento, si ritrovava nel Consiglio di Amministrazione della De Tomaso, lui che aveva, negli anni in cui era stato Presidente della Finpiemonte Partecipazione, di fatto siglato il primo accordo - il primo accordo - nella scorsa legislatura, con De Tomaso.
Sono cose che ovviamente non si possono tacere; sono cose su bisogna riflettere ed eventualmente fare un mea culpa, ma non si può continuare a sostenere che determinate operazioni possano essere ascrivibili ad un fiore all'occhiello.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Lepri; ne ha facoltà.



LEPRI Stefano

Ricordo il dibattito che facemmo in Consiglio regionale la scorsa legislatura; ricordo soprattutto la conclusione della Presidente Bresso che, commentando in sintesi l'operazione, disse: "Questa operazione è da leccarsi i baffi". Cito anche le dichiarazioni dell'Assessore Bairati, che commentò l'operazione dicendo: "È un segno di speranza e di rilancio e anche un modello d'intervento in campo industriale", eccetera, eccetera.
Ora, l'Assessore Porchietto ricorda che il centrosinistra fu tutto unito, e ha ragione, ma - è una mia modesta excusatio - io non ero tra gli entusiasti, anzi obbedii per ordine di scuderia.
Ciò però non mi solleva dal commento su questa vicenda; più che leccarsi i baffi, credo che a questo punto dovremmo solo leccarci le ferite. A parte la presa per i fondelli su cui è inutile tornare, perch davvero è burlesca (mi riferisco alla farsa che interpreta il proprietario della società), ma che dire dei soldi che abbiamo già pagato: 5,8 milioni di euro per la ricerca, cinque-sei milioni per la formazione (in questo caso sono in parte fondi europei, ma sono sempre soldi pubblici) e 14,4 milioni per l'acquisto dell'immobile? La prima riflessione che faccio è: come abbiamo potuto crederci? Vede, Assessore, prima che fallace sul piano della sostenibilità finanziaria, quel progetto, a mio modo di vedere, era incredibile nel senso che non era credibile dal punto di vista industriale.
Come si poteva pensare che una piccolissima società in costituzione facesse concorrenza a marchi prestigiosi come Ferrari, Lamborghini, Maserati, BMW inventandosi un nuovo sistema di costruzione delle carrozzerie che, guarda caso, nessun grande centro di ricerca nel mondo aveva mai pensato di esplorare? Che dire poi del fatto che non vi era idea sulla motorizzazione di queste fantomatiche carrozzerie; motorizzazioni che naturalmente non si inventano, soprattutto per l'alta gamma, in cinque minuti.
Diceva il professor Prodi, quando si occupò dell'AlfaSud e dell'Alfa Romeo, che il problema non è fare le macchine, semmai si è in grado di farle. Il problema è venderle, le macchine. Se mai si riuscirà a fare queste auto, domandiamoci se vi sarà qualche ricco cinese o americano che preferisce comprare un marchio sconosciuto rispetto ai marchi famosi che prima ho citato.
Non c'era, sinceramente, alcuna credibilità in quel progetto industriale.
Che dire poi del fatto che la formazione, in attesa che lo sviluppo delle tecnologie avvenisse, si sia concentrata solo sull'arredo? Mi pare di capire che i corsi fossero sulla pelletteria. Mi verrebbe da dire che forse bastava affidarsi alla Natuzzi per i sedili in pelle, aggiungere quattro ruote e forse facevamo prima. Ma la responsabilità della politica è anche vostra, non pensate di cavarvela, perché la storia dura anche dopo il 2010.
Cito, per tutti, la determina - e lo dico anche al collega dell'Assessore Porchietto, l'Assessore Giordano - del 30 novembre 2011, quindi qualche mese fa. La determina del 30 novembre 2011, firmata dal Direttore dottor Roberto Moriondo, cita testualmente: "Con lettera pervenuta alla Direzione Ricerca Innovazione Università, da parte di Finpiemonte S.p.a." - lettera da parte di Finpiemonte S.p.a. - "in data 19/10/2011, si dà atto del raggiungimento" - notate bene - "del 100% di realizzazione dell'attività di progetto, sul costo totale dell'investimento". Come dire che Finpiemonte sta sostenendo che il progetto di ricerca è terminato e che è stato raggiunto il 100% degli obiettivi.
Ora farò un accesso agli atti, se non altro per essere informato su quali sono stati i criteri di valutazione che hanno portato la nostra società a dire che è stato raggiunto il 100% degli obiettivi di ricerca. Il 100% degli obiettivi di ricerca! Qui il problema, colleghi, non è solo la politica: il problema è che qui abbiamo una classe dirigente, a cominciare da Finpiemonte, che dichiara cose inverosimili, e vi è una classe dirigente che recepisce lettere infondate e ne fa atto di determina dirigenziale. Vogliamo occuparci di altri dettagli? La perizia dell'immobile dice che il valore è di 13,3 milioni di euro. Non si capisce perché - anche questo sarà oggetto di una mia valutazione di accesso agli atti - l'immobile è stato venduto a 14,4 milioni: il 10% in più rispetto al valore di perizia. Probabilmente c'è qualcosa che non ho colto, ma lo dico come dettaglio.
Parliamo anche dei 17 milioni come valutazione del terreno, nel caso ahimè molto probabile - che l'attività industriale non proceda. Ma siamo sicuri che in questa condizione di proliferazione di centri commerciali e di edilizia privata, per cui non si riesce più a vendere un buco di una casa, ci sarà qualcuno disponibile a costruire a Grugliasco grandi palazzoni, o ci sarà qualcuno ancora disponibile a costruire centri commerciali, magari a due passi da Le Gru? E che dire, ma l'ha già detto il collega - pensavo di fare uno scoop, invece no -, del Presidente di Finpiemonte Partecipazioni, dottor Cacciatori Fabio Massimo, subentrato dopo le "spontanee" dimissioni del precedente Presidente, per le ragioni note a quest'Aula e che quest'Aula ha voluto coprire? È stato membro del Consiglio d'Amministrazione della De Tomaso Automobili dal 30/11/2008 al 14/09/2011, quindi in tutto il periodo che ha visto Finpiemonte Partecipazioni acquistare l'immobile: un piccolissimo particolare, un piccolissimo conflitto d'interessi che naturalmente quest'Aula non vorrà considerare. Mi aspetterei, da chi ha nominato quella persona, perlomeno una precisazione circa il fatto che sia sfuggito questo particolare insignificante.
Vorrei poi dedicare un minuto a un importante sindacato - vedete che oggi non ho peli sulla lingua - che non ha mai perso occasione, anche con qualche ragione, di attaccare la ormai unica grande impresa che resta nel nostro Paese, che ha il piccolo difetto di essere riuscita a conquistare anche un marchio internazionale e a fare un grande gruppo mondiale. In questo caso, invece, non si è mai sentito - non dico una voce - un sussurro, un balbettio di critica nei confronti di questo "lungimirante" imprenditore: sono i misteri di quel sindacato...
I sindacati sono abituati a criticare la politica, forse anche a ragione, ma se la politica qualche volta li critica probabilmente non fa male. Ho due conclusioni, di cui una benevola. Dico che questa e altre esperienze - cito per esempio Reply o Indesit (abbiamo letto che ormai Indesit chiude e licenzia tutti, ma abbiamo dato qualche milione di euro solo qualche anno fa per l'innovazione e la ricerca) - sono state, quando va bene, pure operazioni di salvataggio del personale. Quando va male sono state il rinvio di una lenta agonia, sempre con vantaggi per gli imprenditori che lasciano e che comprano: certamente in entrambi i casi sono loro che ci guadagnano. Questa è l'interpretazione benevola. Quella malevola è che siamo di fronte ad una straordinaria somma di errori - di pressappochismo e dilettantismo, perché non voglio dire di più - su cui ci auguriamo che anche la magistratura - ha ragione il collega Buquicchio possa svolgere indagini; non dico possa far luce, perché ovviamente non c'è prova nelle cose che ho detto. Aggiungo - e concludo davvero - che questi errori così incredibili e così grossolani - politici e tecnici - dovrebbero per lo meno darci la spinta per un sussulto di orgoglio e per chiamarci, in casi come questi e altri, a compiere una vera analisi critica.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della Scuola Media "B. Vittone" di Mathi (TO)


PRESIDENTE

Grazie, collega Lepri.
Prima di continuare il nostro dibattito desidero, a nome dell'Assemblea e mio personale, dare il benvenuto ai ragazzi e alle ragazze - e agli insegnanti che li accompagnano in visita a Palazzo Lascaris - delle classi II A e II B della Scuola Media "Bernardo Vittone" di Mathi.


Argomento: Industria (anche piccola e media) - Problemi del lavoro e della occupazione

"Grave situazione della società De Tomaso Automobili S.p.A." richiesta presentata dai Consiglieri Laus, Manica, Goffi, Stara, Gariglio, Pentenero Lepri, Taricco, Boeti, Negro, Reschigna, Motta Angela, Ronzani, Cerutti Muliere e Artesio (atti d'indirizzo collegati ordini del giorno n. 697 e n. 698 - interrogazione n. 273 assorbita da dibattito) (seguito)


PRESIDENTE

Torniamo al dibattito in merito a "Grave situazione della Società De Tomaso Automobili S.p.A".
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Bresso; ne ha facoltà.



BRESSO Mercedes

Purtroppo arrivavo da Briançon: sono passata per miracolo in extremis in Valle di Susa e non sono riuscita a sentire l'Assessore Porchietto. Ho sentito invece due colleghi dell'opposizione - ex colleghi di maggioranza che secondo me hanno forse dimenticato per prima cosa il momento in cui queste operazioni furono fatte e anche il fatto che fossimo allora in anni molto diversi. Ricordo che non eravamo nel periodo della crisi, ma in un momento di difficoltà produttiva della nostra regione e nella fase del tentativo di salvare l'intero sistema produttivo automobilistico, che rappresenta e continua a rappresentare un elemento sostanziale della struttura industriale del Piemonte. Ricorderete le vicende della crisi FIAT, che voleva trasferire le produzioni di Mirafiori altrove, la crisi Bertone, la crisi Pininfarina e poi la crisi De Tomaso, peraltro scoppiata successivamente.
Naturalmente credo sia chiaro a tutti che quando si fanno delle operazioni complesse di salvataggio e rilancio di un sistema produttivo - e si opera in una situazione che globalmente, a livello internazionale, era ancora positiva e di buon andamento dell'economia mondiale - e ci si trova invece, con quelle stesse crisi non ancora risolte, a doverne affrontare una come quella iniziata a fine 2009, sostanzialmente nell'autunno 2009 con le conseguenze ora in atto, soprattutto su sistemi produttivi fragili come quelli italiani, ma anche europei, caratterizzati da una dinamica lenta anche in precedenza - ovviamente ci si trova a fare i conti con una situazione che diventa molto più difficile e più complessa, come infatti è diventata l'attuale.
La logica di quelle operazioni fu innanzitutto consentire alla FIAT di fare gli investimenti necessari a rimanere a Torino; peraltro a Torino è rimasta, con alterne vicende che derivano ovviamente dall'esplodere della crisi avvenuta successivamente.
Ci trovavamo di fronte alla gravissima crisi della Bertone che, come sapete, è andata avanti anni, anche con vicende proprietarie e familiari molto complesse. Di nuovo - molti lo ricorderanno - c'erano offerte di Rossignolo. In quella situazione, avendo disponibili offerte alternative come quella della FIAT, tutti spinsero verso l'accettazione dell'offerta FIAT piuttosto che verso quella di Rossignolo; ma la stessa Magistratura incaricata di fare la scelta, esaminò attentamente anche l'offerta Rossignolo e fino all'ultimo minuto nessuno sapeva quale sarebbe stata la decisione. Dico questo anche per indicare che Rossignolo non era considerato un pirata e basta, ma era considerato un imprenditore con le carte in regola per fare un'offerta d'acquisto di una società delle dimensioni della Bertone. L'operazione Bertone riuscì, anche in questo caso con molte complessità e interventi; ma si riuscì a salvare la Bertone.
Contemporaneamente era esplosa anche la crisi della Pininfarina, in parte considerata una crisi finanziaria e di capacità della società di sostenere i debiti che aveva contratto per allargare la propria base produttiva, a fronte di un momento di difficoltà della domanda e degli ordini dall'estero. In quel momento, la società Pininfarina si trovava nella necessità di concentrare le proprie produzioni a San Giorgio e in altre parti del Piemonte e di chiudere lo stabilimento di corso Allamano che, se non avesse consentito, attraverso quello, di creare liquidità avrebbe affondato anche la Pininfarina.
L'operazione quindi era molto complessa: da un lato, consentire a Pininfarina di affrontare la propria crisi produttiva e le ristrutturazioni in condizioni accettabili e, dall'altro, trovare una soluzione per i lavoratori della De Tomaso.
Naturalmente, ho seguito gli aspetti solo politici della questione e non gli aspetti tecnici; non sono quindi in grado di dire se allora, in condizioni economiche e di prospettive per il futuro diverse, il progetto fosse attendibile.
Tale fu ritenuto da tutti gli esperti che lo esaminarono e che ritennero l'operazione non solo fattibile, ma - come qualcuno ricordava in modo critico, dimenticando che le condizioni del mondo sono cambiate moltissimo da allora, in particolare del nostro Paese e dell'Europa - una soluzione attendibile.
Anche in questo caso, gli investimenti produttivi non sono mai degli investimenti in buoni del tesoro, ma sono investimenti a rischio, e credo che chiunque lo sappia. Fu però ritenuto un investimento possibile sufficientemente credibile e garantito da una sufficiente presentazione di impegni della persona che si presentava e dei suoi associati.
L'operazione consentì comunque di affrontare e di evitare la chiusura anche della Pininfarina, che oggi ha di nuovo dei problemi, ma siamo di fronte alla più grave crisi industriale dal dopoguerra e probabilmente dagli anni '30, che colpisce in particolare l'Europa e in maniera ancora più particolare l'Italia per le proprie situazioni di bilancio.
Siamo quindi in una situazione completamente diversa da quella nella quale sembrava che l'intero continente europeo, l'intera Unione Europea e anche il nostro Paese fossero in una prospettiva di uscita dalla crisi, non nella prospettiva di piombare in una delle peggiori crisi di questo secolo.
Questa credo sia la situazione. Dopodiché, è evidente che la vicenda è stata seguita successivamente dalla nuova Giunta, credo nel solo modo possibile, cioè cercando di verificare che gli accordi presi fossero rispettati.
Naturalmente, non sono in grado di dire se fondi che allora furono stanziati per la ricerca... Questo è - e credo che i due Assessori presenti lo sappiano - l'unico modo con cui si può intervenire nelle crisi industriali nel nostro territorio, cioè sostenendo i processi di ristrutturazione produttiva che avvengono attraverso programmi di ricerca che devono essere finalizzati alla ristrutturazione produttiva. Qui non stiamo parlando di ricerca di base, ma stiamo parlando di ricerca applicata, finalizzata a permettere la transizione da un tipo di attività produttiva e da un tipo di produzioni ad una diversa modalità di produrre attraverso la ricerca che permette la riorganizzazione del sistema dei fattori produttivi.
possibile che questa ricerca - io non sono in grado di dirlo - abbia dato dei risultati positivi, in termini di proposta e di progetto di riorganizzazione dei fattori produttivi, e che ciò che è venuto a mancare siano stati i capitali. Uno può avere un perfetto progetto di riconversione di un'azienda e di rinnovamento della sua base produttiva, ma possono avvenire due cose: che i capitali previsti non arrivino, e in quel caso nessuno può dire che la ricerca di per sé non sia buona, ma non pu trasformarsi in realtà produttiva perché non arrivano i capitali; inoltre può anche succedere che cambino le condizioni del mercato.
Noi viviamo in un mercato di una complessità enorme; il settore automobilistico è di una complessità enorme e quindi è evidente che pu avvenire anche questo, cioè che, cambiate le condizioni del mercato, quelle stesse produzioni non siano più realizzabili.
La politica commette molti errori, spesso anche quello di essere arrogante e di pensare di sapere assolutamente tutto e di pensare che ci sia sempre qualche cosa di scorretto dietro alle cose.
Quello che credo in questa vicenda lo sintetizzerò in due questioni.
La prima. Malgrado le difficoltà e le critiche esposte che si possono sempre avere, credo che nessuno - non potevamo noi e non potete voi - possa esimersi in Piemonte dal tentare di offrire ipotesi di soluzione alla crisi produttiva del nostro settore automobilistico, ma anche in generale delle nostre industrie. Tentare di trovare delle soluzioni è indispensabile, e sono convinta che l'Unione Europea stia commettendo un gravissimo errore nel non sostenere la propria industria, perché tutto il resto - cioè finanza, ricerca, creatività e servizi alla produzione - vale se esiste una produzione di base sulla quale può essere appoggiato.
Se noi distruggiamo la base produttiva, non avremo neanche più le altre attività ad alto valore aggiunto sulle quali riteniamo si possa basare tutta la nostra economia.
Non è così. È un problema dell'Europa, un problema che, come ho più volte ricordato al Commissario Tajani, che ne ha la responsabilità dovrebbe essere affrontato a livello europeo.
Non penso che se ne possa esimere il Governo italiano e il Piemonte perché ricordo che l'Italia è ancora la seconda potenza produttiva europea: dopo la Germania, siamo quelli che hanno più base produttiva.
Siamo quindi allo stesso tempo potenzialmente forti e realmente ed attualmente fragili, fragilissimi, perché quella che oggi è in crisi proprio in Europa, è l'industria, il settore produttivo industriale.
Il Piemonte, all'interno del nostro Paese, è una delle Regioni con ancora una maggiore base produttiva, quindi è, contemporaneamente potenzialmente e teoricamente più forte, ma praticamente molto più debole e molto più in difficoltà.
Credo quindi che non possiamo esimerci dall'affrontare le questioni qualunque siano le critiche che ne possono venire, perché ogni scelta è contestualizzata in un momento e può, pochi mesi dopo, essere modificata dalla realtà.
In secondo luogo, la seconda cosa da cui noi non possiamo esimerci è quella di affrontare il problema dei lavoratori; quindi, se le ipotesi produttive venissero a mancare, dobbiamo cercare di verificare se non esistano altre opzioni possibili.
Ricordo che, alla fine, dopo molti anni, la questione Bertone è stata portata a soluzione. Quindi, se Rossignolo non è la persona giusta, credo possano esistere anche investitori stranieri, magari non disposti a passare attraverso questa persona, che si sta rivelando inaffidabile. Penso comunque che non possiamo esimerci dal lavorare per cercare una soluzione che non sia la sola cassa integrazione, per dare una risposta produttiva a quell'azienda e, in generale, al nostro settore industriale. E naturalmente non possiamo esimerci dall'affrontare con i lavoratori il tema della loro sorte.
Tuttavia, prima di lavorare ad un riassorbimento diverso dei lavoratori, dobbiamo mantenere ferma la ricerca di una soluzione produttiva, e quindi di un investitore.
Credo che esistano interessi da parte di investitori stranieri. Dunque sollecito i due Assessori - perché la questione è a scavalco fra i due - a tentare ancora una soluzione produttiva.
Se Rossignolo si rivela inaffidabile, non è detto che non esistano nel mondo e anche in Italia e in Europa imprenditori disponibili a rilevare l'azienda e a provare a rilanciarla su basi concrete.
Le piccole produzioni automobilistiche stanno ritrovando uno spazio.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Cerutti.



CERUTTI Monica

Grazie, Presidente.
Noi abbiamo aderito a questa richiesta di Consiglio straordinario perché, chiaramente, riteniamo rilevante e preoccupante la storia della De Tomaso; sicuramente, è una vicenda molto tormentata, quasi da assomigliare ad un romanzo a puntate, con colpi di scena che potrebbero appassionare se non fossero in gioco dei posti di lavoro.
In questo senso, reputiamo importante l'assunzione delle proprie responsabilità da parte del Consiglio regionale, quindi abbiamo fatto confluire in questa richiesta di Consiglio anche la nostra interrogazione.
Dopodiché, conveniamo nel dibattito riportato dalla Consigliera Bresso su quelle che possono essere le prospettive successive e non tanto in quello che, attualmente, sembra essere la ricerca di un capro espiatorio o l'accollare responsabilità agli uni e agli altri, che credo, in questo momento, non faccia bene al futuro della De Tomaso e, soprattutto, nemmeno al futuro dei lavoratori.
In questo senso, è importante comprendere come sono stati e come saranno utilizzati i fondi stanziati, però riteniamo che l'attuale Giunta abbia proseguito il lavoro della Giunta precedente. Crediamo che addossare colpe, cercando quasi una sorta di regolamento di conti fra le parti, sia in questo momento assolutamente fuori luogo.
Se questa sessione straordinaria deve avere un esito, che possa anche essere di sostegno al futuro dell'azienda, il Consiglio deve provare a sostenere l'azione della Giunta in questo momento, proprio perché, così come ha detto l'Assessore Porchietto, siamo passati da una situazione caratterizzata dalla cassa integrazione richiesta per ristrutturazione ad un'altra in cui la cassa integrazione è stata richiesta per crisi, quindi la situazione, sicuramente, risulta molto più complessa.
A questo punto, non c'è da ripercorrere le vicende passate, già lo ha fatto la Consigliera Bresso. Certamente - io non ero presente nella passata legislatura - si è tentato - magari in modo molto frettoloso - di ristabilire le sorti di un'azienda importante. In quel senso si sono fatti degli investimenti e si è cercato di garantire il futuro di questi lavoratori. Adesso, rispetto a possibili finanziatori, viviamo una situazione caratterizzata da diversi stop and go, di cui tutti abbiamo letto sui giornali.
Allora, riteniamo importante comprendere quali possono essere concretamente le strade da percorrere. Se si devono addossare delle colpe certamente la proprietà risulta essere stata forse un po' troppo avventata a sottovalutare quella che poteva essere un'esigenza di documentazione che certificasse i possibili investimenti. In questo senso, se c'è un ruolo che la Regione può esercitare, è quello di sostenere effettivamente la ricerca di questi partner finanziari, anche perché vantare da parte della proprietà una nuova tecnologia di assemblaggio della scocca può, effettivamente costituire il valore aggiunto per individuare un investitore che possa garantire i finanziamenti. Quindi, anche rispetto alla presenza dell'Assessore Giordano, che finora non abbiamo sentito intervenire in questo dibattito, ci chiediamo come nei diversi piani che la Regione ha posto e sta mettendo in campo - piani straordinari e piano per l'automotive possa rientrare un'attenzione nei confronti della De Tomaso.
Questo è quanto ci sentiamo di sostenere in questo momento, proprio perché riteniamo importante salvaguardare questa realtà produttiva e certamente, i posti di lavoro. A questo proposito, rispetto alle questioni più contingenti, proprio perché, come è stato detto, molti lavoratori rischiano di rimanere senza stipendio, abbiamo appreso con favore l'anticipazione da parte della Regione di due mesi di cassa integrazione però, adesso, avendo il Ministero avviato la cassa integrazione per la crisi, occorre facilitare i passaggi burocratici. Questo è l'impegno fondamentale da mettere in atto per garantire che i lavoratori non rimangano senza stipendio per i prossimi mesi. Se questo Consiglio deve avere un obiettivo, mi sento di intervenire su due aspetti. Innanzitutto capire come effettivamente sostenere l'azienda affinché si trovi questo investitore. Comprendo che c'è già stato un lavoro, che, purtroppo, al momento, sembra essere ancora senza risultato. Quindi, mi riferisco alla possibilità di vantare una nuova tecnologia.
Dall'altra, dal punto di vista meramente pratico, ma fondamentale richiamo la necessità di velocizzare i passaggi burocratici, proprio per garantire la retribuzione ai lavoratori. È in questo senso che si deve lavorare. Le altre considerazioni svolte dai colleghi sono sicuramente importanti, ma, in questo momento, poco utili alla risoluzione di una vicenda per la quale siamo sinceramente tutti preoccupati, come credo lo siano tutti i soggetti in campo, quali i soggetti politici, organizzazioni sindacali comprese.



PRESIDENTE

Grazie.
Consideriamo l'interrogazione n. 273 presentata dalla Consigliera Cerutti, inerente a "Progetto De Tomaso", assorbita dal presente dibattito.
La parola al Consigliere Negro.



NEGRO Giovanni

Grazie, Presidente.
Cercherò di essere veloce, perché c'è già chi ha sforato e non voglio essere annoverato tra quelli.
Anch'io ho sottoscritto quest'ordine del giorno presentato dal primo firmatario, collega Laus, il quale ha elencato molto bene il problema della grave situazione della società De Tomaso Automobili.
Tutti quanti siamo consapevoli di fronte a 900-1.000 operai che rischiano il posto di lavoro e riteniamo di avere un dovere nell'intervenire al riguardo.
La De Tomaso, come tante altre grandi fabbriche, ha spillato soldi al pubblico per, poi, cedere ai cinesi. Questo è un discorso non molto credibile. Siamo troppo ingenui e noi politici, a volte, dovremo ragionare maggiormente secondo un'idea di imprenditorialità.



PRESIDENTE

Chiedo scusa, ma il Consigliere Negro deve poter svolgere il suo intervento come gli altri, pertanto chiedo un po' di silenzio.
Prego.



NEGRO Giovanni

Grazie.
Non dobbiamo fermarci ad esaminare le questioni con occhio politico, è necessaria una visione di tipo più imprenditoriale. Relativamente a questi casi si deve valutare bene come intervenire.
Mi pare sia stato detto che la Regione abbia investito moltissimo.
Qualcuno ha citato - il collega Buquicchio - che sono stati dati oltre 15 milioni di euro, più altri, provenienti dall'Europa, compresi gli interventi della Finpiemonte, per un totale di 27 milioni di euro, che non è poco. Anche qui - permettetemi - gli esperti e i tecnici di Finpiemonte hanno dato una valutazione che non era quella giusta, non hanno ragionato come fossero degli investigatori o degli imprenditori.
A questo punto - l'Assessore Porchietto, che ho ascoltato con molta attenzione, ha effettuato una bellissima relazione, curata ed esplicitando in modo chiaro tutti i dettagli - sono convinto che tutto il lavoro compiuto dall'Assessorato - inserisco anche il lavoro svolto precedentemente dalla Presidente Bresso - era volto a tutelare. Si è fatto e si è agito, a mio avviso, in buona fede. Nonostante ciò il 4 aprile, come è stato citato, il Ministro Fornero ha dichiarato la crisi e la famiglia Rossignolo ha dichiarato di "fermare tutto" per interventi di ristrutturazione. Questa è stata un'altra presa in giro e noi tutti siamo stati alla finestra a guardare.
La Regione aveva dato il massimo della sua disponibilità sia prima che dopo. Qui non c'è, come diceva il Consigliere Lepri, da leccarsi i baffi ma da leccarsi le profonde ferite che in questo momento stiamo subendo, pur dando il massimo della disponibilità.
Voglio concludere dicendo: basta interventi pubblici a questa o a quella ditta, tra le quali cito anche la FIAT, che ha "munto", molto, e parecchio, dallo Stato italiano per poi portare lavoro altrove e non in Piemonte e in Italia. Basta denaro pubblico a queste ditte, ma più attenzione alle piccole e medie imprese che, talvolta, vengono ignorate e messe da parte. Dando soldi a grande imprese, sono penalizzate le medie e piccole imprese.
vero che fa più scalpore quando chiude una ditta che ha circa 900 o 1000 operai, ma le migliaia e migliaia di piccole e medie imprese che troppe volte sottovalutiamo non sono incentivate, non le aiutiamo a sostenere i posti di lavoro, ma sono aziende sane e serie.
Quando chiude una ditta con pochi dipendenti fa poco scalpore, se chiude un'azienda con più dipendenti fa più scalpore. Dobbiamo avere un occhio di riguardo per le piccole e medie imprese, e meno verso le grandi imprese per poi lasciarsi prendere in giro come è avvenuto fino ad oggi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Artesio; ne ha facoltà.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
Questa mattina su un quotidiano della Toscana si leggeva dell'iniziativa assunta dall'Assessore regionale al Lavoro e alle Attività Produttive della Regione Toscana, Assessore Simoncini, per richiedere un ulteriore incontro a livello del Ministero delle Attività economiche, di concerto con le istituzioni comunali e con i sindacati.
Non dubito che il lungo discorso dell'Assessore nell'introduzione ci abbia restituito il suo impegno e la sua partecipazione a tutti gli incontri istituzionali, nonché a quelli bilaterali, necessari in questa fase. Tuttavia, a me sembrava che oggi si sarebbe dovuto discutere, come Consiglio regionale, esattamente del ruolo possibile, se lo riteniamo tale del Consiglio regionale in ordine alla crisi industriale che abbiamo di fronte.
Questa mattina una parte dei lavoratori, organizzati attraverso la maggiore sigla sindacale che li rappresenta, sta facendo l'ennesimo presidio sotto l'abitazione di Rossignolo. Le parti attive, le istituzioni e i lavoratori, hanno, in questa giornata, oggetti di discussione ben diversi da quelli che ci hanno intrattenuto in Consiglio regionale. Da parte mia, pensando che questo dibattito avesse come finalità quella di offrire alla Giunta un supporto del Consiglio stesso, ma anche l'analisi di possibili ruoli ancora non giocati, trovo che le questioni cui abbiamo assistito possano avere una loro fondatezza per coloro che ritengono di proporle - le eventuali questioni riguardanti l'interesse, in sede giudiziaria, delle operazioni fin qui compiute - ma non fanno fare alcun passo in avanti in ordine alle aspettative che i soggetti coinvolti hanno di risoluzione del loro problema occupazionale.
Poiché ritengo che le Pubbliche Amministrazioni abbiano, come primo dovere, la questione della tutela delle parti deboli del mercato del lavoro che, in questo momento, sono i lavoratori, credo che dobbiamo occuparci di questo.
Sicuramente, non ho la competenza industriale dell'Assessore che, prima di essere un politico, ha brillantemente assolto ruolo di rappresentanza delle piccole e medie imprese, quindi conosce anche le scelte industriali sia quelle lungimiranti che ricollocano le imprese del mercato sia quelle egoistiche che, evidentemente, salvaguardano i capitali e lasciano al sistema pubblico di tutelare la sicurezza e i posti di lavoro dei lavoratori. Non ho neanche la visione illuministica con la quale l'Assessore Giordano ci ha illustrato il Piano triennale per lo sviluppo e l'occupazione.
Nel mio limite, mi permetto soltanto di offrire una riflessione che parte da una domanda: se l'amministrazione regionale si occupa esclusivamente, di accompagnare, nel modo meno doloroso possibile, la gestione degli ammortizzatori sociali, allora mi aspetterei, da questa amministrazione regionale, nelle future scelte di bilancio, più sostanza in tutte quelle politiche sociali che cercano di attutire la crisi da parte dei soggetti deboli del mondo del lavoro oggi. Non certo, quindi, la riduzione del Fondo Sociale Regionale, bensì accompagnamenti, sostegno al fondo della locazione, sostegni per i lavoratori in mobilità, sostegno per le famiglie a basso reddito, tutto ciò che fino a questo momento la Giunta ha negato perché le ha ritenute misure assistenzialistiche.
Oppure lo scenario è un altro. È quello che l'Amministrazione regionale ha dichiarato di voler giocare fin dal suo insediamento, cioè quello di essere un soggetto attivo nelle politiche industriali per accompagnare le imprese alla ricerca di nuovi sbocchi e di nuovi mercati, ai fini di sviluppare l'occupazione e la posizione di prestigio del Piemonte nel panorama italiano e in quello europeo.
Non io, ma questa Giunta ha dichiarato di voler giocare questo ruolo e per giocare questo ruolo ha deciso di sottrarre parte dei contributi regionali, che andavano alle politiche sociali e sanitarie, per impegnarle nella prospettiva, sulle politiche industriali. Non si può, quanto volte lo avete detto in questa sede, impegnare tutte le risorse della Regione per pagare i costi del sistema sanitario, di quello sociale, quando dobbiamo impegnarci per lo sviluppo, creare lavoro e creare occupazione. Bene questa è la scelta che avete fatto.
Su questa scelta vi chiederò conto. Non basta assistere agli eventuali errori precedenti, alle eventuali riunioni trilaterali, accompagnare e solidarizzare, se si vuole essere un soggetto attivo nelle politiche industriali. Vi chiedo, quindi, da soggetti attivi, di formulare delle ipotesi di intervento con le vostre politiche industriali, rispetto a questa situazione.
Vi faccio un esempio molto chiaro. Proprio oggi sul Il sole 24 Ore uno dei maggiori osservatori della realtà economica del Paese, Aldo Bonomi parla dei tre Piemonti (li chiama proprio così). Aldo Bonomi dice che c'è un Piemonte che ha trovato una propria vocazione produttiva diversa da quella manifatturiera automobilistica, le aree delle provincia di Cuneo; un Piemonte che è ancora, e lo sarà a lungo, legato dalla concentrazione dell'unica industria automobilistica che fortemente compromette tutta la filiera che ne è legata; e un Piemonte, quello delle piccole e medie imprese, che può trovare, e sta dimostrando di trovare, nuove possibilità non tanto di diversa vocazione rispetto a quella manifatturiera o di automotive, ma di diversa collocazione sul mercato.
Sempre Aldo Bonomi dice che il Piemonte ha ancora la possibilità di mantenere e confermare le proprie vocazioni. Bene. Quali sono le due caratteristiche sulle quali le imprese, comprese quelle del settore automobilistico e dell'automotive, avrebbero spazi per riaffermarsi? Due sono le indicazioni che emergono: ricerca e innovazione, in direzione dell'export. Queste sono le due ipotesi che vengono evidenziate anche dai cultori della materia. Io lo spiego con la mia scarsa alfabetizzazione nel merito, ma gli Assessori, scelti per la loro grande esperienza e competenza, potrebbero sviluppare più di me.
Bene. Le nostre imprese, quindi, possono essere sostenute nell'innovazione, nella ricerca e avere spazi di esportazione. Allora qualcuno dirà, particolarmente qualche Consigliere della maggioranza, che è esattamente quello che fa il piano per lo sviluppo del Piemonte.
Sì. Peccato che a me non sia ancora chiaro, quando l'Assessore Giordano emette contributi di sostegno alle imprese, se lo sta facendo con una selezione di priorità, comprese quelle di salvaguardare i posti di lavoro a rischio di questa regione, o se lo sta facendo sulla base di una scommessa delle possibili progressive sorti di nuove imprese che si affacciano ai bandi, dando per scontato che per quelle in crisi non si possa più fare nulla.
Questa è la mia impressione.
Recentemente è uscito un bando della Regione, di sostegno alla ricerca.
Quali sono i soggetti che si sono presentati? Alcuni sono tradizionalissimi, e noi ci dovremmo scandalizzare del fatto che ricevano ancora contributi pubblici, come il Centro Ricerche FIAT; quella FIAT che non muove un dito per spiegarci il quadro industriale del proprio maggiore stabilimento - quello di Mirafiori - e di tutto l'indotto, ma che attraverso il Centro Ricerche, riceve contributi pubblici per nuovi modelli delle energie rinnovabili nel campo dell'automotive, dove nessuno ci dice chi le produrrà, ma il contributo per la ricerca lo riceve.
Ebbene, ciò che chiedo è esattamente questo: quando la Regione mette in campo risorse pubbliche (e sono 400 milioni di euro) per sostenere lo sviluppo, pensando, così, di fare un servizio pubblico, perché tutelerà l'occupazione, fa delle scelte a partire dal ragionamento seguente: "Come faccio io, Regione, a tenere insieme il nuovo che emerge, che magari è il futuro del Piemonte, quel terzo scenario che Aldo Bonomi prefigura, con il passato che abbiamo nel nostro territorio, che oggi ci pesa, perché è una sofferenza sociale, ma che è anche un capitale di sapere umano, di operai di tecnici, di organizzatori?".
Non potremmo avere una diversa destinazione delle risorse regionali quelle destinate alla ricerca ed all'innovazione, volte a salvaguardare e salvare quel che c'era e c'è ancora di capitale nel mondo del lavoro, e contemporaneamente, sostenere il nuovo? Ci può essere un equilibrio, invece che dei bandi a scatola chiusa, dei bandi al buio, in cui nuovo e vecchio si mescolano senza dare sicurezza al mondo del lavoro? Ritengo che la Regione Piemonte - l'hanno detto loro - se vuole fare la politica industriale, qui debba fare un passo in più, non assistere soltanto ai tavoli di conciliazione, non assistere soltanto al declino, ma provare ad attivarsi in direzione delle sue politiche, che vogliono sostenere ricerca, innovazione ed export, a sostenere con le parti sociali la ricerca di eventuali altri partenariati in relazione alla De Tomaso.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Artesio.
La parola al Consigliere Pedrale.



PEDRALE Luca

Grazie, Presidente.
Il mio intervento si dividerà in due fasi.
La prima. Ho apprezzato la ricostruzione della situazione e dello stato dell'arte, che, in maniera molto puntuale, precisa e seria, l'Assessore Porchietto ha fatto: la dichiarazione che la Regione e l'attuale Giunta regionale hanno ritenuto insufficiente il Piano industriale presentato da Rossignolo, le difficoltà di dialogare con quell'interlocutore, il patto riservato (ma queste sono vicende fra imprenditori privati, dove la parte pubblica più di tanto non può intervenire) fra Rossignolo e l'investitore o imprenditore cinese.
La conclusione - direi - intelligente e seria dell'Assessore Porchietto è che, in un quadro di questo tipo, qualora emergessero nuovi soggetti e attori, sarebbe sicuramente buona cosa.
Ritengo che la Regione Piemonte, attraverso le proprie strutture attiverà sicuramente tutte le antenne e gli osservatori possibili per vedere se, su questa vicenda, possano presentarsi nuovi partner e nuovi attori. Ovviamente, attori più credibili e più seri di quelli che abbiamo visto finora.
Questa è la situazione: una situazione difficile, poiché in gioco c'è soprattutto il futuro occupazionale di molti lavoratori e dipendenti che possiamo dirlo - sono stati un po' illusi, negli anni passati, con un futuro che sembrava roseo, certo.
E qui mi ricollego alla seconda parte del mio intervento: non posso che apprezzare l'onestà intellettuale e politica dei colleghi Lepri e Buquicchio, i quali hanno ricostruito una vicenda che nasce nella passata legislatura e con la precedente Giunta regionale.
All'epoca, noi sollevammo diverse critiche e forti perplessità sul Piano industriale in direzione di Rossignolo e su quell'operazione così poco definita e concreta, con dei punti di riferimento certi su un effettivo sviluppo in senso automobilistico e motoristico del progetto.
I colleghi dell'opposizione hanno ripercorso e fornito, anche nel dettaglio, elementi di riflessione molto interessanti, di cui sicuramente la Giunta regionale farà tesoro.
Sono tutti eventi che, purtroppo, hanno una partenza a cavallo fra il 2009 e il 2010. All'epoca - ripeto - avevamo delle perplessità riguardo al progetto, però, il 12 febbraio 2010, in Consiglio regionale, l'allora Assessore all'industria ed energia, dottor Andrea Bairati, ci disse (leggo la sua dichiarazione), rispetto ai termini dell'accordo che erano stati illustrati in un precedente Consiglio regionale: "Il gruppo De Tomaso ha inoltre, presentato, nel quadro del regolamento di esenzione comunitario previsto dalla legislazione comunitaria e deliberato dalla Giunta regionale, un Piano di attività di innovazione e di ricerca industriale che è stato oggetto di valutazione indipendente da parte di esperti qualificati del settore. È una proposta di lavoro che ha ricevuto un giudizio di valutazione tecnica positivo e rispetto al quale è stato stabilito un tetto di finanziamento massimo, da parte della Regione Piemonte, nel quadro della legge sulla ricerca ed innovazione industriale e del Regolamento di esenzione, pari a 7,5 milioni di euro, a fronte della presentazione dei Piani esecutivi e dei progetti da parte del gruppo De Tomaso. Piani esecutivi che saranno poi oggetto di contratto tra l'Amministrazione regionale e il gruppo De Tomaso stesso".
L'Assessore conclude dicendo: "Di conseguenza, a tutti gli effetti oggi De Tomaso S.p.a. è un nuovo soggetto industriale presente sul nostro territorio. Tra l'altro, l'accordo ha consentito, in termini indiretti anche di sbloccare una complessa situazione occupazionale e sindacale su un sito non piemontese acquisito da De Tomaso S.p.a., un sito del Comune di Livorno dove il gruppo De Tomaso fa una parte delle lavorazioni previste per i due modelli che produrrà fra Grugliasco e lo stabilimento di Livorno".
Pertanto, capisco anche un po' l'imbarazzo di alcuni esponenti dell'opposizione, ma apprezzo l'onestà intellettuale di altri che hanno ricostruito la storia e la matrice di questa vicenda, sicuramente non entusiasmante per la politica industriale della nostra regione.
E allora, molte di queste domande dovrebbero essere poste a coloro che guidavano la Giunta regionale nella passata legislatura.
Noi però non gioiamo di questa situazione, assolutamente. Siamo invece, preoccupati della situazione attuale, ma confidiamo che la Giunta regionale, l'Assessore Porchietto e l'Assessore Giordano seguano, con tutta l'attenzione dovuta, la vicenda nelle prossime settimane e, se si presentassero davvero finalmente dei nuovi soggetti credibili, da un punto di vista di politica industriale, li prendano in seria considerazione e informino in tempo reale il Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Pedrale.
La parola al Consigliere Boeti.



BOETI Antonino

Grazie, Presidente.
L'ordine del giorno che abbiamo firmato in tanti era il pretesto per discutere di una questione importante che riguarda un migliaio di lavoratori, ma anche l'occasione per fare il punto della situazione in aula con l'Assessore rispetto ad una questione che si sta rivelando di grande complessità.
Rifare la storia, anche critica, come è stato fatto da alcuni Consiglieri che mi hanno preceduto, può però servire per capire se ci sono prospettive, se anche la criticità che si è verificata può, con le azioni dell'oggi, non tanto - forse - dell'Assessore Porchietto, quanto dell'Assessore Giordano, rappresentare una qualche prospettiva per un migliaio di lavoratori di quell'azienda.
Devo dire, Presidente, che con un po' di tristezza oggi discutiamo di una questione che in altri tempi e in altri momenti avrebbe probabilmente visto Via Alfieri 15 bloccata. Mi aspettavo, venendo qui questa mattina che i lavoratori fossero presenti davanti al Consiglio regionale, per discutere e per capire se ci sono prospettive, per sentire la voce della politica. Invece, l'Aula si avvia all'una con un po' di stanchezza, tant'è che ognuno parla con chi vuole, i rappresentanti dei lavoratori che c'erano prima (infatti è rimasto, con tutto il rispetto per loro, e li ringraziamo uno sparuto gruppo) se ne sono andati. Devo dire che sinceramente si ha la sensazione di un clima di sfiducia da parte dei lavoratori nei confronti dell'azienda, ma - possiamo anche dirlo - dei lavoratori nei confronti della politica, che sembra non essere in grado di affrontare e risolvere questioni complesse come quella della quale ci stiamo occupando quest'oggi.
Nella passata legislatura avevo più attitudine per gli ospedali e i servizi sociali rispetto ad altre questioni, ma ci siamo occupati delle grandi crisi aziendali, della zona ovest di Torino. Ricordo tutte le manifestazioni per la Bertone e devo dire che avevo accolto, come esponente della maggioranza, l'acquisto della Pininfarina da parte della Regione come un segnale di fiducia. Piuttosto che assistere passivamente al fallimento alla morte di un'azienda che ha rappresentato e che rappresenta ancora adesso la storia industriale di questa regione, c'era parso che una politica attiva del lavoro (per usare un termine che è molto di moda) di tipo industriale, potesse in qualche modo rappresentare un segnale di speranza. Acquistiamo quell'azienda e la affittiamo a qualche imprenditore forse, abbiamo sbagliato imprenditore, diciamo così - che sia in grado di risollevarne le sorti e, soprattutto, di offrire una prospettiva per un migliaio di lavoratori e per le loro famiglie.
Evidentemente, le cose non sono andate come la maggioranza di allora si aspettava, ma, ripeto, abbiamo ritenuto e gran parte di noi ha ritenuto che la Regione potesse aprire davvero un capitolo nuovo rispetto non soltanto all'atto notarile della chiusura delle aziende, ma anche rispetto alla prospettiva di una politica nuova.
L'Assessore, che immagino poi concluderà con le sue riflessioni su quanto ha sentito, ci chiarirà davvero, perché i milioni "ballano". Non si capisce, Assessore Porchietto, quanti soldi sono stati spesi fino a questo momento per quanto riguarda i corsi di formazione riservati a un ristretto numero di persone, così come i sette milioni di euro del Ministero del Lavoro. Avremmo bisogno di capire davvero quanto la Regione ha investito fino a questo momento in un'operazione che finora non è stata brillantissima.
L'Assessore Giordano non c'è e secondo avrebbe fatto meglio ad esserci perché lui è l'Assessore più interessato a questa vicenda, non tanto l'Assessore Porchietto.
A metà legislatura, secondo noi, rispetto a questo investimento di 400 milioni di euro per il lavoro che è stato programmato, bisognerà che il Comitato per le clausole valutative, che adesso è diretto dal Consigliere Vignale, chieda all'Assessore di spiegarci quanti di questi soldi che in questi due anni e mezzo sono stati utilizzati fino a questo momento effettivamente sono stati utili ai lavoratori e alle loro famiglie, o se invece non abbiamo distribuito denaro "a pioggia" (dico così, perché questa era un'espressione considerata disdicevole all'inizio della legislatura).
Ricordo quando il Vicepresidente della Giunta aveva detto qui, quando discutevamo, come diceva la Consigliera Artesio, di fondi di sostegno al reddito: "Non vogliamo dare il pesce, ma vogliamo dare la canna". Ecco vorremmo capire quante canne sono state date e quanto pesce ha abboccato alle canne che questo governo regionale ha ritenuto di offrire ai cittadini di questa regione.
Vorremmo che l'Assessore ci dicesse, se ha un'idea, che cosa succederà fra dodici mesi (perché adesso c'è la crisi, quindi non sono 24 mesi, non è un'azienda in fase di ristrutturazione) di questi mille lavoratori, quando alla fine della cassa integrazione si prospetterà l'ipotesi di una chiusura completa dell'attività. Che cosa potremmo dire, come istituzione e come politici, a questi lavoratori e alle loro famiglie? Il signor Rossignolo è certamente un uomo inaffidabile. Sarà anche lui Cavaliere del lavoro, perché in questo Paese per diventare Cavaliere del lavoro, come l'Assessore sa, basta conoscere qualcuno in Prefettura e un parlamentare che ti presenti. Credo che in questo Paese i cavalierati e anche le lauree, come abbiamo visto... Diciamo basta avere persone disponibili per poterle ottenere.
Poi, c'è ancora una considerazione: l'area industriale della zona ovest di Torino (Rivoli, Collegno e Grugliasco) finora non ha trasformato una grande azienda in un supermercato! Noi speriamo naturalmente (conoscendo l'orientamento di quelle Amministrazioni) che a nessun Sindaco venga in mente di trasformare la Pininfarina in un grande supermercato su corso Allamano. Non succederebbe certamente a Rivoli, non succederà a Grugliasco e speriamo naturalmente che non succeda in tutte le aree industriali della nostra regione.
Finisco con un invito all'Assessore, ma l'Assessore Porchietto conosce il suo mestiere. Anche lei solleciti, assieme all'Assessore della Toscana un incontro al Ministero del Lavoro per poter capire se ci sono prospettive di vita per questa azienda.
Non ci dica se ci sono degli investitori; mi sembra di capire che forse, qualcosa c'è, ma è bene non alimentare speranze che poi non possono essere esaudite: abbiamo colto questa riflessione dell'Assessore e speriamo sia possibile che ci sia qualche investitore serio disponibile a rilevare l'azienda. Discuta con il suo collega Giordano, perché, se c'è un investitore serio, i fondi per la ricerca e l'innovazione siano destinati a quest'azienda e a questo settore senza disperderli in mille rivoli, a partire dai cinque milioni di euro per il turismo, perché mi sembra di capire che la Regione forse non ha bisogno di queste risorse.
Infine, concludo ricordando che il Presidente Cota aveva detto nell'entusiasmo della vittoria elettorale, che se alla fine della legislatura vi fosse stata un'occupazione inferiore dell'inizio del suo mandato, non si sarebbe ricandidato. Lavorate perché questo non si verifichi, naturalmente, non tanto nell'interesse del Presidente, quanto nell'interesse dei lavoratori.



PRESIDENTE

Dichiaro concluso il dibattito generale.
Ci sono repliche sugli ordini del giorno? La parola al Consigliere Giovine.



GIOVINE Michele

Grazie, Presidente.
Anzitutto, ringrazio i colleghi per il dibattito che - devo dire oltre che interessante, è arricchente dal punto di vista delle informazioni e per l'onestà intellettuale con cui si sta svolgendo.
Parto dall'intervento forse più interessante, anche perché è stato fatto da una delle protagoniste di questa vicenda, ovvero la Presidente Mercedes Bresso.
Di tutto quello che ha detto la Presidente Bresso - e in questo caso devo dire, ha fatto bene il Presidente Cattaneo, contrariamente a quanto di solito gli rimprovero, a "largheggiare" sul Regolamento, perch evidentemente era utilità di quest'Aula, dei lavoratori e dei cittadini piemontesi sapere qual era la posizione di colei che è stata la principale protagonista della vicenda De Tomaso - condivido solamente gli ultimi due punti, perché nei precedenti 13 minuti del suo corposo intervento mi pare che ella stessa non credesse a quanto stava riferendo.
Condivido quello che dice la Presidente Bresso quando sostiene che l'Unione europea è cieca nel cercare di non difendere le proprie aziende le proprie unità produttive; condivido pienamente questa impostazione.
Vorrei capire quanti interventi ha fatto nel suo ruolo importantissimo che ha presso l'Unione europea, che noi le abbiamo concesso di mantenere dalla precedente legislatura, ma queste sono le regole, purtroppo queste sono le regole. Ed è vero e ha ragione quando dice che non possiamo pensare di vivere di un'economia che sopravviva solo su quelle che sono le attività ad alto valore aggiunto, perché se manca la produzione, mancheranno conseguentemente anche tutte le altre cosiddette attività ad alto valore aggiunto.
Condivido infine il secondo punto, quando dice che chi vive nelle istituzioni deve cercare sempre di difendere il lavoro e i lavoratori. Ma quello deve essere fatto: devono essere difesi i lavoratori e devono essere difese le aziende e le unità produttive. Mi pare che dalla maggioranza degli interventi avvenuti oggi non sia stato fatto rispetto a questa vicenda; vicenda che forse dovrebbe essere iscritta anch'essa al partito che ormai vedo cresciuto a mia insaputa, del "non sapevo e, se c'ero dormivo".
Quello che è avvenuto a Grugliasco qualcuno poteva anche immaginarlo se è vero quanto mi dicono i lavoratori, e non ho dubbi perché ho avuto modo di poter vedere qualche immagine o qualche frammento di una famosa trasmissione televisiva (Report) del 23 marzo 2008, dove si trattava un precedente simile dello stesso gruppo imprenditoriale.
Ben prima che la Regione Piemonte decidesse di impegnarsi in questa fantasmagorica avventura, il 23 marzo del 2008, una trasmissione visibile a tutti su Youtube e su Internet, parlava di un'operazione analoga - non identica, ma analoga - fatta ai danni dell'Isotta Fraschini. In quel caso la cifra si aggirava sui 22 milioni di euro - vedo che l'Assessore dà cenni di assenso col capo e nel suo intervento potrà confermare o smentire quello che sto dicendo - e la Regione in questione era la Calabria; mi pare che fosse lo stesso gruppo imprenditoriale.
Stesse condizioni, stesse analogie, eppure qui in Regione Piemonte dopo ben oltre un anno dopo la denuncia pubblica - perché se la notizia è uscita nel 2008 sugli organi di stampa, vuol dire che il fatto accaduto in Calabria è antecedente - ci siamo cascati con entrambi i piedi.
La realtà è che in questo momento siamo di fronte a un downgrading pesantissimo, un ridimensionamento di credibilità della De Tomaso. Il Ministero, di fatto (secondo me, fa anche bene), non crede più nel suo Piano Industriale. La situazione è quanto mai oscura e grave e le colpe richiamano una responsabilità ben precisa. A eccezione degli incolpevoli 980 lavoratori dell'impianto Pininfarina e dei 140 livornesi (impianto ex Delphi), tutti i protagonisti della grottesca vicenda hanno alcune più o meno pesanti responsabilità. Sicuramente la proprietà, che ha fatto credere l'incredibile e il fantomatico, e gli attori della politica.
evidente che la precedente Amministrazione - ringrazio tantissimo per l'onestà intellettuale dei loro interventi i colleghi Buquicchio - ha creduto, ma mi ci metto in mezzo anch'io, perché come Amministratori regionali abbiamo creduto a parole senza riscontro, a ombre senza materia.
Cosa ancora più grave, abbiamo permesso la destinazione di una montagna di risorse pubbliche senza garanzie sul rilancio economico dell'azienda.
Ripeto, pesanti responsabilità ricadono e dobbiamo tenerne conto.
Responsabilità politica s'intende, a meno che qualcuno non ci dimostri il contrario, ma è ovvio che si intende e si parla di responsabilità politica.
I sindacati sono stati citati più volte, ma anche qui bisogna ricordarlo: i Sindacati si sono dimostrati di fatto incapaci di rivendicare e vigilare sulle dinamiche che hanno portato a questo risultato e hanno creduto a parole e ad annunci palesemente infondati.
Ringrazio anche qui il collega che in precedenza ha avuto il coraggio di rimarcare e sottolineare che spesso e volentieri i sindacati mettono sotto accusa sul banco degli imputati la politica, ma spesso e volentieri dimenticano di mettersi loro stessi. Ha fatto bene il collega a dire che ogni tanto, dobbiamo invece mettere loro sul banco degli imputati, perch in questo caso sono stati perlomeno poco vigilanti, almeno quello.
Tanti dirigenti sindacali hanno creduto da subito all'esistenza dell'investitore cinese, nella convinzione che non si trattasse di un bluff. È ovvio che alcuni investitori cinesi potrebbero essere interessati al settore automobilistico italiano e alla componentistica; a Torino alcune aziende cinesi sono già attive nel settore del design dell'automobile e d'altra parte, esiste una richiesta di nostri designer storici per le case automobilistiche asiatiche. L'ipotesi dell'investitore cinese, quindi aveva una certa credibilità verosimilmente nel settore della produzione automobilistica di alta gamma, fermo restando la perplessità in ordine all'attuale fase di mercato. I dubbi sulla rete di assistenza.
Tuttavia la politica non può basarsi sulle ipotesi, ancorch verosimili, ma deve basarsi sui piani industriali. E ha detto benissimo il collega Lepri: non c'era assolutamente un Piano Industriale credibile. E non c'è tuttora un Piano Industriale credibile.
Il piano industriale della De Tomaso ha evidenziato le sue falle già sul nascere, e dal 2009 ad oggi sorgono tanti dubbi. Primo dubbio: a quale piano industriale la Regione ha dato credito nei 24 mesi di cassa integrazione straordinaria per ristrutturazione aziendale? Secondo dubbio. La SIT, nata dalla fusione di SOPRIN e SINATEC, che è una controllata della Finpiemonte, ha acquisito nel 2009 uno stabilimento ex Pininfarina per concedere la locazione a De Tomaso: cosa si sa sullo stato del pagamento dei canoni di locazione per affitto? Il collega Buquicchio dice addirittura che nel 2011 non pagano neanche l'affitto.
Interessante, davvero interessante.
Finpiemonte Partecipazioni nel 2010 ha erogato un finanziamento fruttifero a favore della controllata SIT pari a 2,5 milioni di euro per la valorizzazione dell'area industriale ex Pininfarina: come sono stati utilizzati questi fondi? Il processo di ristrutturazione ha previsto anche corsi di formazione per un importo pari a 9,5 milioni di euro di fondi regionali e 19 milioni di euro comunitari: qual è stata la ricaduta e quali concreti effetti positivi ai fini del rilancio aziendale? Quali risultati sono stati finora prodotti? Mi sembra che la risposta sia stata data ampiamente in questo dibattito. Però a queste domande la Regione, tramite gli Amministratori di oggi, deve dare delle risposte e fare chiarezza.
Date le premesse e i dubbi pensanti come macigni, ciò che preoccupa di più è che ad oggi siano ridotte al lumicino le speranze di un rilancio economico dell'azienda. Si tratta di una crisi che si trascina da anni antecedente alla cessione di Pininfarina e ai Rossignolo di un paio d'anni fa; di fatto una crisi ereditata, ma culturalmente e grottescamente caricatasi di risvolti di cattiva programmazione e di incapacità politica da parte della Regione nell'affrontarla.
Gli stessi sindacati, di fronte alla cassa integrazione straordinaria di crisi, esprimono opinioni contraddittorie - come dicevo prima - e quasi balbettanti: da una parte si parla di accordo che salvaguarda il reddito dei lavoratori, dall'altra si parla di una svolta negativa prevedibile senza orizzonti credibili.
Insomma, in pochi anni troppi gialli e troppo grigio sulla vicenda De Tomaso. Bisogna, a questo punto, andare a fondo e far emergere la verità. A questo provvederà, spero tempestivamente, anche chi di queste cose si deve occupare normalmente, per accertare i fatti nella delicata ipotesi di una colossale distrazione di fondi pubblici. Speriamo che non sia così.
In ogni caso, la parte politico-amministrativa deve recitare un mea culpa, è indubbio; devo dire che in Consiglio nessuno si è sottratto e questo rende molto onore a noi e al nostro ruolo.
Un fallimento - questo in modo indipendente dal colore politico sarebbe la cifra dell'incapacità di difendere il futuro produttivo del nostro territorio piemontese.
Avrei un'ulteriore proposta, ma visto che dovremo intervenire anche in merito agli ordini del giorno, a questo punto rilancio in una fase successiva. Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Carossa; ne ha facoltà.



CAROSSA Mario

Grazie, Presidente.
Cercherò di essere veloce, anche perché penso e spero che l'Assessore voglia fare una chiusura o quantomeno dare alcune risposte.
Voglio essere, come al solito, sincero: temo che questi Consigli straordinari servano a poco o a nulla. Bisogna dichiararlo ufficialmente anche magari alle persone che hanno aspettative da parte di questi Consigli.
Dobbiamo dirlo: a mio avviso, non servono assolutamente a nulla. Ci che serve - quantomeno lo spero - è il lavoro che ha svolto in questi mesi l'Assessore, il resto sono parole. È inutile andare a rintuzzarci prima o dopo, "avete fatto meglio (o peggio) prima", "dovevate controllare dopo" o quant'altro.
Un dato certo è che noi ci siamo ritrovati - mi spiace che non ci sia la ex Presidente Bresso in Aula - un'ulteriore eredità da parte della Presidente Bresso, che è questo "galantuomo" che si chiama Rossignolo, che secondo chi sedeva già in quest'aula, era persona già indagata, che aveva fatto cose non proprio cristalline. Noi ce lo siamo ritrovati in eredità.
Purtroppo ce lo siamo ritrovati noi, ma soprattutto se lo sono trovati gli oltre 900 lavoratori che avevano delle aspettative nei suoi confronti.
Mi lascia perplesso, però, il fatto che siano proprio alcune persone a chiedere o a fare determinate osservazioni. Mi riferisco alla Consigliera Bresso, ma anche alla collega Artesio, alla quale riconosco, normalmente una assoluta onestà intellettuale: ma dov'era seduta lei, quando si decidevano queste cose? In Giunta, con la Presidente Bresso. Voi decidevate queste cose! Non sono mai stato in una Giunta, ma o gli Assessori non possono parlare - e non mi pare, perché ho assistito un paio di volte a qualche riunione di Giunta e mi risulta che con questo Presidente gli Assessori possono dialogare - o voi non volevate parlare.
Se non eravate d'accordo, lo dovevate dire allora, quando eravate in Giunta, e non venire a muovere adesso delle critiche sul modo in cui la Regione cerca di portare avanti, in mezzo a mille difficoltà, la questione "lavoro" in Piemonte.
chiaro che gli Assessorati potrebbero far meglio: è sicuro, perch "far meglio", quando si è fuori, è la cosa più facile e più semplice da fare! Sento muovere delle critiche sui fondi dati alla ricerca, quando da altre parti mi viene detto che si abbandona la ricerca, che è l'unica frontiera per dare un'aspettativa al lavoro e ai lavoratori. Se diamo dei soldi per la ricerca non va comunque bene. La ricerca viene anche dalla FIAT e io sono sempre stato uno di quelli che sosteneva chiaramente che alla FIAT era sbagliato concedere soldi a fondo perduto, così come si è fatto negli anni passati. Ma quando si danno per progetti di ricerca, a mio avviso è un investimento lodevole. La ricerca - ne sono convinto - è un elemento valido, perché è ciò che ci può far fare il salto di qualità nella nostra Regione. Lo diceva giustamente nel suo intervento anche la Consigliera Artesio.
Cerchiamo di sgomberare il campo da tutti i polveroni che vengono fatti. È chiaro che l'Assessore Porchietto - soprattutto lei e purtroppo per lei - dovrà gestire questa situazione e non credo, alla luce dei fatti odierni, che ci saranno grandi speranze. Dobbiamo ammetterlo, perché se continuano ad esserci solamente personaggi come questo, allora non so quante speranze ci saranno. Ma su questo penso e spero dirà meglio l'Assessore nella sua replica.
Voglio solo concludere il mio intervento ricordando che in questo Paese, caro collega Boeti, un cavalierato o un posto da Senatore non si nega a nessuno, e si fa anche molto velocemente! Ne abbiamo di esempi anche ultimamente.



PRESIDENTE

Poiché hanno ancora chiesto di intervenire i colleghi Buquicchio e Laus, e dovranno seguire le repliche della Giunta regionale, vi chiederei se possibile, di contenere i tempi.
Prego, Consigliere Buquicchio.



BUQUICCHIO Andrea

Presidente, non intendo replicare. Mi limiterò ad utilizzare un minuto del mio tempo per ricordare brevemente ai colleghi il contenuto dell'ordine del giorno conclusivo di questa giornata relativo alla vicenda De Tomaso.
Riassumendo nella premessa e nelle considerazioni tutto quello che abbiamo detto, dopo un confronto con l'Assessore chiederei, laddove recita "Considerato ancora che tale accordo presuppone la realizzazione di corsi di formazione finanziati per" di cancellare la frase "9,5 milioni di euro della Regione Piemonte" e di lasciare "19 milioni di euro dell'Unione Europea".
Come ho detto, ci siamo già chiariti con l'Assessore.
Detto questo, visto che sono ancora presenti alcuni lavoratori dell'azienda, coinvolti in prima persona, volevo ricordare loro che sono stati utilizzati dei fondi ottenuti dal Fondo impresa (che è il fondo paritetico interprofessionale), sul quale è stata versata una quota pari a 0.3% della busta paga dei dipendenti di Pininfarina prima, e De Tomaso Automobili S.p.A. poi, per la realizzazione delle attività di formazione.
Quindi voi, di fatto, avete pagato in proprio, a differenza del signor Cavaliere del lavoro Rossignolo, che in questa vicenda - la Magistratura lo appurerà - ha intascato, ma non ha tirato fuori forse neanche un euro.
per questo che, considerato tutto quello che finora abbiamo detto, mi permetto di chiedere ai colleghi di votare l'ordine del giorno che impegna semplicemente la Giunta a far luce sui documenti ufficiali di questa vicenda e a valutare (a mio avviso è più che opportuno) la presentazione di un esposto alla Procura della Repubblica. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Laus; ne ha facoltà.



LAUS Mauro

Grazie, Presidente.
Impiegherò anch'io un minuto per dare una breve lettura dell'impegno che chiediamo alla Giunta, posto che alcuni colleghi non ce l'hanno sottomano.
Noi chiediamo, in sostanza, di adoperarsi per verificare se esista ancora una qualunque ipotesi concreta e realmente percorribile di rilancio delle carrozzerie di Grugliasco, al fine di restituire una prospettiva professionale ai 900 lavoratori impiegati nello stabilimento; a mettere in campo tutte le possibili azioni di tutela dell'ente Regione a garanzia dei fondi stanziati e in gran parte già erogati alla De Tomaso; infine, a incrementare la vigilanza sul corretto utilizzo delle risorse impiegate per sostenere, a vario titolo, operazioni di rilancio del sistema produttivo onde evitare qualunque azione speculativa da parte di terzi a danno dei lavoratori e in generale della collettività.
Utilizzerò gli ultimi trenta secondi del mio intervento per dare una risposta assolutamente non polemica - sono certo che non verrà recepita come tale - al collega Carossa.
Le motivazioni che mi hanno indotto a convocare questo Consiglio straordinario sono volte, esclusivamente, a fare chiarezza e trasparenza visto che oggi nei confronti della politica sempre si manifestano dubbi.
Questa tortuosa vicenda aveva bisogno di un dibattito per rendere chiarezza - lo ripeto ancora una volta - su tutto il percorso. Non vi è stata alcuna speculazione negli interventi che abbiamo svolto, tantomeno il sottoscritto e gli altri colleghi hanno comunicato ai lavoratori la celebrazione del Consiglio straordinario. Non avete visto, infatti mobilitazioni e bandiere.
Tenevo solo a puntualizzarlo.
Per me, quindi, non è stata assolutamente una perdita di tempo, ma mi fa onore, fa onore a quest'Aula ed anche al mio amico Carossa.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Giunta regionale.
Prego, Assessore Porchietto.



PORCHIETTO Claudia, Assessore al lavoro

Ritengo importante dare risposte alle varie sollecitazioni e mi permetto di farlo dall'alto della mia esperienza e non in forza delle deleghe, se posso permettermi di dirlo, come prima la Consigliera Artesio riportava, ossia a fronte di un'esperienza ventennale nell'ambito delle rappresentanze datoriali.
Mi permetto di dire che in Piemonte abbiamo imprenditori seri che pensano al lavoro e non soltanto al proprio ritorno personale. Credo sia importante rappresentarli tutti e tutelare il lavoro, inteso come imprese e lavoratori, e non soltanto parlare in modo molto generico del tema dei lavoratori, perché senza imprese i lavoratori il lavoro non ce l'hanno.
Ritengo importante riportare un passaggio perché, nell'ottica di piani industriali e di politiche industriali regionali, occorre tener presente che le politiche industriali si fanno con una strategia di medio e lungo termine, e gli interventi vanno fatti sulle imprese che vengono in Piemonte ad investire, ma anche per mantenere e cercare di salvaguardare le aziende che in questo momento sono in crisi.
Non è un caso che, poche settimane or sono, la Giunta regionale ha deliberato una misura, a firma mia e dell'Assessore Giordano, per l'acquisizione di rami di azienda in crisi conclamata. Questo è un modo per rispondere anche al mantenimento occupazionale, ma soprattutto territoriale, di una produzione in cui ancora credo, perché non credo in un Piemonte che non abbia il suo futuro in una connotazione manifatturiera e metalmeccanica. Non è un caso, infatti, se oggi molti interlocutori internazionali guardano con particolare attenzione al Piemonte, perché le competenze, le professionalità, il tessuto e l'indotto imprenditoriale di piccole e medie imprese oggi ci sono.
Mi fa specie ciò che ha detto la Consigliera Bresso, perché credo ci debba fare anche riflettere, nel momento in cui la politica interviene nelle logiche di politica industriale. Mi dispiace che non sia più presente la Consigliera Bresso perché, oltre a farle presente che il 2009 era già un anno di forte crisi (vi ricordo che il primo accordo di cassa in deroga nasce nel 2009 e non è un caso se uno strumento straordinario di sostegno al reddito veniva firmato anche dalla Regione Piemonte nel 2009), diventa difficile pensare che a fine 2009 la crisi non fosse conclamata, quindi non è che la situazione nel 2009 in Piemonte fosse molto diversa da quella che ci ritroviamo nel 2010, 2011 e 2012.
Detto questo, vorrei capire - ma aiutatemi veramente, perché sul tema delle politiche industriali ogni tanto anch'io, pur avendo abbastanza esperienza, sono un po' in difficoltà - come noi possiamo presentare (noi come Regione, in quel frangente l'Assessore Bairati) l'acquisto dell'immobile di Grugliasco, con le parole di un intervento effettuato in un Consiglio: "La proposta formulata da Finpiemonte è articolata in due parti: l'immediata messa a disposizione del gruppo Rossignolo del sito industriale (tale contratto prevede la corresponsione di un canone di locazione per un arco temporale di massimo sei anni), e poi una seconda fase che prevede la predisposizione di una variante urbanistica sul sito che al termine del contratto di locazione individui il cambio di destinazione d'uso, da industriale a residenziale".
Scusatemi, signori, ma se vogliamo parlare di politiche industriali non parliamo di cambio di destinazione d'uso, perché, a casa mia, le politiche industriali si fanno mantenendo i siti produttivi e impegnando le imprese, come stiamo facendo noi, ad una collocazione sul territorio piemontese.



PORCHIETTO Claudia, Assessore al lavoro

RESCHIGNA Aldo (fuori microfono)



PORCHIETTO Claudia, Assessore al lavoro

Per cortesia, per cortesia!



PORCHIETTO Claudia

Sono atti ufficiali, Consigliere Reschigna.



(Commenti del Consigliere Reschigna)



PRESIDENTE

Per favore, Consigliere Reschigna.
Prego, Assessore.



PORCHIETTO Claudia, Assessore al lavoro

Detto questo, credo che oggi questo Consiglio abbia preso atto di una situazione di una crisi sicuramente conclamata, ma in cui la Giunta regionale sta ancora cercando, oltre che trovare una soluzione con un mantenimento del sostegno al reddito ai lavoratori, un'opportunità, in primis, di ricollocazione, sapendo che 980 lavoratori, per qualsiasi amministrazione locale, sono difficilmente ricollocabili.
Chiaramente, gli interventi che abbiamo messo a punto verranno finalizzati anche per i lavoratori della De Tomaso, come stiamo facendo qualora fosse opportuno, con altre realtà.
Contestualmente, per quanto riguarda il tema delle politiche industriali, credo sia importante ricordare - e chiedo a quest'Aula di aiutarci - che c'è già un decreto ministeriale, la cui applicazione ad oggi non è ancora avvenuta, il decreto ministeriale del 24 marzo 2010, che parla di aree di crisi complessa. Oggi sappiamo che questo decreto è fermo, in quanto l'allegato con l'individuazione delle aree è stato impugnato da alcune Regioni.
Penso e auspico, così come sicuramente farà la Giunta regionale, un ambito in cui si dibatterà, tra Parlamentari, Giunta e Consiglio regionale come poter mettere in atto un decreto ministeriale che in questo momento non vede attuazione, e che invece ritengo estremamente importante.
Come è già avvenuto per la vicenda RAI, alcuni Parlamentari piemontesi sia di centrodestra sia di centrosinistra, hanno firmato un appello al Presidente del Consiglio Monti affinché venga trattato in modo particolare il tema della crisi industriale del Piemonte.
Per tornare al tema degli ordini del giorno, mi permetto, come Giunta di esprimere parere favorevole al documento presentato dal Consigliere Buquicchio e di chiedere all'Aula di esprimersi sull'ordine del giorno del Consigliere Laus, in quanto ritengo, ma questa è soltanto una mia valutazione, che sarebbe opportuno che, in merito a quello che è avvenuto precedentemente all'attuale legislatura, ci fosse una evidenziazione di cosa è avvenuto prima delle elezioni regionale del 2012, perché mi riesce personalmente difficile prendere atto di una situazione come se nulla fosse prima accaduto.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Procediamo alla votazione degli ordini del giorno.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 697, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che Sviluppo Investimenti Territorio s.r.l. (S.I.T.) nasce nel 2008 per opera del processo di riorganizzazione societaria del Gruppo Finpiemonte Partecipazioni ed in conseguenza della fusione per integrazione delle società SO.P.R.IN S.p.A. e S.IN.AT.EC. S.p.A.
fra le finalità di Sviluppo Investimenti Territorio s.r.l. vi è la possibilità di operare a supporto della programmazione Regionale in tema di sviluppo economico e pianificazione territoriale, con particolare riferimento all'applicazione della bio-edilizia, dell'architettura sostenibile e della produzione di tecnologie ambientali efficienti premesso ancora che fra gli interventi promossi da Sviluppo Investimenti Territorio s.r.l. vi è quello relativo allo stabilimento industriale ex Pininfarina per il quale è prevista la temporanea locazione alla De Tomaso S.p.A.
Lo stabilimento industriale ex-Pininfarina, ubicato nel Comune di Grugliasco (TO), in via Battista Pininfarina, al confine con la zona sud est di Torino, si sviluppa su di una superficie di circa 68.000 mq, in un ambito territoriale caratterizzato dalla presenza mista di destinazioni commerciali, residenziali, produttive nonché oggetto di importanti trasformazioni urbanistiche l'intervento, in accordo con la Regione Piemonte e Finpiemonte Partecipazioni, ha visto l'acquisizione del compendio produttivo Pininfarina e la successiva locazione alla De Tomaso Automobili S.p.A. per la produzione di autovetture ad alto contenuto di innovazione tecnologica considerato che il 20 novembre 2009 viene siglato un accordo tra Pininfarina, I.A.I. s.p.a.
di Livorno e FIM, FIOM, UILM dal quale si ricava che viene ceduto un ramo d'azienda composto da dipendenti (circa 980 tra operai ed impiegati degli stabilimenti di Grugliasco, San Giorgio e Bairo), macchinari ed impianti siti nello stabilimento di Grugliasco tale operazione ha garantito il mantenimento occupazionale iniziale permettendo il trasferimento del fondo TFR al momento del perfezionamento della cessione considerato ancora che il 3 dicembre 2009 viene siglato un accordo tra De Tomaso Automobile S.p.A.
ex I.A.I. S.p.A. e FIM, FIOM, UILM dal quale si ricava che De Tomaso Automobile S.p.A. intende avviare un progetto di produzione di luxury cars dichiarando l'intenzione di effettuare investimenti per la ristrutturazione dell'immobile, l'ammodernamento delle linee di produzione nel secondo semestre 2010 ed infine per l'industrializzazione del prodotto nel periodo 2010-2011 tale accordo presuppone la realizzazione di corsi di formazione, finanziati per 9,5 milioni di euro dalla Regione Piemonte e 19 milioni di euro dall'Unione Europea, per i dipendenti interessati dal passaggio del ramo di azienda ritenuto che la De Tomaso S.p.A. ha attivato nel novembre 2009 la procedura di CIG straordinaria ai sensi del DPR 218/2000 per ristrutturazione aziendale della durata di 24 mesi il 29 marzo 2012 viene siglato un accordo presso il Ministero del Lavoro dal quale si prende atto che alla data del 23 dicembre 2011 non si è ancora realizzato il finanziamento da parte di un investitore straniero per sostenere l'attuazione del programma di ristrutturazione l'azienda al fine di assicurare la continuità produttiva ha predisposto un piano di rilancio basato sulla realizzazione di risorse finanziarie con la messa a disposizione delle tecnologie di proprietà della società per le quali vi è interesse da parte di produttori del settore questo piano di interventi, avendo una portata di effetti ridotta rispetto al programma di ristrutturazione, comporterà degli esuberi di personale e dunque l'azienda richiede un ulteriore periodo di CIGS per crisi aziendale a modificazione di quella già presentata di proroga di CIGS per ristrutturazione complessa, con decorrenza 1 gennaio 2012" ritenuto infine che il piano industriale si sia rivelato del tutto inconsistente sin dal principio in quanto legato ad un'unica commessa nonché per la persistente assenza dell'investitore straniero in grado di fornire i finanziamenti necessari ad oggi non si hanno notizie certe in riferimento: al versamento dei canoni di locazione che la De Tomaso Automobili S.p.A. ha effettuato in favore di Sviluppo Investimenti Territorio s.r.l.
proprietaria dello stabilimento industriale ex Pininfarina all'impiego dei fondi ottenuti da Fondiimpresa, il fondo paritetico interprofessionale, sul quale è stata versata una quota pari allo 0,30 della busta paga dei dipendenti di Pininfarina prima e De Tomaso Automobili S.p.A. poi, per la realizzazione di attività di formazione all'impiego dei fondi pubblici provenienti dalla Regione Piemonte e dall'Unione Europea al fine di realizzare i corsi di aggiornamento e riqualificazione per i dipendenti; all'accantonamento del trattamento di fine rapporto dei dipendenti impegna il Presidente della Giunta regionale e gli Assessori competenti affinché, attraverso la presentazione dei documenti ufficiali, si faccia chiarezza su tutte le responsabilità, valutando l'eventualità di un esposto presso la Procura della Repubblica per presunte irregolarità." Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 698, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che la De Tomaso Automobili S.p.A è una società italiana per la produzione di automobili, fondata a Modena nel 1959 ed acquisita nel 2009 dalla Innovation Auto Industry S.p.A. (IAI) dell'imprenditore torinese Gian Mario Rossignolo, affittuaria dello stabilimento ex Pininfarina di Grugliasco (TO) con un piano industriale che prevedeva la produzione di vetture di lusso a sorpresa la famiglia Rossignolo ha dichiarato l'8 febbraio 2012 di aver ceduto il controllo del marchio a un gruppo di investitori definiti "esperti del settore automobilistico", ovvero una società del gruppo cinese Hotyork Investment Group il suddetto gruppo cinese Hotyork Investment Group ha mostrato gravi profili di inaffidabilità, dato che, come primo referente per la trattativa di cessione, era stato indicato dalla famiglia Rossignolo il sedicente presidente, che non si è mai palesato per offrire le necessarie garanzie di mantenimento degli impegni presi e sul quale gravano anche condanne per frode, e in seguito un sedicente azionista di maggioranza che non risulterebbe in realtà nella compagine della Hotyork considerato che a seguito delle vicende richiamate la società De Tomaso Automobili S.p.A.
versa attualmente in una situazione di gravità tale da mettere a rischio il futuro lavorativo degli oltre 900 lavoratori in forza allo stabilimento di Grugliasco in un recente incontro svoltosi presso il Ministero dello Sviluppo economico è stato raggiunto l'accordo per il ricorso alla cassa integrazione straordinaria per "crisi aziendale", non più per "riconversione" dato l'arenarsi delle trattative per la cessione. Tale ammortizzatore sociale consentirà di garantire il reddito dei lavoratori coinvolti fino a fine dicembre dell'anno in corso, costituendo, di fatto l'anticamera della mobilità, va le a dire dei licenziamenti valutato che la Regione Piemonte è sempre stata parte attiva in ordine al mantenimento dell'attività produttiva e alla tutela dell'occupazione fin dal percorso di acquisizione del ramo d'azienda da Pininfarina S.p.A. a De Tomaso Automobili S.p.A ingenti sono le risorse messe in campo dalla stessa Regione e dalla Comunità europea, per il tramite del Ministero del Lavoro, per rilanciare il polo industriale di Grugliasco a rischio di decadimento impegna il Presidente della Giunta regionale e gli Assessori competenti ad adoperarsi per verificare se esista ancora una qualunque ipotesi concreta e realmente percorribile di rilancio delle carrozzerie di Grugliasco, al fine di restituire una prospettiva professionale ai 900 lavoratori impiegati nello stabilimento a mettere in campo tutte le possibili azioni di tutela dell'ente Regione a garanzia dei fondi stanziati e in gran parte già erogati alla De Tomaso a incrementare la vigilanza sul corretto utilizzo delle risorse impiegate per sostenere, a vario titolo, operazioni di rilancio del sistema produttivo, onde evitare qualunque azione speculativa da parte di terzi a danno dei lavoratori e in generale della collettività.
Il Consiglio non approva.
Ricordo che alle ore 14 è convocata in Sala Morando la Conferenza dei Capigruppo; alle ore 15 è convocata l'Aula in seduta per la trattazione delle interrogazioni ex articolo 100, altrimenti definite question time mentre ore alle 15.30 è convocato il Consiglio regionale in seduta ordinaria.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.00)



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