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Dettaglio seduta n.199 del 29/03/12 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

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Argomento:


LEARDI LORENZO



(Alle ore 10.01 il Consigliere Segretario Leardi comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.30)



(Alle ore 10.29 il Consigliere Segretario Leardi comunica che la seduta avrà inizio alle ore 11.00)



(La seduta ha inizio alle ore 11.00)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione. Non essendovi proposte di modifica, l'o.d.g. è approvato.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Angeleri, Botta Franco, Boniperti Bresso, Cattaneo, Cortopassi, Cota, Giordano, Montaruli, Pedrale e Sacchetto.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Esame testo unificato delle proposte di deliberazione n. 164 e n. 176 inerente a "Approvazione del Piano Socio Sanitario regionale 2012-2015 ed individuazione della nuova azienda ospedaliera San Giovanni Battista di Torino"


PRESIDENTE

L'esame del testo unificato delle proposte di deliberazione n. 164 e n.
176, di cui punto 6) all'o.d.g., prosegue con la discussione dell'articolato e degli emendamenti ad esso riferiti.



PARTE PRIMA

Emendamento rubricato n. 71) presentato dai Consiglieri Buquicchio, Ponso Cerutti: Il paragrafo 2.2.1 "la ridefinizione dei tempi d'attesa" è modificato come segue: 2.2.1 La riduzione dei tempi d'attesa Le azioni da svolgere per la riduzione delle liste d'attesa devono prendere in considerazione molteplici aspetti di carattere organizzativo legislativo e sanitario, nonché quanto previsto nel Piano di rientro di riorganizzazione e riqualificazione siglato con il Ministero della Salute e dell'Economia, anche in ottemperanza a vari provvedimenti definiti a livello nazionale, devono prevedere il contributo alla loro soluzione di diverse figure professionali operanti in ambiti che dovrebbero essere complementari.
Sono già state individuate da tempo le prestazioni oggetto di monitoraggio da parte dell'Amministrazione Regionale ed i relativi standard di riferimento.
Un aspetto cruciale nel governo delle liste d'attesa riguarda l'appropriatezza delle prescrizioni mediche, una delle chiavi di volta nella risoluzione del problema: la non appropriatezza prescrittiva dei medici è sicuramente una delle cause che, generando un eccesso di domanda allunga i tempi d'attesa. All'appropriatezza prescrittiva delle prestazioni conseguirebbe il soddisfacimento, equo ed uniforme, del fabbisogno nelle diverse realtà locali della Regione.
E' stato di recente approvato a livello nazionale il nuovo Piano nazionale di Governo delle Liste d'Attesa per il triennio 2010-2012, la cui applicazione impegna la Regione Piemonte sia in termini d'appropriatezza prescrittiva (rispetto delle classi di priorità d'accesso, percorsi diagnostico-terapeutici cardiovascolare ed oncologico), sia in termini d'organizzazione complessiva di tutto il sistema delle prenotazioni.
L'accordo siglato impegna la Regione Piemonte al rispetto delle priorità nelle prestazioni al 90% degli utenti, anche attraverso la gestione razionale degli accessi dei cittadini al sistema CUP delle prenotazioni.
E' in fase d'elaborazione il Sovracup web, che permetterà ai cittadini di effettuare le prenotazioni da casa ed è in fase di studio l'implementazione di un CUP unico regionale (finalizzato all'informatizzazione del ciclo prescrizione-prenotazione-referto che consenta la combinazione del sintomo con la classe di priorità da assegnare al paziente) e l'accesso alle prenotazioni attraverso altri canali quali ad esempio le farmacie, gli sportelli bancomat o il contact center (già in uso per il Sovracup della provincia di Torino) in grado di far dialogare rapidamente i cittadini con le ASR attraverso la semplice compilazione di una pagina web dove lasciando i propri dati personali, si viene ricontattati da operatori della propria ASL o del Call Center- Sovracup nel caso della provincia di Torino.
Il Piano di Governo delle Liste d'Attesa 2010-2012 prevede di "integrare in modo ottimale il complesso dell'offerta pubblica e privata accreditata attraverso l'uso diffuso del sistema CUP" ed in tal senso la commissione regionale a ciò deputata ha proposto l'estensione del CUP aziendale dell'ASL cittadina anche ai centri accreditati, in modo tale da avere un panorama dell'offerta complessiva per le prestazioni ambulatoriali evitando il problema generato dal fenomeno delle multiprenotazioni (pazienti che prenotano per più strutture senza poi disdire), che falsa la percezione reale dei tempi d'attesa e rende meno omogeneo il tempo standard tra strutture pubbliche ed accreditate.
Un'altra innovazione tecnologica da introdurre è il sistema Recali che ricontattando il paziente alcuni giorni prima per ricordargli l'appuntamento ed eventualmente disdirlo, permette di liberare e riassegnare disponibilità che altrimenti andrebbero perdute e contribuisce ad abbattere il fenomeno del drop out (pazienti che "dimenticano" di disdire la prenotazione).
Ancora, un'innovazione importante riguarda il Contact Center, ovvero il sistema per la richiesta di prenotazioni on-line che si rivolge a tutti i cittadini che desiderano prenotare prestazioni sanitarie erogate dalle strutture aderenti al sistema Sovracup in alternativa agli sportelli di prenotazione, ovvero al telefono con cui chiamare il numero verde messo a disposizione dalla Regione Piemonte (in collaborazione con l'ASL TO1) questo sistema verrà esteso a tutte le Aziende sanitarie piemontesi.
Inoltre è previsto l'utilizzo di questo applicativo nelle farmacie inizialmente in quelle ubicate in territori meno raggiunti dai tradizionali sistemi di prenotazione, in modo tale da favorirne una maggiore integrazione nella rete complessiva dei servizi ai cittadini e sfruttandone la capillare distribuzione sul territorio regionale; i benefici di questo sistema per i cittadini saranno sostanziali ed eviteranno, soprattutto alle fasce più deboli o anziane della popolazione, la necessità di sobbarcarsi trasferte ed attese inutili. Un aspetto di razionalizzazione da introdurre nel sistema riguarda la necessità di dividere i percorsi delle prime visite da quelli relativi alle visite di controllo.
Oltre all'implementazione delle reti informatiche sopra descritte tutte le ASL s'impegnano a sperimentare l'accesso a tempo zero di tutte le prestazioni ambulatoriali erogate.
Anche la riduzione dei tempi d'attesa per il trasferimento in un setting riabilitativo appropriato dopo il ricovero ospedaliero potrà realizzarsi con la corretta gestione complessiva del percorso riabilitativo assistenziale e con l'informatizzazione della rete della post-acuzie.
La parola al Consigliere Buquicchio per l'illustrazione.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Questo è il primo di una lunga serie di emendamenti che riguardano il paragrafo 2.2.1 e tratta la ridefinizione dei tempi d'attesa. Do atto e ringrazio in questo caso la Giunta per avere recepito in Commissione l'inserimento di quanto si chiedeva con l'emendamento riguardo alla riduzione dei tempi d'attesa.
Noi riteniamo che l'accesso a tempo zero, sperimentato nella scorsa legislatura ad Asti, riduca notevolmente i tempi di attesa dei servizi ambulatoriali e quindi possa essere un modello da attuare, magari anche attraverso una prima fase chiamiamola pure sperimentale, in altre situazioni. Quindi, senza dover preventivamente prenotare agli sportelli ma ovviamente con l'impegnativa del medico di base e dopo aver pagato eventualmente il ticket, qualora questo sia dovuto, l'utente può accedere direttamente a servizi ambulatoriali come quello di cardiologia per la prima visita con l'elettrocardiogramma (oppure anche solo per l'elettrocardiogramma), di dermatologia sempre relativamente a una prima visita, di gastroenterologia (prima visita), di laboratori di analisi (esami del sangue classici), di maxillo-facciale (patologie del cavo orale), di neurologia (prima visita, elettromiografia per sindrome del tunnel carpale e polinevrite diabetica), di oculistica (prima visita esclusa prescrizione di lenti), di ortopedia (prima visita), di otorinolaringoiatria (prima visita), di radio-diagnostica (radiografia al torace) e di urologia (prima visita).
Presidente, le chiedo scusa. Avendo esaurito i primi tre minuti...



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PLACIDO



PRESIDENTE

Guardi, la ringrazio collega. Le stavo per chiedere se intendeva illustrare tutti gli emendamenti inerenti al paragrafo 2.2.1.



BUQUICCHIO Andrea

Se lei è d'accordo, illustro il più possibile degli emendamenti presentati, utilizzando sicuramente tempi inferiori a quelli a disposizione.



PRESIDENTE

Sul paragrafo 2.2.1 lei ha presentato una dozzina di emendamenti (pi uno del collega Boeti): li illustra tutti?



BUQUICCHIO Andrea

Ora parlerò per qualche minuto e le dirò sino a che punto sono arrivato.



PRESIDENTE

La ringrazio.
Emendamento rubricato n. 70) presentato dai Consiglieri Buquicchio, Ponso Cerutti: Il paragrafo 2.2.1 "la ridefinizione dei tempi d'attesa" è modificato come segue: 2.2.1 La riduzione dei tempi d'attesa Le azioni da svolgere per la riduzione delle liste d'attesa devono prendere in considerazione molteplici aspetti di carattere organizzativo legislativo e sanitario, anche in ottemperanza a vari provvedimenti definiti a livello nazionale, devono prevedere il contributo alla loro soluzione di diverse figure professionali operanti in ambiti che dovrebbero essere complementari.
Sono già state individuate da tempo le prestazioni oggetto di moritoraggio e valutazione da parte dell'Amministrazione Regionale ed i relativi standard di riferimento.
Un aspetto cruciale nel governo delle liste d'attesa riguarda l'appropriatezza delle prescrizioni mediche, una delle chiavi di volta nella risoluzione del problema: la non appropriatezza prescrittiva dei medici è sicuramente una delle cause che, generando un eccesso di domanda allunga i tempi d'attesa. All'appropriatezza prescrittiva delle prestazioni conseguirebbe il soddisfacimento, equo ed uniforme, del fabbisogno nelle diverse realtà locali della Regione.
E' stato di recente approvato a livello nazionale il nuovo Piano nazionale di Governo delle Liste d'Attesa per il triennio 2010-2012, la cui applicazione impegna la Regione Piemonte sia in termini d'appropriatezza prescrittiva (rispetto delle classi di priorità d'accesso, percorsi diagnostico-terapeutici cardiovascolare ed oncologico), sia in termini d'organizzazione complessiva di tutto il sistema delle prenotazioni.
L'accordo siglato impegna la Regione Piemonte al rispetto delle priorità nelle prestazioni al 90% degli utenti, anche attraverso la gestione razionale degli accessi dei cittadini al sistema CUP delle prenotazioni.
E' in fase d'elaborazione il Sovracup web, che permetterà ai cittadini di effettuare le prenotazioni da casa ed è in fase di studio l'implementazione di un CUP unico regionale (finalizzato all'informatizzazione del ciclo prescrizione-prenotazione-referto che consenta la combinazione del sintomo con la classe di priorità da assegnare al paziente) e l'accesso alle prenotazioni attraverso altri canali quali ad esempio le farmacie, gli sportelli bancomat o il contact center (già in uso per il Sovracup della provincia di Torino) in grado di far dialogare rapidamente i cittadini con le ASR attraverso la semplice compilazione di una pagina web dove lasciando i propri dati personali, si viene ricontattati da operatori della propria ASL o del Call Center- Sovracup nel caso della provincia di Torino.
Il Piano di Governo delle Liste d'Attesa 2010-2012 prevede di "integrare in modo ottimale il complesso dell'offerta pubblica e privata accreditata attraverso l'uso diffuso del sistema CUP" ed in tal senso la commissione regionale a ciò deputata ha proposto l'estensione del CUP aziendale dell'ASL cittadina anche ai centri accreditati, in modo tale da avere un panorama dell'offerta complessiva per le prestazioni ambulatoriali evitando il problema generato dal fenomeno delle multiprenotazioni (pazienti che prenotano per più strutture senza poi disdire), che falsa la percezione reale dei tempi d'attesa e rende meno omogeneo il tempo standard tra strutture pubbliche ed accreditate.
Un'altra innovazione tecnologica da introdurre è il sistema Recali che ricontattando il paziente alcuni giorni prima per ricordargli l'appuntamento ed eventualmente disdirlo, permette di liberare e riassegnare disponibilità che altrimenti andrebbero perdute e contribuisce ad abbattere il fenomeno del drop out (pazienti che "dimenticano" di disdire la prenotazione).
Ancora, un'innovazione importante riguarda il Contact Center, ovvero il sistema per la richiesta di prenotazioni on-line che si rivolge a tutti i cittadini che desiderano prenotare prestazioni sanitarie erogate dalle strutture aderenti al sistema Sovracup in alternativa agli sportelli di prenotazione, ovvero al telefono con cui chiamare il numero verde messo a disposizione dalla Regione Piemonte (in collaborazione con I'ASL TO1) questo sistema verrà esteso a tutte le Aziende sanitarie piemontesi.
Inoltre è previsto l'utilizzo di questo applicativo nelle farmacie inizialmente in quelle ubicate in territori meno raggiunti dai tradizionali sistemi di prenotazione, in modo tale da favorirne una maggiore integrazione nella rete complessiva dei servizi ai cittadini e sfruttandone la capillare distribuzione sul territorio regionale; i benefici di questo sistema per i cittadini saranno sostanziali ed eviteranno, soprattutto alle fasce più deboli o anziane della popolazione, la necessità di sobbarcarsi trasferte ed attese inutili. Un aspetto di razionalizzazione da introdurre nel sistema riguarda la necessità di dividere i percorsi delle prime visite da quelli relativi alle visite di controllo.
Oltre all'implementazione delle reti informatiche sopra descritte tutte le ASL si impegnano a sperimentare l'accesso a tempo zero di tutte le prestazioni ambulatoriali erogate.
Anche la riduzione dei tempi d'attesa per il trasferimento in un setting riabilitativo appropriato dopo il ricovero ospedaliero potrà realizzarsi con la corretta gestione complessiva del percorso riabilitativo assistenziale e con l'informatizzazione della rete della post-acuzie.
Emendamento rubricato n. 69) presentato dai Consiglieri Buquicchio, Ponso Cerutti: Il paragrafo 2.2.1 "la ridefinizione dei tempi d'attesa" è modificato come segue: 2.2.1 La riduzione dei tempi d'attesa Le azioni da svolgere per la riduzione delle liste d'attesa devono prendere in considerazione molteplici aspetti di carattere organizzativo legislativo e sanitario, anche in ottemperanza a vari provvedimenti definiti a livello nazionale, devono prevedere il contributo alla loro soluzione di diverse figure professionali operanti in ambiti che dovrebbero essere complementari.
Sono già state individuate da tempo le prestazioni oggetto di monitoraggio e implementazione da parte dell'Amministrazione Regionale ed i relativi standard di riferimento.
Un aspetto cruciale nel governo delle liste d'attesa riguarda l'appropriatezza delle prescrizioni mediche, una delle chiavi di volta nella risoluzione del problema: la non appropriatezza prescrittiva dei medici è sicuramente una delle cause che, generando un eccesso di domanda allunga i tempi d'attesa. All'appropriatezza prescrittiva delle prestazioni conseguirebbe il soddisfacimento, equo ed uniforme, del fabbisogno nelle diverse realtà locali della Regione.
E' stato di recente approvato a livello nazionale il nuovo Piano nazionale di Governo delle Liste d'Attesa per il triennio 2010-2012, la cui applicazione impegna la Regione Piemonte sia in termini di appropriatezza prescrittiva (rispetto delle classi di priorità di accesso, percorsi diagnostico-terapeutici cardiovascolare ed oncologico), sia in termini di organizzazione complessiva di tutto il sistema delle prenotazioni.
L'accordo siglato impegna la Regione Piemonte al rispetto delle priorità nelle prestazioni al 90% degli utenti, anche attraverso la gestione razionale degli accessi dei cittadini al sistema CUP delle prenotazioni.
E' in fase di elaborazione il Sovracup web, che permetterà ai cittadini di effettuare le prenotazioni da casa ed è in fase di studio l'implementazione di un CUP unico regionale (finalizzato all'informatizzazione del ciclo prescrizione-prenotazione-referto che consenta la combinazione del sintomo con la classe di priorità da assegnare al paziente) e l'accesso alle prenotazioni attraverso altri canali quali ad esempio le farmacie, gli sportelli bancomat o il contact center (già in uso per il Sovracup della provincia di Torino) in grado di far dialogare rapidamente i cittadini con le ASR attraverso la semplice compilazione di una pagina web dove lasciando i propri dati personali, si viene ricontattati da operatori della propria ASL o del Call Center- Sovracup nel caso della provincia di Torino.
Il Piano di Governo delle Liste d'Attesa 2010-2012 prevede di "integrare in modo ottimale complesso dell'offerta pubblica e privata accreditata attraverso l'uso diffuso del sistema CUP" ed in tal senso la commissione regionale a ciò deputata ha proposto l'estensione del CUP aziendale dell'ASL cittadina anche ai centri accreditati, in modo tale da avere un panorama dell'offerta complessiva per le prestazioni ambulatoriali evitando il problema generato dal fenomeno delle multiprenotazioni (pazienti che prenotano per più strutture senza poi disdire), che falsa la percezione reale dei tempi d'attesa e rende meno omogeneo il tempo standard tra strutture pubbliche ed accreditate.
Un'altra innovazione tecnologica da introdurre è il sistema Recali che ricontattando il paziente alcuni giorni prima per ricordargli l'appuntamento ed eventualmente disdirlo, permette di liberare e riassegnare disponibilità che altrimenti andrebbero perdute e contribuisce ad abbattere il fenomeno del drop out (pazienti che "dimenticano" di disdire la prenotazione).
Ancora, un'innovazione importante riguarda il Contact Center, ovvero il sistema per la richiesta di prenotazioni on-line che si rivolge a tutti i cittadini che desiderano prenotare prestazioni sanitarie erogate dalle strutture aderenti al sistema sovracup in alternativa agli sportelli di prenotazione, ovvero al telefono con cui chiamare il numero verde messo a disposizione dalla Regione Piemonte (in collaborazione con I'ASL TO1) questo sistema verrà esteso a tutte le Aziende sanitarie piemontesi.
Inoltre è previsto l'utilizzo di questo applicativo nelle farmacie inizialmente in quelle ubicate in territori meno raggiunti dai tradizionali sistemi di prenotazione, in modo tale da favorirne una maggiore integrazione nella rete complessiva dei servizi ai cittadini e sfruttandone la capillare distribuzione sul territorio regionale; i benefici di questo sistema per i cittadini saranno sostanziali ed eviteranno, soprattutto alle fasce più deboli o anziane della popolazione, la necessità di sobbarcarsi trasferte ed attese inutili. Un aspetto di razionalizzazione da introdurre nel sistema riguarda la necessità di dividere i percorsi delle prime visite da quelli relativi alle visite di controllo.
Oltre all'implementazione delle reti informatiche sopra descritte tutte le ASL si impegnano a sperimentare l'accesso a tempo zero di tutte le prestazioni ambulatoriali erogate.
Anche la riduzione dei tempi d'attesa per il trasferimento in un setting riabilitativo appropriato dopo il ricovero ospedaliero potrà realizzarsi con la corretta gestione complessiva del percorso riabilitativo assistenziale e con l'informatizzazione della rete della post-acuzie.
Emendamento rubricato n. 68) presentato dai Consiglieri Buquicchio, Ponso Cerutti, Reschigna: Il paragrafo 2.2.1 "la ridefinizione dei tempi d'attesa" è modificato come segue: 2.2.1 La riduzione dei tempi d'attesa Le azioni da svolgere per la riduzione delle liste d'attesa devono prendere in considerazione molteplici aspetti di carattere organizzativo legislativo e sanitario, anche in ottemperanza a vari provvedimenti definiti a livello nazionale, devono prevedere il contributo alla loro soluzione di diverse figure professionali operanti in ambiti che dovrebbero essere complementari.
Sono già state individuate da tempo le prestazioni oggetto di monitoraggio da parte dell'Amministrazione Regionale ed i relativi standard di riferimento.
Un aspetto cruciale nel governo delle liste d'attesa riguarda l'appropriatezza delle prescrizioni mediche, una delle chiavi di volta nella risoluzione del problema: la non appropriatezza prescrittiva dei medici è sicuramente una delle cause che, generando un eccesso di domanda allunga i tempi d'attesa. All'appropriatezza prescrittiva delle prestazioni conseguirebbe il soddisfacimento, equo ed uniforme, del fabbisogno nelle diverse realtà locali della Regione.
E' stato di recente approvato a livello nazionale il nuovo Piano nazionale di Governo delle Liste d'Attesa per il triennio 2010-2012, la cui applicazione impegna la Regione Piemonte sia in termini di appropriatezza prescrittiva (rispetto delle classi di priorità di accesso, percorsi diagnostico-terapeutici cardiovascolare ed oncologico), sia in termini di organizzazione complessiva di tutto il sistema delle prenotazioni.
L'accordo siglato impegna la Regione Piemonte al rispetto delle priorità nelle prestazioni al 90% degli utenti, anche attraverso la gestione razionale degli accessi dei cittadini al sistema CUP delle prenotazioni.
Tale accordo deve essere costantemente monitorato al fine di garantire quanto previsto.
E' in fase di elaborazione il Sovracup web, che permetterà ai cittadini di effettuare le prenotazioni da casa ed è in fase di studio l'implementazione di un CUP unico regionale (finalizzato all'informatizzazione del ciclo prescrizione-prenotazione-referto che consenta la combinazione del sintomo con la classe di priorità da assegnare al paziente) e l'accesso alle prenotazioni attraverso altri canali quali ad esempio le farmacie, gli sportelli bancomat o il contact center (già in uso per il Sovracup della provincia di Torino) in grado di far dialogare rapidamente i cittadini con le ASR attraverso la semplice compilazione di una pagina web dove lasciando i propri dati personali, si viene ricontattati da operatori della propria ASL o del Call Center- Sovracup nel caso della provincia di Torino.
Il Piano di Governo delle Liste d'Attesa 2010-2012 prevede di "integrare in modo ottimale il complesso dell'offerta pubblica e privata accreditata attraverso l'uso diffuso del sistema CUP" ed in tal senso la commissione regionale a ciò deputata ha proposto l'estensione del CUP aziendale dell'ASL cittadina anche ai centri accreditati, in modo tale da avere un panorama dell'offerta complessiva per le prestazioni ambulatoriali evitando il problema generato dal fenomeno delle multiprenotazioni (pazienti che prenotano per più strutture senza poi disdire), che falsa la percezione reale dei tempi d'attesa e rende meno omogeneo il tempo standard tra strutture pubbliche ed accreditate.
Un'altra innovazione tecnologica da introdurre è il sistema Recali che ricontattando il paziente alcuni giorni prima per ricordargli l'appuntamento ed eventualmente disdirlo, permette di liberare e riassegnare disponibilità che altrimenti andrebbero perdute e contribuisce ad abbattere il fenomeno del drop out (pazienti che "dimenticano" di disdire la prenotazione).
Ancora, un'innovazione importante riguarda il Contact Center, ovvero il sistema per la richiesta di prenotazioni on-line che si rivolge a tutti i cittadini che desiderano prenotare prestazioni sanitarie erogate dalle strutture aderenti al sistema sovracup in alternativa agli sportelli di prenotazione, ovvero al telefono con cui chiamare il numero verde messo a disposizione dalla Regione Piemonte (in collaborazione con l'ASL TO1) questo sistema verrà esteso a tutte le Aziende sanitarie piemontesi.
Inoltre è previsto l'utilizzo di questo applicativo nelle farmacie inizialmente in quelle ubicate in territori meno raggiunti dai tradizionali sistemi di prenotazione, in modo tale da favorirne una maggiore integrazione nella rete complessiva dei servizi ai cittadini e sfruttandone la capillare distribuzione sul territorio regionale; i benefici di questo sistema per i cittadini saranno sostanziali ed eviteranno, soprattutto alle fasce più deboli o anziane della popolazione, la necessità di sobbarcarsi trasferte ed attese inutili. Un aspetto di razionalizzazione da introdurre nel sistema riguarda la necessità di dividere i percorsi delle prime visite da quelli relativi alle visite di controllo.
Oltre all'implementazione delle reti informatiche sopra descritte tutte le ASL si impegnano a sperimentare l'accesso a tempo zero di tutte le prestazioni ambulatoriali erogate.
Anche la riduzione dei tempi d'attesa per il trasferimento in un setting riabilitativo appropriato dopo il ricovero ospedaliero potrà realizzarsi con la corretta gestione complessiva del percorso riabilitativo assistenziale e con l'informatizzazione della rete della post-acuzie.
Emendamento rubricato n. 67) presentato dai Consiglieri Buquicchio, Ponso Cerutti, Reschigna: Il paragrafo 2.2.1 "la ridefinizione dei tempi d'attesa" è modificato come segue: 2.2.1 La riduzione dei tempi d'attesa Le azioni da svolgere per la riduzione delle liste d'attesa devono prendere in considerazione molteplici aspetti di carattere organizzativo legislativo e sanitario, anche in ottemperanza a vari provvedimenti definiti a livello nazionale, devono prevedere il contributo alla loro soluzione di diverse figure professionali operanti in ambiti che dovrebbero essere complementari.
Sono già state individuate da tempo le prestazioni oggetto di monitoraggio da parte dell'Amministrazione Regionale ed i relativi standard di riferimento.
Un aspetto cruciale nel governo delle liste d'attesa riguarda l'appropriatezza delle prescrizioni mediche, una delle chiavi di volta nella risoluzione del problema: la non appropriatezza prescrittiva dei medici è sicuramente una delle cause che, generando un eccesso di domanda allunga i tempi d'attesa. All'appropriatezza prescrittiva delle prestazioni conseguirebbe il soddisfacimento, equo ed uniforme, del fabbisogno nelle diverse realtà locali della Regione.
E' stato di recente approvato a livello nazionale il nuovo Piano nazionale di Governo delle Liste d'Attesa per il triennio 2010-2012, la cui applicazione impegna la Regione Piemonte sia in termini di appropriatezza prescrittiva (rispetto delle classi di priorità di accesso, percorsi diagnostico-terapeutici cardiovascolare ed oncologico), sia in termini di organizzazione complessiva di tutto il sistema delle prenotazioni.
L'accordo siglato impegna la Regione Piemonte al rispetto delle priorità nelle prestazioni al 90% degli utenti, anche attraverso la gestione razionale degli accessi dei cittadini al sistema CUP delle prenotazioni.
Entro i prossimi 24 mesi sarà previsto l'aumento della percentuale di rispetto nelle priorità delle prestazioni fissando il limite al 95%.
E' in fase di elaborazione il Sovracup web, che permetterà ai cittadini di effettuare le prenotazioni da casa ed è in fase di studio l'implementazione di un CUP unico regionale (finalizzato all'informatizzazione del ciclo prescrizione-prenotazione-referto che consenta la combinazione del sintomo con la classe di priorità da assegnare al paziente) e l'accesso alle prenotazioni attraverso altri canali quali ad esempio le farmacie, gli sportelli bancomat o il contact center (già in uso per il Sovracup della provincia di Torino) in grado di far dialogare rapidamente i cittadini con le ASR attraverso la semplice compilazione di una pagina web dove lasciando i propri dati personali, si viene ricontattati da operatori della propria ASL o del Cali Center- Sovracup nel caso della provincia di Torino.
Il Piano di Governo delle Liste d'Attesa 2010-2012 prevede di "integrare in modo ottimale il complesso dell'offerta pubblica e privata accreditata attraverso l'uso diffuso del sistema CUP" ed in tal senso la commissione regionale a ciò deputata ha proposto l'estensione del CUP aziendale dell'ASL cittadina anche ai centri accreditati, in modo tale da avere un panorama dell'offerta complessiva per le prestazioni ambulatoriali evitando il problema generato dal fenomeno delle multiprenotazioni (pazienti che prenotano per più strutture senza poi disdire), che falsa la percezione reale dei tempi d'attesa e rende meno omogeneo il tempo standard tra strutture pubbliche ed accreditate.
Un'altra innovazione tecnologica da introdurre è il sistema Recali che ricontattando il paziente alcuni giorni prima per ricordargli l'appuntamento ed eventualmente disdirlo, permette di liberare e riassegnare disponibilità che altrimenti andrebbero perdute e contribuisce ad abbattere il fenomeno del drop out (pazienti che "dimenticano" di disdire la prenotazione).
Ancora, un'innovazione importante riguarda il Contact Center, ovvero il sistema per la richiesta di prenotazioni on-line che si rivolge a tutti i cittadini che desiderano prenotare prestazioni sanitarie erogate dalle strutture aderenti al sistema sovracup in alternativa agli sportelli di prenotazione, ovvero al telefono con cui chiamare il numero verde messo a disposizione dalla Regione Piemonte (in collaborazione con l'ASL TO1) questo sistema verrà esteso a tutte le Aziende sanitarie piemontesi.
Inoltre è previsto l'utilizzo di questo applicativo nelle farmacie inizialmente in quelle ubicate in territori meno raggiunti dai tradizionali sistemi di prenotazione, in modo tale da favorirne una maggiore integrazione nella rete complessiva dei servizi ai cittadini e sfruttandone la capillare distribuzione sul territorio regionale; i benefici di questo sistema per i cittadini saranno sostanziali ed eviteranno, soprattutto alle fasce più deboli o anziane della popolazione, la necessità di sobbarcarsi trasferte ed attese inutili. Un aspetto di razionalizzazione da introdurre nel sistema riguarda la necessità di dividere i percorsi delle prime visite da quelli relativi alle visite di controllo.
Oltre all'implementazione delle reti informatiche sopra descritte tutte le ASL si impegnano a sperimentare l'accesso a tempo zero di tutte le prestazioni ambulatoriali erogate. Anche la riduzione dei tempi d'attesa per il trasferimento in un setting riabilitativo appropriato dopo il ricovero ospedaliero potrà realizzarsi con la corretta gestione complessiva del percorso riabilitativo-assistenziale e con l'informatizzazione della rete della post-acuzie.
Emendamento rubricato n. 66) presentato dai Consiglieri Buquicchio, Ponso Cerutti, Reschigna: Il paragrafo 2.2.1 "la ridefinizione dei tempi d'attesa" è modificato come segue: 2.2.1 La riduzione dei tempi d'attesa Le azioni da svolgere per la riduzione delle liste d'attesa devono prendere in considerazione molteplici aspetti di carattere organizzativo legislativo e sanitario, anche in ottemperanza a vari provvedimenti definiti a livello nazionale, devono prevedere il contributo alla loro soluzione di diverse figure professionali operanti in ambiti che dovrebbero essere complementari.
Sono già state individuate da tempo le prestazioni oggetto di monitoraggio da parte dell'Amministrazione Regionale ed i relativi standard di riferimento.
Un aspetto cruciale nel governo delle liste d'attesa riguarda l'appropriatezza delle prescrizioni mediche, una delle chiavi di volta nella risoluzione del problema: la non appropriatezza prescrittiva dei medici è sicuramente una delle cause che, generando un eccesso di domanda allunga i tempi d'attesa. All'appropriatezza prescrittiva delle prestazioni conseguirebbe il soddisfacimento, equo ed uniforme, del fabbisogno nelle diverse realtà locali della Regione.
E' stato di recente approvato a livello nazionale il nuovo Piano nazionale di Governo delle Liste d'Attesa per il triennio 2010-2012, la cui applicazione impegna la Regione Piemonte sia in termini di appropriatezza prescrittiva (rispetto delle classi di priorità di accesso, percorsi diagnostico-terapeutici cardiovascolare ed oncologico), sia in termini di organizzazione complessiva di tutto il sistema delle prenotazioni.
L'accordo siglato impegna la Regione Piemonte al rispetto delle priorità nelle prestazioni al 90% degli utenti, anche attraverso la gestione razionale degli accessi dei cittadini al sistema CUP delle prenotazioni.
E' in fase di elaborazione il Sovracup web, che permetterà ai cittadini di effettuare le prenotazioni da casa ed è in fase di studio l'implementazione di un CUP unico regionale (finalizzato all'informatizzazione del ciclo prescrizione-prenotazione-referto che consenta la combinazione del sintomo con la classe di priorità da assegnare al paziente) e l'accesso alle prenotazioni attraverso altri canali quali ad esempio le farmacie, gli sportelli bancomat o il contact center (già in uso per il Sovracup della provincia di Torino) in grado di far dialogare rapidamente i cittadini con le ASR attraverso la semplice compilazione di una pagina web dove lasciando i propri dati personali, si viene ricontattati da operatori della propria ASL o del Call Center- Sovracup nel caso della provincia di Torino.
Nei prossimi 12 mesi sarà effettuata una valutazione dello sviluppo del Sovracup web.
ll Piano di Governo delle Liste d'Attesa 2010-2012 prevede di "integrare in modo ottimale il complesso dell'offerta pubblica e privata accreditata attraverso l'uso diffuso del sistema CUP" ed in tal senso la commissione regionale a ciò deputata ha proposto l'estensione del CUP aziendale dell'ASL cittadina anche ai centri accreditati, in modo tale da avere un panorama dell'offerta complessiva per le prestazioni ambulatoriali evitando il problema generato dal fenomeno delle multiprenotazioni (pazienti che prenotano per più strutture senza poi disdire), che falsa la percezione reale dei tempi d'attesa e rende meno omogeneo il tempo standard tra strutture pubbliche ed accreditate.
Un'altra innovazione tecnologica da introdurre è il sistema Recali che ricontattando il paziente alcuni giorni prima per ricordargli l'appuntamento ed eventualmente disdirlo, permette di liberare e riassegnare disponibilità che altrimenti andrebbero perdute e contribuisce ad abbattere il fenomeno del drop out (pazienti che "dimenticano" di disdire la prenotazione).
Ancora, un'innovazione importante riguarda il Contact Center, ovvero il sistema per la richiesta di prenotazioni on-line che si rivolge a tutti i cittadini che desiderano prenotare prestazioni sanitarie erogate dalle strutture aderenti al sistema sovracup in alternativa agli sportelli di prenotazione, ovvero al telefono con cui chiamare il numero verde messo a disposizione dalla Regione Piemonte (in collaborazione con l'ASL TO1) questo sistema verrà esteso a tutte le Aziende sanitarie piemontesi.
Inoltre è previsto l'utilizzo di questo applicativo nelle farmacie inizialmente in quelle ubicate in territori meno raggiunti dai tradizionali sistemi di prenotazione, in modo tale da favorirne una maggiore integrazione nella rete complessiva dei servizi ai cittadini e sfruttandone la capillare distribuzione sul territorio regionale; i benefici di questo sistema per i cittadini saranno sostanziali ed eviteranno, soprattutto alle fasce più deboli o anziane della popolazione, la necessità di sobbarcarsi trasferte ed attese inutili. Un aspetto di razionalizzazione da introdurre nel sistema riguarda la necessità di dividere i percorsi delle prime visite da quelli relativi alle visite di controllo.
Oltre all'implementazione delle reti informatiche sopra descritte tutte le ASL si impegnano a sperimentare l'accesso a tempo zero di tutte le prestazioni ambulatoriali erogate. Anche la riduzione dei tempi d'attesa per il trasferimento in un setting riabilitativo appropriato dopo il ricovero ospedaliero potrà realizzarsi con la corretta gestione complessiva del percorso riabilitativo-assistenziale e con l'informatizzazione della rete della post-acuzie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Buquicchio per l'illustrazione. Congiunta degli emendamenti rubricati n. 70), 69), 68), 67), 66).



BUQUICCHIO Andrea

Continuando, dicevo che, relativamente a quelle specialità che ho illustrato, la sperimentazione sull'accesso a tempo zero potrebbe essere applicata.
Rinnovo comunque il ringraziamento alla Giunta per avere recepito per sommi capi l'indicazione che è stata data in ambito della IV Commissione.
In modo specifico, relativamente all'emendamento n. 71), noi chiediamo di inserire al secondo rigo "nonché quanto previsto nel Piano di rientro riorganizzazione e riqualificazione siglato con il Ministero della Salute e dell'Economia".
All'emendamento n. 70), al secondo capoverso, chiediamo di aggiungere, dopo la parola "monitoraggio", anche la parola "valutazione".
All'emendamento n. 69) chiediamo che, oltre al monitoraggio, ci possa essere l'aggiunta del termine "implementazione" da parte dell'Amministrazione regionale, per esprimere la nostra volontà di aggiungere il più possibile elementi che favoriscano l'impegno da parte dell'Amministrazione ad attuare una pratica così importante per la percezione da parte dell'utente di un'efficienza del servizio stesso.
All'emendamento n. 68) chiediamo che "tale accordo deve essere costantemente monitorato al fine di garantire quanto previsto" e quindi la nostra attenzione si rivolge, oltre che al raggiungimento di tutti gli elementi necessari per un'attuazione più efficace, anche ad un controllo.
All'emendamento n. 67) chiediamo in particolare: "Entro i prossimi 24 mesi sarà previsto l'aumento della percentuale di rispetto nelle priorità delle prestazioni, fissando il limite al 95".
All'emendamento n. 66) diversifichiamo questa richiesta specificando e aggiungendo (sono tutti emendamenti aggiuntivi): "Nei prossimi 12 mesi sarà effettuata una valutazione dello sviluppo del Sovracup-UE".
Quindi, Presidente, se lei è contento, sarei arrivato all'emendamento n. 66 già illustrato. Ne ho illustrati sei: anziché 18 minuti, ne ho utilizzati sette.



PRESIDENTE

La ringrazio, collega.
Ha chiesto la parola il Consigliere Segretario Ponso, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



PONSO Tullio

Grazie, Presidente.
Anch'io ho sottoscritto questa dozzina di emendamenti che riguardano il paragrafo 2.2.1, presentati a prima firma dal mio Capogruppo, che ridefiniscono, cercando di dare un aggiustamento, una correzione, il disegno di legge che sta proponendo la Giunta regionale.
I tempi d'attesa sono una problematica spessa, difficile e sinceramente attuale, da un po' di anni a questa parte, verso cui la Giunta aveva preso un impegno in campagna elettorale per la ridefinizione.
Ribadiamo con vigore che questa ridefinizione dei tempi d'attesa è importante per dare una risposta concreta ai concittadini pazienti, che purtroppo devono avere bisogno del nostro sistema sanitario.
un impegno dell'Amministrazione ad affrontare una problematica perché si dia - come ha detto il mio Capogruppo - una percezione d'efficienza del servizio. Quindi, questi emendamenti sono divisi in due parti: nella prima una perentoria richiesta di una modifica, affinch questa ridefinizione dei tempi d'attesa si concretizzi in un migliore servizio per i concittadini; nella seconda si vuole concretizzare ancora questa presa di posizione e questo perfezionamento del disegno di legge.
Perché perfezionare soltanto una legge con degli emendamenti e che tale resti sulla carta, è una mera speranza che poi non concretizza quello che richiedono i cittadini.
Pertanto, gli altri emendamenti vanno nell'ottica di un monitoraggio su quanto richiesto e serva per concretizzare e per temporizzare quella che è ormai una necessità impellente dei nostri concittadini pazienti.



PRESIDENTE

Grazie, collega Ponso.
Emendamento rubricato n. 65) presentato dai Consiglieri Buquicchio, Ponso Cerutti: Il paragrafo 2.2.1 "la ridefinizione dei tempi d'attesa" è modificato come segue: 2.2.1 La riduzione dei tempi d'attesa Le azioni da svolgere per la riduzione delle liste d'attesa devono prendere in considerazione molteplici aspetti di carattere organizzativo legislativo e sanitario, anche in ottemperanza a vari provvedimenti definiti a livello nazionale, devono prevedere il contributo alla loro soluzione di diverse figure professionali operanti in ambiti che dovrebbero essere complementari.
Sono già state individuate da tempo le prestazioni oggetto di monitoraggio da parte dell'Amministrazione Regionale ed i relativi standard di riferimento.
Un aspetto cruciale nel governo delle liste d'attesa riguarda l'appropriatezza delle prescrizioni mediche, una delle chiavi di volta nella risoluzione del problema: la non appropriatezza prescrittiva dei medici è sicuramente una delle cause che, generando un eccesso di domanda allunga i tempi d'attesa. All'appropriatezza prescrittiva delle prestazioni conseguirebbe il soddisfacimento, equo ed uniforme, del fabbisogno nelle diverse realtà locali della Regione.
E' stato di recente approvato a livello nazionale il nuovo Piano nazionale di Governo delle Liste d'Attesa per il triennio 2010-2012, la cui applicazione impegna la Regione Piemonte sia in termini di appropriatezza prescrittiva (rispetto delle classi di priorità di accesso, percorsi diagnostico-terapeutici cardiovascolare ed oncologico), sia in termini di organizzazione complessiva di tutto il sistema delle prenotazioni.
L'accordo siglato impegna la Regione Piemonte al rispetto delle priorità nelle prestazioni al 90% degli utenti, anche attraverso la gestione razionale degli accessi dei cittadini al sistema CUP delle prenotazioni.
E' in fase di elaborazione il Sovracup web, che permetterà ai cittadini di effettuare le prenotazioni da casa ed è in fase di studio l'implementazione di un CUP unico regionale (finalizzato all'informatizzazione del ciclo prescrizione-prenotazione-referto che consenta la combinazione del sintomo con la classe di priorità da assegnare al paziente) e l'accesso alle prenotazioni attraverso altri canali quali ad esempio le farmacie, gli sportelli bancomat o il coni:act center (già in uso per il Sovracup della provincia di Torino) in grado di far dialogare rapidamente i cittadini con le ASR attraverso la semplice compilazione di una pagina web dove lasciando i propri dati personali, si viene ricontattati da operatori della propria ASL o del Call Center- Sovracup nel caso della provincia di Torino.
Il Piano di Governo delle Liste d'Attesa 2010-2012 prevede di "integrare in modo ottimale il complesso dell'offerta pubblica e privata accreditata attraverso l'uso diffuso del sistema CUP" ed in tal senso la commissione regionale a ciò deputata ha proposto l'estensione del CUP aziendale dell'ASL cittadina anche ai centri accreditati, in modo tale da avere un panorama dell'offerta complessiva per le prestazioni ambulatoriali evitando il problema generato dal fenomeno delle multiprenotazioni (pazienti che prenotano per più strutture senza poi disdire), che falsa la percezione reale dei tempi d'attesa e rende meno omogeneo il tempo standard tra strutture pubbliche ed accreditate. Allo scadere dei 12 mesi dalla data di attuazione del PSSR 2012-2015 sarà effettuato il monitoraggio la una valutazione dell'implementazione del sistema CUP.
Un'altra innovazione tecnologica da introdurre è il sistema Recali che ricontattando il paziente alcuni giorni prima per ricordargli l'appuntamento ed eventualmente disdirlo, permette di liberare e riassegnare disponibilità che altrimenti andrebbero perdute e contribuisce ad abbattere il fenomeno del drop out (pazienti che "dimenticano" di disdire la prenotazione).
Ancora, un'innovazione importante riguarda il Contact Center, ovvero il sistema per la richiesta di prenotazioni on-line che si rivolge a tutti i cittadini che desiderano prenotare prestazioni sanitarie erogate dalle strutture aderenti al sistema sovracup in alternativa agli sportelli di prenotazione, ovvero al telefono con cui chiamare il numero verde messo a disposizione dalla Regione Piemonte (in collaborazione con l'ASL TO1) questo sistema verrà esteso a tutte le Aziende sanitarie piemontesi.
Inoltre è previsto l'utilizzo di questo applicativo nelle farmacie inizialmente in quelle ubicate in territori meno raggiunti dai tradizionali sistemi di prenotazione, in modo tale da favorirne una maggiore integrazione nella rete complessiva dei servizi ai cittadini e sfruttandone la capillare distribuzione sul territorio regionale; i benefici di questo sistema per i cittadini saranno sostanziali ed eviteranno, soprattutto alle fasce più deboli o anziane della popolazione, la necessità di sobbarcarsi trasferte ed attese inutili. Un aspetto di razionalizzazione da introdurre nel sistema riguarda la necessità di dividere i percorsi delle prime visite da quelli relativi alle visite di controllo.
Oltre all'implementazione delle reti informatiche sopra descritte tutte le ASL si impegnano a sperimentare l'accesso a tempo zero di tutte le prestazioni ambulatoriali erogate. Anche la riduzione dei tempi d'attesa per il trasferimento in un setting riabilitativo appropriato dopo il ricovero ospedaliero potrà realizzarsi con la corretta gestione complessiva del percorso riabilitativo-assistenziale e con l'informatizzazione della rete della post-acuzie.
Emendamento rubricato n. 64) presentato dai Consiglieri Buquicchio, Ponso Cerutti: Il paragrafo 2.2.1 "la ridefinizione dei tempi d'attesa" è modificato come segue: 2.2.1 La riduzione dei tempi d'attesa Le azioni da svolgere per la riduzione delle liste d'attesa devono prendere in considerazione molteplici aspetti di carattere organizzativo legislativo e sanitario, anche in ottemperanza a vari provvedimenti definiti a livello nazionale, devono prevedere il contributo alla loro soluzione di diverse figure professionali operanti in ambiti che dovrebbero essere complementari.
Sono già state individuate da tempo le prestazioni oggetto di monitoraggio da parte dell'Amministrazione Regionale ed i relativi standard di riferimento.
Un aspetto cruciale nel governo delle liste d'attesa riguarda l'appropriatezza delle prescrizioni mediche, una delle chiavi di volta nella risoluzione del problema: la non appropriatezza prescrittiva dei medici è sicuramente una delle cause che, generando un eccesso di domanda allunga i tempi d'attesa. All'appropriatezza prescrittiva delle prestazioni conseguirebbe il soddisfacimento, equo ed uniforme, del fabbisogno nelle diverse realtà locali della Regione.
E' stato di recente approvato a livello nazionale il nuovo Piano nazionale di Governo delle Liste d'Attesa per il triennio 2010-2012, la cui applicazione impegna la Regione Piemonte sia in termini di appropriatezza prescrittiva (rispetto delle classi di priorità di accesso, percorsi diagnostico-terapeutici cardiovascolare ed oncologico), sia in termini di organizzazione complessiva di tutto il sistema delle prenotazioni.
L'accordo siglato impegna la Regione Piemonte al rispetto delle priorità nelle prestazioni al 90% degli utenti, anche attraverso la gestione razionale degli accessi dei cittadini al sistema CUP delle prenotazioni.
E' in fase di elaborazione il Sovracup web, che permetterà ai cittadini di effettuare le prenotazioni da casa ed è in fase di studio l'implementazione di un CUP unico regionale (finalizzato all'informatizzazione del ciclo prescrizione-prenotazione-referto che consenta la combinazione del sintomo con la classe di priorità da assegnare al paziente) e l'accesso alle prenotazioni attraverso altri canali quali ad esempio le farmacie, gli sportelli bancomat o il contact center (già in uso per il Sovracup della provincia di Torino) in grado di far dialogare rapidamente í cittadini con le ASR attraverso la semplice compilazione di una pagina web dove lasciando i propri dati personali, si viene ricontattati da operatori della propria ASL o del Call Center- Sovracup nel caso della provincia di Torino.
Il Piano di Governo delle Liste d'Attesa 2010-2012 prevede di "integrare in modo ottimale il complesso dell'offerta pubblica e privata accreditata attraverso l'uso diffuso del sistema CUP" ed in tal senso la commissione regionale a ciò deputata ha proposto l'estensione del CUP aziendale dell'ASL cittadina anche ai centri accreditati, in modo tale da avere un panorama dell'offerta complessiva per le prestazioni ambulatoriali evitando il problema generato dal fenomeno delle multiprenotazioni (pazienti che prenotano per più strutture senza poi disdire), che falsa la percezione reale dei tempi d'attesa e rende meno omogeneo il tempo standard tra strutture pubbliche ed accreditate.
Un'altra innovazione tecnologica da introdurre è il sistema Recali che ricontattando il paziente alcuni giorni prima per ricordargli l'appuntamento ed eventualmente disdirlo, permette di liberare e riassegnare disponibilità che altrimenti andrebbero perdute e contribuisce ad abbattere il fenomeno del drop out (pazienti che "dimenticano" di disdire la prenotazione). Allo scadere dei 12 mesi dalla data di attuazione del PSSR 2012-2015 sarà effettuato il monitoraggio la una valutazione dell'implementazione del sistema Recall.
Ancora, un'innovazione importante riguarda il Contact Center, ovvero il sistema per la richiesta di prenotazioni on-line che si rivolge a tutti i cittadini che desiderano prenotare prestazioni sanitarie erogate dalle strutture aderenti al sistema sovracup in alternativa agli sportelli di prenotazione, ovvero al telefono con cui chiamare il numero verde messo a disposizione dalla Regione Piemonte (in collaborazione con l'ASL TO1) questo sistema verrà esteso a tutte le Aziende sanitarie piemontesi.
Inoltre è previsto l'utilizzo di questo applicativo nelle farmacie inizialmente in quelle ubicate in territori meno raggiunti dai tradizionali sistemi di prenotazione, in modo tale da favorirne una maggiore integrazione nella rete complessiva dei servizi ai cittadini e sfruttandone la capillare distribuzione sul territorio regionale; i benefici di questo sistema per i cittadini saranno sostanziali ed eviteranno, soprattutto alle fasce più deboli o anziane della popolazione, la necessità di sobbarcarsi trasferte ed attese inutili. Un aspetto di razionalizzazione da introdurre nel sistema riguarda la necessità di dividere i percorsi delle prime visite da quelli relativi alle visite di controllo.
Oltre all'implementazione delle reti informatiche sopra descritte tutte le ASL si impegnano a sperimentare l'accesso a tempo zero di tutte le prestazioni ambulatoriali erogate. Anche la riduzione dei tempi d'attesa per il trasferimento in un setting riabilitativo appropriato dopo il ricovero ospedaliero potrà realizzarsi con la corretta gestione complessiva del percorso riabilitativo-assistenziale e con l'informatizzazione della rete della post-acuzie.
Emendamento rubricato n. 63) presentato dai Consiglieri Buquicchio, Ponso Cerutti, Reschigna: Il paragrafo 2.2.1 "la ridefinizione dei tempi d'attesa" è modificato come segue: 2.2.1 La riduzione dei tempi d'attesa Le azioni da svolgere per la riduzione delle liste d'attesa devono prendere in considerazione molteplici aspetti di carattere organizzativo legislativo e sanitario, anche in ottemperanza a vari provvedimenti definiti a livello nazionale, devono prevedere il contributo alla loro soluzione di diverse figure professionali operanti in ambiti che dovrebbero essere complementari.
Sono già state individuate da tempo le prestazioni oggetto di monitoraggio da parte dell'Amministrazione Regionale ed i relativi standard di riferimento.
Un aspetto cruciale nel governo delle liste d'attesa riguarda l'appropriatezza delle prescrizioni mediche, una delle chiavi di volta nella risoluzione del problema: la non appropriatezza prescrittiva dei medici è sicuramente una delle cause che, generando un eccesso di domanda allunga i tempi d'attesa. All'appropriatezza prescrittiva delle prestazioni conseguirebbe il soddisfacimento, equo ed uniforme, del fabbisogno nelle diverse realtà locali della Regione.
E' stato di recente approvato a livello nazionale il nuovo Piano nazionale di Governo delle Liste d'Attesa per il triennio 2010-2012, la cui applicazione impegna la Regione Piemonte sia in termini di appropriatezza prescrittiva (rispetto delle classi di priorità di accesso, percorsi diagnostico-terapeutici cardiovascolare ed oncologico), sia in termini di organizzazione complessiva di tutto il sistema delle prenotazioni.
L'accordo siglato impegna la Regione Piemonte al rispetto delle priorità nelle prestazioni al 90% degli utenti, anche attraverso la gestione razionale degli accessi dei cittadini al sistema CUP delle prenotazioni.
E' in fase di elaborazione il Sovracup web, che permetterà ai cittadini di effettuare le prenotazioni da casa ed è in fase di studio l'implementazione di un CUP unico regionale (finalizzato all'informatizzazione del ciclo prescrizione-prenotazione-referto che consenta la combinazione del sintomo con la classe di priorità da assegnare al paziente) e l'accesso alle prenotazioni attraverso altri canali quali ad esempio le farmacie, gli sportelli bancomat o il contact center (già in uso per il Sovracup della provincia di Torino) in grado di far dialogare rapidamente i cittadini con le ASR attraverso la semplice compilazione di una pagina web dove lasciando i propri dati personali, si viene ricontattati da operatori della propria ASL o del Call Center- Sovracup nel caso della provincia di Torino.
Il Piano di Governo delle Liste d'Attesa 2010-2012 prevede di "integrare in modo ottimale il complesso dell'offerta pubblica e privata accreditata attraverso l'uso diffuso del sistema CUP" ed in tal senso la commissione regionale a ciò deputata ha proposto l'estensione del CUP aziendale dell'ASL cittadina anche ai centri accreditati, in modo tale da avere un panorama dell'offerta complessiva per le prestazioni ambulatoriali evitando il problema generato dal fenomeno delle multiprenotazioni (pazienti che prenotano per più strutture senza poi disdire), che falsa la percezione reale dei tempi d'attesa e rende meno omogeneo il tempo standard tra strutture pubbliche ed accreditate.
Un'altra innovazione tecnologica da introdurre è il sistema Recali che ricontattando il paziente alcuni giorni prima per ricordargli l'appuntamento ed eventualmente disdirlo, permette di liberare e riassegnare disponibilità che altrimenti andrebbero perdute e contribuisce ad abbattere il fenomeno del drop out (pazienti che "dimenticano" di disdire la prenotazione Ancora, un'innovazione importante riguarda il Contact Center, ovvero il sistema per la richiesta di prenotazioni on-line che si rivolge a tutti i cittadini che desiderano prenotare prestazioni sanitarie erogate dalle strutture aderenti al sistema sovracup in alternativa agli sportelli di prenotazione, ovvero al telefono con cui chiamare il numero verde messo a disposizione dalla Regione Piemonte (in collaborazione con I'ASL TO1) questo sistema verrà esteso a tutte le Aziende sanitarie piemontesi.
Inoltre è previsto l'utilizzo di questo applicativo nelle farmacie inizialmente in quelle ubicate in territori meno raggiunti dai tradizionali sistemi di prenotazione, in modo tale da favorirne una maggiore integrazione nella rete complessiva dei servizi ai cittadini e sfruttandone la capillare distribuzione sul territorio regionale; i benefici di questo sistema per i cittadini saranno sostanziali ed eviteranno, soprattutto alle fasce più deboli o anziane della popolazione, la necessità di sobbarcarsi trasferte ed attese inutili). Allo scadere dei 12 mesi dalla data di attuazione del PSSR 2012-2015 sarà effettuato il monitoraggio la una valutazione dell'implementazione del sistema Contact Center.
Un aspetto di razionalizzazione da introdurre nel sistema riguarda la necessità di dividere i percorsi delle prime visite da quelli relativi alle visite di controllo.
Oltre all'implementazione delle reti informatiche sopra descritte tutte le ASL si impegnano a sperimentare l'accesso a tempo zero di tutte le prestazioni ambulatoriali erogate.
Anche la riduzione dei tempi d'attesa per il trasferimento in un setting riabilitativo appropriato dopo il ricovero ospedaliero potrà realizzarsi con la corretta gestione complessiva del percorso riabilitativo assistenziale e con l'informatizzazione della rete della post-acuzie.
Emendamento rubricato n. 62) presentato dai Consiglieri Buquicchio, Ponso Cerutti: Il paragrafo 2.2.1 "la ridefinizione dei tempi d'attesa" è modificato come segue: 2.2.1 La riduzione dei tempi d'attesa Le azioni da svolgere per la riduzione delle liste d'attesa devono prendere in considerazione molteplici aspetti di carattere organizzativo legislativo e sanitario, anche in ottemperanza a vari provvedimenti definiti a livello nazionale, devono prevedere il contributo alla loro soluzione di diverse figure professionali operanti in ambiti che dovrebbero essere complementari.
Sono già state individuate da tempo le prestazioni oggetto di monitoraggio da parte dell'Amministrazione Regionale ed i relativi standard di riferimento.
Un aspetto cruciale nel governo delle liste d'attesa riguarda l'appropriatezza delle prescriziloni mediche, una delle chiavi di volta nella risoluzione del problema: la non appropriatezza prescrittiva dei medici è sicuramente una delle cause che, generando un eccesso di domanda allunga i tempi d'attesa. All'appropriatezza prescrittiva delle prestazioni conseguirebbe il soddisfacimento, equo ed uniforme, del fabbisogno nelle diverse realtà locali della Regione.
E' stato di recente approvato a livello nazionale il nuovo Piano nazionale di Governo delle Liste d'Attesa per il triennio 2010-2012, la cui applicazione impegna la Regione Piemonte sia in termini di appropriatezza prescrittiva (rispetto delle classi di priorità di accesso, percorsi diagnostico-terapeutici cardiovascolare ed oncologico), sia in termini di organizzazione complessiva di tutto il sistema delle prenotazioni.
L'accordo siglato impegna la Regione Piemonte al rispetto delle priorità nelle prestazioni al 90% degli utenti, anche attraverso la gestione razionale degli accessi dei cittadini al sistema CUP delle prenotazioni.
E' in fase di elaborazione il Sovracup web, che permetterà ai cittadini di effettuare le prenotazioni da casa ed è in fase di studio l'implementazione di un CUP unico regionale (finalizzato all'informatizzazione del ciclo prescrizione-prenotazione-referto che consenta la combinazione del sintomo con la classe di priorità da assegnare al paziente) e l'accesso alle prenotazioni attraverso altri canali quali ad esempio le farmacie, gli sportelli bancomat o il contact center (già in uso per il Sovracup della provincia di Torino) in grado di far dialogare rapidamente i cittadini con le ASR attraverso la semplice compilazione di una pagina web dove lasciando i propri dati personali, si viene ricontattati da operatori della propria ASL o del Call Center- Sovracup nel caso della provincia di Torino.
ll Piano di Governo delle Liste d'Attesa 2010-2012 prevede di "integrare in modo ottimale il complesso dell'offerta pubblica e privata accreditata attraverso l'uso diffuso del sistema CUP" ed in tal senso la commissione regionale a ciò deputata ha proposto l'estensione del CUP aziendale dell'ASL cittadina anche ai centri accreditati, in modo tale da avere un panorama dell'offerta complessiva per le prestazioni ambulatoriali evitando il problema generato dal fenomeno delle multiprenotazioni (pazienti che prenotano per più strutture senza poi disdire), che falsa la percezione reale dei tempi d'attesa e rende meno omogeneo il tempo standard tra strutture pubbliche ed accreditate.
Un'altra innovazione tecnologica da introdurre è il sistema Recali che ricontattando il paziente alcuni giorni prima per ricordargli l'appuntamento ed eventualmente disdirlo, permette di liberare e riassegnare disponibilità che altrimenti andrebbero perdute e contribuisce ad abbattere il fenomeno del drop out (pazienti che "dimenticano" di disdire la prenotazione Ancora, un'innovazione importante riguarda il Contact Center, ovvero il sistema per la richiesta di prenotazioni on-line che si rivolge a tutti i cittadini che desiderano prenotare prestazioni sanitarie erogate dalle strutture aderenti al sistema sovracup in alternativa agli sportelli di prenotazione, ovvero al telefono con cui chiamare il numero verde messo a disposizione dalla Regione Piemonte (in collaborazione con I'ASL TO1) questo sistema verrà esteso a tutte le Aziende sanitarie piemontesi.
Inoltre è previsto l'utilizzo di questo applicativo nelle farmacie inizialmente in quelle ubicate in territori meno raggiunti dai tradizionali sistemi di prenotazione, in modo tale da favorirne una maggiore integrazione nella rete complessiva dei servizi ai cittadini e sfruttandone la capillare distribuzione sul territorio regionale; i benefici di questo sistema per i cittadini saranno sostanziali ed eviteranno, soprattutto alle fasce più deboli o anziane della popolazione, la necessità di sobbarcarsi trasferte ed attese inutili. Un aspetto di maggior efficienza e razionalizzazione, da introdurre nel sistema, riguarda la necessità di dividere i percorsi delle prime visite da quelli relativi alle visite di controllo.
Oltre all'implementazione delle reti informatiche sopra descritte tutte le ASL si impegnano a sperimentare l'accesso a tempo zero di tutte le prestazioni ambulatoriali erogate.
Anche la riduzione dei tempi d'attesa per il trasferimento in un setting riabilitativo appropriato dopo il ricovero ospedaliero potrà realizzarsi con la corretta gestione complessiva del percorso riabilitativo assistenziale e con l'informatizzazione della rete della post-acuzie.
La parola al Consigliere Buquicchio per l'illustrazione congiunta degli emendamenti rubricati n. 65), n. 64), n. 63), n. 62).



BUQUICCHIO Andrea

Per ricordare ai colleghi che sono arrivati ora che stiamo parlando del paragrafo 22.1, dove si parla della ridefinizione dei tempi di attesa.
stato recepito dalla Giunta in Commissione l'emendamento che chiedeva di porre massima attenzione all'accesso a tempo zero, sperimentato in altre occasioni. Quindi, abbiamo presentato una serie di emendamenti in Aula per dare maggiore forza alla nostra richiesta e alla prima richiesta emendativa già assolta in Commissione, e fissare dei parametri di riferimento, dei limiti e normare un po' anche sotto il profilo del monitoraggio e del controllo, oltre che della definizione di tempi certi per l'attuazione.
Ora, con l'emendamento n. 65) - sono tutti emendamenti aggiuntivi chiediamo di potere inserire le seguenti parole: "Allo scadere dei 12 mesi dalla data di attuazione del Piano Socio Sanitario Regionale 2012-2015 sarà effettuato il monitoraggio e la valutazione dell'implementazione del sistema CUP".
Nell'emendamento n. 64) la richiesta di inserimento è: "Allo scadere dei 12 mesi dalla data di attuazione del Piano Socio Sanitario Regionale del 2012-2015, sarà effettuato monitoraggio e la valutazione dell'implementazione del sistema Recall".
Nell'emendamento n. 63) chiediamo che possa essere inserito sempre in termini aggiuntivi: "Allo scadere dei 12 mesi dalla data di attuazione del Piano Socio Sanitario Regionale 2012-2015 sarà effettuato il monitoraggio e la valutazione dell'implementazione del sistema Contact center".
Infine, nell'emendamento n. 62) chiediamo di inserire soltanto tre parole ("di maggiore efficienza e razionalizzazione"), dove si parla dell'aspetto di razionalizzazione. Quindi, diventerebbe: "Un aspetto di maggiore efficienza e razionalizzazione da introdurre nel sistema riguarda la necessità di dividere i percorsi delle prime visite da quelli relativi alle visite di controllo".
Questo è molto importante, perché nella suddivisione di questi adempimenti specialistici, c'è uno degli elementi individuati, quanto meno per la riduzione delle liste e dei tempi di attesa.
Quindi, ricordo che le specialità che possono usufruire di questa ridefinizione e ottimizzazione del servizio ambulatoriale, sono la cardiologia, la dermatologia, la gastroenterologia, il laboratorio di analisi, il maxillo-facciale, la neurologia, l'oculistica, l'ortopedia l'otorinolaringoiatria, la radiodiagnostica e l'urologia.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Buquicchio.
Emendamento rubricato n. 146) presentato dai Consiglieri Boeti, Gariglio Manica, Reschigna, Taricco, Cerutti, Lepri, Laus, Muliere, Ronzani: Nel paragrafo 2 (LE SCELTE PRIORITARIE) dell'Allegato A del Testo unificato delle proposte di deliberazione n. 164 e 176, nella ripartizione 2.2.1 (La riduzione dei tempi d'attesa), a pagina 20 dopo le parole: "la necessità di dividere i percorsi delle prime visite da quelli relativi alle visite di controllo." è inserito il seguente periodo: "Occorre predisporre, soprattutto nelle specialità aventi le liste d'attesa maggiori, ambulatori specialistici ad accesso diretto.".
La parola al Consigliere Boeti per l'illustrazione.



BOETI Antonino

Grazie, Presidente.
Quest'emendamento aveva l'obiettivo di riprendere gran parte delle riflessioni che nei suoi emendamenti il collega Buquicchio ha fatto.
Credo che se c'è un fallimento, tra i tanti, da ascrivere a questo governo regionale e, nella fattispecie, all'Assessorato alla sanità riguarda questa questione della liste d'attesa.
una questione che ha caratterizzato la campagna elettorale. Ricordo di aver ricevuto non uno, ma due depliant elettorali dell'allora Assessore Ferrero che ponevano nel programma elettorale al primo posto la soluzione che riguardava le liste d'attesa.
Nel depliant si leggeva: "Se vinceremo noi le elezioni, le liste d'attesa vergognose che hanno caratterizzato questo Governo regionale saranno eliminate".
A distanza di due anni, le liste d'attesa non sono state eliminate e ci sembra di poter dire che il Governo regionale in qualche modo si è arreso perché è un argomento che non sembra più far parte della sua agenda politica. Non se ne parla in nessun posto.
Abbiamo chiesto ed ottenuto un dibattito su questo tema, che ci sembra però non abbia sortito nessun effetto. Continuiamo a verificare l'aumento delle liste d'attesa per le visite specialistiche, che si è aggravato rispetto ad alcune specialità, che erano già in crisi prima. Ma il peggioramento lo si è verificato in tutte le province.
Ricordo che la provincia di Asti era una di quelle, nelle quali le attese erano passate da due-tre mesi a otto-nove mesi, un anno.
Non basta il fatto di richiamare i pazienti, c'è stata qualche esperienza degli esami e delle visite specialistiche ad accesso diretto.
Anche quella è un'esperienza che aveva visto l'ospedale di Asti come uno degli ospedali che più si era distinto in questo tipo di lavoro.
Nell'emendamento chiediamo che non dico per risolvere - perché di liste d'attesa probabilmente ce ne sono in tutto il mondo e in tutti gli ospedali del mondo - ma almeno per limitare le liste d'attesa in alcuni casi e per alcune specialità, si possa pensare all'accesso diretto per evitare cinque-sei mesi, un anno e anche un anno e mezzo d'attesa che impone ovviamente, in questo caso, ai cittadini il ricorso alla sanità privata.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Pentenero; ne ha facoltà.



PENTENERO Giovanna

Grazie, Presidente.
Come ricordava il Consigliere un attimo fa, durante l'ultima campagna elettorale era stato utilizzato, come slogan principale, il fatto che le lista d'attesa all'interno della sanità dovessero essere ridotte in modo significativo, tanto da garantire, giustamente, un accesso più facilitato e non attese prolungate per i cittadini piemontesi.
Giusto questa mattina stavo prenotando una visita oculista in un ospedale del nostro territorio e mi è stato detto che, forse, per dicembre era possibile trovare un posto. Evidentemente, non sono stati fatti grandi passi in avanti, anzi, la situazione, da questo punto di vista, sta assumendo dimensioni davvero paradossali.
Se non altro, crediamo sia assolutamente fondamentale e importante cercare di porsi il problema e individuare, all'interno del Piano Sanitario, un'attenzione al problema delle liste d'attesa. Quello che si propone con quest'emendamento è di dividere le visite di primo accesso rispetto alle visite di controllo.
Si fa questa proposta perché, in alcune Aziende della nostra regione tale attività è stata sperimentata, ed è stato sperimentato che consentire linee di accesso diverse secondo la tipologia di visita richiesta da parte dei cittadini permette di ridurre le liste d'attesa.
Gli elementi per i quali riteniamo quest'emendamento fondamentale sono di due ordini. In primo luogo, perché non porsi il problema delle liste d'attesa è miope di fronte all'approvazione e all'elaborazione di un nuovo Piano sanitario. In secondo luogo, abbiamo, all'interno delle nostre Aziende e dei nostri territori, sperimentazioni che sono state realizzate in tal senso e che ci permettono di dire che è possibile ridurre le liste d'attesa, senza per questo aumentare i costi e quindi le risorse destinate al tema specifico.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Taricco; ne ha facoltà.



TARICCO Giacomino

Grazie, Presidente.
Come hanno già detto i colleghi intervenuti, il tema delle lista d'attesa è sempre stato uno dei temi centrali nelle riflessioni e nelle discussioni relativamente al sistema sanitario non solo della nostra, ma di tutte le Regioni.
Sono sempre stati temi sui quali si sono giocate fette importanti non soltanto di competizione elettorale, ma di riflessione sulle tematiche che riguardano complessivamente la salute e la sanità nei vai territori.
Credo, da questo punto di vista, che vi siano tante altre questioni che richiedono di essere affrontate, ma questa è una di quelle che salta, così come lo sono le prese in carico degli anziani non autosufficienti e tante altre questioni, più immediatamente all'occhio quando si inizia a ragionare con i cittadini.
Quest'emendamento, molto semplicemente, suggerisce una modalità per affrontare il tema e un'integrazione al testo che argomenta su questa tematica.
Crediamo possa essere un suggerimento importante e, in questo senso, ci permettiamo di richiedere che sia preso in considerazione per i miglioramenti che può apportare.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della Scuola Media Statale "A. Cruto" di Piossasco (TO)


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti della Scuola Media Statale "A. Cruto" di Piossasco in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Esame testo unificato delle proposte di deliberazione n. 164 e n. 176 inerente a "Approvazione del Piano Socio Sanitario regionale 2012-2015 ed individuazione della nuova azienda ospedaliera San Giovanni Battista di Torino" (seguito)


PRESIDENTE

Proseguiamo con l'esame dell'emendamento n. 146).
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Manica; ne ha facoltà.



MANICA Giuliana

Come hanno avuto modo di dire i colleghi, quello delle liste d'attesa è un problema importante.
Abbiamo potuto constatare ieri nella discussione generale sul Piano Sanitario come la percezione media che il cittadino ha nei confronti del Servizio Sanitario nel nostro Paese, sia solitamente una percezione negativa. Ci siamo chiesti perché.
Se guardiamo le prestazioni altamente specialistiche, e di alta specialità, noi abbiamo delle prestazioni di grande rilievo e delle notevoli e importanti professionalità all'interno del settore pubblico.
Perché la percezione del cittadino è questa? Ci auguriamo che nella vita non ci capiti mai, ma se capitasse, anche una volta sola, di dover subire un importante intervento di carattere neurochirurgico, cardiochirurgico od oncologico, oppure, come capita molto spesso, se si devono fare esami di controllo, prelievi o ricorrere alla radiodiagnostica per ragioni di controllo o per ragioni legate a piccoli inconvenienti che possono avvenire, il cittadino incappa nelle lungaggini del sistema, nella lunghezza delle liste d'attesa, nell'impossibilità di accesso. Da qui una percezione assolutamente negativa sul complesso di un sistema come quello del Servizio Sanitario pubblico nel nostro Paese che, invece, riesce a realizzare anche alti interventi e alte prestazioni di rilievo molto importante. Questa è una di quelle problematiche che vanno risolte. Era stato promesso da questa Amministrazione, fin dalla compagna elettorale e dai suoi inizi, di affrontare questo problema come tema principale. Non ci pare che questo sia avvenuto, ci pare che le liste d'attesa permangono e per alcuni aspetti si sono anche allungate.
Questa è la ragione di una serie di emendamenti che abbiamo presentato in questa direzione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Muliere; ne ha facoltà.



MULIERE Rocco

Grazie, Presidente.
Un cittadino, quando viene preso in carico da un presidio ospedaliero difficilmente si lamenta, perché la qualità dei servizi che vengono offerti dalle nostre strutture ospedaliere, come abbiamo detto tante volte in modo quasi generalizzato, è molto alta. Se c'è una lamentela che viene sollevata dai cittadini è quella delle lunghe lista d'attesa per una visita specialistica. Potremmo citare tante visite specialistiche che un cittadino chiede e non ottiene risposte in tempi immediati. Le liste d'attesa possono arrivare sino a cinque, sei mesi rispetto ad alcune patologie.
Che cosa fare? Noi qui avanziamo una proposta, ma ne abbiamo avanzate altre e se ne possiamo fare altre ancora, sta di fatto che è indispensabile affrontare il tema delle liste d'attesa.
un tema urgente, bisogna prendere provvedimenti seri che possono affrontare seriamente e in modo decisivo la questione. Questa è una risposta che dobbiamo assolutamente dare ai cittadini piemontesi, in particolare ai cittadini più anziani che hanno bisogno di fare alcune visite specialistiche nel più breve tempo possibile e non possono aspettare lunghi mesi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Laus; ne ha facoltà.



LAUS Mauro

Grazie, Presidente.
Anch'io, come i colleghi, voglio dare risalto a quest'emendamento, per dare la giusta importanza ad un problema che tocca tutte le regioni.
Quando parliamo di liste d'attesa facciamo principalmente riferimento almeno in quest'emendamento, alle visite specialistiche. Riteniamo sia necessario predisporre, soprattutto nelle specialità con liste d'attesa maggiori, ambulatori specialistici ad accesso diretto.
Tuttavia, con questo intervento non posso trascurare il fatto che la Giunta regionale, nonostante l'interesse trasversale manifestato con l'approvazione di ordini del giorno, non sia riuscita a quantificare e quindi, a comunicare ai cittadini piemontesi le liste d'attesa delle persone non autosufficienti. Non stiamo parlando di come smaltire le liste d'attesa, stiamo parlando di un problema che ci attanaglia ed è ancora più grave: la mancanza della quantificazione del problema.
Capite, quindi, che un intervento come questo è disarmante; per cui colgo l'occasione di quest'emendamento per suonare nuovamente questo campanello di allarme e dire alla Giunta regionale: al di là dello sfoltimento delle liste d'attesa, cerchiamo almeno di quantificare il problema delle liste d'attesa per le persone non autosufficienti.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Lepri; ne ha facoltà.



LEPRI Stefano

Ci rendiamo conto che in un documento di programmazione come il Piano Sanitario non si può scrivere tutto.
Abbiamo letto alcune indicazioni positive che questo Piano contiene per esempio una suggestione che non pensiamo sia semplicemente un'idea, ma che debba realizzarsi, secondo cui occorre evitare lo spreco di prenotazioni, intendendo per spreco il fatto che, in non pochi casi cittadini si prenotano in più di un punto e poi si dimenticano di cancellare la prenotazione.
Il sistema del recall indicato anche nel Piano è, a nostro modo di vedere - e come abbiamo più volte sollecito perché già sperimentato in alcune Aziende di Torino - un modo semplice e assolutamente efficace per ridurre le liste d'attesa. Tuttavia, questa soluzione non è l'unica. Non ho tempo per illustrare le nostre idee, ma certamente una delle possibilità è quella indicata, cioè, laddove sono più lunghe le liste d'attesa (magari non aprendo in modo generalizzato, ma con forme selettive), è possibile potenziare questa offerta, in alcune specialità particolari, anche consentendo un accesso diretto, almeno laddove sia evidente una situazione di emergenza e, quindi, l'opportunità di assicurare un tempestivo intervento, pena l'obbligatorietà di rivolgersi poi all'offerta privata.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Grazie, Presidente.
Quello che stiamo ponendo è uno dei problemi che rappresentano la spia delle difficoltà e dei disagi che i cittadini devono sopportare, in taluni casi, quando si confrontano con il sistema sanitario. Quante volte ci è capitato di incontrare persone che dicono: "Ma come, ho bisogno di fare una visita, sono andato a prenotarmi e mi hanno spiegato che, benché vada questa visita la potrò effettuare tra quattro, cinque o sei mesi".
vero che abbiamo stabilito una scala di priorità, in cui l'urgenza deve essere in qualche modo soddisfatta, però è evidente che questo genera un problema. Potrebbe capitare che un cittadino, che ha avuto scarsamente bisogno del sistema sanitario, quello straccio di volta che ha bisogno, si sente dire di tornare fra quattro, cinque o sei mesi, dopo che, avendo lavorato per una vita, ha versato i contributi e ha finanziato il sistema ma quella volta che ne ha bisogno, si sente dire dal sistema di ritornare tra tre, quattro o cinque mesi.
Questo è un fatto che spinge i cittadini, che se lo possono permettere a rivolgersi al privato.
Questo è il punto della questione.
Personalmente credo che il Piano debba essere giudicato attraverso vari criteri, ma questo è un criterio principe e va giudicato per il modo in cui dà una risposta ad una questione come questa: non è un problema di questa regione e di questa Legislatura. Mi rendo conto che la questione delle liste d'attesa è una questione annosa che rivela alcune difficoltà del sistema sanitario nazionale, ma è un problema che deve essere affrontato con una strategia.
A noi sembra che dentro questo Piano non vi sia una strategia, non per risolverlo domani mattina, perché sarebbe demagogico proporre una soluzione come questa, ma per affrontare e avviare gradualmente a soluzione questa questione.



PRESIDENTE

Grazie, collega.
Emendamento rubricato n. 61) presentato dai Consiglieri Buquicchio, Ponso e Cerutti: Il paragrafo 2.2.1 "la ridefinizione dei tempi d'attesa" è modificato come segue: 2.2.1 La riduzione dei tempi d'attesa Le azioni da svolgere per la riduzione delle liste d'attesa devono prendere in considerazione molteplici aspetti di carattere organizzativo legislativo e sanitario, anche in ottemperanza a vari provvedimenti definiti a livello nazionale, devono prevedere il contributo alla loro soluzione di diverse figure professionali operanti in ambiti che dovrebbero essere complementari.
Sono già state individuate da tempo le prestazioni oggetto di monitoraggio da parte dell'Amministrazione Regionale ed i relativi standard di riferimento.
Un aspetto cruciale nel governo delle liste d'attesa riguarda l'appropriatezza delle prescrizioni mediche, una delle chiavi di volta nella risoluzione del problema: la non appropriatezza prescrittiva dei medici è sicuramente una delle cause che, generando un eccesso di domanda allunga i tempi d'attesa. All'appropriatezza prescrittiva delle prestazioni conseguirebbe il soddisfacimento, equo ed uniforme, del fabbisogno nelle diverse realtà locali della Regione.
stato di recente approvato a livello nazionale il nuovo Piano nazionale di Governo delle Liste d'Attesa per il triennio 2010-2012, la cui applicazione impegna la Regione Piemonte sia in termini di appropriatezza prescrittiva (rispetto delle classi di priorità di accesso, percorsi diagnostico-terapeutici cardiovascolare ed oncologico), sia in termini di organizzazione complessiva di tutto il sistema delle prenotazioni.
L'accordo siglato impegna la Regione Piemonte al rispetto delle priorità nelle prestazioni al 90% degli utenti, anche attraverso la gestione razionale degli accessi dei cittadini al sistema CUP delle prenotazioni.
in fase di elaborazione il Sovracup web, che permetterà ai cittadini di effettuare le prenotazioni da casa ed è in fase di studio l'implementazione di un CUP unico regionale (finalizzato all'informatizzazione del ciclo prescrizione-prenotazione-referto che consenta la combinazione del sintomo con la classe di priorità da assegnare al paziente) e l'accesso alle prenotazioni attraverso altri canali quali ad esempio le farmacie, gli sportelli bancomat o il contact center (già in uso per il Sovracup della provincia di Torino) in grado di far dialogare rapidamente i cittadini con le ASR attraverso la semplice compilazione di una pagina web dove lasciando i propri dati personali, si viene ricontattati da operatori della propria ASL o del Cali Center- Sovracup nel caso della provincia di Torino.
Il Piano di Governo delle Liste d'Attesa 2010-2012 prevede di "integrare in modo ottimale il complesso dell'offerta pubblica e privata accreditata attraverso l'uso diffuso del sistema CUP" ed in tal senso la commissione regionale a ciò deputata ha proposto l'estensione del CUP aziendale dell'ASL cittadina anche ai centri accreditati, in modo tale da avere un panorama dell'offerta complessiva per le prestazioni ambulatoriali evitando il problema generato dal fenomeno delle multiprenotazioni (pazienti che prenotano per più strutture senza poi disdire), che falsa la percezione reale dei tempi d'attesa e rende meno omogeneo il tempo standard tra strutture pubbliche ed accreditate.
Un'altra innovazione tecnologica da introdurre è il sistema Recali che ricontattando il paziente alcuni giorni prima per ricordargli l'appuntamento ed eventualmente disdirlo, permette di liberare e riassegnare disponibilità che altrimenti andrebbero perdute e contribuisce ad abbattere il fenomeno del drop out (pazienti che "dimenticano" di disdire la prenotazione Ancora, un'innovazione importante riguarda il Contact Center, ovvero il sistema per la richiesta di prenotazioni on-line che si rivolge a tutti i cittadini che desiderano prenotare prestazioni sanitarie erogate dalle strutture aderenti al sistema sovracup in alternativa agli sportelli di prenotazione, ovvero al telefono con cui chiamare il numero verde messo a disposizione dalla Regione Piemonte (in collaborazione con l'ASL T01) questo sistema verrà esteso a tutte le Aziende sanitarie piemontesi.
Inoltre è previsto l'utilizzo di questo applicativo nelle farmacie inizialmente in quelle ubicate in territori meno raggiunti dai tradizionali sistemi di prenotazione, in modo tale da favorirne una maggiore integrazione nella rete complessiva dei servizi ai cittadini e sfruttandone la capillare distribuzione sul territorio regionale; i benefici di questo sistema per i cittadini saranno sostanziali ed eviteranno, soprattutto alle fasce più deboli o anziane della popolazione, la necessità di sobbarcarsi trasferte ed attese inutili. Un aspetto razionalizzazione, da introdurre nel sistema, riguarda la necessità di dividere i percorsi delle prime visite da quelli relativi alle visite di controllo.
Oltre all'implementazione delle reti informatiche sopra descritte tutte le ASL si impegnano a sperimentare l'accesso a tempo zero di tutte le prestazioni ambulatoriali erogate. Anche in questo caso è previsto, entro e non oltre il 31 marzo 2013, un monitoraggio ed una valutazione delle iniziative predisposte dalle singole ASL.
Anche la riduzione dei tempi d'attesa per il trasferimento in un setting riabilitativo appropriato dopo il ricovero ospedaliero potrà realizzarsi con la corretta gestione complessiva del percorso riabilitativo assistenziale e con l'informatizzazione della rete della post-acuzie".
Emendamento rubricato n. 60) presentato dai Consiglieri Buquicchio, Ponso e Cerutti: Il paragrafo 2.2.1 "la ridefinizione dei tempi d'attesa" è modificato come segue: 2.2.1 La riduzione dei tempi d'attesa Le azioni da svolgere per la riduzione delle liste d'attesa devono prendere in considerazione molteplici aspetti di carattere organizzativo legislativo e sanitario, anche in ottemperanza a vari provvedimenti definiti a livello nazionale, devono prevedere il contributo alla loro soluzione di diverse figure professionali operanti in ambiti che dovrebbero essere complementari.
Sono già state individuate da tempo le prestazioni oggetto di monitoraggio da parte dell'Amministrazione Regionale ed i relativi standard di riferimento.
Un aspetto cruciale nel governo delle liste d'attesa riguarda l'appropriatezza delle prescrizioni mediche, una delle chiavi di volta nella risoluzione del problema: la non appropriatezza prescrittiva dei medici è sicuramente una delle cause che, generando un eccesso di domanda allunga i tempi d'attesa. All'appropriatezza prescrittiva delle prestazioni conseguirebbe il soddisfacimento, equo ed uniforme, del fabbisogno nelle diverse realtà locali della Regione.
stato di recente approvato a livello nazionale il nuovo Piano nazionale di Governo delle Liste d'Attesa per il triennio 2010-2012, la cui applicazione impegna la Regione Piemonte sia in termini di appropriatezza prescrittiva (rispetto delle classi di priorità di accesso, percorsi diagnostico-terapeutici cardiovascolare ed oncologico), sia in termini di organizzazione complessiva di tutto il sistema delle prenotazioni.
L'accordo siglato impegna la Regione Piemonte al rispetto delle priorità nelle prestazioni al 90% degli utenti, anche attraverso la gestione razionale degli accessi dei cittadini al sistema CUP delle prenotazioni.
in fase di elaborazione il Sovracup web, che permetterà ai cittadini di effettuare le prenotazioni da casa ed è in fase di studio l'implementazione di un CUP unico regionale (finalizzato all'informatizzazione del ciclo prescrizione-prenotazione-referto che consenta la combinazione del sintomo con la classe di priorità da assegnare al paziente) e l'accesso alle prenotazioni attraverso altri canali quali ad esempio le farmacie, gli sportelli bancomat o il contact center (già in uso per il Sovracup della provincia di Torino) in grado di far dialogare rapidamente i cittadini con le ASR attraverso la semplice compilazione di una pagina web dove lasciando i propri dati personali, si viene ricontattati da operatori della propria ASL o del Cali Center- Sovracup nel caso della provincia di Torino.
Il Piano di Governo delle Liste d'Attesa 2010-2012 prevede di "integrare in modo ottimale il complesso dell'offerta pubblica e privata accreditata attraverso l'uso diffuso del sistema CUP" ed in tal senso la commissione regionale a ciò deputata ha proposto l'estensione del CUP aziendale dell'ASL cittadina anche ai centri accreditati, in modo tale da avere un panorama dell'offerta complessiva per le prestazioni ambulatoriali evitando il problema generato dal fenomeno delle multiprenotazioni (pazienti che prenotano per più strutture senza poi disdire), che falsa la percezione reale dei tempi d'attesa e rende meno omogeneo il tempo standard tra strutture pubbliche ed accreditate.
Un'altra innovazione tecnologica da introdurre è il sistema Recali che ricontattando il paziente alcuni giorni prima per ricordargli l'appuntamento ed eventualmente disdirlo, permette di liberare e riassegnare disponibilità che altrimenti andrebbero perdute e contribuisce ad abbattere il fenomeno del drop out (pazienti che "dimenticano" di disdire la prenotazione Ancora, un'innovazione importante riguarda il Contact Center, ovvero il sistema per la richiesta di prenotazioni on-line che si rivolge a tutti i cittadini che desiderano prenotare prestazioni sanitarie erogate dalle strutture aderenti al sistema sovracup in alternativa agli sportelli di prenotazione, ovvero al telefono con cui chiamare il numero verde messo a disposizione dalla Regione Piemonte (in collaborazione con l'ASL T01) questo sistema verrà esteso a tutte le Aziende sanitarie piemontesi.
Inoltre è previsto l'utilizzo di questo applicativo nelle farmacie inizialmente in quelle ubicate in territori meno raggiunti dai tradizionali sistemi di prenotazione, in modo tale da favorirne una maggiore integrazione nella rete complessiva dei servizi ai cittadini e sfruttandone la capillare distribuzione sul territorio regionale; i benefici di questo sistema per i cittadini saranno sostanziali ed eviteranno, soprattutto alle fasce più deboli o anziane della popolazione, la necessità di sobbarcarsi trasferte ed attese inutili. Un aspetto razionalizzazione, da introdurre nel sistema, riguarda la necessità di dividere i percorsi delle prime visite da quelli relativi alle visite di controllo.
Oltre all'implementazione delle reti informatiche sopra descritte tutte le ASL si impegnano a sperimentare l'accesso a tempo zero di tutte le prestazioni ambulatoriali erogate. Anche la riduzione dei tempi d'attesa per il trasferimento in un setting riabilitativo appropriato dopo il ricovero ospedaliero potrà realizzarsi con la corretta gestione complessiva del percorso riabilitativo-assistenziale e con l'informatizzazione della rete della post-acuzie. Anche in questo caso è previsto, entro e non oltre il 31 marzo 2013, un monitoraggio ed una valutazione delle iniziative predisposte dalle singole ASL effettuando un benchmarking fra tutte le Aziende del territorio".
Ha chiesto la parola il Consigliere Buquicchio per l'illustrazione degli emendamenti rubricati n. 60) e 61); ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Ci troviamo di fronte agli ultimi emendamenti che riguardano il paragrafo 2.2.1. Sinora abbiamo parlato della possibilità e della volontà della richiesta emendativa sul capitolo della riduzione dei tempi di attesa, quindi è inutile ripetere quanto detto precedentemente.
Con questo emendamento chiedo di inserire, nel penultimo paragrafo "anche in questo caso è previsto, entro e non oltre il 31 marzo 2013, un monitoraggio ed una valutazione delle iniziative predisposte dalle singole ASL".
Questo attiene alla volontà emendativa, sinora delineata, di fissare dei paletti un po' più concreti, sia in termini di monitoraggio e valutazione sia in termini di scadenze temporali.
Con l'emendamento 60), invece, chiediamo di inserire nell'ultimo capoverso - quindi è un emendamento aggiuntivo - "anche in questo caso è previsto entro e non oltre il 31 marzo 2013, un monitoraggio e una valutazione predisposte dalle singole ASL, effettuando un benchmarking fra tutte le Aziende del territorio".
Riteniamo che l'argomento debba essere preso in seria considerare dall'attuale Governo e dall'attuale amministrazione, essendo una delle maggiori lagnanze da parte dell'utenza, quindi dei pazienti, ossia la lungaggine dei tempi di prenotazione.
Con il modello di attesa a tempo zero si può, salvo un primo periodo di avvio e di handicap, richiedendo la semplice impegnativa da parte del medico di medicina generale e il pagamento relativo del ticket, accendere ai servizi ambulatoriali delle specialità prima elencate.
Dei due, il 61) o il 60).
Presidente, ho impiegato solo tre minuti.
Grazie.



PRESIDENTE

La ringrazio, collega.
Ha chiesto la parola il Consigliere Segretario Ponso, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



PONSO Tullio

Grazie, Presidente, cercherò anch'io di essere celere.
Ho sottoscritto questi emendamenti, che ha illustrato il mio Capogruppo, perché li ritengo essenziali per un buon sviluppo del Servizio Sanitario nel nostro territorio.
Puntiamo fortemente sulla ridefinizione dei tempi d'attesa, non soltanto sulla carta, ma con fatti concreti, quindi con scadenze temporali ed un monitoraggio.
Ritengo che questi emendamenti siano sicuramente importanti e debbano essere recepiti dalla Giunta e dal Consiglio regionale.
Molte volte i nostri concittadini ci tacciano di essere dei giocolieri di parole: questo è un atto concreto per dimostrare che la politica, quando vuole, i fatti li affronta e li risolve.
Ripeto: è importante operare una temporizzazione dei tempi d'attesa ed un monitoraggio, per un'Amministrazione che vuole fare della nuova legge sanitaria un fiore all'occhiello del territorio piemontese.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Ponso.
Emendamento rubricato n. 97) presentato dai Consiglieri Buquicchio e Ponso: Il paragrafo 2.3 "La sostenibilità del sistema, le risorse finanziarie ed i costi standard è modificato come segue: 2.3 La sostenibilità del sistema, le risorse finanziarie ed i costi standard Il trend relativo all'incremento della spesa sanitaria nelle società avanzate e la profonda disparità non solo nell'outcome sanitario, ma anche nella distribuzione e nell'utilizzo delle risorse obbligano il sistema a prendere in considerazione l'introduzione dei costi standard come fattore per una maggiore efficacia, efficienza, trasparenza ed economicità del sistema, che difficilmente potrà reggere ad ulteriori crescite.
Il costo standard, obbliga, infatti, a confrontare le singole realtà incentivando al miglioramento e, per avere successo, dovrà avere uno sviluppo in grado di coinvolgere tutti gli operatori del settore sia nella fase di rilevazione dei dati necessari alla realizzazione delle banche dati sia, soprattutto, nel momento della valutazione, in modo tale da coinvolgere tutte le conoscenze acquisite, evitando di creare delle diseconomie.
La definizione dei costi standard e le attività di benchmarking, devono così dare attuazione al principio di trasparenza organizzativa, sviluppando un sistema tramite il quale, se si effettua una spesa, è perché questa risponde ad un miglioramento del servizio erogato. Tale obiettivo presuppone un alto livello d'interdisciplinarietà, dove il costo standard non deve rappresentare un valore numerico, ma un riferimento la cui comprensione e chiarezza deve essere percepita e chiarita anche dal potenziale paziente.
In quest'ottica il costo standard diventa la naturale maturazione di un processo che, partendo dal concetto che tutti hanno diritto alla salute arriva al concetto che tale obiettivo non deve permettere sprechi o abusi ma deve diventare lo stimolo per raggiungere appropriatezza ed efficienza.
Il Servizio Sanitario del Paese si basa, infatti, su un principio irrinunciabile: la Costituzione sancisce, all'articolo 32, "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e come interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti". La modifica al Titolo V della Costituzione valorizza inoltre le autonomie locali e pone in capo alla legislazione concorrente fra Stato e Regioni la tutela della salute individuando la necessaria uniformità dei LEA (Livelli Essenziali d'Assistenza), mentre affida agli Enti Locali la competenza e la responsabilità del governo e della determinazione autonoma del settore socio assistenziale.
La Regione Piemonte, in conformità all'impianto legislativo, intende procedere all'organizzazione delle proprie risorse con un'ottica di sistema, che ottimizzi l'efficacia, migliorando la qualità dei servizi.
Questo impegno è reso ancor più necessario ed inderogabile alla luce della Legge Delega del 5 maggio 2009 n. 42 (Delega al Governo in materia di Federalismo Fiscale, in attuazione dell'art. 119 della Costituzione) e del successivo Decreto legislativo 6 maggio 2011, n. 68 (Disposizioni in materia di autonomia di entrata delle regioni a statuto ordinario e delle province, nonché di determinazione dei costi e dei fabbisogni standard nel settore sanitario). Il compito che attende il governo regionale è quello di determinare un radicale cambiamento del criterio d'utilizzo delle risorse allocate per la "Spesa Sanitaria", dal costo storico al costo standard preservando i fabbisogni dei cittadini.
La Sanità è il primo vero banco di prova del federalismo fiscale e d'applicazione dei LEA. L'introduzione del costo standard dovrà tendere al superamento delle differenze oggi esistenti tra le diverse Regioni e tra le ASR, evitando sprechi e rendendo uniformi le erogazioni dei LEA.
L'esperienza registrata in questi ultimi anni ha dimostrato che le Regioni che più spendono non necessariamente sono risultate più efficienti ed appropriate nell'erogazione dell'assistenza sanitaria.
Con la nuova normativa, i trasferimenti statali vengono cancellati e, al loro posto, secondo le prime indicazioni, le Regioni godranno di un mix di tributi propri e di compartecipazioni, per finanziare il 100% dei livelli essenziali delle prestazioni a costi standard.
Il passaggio dalla spesa storica ai costi standard cui fare riferimento per il finanziamento dei servizi di base erogati dalle Regioni prevede l'individuazione di indicatori condivisi tra Regioni e Governo, per la misurazione e trasparenza delle prestazioni conseguite non solo a livello regionale ma anche a livello locale. La riforma ha effetti anche in ambito infra-regionale, imponendo le stesse condizioni di misurazione alle singole Aziende Sanitarie Locali (ASL) e alle Aziende Ospedaliere (AO/AOU) promuovendo e rinforzando di fatto un'attività costante di valutazione e di benchmarking al loro interno.
Il ritardo con cui la sanità, all'estero come in Italia, acquisisce e riordina i dati disponibili, ha obbligato a prevedere uno specifico progetto, sulla necessità di individuare una soluzione metodologica affidabile e nel contempo pervenire tempestivamente a disporre di dati da fornire ai decision maker, tali da permettere un'azione di benchmarking tramite l'applicazione dei costi standard. Non è economicamente e razionalmente sostenibile pagare lo stesso servizio o la stessa prestazione in modo profondamente diverso in realtà sostanzialmente simili.
Le difficoltà d'analisi socio economiche sono, in prima istanza riconducibili ai seguenti aspetti: differenziazione della tipologia produttiva/erogativa. La Sanità opera in condizioni differenti ad altri settori industriali poiché, per quanto si possa teorizzare una catena produttiva ospedaliera, la sua trasposizione nella realtà finirà con l'essere influenzata dalle caratteristiche eterogenee dei servizi erogati, la cui complessità non è definibile a priori.
La produzione viene gestita da personale altamente qualificato sotto il profilo sanitario, ma con scarsa attenzione al reporting. La discrasia tra il servizio erogato e la messa a sistema delle informazioni economico gestionali determina inefficienza (l'attività effettuata e non rendicontata genera solo costi e non produzione) e incapacità di avere tempestivamente le informazioni necessarie al governo.
La non omogeneità delle strutture. Dovendosi adattare alle caratteristiche del luogo e della popolazione in cui si opera, la sanità ha sviluppato soluzioni profondamente diverse da zona a zona.
Carenza di una cultura diffusa di tipo economico sanitaria fra gli operatori del settore. Il rapporto, spesso esaustivo, medico-paziente ha sovente portato ad escludere l'interesse di altre discipline a ricercare soluzioni efficaci in sanità.
Le dimensioni raggiunte in questi ultimi anni dalla sanità hanno per obbligato a procedere a rilevazioni maggiormente accurate, che, non potendo avvalersi di una cultura consolidata nel settore, si sono tramutate in una confusa programmazione dettata dal contingente. Si sono così effettuate un'infinità di rilevazioni e creati una moltitudine di indicatori, ma senza una visione completa del sistema. Le esigenze contingenti hanno, infatti portato a rilevare dati e informazioni.
Per superare questa situazione si è reso necessario: definire gli ambiti d'applicazione dei costi standard sia a livello territoriale che ospedaliero cogliere le dinamiche del settore (obiettivo indiretto) in modo da indirizzare le risorse disponibili in modo efficace, permettendo così di raggiungere il risultato in tempi ragionevoli individuare i soggetti cointeressati alla rilevazione creando opportunità di brainstorming, essendo la sanità un settore caratterizzato da un alto livello d'interdisciplinarietà, per un'elaborazione di costi standard corretti, coerenti ed applicabili definire un rigoroso metodo scientifico con il quale procedere alla rilevazione sottoporre i dati esaminati ad un'azione di monitoraggio e verifica.
Si sono esaminate le banche dati attualmente disponibili, al fine di poter aggregare voci di costo o di produzione, verificando che queste dispongano di un sufficiente riscontro indipendentemente dalla fonte dati scelta.
Criteri d'aggregazione dei dati La necessità di rendere confrontabili realtà tra loro difformi, se non talvolta addirittura peculiari, secondo un metro unitario può essere perseguita mantenendo uno schema fisso di rilevazione da adeguare alle specifiche rilevazioni. Riprendendo la classica suddivisione proposta a livello ministeriale si è proceduto ad aggregare i dati in funzione della prevenzione del territorio dell'ospedale.
I costi standard devono quindi rappresentare il risultato di un'attività di benchmarking di unità organizzative simili, in particolare per quanto attiene il territorio, prevedendo: l'osservazione della variabilità nel costo unitario (per utente o per unità di output) la spiegazione della variabilità mediante relazioni causali fra variabili (con varie metodologie da semplici a complesse).
In un contesto che si caratterizza per l'insufficienza di risorse finanziarie da destinare al sistema socio sanitario, così come è attualmente configurato, e per l'incremento, anche qualitativo, della domanda di prestazioni, nella necessità di assicurare i LEA, diventano essenziali interventi strutturali di riorganizzazione dell'intero sistema sanitario regionale.
Dall'attuazione degli interventi di riorganizzazione strutturale successivamente delineati, ma che possono essere sintetizzati in due grandi tipologie, ovvero quelli relativi alla razionalizzazione della rete ospedaliera e quelli relativi alla gestione centralizzata di alcune funzioni di supporto tecnico-amministrativo, potrebbero derivare significative economie. Tali economie saranno indirizzate verso due principali settori, in grado di rispondere in maniera appropriata alle necessità assistenziali della popolazione piemontese, sempre più spesso affetta da malattie cronico-degenerative dovute all'invecchiamento, ovvero il settore delle cure primarie e quello relativo ai servizi dell'area socio sanitaria integrata".
Emendamento rubricato n. 96) presentato dai Consiglieri Buquicchio, Ponso Reschigna: Il paragrafo 2.3 "La sostenibilità del sistema, le risorse finanziarie ed i costi standard " è modificato come segue: 2.3 La sostenibilità del sistema, le risorse finanziarie ed i costi standard Il trend relativo all'incremento della spesa sanitaria nelle società avanzate e la profonda disparità non solo nell'outcome sanitario, ma anche nella distribuzione e nell'utilizzo delle risorse obbligano il sistema a prendere in considerazione l'introduzione dei costi standard come fattore razionalizzante il sistema, che difficilmente potrà reggere ad ulteriori crescite.
Il costo standard, che per un efficace utilizzo deve tenere in debuita considerazione lo stato di conservazione della dotazione dei beni immobili appartenenti alle singole aziende, obbliga, infatti, a confrontare le singole realtà incentivando al miglioramento e, per avere successo, dovrà avere uno sviluppo in grado di coinvolgere tutti gli operatori del settore sia nella fase di rilevazione dei dati necessari alla realizzazione delle banche dati sia, soprattutto, nel momento della valutazione, in modo tale da coinvolgere tutte le conoscenze acquisite, evitando di creare delle diseconomie.
La definizione dei costi standard e le attività di benchmarking devono così dare attuazione al principio di trasparenza organizzativa, sviluppando un sistema tramite il quale, se si effettua una spesa, è perché questa risponde ad un miglioramento del servizio erogato. Tale obiettivo presuppone un alto livello d'interdisciplinarietà, dove il costo standard non deve rappresentare un valore numerico, ma un riferimento la cui comprensione e chiarezza deve essere percepita e chiarita anche dal potenziale paziente.
In quest'ottica il costo standard diventa la naturale maturazione di un processo che, partendo dal concetto che tutti hanno diritto alla salute arriva al concetto che tale obiettivo non deve permettere sprechi o abusi ma deve diventare lo stimolo per raggiungere appropriatezza ed efficienza.
Il Servizio Sanitario del Paese si basa, infatti, su un principio irrinunciabile: la Costituzione sancisce, all'articolo 32, "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e come interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti". La modifica al Titolo V della Costituzione valorizza inoltre le autonomie locali e pone in capo alla legislazione concorrente fra Stato e Regioni la tutela della salute individuando la necessaria uniformità dei LEA (Livelli Essenziali d'Assistenza), mentre affida agli Enti Locali la competenza e la responsabilità del governo e della determinazione autonoma del settore socio assistenziale.
La Regione Piemonte, in conformità all'impianto legislativo, intende procedere all'organizzazione delle proprie risorse con un'ottica di sistema, che ottimizzi l'efficacia migliorando la qualità dei servizi.
Questo impegno è reso ancor più necessario ed inderogabile alla luce della Legge Delega del 5 maggio 2009 n. 42 (Delega al Governo in materia di Federalismo Fiscale, in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione) e del successivo Decreto legislativo 6 maggio 2011, n. 68 (Disposizioni in materia di autonomia di entrata delle regioni a statuto ordinario e delle province, nonché di determinazione dei costi e dei fabbisogni standard nel settore sanitario). Il compito che attende il governo regionale è quello di determinare un radicale cambiamento del criterio d'utilizzo delle risorse allocate per la "Spesa Sanitaria", dal costo storico al costo standard preservando i fabbisogni dei cittadini.
La Sanità è il primo vero banco di prova del federalismo fiscale e d'applicazione dei LEA. L'introduzione del costo standard dovrà tendere al superamento delle differenze oggi esistenti tra le diverse Regioni e tra le ASR, evitando sprechi e rendendo uniformi le erogazioni dei LEA.
L'esperienza registrata in questi ultimi anni ha dimostrato che le Regioni che più spendono non necessariamente sono risultate più efficienti ed appropriate nell'erogazione dell'assistenza sanitaria.
Con la nuova normativa, i trasferimenti statali vengono cancellati e, al loro posto, secondo le prime indicazioni, le Regioni godranno di un mix di tributi propri e di compartecipazioni, per finanziare il 100% dei livelli essenziali delle prestazioni a costi standard. Il passaggio dalla spesa storica ai costi standard cui fare riferimento per il finanziamento dei servizi di base erogati dalle Regioni prevede l'individuazione di indicatori condivisi tra Regioni e Governo, per la misurazione e trasparenza delle prestazioni conseguite non solo a livello regionale ma anche a livello locale. La riforma ha effetti anche in ambito infraregionale, imponendo le stesse condizioni di misurazione alle singole Aziende Sanitarie Locali (ASL) e alle Aziende Ospedaliere (AO/AOU) promuovendo e rinforzando di fatto un'attività costante di valutazione e di benchmarking al loro interno.
Il ritardo con cui la sanità, all'estero come in Italia, acquisisce e riordina i dati disponibili, ha obbligato a prevedere uno specifico progetto sulla necessità di individuare una soluzione metodologica affidabile e nel contempo pervenire tempestivamente a disporre di dati da fornire ai decision maker, tali da permettere un'azione di benchmarking tramite l'applicazione dei costi standard. Non è economicamente e razionalmente sostenibile pagare lo stesso servizio o la stessa prestazione in modo profondamente diverso in realtà sostanzialmente simili.
Le difficoltà d'analisi socio economiche sono, in prima istanza riconducibili ai seguenti aspetti: 1) differenziazione della tipologia produttiva/erogativa. La Sanità opera in condizioni differenti ad altri settori industriali poiché, per quanto si possa teorizzare una catena produttiva ospedaliera, la sua trasposizione nella realtà finirà con l'essere influenzata dalle caratteristiche eterogenee dei servizi erogati, la cui complessità non è definibile a priori.
2) La produzione viene gestita da personale altamente qualificato sotto il profilo sanitario, ma con scarsa attenzione al reporting. La discrasia tra il servizio erogato e la messa a sistema delle informazioni economico gestionali determina inefficienza (l'attività effettuata e non rendicontata genera solo costi e non produzione) e incapacità di avere tempestivamente le informazioni necessarie al governo.
3) La non omogeneità delle strutture. Dovendosi adattare alle caratteristiche del luogo e della popolazione in cui si opera, la sanità ha sviluppato soluzioni profondamente diverse da zona a zona.
4) Carenza di una cultura diffusa di tipo economico sanitaria fra gli operatori del settore. Il rapporto, spesso esaustivo, medico-paziente ha sovente portato ad escludere l'interesse di altre discipline a ricercare soluzioni efficaci in sanità.
Le dimensioni raggiunte in questi ultimi anni dalla sanità hanno per obbligato a procedere a rilevazioni maggiormente accurate, che, non potendo avvalersi di una cultura consolidata nel settore, si sono tramutate in una confusa programmazione dettata dal contingente. Si sono così effettuate un'infinità di rilevazioni e creati una moltitudine di indicatori, ma senza una visione completa del sistema. Le esigenze contingenti hanno, infatti portato a rilevare dati e informazioni.
Per superare questa situazione si è reso necessario: 1) definire gli ambiti d'applicazione dei costi standard sia a livello territoriale che ospedaliero 2) cogliere le dinamiche del settore (obiettivo indiretto) in modo da indirizzare le risorse disponibili in modo efficace, permettendo così di raggiungere il risultato in tempi ragionevoli 3) individuare i soggetti cointeressati alla rilevazione creando opportunità di brainstorming, essendo la sanità un settore caratterizzato da un alto livello d'interdisciplinarietà, per un'elaborazione di costi standard corretti, coerenti ed applicabili 4) definire un rigoroso metodo scientifico con il quale procedere alla rilevazione; 5) sottoporre i dati esaminati ad un'azione di monitoraggio e verifica.
Si sono esaminate le banche dati attualmente disponibili, al fine di poter aggregare voci di costo o di produzione, verificando che queste dispongano di un sufficiente riscontro indipendentemente dalla fonte dati scelta.
Criteri d'aggregazione dei dati La necessità di rendere confrontabili realtà tra loro difformi, se non talvolta addirittura peculiari, secondo un metro unitario può essere perseguita mantenendo uno schema fisso di rilevazione da adeguare alle specifiche rilevazioni. Riprendendo la classica suddivisione proposta a livello ministeriale si è proceduto ad aggregare i dati in funzione della prevenzione del territorio dell'ospedale.
I costi standard devono quindi rappresentare il risultato di un'attività di benchmarking di unità organizzative simili, in particolare per quanto attiene il territorio, prevedendo: osservazione della variabilità nel costo unitario (per utente o per unità dí output) la spiegazione della variabilità mediante relazioni causali fra variabili (con varie metodologie da semplici a complesse).
In un contesto che si caratterizza per l'insufficienza di risorse finanziarie da destinare al sistema socio sanitario, così come è attualmente configurato, e per l'incremento, anche qualitativo, della domanda di prestazioni, nella necessità di assicurare i LEA, diventano essenziali interventi strutturali di riorganizzazione dell'intero sistema sanitario regionale.
Dall'attuazione degli interventi di riorganizzazione strutturale successivamente delineati, ma che possono essere sintetizzati in due grandi tipologie, ovvero quelli relativi alla razionalizzazione della rete ospedaliera e quelli relativi alla gestione centralizzata di alcune funzioni di supporto tecnico-amministrativo, potrebbero derivare significative economie. Tali economie saranno indirizzate verso due principali settori, in grado di rispondere in maniera appropriata alle necessità assistenziali della popolazione piemontese, sempre più spesso affetta da malattie cronico-degenerative dovute all'invecchiamento, ovvero il settore delle cure primarie e quello relativo ai servizi dell'area socio sanitaria integrata.
Emendamento rubricato n. 95) presentato dai Consiglieri Buquicchio, Ponso: Il paragrafo 2.3 "La sostenibilità del sistema, le risorse finanziarie ed i costi standard " è modificato come segue: 2.3 La sostenibilità del sistema, le risorse finanziarie ed i costi standard Il trend relativo all'incremento della spesa sanitaria nelle società avanzate e la profonda disparità non solo nell'outcome sanitario, ma anche nella distribuzione e nell'utilizzo delle risorse obbligano il sistema a prendere in considerazione l'introduzione dei costi standard come fattore razionalizzante il sistema, che difficilmente potrà reggere ad ulteriori crescite. Il costo standard, obbliga, infatti, a confrontare le singole realtà incentivando al miglioramento e, per avere successo, dovrà avere uno sviluppo in grado di coinvolgere tutti gli operatori del settore sia nella fase di rilevazione dei dati necessari alla realizzazione delle banche dati sia, soprattutto, nel momento della valutazione, in modo tale da coinvolgere tutte le conoscenze acquisite, evitando di creare delle diseconomie.
La definizione dei costi standard e le attività di benchmarking, attraverso anche l'individuazione di tempi certi per il monitoraggio e la valutazione devono così dare attuazione al principio di trasparenza organizzativa sviluppando un sistema tramite il quale, se si effettua una spesa, è perch questa risponde ad un miglioramento del servizio erogato. Tale obiettivo presuppone un alto livello d'interdisciplinarietà, dove il costo standard non deve rappresentare un valore numerico, ma un riferimento la cui comprensione e chiarezza deve essere percepita e chiarita anche dal potenziale paziente. In quest'ottica il costo standard diventa la naturale maturazione di un processo che, partendo dal concetto che tutti hanno diritto alla salute, arriva al concetto che tale obiettivo non deve permettere sprechi o abusi, ma deve diventare lo stimolo per raggiungere appropriatezza ed efficienza.
Il Servizio Sanitario del Paese si basa, infatti, su un principio irrinunciabile: la Costituzione sancisce, all'articolo 32, "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e come interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti". La modifica al Titolo V della Costituzione valorizza inoltre le autonomie locali e pone in capo alla legislazione concorrente fra Stato e Regioni la tutela della salute individuando la necessaria uniformità dei LEA (Livelli Essenziali d'Assistenza), mentre affida agli Enti Locali la competenza e la responsabilità del governo e della determinazione autonoma del settore socio assistenziale.
La Regione Piemonte, in conformità all'impianto legislativo, intende procedere all'organizzazione delle proprie risorse con un'ottica di sistema, che ottimizzi l'efficacia migliorando la qualità dei servizi.
Questo impegno è reso ancor più necessario ed inderogabile alla luce della Legge Delega del 5 maggio 2009 n. 42 (Delega al Governo in materia di Federalismo Fiscale, in attuazione dell'art. 119 della Costituzione) e del successivo Decreto legislativo 6 maggio 2011, n. 68 (Disposizioni in materia di autonomia di entrata delle regioni a statuto ordinario e delle province, nonché di determinazione dei costi e dei fabbisogni standard nel settore sanitario). Il compito che attende il governo regionale è quello di determinare un radicale cambiamento del criterio d'utilizzo delle risorse allocate per la "Spesa Sanitaria", dal costo storico al costo standard preservando i fabbisogni dei cittadini.
La Sanità è il primo vero banco di prova del federalismo fiscale e d'applicazione dei LEA. L'introduzione del costo standard dovrà tendere al superamento delle differenze oggi esistenti tra le diverse Regioni e tra le ASR, evitando sprechi e rendendo uniformi le erogazioni dei LEA.
L'esperienza registrata in questi ultimi anni ha dimostrato che le Regioni che più spendono non necessariamente sono risultate più efficienti ed appropriate nell'erogazione dell'assistenza sanitaria.
Con la nuova normativa, i trasferimenti statali vengono cancellati e, al loro posto, secondo le prime indicazioni, le Regioni godranno di un mix di tributi propri e di compartecipazioni, per finanziare il 100% dei livelli essenziali delle prestazioni a costi standard. Il passaggio dalla spesa storica ai costi standard cui fare riferimento per il finanziamento dei servizi di base erogati dalle Regioni prevede l'individuazione di indicatori condivisi tra Regioni e Governo, per la misurazione e trasparenza delle prestazioni conseguite non solo a livello regionale ma anche a livello locale. La riforma ha effetti anche in ambito infraregionale, imponendo le stesse condizioni di misurazione alle singole Aziende Sanitarie Locali (ASL) e alle Aziende Ospedaliere (AO/AOU) promuovendo e rinforzando di fatto un'attività costante di valutazione e di benchmarking al loro interno.
Il ritardo con cui la sanità, all'estero come in Italia, acquisisce e riordina i dati disponibili, ha obbligato a prevedere uno specifico progetto sulla necessità di individuare una soluzione metodologica affidabile e nel contempo pervenire tempestivamente a disporre di dati da fornire ai decision maker, tali da permettere un'azione di benchmarking tramite l'applicazione dei costi standard. Non è economicamente e razionalmente sostenibile pagare lo stesso servizio o la stessa prestazione in modo profondamente diverso in realtà sostanzialmente simili.
Le difficoltà d'analisi socio economiche sono, in prima istanza riconducibili ai seguenti aspetti: 1) differenziazione della tipologia produttiva/erogativa. La Sanità opera in condizioni differenti ad altri settori industriali poiché, per quanto si possa teorizzare una catena produttiva ospedaliera, la sua trasposizione nella realtà finirà con l'essere influenzata dalle caratteristiche eterogenee dei servizi erogati, la cui complessità non è definibile a priori.
2) La produzione viene gestita da personale altamente qualificato sotto il profilo sanitario, ma con scarsa attenzione al reporting. La discrasia tra il servizio erogato e la messa a sistema delle informazioni economico gestionali determina inefficienza (l'attività effettuata e non rendicontata genera solo costi e non produzione) e incapacità di avere tempestivamente le informazioni necessarie al governo.
3) La non omogeneità delle strutture. Dovendosi adattare alle caratteristiche del luogo e della popolazione in cui si opera, la sanità ha sviluppato soluzioni profondamente diverse da zona a zona.
4) Carenza di una cultura diffusa di tipo economico sanitaria fra gli operatori del settore. Il rapporto, spesso esaustivo, medico-paziente ha sovente portato ad escludere l'interesse di altre discipline a ricercare soluzioni efficaci in sanità.
Le dimensioni raggiunte in questi ultimi anni dalla sanità hanno per obbligato a procedere a rilevazioni maggiormente accurate, che, non potendo avvalersi di una cultura consolidata nel settore, si sono tramutate in una confusa programmazione dettata dal contingente. Si sono così effettuate un'infinità di rilevazioni e creati una moltitudine di indicatori, ma senza una visione completa del sistema. Le esigenze contingenti hanno, infatti portato a rilevare dati e informazioni.
Per superare questa situazione si è reso necessario: 1) definire gli ambiti d'applicazione dei costi standard sia a livello territoriale che ospedaliero 2) cogliere le dinamiche del settore (obiettivo indiretto) in modo da indirizzare le risorse disponibili in modo efficace, permettendo così di raggiungere il risultato in tempi ragionevoli 3) individuare i soggetti cointeressati alla rilevazione creando opportunità di brainstorming, essendo la sanità un settore caratterizzato da un alto livello d'interdisciplinarietà, per un'elaborazione di costi standard corretti, coerenti ed applicabili 4) definire un rigoroso metodo scientifico con il quale procedere alla rilevazione 5) sottoporre i dati esaminati ad un'azione di monitoraggio e verifica.
Si sono esaminate le banche dati attualmente disponibili, al fine di poter aggregare voci di costo o di produzione, verificando che queste dispongano di un sufficiente riscontro indipendentemente dalla fonte dati scelta.
Criteri d'aggregazione dei dati La necessità di rendere confrontabili realtà tra loro difformi, se non talvolta addirittura peculiari, secondo un metro unitario può essere perseguita mantenendo uno schema fisso di rilevazione da adeguare alle specifiche rilevazioni. Riprendendo la classica suddivisione proposta a livello ministeriale si è proceduto ad aggregare i dati in funzione della prevenzione del territorio dell'ospedale.
I costi standard devono quindi rappresentare il risultato di un'attività di benchmarking di unità organizzative simili, in particolare per quanto attiene il territorio, prevedendo: osservazione della variabilità nel costo unitario (per utente o per unità dí output) la spiegazione della variabilità mediante relazioni causali fra variabili (con varie metodologie da semplici a complesse).
In un contesto che si caratterizza per l'insufficienza di risorse finanziarie da destinare al sistema socio sanitario, così come è attualmente configurato, e per l'incremento, anche qualitativo, della domanda di prestazioni, nella necessità di assicurare i LEA, diventano essenziali interventi strutturali di riorganizzazione dell'intero sistema sanitario regionale.
Dall'attuazione degli interventi di riorganizzazione strutturale successivamente delineati, ma che possono essere sintetizzati in due grandi tipologie, ovvero quelli relativi alla razionalizzazione della rete ospedaliera e quelli relativi alla gestione centralizzata di alcune funzioni di supporto tecnico-amministrativo, potrebbero derivare significative economie. Tali economie saranno indirizzate verso due principali settori, in grado di rispondere in maniera appropriata alle necessità assistenziali della popolazione piemontese, sempre più spesso affetta da malattie cronico-degenerative dovute all'invecchiamento, ovvero il settore delle cure primarie e quello relativo ai servizi dell'area socio sanitaria integrata.
Emendamento rubricato n. 94) presentato dai Consiglieri Buquicchio, Ponso: Il paragrafo 2.3 "La sostenibilità del sistema, le risorse finanziarie ed i costi standard" è modificato come segue: 2.3 La sostenibilità del sistema, le risorse finanziarie ed i costi standard Il trend relativo all'incremento della spesa sanitaria nelle società avanzate e la profonda disparità non solo nell'outcome sanitario, ma anche nella distribuzione e nell'utilizzo delle risorse obbligano il sistema a prendere in considerazione l'introduzione dei costi standard come fattore razionalizzante il sistema, che difficilmente potrà reggere ad ulteriori crescite. Il costo standard, obbliga, infatti, a confrontare le singole realtà incentivando al miglioramento e, per avere successo, dovrà avere uno sviluppo in grado di coinvolgere tutti gli operatori del settore sia nella fase di rilevazione dei dati necessari alla realizzazione delle banche dati sia, soprattutto, nel momento della valutazione, in modo tale da coinvolgere tutte le conoscenze acquisite, evitando di creare delle diseconomie.
La definizione dei costi standard e le attività di benchmarking, devono così dare attuazione al principio di trasparenza organizzativa, sviluppando un sistema tramite il quale, se si effettua una spesa, è perché questa risponde ad un miglioramento del servizio erogato. Tale obiettivo presuppone un alto livello d'interdisciplinarietà, dove il costo standard non deve rappresentare un valore numerico, ma un riferimento la cui comprensione e chiarezza deve essere percepita e chiarita anche dal potenziale paziente.
In quest'ottica il costo standard diventa la naturale maturazione di un processo che, partendo dal concetto che tutti hanno diritto alla salute arriva al concetto che tale obiettivo non deve permettere sprechi o abusi ma deve diventare lo stimolo per raggiungere appropriatezza ed efficienza.
Entro il 31 marzo 2012 l'Assessorato alla Sanità provvederà ad una prima valutazione dell'introduzione del sistema del costo standard.
La Regione Piemonte, in conformità all'impianto legislativo, intende procedere all'organizzazione delle proprie risorse con un'ottica di sistema, che ottimizzi l'efficacia migliorando la qualità dei servizi.
Questo impegno è reso ancor più necessario ed inderogabile alla luce della Legge Delega del 5 maggio 2009 n. 42 (Delega al Governo in materia di Federalismo Fiscale, in attuazione dell'art. 119 della Costituzione) e del successivo Decreto legislativo 6 maggio 2011, n. 68 (Disposizioni in materia di autonomia di entrata delle regioni a statuto ordinario e delle province, nonché di determinazione dei costi e dei fabbisogni standard nel settore sanitario). Il compito che attende il governo regionale è quello di determinare un radicale cambiamento del criterio d'utilizzo delle risorse allocate per la "Spesa Sanitaria", dal costo storico al costo standard preservando i fabbisogni dei cittadini.
La Sanità è il primo vero banco di prova del federalismo fiscale e d'applicazione dei LEA. L'introduzione del costo standard dovrà tendere al superamento delle differenze oggi esistenti tra le diverse Regioni e tra le ASR, evitando sprechi e rendendo uniformi le erogazioni dei LEA.
L'esperienza registrata in questi ultimi anni ha dimostrato che le Regioni che più spendono non necessariamente sono risultate più efficienti ed appropriate nell'erogazione dell'assistenza sanitaria.
Con la nuova normativa, i trasferimenti statali vengono cancellati e, al loro posto, secondo le prime indicazioni, le Regioni godranno di un mix di tributi propri e di compartecipazioni, per finanziare il 100% dei livelli essenziali delle prestazioni a costi standard. Il passaggio dalla spesa storica ai costi standard cui fare riferimento per il finanziamento dei servizi di base erogati dalle Regioni prevede l'individuazione di indicatori condivisi tra Regioni e Governo, per la misurazione e trasparenza delle prestazioni conseguite non solo a livello regionale ma anche a livello locale. La riforma ha effetti anche in ambito infraregionale, imponendo le stesse condizioni di misurazione alle singole Aziende Sanitarie Locali (ASL) e alle Aziende Ospedaliere (AO/AOU) promuovendo e rinforzando di fatto un'attività costante di valutazione e di benchmarking al loro interno.
Il ritardo con cui la sanità, all'estero come in Italia, acquisisce e riordina i dati disponibili, ha obbligato a prevedere uno specifico progetto sulla necessità di individuare una soluzione metodologica affidabile e nel contempo pervenire tempestivamente a disporre di dati da fornire ai decision maker, tali da permettere un'azione di benchmarking tramite l'applicazione dei costi standard. Non è economicamente e razionalmente sostenibile pagare lo stesso servizio o la stessa prestazione in modo profondamente diverso in realtà sostanzialmente simili.
Le difficoltà d'analisi socio economiche sono, in prima istanza riconducibili ai seguenti aspetti: 1) differenziazione della tipologia produttiva/erogativa. La Sanità opera in condizioni differenti ad altri settori industriali poiché, per quanto si possa teorizzare una catena produttiva ospedaliera, la sua trasposizione nella realtà finirà con l'essere influenzata dalle caratteristiche eterogenee dei servizi erogati, la cui complessità non è definibile a priori.
2) La produzione viene gestita da personale altamente qualificato sotto il profilo sanitario, ma con scarsa attenzione al reporting. La discrasia tra il servizio erogato e la messa a sistema delle informazioni economico gestionali determina inefficienza (l'attività effettuata e non rendicontata genera solo costi e non produzione) e incapacità di avere tempestivamente le informazioni necessarie al governo.
3) La non omogeneità delle strutture. Dovendosi adattare alle caratteristiche del luogo e della popolazione in cui si opera, la sanità ha sviluppato soluzioni profondamente diverse da zona a zona.
4) Carenza di una cultura diffusa di tipo economico sanitaria fra gli operatori del settore. Il rapporto, spesso esaustivo, medico-paziente ha sovente portato ad escludere l'interesse di altre discipline a ricercare soluzioni efficaci in sanità.
Le dimensioni raggiunte in questi ultimi anni dalla sanità hanno per obbligato a procedere a rilevazioni maggiormente accurate, che, non potendo avvalersi di una cultura consolidata nel settore, si sono tramutate in una confusa programmazione dettata dal contingente. Si sono così effettuate un'infinità di rilevazioni e creati una moltitudine di indicatori, ma senza una visione completa del sistema. Le esigenze contingenti hanno, infatti portato a rilevare dati e informazioni.
Per superare questa situazione si è reso necessario: 1) definire gli ambiti d'applicazione dei costi standard sia a livello territoriale che ospedaliero 2) cogliere le dinamiche del settore (obiettivo indiretto) in modo da indirizzare le risorse disponibili in modo efficace, permettendo così di raggiungere il risultato in tempi ragionevoli 3) individuare i soggetti cointeressati alla rilevazione creando opportunità di brainstorming, essendo la sanità un settore caratterizzato da un alto livello d'interdisciplinarietà, per un'elaborazione di costi standard corretti, coerenti ed applicabili 4) definire un rigoroso metodo scientifico con il quale procedere alla rilevazione; 5) sottoporre i dati esaminati ad un'azione di monitoraggio e verifica.
Si sono esaminate le banche dati attualmente disponibili, al fine di poter aggregare voci di costo o di produzione, verificando che queste dispongano di un sufficiente riscontro indipendentemente dalla fonte dati scelta.
Criteri d'aggregazione dei dati La necessità di rendere confrontabili realtà tra loro difformi, se non talvolta addirittura peculiari, secondo un metro unitario può essere perseguita mantenendo uno schema fisso di rilevazione da adeguare alle specifiche rilevazioni. Riprendendo la classica suddivisione proposta a livello ministeriale si è proceduto ad aggregare i dati in funzione della prevenzione del territorio dell'ospedale.
I costi standard devono quindi rappresentare il risultato di un'attività di benchmarking di unità organizzative simili, in particolare per quanto attiene il territorio, prevedendo: osservazione della variabilità nel costo unitario (per utente o per unità dí output) la spiegazione della variabilità mediante relazioni causali fra variabili (con varie metodologie da semplici a complesse).
In un contesto che si caratterizza per l'insufficienza di risorse finanziarie da destinare al sistema socio sanitario, così come è attualmente configurato, e per l'incremento, anche qualitativo, della domanda di prestazioni, nella necessità di assicurare i LEA, diventano essenziali interventi strutturali di riorganizzazione dell'intero sistema sanitario regionale.
Dall'attuazione degli interventi di riorganizzazione strutturale successivamente delineati, ma che possono essere sintetizzati in due grandi tipologie, ovvero quelli relativi alla razionalizzazione della rete ospedaliera e quelli relativi alla gestione centralizzata di alcune funzioni di supporto tecnico-amministrativo, potrebbero derivare significative economie. Tali economie saranno indirizzate verso due principali settori, in grado di rispondere in maniera appropriata alle necessità assistenziali della popolazione piemontese, sempre più spesso affetta da malattie cronico-degenerative dovute all'invecchiamento, ovvero il settore delle cure primarie e quello relativo ai servizi dell'area socio sanitaria integrata.
Emendamento rubricato n. 93) presentato dai Consiglieri Buquicchio, Ponso Reschigna: Il paragrafo 2.3 "La sostenibilità del sistema, le risorse finanziarie ed i costi standard" è modificato come segue: 2.3 La sostenibilità del sistema, le risorse finanziarie ed i costi standard Il trend relativo all'incremento della spesa sanitaria nelle società avanzate e la profonda disparità non solo nell'outcome sanitario, ma anche nella distribuzione e nell'utilizzo delle risorse obbligano il sistema a prendere in considerazione l'introduzione dei costi standard come fattore razionalizzante il sistema, che difficilmente potrà reggere ad ulteriori crescite. Il costo standard, obbliga, infatti, a confrontare le singole realtà incentivando al miglioramento e, per avere successo, dovrà avere uno sviluppo in grado di coinvolgere tutti gli operatori del settore sia nella fase di rilevazione dei dati necessari alla realizzazione delle banche dati sia, soprattutto, nel momento della valutazione, in modo tale da coinvolgere tutte le conoscenze acquisite, evitando di creare delle diseconomie.
La definizione dei costi standard e le attività di benchmarking, devono così dare attuazione al principio di trasparenza organizzativa, sviluppando un sistema tramite il quale, se si effettua una spesa, è perché questa risponde ad un miglioramento del servizio erogato. Tale obiettivo presuppone un alto livello d'interdisciplinarietà, dove il costo standard non deve rappresentare un valore numerico, ma un riferimento la cui comprensione e chiarezza deve essere percepita e chiarita anche dal potenziale paziente.
In quest'ottica il costo standard diventa la naturale maturazione di un processo che, partendo dal concetto che tutti hanno diritto alla salute arriva al concetto che tale obiettivo non deve permettere sprechi o abusi ma deve diventare lo stimolo per raggiungere appropriatezza ed efficienza.
L'Assessorato prevede, con scadenza annuale, un benchmarking non solo territoriale ma anche prendendo in considerazione tutte le iniziative su base nazionale.
La Regione Piemonte, in conformità all'impianto legislativo, intende procedere all'organizzazione delle proprie risorse con un'ottica di sistema, che ottimizzi l'efficacia migliorando la qualità dei servizi.
Questo impegno è reso ancor più necessario ed inderogabile alla luce della Legge Delega del 5 maggio 2009 n. 42 (Delega al Governo in materia di Federalismo Fiscale, in attuazione dell'art. 119 della Costituzione) e del successivo Decreto legislativo 6 maggio 2011, n. 68 (Disposizioni in materia di autonomia di entrata delle regioni a statuto ordinario e delle province, nonché di determinazione dei costi e dei fabbisogni standard nel settore sanitario). Il compito che attende il governo regionale è quello di determinare un radicale cambiamento del criterio d'utilizzo delle risorse allocate per la "Spesa Sanitaria", dal costo storico al costo standard preservando i fabbisogni dei cittadini.
La Sanità è il primo vero banco di prova del federalismo fiscale e d'applicazione dei LEA. L'introduzione del costo standard dovrà tendere al superamento delle differenze oggi esistenti tra le diverse Regioni e tra le ASR, evitando sprechi e rendendo uniformi le erogazioni dei LEA.
L'esperienza registrata in questi ultimi anni ha dimostrato che le Regioni che più spendono non necessariamente sono risultate più efficienti ed appropriate nell'erogazione dell'assistenza sanitaria.
Con la nuova normativa, i trasferimenti statali vengono cancellati e, al loro posto, secondo le prime indicazioni, le Regioni godranno di un mix di tributi propri e di compartecipazioni, per finanziare il 100% dei livelli essenziali delle prestazioni a costi standard. Il passaggio dalla spesa storica ai costi standard cui fare riferimento per il finanziamento dei servizi di base erogati dalle Regioni prevede l'individuazione di indicatori condivisi tra Regioni e Governo, per la misurazione e trasparenza delle prestazioni conseguite non solo a livello regionale ma anche a livello locale. La riforma ha effetti anche in ambito infraregionale, imponendo le stesse condizioni di misurazione alle singole Aziende Sanitarie Locali (ASL) e alle Aziende Ospedaliere (AO/A0U) promuovendo e rinforzando di fatto un'attività costante di valutazione e di benchmarking al loro interno.
Il ritardo con cui la sanità, all'estero come in Italia, acquisisce e riordina i dati disponibili, ha obbligato a prevedere uno specifico progetto sulla necessità di individuare una soluzione metodologica affidabile e nel contempo pervenire tempestivamente a disporre di dati da fornire ai decision maker, tali da permettere un'azione di benchmarking tramite l'applicazione dei costi standard. Non è economicamente e razionalmente sostenibile pagare lo stesso servizio o la stessa prestazione in modo profondamente diverso in realtà sostanzialmente simili.
Le difficoltà d'analisi socio economiche sono, in prima istanza riconducibili ai seguenti aspetti: 1) differenziazione della tipologia produttiva/erogativa. La Sanità opera in condizioni differenti ad altri settori industriali poiché, per quanto si possa teorizzare una catena produttiva ospedaliera, la sua trasposizione nella realtà finirà con l'essere influenzata dalle caratteristiche eterogenee dei servizi erogati, la cui complessità non è definibile a priori.
2) La produzione viene gestita da personale altamente qualificato sotto il profilo sanitario, ma con scarsa attenzione al reporting. La discrasia tra il servizio erogato e la messa a sistema delle informazioni economico gestionali determina inefficienza (l'attività effettuata e non rendicontata genera solo costi e non produzione) e incapacità di avere tempestivamente le informazioni necessarie al governo.
3) La non omogeneità delle strutture. Dovendosi adattare alle caratteristiche del luogo e della popolazione in cui si opera, la sanità ha sviluppato soluzioni profondamente diverse da zona a zona.
4) Carenza di una cultura diffusa di tipo economico sanitaria fra gli operatori del settore. Il rapporto, spesso esaustivo, medico-paziente ha sovente portato ad escludere l'interesse di altre discipline a ricercare soluzioni efficaci in sanità.
Le dimensioni raggiunte in questi ultimi anni dalla sanità hanno per obbligato a procedere a rilevazioni maggiormente accurate, che, non potendo avvalersi di una cultura consolidata nel settore, si sono tramutate in una confusa programmazione dettata dal contingente. Si sono così effettuate un'infinità di rilevazioni e creati una moltitudine di indicatori, ma senza una visione completa del sistema. Le esigenze contingenti hanno, infatti portato a rilevare dati e informazioni.
Per superare questa situazione si è reso necessario: 1) definire gli ambiti d'applicazione dei costi standard sia a livello territoriale che ospedaliero 2) cogliere le dinamiche del settore (obiettivo indiretto) in modo da indirizzare le risorse disponibili in modo efficace, permettendo così di raggiungere il risultato in tempi ragionevoli 3) individuare i soggetti cointeressati alla rilevazione creando opportunità di brainstorming, essendo la sanità un settore caratterizzato da un alto livello d'interdisciplinarietà, per un'elaborazione di costi standard corretti, coerenti ed applicabili 4) definire un rigoroso metodo scientifico con il quale procedere alla rilevazione 5) sottoporre i dati esaminati ad un'azione di monitoraggio e verifica.
Si sono esaminate le banche dati attualmente disponibili, al fine di poter aggregare voci di costo o di produzione, verificando che queste dispongano di un sufficiente riscontro indipendentemente dalla fonte dati scelta.
Criteri d'aggregazione dei dati La necessità di rendere confrontabili realtà tra loro difformi, se non talvolta addirittura peculiari, secondo un metro unitario può essere perseguita mantenendo uno schema fisso di rilevazione da adeguare alle specifiche rilevazioni. Riprendendo la classica suddivisione proposta a livello ministeriale si è proceduto ad aggregare i dati in funzione della prevenzione del territorio dell'ospedale.
I costi standard devono quindi rappresentare il risultato di un'attività di benchmarking di unità organizzative simili, in particolare per quanto attiene il territorio, prevedendo: osservazione della variabilità nel costo unitario (per utente o per unità dí output) la spiegazione della variabilità mediante relazioni causali fra variabili (con varie metodologie da semplici a complesse).
In un contesto che si caratterizza per l'insufficienza di risorse finanziarie da destinare al sistema socio sanitario, così come è attualmente configurato, e per l'incremento, anche qualitativo, della domanda di prestazioni, nella necessità di assicurare i LEA, diventano essenziali interventi strutturali di riorganizzazione dell'intero sistema sanitario regionale.
Dall'attuazione degli interventi di riorganizzazione strutturale successivamente delineati, ma che possono essere sintetizzati in due grandi tipologie, ovvero quelli relativi alla razionalizzazione della rete ospedaliera e quelli relativi alla gestione centralizzata di alcune funzioni di supporto tecnico-amministrativo, potrebbero derivare significative economie. Tali economie saranno indirizzate verso due principali settori, in grado di rispondere in maniera appropriata alle necessità assistenziali della popolazione piemontese, sempre più spesso affetta da malattie cronico-degenerative dovute all'invecchiamento, ovvero il settore delle cure primarie e quello relativo ai servizi dell'area socio sanitaria integrata.
Emendamento rubricato n. 92) presentato dai Consiglieri Buquicchio, Ponso Reschigna: Il paragrafo 2.3 "La sostenibilità del sistema, le risorse finanziarie ed i costi standard" è modificato come segue: 2.3 La sostenibilità del sistema, le risorse finanziarie ed i costi standard Il trend relativo all'incremento della spesa sanitaria nelle società avanzate e la profonda disparità non solo nell'outcome sanitario, ma anche nella distribuzione e nell'utilizzo delle risorse obbligano il sistema a prendere in considerazione l'introduzione dei costi standard come fattore razionalizzante il sistema, che difficilmente potrà reggere ad ulteriori crescite. Il costo standard, obbliga, infatti, a confrontare le singole realtà incentivando al miglioramento e, per avere successo, dovrà avere uno sviluppo in grado di coinvolgere tutti gli operatori del settore sia nella fase di rilevazione dei dati necessari alla realizzazione delle banche dati sia, soprattutto, nel momento della valutazione, in modo tale da coinvolgere tutte le conoscenze acquisite, evitando di creare delle diseconomie.
La definizione dei costi standard e le attività di benchmarking, devono così dare attuazione al principio di trasparenza organizzativa, sviluppando un sistema tramite il quale, se si effettua una spesa, è perché questa risponde ad un miglioramento del servizio erogato. Tale obiettivo presuppone un alto livello d'interdisciplinarietà, dove il costo standard non deve rappresentare un valore numerico, ma un riferimento la cui comprensione e chiarezza deve essere percepita e chiarita anche dal potenziale paziente.
In quest'ottica il costo standard diventa la naturale maturazione di un processo che, partendo dal concetto che tutti hanno diritto alla salute arriva al concetto che tale obiettivo non deve permettere sprechi o abusi ma deve diventare lo stimolo per raggiungere appropriatezza ed efficienza.
L'Assessorato prevede, con scadenza annuale, un benchmarking attuando un sistema di incentivi e disincentivi al fine dí favorire l'implementazione del sistema.
La Regione Piemonte, in conformità all'impianto legislativo, intende procedere all'organizzazione delle proprie risorse con un'ottica di sistema, che ottimizzi l'efficacia migliorando la qualità dei servizi.
Questo impegno è reso ancor più necessario ed inderogabile alla luce della Legge Delega del 5 maggio 2009 n. 42 (Delega al Governo in materia di Federalismo Fiscale, in attuazione dell'art. 119 della Costituzione) e del successivo Decreto legislativo 6 maggio 2011, n. 68 (Disposizioni in materia di autonomia di entrata delle regioni a statuto ordinario e delle province, nonché di determinazione dei costi e dei fabbisogni standard nel settore sanitario). Il compito che attende il governo regionale è quello di determinare un radicale cambiamento del criterio d'utilizzo delle risorse allocate per la "Spesa Sanitaria", dal costo storico al costo standard preservando i fabbisogni dei cittadini.
La Sanità è il primo vero banco di prova del federalismo fiscale e d'applicazione dei LEA. L'introduzione del costo standard dovrà tendere al superamento delle differenze oggi esistenti tra le diverse Regioni e tra le ASR, evitando sprechi e rendendo uniformi le erogazioni dei LEA.
L'esperienza registrata in questi ultimi anni ha dimostrato che le Regioni che più spendono non necessariamente sono risultate più efficienti ed appropriate nell'erogazione dell'assistenza sanitaria.
Con la nuova normativa, i trasferimenti statali vengono cancellati e, al loro posto, secondo le prime indicazioni, le Regioni godranno di un mix di tributi propri e di compartecipazioni, per finanziare il 100% dei livelli essenziali delle prestazioni a costi standard. Il passaggio dalla spesa storica ai costi standard cui fare riferimento per il finanziamento dei servizi di base erogati dalle Regioni prevede l'individuazione di indicatori condivisi tra Regioni e Governo, per la misurazione e trasparenza delle prestazioni conseguite non solo a livello regionale ma anche a livello locale. La riforma ha effetti anche in ambito infraregionale, imponendo le stesse condizioni di misurazione alle singole Aziende Sanitarie Locali (ASL) e alle Aziende Ospedaliere (AO/AOU) promuovendo e rinforzando di fatto un'attività costante di valutazione e di benchmarking al loro interno.
Il ritardo con cui la sanità, all'estero come in Italia, acquisisce e riordina i dati disponibili, ha obbligato a prevedere uno specifico progetto sulla necessità di individuare una soluzione metodologica affidabile e nel contempo pervenire tempestivamente a disporre di dati da fornire ai decision maker, tali da permettere un'azione di benchmarking tramite l'applicazione dei costi standard. Non è economicamente e razionalmente sostenibile pagare lo stesso servizio o la stessa prestazione in modo profondamente diverso in realtà sostanzialmente simili.
Le difficoltà d'analisi socio economiche sono, in prima istanza riconducibili ai seguenti aspetti: 1) differenziazione della tipologia produttiva/erogativa. La Sanità opera in condizioni differenti ad altri settori industriali poiché, per quanto si possa teorizzare una catena produttiva ospedaliera, la sua trasposizione nella realtà finirà con l'essere influenzata dalle caratteristiche eterogenee dei servizi erogati, la cui complessità non è definibile a priori.
2) La produzione viene gestita da personale altamente qualificato sotto il profilo sanitario, ma con scarsa attenzione al reporting. La discrasia tra il servizio erogato e la messa a sistema delle informazioni economico gestionali determina inefficienza (l'attività effettuata e non rendicontata genera solo costi e non produzione) e incapacità di avere tempestivamente le informazioni necessarie al governo.
3) La non omogeneità delle strutture. Dovendosi adattare alle caratteristiche del luogo e della popolazione in cui si opera, la sanità ha sviluppato soluzioni profondamente diverse da zona a zona.
4) Carenza di una cultura diffusa di tipo economico sanitaria fra gli operatori del settore. Il rapporto, spesso esaustivo, medico-paziente ha sovente portato ad escludere l'interesse di altre discipline a ricercare soluzioni efficaci in sanità.
Le dimensioni raggiunte in questi ultimi anni dalla sanità hanno per obbligato a procedere a rilevazioni maggiormente accurate, che, non potendo avvalersi di una cultura consolidata nel settore, si sono tramutate in una confusa programmazione dettata dal contingente. Si sono così effettuate un'infinità di rilevazioni e creati una moltitudine di indicatori, ma senza una visione completa del sistema. Le esigenze contingenti hanno, infatti portato a rilevare dati e informazioni.
Per superare questa situazione si è reso necessario: 1) definire gli ambiti d'applicazione dei costi standard sia a livello territoriale che ospedaliero 2) cogliere le dinamiche del settore (obiettivo indiretto) in modo da indirizzare le risorse disponibili in modo efficace, permettendo così di raggiungere il risultato in tempi ragionevoli 3) individuare i soggetti cointeressati alla rilevazione creando opportunità di brainstorming, essendo la sanità un settore caratterizzato da un alto livello d'interdisciplinarietà, per un'elaborazione di costi standard corretti, coerenti ed applicabili 4) definire un rigoroso metodo scientifico con il quale procedere alla rilevazione 5) sottoporre i dati esaminati ad un'azione di monitoraggio e verifica.
Si sono esaminate le banche dati attualmente disponibili, al fine di poter aggregare voci di costo o di produzione, verificando che queste dispongano di un sufficiente riscontro indipendentemente dalla fonte dati scelta.
Criteri d'aggregazione dei dati La necessità di rendere confrontabili realtà tra loro difformi, se non talvolta addirittura peculiari, secondo un metro unitario può essere perseguita mantenendo uno schema fisso di rilevazione da adeguare alle specifiche rilevazioni. Riprendendo la classica suddivisione proposta a livello ministeriale si è proceduto ad aggregare i dati in funzione della prevenzione del territorio dell'ospedale.
I costi standard devono quindi rappresentare il risultato di un'attività di benchmarking di unità organizzative simili, in particolare per quanto attiene il territorio, prevedendo: osservazione della variabilità nel costo unitario (per utente o per unità dí output) la spiegazione della variabilità mediante relazioni causali fra variabili (con varie metodologie da semplici a complesse).
In un contesto che si caratterizza per l'insufficienza di risorse finanziarie da destinare al sistema socio sanitario, così come è attualmente configurato, e per l'incremento, anche qualitativo, della domanda di prestazioni, nella necessità di assicurare i LEA, diventano essenziali interventi strutturali di riorganizzazione dell'intero sistema sanitario regionale.
Dall'attuazione degli interventi di riorganizzazione strutturale successivamente delineati, ma che possono essere sintetizzati in due grandi tipologie, ovvero quelli relativi alla razionalizzazione della rete ospedaliera e quelli relativi alla gestione centralizzata di alcune funzioni di supporto tecnico-amministrativo, potrebbero derivare significative economie. Tali economie saranno indirizzate verso due principali settori, in grado di rispondere in maniera appropriata alle necessità assistenziali della popolazione piemontese, sempre più spesso affetta da malattie cronico-degenerative dovute all'invecchiamento, ovvero il settore delle cure primarie e quello relativo ai servizi dell'area socio sanitaria integrata.
Emendamento rubricato n. 91) presentato dai Consiglieri Buquicchio, Ponso: Il paragrafo 2.3 "La sostenibilità del sistema, le risorse finanziarie ed i costi standard " è modificato come segue: 2.3 La sostenibilità del sistema, le risorse finanziarie ed i costi standard II trend relativo all'incremento della spesa sanitaria nelle società avanzate e la profonda disparità non solo nell'outcome sanitario, ma anche nella distribuzione e nell'utilizzo delle risorse obbligano il sistema a prendere in considerazione l'introduzione dei costi standard come fattore razionalizzante il sistema, che difficilmente potrà reggere ad ulteriori crescite. Il costo standard, obbliga, infatti, a confrontare le singole realtà incentivando al miglioramento e, per avere successo, dovrà avere uno sviluppo in grado di coinvolgere tutti gli operatori del settore sia nella fase di rilevazione dei dati necessari alla realizzazione delle banche dati sia, soprattutto, nel momento della valutazione, in modo tale da coinvolgere tutte le conoscenze acquisite, evitando di creare delle diseconomie.
La definizione dei costi standard e le attività di benchmarking, devono così dare attuazione al principio di trasparenza organizzativa, sviluppando un sistema tramite il quale, se si effettua una spesa, è perché questa risponde ad un miglioramento del servizio erogato. Tale obiettivo presuppone un alto livello d'interdisciplinarietà, dove il costo standard non deve rappresentare un valore numerico, ma un riferimento la cui comprensione e chiarezza deve essere percepita e chiarita anche dal potenziale paziente.
In quest'ottica il costo standard diventa la naturale maturazione di un processo che, partendo dal concetto che tutti hanno diritto alla salute arriva al concetto che tale obiettivo non deve permettere sprechi o abusi ma deve diventare lo stimolo per raggiungere appropriatezza ed efficienza.
Il Servizio Sanitario del Paese si basa, infatti, su un principio irrinunciabile: la Costituzione sancisce, all'articolo 32, "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e come interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti". La modifica al Titolo V della Costituzione valorizza inoltre le autonomie locali e pone in capo alla legislazione concorrente fra Stato e Regioni la tutela della salute individuando la necessaria uniformità dei LEA (Livelli Essenziali d'Assistenza), mentre affida agli Enti Locali la competenza e la responsabilità del governo e della determinazione autonoma del settore socio assistenziale.
La Regione Piemonte, in conformità all'impianto legislativo, in ottemperanza a quanto previsto dal Piano di rientro di riorganizzazione e riqualificazione siglato con il Ministero della Salute e dell'Economia intende procedere all'organizzazione delle proprie risorse con un'ottica di sistema, che ottimizzi l'efficacia migliorando la qualità dei servizi.
Questo impegno è reso ancor più necessario ed inderogabile alla luce della Legge Delega del 5 maggio 2009 n. 42 (Delega al Governo in materia di Federalismo Fiscale, in attuazione dell'art. 119 della Costituzione) e del successivo Decreto legislativo 6 maggio 2011, n. 68 (Disposizioni in materia di autonomia di entrata delle regioni a statuto ordinario e delle province; nonché di determinazione dei costi e dei fabbisogni standard nel settore sanitario). Il compito che attende il governo regionale è quello di determinare un radicale cambiamento del criterio d'utilizzo delle risorse allocate per la "Spesa Sanitaria", dal costo storico al costo standard preservando i fabbisogni dei cittadini.
La Sanità è il primo vero banco di prova del federalismo fiscale e d'applicazione dei LEA. L'introduzione del costo standard dovrà tendere al superamento delle differenze oggi esistenti tra le diverse Regioni e tra le ASR, evitando sprechi e rendendo uniformi le erogazioni dei LEA.
L'esperienza registrata in questi ultimi anni ha dimostrato che le Regioni che più spendono non necessariamente sono risultate più efficienti ed appropriate nell'erogazione dell'assistenza sanitaria.
Con la nuova normativa, i trasferimenti statali vengono cancellati e, al loro posto, secondo le prime indicazioni, le Regioni godranno di un mix di tributi propri e di compartecipazioni, per finanziare il 100% dei livelli essenziali delle prestazioni a costi standard. Il passaggio dalla spesa storica ai costi standard cui fare riferimento per il finanziamento dei servizi di base erogati dalle Regioni prevede l'individuazione di indicatori condivisi tra Regioni e Governo, per la misurazione e trasparenza delle prestazioni conseguite non solo a livello regionale ma anche a livello locale. La riforma ha effetti anche in ambito infraregionale, imponendo le stesse condizioni di misurazione alle singole Aziende Sanitarie Locali (ASL) e alle Aziende Ospedaliere (AO/AOU) promuovendo e rinforzando di fatto un'attività costante di valutazione e di benchmarking al loro interno.
Il ritardo con cui la sanità, all'estero come in Italia, acquisisce e riordina i dati disponibili, ha obbligato a prevedere uno specifico progetto sulla necessità di individuare una soluzione metodologica affidabile e nel contempo pervenire tempestivamente a disporre di dati da fornire ai decision maker, tali da permettere un'azione di benchmarking tramite l'applicazione dei costi standard. Non è economicamente e razionalmente sostenibile pagare lo stesso servizio o la stessa prestazione in modo profondamente diverso in realtà sostanzialmente simili.
Le difficoltà d'analisi socio economiche sono, in prima istanza riconducibili ai seguenti aspetti: 1) differenziazione della tipologia produttiva/erogativa. La Sanità opera in condizioni differenti ad altri settori industriali poiché, per quanto si possa teorizzare una catena produttiva ospedaliera, la sua trasposizione nella realtà finirà con l'essere influenzata dalle caratteristiche eterogenee dei servizi erogati, la cui complessità non è definibile a priori.
2) La produzione viene gestita da personale altamente qualificato sotto il profilo sanitario, ma con scarsa attenzione al reporting. La discrasia tra il servizio erogato e la messa a sistema delle informazioni economico gestionali determina inefficienza (l'attività effettuata e non rendicontata genera solo costi e non produzione) e incapacità di avere tempestivamente le informazioni necessarie al governo.
3) La non omogeneità delle strutture. Dovendosi adattare alle caratteristiche del luogo e della popolazione in cui si opera, la sanità ha sviluppato soluzioni profondamente diverse da zona a zona.
4) Carenza di una cultura diffusa di tipo economico sanitaria fra gli operatori del settore. Il rapporto, spesso esaustivo, medico-paziente ha sovente portato ad escludere l'interesse di altre discipline a ricercare soluzioni efficaci in sanità.
Le dimensioni raggiunte in questi ultimi anni dalla sanità hanno per obbligato a procedere a rilevazioni maggiormente accurate, che, non potendo avvalersi di una cultura consolidata nel settore, si sono tramutate in una confusa programmazione dettata dal contingente. Si sono così effettuate un'infinità di rilevazioni e creati una moltitudine di indicatori, ma senza una visione completa del sistema. Le esigenze contingenti hanno, infatti portato a rilevare dati e informazioni.
Per superare questa situazione si è reso necessario: 1) definire gli ambiti d'applicazione dei costi standard sia a livello territoriale che ospedaliero 2) cogliere le dinamiche del settore (obiettivo indiretto) in modo da indirizzare le risorse disponibili in modo efficace, permettendo così di raggiungere il risultato in tempi ragionevoli 3) individuare i soggetti cointeressati alla rilevazione creando opportunità di brainstorming, essendo la sanità un settore caratterizzato da un alto livello d'interdisciplinarietà, per un'elaborazione di costi standard corretti, coerenti ed applicabili 4) definire un rigoroso metodo scientifico con il quale procedere alla rilevazione 5) sottoporre i dati esaminati ad un'azione di monitoraggio e verifica.
Si sono esaminate le banche dati attualmente disponibili, al fine di poter aggregare voci di costo o di produzione, verificando che queste dispongano di un sufficiente riscontro indipendentemente dalla fonte dati scelta.
Criteri d'aggregazione dei dati La necessità di rendere confrontabili realtà tra loro difformi, se non talvolta addirittura peculiari, secondo un metro unitario può essere perseguita mantenendo uno schema fisso di rilevazione da adeguare alle specifiche rilevazioni. Riprendendo la classica suddivisione proposta a livello ministeriale si è proceduto ad aggregare i dati in funzione della prevenzione del territorio dell'ospedale.
I costi standard devono quindi rappresentare il risultato di un'attività di benchmarking di unità organizzative simili, in particolare per quanto attiene il territorio, prevedendo: osservazione della variabilità nel costo unitario (per utente o per unità dí output) la spiegazione della variabilità mediante relazioni causali fra variabili (con varie metodologie da semplici a complesse).
In un contesto che si caratterizza per l'insufficienza di risorse finanziarie da destinare al sistema socio sanitario, così come è attualmente configurato, e per l'incremento, anche qualitativo, della domanda di prestazioni, nella necessità di assicurare i LEA, diventano essenziali interventi strutturali di riorganizzazione dell'intero sistema sanitario regionale.
Dall'attuazione degli interventi di riorganizzazione strutturale successivamente delineati, ma che possono essere sintetizzati in due grandi tipologie, ovvero quelli relativi alla razionalizzazione della rete ospedaliera e quelli relativi alla gestione centralizzata di alcune funzioni di supporto tecnico-amministrativo, potrebbero derivare significative economie. Tali economie saranno indirizzate verso due principali settori, in grado di rispondere in maniera appropriata alle necessità assistenziali della popolazione piemontese, sempre più spesso affetta da malattie cronico-degenerative dovute all'invecchiamento, ovvero il settore delle cure primarie e quello relativo ai servizi dell'area socio sanitaria integrata.
Emendamento rubricato n. 90) presentato dai Consiglieri Buquicchio, Ponso: Il paragrafo 2.3 "La sostenibilità del sistema, le risorse finanziarie ed i costi standard " è modificato come segue: 2.3 La sostenibilità del sistema, le risorse finanziarie ed i costi standard II trend relativo all'incremento della spesa sanitaria nelle società avanzate e la profonda disparità non solo nell'outcome sanitario, ma anche nella distribuzione e nell'utilizzo delle risorse obbligano il sistema a prendere in considerazione l'introduzione dei costi standard come fattore razionalizzante il sistema, che difficilmente potrà reggere ad ulteriori crescite. Il costo standard, obbliga, infatti, a confrontare le singole realtà incentivando al miglioramento e, per avere successo, dovrà avere uno sviluppo in grado di coinvolgere tutti gli operatori del settore sia nella fase di rilevazione dei dati necessari alla realizzazione delle banche dati sia, soprattutto, nel momento della valutazione, in modo tale da coinvolgere tutte le conoscenze acquisite, evitando di creare delle diseconomie.
La definizione dei costi standard e le attività di benchmarking, devono così dare attuazione al principio di trasparenza organizzativa, sviluppando un sistema tramite il quale, se si effettua una spesa, è perché questa risponde ad un miglioramento del servizio erogato. Tale obiettivo presuppone un alto livello d'interdisciplinarietà, dove il costo standard non deve rappresentare un valore numerico, ma un riferimento la cui comprensione e chiarezza deve essere percepita e chiarita anche dal potenziale paziente.
In quest'ottica il costo standard diventa la naturale maturazione di un processo che, partendo dal concetto che tutti hanno diritto alla salute arriva al concetto che tale obiettivo non deve permettere sprechi o abusi ma deve diventare lo stimolo per raggiungere appropriatezza ed efficienza.
Il Servizio Sanitario del Paese si basa, infatti, su un principio irrinunciabile: la Costituzione sancisce, all'articolo 32, "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e come interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti". La modifica al Titolo V della Costituzione valorizza inoltre le autonomie locali e pone in capo alla legislazione concorrente fra Stato e Regioni la tutela della salute individuando la necessaria uniformità dei LEA (Livelli Essenziali d'Assistenza), mentre affida agli Enti Locali la competenza e la responsabilità del governo e della determinazione autonoma del settore socio assistenziale.
La Regione Piemonte, in conformità all'impianto legislativo, intende procedere all'organizzazione delle proprie risorse con un'ottica di sistema, che ottimizzi l'efficacia, l'efficienza, la trasparenza e l'economicità migliorando la qualità dei servizi.
Questo impegno è reso ancor più necessario ed inderogabile alla luce della Legge Delega del 5 maggio 2009 n. 42 (Delega al Governo in materia di Federalismo Fiscale, in attuazione dell'art. 119 della Costituzione) e del successivo Decreto legislativo 6 maggio 2011, n. 68 (Disposizioni in materia di autonomia di entrata delle regioni a statuto ordinario e delle province; nonché di determinazione dei costi e dei fabbisogni standard nel settore sanitario). Il compito che attende il governo regionale è quello di determinare un radicale cambiamento del criterio d'utilizzo delle risorse allocate per la "Spesa Sanitaria", dal costo storico al costo standard preservando i fabbisogni dei cittadini.
La Sanità è il primo vero banco di prova del federalismo fiscale e d'applicazione dei LEA. L'introduzione del costo standard dovrà tendere al superamento delle differenze oggi esistenti tra le diverse Regioni e tra le ASR, evitando sprechi e rendendo uniformi le erogazioni dei LEA.
L'esperienza registrata in questi ultimi anni ha dimostrato che le Regioni che più spendono non necessariamente sono risultate più efficienti ed appropriate nell'erogazione dell'assistenza sanitaria.
Con la nuova normativa, i trasferimenti statali vengono cancellati e, al loro posto, secondo le prime indicazioni, le Regioni godranno di un mix di tributi propri e di compartecipazioni, per finanziare il 100% dei livelli essenziali delle prestazioni a costi standard. Il passaggio dalla spesa storica ai costi standard cui fare riferimento per il finanziamento dei servizi di base erogati dalle Regioni prevede l'individuazione di indicatori condivisi tra Regioni e Governo, per la misurazione e trasparenza delle prestazioni conseguite non solo a livello regionale ma anche a livello locale. La riforma ha effetti anche in ambito infraregionale, imponendo le stesse condizioni di misurazione alle singole Aziende Sanitarie Locali (ASL) e alle Aziende Ospedaliere (AO/AOU) promuovendo e rinforzando di fatto un'attività costante di valutazione e di benchmarking al loro interno.
Il ritardo con cui la sanità, all'estero come in Italia, acquisisce e riordina i dati disponibili, ha obbligato a prevedere uno specifico progetto sulla necessità di individuare una soluzione metodologica affidabile e nel contempo pervenire tempestivamente a disporre di dati da fornire ai decision maker, tali da permettere un'azione di benchmarking tramite l'applicazione dei costi standard. Non è economicamente e razionalmente sostenibile pagare lo stesso servizio o la stessa prestazione in modo profondamente diverso in realtà sostanzialmente simili.
Le difficoltà d'analisi socio economiche sono, in prima istanza riconducibili ai seguenti aspetti: 1) differenziazione della tipologia produttiva/erogativa. La Sanità opera in condizioni differenti ad altri settori industriali poiché, per quanto si possa teorizzare una catena produttiva ospedaliera, la sua trasposizione nella realtà finirà con l'essere influenzata dalle caratteristiche eterogenee dei servizi erogati, la cui complessità non è definibile a priori.
2) La produzione viene gestita da personale altamente qualificato sotto il profilo sanitario, ma con scarsa attenzione al reporting. La discrasia tra il servizio erogato e la messa a sistema delle informazioni economico gestionali determina inefficienza (l'attività effettuata e non rendicontata genera solo costi e non produzione) e incapacità di avere tempestivamente le informazioni necessarie al governo.
3) La non omogeneità delle strutture. Dovendosi adattare alle caratteristiche del luogo e della popolazione in cui si opera, la sanità ha sviluppato soluzioni profondamente diverse da zona a zona.
4) Carenza di una cultura diffusa di tipo economico sanitaria fra gli operatori del settore. Il rapporto, spesso esaustivo, medico-paziente ha sovente portato ad escludere l'interesse di altre discipline a ricercare soluzioni efficaci in sanità.
Le dimensioni raggiunte in questi ultimi anni dalla sanità hanno per obbligato a procedere a rilevazioni maggiormente accurate, che, non potendo avvalersi di una cultura consolidata nel settore, si sono tramutate in una confusa programmazione dettata dal contingente. Si sono così effettuate un'infinità di rilevazioni e creati una moltitudine di indicatori, ma senza una visione completa del sistema. Le esigenze contingenti hanno, infatti portato a rilevare dati e informazioni.
Per superare questa situazione si è reso necessario: 1) definire gli ambiti d'applicazione dei costi standard sia a livello territoriale che ospedaliero 2) cogliere le dinamiche del settore (obiettivo indiretto) in modo da indirizzare le risorse disponibili in modo efficace, permettendo così di raggiungere il risultato in tempi ragionevoli 3) individuare i soggetti cointeressati alla rilevazione creando opportunità di brainstorming, essendo la sanità un settore caratterizzato da un alto livello d'interdisciplinarietà, per un'elaborazione di costi standard corretti, coerenti ed applicabili 4) definire un rigoroso metodo scientifico con il quale procedere alla rilevazione 5) sottoporre i dati esaminati ad un'azione di monitoraggio e verifica.
Si sono esaminate le banche dati attualmente disponibili, al fine di poter aggregare voci di costo o di produzione, verificando che queste dispongano di un sufficiente riscontro indipendentemente dalla fonte dati scelta.
Criteri d'aggregazione dei dati La necessità di rendere confrontabili realtà tra loro difformi, se non talvolta addirittura peculiari, secondo un metro unitario può essere perseguita mantenendo uno schema fisso di rilevazione da adeguare alle specifiche rilevazioni. Riprendendo la classica suddivisione proposta a livello ministeriale si è proceduto ad aggregare i dati in funzione della prevenzione del territorio dell'ospedale.
I costi standard devono quindi rappresentare il risultato di un'attività di benchmarking di unità organizzative simili, in particolare per quanto attiene il territorio, prevedendo: osservazione della variabilità nel costo unitario (per utente o per unità dí output) la spiegazione della variabilità mediante relazioni causali fra variabili (con varie metodologie da semplici a complesse).
In un contesto che si caratterizza per l'insufficienza di risorse finanziarie da destinare al sistema socio sanitario, così come è attualmente configurato, e per l'incremento, anche qualitativo, della domanda di prestazioni, nella necessità di assicurare i LEA, diventano essenziali interventi strutturali di riorganizzazione dell'intero sistema sanitario regionale.
Dall'attuazione degli interventi di riorganizzazione strutturale successivamente delineati, ma che possono essere sintetizzati in due grandi tipologie, ovvero quelli relativi alla razionalizzazione della rete ospedaliera e quelli relativi alla gestione centralizzata di alcune funzioni di supporto tecnico-amministrativo, potrebbero derivare significative economie. Tali economie saranno indirizzate verso due principali settori, in grado di rispondere in maniera appropriata alle necessità assistenziali della popolazione piemontese, sempre più spesso affetta da malattie cronico-degenerative dovute all'invecchiamento, ovvero il settore delle cure primarie e quello relativo ai servizi dell'area socio sanitaria integrata.
Emendamento rubricato n. 72) presentato dai Consiglieri Buquicchio, Ponso Reschigna: Il paragrafo 2.3 "La sostenibilità del sistema, le risorse finanziarie ed i costi standard " è modificato come segue: 2.3 La sostenibilità del sistema, le risorse finanziarie ed i costi standard II trend relativo all'incremento della spesa sanitaria nelle società avanzate e la profonda disparità non solo nell'outcome sanitario, ma anche nella distribuzione e nell'utilizzo delle risorse obbligano il sistema a prendere in considerazione l'introduzione dei costi standard come fattore razionalizzante il sistema, che difficilmente potrà reggere ad ulteriori crescite. Il costo standard, obbliga, infatti, a confrontare le singole realtà incentivando al miglioramento e, per avere successo, dovrà avere uno sviluppo in grado di coinvolgere tutti gli operatori del settore sia nella fase di rilevazione dei dati necessari alla realizzazione delle banche dati sia, soprattutto, nel momento della valutazione, in modo tale da coinvolgere tutte le conoscenze acquisite, evitando di creare delle diseconomie.
La definizione dei costi standard e le attività di benchmarking, devono così dare attuazione al principio di trasparenza organizzativa, sviluppando un sistema tramite il quale, se si effettua una spesa, è perché questa risponde ad un miglioramento del servizio erogato. Tale obiettivo presuppone un alto livello d'interdisciplinarietà, dove il costo standard non deve rappresentare un valore numerico, ma un riferimento la cui comprensione e chiarezza deve essere percepita e chiarita anche dal potenziale paziente.
In quest'ottica il costo standard diventa la naturale maturazione di un processo che, partendo dal concetto che tutti hanno diritto alla salute arriva al concetto che tale obiettivo non deve permettere sprechi o abusi ma deve diventare lo stimolo per raggiungere appropriatezza ed efficienza.
Il Servizio Sanitario del Paese si basa, infatti, su un principio irrinunciabile: la Costituzione sancisce, all'articolo 32, "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e come interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti". La modifica al Titolo V della Costituzione valorizza inoltre le autonomie locali e pone in capo alla legislazione concorrente fra Stato e Regioni la tutela della salute individuando la necessaria uniformità dei LEA (Livelli Essenziali d'Assistenza), mentre affida agli Enti Locali la competenza e la responsabilità del governo e della determinazione autonoma del settore socio assistenziale.
La Regione Piemonte, in conformità all'impianto legislativo, intende procedere all'organizzazione delle proprie risorse con un'ottica di sistema, che ottimizzi l'efficacia migliorando la qualità dei servizi. Per far questo la Giunta provvede ad un apposito sistema di scambio di informazioni con il Consiglio regionale. Tale processo prevede l'obbligatorietà del parere del Consiglio riguardo gli atti della Giunta utili per l'individuazione della sostenibilità del sistema sanitario nonch delle risorse finanziarie necessarie.
Questo impegno è reso ancor più necessario ed inderogabile alla luce della Legge Delega del 5 maggio 2009 n. 42 (Delega al Governo in materia di Federalismo Fiscale, in attuazione dell'art. 119 della Costituzione) e del successivo Decreto legislativo 6 maggio 2011, n. 68 (Disposizioni in materia di autonomia di entrata delle regioni a statuto ordinario e delle province; nonché di determinazione dei costi e dei fabbisogni standard nel settore sanitario). Il compito che attende il governo regionale è quello di determinare un radicale cambiamento del criterio d'utilizzo delle risorse allocate per la "Spesa Sanitaria", dal costo storico al costo standard preservando i fabbisogni dei cittadini.
La Sanità è il primo vero banco di prova del federalismo fiscale e d'applicazione dei LEA. L'introduzione del costo standard dovrà tendere al superamento delle differenze oggi esistenti tra le diverse Regioni e tra le ASR, evitando sprechi e rendendo uniformi le erogazioni dei LEA.
L'esperienza registrata in questi ultimi anni ha dimostrato che le Regioni che più spendono non necessariamente sono risultate più efficienti ed appropriate nell'erogazione dell'assistenza sanitaria.
Con la nuova normativa, i trasferimenti statali vengono cancellati e, al loro posto, secondo le prime indicazioni, le Regioni godranno di un mix di tributi propri e di compartecipazioni, per finanziare il 100% dei livelli essenziali delle prestazioni a costi standard. Il passaggio dalla spesa storica ai costi standard cui fare riferimento per il finanziamento dei servizi di base erogati dalle Regioni prevede l'individuazione di indicatori condivisi tra Regioni e Governo, per la misurazione e trasparenza delle prestazioni conseguite non solo a livello regionale ma anche a livello locale. La riforma ha effetti anche in ambito infraregionale, imponendo le stesse condizioni di misurazione alle singole Aziende Sanitarie Locali (ASL) e alle Aziende Ospedaliere (AO/A0U) promuovendo e rinforzando di fatto un'attività costante di valutazione e di benchmarking al loro interno.
Il ritardo con cui la sanità, all'estero come in Italia, acquisisce e riordina i dati disponibili, ha obbligato a prevedere uno specifico progetto sulla necessità di individuare una soluzione metodologica affidabile e nel contempo pervenire tempestivamente a disporre di dati da fornire ai decision maker, tali da permettere un'azione di benchmarking tramite l'applicazione dei costi standard. Non è economicamente e razionalmente sostenibile pagare lo stesso servizio o la stessa prestazione in modo profondamente diverso in realtà sostanzialmente simili.
Le difficoltà d'analisi socio economiche sono, in prima istanza riconducibili ai seguenti aspetti: 1) differenziazione della tipologia produttiva/erogativa. La Sanità opera in condizioni differenti ad altri settori industriali poiché, per quanto si possa teorizzare una catena produttiva ospedaliera, la sua trasposizione nella realtà finirà con l'essere influenzata dalle caratteristiche eterogenee dei servizi erogati, la cui complessità non è definibile a priori.
2) La produzione viene gestita da personale altamente qualificato sotto il profilo sanitario, ma con scarsa attenzione al reporting. La discrasia tra il servizio erogato e la messa a sistema delle informazioni economico gestionali determina inefficienza (l'attività effettuata e non rendicontata genera solo costi e non produzione) e incapacità di avere tempestivamente le informazioni necessarie al governo.
3) La non omogeneità delle strutture. Dovendosi adattare alle caratteristiche del luogo e della popolazione in cui si opera, la sanità ha sviluppato soluzioni profondamente diverse da zona a zona.
4) Carenza di una cultura diffusa di tipo economico sanitaria fra gli operatori del settore. Il rapporto, spesso esaustivo, medico-paziente ha sovente portato ad escludere l'interesse di altre discipline a ricercare soluzioni efficaci in sanità.
Le dimensioni raggiunte in questi ultimi anni dalla sanità hanno per obbligato a procedere a rilevazioni maggiormente accurate, che, non potendo avvalersi di una cultura consolidata nel settore, si sono tramutate in una confusa programmazione dettata dal contingente. Si sono così effettuate un'infinità di rilevazioni e creati una moltitudine di indicatori, ma senza una visione completa del sistema. Le esigenze contingenti hanno, infatti portato a rilevare dati e informazioni.
Per superare questa situazione si è reso necessario: 1) definire gli ambiti d'applicazione dei costi standard sia a livello territoriale che ospedaliero 2) cogliere le dinamiche del settore (obiettivo indiretto) in modo da indirizzare le risorse disponibili in modo efficace, permettendo così di raggiungere il risultato in tempi ragionevoli 3) individuare i soggetti cointeressati alla rilevazione creando opportunità di brainstorming, essendo la sanità un settore caratterizzato da un alto livello d'interdisciplinarietà, per un'elaborazione di costi standard corretti, coerenti ed applicabili 4) definire un rigoroso metodo scientifico con il quale procedere alla rilevazione 5) sottoporre i dati esaminati ad un'azione di monitoraggio e verifica.
Si sono esaminate le banche dati attualmente disponibili, al fine di poter aggregare voci di costo o di produzione, verificando che queste dispongano di un sufficiente riscontro indipendentemente dalla fonte dati scelta.
Criteri d'aggregazione dei dati La necessità di rendere confrontabili realtà tra loro difformi, se non talvolta addirittura peculiari, secondo un metro unitario può essere perseguita mantenendo uno schema fisso di rilevazione da adeguare alle specifiche rilevazioni. Riprendendo la classica suddivisione proposta a livello ministeriale si è proceduto ad aggregare i dati in funzione della prevenzione del territorio dell'ospedale.
I costi standard devono quindi rappresentare il risultato di un'attività di benchmarking di unità organizzative simili, in particolare per quanto attiene il territorio, prevedendo: osservazione della variabilità nel costo unitario (per utente o per unità dí output) la spiegazione della variabilità mediante relazioni causali fra variabili (con varie metodologie da semplici a complesse).
In un contesto che si caratterizza per l'insufficienza di risorse finanziarie da destinare al sistema socio sanitario, così come è attualmente configurato, e per l'incremento, anche qualitativo, della domanda di prestazioni, nella necessità di assicurare i LEA, diventano essenziali interventi strutturali di riorganizzazione dell'intero sistema sanitario regionale.
Dall'attuazione degli interventi di riorganizzazione strutturale successivamente delineati, ma che possono essere sintetizzati in due grandi tipologie, ovvero quelli relativi alla razionalizzazione della rete ospedaliera e quelli relativi alla gestione centralizzata di alcune funzioni di supporto tecnico-amministrativo, potrebbero derivare significative economie. Tali economie saranno indirizzate verso due principali settori, in grado di rispondere in maniera appropriata alle necessità assistenziali della popolazione piemontese, sempre più spesso affetta da malattie cronico-degenerative dovute all'invecchiamento, ovvero il settore delle cure primarie e quello relativo ai servizi dell'area socio sanitaria integrata.
Emendamento rubricato n. 89) presentato dai Consiglieri Buquicchio, Ponso: Il paragrafo 2.3 "La sostenibilità del sistema, le risorse finanziarie ed i costi standard " è modificato come segue: 2.3 La sostenibilità del sistema, le risorse finanziarie ed i costi standard" II trend relativo all'incremento della spesa sanitaria nelle società avanzate e la profonda disparità non solo nell'outcome sanitario, ma anche nella distribuzione e nell'utilizzo delle risorse obbligano il sistema a prendere in considerazione l'introduzione dei costi standard come fattore razionalizzante il sistema, che difficilmente potrà reggere ad ulteriori crescite. Il costo standard, obbliga, infatti, a confrontare le singole realtà incentivando al miglioramento e, per avere successo, dovrà avere uno sviluppo in grado di coinvolgere tutti gli operatori del settore sia nella fase di rilevazione dei dati necessari alla realizzazione delle banche dati sia, soprattutto, nel momento della valutazione, in modo tale da coinvolgere tutte le conoscenze acquisite, evitando di creare delle diseconomie.
La definizione dei costi standard e le attività di benchmarking, devono così dare attuazione al principio di trasparenza organizzativa, sviluppando un sistema tramite il quale, se si effettua una spesa, è perché questa risponde ad un miglioramento del servizio erogato. Tale obiettivo presuppone un alto livello d'interdisciplinarietà, dove il costo standard non deve rappresentare un valore numerico, ma un riferimento la cui comprensione e chiarezza deve essere percepita e chiarita anche dal potenziale paziente.
In quest'ottica il costo standard diventa la naturale maturazione di un processo che, partendo dal concetto che tutti hanno diritto alla salute arriva al concetto che tale obiettivo non deve permettere sprechi o abusi ma deve diventare lo stimolo per raggiungere appropriatezza ed efficienza.
Il Servizio Sanitario del Paese si basa, infatti, su un principio irrinunciabile: la Costituzione sancisce, all'articolo 32, "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e come interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti". La modifica al Titolo V della Costituzione valorizza inoltre le autonomie locali e pone in capo alla legislazione concorrente fra Stato e Regioni la tutela della salute individuando la necessaria uniformità dei LEA (Livelli Essenziali d'Assistenza), mentre affida agli Enti Locali la competenza e la responsabilità del governo e della determinazione autonoma del settore socio assistenziale.
La Regione Piemonte, in conformità all'impianto legislativo, intende procedere all'organizzazione delle proprie risorse con un'ottica di sistema, che ottimizzi l'efficacia migliorando la qualità dei servizi.
Questo impegno è reso ancor più necessario ed inderogabile alla luce della Legge Delega del 5 maggio 2009 n. 42 (Delega al Governo in materia di Federalismo Fiscale, in attuazione dell'art. 119 della Costituzione) e del successivo Decreto legislativo 6 maggio 2011, n. 68 (Disposizioni in materia di autonomia di entrata delle regioni a statuto ordinario e delle province, nonché di determinazione dei costi e dei fabbisogni standard nel settore sanitario). Il compito che attende il governo regionale è quello di determinare un'efficace, efficiente, trasparente ed economico utilizzo delle risorse allocate per la "Spesa Sanitaria", dal costo storico al costo standard, preservando i fabbisogni dei cittadini.
La Sanità è il primo vero banco di prova del federalismo fiscale e d'applicazione dei LEA. L'introduzione del costo standard dovrà tendere al superamento delle differenze oggi esistenti tra le diverse Regioni e tra le ASR, evitando sprechi e rendendo uniformi le erogazioni dei LEA.
L'esperienza registrata in questi ultimi anni ha dimostrato che le Regioni che più spendono non necessariamente sono risultate più efficienti ed appropriate nell'erogazione dell'assistenza sanitaria.
Con la nuova normativa, i trasferimenti statali vengono cancellati e, al loro posto, secondo le prime indicazioni, le Regioni godranno di un mix di tributi propri e di compartecipazioni, per finanziare il 100% dei livelli essenziali delle prestazioni a costi standard. Il passaggio dalla spesa storica ai costi standard cui fare riferimento per il finanziamento dei servizi di base erogati dalle Regioni prevede l'individuazione di indicatori condivisi tra Regioni e Governo, per la misurazione e trasparenza delle prestazioni conseguite non solo a livello regionale ma anche a livello locale. La riforma ha effetti anche in ambito infraregionale, imponendo le stesse condizioni di misurazione alle singole Aziende Sanitarie Locali (ASL) e alle Aziende Ospedaliere (AO/AOU) promuovendo e rinforzando di fatto un'attività costante di valutazione e di benchmarking al loro interno.
Il ritardo con cui la sanità, all'estero come in Italia, acquisisce e riordina i dati disponibili, ha obbligato a prevedere uno specifico progetto sulla necessità di individuare una soluzione metodologica affidabile e nel contempo pervenire tempestivamente a disporre di dati da fornire ai decision maker, tali da permettere un'azione di benchmarking tramite l'applicazione dei costi standard. Non è economicamente e razionalmente sostenibile pagare lo stesso servizio o la stessa prestazione in modo profondamente diverso in realtà sostanzialmente simili.
Le difficoltà d'analisi socio economiche sono, in prima istanza riconducibili ai seguenti aspetti: 1) differenziazione della tipologia produttiva/erogativa. La Sanità opera in condizioni differenti ad altri settori industriali poiché, per quanto si possa teorizzare una catena produttiva ospedaliera, la sua trasposizione nella realtà finirà con l'essere influenzata dalle caratteristiche eterogenee dei servizi erogati, la cui complessità non è definibile a priori.
2) La produzione viene gestita da personale altamente qualificato sotto il profilo sanitario, ma con scarsa attenzione al reporting. La discrasia tra il servizio erogato e la messa a sistema delle informazioni economico gestionali determina inefficienza (l'attività effettuata e non rendicontata genera solo costi e non produzione) e incapacità di avere tempestivamente le informazioni necessarie al governo.
3) La non omogeneità delle strutture. Dovendosi adattare alle caratteristiche del luogo e della popolazione in cui si opera, la sanità ha sviluppato soluzioni profondamente diverse da zona a zona.
4) Carenza di una cultura diffusa di tipo economico sanitaria fra gli operatori del settore. Il rapporto, spesso esaustivo, medico-paziente ha sovente portato ad escludere l'interesse di altre discipline a ricercare soluzioni efficaci in sanità.
Le dimensioni raggiunte in questi ultimi anni dalla sanità hanno per obbligato a procedere a rilevazioni maggiormente accurate, che, non potendo avvalersi di una cultura consolidata nel settore, si sono tramutate in una confusa programmazione dettata dal contingente. Si sono così effettuate un'infinità di rilevazioni e creati una moltitudine di indicatori, ma senza una visione completa del sistema. Le esigenze contingenti hanno, infatti portato a rilevare dati e informazioni.
Per superare questa situazione si è reso necessario: 1) definire gli ambiti d'applicazione dei costi standard sia a livello territoriale che ospedaliero 2) cogliere le dinamiche del settore (obiettivo indiretto) in modo da indirizzare le risorse disponibili in modo efficace, permettendo così di raggiungere il risultato in tempi ragionevoli 3) individuare i soggetti cointeressati alla rilevazione creando opportunità di brainstorming, essendo la sanità un settore caratterizzato da un alto livello d'interdisciplinarietà, per un'elaborazione di costi standard corretti, coerenti ed applicabili 4) definire un rigoroso metodo scientifico con il quale procedere alla rilevazione 5) sottoporre i dati esaminati ad un'azione di monitoraggio e verifica.
Si sono esaminate le banche dati attualmente disponibili, al fine di poter aggregare voci di costo o di produzione, verificando che queste dispongano di un sufficiente riscontro indipendentemente dalla fonte dati scelta.
Criteri d'aggregazione dei dati La necessità di rendere confrontabili realtà tra loro difformi, se non talvolta addirittura peculiari, secondo un metro unitario può essere perseguita mantenendo uno schema fisso di rilevazione da adeguare alle specifiche rilevazioni. Riprendendo la classica suddivisione proposta a livello ministeriale si è proceduto ad aggregare i dati in funzione della prevenzione del territorio dell'ospedale.
I costi standard devono quindi rappresentare il risultato di un'attività di benchmarking di unità organizzative simili, in particolare per quanto attiene il territorio, prevedendo: osservazione della variabilità nel costo unitario (per utente o per unità di output) la spiegazione della variabilità mediante relazioni causali fra variabili (con varie metodologie da semplici a complesse).
In un contesto che si caratterizza per l'insufficienza di risorse finanziarie da destinare al sistema socio sanitario, così come è attualmente configurato, e per l'incremento, anche qualitativo, della domanda di prestazioni, nella necessità di assicurare i LEA, diventano essenziali interventi strutturali di riorganizzazione dell'intero sistema sanitario regionale.
Dall'attuazione degli interventi di riorganizzazione strutturale successivamente delineati, ma che possono essere sintetizzati in due grandi tipologie, ovvero quelli relativi alla razionalizzazione della rete ospedaliera e quelli relativi alla gestione centralizzata di alcune funzioni di supporto tecnico-amministrativo, potrebbero derivare significative economie. Tali economie saranno indirizzate verso due principali settori, in grado di rispondere in maniera appropriata alle necessità assistenziali della popolazione piemontese, sempre più spesso affetta da malattie cronico-degenerative dovute all'invecchiamento, ovvero il settore delle cure primarie e quello relativo ai servizi dell'area socio sanitaria integrata.
Emendamento rubricato n. 88) presentato dai Consiglieri Buquicchio, Ponso: Il paragrafo 2.3 "La sostenibilità del sistema, le risorse finanziarie ed i costi standard " è modificato come segue: 2.3 La sostenibilità del sistema, le risorse finanziarie ed i costi standard" II trend relativo all'incremento della spesa sanitaria nelle società avanzate e la profonda disparità non solo nell'outcome sanitario, ma anche nella distribuzione e nell'utilizzo delle risorse obbligano il sistema a prendere in considerazione l'introduzione dei costi standard come fattore razionalizzante il sistema, che difficilmente potrà reggere ad ulteriori crescite. Il costo standard, obbliga, infatti, a confrontare le singole realtà incentivando al miglioramento e, per avere successo, dovrà avere uno sviluppo in grado di coinvolgere tutti gli operatori del settore sia nella fase di rilevazione dei dati necessari alla realizzazione delle banche dati sia, soprattutto, nel momento della valutazione, in modo tale da coinvolgere tutte le conoscenze acquisite, evitando di creare delle diseconomie.
La definizione dei costi standard e le attività di benchmarking, devono così dare attuazione al principio di trasparenza organizzativa, sviluppando un sistema tramite il quale, se si effettua una spesa, è perché questa risponde ad un miglioramento del servizio erogato. Tale obiettivo presuppone un alto livello d'interdisciplinarietà, dove il costo standard non deve rappresentare un valore numerico, ma un riferimento la cui comprensione e chiarezza deve essere percepita e chiarita anche dal potenziale paziente.
In quest'ottica il costo standard diventa la naturale maturazione di un processo che, partendo dal concetto che tutti hanno diritto alla salute arriva al concetto che tale obiettivo non deve permettere sprechi o abusi ma deve diventare lo stimolo per raggiungere appropriatezza ed efficienza.
Il Servizio Sanitario del Paese si basa, infatti, su un principio irrinunciabile: la Costituzione sancisce, all'articolo 32, "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e come interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti". La modifica al Titolo V della Costituzione valorizza inoltre le autonomie locali e pone in capo alla legislazione concorrente fra Stato e Regioni la tutela della salute individuando la necessaria uniformità dei LEA (Livelli Essenziali d'Assistenza), mentre affida agli Enti Locali la competenza e la responsabilità del governo e della determinazione autonoma del settore socio assistenziale.
La Regione Piemonte, in conformità all'impianto legislativo, intende procedere all'organizzazione delle proprie risorse con un'ottica di sistema, che ottimizzi l'efficacia migliorando la qualità dei servizi.
Questo impegno è reso ancor più necessario ed inderogabile alla luce della Legge Delega del 5 maggio 2009 n. 42 (Delega al Governo in materia di Federalismo Fiscale, in attuazione dell'art. 119 della Costituzione) e del successivo Decreto legislativo 6 maggio 2011, n. 68 (Disposizioni in materia di autonomia di entrata delle regioni a statuto ordinario e delle province, nonché di determinazione dei costi e dei fabbisogni standard nel settore sanitario). Il compito che attende il governo regionale è quello di determinare un radicale cambiamento del criterio d'utilizzo delle risorse allocate per la "Spesa Sanitaria", dal costo storico al costo standard preservando i fabbisogni dei cittadini. Un costante monitoraggio seguito da un'attenta valutazione e implementazione di un sistema di incentivi e disincentivi, devono completare l'azione del governo regionale.
La Sanità è il primo vero banco di prova del federalismo fiscale e d'applicazione dei LEA. L'introduzione del costo standard dovrà tendere al superamento delle differenze oggi esistenti tra le diverse Regioni e tra le ASR, evitando sprechi e rendendo uniformi le erogazioni dei LEA.
L'esperienza registrata in questi ultimi anni ha dimostrato che le Regioni che più spendono non necessariamente sono risultate più efficienti ed appropriate nell'erogazione dell'assistenza sanitaria.
Con la nuova normativa, i trasferimenti statali vengono cancellati e, al loro posto, secondo le prime indicazioni, le Regioni godranno di un mix di tributi propri e di compartecipazioni, per finanziare il 100% dei livelli essenziali delle prestazioni a costi standard. Il passaggio dalla spesa storica ai costi standard cui fare riferimento per il finanziamento dei servizi di base erogati dalle Regioni prevede l'individuazione di indicatori condivisi tra Regioni e Governo, per la misurazione e trasparenza delle prestazioni conseguite non solo a livello regionale ma anche a livello locale. La riforma ha effetti anche in ambito infraregionale, imponendo le stesse condizioni di misurazione alle singole Aziende Sanitarie Locali (ASL) e alle Aziende Ospedaliere (AO/AOU) promuovendo e rinforzando di fatto un'attività costante di valutazione e di benchmarking al loro interno.
Il ritardo con cui la sanità, all'estero come in Italia, acquisisce e riordina i dati disponibili, ha obbligato a prevedere uno specifico progetto sulla necessità di individuare una soluzione metodologica affidabile e nel contempo pervenire tempestivamente a disporre di dati da fornire ai decision maker, tali da permettere un'azione di benchmarking tramite l'applicazione dei costi standard. Non è economicamente e razionalmente sostenibile pagare lo stesso servizio o la stessa prestazione in modo profondamente diverso in realtà sostanzialmente simili.
Le difficoltà d'analisi socio economiche sono, in prima istanza riconducibili ai seguenti aspetti: 1) differenziazione della tipologia produttiva/erogativa. La Sanità opera in condizioni differenti ad altri settori industriali poiché, per quanto si possa teorizzare una catena produttiva ospedaliera, la sua trasposizione nella realtà finirà con l'essere influenzata dalle caratteristiche eterogenee dei servizi erogati, la cui complessità non è definibile a priori.
2) La produzione viene gestita da personale altamente qualificato sotto il profilo sanitario, ma con scarsa attenzione al reporting. La discrasia tra il servizio erogato e la messa a sistema delle informazioni economico gestionali determina inefficienza (l'attività effettuata e non rendicontata genera solo costi e non produzione) e incapacità di avere tempestivamente le informazioni necessarie al governo.
3) La non omogeneità delle strutture. Dovendosi adattare alle caratteristiche del luogo e della popolazione in cui si opera, la sanità ha sviluppato soluzioni profondamente diverse da zona a zona.
4) Carenza di una cultura diffusa di tipo economico sanitaria fra gli operatori del settore. Il rapporto, spesso esaustivo, medico-paziente ha sovente portato ad escludere l'interesse di altre discipline a ricercare soluzioni efficaci in sanità.
Le dimensioni raggiunte in questi ultimi anni dalla sanità hanno per obbligato a procedere a rilevazioni maggiormente accurate, che, non potendo avvalersi di una cultura consolidata nel settore, si sono tramutate in una confusa programmazione dettata dal contingente. Si sono così effettuate un'infinità di rilevazioni e creati una moltitudine di indicatori, ma senza una visione completa del sistema. Le esigenze contingenti hanno, infatti portato a rilevare dati e informazioni.
Per superare questa situazione si è reso necessario: 1) definire gli ambiti d'applicazione dei costi standard sia a livello territoriale che ospedaliero 2) cogliere le dinamiche del settore (obiettivo indiretto) in modo da indirizzare le risorse disponibili in modo efficace, permettendo così di raggiungere il risultato in tempi ragionevoli 3) individuare i soggetti cointeressati alla rilevazione creando opportunità di brainstorming, essendo la sanità un settore caratterizzato da un alto livello d'interdisciplinarietà, per un'elaborazione di costi standard corretti, coerenti ed applicabili 4) definire un rigoroso metodo scientifico con il quale procedere alla rilevazione 5) sottoporre i dati esaminati ad un'azione di monitoraggio e verifica.
Si sono esaminate le banche dati attualmente disponibili, al fine di poter aggregare voci di costo o di produzione, verificando che queste dispongano di un sufficiente riscontro indipendentemente dalla fonte dati scelta.
Criteri d'aggregazione dei dati La necessità di rendere confrontabili realtà tra loro difformi, se non talvolta addirittura peculiari, secondo un metro unitario può essere perseguita mantenendo uno schema fisso di rilevazione da adeguare alle specifiche rilevazioni. Riprendendo la classica suddivisione proposta a livello ministeriale si è proceduto ad aggregare i dati in funzione della prevenzione del territorio dell'ospedale.
I costi standard devono quindi rappresentare il risultato di un'attività di benchmarking di unità organizzative simili, in particolare per quanto attiene il territorio, prevedendo: osservazione della variabilità nel costo unitario (per utente o per unità dí output) la spiegazione della variabilità mediante relazioni causali fra variabili (con varie metodologie da semplici a complesse).
In un contesto che si caratterizza per l'insufficienza di risorse finanziarie da destinare al sistema socio sanitario, così come è attualmente configurato, e per l'incremento, anche qualitativo, della domanda di prestazioni, nella necessità di assicurare i LEA, diventano essenziali interventi strutturali di riorganizzazione dell'intero sistema sanitario regionale.
Dall'attuazione degli interventi di riorganizzazione strutturale successivamente delineati, ma che possono essere sintetizzati in due grandi tipologie, ovvero quelli relativi alla razionalizzazione della rete ospedaliera e quelli relativi alla gestione centralizzata di alcune funzioni di supporto tecnico-amministrativo, potrebbero derivare significative economie. Tali economie saranno indirizzate verso due principali settori, in grado di rispondere in maniera appropriata alle necessità assistenziali della popolazione piemontese, sempre più spesso affetta da malattie cronico-degenerative dovute all'invecchiamento, ovvero il settore delle cure primarie e quello relativo ai servizi dell'area socio sanitaria integrata.
Emendamento rubricato n. 87) presentato dai Consiglieri Buquicchio, Ponso: Il paragrafo 2.3 "La sostenibilità del sistema, le risorse finanziarie ed i costi standard " è modificato come segue: 2.3 La sostenibilità del sistema, le risorse finanziarie ed i costi standard" II trend relativo all'incremento della spesa sanitaria nelle società avanzate e la profonda disparità non solo nell'outcome sanitario, ma anche nella distribuzione e nell'utilizzo delle risorse obbligano il sistema a prendere in considerazione l'introduzione dei costi standard come fattore razionalizzante il sistema, che difficilmente potrà reggere ad ulteriori crescite. Il costo standard, obbliga, infatti, a confrontare le singole realtà incentivando al miglioramento e, per avere successo, dovrà avere uno sviluppo in grado di coinvolgere tutti gli operatori del settore sia nella fase di rilevazione dei dati necessari alla realizzazione delle banche dati sia, soprattutto, nel momento della valutazione, in modo tale da coinvolgere tutte le conoscenze acquisite, evitando di creare delle diseconomie.
La definizione dei costi standard e le attività di benchmarking, devono così dare attuazione al principio di trasparenza organizzativa, sviluppando un sistema tramite il quale, se si effettua una spesa, è perché questa risponde ad un miglioramento del servizio erogato. Tale obiettivo presuppone un alto livello d'interdisciplinarietà, dove il costo standard non deve rappresentare un valore numerico, ma un riferimento la cui comprensione e chiarezza deve essere percepita e chiarita anche dal potenziale paziente.
In quest'ottica il costo standard diventa la naturale maturazione di un processo che, partendo dal concetto che tutti hanno diritto alla salute arriva al concetto che tale obiettivo non deve permettere sprechi o abusi ma deve diventare lo stimolo per raggiungere appropriatezza ed efficienza.
Il Servizio Sanitario del Paese si basa, infatti, su un principio irrinunciabile: la Costituzione sancisce, all'articolo 32, "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e come interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti". La modifica al Titolo V della Costituzione valorizza inoltre le autonomie locali e pone in capo alla legislazione concorrente fra Stato e Regioni la tutela della salute individuando la necessaria uniformità dei LEA (Livelli Essenziali d'Assistenza), mentre affida agli Enti Locali la competenza e la responsabilità del governo e della determinazione autonoma del settore socio assistenziale.
La Regione Piemonte, in conformità all'impianto legislativo, intende procedere all'organizzazione delle proprie risorse con un'ottica di sistema, che ottimizzi l'efficacia migliorando la qualità dei servizi.
Questo impegno è reso ancor più necessario ed inderogabile alla luce della Legge Delega del 5 maggio 2009 n. 42 (Delega al Governo in materia di Federalismo Fiscale, in attuazione dell'art. 119 della Costituzione) e del successivo Decreto legislativo 6 maggio 2011, n. 68 (Disposizioni in materia di autonomia di entrata delle regioni a statuto ordinario e delle province, nonché di determinazione dei costi e dei fabbisogni standard nel settore sanitario). Il compito che attende il governo regionale è quello di determinare un radicale cambiamento del criterio d'utilizzo delle risorse allocate per la "Spesa Sanitaria", dal costo storico al costo standard preservando i fabbisogni dei cittadini. Un costante monitoraggio seguito da un'attenta valutazione e implementazione di un sistema di incentivi e disincentivi, devono completare l'azione del governo regionale.
La Sanità è il primo vero banco di prova del federalismo fiscale e d'applicazione dei LEA. L'introduzione del costo standard dovrà tendere al superamento delle differenze oggi esistenti tra le diverse Regioni e tra le ASR, evitando sprechi e rendendo uniformi le erogazioni dei LEA.
L'esperienza registrata in questi ultimi anni ha dimostrato che le Regioni che più spendono non necessariamente sono risultate più efficienti ed appropriate nell'erogazione dell'assistenza sanitaria.
Con la nuova normativa, i trasferimenti statali vengono cancellati e, al loro posto, secondo le prime indicazioni, le Regioni godranno di un mix di tributi propri e di compartecipazioni, per finanziare il 100% dei livelli essenziali delle prestazioni a costi standard. Il passaggio dalla spesa storica ai costi standard cui fare riferimento per il finanziamento dei servizi di base erogati dalle Regioni prevede l'individuazione di indicatori condivisi tra Regioni e Governo, per la misurazione e trasparenza delle prestazioni conseguite non solo a livello regionale ma anche a livello locale. La riforma ha effetti anche in ambito infraregionale, imponendo le stesse condizioni di misurazione alle singole Aziende Sanitarie Locali (ASL) e alle Aziende Ospedaliere (AO/A0U) promuovendo e rinforzando di fatto un'attività costante di valutazione e di benchmarking al loro interno.
Il ritardo con cui la sanità, all'estero come in Italia, acquisisce e riordina i dati disponibili, ha obbligato a prevedere uno specifico progetto sulla necessità di individuare una soluzione metodologica affidabile e nel contempo pervenire tempestivamente a disporre di dati da fornire ai decision maker, tali da permettere un'azione di benchmarking tramite l'applicazione dei costi standard. Non è economicamente e razionalmente sostenibile pagare lo stesso servizio o la stessa prestazione in modo profondamente diverso in realtà sostanzialmente simili.
Le difficoltà d'analisi socio economiche sono, in prima istanza riconducibili ai seguenti aspetti: 1) differenziazione della tipologia produttiva/erogativa. La Sanità opera in condizioni differenti ad altri settori industriali poiché, per quanto si possa teorizzare una catena produttiva ospedaliera, la sua trasposizione nella realtà finirà con l'essere influenzata dalle caratteristiche eterogenee dei servizi erogati, la cui complessità non è definibile a priori.
2) La produzione viene gestita da personale altamente qualificato sotto il profilo sanitario, ma con scarsa attenzione al reporting. La discrasia tra il servizio erogato e la messa a sistema delle informazioni economico gestionali determina inefficienza (l'attività effettuata e non rendicontata genera solo costi e non produzione) e incapacità di avere tempestivamente le informazioni necessarie al governo.
3) La non omogeneità delle strutture. Dovendosi adattare alle caratteristiche del luogo e della popolazione in cui si opera, la sanità ha sviluppato soluzioni profondamente diverse da zona a zona.
4) Carenza di una cultura diffusa di tipo economico sanitaria fra gli operatori del settore. Il rapporto, spesso esaustivo, medico-paziente ha sovente portato ad escludere l'interesse di altre discipline a ricercare soluzioni efficaci in sanità.
Le dimensioni raggiunte in questi ultimi anni dalla sanità hanno per obbligato a procedere a rilevazioni maggiormente accurate, che, non potendo avvalersi di una cultura consolidata nel settore, si sono tramutate in una confusa programmazione dettata dal contingente. Si sono così effettuate un'infinità di rilevazioni e creati una moltitudine di indicatori, ma senza una visione completa del sistema. Le esigenze contingenti hanno, infatti portato a rilevare dati e informazioni.
Per superare questa situazione si è reso necessario: 1) definire gli ambiti d'applicazione dei costi standard sia a livello territoriale che ospedaliero 2) cogliere le dinamiche del settore (obiettivo indiretto) in modo da indirizzare le risorse disponibili in modo efficace, permettendo così di raggiungere il risultato in tempi ragionevoli 3) individuare i soggetti cointeressati alla rilevazione creando opportunità di brainstorming, essendo la sanità un settore caratterizzato da un alto livello d'interdisciplinarietà, per un'elaborazione di costi standard corretti, coerenti ed applicabili 4) definire un rigoroso metodo scientifico con il quale procedere alla rilevazione 5) sottoporre i dati esaminati ad un'azione di monitoraggio e verifica.
Si sono esaminate le banche dati attualmente disponibili, al fine di poter aggregare voci di costo o di produzione, verificando che queste dispongano di un sufficiente riscontro indipendentemente dalla fonte dati scelta.
Criteri d'aggregazione dei dati La necessità di rendere confrontabili realtà tra loro difformi, se non talvolta addirittura peculiari, secondo un metro unitario può essere perseguita mantenendo uno schema fisso di rilevazione da adeguare alle specifiche rilevazioni. Riprendendo la classica suddivisione proposta a livello ministeriale si è proceduto ad aggregare i dati in funzione della prevenzione del territorio dell'ospedale.
I costi standard devono quindi rappresentare il risultato di un'attività di benchmarking di unità organizzative simili, in particolare per quanto attiene il territorio, prevedendo: osservazione della variabilità nel costo unitario (per utente o per unità dí output) la spiegazione della variabilità mediante relazioni causali fra variabili (con varie metodologie da semplici a complesse).
In un contesto che si caratterizza per l'insufficienza di risorse finanziarie da destinare al sistema socio sanitario, così come è attualmente configurato, e per l'incremento, anche qualitativo, della domanda di prestazioni, nella necessità di assicurare i LEA, diventano essenziali interventi strutturali di riorganizzazione dell'intero sistema sanitario regionale.
Dall'attuazione degli interventi di riorganizzazione strutturale successivamente delineati, ma che possono essere sintetizzati in due grandi tipologie, ovvero quelli relativi alla razionalizzazione della rete ospedaliera e quelli relativi alla gestione centralizzata di alcune funzioni di supporto tecnico-amministrativo, potrebbero derivare significative economie. Tali economie saranno indirizzate verso due principali settori, in grado di rispondere in maniera appropriata alle necessità assistenziali della popolazione piemontese, sempre più spesso affetta da malattie cronico-degenerative dovute all'invecchiamento, ovvero il settore delle cure primarie e quello relativo ai servizi dell'area socio sanitaria integrata.
La parola al Consigliere Buquicchio, per l'illustrazione congiunta degli emendamenti rubricati n. 97), 96), 95), 94), 93), 92), 91), 90), 72) 89), 87).



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Anche in questo caso, su questo nuovo paragrafo riguardante la sostenibilità del sistema delle risorse finanziarie e dei costi standard ho presentato dodici emendamenti, prima dell'emendamento n. 229) della collega Artesio.
Mi regolo nell'illustrazione, per dirle quanti riesco ad assemblarne.
Siamo arrivati a questo paragrafo - non meno importante di altri - del Piano, riguardante la sostenibilità del sistema: si parla anche delle risorse finanziarie e si accennano i costi standard.
Come indicato nella prima parte del paragrafo, il trend relativo all'incremento della spesa sanitaria non può che imporre responsabilmente una riorganizzazione del sistema.
Su questo, personalmente, sono d'accordo. So che non tutti condividono questa premessa, ma almeno in termini di premessa, su questo sono d'accordo.
L'ho già detto nella discussione degli emendamenti precedenti: sono convinto che, se di riorganizzazione dell'assistenza e della sanità piemontese si sarebbe dovuto parlare, o si debba parlare, sarebbe stata necessaria una severa riorganizzazione.
Questo, perché gli obiettivi da raggiungere non potevano che essere contenuti nel concetto di efficacia ed efficienza.
Sappiamo tutti che, in futuro, le risorse non aumenteranno, non perch qualcuno voglia farci qualche dispetto, ma perché sarà inevitabile che, ad una riduzione delle risorse, si accompagnerà un aumento certo della domanda, pertanto il problema esiste.
Laddove abbiamo cercato d'individuare un'alternativa, in questa problematica attinente alla premessa, andando oltre la diagnosi, abbiamo detto che è opportuno individuare gli spazi per ottenere un risparmio da poter reinvestire negli ambiti in cui è più necessario farlo.
Da anni, si parla di costi standard, ma come introdurre quel modello pseudo-nuovo di distribuzione delle risorse, devo dire molto francamente che non è così chiaro.
Occorre individuare un sistema di monitoraggio e valutazione, creando tutte quelle possibilità che si riescono ad individuare, per confrontare qualitativamente e quantitativamente le attività delle singole Aziende Sanitarie.
Scusi, Presidente, la Giunta è presente?



PRESIDENTE

Sì, è presente: l'Assessore Monferino è in aula.



BUQUICCHIO Andrea

Solo per un conforto!



PRESIDENTE

C'è una controfigura che sta occupando la sua sedia, ma l'Assessore, in ogni caso, è presente! Prego, Consigliere Buquicchio.



BUQUICCHIO Andrea

Presidente, se me lo dice lei e me lo conferma l'Assessore Maccanti come faccio a non crederci? Dicevo: questo sistema è indispensabile per individuare le buone pratiche, sia in termini di migliori servizi (quindi efficacia) sia in termini di gestione delle risorse (efficienza).
Queste terminologie (efficacia ed efficienza), per quella che è la mia cultura, ricorrono spesso nelle istanze che ci siamo permessi di presentare.
Nell'ambito della sanità, ci sono ottimi esempi cui dovremmo fare riferimento: le regioni italiane in cui si spende meno sono le stesse che hanno degli indicatori di efficacia e di efficienza migliori di altre pertanto non è campata in aria la richiesta di fare riferimento all'efficacia e all'efficienza, per l'ottenimento di servizi migliori, da una parte, e la gestione ottimale delle risorse, dall'altra.
Oltre a quanto abbiamo accennato e più volte rievocato, l'altro aspetto che cerchiamo di correggere rispetto a quanto presentato dall'Assessorato è l'elaborazione di un Piano delle attività, fissando obiettivi ben determinati.
Le Aziende Sanitarie, sia che si parli di ASL sia che si parli di ASO devono ricevere chiari obiettivi, individuando anche le tempistiche per raggiungerli.
Chi non è in grado di garantirli lo deve dichiarare prima, e non dopo per serietà e senso di responsabilità, perché, a questo punto, sarebbe il caso di richiamare la responsabilità dei manager o dei Direttori chiamati a rispondere del mancato raggiungimento.
Il patto manageriale, l'obiettivo di azienda, deve essere fissato prima e non dopo, ovviamente. Mi auguro che, su questo, si sia tutti d'accordo: non solo va fissato prima, ma deve anche essere molto puntuale e preciso nei suoi contenuti.
Pertanto, come faccio a non essere "soddisfatto" dell'inserimento anche relativamente al disegno di legge n. 174, degli elementi che auspicano maggiore efficacia, efficienza, in qualche caso trasparenza, e quindi valutazione, monitoraggio e quant'altro? Occorre, però, cercare di non accontentarsi di questi elementi dovremmo poter essere un po' più concreti.
Concludo questa prima tranche di emendamenti risottolineando quella che è sempre stata la nostra coerente esigenza: invocare, da parte dell'Assessorato, un'aderenza totale (e non parziale) a quanto stabilito nel Piano di rientro, di riqualificazione e di riorganizzazione. Quello era un Piano che era stato siglato dalla Regione Piemonte con il Ministero della salute e dell'economia addirittura a luglio del 2010.
vero che la politica ha un'evoluzione quasi quotidiana, ma non si pu invocare la dinamica politica per non rispettare delle cose che, peraltro non solo erano piaciute a Roma, ma erano piaciute per molti aspetti anche a Torino da parte dell'opposizione.
Con l'emendamento rubricato n. 97) chiediamo che siano introdotti i termini "efficacia, efficienza, trasparenza ed economicità" nel primo paragrafo.
Con l'emendamento rubricato n. 96) chiediamo che nel secondo paragrafo dove si fa riferimento al costo standard, si aggiunga che "per un efficace utilizzo, deve tenere in debita considerazione lo stato di conservazione della dotazione dei beni immobili appartenenti alle singole Aziende". Ed è qui che mi permetto di soffermarmi ancora un minuto. Perché la sostenibilità del sistema - quindi le risorse finanziarie e i costi standard - deve poter comprendere questo ambito di analisi. Naturalmente in linea di principio non si può non condividere quanto espresso. Il trend relativo all'incremento della spesa ce lo impone.
Il fatto che nell'individuazione dei costi standard, qualora venissero mai applicati, si tenga in considerazione lo stato di conservazione della dotazione dei beni immobili appartenenti alle singole Aziende Sanitarie penso sia un aspetto importante. È indispensabile - ritengo - comprendere prima dell'applicazione dei costi standard, quale sia il piano degli investimenti per ammodernare i propri immobili da parte delle Aziende Sanitarie. Non vorrei che, solo per il fatto che alcune Aziende abbiano effettuato importanti investimenti nei periodi di "manica larga", abbiano un vantaggio rispetto a quelle Aziende, quei Direttori o quei manager, che magari, in modo virtuoso, hanno gestito le risorse senza prevedere investimenti faraonici.
Questo è un elemento importante e serio - non ostruzionistico - su cui è necessario riflettere.
Nei miei undici minuti di esposizione, ritengo di aver illustrato gli emendamenti rubricati dal n. 97) al n. 87), Presidente.



PRESIDENTE

La ringrazio, collega Buquicchio, sia per la sua illustrazione che per la precisazione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Segretario Ponso, che interviene in qualità di Consigliere regionale; ne ha facoltà.



PONSO Tullio

Grazie, Presidente.
Un'altra dozzina di emendamenti su un punto che ci è molto caro, quello della sostenibilità del sistema.
L'esame, l'attenzione, il monitoraggio delle risorse finanziarie e dei costi standard ovviamente devono essere poste a risalto in questa nuova attuazione del Piano Sanitario.
chiaro che una riforma di tale portata necessita, doverosamente, di una riorganizzazione del sistema.
Con la presentazione di questi emendamenti, che peraltro ho sottoscritto, riteniamo prioritario che l'efficacia e l'efficienza debbano andare a braccetto, come già sottolineava il mio Capogruppo nella presentazione di questi emendamenti.
Devono andare a braccetto perché, da un lato, abbiamo sì una riduzione delle risorse, ma, dall'altro lato, dovremo tener conto non solo attualmente, ma anche negli anni avvenire, di un aumento della domanda di servizi sanitari. Un risparmio deve essere necessariamente reinvestito nei punti sensibili che finora sono dati per irrisolti nel nostro sistema sanitario, proprio perché una riduzione delle spese deve essere in sintonia con la gestione ottimale e oculata, ma sicuramente migliorativa dal punto di vista dei servizi prestati. Ecco, allora, che questi emendamenti, sul solco di una buona sostenibilità del sistema, saranno positivi anche se il trend di contenimento della spesa ci impone una riduzione. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Ponso.
Emendamento rubricato n. 229) presentato dai Consiglieri Artesio, Boeti Taricco, Muliere, Manica, Reschigna, Pentenero, Ronzani: Al testo unificato delle proposte di deliberazione n. 164 e 176 "Approvazione del piano socio-sanitario regionale 2012-2015 ed individuazione della nuova azienda ospedaliera San Giovanni Battista di Torino. Allegato A Pag. 21. Punto 2.3. ottavo paragrafo Dopo le parole:.
"(...) e d'applicazione dei LEA." Aggiungere: "Il federalismo fiscale per diventare operativo necessita di una serie provvedimenti che, secondo le previsioni dello stesso legislatore, si nell'arco di sette anni." Ha chiesto la parola la Consigliera Artesio, per l'illustrazione; ne ha facoltà.



ARTESIO Eleonora

Quest'emendamento appartiene alla sfera di quegli emendamenti apparentemente correttivi dal punto di vista stilistico, in realtà sostanziali.
Ci sono alcune frasi enfatiche trionfanti all'interno del Piano Socio Sanitario e non dovrebbe mai essere così in nessuno strumento di programmazione destinato a valere per molti anni, qual è l'ambizione di essere un Piano triennale, e soprattutto non dovrebbe essere così su questo tipo di affermazioni.
L'affermazione che metto in discussione riguarda l'enfasi che viene assegnata alla possibilità che l'applicazione rapida del federalismo fiscale possa introdurre un principio volto all'equilibrio economico nell'ambito del sistema sanitario.
Suggerisco di introdurre almeno la prudenza nei riferimenti al federalismo fiscale, intanto perché tutta la letteratura dei testi di legge dice che ci vorranno almeno sette anni, proseguendo con una certa intensità dei provvedimenti. Ricordo che, ad oggi, è stato adottato solo il provvedimento sul trasferimento dei beni demaniali, e non credo che il Governo delle sponde fluviali possa portare grandi benefici al sistema sanitario piemontese.
Ci vorranno, dicevo, almeno sette anni per applicare completamente il federalismo, ammesso che si voglia fare.
Ma in questa contingenza ha senso che un legislatore regionale faccia riferimento ai principi di autonomia per mantenere la sostenibilità del sistema sanitario piemontese? Sicuramente, da un punto di vista teorico, è un giusto orgoglio istituzionale rivendicare l'unica competenza che si continua a ribadire impiega l'80% del bilancio della Regione, come volontà di gestirla in maniera esclusiva, pur nel rispetto dei livelli essenziali d'assistenza nazionali. Però delle due, l'una: o si è orgogliosi con quest'amministrazione del federalismo, e allora si smette il piagnisteo sui mancati trasferimenti dei bilanci nazionali e sulla riduzione delle risorse nel riparto del patto della salute alle Regioni, e si procede con l'orgoglio del federalismo e della capacità dello stesso di riuscire a garantire sostenibilità ed efficacia; oppure se si hanno, come io credo fondate preoccupazioni in ordine al trasferimento da parte dello Stato delle risorse destinate alle Regione, si evita di enfatizzare il federalismo e la capacità attraverso il federalismo di riuscire a rendersi autonomi e autosufficienti.
Perché qui assistiamo a queste recite a soggetto, per cui quando si va nelle assemblee con i cittadini inferociti e con i professionisti preoccupati si dice che la colpa è dello Stato e ci si dimentica di essere federalisti; quando si viene in questa Aula e si scrivono gli strumenti di programmazione, si mette in capo al federalismo la risoluzione di ogni male.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Grazie, Presidente.
Condivido l'emendamento della collega Artesio - peraltro, l'ho sottoscritto - proprio perché non credo alla ridondanza con cui questo tema è affrontato all'interno del paragrafo del Piano Socio Sanitario Regionale sia in relazione al fatto che da un po' di tempo a questa parte (quando dico "da un po' di tempo a questa parte" non mi riferisco unicamente alla nascita del Governo tecnico presieduto da Monti, ma ad ancor prima, quando al Governo c'era anche la Lega Nord), il tema del federalismo fiscale è un tema che è un po' scemato, soprattutto ha perso quella che doveva essere la sua impostazione iniziale, che non è quella di una possibilità o di un'obbligatorietà messa in capo al sistema regionale degli Enti locali di avere un'autonomia impositiva all'interno di un processo di riorganizzazione complessiva della pressione fiscale, ma sta diventando l'obbligo per gli Enti di incrementare la pressione fiscale senza una riorganizzazione complessiva, solo per tentare di sopravvivere.
Anche il tema dei costi standard è un tema importante - noi non ne sottovalutiamo la rilevanza - sia nel rapporto con il Governo nazionale sui criteri di trasferimento del fondo sanitario nazionale sia nei rapporti tra la Regione e le diverse Aziende sanitarie regionali, e va affrontato tenendo conto che non parliamo di questioni assolutamente omogenee tra di loro.
Al Piemonte nei trasferimenti non è riconosciuto un dato rilevante: la forte presenza di una popolazione anziana ultrasessantacinquenne. Ci sono realtà nella nostra regione dove un conto è ragionare in termini di organizzazione dei servizi delle grandi aree urbane e un conto è affrontare la questione all'interno di aree a dispersione territoriale. Ecco perch quest'emendamento non fa altro che inserire un briciolo di cautela in un'affermazione che, così come rappresentata, rischia di essere apolitica.



PRESIDENTE

Grazie, collega Reschigna.
Emendamento rubricato n. 86) presentato dai Consiglieri Buquicchio, Ponso Pentenero: Il paragrafo 2.3 "La sostenibilità del sistema, le risorse finanziarie ed i costi standard " è modificato come segue: 2.3 La sostenibilità del sistema, le risorse finanziarie ed i costi standard Il trend relativo all'incremento della spesa sanitaria nelle società avanzate e la profonda disparità non solo nell'outcome sanitario, ma anche nella distribuzione e nell'utilizzo delle risorse obbligano il sistema a prendere in considerazione l'introduzione dei costi standard come fattore razionalizzante il sistema, che difficilmente potrà reggere ad ulteriori crescite. Il costo standard, obbliga, infatti, a confrontare le singole realtà incentivando al miglioramento e, per avere successo, dovrà avere uno sviluppo in grado di coinvolgere tutti gli operatori del settore sia nella fase di rilevazione dei dati necessari alla realizzazione delle banche dati sia, soprattutto, nel momento della valutazione, in modo tale da coinvolgere tutte le conoscenze acquisite, evitando di creare delle diseconomie. La definizione dei costi standard e le attività di benchmarking, devono così dare attuazione al principio di trasparenza organizzativa, sviluppando un sistema tramite il quale, se si effettua una spesa, è perché questa risponde ad un miglioramento del servizio erogato.
Tale obiettivo presuppone un alto livello d'interdisciplinarietà, dove il costo standard non deve rappresentare un valore numerico, ma un riferimento la cui comprensione e chiarezza deve essere percepita e chiarita anche dal potenziale paziente.
In quest'ottica il costo standard diventa la naturale maturazione di un processo che, partendo dal concetto che tutti hanno diritto alla salute arriva al concetto che tale obiettivo non deve permettere sprechi o abusi ma deve diventare lo stimolo per raggiungere appropriatezza ed efficienza.
Il Servizio Sanitario del Paese si basa, infatti, su un principio irrinunciabile: la Costituzione sancisce, all'articolo 32, "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e come interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti". La modifica al Titolo V della Costituzione valorizza inoltre le autonomie locali e pone in capo alla legislazione concorrente fra Stato e Regioni la tutela della salute individuando la necessaria uniformità dei LEA (Livelli Essenziali d'Assistenza), mentre affida agli Enti Locali la competenza e la responsabilità del governo e della determinazione autonoma del settore socio assistenziale.
La Regione Piemonte, in conformità all'impianto legislativo, intende procedere all'organizzazione delle proprie risorse con un'ottica di sistema, che ottimizzi l'efficacia, migliorando la qualità dei servizi.
Questo impegno è reso ancor più necessario ed inderogabile alla luce della Legge Delega del 5 maggio 2009 n. 42 (Delega al Governo in materia di Federalismo Fiscale, in attuazione dell'art. 119 della Costituzione) e del successivo Decreto legislativo 6 maggio 2011, n. 68 (Disposizioni in materia di autonomia di entrata delle regioni a statuto ordinario e delle province, nonché di determinazione dei costi e dei fabbisogni standard nel settore sanitario). Il compito che attende il governo regionale è quello di determinare un radicale cambiamento del criterio d'utilizzo delle risorse allocate per la "Spesa Sanitaria", dal costo storico al costo standard preservando i fabbisogni dei cittadini.
La Sanità è il primo vero banco di prova del federalismo fiscale e d'applicazione dei LEA. L'introduzione del costo standard dovrà tendere al superamento delle differenze oggi esistenti tra le diverse Regioni e tra le ASR, evitando sprechi e rendendo uniformi le erogazioni dei LEA.
L'esperienza registrata in questi ultimi anni ha dimostrato che le Regioni che più spendono non necessariamente sono risultate più efficienti ed appropriate nell'erogazione dell'assistenza sanitaria.
Con la nuova normativa, i trasferimenti statali vengono cancellati e, al loro posto, secondo le prime indicazioni, le Regioni godranno di un mix di tributi propri e di compartecipazioni, per finanziare il 100% dei livelli essenziali delle prestazioni a costi standard. Il passaggio dalla spesa storica ai costi standard cui fare riferimento per il finanziamento dei servizi di base erogati dalle Regioni prevede l'individuazione di indicatori condivisi tra Regioni e Governo, per la misurazione e trasparenza delle prestazioni conseguite non solo a livello regionale ma anche a livello locale. Le misurazioni individuate devono avere scadenze trimestrali e costanti nel tempo. La riforma ha effetti anche in ambito infraregionale, imponendo le stesse condizioni di misurazione alle singole Aziende Sanitarie Locali (ASL) e alle Aziende Ospedaliere (AO/AOU) promuovendo e rinforzando di fatto un'attività costante di valutazione e di benchmarking al loro interno.
Il ritardo con cui la sanità, all'estero come in Italia, acquisisce e riordina i dati disponibili, ha obbligato a prevedere uno specifico progetto sulla necessità di individuare una soluzione metodologica affidabile e nel contempo pervenire tempestivamente a disporre di dati da fornire ai decision maker, tali da permettere un'azione di benchmarking tramite l'applicazione dei costi standard. Non è economicamente e razionalmente sostenibile pagare lo stesso servizio o la stessa prestazione in modo profondamente diverso in realtà sostanzialmente simili.
Le difficoltà d'analisi socio economiche sono, in prima istanza riconducibili ai seguenti aspetti: 1) differenziazione della tipologia produttiva/erogativa. La Sanità opera in condizioni differenti ad altri settori industriali poiché, per quanto si possa teorizzare una catena produttiva ospedaliera, la sua trasposizione nella realtà finirà con l'essere influenzata dalle caratteristiche eterogenee dei servizi erogati, la cui complessità non è definibile a priori.
2) La produzione viene gestita da personale altamente qualificato sotto il profilo sanitario, ma con scarsa attenzione al reporting. La discrasia tra il servizio erogato e la messa a sistema delle informazioni economico gestionali determina inefficienza (l'attività effettuata e non rendicontata genera solo costi e non produzione) e incapacità di avere tempestivamente le informazioni necessarie al governo.
3) La non omogeneità delle strutture. Dovendosi adattare alle caratteristiche del luogo e della popolazione in cui si opera, la sanità ha sviluppato soluzioni profondamente diverse da zona a zona.
4) Carenza di una cultura diffusa di tipo economico sanitaria fra gli operatori del settore. Il rapporto, spesso esaustivo, medico-paziente ha sovente portato ad escludere l'interesse di altre discipline a ricercare soluzioni efficaci in sanità.
Le dimensioni raggiunte in questi ultimi anni dalla sanità hanno per obbligato a procedere a rilevazioni maggiormente accurate, che, non potendo avvalersi di una cultura consolidata nel settore, si sono tramutate in una confusa programmazione dettata dal contingente. Si sono così effettuate un'infinità di rilevazioni e creati una moltitudine di indicatori, ma senza una visione completa del sistema. Le esigenze contingenti hanno, infatti portato a rilevare dati e informazioni.
Per superare questa situazione si è reso necessario: 1) definire gli ambiti d'applicazione dei costi standard sia a livello territoriale che ospedaliero 2) cogliere le dinamiche del settore (obiettivo indiretto) in modo da indirizzare le risorse disponibili in modo efficace, permettendo così di raggiungere il risultato in tempi ragionevoli 3) individuare i soggetti cointeressati alla rilevazione creando opportunità di brainstorming, essendo la sanità un settore caratterizzato da un alto livello d'interdisciplinarietà, per un'elaborazione di costi standard corretti, coerenti ed applicabili 4) definire un rigoroso metodo scientifico con il quale procedere alla rilevazione; 5) sottoporre i dati esaminati ad un'azione di monitoraggio e verifica.
Si sono esaminate le banche dati attualmente disponibili, al fine di poter aggregare voci di costo o di produzione, verificando che queste dispongano di un sufficiente riscontro indipendentemente dalla fonte dati scelta.
Criteri d'aggregazione dei dati La necessità di rendere confrontabili realtà tra loro difformi, se non talvolta addirittura peculiari, secondo un metro unitario può essere perseguita mantenendo uno schema fisso di rilevazione da adeguare alle specifiche rilevazioni. Riprendendo la classica suddivisione proposta a livello ministeriale si è proceduto ad aggregare i dati in funzione della prevenzione del territorio dell'ospedale.
I costi standard devono quindi rappresentare il risultato di un'attività di benchmarking di unità organizzative simili, in particolare per quanto attiene il territorio, prevedendo: osservazione della variabilità nel costo unitario (per utente o per unità dí output) la spiegazione della variabilità mediante relazioni causali fra variabili (con varie metodologie da semplici a complesse).
In un contesto che si caratterizza per l'insufficienza di risorse finanziarie da destinare al sistema socio sanitario, così come è attualmente configurato, e per l'incremento, anche qualitativo, della domanda di prestazioni, nella necessità di assicurare i LEA, diventano essenziali interventi strutturali di riorganizzazione dell'intero sistema sanitario regionale.
Dall'attuazione degli interventi di riorganizzazione strutturale successivamente delineati, ma che possono essere sintetizzati in due grandi tipologie, ovvero quelli relativi alla razionalizzazione della rete ospedaliera e quelli relativi alla gestione centralizzata di alcune funzioni di supporto tecnico-amministrativo, potrebbero derivare significative economie. Tali economie saranno indirizzate verso due principali settori, in grado di rispondere in maniera appropriata alle necessità assistenziali della popolazione piemontese, sempre più spesso affetta da malattie cronico-degenerative dovute all'invecchiamento, ovvero il settore delle cure primarie e quello relativo ai servizi dell'area socio sanitaria integrata.
Emendamento rubricato n. 85) presentato dai Consiglieri Buquicchio, Ponso: Il paragrafo 2.3 "La sostenibilità del sistema, le risorse finanziarie ed i costi standard " è modificato come segue: 2.3 La sostenibilità del sistema, le risorse finanziarie ed i costi standard Il trend relativo all'incremento della spesa sanitaria nelle società avanzate e la profonda disparità non solo nell'outcome sanitario, ma anche nella distribuzione e nell'utilizzo delle risorse obbligano il sistema a prendere in considerazione l'introduzione dei costi standard come fattore razionalizzante il sistema, che difficilmente potrà reggere ad ulteriori crescite. Il costo standard, obbliga, infatti, a confrontare le singole realtà incentivando al miglioramento e, per avere successo, dovrà avere uno sviluppo in grado di coinvolgere tutti gli operatori del settore sia nella fase di rilevazione dei dati necessari alla realizzazione delle banche dati sia, soprattutto, nel momento della valutazione, in modo tale da coinvolgere tutte le conoscenze acquisite, evitando di creare delle diseconomie. La definizione dei costi standard e le attività di benchmarking, devono così dare attuazione al principio di trasparenza organizzativa, sviluppando un sistema tramite il quale, se si effettua una spesa, è perché questa risponde ad un miglioramento del servizio erogato.
Tale obiettivo presuppone un alto livello d'interdisciplinarietà, dove il costo standard non deve rappresentare un valore numerico, ma un riferimento la cui comprensione e chiarezza deve essere percepita e chiarita anche dal potenziale paziente.
In quegottica il costo standard diventa la naturale maturazione di un processo che, partendo dal concetto che tutti hanno diritto alla salute arriva al concetto che tale obiettivo non deve permettere sprechi o abusi ma deve diventare lo stimolo per raggiungere appropriatezza ed efficienza.
Il Servizio Sanitario del Paese si basa, infatti, su un principio irrinunciabile: la Costituzione sancisce, all'articolo 32, "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e come interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti". La modifica al Titolo V della Costituzione valorizza inoltre le autonomie locali e pone in capo alla legislazione concorrente fra Stato e Regioni la tutela della salute individuando la necessaria uniformità dei LEA (Livelli Essenziali d'Assistenza), mentre affida agli Enti Locali la competenza e la responsabilità del governo e della determinazione autonoma del settore socio assistenziale.
La Regione Piemonte, in conformità all'impianto legislativo, intende procedere all'organizzazione delle proprie risorse con un'ottica di sistema, che ottimizzi l'efficacia, migliorando la qualità dei servizi.
Questo impegno è reso ancor più necessario ed inderogabile alla luce della Legge Delega del 5 maggio 2009 n. 42 (Delega al Governo in materia di Federalismo Fiscale, in attuazione dell'art. 119 della Costituzione) e del successivo Decreto legislativo 6 maggio 2011, n. 68 (Disposizioni in materia di autonomia di entrata delle regioni a statuto ordinario e delle province, nonché di determinazione dei costi e dei fabbisogni standard nel settore sanitario). Il compito che attende il governo regionale è quello di determinare un radicale cambiamento del criterio d'utilizzo delle risorse allocate per la "Spesa Sanitaria", dal costo storico aL costo standard preservando i fabbisogni dei cittadini.
La Sanità è il primo vero banco di prova del federalismo fiscale e d'applicazione dei LEA. L'introduzione del costo standard dovrà tendere al superamento delle differenze oggi esistenti tra le diverse Regioni e tra le ASR, evitando sprechi e rendendo uniformi le erogazioni dei LEA.
L'esperienza registrata in questi ultimi anni ha dimostrato che le Regioni che più spendono non necessariamente sono risultate più efficienti ed appropriate nell'erogazione dell'assistenza sanitaria.
Con la nuova normativa, i trasferimenti statali vengono cancellati e, al loro posto, secondo le prime indicazioni, le Regioni godranno di un mix di tributi propri e di compartecipazioni, per finanziare il 100% dei livelli essenziali delle prestazioni a costi standard. Il passaggio dalla spesa storica ai costi standard cui fare riferimento per il finanziamento dei servizi di base erogati dalle Regioni prevede l'individuazione di indicatori condivisi tra Regioni e Governo, per la misurazione e trasparenza delle prestazioni conseguite non solo a livello regionale ma anche a livello locale. La riforma ha effetti anche in ambito infraregionale, imponendo le stesse condizioni di misurazione alle singole Aziende Sanitarie Locali (ASL) e alle Aziende Ospedaliere (AO/A0U) promuovendo e rinforzando di fatto un'attività costante di valutazione e di benchmarking al loro interno.
Il ritardo con cui la sanità, all'estero come in Italia, acquisisce e riordina i dati disponibili, ha obbligato a prevedere uno specifico progetto, da predisporre entro e non oltre il 30 settembre del 2012, sulla necessità di individuare una soluzione metodologica affidabile e nel contempo pervenire tempestivamente a disporre di dati da fornire ai decision maker, tali da permettere un'azione di benchmarking tramite l'applicazione dei costi standard. Non è economicamente e razionalmente sostenibile pagare lo stesso servizio o la stessa prestazione in modo profondamente diverso in realtà sostanzialmente simili.
Le difficoltà d'analisi socio economiche sono, in prima istanza riconducibili ai seguenti aspetti: 1) differenziazione della tipologia produttiva/erogativa. La Sanità opera in condizioni differenti ad altri settori industriali poiché, per quanto si possa teorizzare una catena produttiva ospedaliera, la sua trasposizione nella realtà finirà con l'essere influenzata dalle caratteristiche eterogenee dei servizi erogati, la cui complessità non è definibile a priori.
2) La produzione viene gestita da personale altamente qualificato sotto il profilo sanitario, ma con scarsa attenzione al reporting. La discrasia tra il servizio erogato e la messa a sistema delle informazioni economico gestionali determina inefficienza (l'attività effettuata e non rendicontata genera solo costi e non produzione) e incapacità di avere tempestivamente le informazioni necessarie al governo.
3) La non omogeneità delle strutture. Dovendosi adattare alle caratteristiche del luogo e della popolazione in cui si opera, la sanità ha sviluppato soluzioni profondamente diverse da zona a zona.
4) Carenza di una cultura diffusa di tipo economico sanitaria fra gli operatori del settore. Il rapporto, spesso esaustivo, medico-paziente ha sovente portato ad escludere l'interesse di altre discipline a ricercare soluzioni efficaci in sanità.
Le dimensioni raggiunte in questi ultimi anni dalla sanità hanno per obbligato a procedere a rilevazioni maggiormente accurate, che, non potendo avvalersi di una cultura consolidata nel settore, si sono tramutate in una confusa programmazione dettata dal contingente. Si sono così effettuate un'infinità di rilevazioni e creati una moltitudine di indicatori, ma senza una visione completa del sistema. Le esigenze contingenti hanno, infatti portato a rilevare dati e informazioni.
Per superare questa situazione si è reso necessario: 1) definire gli ambiti d'applicazione dei costi standard sia a livello territoriale che ospedaliero 2) cogliere le dinamiche del settore (obiettivo indiretto) in modo da indirizzare le risorse disponibili in modo efficace, permettendo così di raggiungere il risultato in tempi ragionevoli 3) individuare i soggetti cointeressati alla rilevazione creando opportunità di brainstorming, essendo la sanità un settore caratterizzato da un alto livello d'interdisciplinarietà, per un'elaborazione di costi standard corretti, coerenti ed applicabili 4) definire un rigoroso metodo scientifico con il quale procedere alla rilevazione 5) sottoporre i dati esaminati ad un'azione di monitoraggio e verifica.
Si sono esaminate le banche dati attualmente disponibili, al fine di poter aggregare voci di costo o di produzione, verificando che queste dispongano di un sufficiente riscontro indipendentemente dalla fonte dati scelta.
Criteri d'aggregazione dei dati La necessità di rendere confrontabili realtà tra loro difformi, se non talvolta addirittura peculiari, secondo un metro unitario può essere perseguita mantenendo uno schema fisso di rilevazione da adeguare alle specifiche rilevazioni. Riprendendo la classica suddivisione proposta a livello ministeriale si è proceduto ad aggregare i dati in funzione della prevenzione del territorio dell'ospedale.
I costi standard devono quindi rappresentare il risultato di un'attività di benchmarking di unità organizzative simili, in particolare per quanto attiene il territorio, prevedendo: osservazione della variabilità nel costo unitario (per utente o per unità dí output) la spiegazione della variabilità mediante relazioni causali fra variabili (con varie metodologie da semplici a complesse).
In un contesto che si caratterizza per l'insufficienza di risorse finanziarie da destinare al sistema socio sanitario, così come è attualmente configurato, e per l'incremento, anche qualitativo, della domanda di prestazioni, nella necessità di assicurare i LEA, diventano essenziali interventi strutturali di riorganizzazione dell'intero sistema sanitario regionale.
Dall'attuazione degli interventi di riorganizzazione strutturale successivamente delineati, ma che possono essere sintetizzati in due grandi tipologie, ovvero quelli relativi alla razionalizzazione della rete ospedaliera e quelli relativi alla gestione centralizzata di alcune funzioni di supporto tecnico-amministrativo, potrebbero derivare significative economie. Tali economie saranno indirizzate verso due principali settori, in grado di rispondere in maniera appropriata alle necessità assistenziali della popolazione piemontese, sempre più spesso affetta da malattie cronico-degenerative dovute all'invecchiamento, ovvero il settore delle cure primarie e quello relativo ai servizi dell'area socio sanitaria integrata.
La parola al Consigliere Buquicchio per l'illustrazione congiunta degli emendamenti rubricati n. 85) e 86).



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Facendo seguito alla lunga illustrazione che ho fatto nel precedente intervento, anche con questo emendamento, nell'ambito del paragrafo 2.3 che parla della sostenibilità del sistema delle risorse finanziarie e dei costi standard, chiediamo di poter aggiungere la seguente frase: "Le misurazioni individuate devono avere scadenze trimestrali e costanti nel tempo". Questo per quanto riguarda l'emendamento n. 86); poi vedremo nel n. 85) qual è la richiesta.
Ricorre sempre la necessità di una maggiore puntualizzazione sia riguardo all'elemento di trasparenza, di monitoraggio, di valutazione, sia - ripeto e lo sottolineo - rispetto all'elemento temporale. Non ci si può limitare a dire "ci impegniamo a": entro quando, come e perché? È necessario, a nostro avviso, visto che qui si tratta più che di una legge, di un provvedimento poter stabilire dei paletti, dei confini, dei termini temporali.
Nell'emendamento n. 85) invece chiediamo che possa essere aggiunta la frase (ripeto che sono sempre tutti emendamenti aggiuntivi, perlomeno la maggior parte) "da predisporre entro e non oltre il 30 settembre 2012". Nella parte in cui si fa riferimento al ritardo con cui la sanità, all'estero come in Italia, acquisisce gli ordini e i dati disponibili, e all'obbligo di prevedere uno specifico progetto, non basta dire questo, ma specificare "da predisporre entro il 30 settembre 2012" penso che sia più che opportuno. Progetto sulla necessità di individuare una soluzione metodologica e affidabile nel contempo, per venire tempestivamente a disporre di dati da fornire a chi di dovere.
Noi pensiamo che questo possa essere un elemento aggiuntivo nell'ambito della riorganizzazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reschigna.



RESCHIGNA Aldo

Grazie, Presidente.
Ho sottoscritto l'emendamento del collega Buquicchio per una ragione: perché introduce un concetto che credo sia importante.
Durante la fase di passaggio da un sistema all'altro e, nello specifico, nei criteri di riparto delle risorse con il passaggio o con il superamento del concetto della spesa storica a quella di costi standard, è importante che ci siano degli step temporali in cui si riesca a misurare non solo sotto il profilo quantitativo, ma avendo anche una sorta di orientamento con giudizio tecnico-qualitativo, le conseguenze che tutto ci sta producendo. Anche perché non è detto che queste conseguenze e questa valutazione e i criteri usati per la definizione dei costi standard siano di per sé corretti all'atto della loro applicazione.
Ecco perché l'impegno a una misurazione trimestrale, che peraltro devo dire corrisponde o dovrebbe corrispondere anche a quello che è lo stato di rendicontazione delle Aziende sanitarie nei confronti della Regione sotto il profilo delle spese di funzionamento e dei bilanci trimestrali delle Aziende stesse.
un arco temporale sufficiente per capire sostanzialmente il modo con cui tutto ciò viene concretamente applicato, le conseguenze che sta determinando e l'efficacia degli indicatori e dei parametri utilizzati, per arrivare alla fine di un percorso che indubbiamente dovrà consentire il passaggio - lo ripeto - da un criterio di spesa storica ai costi standard.
Ribadisco un concetto. Sono importanti gli indicatori che verranno utilizzati, perché un conto è organizzare o riorganizzare un sistema sanitario all'interno di aree urbane, altro conto è farlo all'interno di aree a forte dispersione territoriale demografica. I costi standard non possono essere un mero parametro di natura economica, ma devono anche considerare le diversità territoriali.



PRESIDENTE

Grazie, collega Reschigna.
Emendamento rubricato n. 230) presentato dai Consiglieri Artesio, Manica Taricco, Reschigna, Ronzani, Boeti: Al testo unificato delle proposte di deliberazione n. 164 e 176 "Approvazione del piano socio-sanitario regionale 2012-2015 ed individuazione della nuova azienda ospedaliera San Giovanni Battista di Torino. Allegato A Pag. 22. Quarto punto elenco Dopo le parole: (...) maggiormente accurate." Abrogare: ", che, non potendo avvalersi (...) dal contingente." Emendamento rubricato n. 231) presentato dai Consiglieri Artesio, Boeti Taricco, manica, Reschigna, Ronzani, Buquicchio: Al testo unificato delle proposte di deliberazione n. 164 e 176 "Approvazione del piano socio-sanitario regionale 2012-2015 ed individuazione della nuova azienda ospedaliera San Giovanni Battista di Torino. Allegato A Pag. 22. Quarto punto elenco, penultima riga Dopo le parole: " (...) indicatori," Abrogare: ma senza (...) del sistema." La parola alla Consigliera Artesio per l'illustrazione.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
Dicevo prima che correttezza e lungimiranza vorrebbero che nell'adozione di uno strumento di programmazione pluriennale, non si adottassero delle frasi e dei giudizi opinabili e soprattutto non dimostrati. Invece, questo Piano Sanitario abbonda di questi riferimenti perché deve pur trovare una motivazione per gli stravolgimenti che pretenderebbe di realizzare. Dico pretenderebbe perché poi, nelle soluzioni operative, non abbiamo visto la capacità di proporre delle situazioni realmente alternative e nella pratica, purtroppo, vediamo soltanto una progressiva modifica del sistema.
Una delle frasi sulle quali insistono questi giudizi opinabili e gratuiti è esattamente il paragrafo di pag. 22, dove si fa riferimento alla necessità di monitorare tutto il comparto sanitario in termini di crescita differenziazione della domanda, diversificazione delle risposte. Però così en passant, si dice che questo bisogno di misurazione appartiene ad una nuova cultura, perché in passato non c'era una cultura della misurazione anzi c'era una confusa programmazione, anzi si agiva giorno per giorno anzi non si aveva una visione completa del sistema.
Allora queste quattro categorie di giudizio o vengono documentate, e allora si scrivono nel Piano con numeri e con riferimenti, oppure sono giudizi gratuiti di un'espressione di parte e come tali non hanno la dignità di uno strumento di programmazione.
Quindi, non tanto per rispetto ai programmatori precedenti che sono abituati, in quanto politici, a vedere negata forse anche l'evidenza e a rinfacciarsi, sulla base di visioni di parte, colpe e meriti che non sono molto spesso documentati, ma è meno a merito dei servizi, perché in questa regione, prima dell'avvento dell'era Monferino, esistevano già dei servizi di epidemiologia che misuravano lo stato di salute della popolazione esistevano già sistemi di monitoraggio dei DRG, esistevano già valutazioni sugli indici di produzione.
Casomai, se un po' di confusione abbiamo visto, è stato quando si è insediata questa Giunta, che si è messa a fare le curve d'apprendimento dei diversi presidi ospedalieri e si è scordata di fare le valutazioni assemblando i dati delle diverse banche dati, per cui riusciva a non attribuire a qualche presidio delle attività chirurgiche realizzate da decenni.
Quindi, direi che faremmo volentieri a meno di tutte queste affermazioni infondate, non documentate e gratuite che tanto nulla aggiungono al Piano.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reschigna.



RESCHIGNA Aldo

Sono sempre convinto che la vita è incominciata prima di noi e che proseguirà anche quando non ci saremo più e che bisogna anche avere un po' più di cautela nell'esprimere dei giudizi categorici rispetto a quanto fatto nel passato.
Ho firmato l'emendamento perché dire che "nel passato si è assistito in materia sanitaria ad una confusa programmazione dettata dal contingente", è un'affermazione che non tiene conto di quella che è la fatica e le difficoltà ad imporre una cultura di programmazione all'interno di un sistema sanitario e che non tiene del fatto che, nel passato, chi oggi invoca una programmazione corretta, magari è stato anche protagonista dell'esasperazione dei localismi e dei particolarismi.
Credo che il sistema sanitario piemontese è un sistema sanitario che ha elementi di positività e di criticità e lo scopo fondamentale di un piano non è quello di esprimere dei giudizi categorici sul passato, quanto di essere capaci di mettere in evidenza quali sono i fattori su cui bisogna intervenire e cercare di intervenire con la dovuta efficacia al fine del superamento delle condizioni di criticità.
Questo è il senso di quest'emendamento, che cerca anche di riportare su un piano di più equilibrato giudizio la fatica che, negli anni, è stata compiuta al fine di migliorare e rendere più efficace ed efficiente il nostro sistema sanitario.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Boeti; ne ha facoltà.



BOETI Antonino

Ho firmato quest'emendamento della Consigliera Artesio per sottolineare quello che il mio Capogruppo diceva. Se dopo due anni dall'inizio della legislatura, noi siamo ancora qui a discutere del Piano Socio Sanitario questo è dipeso anche dall'atteggiamento con il quale il nuovo Governo regionale ha affrontato questo grande capitolo della vita dei piemontesi.
Sanità allo sfascio, amici degli amici, conoscenti dei parenti: tutte frasi che non hanno aiutato il dialogo, che si è poi recuperato negli ultimi mesi e nell'ultimo mese, perché noi abbiamo interesse, come il centrodestra e come chi governa, che il sistema sanitario regionale possa godere di stabilità, che possa continuare a godere - e questo è indipendente sia dal centrodestra sia dal centrosinistra - di un personale qualificato ed attento ai bisogni dei cittadini.
Dato che, dopo due anni, siamo ancora qui per un Piano Socio Sanitario che avrebbe dovuto essere approvato dopo tre mesi e che è stato radicalmente trasformato rispetto alla sua impostazione originaria continuare a sbagliare - si può sbagliare una volta, due volte e anche dieci - in un momento nel quale c'è peraltro una discussione positiva perché ha l'obiettivo di portare all'approvazione del documento a cui tiene tanto la maggioranza ma a cui tiene tanto anche l'opposizione - non nascondo che c'è attesa - dopo un anno di non decisione rispetto alle scelte che gli ospedali devono fare, dettato anche dall'incertezza dovuta all'assenza di piano, la smetterei.
Cominciamo a discutere di quello che sarà il futuro della sanità piemontese, senza continuare però ad usare frasi e propositi che finora non sono serviti a niente e che dopo due anni ci fanno stare ancora qui, alle 11 del mattino.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Taricco; ne ha facoltà.



TARICCO Giacomino

Grazie, Presidente.
Anch'io ho voluto firmare quest'emendamento presentato dalla Consigliera Artesio, perché ho trovato questa affermazione, come altre, nel Piano, quanto meno discutibile e commenti a quanto letto in queste righe me ne verrebbero molti altri.
Credo che il compito di un Piano Socio Sanitario non sia quello di mettere alla berlina o disprezzare ciò che è stato fatto in passato, anche perché tutti gli indicatori dicono che la precedente legislatura ha consegnato a questa legislatura in Piemonte una gestione socio-sanitaria su cui si possono fare tutti i ragionamenti che si vogliono, ma sicuramente qualitativamente molto buona e riconosciuta come tale da tutti i piemontesi.
Poi ci sono questioni che devono essere affrontare che possono essere migliorate e che speriamo possano trovare ulteriori passi avanti verso una maggiore qualità ed efficienza, ma affermazioni come quelle che ci sono in questo capoverso, dal mio punto di vista, nulla hanno a che vedere con un Piano Socio Sanitario che abbia l'ambizione di voler fare il bene della sanità e perseguire una buona qualità della salute dei cittadini piemontesi.
Andare ad affermare che in passato non si aveva cultura per fare gestione, che non c'era una chiara visione di ciò che si doveva fare e che si è proceduto a tentoni, credo che non abbia niente a che vedere con un Piano Socio Sanitario. È propaganda politica, peraltro anche di bassissimo profilo. Credo che, più togliamo cose come queste da questo documento, più facciamo qualcosa che può servire realmente al Piemonte.



PONSO TULLIO



PRESIDENTE

Grazie, collega Taricco.
Ha chiesto la parola la Consigliera Pentenero per l'illustrazione; ne ha facoltà.



PENTENERO Giovanna

Mi spiace non essere intervenuta nell'emendamento precedente, ma credo che anche quest'emendamento 231) sostanzialmente ricalchi quanto è stato detto nell'emendamento precedente.
Devo dire che trovo piuttosto pesante quel riferimento e credo che sia davvero utile pensare di emendarlo e di modificarlo all'interno del Piano Sanitario. Trovo che sia davvero poco rispettoso e poco realista nei confronti di una realtà per la quale gli operatori, seppure a volte in una situazione confusa e poco chiara, hanno sempre lavorato nel rispetto di una sanità e di un settore all'interno dare la maggiore garanzia e la maggiore delicatezza ed attenzione.
Trovo che immaginare che un Piano Sanitario affermi che gli operatori hanno agito in una carenza di una cultura diffusa di tipo economico sanitario sia davvero una cosa offensiva per gli operatori del settore quando invece i nostri operatori, all'interno delle strutture ospedaliere per le quali si trovano a lavorare da sempre, agiscono secondo il principio del buon senso e, così come il diritto civile spesso ci ricorda, come dei buoni padri di famiglia.
Affermazioni di questa natura, oltre ad essere offensive, non sono rispettose di una realtà e di una situazione per la quale la massima attenzione è stata data all'impegno richiesto ai singoli operatori della sanità.
Pertanto, mi auguro davvero che l'emendamento sia tenuto in considerazione, perché è pesante e davvero non accettabile e condivisibile il tono con il quale è stato scritto l'articolo all'interno del Piano.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Buquicchio; ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Ho firmato anch'io l'emendamento della Consigliera Artesio, non per fare una difesa d'ufficio o esprimere solidarietà alla Consigliera che ha avuto una responsabilità di governo in questo ambito nella scorsa legislatura, ma perché ritengo sia una caduta di stile che in un Piano, se possiamo dire, si voglia velatamente fare l'elenco dei più bravi e dei meno bravi o dei primi della classe.
Siccome le difficoltà che questa Amministrazione troverà nell'attuazione del Piano saranno enormi, non penso che sia elegante attribuire responsabilità che poi, di fatto, se si volesse entrare nel merito, non attengono a chi ha preceduto questa attività.
Ho ritenuto di rimarcarlo e spero che possa essere recepita la soppressione come prima istanza. In subordine, ci saranno quegli emendamenti aggiuntivi che abbiamo proposto.



PRESIDENTE

Grazie, collega Buquicchio.
Emendamento rubricato n. 84) presentato dai Consiglieri Buquicchio, Ponso: Il paragrafo 2.3 "La sostenibilità del sistema, le risorse finanziarie ed i costi standard " è modificato come segue: 2.3 La sostenibilità del sistema, le risorse finanziarie ed i costi standard II trend relativo all'incremento della spesa sanitaria nelle società avanzate e la profonda disparità non solo nell'outcome sanitario, ma anche nella distribuzione e nell'utilizzo delle risorse obbligano il sistema a prendere in considerazione l'introduzione dei costi standard come fattore razionalizzante il sistema, che difficilmente potrà reggere ad ulteriori crescite. Il costo standard, obbliga, infatti, a confrontare le singole realtà incentivando al miglioramento e, per avere successo, dovrà avere uno sviluppo in grado di coinvolgere tutti gli operatori del settore sia nella fase di rilevazione dei dati necessari alla realizzazione delle banche dati sia, soprattutto, nel momento della valutazione, in modo tale da coinvolgere tutte le conoscenze acquisite, evitando di creare delle diseconomie.
La definizione dei costi standard e le attività di benchmarking, devono così dare attuazione al principio di trasparenza organizzativa, sviluppando un sistema tramite il quale, se si effettua una spesa, è perché questa risponde ad un miglioramento del servizio erogato. Tale obiettivo presuppone un alto livello d'interdisciplinarietà, dove il costo standard non deve rappresentare un valore numerico, ma un riferimento la cui comprensione e chiarezza deve essere percepita e chiarita anche dal potenziale paziente.
In quest'ottica il costo standard diventa la naturale maturazione di un processo che, partendo dal concetto che tutti hanno diritto alla salute arriva al concetto che tale obiettivo non deve permettere sprechi o abusi ma deve diventare lo stimolo per raggiungere appropriatezza ed efficienza.
Il Servizio Sanitario del Paese si basa, infatti, , su un principio irrinunciabile: la Costituzione sancisce, all'articolo 32, "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e come interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti". La modifica al Titolo V della Costituzione valorizza inoltre le autonomie locali e pone in capo alla legislazione concorrente fra Stato e Regioni la tutela della salute individuando la necessaria uniformità dei LEA (Livelli Essenziali d'Assistenza), mentre affida agli Enti Locali la competenza e la responsabilità del governo e della determinazione autonoma del settore socio assistenziale.
La Regione Piemonte, in conformità all'impianto legislativo, intende procedere all'organizzazione delle proprie risorse con un'ottica di sistema, che ottimizzi l'efficacia, migliorando la qualità dei servizi.
Questo impegno è reso ancor più necessario ed inderogabile alla luce della Legge Delega del 5 maggio 2009 n. 42 (Delega al Governo in materia di Federalismo Fiscale, in attuazione dell'art. 119 della Costituzione) e del successivo Decreto legislativo 6 maggio 2011, n. 68 (Disposizioni in materia di autonomia di entrata delle regioni a statuto ordinario e delle province, nonché di determinazione dei costi e dei fabbisogni standard nel settore sanitario). Il compito che attende il governo regionale è quello di determinare un radicale cambiamento del criterio d'utilizzo delle risorse allocate per la "Spesa Sanitaria", dal costo storico al costo standard preservando i fabbisogni dei cittadini.
La Sanità è il primo vero banco di prova del federalismo fiscale e d'applicazione dei LEA. L'introduzione del costo standard dovrà tendere al superamento delle differenze oggi esistenti tra le diverse Regioni e tra le ASR, evitando sprechi e rendendo uniformi le erogazioni dei LEA.
L'esperienza registrata in questi ultimi anni ha dimostrato che le Regioni che più spendono non necessariamente sono risultate più efficienti ed appropriate nell'erogazione dell'assistenza sanitaria.
Con la nuova normativa, i trasferimenti statali vengono cancellati e, al loro posto, secondo le prime indicazioni, le Regioni godranno di un mix di tributi propri e di compartecipazioni, per finanziare il 100% dei livelli essenziali delle prestazioni a costi standard. Il passaggio dalla spesa storica ai costi standard cui fare riferimento per il finanziamento dei servizi di base erogati dalle Regioni prevede l'individuazione di indicatori condivisi tra Regioni e Governo, per la misurazione e trasparenza delle prestazioni conseguite non solo a livello regionale ma anche a livello locale. La riforma ha effetti anche in ambito infraregionale, imponendo le stesse condizioni di misurazione alle singole Aziende Sanitarie Locali (ASL) e alle Aziende Ospedaliere (AO/AOU) promuovendo e rinforzando di fatto un'attività costante di valutazione e di benchmarking al loro interno.
Il ritardo con cui la sanità, all'estero come in Italia, acquisisce e riordina i dati disponibili, ha obbligato a prevedere uno specifico progetto, sulla necessità di individuare una soluzione metodologica affidabile e nel contempo pervenire tempestivamente a disporre di dati da fornire ai decision maker, tali da permettere un'azione di benchmarking tramite l'applicazione dei costi standard. Non è economicamente e razionalmente sostenibile pagare lo stesso servizio o la stessa prestazione in modo profondamente diverso in realtà sostanzialmente simili.
Le difficoltà d'analisi socio economiche sono, in prima istanza riconducibili ai seguenti aspetti: 1) differenziazione della tipologia produttiva/erogativa. La Sanità opera in condizioni differenti ad altri settori industriali poiché, per quanto si possa teorizzare una catena produttiva ospedaliera, la sua trasposizione nella realtà finirà con l'essere influenzata dalle caratteristiche eterogenee dei servizi erogati, la cui complessità non è definibile a priori.
2) La produzione viene gestita da personale altamente qualificato sotto il profilo sanitario, ma con scarsa attenzione al reporting. La discrasia tra il servizio erogato e la messa a sistema delle informazioni economico gestionali determina inefficienza (l'attività effettuata e non rendicontata genera solo costi e non produzione) e incapacità di avere tempestivamente le informazioni necessarie al governo.
3) La non omogeneità delle strutture. Dovendosi adattare alle caratteristiche del luogo e della popolazione in cui si opera, la sanità ha sviluppato soluzioni profondamente diverse da zona a zona.
4) Carenza di una cultura diffusa di tipo economico sanitaria fra gli operatori del settore. Il rapporto, spesso esaustivo, medico-paziente ha sovente portato ad escludere l'interesse di altre discipline a ricercare soluzioni efficaci in sanità.
Le dimensioni raggiunte in questi ultimi anni dalla sanità hanno per obbligato a procedere a rilevazioni maggiormente accurate, che, non potendo avvalersi di una cultura consolidata nel settore, si sono tramutate in una confusa programmazione dettata dal contingente. Si sono così effettuate un'infinità di rilevazioni e creati una moltitudine di indicatori, ma senza una visione completa del sistema. Le esigenze contingenti hanno, infatti portato a rilevare dati e informazioni.
Per superare questa situazione si è reso necessario: definire, in tempi certi, gli ambiti d'applicazione dei costi standard sia a livello territoriale che ospedaliero cogliere le dinamiche del settore (obiettivo indiretto) in modo da indirizzare le risorse disponibiF in modo efficace, permettendo così di raggiungere il risultato in tempi ragionevoli individuare i soggetti cointeressati alla rilevazione creando opportunità di brainstorming, essendo la sanità un settore caratterizzato da un alto livello d'interdisciplinarietà, per un'elaborazione di costi standard corretti, coerenti ed applicabili definire un rigoroso metodo scientifico con il quale procedere alla rilevazione 5) sottoporre i dati esaminati ad un'azione di monitoraggio e verifica.
Si sono esaminate le banche dati attualmente disponibili, al fine di poter aggregare voci di costo o di produzione, verificando che queste dispongano di un sufficiente riscontro indipendentemente dalla fonte dati scelta.
Criteri d'aggregazione dei dati La necessità di rendere confrontabili realtà tra loro difformi, se non talvolta addirittura peculiari, secondo un metro unitario può essere perseguita mantenendo uno schema fisso di rilevazione da adeguare alle specifiche rilevazioni. Riprendendo la classica suddivisione proposta a livello ministeriale si è proceduto ad aggregare i dati in funzione della prevenzione del territorio dell'ospedale.
I costi standard devono quindi rappresentare il risultato di un'attività di benchmarking di unità organizzative simili, in particolare per quanto attiene il territorio, prevedendo: L'osservazione della variabilità nel costo unitario (per utente o per unità di output) la spiegazione della variabilità mediante relazioni causali fra variabili (con varie metodologie da semplici a complesse).
In un contesto che si caratterizza per l'insufficienza di risorse finanziarie da destinare al sistema socio sanitario, così come è attualmente configurato, e per l'incremento, anche qualitativo, della domanda di prestazioni, nella necessità di assicurare i LEA, diventano essenziali interventi strutturali di riorganizzazione dell'intero sistema sanitario regionale.
Dall'attuazione degli interventi di riorganizzazione strutturale successivamente delineati, ma che possono essere sintetizzati in due grandi tipologie, ovvero quelli relativi alla razionalizzazione della rete ospedaliera e quelli relativi alla gestione centralizzata di alcune funzioni di supporto tecnico-amministrativo, potrebbero derivare significative economie. Tali economie saranno indirizzate verso due principali settori, in grado di rispondere in maniera appropriata alle necessità assistenziali della popolazione piemontese, sempre più spesso affetta da malattie cronico-degenerative dovute all'invecchiamento, ovvero il settore delle cure primarie e quello relativo ai servizi dell'area socio sanitaria integrata.
Emendamento rubricato n. 83) presentato dai Consiglieri Buquicchio, Ponso: Il paragrafo 2.3 "La sostenibilità del sistema, le risorse finanziarie ed i costi standard " è modificato come segue: 2.3 La sostenibilità del sistema, le risorse finanziarie ed i costi standard Il trend relativo all'incremento della spesa sanitaria nelle società avanzate e la profonda disparità non solo nell'outcome sanitario, ma anche nella distribuzione e nell'utilizzo delle risorse obbligano il sistema a prendere in considerazione l'introduzione dei costi standard come fattore razionalizzante il sistema, che difficilmente potrà reggere ad ulteriori crescite. Il costo standard, obbliga, infatti, a confrontare le singole realtà incentivando al miglioramento e, per avere successo, dovrà avere uno sviluppo in grado di coinvolgere tutti gli operatori del settore sia nella fase di rilevazione dei dati necessari alla realizzazione delle banche dati sia, soprattutto, nel momento della valutazione, in modo tale da coinvolgere tutte le conoscenze acquisite, evitando di creare delle diseconomie.
La definizione dei costi standard e le attività di benchmarking, devono così dare attuazione al principio di trasparenza organizzativa, sviluppando un sistema tramite il quale, se si effettua una spesa, è perché questa risponde ad un miglioramento del servizio erogato. Tale obiettivo presuppone un alto livello d'interdisciplinarietà, dove il costo standard non deve rappresentare un valore numerico, ma un riferimento la cui comprensione e chiarezza deve essere percepita e chiarita anche dal potenziale paziente.
In quest'ottica il costo standard diventa la naturale maturazione di un processo che, partendo dal concetto che tutti hanno diritto alla salute arriva al concetto che tale obiettivo non deve permettere sprechi o abusi ma deve diventare lo stimolo per raggiungere appropriatezza ed efficienza.
Il Servizio Sanitario del Paese si basa, infatti, su un principio irrinunciabile: la Costituzione sancisce, all'articolo 32, "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e come interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti". La modifica al Titolo V della Costituzione valorizza inoltre le autonomie locali e pone in capo alla legislazione concorrente fra Stato e Regioni la tutela della salute individuando la necessaria uniformità dei LEA (Livelli Essenziali d'Assistenza), mentre affida agli Enti Locali la competenza e la responsabilità del governo e della determinazione autonoma del settore socio assistenziale.
La Regione Piemonte, in conformità all'impianto legislativo, intende procedere all'organizzazione delle proprie risorse con un'ottica di sistema, che ottimizzi l'efficacia, migliorando la qualità dei servizi.
Questo impegno è reso ancor più necessario ed inderogabile alla luce della Legge Delega del 5 maggio 2009 n. 42 (Delega al Governo in materia di Federalismo Fiscale, in attuazione dell'art. 119 della Costituzione) e del successivo Decreto legislativo 6 maggio 2011, n. 68 (Disposizioni in materia di autonomia di entrata delle regioni a statuto ordinario e delle province, nonché di determinazione dei costi e dei fabbisogni standard nel settore sanitario). II compito che attende il governo regionale è quello di determinare un radicale cambiarnento del criterio d'utilizzo delle risorse allocate per la "Spesa Sanitaria", dal costo storico al costo standard preservando i fabbisogni dei cittadini.
La Sanità è il primo vero banco di prova del federalismo fiscale e d'applicazione dei LEA. L'introduzione del costo standard dovrà tendere al superamento delle differenze oggi esistenti tra le diverse Regioni e tra le ASR, evitando sprechi e rendendo uniformi le erogazioni dei LEA.
L'esperienza registrata in questi ultimi anni ha dimostrato che le Regioni che più spendono non necessariamente sono risultate più efficienti ed appropriate nell'erogazione dell'assistenza sanitaria.
Con la nuova normativa, i trasferimenti statali vengono cancellati e, al loro posto, secondo le prime indicazioni, le Regioni godranno di un mix di tributi propri e di compartecipazioni, per finanziare il 100% dei livelli essenziali delle prestazioni a costi standard. II passaggio dalla spesa storica ai costi standard cui fare riferimento per il finanziamento dei servizi di base erogati dalle Regioni prevede l'individuazione di indicatori condivisi tra Regioni e Governo, per la misurazione e trasparenza delle prestazioni conseguite non solo a livello regionale ma anche a livello locale. La riforma ha effetti anche in ambito infraregionale, imponendo le stesse condizioni di misurazione alle singole Aziende Sanitarie Locali (ASL) e alle Aziende Ospedaliere (AO/AOU) promuovendo e rinforzando di fatto un'attività costante di valutazione e di benchmarking al loro interno.
II ritardo con cui la sanità, all'estero come in Italia, acquisisce e riordina i dati disponibili, ha obbligato a prevedere uno specifico progetto, sulla necessità di individuare una soluzione metodologica affidabile e nel contempo pervenire tempestivamente a disporre di dati da fornire ai decision maker, tali da permettere un'azione di benchmarking tramite l'applicazione dei costi standard. Non è economicamente e razionalmente sostenibile pagare lo stesso servizio o la stessa prestazione in modo profondamente diverso in realtà sostanzialmente simili.
Le difficoltà d'analisi socio economiche sono, in prima istanza riconducibili ai seguenti aspetti: differenziazione della tipologia produttiva/erogativa. La Sanità opera in condizioni differenti ad altri settori industriali poiché, per quanto si possa teorizzare una catena produttiva ospedaliera, la sua trasposizione nella realtà finirà con l'essere influenzata dalle caratteristiche eterogenee dei servizi erogati, la cui complessità non è definibile a priori.
La produzione viene gestita da personale altamente qualificato sotto il profilo sanitario, ma con scarsa attenzione al reporting. La discrasia tra il servizio erogato e la messa a sistema delle informazioni economico gestionali determina inefficienza (l'attività effettuata e non rendicontata genera solo costi e non produzione) e incapacità di avere tempestivamente le informazioni necessarie al governo.
La non omogeneità delle strutture. Dovendosi adattare alle caratteristiche del luogo e della popolazione in cui si opera, la sanità ha sviluppato soluzioni profondamente diverse da zona a zona.
Carenza di una cultura diffusa di tipo economico sanitaria fra gli operatori del settore. Il rapporto, spesso esaustivo, medico-paziente ha sovente portato ad escludere l'interesse di altre discipline a ricercare soluzioni efficaci in sanità.
Le dimensioni raggiunte in questi ultimi anni dalla sanità hanno per obbligato a procedere a rilevazioni maggiormente accurate, che, non potendo avvalersi di una cultura consolidata nel settore, si sono tramutate in una confusa programmazione dettata dal contingente. Si sono così effettuate un'infinità di rilevazioni e creati una moltitudine di indicatori, ma senza una visione completa del sistema. Le esigenze contingenti hanno, infatti portato a rilevare dati e informazioni.
Per superare questa situazione si è reso necessario: definire gli ambiti d'applicazione dei costi standard sia a livello territoriale che ospedaliero cogliere le dinamiche del settore (obiettivo indiretto) in modo da indirizzare le risorse disponibili in modo efficace, permettendo così di raggiungere il risultato in tempi certi e confrontabile fra tutte le realtà del territorio individuare i soggetti cointeressati alla rilevazione creando opportunità di brainstorming, essendo la sanità un settore caratterizzato da un alto livello d'interdisciplinarietà, per un'elaborazione di costi standard corretti, coerenti ed applicabili 4) definire un rigoroso metodo scientifico con il quale procedere alla rilevazione 5) sottoporre i dati esaminati ad un'azione di monitoraggio e verifica.
Si sono esaminate le banche dati attualmente disponibili, al fine di poter aggregare voci di costo o di produzione, verificando che queste dispongano di un sufficiente riscontro indipendentemente dalla fonte dati scelta.
Criteri d'aggregazione dei dati La necessità di rendere confrontabili realtà tra loro difformi, se non talvolta addirittura peculiari, secondo un metro unitario può essere perseguita mantenendo uno schema fisso di rilevazione da adeguare alle specifiche rilevazioni. Riprendendo la classica suddivisione proposta a livello ministeriale si è proceduto ad aggregare i dati in funzione della prevenzione del territorio dell'ospedale.
I costi standard devono quindi rappresentare il risultato di un'attività di benchmarking di unità organizzative simili, in particolare per quanto attiene il territorio, prevedendo: L'osservazione della variabilità nel costo unitario (per utente o per unità di output) la spiegazione della variabilità mediante relazioni causali fra variabili (con varie metodologie da semplici a complesse).
In un contesto che si caratterizza per l'insufficienza di risorse finanziarie da destinare al sistema socio sanitario, così come è attualmente configurato, e per l'incremento, anche qualitativo, della domanda di prestazioni, nella necessità di assicurare i LEA, diventano essenziali interventi strutturali di riorganizzazione dell'intero sistema sanitario regionale.
Dall'attuazione degli interventi di riorganizzazione strutturale successivamente delineati, ma che possono essere sintetizzati in due grandi tipologie, ovvero quelli relativi alla razionalizzazione della rete ospedaliera e quelli relativi alla gestione centralizzata di alcune funzioni di supporto tecnico-amministrativo, potrebbero derivare significative economie. Tali economie saranno indirizzate verso due principali settori, in grado di rispondere in maniera appropriata alle necessità assistenziali della popolazione piemontese, sempre più spesso affetta da malattie cronico-degenerative dovute all'invecchiamento, ovvero il settore delle cure primarie e quello relativo ai servizi dell'area socio sanitaria integrata.
Emendamento rubricato n. 82) presentato dai Consiglieri Buquicchio, Ponso: Il paragrafo 2.3 "La sostenibilità del sistema, le risorse finanziarie ed i costi standard " è modificato come segue: 2.3 La sostenibilità del sistema, le risorse finanziarie ed i costi standard Il trend relativo all'incremento della spesa sanitaria nelle società avanzate e la profonda disparità non solo nell'outcome sanitario, ma anche nella distribuzione e nell'utilizzo delle risorse obbligano il sistema a prendere in considerazione l'introduzione dei costi standard come fattore razionalizzante il sistema, che difficilmente potrà reggere ad ulteriori crescite. Il costo standard, obbliga, infatti, a confrontare le singole realtà incentivando al miglioramento e, per avere successo, dovrà avere uno sviluppo in grado di coinvolgere tutti gli operatori del settore sia nella fase di rilevazione dei dati necessari alla realizzazione delle banche dati sia, soprattutto, nel momento della valutazione, in modo tale da coinvolgere tutte le conoscenze acquisite, evitando di creare delle diseconomie.
La definizione dei costi standard e le attività di benchmarking, devono così dare attuazione al principio di trasparenza organizzativa, sviluppando un sistema tramite il quale, se si effettua una spesa, è perché questa risponde ad un miglioramento del servizio erogato. Tale obiettivo presuppone un alto livello d'interdisciplinarietà, dove il costo standard non deve rappresentare un valore numerico, ma un riferimento la cui comprensione e chiarezza deve essere percepita e chiarita anche dal potenziale paziente.
In quest'ottica il costo standard diventa la naturale maturazione di un processo che, partendo dal concetto che tutti hanno diritto alla salute arriva al concetto che tale obiettivo non deve permettere sprechi o abusi ma deve diventare lo stimolo per raggiungere appropriatezza ed efficienza.
Il Servizio Sanitario del Paese si basa, infatti, su un principio irrinunciabile: la Costituzione sancisce, all'articolo 32, "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e come interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti". La modifica al Titolo V della Costituzione valorizza inoltre le autonomie locali e pone in capo alla legislazione concorrente fra Stato e Regioni la tutela della salute individuando la necessaria uniformità dei LEA (Livelli Essenziali d'Assistenza), mentre affida agli Enti Locali la competenza e la responsabilità del governo e della determinazione autonoma del settore socio assistenziale.
La Regione Piemonte, in conformità all'impianto legislativo, intende procedere all'organizzazione delle proprie risorse con un'ottica di sistema, che ottimizzi l'efficacia, migliorando la qualità dei servizi.
Questo impegno è reso ancor più necessario ed inderogabile alla luce della Legge Delega del 5 maggio 2009 n. 42 (Delega al Governo in materia di Federalismo Fiscale, in attuazione dell'art. 119 della Costituzione) e del successivo Decreto legislativo 6 maggio 2011, n. 68 (Disposizioni in materia di autonomia di entrata delle regioni a statuto ordinario e delle province, nonché di determinazione dei costi e dei fabbisogni standard nel settore sanitario). Il compito che attende il governo regionale è quello di determinare un radicale cambiamento del criterio d'utilizzo delle risorse allocate per la "Spesa Sanitaria", dal costo storico al costo standard preservando i fabbisogni dei cittadini.
La Sanità è il primo vero banco di prova del federalismo fiscale e d'applicazione dei LEA. L'introduzione del costo standard dovrà tendere al superamento delle differenze oggi esistenti tra le diverse Regioni e tra le ASR, evitando sprechi e rendendo uniformi le erogazioni dei LEA.
L'esperienza registrata in questi ultimi anni ha dimostrato che le Regioni che più spendono non necessariamente sono risultate più efficienti ed appropriate nell'erogazione dell'assistenza sanitaria.
Con la nuova normativa, i trasferimenti statali vengono cancellati e, al loro posto, secondo le prime indicazioni, le Regioni godranno di un mix di tributi propri e di compartecipazioni, per finanziare il 100% dei livelli essenziali delle prestazioni a costi standard. Il passaggio dalla spesa storica ai costi standard cui fare riferimento per il finanziamento dei servizi di base erogati dalle Regioni prevede l'individuazione di indicatori condivisi tra Regioni e Governo, per la misurazione e trasparenza delle prestazioni conseguite non solo a livello regionale ma anche a livello locale. La riforma ha effetti anche in ambito infraregionale, imponendo le stesse condizioni di misurazione alle singole Aziende Sanitarie Locali (ASL) e alle Aziende Ospedaliere (AO/A0U) promuovendo e rinforzando di fatto un'attività costante di valutazione e di benchmarking al loro interno.
Il ritardo con cui la sanità, all'estero come in Italia, acquisisce e riordina i dati disponibili, ha obbligato a prevedere uno specifico progetto, sulla necessità di individuare una soluzione metodologica affidabile e nel contempo pervenire tempestivamente a disporre di dati da fornire ai decision maker, tali da permettere un'azione di benchmarking tramite l'applicazione dei costi standard. Non è economicamente e razionalmente sostenibile pagare lo stesso servizio o la stessa prestazione in modo profondamente diverso in realtà sostanzialmente simili.
Le difficoltà d'analisi socio economiche sono, in prima istanza riconducibili ai seguenti aspetti: 1) differenziazione della tipologia produttiva/erogativa. La Sanità opera in condizioni differenti ad altri settori industriali poiché, per quanto si possa teorizzare una catena produttiva ospedaliera, la sua trasposizione nella realtà finirà con l'essere influenzata dalle caratteristiche eterogenee dei servizi erogati, la cui complessità non è definibile a priori.
2) La produzione viene gestita da personale altamente qualificato sotto il profilo sanitario, ma con scarsa attenzione al reporting. La discrasia tra il servizio erogato e la messa a sistema delle informazioni economico gestionali determina inefficienza (l'attività effettuata e non rendicontata genera solo costi e non produzione) e incapacità di avere tempestivamente le informazioni necessarie al governo.
3) La non omogeneità delle strutture. Dovendosi adattare alle caratteristiche del luogo e della popolazione in cui si opera, la sanità ha sviluppato soluzioni profondamente diverse da zona a zona.
4) Carenza di una cultura diffusa di tipo economico sanitaria fra gli operatori del settore. Il rapporto, spesso esaustivo, medico-paziente ha sovente portato ad escludere l'interesse di altre discipline a ricercare soluzioni efficaci in sanità.
Le dimensioni raggiunte in questi ultimi anni dalla sanità hanno per obbligato a procedere a rilevazioni maggiormente accurate, che, non potendo avvalersi di una cultura consolidata nel settore, si sono tramutate in una confusa programmazione dettata dal contingente. Si sono così effettuate un'infinità di rilevazioni e creati una moltitudine di indicatori, ma senza una visione completa del sistema. Le esigenze contingenti hanno, infatti portato a rilevare dati e informazioni.
Per superare questa situazione si è reso necessario: definire gli ambiti d'applicazione dei costi standard sia a livello territoriale che ospedaliero cogliere le dinamiche del settore (obiettivo indiretto) in modo da indirizzare le risorse disponibili in modo efficace, permettendo così di raggiungere il risultato in tempi ragionevoli 3) individuare, coinvolgendo tutti gli operatori interessati, i soggetti cointeressati alla rilevazione creando opportunità di brainstorming essendo la sanità un settore caratterizzato da un alto livello d'interdisciplinarietà, per un'elaborazione di costi standard corretti coerenti ed applicabili 4) definire un rigoroso metodo scientifico con il quale procedere alla rilevazione 5) sottoporre i dati esaminati ad un'azione di monitoraggio e verifica.
Si sono esaminate le banche dati attualmente disponibili, al fine di poter aggregare voci di costo o di produzione, verificando che queste dispongano di un sufficiente riscontro indipendentemente dalla fonte dati scelta.
Criteri d'aggregazione dei dati La necessità di rendere confrontabili realtà tra loro difformi, se non talvolta addirittura peculiari, secondo un metro unitario può essere perseguita mantenendo uno schema fisso di rilevazione da adeguare alle specifiche rilevazioni. Riprendendo la classica suddivisione proposta a livello ministeriale si è proceduto ad aggregare i dati in funzione della prevenzione del territorio dell'ospedale.
I costi standard devono quindi rappresentare il risultato di un'attività di benchmarking di unità organizzative simili, in particolare per quanto attiene il territorio, prevedendo: L'osservazione della variabilità nel costo unitario (per utente o per unità di output) la spiegazione della variabilità mediante relazioni causali fra variabili (con varie metodologie da semplici a complesse).
In un contesto che si caratterizza per l'insufficienza di risorse finanziarie da destinare al sistema socio sanitario, così come è attualmente configurato, e per l'incremento, anche qualitativo, della domanda di prestazioni, nella necessità di assicurare i LEA, diventano essenziali interventi strutturali di riorganizzazione dell'intero sistema sanitario regionale.
Dall'attuazione degli interventi di riorganizzazione strutturale successivamente delineati, ma che possono essere sintetizzati in due grandi tipologie, ovvero quelli relativi alla razionalizzazione della rete ospedaliera e quelli relativi alla gestione centralizzata di alcune funzioni di supporto tecnico-amministrativo, potrebbero derivare significative economie. Tali economie saranno indirizzate verso due principali settori, in grado di rispondere in maniera appropriata alle necessità assistenziali della popolazione piemontese, sempre più spesso affetta da malattie cronico-degenerative dovute all'invecchiamento, ovvero il settore delle cure primarie e quello relativo ai servizi dell'area socio sanitaria integrata.
Emendamento rubricato n. 81) presentato dai Consiglieri Buquicchio, Ponso: Il paragrafo 2.3 "La sostenibilità del sistema, le risorse finanziarie ed i costi standard " è modificato come segue: 2.3 La sostenibilità del sistema, le risorse finanziarie ed i costi standard Il trend relativo all'incremento della spesa sanitaria nelle società avanzate e la profonda disparità non solo nell'outcome sanitario, ma anche nella distribuzione e nell'utilizzo delle risorse obbligano il sistema a prendere in considerazione l'introduzione dei costi standard come fattore razionalizzante il sistema, che difficilmente potrà reggere ad ulteriori crescite. Il costo standard, obbliga, infatti, a confrontare le singole realtà incentivando al miglioramento e, per avere successo, dovrà avere uno sviluppo in grado di coinvolgere tutti gli operatori del settore sia nella fase di rilevazione dei dati necessari alla realizzazione delle banche dati sia, soprattutto, nel momento della valutazione, in modo tale da coinvolgere tutte le conoscenze acquisite, evitando di creare delle diseconomie.
La definizione dei costi standard e le attività di benchmarking, devono così dare attuazione al principio di trasparenza organizzativa, sviluppando un sistema tramite il quale, se si effettua una spesa, è perché questa risponde ad un miglioramento del servizio erogato. Tale obiettivo presuppone un alto livello d'interdisciplinarietà, dove il costo standard non deve rappresentare un valore numerico, ma un riferimento la cui comprensione e chiarezza deve essere percepita e chiarita anche dal potenziale paziente.
In quest'ottica il costo standard diventa la naturale maturazione di un processo che, partendo dal concetto che tutti hanno diritto alla salute arriva al concetto che tale obiettivo non deve permettere sprechi o abusi ma deve diventare lo stimolo per raggiungere appropriatezza ed efficienza.
Il Servizio Sanitario del Paese si basa, infatti, su un principio irrinunciabile: la Costituzione sancisce, all'articolo 32, "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e come interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti". La modifica al Titolo V della Costituzione valorizza inoltre le autonomie locali e pone in capo alla legislazione concorrente fra Stato e Regioni la tutela della salute individuando la necessaria uniformità dei LEA (Livelli Essenziali d'Assistenza), mentre affida agli Enti Locali la competenza e la responsabilità del governo e della determinazione autonoma del settore socio assistenziale.
La Regione Piemonte, in conformità all'impianto legislativo, intende procedere all'organizzazione delle proprie risorse con un'ottica di sistema, che ottimizzi l'efficacia, migliorando la qualità dei servizi.
Questo impegno è reso ancor più necessario ed inderogabile alla luce della Legge Delega del 5 maggio 2009 n. 42 (Delega al Governo in materia di Federalismo Fiscale, in attuazione dell'art. 119 della Costituzione) e del successivo Decreto legislativo 6 maggio 2011, n. 68 (Disposizioni in materia di autonomia di entrata delle regioni a statuto ordinario e delle province, nonché di determinazione dei costi e dei fabbisogni standard nel settore sanitario). Il compito che attende il governo regionale è quello di determinare un radicale cambiamento del criterio d'utilizzo delle risorse allocate per la "Spesa Sanitaria", dal costo storico al costo standard preservando i fabbisogni dei cittadini.
La Sanità è il primo vero banco di prova del federalismo fiscale e d'applicazione dei LEA. L'introduzione del costo standard dovrà tendere al superamento delle differenze oggi esistenti tra le diverse Regioni e tra le ASR, evitando sprechi e rendendo uniformi le erogazioni dei LEA.
L'esperienza registrata in questi ultimi anni ha dimostrato che le Regioni che più spendono non necessariamente sono risultate più efficienti ed appropriate nell'erogazione dell'assistenza sanitaria.
Con la nuova normativa, i trasferimenti statali vengono cancellati e, al loro posto, secondo le prime indicazioni, le Regioni godranno di un mix d tributi propri e di compartecipazioni, per finanziare il 100% dei livelli essenziali delle prestazioni a costi standard.
Il passaggio dalla spesa storica ai costi standard cui fare riferimento per il finanziamento dei servizi di base erogati dalle Regioni prevede l'individuazione di indicatori condivisi tra Regioni e Governo, per la misurazione e trasparenza delle prestazioni conseguite non solo a livello regionale ma anche a livello locale. La riforma ha effetti anche in ambito infraregionale, imponendo le stesse condizioni di misurazione alle singole Aziende Sanitarie Locali (ASL) e alle Aziende Ospedaliere (AO/AOU) promuovendo e rinforzando di fatto un'attività costante di valutazione e di benchmarking al loro interno.
Il ritardo con cui la sanità, all'estero come in Italia, acquisisce e riordina i dati disponibili, ha obbligato a prevedere uno specifico progetto, sulla necessità di individuare una soluzione metodologica affidabile e nel contempo pervenire tempestivamente a disporre di dati da fornire ai decision maker, tali da permettere un'azione di benchmarking tramite l'applicazione dei costi standard. Non è economicamente e razionalmente sostenibile pagare la stesso servizio o la stessa prestazione in modo profondamente diverso in realtà sostanzialmente simili.
Le difficoltà d'analisi socio economiche sono, in prima istanza riconducibili ai seguenti aspetti: differenziazione della tipologia produttiva/erogativa. La Sanità opera in condizioni differenti ad altri settori industriali poiché, per quanto si possa teorizzare una catena produttiva ospedaliera, la sua trasposizione nella realtà finirà con l'essere influenzata dalle caratteristiche eterogenee dei servizi erogati, la cui complessità non è definibile a priori.
La produzione viene gestita da personale altamente qualificato sotto il profilo sanitario, ma con scarsa attenzione al reporting. La discrasia tra il servizio erogato e la messa a sistema delle informazioni economico gestionali determina inefficienza (l'attività effettuata e non rendicontata genera solo costi e non produzione) e incapacità di avere tempestivamente le informazioni necessarie al governo.
La non omogeneità delle strutture. Dovendosi adattare alle caratteristiche del luogo e della popolazione in cui si opera, la sanità ha sviluppato soluzioni profondamente diverse da zona a zona.
Carenza di una cultura diffusa di tipo economico sanitaria fra gli operatori del settore. Il rapporto, spesso esaustivo, medico-paziente ha sovente portato ad escludere l'interesse di altre discipline a ricercare soluzioni efficaci in sanità.
Le dimensioni raggiunte in questi ultimi anni dalla sanità hanno per obbligato a procedere a rilevazioni maggiormente accurate, che, non potendo avvalersi di una cultura consolidata nel settore, si sono tramutate in una confusa programmazione dettata dal contingente. Si sono così effettuate un'infinità di rilevazioni e creati una moltitudine di indicatori, ma senza una visione completa del sistema. Le esigenze contingenti hanno, infatti portato a rilevare dati e informazioni.
Per superare questa situazione si è reso necessario: definire gli ambiti d'applicazione dei costi standard sia a livello territoriale che ospedaliero cogliere le dinamiche del settore (obiettivo indiretto) in modo da indirizzare le risorse disponibili in modo efficace, permettendo così di raggiungere il risultato in tempi ragionevoli individuare i soggetti cointeressati alla rilevazione creando opportunità di brainstorming, essendo la sanità un settore caratterizzato da un alto livello d'interdisciplinarietà, per un'elaborazione di costi standard corretti, coerenti efficaci, efficienti ed applicabili 4)definire un rigoroso metodo scientifico con il quale procedere alla rilevazione 5) sottoporre i dati esaminati ad un'azione di monitoraggio e verifica.
Si sono esaminate le banche dati attualmente disponibili, al fine di poter aggregare voci di costo o di produzione, verificando che queste dispongano di un sufficiente riscontro indipendentemente dalla fonte dati scelta.
Criteri d'aggregazione dei dati La necessità di rendere confrontabili realtà tra loro difformi, se non talvolta addirittura peculiari, secondo un metro unitario può essere perseguita mantenendo uno schema fisso di rilevazione da adeguare alle specifiche rilevazioni. Riprendendo la classica suddivisione proposta a livello ministeriale si è proceduto ad aggregare i dati in funzione della prevenzione del territorio dell'ospedale.
I costi standard devono quindi rappresentare il risultato di un'attività di benchmarking di unità organizzative simili, in particolare per quanto attiene il territorio, prevedendo: L'osservazione della variabilità nel costo unitario (per utente o per unità di output) la spiegazione della variabilità mediante relazioni causali fra variabili (con varie metodologie da semplici a complesse).
In un contesto che si caratterizza per l'insufficienza di risorse finanziarie da destinare al sistema socio sanitario, così come è attualmente configurato, e per l'incremento, anche qualitativo, della domanda di prestazioni, nella necessità di assicurare i LEA, diventano essenziali interventi strutturali di riorganizzazione dell'intero sistema sanitario regionale.
Dall'attuazione degli interventi di riorganizzazione strutturale successivamente delineati, ma che possono essere sintetizzati in due grandi tipologie, ovvero quelli relativi alla razionalizzazione della rete ospedaliera e quelli relativi alla gestione centralizzata di alcune funzioni di supporto tecnico-amministrativo, potrebbero derivare significative economie. Tali economie saranno indirizzate verso due principali settori, in grado di rispondere in maniera appropriata alle necessità assistenziali della popolazione piemontese, sempre più spesso affetta da malattie cronico-degenerative dovute all'invecchiamento, ovvero il settore delle cure primarie e quello relativo ai servizi dell'area socio sanitaria integrata.
La parola al Consigliere Buquicchio per l'illustrazione.



BUQUICCHIO Andrea

Continuando nell'illustrazione del paragrafo 2.3 che fa riferimento ad elementi come la sostenibilità del sistema, le risorse finanziarie e i costi standard, relativamente all'emendamento in oggetto noi chiediamo che possa essere inserita la terminologia "in tempi certi" lì dove si dice "per superare questa situazione si è reso necessario definire gli ambiti di applicazione in tempi certi". Rimarchiamo, ancora una volta, la necessità e l'esigenza di esprimere dei limiti temporali, oltre che dei paletti relativi al monitoraggio e alla valutazione per quello che riguarda elementi così importanti che attengono all'erogazione dei servizi.
Presidente, la avviso che vado oltre i tempi previsti da un emendamento perché illustrerò più emendamenti.
Volevo riprendere il discorso relativo ai costi standard, lì dove paventavo il rischio che, nell'applicazione degli stessi, non si tenesse conto degli investimenti operati sull'ammodernamento degli immobili delle varie Aziende o dei vari nosocomi, più in particolare.
Questo perché, se riflettete, si verrebbe a determinare un elemento grave di valutazione nel momento in cui, da una parte, ci sono stati manager o Direttori generali che hanno apportato investimenti generosi in un periodo in cui si largheggiava e si era di manica larga, e altri che invece, sono stati più virtuosi, più parsimoniosi e hanno gestito le risorse senza prevedere investimenti faraonici.
Nell'individuazione dei costi standard, la conservazione della dotazione dei beni immobili appartenenti alle singole Aziende sanitarie deve essere compresa prima e non dopo, come spesso avviene anche in altri ambiti.
In questa serie di emendamenti, qui come in altri ambiti, stiamo sottolineando la necessità di essere chiari prima e non dopo, anche relativamente agli obiettivi da attribuire alle varie Aziende, ai vari manager, ai vari Direttori generali. Sono pattuizioni che devono essere fatte in modo estremamente chiaro al momento dell'attribuzione della responsabilità, in modo che il manager o il direttore, possa, in modo trasparente, dire se è in grado di farlo o meno. L'Amministrazione, quindi può, in tempo utile, assumere le decisioni e i provvedimenti più idonei al riguardo.
Nell'emendamento n. 83) chiediamo che possano sempre essere introdotte le parole "in termini certi e confrontabili fra tutte le realtà del territorio". Anche qui ricorre l'elemento di fissare dei tempi.
Nell'emendamento n. 82) chiediamo che, al punto 3) di quel subparagrafo in cui si parla di come superare la situazione, di aggiungere "individuare coinvolgendo tutti gli operatori interessati". Questo elemento di coinvolgimento è sicuramente importante ed essenziale.
Nell'emendamento n. 81) chiediamo che al punto 3), sempre del paragrafo cui facevo riferimento prima, lì dove si dice "per un'elaborazione di costi standard coerenti", si aggiunga "efficaci ed efficienti".
"Efficaci ed efficienti" è una richiesta in termini emendativi molto ricorrente nelle nostre proposte e mi auguro che l'Assessore possa recepire, così come in altri ambiti ha recepito altri elementi.
Avrei illustrato quattro emendamenti e ho impiegato sei minuti e 38 secondi.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Buquicchio.
Emendamento rubricato n. 79) presentato dai Consiglieri Buquicchio, Ponso: Il paragrafo 2.3 "La sostenibilità del sistema, le risorse finanziarie ed i costi standard " è modificato come segue: 2.3 La sostenibilità del sistema, le risorse finanziarie ed i costi standard Il trend relativo all'incremento della spesa sanitaria nelle società avanzate e la profonda disparità non solo nell'outcome sanitario, ma anche nella distribuzione e nell'utilizzo delle risorse obbligano il sistema a prendere in considerazione l'introduzione dei costi standard come fattore razionalizzante il sistema, che difficilmente potrà reggere ad ulteriori crescite. Il costo standard, obbliga, infatti, a confrontare le singole realtà incentivando al miglioramento e, per avere successo, dovrà avere uno sviluppo in grado di coinvolgere tutti gli operatori del settore sia nella fase di rilevazione dei dati necessari alla realizzazione delle banche dati sia, soprattutto, nel momento della valutazione, in modo tale da coinvolgere tutte le conoscenze acquisite, evitando di creare delle diseconomie.
La definizione dei costi standard e le attività di benchmarking, devono così dare attuazione al principio di trasparenza organizzativa, sviluppando un sistema tramite il quale, se si effettua una spesa, è perché questa risponde ad un miglioramento del servizio erogato. Tale obiettivo presuppone un alto livello d'interdisciplinarietà, dove il costo standard non deve rappresentare un valore numerico, ma un riferimento la cui comprensione e chiarezza deve essere percepita e chiarita anche dal potenziale paziente.
In quest'ottica il costo standard diventa la naturale maturazione di un processo che, partendo dal concetto che tutti hanno diritto alla salute arriva al concetto che tale obiettivo non deve permettere sprechi o abusi ma deve diventare lo stimolo per raggiungere appropriatezza ed efficienza.
Il Servizio Sanitario del Paese si basa, infatti, su un principio irrinunciabile: la Costituzione sancisce, all'articolo 32, "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e come interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti". La modifica al Titolo V della Costituzione valorizza inoltre le autonomie locali e pone n capo alla legislazione concorrente fra Stato e Regioni la tutela della salute individuando la necessaria uniformità dei LEA (Livelli Essenziali d'Assistenza), mentre affida agli Enti Locali la competenza e la responsabilità del governo e della determinazione autonoma del settore socio assistenziale.
La Regione Piemonte, in conformità all'impianto legislativo, intende procedere all'organizzazione delle proprie risorse con un'ottica di sistema, che ottimizzi l'efficacia, migliorando la qualità dei servizi.
Questo impegno è reso ancor più necessario ed inderogabile alla luce della Legge Delega del 5 maggio 2009 n. 42 (Delega al Governo in materia di Federalismo Fiscale, in attuazione dell'art. 119 della Costituzione) e del successivo Decreto legislativo 6 maggio 2011, n. 68 (Disposizioni in materia di autonomia di entrata delle regioni a statuto ordinario e delle province, nonché di determinazione dei costi e dei fabbisogni standard nel settore sanitario). Il compito che attende il governo regionale è quello di determinare un radicale cambiamento del criterio d'utilizzo delle risorse allocate per la "Spesa Sanitaria", dal costo storico al costo standard preservando i fabbisogni dei cittadini.
La Sanità è il primo vero banco di prova del federalismo fiscale e d'applicazione dei LEA. L'introduzione del costo standard dovrà tendere al superamento delle differenze oggi esistenti tra le diverse Regioni e tra le ASR, evitando sprechi e rendendo uniformi le erogazioni dei LEA.
L'esperienza registrata in questi ultimi anni ha dimostrato che le Regioni che più spendono non necessariamente sono risultate più efficienti ed appropriate nell'erogazione dell'assistenza sanitaria.
Con la nuova normativa, i trasferimenti statali vengono cancellati e, al loro posto, secondo le prime indicazioni, le Regioni godranno di un mix di tributi propri e di compartecipazioni, per finanziare il 100% dei livelli essenziali delle prestazioni a costi standard. Il passaggio dalla spesa storica ai costi standard cui fare riferimento per il finanziamento dei servizi di base erogati dalle Regioni prevede l'individuazione di indicatori condivisi tra Regioni e Governo, per la misurazione e trasparenza delle prestazioni conseguite non solo a livello regionale ma anche a livello locale. La riforma ha effetti anche in ambito infraregionale, imponendo le stesse condizioni di misurazione alle singole Aziende Sanitarie Locali (ASL) e alle Aziende .0spedaliere (AO/AOU) promuovendo e rinforzando di fatto un'attività costante di valutazione e di benchmarking al loro interno.
Il ritardo con cui la sanità, all'estero come in Italia, acquisisce e riordina i dati disponibili, ha obbligato a prevedere uno specifico progetto, sulla necessità di individuare una soluzione metodologica affidabile e nel contempo pervenire tempestivamente a disporre di dati da fornire ai decision maker, tali da permettere un'azione di benchmarking tramite l'applicazione dei costi standard. Non è economicamente e razionalmente sostenibile pagare lo stesso servizio o la stessa prestazione in modo profondamente diverso in realtà sostanzialmente simili.
Le difficoltà d'analisi socio economiche sono, in prima istanza riconducibili ai seguenti aspetti: 1) differenziazione della tipologia produttiva/erogativi. La Sanità opera in condizioni differenti ad altri settori industriali poiché, per quanto si possa teorizzare una catena produttiva ospedaliera, la sua trasposizione nella realtà finirà con l'essere influenzata dalle caratteristiche eterogenee dei servizi erogati, la cui complessità non è definibile a priori.
2) La produzione viene gestita da personale altamente qualificato sotto il profilo sanitario, ma con scarsa attenzione al reporting. La discrasia tra il servizio erogato e la messa a sistema delle informazioni economico gestionali determina inefficienza (l'attività effettuata e non rendicontata genera solo costi e non produzione) e incapacità di avere tempestivamente le informazioni necessarie al governo.
3) La non omogeneità delle strutture. Dovendosi adattare alle caratteristiche del luogo e della popolazione in cui si opera, la sanità ha sviluppato soluzioni profondamente diverse da zona a zona.
4) Carenza di una cultura diffusa di tipo economico sanitaria fra gli operatori del settore. Il rapporto, spesso esaustivo, medico-paziente ha sovente portato ad escludere l'interesse di altre discipline a ricercare soluzioni efficaci in sanità.
Le dimensioni raggiunte in questi ultimi anni dalla sanità hanno per obbligato a procedere a rilevazioni maggiormente accurate, che, non potendo avvalersi di una cultura consolidata nel settore, si sono tramutate in una confusa programmazione dettata dal contingente. Si sono così effettuate un'infinità di rilevazioni e creati una moltitudine di indicatori, ma senza una visione completa del sistema. Le esigenze contingenti hanno, infatti portato a rilevare dati e informazioni.
Per superare questa situazione si è reso necessario: definire gli ambiti d'applicazione dei costi standard sia a livello territoriale che ospedaliero cogliere le dinamiche del settore (obiettivo indiretto) in modo da indirizzare le risorse disponibili in modo efficace, permettendo cosi di raggiungere il risultato in tempi ragionevoli 3) individuare i soggetti cointeressati alla rilevazione creando opportunità di brainstorming, essendo la sanità un settore caratterizzato da un alto livello d'interdisciplinarietà, per un'elaborazione di costi standard corretti, coerenti ed applicabili definire, entro e non oltre il 30 settembre del 2012, un rigoroso metodo scientifico con il quale procedere alla rilevazione sottoporre i dati esaminati ad un'azione di monitoraggio e verifica.
Si sono esaminate le banche dati attualmente disponibili, al fine di poter aggregare voci di costo o di produzione, verificando che queste dispongano di un sufficiente riscontro indipendentemente dalla fonte dati scelta.
Criteri d'aggregazione dei dati La necessità di rendere confrontabili realtà tra loro difformi, se non talvolta addirittura peculiari, secondo un metro unitario può essere perseguita mantenendo uno schema fisso di rilevazione da adeguare alle specifiche rilevazioni. Riprendendo la classica suddivisione proposta a livello ministeriale si è proceduto ad aggregare i dati in funzione della prevenzione del territorio dell'ospedale.
I costi standard devono quindi rappresentare il risultato di un'attività di benchmarking di unità organizzative simili, in particolare per quanto attiene il territorio, prevedendo: L'osservazione della variabilità nel costo unitario (per utente o per unità di output) la spiegazione della variabilità mediante relazioni causali fra variabili (con varie metodologie da semplici a complesse).
In un contesto che si caratterizza per l'insufficienza di risorse finanziarie da destinare al sistema socio sanitario, così come è attualmente configurato, e per l'incremento, anche qualitativo, della domanda di prestazioni, nella necessità di assicurare i LEA, diventano essenziali interventi strutturali di riorganizzazione dell'intero sistema sanitario regionale.
Dall'attuazione degli interventi di riorganizzazione strutturale successivamente delineati, ma che possono essere sintetizzati in due grandi tipologie, ovvero quelli relativi alla razionalizzazione della rete ospedaliera e quelli relativi alla gestione centralizzata di alcune funzioni di supporto tecnico-amministrativo, potrebbero derivare significative economie. Tali economie saranno indirizzate verso due principali settori, in grado di rispondere in maniera appropriata alle necessità assistenziali della popolazione piemontese, sempre più spesso affetta da malattie cronico-degenerative dovute all'invecchiamento, ovvero il settore delle cure primarie e quello relativo ai servizi dell'area socio sanitaria integrata.
Emendamento rubricato n. 78) presentato dai Consiglieri Buquicchio Il paragrafo 2.3 "La sostenibilità del sistema, le risorse finanziarie ed i costi standard " è modificato come segue: 2.3 La sostenibilità del sistema, le risorse finanziarie ed i costi standard Il trend relativo all'incremento della spesa sanitaria nelle società avanzate e la profonda disparità non solo nell'outcome sanitario, ma anche nella distribuzione e nell'utilizzo delle risorse obbligano il sistema a prendere in considerazione l'introduzione dei costi standard come fattore razionalizzante il sistema, che difficilmente potrà reggere ad ulteriori crescite. Il costo standard, obbliga, infatti, a confrontare le singole realtà incentivando al miglioramento e, per avere successo, dovrà avere uno sviluppo in grado di coinvolgere tutti gli operatori del settore sia nella fase di rilevazione dei dati necessari alla realizzazione delle banche dati sia, soprattutto, nel momento della valutazione, in modo tale da coinvolgere tutte le conoscenze acquisite, evitando di creare delle diseconomie.
La definizione dei costi standard e le attività di benchmarking, devono così dare attuazione al principio di trasparenza organizzativa, sviluppando un sistema tramite il quale, se si effettua una spesa, è perché questa risponde ad un miglioramento del servizio erogato. Tale obiettivo presuppone un alto livello d'interdisciplinarietà, dove il costo standard non deve rappresentare un valore numerico, ma un riferimento la cui comprensione e chiarezza deve essere percepita e chiarita anche dal potenziale paziente.
In quest'ottica il costo standard diventa la naturale maturazione di un processo che, partendo dal concetto che tutti hanno diritto alla salute arriva al concetto che tale obiettivo non deve permettere sprechi o abusi ma deve diventare lo stimolo per raggiungere appropriatezza ed efficienza.
Il Servizio Sanitario del Paese si basa, infatti, su un principio irrinunciabile: la Costituzione sancisce, all'articolo 32, "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e come interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti". La modifica al Titolo V della Costituzione valorizza inoltre le autonomie locali e pone n capo alla legislazione concorrente fra Stato e Regioni la tutela della salute individuando la necessaria uniformità dei LEA (Livelli Essenziali d'Assistenza), mentre affida agli Enti Locali la competenza e la responsabilità del governo e della determinazione autonoma del settore socio assistenziale.
La Regione Piemonte, in conformità all'impianto legislativo, intende procedere all'organizzazione delle proprie risorse con un'ottica di sistema, che ottimizzi l'efficacia, migliorando la qualità dei servizi.
Questo impegno è reso ancor più necessario ed inderogabile alla luce della Legge Delega del 5 maggio 2009 n. 42 (Delega al Governo in materia di Federalismo Fiscale, in attuazione dell'art. 119 della Costituzione) e del successivo Decreto legislativo 6 maggio 2011, n. 68 (Disposizioni in materia di autonomia di entrata delle regioni a statuto ordinario e delle province, nonché di determinazione dei costi e dei fabbisogni standard nel settore sanitario). Il compito che attende il governo regionale è quello di determinare un radicale cambiamento del criterio d'utilizzo delle risorse allocate per la "Spesa Sanitaria", dal costo storico al costo standard preservando i fabbisogni dei cittadini.
La Sanità è il primo vero banco di prova del federalismo fiscale e d'applicazione dei LEA. L'introduzione del costo standard dovrà tendere al superamento delle differenze oggi esistenti tra le diverse Regioni e tra le ASR, evitando sprechi e rendendo uniformi le erogazioni dei LEA.
L'esperienza registrata in questi ultimi anni ha dimostrato che le Regioni che più spendono non necessariamente sono risultate più efficienti ed appropriate nell'erogazione dell'assistenza sanitaria.
Con la nuova normativa, i trasferimenti statali vengono cancellati e, al loro posto, secondo le prime indicazioni, le Regioni godranno di un mix di tributi propri e di compartecipazioni, per finanziare il 100% dei livelli essenziali delle prestazioni a costi standard. Il passaggio dalla spesa storica ai costi standard cui fare riferimento per il finanziamento dei servizi di base erogati dalle Regioni prevede l'individuazione di indicatori condivisi tra Regioni e Governo, per la misurazione e trasparenza delle prestazioni conseguite non solo a livello regionale ma anche a livello locale. La riforma ha effetti anche in ambito infraregionale, imponendo le stesse condizioni di misurazione alle singole Aziende Sanitarie Locali (ASL) e alle Aziende .0spedaliere (AO/AOU) promuovendo e rinforzando di fatto un'attività costante di valutazione e di benchmarking al loro interno.
Il ritardo con cui la sanità, all'estero come in Italia, acquisisce e riordina i dati disponibili, ha obbligato a prevedere uno specifico progetto, sulla necessità di individuare una soluzione metodologica affidabile e nel contempo pervenire tempestivamente a disporre di dati da fornire ai decision maker, tali da permettere un'azione di benchmarking tramite l'applicazione dei costi standard. Non è economicamente e razionalmente sostenibile pagare lo stesso servizio o la stessa prestazione in modo profondamente diverso in realtà sostanzialmente simili.
Le difficoltà d'analisi socio economiche sono, in prima istanza riconducibili ai seguenti aspetti: 1) differenziazione della tipologia produttiva/erogativi. La Sanità opera in condizioni differenti ad altri settori industriali poiché, per quanto si possa teorizzare una catena produttiva ospedaliera, la sua trasposizione nella realtà finirà con l'essere influenzata dalle caratteristiche eterogenee dei servizi erogati, la cui complessità non è definibile a priori.
2) La produzione viene gestita da personale altamente qualificato sotto il profilo sanitario, ma con scarsa attenzione al reporting. La discrasia tra il servizio erogato e la messa a sistema delle informazioni economico gestionali determina inefficienza (l'attività effettuata e non rendicontata genera solo costi e non produzione) e incapacità di avere tempestivamente le informazioni necessarie al governo.
3) La non omogeneità delle strutture. Dovendosi adattare alle caratteristiche del luogo e della popolazione in cui si opera, la sanità ha sviluppato soluzioni profondamente diverse da zona a zona.
4) Carenza di una cultura diffusa di tipo economico sanitaria fra gli operatori del settore. Il rapporto, spesso esaustivo, medico-paziente ha sovente portato ad escludere l'interesse di altre discipline a ricercare soluzioni efficaci in sanità.
Le dimensioni raggiunte in questi ultimi anni dalla sanità hanno per obbligato a procedere a rilevazioni maggiormente accurate, che, non potendo avvalersi di una cultura consolidata nel settore, si sono tramutate in una confusa programmazione dettata dal contingente. Si sono così effettuate un'infinità di rilevazioni e creati una moltitudine di indicatori, ma senza una visione completa del sistema. Le esigenze contingenti hanno, infatti portato a rilevare dati e informazioni.
Per superare questa situazione si è reso necessario: 1) definire gli ambiti d'applicazione dei costi standard sia a livello territoriale che ospedaliero 2) cogliere le dinamiche del settore (obiettivo indiretto) in modo da indirizzare le risorse disponibili in modo efficace, permettendo cosi di raggiungere il risultato in tempi ragionevoli 3) individuare i soggetti cointeressati alla rilevazione creando opportunità di brainstorming, essendo la sanità un settore caratterizzato da un alto livello d'interdisciplinarietà, per un'elaborazione di costi standard corretti, coerenti ed applicabili 4) definire un rigoroso metodo scientifico con il quale procedere alla rilevazione 5) sottoporre i dati esaminati ad una costante azione di monitoraggio e verifica.
Si sono esaminate le banche dati attualmente disponibili, al fine di poter aggregare voci di costo o di produzione, verificando che queste dispongano di un sufficiente riscontro indipendentemente dalla fonte dati scelta..
Criteri d'aggregazione dei dati La necessità di rendere confrontabili realtà tra loro difformi, se non talvolta addirittura peculiari, secondo un metro unitario può essere perseguita mantenendo uno schema fisso di rilevazione da adeguare alle specifiche rilevazioni. Riprendendo la classica suddivisione proposta a livello ministeriale si è proceduto ad aggregare i dati in funzione della prevenzione del territorio dell'ospedale.
I costi standard devono quindi rappresentare il risultato di un'attività di benchmarking di unità organizzative simili, in particolare per quanto attiene il territorio, prevedendo: L'osservazione della variabilità nel costo unitario (per utente o per unità di output) la spiegazione della variabilità mediante relazioni causali fra variabili (con varie metodologie da semplici a complesse).
In un contesto che si caratterizza per l'insufficienza di risorse finanziarie da destinare al sistema socio sanitario, così come è attualmente configurato, e per l'incremento, anche qualitativo, della domanda di prestazioni, nella necessità di assicurare i LEA, diventano essenziali interventi strutturali di riorganizzazione dell'intero sistema sanitario regionale.
Dall'attuazione degli interventi di riorganizzazione strutturale successivamente delineati, ma che possono essere sintetizzati in due grandi tipologie, ovvero quelli relativi alla razionalizzazione della rete ospedaliera e quelli relativi alla gestione centralizzata di alcune funzioni di supporto tecnico-amministrativo, potrebbero derivare significative economie. Tali economie saranno indirizzate verso due principali settori, in grado di rispondere in maniera appropriata alle necessità assistenziali della popolazione piemontese, sempre più spesso affetta da malattie cronico-degenerative dovute all'invecchiamento, ovvero il settore delle cure primarie e quello relativo ai servizi dell'area socio sanitaria integrata.
Emendamento rubricato n. 77) presentato dai Consiglieri Buquicchio, Ponso Reschigna: Il paragrafo 2.3 "La sostenibilità del sistema, le risorse finanziarie ed i costi standard " è modificato come segue: 2.3 La sostenibilità del sistema, le risorse finanziarie ed i costi standard Il trend relativo all'incremento della spesa sanitaria nelle società avanzate e la profonda disparità non solo nell'outcome sanitario, ma anche nella distribuzione e nell'utilizzo delle risorse obbligano il sistema a prendere in considerazione l'introduzione dei costi standard come fattore razionalizzante il sistema, che difficilmente potrà reggere ad ulteriori crescite. Il costo standard, obbliga, infatti, a confrontare le singole realtà incentivando al miglioramento e, per avere successo,.dovrà avere uno sviluppo in grado di coinvolgere tutti gli operatori del settore sia nella fase di rilevazione dei dati necessari alla realizzazione delle banche dati sia, soprattutto, nel momento della valutazione, in modo tale da coinvolgere tutte le conoscenze acquisite, evitando di creare delle diseconomie.
La definizione dei costi standard e le attività di benchmarking, devono così dare attuazione al principio di trasparenza organizzativa, sviluppando un sistema tramite il quale, se si effettua una spesa, è perché questa risponde ad un miglioramento del servizio erogato. Tale obiettivo presuppone un alto livello d'interdisciplinarietà, dove il costo standard non deve rappresentare un valore numerico, ma un riferimento la cui comprensione e chiarezza deve essere percepita e chiarita anche dal potenziale paziente.
In quest'ottica il costo standard diventa la naturale maturazione di un processo che, partendo dal concetto che tutti hanno diritto alla salute arriva al concetto che tale obiettivo non deve permettere sprechi o abusi ma deve diventare lo stimolo per raggiungere appropriatezza ed efficienza.
Il Servizio Sanitario del Paese si basa, infatti, su un principio irrinunciabile: la Costituzione sancisce, all'articolo 32, "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e come interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti". La modifica al Titolo V della Costituzione valorizza inoltre le autonomie locali e pone n capo alla legislazione concorrente fra Stato e Regioni la tutela della salute individuando la necessaria uniformità dei LEA (Livelli Essenziali d'Assistenza), mentre affida agli Enti Locali la competenza e la responsabilità del governo e della determinazione autonoma del settore socio assistenziale.
La Regione Piemonte, in conformità all'impianto legislativo, intende procedere all'organizzazione delle proprie risorse con un'ottica di sistema, che ottimizzi l'efficacia, migliorando la qualità dei servizi.
Questo impegno è reso ancor più necessario ed inderogabile alla luce della Legge Delega del 5 maggio 2009 n. 42 (Delega al Governo in materia di Federalismo Fiscale, in attuazione dell'art. 119 della Costituzione) e del successivo Decreto legislativo 6 maggio 2011, n. 68 (Disposizioni in materia di autonomia di entrata delle regioni a statuto ordinario e delle province, nonché di determinazione dei costi e dei fabbisogni standard nel settore sanitario). Il compito che attende il governo regionale è quello di determinare un radicale cambiamento del criterio d'utilizzo delle risorse allocate per la "Spesa Sanitaria", dal costo storico al costo standard preservando i fabbisogni dei cittadini.
La Sanità è il primo vero banco di prova del federalismo fiscale e d'applicazione dei LEA. L'introduzione del costo standard dovrà tendere al superamento delle differenze oggi esistenti tra le diverse Regioni e tra le ASR, evitando sprechi e rendendo uniformi le erogazioni dei LEA.
L'esperienza registrata in questi ultimi anni ha dimostrato che le Regioni che più spendono non necessariamente sono risultate più efficienti ed appropriate nell'erogazione dell'assistenza sanitaria.
Con la nuova normativa, i trasferimenti statali vengono cancellati e, al loro posto, secondo le prime indicazioni, le Regioni godranno di un mix di tributi propri e di compartecipazioni, per finanziare il 100% dei livelli essenziali delle prestazioni a costi standard. Il passaggio dalla spesa storica ai costi standard cui fare riferimento per il finanziamento dei servizi di base erogati dalle Regioni prevede l'individuazione di indicatori condivisi tra Regioni e Governo, per la misurazione e trasparenza delle prestazioni conseguite non solo a livello regionale ma anche a livello locale. La riforma ha effetti anche in ambito infraregionale, imponendo le stesse condizioni di misurazione alle singole Aziende Sanitarie Locali (ASL) e alle Aziende .0spedaliere (AO/AOU) promuovendo e rinforzando di fatto un'attività costante di valutazione e di benchmarking al loro interno.
Il ritardo con cui la sanità, all'estero come in Italia, acquisisce e riordina i dati disponibili, ha obbligato a prevedere uno specifico progetto, sulla necessità di individuare una soluzione metodologica affidabile e nel contempo pervenire tempestivamente a disporre di dati da fornire ai decision maker, tali da permettere un'azione di benchmarking tramite l'applicazione dei costi standard. Non è economicamente e razionalmente sostenibile pagare lo stesso servizio o la stessa prestazione in modo profondamente diverso in realtà sostanzialmente simili.
Le difficoltà d'analisi socio economiche sono, in prima istanza riconducibili ai seguenti aspetti: 1) differenziazione della tipologia produttiva/erogativi. La Sanità opera in condizioni differenti ad altri settori industriali poiché, per quanto si possa teorizzare una catena produttiva ospedaliera, la sua trasposizione nella realtà finirà con l'essere influenzata dalle caratteristiche eterogenee dei servizi erogati, la cui complessità non è definibile a priori.
2) La produzione viene gestita da personale altamente qualificato sotto il profilo sanitario, ma con scarsa attenzione al reporting. La discrasia tra il servizio erogato e la messa a sistema delle informazioni economico gestionali determina inefficienza (l'attività effettuata e non rendicontata genera solo costi e non produzione) e incapacità di avere tempestivamente le informazioni necessarie al governo.
3) La non omogeneità delle strutture. Dovendosi adattare alle caratteristiche del luogo e della popolazione in cui si opera, la sanità ha sviluppato soluzioni profondamente diverse da zona a zona.
4) Carenza di una cultura diffusa di tipo economico sanitaria fra gli operatori del settore. Il rapporto, spesso esaustivo, medico-paziente ha sovente portato ad escludere l'interesse di altre discipline a ricercare soluzioni efficaci in sanità.
Le dimensioni raggiunte in questi ultimi anni dalla sanità hanno per obbligato a procedere a rilevazioni maggiormente accurate, che, non potendo avvalersi di una cultura consolidata nel settore, si sono tramutate in una confusa programmazione dettata dal contingente. Si sono così effettuate un'infinità di rilevazioni e creati una moltitudine di indicatori, ma senza una visione completa del sistema. Le esigenze contingenti hanno, infatti portato a rilevare dati e informazioni.
Per superare questa situazione si è reso necessario: 1) definire gli ambiti d'applicazione dei costi standard sia a livello territoriale che ospedaliero 2) cogliere le dinamiche del settore (obiettivo indiretto) in modo da indirizzare le risorse disponibili in modo efficace, permettendo cosi di raggiungere il risultato in tempi ragionevoli 3) individuare i soggetti cointeressati alla rilevazione creando opportunità di brainstorming, essendo la sanità un settore caratterizzato da un alto livello d'interdisciplinarietà, per un'elaborazione di costi standard corretti, coerenti ed applicabili 4) definire un rigoroso metodo scientifico con il quale procedere alla rilevazione 5) sottoporre i dati esaminati ad un'azione di monitoraggio e verifica.
Si sono esaminate le banche dati attualmente disponibili, al fine di poter aggregare voci di costo o di produzione, verificando che queste dispongano di un sufficiente riscontro indipendentemente dalla fonte dati scelta.
Tutti i dati devono essere messi a disposizione dei cittadini. Inoltre devono sempre avere un linguaggio comprensibile e di facile apprendimento.
Criteri d'aggregazione dei dati La necessità di rendere confrontabili realtà tra loro difformi, se non talvolta addirittura peculiari, secondo un metro unitario può essere perseguita mantenendo uno schema fisso di rilevazione da adeguare alle specifiche rilevazioni. Riprendendo la classica suddivisione proposta a livello ministeriale si è proceduto ad aggregare i dati in funzione della prevenzione del territorio dell'ospedale.
I costi standard devono quindi rappresentare il risultato di un'attività di benchmarking di unità organizzative simili, in particolare per quanto attiene il territorio, prevedendo: L'osservazione della variabilità nel costo unitario (per utente o per unità di output) la spiegazione della variabilità mediante relazioni causali fra variabili (con varie metodologie da semplici a complesse).
In un contesto che si caratterizza per l'insufficienza di risorse finanziarie da destinare al sistema socio sanitario, così come è attualmente configurato, e per l'incremento, anche qualitativo, della domanda di prestazioni, nella necessità di assicurare i LEA, diventano essenziali interventi strutturali di riorganizzazione dell'intero sistema sanitario regionale.
Dall'attuazione degli interventi di riorganizzazione strutturale successivamente delineati, ma che possono essere sintetizzati in due grandi tipologie, ovvero quelli relativi alla razionalizzazione della rete ospedaliera e quelli relativi alla gestione centralizzata di alcune funzioni di supporto tecnico-amministrativo, potrebbero derivare significative economie. Tali economie saranno indirizzate verso due principali settori, in grado di rispondere in maniera appropriata alle necessità assistenziali della popolazione piemontese, sempre più spesso affetta da malattie cronico-degenerative dovute all'invecchiamento, ovvero il settore delle cure primarie e quello relativo ai servizi dell'area socio sanitaria integrata.
Emendamento rubricato n. 76) presentato dai Consiglieri Buquicchio, Ponso: Il paragrafo 2.3 "La sostenibilità del sistema, le risorse finanziarie ed i costi standard " è modificato come segue: 2.3 La sostenibilità del sistema, le risorse finanziarie ed i costi standard Il trend relativo all'incremento della spesa sanitaria nelle società avanzate e la profonda disparità non solo nell'outcome sanitario, ma anche nella distribuzione e nell'utilizzo delle risorse obbligano il sistema a prendere in considerazione l'introduzione dei costi standard come fattore razionalizzante il sistema, che difficilmente potrà reggere ad ulteriori crescite. Il costo standard, obbliga, infatti, a confrontare le singole realtà incentivando al miglioramento e, per avere successo,.dovrà avere uno sviluppo in grado di coinvolgere tutti gli operatori del settore sia nella fase di rilevazione dei dati necessari alla realizzazione delle banche dati sia, soprattutto, nel momento della valutazione, in modo tale da coinvolgere tutte le conoscenze acquisite, evitando di creare delle diseconomie.
La definizione dei costi standard e le attività di benchmarking, devono così dare attuazione al principio di trasparenza organizzativa, sviluppando un sistema tramite il quale, se si effettua una spesa, è perché questa risponde ad un miglioramento del servizio erogato. Tale obiettivo presuppone un alto livello d'interdisciplinarietà, dove il costo standard non deve rappresentare un valore numerico, ma un riferimento la cui comprensione e chiarezza deve essere percepita e chiarita anche dal potenziale paziente.
In quest'ottica il costo standard diventa la naturale maturazione di un processo che, partendo dal concetto che tutti hanno diritto alla salute arriva al concetto che tale obiettivo non deve permettere sprechi o abusi ma deve diventare lo stimolo per raggiungere appropriatezza ed efficienza.
Il Servizio Sanitario del Paese si basa, infatti, su un principio irrinunciabile: la Costituzione sancisce, all'articolo 32, "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e come interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti". La modifica al Titolo V della Costituzione valorizza inoltre le autonomie locali e pone n capo alla legislazione concorrente fra Stato e Regioni la tutela della salute individuando la necessaria uniformità dei LEA (Livelli Essenziali d'Assistenza), mentre affida agli Enti Locali la competenza e la responsabilità del governo e della determinazione autonoma del settore socio assistenziale.
La Regione Piemonte, in conformità all'impianto legislativo, intende procedere all'organizzazione delle proprie risorse con un'ottica di sistema, che ottimizzi l'efficacia, migliorando la qualità dei servizi.
Questo impegno è reso ancor più necessario ed inderogabile alla luce della Legge Delega del 5 maggio 2009 n. 42 (Delega al Governo in materia di Federalismo Fiscale, in attuazione dell'art. 119 della Costituzione) e del successivo Decreto legislativo 6 maggio 2011, n. 68 (Disposizioni in materia di autonomia di entrata delle regioni a statuto ordinario e delle province, nonché di determinazione dei costi e dei fabbisogni standard nel settore sanitario). Il compito che attende il governo regionale è quello di determinare un radicale cambiamento del criterio d'utilizzo delle risorse allocate per la "Spesa Sanitaria", dal costo storico al costo standard preservando i fabbisogni dei cittadini.
La Sanità è il primo vero banco di prova del federalismo fiscale e d'applicazione dei LEA. L'introduzione del costo standard dovrà tendere al superamento delle differenze oggi esistenti tra le diverse Regioni e tra le ASR, evitando sprechi e rendendo uniformi le erogazioni dei LEA.
L'esperienza registrata in questi ultimi anni ha dimostrato che le Regioni che più spendono non necessariamente sono risultate più efficienti ed appropriate nell'erogazione dell'assistenza sanitaria.
Con la nuova normativa, i trasferimenti statali vengono cancellati e, al loro posto, secondo le prime indicazioni, le Regioni godranno di un mix di tributi propri e di compartecipazioni, per finanziare il 100% dei livelli essenziali delle prestazioni a costi standard. Il passaggio dalla spesa storica ai costi standard cui fare riferimento per il finanziamento dei servizi di base erogati dalle Regioni prevede l'individuazione di indicatori condivisi tra Regioni e Governo, per la misurazione e trasparenza delle prestazioni conseguite non solo a livello regionale ma anche a livello locale. La riforma ha effetti anche in ambito infraregionale, imponendo le stesse condizioni di misurazione alle singole Aziende Sanitarie Locali (ASL) e alle Aziende .0spedaliere (AO/AOU) promuovendo e rinforzando di fatto un'attività costante di valutazione e di benchmarking al loro interno.
Il ritardo con cui la sanità, all'estero come in Italia, acquisisce e riordina i dati disponibili, ha obbligato a prevedere uno specifico progetto, sulla necessità di individuare una soluzione metodologica affidabile e nel contempo pervenire tempestivamente a disporre di dati da fornire ai decision maker, tali da permettere un'azione di benchmarking tramite l'applicazione dei costi standard. Non è economicamente e razionalmente sostenibile pagare lo stesso servizio o la stessa prestazione in modo profondamente diverso in realtà sostanzialmente simili.
Le difficoltà d'analisi socio economiche sono, in prima istanza riconducibili ai seguenti aspetti: 1) differenziazione della tipologia produttiva/erogativi. La Sanità opera in condizioni differenti ad altri settori industriali poiché, per quanto si possa teorizzare una catena produttiva ospedaliera, la sua trasposizione nella realtà finirà con l'essere influenzata dalle caratteristiche eterogenee dei servizi erogati, la cui complessità non è definibile a priori.
2) La produzione viene gestita da personale altamente qualificato sotto il profilo sanitario, ma con scarsa attenzione al reporting. La discrasia tra il servizio erogato e la messa a sistema delle informazioni economico gestionali determina inefficienza (l'attività effettuata e non rendicontata genera solo costi e non produzione) e incapacità di avere tempestivamente le informazioni necessarie al governo.
3) La non omogeneità delle strutture. Dovendosi adattare alle caratteristiche del luogo e della popolazione in cui si opera, la sanità ha sviluppato soluzioni profondamente diverse da zona a zona.
4) Carenza di una cultura diffusa di tipo economico sanitaria fra gli operatori del settore. Il rapporto, spesso esaustivo, medico-paziente ha sovente portato ad escludere l'interesse di altre discipline a ricercare soluzioni efficaci in sanità.
Le dimensioni raggiunte in questi ultimi anni dalla sanità hanno per obbligato a procedere a rilevazioni maggiormente accurate, che, non potendo avvalersi di una cultura consolidata nel settore, si sono tramutate in una confusa programmazione dettata dal contingente. Si sono così effettuate un'infinità di rilevazioni e creati una moltitudine di indicatori, ma senza una visione completa del sistema. Le esigenze contingenti hanno, infatti portato a rilevare dati e informazioni.
Per superare questa situazione si è reso necessario: 1) definire gli ambiti d'applicazione dei costi standard sia a livello territoriale che ospedaliero 2) cogliere le dinamiche del settore (obiettivo indiretto) in modo da indirizzare le risorse disponibili in modo efficace, permettendo cosi di raggiungere il risultato in tempi ragionevoli 3) individuare i soggetti cointeressati alla rilevazione creando opportunità di brainstorming, essendo la sanità un settore caratterizzato da un alto livello d'interdisciplinarietà, per un'elaborazione di costi standard corretti, coerenti ed applicabili 4) definire un rigoroso metodo scientifico con il quale procedere alla rilevazione 5) sottoporre i dati esaminati ad un'azione di monitoraggio e verifica.
Si sono esaminate le banche dati attualmente disponibili, al fine di poter aggregare voci di costo o di produzione, verificando che queste dispongano di un sufficiente riscontro indipendentemente dalla fonte dati scelta.
Criteri d'aggregazione dei dati La necessità di rendere confrontabili realtà tra loro difformi, se non talvolta addirittura peculiari, secondo un metro unitario può essere perseguita mantenendo uno schema fisso di rilevazione da adeguare alle specifiche rilevazioni. Riprendendo la classica suddivisione proposta a livello ministeriale si è proceduto ad aggregare i dati in funzione della prevenzione del territorio dell'ospedale.
I costi standard devono quindi rappresentare il risultato di un'attività costante di benchmarking di unità organizzative simili, in particolare per quanto attiene il territorio, prevedendo: L'osservazione della variabilità nel costo unitario (per utente o per unità di output) la spiegazione della variabilità mediante relazioni causali fra variabili (con varie metodologie da semplici a complesse).
In un contesto che si caratterizza per l'insufficienza di risorse finanziarie da destinare al sistema socio sanitario, così come è attualmente configurato, e per l'incremento, anche qualitativo, della domanda di prestazioni, nella necessità di assicurare i LEA, diventano essenziali interventi strutturali di riorganizzazione dell'intero sistema sanitario regionale.
Dall'attuazione degli interventi di riorganizzazione strutturale successivamente delineati, ma che possono essere sintetizzati in due grandi tipologie, ovvero quelli relativi alla razionalizzazione della rete ospedaliera e quelli relativi alla gestione centralizzata di alcune funzioni di supporto tecnico-amministrativo, potrebbero derivare significative economie. Tali economie saranno indirizzate verso due principali settori, in grado di rispondere in maniera appropriata alle necessità assistenziali della popolazione piemontese, sempre più spesso affetta da malattie cronico-degenerative dovute all'invecchiamento, ovvero il settore delle cure primarie e quello relativo ai servizi dell'area socio sanitaria integrata.
Emendamento rubricato n. 75) presentato dai Consiglieri Buquicchio, Ponso: Il paragrafo 2.3 "La sostenibilità del sistema, le risorse finanziarie ed i costi standard " è modificato come segue: 2.3 La sostenibilità del sistema, le risorse finanziarie ed i costi standard Il trend relativo all'incremento della spesa sanitaria nelle società avanzate e la profonda disparità non solo nell'outcome sanitario, ma anche nella distribuzione e nell'utilizzo delle risorse obbligano il sistema a prendere in considerazione l'introduzione dei costi standard come fattore razionalizzante il sistema, che difficilmente potrà reggere ad ulteriori crescite. Il costo standard, obbliga, infatti, a confrontare le singole realtà incentivando al miglioramento e, per avere successo,.dovrà avere uno sviluppo in grado di coinvolgere tutti gli operatori del settore sia nella fase di rilevazione dei dati necessari alla realizzazione delle banche dati sia, soprattutto, nel momento della valutazione, in modo tale da coinvolgere tutte le conoscenze acquisite, evitando di creare delle diseconomie.
La definizione dei costi standard e le attività di benchmarking, devono così dare attuazione al principio di trasparenza organizzativa, sviluppando un sistema tramite il quale, se si effettua una spesa, è perché questa risponde ad un miglioramento del servizio erogato. Tale obiettivo presuppone un alto livello d'interdisciplinarietà, dove il costo standard non deve rappresentare un valore numerico, ma un riferimento la cui comprensione e chiarezza deve essere percepita e chiarita anche dal potenziale paziente.
In quest'ottica il costo standard diventa la naturale maturazione di un processo che, partendo dal concetto che tutti hanno diritto alla salute arriva al concetto che tale obiettivo non deve permettere sprechi o abusi ma deve diventare lo stimolo per raggiungere appropriatezza ed efficienza.
Il Servizio Sanitario del Paese si basa, infatti, su un principio irrinunciabile: la Costituzione sancisce, all'articolo 32, "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e come interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti". La modifica al Titolo V della Costituzione valorizza inoltre le autonomie locali e pone n capo alla legislazione concorrente fra Stato e Regioni la tutela della salute individuando la necessaria uniformità dei LEA (Livelli Essenziali d'Assistenza), mentre affida agli Enti Locali la competenza e la responsabilità del governo e della determinazione autonoma del settore socio assistenziale.
La Regione Piemonte, in conformità all'impianto legislativo, intende procedere all'organizzazione delle proprie risorse con un'ottica di sistema, che ottimizzi l'efficacia, migliorando la qualità dei servizi.
Questo impegno è reso ancor più necessario ed inderogabile alla luce della Legge Delega del 5 maggio 2009 n. 42 (Delega al Governo in materia di Federalismo Fiscale, in attuazione dell'art. 119 della Costituzione) e del successivo Decreto legislativo 6 maggio 2011, n. 68 (Disposizioni in materia di autonomia di entrata delle regioni a statuto ordinario e delle province, nonché di determinazione dei costi e dei fabbisogni standard nel settore sanitario). Il compito che attende il governo regionale è quello di determinare un radicale cambiamento del criterio d'utilizzo delle risorse allocate per la "Spesa Sanitaria", dal costo storico al costo standard preservando i fabbisogni dei cittadini.
La Sanità è il primo vero banco di prova del federalismo fiscale e d'applicazione dei LEA. L'introduzione del costo standard dovrà tendere al superamento delle differenze oggi esistenti tra le diverse Regioni e tra le ASR, evitando sprechi e rendendo uniformi le erogazioni dei LEA.
L'esperienza registrata in questi ultimi anni ha dimostrato che le Regioni che più spendono non necessariamente sono risultate più efficienti ed appropriate nell'erogazione dell'assistenza sanitaria.
Con la nuova normativa, i trasferimenti statali vengono cancellati e, al loro posto, secondo le prime indicazioni, le Regioni godranno di un mix di tributi propri e di compartecipazioni, per finanziare il 100% dei livelli essenziali delle prestazioni a costi standard. Il passaggio dalla spesa storica ai costi standard cui fare riferimento per il finanziamento dei servizi di base erogati dalle Regioni prevede l'individuazione di indicatori condivisi tra Regioni e Governo, per la misurazione e trasparenza delle prestazioni conseguite non solo a livello regionale ma anche a livello locale. La riforma ha effetti anche in ambito infraregionale, imponendo le stesse condizioni di misurazione alle singole Aziende Sanitarie Locali (ASL) e alle Aziende .0spedaliere (AO/AOU) promuovendo e rinforzando di fatto un'attività costante di valutazione e di benchmarking al loro interno.
Il ritardo con cui la sanità, all'estero come in Italia, acquisisce e riordina i dati disponibili, ha obbligato a prevedere uno specifico progetto, sulla necessità di individuare una soluzione metodologica affidabile e nel contempo pervenire tempestivamente a disporre di dati da fornire ai decision maker, tali da permettere un'azione di benchmarking tramite l'applicazione dei costi standard. Non è economicamente e razionalmente sostenibile pagare lo stesso servizio o la stessa prestazione in modo profondamente diverso in realtà sostanzialmente simili.
Le difficoltà d'analisi socio economiche sono, in prima istanza riconducibili ai seguenti aspetti: 1) differenziazione della tipologia produttiva/erogativi. La Sanità opera in condizioni differenti ad altri settori industriali poiché, per quanto si possa teorizzare una catena produttiva ospedaliera, la sua trasposizione nella realtà finirà con l'essere influenzata dalle caratteristiche eterogenee dei servizi erogati, la cui complessità non è definibile a priori.
2) La produzione viene gestita da personale altamente qualificato sotto il profilo sanitario, ma con scarsa attenzione al reporting. La discrasia tra il servizio erogato e la messa a sistema delle informazioni economico gestionali determina inefficienza (l'attività effettuata e non rendicontata genera solo costi e non produzione) e incapacità di avere tempestivamente le informazioni necessarie al governo.
3) La non omogeneità delle strutture. Dovendosi adattare alle caratteristiche del luogo e della popolazione in cui si opera, la sanità ha sviluppato soluzioni profondamente diverse da zona a zona.
4) Carenza di una cultura diffusa di tipo economico sanitaria fra gli operatori del settore. Il rapporto, spesso esaustivo, medico-paziente ha sovente portato ad escludere l'interesse di altre discipline a ricercare soluzioni efficaci in sanità.
Le dimensioni raggiunte in questi ultimi anni dalla sanità hanno per obbligato a procedere a rilevazioni maggiormente accurate, che, non potendo avvalersi di una cultura consolidata nel settore, si sono tramutate in una confusa programmazione dettata dal contingente. Si sono così effettuate un'infinità di rilevazioni e creati una moltitudine di indicatori, ma senza una visione completa del sistema. Le esigenze contingenti hanno, infatti portato a rilevare dati e informazioni.
Per superare questa situazione si è reso necessario: 1) definire gli ambiti d'applicazione dei costi standard sia a livello territoriale che ospedaliero 2) cogliere le dinamiche del settore (obiettivo indiretto) in modo da indirizzare le risorse disponibili in modo efficace, permettendo cosi di raggiungere il risultato in tempi ragionevoli 3) individuare i soggetti cointeressati alla rilevazione creando opportunità di brainstorming, essendo la sanità un settore caratterizzato da un alto livello d'interdisciplinarietà, per un'elaborazione di costi standard corretti, coerenti ed applicabili 4 )definire un rigoroso metodo scientifico con il quale procedere alla rilevazione 5 )sottoporre i dati esaminati ad un'azione di monitoraggio e verifica.
Si sono esaminate le banche dati attualmente disponibili, al fine di poter aggregare voci di costo o di produzione, verificando che queste dispongano di un sufficiente riscontro indipendentemente dalla fonte dati scelta.
Criteri d'aggregazione dei dati La necessità di rendere confrontabili realtà tra loro difformi, se non talvolta addirittura peculiari, secondo un metro unitario può essere perseguita mantenendo uno schema fisso di rilevazione da adeguare alle specifiche rilevazioni. Riprendendo la classica suddivisione proposta a livello ministeriale si è proceduto ad aggregare i dati in funzione della prevenzione del territorio dell'ospedale.
I costi standard devono quindi rappresentare il risultato di un'attività di benchmarking di unità organizzative simili, in particolare per quanto attiene il territorio, prevedendo: l'osservazione, nel passato nel presente e nel futuro della variabilità nel costo unitario (per utente o per unità di output) la spiegazione della variabilità mediante relazioni causali fra variabili (con varie metodologie da semplici a complesse).
In un contesto che si caratterizza per l'insufficienza di risorse finanziarie da destinare al sistema socio sanitario, così come è attualmente configurato, e per l'incremento, anche qualitativo, della domanda di prestazioni, nella necessità di assicurare i LEA, diventano essenziali interventi strutturali di riorganizzazione dell'intero sistema sanitario regionale.
Dall'attuazione degli interventi di riorganizzazione strutturale successivamente delineati, ma che possono essere sintetizzati in due grandi tipologie, ovvero quelli relativi alla razionalizzazione della rete ospedaliera e quelli relativi alla gestione centralizzata di alcune funzioni di supporto tecnico-amministrativo, potrebbero derivare significative economie. Tali economie saranno indirizzate verso due principali settori, in grado di rispondere in maniera appropriata alle necessità assistenziali della popolazione piemontese, sempre più spesso affetta da malattie cronico-degenerative dovute all'invecchiamento, ovvero il settore delle cure primarie e quello relativo ai servizi dell'area socio sanitaria integrata.
Ha chiesto la parola il Consigliere Buquicchio per l'illustrazione congiunta degli emendamenti rubricati n. 79), 78), 77), 76), 75); ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Riprendo, Presidente, dall'emendamento n. 80).
Questo emendamento fa sempre parte del paragrafo di cui da stamattina stiamo parlando, inerente la sostenibilità del sistema, risorse finanziarie e costi standard. Al punto 4) di quel subparagrafo chiediamo di definire entro e non oltre il 30 settembre del 2012, un rigoroso metodo scientifico con il quale procedere alla rilevazione.
Il metodo scientifico con il quale procedere alla rilevazione è già contenuto nel testo del Piano e del paragrafo, quindi chiediamo - ritengo che sia largamente accettabile questo emendamento aggiuntivo - di definire entro e non oltre il 30 settembre 2012.
Dato che sicuramente la Giunta è in buona fede, non vedo perché negare questa possibilità.
Per quanto riguarda l'emendamento n. 79)...



PRESIDENTE

Scusi, Consigliere Buquicchio, l'emendamento 80) è uguale al 79) quindi l'illustrazione è unica.



BUQUICCHIO Andrea

Sì, sì, ha ragione, è ripetitivo e quindi, se lei mi consente, illustro l'emendamento n. 78).



PRESIDENTE

Sì. Non essendoci interventi in merito, le do nuovamente la parola.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Scusi, Consigliere, ricordo che un altro firmatario è il Consigliere Reschigna.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Sempre relativamente al punto 5) di quel subparagrafo, chiediamo che venga inserito "sottoporre i dati esaminati ad una costante azione di monitoraggio e verifica".
Di primo acchito potrebbe sembrare un emendamento ostruzionistico invece è in linea con quello che da sempre stiamo rimarcando e che devo riconoscere alla Giunta di aver recepito, in parte, in fase di attività di Commissione, relativamente agli emendamenti da noi proposti. Tuttavia è il caso, non per alzare il prezzo, di chiedere qualcosa di più puntuale relativamente a questi elementi sull'individuazione temporale di scadenze così come quelli relativi al monitoraggio, alla valutazione e agli elementi di trasparenza amministrativa.
Sull'emendamento n. 77), se lei mi autorizza procedo, Presidente.



PRESIDENTE

Prego.



BUQUICCHIO Andrea

Dopo quel subparagrafo, dove si scrive testualmente "si sono esaminate le banche dati attualmente disponibili, al fine di poter aggregare voce di costo e di produzione, verificando che queste dispongano di un sufficiente riscontro, indipendentemente dalla fonte dati scelta", noi chiediamo di aggiungere - perché anche questo è un emendamento aggiuntivo - "tutti i dati devono essere messi a disposizione dei cittadini. Inoltre, devono sempre avere un linguaggio comprensibile e di facile apprendimento".
un elemento su cui in Commissione abbiamo dibattuto a lungo, perch riteniamo che al centro della riforma non possa esserci quel partito o quell'altro ancora, e neanche, in primis, la politica, sia pure con la "P" maiuscola, ma ci debba essere il cittadino, l'utente, il malato, il paziente. È a lui che dobbiamo fare riferimento nel momento in cui stiliamo documenti di facile comprensibilità e gli diamo la possibilità di accedere ad una verifica dei dati, perché sappiamo benissimo che di padri, madri zie o nonni anziani tutti ne abbiamo, e non è facile poter consultare, a livello on line da parte loro, quelle che sono le indicazioni dettate dalle varie Aziende.
Anche qui facciamo un appello affinché si tenga presente e si voglia accogliere questa esigenza di facile intelligibilità di molti elementi.
Andando avanti con l'emendamento n. 76), Presidente, abbiamo ritenuto dove si parla di costi standard, che i costi standard devono rappresentare il risultato di un'attività costante di benchmarking, di unità organizzative simili, in particolare per quanto attiene il territorio prevedendo tutta una serie di cose.
Tuttavia, riteniamo importante sottolineare la costanza di quest'attività, così come, caro Presidente, se mi autorizza a procedere illustro l'emendamento n. 85), sempre relativo al paragrafo 2.3, che parla di sostenibilità del sistema.
Con questo emendamento aggiuntivo proponiamo di inserire: "L'osservazione, nel passato, nel presente e nel futuro, della variabilità del costo unitario per utente o per unità".
Riteniamo che questa puntualizzazione possa essere importante.
Grazie, Presidente, e vede che ne ho illustrati diversi in meno di sei minuti.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere.
Emendamento rubricato n. 74) presentato dai Consiglieri Buquicchio, Ponso Reschigna: Il paragrafo 2.3 "La sostenibilità del sistema, le risorse finanziarie ed i costi standard " è modificato come segue: 2.3 La sostenibilità del sistema, le risorse finanziarie ed i costi standard Il trend relativo all'incremento della spesa sanitaria nelle società avanzate e la profonda disparità non solo nell'outcome sanitario, ma anche nella distribuzione e nell'utilizzo delle risorse obbligano il sistema a prendere in considerazione l'introduzione dei costi standard come fattore razionalizzante il sistema, che difficilmente potrà reggere ad ulteriori crescite. Il costo standard, obbliga, infatti, a confrontare le singole realtà incentivando al miglioramento e, per avere successo, dovrà avere uno sviluppo in grado di coinvolgere tutti gli operatori del settore sia nella fase di rilevazione dei dati necessari alla realizzazione delle banche dati sia, soprattutto, nel momento della valutazione, in modo tale da coinvolgere tutte le conoscenze acquisite, evitando di creare delle diseconomie.
La definizione dei costi standard e le attività di benchmarking, devono così dare attuazione al principio di trasparenza organizzativa, sviluppando un sistema tramite il quale, se si effettua una spesa, è perché questa risponde ad un miglioramento del servizio erogato. Tale obiettivo presuppone un alto livello d'interdisciplinarietà, dove il costo standard non deve rappresentare un valore numerico, ma un riferimento la cui comprensione e chiarezza deve essere percepita e chiarita anche dal potenziale paziente.
In quest'ottica il costo standard diventa la naturale maturazione di un processo che, partendo dal concetto che tutti hanno diritto alla salute arriva al concetto che tale obiettivo non deve permettere sprechi o abusi ma deve diventare lo stimolo per raggiungere appropriatezza ed efficienza.
Il Servizio Sanitario del Paese si basa, infatti, su un principio irrinunciabile: la Costituzione sancisce, all'articolo 32, "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e come interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti". La modifica al Titolo V della Costituzione valorizza inoltre le autonomie locali e pone n capo alla legislazione concorrente fra Stato e Regioni la tutela della salute individuando la necessaria uniformità dei LEA (Livelli Essenziali d'Assistenza), mentre affida agli Enti Locali la competenza e la responsabilità del governo e della determinazione autonoma del settore socio assistenziale.
La Regione Piemonte, in conformità all'impianto legislativo, intende procedere all'organizzazione delle proprie risorse con un'ottica di sistema, che ottimizzi l'efficacia, migliorando la qualità dei servizi.
Questo impegno è reso ancor più necessario ed inderogabile alla luce della Legge Delega del 5 maggio 2009 n. 42 (Delega al Governo in materia di Federalismo Fiscale, in attuazione dell'art. 119 della Costituzione) e del successivo Decreto legislativo 6 maggio 2011, n. 68 (Disposizioni in materia di autonomia di entrata delle regioni a statuto ordinario e delle province, nonché di determinazione dei costi e dei fabbisogni standard nel settore sanitario). Il compito che attende il governo regionale è quello di determinare un radicale cambiamento del criterio d'utilizzo delle risorse allocate per la "Spesa Sanitaria", dal costo storico al costo standard preservando i fabbisogni dei cittadini.
La Sanità è il primo vero banco di prova del federalismo fiscale e d'applicazione dei LEA. L'introduzione del costo standard dovrà tendere al superamento delle differenze oggi esistenti tra le diverse Regioni e tra le ASR, evitando sprechi e rendendo uniformi le erogazioni dei LEA.
L'esperienza registrata in questi ultimi anni ha dimostrato che le Regioni che più spendono non necessariamente sono risultate più efficienti ed appropriate nell'erogazione dell'assistenza sanitaria.
Con la nuova normativa, i trasferimenti statali vengono cancellati e, al loro posto, secondo le prime indicazioni, le Regioni godranno di un mix di tributi propri e di compartecipazioni, per finanziare il 100% dei livelli essenziali delle prestazioni a costi standard. Il passaggio dalla spesa storica ai costi standard cui fare riferimento per il finanziamento dei servizi di base erogati dalle Regioni prevede l'individuazione di indicatori condivisi tra Regioni e Governo, per la misurazione e trasparenza delle prestazioni conseguite non solo a livello regionale ma anche a livello locale. La riforma ha effetti anche in ambito infraregionale, imponendo le stesse condizioni di misurazione alle singole Aziende Sanitarie Locali (ASL) e alle Aziende .0spedaliere (AO/AOU) promuovendo e rinforzando di fatto un'attività costante di valutazione e di benchmarking al loro interno.
Il ritardo con cui la sanità, all'estero come in Italia, acquisisce e riordina i dati disponibili, ha obbligato a prevedere uno specifico progetto, sulla necessità di individuare una soluzione metodologica affidabile e nel contempo pervenire tempestivamente a disporre di dati da fornire ai decision maker, tali da permettere un'azione di benchmarking tramite l'applicazione dei costi standard. Non è economicamente e razionalmente sostenibile pagare lo stesso servizio o la stessa prestazione in modo profondamente diverso in realtà sostanzialmente simili.
Le difficoltà d'analisi socio economiche sono, in prima istanza riconducibili ai seguenti aspetti: 1) differenziazione della tipologia produttiva/erogativi. La Sanità opera in condizioni differenti ad altri settori industriali poiché, per quanto si possa teorizzare una catena produttiva ospedaliera, la sua trasposizione nella realtà finirà con l'essere influenzata dalle caratteristiche eterogenee dei servizi erogati, la cui complessità non è definibile a priori.
2) La produzione viene gestita da personale altamente qualificato sotto il profilo sanitario, ma con scarsa attenzione al reporting. La discrasia tra il servizio erogato e la messa a sistema delle informazioni economico gestionali determina inefficienza (l'attività effettuata e non rendicontata genera solo costi e non produzione) e incapacità di avere tempestivamente le informazioni necessarie al governo.
3) La non omogeneità delle strutture. Dovendosi adattare alle caratteristiche del luogo e della popolazione in cui si opera, la sanità ha sviluppato soluzioni profondamente diverse da zona a zona.
4) Carenza di una cultura diffusa di tipo economico sanitaria fra gli operatori del settore. Il rapporto, spesso esaustivo, medico-paziente ha sovente portato ad escludere l'interesse di altre discipline a ricercare soluzioni efficaci in sanità.
Le dimensioni raggiunte in questi ultimi anni dalla sanità hanno per obbligato a procedere a rilevazioni maggiormente accurate, che, non potendo avvalersi di una cultura consolidata nel settore, si sono tramutate in una confusa programmazione dettata dal contingente. Si sono così effettuate un'infinità di rilevazioni e creati una moltitudine di indicatori, ma senza una visione completa del sistema. Le esigenze contingenti hanno, infatti portato a rilevare dati e informazioni.
Per superare questa situazione si è reso necessario: 1) definire gli ambiti d'applicazione dei costi standard sia a livello territoriale che ospedaliero 2) cogliere le dinamiche del settore (obiettivo indiretto) in modo da indirizzare le risorse disponibili in modo efficace, permettendo cosi di raggiungere il risultato in tempi ragionevoli 3) individuare i soggetti cointeressati alla rilevazione creando opportunità di brainstorming, essendo la sanità un settore caratterizzato da un alto livello d'interdisciplinarietà, per un'elaborazione di costi standard corretti, coerenti ed applicabili 4) definire un rigoroso metodo scientifico con il quale procedere alla rilevazione 5) sottoporre i dati esaminati ad un'azione di monitoraggio e verifica.
Si sono esaminate le banche dati attualmente disponibili, al fine di poter aggregare voci di costo o di produzione, verificando che queste dispongano di un sufficiente riscontro indipendentemente dalla fonte dati scelta.
Criteri d'aggregazione dei dati La necessità di rendere confrontabili realtà tra loro difformi, se non talvolta addirittura peculiari, secondo un metro unitario può essere perseguita mantenendo uno schema fisso di rilevazione da adeguare alle specifiche rilevazioni. Riprendendo la classica suddivisione proposta a livello ministeriale si è proceduto ad aggregare i dati in funzione della prevenzione del territorio dell'ospedale.
I costi standard devono quindi rappresentare il risultato di un'attività di benchmarking di unità organizzative simili, in particolare per quanto attiene il territorio, prevedendo: l'osservazione della variabilità nel costo unitario (per utente o per unità di output) la spiegazione della variabilità mediante relazioni causali fra variabili (con varie metodologie da semplici a complesse).
In un contesto che si caratterizza per l'insufficienza di risorse finanziarie da destinare al sistema socio sanitario, così come è attualmente configurato, e per l'incremento, anche qualitativo, della domanda di prestazioni, nella necessità di assicurare i LEA, diventano essenziali interventi strutturali di riorganizzazione dell'intero sistema sanitario regionale da attuare in tempi certi. In proposito il governo della regione effettuerà una ricognizione semestrale al fine di monitorare l'implementazione di tutte le attività previste.
Dall'attuazione degli interventi di riorganizzazione strutturale successivamente delineati, ma che possono essere sintetizzati in due grandi tipologie, ovvero quelli relativi alla razionalizzazione della rete ospedaliera e quelli relativi alla gestione centralizzata di alcune funzioni di supporto tecnico-amministrativo, potrebbero derivare significative economie. Tali economie saranno indirizzate verso due principali settori, in grado di rispondere in maniera appropriata alle necessità assistenziali della popolazione piemontese, sempre più spesso affetta da malattie cronico-degenerative dovute all'invecchiamento, ovvero il settore delle cure primarie e quello relativo ai servizi dell'area socio sanitaria integrata.
Emendamento rubricato n. 73) presentato dai Consiglieri Buquicchio, Ponso: Il paragrafo 2.3 "La sostenibilità del sistema, le risorse finanziarie ed i costi standard " è modificato come segue: 2.3 La sostenibilità del sistema, le risorse finanziarie ed i costi standard Il trend relativo all'incremento della spesa sanitaria nelle società avanzate e la profonda disparità non solo nell'outcome sanitario, ma anche nella distribuzione e nell'utilizzo delle risorse obbligano il sistema a prendere in considerazione l'introduzione dei costi standard come fattore razionalizzante il sistema, che difficilmente potrà reggere ad ulteriori crescite. Il costo standard, obbliga, infatti, a confrontare le singole realtà incentivando al miglioramento e, per avere successo,.dovrà avere uno sviluppo in grado di coinvolgere tutti gli operatori del settore sia nella fase di rilevazione dei dati necessari alla realizzazione delle banche dati sia, soprattutto, nel momento della valutazione, in modo tale da coinvolgere tutte le conoscenze acquisite, evitando di creare delle diseconomie.
La definizione dei costi standard e le attività di benchmarking, devono così dare attuazione al principio di trasparenza organizzativa, sviluppando un sistema tramite il quale, se si effettua una spesa, è perché questa risponde ad un miglioramento del servizio erogato. Tale obiettivo presuppone un alto livello d'interdisciplinarietà, dove il costo standard non deve rappresentare un valore numerico, ma un riferimento la cui comprensione e chiarezza deve essere percepita e chiarita anche dal potenziale paziente.
In quest'ottica il costo standard diventa la naturale maturazione di un processo che, partendo dal concetto che tutti hanno diritto alla salute arriva al concetto che tale obiettivo non deve permettere sprechi o abusi ma deve diventare lo stimolo per raggiungere appropriatezza ed efficienza.
Il Servizio Sanitario del Paese si basa, infatti, su un principio irrinunciabile: la Costituzione sancisce, all'articolo 32, "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e come interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti". La modifica al Titolo V della Costituzione valorizza inoltre le autonomie locali e pone in capo alla legislazione concorrente fra Stato e Regioni la tutela della salute individuando la necessaria uniformità dei LEA (Livelli Essenziali d'Assistenza), mentre affida agli Enti Locali la competenza e la responsabilità del governo e della determinazione autonoma del settore socio assistenziale.
La Regione Piemonte, in conformità all'impianto legislativo, intende procedere all'organizzazione delle proprie risorse con un'ottica di sistema, che ottimizzi l'efficacia, migliorando la qualità dei servizi.
Questo impegno è reso ancor più necessario ed inderogabile alla luce della Legge Delega del 5 maggio 2009 n. 42 (Delega al Governo in materia di Federalismo Fiscale, in attuazione dell'art. 119 della Costituzione) e del successivo Decreto legislativo 6 maggio 2011, n. 68 (Disposizioni in materia di autonomia di entrata delle regioni a statuto ordinario e delle province, nonché di determinazione dei costi e dei fabbisogni standard nel settore sanitario). Il compito che attende il governo regionale è quello di determinare un radicale cambiamento del criterio d'utilizzo delle risorse allocate per la "Spesa Sanitaria", dal costo storico al costo standard preservando i fabbisogni dei cittadini.
La Sanità è il primo vero banco di prova del federalismo fiscale e d'applicazione dei LEA. L'introduzione del costo standard dovrà tendere al superamento delle differenze oggi esistenti tra le diverse Regioni e tra le ASR, evitando sprechi e rendendo uniformi le erogazioni dei LEA.
L'esperienza registrata in questi ultimi anni ha dimostrato che le Regioni che più spendono non necessariamente sono risultate più efficienti ed appropriate nell'erogazione dell'assistenza sanitaria.
Con la nuova normativa, i trasferimenti statali vengono cancellati e, al loro posto, secondo le prime indicazioni, le Regioni godranno di un mix di tributi propri e di compartecipazioni, per finanziare il 100% dei livelli essenziali delle prestazioni a costi standard. Il passaggio dalla spesa storica ai costi standard cui fare riferimento per il finanziamento dei servizi di base erogati dalle Regioni prevede l'individuazione di indicatori condivisi tra Regioni e Governo, per la misurazione e trasparenza delle prestazioni conseguite non solo a livello regionale ma anche a livello locale. La riforma ha effetti anche in ambito infraregionale, imponendo le stesse condizioni di misurazione alle singole Aziende Sanitarie Locali (ASL) e alle Aziende .0spedaliere (AO/AOU) promuovendo e rinforzando di fatto un'attività costante di valutazione e di benchmarking al loro interno.
Il ritardo con cui la sanità, all'estero come in Italia, acquisisce e riordina i dati disponibili, ha obbligato a prevedere uno specifico progetto, sulla necessità di individuare una soluzione metodologica affidabile e nel contempo pervenire tempestivamente a disporre di dati da fornire ai decision maker, tali da permettere un'azione di benchmarking tramite l'applicazione dei costi standard. Non è economicamente e razionalmente sostenibile pagare lo stesso servizio o la stessa prestazione in modo profondamente diverso in realtà sostanzialmente simili.
Le difficoltà d'analisi socio economiche sono, in prima istanza riconducibili ai seguenti aspetti: 1) differenziazione della tipologia produttiva/erogativi. La Sanità opera in condizioni differenti ad altri settori industriali poiché, per quanto si possa teorizzare una catena produttiva ospedaliera, la sua trasposizione nella realtà finirà con l'essere influenzata dalle caratteristiche eterogenee dei servizi erogati, la cui complessità non è definibile a priori.
2) La produzione viene gestita da personale altamente qualificato sotto il profilo sanitario, ma con scarsa attenzione al reporting. La discrasia tra il servizio erogato e la messa a sistema delle informazioni economico gestionali determina inefficienza (l'attività effettuata e non rendicontata genera solo costi e non produzione) e incapacità di avere tempestivamente le informazioni necessarie al governo.
3) La non omogeneità delle strutture. Dovendosi adattare alle caratteristiche del luogo e della popolazione in cui si opera, la sanità ha sviluppato soluzioni profondamente diverse da zona a zona.
4) Carenza di una cultura diffusa di tipo economico sanitaria fra gli operatori del settore. Il rapporto, spesso esaustivo, medico-paziente ha sovente portato ad escludere l'interesse di altre discipline a ricercare soluzioni efficaci in sanità.
Le dimensioni raggiunte in questi ultimi anni dalla sanità hanno per obbligato a procedere a rilevazioni maggiormente accurate, che, non potendo avvalersi di una cultura consolidata nel settore, si sono tramutate in una confusa programmazione dettata dal contingente. Si sono così effettuate un'infinità di rilevazioni e creati una moltitudine di indicatori, ma senza una visione completa del sistema. Le esigenze contingenti hanno, infatti portato a rilevare dati e informazioni.
Per superare questa situazione si è reso necessario: 1) definire gli ambiti d'applicazione dei costi standard sia a livello territoriale che ospedaliero 2) cogliere le dinamiche del settore (obiettivo indiretto) in modo da indirizzare le risorse disponibili in modo efficace, permettendo cosi di raggiungere il risultato in tempi ragionevoli 3) individuare i soggetti cointeressati alla rilevazione creando opportunità di brainstorming, essendo la sanità un settore caratterizzato da un alto livello d'interdisciplinarietà, per un'elaborazione di costi standard corretti, coerenti ed applicabili 4) definire un rigoroso metodo scientifico con il quale procedere alla rilevazione 5) sottoporre i dati esaminati ad un'azione di monitoraggio e verifica.
Si sono esaminate le banche dati attualmente disponibili, al fine di poter aggregare voci di costo o di produzione, verificando che queste dispongano di un sufficiente riscontro indipendentemente dalla fonte dati scelta.
Criteri d'aggregazione dei dati La necessità di rendere confrontabili realtà tra loro difformi, se non talvolta addirittura peculiari, secondo un metro unitario può essere perseguita mantenendo uno schema fisso di rilevazione da adeguare alle specifiche rilevazioni. Riprendendo la classica suddivisione proposta a livello ministeriale si è proceduto ad aggregare i dati in funzione della prevenzione del territorio dell'ospedale.
I costi standard devono quindi rappresentare il risultato di un'attività di benchmarking di unità organizzative simili, in particolare per quanto attiene il territorio, prevedendo: l'osservazione della variabilità nel costo unitario (per utente o per unità di output) la spiegazione della variabilità mediante relazioni causali fra variabili (con varie metodologie da semplici a complesse).
In un contesto che si caratterizza per l'insufficienza di risorse finanziarie da destinare al sistema socio sanitario, così come è attualmente configurato, e per l'incremento, anche qualitativo, della domanda di prestazioni, nella necessità di assicurare i LEA, diventano essenziali interventi strutturali di riorganizzazione dell'intero sistema sanitario regionale.
Dall'attuazione degli interventi di riorganizzazione strutturale successivamente delineati, ma che possono essere sintetizzati in due grandi tipologie, ovvero quelli relativi alla razionalizzazione della rete ospedaliera e quelli relativi alla gestione centralizzata di alcune funzioni di supporto tecnico-amministrativo, potrebbero derivare significative economie. Tali economie, l'Assessorato alla Sanità stabilirà con successivi provvedimenti le precise ripartizioni, saranno indirizzate verso due principali settori, in grado di rispondere in maniera appropriata alle necessità assistenziali della popolazione piemontese, sempre più spesso affetta da malattie cronico-degenerative dovute all'invecchiamento ovvero il settore delle cure primarie e quello relativo ai servizi dell'area socio-sanitaria integrata.
Ha chiesto la parola il Consigliere Buquicchio per l'illustrazione degli emendamenti rubricati n. 73) e 74); ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Volevo far notare che qui c'è un refuso, un errore, perché hanno indicato il capitolo 2.4 relativamente agli emendamenti 74) e 73). Invece stiamo sempre parlando del capitolo 2.3, paragrafo del quale da questa mattina ci stiamo sgolando per attività emendativa relativa alla sostenibilità del sistema, delle risorse finanziare e dei costi standard.
vero? Gli Uffici me lo confermano?



PRESIDENTE

Sì: risulta 2.3.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie.
Viene prima l'emendamento n. 74), in cui chiediamo che, sempre andando avanti rispetto a quei subparagrafi e a quei capoversi citati nelle precedenti illustrazioni di emendamenti, si possa aggiungere, lì dove si parla della domanda di prestazioni, della necessità di assicurare i LEA, di essenziali interventi strutturali di organizzazione dell'intero Sistema Sanitario, chiediamo di aggiungere "da attuare in tempi certi. In proposito il Governo della Regione effettuerà una ricognizione semestrale al fine di monitorare l'implementazione di tutte le attività previste".
L'emendamento n. 73) - lasciatemelo dire - fa un ragionamento completamente diverso: dopo "tali economie", si chiede di aggiungere "l'Assessorato alla sanità stabilirà con successivi provvedimenti le precise ripartizioni".
Ritengo che anche questo sia un concetto degno di considerazione.
Vede, Presidente? Ho illustrato due emendamenti in tre minuti: ho abbattuto del 50% i tempi!



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Buquicchio.
Emendamento rubricato n. 99) presentato dai Consiglieri Buquicchio e Reschigna: Il paragrafo 2.4 "Le risorse umane" è modificato come segue: 2.4 Le risorse umane La risorsa umana, che nei servizi alla persona riveste una prioritaria importanza, rappresenta il capitale più rilevante del sistema socio sanitario piemontese. L'adeguata valorizzazione delle risorse umane che operano nel sistema, sia sotto l'aspetto professionale che motivazionale ed economico, è essenziale per il successo delle politiche sanitarie regionali e le spese per lo sviluppo di tali risorse non possono essere valutate solo come costi, ma devono essere considerate a tutti gli effetti quali investimenti.
Pur essendo problematico individuare specificatamente le azioni che devono essere attuate nel periodo di validità del PSSR per la valorizzazione delle risorse umane, la manovra sul personale deve tener conto dell'esigenza di semplificare l'accesso ai servizi e deve essere gestita in coerenza con il nuovo assetto istituzionale e con i modelli organizzativi/gestionali che devono essere ritarati e concretizzati in ambito aziendale, sulla base di intese tra le parti sindacali ed aziendali, tenendo conto dei vincoli stabiliti dalla Regione e dalla normativa statale vigente. Le azioni per la valorizzazione delle risorse umane devono essere presentate con appositi provvedimenti da tutte le aziende sanitarie regionali entro e non oltre il 30 settembre 2012.
Per quanto concerne l'aspetto economico, gli interventi per la riconduzione delle dinamiche legate allo sviluppo della spesa sanitaria hanno, tra i riferimenti principali, a livello nazionale e regionale, quelli legati al contenimento della spesa per il personale.
Proprio la definizione di misure di riduzione stabilite della consistenza organica del personale in servizio ed il conseguente ridimensionamento dei fondi della contrattazione integrativa di cui ai contratti collettivi nazionali, costituiscono arte degli impegni che le Regioni hanno assunto con l'amministrazione centrale, ai sensi del decreto legge 25 giugno 2008 n. 112 (Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione la competitività, la sensibilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria).
I dati desumibili dalle banche dati nazionali evidenziano come la consistenza del personale delle Aziende Sanitarie piemontesi complessivamente considerata, sia sostanzialmente in linea con le medie nazionali, con alcune differenze, per il personale medico e per quello infermieristico, mentre risulta particolarmente elevata rispetto ai valori medi nazionali la dotazione di personale amministrativo (e il dato è presumibilmente sottostimato, poiché non tiene conto che in questi anni alcune figure del profilo sanitario sono state allocate in funzioni amministrative).
Come previsto dall'articolo 2, comma 71, della legge 23 dicembre 2009, n.
191 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato. La legge finanziaria 2010), gli Enti del Servizio Sanitario devono adottare nel triennio 2010/2012 le misure necessarie per garantire che le spese riferite al personale, nelle varie forme contrattualmente previste, non superino per ciascun anno il corrispondente ammontare dell'anno 2004, diminuito del 1,4%.
Nel periodo di vigenza del PSSR 2012-2015 l'azione delle ASR, supportate dagli indirizzi regionali, sarà, pertanto, rivolta alla riduzione stabile dei costi complessivi del personale senza che questo determini effetti negativi sulla qualità dei servizi erogati, ma al contrario sia accompagnato dal miglioramento effettivo di tutte le attività necessarie attraverso una più razionale allocazione delle risorse umane e l'ottimizzazione dei carichi di lavoro.
L'obiettivo si sostanzia attraverso la revisione dei modelli organizzativi relativi alle diverse funzioni aziendali e delle dotazioni organiche ed è realizzabile attraverso lo sviluppo delle azioni previste nel PSSR, dalle azioni per la realizzazione delle reti ospedaliere interaziendali a quelle di governo della domanda di servizi, dallo sviluppo degli interventi sulla governance al potenziamento dell'assistenza primaria in ambito distrettuale, sino ad una più omogenea gestione dei contratti di lavoro relativi al personale dipendente della dirigenza e del comparto. Tale omogeneità deve comprendere anche i contratti dei medici di medicina generale, pediatri di libera scelta nonché degli specialisti ambulatoriali.
A tale proposito, accanto alla revisione delle dotazioni organiche, in vista proprio delle azioni di riordino del SSR che si intendono realizzare occorrerà prevedere anche interventi per la omogeneizzazione degli istituti legati alla gestione dei fondi contrattuali che determinano oggi sperequazioni retributive, anche importanti, tra i dipendenti delle Aziende Sanitarie regionali.
Nell'ambito delle politiche per il personale un ruolo fondamentale dovrà infine essere svolto da quelle legate alla formazione di base e specialistica, in raccordo con le Istituzioni universitarie, con le quali dovranno essere aggiornati i protocolli d'intesa attualmente vigenti, e da quelle legate alla formazione continua, da realizzarsi in accordo e con gli Ordini e Collegi professionali, gli Atenei e le Società scientifiche.
La parola al Consigliere Buquicchio, per l'illustrazione.



BUQUICCHIO Andrea

Presidente, come lei vede, passiamo ad un altro paragrafo: il paragrafo 2.4.
Affrontiamo il tema delle risorse umane, altro capitolo estremamente importante.
Relativamente alla problematica delle risorse umane, ho più volte cercato di spiegare la nostra posizione che individuava, proprio in questo fattore, un elemento di nocumento e quindi di handicap per l'attuazione delle Federazioni.
un settore - quello delle risorse umane - che si sarebbe dovuto analizzare per la riorganizzazione dei servizi tutti (quindi risorse umane mediche, paramediche e amministrative), con una riforma sostanziale delle Aziende, che avrebbe potuto consentire la mobilità tra un'Azienda e l'altra.
Oggi, da questo punto di vista, siamo ingessati, non avendo voluto far perdere autonomia e fisionomia alle varie Aziende, perché i sindacati sicuramente si opporranno a questa mobilità.
Pertanto - come capite - il problema della mobilità e della flessibilità è un argomento di grandissima attualità, che purtroppo - non voglio mettere il dito nella piaga - con il tipo d'impostazione data dal disegno di legge n. 174, non riusciamo a risolvere.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie a lei, Consigliere Buquicchio.
La parola al Consigliere Reschigna.



RESCHIGNA Aldo

Grazie, Presidente.
Ho firmato quest'emendamento, perché modera un termine rispetto al processo di valorizzazione delle risorse umane.
Questo è assolutamente importante.
Molte volte, nelle ultime settimane, c'è stato rappresentato, in termini di risparmio sui conti della sanità nel 2011, che gran parte (quasi il 40%) di questo risparmio si è ottenuto sul fronte del blocco del turnover (oltre 1.500 addetti della sanità non sono stati sostituiti, nel corso del 2011).
Nonostante tutte le affermazioni iniziali, la stragrande maggioranza di questo blocco ha interessato, non il personale amministrativo, ma quello infermieristico e medico.
Noi dobbiamo uscire da una logica emergenziale, che è quella che taglia e blocca il turnover, mettendo il sistema dappertutto sullo stesso piano sia laddove sono state fatte numerose operazioni di efficientamento dell'utilizzo delle risorse umane sia laddove non sono state fatte.
Uscire dalla logica dei tagli lineari e delle riduzioni di percentuali significa entrare nel merito di ciascuna Azienda Sanitaria regionale, per capire dove vi è ancora uno spazio per la razionalizzazione delle risorse umane, dove - in moltissimi casi, che noi riscontriamo e denunciamo da tempo - queste operazioni stanno determinando conseguenze devastanti sul sistema dei servizi.
Porre l'attenzione sulla necessità che, su questo tema, a partire dall'approvazione del Piano Socio Sanitario, si inverta la politica che è stata portata avanti sino ad ora da quest'Amministrazione regionale significa porre una questione che ha una grande attinenza con la capacità di garantire il mantenimento del sistema dei servizi, all'interno della nostra regione.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Reschigna.
Emendamento rubricato n. 100) presentato dai Consiglieri Buquicchio, Ponso: II paragrafo 2.4 "le risorse umane" è modificato come segue: 2.4 Le risorse umane La risorsa umana, che nei servizi alla persona riveste una prioritaria importanza, rappresenta il capitale più rilevante del sistema socio sanitario piemontese. L'adeguata valorizzazione delle risorse umane che operano nel sistema, sia sotto l'aspetto professionale che motivazionale ed economico, è essenziale per il successo delle politiche sanitarie regionali e le spese per lo sviluppo di tali risorse non possono essere valutate solo come costi ma devono essere considerate a tutti gli effetti quali investimenti.
Pur essendo problematico individuare specificatamente le azioni che devono essere attuate nel periodo di validità del PSSR per la valorizzazione delle risorse umane, la manovra sul personale deve tener conto dell'esigenza di semplificare l'accesso ai servizi e deve essere gestita in coerenza con il nuovo assetto istituzionale e con i modelli organizzativi/gestionali che devono essere ritarati e concretizzati in ambito aziendale, sulla base di intese tra le parti sindacali ed aziendali, tenendo conto dei vincoli stabiliti dalla Regione e dalla normativa statale vigente. Le azioni per la valorizzazione delle risorse umane devono essere valutate e monitorate costantemente dall'assessorato alla Sanità.
Per quanto concerne l'aspetto economico, gli interventi per la riconduzione delle dinamiche legate allo sviluppo della spesa sanitaria hanno, tra i riferimenti principali, a livello nazionale e regionale, quelli legati al contenimento della spesa per il personale. Proprio la definizione di misure di riduzione stabile della consistenza organica del personale in servizio ed il conseguente ridimensionamento dei fondi della contrattazione integrativa di cui ai contratti collettivi nazionali, costituiscono parte degli impegni che le Regioni hanno assunto con l'amministrazione centrale ai sensi del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112 (Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria). I dati desumibili dalle banche dati nazionali evidenziano come la consistenza del personale delle aziende sanitarie piemontesi, complessivamente considerata, sia sostanzialmente in linea con le medie nazionali, con alcune differenze, per il personale medico e per quello infermieristico mentre risulta particolarmente elevata rispetto ai valori medi nazionali la dotazione di personale amministrativo (e il dato è presumibilmente sottostimato, poiché non tiene conto che in questi anni alcune figure del profilo sanitario sono state allocate in funzioni amministrative).
Come previsto dall'art. 2, comma 71, della legge 23 dicembre 2009, n. 191 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato. Legge finanziaria 2010) gli Enti del Servizio Sanitario devono adottare nel triennio 2010/2012 le misure necessarie per garantire che le spese riferite al personale, nelle varie forme contrattualmente previste non superino per ciascun anno il corrispondente ammontare dell'anno 2004 diminuito del 1,4%.
Nel periodo di vigenza del PSSR 2012-2015 l'azione delle ASR, supportate dagli indirizzi regionali, sarà, pertanto, rivolta alla riduzione stabile dei costi complessivi del personale senza che questo determini effetti negativi sulla qualità dei servizi erogati, ma al contrario sia accompagnato dal miglioramento effettivo di tutte le attività necessarie attraverso una più razionale allocazione delle risorse umane e l'ottimizzazione dei carichi di lavoro.
L'obiettivo si sostanzia attraverso la revisione dei modelli organizzativi relativi alle diverse funzioni aziendali e delle dotazioni organiche ed è realizzabile attraverso lo sviluppo delle azioni previste nel PSSR, dalle azioni per la realizzazione delle reti ospedaliere interaziendali a quelle di governo della domanda di servizi, dallo sviluppo degli interventi sulla governance al potenziamento dell'assistenza primaria in ambito distrettuale, sino ad una più omogenea gestione dei contratti di lavoro relativi al personale dipendente della dirigenza e del comparto.
Tale omogeneità deve comprendere anche i contratti dei medici di medicina generale, pediatri di libera scelta nonché degli specialisti ambulatoriali.
A tale proposito, accanto alla revisione delle dotazioni organiche, in vista proprio delle azioni di riordino del SSR che si intendono realizzare occorrerà prevedere anche interventi per la omogeneizzazione degli istituti legati alla gestione dei fondi contrattuali che determinano oggi sperequazioni retributive, anche importanti, tra i dipendenti delle aziende sanitarie regionali.
Nell'ambito delle politiche per il personale un ruolo fondamentale dovrà infine essere svolto da quelle legate alla formazione di base e specialistica, in raccordo con le Istituzioni universitarie, con le quali dovranno essere aggiornati i protocolli d'intesa attualmente vigenti, e da quelle legate alla formazione continua, da realizzarsi in accordo e con gli Ordini e Collegi professionali, gli Atenei e le Società scientifiche.
Emendamento rubricato n. 101) presentato dai Consiglieri Buquicchio, Ponso: II paragrafo 2.4 "le risorse umane" è modificato come segue: 2.4 Le risorse umane La risorsa umana, che nei servizi alla persona riveste una prioritaria importanza, rappresenta il capitale píù rilevante del sistema socio sanitario piemontese. L'adeguata valorizzazione delle risorse umane che operano nel sistema, sia sotto l'aspetto professionale che motivazionale ed economico, è essenziale per il successo delle politiche sanitarie regionali e le spese per lo sviluppo di tali risorse non possono essere valutate solo come costi ma devono essere considerate a tutti gli effetti quali investimenti.
Pur essendo problematico individuare specificatamente le azioni che devono essere attuate nel periodo di validità del PSSR per la valorizzazione delle risorse umane, la manovra sul personale deve tener conto dell'esigenza di semplificare l'accesso ai servizi e deve essere gestita in coerenza con il nuovo assetto istituzionale e con i modelli organizzativi/gestionali che devono essere ritarati e concretizzati in ambito aziendale, sulla base di intese tra le parti sindacali ed aziendali, tenendo conto dei vincoli stabiliti dalla Regione e dalla normativa statale vigente. Le azioni per la valorizzazione delle risorse umane dovranno prevedere un sistema di incentivi e disincentivi al fine di rendere maggiormente efficace ed efficiente la nuova programmazione.
Per quanto concerne l'aspetto economico, gli interventi per la riconduzione delle dinamiche legate allo sviluppo della spesa sanitaria hanno, tra i riferimenti principali, a livello nazionale e regionale, quelli legati al contenimento della spesa per il personale. Proprio la definizione di misure di riduzione stabile della consistenza organica del personale in servizio ed il conseguente ridimensionamento dei fondi della contrattazione integrativa di cui ai contratti collettivi nazionali, costituiscono parte degli impegni che le Regioni hanno assunto con l'amministrazione centrale ai sensi del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112 (Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria). I dati desumibili dalle banche dati nazionali evidenziano come la consistenza del personale delle aziende sanitarie piemontesi, complessivamente considerata, sia sostanzialmente in linea con le medie nazionali, con alcune differenze, per il personale medico e per quello infermieristico mentre risulta particolarmente elevata rispetto ai valori medi nazionali la dotazione di personale amministrativo (e il dato è presumibilmente sottostimato, poiché non tiene conto che in questi anni alcune figure del profilo sanitario sono state allocate in funzioni amministrative).
Come previsto dall'art. 2, comma 71, della legge 23 dicembre 2009, n. 191 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato. Legge finanziaria 2010) gli Enti del Servizio Sanitario devono adottare nel triennio 2010/2012 le misure necessarie per garantire che le spese riferite al personale, nelle varie forme contrattualmente previste non superino per ciascun anno il corrispondente ammontare dell'anno 2004 diminuito del 1,4%.
Nel periodo di vigenza del PSSR 2012-2015 l'azione delle ASR, supportate dagli indirizzi regionali, sarà, pertanto, rivolta alla riduzione stabile dei costi complessivi del personale senza che questo determini effetti negativi sulla qualità dei servizi erogati, ma al contrario sia accompagnato dal miglioramento effettivo di tutte le attività necessarie attraverso una più razionale allocazione delle risorse umane e l'ottimizzazione dei carichi di lavoro.
L'obiettivo si sostanzia attraverso la revisione dei modelli organizzativi relativi alle diverse funzioni aziendali e delle dotazioni organiche ed è realizzabile attraverso lo sviluppo delle azioni previste nel PSSR, dalle azioni per la realizzazione delle reti ospedaliere interaziendali a quelle di governo della domanda di servizi, dallo sviluppo degli interventi sulla governance al potenziamento dell'assistenza primaria in ambito distrettuale, sino ad una più omogenea gestione dei contratti di lavoro relativi al personale dipendente della dirigenza e del comparto.
Tale omogeneità deve comprendere anche i contratti dei medici di medicina generale, pediatri di libera scelta nonché degli specialisti ambulatoriali.
A tale proposito, accanto alla revisione delle dotazioni organiche, in vista proprio delle azioni di riordino del SSR che si intendono realizzare occorrerà prevedere anche interventi per la omogeneizzazione degli istituti legati alla gestione dei fondi contrattuali che determinano oggi sperequazioni retributive, anche importanti, tra i dipendenti delle aziende sanitarie regionali.
Nell'ambito delle politiche per il personale un ruolo fondamentale dovrà infine essere svolto da quelle legate alla formazione di base e specialistica, in raccordo con le Istituzioni universitarie, con le quali dovranno essere aggiornati i protocolli d'intesa attualmente vigenti, e da quelle legate alla formazione continua, da realizzarsi in accordo e con gli Ordini e Collegi professionali, gli Atenei e le Società scientifiche.
Emendamento rubricato n. 102) presentato dai Consiglieri Buquicchio, Ponso: II paragrafo 2.4 "le risorse umane" è modificato come segue: 2.4 Le risorse umane La risorsa umana, che nei servizi alla persona riveste una prioritaria importanza, rappresenta il capitale più rilevante del sistema socio sanitario piemontese. L'adeguata valorizzazione delle risorse umane che operano nel sistema, sia sotto l'aspetto professionale che motivazionale ed economico, è essenziale per il successo delle politiche sanitarie regionali e le spese per lo sviluppo di tali risorse non possono essere valutate solo come costi ma devono essere considerate a tutti gli effetti quali investimenti.
Pur essendo problematico individuare specificatamente le azioni che devono essere attuate nel periodo di validità del PSSR per la valorizzazione delle risorse umane, la manovra sul personale deve tener conto dell'esigenza di semplificare l'accesso ai servizi e deve essere gestita in coerenza con il nuovo assetto istituzionale e con i modelli organizzativi/gestionali che devono essere ritarati e concretizzati in ambito aziendale, sulla base di intese tra le parti sindacali ed aziendali, tenendo conto dei vincoli stabiliti dalla Regione e dalla normativa statale vigente. Le azioni per la valorizzazione delle risorse umane devono prevedere un piano per l'assunzione a tempo indeterminato degli operatori a diretto contatto con i pazienti attualmente occupati con contratti di lavoro atipici.
Per quanto concerne l'aspetto economico, gli interventi per la riconduzione delle dinamiche legate allo sviluppo della spesa sanitaria hanno, tra i riferimenti principali, a livello nazionale e regionale, quelli legati al contenimento della spesa per il personale. Proprio la definizione di misure di riduzione stabile della consistenza organica del personale in servizio ed il conseguente ridimensionamento dei fondi della contrattazione integrativa di cui ai contratti collettivi nazionali, costituiscono parte degli impegni che le Regioni hanno assunto con l'amministrazione centrale ai sensi del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112 (Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria). I dati desumibili dalle banche dati nazionali evidenziano come la consistenza del personale delle aziende sanitarie piemontesi, complessivamente considerata, sia sostanzialmente in linea con le medie nazionali, con alcune differenze, per il personale medico e per quello infermieristico mentre risulta particolarmente elevata rispetto ai valori medi nazionali la dotazione di personale amministrativo (e il dato è presumibilmente sottostimato, poiché non tiene conto che in questi anni alcune figure del profilo sanitario sono state allocate in funzioni amministrative).
Come previsto dall'art. 2, comma 71, della legge 23 dicembre 2009, n. 191 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato. Legge finanziaria 2010) gli Enti del Servizio Sanitario devono adottare nel triennio 2010/2012 le misure necessarie per garantire che le spese riferite al personale, nelle varie forme contrattualmente previste non superino per ciascun anno il corrispondente ammontare dell'anno 2004 diminuito del 1,4%.
Nel periodo di vigenza del PSSR 2012-2015 l'azione delle ASR, supportate dagli indirizzi regionali, sarà, pertanto, rivolta alla riduzione stabile dei costi complessivi del personale senza che questo determini effetti negativi sulla qualità dei servizi erogati, ma al contrario sia accompagnato dal miglioramento effettivo di tutte le attività necessarie attraverso una più razionale allocazione delle risorse umane e l'ottimizzazione dei carichi di lavoro.
L'obiettivo si sostanzia attraverso la revisione dei modelli organizzativi relativi alle diverse funzioni aziendali e delle dotazioni organiche ed è realizzabile attraverso lo sviluppo delle azioni previste nel PSSR, dalle azioni per la realizzazione delle reti ospedaliere interaziendali a quelle di governo della domanda di servizi, dallo sviluppo degli interventi sulla governance al potenziamento dell'assistenza primaria in ambito distrettuale, sino ad una più omogenea gestione dei contratti di lavoro relativi al personale dipendente della dirigenza e del comparto.
Tale omogeneità deve comprendere anche i contratti dei medici di medicina generale, pediatri di libera scelta nonché degli specialisti ambulatoriali.
A tale proposito, accanto alla revisione delle dotazioni organiche, in vista proprio delle azioni di riordino del SSR che si intendono realizzare occorrerà prevedere anche interventi per la omogeneizzazione degli istituti legati alla gestione dei fondi contrattuali che determinano oggi sperequazioni retributive, anche importanti, tra i dipendenti delle aziende sanitarie regionali.
Nell'ambito delle politiche per il personale un ruolo fondamentale dovrà infine essere svolto da quelle legate alla formazione di base e specialistica, in raccordo con le Istituzioni universitarie, con le quali dovranno essere aggiornati i protocolli d'intesa attualmente vigenti, e da quelle legate alla formazione continua, da realizzarsi in accordo e con gli Ordini e Collegi professionali, gli Atenei e le Società scientifiche.
Emendamento rubricato n. 104) presentato dai Consiglieri Buquicchio, Ponso: II paragrafo 2.4 "le risorse umane" è modificato come segue: 2.4 Le risorse umane La risorsa umana, che nei servizi alla persona riveste una prioritaria importanza, rappresenta il capitale píù rilevante del sistema socio sanitario piemontese. L'adeguata valorizzazione delle risorse umane che operano nel sistema, sia sotto l'aspetto professionale che motivazionale ed economico, è essenziale per il successo delle politiche sanitarie regionali e le spese per lo sviluppo di tali risorse non possono essere valutate solo come costi ma devono essere considerate a tutti gli effetti quali investimenti.
Pur essendo problematico individuare specificatamente le azioni che devono essere attuate nel periodo di validità del PSSR per la valorizzazione delle risorse umane, la manovra sul personale deve tener conto dell'esigenza di semplificare l'accesso ai servizi e deve essere gestita in coerenza con il nuovo assetto istituzionale e con i modelli organizzativi/gestionali che devono essere ritarati e concretizzati in ambito aziendale, sulla base di intese tra le parti sindacali ed aziendali, tenendo conto dei vincoli stabiliti dalla Regione e dalla normativa statale vigente. Le azioni per la valorizzazione del personale devono essere pubblicizzate, di facile lettura e a disposizione di tutti i cittadini.
Per quanto concerne l'aspetto economico, gli interventi per la riconduzione delle dinamiche legate allo sviluppo della spesa sanitaria hanno, tra i riferimenti principali, a livello nazionale e regionale, quelli legati al contenimento della spesa per il personale. Proprio la definizione di misure di riduzione stabile della consistenza organica del personale in servizio ed il conseguente ridimensionamento dei fondi della contrattazione integrativa di cui ai contratti collettivi nazionali, costituiscono parte degli impegni che le Regioni hanno assunto con l'amministrazione centrale ai sensi del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112 (Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria). I dati desumibili dalle banche dati nazionali evidenziano come la consistenza del personale delle aziende sanitarie piemontesi, complessivamente considerata, sia sostanzialmente in linea con le medie nazionali, con alcune differenze, per il personale medico e per quello infermieristico mentre risulta particolarmente elevata rispetto ai valori medi nazionali la dotazione di personale amministrativo (e il dato è presumibilmente sottostimato, poiché non tiene conto che in questi anni alcune figure del profilo sanitario sono state allocate in funzioni amministrative).
Come previsto dall'art. 2, comma 71, della legge 23 dicembre 2009, n. 191 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato. Legge finanziaria 2010) gli Enti del Servizio Sanitario devono adottare nel triennio 2010/2012 le misure necessarie per garantire che le spese riferite al personale, nelle varie forme contrattualmente previste non superino per ciascun anno il corrispondente ammontare dell'anno 2004 diminuito del 1,4%.
Nel periodo di vigenza del PSSR 2012-2015 l'azione delle ASR, supportate dagli indirizzi regionali, sarà, pertanto, rivolta alla riduzione stabile dei costi complessivi del personale senza che questo determini effetti negativi sulla qualità dei servizi erogati, ma al contrario sia accompagnato dal miglioramento effettivo di tutte le attività necessarie attraverso una più razionale allocazione delle risorse umane e l'ottimizzazione dei carichi di lavoro.
L'obiettivo si sostanzia attraverso la revisione dei modelli organizzativi relativi alle diverse funzioni aziendali e delle dotazioni organiche ed è realizzabile attraverso lo sviluppo delle azioni previste nel PSSR, dalle azioni per la realizzazione delle reti ospedaliere interaziendali a quelle di governo della domanda di servizi, dallo sviluppo degli interventi sulla governance al potenziamento dell'assistenza primaria in ambito distrettuale, sino ad una più omogenea gestione dei contratti di lavoro relativi al personale dipendente della dirigenza e del comparto.
Tale omogeneità deve comprendere anche i contratti dei medici di medicina generale, pediatri di libera scelta nonché degli specialisti ambulatoriali.
A tale proposito, accanto alla revisione delle dotazioni organiche, in vista proprio delle azioni di riordino del SSR che si intendono realizzare occorrerà prevedere anche interventi per la omogeneizzazione degli istituti legati alla gestione dei fondi contrattuali che determinano oggi sperequazioni retributive, anche importanti, tra i dipendenti delle aziende sanitarie regionali.
Nell'ambito delle politiche per il personale un ruolo fondamentale dovrà infine essere svolto da quelle legate alla formazione di base e specialistica, in raccordo con le Istituzioni universitarie, con le quali dovranno essere aggiornati i protocolli d'intesa attualmente vigenti, e da quelle legate alla formazione continua, da realizzarsi in accordo e con gli Ordini e Collegi professionali, gli Atenei e le Società scientifiche.
Emendamento rubricato n. 103) presentato dai Consiglieri Buquicchio, Ponso: II paragrafo 2.4 "le risorse umane" è modificato come segue: 2.4 Le risorse umane La risorsa umana, che nei servizi alla persona riveste una prioritaria importanza, rappresenta il capitale píù rilevante del sistema socio sanitario piemontese. L'adeguata valorizzazione delle risorse umane che operano nel sistema, sia sotto l'aspetto professionale che motivazionale ed economico, è essenziale per il successo delle politiche sanitarie regionali e le spese per lo sviluppo di tali risorse non possono essere valutate solo come costi ma devono essere considerate a tutti gli effetti quali investimenti.
Pur essendo problematico individuare specificatamente le azioni che devono essere attuate nel periodo di validità del PSSR per la valorizzazione delle risorse umane, la manovra sul personale deve tener conto dell'esigenza di semplificare l'accesso ai servizi e deve essere gestita in coerenza con il nuovo assetto istituzionale e con i modelli organizzativi/gestionali che devono essere ritarati e concretizzati in ambito aziendale, sulla base di intese tra le parti sindacali ed aziendali, tenendo conto dei vincoli stabiliti dalla Regione e dalla normativa statale vigente.
Per quanto concerne l'aspetto economico, gli interventi per la riconduzione delle dinamiche legate allo sviluppo della spesa sanitaria hanno, tra i riferimenti principali, a livello nazionale e regionale, quelli legati al contenimento della spesa per il personale. Per realizzare tale operazione è necessaria l'effettuazione di operazioni di benchmarking con le aziende sanitarie maggiormente performanti a livello nazionale.
Proprio la definizione di misure di riduzione stabile della consistenza organica del personale in servizio ed il conseguente ridimensionamento dei fondi della contrattazione integrativa di cui ai contratti collettivi nazionali, costituiscono parte degli impegni che le Regioni hanno assunto con l'amministrazione centrale, ai sensi del decreto legge 25 giugno 2008 n. 112 (Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria). I dati desumibili dalle banche dati nazionali evidenziano come la consistenza del personale delle aziende sanitarie piemontesi, complessivamente considerata, sia sostanzialmente in linea con le medie nazionali, con alcune differenze, per il personale medico e per quello infermieristico, mentre risulta particolarmente elevata rispetto ai valori medi nazionali la dotazione di personale amministrativo (e il dato è presumibilmente sottostimato, poiché non tiene conto che in questi anni alcune figure del profilo sanitario sono state allocate in funzioni amministrative).
Come previsto dall'art. 2, comma 71, della legge 23 dicembre 2009, n. 191 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato. Legge finanziaria 2010) gli Enti del Servizio Sanitario devono adottare nel triennio 2010/2012 le misure necessarie per garantire che le spese riferite al personale, nelle varie forme contrattualmente previste non superino per ciascun anno il corrispondente ammontare dell'anno 2004 diminuito del 1,4%.
Nel periodo di vigenza del PSSR 2012-2015 l'azione delle ASR, supportate dagli indirizzi regionali, sarà, pertanto, rivolta alla riduzione stabile dei costi complessivi del personale senza che questo determini effetti negativi sulla qualità dei servizi erogati, ma al contrario sia accompagnato dal miglioramento effettivo di tutte le attività necessarie attraverso una più razionale allocazione delle risorse umane e l'ottimizzazione dei carichi di lavoro.
L'obiettivo si sostanzia attraverso la revisione dei modelli organizzativi relativi alle diverse funzioni aziendali e delle dotazioni organiche ed è realizzabile attraverso lo sviluppo delle azioni previste nel PSSR, dalle azioni per la realizzazione delle reti ospedaliere interaziendali a quelle di governo della domanda di servizi, dallo sviluppo degli interventi sulla governance al potenziamento dell'assistenza primaria in ambito distrettuale, sino ad una più omogenea gestione dei contratti di lavoro relativi al personale dipendente della dirigenza e del comparto.
Tale omogeneità deve comprendere anche i contratti dei medici di medicina generale, pediatri di libera scelta nonché degli specialisti ambulatoriali.
A tale proposito, accanto alla revisione delle dotazioni organiche, in vista proprio delle azioni di riordino del SSR che si intendono realizzare occorrerà prevedere anche interventi per la omogeneizzazione degli istituti legati alla gestione dei fondi contrattuali che determinano oggi sperequazioni retributive, anche importanti, tra i dipendenti delle aziende sanitarie regionali.
Nell'ambito delle politiche per il personale un ruolo fondamentale dovrà infine essere svolto da quelle legate alla formazione di base e specialistica, in raccordo con le Istituzioni universitarie, con le quali dovranno essere aggiornati i protocolli d'intesa attualmente vigenti, e da quelle legate alla formazione continua, da realizzarsi in accordo e con gli Ordini e Collegi professionali, gli Atenei e le Società scientifiche.
La parola al Consigliere Buquicchio, per l'illustrazione congiunta degli emendamenti rubricati n. 100), 101), 102), 104), 103).



BUQUICCHIO Andrea

Presidente, anche a questo riguardo ci sono una serie di emendamenti.
Come in precedenza, cercherò di accorparli nell'illustrazione.
Se c'è un aspetto della riforma che questo Piano avrebbe dovuto affrontare - lo ripeto e non mi stancherò mai di ripeterlo - è proprio quello del personale, perché - è inutile ricordarlo - il personale, nel suo insieme, assorbe circa il 30% del bilancio relativo alla sanità.
Gli interventi per la riconduzione delle dinamiche legate allo sviluppo della spesa sanitaria hanno, sia a livello nazionale sia a livello regionale, quali riferimenti principali, il contenimento di questo ambito di spesa. Pertanto, partendo da questa premessa, avremmo dovuto operare delle doverose scelte, coerenti con la premessa stessa.
Non so se qualcuno della Giunta, della maggioranza o, in particolare il caro Assessore Monferino abbiano guardato l'ultima puntata della trasmissione "Ballarò": i dati che Giovanni Floris, in quell'occasione, ha diffuso sono molto eloquenti, perché anche la stragrande maggioranza dei dipendenti pubblici ha espresso l'esigenza di rivedere, anche in quell'ambito, le formule che attengono al pubblico impiego.
Se loro, attori principali di questo ambito, sono stati così coraggiosi, nel momento in cui venivano intervistati, da esprimere massima disponibilità, che non può che essere definita generosa, nei confronti di un atteggiamento del genere, mi sarei aspettato dalla maggioranza, e quindi dalla Giunta, in particolare dall'Assessore oltre che dal Presidente, più coraggio nell'affrontare questo argomento.
Perché dico questo? Perché con quel tipo di impostazione, come ho già detto e più volte riaffermato, non è possibile operare quel sistema di gestione flessibile, che non è da confondersi con il licenziamento (gestione flessibile è una cosa, il licenziamento è altra cosa), così come il risparmio per riduzione degli sprechi (o gestione migliore delle risorse) è una cosa, erogazione dei servizi quantitativamente e qualitativamente è altra cosa. Non confondiamo, quindi, gli ambiti: gestione flessibile non significa licenziamento, ma significa, proprio nell'ottica di una ottimizzazione delle risorse e delle spese, potere allocare il personale in esubero in ambiti dove il personale è deficitario in un momento nel quale non è possibile, come tutti sappiamo, assumere.
Secondo i dati ISTAT, circa il 30% dei ragazzi tra i 15 e i 24 anni non trovano un posto di lavoro e quelli che lo trovano possono ritenersi fortunati, ma devono accontentarsi dei cosiddetti Co.Co.Co. Ovviamente, la possibilità di rifiutare un trasferimento non è neanche allocata nelle più recondite cellule cerebrali: magari il lavoro che non posso trovare sotto casa a Mirafiori, lo troverò alle Vallette, quindi spostarsi in un ambito...
Quando facevo il medico ospedaliero, c'era la tendenza - lo riconosco mea culpa - a ritenere che non ci si dovesse spostare da un ospedale ad un altro magari vicino o lontano solo un chilometro nella fase di ristrutturazione delle sale operatorie di quell'ospedale; già si pativa questo aspetto, quindi fa parte della cultura degli italiani. Ma questo va superato.
Sono passati forse trent'anni da quei sedimenti, ed è una cosa che assolutamente non può starci più.
Con quell'emendamento noi chiediamo di poter inserire che tutte le azioni per la valorizzazione del personale debbano essere pubblicizzate, di facile lettura e a disposizione di tutti i cittadini; con l'altro emendamento chiediamo che le azioni per la valorizzazione delle risorse umane dovranno prevedere un sistema di incentivi o disincentivi, a seconda del comportamento, al fine di rendere maggiormente efficace ed efficiente la nuova programmazione.
Con l'altro emendamento chiediamo che le azioni per la valorizzazione delle risorse umane debbano poter essere valutate e monitorate costantemente dall'Assessorato alla sanità.
Come vedete, in termini di richiesta ricorre l'elemento di efficacia efficienza, controllo e monitoraggio.
Vedete come procedo velocemente? Tanto ci avviamo alla chiusura della seduta e io ho fatto ampiamente il mio dovere di oppositore, ma voglio che mi sia riconosciuto che l'ho fatto con estrema disponibilità ad abbattere i tempi del 50%. Magari si abbattessero i tempi delle liste di attesa della stessa percentuale! Siamo tutti contenti quando si parla di "abbattimenti" tranne quando l'abbattimento è riferibile alle specie cacciabili! Lì noi diventiamo oppositori! Come dicevo, le azioni per la valorizzazione delle risorse umane devono essere presentate con appositi provvedimenti di tutte le Aziende Sanitarie Regionali entro e non oltre il 30 settembre 2012.
Visto che ho sforato i sei minuti, procedo con l'illustrazione del quinto emendamento.



PRESIDENTE

Illustra l'emendamento rubricato n. 103)?



BUQUICCHIO Andrea

Presidente, abbiamo illustrato gli emendamenti rubricati n. 99), 100) 101), 102) e 104).



PRESIDENTE

Molto bene, siamo in sintonia. Quindi adesso illustra l'emendamento n.
103).



BUQUICCHIO Andrea

Mi conferma che c'è anche la firma del Presidente Reschigna?



PRESIDENTE

No, mi spiace.



BUQUICCHIO Andrea

Allora mi vedo costretto a proseguire l'illustrazione per altri due minuti.
Le azioni di valorizzazione delle risorse umane devono prevedere un piano per l'assunzione a tempo indeterminato degli operatori a diretto contatto con i pazienti attualmente occupati con contratti di lavoro atipico.
Come vedete, è quanto mai attuale questo emendamento, perché parliamo di lavoro atipico.
Mi fermerei, nella speranza che qualcun altro voglia intervenire.



PRESIDENTE

Non ha ancora illustrato l'emendamento n. 98), che però è sottoscritto solo da lei e da me (ma io non posso intervenire, perché presiedo la seduta).
Emendamento rubricato n. 98) presentato dai Consiglieri Buquicchio, Ponso: II paragrafo 2.4 "le risorse umane" è modificato come segue: 2.4 Le risorse umane La risorsa umana, che nei servizi alla persona riveste una prioritaria importanza, rappresenta il capitale píù rilevante del sistema socio sanitario piemontese. L'adeguata valorizzazione delle risorse umane che operano nel sistema, sia sotto l'aspetto professionale che motivazionale ed economico, è essenziale per il successo delle politiche sanitarie regionali e le spese per lo sviluppo di tali risorse non possono essere valutate solo come costi ma devono essere considerate a tutti gli effetti quali investimenti.
Pur essendo problematico individuare specificatamente le azioni che devono essere attuate nel periodo di validità del PSSR per la valorizzazione delle risorse umane, la manovra sul personale deve tener conto dell'esigenza di semplificare l'accesso ai servizi e deve essere gestita in coerenza con il nuovo assetto istituzionale e con i modelli organizzativi/gestionali che devono essere ritarati e concretizzati in ambito aziendale, sulla base di intese tra le parti sindacali ed aziendali, tenendo conto dei vincoli stabiliti dalla Regione e dalla normativa statale vigente.
Per quanto concerne l'aspetto economico, gli interventi per la riconduzione delle dinamiche legate allo sviluppo della spesa sanitaria hanno, tra i riferimenti principali, a livello nazionale e regionale, quelli legati al contenimento della spesa per il personale. Proprio la definizione di misure di riduzione stabile della consistenza organica del personale in servizio ed il conseguente ridimensionamento dei fondi della contrattazione integrativa di cui ai contratti collettivi nazionali, costituiscono parte degli impegni che le Regioni hanno assunto con l'amministrazione centrale ai sensi del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112 (Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria).
I dati desumibili dalle banche dati nazionali evidenziano come la consistenza del personale delle aziende sanitarie piemontesi complessivamente considerata, sia sostanzialmente in linea con le medie nazionali, con alcune differenze, per il personale medico e per quello infermieristico, mentre risulta particolarmente elevata rispetto ai valori medi nazionali la dotazione di personale amministrativo (e il dato è presumibilmente sottostimato, poiché non tiene conto che in questi anni alcune figure del profilo sanitario sono state allocate in funzioni amministrative). Per i motivi sopra indicati, si rende necessario che tutte le Aziende Sanitarie Regionali adottino un riordino ed un ridimensionamento del personale amministrativo senza intaccare le risorse umane delle strutture complesse sanitarie già carenti di tali professionalità. Tutte le Aziende Sanitarie Regionali devono provvedere alla realizzazione di un piano del personale di medio lungo periodo (5/7 anni) con l'obiettivo di raggiungere quanto previsto dal Piano di rientro siglato dalla Regione Piemonte con il Ministero della Sanità ed il Ministero dell'Economia.
Come previsto dall'art. 2, comma 71, della legge 23 dicembre 2009, n. 191 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato. Legge finanziaria 2010) gli Enti del Servizio Sanitario devono adottare nel triennio 2010/2012 le misure necessarie per garantire che le spese riferite al personale, nelle varie forme contrattualmente previste non superino per ciascun anno il corrispondente ammontare dell'anno 2004 diminuito del 1,4%.
Nel periodo di vigenza del PSSR 2012-2015 l'azione delle ASR, supportate dagli indirizzi regionali, sarà, pertanto, rivolta alla riduzione stabile dei costi complessivi del personale senza che questo determini effetti negativi sulla qualità dei servizi erogati, ma al contrario sia accompagnato dal miglioramento effettivo di tutte le attività necessarie attraverso una più razionale allocazione delle risorse umane e l'ottimizzazione dei carichi di lavoro.
L'obiettivo si sostanzia attraverso la revisione dei modelli organizzativi relativi alle diverse funzioni aziendali e delle dotazioni organiche ed è realizzabile attraverso lo sviluppo delle azioni previste nel PSSR, dalle azioni per la realizzazione delle reti ospedaliere interaziendali a quelle di governo della domanda di servizi, dallo sviluppo degli interventi sulla governance al potenziamento dell'assistenza primaria in ambito distrettuale, sino ad una più omogenea gestione dei contratti di lavoro relativi al personale dipendente della dirigenza e del comparto.
Tale omogeneità deve comprendere anche i contratti dei medici di medicina generale, pediatri di libera scelta nonché degli specialisti ambulatoriali.
A tale proposito, accanto alla revisione delle dotazioni organiche, in vista proprio delle azioni di riordino del SSR che si intendono realizzare occorrerà prevedere anche interventi per la omogeneizzazione degli istituti legati alla gestione dei fondi contrattuali che determinano oggi sperequazioni retributive, anche importanti, tra i dipendenti delle aziende sanitarie regionali.
Nell'ambito delle politiche per il personale un ruolo fondamentale dovrà infine essere svolto da quelle legate alla formazione di base e specialistica, in raccordo con le Istituzioni universitarie, con le quali dovranno essere aggiornati i protocolli d'intesa attualmente vigenti, e da quelle legate alla formazione continua, da realizzarsi in accordo e con gli Ordini e Collegi professionali, gli Atenei e le Società scientifiche.
Con il consenso dell'interrogante l'emendamento è ritirato.
Emendamento rubricato n. 105) presentato dai Consiglieri Buquicchio, Ponso Reschigna: II paragrafo 2.4 "le risorse umane" è modificato come segue: 2.4 Le risorse umane La risorsa umana, che nei servizi alla persona riveste una prioritaria importanza, rappresenta il capitale píù rilevante del sistema socio sanitario piemontese. L'adeguata valorizzazione delle risorse umane che operano nel sistema, sia sotto l'aspetto professionale che motivazionale ed economico, è essenziale per il successo delle politiche sanitarie regionali e le spese per lo sviluppo di tali risorse non possono essere valutate solo come costi ma devono essere considerate a tutti gli effetti quali investimenti.
Pur essendo problematico individuare specificatamente le azioni che devono essere attuate nel periodo di validità del PSSR per la valorizzazione delle risorse umane, la manovra sul personale deve tener conto dell'esigenza di semplificare l'accesso ai servizi e deve essere gestita in coerenza con il nuovo assetto istituzionale e con i modelli organizzativi/gestionali che devono essere ritarati e concretizzati in ambito aziendale, sulla base di intese tra le parti sindacali ed aziendali, tenendo conto dei vincoli stabiliti dalla Regione e dalla normativa statale vigente.
Per quanto concerne l'aspetto economico, gli interventi per la riconduzione delle dinamiche legate allo sviluppo della spesa sanitaria hanno, tra i riferimenti principali, a livello nazionale e regionale, quelli legati al contenimento della spesa per il personale. Proprio la definizione di misure di riduzione stabile della consistenza organica del personale in servizio ed il conseguente ridimensionamento dei fondi della contrattazione integrativa di cui ai contratti collettivi nazionali, costituiscono parte degli impegni che le Regioni hanno assunto con l'amministrazione centrale ai sensi del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112 (Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria).
I dati desumibili dalle banche dati nazionali evidenziano come la consistenza del personale delle aziende sanitarie piemontesi complessivamente considerata, sia sostanzialmente in linea con le medie nazionali, con alcune differenze, per il personale medico e per quello infermieristico, mentre risulta particolarmente elevata rispetto ai valori medi nazionali la dotazione di personale amministrativo (e il dato è presumibilmente sottostimato, poiché non tiene conto che in questi anni alcune figure del profilo sanitario sono state allocate in funzioni amministrative).
Come previsto dall'art. 2, comma 71, della legge 23 dicembre 2009, n. 191 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato. Legge finanziaria 2010) gli Enti del Servizio Sanitario devono adottare nel triennio 2010/2012 le misure necessarie per garantire che le spese riferite al personale, nelle varie forme contrattualmente previste non superino per ciascun anno il corrispondente ammontare dell'anno 2004 diminuito del 1,4%. Tutte le azioni effettuate e da effettuarsi per il rispetto della normativa riguardo le spese del personale devono essere pubblicizzate, aggiornate costantemente, di facile lettura e a disposizione di tutti i cittadini.
Nel periodo di vigenza del PSSR 2012-2015 l'azione delle ASR, supportate dagli indirizzi regionali, sarà, pertanto, rivolta alla riduzione stabile dei costi complessivi del personale senza che questo determini effetti negativi sulla qualità dei servizi erogati, ma al contrario sia accompagnato dal miglioramento effettivo di tutte le attività necessarie attraverso una più razionale allocazione delle risorse umane e l'ottimizzazione dei carichi di lavoro.
L'obiettivo si sostanzia attraverso la revisione dei modelli organizzativi relativi alle diverse funzioni aziendali e delle dotazioni organiche ed è realizzabile attraverso lo sviluppo delle azioni previste nel PSSR, dalle azioni per la realizzazione delle reti ospedaliere interaziendali a quelle di governo della domanda di servizi, dallo sviluppo degli interventi sulla governance al potenziamento dell'assistenza primaria in ambito distrettuale, sino ad una più omogenea gestione dei contratti di lavoro relativi al personale dipendente della dirigenza e del comparto.
Tale omogeneità deve comprendere anche i contratti dei medici di medicina generale, pediatri di libera scelta nonché degli specialisti ambulatoriali.
A tale proposito, accanto alla revisione delle dotazioni organiche, in vista proprio delle azioni di riordino del SSR che si intendono realizzare occorrerà prevedere anche interventi per la omogeneizzazione degli istituti legati alla gestione dei fondi contrattuali che determinano oggi sperequazioni retributive, anche importanti, tra i dipendenti delle aziende sanitarie regionali.
Nell'ambito delle politiche per il personale un ruolo fondamentale dovrà infine essere svolto da quelle legate alla formazione di base e specialistica, in raccordo con le Istituzioni universitarie, con le quali dovranno essere aggiornati i protocolli d'intesa attualmente vigenti, e da quelle legate alla formazione continua, da realizzarsi in accordo e con gli Ordini e Collegi professionali, gli Atenei e le Società scientifiche.
L'emendamento n. 105) invece è sottoscritto anche dal collega Reschigna.
L'emendamento n. 98) lo dà per illustrato, Consigliere Buquicchio?



BUQUICCHIO Andrea

Nessun altro vuole sottoscriverlo?



PRESIDENTE

Non si può sottoscrivere nel corso dell'illustrazione.



BUQUICCHIO Andrea

Nel frattempo, allora, se qualcuno vuole sottoscrivere l'emendamento rubricato n. 105), mi si concedono due minuti di pausa.



PRESIDENTE

L'emendamento rubricato n. 105) è firmato anche dal Consigliere Reschigna.



BUQUICCHIO Andrea

Allora il precedente lo do per illustrato, e lascio volentieri la parola al Consigliere Reschigna, sempre se lei gliela concede!



PRESIDENTE

Bene, collega Buquicchio.
Prego, Consigliere Reschigna.



RESCHIGNA Aldo

Ho sottoscritto l'emendamento n. 105) del collega Buquicchio perch attraverso il tema della valorizzazione delle risorse umane, ripropone una questione che già avevamo affrontato nella seduta di ieri pomeriggio quando si discuteva di informazione e di diritto di accesso, da parte dei cittadini, agli atti e alle azioni effettuate dalle Aziende Sanitarie Regionali.
A nostro avviso, non c'è partecipazione se non c'è informazione per i cittadini; altrimenti, diventa quasi inevitabile che il rapporto tra il cittadino e il sistema sanitario regionale, nella sua articolazione delle singole Aziende Sanitarie Regionali, si basi più sul senso della protesta piuttosto che sul senso della partecipazione rispetto alle scelte.
Cosa chiede, sostanzialmente, quest'emendamento? Si chiede che tutte le azioni effettuate o da effettuarsi in materia di personale debbano essere pubblicizzate, aggiornate costantemente, di facile lettura e a disposizione di tutti i cittadini.
una banalità, ma credo fermamente che attraverso una corretta informazione si possa costruire un rapporto diverso tra il cittadino e il sistema sanitario. L'impostazione originaria metteva la comunità locale nelle condizioni di basarsi più sul piano della protesta piuttosto che sul piano dell'assunzione di responsabilità complessive su queste tematiche.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Sono le ore 13, quindi i lavori del Consiglio regionale si aggiornano alle ore 14.30.
Buon pranzo a tutti.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.00)



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