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Dettaglio seduta n.205 del 03/04/12 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

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Argomento:


LEARDI LORENZO



(Alle ore 10.00 il Consigliere Segretario Leardi comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.30)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



(La seduta ha inizio alle ore 10.31)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Do atto che l'o.d.g. è stato approvato nella seduta del 2 aprile 2012.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Boniperti, Botta Marco, Bresso Casoni, Comba, Cota, Giordano e Sacchetto.
Il numero legale è 27.


Argomento: Commemorazioni

b) Commemorazione ex Consigliere regionale Domenico Conti


PRESIDENTE

Comunico che alle ore 11 provvederemo alla commemorazione dell'ex Consigliere regionale Domenico Conti.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Esame testo unificato delle proposte di deliberazione n. 164 e n. 176 inerente a "Approvazione del Piano Socio Sanitario regionale 2012-2015 ed individuazione della nuova azienda ospedaliera San Giovanni Battista di Torino"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame del testo unificato delle proposte di deliberazione n. 164 e n. 176, di cui al punto 4) all'o.d.g.
Eravamo in sede di discussione generale, essendo terminata l'illustrazione degli emendamenti alla Parte III dell'Allegato A.
Sono già intervenuti i Consiglieri Reschigna, Boeti, Taricco, Pentenero e l'Assessore Monferino.
Sono ancora iscritti a parlare i colleghi Artesio, Cerutti, Ronzani e Muliere; altri, se lo riterranno, potranno aggiungersi.
La parola alla Consigliera Artesio.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Ricordo che siamo in sede di discussione generale.
Se occorrono ancora cinque minuti, sospendiamo la seduta.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 10.32 riprende alle ore 10.39)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Nella seduta pomeridiana di ieri è terminata la fase di illustrazione degli emendamenti alla Parte III dell'Allegato A della proposta di deliberazione, ed è iniziata la discussione generale sulla stessa Parte III dell'intero blocco emendativo. Sono già intervenuti i colleghi Reschigna Boeti, Taricco e Pentenero. Si è conclusa la serata con l'intervento dell'Assessore Monferino.
Sono iscritti a parlare i colleghi Artesio, Cerutti, Ronzani e Muliere.
S'iscrivono i colleghi Laus e Buquicchio. Cominciamo con l'intervento della Consigliera Artesio.
La parola alla Consigliera Artesio.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
Il capitolo che abbiamo terminato di commentare è sicuramente centrale di questo documento di programmazione.
Ci auguriamo che gli argomenti che abbiamo portato a sostegno dei Presidi Valdese e Lanzo abbiano convinto l'Assessore del fatto che, in base alle funzioni attualmente rese da questi Presidi, in termini d'uso complessivo della rete ospedaliera, producono un valore aggiunto che, se intaccato, comporterebbe conseguenze negative sull'intero sistema di rete.
Per altri Presidi, come Avigliana e Venaria, abbiamo chiesto la dimostrazione su dati di evidenza della volontà di riconversione che viene descritta all'interno di questo strumento; occorrerebbe non anticipare soluzioni se prima non si è dimostrato collettivamente quanto, in base all'evidenza, si prefigura essere necessario.
La conclusione al nostro dibattito, che però è stata resa dall'Assessore Monferino ieri sera, merita un commento da parte dell'opposizione.
L'Assessore ha ripercorso un argomento caro alla politica di questa Giunta, argomento che il Presidente Cota non ha rinunciato a svolgere nemmeno in sedi per le quali la polemica politica potrebbe essere accantonata, come l'incontro con il Vescovo di domenica scorsa. Secondo quest'argomento, quest'Amministrazione si proietta sul futuro, mentre le Amministrazioni precedenti hanno gestito - poi non viene espresso un giudizio - il presente.
Ora, vorrei solo sottolineare che quest'argomento, che paradossalmente è quello che utilizza mediamente il Governo Monti, da cui il Presidente Cota sembra essere politicamente distante, nell'ambito sanitario non è un argomento così calzante.
Cito due questioni sulle quali l'attuale gestione della sanità ha rubato futuro. L'Assessore ci ricorda di aver realizzato molti risparmi: venticinque milioni di questi risparmi sono dovuti ai mancati rinnovi di incarichi. Così si è rubato il futuro a 1.350 giovani professioni intellettuali.
Faccio riferimento alle liste d'attesa nelle residenze per anziani o per le cure domiciliari: si sta rubando un pezzo di futuro alle persone colpite in maniera più rilevante da patologie invalidanti.
Quindi, quando si programmano le reti sanitarie non si deve soltanto guardare al mondo che verrà, ma a come lo si traghetta verso il mondo che verrà. Il traghetto che stiamo vedendo non è un traghetto che dia garanzie a moltissime persone che sono insieme gli azionisti del sistema e i destinatari dell'attività di questo sistema.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Cerutti.



CERUTTI Monica

Grazie, Presidente.
Anche noi riteniamo sia giusto compiere delle considerazioni rispetto alla parte che si è appena svolta, che è una delle più importanti rispetto alla riforma sanitaria che sarà determinata da parte della maggioranza e di questa Giunta.
Vogliamo anche noi commentare le ultime considerazioni dell'Assessore Monferino e c'è già stato anche modo di confrontarci direttamente.
Certamente, si deve ragionare su quella che è una razionalizzazione.
Dall'altra, però, sappiamo, poiché stiamo parlando della salute, che - non ci stanchiamo di dirlo - è un bene comune, che occorre anche un altro principio, che non è solo quello di carattere economico. In questo senso con la discussione che si è avviata si è ragionato sui bisogni, che devono essere soddisfatti, che già sono soddisfatti e che, in un certo senso, con alcune ristrutturazioni e riconversioni, invece, sarebbero messi a dura prova o in pericolo. Invece di arrivare ad un sistema che cerchi di soddisfare al meglio il bisogno di salute, si corre il rischio che l'unico principio cui sia improntata questa modifica sia quello di carattere economico. Noi non abbiamo - e questo lo vogliamo sottolineare - difeso tutti gli ospedali in modo sconsiderato, così com'è sembrato abbia replicato l'Assessore, nel senso che la riforma proposta sembra sia stata scardinata completamente dall'opposizione.
Ci sono alcuni punti fermi che riteniamo necessario prendere in considerazione. Tra l'altro, il fatto che non esistano ancora i progetti può essere l'elemento che permette anche una discussione allargata con il Consiglio e con chi, nelle varie realtà, può sicuramente portare un'indicazione, facendo una media tra gli interessi, che possono anche essere tra loro contrastanti. In particolare, riteniamo importante considerare la questione del Valdese, dell'Amedeo di Savoia, proprio per la specificità delle malattie che sono curate in quella struttura, e dell'Ospedale di Lanzo.
Questi sono i tre punti che crediamo debbano essere rivisti e non semplicemente derubricati a "strutture da riconvertire", proprio perché li riteniamo fondamentali per il futuro della rete ospedaliera piemontese.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Cerutti.
La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Grazie, Presidente.
Ieri sera, l'Assessore Monferino ha replicato alla discussione che si è svolta ieri pomeriggio. In sostanza, egli si è posto la seguente domanda: "Se dovessero prevalere una serie di emendamenti che sono stati presentati in questa discussione, mi spiegate che senso avrebbe avuto discutere di Piano Socio Sanitario?". Quegli emendamenti che sono stati presentati, di fatto, sarebbero un ostacolo all'avvio di quella riconversione della rete ospedaliera che l'Assessore considera strategica per quanto riguarda la riforma della sanità piemontese.
Si possono condividere o meno le osservazioni che ha svolto ieri sera l'Assessore; io ho inteso però che l'Assessore si rivolgesse principalmente alla maggioranza che governa questa regione, perché è evidente che è dal grado di coesione e di condivisione che esiste all'interno di questa maggioranza che dipenderà la possibilità di attuare il Piano Socio Sanitario, che è - com'è noto - il vostro Piano Socio Sanitario, rispetto al quale il nostro Gruppo ha condotto un'opposizione di merito, presentando anche proposte alternative.
Coesione e condivisione che a me sembrano molto poco sostanziali e molto di facciata, perché se giudico alcuni emendamenti che sono stati presentati da diversi Consiglieri di maggioranza non posso non rilevare come dietro a questa formale condivisione e formale unità esistano invece problemi di linea su un tema cruciale come quello che riguarda, per l'appunto, la riorganizzazione della rete ospedaliera.
Del resto, non devo essere io a ricordare all'Assessore e al Presidente Cota quale e quanta discussione si determinò in Commissione quando venne presentata la prima proposta di riclassificazione della rete ospedaliera.
In quella sede, ricordo che le proposte all'interno della maggioranza non si contavano e poi, ad un certo punto, intervenne l'Assessore con una proposta che, per quanto riguarda per esempio il quadrante cui faccio riferimento, questo è stato ricondotto entro un limite ragionevole e condivisibile. Questo è il punto.
Prendo atto delle considerazioni amare che ieri sera ha svolto l'Assessore Monferino concludendo i lavori della giornata. Mi sento anche di dire che, in parte, sono preoccupazioni condivisibili; il punto è che queste osservazioni vanno, come io credo, principalmente rivolte alla maggioranza, perché è su questa maggioranza e su questa Amministrazione che in futuro peserà la responsabilità di attuare il Piano Socio Sanitario quel Piano Socio Sanitario che voi avete presentato e che vi accingete, non so se oggi o domani, ad approvare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Muliere.



MULIERE Rocco

Grazie, Presidente.
Ascoltando il dibattito di ieri, mi sono quasi pentito di non aver presentato anch'io un emendamento, come hanno fatto molti, sull'ospedale di Valenza. Si tratta di un ospedale da riconvertire e non ho presentato alcun emendamento, ma ascoltando il dibattito di ieri e anche alcuni interventi come diceva il collega Ronzani - della maggioranza, avrei potuto farlo.
Avrei potuto spendere questo mio emendamento dicendo: "Sono contro la riconversione dell'ospedale di Valenza, ecc." e comprendo anche le riflessioni appunto "amare" dell'Assessore Tuttavia, Assessore, c'è un punto: che in quest'ultimo anno, ogni volta che lei o il Presidente o la Giunta ha presentato un documento sulla classificazione degli ospedali - a parte il lavoro della minoranza, che secondo me è stato un lavoro attento, non strumentale e propositivo - ogni volta che lei o il Presidente o la Giunta proponeva qualcosa, prontamente alcuni esponenti della maggioranza intervenivano per rassicurare dicendo: "Non cambierà nulla".
Come non cambia nulla? Se si prevede una classificazione di un certo tipo di un ospedale, è evidente che quella classificazione porta con sé dei cambiamenti. Il fatto che ci sia stato quest'atteggiamento da parte della maggioranza ha danneggiato il vostro lavoro.
Per quanto ci riguarda, rispetto a due o tre realtà (quella di Lanzo il Valdese, ecc.), ancora ieri abbiamo sostenuto degli argomenti solidi degli argomenti che portano a dire che, per quanto riguarda quelle realtà forse un cambiamento non è utile.
Credo che, quando si discute di questi argomenti, bisognerebbe evitare le strumentalizzazioni perché le strumentalizzazioni non portano da nessuna parte e, quando si è convinti di una cosa, bisognerebbe sostenerla. Non siamo stati certo noi a mettere in difficoltà il suo lavoro, ma - come ha detto anche il collega Ronzani, e io condivido - molti interventi della maggioranza ieri e soprattutto nei mesi passati penso che non abbiano giovato al lavoro che abbiamo fatto in questi giorni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Laus.



LAUS Mauro

Grazie, Presidente.
Anch'io utilizzo qualche dettaglio del collega Ronzani, perché quando parla non dice mai parole a caso, come fanno altri colleghi. Lui ha voluto sottolineare che questo è il vostro Piano Socio Sanitario. Sia ben chiaro: è il vostro Piano. A me viene da dire: vostro, di chi? Perché c'è sicuramente una confusione sulle istanze della maggioranza e sulla sintesi che l'Assessore ha voluto trovare, a partire dalla riorganizzazione della rete ospedaliera, nonché su tante altre questioni.
In questo capitolo e in questa parte abbiamo anche toccato la questione delle risorse e delle spese finalizzate alle non autosufficienze, e voi il problema centrale non l'avete voluto affrontare. Quando un Direttore generale non ha il vincolo di spesa, ditemi voi di che cosa dobbiamo parlare. Ditemi voi di che cosa dobbiamo parlare quando un Direttore generale non ha il vincolo di spesa. Voi che fate? V'inventate il meccanismo del fondo per integrare qualche cosa che non c'è. Non ho mai visto una cosa di questo genere! In due minuti altro non posso dire altro. Utilizzo gli ultimi secondi per affrontare l'ulteriore confusione dell'ospedale oftalmico. Possiamo essere d'accordo o ci possono essere posizioni diverse, ma come si pu pensare di discutere dell'Oftalmico quando questo sarà collocato nella Città della Salute tra anni e anni? Il tema, quello che i cittadini oggi ci chiedono è: in questo periodo e nei prossimi tre anni, che cosa farete? Darete le risorse a quest'ospedale? Lo farete morire lentamente? O vi aspettate che la competenza urbanistica del Comune di Torino si avvii verso un cambio di destinazione d'uso? Se è questa la vostra intenzione, man mano che l'ospedale oftalmico va a morire, secondo me vi sbagliate di gran lunga.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Buquicchio.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Assessore, come non le sarà sicuramente sfuggito, su questo capitolo non sono intervenuto né ho presentato emendamenti, tranne il n. 111) semplicemente perché il tipo di proposte, nell'ambito del Piano, è abbastanza in linea con il mio pensiero originale. Mi permetto di non essere d'accordo con i colleghi dell'opposizione quando si ribellano a tutta una serie di ipotesi di riconversione di determinate strutture.
Ritengo sia un passaggio obbligato, l'importante è farlo bene e con un criterio avulso da logiche che conosciamo, o che dovremmo conoscere, ma che dovremmo dimenticare.
L'importante è farlo.
Relativamente al Piano, come lei sa, non potrò dare un voto favorevole però su questo capitolo non esprimerò neanche un voto contrario. Devo solo decidere se votare a favore o in astensione.
L'emendamento 111), come le avevo accennato ieri, è relativo alla SCR.
Avrei mille obiezioni da fare, però dato che anche lei all'inizio, quando si è tratto di farmaci, su la Repubblica aveva espresso note di grande positività rispetto all'attività che la SCR svolgeva in quel settore, e aveva ipotizzato enormi risparmi, ora, per una questione di coerenza, direi che quell'emendamento si potrebbe approvare, magari specificando solo "per la funzione di governo dei bandi di sua competenza", ovviamente se lei è d'accordo.
Per questo motivo, non solo non voterò per l'eventuale approvazione dell'emendamento, ma poiché il capitolo è comunque abbastanza in linea con il pensiero di riordino e di riconversione degli ospedali, voterò a favore o, al limite, mi asterrò.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Vicepresidente Placido in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



PLACIDO Roberto

Grazie, Presidente.
Devo dire che sono molto sorpreso. Per molte occasioni abbiamo lamentato, com'è giusto che sia, le assenze ripetute, colpevoli e irresponsabili, del Presidente della Giunta. Oggi invece sono sorpreso di vederlo in aula, dopo che aveva annunciato che avrebbe dato le dimissioni.
un Presidente che non mantiene quanto dice, perché aveva annunciato: "Se non è entro il 31, mi dimetto".
Presidente Cota, sono sorpreso di vederla oggi in aula e di vedere che non mantiene la parola data di presentare le dimissioni.
Venendo al merito, il documento in discussione non è un Piano Sanitario, ma un'azione di riorganizzazione senza coraggio, perché non avete neanche avuto il coraggio di fare le riforme necessarie e di cui c'è bisogno. È un Piano Sanitario - chiamiamolo così - al limite della legittimità, e se non aveste tolto alcune questioni su cui abbiamo insistito (mi riferisco al personale e alla programmazione), sarebbe stato un Piano illegittimo e probabilmente non accolto dal Governo.
Assessore Monferino, come le ho già detto ieri, l'ho apprezzata, nelle difficoltà che sta misurando per mettere mano ad un'azione riformatrice vera di cui c'è bisogno, per cui l'opposizione è disponibile. Lei i problemi ce l'ha con la sua maggioranza e la sua lista dei Direttori: c'è la lista della maggioranza e c'è il listino del Presidente. Lì sono i problemi e i conti non tornano, perché se non c'è l'acqua la papera non galleggia! I conti della sanità piemontese non tornano, lei lo sa benissimo, e di questo è preoccupato perché è una persona seria. Lo segnala anche il Ministero competente, perché le informazioni circolano, non è che viviamo sulle grange.
Questo è il vero problema e riguarda tutti quanti perché a breve, dopo questo voto, saremo chiamati ad intervenire, perché senza il coraggio di fare le riforme i conti non tornano.
Ci sarebbero molte altre cose da dire, ma non mancheranno le occasioni.
Termino, e mi scuso, Presidente, ma non avrei mai pensato, dopo aver lamentato le sue assenze - non c'è mai il Presidente - di arrivare un giorno e sorprendermi di vedere il Presidente Cota in Consiglio regionale.
Mi auguravo un sussulto di dignità istituzionale, perché quando un Presidente della Regione dice una cosa, se è un Presidente serio, poi la mantiene, o altrimenti non la dice, a meno che non chiarisca: "Scusatemi, è stata una parola che mi è sfuggita".



PRESIDENTE

Grazie.
Dichiaro chiusa la discussione generale.
Non essendoci richieste d'intervento dichiaro chiusa la fase delle dichiarazioni di voto.


Argomento: Varie

Commemorazione dell'ex Consigliere regionale Domenico Conti, deceduto il 1 marzo 2012


PRESIDENTE

Colleghi Consiglieri, è scomparso il 1° marzo scorso a Torino, all'età di 90 anni, il professor Domenico Conti, Assessore e Consigliere nella I e II Legislatura regionale.
Nato il 12 aprile 1921 a Torino, la sua attività professionale è stata prestata ininterrottamente nella Casa di Carità sin dal 1950, inizialmente come insegnante e poi come Direttore generale.
Il dottor Conti, catechista consacrato, ha dedicato la sua vita ai temi della formazione e del lavoro, concependo la formazione professionale "come fattore ed espressione di evangelizzazione e promozione umana, di libertà e di socialità, di sviluppo globale nella solidarietà, per la partecipazione e cooperazione".
Queste parole da lui scritte, proprio nella Proposta Formativa della Casa di Carità redatta negli Anni Settanta, ne testimoniano la lungimiranza e la dedizione ai temi della formazione professionale, intesa come espressione di una vocazione personale.
Ma, per il dottor Conti, la professionalità, intesa in chiave politica rappresenta anche la possibilità di concretizzare il proprio impegno a favore dei diritti civili e sociali In quest'ottica inizia il suo impegno nella politica attiva, che lo vede prima Consigliere del Comune di Torino e quindi Consigliere e Assessore della Regione Piemonte.
Eletto nella I Legislatura, circoscrizione di Torino, nella lista della Democrazia Cristiana, è stato Assessore effettivo nella prima Giunta regionale, successivamente Assessore all'istruzione e poi Assessore al lavoro. È stato inoltre componente delle Commissioni urbanistica e sanità.
Nella II Legislatura, subentrando alla consigliera Anna Maria Vietti, è stato Consigliere regionale dal 1979, in qualità di componente della Commissione Sanità, Lavoro e Turismo.
stato uno dei fondatori dell'Associazione dei Consiglieri cessati dal mandato, con cui ha sempre mantenuto uno stretto rapporto, sostenendo e partecipando attivamente alle iniziative, finché la salute glielo ha permesso.
I funerali del dottor Domenico Conti si sono svolti in Torino il 2 marzo scorso.
Alla figlia Suor Maria Grazia, che nel 2004, con il supporto e incentivo del compianto Papà, ha ideato il progetto DIR (dialogo interreligioso), applicato nei corsi di Mediatori culturali presso la Casa di Carità Arti e Mestieri, che oggi continua a portare avanti al Monastero di San Biagio di Mondovì, desidero rinnovare, a nome dell'Assemblea regionale, le più sentite condoglianze e i sensi della nostra solidarietà e vicinanza.
Invito i presenti ad osservare un minuto di silenzio in memoria del Consigliere Domenico Conti.



(L'Assemblea, in piedi osserva un minuto di silenzio)



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 11.06 riprende alle ore 11.09)



PRESIDENTE

La seduta riprende.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Esame testo unificato delle proposte di deliberazione n. 164 e n. 176 inerente a "Approvazione del Piano Socio Sanitario regionale 2012-2015 ed individuazione della nuova azienda ospedaliera San Giovanni Battista di Torino" (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame del testo unificato delle proposte di deliberazione n. 164 e n. 176.
Dobbiamo procedere alla votazione di una seria significativa di emendamenti relativi all'Allegato A - Parte III.
Chiedo al Capogruppo del Partito Democratico, Consigliere Reschigna, di avvicinarsi al banco della Presidenza per un chiarimento in merito ad un emendamento discusso ieri.
Ha chiesto di intervenire l'Assessore Monferino; ne ha facoltà.



MONFERINO Paolo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Grazie, Presidente.
Non si tratta di una cosa fondamentale, ma nel rifacimento di tutte le tabelle - soprattutto quelle che riguardavano le aggregazioni Mauriziano/San Luigi e il Martini (rientrato con le Circoscrizioni 1, 2 e 3) - si è verificato un errore: nell'altra Area - quella del San Giovanni Bosco - per un refuso non è stato inserito che il Giovanni Bosco e il Maria Vittoria sarebbero, congiuntamente, l'ospedale di riferimento della zona.
Se siamo tutti d'accordo, vorremmo aggiungere quest'emendamento: si sostituisce la dicitura "Ospedale San Giovanni Bosco-riferimento e Ospedale Maria Vittoria - riferimento per Ostetricia e Ginecologia" - com'era scritto nel primo testo - con la dicitura "Ospedale San Giovanni Bosco/Maria Vittoria (unico presidio ospedaliero) - ospedale di riferimento".



PRESIDENTE

Se non vi sono osservazioni in senso contrario, procediamo con la rubricazione dell'emendamento; quando poi arriveremo alla sua votazione, lo segnalerò nuovamente.
Incominciamo allora con le votazioni.
Do atto che il numero legale è 29.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 262), sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 400), presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Monferino.
Il Consiglio approva.
L'emendamento rubricato n. 263) è ritirato.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 264), sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 265), sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 266), sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 141), sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 174) sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 401.1), presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Monferino.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 267), sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 268), sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 269), sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 270), sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 401.2) presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Monferino Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 271), sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 272), sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 139), sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 145), sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 273), sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
L'emendamento rubricato n. 274) è ritirato.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 156), sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 154), sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 135), sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 128), sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 127), sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 275), sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 402.1), presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Monferino.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 276), sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 277), sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 402), presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Monferino.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 115), sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 116), sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 126), sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 391), sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 390), sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 125), sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 123), sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 117) presentato dai Consiglieri Lepri, Gariglio Pentenero, Boeti, Reschigna, Laus, Manica, Muliere, Taricco: Emendamento all'Allegato A del Testo unificato delle proposte di deliberazione n. 164 e 176 "Approvazione del piano socio-sanitario regionale 2012-2015 ed individuazione della nuova azienda ospedaliera San Giovanni Battista di Torino" A pagina 57 dell'Allegato A del Testo unificato delle proposte di deliberazione n. 164 e 176, dopo le parole: "6. Area Piemonte Sud Est, comprendente TAO SS. Antonio e Biagio e C.
Arrigo di Alessandria, l'ASL AT e l'ASL AL." sono inserite le seguenti: "Al fine di realizzare una più forte unitarietà di azione nelle attività sanitarie e sociosanitarie della Città di Torino, è inoltre istituita la "Conferenza sanitaria e sociosanitaria della Città di Torino", composta dal Sindaco o suo delegato, dai direttori delle ASL e delle ASO del territorio cittadino e dal direttore dell'ente gestore delle funzioni socioassistenziali. La Giunta regionale definisce le modalità di funzionamento della suddetta Conferenza." Richiamo l'attenzione sull'emendamento rubricato n. 117), che viene modificato per iniziativa dei proponenti. Si aggiunge, dopo la parola "composta" al terzo rigo, "dall'Assessore regionale alla sanità, dai direttori regionali alla sanità e alle politiche sociali".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 117), sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 122), sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della Scuola Elementare Statale "Giovanni XXIII" di Castagnole Piemonte (TO)


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti della Scuola Elementare Statale "Giovanni XXIII" di Castagnole Piemonte in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Esame testo unificato delle proposte di deliberazione n. 164 e n. 176 inerente a "Approvazione del piano socio-sanitario regionale 2012-2015 ed individuazione della nuova azienda ospedaliera San Giovanni Battista di Torino" (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame del testo unificato delle proposte di deliberazione n. 164 e n. 176.
Proseguiamo nella votazione degli emendamenti relativi all'Allegato A Parte III.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 370), sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 124), sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 393), sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 395), sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
L'emendamento rubricato n. 278) presentato dai Consiglieri Artesio Pentenero, Stara, Cerutti e l'emendamento rubricato n. 171) presentato dai Consiglieri Boeti, Stara, Reschigna, Pentenero, Gariglio, Manica, Taricco Laus, Cerutti sono di uguale contenuto.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Reschigna sull'emendamento rubricato n. 171); ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Voglio che rimanga a verbale che ieri su quest'emendamento ho posto un problema dell'ambito d'intervento che si assume, modificando una legge regionale con una deliberazione.
Nessuno si è degnato di dare una risposta.
Questo determinerà un rischio d'impugnazione dell'atto.



PRESIDENTE

La risposta gliel'ho data ieri e gliela ribadisco adesso: con una proposta di deliberazione, ovviamente, non si può modificare una legge.
Però - l'abbiamo anche verificato con gli Uffici - noi non la intendiamo come una modifica della legge.



RESCHIGNA Aldo

Scusi, Presidente. Nella misura in cui un ospedale viene riclassificato e l'articolo 5 della legge regionale vigente prevede che, in caso di riconversione dell'ospedale, ci deve essere l'accordo con la Tavola Valdese, come fanno gli Uffici a dire che non viene modificata la legge.
Tutto ha un limite!



PRESIDENTE

Mi sono fatto portare la legge.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 11.41 riprende alle ore 11.42)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Consigliere Reschigna, ancora una volta ho verificato e ho chiesto anche all'Assessore per capire cosa intende. Le confermo che questa proposta di deliberazione, quindi il testo unificato, se così approvato con i contenuti di quest'emendamento rubricato n. 171), non va a cambiare nulla sulla legge. E cerco anche di motivarlo.
Si parla dell'Ospedale Evangelico Valdese, ospedale da riconvertire.
Non c'è nulla di definito che contrasti con la legge e in più, dopo Ospedale Valdese, "ospedale di territorio" non era definito come tale.
Il problema ci sarebbe stato se veniva derubricato ad ospedale o in qualche cosa d'altro. Così mi dicono ancora gli uffici.
La parola al Consigliere Reschigna.



RESCHIGNA Aldo

All'interno del documento che il Consiglio regionale si accinge a votare, sappiamo che cosa significa "ospedale da riconvertire". Significa secondo le definizioni, che quell'ospedale che oggi ha strutture con posti letto di degenza ed una senologia, diventa o una struttura riabilitativa o una RSA.
Ieri, ripetutamente nel corso del dibattito, sia la Presidente Artesio sia il sottoscritto hanno sollevato la questione legata all'articolo 5 della legge regionale vigente, dicendo che ogni diversa utilizzazione dell'ospedale deve avvenire previo accordo con la Tavola Valdese.
Non mi si venga a dire - poi il Consiglio regionale è sovrano e chi intende tutelare gli interessi dell'Ospedale Valdese è libero di poterlo fare - che la definizione "ospedale da riconvertire" è nel rispetto dell'articolo 5.
Rimanga a verbale.



PRESIDENTE

Naturalmente quanto lei ha detto resta a verbale.
Volentieri le ho dato la parola, essendo molto complessa questa proposta di deliberazione, per evitare - come si è evitato sia sulla legge sia nella proposta di deliberazione - delle problematiche dell'ultimo secondo.
Non sta nel mio ruolo fare processi alle intenzioni. È chiaro che la Giunta regionale procederà con delle deliberazioni di Giunta nell'attuazione di questo piano ed è altrettanto chiaro che il Consiglio nella sua complessità e i singoli Consiglieri nelle loro prerogative avranno tutti i modi eventualmente per evidenziare questioni che non dovessero essere coerenti con la legge e con il piano.
Non essendovi ulteriori richieste d'intervento, indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 171), sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 278), sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 377) presentato dai Consiglieri Pedrale, Motta Massimiliano, Vignale, Costa Rosa Anna, Spagnuolo, Cantore, Mastrullo Toselli, Giovine, Burzi, Comba, Lupi La parola all'Assessore Monferino.



MONFERINO Paolo, Assessore alla tutela della salute e sanità

C'era soltanto una modifica da apportare - ed ovviamente il parere sarà favorevole: sostituire le parole "ospedale da riconvertire" relative all'Ospedale Valdese con la frase "ospedale da riconvertire, la cui attività senologica verrà inserita in una nuova costituenda breast unit".



MONFERINO Paolo, Assessore alla tutela della salute e sanità

RESCHIGNA Aldo (fuori microfono)



MONFERINO Paolo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Non mi venite a dire che con quest'emendamento non si viola la legge!



PRESIDENTE

Adesso lo scriviamo, perché non c'è nulla di scritto, poi lo valutiamo.
L'emendamento rubricato n. 377) viene così modificato dai proponenti: pagina 58, riga 12, seconda colonna, sostituire la frase "relativo all'Ospedale Valdese, ospedale da riconvertire" con la frase "ospedale da riconvertire, la cui attività senologica verrà inserita in una costituenda unità di senologia".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 377), come modificato, sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 372), sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 378.1), sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Gli emendamenti rubricati n. 396) e 398) sono ritirati.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 172), sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 279), sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 367), sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 118), sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 280), sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
L'emendamento rubricato n. 398.1) è ritirato.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 392), sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 281), sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 282), sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 283), sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 284), sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 397), sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 394), sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 185), sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 186), sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
L'emendamento rubricato n. 379) è ritirato.
L'emendamento rubricato n. 113) è uguale all'emendamento rubricato n. 285) per cui il voto sarà automaticamente esteso anche a quest'ultimo.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 113), sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Gli emendamenti rubricati n. 112) e 365) sono ritirati.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 286), sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 287), sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 288), sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 289), sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 290), sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 114) presentato dai Consiglieri Reschigna Gariglio, Pentenero, Lepri, Taricco, Manica, Muliere, Cerutti, Boeti, Laus: Emendamento all'Allegato A del Testo unificato delle proposte di deliberazione n. 164 e 176 "Approvazione del piano socio-sanitario regionale 2012-2015 ed individuazione della nuova azienda ospedaliera San Giovanni Battista di Torino" Al paragrafo 5.3.8 "La rete dell'emergenza urgenza" a pagina 62, nel sottotitolo "Centri Cardine (Dea di I Livello)" dopo le parole "Devono essere presenti o disponibili h. 24 i Servizi di Radiologia con T.A.C, ed Ecografia, Laboratorio, Servizio Immunotrasfusionale." sono soppresse le parole: "Le funzioni proprie del Centro Cardine possono essere, nella fase di riorganizzazione, anche erogate da più strutture integrate su più presidi." Tale emendamento viene modificato, pertanto vi prego di prestare attenzione.
Vengono eliminate le parole "nella fase di riorganizzazione" e mantenute le seguenti parole: "Le funzioni proprie del centro cardine possono essere anche erogate da più strutture integrate su più presidi".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 114), come modificato, sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
L'emendamento rubricato n. 291 è ritirato.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 403) sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 111) presentato dal Consigliere Buquicchio.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Consigliere Buquicchio, le chiedo se ha modificato l'emendamento.
La parola al Consigliere Buquicchio.



BUQUICCHIO Andrea

Siamo sulla prima pagina, al primo rigo dei puntini, dove recita: "Piani di acquisto annuali e pluriennali, SCR S.p.A., per la funzione di governo dei bandi di sua competenza".



PRESIDENTE

Provvediamo a modificarlo come lei propone.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 111), sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 359), sul quale l'Assessore Monferino, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 404), presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Monferino.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'intera Parte III, così come emendata.
Il Consiglio approva.
Passiamo alla Parte IV, dell'Allegato A) inerente a "I progetti speciali di salute", da pagina 74 a pagina 137.
Emendamento rubricato n. 133) presentato dai Consiglieri Pentenero, Boeti Muliere: Nel testo unificato delle proposte di deliberazione n. 164 e 176, a pagine 75-76 la ripartizione: "1.1.1 La natalità" è interamente sostituita dalla seguente: "1.1.1 La salute materna, fetale e neonatale Nel 2009 si sono registrati 36.392 parti per un totale di 36.385 nati; dopo un lungo periodo di stabilità della natalità in Piemonte (e di lieve calo nel resto d'Italia), negli ultimi anni si registra un lieve aumento della natalità nella nostra regione. Nel 2009, il tasso di natalità si è attestato a 8,8 per mille abitanti, inferiore sia al dato nazionale sia a quello del Nord-Ovest (entrambi 9,5 per mille). Il numero medio di figli per donna è pari a 1,39 sovrapponibile al dato nazionale (1,39), inferiore a quello del Nord-Ovest (1,45). L'età media delle donne che partoriscono in Piemonte è aumentata nel corso degli anni, passando dai 27,2 anni del 1980 ai 31,7 attuali, valore leggermente superiore rispetto alla media nazionale di 31,5. E' consolidata abitudine, tra le piemontesi, partorire presso strutture pubbliche. Anche in Piemonte, come nel resto d'Italia, il ricorso al taglio cesareo è in aumento: la percentuale è passata dal 14,1% del 1980 al 31,7% del 2009, pur restando al di sotto del valore medio italiano (38,4%).
In tale contesto è opportuno evidenziare il cambiamento della popolazione delle gravide avvenuto negli ultimi anni. Non soltanto è aumentata l'età materna, ma sono aumentate le gravidanze derivate da fecondazione assistita; le donne straniere rappresentano il 20% - 25% delle gravide e presentano patologie che non erano più presenti nella nostra popolazione.
Sempre più donne con patologie (nefropatie, cardiopatie, diabete, ecc.) affrontano la gravidanza. La percentuale dei tagli cesarei è alta e comporta un rischio di complicanze gravi nelle successive gravidanze (placenta previa, placenta accreta). Le gravidanze complicate sono in aumento.
Soltanto di recente abbiamo ottenuto dati affidabili relativi alla mortalità materna. In Piemonte è 10,2/100.000 nati vivi, frequenza inferiore rispetto a quella della Sicilia (24/100.000), ma maggiore rispetto ad Emilia-Romagna e Toscana (rispettivamente 7,6 e 6,4). I tassi sono complessivamente bassi, ma la mortalità materna è un evento che colpisce, in quanto si tratta sempre di donne giovani, che muoiono in un momento che dovrebbe essere di gioia. Inoltre, nel 50% circa dei casi si tratta di morti che avrebbero potuto essere evitate grazie a migliori standard assistenziali. La mortalità perinatale è bassa; tuttavia, sempre di più ci si orienta a valutare gli esiti della gravidanza non sulla base della mortalità (certamente importante), ma sugli esiti a distanza neurologici in primis, ma non solo; quegli esiti che, se presenti, pesano moltissimo sulla vita delle famiglie e sui costi sociosanitari. Mancano studi di follow-up che dicano quale è il quadro in Piemonte.
Infine sempre più dati emergono a dimostrazione del fatto che eventi avversi della vita intrauterina sono alla base di molte delle patologie dell'adulto che si vogliono prevenire (ipertensione, diabete). Per quanto riguarda il ricorso all'interruzione volontaria di gravidanza (IVG), a partire dall'approvazione della legge 22 maggio 1978, n. 194 (Norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza), si è osservato un incremento del ricorso legato alla regolarizzazione delle registrazioni, seguito, a partire dal 1982, da un costante e progressivo calo; il tasso di abortività volontaria appare più stabile che in passato a causa del contributo numerico delle donne straniere; tra le donne italiane, infatti, si conferma la diminuzione mentre è sempre più rilevante la quota di IVG a carico di donne straniere che rappresentano oltre il 40% dei 9485 interventi effettuati nel 2009. Tra le province è Torino quella in cui vi è un ricorso maggiore, verosimilmente per una presenza più elevata di donne giovani e tra queste molte straniere.".
Ha chiesto la parola la Consigliera Pentenero per l'illustrazione; ne ha facoltà.



PENTENERO Giovanna

Grazie, Presidente.
Quest'emendamento riteniamo sia la fotografia di una realtà che è cambiata e che quanto definito all'interno del Piano non sia l'immagine della realtà che si sta presentando all'interno dei nostri ospedali pertanto intendiamo modificarlo.
Nel 2009, si sono registrati 36.392 parti per un totale di 36.385 nati.
Quindi, negli ultimi anni, si registra un lieve aumento della natalità nella nostra regione. Nel 2009, il tasso di natalità si è attestato all'8,8 per mille abitanti, quindi inferiore al dato nazionale sia per il Nord Ovest sia per le altre parti del nostro paese.
Il numero medio dei figli per ogni donna è pari a 1,39 sovrapponibile al dato nazionale, ma sempre inferiore a quello del Nord-Ovest. L'età media delle donne che decidono di avere un figlio è aumentata nel corso degli anni. Siamo passati da una media di 27,2 anni ai 31,7 attuali, che è un valore leggermente superiore rispetto al dato nazionale.
Si è consolidata l'abitudine tra le piemontesi a partorire presso le strutture pubbliche, che sicuramente è un dato positivo.
Anche in Piemonte, come nel resto dell'Italia, il ricorso al taglio cesareo è aumentato: la percentuale è passata dal 14% al 31,7% del 2009 pur restando comunque al di sotto del valore nazionale.
In questo contesto, è necessario evidenziare anche il cambiamento della popolazione avvenuto in questi anni. Non soltanto è aumentata l'età con la quale si decide di avere un figlio, ma sono aumentate le gravidanze derivanti da una fecondazione assistita e quelle delle donne straniere, che rappresentano circa il 20-25% delle donne che partoriscono.
Sempre più donne con una patologia (cardiopatie e diabete, per esempio) decidono di affrontare una gravidanza. La percentuale dei tagli cesarei è alta e comporta un rischio di complicanze gravi nella successive gravidanze che la donna decide di intraprendere. Le gravidanze complicate, con una situazione difficile, sono in significativo aumento.
Soltanto di recente abbiamo ottenuto dei dati affidabili relativi alla mortalità materna. In Piemonte il tasso si aggira attorno a 10,2 su 100 mila nati vivi, frequenza che è inferiore rispetto ad altre regioni italiane, ma i tassi sono complessivamente bassi.
Pertanto, chiediamo di inserire all'interno del Piano i dati e l'articolo così riscritto, proprio perché lo si considera una fotografia migliore rispetto a quella attualmente presente all'interno del Piano.



PRESIDENTE

Grazie, collega Pentenero.
Emendamento rubricato n. 292) presentato dalla Consigliera Artesio: Al testo unificato delle proposte di deliberazione n. 164 e 176 "Approvazione del piano socio-sanitario regionale 2012-2015 ed individuazione della nuova azienda ospedaliera San Giovanni Battista di Torino. Allegato A pag. 78. Punto 1.2. "Mutamenti epidemiologici" ultimo capoverso prima del punto 1.3 Dopo le parole: (...) e cittadini per paura di violenze".
Aggiungere: "Il termine violenza di genere, originato nella Conferenza di Pechino (1995) è stato accolto dall'Organizzazione mondiale della Sanità. In Italia l'iter della proposta di legge d'iniziativa popolare avanzata nel 1979 e approvata nel 1996 è stato accompagnato da progetti d'accoglienza, d'auto aiuto, di servizi pubblici o convenzionati con il pubblico dei centri d'antiviolenza e delle case rifugio. In Piemonte occorrerà garantire continuità ai servizi sanitari specializzati sul soccorso alle vittime di stupro o di maltrattamenti e alla legge sui centri antiviolenza".
Ha chiesto la parola la Consigliera Artesio per l'illustrazione; ne ha facoltà.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
Con quest'emendamento, ci proponiamo di inserire all'interno dell'analisi dei mutamenti epidemiologici, un aspetto che nelle altre politiche di quest'Amministrazione - almeno verbalmente - viene dichiarato essere condiviso come comune impegno.
Facciamo riferimento alla violenza esercitata sulle donne e, in modo particolare, sul fatto che nella nostra realtà piemontese il contrasto alla violenza, oltre che essere praticato in termini d'educazione e di prevenzione, è anche gestito per lenire le sofferenze delle vittime attraverso l'organizzazione di servizi sanitari e sociali; servizi sanitari e sociali che sono all'avanguardia rispetto a molti sistemi regionali e che, posso ricordare in modo sintetico, si risolvono nel Centro d'Emergenza del Sant'Anna contro la violenza sulle donne, che non solo è centro importante per l'integrazione delle competenze in grado di accogliere le donne vittime, ma lo è anche per la rilevazione dei segni della violenza subita che molto spesso sono elemento essenziale per poter perseguire a livello di legge coloro che hanno commesso violenza.
Ricordo anche il Centro Demetra per i maltrattamenti domestici di cui sono vittime le donne e molto spesso i bambini. Ricordo l'attività di formazione che entrambi i Centri hanno realizzato nella direzione delle diverse strutture di emergenza degli altri ospedali, perché molto spesso i Carabinieri o le Forze dell'ordine non accompagnano le vittime nell'unico punto di riferimento cittadino, ma nelle altre strutture ospedaliere.
Insieme all'eccellenza, purtroppo, devo ricordare la carenza ogniqualvolta si tagliano con l'accetta - e ho detto prima di 1.350 incarichi non rinnovati - esattamente le funzioni professionali complementari, quelle dello psicologo e della psicologa, ad esempio.
Questi Centri, istituiti con delibere regionali, rischiano di morire per asfissia o limitare il loro buon lavoro a causa della riduzione generalizzata e cieca degli incarichi a tempo determinato. Inserire nell'analisi dello stato di salute della popolazione un'attenzione sulla violenza esercitata sulle donne e sui bambini, che a parole tutti riteniamo esecrabile e tutti vogliamo combattere, può essere un piccolo deterrente per evitare la falcidie dei tagli lineari.



PRESIDENTE

Grazie, collega Artesio.
Emendamento rubricato n. 405) presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Monferino: ALLEGATO "I PROGETTI SPECIALI DI SALUTE" Pagina 78 Paragrafo 1.3 "I maggiori problemi di salute" Nella prima riga, sostituire al numero "11" il numero "14".
La parola all'Assessore Monferino per l'illustrazione.



MONFERINO Paolo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Grazie, Presidente.
soltanto un dettaglio, perché il numero dei progetti complessivi è passato da 11 a 14 e quindi, al paragrafo 1.3 (maggiori problemi di salute), nella prima riga c'è la sostituzione del numero 11 con il numero 14. È solo una nota tecnica, in sostanza.



PRESIDENTE

La ringrazio, Assessore.
Emendamento rubricato n. 293) presentato dalla Consigliera Artesio: Al testo unificato delle proposte di deliberazione n. 164 e 176 "Approvazione del piano socio-sanitario regionale 2012-2015 ed individuazione della nuova azienda ospedaliera San Giovanni Battista di Torino. Allegato A pag. 81. Punto 1.3.6 "Diabete mellito" dopo il titolo Aggiungere il seguente capoverso: "Dal 2008 i m.m.g. del Piemonte gestiscono in forma integrata con gli specialisti diabetologi i pazienti diabetici, con l'obiettivo di prevenire le complicanze".
La parola alla Consigliera Artesio per l'illustrazione.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
Il paragrafo di riferimento per l'emendamento n. 293) è l'1.3.6 relativo al diabete mellito.
Varrebbe la pena dare conto dei buoni risultati del sistema anche quando questi sono stati perseguiti da Amministrazioni diverse da quelle che si governano.
In modo particolare, recentemente ho sentito colleghi del Consiglio regionale stigmatizzare progetti di rete fondati sulla collaborazione dei medici di medicina generale tra loro o dei medici di medicina generale e quelli specialisti ambulatoriali o di quelli di medicina generale e gli specialisti ospedalieri, progetti integrati e di rete che le Amministrazioni precedenti avevano incentivato nella convinzione che valesse la pena riconoscere di più il lavoro professionale dei medici di medicina generale per portare a casa un minor costo di ricorso ospedaliero e un migliore elemento di vita per le persone interessate che non devono ricorrere alle prestazioni ospedaliere, ma che possono essere gestite con continuità dalla medicina generale.
Tuttavia, ricordo che tra questi progetti così poco apprezzati dall'attuale maggioranza di governo ce n'è uno, la gestione integrata del paziente diabetico, che prevedendo il riconoscimento ai medici di medicina generale per il percorso di continuità assistenziale del paziente diabetico, hanno nel corso dei due anni di sperimentazione ridotto esattamente come da previsione, il ricorso alla specialistica e i ricoveri ripetuti e quindi si è trattato di rimborsi ben realizzati. Direi che darne conto all'interno del capitolo forse vuol semplicemente dire che ci riconosciamo in un buon risultato anche se il progetto era stato pensato da un altro Governo regionale.



PRESIDENTE

Grazie, collega Artesio.
Emendamento rubricato n. 144) presentato dai Consiglieri Boeti, Gariglio Reschigna, Pentenero, Lepri, Taricco, Manica, Laus: Al termine della ripartizione 1.3.8 (Salute mentale) dell'Allegato A del Testo unificato delle proposte di deliberazione n. 164 e 176, a pagina 82 dopo le parole "soprattutto il Cuneese, l'Epoderese e il Biellese" sono inserite le seguenti: "Affinché la sofferenza psichica e la salute mentale ricevano le prestazioni socio sanitarie e gli interventi socio assistenziali sufficienti, si riserva il 5% della spesa delle ASL per interventi territoriali nell'ambito della salute mentale.".
La parola al Consigliere Boeti per l'illustrazione.



BOETI Antonino

Grazie, Presidente.
un emendamento che abbiamo già discusso durante le sedute di Commissione e rispetto al quale non c'è stata disponibilità da parte del governo regionale.
Abbiamo presentato quest'emendamento perché la salute psichica questione che riguarda la salute mentale dei cittadini - rappresenta un problema di grande rilevanza sociale.
Avere in casa un paziente che soffre di disturbi di questo tipo condiziona complessivamente e in maniera drammatica la vita di una famiglia e anche la vita di una comunità, cioè di tutti coloro che ruotano intorno a quella famiglia.
Certamente l'abolizione delle strutture di detenzione psichiatrica (vere e proprie carceri per i malati mentali) hanno rappresentato nella storia del nostro Paese un importante passo avanti, ed è vero anche che grazie al lavoro svolto dai Dipartimenti di salute mentale, i servizi territoriali hanno provato a dare una risposta ai bisogni di salute di questi pazienti e anche ai bisogni delle famiglie di questi pazienti che qualche volta sono rimaste da sole ad affrontare questioni di grande drammaticità.
Nel nostro emendamento abbiamo proposto che ci fosse una cifra destinata a finanziare queste strutture, soprattutto i servizi territoriali relativi a questi pazienti, perché ci sembra che oggi non ci siano a sufficienza le risorse economiche per rispondere ai bisogni di salute di questi cittadini.
Credo che il Governo regionale boccerà quest'emendamento, così come ha fatto in Commissione; può darsi anche che le misure economiche che abbiamo indicato (5%) in un momento di crisi economica possono anche sembrare eccessive.
In qualunque modo vada l'emendamento, invitiamo il governo regionale e l'Assessore Monferino a tenere a mente quello che stiamo dicendo a questi pazienti e alle famiglie, che vengono distrutte allorquando si verificano situazioni di disagio mentale al loro interno.



PRESIDENTE

Grazie, collega Boeti.
Emendamento rubricato n. 406) presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Monferino: ALLEGATO "I PROGETTI SPECIALI DI SALUTE" Pagina 84 Alla fine del paragrafo "1.3.11 Malattie infettive" inserire: "Le problematiche relative alle malattie infettive non si esauriscono per con le patologie soggette a notifica.
Si rileva, infatti, nei principali nosocomi un incremento delle infezioni ospedaliere da patogeni emergenti e/o multiresistenti.
Tali patologie comportano un aumento delle morbilità, un prolungamento dei tempi di degenza e, potenzialmente, un eccesso di mortalità.
pertanto indispensabile che i principali presidi della rete ospedaliera regionale eseguano attento monitoraggio al fine di stabilire la reale entità del fenomeno. Per il controllo ed il corretto trattamento di tali infezioni è inoltre opportuno che gli stessi si dotino di un Servizio di Malattie Infettive, proprio od in convenzione, e che prevedano la presenza di uno specialista in Malattie Infettive nel C10." La parola all'Assessore Monferino per l'illustrazione.



MONFERINO Paolo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Grazie, Presidente.
un emendamento richiestoci dal gruppo degli infettivologi. Nel paragrafo 1.3.11, "Malattie infettive", ci hanno chiesto di inserire: "Le problematiche relative alle infezioni che possono insorgere negli ambienti ospedalieri in genere".
L'abbiamo quindi inserito con questa dicitura.
"Le problematiche relative alle malattie infettive non si esauriscono però con le patologie soggette a notifica. Si rileva, infatti, nei principali nosocomi un incremento delle infezioni ospedaliere da patogeni emergenti e/o multiresistenti. Queste patologie comportano un aumento della morbilità, un prolungamento dei tempi di degenza e, potenzialmente, anche un accesso di mortalità. È pertanto indispensabile che i principali presidi della rete ospedaliera regionale eseguano un attento monitoraggio, al fine di stabilire la reale entità del fenomeno. Per il controllo ed il corretto trattamento di tali infezioni, è inoltre opportuno che gli stessi si dotino di un Servizio di Malattie Infettive, proprio od in convenzione, e che prevedano la presenza di uno specialista in Malattie Infettive nel CIO".



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Emendamento rubricato n. 148) presentato dai Consiglieri Boeti, Gariglio Reschigna, Pentenero, Lepri, Taricco, Manica, Laus: All'interno della ripartizione 1.3 (I maggiori problemi di salute) dell'Allegato "I progetti speciali di salute", contenuto nell'Allegato A del Testo unificato delle proposte di deliberazione n. 164 e 176, la ripartizione 1.3.12 "Malattie rare" è interamente sostituita, a pagina 84 dalla seguente: "1.3.12 Malattie Rare Le malattie rare sono delle patologie che, singolarmente, colpiscono meno di 5 persone su 10.000 abitanti della Comunità Europea. La rarità di tali patologie fa sì che i pazienti sperimentino difficoltà diagnostiche e percorsi d'assistenza inadeguati e talora frustranti sia per le carenze d'informazione e la povertà di opzioni terapeutiche che per l'impatto emotivo e il vissuto d'isolamento.
A livello Nazionale la problematica delle malattie rare é stata affrontata a partire dal Piano Sanitario Nazionale 1998-2003, dal D.M. 18 maggio 2001 n. 279 "Regolamento d'istituzione della rete nazionale delle malattie rare e d'esenzione dalla partecipazione al costo delle relative prestazioni sanitarie ai sensi dell'articolo 5, comma 1, lettera b) del Decreto Legislativo 29 aprile 1998, n, 124", e dall'accordo Stato, Regioni e Provincie Autonome del 10 maggio 2007 Normativa Regionale e struttura della Rete delle Malattie Rare.
La Regione Piemonte con D.G.R. 22-11870 del 2 marzo 2004 ha istituito una rete per la prevenzione, la sorveglianza, la diagnosi e la cura delle malattie rare.
Con il suddetto provvedimento sono stati individuati, quali nodi della rete, tutti i presidi sanitari regionali che intervengono nei percorsi assistenziali con gradi di competenza diversi, allo scopo di fornire una corretta diagnosi, la cura più adeguata e la continuità assistenziale in tutte le fasi della malattia. Si è definita, pertanto, una vera rete diagnostico-assistenziale diffusa su tutto il territorio regionale.
La suddetta deliberazione ha, inoltre, individuato un Centro di Coordinamento dei presidi territoriali della rete, con funzioni di gestione del registro regionale delle malattie rare, la promozione dell'informazione ai cittadini e della formazione degli operatori, la collaborazione con l'Istituto Superiore di Sanità e con altre Regioni, la collaborazione con le associazioni di volontariato.
Con la DGR 2 marzo 2004, n. 22-11870 il Centro di Coordinamento viene supportato un tavolo tecnico-specialistico, costituito da un rappresentante dell'Assessorato alla Sanità, un rappresentante del Centro di Coordinamento, e un rappresentante per ciascuna delle Aziende Sanitarie Ospedaliere. La stessa DGR ha esteso il beneficio dell'esenzione a numerose e gravi patologie non esentate sul territorio nazionale.
L'unicità del modello Piemonte.
La rete piemontese per le malattie rare ha sviluppato un modello d'assistenza che garantisce la qualità delle prestazioni assistenziali presso istituzioni d'eccellenza, senza penalizzare la capillare presa in carico del paziente nelle strutture territoriali più vicine al luogo di residenza.
La rete delle malattie rare si fonda su un modello trasversale che da un lato, coinvolge le Aziende Sanitarie Ospedaliere ed Ospedaliero Universitarie, gli IRCCS ed i principali ospedali nel processo di diagnosi la stesura dei piani terapeutici e la presa in carico del paziente nella fase di acuzie e, dall'altro impegna le Aziende Sanitarie Locali negli interventi assistenziali non episodici, anche attraverso l'attività di un referente e di un gruppo di lavoro aziendali per le malattie rare istituiti con la D.G.R. 22 Marzo 2010, n. 19-13605.
Un'ulteriore peculiarità della rete Piemontese per le malattie rare rappresentata dalla stretta interazione con altri network regionali, quali la rete delle neuropsichiatrie infantili, il sistema d'assistenza domiciliare dei bambini con insufficienza respiratoria, la rete delle farmacie ospedaliere per la produzione e la distribuzione dei farmaci galenici "orfani".
Nel suo insieme il "modello Piemonte" per le malattie rare rappresenta un'esperienza pilota unica in Italia.
Il funzionamento del "modello Piemonte" prevede: la promozione di protocolli diagnostici condivisi, resi possibili dall'attività di gruppi di lavoro composti da specialisti ed operatori sanitari provenienti dalle strutture del Piemonte e della Valle d'Aosta la tempestiva diffusione di informazioni sanitarie e legislative al personale, ai pazienti ed alle associazioni, attraverso il portale della rete interregionale per le malattie rare del Piemonte e della Valle d'Aosta (http:www.malattierarepiemonte-vda.it) riunioni periodiche del tavolo tecnico-specialistico con i rappresentanti delle Associazioni di pazienti, numerosi corsi e convegni dedicati la gestione diretta di un Master di II livello sulle malattie rare (iniziativa unica in ambito nazionale) per la formazione di esperti in medici, farmacisti, biologi e ricercatori, psicologi l'utilizzo del registro regionale quale strumento di identificazione di criticità, parametro non autoreferenziale di attività di assistenza dei presidi della rete ed indicatore potenziale di investimento di risorse. Il registro interregionale delle malattie rare, tra i più efficienti in Europa, ha censito, al 31 dicembre 2011, 14121 pazienti affetti da malattia rara.
Con la DGR n. 21-8414 del 17 marzo 2008, le Regioni Piemonte e Valle d'Aosta hanno riconosciuto la presenza di un unico bacino d'utenza e hanno istituito un'unica rete assistenziale e un centro interregionale di coordinamento per le malattie rare ed un registro interregionale delle malattie rare.
Obiettivi ulteriori di sviluppo della rete. Sono obiettivi ulteriori di sviluppo: l'elaborazione di percorsi diagnostico-terapeutici-assistenziali (PDTA) per singole patologie o per gruppi omogenei di patologie, e per problematiche complesse, quali la transizione dall'età evolutiva all'adulto, in collaborazione con le associazioni di pazienti l'individuazione, laddove ritenuto opportuno dai gruppi di lavoro o dal tavolo tecnico-specialistico, di centri esperti, riconosciuti in relazione al PDTA, ai dati del registro, e a specifiche caratteristiche strutturali e scientifiche l'evoluzione del registro a strumento epidemiologico, di pianificazione sanitaria e di misura di appropriatezza e di ricerca a disposizione degli operatori attraverso l'elaborazione di schede di follow-up, di prescrizione farmaceutica e controllo delle risorse impiegate mediante l'integrazione con il sistema di data-warehouse sanitario regionale.".
Ha chiesto la parola il Consigliere Boeti per l'illustrazione; ne ha facoltà.



BOETI Antonino

Grazie, Presidente.
un capitolo di grande importanza, inerente le malattie rare.
vero che colpiscono meno di cinque persone su 10.000 abitanti dell'Unione Europea, ma quando si verificano situazioni di questo tipo, è sempre difficile, per i pazienti e per famiglie, trovare sostegno e disponibilità. Si ha la sensazione di essere da soli a fronteggiare questioni che magari fino all'insorgenza della malattia non si sapeva nemmeno dell'esistenza.
Capita frequentemente ai Consiglieri regionali di ricevere comunicati che invitano a tener conto della malattia rara evidenziata, anche se spesso riguarda un numero limitato di cittadini.
La Regione Piemonte ha istituito una rete per la prevenzione, la sorveglianza, la diagnosi e la cura delle malattie rare, quindi non siamo per quanto riguarda il Piemonte, all'anno zero. Pensiamo che sia necessario fare, in questo campo, qualcosa di più: proponiamo protocolli diagnostici condivisi, la tempestiva diffusione d'informazione sanitaria e legislativa al personale, ai pazienti e alle associazioni, attraverso il portale della rete interregionale per le malattie rare del Piemonte e della Valle d'Aosta.
Ci sono ulteriori obiettivi di sviluppo della rete: l'elaborazione di percorsi diagnostico-terapeutici ed assistenziali per singole patologie o per gruppi omogenei di patologie e l'individuazione di gruppi di lavoro o di esperti riconosciuti, in relazione alla malattia in oggetto.
Se fino a questo momento, com'è nella storia e nella tradizione della nostra regione, la Regione Piemonte ha fatto un lavoro importante in questo campo, noi riteniamo, non solo che sia necessario, ma che si debba continuare a tenere desta l'attenzione e non dare la sensazione ai pazienti e alle loro famiglie di essere soli. Occorre fare ancora qualcosa di più come indichiamo nella parte finale dell'emendamento.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Boeti.
Emendamento rubricato n. 294) presentato dalla Consigliera Artesio: A pag. 84, sostituire il paragrafo 1.3.12 con il paragrafo "Malattie Rare Le malattie rare sono delle patologie che, singolarmente, colpiscono meno di 5 persone su 10.000 abitanti della Comunità Europea. La rarità di tali patologie fa sì che i pazienti sperimentino difficoltà diagnostiche e percorsi di assistenza inadeguati e talora frustranti sia per le carenze di informazione e la povertà di opzioni terapeutiche che per l'impatto emotivo e il vissuto di isolamento.
A livello Nazionale la problematica delle malattie rare é stata affrontata a partire dal Piano Sanitario Nazionale 1998-2003, dal D.M. 18 maggio 2001 n. 279 "Regolamento di istituzione della rete nazionale delle malattie rare e di esenzione dalla partecipazione al costo delle relative prestazioni sanitarie ai sensi dell'articolo 5, comma 1, lettera b) del Decreto Legislativo 29 aprile 1998, n, 124", e dall'accordo Stato, Regioni e Provincie Autonome del 10 maggio 2007 Normativa Regionale e struttura della Rete delle Malattie Rare.
La Regione Piemonte con D.G.R. 22-11870 del 2 marzo 2004 ha istituito una rete per la prevenzione, la sorveglianza, la diagnosi e la cura delle malattie rare. Con il provvedimento sono stati individuati, quali nodi della rete, tutti i presidi sanitari regionali che intervengono nei percorsi assistenziali con gradi di competenza diversi, allo scopo di fornire una corretta diagnosi, la cura più adeguata e la continuità assistenziale in tutte le fasi della malattia. Si è definita, pertanto, una vera rete diagnostico-assistenziale diffusa su tutto il territorio regionale.
La suddetta deliberazione ha, inoltre, individuato un Centro di Coordinamento dei presidi territoriali della rete, con funzioni di gestione del registro regionale delle malattie rare, la promozione dell'informazione ai cittadini e della formazione degli operatori, la collaborazione con l'Istituto Superiore di Sanità e con altre Regioni, la collaborazione con le associazioni di volontariato.
Con la DGR 2 marzo 2004, n. 22-11870 il Centro di Coordinamento viene supportato un tavolo tecnico-specialistico, costituito da un rappresentante dell'Assessorato alla Sanità, un rappresentante del Centro di Coordinamento, e un rappresentante per ciascuna delle Aziende Sanitarie Ospedaliere. La stessa DGR ha esteso il beneficio dell'esenzione a numerose e gravi patologie non esentate sul territorio nazionale.
L' unicità del modello Piemonte.
La rete piemontese per le malattie rare ha sviluppato un modello d'assistenza che garantisce la qualità delle prestazioni assistenziali presso istituzioni d'eccellenza, senza penalizzare la capillare presa in carico del paziente nelle strutture territoriali più vicine al luogo di residenza.
La rete delle malattie rare si fonda su un modello trasversale che da un lato,coinvolge le Aziende Sanitarie Ospedaliere ed Ospedaliero Universitarie, gli IRCCS ed i principali ospedali nel processo di diagnosi la stesura dei piani terapeutici e la presa in carico del paziente nella fase di acuzie e, dall'altro impegna le Aziende Sanitarie Locali negli interventi assistenziali non episodici, anche attraverso l'attività di un referente e di un gruppo di lavoro aziendali per le malattie rare istituiti con la D.G.R. 22 Marzo 2010, n. 19-13605.
Un'ulteriore peculiarità della rete Piemontese per le malattie rare rappresentata dalla stretta interazione con altri network regionali, quali la rete delle neuropsichiatrie infantili, il sistema di assistenza domiciliare dei bambini con insufficienza respiratoria, la rete delle farmacie ospedaliere per la produzione e la distribuzione dei farmaci galenici "orfani".
Nel suo insieme il "modello Piemonte" per le malattie rare rappresenta un'esperienza pilota unica in Italia.
Il funzionamento del "modello Piemonte" prevede: la promozione di protocolli diagnostici condivisi, resi possibili dall'attività di gruppi di lavoro composti da specialisti ed operatori sanitari provenienti dalle strutture del Piemonte e della Valle d'Aosta la tempestiva diffusione di informazioni sanitarie e legislative al personale, ai pazienti ed alle associazioni, attraverso il portale della rete interregionale per le malattie rare del Piemonte e della Valle d'Aosta (littp :www.malattierarepiemonte-vda.it) riunioni periodiche del tavolo tecnico-specialistico con i rappresentanti delle Associazioni di pazienti numerosi corsi e convegni dedicati la gestione diretta di un Master di II livello sulle malattie rare (iniziativa unica in ambito nazionale) per la formazione di esperti in medici, farmacisti, biologi e ricercatori, psicologi l'utilizzo del registro regionale quale strumento di identificazione di criticità, parametro non autoreferenziale di attività di assistenza dei presidi della rete ed indicatore potenziale di investimento di risorse.
Il registro interregionale delle malattie rare, tra i più efficienti in Europa, ha censito, al 31/12/2012, 14121 pazienti affetti da malattia rara.
Con la delibera della Giunta Regionale 17 marzo 2008, n. 21-8414 le Regioni Piemonte e Valle d'Aosta hanno riconosciuto la presenza di un unico bacino d'utenza ed hanno istituito un'unica rete assistenziale e un centro interregionale di coordinamento per le malattie rare ed un registro interregionale delle malattie rare.
Obiettivi ulteriori di sviluppo della rete.
Sono obiettivi ulteriori di sviluppo: l'elaborazione di percorsi diagnostico-terapeutici-assistenziali, PDTA per singole patologie o per gruppi omogenei di patologie, e per problematiche complesse, quali la transizione dall'età evolutiva all'adulto, in collaborazione con le associazioni di pazienti l'individuazione, laddove ritenuto opportuno dai gruppi di lavoro o dal tavolo tecnico-specialistico, di centri esperti, riconosciuti in relazione al PDTA, ai dati del registro, e a specifiche caratteristiche strutturali e scientifiche l'evoluzione del registro a strumento epidemiologico, di pianificazione sanitaria e di misura di appropriatezza e di ricerca a disposizione degli operatori attraverso l'elaborazione di schede di follow-up, di prescrizione farmaceutica e controllo delle risorse impiegate mediante l'integrazione con il sistema di data-warehouse sanitario regionale.
Ha chiesto la parola la Consigliera Artesio per l'illustrazione; ne ha facoltà.



ARTESIO Eleonora

Se non sbaglio, Presidente, l'Assessore Monferino ha presentato un proprio emendamento sulle malattie rare. Mi riconosco nella versione della Giunta e quindi ritiro il mio.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera.
L'emendamento rubricato n. 294 è dunque da ritenersi ritirato.
Emendamento rubricato n. 407) presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Monferino: ALLEGATO "l PROGETTI SPECIALI DI SALUTE" Pagina 84 Sostituire il Paragrafo 1.3.12 con il Paragrafo: "1.3.12 Malattie Rare.
Le malattie rare colpiscono meno di 5 persone su 10.000 abitanti della Comunità Europea. La rarità di tali patologie fa sì che i pazienti sperimentino difficoltà diagnostiche e percorsi d'assistenza inadeguati e talora frustranti sia per le carenze d'informazione e la povertà di opzioni terapeutiche che per l'impatto emotivo e il vissuto d'isolamento.
A livello Nazionale la problematica delle malattie rare è stata affrontata a partire dal Piano Sanitario Nazionale 1998-2003, dal D.M. 18 maggio 2001 n. 279 "Regolamento d'istituzione della rete nazionale delle malattie rare e d'esenzione dalla partecipazione al costo delle relative prestazioni sanitarie ai sensi dell'articolo 5, comma 1, lettera b) del Decreto Legislativo 29 aprile 1998, n, 124", e dall'accordo Stato, Regioni e Provincie Autonome del 10 maggio 2007.
La Regione Piemonte con D.G.R. 22-11870 del 2 marzo 2004 ha istituito una rete per la prevenzione, la sorveglianza, la diagnosi e la cura delle malattie rare. Con il provvedimento sono stati individuati, quali nodi della rete, tutti i presidi sanitari regionali che intervengono nei percorsi assistenziali con gradi di competenza diversi, allo scopo di fornire una corretta diagnosi, la cura più adeguata e la continuità assistenziale in tutte le fasi della malattia.
La suddetta deliberazione ha, inoltre, individuato un Centro di Coordinamento dei presidi territoriali della rete, con funzioni di gestione del registro regionale delle malattie rare, la promozione dell'informazione ai cittadini e della formazione degli operatori, la collaborazione con l'Istituto Superiore di Sanità e con altre Regioni, la collaborazione con le associazioni di volontariato. Un'ulteriore peculiarità della rete Piemontese per le malattie rare è rappresentata dalla stretta interazione con altri network regionali, quali la rete delle neuropsichiatrie infantili, il sistema di assistenza domiciliare dei bambini con insufficienza respiratoria, la rete delle farmacie ospedaliere per la produzione e la distribuzione dei farmaci galenici "orfani".
Nel suo insieme il "modello Piemonte" per le malattie rare rappresenta un'esperienza pilota unica in Italia.
Con la delibera della Giunta Regionale 17 marzo 2008, n. 21-8414 le Regioni Piemonte e Valle d'Aosta hanno riconosciuto la presenza di un unico bacino d'utenza ed hanno istituito un'unica rete assistenziale, un centro interregionale di coordinamento ed un registro interregionale delle malattie rare.
Il funzionamento della rete prevede: la promozione di protocolli diagnostici condivisi, resi possibili dall'attività di gruppi di lavoro composti da specialisti ed operatori sanitari provenienti dalle strutture del Piemonte e della Valle d'Aosta la tempestiva diffusione di informazioni sanitarie e legislative al personale, ai pazienti ed alle associazioni, attraverso il portale della rete interregionale per le malattie rare del Piemonte e della Valle d'Aosta (http:www. malattierarepiemonte-vda. it) la gestione diretta di un Master di Il livello sulle malattie rare per la formazione di esperti in medici, farmacisti, biologi e ricercatori psicologi l'utilizzo del registro regionale quale strumento di identificazione di criticità.
Costituiscono obiettivi ulteriori di sviluppo: l'elaborazione di percorsi diagnostico-terapeutici-assistenziali, PDTA, per singole patologie o per gruppi omogenei di patologie, e per problematiche complesse, quali la transizione dall'età evolutiva all'adulto, in collaborazione con le associazioni di pazienti l'individuazione di centri esperti, riconosciuti in relazione al PDTA, ai dati del registro, e a specifiche caratteristiche strutturali e scientifiche l'evoluzione del registro a strumento epidemiologico, di pianificazione sanitaria e di misura di appropriatezza e di ricerca a disposizione degli operatori attraverso l'elaborazione di schede di follow-up, di prescrizione farmaceutica e controllo delle risorse impiegate mediante l'integrazione con il sistema di data-warehouse sanitario regionale." La parola all'Assessore Monferino per l'illustrazione.



MONFERINO Paolo, Assessore alla tutela della salute e sanità

esattamente quello che citava adesso la Consigliera Artesio.
L'abbiamo presentato in alternativa al documento presentato in IV Commissione con analogo titolo "Malattie rare", scritto con gruppi di medici specialisti che hanno lavorato con noi per aiutarci.
Se ho capito bene, la Consigliera Artesio si riconosce nel testo presentato da noi sulle malattie rare, che peraltro non è molto difforme da quello originariamente presentato.



PRESIDENTE

Quindi, Consigliera Artesio, l'emendamento 294) è ritirato? Grazie.
Emendamento rubricato n. 151) presentato dai Consiglieri Boeti, Gariglio Reschigna, Pentenero, Lepri, Taricco, Manica, Laus: Al paragrafo 1 "LO STATO DI SALUTE DELLA POPOLAZIONE PIEMONTESE E I PRINCIPALI PROBLEMI CUI ATTRIBUIRE PRIORITÀ NELLA PROGRAMMAZIONE " dell'Allegato "I progetti speciali di salute" all'allegato A del Testo unificato delle proposte di deliberazione n. 164 e 176 "Approvazione del piano socio-sanitario regionale 2012-2015 ed individuazione della nuova azienda ospedaliera San Giovanni Battista di Torino", dopo il sottoparagrafo 1.3.12 è inserito a pagina 85, il seguente nuovo sottoparagrafo "1.3.12 bis La rete di Genetica Medica La Genetica medica si occupa delle condizioni nelle quali la componente genetica ereditaria è rilevante come causa o fattore di rischio di malattia, o ne influenza la storia naturale, la prognosi e la risposta terapeutica. Riguarda quindi trasversalmente molti dei problemi di salute considerati prioritari da questo PSSR sia nell'età pediatrica che nell'adulto: le disabilità, le malattie rare - il 60% delle quali hanno base genetica, i tumori, e la maggior parte delle malattie comuni. Ai servizi Clinici di Genetica medica si rivolgono sia singole persone affette o a rischio di sviluppare malattie ereditarie, sia nuclei famigliari con finalità di diagnosi, consulenza genetica, gestione clinica e sorveglianza nel tempo, e ai Laboratori specialistici di Genetica medica spetta l'erogazione dei test. La Regione Piemonte si è impegnata a sviluppare la Rete della Genetica Medica con il D.G.R. 1210888 del marzo 2009, che recepisce l'accordo della Conferenza Permanente per i Rapporti fra Stato e Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano n. 241 del 26 novembre 2009, il D.G.R. 12-10888 che ne definisce cinque obiettivi prioritari, e per quanto riguarda le attività di laboratorio comprese quelle di Genetica Medica, con il D.G.R. n. 16-1829 del 7.04.2011. Nella realizzazione di tali obiettivi la rete di Genetica medica seguirà i principi generali d'organizzazione e governante del PSSR, in particolare per quanto riguarda il ruolo delle Aziende Ospedaliero-Universitarie, le funzioni tecnico-logistico amministrative, le procedure d'accreditamento e valutazione." Lei, collega Boeti, mantiene l'emendamento 151) o si riconosce in quello della Giunta? Ha chiesto di intervenire il Consigliere Boeti; ne ha facoltà.



BOETI Antonino

Ho voluto presentare comunque l'emendamento, pur avendo letto quello della Giunta; tuttavia possiamo ritirarlo, riconoscendoci nel documento dell'Assessore.
inutile farlo bocciare. Il documento avrebbe dovuto essere un po' più articolato, ma non importa.



PRESIDENTE

L'emendamento rubricato n. 151 è quindi ritirato. Grazie.
Emendamento rubricato n. 143) presentato dai Consiglieri Boeti, Gariglio Reschigna, Pentenero, Lepri, Taricco, Manica, Laus: Dopo la ripartizione 1.3.13 (Pazienti ad alto grado di tutela) dell'Allegato A del Testo unificato delle proposte di deliberazione n. 164 e 176, a pagina 86, è inserita la seguente ripartizione: "1.3.13 bis La salute degli immigrati e delle immigrate.
In Piemonte al 31 dicembre 2010 risiedevano 398.910 stranieri regolarmente presenti; a questi occorre aggiungere la quota dei cittadini non regolarmente presenti, ossia coloro che non hanno più o non hanno mai avuto un permesso di soggiorno, a diverso titolo. I dati sanitari descrivono il progressivo depauperamento del cosiddetto "effetto migrante sano". Infatti nella gran parte dei casi gli immigrati sono persone che fondano il loro progetto migratorio sul proprio patrimonio di salute e che, ín seguito a condizioni di vita non ottimali (disoccupazione o lavoro precario abitazione inadeguata, sovraffollamento, carenze igieniche, alimentazione insufficiente o sbilanciata, clima), malattie importate dal paese d'origine, barriere culturali e linguistiche e mancanza di supporto familiare, subiscono un progressivo declino della loro salute e ricorrono all'assistenza sanitaria. I ricoveri ospedalieri di stranieri in Piemonte sono in progressivo aumento.
Le principali criticità sono le seguenti: problema del termine della validità dell'iscrizione al SSN legata alla scadenza del permesso di soggiorno che esita con la cancellazione, in molte ASL, dell'iscrizione al SSN dell'assistito accade spesso che stranieri regolarmente presenti e quindi pienamente cittadini non s'iscrivano al SSN, pur avendone pieno diritto; esiste quindi un problema di informazione e di consapevolezza dei propri diritti presso le comunità degli immigrati frequenti situazioni di difficoltà nell'affrontare la maternità necessità di specializzare il percorso formativo, la qualifica e le mansioni del mediatore interculturale che opera nei Centri ISI (Centri Informazione Salute Immigrati, attivati in 11 ASL in attuazione dell'allegato B, capitolo 12 del Piano sanitario 1997-1999) nel caso di adulti si osservano forti difficoltà da parte dei servizi dei DSM a farsi carico in modo continuativo di stranieri, sia regolari che STP.
L'offerta garantita spesso è il ricovero presso gli SPDC, mentre non viene garantita la possibilità di fruire di riabilitazione semiresidenziali o residenziali.
Le strategie generali di sviluppo proposte sono: facilitare modalità di programmazione integrata tra assessorati e direzioni regionali che a diverso titolo si fanno carico di problematiche di cittadini stranieri prevedere un livello uniforme e qualitativamente soddisfacente delle prestazioni erogabili agli stranieri STP presso i Centri ISI e, più in generale, presso tutti i presidi sanitari rendere stabile la presenza di mediatrici interculturali specificamente preparate a farsi carico delle problematiche emergenti nei servizi materno infantili sviluppare ulteriormente le capacità di presa in carico e trattamento d'accoglimento presso i SERT degli stranieri STP con problemi di abuso di sostanze e messa a punto di protocolli condivisi per la presa in carico in particolare di questi pazienti definire e promuovere l'adozione di modalità condivise di presa in carico di stranieri con problemi di salute mentale.
individuare modalità di coinvolgimento di mediatori interculturali e favorirne l'utilizzazione sia presso servizi ospedalieri e residenziali sia presso servizi diurni".
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Boeti; ne ha facoltà.



BOETI Antonino

Quest'emendamento non ha trovato, all'interno della Commissione competente, un accoglimento da parte della Giunta regionale, che aveva espresso il desiderio di accoglierne solo la metà, e la metà si riferiva soprattutto ai dati epidemiologici.
Tuttavia, ci sembrava che non fosse sufficiente a spiegare il senso del nostro emendamento. Già in Commissione avevamo detto all'Assessore che mantenevamo l'emendamento che poi è stato bocciato.
Ho visto che negli emendamenti presentati dall'Assessore non c'è alcun riferimento a questo capitolo, e noi lo consideriamo un errore. Siamo disponibili a rivederlo, tuttavia, se in una regione nella quale risiedono al 31 dicembre 2010, quasi 400 mila stranieri regolari - a cui occorre aggiungere la quota di cittadini non regolarmente presenti, cioè quelli che non hanno avuto un permesso di soggiorno - la Giunta regionale non ritiene di iscrivere, nel Piano Socio Sanitario, nemmeno un rigo rispetto a questa popolazione, pensiamo che il Piano Socio Sanitario non possa rendersi complice di una decisione di questo tipo.
La questione degli immigrati e della loro salute è questione importante. Ho già parlato in altre occasioni di un convegno organizzato dal Partito Democratico rispetto a questo capitolo, in cui sono venute fuori questioni di grande rilevanza: una delle più importanti riguarda l'interruzione di gravidanza, che nella nostra regione continua a mantenere tassi alti, a differenza di altre regioni, soprattutto perché gli immigrati non sono seguiti da consultori, la cui azione non sempre è efficace in questo campo.
Al nostro convegno era presente un uomo di grande valore, Fredo Olivero, responsabile della Caritas, che parlava di donne che hanno interrotto la gravidanza dieci, dodici, tredici o quattordici volte.
Dato che il lavoro che gli immigrati - parlo dei 400 mila regolarmente presenti nella nostra regione - è di grande importanza (le donne si occupano dei nostri anziani, perché senza l'assistenza familiare non ci sarebbe la possibilità, per una parte importante degli anziani di questa regione, di essere assistiti in maniera civile, che peraltro non sempre si verifica, da un punto di vista contributivo, in maniera legale da parte dei cittadini piemontesi), non comprendere questo tema all'interno del Piano Socio Sanitario, lo consideriamo un gravissimo errore.



PRESIDENTE

Grazie, collega Boeti.
Emendamento rubricato n. 162) presentato dai Consiglieri Boeti, Gariglio Reschigna, Pentenero, Lepri, Taricco, Manica, Laus: Al paragrafo 2 "Prevenzione" dell'Allegato "I progetti speciali di salute" all'allegato A del Testo unificato delle proposte di deliberazione n. 164 e 176 "Approvazione del piano socio-sanitario regionale 2012-2015 ed individuazione della nuova azienda ospedaliera San Giovanni Battista di Torino", a pagina 87, sostituire le parole "- il coinvolgimento degli enti locali che, attraverso le loro espressioni di democrazia delegata, deliberativa e partecipata, pianificano e programmano azioni di tutela e promozione della salute attraverso la costruzione dei Piani e Profili di salute (PEPS);" con le parole: "- l'assistenza agli enti locali che, attraverso le loro espressioni di democrazia delegata, deliberativa e partecipata, pianificano e programmano azioni di promozione della salute attraverso la costruzione dei Profili e Piani di salute nell'esercizio e attuazione delle politiche di propria competenza in conformità alle disposizioni di cui alla l.r. n. 18/2007;".
La parola al Consigliere Boeti, per l'illustrazione.



BOETI Antonino

L'emendamento riprende un ragionamento che abbiamo già svolto e che riguarda il grande capitolo della prevenzione.
Nella passata legislatura abbiamo ipotizzato, con gli Enti locali percorsi territoriali che, identificandosi nei Piani e Profili di salute e nei Piani di zona, avevano l'obiettivo di individuare, nei territori, le cause responsabili della malattia, predisponendo le misure necessarie affinché questa non si verificasse.
Abbiamo già detto in altre occasioni che la salute la si conquista, la si difende e la si perde anche nei territori in cui viviamo con le nostre comunità e che abbiamo dato una risposta ai bisogni di salute aumentando i servizi, comportando un aumento dei costi.
Le risposte ai bisogni di salute erano, invece, nel miglioramento della qualità dell'aria e della vita, nella prevenzione e nella sicurezza sui luoghi di lavoro, nella riduzione della povertà. Come tutti sanno, i poveri si ammalano di più rispetto ai ricchi e ci sono molte condizioni predisponenti, verificate a livello epidemiologico, in ambito internazionale, che determinano tali condizioni.
Abbiamo la sensazione che in questo Piano Socio Sanitario non si dia il giusto valore ai Piani di zona e Piani e Profili di salute, che - secondo noi - hanno rappresentato una pietra miliare anche nel lavoro di collaborazione tra le Istituzioni (parlo dei Sindaci e delle Associazioni territoriali) che hanno contribuito, assieme alle Autonomie locali, ad identificare i bisogni dei cittadini e a predisporre le misure necessarie affinché nei territori in cui viviamo ci si ammali meno.
L'emendamento, pertanto, riprende quest'argomento e presumo che il Governo regionale tenderà a bocciarlo.
Uno dei problemi di questa legislatura e di questo Governo regionale mi riferisco anche alla questione dei Consorzi socio-assistenziali - è che si chiudono esperienze e strumenti che hanno consentito di lavorare meglio in questi ambiti, senza averne predisposti altri che possano perlomeno dare i risultati che avevano dato gli strumenti precedenti.
Questa è una sorta di "facciamo ammuina", cioè chiudiamo ciò che c'era prima, rimodellando, senza indicare con certezza la strada che deve essere seguita.



PRESIDENTE

Grazie, collega Boeti.
Emendamento rubricato n. 161) presentato dai Consiglieri Boeti, Gariglio Reschigna, Pentenero, Lepri, Taricco, Manica, Laus Al paragrafo 2 "Prevenzione" dell'Allegato "I progetti speciali di salute" all'allegato A del Testo unificato delle proposte di deliberazione n. 164 e 176 "Approvazione del piano socio-sanitario regionale 2012-2015 ed individuazione della nuova azienda ospedaliera San Giovanni Battista di Torino", a pagina 89, sostituire le parole "- attenzione a favorire negli amministratori e nei responsabili a livello regionale e locale la consapevolezza dell'impatto delle politiche sulla salute, stimolandoli a integrare le considerazioni attinenti la salute nell'ambito dei loro processi decisionali e operativi. Lo strumento dei Profili e Piani per la Salute (PePS) è particolarmente idoneo a promuovere tale integrazione;" con le parole: "- attenzione a favorire negli amministratori e nei responsabili a livello regionale e locale la consapevolezza dell'impatto delle politiche sulla salute intesa come importante strumento per l'attuazione della salute in tutte le politiche. I profili e i piani di salute e le valutazioni di impatto sulla salute (VIS) costituiscono strumenti particolarmente idonei a promuovere tale integrazione e dare attuazione alla strategia comunitaria ora indicata;" L'emendamento è considerato illustrato.
Emendamento rubricato n. 160) presentato dai Consiglieri Boeti, Gariglio Reschigna, Pentenero, Lepri, Taricco, Manica, Laus Al paragrafo 2 "Prevenzione" dell'Allegato "I progetti speciali di salute" all'allegato A del Testo unificato delle proposte di deliberazione n. 164 e 176 "Approvazione del piano socio-sanitario regionale 2012-2015 ed individuazione della nuova azienda ospedaliera San Giovanni Battista di Torino", a pagina 89, eliminare le parole "- attenzione a incoraggiare l'impegno a preparare rapporti analitici sui determinanti chiave della salute, nonché sulle buone pratiche nelle politiche intersettoriali e sugli approcci per condizionare favorevolmente questi determinanti." L'emendamento è considerato illustrato.
Emendamento rubricato n. 295) presentato dalla Consigliera Artesio: Al testo unificato delle proposte di deliberazione n. 164 e 176 "Approvazione del piano socio-sanitario regionale 2012-2015 ed individuazione della nuova azienda ospedaliera San Giovanni Battista di Torino. Allegato A pag. 92. secondo capoverso Dopo le parole aggiungere: ".... Con un impatto più favorevole." Aggiungere: La definizione più accreditata di valutazione d'impatto sulla salute è stata elaborata da un gruppo di esperti nel 1999 a Goteborg del WHO European Centre for Health Policy e recita: "La è una combinazione di procedure, metodi e strumenti con i quali si possono stimare gli effetti potenziali sulla salute di una popolazione di una politica, piano o progetto e la distribuzione di tali effetti all'interno della popolazione".
Emendamento rubricato n. 296) presentato dalla Consigliera Artesio: Al testo unificato delle proposte di deliberazione n. 164 e 176 "Approvazione del piano socio-sanitario regionale 2012-2015 ed individuazione della nuova azienda ospedaliera San Giovanni Battista di Torino. Allegato A pag. 92. secondo capoverso Aggiungere il seguente capoverso: "In Regione Piemonte il tema della VIS è affrontato nel Piano Regionale della Prevenzione 2010/2012 secondo i quattro principi della Carta di Goteborg: democrazia ovvero partecipazione; equità; sviluppo sostenibile uso etico delle prove".
Emendamento rubricato n. 297) presentato dalla Consigliera Artesio: Al testo unificato delle proposte di deliberazione n. 164 e 176 "Approvazione del piano socio-sanitario regionale 2012-2015 ed individuazione della nuova azienda ospedaliera San Giovanni Battista di Torino. Allegato A pag. 92. secondo capoverso Aggiungere il seguente capoverso: "L'adozione dei principi e dei metodi della VIS si sperimenterà nelle attività di gestione del territorio, anche come supporto agli Enti Locali attraverso linee guida".
La parola alla Consigliera Artesio, per l'illustrazione congiunta degli emendamenti rubricati n. 295), 296), 297).



ARTESIO Eleonora

Illustro brevemente gli emendamenti. Essi riguardano la Valutazione di Impatto sulla Salute, che, ai sensi di quanto firmato dal nostro Ministro della Salute (nel 2008) con gli altri Ministri della Salute dell'Unione Europea, dovrebbe informare ed accompagnare tutti i progetti d'intervento strutturale sui territori, siano essi di qualificazione ambientale siano essi di investimento industriale.
Quando ci riferiamo all'Europa, sentiamo come cogenti tutti i vincoli riguardanti il sistema previdenziale, il mercato del lavoro, la flessibilità, e ci disinteressiamo assolutamente di tutti i vincoli degli accordi europei che abbiamo firmato, se questi riguardano la tutela dei diritti o dell'ambiente: io tengo, invece, ad evidenziare l'importanza di rispettare anche quei protocolli internazionali.
Se noi utilizzassimo letteralmente i principi sui quali si fondano quei protocolli internazionali, forse avremmo un diverso approccio rispetto a molte questioni che ci riguardano da vicino, perché, secondo i criteri della Carta di Göteborg, la Valutazione di Impatto sulla Salute deve essere fatta in una modalità partecipativa, in una logica di equità, in una logica di sviluppo sostenibile, ma soprattutto di uso etico delle prove.
In un momento politico quale questo, in cui le grandi opere sembrano essere le uniche che offrono sviluppo e lavoro, ma la documentazione in evidenza scientifica della loro necessità è sempre più sfuggente, forse richiamarsi al termine "uso etico delle prove", in un Consiglio regionale che non ha mai voluto ascoltare i rappresentanti della Medicina della Valle di Susa, rispetto agli impatti sulla salute, almeno farebbe bene alle nostre coscienze.



PRESIDENTE

Grazie, collega Artesio.
Emendamento rubricato n. 408) presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Monferino: ALLEGATO "I PROGETTI SPECIALI DI SALUTE' Capitolo "2. LA PREVENZIONE" Paragrafo "L'organizzazione della prevenzione" Pagina 93 Sostituire il Paragrafo con il seguente: "L'organizzazione della prevenzione L'architettura di governo della prevenzione stabilita con il Piano regionale ha il suo fulcro, a livello locale, nelle Direzioni Integrate della Prevenzione e, a livello regionale, nel Coordinamento della Prevenzione.
La Direzione Integrata della Prevenzione ha lo scopo di integrare coordinare e armonizzare tra loro le numerose attività, assicurare le funzioni di "governo" unico della prevenzione, favorire l'incontro e l'integrazione dei soggetti interessati, superare gradualmente le barriere tutt'ora esistenti fra servizi, gruppi professionali e disciplinari diversi.
Lavora in collaborazione con tutte le strutture sanitarie e non sanitarie dell'ASL di riferimento avvalendosi anche delle funzioni consultive e propositive proprie dei componenti locali dell'Assemblea dei servizi di prevenzione.
il Coordinamento della prevenzione supporta la Direzione Sanità e i settori Regionali nelle funzioni di governance del sistema prevenzione. È il luogo in cui gli atti regolatori e pianificatori della Regione, attinenti alla prevenzione, trovano la necessaria condivisione, nei metodi e nei contenuti, e integrano i diversi ambiti di azione e professionalità.
Costituisce la struttura di interfaccia con i settori regionali, agenzie enti, amministrazioni e forze sociali per promuovere azioni di prevenzione nel contesto clinico e nelle politiche di gestione del territorio.
Rappresenta il tramite tra il governo centrale e quello locale, attraverso i Direttori della Prevenzione, assicurando che le azioni locali siano coerenti con le linee strategiche regionali.
Esso si articola in due organismi: il Coordinamento operativo regionale per la prevenzione (CORP) e l'Assemblea dei Servizi di prevenzione.
Il CORP rappresenta il luogo in cui gli atti regolatori e pianificatori della Regione attinenti alla prevenzione (atti di indirizzo, piani di attività, progetti...) ottengono una verifica di coerenza con gli obiettivi del Piano Regionale della Prevenzione.
L'Assemblea dei Servizi di prevenzione rappresenta il luogo d'incontro interrelazione e integrazione tra tutti i Servizi che erogano direttamente prestazioni di prevenzione o che concorrono (direttamente o indirettamente) a essa. È presieduta dal Direttore regionale della Sanità e ha una funzione consultiva e propositiva nei confronti del CORP.
A livello locale i membri componenti dell'Assemblea svolgono analoghe funzioni consultive e propositive nei confronti della Direzione Integrata della Prevenzione.
Le funzioni, le attività, le modalità costitutive e organizzative dettagliate dell'architettura di governo della prevenzione sono state definite dal Piano regionale per la prevenzione 2010-2012 (DGR n. 37-1222 del 17/12/2010) che si intende qui integralmente richiamato e confermato.
Le AA.SS.LL., sulla base degli indirizzi del piano regionale, definiscono annualmente i Piani locali della prevenzione." La parola all'Assessore Monferino, per l'illustrazione.



MONFERINO Paolo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Grazie, Presidente.
L'emendamento n. 408) rivede tutto il discorso della prevenzione e, tra l'altro, dovrebbe assorbire anche l'emendamento n. 376), del Consigliere Taricco.
Sostanzialmente, descriviamo nuovamente l'organizzazione della prevenzione e l'architettura del governo della prevenzione, stabilita dal Piano regionale che ha il suo fulcro, a livello locale, nelle Direzioni Integrate della Prevenzione, e, a livello regionale, ovviamente, nel coordinamento della prevenzione, effettuato dal Settore Prevenzione della Direzione Sanità.
La Direzione Integrata della Prevenzione ha lo scopo di coordinare e armonizzare tutte le attività di prevenzione, assicurando le funzioni di governo (un governo unico e centralizzato), e favorire l'integrazione di tutti i soggetti interessati all'obiettivo prevenzione.
Questo ente lavora in collaborazione con tutte le strutture sanitarie e non sanitarie delle nostre Aziende di riferimento, avvalendosi anche di tutte le funzioni consultive e propositive proprie dei componenti locali dell'Assemblea dei Servizi di prevenzione.
Ci sono due organismi: il Coordinamento operativo regionale per la prevenzione e l'Assemblea dei Servizi di prevenzione. Il CORP - cioè il Coordinamento - rappresenta il luogo in cui gli atti regolatori e pianificatori della Regione attinenti alla prevenzione ottengono una verifica di coerenza con gli obiettivi del Piano regionale; l'Assemblea dei Servizi, invece, rappresenta il momento di incontro e di integrazione fra tutti i Servizi che erogano direttamente prestazioni di prevenzione.
Questo è, in sintesi, l'oggetto di questo testo.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Emendamento rubricato n. 376) presentato dai Consiglieri Taricco Reschigna, Stara, Cerutti: Nella tabella a pagina 94 dell'Allegato A del Testo unificato delle proposte di deliberazione n. 164 e 176, prima della ripartizione "Inserimento della medicina dello sport nel dipartimento di prevenzione" inserire la seguente ripartizione con annesso testo: "Pianificazione e tempi di attuazione Gli interventi di prevenzione sono pianificati in un contesto che vede strettamente intrecciati e armonizzati fra di loro il livello nazionale, il livello regionale e il livello locale.
Livello regionale Sulla base delle linee stabilite dal Piano nazionale della prevenzione viene redatto il Piano Regionale della Prevenzione (PRP), che definisce le aree, gli ambiti e i progetti, individuando gli obiettivi di salute e gli standard di risultato. La validità del PRP è coerente con quella del PNP.
La scansione degli interventi è fatta seguendo un cronoprogramma che indica i risultati attesi alla fine di ciascuno dei singoli anni di validità del Piano.
Il PRP definisce le azioni che devono essere realizzate a livello regionale e quelle che, attraverso i Piani Locali della Prevenzione (PLP), vengono attuate a livello locale.
Analogamente avviene anche per i piani di interesse veterinario sviluppati sulla base delle linee stabilite dai corrispondenti Piani nazionali.
Livello locale Il PLP definisce la declinazione locale degli interventi previsti dal PRP traducendo gli obiettivi del PRP in azioni concrete e misurabili da realizzare con la collaborazione delle strutture aziendali e degli eventuali attori extra-aziendali.
La Direzione Integrata della Prevenzione assicura la funzione di interfaccia fra il livello locale e il livello regionale.
Monitoraggio e rendicontazione Ogni ASL rendiconti annualmente le attività del PLP realizzate e valuta lo stato di avanzamento del Piano sul proprio territorio.
Il CORP svolge il monitoraggio del PRP, sulla base dello stato di avanzamento dei progetti a valenza regionale e dei PLP." In accordo con il primo firmatario, diamo per illustrato il testo.
Emendamento rubricato n. 298) presentato dalla Consigliera Artesio: Al testo unificato delle proposte di deliberazione n. 164 e 176 "Approvazione del piano socio-sanitario regionale 2012-2015 ed individuazione della nuova azienda ospedaliera San Giovanni Battista di Torino. Allegato A Pagina 109 dopo il paragrafo "Tecnologie radioterapiche" si aggiunge: "A seguito degli investimenti effettuati nella FPO di Candiolo e nell' ASO S. Biagio e Cesare Arrigo di Alessandria, nonché nell'ASO S. Giovanni Battista di Torino, oltre che negli accordi "contrattuali con gli erogatori privati si procederà all'aggiornamento della valutazione effettuata dall'ARESS nel precedente biennio sull'impiego perla verifica del protocollo terapeutico della P.E.T. in ordine all'ampliamento o meno del ricorso e del persistere o meno della mobilità passiva, in conseguenza dell'eventualità di liste d'attesa." La parola alla Consigliera Artesio per l'illustrazione.



ARTESIO Eleonora

L'emendamento n. 298) insiste su pag. 119 - chiudiamo quindi il capitolo della prevenzione - e in modo particolare interviene sul paragrafo dedicato alle tecnologie radioterapiche.
Onestamente, forse, questo paragrafo è ridondante, oppure è troppo scarso.
ridondante perché stiamo parlando dell'organizzazione di funzioni strumentali all'attività diagnostica e all'applicazione del protocollo terapeutico che, in quanto tali, non costituiscono un principio di riferimento per l'organizzazione degli obiettivi di salute. Però, se lo si vuole introdurre, è troppo scarso; almeno è troppo scarso rispetto a quello che l'Assessore ci ricordava nell'audizione con i rappresentanti degli Amministratori comunali di Lanzo, in cui faceva riferimento alla vetustà della strumentazione tecnologica delle nostre strutture ambulatoriali e ospedaliere, a un progressivo piano di sostituzione e dismissione, al concerto necessario perché questo piano sia omogeneo nella distribuzione del territorio e al concorso utile con le Fondazioni bancarie per i co finanziamenti.
A mio modo di vedere, quindi, si dovrebbe togliere il paragrafo, perch così nulla aggiunge; oppure lo si dovrebbe sviluppare.
Quello che però mi lascia un po' stupita nei riferimenti general generici che vengono fatti è il marcato riferimento al ricorso alla PET.
La premessa è che so che questa questione è movimentata da almeno due versanti: uno riguarda il contenuto degli accordi contrattuali con gli erogatori privati, che è mutato nel tempo a seguito dell'implementazione delle dotazioni pubbliche da parte della Regione Piemonte (cito solo l'avvio dell'attività a Candiolo e ad Alessandria e il potenziamento dell'organico delle Molinette); dall'altra parte, la tematica è oggetto di grande attenzione da parte di tutto il settore della medicina nucleare e in modo particolare del settore universitario della medicina nucleare, che guarda alla possibilità di impiegare neolaureati e laureandi in questo tipo di servizi e attività.
Un'oculata valutazione del ricorso, in termini di protocollo, a questa strumentazione e dell'attuale offerta nella Regione Piemonte - ai fini di evitare ricorsi a mobilità che la nostra Regione aveva conosciuto, ma anche a non ridondare nell'offerta di prestazioni - sembrerebbe necessaria.



PRESIDENTE

Grazie, collega Artesio.
Emendamento rubricato n. 300) presentato dalla Consigliera Artesio: Al testo unificato delle proposte di deliberazione n. 164 e 176 "Approvazione del piano socio-sanitario regionale 2012-2015 ed individuazione della nuova azienda ospedaliera San Giovanni Battista di Torino. Allegato A Pagina 109, punto 1, Carenze organizzative della Rete oncologia piemontese (ROP) undicesima riga Il virgolettato "sostenibile" è abrogato Emendamento rubricato n. 301) presentato dalla Consigliera Artesio: Al testo unificato delle proposte di deliberazione n. 164 e 176 "Approvazione del piano socio-sanitario regionale 2012-2015 ed individuazione della nuova azienda ospedaliera San Giovanni Battista di Torino. Allegato A pag. 110. Punto 2 "Cambiamenti normativi". quinta riga Dopo le parole: ".... di Coordinamento Rete." Abrogare: da "I compiti della ROP " Fino a "... della Regione Piemonte." Emendamento rubricato n. 302) presentato dalla Consigliera Artesio: Al testo unificato delle proposte di deliberazione n. 164 e 176 "Approvazione del piano socio-sanitario regionale 2012-2015 ed individuazione della nuova azienda ospedaliera San Giovanni Battista di Torino. Allegato A pag. 110. Punto 2 "Cambiamenti normativi", nona riga Sostituire le parole: "Dipartimentale interaziendale" Con: "Dipartimento funzionale interaziendale e interregionale" Emendamento rubricato n. 303) presentato dalla Consigliera Artesio: Al testo unificato delle proposte di deliberazione n. 164 e 176 "Approvazione del piano socio-sanitario regionale 2012-2015 ed individuazione della nuova azienda ospedaliera San Giovanni Battista di Torino. Allegato A pag. 110. Punto 2 "Cambiamenti normativi", terzultima riga Dopo le parole: "... ed evitare sovrapposizioni." Abrogare: da "Si programmano ...." fino a ... nella loro area di competenza." Emendamento rubricato n. 304) presentato dalla Consigliera Artesio: Al testo unificato delle proposte di deliberazione n. 164 e 176 "Approvazione del piano socio-sanitario regionale 2012-2015 ed individuazione della nuova azienda ospedaliera San Giovanni Battista di Torino. Allegato A pag. 110. Punto 3 "Nuove strategie organizzative del Sistema Sanitario Regionale", decima riga Dopo le parole: LS intensità di cura (Cardine)." Abrogare: da "A titolo di esempio ..." Fino a "... di fatto l'attività." La parola alla Consigliera Artesio per l'illustrazione congiunta degli emendamenti rubricati n. 300), 301), 302), 303) e 304).



ARTESIO Eleonora

Gli emendamenti n. 300), 301), 302), 303) e 304) riguardano tutti l'organizzazione della Rete oncologica piemontese. Alcuni pongono semplicemente questioni nominalistiche, altri invece sono sostanziali, ma ritengo preferibile illustrarli congiuntamente per rendere evidente qual è la perplessità complessiva che mi ha mosso a presentare questi emendamenti piuttosto che soffermarmi sulle correzioni letterali di una riga o di un paragrafo.
Ho questo tipo di impressione, che riassumo brevemente, e credo che questo della Rete dell'oncologia piemontese debba essere oggetto di grande attenzione rispetto alle delibere applicative.
L'impressione è la seguente. Noi abbiamo un modello di coordinamento delle attività delle organizzazioni territoriali e ospedaliere di oncologia, che faceva riferimento all'organizzazione della Rete oncologica della Regione Piemonte.
Questa Rete oncologica aveva certamente un obiettivo di visibilità ed evidenza - come tutte le reti rendeva esplicito, in una visione di sistema quali fossero i punti per la presa in carico, la continuità e il corretto intervento nei confronti dei malati oncologici - ma allo stesso modo aveva necessità di operare - in questo caso a livello scientifico, non più politico-amministrativo - affinché nei diversi punti della Rete oncologica se volete, chiamateli nodi - venissero adottati gli stessi protocolli di accoglienza del paziente, venissero individuati i punti della corretta presa in carico (a seconda del livello di complessità e stadiazione della problematica oncologica) e venissero garantiti in maniera omogenea e senza discriminazioni di carattere geografico gli interventi complementari al vero e proprio trattamento terapeutico della malattia oncologica quali quelli, per esempio, delle cure palliative o del sostegno psicologico.
La Rete, quindi, è soprattutto la condivisione di percorsi. E una rete mette soprattutto in azione dei processi, perché si arrivi ad avere, nei nodi della rete, una diffusa eccellenza adeguata alla serietà della patologia e all'alta preoccupazione che suscita.
Presidente, ovviamente uso, illustrando quattro emendamenti, non quattro volte il tempo, ma un po' di più dei tre minuti.
Ora, questo stile, dal mio modo di vedere, aveva un grande pregio: il pregio era quello di occuparsi della territorialità e della interdisciplinarietà, sia perché il punto di primo arrivo (Centri di accoglienza e Servizi) assumeva il dato complessivo delle possibilità di cura della persona, sia perché i GIC (i Gruppi interdisciplinari) scambiavano - appunto - quelle competenze utili a costruire un percorso adeguato.
Ora, non vedevo - e continuo a non vedere - la necessità di questo riordino della Rete oncologica piemontese. Se devo dirlo in modo esplicito mi sembra che questo capitolo sia più l'esito di spinte professionali particolari che non di una visione complessiva di sistema. E in più mi pare che non si parta dall'organizzazione delle persone nei territori, ma che si parta dall'organizzazione delle Unità operative negli ospedali, cioè l'esatto contrario di cui si vuole dire per tutto il Piano, in cui si dichiara di voler deospedalizzare, potenziare l'assistenza territoriale non partire dai corporativismi delle specialità e non partire dalle tutele delle strutture complesse dei dipartimenti: mi sembra che si crei un "vestito", esattamente a partire dagli ospedali, dai professionisti, dai dipartimenti e dalle strutture. Non lo capisco questo capitolo! Non lo capisco come utilità e non lo capisco come ambizione di miglioramento.
Quindi, ho presentato alcuni emendamenti per segnalare un disagio.
Credo che sarà una di quelle parti del Piano che dovremo monitorare con grande attenzione.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Artesio.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi dell'Istituto Tecnico Turistico "P. Boselli" di Torino


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti dell'Istituto Tecnico Turistico "P.
Boselli" di Torino in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Esame testo unificato delle proposte di deliberazione n. 164 e n. 176 inerente a "Approvazione del Piano Socio Sanitario regionale 2012-2015 ed individuazione della nuova azienda ospedaliera San Giovanni Battista di Torino" (seguito)


PRESIDENTE

Proseguiamo con l'esame del testo unificato delle proposte di deliberazione n. 164 e n. 176, di cui al punto 4) all'o.d.g.
Emendamento rubricato n. 305 bis) presentato dalla Consigliera Artesio: Al testo unificato delle proposte di deliberazione n. 164 e 176 "Approvazione del piano socio-sanitario regionale 2012-2015 ed individuazione della nuova azienda ospedaliera San Giovanni Battista di Torino. Allegato A pag. 11. Punto 3 "La Ricerca Clinica". Terz'ultima riga Dopo le parole: (...) ulteriori passaggi burocratici" Abrogare: da "(attualmente due SC ..." fino a "... due distinte delibere." La parola al Consigliere Artesio per l'illustrazione.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
Continuo nella presentazione degli emendamenti presentati da me, perch non riesco a capire, onestamente, a meno di avere una conferma del dubbio di prima e cioè che sia stata una stesura molto professionale e molto posizionata su chi attualmente svolge quelle funzioni. Non riesco a capire la necessità di mettere in un Piano Socio Sanitario un riferimento al fatto che oggi due strutture complesse di un'azienda che partecipino allo stesso protocollo devono presentare due domande distinte e firmare due contratti.
Si vuole dire che si è più bravi a semplificare e sburocratizzare? Basta dire "senza ulteriori passaggi burocratici".



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Artesio.
Emendamento rubricato n. 179) presentato dai Consiglieri Laus, Reschigna Pentenero, Lepri, Taricco, Manica, Gariglio, Muliere, Boeti: Dopo la ripartizione 3.3. (La rete oncologica) dell'Allegato A del Testo unificato delle proposte di deliberazione n. 164 e 176 sono inseriti, a pagina 111, i seguenti sottoparagrafi: 3.3 bis Rete Regionale di Cure Palliative I progressi incessanti della medicina e delle tecnologie hanno, in questi ultimi decenni, assicurato un prolungamento costante della sopravvivenza che è coinciso con l'aumento progressivo del numero di malati affetti da patologie cronico-degenerative, patologie che richiedono cure continue e di elevata complessità per lunghi periodi di tempo. Quando, a causa di queste patologie, si avvicina la fase finale della vita, i bisogni di questi malati crescono nella loro complessità: sintomi di natura fisica, ma anche psicologica, sociale, spirituale conducono spesso ad una situazione di sofferenza molto severa, sia per la persona che vive questa condizione, sia per i familiari che lo assistono. La necessità di garantire una risposta adeguata a questi bisogni, accanto ad una crescente domanda di umanizzazione dei percorsi di cura, hanno condotto alla diffusione anche del nostro paese delle Cure Palliative. Un maggiore sviluppo delle reti di terapia del dolore e delle cure palliative risponde all'ineludibile esigenza di garantire il diritto della persona malata a essere informata su quanto si può fare per controllare il dolore e la sofferenza attraverso le terapie più avanzate, ma anche l'importanza di considerare il malato nella sua interezza, ponendo attenzione a tutti i suoi bisogni psichici, fisici sociali e spirituali, in modo da creare la migliore qualità di vita per lui e per la sua famiglia.
La situazione attuale delle Cure Palliative in Piemonte I dati complessivi ad oggi disponibili segnalano una situazione che è ancora molto disomogenea e purtroppo insoddisfacente in molte aree del Piemonte per quanto riguarda la disponibilità reale di servizi dedicati ai malati alla fine della vita e ai loro familiari e per il raggiungimento degli standard di attività previsti come impegno regionale dal D.M. n. 43 del 22 febbraio 2007.
A fronte di una domanda di assistenza in rapida crescita, l'offerta assistenziale per i malati che necessitano di cure palliative è debole nella quantità di servizi offerti ed eterogenea nei modelli organizzativi fra le diverse Aziende Sanitarie, in particolare per quanto riguarda le cure palliative a domicilio, luogo di cura che è quasi sempre quello preferito dai pazienti e dai loro familiari.
Tutto ciò pone evidenti problemi di grave disuguaglianza nell'offerta assistenziale per questi malati, oltre al moltiplicarsi di accessi in Ospedale per richieste di ricoveri spesso inappropriati.
Organizzazione della Rete di Cure Palliative Presso ogni Azienda Sanitaria Locale è istituita e resa operativa una Rete locale di Cure Palliative, parte della più ampia Rete Regionale delle Cure Palliative. La gestione e il coordinamento della Rete locale di Cure Palliative è affidata alla Struttura Organizzativa di Cure Palliative dell'Azienda Sanitaria Locale, costituita da personale dedicato a questa attività, in particolare da medici e infermieri in possesso di adeguata formazione e specifiche competenze.
Nel territorio di ciascuna Azienda Sanitaria Locale, la Rete locale di Cure Palliative deve garantire: piani di intervento per poter garantire cure palliative a tutti i pazienti la cui malattia di base, caratterizzata da un'inarrestabile evoluzione e da una prognosi infausta, non risponde più a trattamenti specifici. I piani devono coinvolgere in modo integrato tutte le risorse disponibili sul territorio. Di particolare rilevanza è la necessità di coordinare e rendere sinergici, nell'ambito della Rete, gli interventi delle numerose Organizzazioni no-profit che in Piemonte operano da anni con assiduità e con esempi di eccellenza nel campo delle Cure Palliative continuità delle cure attraverso l'integrazione dei diversi ambiti assistenziali (domiciliari, ambulatoriali, di ricovero) e nei vari setting di cura (casa, Hospice, ospedale, strutture residenziali) la cura attiva e globale del malato, la salvaguardia della sua dignità e autonomia, un adeguato controllo del dolore e degli altri sintomi fisici e psicologici che provocano sofferenza al malato programmi specifici di informazione ai cittadini sui principi di una migliore assistenza ai malati e sulle modalità di accesso ai servizi della rete, in coerenza con quanto stabilito dai Programmi regionali di comunicazione la valutazione della quantità e della qualità delle prestazioni erogate, in accordo con quanto previsto dalle normative nazionali e regionali l'utilizzo regolare di strumenti di valutazione della qualità percepita da parte del malato (quando possibile) e dei familiari per le cure prestate al malato durante il periodo di assistenza palliativa.
"3.3 ter Rete Regionale di terapia del dolore La Rete regionale di terapia del dolore ha lo scopo di tutelare e garantire l'accesso alla terapia del dolore da parte del malato, nell'ambito dei livelli essenziali di assistenza, al fine di assicurare il rispetto della dignità e dell'autonomia della persona umana, il bisogno di salute l'equità nell'accesso all'assistenza, la qualità delle cure e la loro appropriatezza riguardo alle specifiche esigenze Ai fini del raggiungimento dell'obiettivo suddetto, le strutture sanitarie che erogano terapia del dolore assicurano un programma di cura individuale per il malato e per la sua famiglia, nel rispetto dei seguenti principi fondamentali: tutela della dignità e dell'autonomia del malato, senza alcuna discriminazione tutela e promozione della qualità della vita fino al suo termine c) adeguato sostegno sanitario e socio-assistenziale della persona malata e della famiglia.
La recente L. n. 38 del 15 marzo 2010, sulle "disposizioni per garantire l'accesso alle cure palliative ed alla terapia del dolore", prevede all'Art. 5, l'attivazione della Rete regionale di Cure Palliative e della Rete regionale di Terapia del Dolore", che devono integrarsi fra loro, a livello regionale e con le corrispondenti reti regionali, a livello nazionale.
L'applicazione della L. 38/2010 costituisce adempimento regionale ai fini dell'accesso al finanziamento integrativo del Servizio Sanitario Nazionale a carico dello Stato.
Compiti e obiettivi della Rete In totale attuazione della normativa nazionale, la Rete regionale di Terapia del Dolore: promuove la realizzazione di campagne istituzionali di comunicazione destinate a informare i cittadini sulle modalità e sui criteri di accesso alle prestazioni e ai programmi di assistenza, connessi alle malattie neoplastiche e a patologie croniche e degenerative, anche attraverso il coinvolgimento e la collaborazione dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, delle farmacie pubbliche e private, nonché delle organizzazioni private senza scopo di lucro impegnate nella tutela dei diritti in ambito sanitario ovvero operanti sul territorio nella lotta contro il dolore.
promuove e monitorizza l'inserimento in cartella clinica del parametro "dolore" (all'interno della cartella clinica, nelle sezioni medica ed infermieristica, in uso presso tutte le strutture sanitarie, devono essere riportate le caratteristiche del dolore rilevato e della sua evoluzione nel corso del ricovero, nonché la tecnica antalgica e i farmaci utilizzati, i relativi dosaggi e il risultato antalgico conseguito).
supporta l'applicazione dei criteri generali per la disciplina degli ordinamenti didattici di specifici percorsi formativi in materia di terapia del dolore connessi alle malattie neoplastiche e a patologie croniche e degenerative.
promuove l'aggiornamento periodico del personale medico, sanitario e socio-sanitario, impegnato nella terapia del dolore connesso alle malattie neoplastiche e a patologie croniche e degenerative e in particolare di medici ospedalieri, medici specialisti ambulatoriali territoriali, medici di medicina generale e di continuità assistenziale e pediatri di libera scelta propone all'Assessorato percorsi formativi omogenei su tutto il territorio regionale per i volontari che operano nell'ambito della Rete.
favorisce l'applicazione della normativa in merito alla semplificazione delle procedure di accesso ai medicinali impiegati nella terapia del dolore.
La parola al Consigliere Laus per l'illustrazione.



LAUS Mauro

Grazie, Presidente.
L'istituzione di entrambe le reti in questione figura, dal 2009, tra i primi obiettivi prioritari del Piano Sanitario Nazionale. Il Piemonte è stata la prima Regione d'Italia ad adeguarsi ai dettami ministeriali e a realizzare le due reti, che sono appunto obbligatorie per legge.
Nella stesura del Piano Sanitario Regionale è, quindi, indispensabile valorizzare il lavoro fatto si, qui, anche nell'ottica di farsi confermare da Roma i finanziamenti che dal 2009 ad oggi sono stati di otto milioni all'anno per ciascuna delle due reti.



PRESIDENTE

Adesso abbiamo un emendamento, sostanzialmente sullo stesso tema, della Giunta regionale.
Emendamento rubricato n. 409) presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Monferino: ALLEGATO "I PROGETTI SPECIALI DI SALUTE" Paragrafo "3.3 La rete oncologica" Pagina 111 Al termine del paragrafo inserire i seguenti sotto paragrafi: "3.3.1 Rete Regionale di Cure Palliative I progressi incessanti della medicina e delle tecnologie hanno, in questi ultimi decenni, assicurato un prolungamento costante della sopravvivenza che è coinciso con l'aumento progressivo del numero di malati affetti da patologie cronico-degenerative, patologie che richiedono cure continue e di elevata complessità per lunghi periodi di tempo. Quando, a causa di queste patologie, si avvicina la fase finale della vita, i bisogni di questi malati crescono nella loro complessità: sintomi di natura fisica, ma anche psicologica, sociale, spirituale conducono spesso ad una situazione di sofferenza molto severa, sia per la persona che vive questa condizione, sia per i familiari che lo assistono. La necessità di garantire una risposta adeguata a questi bisogni, accanto ad una crescente domanda di umanizzazione dei percorsi di cura, hanno condotto alla diffusione anche del nostro paese delle Cure Palliative.
Un maggiore sviluppo della Rete delle cure palliative risponde all'ineludibile esigenza di garantire il diritto della persona malata a essere informata su quanto si può fare per controllare la sofferenza a fine vita attraverso le terapie più avanzate, ma anche l'importanza di considerare il malato nella sua interezza, ponendo attenzione a tutti i suoi bisogni psichici, fisici, sociali e spirituali, in modo da creare la migliore qualità di vita residua per lui e per la sua famiglia.
La situazione attuale delle Cure Palliative in Piemonte I dati complessivi ad oggi disponibili segnalano una situazione che è ancora molto disomogenea e non del tutto soddisfacente in molte aree del Piemonte per quanto riguarda la disponibilità reale di servizi dedicati ai malati alla fine della vita e ai loro familiari e per il raggiungimento degli standard di attività previsti come impegno regionale dalla recente L.
38 del 15 marzo 2010. A fronte di una domanda di assistenza in rapida crescita, l'offerta assistenziale per i malati che necessitano di cure palliative è ancora parzialmente debole nella quantità di servizi offerti ed eterogenea nei modelli organizzativi fra le diverse Aziende Sanitarie in particolare per quanto riguarda le cure palliative a domicilio, luogo di cura che è quasi sempre quello preferito dai pazienti e dai loro familiari.
Tutto ciò pone evidenti criticità di disuguaglianza nell'offerta assistenziale per questi malati, oltre al moltiplicarsi di accessi in Ospedale per richieste di ricoveri spesso inappropriati.
Organizzazione della Rete di Cure Palliative Presso ogni Azienda Sanitaria Locale è istituita e resa operativa una Rete locale di Cure Palliative, parte della più ampia Rete Regionale delle Cure Palliative. La gestione e il coordinamento della Rete locale di Cure Palliative è affidata alla Struttura Organizzativa di Cure Palliative dell'Azienda Sanitaria Locale, costituita da personale dedicato a questa attività, in particolare da medici e infermieri in possesso di adeguata formazione e specifiche competenze.
Nel territorio di ciascuna Azienda Sanitaria Locale, la Rete locale di Cure Palliative garantisce: piani di intervento per poter garantire cure palliative a tutti i pazienti la cui malattia di base, caratterizzata da un'inarrestabile evoluzione e da una prognosi infausta, non risponde più a trattamenti specifici. I piani devono coinvolgere in modo integrato tutte le risorse disponibili sul territorio. Di particolare rilevanza è la necessità di coordinare e rendere sinergici, nell'ambito della Rete, gli interventi delle numerose Organizzazioni no-profit che in Piemonte operano da anni con assiduità e con esempi di eccellenza nel campo delle Cure Palliative continuità delle cure attraverso l'integrazione dei diversi ambiti assistenziali (domiciliari, ambulatoriali, di ricovero) e nei vari setting di cura (casa, Hospice, ospedale, strutture residenziali) la cura attiva e globale del malato, la salvaguardia della sua dignità e autonomia, un adeguato controllo del dolore e degli altri sintomi fisici e psicologici che provocano sofferenza al malato programmi specifici di informazione ai cittadini sui principi di una migliore assistenza ai malati e sulle modalità di accesso ai servizi della rete, in coerenza con quanto stabilito dai Programmi regionali di comunicazione la valutazione della quantità e della qualità delle prestazioni erogate, in accordo con quanto previsto dalle normative nazionali e regionali l'utilizzo regolare di strumenti di valutazione della qualità percepita da parte del malato (quando possibile) e dei familiari per le cure prestate al malato durante il periodo di assistenza palliativa.
3.3.2 Rete Regionale di terapia del dolore La Rete regionale di terapia del dolore ha lo scopo di tutelare e garantire l'accesso alla terapia del dolore da parte del malato, nell'ambito dei livelli essenziali di assistenza, al fine di assicurare il rispetto della dignità e dell'autonomia della persona umana, il bisogno di salute l'equità nell'accesso all'assistenza, la qualità delle cure e la loro appropriatezza riguardo alle specifiche esigenze.
Ai fini del raggiungimento dell'obiettivo suddetto, le strutture sanitarie che erogano terapia del dolore assicurano un programma di cura individuale per il malato e per la sua famiglia, nel rispetto dei seguenti principi fondamentali: tutela della dignità e dell'autonomia del malato, senza alcuna discriminazione tutela e promozione della qualità della vita fino al suo termine e) adeguato sostegno sanitario e socio-assistenziale della persona malata e della famiglia.
La recente L. n. 38 del 15 marzo 2010, sulle "disposizioni per garantire l'accesso alle cure palliative ed alla terapia del dolore", prevede all'Art, 5, l'attivazione della Rete regionale di Terapia del Dolore.
Compiti e obiettivi della Rete In totale attuazione della normativa nazionale, la Rete regionale di Terapia del Dolore: promuove la realizzazione di campagne istituzionali di comunicazione destinate a informare i cittadini sulle modalità e sui criteri di accesso alle prestazioni e ai programmi di assistenza, connessi alle malattie neoplastiche e a patologie croniche e degenerative, anche attraverso il coinvolgimento e la collaborazione dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, delle farmacie pubbliche e private, nonché delle organizzazioni private senza scopo di lucro impegnate nella tutela dei diritti in ambito sanitario ovvero operanti sul territorio nella lotta contro il dolore.
promuove e monitorizza l'inserimento in cartella clinica del parametro "dolore" (all'interno della cartella clinica, nelle sezioni medica ed infermieristica, in uso presso tutte le strutture sanitarie, devono essere riportate le caratteristiche del dolore rilevato e della sua evoluzione nel corso del ricovero, nonché la tecnica antalgica e i farmaci utilizzati, i relativi dosaggi e il risultato antalgico conseguito). supporta l'applicazione dei criteri generali per la disciplina degli ordinamenti didattici di specifici percorsi formativi in materia di terapia del dolore connessi alle malattie neoplastiche ed a patologie croniche e degenerative.
promuove l'aggiornamento periodico del personale medico, sanitario e sociosanitario, impegnato nella terapia del dolore connesso alle malattie neoplastiche e a patologie croniche e degenerative e in particolare di medici ospedalieri, medici specialisti ambulatoriali territoriali, medici di medicina generale e di continuità assistenziale e pediatri di libera scelta.
propone all'Assessorato percorsi formativi omogenei su tutto il territorio regionale peri volontari che operano nell'ambito della Rete.
favorisce l'applicazione della normativa in merito alla semplificazione delle procedure di accesso ai medicinali impiegati nella terapia del dolore.
La parola all'Assessore Monferino per l'illustrazione.



MONFERINO Paolo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Grazie, Presidente.
L'emendamento che abbiamo appena ascoltato dal Consigliere Laus era quello presentato in IV Commissione.
Noi c'eravamo impegnati a recepire lo spirito dell'emendamento e abbiamo riproposto, come da impegno, un testo che riguarda sia la Rete regionale delle cure palliative, sia la Rete regionale della terapia del dolore, che abbiamo depositato con il n. 409). Non lo leggo, perché è piuttosto lungo.
Riteniamo che recuperi tutto lo spirito che c'era inizialmente nell'emendamento che abbiamo letto in IV Commissione e se questo dovesse soddisfare le esigenze espresse, noi presenteremmo questo in alternativa a quello del Consigliere Laus.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Emendamento rubricato n. 180) presentato dai Consiglieri Laus, Reschigna Pentenero, Lepri, Taricco, Manica, Gariglio, Muliere, Boeti: Dopo la ripartizione 3.3 (La rete oncologica) dell'Allegato A del Testo unificato delle proposte di deliberazione n. 164 e 176 è inserita, a pagina 111, la seguente: " 3.3 bis La Rete regionale di donazione e di trapianto di organi, tessuti e cellule Il sistema trapianti di organi, tessuti e cellule della Regione Piemonte è uno dei settori di eccellenza del sistema sanitario regionale, per l'ampia tipologia di trapianti, per gli elevati volumi di attività e per l'ottima qualità dei risultati. Il sistema è coordinato dal Centro Regionale Trapianti del Piemonte e della Valle d'Aosta (CRT), che è articolato in due principali funzioni: il Centro Regionale di Riferimento per i Trapianti CRRT - ed il Coordinamento Regionale Donazioni e Prelievi - CRP. La Regione ha istituito 6 banche di tessuto e possiede centri autorizzati per ogni tipologia di trapianto di organi. La qualità raggiunta è testimoniata dalla posizione sempre di eccellenza che occupa la Regione nelle diverse analisi compiute dal Centro Nazionale Trapianti (CNT). Al momento i cittadini piemontesi trovano un'ottima risposta ai loro bisogni di salute nel settore dei trapianti di organi, di tessuti e di cellule, principalmente le staminali emopoietiche. La rete regionale è complessa e ad essa partecipano, con diverse competenze, tutte le aziende sanitarie.
L'articolazione della rete di donazione e trapianto si è, infatti sviluppata sotto la regia del CRT e del CRP, creando connessioni delle diverse strutture che operano in Regione. Oltre i centri di trapianto d'organo, si sono sviluppate nella Regione Piemonte la rete dei coordinamenti aziendali in tutti i Presidi sede di donazione, quella delle banche dei tessuti e dei centri di innesto, quella dei laboratori di tipizzazione e dei centri di reclutamento collocati presso ogni Servizio Trasfusionale per lo sviluppo del Registro dei donatori di Midollo osseo quella dei Referenti dei centri di Nefrologia e Dialisi per il programma di trapianto renale, la rete dei centri di raccolta del sangue di cordone, e ancora, la rete degli psicologi clinici dei trapianti dei presidi sede di donazione e di attività di dialisi.
Gran parte dei risultati ottenuti dalla rete trapiantologica regionale trovano appropriato riconoscimento economico dalle tariffe e dai DRG collegati alle prestazioni effettuate. Alcune funzioni, però, non trovano analogo supporto, e devono avere garanzie di risorse tramite finanziamenti finalizzati. Finora i finanziamenti sono stati garantiti dal Ministero della Salute (come previsto dalla legge 91/99) e dalla Regione; per i prossimi anni sono in via di definizione anche altre modalità di sostegno della rete, come ad esempio una Fondazione.
In particolare s'identificano come di impegno prioritario il sostegno a: CRT, come struttura di governo, coordinamento, sviluppo e controllo dell'intera rete regionale il settore del procurement, che coinvolge tutte le Rianimazioni del Piemonte, dove avviene l'identificazione di tutti i potenziali donatori gli accertamenti per valutarne l'idoneità ed i colloqui con i familiari in merito alle disposizioni di donazione il registro regionale dei donatori di midollo osseo, per il reclutamento dei nuovi donatori ed il mantenimento del registro, che attualmente conta più di 35.000 donatori, e della banca di sangue di cordone.
Obiettivi della rete Per mantenere l'efficienza, l'efficacia e l'appropriatezza fin qui ottenute è necessario perseguire nell'arco del triennio di validità del Piano Sanitario Regionale i seguenti obiettivi: I. Incremento della donazione di organi e tessuti da donatore deceduto: i donatori segnalati possono raggiungere il valore descritto dalla letteratura di 60 pmp, e le opposizioni possono scendere al di sotto del 20 (limite fisiologico descritto dalla letteratura) 2. Consolidamento delle attività regionali in materia, attraverso: l'implementazione della rete informativa dei prelievi e trapianti di organi e tessuti e cellule al fine di adeguarla alle attuali necessità di sviluppo il sostegno alle attività di trapianto soprattutto quelle con maggior volume di attività il rafforzamento della rete dei coordinatori aziendali per potenziare il prelievo di organi, tessuti e cellule il mantenimento del sistema di autorizzazioni regionali dei centri che effettuano trapianti di organi l'accreditamento dei centri di trapianto di cellule e tessuti la definizione della valorizzazione economica di alcune attività (per es.: trapianti di staminali emopoietiche, trapianti combinati, raccolta di sangue di cordone, ridefinizione delle tariffe di prelievo di organi) l'implementazione del registro regionale dei donatori di cellule staminali emopoietiche (midollo osseo) il consolidamento delle attività di formazione locale, regionale ed extraregionale il consolidamento delle attività del servizio di psicologia dei trapianti in quanto la donazione ed il trapianto di organi, tessuti e cellule richiede grand'attenzione anche ai risvolti psicologici che da essi derivano.
3. Sviluppo di attività di donazione e trapianto: Applicazione del programma di trapianto rene-pancreas per i pazienti diabetici ed in insufficienza renale cronica che ne presentano l'indicazione e preferibilmente prima dell'inizio della terapia dialitica.
Il centro di Medicina Rigenerativa della Regione Piemonte Lo sviluppo della rete regionale dell'insufficienza d'organo. Per le patologie che portano ad insufficienza renale terminale si dispone di una rete regionale costituita dai servizi di Nefrologia e Dialisi in grado di riconoscere tali malattie, avviare una prevenzione della loro progressione ed indirizzare al trapianto i casi che lo richiedano. In questo settore occorre formalizzare il ruolo del medico Referente per il trapianto renale de facto già individuato nell'ambito delle singole SC di Nefrologia e Dialisi del Piemonte dal 1988. Anche la rete dei Centri diabetologici risulta adeguata per la ricognizione delle patologie che causano insufficienza della funzione endocrina pancreatica, mentre per le altre patologie suscettibili di Trapianto, il sistema regionale non dispone di una rete regionale che possa condurre un'adeguata ricognizione di tali patologie, che valuti la loro reale incidenza ed avvii al programma trapianti i casi per i quali sia richiesto. Anche per queste ultime patologie occorre coordinare le strutture specialistiche al fine di definire una rete che intercetti le patologie suscettibili di trapianto che sia in continuità con la rete dei trapianti.
4. Promozione della partecipazione dei cittadini e delle associazioni di volontariato alle diverse attività del sistema trapianti regionale.
5. Promozione dell'informazione ai cittadini attraverso le reti per l'insufficienza d'organo, le carte dei servizi, le campagne informative e di sensibilizzazione della popolazione.".
La parola al Consigliere Laus per l'illustrazione.



LAUS Mauro

Grazie, Presidente.
Parliamo della rete di donazione e di trapianto di organi, tessuti e cellule.
Come il Presidente Cota c'insegna, il sistema di trapianti di organi tessuti e cellule del Piemonte è uno dei settori di eccellenza della nostra sanità.
Solo questo basterebbe a meritarsi almeno una menzione nel Piano, ma la forma in questo caso diventa sostanziale. Vi spiego perché.
I trapianti si fanno se ci sono i donatori di organi e la donazione non è un automatismo di generosità, sentimento che pure permane, evidentemente nei nostri cittadini e che denuncia un alto livello di civiltà nella popolazione.
Dietro a ogni donatore c'è una famiglia distrutta dalla sofferenza che decide comunque di ascoltare e di accogliere la richiesta di un estremo atto di altruismo, soprattutto grazie al contatto con medici adeguatamente formati. Gli stessi che poi coordinano le attività che conducono ai prelievi veri e propri.
Formazione, informazione, statistica, monitoraggio, sensibilizzazione e quant'altro attiene alla donazione non rientrano nei canali di finanziamento tradizionali. Insomma, non si rimborsano con le DGR, quindi è fondamentale che entrino a far parte della programmazione sanitaria. Solo così potranno contare sul necessario sostegno di tipo organizzativo progettuale ed economico avuto nel passato.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Laus.
Emendamento rubricato n. 181) presentato dai Consiglieri Laus, Reschigna Pentenero, Lepri, Taricco, Manica, Gariglio, Muliere, Boeti: Dopo la ripartizione 3.3 (La rete oncologica) dell'Allegato A del Testo unificato delle proposte di deliberazione n. 164 e 176 è inserita, a pagina 111, la seguente: " 3.3 bis La Rete Regionale Ospedaliera di Allergologia (RRA) e l'Osservatorio per le Gravi Reazioni Allergiche (raccordo con il SEST 118) La Rete Regionale Ospedaliera di Allergologia (RRA), con l'Osservatorio Regionale per le Gravi Reazioni Allergiche, è diffusa in tutto il territorio piemontese. Fornisce agli utenti una serie di prestazioni clinico assistenziali di base e complesse e rappresenta una realtà unica nel panorama nazionale (ed europeo) alimentando un serbatoio di dati clinici ed organizzativi che fotografano la reale epidemiologia, ed i costi delle malattie allergiche.
La RRA è stata istituita con la DGR n. 34-29524 del 1 marzo 2000 "Sviluppo della rete regionale ospedaliera di Allergologia ed istituzione dell'Osservatorio Regionale per le gravi reazioni allergiche" ed è stato adottato il modello organizzativo di "Rete", con livelli differenziati di intervento e specifiche funzioni di diagnosi, trattamento, educazione prevenzione, coordinamento e monitoraggio delle procedure diagnostiche e terapeutiche.
La stessa DGR ha istituito l'"Osservatorio Regionale per le gravi reazioni allergiche", parte integrante della RRA con sede c/o l'AOU S. Giovanni Battista di Torino, concepito per individuare, monitorare e gestire i pazienti affetti da grave patologia allergica che necessitano di una valutazione specialistica per la definizione della causa di malattia e dei criteri di prevenzione personalizzata.
La Rete Regionale Ospedaliera di Allergologia ha fornito, dalla data della sua istituzione a oggi, un'assistenza più capillare, anche se non ancora ottimale, a quella larga parte di popolazione generale (dal 25 al 30%) affetta da patologie allergiche.
Evidente pertanto è l'importanza dei risultati di appropriatezza e relativa riduzione dei costi e di maggior efficienza derivata dalla riorganizzazione funzionale delle aree territoriali che sono stati ottenuti ma, ovviamente lo strumento "Rete di Allergologia" ha necessità di funzionare con un numero sufficiente di operatori, che siano correttamente distribuiti e organizzati su tutto il territorio e che si dedichino a tempo pieno (o quasi) alle attività specifiche di diagnosi, terapia e gestione nel tempo dei pazienti allergici.
Lo sviluppo futuro della Rete Regionale Ospedaliera di Allergologia comprende: l'aggiornamento del sistema informativo attualmente in uso sia per le prescrizioni diagnostiche e farmacologiche che per l'individuazione dei pazienti allergici l'ottimizzazione dell'organizzazione attuale nei suoi riferimenti aziendali, interaziendali e regionali con la puntuale identificazione di personale formato dedicato la valutazione delle attività dei diversi servizi della rete con particolare attenzione all'appropriatezza delle procedure e alla loro sostenibilità economica.
L'emendamento è considerato illustrato.
Emendamento rubricato n. 305.1) presentato dalla Consigliera Artesio: Al testo unificato delle proposte di deliberazione n. 164 e 176 "Approvazione del piano socio-sanitario regionale 2012-2015 ed individuazione della nuova azienda ospedaliera San Giovanni Battista di Torino. Allegato A pag. 111, dopo il paragrafo "La Ricerca Clinica inserire il paragrafo "La Rete Regionale di Allergologia e l'Osservatorio per le Gravi Reazioni Allergiche La Rete Regionale Ospedaliera di Allergologia (RRA) è stata istituita con la DGR n. 34/01.03.00 "Sviluppo della rete regionale ospedaliera di Allergologia ed istituzione dell'Osservatorio Regionale per le gravi reazioni allergiche" che ha adottato il modello organizzativo di "Rete" con specifiche funzioni di diagnosi, trattamento, educazione, prevenzione coordinamento e monitoraggio delle procedure diagnostiche e terapeutiche.
La stessa delibera ha istituito l'"Osservatorio Regionale per le gravi reazioni allergiche, cui è stata affidata la gestione extra ospedaliera delle forme più gravi di allergia.
E' in corso il completamento del collegamento tra il 118 ed il data base dell'Osservatorio, finalizzato ad una gestione puntuale ed efficace dell'emergenza allergologica.
La Rete Ospedaliera di Allergologia (RRA), con l'Osservatorio Regionale per le Gravi Reazioni Allergiche, è oggi una realtà diffusa in tutto il territorio piemontese e fornisce agli utenti una serie di prestazioni clinico assistenziali di base e complesse.
La "mission" della RRA è di garantire: modalità di approccio integrato alla patologia allergica e la qualità verificabile delle prestazioni con risposte omogenee su tutto il territorio la migliore continuità assistenziale e l'equità di accesso alle cure Gli obiettivi della RRA sono orientati ad affrontare le esigenze di salute specifica dei soggetti allergici, che rappresentano ormai il 25-30% della popolazione generale.
L'Organizzazione attuale La nuova organizzazione si configura come un "network" integrato con valenze "intra-aziendali" ed "inter-aziendali", che preconizza una forte connotazione di efficienza ed efficacia oltre ad una migliore distribuzione delle risorse. L'attività clinica di allergologia, ancorché rivolta al territorio, è necessariamente collegata a strutture ospedaliere sede di DEA per la gestione delle patologie più gravi e l'esecuzione di accertamenti diagnostici di particolare rischio e complessità.
L'organizzazione complessiva è suddivisibile in: Livello 1 Intra-Aziendale - Medico di riferimento Aziendale Livello 2 Inter-aziendale - Coordinamento di Area Funzionale Sovrazonale.
Livello 3 - Coordinamento Regionale.
Livello 4 - Tavolo di Lavoro Regionale" Emendamento rubricato n. 410 presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Monferino: ALLEGATO "I PROGETTI SPECIALI DI SALUTE" pag. 111 Dopo il paragrafo "3.3 La rete oncologica", inserire: "3.4 La Rete Regionale di Allergologia e l'Osservatorio per le Gravi Reazioni Allergiche La Rete Regionale Ospedaliera di Allergologia (RRA) è stata istituita con la DGR n. 34/01.03.00 "Sviluppo della rete regionale ospedaliera di Allergologia ed istituzione dell'Osservatorio Regionale per le gravi reazioni allergiche" che ha adottato il modello organizzativo di "Rete" con specifiche funzioni di diagnosi, trattamento, educazione, prevenzione coordinamento e monitoraggio delle procedure diagnostiche e terapeutiche.
La stessa delibera ha istituito l'Osservatorio Regionale per le gravi reazioni allergiche, cui è stata affidata la gestione extra ospedaliera delle forme più gravi di allergia. E' in corso il completamento del collegamento tra il 118 ed il data base dell'Osservatorio, finalizzato ad una gestione puntuale ed efficace dell'emergenza allergologica. La Rete Ospedaliera di Allergologia (RRA), con l'Osservatorio Regionale per le Gravi Reazioni Allergiche, è oggi una realtà diffusa in tutto il territorio piemontese e fornisce agli utenti una serie di prestazioni clinico assistenziali di base e complesse.
La "mission" della RRA è di garantire: modalità di approccio integrato alla patologia allergica e la qualità verificabile delle prestazioni con risposte omogenee su tutto il territorio la migliore continuità assistenziale e l'equità di accesso alle cure.
Gli obiettivi della RRA sono orientati ad affrontare le esigenze di salute specifica dei soggetti allergici, che rappresentano ormai il 25-30% della popolazione generale.
L'Organizzazione attuale La nuova organizzazione si configura come un "network" integrato con valenze "intra-aziendali" ed "inter-aziendali", che preconizza una forte connotazione di efficienza ed efficacia oltre ad una migliore distribuzione delle risorse.
L'attività clinica di allergologia, ancorché rivolta al territorio, è necessariamente collegata a strutture ospedaliere sede di DEA per la gestione delle patologie più gravi e l'esecuzione di accertamenti diagnostici di particolare rischio e complessità.
L'organizzazione complessiva è suddivisibile in: Livello 1 Intra-Aziendale - Medico di riferimento Aziendale Ogni Azienda ha individuato al suo interno un medico "di riferimento" i cui compiti specifici sono: sviluppare ed adattare alle realtà dell'Azienda i percorsi diagnostico terapeutici garantire all'interno dell'area territoriale di competenza dell'Azienda le attività specialistiche ambulatoriali di base, tenendo conto anche di particolari esigenze della popolazione afferente coordinare gli operatori che cooperano allo svolgimento delle attività allergologiche intra-aziendali verificando il corretto uso del sistema informativo ed il rispetto dei protocolli regionali collaborare con il Responsabile del Coordinamento Area Funzionale Sovrazonale.
Livello 2 Inter-aziendale - Coordinamento di Area Funzionale Sovrazonale.
L'attività clinica e la sua programmazione sono assicurati dal Coordinamento di Area Funzionale Sovrazonale (CAFS), cui compete il coordinamento di tutte le strutture specialistiche di Allergologia attivate nelle diverse Aziende dell'area territoriale considerata (1 livello assistenziale).
Il CAFS realizza una maggiore coesione tra strutture similari, consente di ottimizzare le risorse umane già esistenti e di definire la necessità di ulteriori risorse specialistiche sulla base della verifica dell'esistente della logistica e delle priorità cliniche individuate nel territorio di competenza, garantendo l'esecuzione delle prestazioni di più elevata complessità secondo le modalità di "good clinica' practice", in regime di DH e/o Ricovero Ordinario.
Livello 3 - Coordinamento Regionale.



L'AOU San Giovanni Battista rappresenta in molti ambiti un riferimento

metropolitano e regionale ed è una struttura a spiccata vocazione per l'alta specializzazione e per l'erogazione di prestazioni ad alta complessità. Il Coordinamento Regionale delle attività allergologiche cliniche ad alta specializzazione in ambito regionale prevede l'integrazione delle attività dell'OIRM e del CTO con la SC di Allergologia ed Immunologia Clinica dell'AOU San Giovanni Battista (cui spetta la responsabilità della gestione dell'Osservatorio per le Gravi Reazioni Allergiche).
Livello 4 - Tavolo di Lavoro Regionale.
Le attività di indirizzo, coordinamento e monitoraggio della Rete di Allergologia sono garantite dall'Assessorato alla Tutela della Salute, che si avvale di un Tavolo di lavoro Regionale, cui compete altresì la definizione delle modalità di monitoraggio della Rete di Allergologia.
Costituiscono obiettivi del PSSR 2012-2015: l'aggiornamento del sistema informativo attualmente in uso sia per le prescrizioni diagnostiche e farmacologiche che per l'individuazione dei pazienti allergici l'ottimizzazione dell'organizzazione attuale nei suoi riferimenti aziendali, interaziendali e regionali con la puntuale identificazione di personale formato dedicato la valutazione delle attività dei diversi servizi della rete con particolare attenzione all'appropriatezza delle procedure e alla loro sostenibilità economica.
3.5 La Rete regionale di donazione e di trapianto di organi, tessuti e cellule Il sistema trapianti di organi, tessuti e cellule della Regione Piemonte è uno dei settori di eccellenza del sistema sanitario regionale, per l'ampia tipologia di trapianti, per gli elevati volumi di attività e per l'ottima qualità dei risultati. Il sistema è coordinato dal Centro Regionale Trapianti del Piemonte e della Valle d'Aosta (CRT), che è articolato in due principali funzioni: il Centro Regionale di Riferimento per i Trapianti



CRRT - ed il Coordinamento Regionale Donazioni e Prelievi - CRP. La Regione

ha istituito 6 banche di tessuto e possiede centri autorizzati per ogni tipologia di trapianto di organi. La qualità raggiunta è testimoniata dalla posizione sempre di eccellenza che occupa la Regione nelle diverse analisi compiute dal Centro Nazionale Trapianti (CNT). Al momento i cittadini piemontesi trovano un'ottima risposta ai loro bisogni di salute nel settore dei trapianti di organi, di tessuti e di cellule, principalmente le staminali emopoietiche. La rete regionale è complessa e ad essa partecipano, con diverse competenze, tutte le aziende sanitarie.
L'articolazione della rete di donazione e trapianto si è, infatti sviluppata sotto la regia del CRT e del CRP, creando connessioni delle diverse strutture che operano in Regione. Oltre i centri di trapianto d'organo, si sono sviluppate nella Regione Piemonte la rete dei coordinamenti aziendali in tutti i Presidi sede di donazione, quella delle banche dei tessuti e dei centri d'innesto, quella dei laboratori di tipizzazione e dei centri di reclutamento collocati presso ogni Servizio Trasfusionale per lo sviluppo del Registro dei donatori di Midollo osseo quella dei Referenti dei centri di Nefrologia e Dialisi per il programma di trapianto renale, la rete dei centri di raccolta del sangue di cordone, e ancora, la rete degli psicologi clinici dei trapianti dei presidi sede di donazione e di attività di dialisi.
Occorre garantire il sostegno: al CRT, come struttura di governo, coordinamento, sviluppo e controllo dell'intera rete regionale al settore del procurement, che coinvolge tutte le Rianimazioni del Piemonte, dove avviene l'identificazione di tutti i potenziali donatori gli accertamenti per valutarne l'idoneità ed i colloqui con i familiari in merito alle disposizioni di donazione il registro regionale dei donatori di midollo osseo, per il reclutamento dei nuovi donatori ed il mantenimento del registro, che attualmente conta più di 35.000 donatori, e della banca di sangue di cordone.
Costituiscono obiettivi del PSSR 2012-2015: 1. Incremento della donazione di organi e tessuti da donatore deceduto: i donatori segnalati possono raggiungere il valore descritto dalla letteratura di 60 pmp, e le opposizioni possono scendere al di sotto del 20 (limite fisiologico descritto dalla letteratura) 2. Consolidamento delle attività regionali in materia, attraverso: l'implementazione della rete informativa dei prelievi e trapianti di organi e tessuti e cellule al fine di adeguarla alle attuali necessità di sviluppo il sostegno alle attività di trapianto soprattutto quelle con maggior volume di attività il rafforzamento della rete dei coordinatori aziendali per potenziare il prelievo di organi, tessuti e cellule il mantenimento del sistema di autorizzazioni regionali dei centri che effettuano trapianti di organi l'implementazione del registro regionale dei donatori di cellule staminali emopoietiche (midollo osseo) il consolidamento delle attività di formazione locale, regionale ed extraregionale il consolidamento delle attività del servizio di psicologia dei trapianti in quanto la donazione ed il trapianto di organi, tessuti e cellule richiede grand'attenzione anche ai risvolti psicologici che da essi derivano.
3. Sviluppo di attività di donazione e trapianto: Applicazione del programma di trapianto rene-pancreas per i pazienti diabetici ed in insufficienza renale cronica che ne presentano l'indicazione e preferibilmente prima dell'inizio della terapia dialitica.
II centro di Medicina Rigenerativa della Regione Piemonte e lo sviluppo della rete regionale dell'insufficienza d'organo. Per le patologie che portano ad insufficienza renale terminale si dispone di una rete regionale costituita dai servizi di Nefrologia e Dialisi in grado di riconoscere tali malattie, avviare una prevenzione della loro progressione ed indirizzare al trapianto i casi che lo richiedano. In questo settore occorre formalizzare il ruolo del medico Referente per il trapianto renale, di fatto già individuato nell'ambito delle singole SC di Nefrologia e Dialisi del Piemonte dal 1988. Anche la rete dei Centri diabetologici risulta adeguata per la ricognizione delle patologie che causano insufficienza della funzione endocrina pancreatica, mentre per le altre patologie suscettibili di Trapianto, il sistema regionale non dispone di una rete regionale che possa condurre una adeguata ricognizione di tali patologie, che valuti la loro reale incidenza ed avvii al programma trapianti i casi per i quali sia richiesto. Anche per queste ultime patologie occorre coordinare le strutture specialistiche al fine di definire una rete che intercetti le patologie suscettibili di trapianto che sia in continuità con la rete dei trapianti.
4. Promozione della partecipazione dei cittadini e delle associazioni di volontariato alle diverse attività del sistema trapianti regionale.
5. Promozione dell'informazione ai cittadini attraverso le reti per l'insufficienza d'organo, le carte dei servizi, le campagne informative e di sensibilizzazione della popolazione.
3.6 La rete di nefrologia Il carico assistenziale relativo alle patologie nefrologiche è destinato a crescere con il progressivo invecchiamento della popolazione.
In Piemonte lo si è fronteggiato: 1. con un impegno nel trattamento delle nefropatie croniche evolutive e delle condizioni di alto rischio per il loro sviluppo 2. con la creazione di una rete nefro-dialitica-trapiantologica della quale fanno parte i 25 Centri di Nefrologia-Dialisi.
ll "modello Piemonte" ha rappresentato un punto di riferimento, i cui punti di forza sono: 1. la gestione integrata dei programmi di prevenzione e trattamento della malattia renale, del trattamento sostitutivo, di selezione del candidato al trapianto del rene e di follow-up dei trapiantati attribuiti ad ogni Centro 2. lo sviluppo di Centri di Dialisi ad Assistenza limitata (oggi 32 in Piemonte) che hanno un costo gestionale inferiore a quello ospedaliere.
Costituiscono obiettivi del PSSR 2012-2015: dare continuità ai programmi d'incentivazione delle modalità dialitiche extra ospedaliere e domiciliari (dialisi peritoneale, emodialisi domiciliare) ancora sotto utilizzate implementare il progetto di prevenzione dell'insufficienza renale acuta e cronica in stretta collaborazione con i Medici di Medicina Generale il mantenimento e potenziamento del Registro Regionale di Dialisi e Trapianto tenuto in collaborazione con il CRT (Centro Regionale Trapianti) Piemonte e Valle D'Aosta il potenziamento e l'ulteriore sviluppo dell'attività di trapianto renale, in particolare sviluppando il trapianto da donatore vivente abbreviando i tempi d'immissione in lista per trapianto da donatore deceduto, e attraverso l'attivazione del programma di trapianto renale preventivo per abbattere ulteriormente i costi dialitici, seguendo in questo la strada già intrapresa da altre Regioni Italiane.
3.7 La rete di Endocrinologia La disciplina "Endocrinologia", che comprende Diabetologia e Malattie Metaboliche, sostiene un pesante carico assistenziale composto da tutta la patologia Endocrinologica, Diabetologica e Metabolica (sia di larga diffusione, sia specialistica/rara che richiede approcci multidisciplinari complessi) che rappresentano un fabbisogno di salute pubblica crescente anche in funzione delle gravi complicanze legate a tali patologie.
Per fronteggiare tale domanda assistenziale, è necessario realizzare una vera e propria rete, applicando le indicazioni Age.na.s che prevedono un'organizzazione dei centri di assistenza secondo criteri di numerosità della popolazione per Discipline a media intensità, ovvero una Struttura Complessa ogni 400.000 abitanti. Sulla base di tali criteri, in considerazione della popolazione residente nella Regione Piemonte (circa 4.500.000) sono da prevedersi non più di 11 Strutture Complesse. Per la conformazione geomorfologica del Piemonte e per rispondere ai bisogni assistenziali si potranno prevedere Strutture Semplici a valenza Dipartimentale, ove necessario.
Rappresenta obiettivo del PSSR 2012-2015 l'efficace organizzazione dell'offerta assistenziale endocrinologica, anche attraverso la costituzione di uno specifico Gruppo regionale per la disciplina di Endocrinologia." Esaminiamo ora gli emendamenti rubricati n. 181) presentato dal Consigliere Laus e altri il n. 305.1) presentato dalla Consigliera Artesio e il n. 410) della Giunta. Mi sembra che, anche in questo caso, la Giunta recepisca i due emendamenti.
Con il consenso dei proponenti, gli emendamenti rubricati n. 181) e 305.1) sono considerati illustrati.
La parola all'Assessore Monferino.



MONFERINO Paolo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Grazie, Presidente.
In effetti, erano quelli presentati in Commissione sanità per i quali avevamo preso l'impegno di proporre un testo.
Al punto 3), dopo il paragrafo n. 3.3 della rete oncologica, abbiamo inserito, al punto 3.4, la Rete regionale di allergologia e osservatorio per le gravi reazioni allergiche; abbiamo inserito il punto 3.5, la Rete regionale di donazione e di trapianto organi, tessuti e cellule; al punto successivo, il n. 3.6, la Rete di nefrologia, che sono raccolte nel nostro emendamento n. 410).
Ritengo che anche in questo caso la concettualizzazione esposta negli emendamenti proposti in IV Commissione sia stata recuperata nello spirito in questa riscrittura dei testi, che lascio alla vostra rilettura per un'eventuale accettazione.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE BONIPERTI



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Monferino.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Artesio.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
Ritiro l'emendamento rubricato n. 305.1).



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Artesio.
Emendamento rubricato n. 371) presentato dai Consiglieri Boeti, Ronzani Reschigna, Muliere, Artesio, Cerutti, Taricco: Dopo la ripartizione 3.3 (La rete oncologica) dell'Allegato A del Testo unificato delle proposte di deliberazione n. 164 e 176, a pagina 111, è inserita la seguente ripartizione: "3.3 bis LA RETE REGIONALE DI DIETETICA E NUTRIZIONE CLINICA L'attività di Dietetica e Nutrizione Clinica in Piemonte è stata avviata all'inizio degli anni '70, presso l'AOU San Giovanni Battista di Torino successivamente sono state attivate 13 Strutture specialistiche per soggetti adulti; per i pazienti pediatrici esistono una Struttura specialistica presso l'OIRM S. Anna di Torino, e un Centro Responsabile per la Nutrizione Artificiale Domiciliare presso l'AO S. Antonio e Biagio e C.
Arrigo di Alessandria. L'attività in coordinamento tra le Strutture di Dietetica e Nutrizione Clinica operanti a livello regionale è iniziata con l'avvio della Nutrizione Artificiale Domiciliare (NAD) ed opera presso l'Assessorato dal 1999, a seguito dell'istituzione di una commissione tecnico-consultiva. L'attività coordinata di Rete è stata formalmente riconosciuta con DGR n. 18-13672 del 29.03.2010, che ha definito il ruolo della Nutrizione Clinica, "peculiare, in quanto si tratta di specialità trasversale" con specifiche attività a livello ospedaliero, nella continuità assistenziale tra ospedale e territorio e nei confronti delle strutture che operano nella prevenzione. Il mandato delle SODNC, attuato in continua collaborazione da medici specialisti e dietisti, è quello di garantire a ogni paziente un intervento adeguato dal punto di vista nutrizionale, fornendo: Attività di prevenzione e trattamento della malnutrizione ospedaliera e territoriale, attraverso: sensibilizzazione e formazione degli operatori sanitari e assistenziali alla sorveglianza nutrizionale programmi di screening e protocolli di trattamento partecipazione allo sviluppo del progetto di ristorazione ospedaliera e all'elaborazione del dietetico ospedaliero gestione delle diete ad personam per pazienti con patologie sensibili alla dietoterapia organizzazione e gestione della nutrizione entrale e parenterale ospedaliera organizzazione e gestione della nutrizione entrale e parenterale sul territorio, con presa in carico del paziente in continuità ospedale territorio attività specialistiche volte a prevenire e curare situazioni patologiche anche gravi, legate allo stato di nutrizione, per le quali sia stata dimostrata un'efficacia dell'intervento nutrizionale interventi riabilitativi in pazienti affetti da patologie croniche, miranti alla ripresa dell'alimentazione orale, o alla sua integrazione, o sostituzione con nutrizione artificiale, in un'ottica di miglioramento dello stato nutrizionale e/o della qualità di vita attività ambulatoriale specialistica di gestione e trattamento obesità complicata, obesità di secondo e terzo grado e disturbi del comportamento alimentare (DCA) azioni di "health promotion" mirate alla collettività o a gruppi target.
Il processo di condivisione di strumenti operativi e procedure già avviato necessita di ulteriore implementazione, in particolare per quanto riguarda la riorganizzazione della Rete, la formalizzazione di percorsi diagnostico terapeutici, lo sviluppo di adeguati supporti, anche informativo informatici (specificamente per l'erogazione dell'assistenza ai pazienti in nutrizione artificiale domiciliare)." Ha chiesto di intervenire il Consigliere Boeti per l'illustrazione; ne ha facoltà.



BOETI Antonino

Abbiamo introdotto con quest'emendamento un capitolo che non trova frequentemente ospitalità nei Piani Socio Sanitari e che riguarda la Rete regionale di dietetica e di nutrizione clinica.
Si tratta di un'attività avviata agli inizi degli anni '70 un'esperienza iniziata presso l'Azienda ospedaliera San Giovanni Battista cui ha fatto seguito la realizzazione e l'attivazione di 13 strutture specialistiche per soggetti adulti. Esiste una struttura di questo tipo anche presso il Sant'Anna di Torino.
Un capitolo di grande importanza, quello della nutrizione clinica, che rappresenta davvero una di quelle condizioni di continuità territoriale delle cure. Questi pazienti spesso iniziano la terapia, che consente loro di vivere, rappresentata dalla nutrizione parenterale all'interno della struttura ospedaliera, ma devono poi trovare un sopporto territoriale per continuare ad essere assistiti e curati a seconda delle loro necessità e dei loro bisogni.
Un emendamento che noi crediamo possa essere accolto, perché questo è un capitolo di grande importanza, che non riguarda una parte largamente rappresentativa della popolazione, grazie a Dio, ma che rappresenta una parte importante della popolazione rispetto alla quale bisogna mostrare attenzione e rispetto.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Boeti.
Emendamento rubricato n. 380) presentato dai Consiglieri Pedrale, Vignale Costa Rosa Anna, Motta Massimiliano, Spagnuolo, Mastrullo, Cantore Toselli, Botta, Burzi, Comba, Giovine, Lupi: Al capitolo 4. LE FRAGILITA' P. III, i paragrafi 4.1, 4.2 e 4.3 sono sostituiti dai seguenti: 4.1 SALUTE MENTALE 4.1.1. Assistenza psichiatrica La Regione Piemonte tra il 1996 e il 2005 si era organizzata in una rete di servizi afferenti sia alle ASL che alle AO, entrambe integrate con l'Università. Il principale riferimento normativo ispiratore è il D.P.R.
10.11.1999 "Progetto obiettivo sulla Tutela della Salute Mentale 1998/2000" (POTSM 98/00, recepito nel PSSR 2007-2010), che ha integrato il contenuto del precedente POTSM 94/96, già recepito nella LR 61/1997. È su tali riferimenti normativi che sono stati istituiti i Dipartimenti di Salute Mentale (DSM), costituiti da servizi ambulatoriali, semiresidenziali residenziali e ospedalieri, in rapporto ad un'area territoriale definita dalla numerosità della popolazione residente. Il DSM è l'insieme delle strutture organizzative tese alla prevenzione, diagnosi e produzione di tutte le prestazioni sanitarie e sociali utili a garantire la presa in carico e la continuità terapeutica del proprio bacino d'utenza, anche attraverso progetti d'integrazione socio sanitaria (per quei pazienti che necessitano anche di interventi assistenziali). La rete delle strutture pubbliche piemontesi è integrata dalla disponibilità di posti letto ospedalieri all'interno delle Case di Cura Neuropsichiatriche e di posti residenziali nelle strutture comunitarie gestite dal privato sociale o imprenditoriale, ai sensi della deliberazione del Consiglio regionale 28 gennaio 1997, n. 357 (Standard strutturali e organizzativi del dipartimento di salute mentale. Modifica della D.G.R n. 191-37198 del 17.4.1990 ratificata dal Consiglio Regionale con deliberazione n. 9-9044 del 29.7.1990 e della D.C.R. n. 245-11504 del 31.7.1986). Per completare la rete articolata dei Servizi Residenziali ormai da tempo compresi nel DSM è necessario colmare il vuoto legislativo inerente i Gruppi Appartamento e le strutture afferenti alla Area della Residenzialità Assistita (Alloggi assistiti) prevedendo modalità di autorizzazione, vigilanza e obbligatorio accreditamento, così come viene ricordato dalla stessa D.G.R. 28/09/2009 n.
63-12253:" A seguito della Sentenza del T.A.R. n. 2531 del 27.4.2005, che ha annullato la parte della D.C.R. n. 357-1370/1997 che poneva esclusivamente in capo al D.S.M. la gestione dei Gruppi Appartamento introducendo, anche per queste tipologie assistenziali, la possibilità di gestione da parte di soggetti privati, si è resa necessaria una revisione normativa volta a disciplinarne le modalità di autorizzazione accreditamento e vigilanza" Tale intervento è reso ancora più necessario visto l'incremento registrabile sia nella modalità di utilizzo dei Gruppi Appartamento da parte dei DSM, sia nella quantità di risorse che vengono indirizzate su di essi.
Tra il 2000 e il 2010 tutte le strutture, pubbliche e private, sono state oggetto di percorsi di accreditamento indicati dalla normativa nazionale e regionale e dai Piani Sanitari e Socio Sanitari degli anni 1997/99 e 2007/10, che hanno anche consentito di giungere ad un eccellente livello di integrazione con le Università.
Sul piano del "Global Burden of Disease", infatti, la Depressione, la Schizofrenia ed il Disturbo da Uso di Alcol sono le patologie a maggior impatto, a livello mondiale, in termini di anni vissuti con disabilità. I ricoverati in Piemonte ogni anno con diagnosi di disturbo psichico sono oltre 8.500 con un eccesso di ricoveri per diagnosi di disturbo psicotico da uso di sostanze, da uso di alcol e disturbo psico-organico; circa 41.000 soggetti hanno avuto almeno una prescrizione di neurolettici, per un totale di quasi 400.000 prescrizioni, e più di 240.000 soggetti hanno avuto almeno una prescrizione di antidepressivi per un totale di circa 1.700.000 prescrizioni. Presso i DSM della Regione Piemonte vi sono circa 45.000 pazienti in trattamento ogni. Circa il 20% degli Utenti in carico ai Servizi per le Tossicodipendenze vanno incontro ad almeno un ricovero in psichiatria/anno. I primi dati della ricerca A.Re.S.S. sulle motivazioni principali ed associate di richiesta di pronta disponibilità psichiatrica in DEA mostrano che il 33% degli Utenti hanno, quale motivazione primaria o secondaria, un Disturbo da Uso di Sostanze. È dunque evidente la significativa affinità psicopatologica dell'Utenza dei diversi servizi estremamente simili tra loro anche dal punto di vista dei trattamenti integrati, che prevedono che ciascun Utente, per quanto cronicizzato, debba essere sempre considerato recuperabile ad una condizione di dignità esistenziale, scevra da ogni forma di stigmatizzazione e discriminazione anche utilizzando trattamenti orientati alla prevenzione terziaria, e intervenendo in modo proattivo sulla prevenzione, la diagnosi precoce, la cura, il monitoraggio, la riabilitazione e il reinserimento sociale e lavorativo. Tutto ciò indica la necessità di strategie più efficaci nella produzione di benessere, delineate facendo convergere gli sforzi e coordinando attività di prevenzione, di diagnosi e di cura tra SERT e DSM.
Ulteriore ragione a sostegno di tale integrazione funzionale deriva dalla constatazione di quanto gran parte degli Operatori interessati nei relativi percorsi di cura siano del tutto convergenti.
In particolare per i DSM è richiesto uno sforzo di modernizzazione rivolto in particolare a: codificare i diritti dei cittadini, identificando percorsi di cura in sinergia con le competenze assistenziali fornite dagli Enti Locali, con particolare riferimento ai grandi agglomerati urbani liberalizzare i servizi e garantire ai cittadini libertà di circolazione e accesso alle cure semplificare l'organizzazione complessivi dei DSM rimuovendo le separazioni organizzative ed amministrative tra Strutture allocate nelle ASL e Strutture allocate nelle AO, ma appartenenti al medesimo DSM ed integrando funzionalmente tra loro tutte le aree di intervento omogenee introdurre criteri di qualità verificabili, definire linee guida condivise nonché protocolli per la gestione del rischio e degli eventi avversi standardizzare le organizzazioni, le procedure ed i costi introdurre modalità differenziate di finanziamento, sostenendo progetti di interesse regionale o locale, valorizzando le eccellenze e coniugando parte dei finanziamenti cori le prestazioni.
Si tratta in concreto di realizzare un nuovo sistema di sanità pubblica per la Salute Mentale in cuì, a fronte di una forte partecipazione del privato e di una reale inclusione dei servizi erogatori all'interno dei servizi, si assicurino centralità ed unicità di governo e di gestione tecnico organizzativa; ove vengano definite le risorse e le modalità di gestione delle stesse nelle singole realtà strutturali e/o disciplinari concertandone le finalità d'uso, la programmazione, le modalità di coordinamento e le responsabilità sui risultati dell'intero sistema di prevenzione, diagnosi, cura, riabilitazione, reinserimento sociale e ricerca.
4.1.2 Assistenza Psicologica In tutto ciò a buon titolo si inserisce l'assistenza psicologica, la quale proprio per suo mandato istituzionale, ha il compito, nell'ambito della rete sanitaria regionale, di contribuire alla tutela della salute individuale e collettiva, con specifico riguardo a quei fattori comportamentali, relazionali e sociali che rivestono un ruolo di rilievo tra i determinanti di salute e nei processi di diagnosi e cura (in ambito ospedaliero e territoriale), nonché ai fattori socio-organizzativi del sistema che risultano essenziali al suo buon funzionamento. La DGR 29 marzo 2010, n. 101 ha già infatti definito i diversi ambiti di intervento psicologico nelle Aziende Sanitarie, identificando i LEA per la psicologia nel SSR piemontese, nonché le aree prioritarie di azione. Il recente studio sistematico condotto dall'A.Re.S.S. ha però evidenziato che le principali criticità delle attività psicologiche nelle Aziende Sanitarie derivano dal fatto che, a fronte di una domanda di intervento diffusa lungo uno spettro piuttosto ampio di necessità, le attività e i livelli assistenziali offerti risultano attualmente ancora molto differenziati e frammentati presso le diverse aziende, sia dal punto di vista delle risorse che degli ambiti e delle tipologie di intervento. Le attività psicologiche attualmente svolte sono prioritariamente rivolte ai seguenti ambiti: salute mentale e dipendenze disagio psicologico adulti e derivante da dipendenze, disturbi di tipo nevrotico etc.
assistenza psicologica ai minori e tutela psicosociale adolescenza cure primarie e assistenza consultoriale assistenza psicologica in patologie a elevato carico emozionale psiconcologia e riabilitazione psicogeriatria e patologie dementigene.
Risulta pertanto prioritario, anche per la Psicologia, riorientare l'evoluzione dei servizi secondo criteri di razionalizzazione e di integrazione. È però evidente come non basti disegnare un'unica organizzazione dei servizi, ancorché ben concertata, per ottenerne un funzionamento più snello, efficiente e razionale. La vera sfida è nel far calzare un'organizzazione potenzialmente eccellente su un territorio, come quello piemontese, così tanto connotato da variabili geografiche demografiche, patologiche e sociali anche molto differenti tra i diversi territori. Basti pensare, ad esempio, a tutti gli studi condotti sui grandi agglomerati urbani che hanno già da tempo messo in risalto, in specie per la Città di Torino, la specifica complessità delle storie dei pazienti e dei percorsi di cura, in totale coerenza con i dati rilevati in altre ricerche sui contesti metropolitani. Questa specificità richiede un approccio che contenga stimoli evolutivi idonei a dotare i Servizi di organizzazioni e di strumenti in grado di rispondere alle attuali esigenze di Assistenza psicologica in ambito metropolitano e regionale . Pare necessario rimodulare i princìpi ordinatori per raccogliere le sfide che emergono dalle nuove condizioni di sofferenza e disagio Alla Neuropsichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza (NPI) compete la prevenzione, la diagnosi, la cura e la riabilitazione della patologia neurologica, psichiatrica, cognitiva del bambino e dell'adolescente, nella fascia di età 0-18 anni.
La neuropsichiatria infantile è una disciplina medica specialistica con competenze sia in ambito ospedaliero che a livello territoriale.
A livello distrettuale si sviluppano tutte le attività inerenti la tutela dei minori, in collaborazione con le istituzioni scolastiche, i servizi sociali, l'Autorità giudiziaria. Tra i fattori di rischio di ordine psicosociale vi sono caratteristiche socio-demografiche tra cui povertà situazioni di sovraffollamento e di stress familiare e, in particolare patologie familiari come alcolismo, depressione, disturbi di personalità e conflitti coniugali. Nei disturbi neuropsichici dell'età evolutiva i processi diagnostici e l'impostazione del progetto terapeutico e riabilitativo sono necessariamente il frutto di una valutazione globale multiprofessionale. Costituisce priorità assoluta la costruzione di percorsi di continuità assistenziale che prevedano l'integrazione tra componenti territoriali ed ospedaliere e dunque la realizzazione della rete.
4.2 Le Dipendenze Patologiche La politica sanitaria piemontese sulle dipendenze patologiche si riconosce nelle strategie generali definite dall'UE e nel Piano di Azione Nazionale 2010-2013 approvato dal Governo. I punti fondamentali che caratterizzano la nuova politica sulle droghe si possono sintetizzare come segue: in base alle nuove evidenze scientifiche, e prescindendo dai diversi effetti psicoattivi delle differenti sostanze stupefacenti, tutte le droghe sono egualmente dannose e pericolose per la salute delle persone non è lecito drogarsi e perciò non esiste un diritto a consumare droga neppure occasionalmente il tossicodipendente, per quanto cronicizzato, deve essere sempre considerato recuperabile ad una condizione libera dalle droghe e dalla dipendenza patologica. In questa prospettiva anche i trattamenti orientati alla stabilizzazione e prevenzione delle patologie correlate devono sempre collocarsi in un progetto terapeutico evolutivo occorre contrastare ogni forma di stigmatizzazione e discriminazione rivolta ai soggetti con dipendenze patologiche, ai loro figli e alle loro famiglie.
Le aree di intervento principali sono: la prevenzione-informazione precoce, prevenzione universale e selettiva, la diagnosi precoce di uso di sostanze stupefacenti (early detection) e approccio educativo la cura e diagnosi delle tossicodipendenze-contatto precoce, pronta accoglienza, diagnosi e terapie appropriate e contestuale prevenzione delle patologie correlate; la riabilitazione ed il reinserimento sociale e lavorativo, attraverso risorse certe e dedicate in base al reale fabbisogno, presso Centri articolati, in forma modulare, per differenti tipologie assistenziali e percorsi clinici e non per tipologia strutturale il monitoraggio e la valutazione.
Il sistema dei Servizi per le dipendenze piemontese, in base alla politica fin qui realizzata non è bilanciato in modo equilibrato fra le aree sopra indicate. E' necessario perciò prevedere, per i prossimi anni, un maggiore impegno nell'area della prevenzione, della riabilitazione e reinserimento sociale. E' necessario sviluppare programmi territoriali di riabilitazione e reinserimento che facilitino l'inclusione sociale e lavorativa dei soggetti e l'assistenza delle loro famiglie.
Con il consenso dei proponenti l'emendamento rubricato n. 380 è considerato illustrato.
Emendamento rubricato n. 411) presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Monferino: ALLEGATO "I PROGETTI SPECIALI DI SALUTE" Paragrafo "4.1 La Salute Mentale" Pagina 111 Sostituire il Paragrafo con il seguente: "4.1 La salute Mentale La Regione Piemonte tra il 1996 e il 2005 si era organizzata in una rete di servizi afferenti sia alle ASL che alle AO, entrambe integrate con l'Università. Il principale riferimento normativo ispiratore è il D.P.R.
10.11.1999 "Progetto obiettivo sulla Tutela della Salute Mentale 1998/2000" (POTSM 98/00, recepito nel PSSR 2007-2010), che ha integrato il contenuto del precedente POTSM 94/96, già recepito nella LR 61/1997. È su tali riferimenti normativi che sono stati istituiti i Dipartimenti di Salute Mentale (DSM), costituiti da servizi ambulatoriali, semiresidenziali residenziali e ospedalieri, in rapporto ad un'area territoriale definita dalla numerosità della popolazione residente. Il DSM è l'insieme delle strutture organizzative tese alla prevenzione, diagnosi e produzione di tutte le prestazioni sanitarie utili a garantire la presa in carico e la continuità terapeutica del proprio bacino d'utenza, anche attraverso progetti d'integrazione socio sanitaria (per quei pazienti che necessitano anche di interventi assistenziali). La rete delle strutture pubbliche piemontesi è integrata dalla disponibilità di posti letto ospedalieri all'interno delle Case di Cura Neuropsichiatriche e di posti residenziali nelle strutture comunitarie gestite dal privato sociale o imprenditoriale, ai sensi della deliberazione del Consiglio regionale 28 gennaio 1997, n. 357 (Standard strutturali e organizzativi del dipartimento di salute mentale.
Modifica della D.G.R. n. 191-37198 del 29.7.1990 e della D.C.R. n. 245 11504 del 31.7.1986). Tra il 2000 e il 2010 tutte le strutture, pubbliche e private, sono state oggetto di percorsi di accreditamento indicati dalla normativa nazionale e regionale e dai Piani Sanitari e Socio Sanitari degli anni 1997/99 e 2007/10, che hanno anche consentito di giungere ad un'eccellente livello di integrazione con le Università.
Al fine di migliorare ulteriormente l'efficacia degli interventi, è necessario realizzare una più stringente integrazione funzionale dei percorsi diagnostico-terapeutici-assistenziali (PDTA) tra i DSM e le branche specialistiche più affini, con particolare riferimento ai SER.T. La diffusione crescente del disagio mentale, sovente correlato a comportamenti di abuso e/o a dipendenza da sostanze, il drammatico impatto sul tessuto sociale e sulla sicurezza, sui costi umani, sociali, sanitari ed economici il coinvolgimento di tutte le aree della società e di tutte le fasce d'età hanno fatto sì che nel PSSR 2012-2015, tra i 14 problemi di salute considerati prioritari ai sensi dell'art. 12 (comma!, lettera a) della L.
R. n. 18/2007, siano individuate anche la Salute Mentale e le Dipendenze Patologiche. Sul piano del "Global Burden of Disease", infatti, la Depressione, la Schizofrenia ed il Disturbo da Uso di Alcol sono le patologie a maggior impatto, a livello mondiale, in termini di anni vissuti con disabilità. I ricoverati in Piemonte ogni anno con diagnosi di disturbo psichico sono oltre 8.500 con un eccesso di ricoveri per diagnosi di disturbo psicotico, da uso di sostanze, da uso di alcol e disturbo psico organico; circa 41.000 soggetti hanno avuto almeno una prescrizione di neurolettici, per un totale di quasi 400.000 prescrizioni, e più di 240.000 soggetti hanno avuto almeno una prescrizione di antidepressivi per un totale di circa 1.700.000 prescrizioni. Presso i DSM della Regione Piemonte vi sono circa 45.000 pazienti in trattamento ogni anno, e circa il 3,9% di essi presenta comorbidità con disturbi da uso di sostanze. Attualmente il numero di alcoidipendenti in carico ai servizi è dì circa 7.000 e nel solo 2010 sono stati ricoverati in Psichiatria circa 700 soggetti con diagnosi di disturbo da uso di alcol. Il numero totale di tossicodipendenti in Piemonte è di circa 16.000 e il numero di soggetti deceduti per overdose è stabile intorno ai 20 decessi/anno.
dunque evidente la significativa affinità psicopatologica dell'Utenza dei diversi servizi, estremamente simili tra loro anche dal punto di vista dei trattamenti integrati, che prevedono che ciascun Utente, per quanto cronicizzato, debba essere sempre considerato recuperabile ad una condizione di dignità esistenziale, scevra da ogni forma di stigmatizzazione e discriminazione, anche utilizzando trattamenti orientati alla prevenzione terziaria, e intervenendo in modo proattivo sulla prevenzione, la diagnosi precoce, la cura, il monitoraggio, la riabilitazione e il reinserimento sociale e lavorativo. Tutto ciò indica la necessità di strategie più efficaci nella produzione di benessere delineate facendo convergere gli sforzi e coordinando attività di prevenzione, di diagnosi e di cura tra SERT e DSM. Ulteriore ragione a sostegno di tale integrazione funzionale deriva dalla constatazione di quanto gran parte degli Operatori interessati nei relativi percorsi di cura siano del tutto convergenti. In tutto ciò a buon titolo si inserisce anche il capitolo relativo all'assistenza psicologica, la quale, proprio per suo mandato istituzionale, ha il compito, nell'ambito della rete sanitaria regionale, di contribuire alla tutela della salute individuale e collettiva, con specifico riguardo a quei fattori comportamentali relazionali e sociali che rivestono un ruolo di rilievo tra i determinanti di salute e nei processi di diagnosi e cura (in ambito ospedaliero e territoriale), nonché ai fattori socio-organizzativi dei sistema che risultano essenziali al suo buon funzionamento.
però evidente come non basti disegnare una più forte integrazione funzionale dei servizi, ancorché ben concertata, per ottenerne un funzionamento più snello, efficiente e razionale. La vera sfida è nel far calzare un'organizzazione potenzialmente eccellente su un territorio, come quello Piemontese, così tanto connotato da variabili geografiche demografiche, patologiche e sociali anche molto differenti tra i diversi territori. Basti pensare, ad esempio, a tutti gli studi condotti sui grandi agglomerati urbani che hanno già da tempo messo in risalto, in specie per la Città di Torino, la specifica complessità delle storie dei pazienti e dei percorsi di cura, in totale coerenza con i dati rilevati in altre ricerche sui contesti metropolitani. Questa specificità richiede un approccio che contenga stimoli evolutivi idonei a dotare i Servizi di organizzazioni e di strumenti in grado di rispondere alle attuali esigenze di Salute Mentale in ambito metropolitano. Pare necessario rimoduiare i principi ordinatori per raccogliere le sfide che emergono dalle nuove condizioni di sofferenza e disagio. In molte situazioni gli ideali della straordinaria trasformazione della Salute Mentale non hanno dato origine a servizi sufficientemente plastici, risultando così sempre più evidente uno scarto grave tra offerta e problemi emergenti.
Ai servizi di sostegno e cura delle fragilità, in particolare nell'ambito metropolitano, è richiesto uno sforzo di modernizzazione rivolto in particolare a: codificare i diritti dei cittadini, identificando percorsi di cura in sinergia con le competenze assistenziali fornite dagli Enti Locali, con particolare riferimento ai grandi agglomerati urbani liberalizzare i servizi e garantire ai Cittadini libertà di circolazione e accesso alle cure semplificare l'organizzazione complessiva dei Servizi integrando funzionalmente tra loro tutte le aree omogenee introdurre criteri di qualità verificabili, definire linee guida condivise nonché protocolli per la gestione del rischio e degli eventi avversi standardizzare le organizzazioni, le procedure ed i costi introdurre modalità differenziate di finanziamento, sostenendo progetti di interesse regionale o locale, valorizzando le eccellenze e coniugando parte dei finanziamenti con le prestazioni.
Nello specifico, è necessario implementare progetti innovativi ed integrativi degli attuali strumenti riabilitativi, seguendo l'esempio di alcuni DSM piemontesi, quali: progetti per lo sviluppo di impresa sociale, supportata dagli operatori del pubblico e o del privato sociale e imprenditoriale. Tali progetti si promuovono attraverso iniziative volte ad incrementare le opportunità di inserimento lavorativo di pazienti psichiatrici che hanno svolto un percorso di formazione professionale all'interno dei Centri diurni o dei centri residenziali o semiresidenziali. 1 progetti prevedono l'affidamento di lavori e/o servizi alle Cooperative Sociali Integrate o a soggetti dell'imprenditoria privata che inseriscono cittadini con disagio mentale nelle loro attività di produzione e/o servizi Interventi di auto e mutuo aiuto partecipazione dei familiari formazione dei pazienti stessi e loro inserimento in percorsi di tipo lavorativo inclusione di pazienti afferenti ai DSM in progetti di Inserimento Eterofamiliare Supportato per Adulti (IESA).
Tali strumenti, inseriti nei PDTA, potrebbero costituire, all'interno della rete dei servizi, indicatori ulteriori tesi alla costituzione delle nuove istituzioni per la salute mentale in linea con la realizzazione di progetti riabilitativi individuali.
Si tratta in concreto di realizzare un nuovo sistema di sanità pubblica per la Salute Mentale in cui, a fronte di una forte partecipazione del privato e di una reale inclusione dei servizi erogatori all'interno dei Servizi, si assicurino centralità ed unicità di governo e di gestione tecnico organizzativa; ove vengano definite le risorse e le modalità di gestione delle stesse nelle singole realtà strutturali e/o disciplinari concertandone le finalità d'uso, la programmazione, le modalità di coordinamento e le responsabilità sui risultati dell'intero sistema di prevenzione, diagnosi, cura, riabilitazione, reinserimento sociale e ricerca." La parola all'Assessore Monferino per l'illustrazione dell'emendamento n. 411).



MONFERINO Paolo, Assessore alla tutela della salute e sanità

I due testi trattano degli stessi argomenti della salute mentale.
Abbiamo riletto il testo presentato dal Consigliere Pedrale, che è simile al nostro, salvo alcuni titoli. A questo punto, ritiriamo l'emendamento n. 411).



PRESIDENTE

L'emendamento rubricato n. 411) è ritirato.
Abbiamo raggiunto le ore 13. Ricordo che siamo convocati alle ore 14.30 e alle ore 20.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.04)



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