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Dettaglio seduta n.190 del 20/03/12 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



(Alle ore 14.30 il Presidente Cattaneo comunica che la seduta avrà inizio alle ore 15.00)



(La seduta ha inizio alle ore 15.01)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Sacchetto e Cota.
Il numero legale è 30.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Esame disegno di legge n. 174, inerente a "Disposizioni in materia di organizzazione del servizio sanitario regionale"


PRESIDENTE

Riprendiamo i lavori pomeridiani. L'esame del disegno di legge n. 174 "Disposizioni in materia di organizzazione del servizio sanitario regionale", di cui al punto 4) all'o.d.g., prosegue con la discussione dell'articolato e degli emendamenti ad esso riferiti.
Eravamo all'articolo 2, sul quale insistono 41 emendamenti.
ARTICOLO 2 Emendamento rubricato n. 12) presentato dai Consiglieri Buquicchio e Boeti: L'articolo 2 del disegno di legge 174 (Modifiche alla l.r. 18/2007) è abrogato.
La parola al Consigliere Buquicchio, per l'illustrazione; ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Non si tratta di un emendamento sostitutivo o aggiuntivo, ma, così come il primo relativo all'articolo 1, che ho presentato questa mattina, è interamente sospensivo.
Anche in questo caso, noi insistiamo sulla necessità d'abrogazione per le motivazioni che abbiamo ampiamente illustrato e che continuo ad esplicitare, facendo un chiaro riferimento alla preoccupazione che nutriamo, ritenendo che non vi sia aderenza con quanto concordato e prospettato nel piano di rientro con il Ministero della Salute e il Ministero dell'Economia nel luglio scorso.
Mancando tale aderenza, ci chiediamo perché l'Assessore, preso atto della legittima richiesta da parte di un'altra forza di opposizione (non mi stancherò mai di ripetere che rispetto il pensiero altrui) che vi ha prospettato delle difficoltà ad accettare quella prima impostazione (impostazione che, viceversa, a noi piaceva), non abbia pensato di rinegoziare quell'ipotesi risolutiva eventualmente anche con Roma. Noi ci chiediamo, infatti, come risponderanno i Ministeri della salute e dell'economia a questa nuova prospettazione da parte vostra.
Riprenderò successivamente l'argomento, nell'intento di spiegare che quanto l'Assessore stamattina ha illustrato va bene, ma non è sufficiente a chiarirmi alcuni dubbi. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega.
Emendamento rubricato n. 44) presentato dai Consiglieri Reschigna, Taricco Manica, Laus, Muliere, Boeti, Pentenero, Buquicchio, Bresso, Stara Cerutti: Dopo il comma 2 dell'articolo 2 del disegno di legge 174 "Disposizioni in materia di organizzazione del Sistema sanitario regionale" è inserito il seguente comma: "2 bis. Dopo il comma 1 dell'articolo 19 della l.r. 18/2007, è inserito il seguente "1. bis Il riconoscimento della caratteristica di 'area a forte dispersione' avviene, su richiesta dei Comuni interessati, con deliberazione della Giunta regionale, sentita la Commissione consiliare competente, nel caso di precedente appartenenza a comunità montane e a comunità collinari della maggioranza dei comuni componenti oppure quando l'aggregazione dei comuni proponenti, oltre a soddisfare le caratteristiche di cui all'articolo 2, comma 2, è caratterizzata da: densità di popolazione, inferiore alla media regionale di una quota superiore ad un limite da definirsi con deliberazione della Giunta regionale conformazione del territorio e delle reti di comunicazione che determinano una minore raggiungibilità dell'area in questione, secondo criteri da definire con deliberazione della Giunta regionale.".
La parola al Consigliere Reschigna, per l'illustrazione; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

L'emendamento n. 44) va collegato ad altri emendamenti che abbiamo presentato rispetto al disegno di legge che stiamo discutendo e affronta il tema di come riusciamo a rendere omogeneo l'ambito territoriale dei distretti sanitari con gli ambiti territoriali di gestione delle politiche sociali.
Noi abbiamo presentato una proposta complessiva (non è questo l'emendamento) che immagina una coincidenza territoriale attorno un ambito di popolazione tra i 60.000 e i 70.000 abitanti.
Ci rendiamo altresì conto che stiamo ragionando di un territorio piemontese che non è tutto uguale, per cui non è possibile ritagliare un "vestito" che vada bene per le diversità territoriali che contraddistinguono la realtà del Piemonte. Perché un conto è immaginare processi di gestione delle politiche sociali e ambiti dei distretti sanitari nell'area metropolitana torinese, dove già mettendo assieme due Comuni si superano, sostanzialmente, queste realtà territoriali; altro conto è immaginare che quest'obiettivo possa ritagliarsi rispetto alle aree di dispersione territoriale o di dispersione demografica.
Con quest'emendamento, sostanzialmente, andiamo ad immaginare di definire un parametro attraverso il quale riconosciamo quei territori dove vi è una dispersione territoriale o una dispersione demografica. Attraverso quali parametri? Il primo è caratterizzato da una densità di popolazione che è inferiore alla media regionale di una quota superiore ad un limite da definirsi con deliberazione di Giunta regionale. Il secondo parametro prevede di tener conto della conformazione del territorio e delle reti di comunicazione che determinano una migliore raggiungibilità e fruizione dell'area in questione.
Oggi, in Piemonte, ci sono 56 soggetti gestori di politiche sociali con un delta di popolazione che guarda tra gli 8.000 e i 120.000 abitanti.
Noi ci poniamo l'obiettivo di rafforzare il sistema, e per farlo occorre sostanzialmente, renderlo più semplice, diminuendo il numero di soggetti che gestiscono le politiche sociali all'interno la nostra Regione. È anche un modo attraverso il quale affrontiamo il tema delle minori risorse a disposizione.
Dopodiché, siccome la realtà territoriale piemontese non è omogenea perché disponiamo di aree urbane e di aree...
Presidente, però è una situazione insostenibile.



PRESIDENTE

Sono distratto da chi viene ad aggiungere le firme, me ne scuso.



RESCHIGNA Aldo

Non ce l'ho con lei, però è veramente una situazione insostenibile.
Concludo, dicendo che con questo emendamento andiamo a definire dei parametri attraverso i quali ritagliamo una situazione che tenga conto delle diversità territoriali della nostra Regione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Taricco; ne ha facoltà.



TARICCO Giacomino

Grazie, Presidente.
Questo emendamento va nella direzione delle riflessioni che già avevamo fatto stamattina relativamente alla questione del rapporto tra socio assistenziale e sanitario.
Noi riteniamo che, se è vero - e non abbiamo motivi per dubitarne - che le parole che ha detto stamattina in Aula l'Assessore rispondono all'intenzione della Giunta, bisognerebbe poi tradurle in norme.
Dire che, per quanto possibile, si farà coincidere il distretto con quello che è l'ambito di gestione del socio-assistenziale e poi portare le dimensioni del distretto oltre gli 80.000 abitanti (tendenti ai 100.000) e invece portare la possibilità di gestione del socio-assistenziale a 3.000 abitanti, rimane un enunciato vuoto, che non risponde assolutamente a nulla.
Questo emendamento, come ha detto il Capogruppo, non rappresenta la formulazione finale, ma è un'osservazione che tende a evidenziare il problema. Poi, se c'è la disponibilità a trovare una quadratura, mettiamo giù un testo che vada bene, il che significa dare un segnale che vada in questa direzione.
Noi riteniamo che la scelta che emerge da molteplici indicazioni, non ultime addirittura le famose delibere d'incentivazione delle forme associate di gestione che l'Assessore Maccanti conosce a menadito, debba trovare una composizione che non può essere quella dei 3.000-5.000 abitanti, perché con quell'approccio non si va da nessuna parte.
Noi crediamo che 15.000-20.000 siano assolutamente insufficienti.
Dopodiché, dal nostro punto di vista, avremmo preferito un parametro più alto, andando a fare una formulazione che però sia ben definita, che ad esempio per le zone montane possa individuare in una vallata l'ambito eventuale di gestione.
Mi fermo qui. Credo che lo spirito dell'emendamento vada nella direzione di rimarcare la necessità di una dimensione diversa.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Bresso; ne ha facoltà.



BRESSO Mercedes

Grazie, Presidente.
Anch'io ribadisco il fatto che la coincidenza fra distretto ed ente gestore dei servizi socio-assistenziali deve essere perseguita non solo in base ai principi, ma in modo attivo e di forte convincimento, altrimenti questa tendenza rischia di non realizzarsi mai. Questo è uno degli elementi che potrebbe effettivamente produrre una forte non solo razionalizzazione ma anche risparmio e soprattutto una chiarificazione del grande tema di come si coordina l'assistenza, e in particolare l'assistenza sanitaria, a elementi di tipo sociale e di servizio sanitario.
L'emendamento è finalizzato a precisare meglio le caratteristiche dell'area a forte dispersione e mi pare che definisca in modo coerente anche per questo ho aggiunto la mia firma al documento - le modalità di individuazione dell'area a forte dispersione; definisce quante siano le Comunità montane e le Comunità collinari o quando ci siano delle caratteristiche specifiche legate a una minore densità di popolazione, a elementi oggettivi di tipo territoriale e di tipo infrastrutturale. Noi sappiamo quanto, in particolare nelle zone a rilievo, gli elementi infrastrutturali determinino in modo assolutamente vincolante le possibilità di spostamento della popolazione o anche dei servizi di assistenza sanitaria.
Quindi - concludo, il tempo è scaduto - mi pare che questo emendamento sia opportuno e consenta di meglio chiarificare questi aspetti.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Muliere; ne ha facoltà.



MULIERE Rocco

Grazie, Presidente.
La finalità di questo emendamento è chiara, perché delinea e indica una strada rispetto alla quale noi dovremmo andare a individuare i distretti socio-sanitari.
Noi partiamo da un'esperienza positiva che c'è stata in questi anni nella quale - e questa è una questione che noi abbiamo posto con forza sia in Commissione che in Aula - abbiamo percorso una strada dove il consorzio socio-assistenziale corrispondeva al distretto socio-sanitario: una sovrapposizione che ha portato benefici nell'azione e negli interventi sul territorio.
Avevamo previsto (e con l'emendamento prevediamo) una serie di deroghe in particolar modo per quei territori che appartengono a zone montane quindi a forte dispersione abitativa. Crediamo che, in questo caso, bisogna rispettare le esigenze di un territorio. Abbiamo avuto molti esempi in precedenza e ancora attualmente di distretti che hanno un numero di abitanti inferiore a quello che era stato fissato, cioè 70.000 abitanti.
Ciò è dovuto appunto alla forte dispersione abitativa, alla particolarità del territorio in questione. Avevamo distretti di 20.000-30.000-40.000 abitanti, che però corrispondevano ad un territorio determinato. Potrei fare gli esempi della provincia di Alessandria, dove abbiamo appunto due distretti socio-sanitari che hanno un numero inferiore ai 70.000 abitanti proprio perché hanno caratteristiche particolari.
Quindi l'emendamento va in questa direzione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Boeti; ne ha facoltà.



BOETI Antonino

Grazie, Presidente.
C'è un argomento che ci apprestiamo a trattare, che tornerà molte volte all'interno di questa discussione. C'è un ente di gestione (i consorzi socio-assistenziali) destinato ad essere soppresso all'interno di un disegno di legge che probabilmente aveva l'obiettivo di ottimizzare le risorse. Sotto questo profilo, certo, poteva essere condiviso, ma non pu essere condiviso sotto il profilo dei modi con i quali questi consorzi hanno nel tempo offerto servizi ai propri territori.
Su 56 enti gestori della nostra regione, 40 sono consorzi socio assistenziali. Sono consorzi che hanno, secondo noi, risposto ai bisogni dei cittadini in un rapporto ottimale con le Amministrazioni locali, che sono titolari delle funzioni sociali - certo, su questo il Presidente Cota ha ragione, ma anche su questo argomento avremo modo di fare qualche riflessione - e che nel tempo hanno consolidato programmi di lavoro integrati con altri pezzi importanti attraverso i piani di zona delle comunità (scuola, lavoro, mobilità, ambiente).
Continuiamo ad insistere su un provvedimento che, ripeto, ha raggiunto l'obiettivo che si era prefissato, ovvero quello di risparmiare risorse economiche. Oggi i Presidenti dei consorzi non vengono retribuiti e non mi risulta che ci siano state molte defezioni a questo proposito, ma riprenderemo l'argomento.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Noi pensiamo di avere in testa un disegno coerente, per quanto riguarda la politica sanitaria e per quanto riguarda le politiche sociali: siamo per realizzare politiche d'area vasta nel campo della sanità ma non siamo d'accordo sullo strumento che avete individuato; anche se è apprezzabile la disponibilità che l'Assessore questa mattina ha dimostrato di voler superare la norma che attribuiva questa competenza alla Giunta regionale stabilendo nella legge funzioni, compiti e numero delle Fondazioni.
Approfitto dell'occasione per dire, a proposito di "emendamenti che avete accolto", che nel disegno di legge n. 174 l'emendamento accolto è uno: non sono 125.
Lo dico al collega Burzi: stiamo parlando del provvedimento di cui stiamo dibattendo e che è stato discusso in Commissione: in quella sede la maggioranza e l'Assessore hanno accolto un solo emendamento del Partito Democratico. È legittimo, naturalmente, ma non sono stati accolti i 125 emendamenti in discussione ora che del provvedimento stiamo parlando in Aula.
La seconda considerazione è che pensiamo che identico ragionamento vada fatto per le politiche sociali. Se area vasta dev'essere, infatti, area vasta sia: ci si ponga il problema di aumentare la soglia critica e la dimensione degli enti. E da questo punto di vista, secondo me, gli incentivi da soli non bastano. L'esigenza che noi abbiamo è di fare una scelta, anche in questo caso.
La nostra proposta non va bene? Se ne faccia un'altra, ma il punto è quello di far coincidere i distretti con i consorzi. Ma davvero pensiamo che la Giunta che vara la riforma sanitaria - e lo fa sulla base di certi ragionamenti - non si possa porre l'obiettivo e il problema di superare 56 consorzi? C'è o no una contraddizione, in questo? Io penso di sì: consentitemi di rivendicare questa coerenza nel disegno che noi abbiamo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Buquicchio.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Riprendo, per quel che mi sarà possibile in questo lasso di tempo molto breve, il ragionamento che stavo facendo prima. Innanzitutto ringrazio l'Assessore per aver ritenuto stamattina, nel modo molto gentile com'è solito fare, di dare delle spiegazioni. Ritengo che queste non siano sufficienti, ma interloquiremo più avanti.
Vorrei invece adesso toccare un altro argomento e invito gli amici del Partito Democratico a chiarire questo elemento. Stamattina, tra le righe l'Assessore ha fatto un discorso che tenderebbe a mettere in difficoltà l'opposizione. Parte dell'opposizione, infatti, ha detto sin dall'inizio ripeto, legittimamente - che un certo modo di prospettare il provvedimento non andava bene e quindi ieri la Giunta si sarebbe sentita autorizzata a procedere tout court in un determinato altro modo.
Non è così, perché se voi del Partito Democratico, legittimamente come avete fatto, potevate puntare i piedi su un determinato punto come quello del riordino e dell'estrapolazione della rete ospedaliera, questo non significava automaticamente creare il discorso delle Federazioni. Non so se mi seguite nel ragionamento.
Allora, siccome il problema delle Federazioni - su cui mi sembra che in massima parte siamo d'accordo in quanto a inefficacia, inefficienza pericolo, eccetera - è condiviso dalle opposizioni, non vorrei che poi passasse il messaggio per cui è colpa dell'opposizione se abbiamo dovuto fare le Federazioni, dal momento che non si è voluto fare altro.
Ho anche fatto un comunicato a difesa del Partito Democratico invitando la Giunta a non crearsi un alibi su questo argomento: se era legittimo da parte del Partito Democratico puntare i piedi su quel punto non era così automatico proporre quel tipo di soluzione che noi non condividiamo.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Come hanno avuto modo di illustrare i colleghi, questo emendamento n.
44) è importante perché sul comma 2 dell'articolo - che è quello che determina le disposizioni in materia di organizzazione - vogliamo porre una questione importante che riguarda, in particolare, alcuni territori della nostra regione. Noi sappiamo che la nostra regione è molto variegata, ha più di 1.200 Comuni, di cui moltissimi piccoli e che molte sono realtà appartenenti a Comunità montane o Comunità collinari. Per queste aree noi chiederemo di prendere in considerazione - dentro il regime di riorganizzazione dei servizi - le caratteristiche e le peculiarità di carattere territoriale.
Infatti, sarebbe importante che - su richiesta, appunto, dei Comuni interessati - ci fosse una deliberazione della Giunta regionale, con un confronto poi all'intero della Commissione consiliare, affinché, qualora avessero avuto una precedente appartenenza a Comunità montane o collinari oltre a soddisfare due requisiti - quello della densità della popolazione inferiore alla media regionale di una quota superiore ad un limite da definirsi (appunto, con la deliberazione) e quello di una conformazione del territorio e delle reti di comunicazione che determinano la più difficile raggiungibilità di quest'area (sempre con criteri definiti dalla Commissione) - queste realtà a forte dispersione siano sottoposte ad un regime organizzativo diverso all'interno delle normative e dei parametri indicati per il sistema sanitario regionale: che su queste realtà, sulla base dei criteri determinati da quella deliberazione e poi verificati dalla Commissione, ci sia un intervento e si operi un'organizzazione di carattere diverso.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Pentenero.



PENTENERO Giovanna

Grazie, Presidente.
In linea con i ragionamenti dell'inizio della discussione, gli emendamenti che abbiamo presentato sono volti a cercare di garantire un'organizzazione del sistema socio-sanitario regionale che tenga in considerazione le caratteristiche dei territori che compongono, appunto, la Regione Piemonte.
Intanto abbiamo ritenuto fosse utile inserire, al comma 2) dell'articolo 2 del provvedimento, un emendamento che permetta il riconoscimento delle zone a forte dispersione. Questo deve avvenire su richiesta dei Comuni interessati e sentita la Commissione competente, nel caso ci sia un'appartenenza precedente ad una Comunità montana o collinare e tale richiesta dev'essere formulata, appunto, con la maggioranza dei Comuni che le compongono. Le valutazioni vengono fatte in ordine alla densità della popolazione e alla conformazione del territorio.
Noi crediamo sia importare tenere in considerazione gli elementi che con questo emendamento intendiamo introdurre, proprio perché pensiamo sia necessario rendere l'intervento il più capillare e il più coinvolgente possibile. D'altronde, questa è una delle tre pregiudiziali che noi abbiamo posto all'inizio della discussione in Aula.
I Comuni, infatti, hanno più volte manifestato, ben sapendo che, per quanto riguarda le funzioni socio-assistenziali, sono tra i primi a garantire il funzionamento da un punto di vista economico e sono i primi anche, a dare le risposte ai cittadini sui nostri territori.
Crediamo dunque sia necessario introdurre elementi che considerino quali sono le caratteristiche dei territori che compongono la nostra regione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Laus; ne ha facoltà.



LAUS Mauro

Grazie, Presidente.
Questo emendamento, in merito alle disposizioni in materia d'organizzazione del sistema sanitario regionale, è finalizzato a tenere conto della conformazione del nostro territorio regionale. Infatti l'emendamento va a palesare una macrocontraddizione tra come volete sviluppare le politiche sanitarie nelle aree vaste e poi adottare dei meccanismi e degli approcci per la risoluzione del problema, in riferimento alle politiche sociali, quindi territori diversi.
Per le politiche sanitarie cercate di sviluppare energie su aree vaste mentre per le politiche sociali avete approcci un po' diversi, cercando di soddisfare il tutto con degli incentivi. Però, a nostro avviso, gli incentivi non sono necessari.
Mi ricollego all'intervento che ho fatto questa mattina. Noi abbiamo affrontato la questione del 118, delle Federazioni e la natura giuridica delle Federazioni e del futuro - come si vede in quest'emendamento - dei consorzi e delle risorse.
Il tema che ponevo questa mattina è cercare di capire - questo l'avevo chiesto - a quanto ammontano nel bilancio di previsione 2012 le risorse sanitarie da destinare alle politiche socio-sanitarie. E su questo tema avevo posto sei quesiti ed uno più stringente in merito. Le risposte che mi sono state date non hanno soddisfatto assolutamente le richieste, al punto che in una delle risposte mi vengono dati dei numeri relativi al bilancio 2010.



PRESIDENTE

Grazie, collega.
Emendamento rubricato n. 45) presentato dai Consiglieri Reschigna, Taricco Manica, Laus, Muliere, Boeti, Ronzani, Bresso, Placido, Stara, Pentenero Cerutti, Buquicchio: Dopo il comma 2 dell'articolo 2 del disegno di legge 174 "Disposizioni in materia di organizzazione del Sistema sanitario regionale" è inserito il seguente comma: "2 bis. Dopo il comma 3 dell'articolo 19 della L.R. 18/2007, è inserito il seguente "3.bis Al fine di garantire l'integrazione socio sanitaria a livello territoriale, entro novanta giorni dall'approvazione della presente legge, la Giunta regionale, sentita la Commissione consiliare competente nonché il Consiglio delle Autonomie locali, definisce il percorso e la tempistica per garantire omogeneità territoriale tra i distretti ed i soggetti gestori delle politiche sociali." Ha chiesto la parola il Consigliere Reschigna per l'illustrazione; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Grazie, Presidente.
Anche quest'emendamento s'inserisce in quel percorso che abbiamo delineato più volte nel dibattito generale teso a rendere un po' concreto un obiettivo già contenuto nella legge regionale 18 del Piemonte per avviare un percorso di avvicinamento degli ambiti territoriali tra distretti sanitari e ambito di gestione delle politiche sociali.
Con quest'emendamento noi diciamo sostanzialmente che la Giunta regionale, entro 90 giorni dall'approvazione della presente legge e sentita la Commissione consiliare competente, nonché il Consiglio delle Autonomie Locali, definisce il percorso e la tempistica per garantire omogeneità territoriale tra i distretti e i soggetti gestori delle politiche sociali.
Abbiamo bisogno di rendere più semplice il sistema, abbiamo bisogno per favorire l'integrazione nella dimensione territoriale dei servizi sanitari e delle politiche sociali, di avere innanzitutto ambiti territoriali coincidenti. Abbiamo bisogno di premere sulle realtà territoriali affinché diventino protagoniste.
Poi discuteremo di un emendamento del collega Lepri, che mette in campo anche una serie di premialità nei confronti di quei soggetti gestori a livello locale, che affrontano da protagonisti il tema della costruzione di ambiti territoriali coincidenti.
Questo lo consideriamo un obiettivo importante all'interno della discussione che stiamo facendo sul disegno di legge in oggetto.
Perché questo nostro convincimento? Innanzitutto perché il sistema ha meno risorse da mettere in campo. In secondo luogo, perché il sistema oggi è profondamente disomogeneo, è molto parcellizzato e frammentato, e abbiamo bisogno che la dimensione locale dei poteri locali senta un messaggio molto chiaro da parte del legislatore regionale teso a dire: diminuiamo il numero dei soggetti, rendiamo più forte il sistema, perché così si creano anche quegli equilibri territoriali capaci di rendere possibile l'obiettivo della garanzia di un sistema di tutela e di protezione sociale non solo nelle aree urbane, ma anche nelle aree a dispersione territoriale e a dispersione demografica.
Con ambiti territoriali a volte di 8.000 abitanti, questo è praticamente impossibile.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Non è chiaro per quali ragioni la Giunta regionale si ostini a proporre lo strumento degli incentivi come strumento con il quale favorire questi processi di aggregazione, che peraltro dichiara di voler condividere perché se la Giunta sostiene che bisogna incentivare questi processi, è perché condivide l'idea di partenza.
Quindi, qual è la ragione per la quale in luogo della proposta nostra si individua nell'incentivo lo strumento che dovrebbe consentirci di perseguire un obiettivo che si dichiara essere identico, da parte nostra e da parte vostra? Non lo capisco, perché l'incentivo, ammesso che abbia effetti, semmai ritarda questo processo ed è un fatto negativo per le ragioni che prima ricordava il collega Reschigna.
In una fase nella quale avremo sempre minori risorse disponibili - e l'Assessore sa con quanta forza noi poniamo il tema delle risorse per le politiche sociali - l'effetto scala di cui parlava l'Assessore questa mattina riferendosi alle Federazioni, è un effetto che vorremmo si potesse determinare anche nel campo delle politiche sociali, perché è evidente che bisogna avere le maggiori risorse possibili da destinare a queste politiche.
Se invece si comprime il livello di governo facendolo più piccolo comunque si delega ai Comuni, ritenendo che l'incentivo possa essere lo strumento con il quale gradualmente si raggiunge l'obiettivo che si dichiara di condividere, si sbaglia.
In questa vicenda le parti sono rovesciate, non solo in questa vicenda: altro che partito di governo e di opposizione, come dice il Consigliere Burzi. Qui chi fa una proposta di governo siamo noi, chi fa una proposta di riorganizzazione funzionale siamo noi, non voi! paradossale che le parti siano rovesciate e mi sarei atteso che fosse la Giunta a fare questa proposta, non i Gruppi di opposizione e il PD.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Taricco; ne ha facoltà.



TARICCO Giacomino

Grazie, Presidente.
Questo emendamento va nella scia dell'emendamento precedente.
La proposta che facciamo è di una strada diversa, ma in realtà finalizzata a raggiungere lo stesso obiettivo. Noi riteniamo che gli orientamenti che, in più occasioni, la Giunta ha palesato come modalità per la futura gestione del socio-assistenziale, siano orientamenti che debbano essere rivisti.
Il dimensionamento troppo piccolo dei soggetti che saranno chiamati a gestire creerà una condizione di sostanziale ingestibilità di questo percorso.
Continuiamo ad essere convinti che lo strumento dei consorzi socio assistenziali sarebbe stato uno strumento che aveva ancora una prospettiva di futuro e ne siamo maggiormente convinti alla luce del fatto che, a livello nazionale, un emendamento di legge nazionale porterebbe a rivalutare questo tipo di strumento. Ma, al di là della natura dello strumento, quello che ci preme sottolineare è la dimensione su cui questo strumento sarà chiamato ad operare, perché questa è una condizione di qualità dell'intervento di efficacia e di efficienza.
Da questo punto di vista, con l'emendamento proponiamo di affidare ad un successivo provvedimento, che nasca dalla concertazione in Commissione da parte dei rappresentanti del Consiglio regionale e con il Consiglio delle Autonomie Locali, le modalità con cui si rende omogeneo l'intervento sanitario con l'intervento socio-assistenziale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Boeti; ne ha facoltà.



BOETI Antonino

La questione dei servizi sociali e la crisi che essi attraverso non è di oggi, appartiene al Governo nazionale precedente.
Ricordiamo all'Aula che il Ministro Sacconi aveva già tolto due miliardi di euro ad immigrati, tossicodipendenti e vittime di usura essendo questioni delle quali, secondo il Ministro Sacconi, se ne devono occupare i Comuni.
Nel "Libro Bianco" del Ministro Sacconi, lo stesso parlava di welfare della società attiva, quando il welfare di quel Ministro si dimostrava incentrato sulle misure più passive possibili, perché l'obiettivo del Governo di centrodestra era di togliere i servizi e monetizzare l'eliminazione di quei servizi, offrendo soldi ai cittadini.
Questo Governo regionale non ha fatto una politica diversa: pensiamo al bonus bebé, alla questione del contributo alle donne che decidono di interrompere la gravidanza e al contributo alla natalità. Noi non siamo in grado - o non ce ne frega niente - di erogare servizi: diamo quattro soldi ai cittadini e i servizi in qualche modo se li cercheranno da un'altra parte.
Ricordo a quest'Aula che il rapporto Caritas-Zancan sulla povertà dice che l'errore è sempre lo stesso: soldi e non servizi. Lo stesso provvedimento della Social Card è stato un provvedimento demenziale. Il costo di gestione della Social Card corrispondeva, più o meno, al fondo nazionale delle politiche sociali.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Bresso; ne ha facoltà.



BRESSO Mercedes

Grazie, Presidente.
Ho firmato anch'io quest'emendamento, come per il precedente, perch corrisponde perfettamente alla logica che ha sempre guidato la mia azione e il mio pensiero nel campo sanitario: definire un percorso che porti, se non ad unificare territorialmente, almeno a creare percorsi di omogeneità territoriale fra distretti e soggetti gestori delle politiche sociali.
Parlo di omogeneità nel senso che possono anche essere due i soggetti gestori e un distretto, ma che ci sia una certa coincidenza territoriale, o che almeno gli uni siano sottomultipli degli altri.
Anche in questo caso, l'approvazione di questo emendamento consentirebbe di fare chiarezza, non solo alla parte sanitaria, ma soprattutto alla tematica dell'organizzazione del sistema delle politiche sociali (dall'abolizione dei consorzi e dalla loro modifica), anche attraverso tutte le politiche relative all'obbligo di esercizio associato da parte dei Comuni, che creano complicazioni, dal punto di vista delle scelte territoriali rilevanti.
Non è mai chiaro se viene consentita un'organizzazione diversa per diverse funzioni, o se l'ambito di esercizio delle funzioni deve sempre essere lo stesso.
Tuttavia, già dire che distretti e soggetti gestori delle politiche sociali devono avere la stessa dimensione, almeno una dimensione omogenea potrebbe già chiarificare uno degli aspetti delicati del rapporto sanità politiche sociali.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Muliere; ne ha facoltà.



MULIERE Rocco

Grazie, Presidente.
In Commissione, l'Assessore aveva detto che la volontà di sovrapporre l'azione dei distretti socio-sanitari con quella degli attuali consorzi era una volontà comune, dell'opposizione e della Giunta, tanto è vero che la Giunta aveva presentato un emendamento che, in sostanza, diceva che bisogna incentivare le unioni di Comuni che si costituiranno per gestire le funzioni socio-assistenziali, in modo tale da far corrispondere l'azione di unione di Comuni per gestire queste funzioni e quelle del distretto.
Il vero problema è che nel disegno di legge presentato dall'Assessore Maccanti si prevede un minimo del numero di abitanti per la formazione dell'unione dei Comuni per gestire le funzioni socio-assistenziali: 15 mila abitanti per i Comuni che appartengono alle ex Comunità montane e collinari, e 20 mila per quanto riguarda i Comuni di pianura.
chiaro che dando questo margine minimo si incentiva la disgregazione e non le unioni dei Comuni. In un momento in cui si dovrebbe aggregare per cercare, da un lato, di rendere più efficiente l'erogazione dei servizi e dall'altro, di ridurre i costi, noi andiamo a ridurre questi minimi proposti dal disegno di legge della Giunta.
evidente che si può far corrispondere l'azione dei Comuni con quella del distretto socio-sanitario, ma un conto è se questa sovrapposizione avviene tra un'unione di Comuni per la gestione dei servizi socio assistenziali e un distretto sanitario, un conto è se mettiamo insieme tre o quattro unioni di Comuni che gestiscono le funzioni socio-assistenziali e un distretto sanitario. La situazione è totalmente diversa.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della Scuola Elementare "G. Allievo" di Torino


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti della Scuola Elementare "G. Allievo" di Torino in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Esame disegno di legge n. 174, inerente a "Disposizioni in materia di organizzazione del servizio sanitario regionale" (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame del disegno di legge n. 174.
Stiamo esaminando l'emendamento n. 45).
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Manica; ne ha facoltà.



MANICA Giuliana

un emendamento importante che attiene ad una delle questioni più significative che si pongono all'interno del dibattito di questo Piano, tra le problematiche sanitarie e le problematiche socio-assistenziali.
La vicenda del socio-assistenziale è una vicenda che si snoda con una particolare complessità all'interno della nostra Regione. Tralasciando in questo momento le questioni inerenti le problematiche relative ai finanziamenti, perché su questo ci saranno emendamenti specifici ed un dibattito in I Commissione (che tra l'altro proseguirà i suoi lavori proprio nella mattinata di domani), al momento in cui discutiamo del bilancio preventivo per l'anno 2012, la questione che oggi si pone riguarda i livelli di governance e, soprattutto, i livelli di dimensionamento territoriale che queste strutture debbono e possono avere.
Qui indichiamo un aspetto preciso e particolare: sentita la Commissione consiliare competente, ma anche il Consiglio delle Autonomie Locali organismo importante ed autorevole da questo punto di vista - si definisca un percorso e i tempi per garantire un'omogeneità territoriale tra distretti e soggetti gestori delle politiche sociali.
Ci pare che gli attuali dimensionamenti e le proposte di superamento degli attuali consorzi siano confusi o inadeguati: da un lato, si lascia il tutto in un margine di grossa indeterminatezza; dall'altro, s'individuano all'interno di leggi che regolano il riordino di tutte le funzioni delle autonomie nella nostra regione, con dimensioni territoriali - a nostro avviso - inadeguate, troppo ristrette,.
Riteniamo che la dimensione distrettuale sia quella più confacente.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Manica.
La parola al Consigliere Laus.



LAUS Mauro

Grazie, Presidente.
Anche quest'emendamento, in sintonia con il precedente, ci stimola a sottolineare la contraddizione di fondo di cui parlavamo in precedenza.
Come dicevo, si cerca di ottimizzare, e quindi di liberare risorse, di fare efficienza nell'erogazione dei servizi sanitari in un'area vasta, in un territorio vasto. Non si capisce perché, poi, non si cerchi di sviluppare le stesse sinergie e creare efficienze in un'area territoriale vasta data dall'unione di Comuni piccoli, (addirittura 15 mila abitanti) nelle aree montane, dov'è difficile risolvere i problemi di collegamento.
Il collega Ronzani faceva notare, nel proprio intervento, un'altra contraddizione: se è vero che si attribuiscono degli incentivi, significa che, fondamentalmente, siete convinti che si possano sviluppare sinergie e creare efficienze in un territorio più vasto e rendere omogeneo il territorio con lo strumento che poi deve gestire i servizi sullo stesso.
Voi, invece, da una parte date incentivi e, dall'altra, cercate di ostacolare la corrispondenza del territorio con lo strumento col quale si andranno a gestire i servizi.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei, collega Laus.
Emendamento rubricato n. 43) presentato dal Consigliere Reschigna, Taricco Manica, Laus, Muliere, Boeti, Ronzani, Bresso, Gariglio, Pentenero Placido, Buquicchio, Cerutti, Stara: Dopo il comma 2 dell'articolo 2 del disegno di legge 174 "Disposizioni in materia di organizzazione del sistema sanitario regionale" è inserito il seguente comma: "2 bis. Dopo l'articolo 19 della L.R. 18/2007, è inserito il seguente articolo: Articolo 19 bis (Esercizio associato di funzioni e servizi socio assistenziali) La funzione socio-assistenziale e la connessa gestione dei servizi sociali è svolta su bacini territoriali pari ad almeno 70.000 abitanti, coincidenti con i distretti sanitari.
Nelle aree a forte dispersione, individuate secondo i criteri di cui all'articolo 8, i bacini territoriali di cui al comma 1 possono essere di dimensioni inferiori, fatto salvo il rispetto della coincidenza con i distretti sanitari.
Al fine di conseguire i bacini territoriali di cui ai commi 1 e 2, i Comuni possono svolgere la funzione socio-assistenziale attraverso: consorzi e unioni tra Comuni, comprese le unioni montane di Comuni e le unioni di Comuni collinari convenzioni di cui all'articolo 3, comma 4 delega all'Azienda Sanitaria Locale (ASL) società, anche comprendenti enti diversi dai Comuni e dalle loro unioni".
La parola al Consigliere Taricco, per l'illustrazione.



TARICCO Giacomino

Grazie, Presidente.
Quest'emendamento, rispetto ai precedenti, pur trattando, nella sostanza, lo stesso tema, entra in maniera più puntuale nel merito delle questioni che i colleghi hanno evidenziato con gli emendamenti precedenti.
Con l'emendamento in oggetto, stabiliamo che la funzione socio assistenziale e la connessa gestione dei servizi sociali è svolta su bacini territoriali pari ad almeno 70 mila abitanti, quindi coincidenti con i distretti sanitari. Inoltre, si prevede la disponibilità ad individuare nelle aree a forte dispersione, bacini territoriali anche inferiori, purch coincidenti con i distretti sanitari.
Riteniamo che questo tipo d'approccio sia importante, da introdurre e mantenere. Infatti, negli anni passati, la concreta esperienza positiva dei consorzi socio-assistenziali ha dimostrato che, per poter gestire in modo adeguato i servizi, la qualità degli stessi, e per renderne compatibile il costo, è necessaria una dimensione (andata nel tempo configurandosi) intorno ai 70-80 mila abitanti.
Pertanto, ribadiamo questo principio.
Nel terzo comma dell'articolo 19 bis, che proponiamo d'introdurre andiamo ad individuare gli strumenti con i quali la funzione socio assistenziale deve essere gestita: i consorzi e le unioni tra Comuni, le convenzioni, la delega all'assistenza sanitaria e società predisposte dai Comuni o dalle loro unioni.
Come ho già espresso, della formulazione non ne facciamo un dogma: quello che ci preme continuare a sottolineare è la necessità di orientare il ragionamento sulla considerazione di questi principi di fondo.
Si può discutere dei 5.000 abitanti in più o in meno, di formulare meglio e diversamente la questione della deroga per le aree a forte dispersione territoriale, si può andare a discutere sulla modalità di articolare meglio il ragionamento: quello che ci preme chiarire bene è che il derogare pesantemente da queste questioni, con la motivazione - che è sempre nobile, ma che a volte rischia di essere pericolosa - che i Comuni sanno bene cosa devono fare, quindi se ne agevola il percorso, rischia di essere un'enunciazione indiscutibile come principio, ma che nella pratica può avere conseguenze anche pesanti per l'articolazione di un servizio soprattutto in stagioni come questa, molto delicate e necessitanti di adeguate dimensioni e strutturazioni per essere gestite al meglio.
Grazie.



NOVERO GIANFRANCO



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Taricco.
La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Voglio tornare su un punto: in questa discussione, chi sta proponendo un processo di riforma siamo noi, non voi! La questione mi sembra chiarissima: noi chiediamo che vengano destinate risorse adeguate alle politiche sociali, e questo è un problema che rimane aperto, per le ragioni che prima ha ricordato anche l'Assessore nella sua replica, assolutamente insoddisfacente.
Ricordo che cambieranno i servizi essenziali: mentre alcuni interventi riguardanti la riorganizzazione della sanità non incidono sulla carne viva qui parliamo di tagli che incidono sulla carne viva (non ti do i soldi per pagare la bolletta del telefono, a te che hai problemi enormi, per esempio).
Questo è il primo problema.
Il secondo problema è che noi non ci limitiamo a dirvi: "Diamo più soldi ai consorzi", ma vi diciamo (noi, e dovreste dirlo voi): "Riorganizziamo lo strumento con il quale realizzare ed erogare questi servizi".
Noi vi proponiamo questa riorganizzazione, che individua una soglia (quella che ha ricordato il collega Taricco): facciamo coincidere i distretti con i consorzi. Perché? Perché possiamo realizzare politiche più efficaci! Perché? Perché possiamo velocizzare, fare economie di scala tutte questioni che non devo ripetere io a voi, naturalmente! Voi cosa rispondete? Non dite: "Noi difendiamo il sistema così com'è" perché non potete dirlo, perché vi rendete conto che è problematico difendere 56 consorzi. Pertanto, convenite con noi sull'obiettivo finale e ci dite: "Noi siamo d'accordo nel favorire processi d'aggregazione", ma mentre noi diciamo: "Stabiliamoli adesso, immaginiamo una soglia", voi rispondete: "Troviamo nell'incentivo lo strumento con il quale favorire quest'aggregazione".
Campa cavallo! Questo è l'oggetto della discussione tra di noi e sono stupito del fatto che voi non siate disponibili ad entrare nel merito di questa questione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Muliere.



MULIERE Rocco

Grazie, Presidente.
Questo è un emendamento fondamentale, perché descrive la nostra proposta, la coincidenza tra distretti socio-sanitari e consorzi socio assistenziali, 70 mila abitanti il bacino, la possibilità di formare unioni di Comuni montani, di Comuni collinari, gestire attraverso la convenzione la delega.
chiaro che, per quanto ci riguarda, politicamente noi lavoreremo e ci auguriamo che i Comuni scelgano di gestire le funzioni socio-assistenziali attraverso le Unioni dei Comuni, perché pensiamo che questo sia lo strumento migliore e più adeguato per gestire in particolare modo le funzioni socio-assistenziali.
Penso, invece, che la Giunta regionale e la maggioranza abbiano in testa un disegno ben preciso, perché nel momento in cui propone di formare unioni di Comuni che hanno un minimo di 15 mila o 20 mila abitanti per gestire le funzioni socio-assistenziali, l'obiettivo politico è quello di dare alle ASL la delega della gestione delle funzioni socio-assistenziali.
Questo è il vero disegno politico! Perché, nel momento in cui si formeranno le unioni dei Comuni che hanno quel numero di abitanti, dopo un anno non saranno in grado di gestire quelle funzioni e inevitabilmente delegheranno queste alle ASL. Con problemi molto, molto seri dal punto di vista operativo e dal punto di vista del bilancio. Questa è la realtà! Questo è il vostro disegno politico, non è il nostro! Non è il nostro! E non credo che sia quello delle Amministrazioni comunali.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bresso.



BRESSO Mercedes

Grazie, Presidente.



(Commenti in aula)



BRESSO Mercedes

Sì, in effetti, potremmo anche chiedere la presenza dell'Assessore.
vero che la Giunta è presente, ma non proprio con persone attinenti alla materia, direi. Non c'è neanche il Presidente o il rappresentante del Presidente, l'Assessore ai rapporti con il Consiglio regionale. Di norma dovrebbe essere presente...
Sì, là, lontano c'è il Vicepresidente. Noi comunque siamo flessibili e adattabili.
Ho condiviso e firmato questo emendamento perché, come ho già avuto modo di dire poco fa nell'illustrazione dell'emendamento precedente ritengo che uno dei elementi essenziali per razionalizzare e migliorare il funzionamento della sanità sia quello di far coincidere il momento della gestione socio-assistenziale con quello della sanità a livello territoriale, cioè con i distretti sanitari. E questa dimensione proposta nell'emendamento è quella che era proposta già come dimensione di riferimento dei distretti nel Piano Socio Sanitario precedente, quindi ovviamente la condivido, ma non è un vincolo assoluto; potrebbe naturalmente essere ampiamente discussa e siamo aperti ad altre proposte.
Contemporaneamente, è evidente che ci sono aree nelle quali il raggiungimento dei 70 mila rischia di creare un'estensione territoriale non adatta in particolare alla gestione del socio-assistenziale, che richiede una dimensione non tanto di popolazione, quanto di territorio non molto grande, altrimenti l'accesso ai servizi, soprattutto per persone in situazione di disagio, diventa difficile, quindi penso che sia giusta anche la parte relativa alla deroga su dimensioni inferiori, purché sia mantenuto il dimensionamento con i distretti sanitari.
Quindi, l'indicazione riguarda quattro modalità: consorzi, unioni dei Comuni (in particolare, in questo tipo di territori saranno presumibilmente, Comunità montane o unioni collinari), le convenzioni l'eventuale delega - come gestione - all'Azienda Sanitaria Locale o anche alle società che possono essere di tipo pubblico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gariglio.



GARIGLIO Davide

Grazie, Presidente.
Tra l'altro, colgo l'occasione della preziosa presenza in aula dell'Assessore Maccanti, perché quest'emendamento, che noi...



(Commenti in aula)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



GARIGLIO Davide

Prezioso, perché consente di potere far arrivare a destinazione le nostre posizioni. Guardate, noi abbiamo presentato quest'emendamento perch è un emendamento che tocca sicuramente la normativa sanitaria e socio assistenziale, ma è un emendamento che attiene anche al lavoro svolto dall'Assessore Maccanti sul riordino della funzione degli Enti locali.
Non da oggi diciamo che con l'Assessore Maccanti, con perizia e simpatia, si è avviata un'opera di sistematica demolizione di tutte le forme aggregative tra Comuni presenti in Piemonte, nella logica di spingere l'efficacia e l'efficienza nell'esercizio delle funzioni amministrative degli Enti locali, nella logica di fare risparmi e consentire di amministrare meglio, che ha portato il legislatore nazionale a spingere per l'esercizio aggregato di funzioni. Ebbene, in questa logica la Giunta regionale, in controtendenza, sta procedendo invece a dare assicurazione agli Enti locali, affinché demoliscano tutte le forme associative già presenti.
A questo non solo concorre la maniera maldestra con cui il legislatore nazionale ha scritto i famigerati articoli 14 e 16, ma anche gli affidamenti che la Giunta regionale dà, specie in materia di consorzi socio assistenziali, dicendo: noi siamo fiduciosi che i Comuni trovino la soluzione migliore e quindi sono i nostri Sindaci, di cui abbiamo fiducia a poter trovare la soluzione.
Noi di questa frase condividiamo solo un pezzo: la fiducia nei nostri sindaci. Mentre siamo consapevoli che la sua deregulation del settore produrrà uno "spezzatino" nel già frammentato quadro degli enti che svolgono i compiti e le funzioni socio-assistenziali in questa Regione. In ultima analisi, ciò comporterà (ed è per questo che ci preoccupiamo) un decadimento significativo del servizio erogato all'utenza.
Ecco perché noi crediamo che, in linea di principio, vada mantenuto il limite di 70 mila abitanti come livello ottimale cui affidare la competenza per la gestione dei servizi sociali.
Continuerò su questo punto parlando dei prossimi emendamenti.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Gariglio.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Me l'ha riferito il collega Novero. L'abbiamo fatto chiamare, nel frattempo è arrivata l'Assessore Maccanti.
L'Assessore Monferino ha chiesto qualche minuto di cortesia, perché è in corso una riunione.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Lo mandiamo a chiamare di nuovo.
La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Grazie, Presidente.
La questione posta dal collega Reschigna è importante.



PRESIDENTE

Consigliere Reschigna, il collega Novero, mentre presiedeva, mi ha informato di questa richiesta. Me ne sono occupato subito. Ho contattato l'Assessore, il quale è riunito per qualche minuto con il Presidente Cota.
Mi hanno detto che avrebbero mandato l'Assessore Maccanti e mi era stato riferito che era sufficiente per questi minuti.
Credo che nel giro di qualche minuti l'Assessore Monferino rientri in Aula.
Per lei va bene? No.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 16.07 riprende alle ore 16.26)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Prego, collega Manica, può illustrare l'emendamento rubricato n. 43).



MANICA Giuliana

Come hanno già avuto modo di dire i colleghi precedentemente l'emendamento che introduce l'articolo 19 bis, inerente all'esercizio associato di funzioni e servizi socio-assistenziali, è di grande rilevanza.
Anzi, fa parte di quelle due o tre questioni significative che abbiamo posto come gli elementi a nostro avviso più importanti all'interno della discussione sul Piano Socio Sanitario, assieme alla questione delle Federazioni, alla questione del 118 e a quant'altro.
La funzione socio-assistenziale e la connessa gestione dei servizi dovrebbe essere svolta su bacini territoriali di almeno 70.000 abitanti che coincidono con i distretti sanitari. Questa, a nostro avviso, è la questione fondamentale: è la dimensione ottimale, quella che crea le più importanti sinergie tra il momento sanitario e quello socio assistenziale.
Nelle aree a forte dispersione - di cui abbiamo già parlato in occasione degli emendamenti precedenti - queste dimensioni possono ovviamente essere inferiori, fatto salvo il rispetto della coincidenza con i distretti. Questo non è del tutto coerente - anzi, per nulla - con le ipotesi e con la proposta che l'Assessore Maccanti ha avanzato in questa direzione.
Al fine di conseguire bacini territoriali significativi in quella seconda fattispecie, i Comuni possono svolgere la funzione socio assistenziale attraverso consorzi e unioni tra Comuni, comprese le unioni montane di Comuni e le unioni di Comuni collinari; con convenzioni con la delega all'Azienda Sanitaria; società anche comprendenti enti diversi dai Comuni e dalle loro unioni.
Ci pare che questa possa essere una dimensione territoriale di governance che risponda alle esigenze di gestione del socio assistenziale in Piemonte.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

L'emendamento è stato sufficientemente illustrato dai colleghi, per cui vorrei evitare di ripetere concetti che sono già stati affrontati e porre all'Assessore Monferino alcune domande.
Assessore, ritiene importante che vi sia una coincidenza territoriale tra distretti sanitari e gestione delle politiche sociali? Se sì, ritiene che sia importante che si confrontino due soggetti, oppure che il confronto avvenga fra un soggetto, quello che si occupa della gestione dei servizi sanitari in ambito territoriale, e una pluralità di soggetti, sapendo che questa pluralità di soggetti, proprio perché divisi, ritengono di dare interpretazioni originali ciascuno per proprio conto rispetto all'organizzazione dei servizi sociali sul territorio? Perché se così non fosse, non ci sarebbe ragione per cui avremmo di fronte una dispersione e una proliferazione di soggetti sul piano dell'organizzazione territoriale.
Questo è il tema che pone l'emendamento. È un tema che dal nostro punto di vista - lo hanno detto altri colleghi - poniamo con un atteggiamento di forte riforma del sistema.
Il nostro non è un atteggiamento che tenta di impedire che qualche cosa avvenga. Il nostro obiettivo è che cambi l'attuale situazione in termini di semplificazione del numero dei soggetti, di maggiore efficienza del sistema, di maggiore efficacia e di possibilità che vi siano sulla dimensione territoriale due realtà che abbiano la capacità di interloquire.
Vorrei ricordare - chiedo scusa, recupererò il tempo con gli interventi successivi - ciò che mi è capitato sostanzialmente quest'estate, quando ho partecipato ad un dibattito organizzato da un circolo del Partito Democratico del Vergante; provengo da un territorio dove i tre distretti sanitari coincidono con i tre consorzi dei servizi sociali, ma lì mi è stata rappresentata, in termini molto plastici, che cosa sta succedendo: parliamo di un istituto omnicomprensivo scolastico, a cui convergono studenti da diversi Comuni.
Poiché si tratta di un consorzio di 8.000 abitanti, quei diversi Comuni hanno modalità di applicazione delle politiche sociali differenti. Dunque un Comune dove quel consorzio di servizi sociali si è posto il problema di garantire assistenza scolastica ai bambini che avvertono la necessità di sostegno scolastico lo garantisce, mentre nella stessa classe, ad un altro bambino proveniente da un'altra realtà di un altro consorzio di servizi sociali dove quel tema non era preso in considerazione, tali servizi non erano garantiti.
Allora, individuare grandi ambiti territoriale significa anche rendere omogenee le prestazioni; significa, sostanzialmente, garantire parità di accesso ai servizi e la tutela delle popolazioni. Questo è l'obiettivo che ci stiamo ponendo.
Poco importa se parallelamente è in corso una discussione su un disegno di legge che abbassa a 15.000 o a 20.000 abitanti la soglia. Ma abbiamo il coraggio di riformare questa Regione o riteniamo, sostanzialmente, che la nostra logica sia quella di correre dietro al "particolare", senza pensare che in questo momento la sfida sia quella di immaginare un cambiamento profondo anche nell'organizzazione dei poteri locali della nostra Regione?



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Boeti; ne ha facoltà.



BOETI Antonino

Grazie, Presidente.
Si tratta, effettivamente, di un argomento di grande importanza, e noi abbiamo organizzato, come Partito Democratico, una serie di incontri nelle varie Province (stasera, ad esempio, saremo ad Alessandria, giovedì ad Asti). Ovunque incontriamo l'attenzione da parte dei cittadini, ma soprattutto da parte degli operatori degli enti gestori, su questo tema.
Quando ho rivestito l'incarico di Sindaco nel Comune di Rivoli, ricordo che arrivò contemporaneamente ai nostri servizi una famiglia da Napoli: era una famiglia formata da cinque bambini, una donna che aveva voglia di lavorare e un padre che era un deficiente completo, che non aveva voglia di far niente. Vivevano al Sud e qualcuno ha detto loro: "Venite a Rivoli perché qui il Comune vi assisterà", e noi ci siamo improvvisamente trovati a gestire improvvisamente cinque bambini, da sistemare momentaneamente in comunità.
Un bambino costa circa 6.000 euro al mese in una comunità, per cui abbiamo speso circa 30.000 euro al mese per un certo numero di mesi, fin quando non abbiamo offerto a questa famiglia - per quanto il padre non se lo meritasse, ma la moglie e i figli non avevano colpa, anche se la moglie aveva la colpa di aver sposato un cretino, ma bisognava risolvere questo problema! - un'abitazione.
Se una situazione di questo tipo capitasse a un ente gestore o ad un consorzio di Comuni di 10.000 o 15.000 abitanti, non sarebbero assolutamente in grado di coprire i costi relativi ad un'emergenza di questo tipo.
per questo motivo che pensiamo che la dimensione ottimale debba coincidere con il distretto e non può essere inferiore a 70.000 abitanti.
Perché consorzi di questo tipo consentono di fronteggiare emergenze importanti.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Pentenero.



PENTENERO Giovanna

Grazie, Presidente.
Con quest'emendamento intendiamo rafforzare l'idea, già evidenziata in precedenza, che ci dev'essere un'omogeneità di rappresentanza sui territori. Questo elemento è stato ben rappresentato, prima, dal Consigliere Reschigna, che ha evidenziato come spesso vi siano delle incongruenze sui territori nella gestione dei servizi, a partire dal sistema scolastico, per arrivare ai servizi socio-assistenziali e al sistema sanitario: noi abbiamo territori che non hanno omogeneità di rappresentanza su tre livelli di servizi diversi e pertanto esiste una sorta di situazione schizofrenica con la quale gli utenti hanno anche fare.
Noi avremmo l'esigenza, quindi, di avere un'omogeneità su bacini di utenza ottimali, che tengano in considerazione le articolazioni distrettuali e che possano rispondere nel modo più uniforme e più omogeneo possibile alle esigenze dei cittadini e dei territori di riferimento.
Noi crediamo che in questi anni l'attività svolta dai Consorzi sia un'attività di progettazione importante, che ha dato buoni risultati e che ha visto i Comuni essere protagonisti, così come - peraltro - è attribuito loro dalla legge. È una competenza che dev'essere oggi nuovamente riconosciuta, certamente con un'ottimizzazione dei territori di appartenenza, delle attribuzioni ad ogni singolo comparto di settore appartenente a quel determinato territorio, con ambiti di popolazione afferenti che siano anche, da un punto di vista della gestione economica ottimali.
Allora, crediamo sia davvero un elemento fondamentale - che tutti i territori stanno oggi attendendo - quello di rispondere alla necessità di trovare la soluzione affinché i Consorzi socio-assistenziali possano proseguire la propria attività.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Placido, che interviene in qualità di Consigliere.



PLACIDO Roberto

Grazie, Presidente.
Non utilizzo i due minuti per ripetere le cose che hanno detto - e anche meglio di me - i colleghi del Gruppo del Partito Democratico. La difficoltà che ho (e che abbiamo) a capire si presenta quando si va contro il buon senso e contro la logica, perché buon senso e logica ci porterebbero a fare altri ragionamenti; e si ritiene naturale e si presume che la stessa logica e lo stesso buon senso dovrebbero portare l'Assessore Monferino, la Giunta e la maggioranza a fare gli stessi ragionamenti. Se non prevalgono neanche la logica e il buon senso, infatti, diventa oggettivamente complicato discutere.
vero che domani - almeno per il calendario - è il primo giorno di primavera, anche se si può già parlare di equinozio da oggi; a dimostrazione che il tempo passa e noi ci avviciniamo a quella che ritengo una data importante, almeno in questa fase, cioè la fine di marzo; poi c'è il primo di aprile e si tratta di capire se arriverà il classico pesce d'aprile...
Le Idi di marzo, invece, le lasciamo: "Tu quoque, Brute?". L'abbiamo appena visto al cinema ed è stato anche premiato al Festival di Berlino: un gran film dei fratelli Taviani, che invito a vedere. Ma quella è un'altra storia.
Noi ci avviciniamo, dunque, alla fine di marzo e io chiederò conto in ogni intervento di quanto dichiarato dal Presidente della Regione, che non può certo pensare di passarla liscia rilasciando dichiarazioni da una parte e dall'altra. Noi aspettiamo la coerenza e il mantenimento della parola oppure...



(Brusìo in aula)



PLACIDO Roberto

No, io sono disciplinato: il Presidente mi ha segnalato la fine del tempo a disposizione e quindi mi fermo. Tanto non mancherò, perché abbiamo tutto il tempo davanti. Ci sono tutto marzo e c'è aprile; non ci mancherà il tempo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Buquicchio.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Diciamo che quando si parla di omogeneità mi si invita a nozze; anche se per uno che non vede l'istituto del matrimonio in modo ottimale, come il sottoscritto, non si tratta di un vero invito; diciamo allora piuttosto che si tratta di un invito a festa.
La domanda che faccio in modo serio all'Assessore è questa. Eravate partiti con un disegno di riordino che invocava anche il principio, che condividevo, dell'omogeneità territoriale; tant'è vero che non mi stanco di ripetere che ritenevo ottimale quell'assetto - mi riferisco alla sanità che prevedeva, con una grand'omogeneità, sei aziende da una parte e sei dall'altra.
stato poi detto e rimarcato, stamattina, che legittimamente qualcuno dall'opposizione non gradiva quell'impostazione. Oggi, che proprio dall'opposizione emerge a gran voce un desiderio d'omogeneità e quindi di corrispondenza nell'ambito dei consorzi - cambiando quindi capitolo e argomento ma non la sostanza e la logica, che dovrebbero essere sempre le stesse; oggi che c'è questa consapevolezza da questa parte, che si ritiene responsabile - non certo il sottoscritto né il partito che rappresento - di essere un vincolo alla realizzazione di quel disegno omogeneo, nell'ambito consortile si viene invece a determinare - nonostante, ripeto, sia richiesto il contrario da questa parte - un assetto veramente illogico scusate il termine.
La corrispondenza del distretto, con un tetto massimo di 70.000 abitanti, mi sembra la cosa minimale da doversi raggiungere per un obiettivo di omogeneità.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Buquicchio.
Emendamento rubricato n. 16) presentato dal Consigliere Buquicchio, Boeti Reschigna: 1. Dopo il comma 1 dell'articolo 22 della l.r. 18/2007 è inserito il seguente: "1 bis. Qualora si verifichi la coincidenza territoriale tra distretto ed ente gestore dei servizi socio assistenziali, il comitato dei sindaci di distretto di cui all'articolo 8 e l'assemblea dei sindaci dell'ente gestore operano in modo congiunto e contestuale, assumendo la denominazione di comitato territoriale socio sanitario dei sindaci. Quest'ultimo dovrà essere composto al massimo da otto membri.
2. L'articolo 23 della l.r. 18/2007 è sostituito dal seguente: "Art. 23. (Forme di coordinamento sovrazonale e di integrazione funzionale dei servizi) Ai fini di conseguire il miglior livello di efficacia sanitaria ed efficienza organizzativa, la Giunta regionale individua i servizi amministrativi, logistici, tecnico-economali, informativi, tecnologici e di supporto le cui funzioni vengono programmate ed espletate a livello di area di coordinamento sovrazonale.
L'esercizio, a livello sovrazonale ovvero in forma aggregata, delle funzioni di cui al comma 1 si realizza secondo i criteri e le modalità stabilite dalla Giunta regionale.
La Giunta regionale individua altresì, sulla base di analisi epidemiologiche che evidenzino situazioni a forte valenza territoriale, le funzioni sanitarie da espletarsi a livello di area.
Per l'esercizio della funzione di programmazione socio sanitaria regionale la Giunta regionale può individuare ambiti territoriali sovrazonali allo scopo di garantire in modo integrato l'assistenza ospedaliera, territoriale e la prevenzione. La Giunta regionale può altresì individuare altre modalità per l'esercizio della funzione di programmazione socio sanitaria regionale." La parola al primo firmatario, Consigliere Buquicchio.



BUQUICCHIO Andrea

Presidente, parliamo dell'emendamento n. 13) o del n. 14)?



PRESIDENTE

Siamo all'emendamento n. 16).



BUQUICCHIO Andrea

Il n. 16)? Sul mio elenco ho il n. 14)...



PRESIDENTE

No, il n. 14) verrà dopo, perché gli emendamenti vengono messi nell'ordine di come impattano sulla modifica dell'articolo. Avremo quindi nell'ordine, gli emendamenti n. 16), n. 15) e n. 14).



BUQUICCHIO Andrea

Ah, sì: nel foglio che mi hanno consegnato sono invertiti.
Noi chiediamo che l'articolo 2 del presente provvedimento, quindi, si possa ugualmente modificare nel modo seguente.
Dopo il comma 1 dell'articolo 22 della l.r. 18/2007 è inserito il seguente 1 bis: "Qualora si verifichi la coincidenza territoriale tra distretto ed ente gestore dei servizi socio assistenziali, il comitato dei sindaci di distretto di cui all'articolo 8 e l'assemblea dei sindaci dell'ente gestore operano in modo congiunto e contestuale, assumendo la denominazione di comitato territoriale socio sanitario dei sindaci. Quest'ultimo dovrà essere composto al massimo da otto membri".
L'articolo 23 della l.r. 18/2007 è sostituito dal seguente articolo 23 ("Forme di coordinamento sovrazonale e di integrazione funzionale dei servizi"): "1. Ai fini di conseguire il miglior livello di efficacia sanitaria ed efficienza organizzativa, la Giunta regionale individua i servizi amministrativi, logistici, tecnico-economali, informativi tecnologici e di supporto le cui funzioni vengono programmate ed espletate a livello di area di coordinamento sovrazonale. 2. L'esercizio, a livello sovrazonale ovvero in forma aggregata, delle funzioni di cui al comma 1 si realizza secondo i criteri e le modalità stabilite dalla Giunta regionale.
3. La Giunta regionale individua altresì, sulla base di analisi epidemiologiche che evidenzino situazioni a forte valenza territoriale, le funzioni sanitarie da espletarsi a livello di area. 4. Per l'esercizio della funzione di programmazione socio sanitaria regionale, la Giunta regionale può individuare ambiti territoriali sovrazonali allo scopo di garantire in modo integrato l'assistenza ospedaliera, territoriale e la prevenzione. La Giunta regionale può altresì individuare altre modalità per l'esercizio della funzione di programmazione socio sanitaria regionale".



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Boeti; ne ha facoltà.



BOETI Antonino

Grazie, Presidente.
Ho firmato quest'emendamento, perché pensiamo che il Consigliere Buquicchio vada sostenuto dal PD in questo suo impegno emendativo, non ostruzionistico ma sempre di merito, perché nella mente del Consigliere Buquicchio non c'è la voglia di ostruzionismo. Essendo noi numericamente maggiori, è giusto che sosteniamo questo impegno del Consigliere Buquicchio.
Credo che con quest'emendamento lui abbia intenzione - poi non so quale sarà l'orientamento della Giunta - di sottolineare il ruolo che i Sindaci devono svolgere all'interno dei loro territori. Un ruolo che il progetto iniziale del Governo regionale intendeva, non dico sopprimere perché non sarebbe vero, ma in qualche modo limitare, e che invece il nuovo piano tende a valorizzare.
I Sindaci non sono solo i responsabili delle funzioni socio assistenziali, ma sono anche i responsabili delle funzioni sanitarie all'interno dei loro territori.
Il Consigliere Buquicchio presenta un modello che può essere o meno condiviso, ma credo che l'obiettivo essenziale sia quello soprattutto di dire che i Sindaci devono svolgere un ruolo.
La seconda parte dell'emendamento mi pare vada abbastanza incontro a quelli che sono gli orientamenti del Governo regionale. Ancora una volta sottolineo l'importanza del lavoro che i piani di zona hanno svolto a livello dei vari territori, perché hanno l'obiettivo di identificare i bisogni di salute dei cittadini per poter apportare i provvedimenti necessari.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Grazie, Presidente.
In questo articolo del disegno di legge sono concentrati gran parte dei temi oggetto della nostra discussione, perché va ad intervenire sostanzialmente sulle modifiche alla legge n. 18, quindi il tema delle politiche sociali, il tema delle politiche di area vasta, il tema della partecipazione da parte dei sindaci all'interno delle scelte che riguardano la gestione dei servizi territoriali e non solamente.
Mi auguro che vi sia uno spazio non formale di confronto tra i Gruppi di opposizione e la Giunta regionale sulle questioni fondamentali che gli emendamenti a questo articolo del disegno di legge pongono. Perché poi rimane solamente la questione dell'Azienda unica 118, che è un'altra delle questioni - l'abbiamo già detto ripetutamente - che non ci convincono tra le proposte presentate dalla Giunta regionale.
Almeno sul complesso delle questioni che quest'articolo e la manovra emendativa a questo articolo pongono, crediamo e ci auguriamo che ci sia un approccio un po' meno formale e un po' meno rituale di quello che abbiamo visto sulle questioni legate alla discussione generale e all'articolo 1.
vero che nell'intervento che ha fatto questa mattina l'Assessore Monferino non ha fatto che ribadire delle posizioni a noi note, perch ripetutamente espresse dallo stesso Assessore durante il lavoro e il dibattito all'interno della Commissione consiliare competente.
Voglio ritornare brevemente all'esemplificazione che ho fatto nel precedente intervento su quanto già oggi sta avvenendo, perché dovrebbe essere impegno comune riuscire a creare le condizioni di superamento.
bene che noi su alcune questioni troviamo il modo di ritornarci.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Reschigna.
Emendamento rubricato n. 15) presentato dai Consiglieri Buquicchio Reschigna, Boeti e Ponso: All'articolo 2 del disegno di legge 174 (Modifiche alla l.r. 18/2007) è modificato come segue: "Art. 2. (Modifiche alla legge regionale 18/2007) Dopo il comma 1 dell'articolo 22 della l.r. 18/2007 è inserito il seguente: "1 bis. Qualora si verifichi la coincidenza territoriale tra distretto ed ente gestore dei servizi socio assistenziali, il comitato dei sindaci di distretto di cui all'articolo 8 e l'assemblea dei sindaci dell'ente gestore operano in modo congiunto e contestuale, assumendo la denominazione di comitato territoriale socio sanitario dei sindaci. Quest'ultimo dovrà essere composto al massimo da cinque membri.
L'articolo 23 della l.r. 18/2007 è sostituito dal seguente: "Art. 23. (Forme di coordinamento sovrazonale e di integrazione funzionale dei servizi) 1. Ai fini di conseguire il miglior livello di efficacia sanitaria ed efficienza organizzativa, la Giunta regionale individua i servizi amministrativi, logistici, tecnico-economali, informativi, tecnologici e di supporto le cui funzioni vengono programmate ed espletate a livello di area di coordinamento sovrazonale.
2. L'esercizio, a livello sovrazonale ovvero in forma aggregata, delle funzioni di cui al comma 1 si realizza secondo i criteri e le modalità stabilite dalla Giunta regionale.
3. La Giunta regionale individua altresì, sulla base di analisi epidemiologiche che evidenzino situazioni a forte valenza territoriale, le funzioni sanitarie da espletarsi a livello di area.
4. Per l'esercizio della funzione di programmazione socio sanitaria regionale, la Giunta regionale può individuare ambiti territoriali sovrazonali allo scopo di garantire in modo integrato l'assistenza ospedaliera, territoriale e la prevenzione. La Giunta regionale può altresì individuare altre modalità per l'esercizio della funzione di programmazione socio sanitaria regionale.".
La parola al Consigliere Buquicchio per l'illustrazione.



BUQUICCHIO Andrea

Continuiamo sullo stesso argomento e purtroppo qui si è impostata l'interlocuzione in modo tale che poi la Giunta, alla fine, spiega quella che è la sua filosofia e le motivazioni della formulazione.
Capisco che sarebbe irrituale - e non mi permetto di chiederlo - per probabilmente bisognerebbe pensare ad un metodo diverso, perché anche in Aula sarebbe opportuno conoscere prima le volontà e, soprattutto, le motivazioni relative ad un determinato articolo di legge, sulle quali poi ascoltate e sentite le motivazioni della Giunta, chi ritiene formula le proprie osservazioni.
Invece alla fine, senza avere neanche la possibilità di intervenire rimane una questione piuttosto sterile.
Effettivamente la domanda è sempre quella. I colleghi che mi stanno aiutando, così come ho sottoscritto i loro emendamenti anche su questo argomento, hanno espresso nel merito delle perplessità, ma continuo a fare la stessa domanda. Come mai? Da cosa nasce, visto che non mi sembra che nasca da un'esigenza? stato detto che abbiamo fatto le consultazioni, il territorio si è espresso sul piano in un certo modo, abbiamo ritenuto di recepire queste istanze, abbiamo recepito le istanze del maggior partito di opposizione su determinate questioni. Benissimo! Ma relativamente a questa vicenda, quali sono le motivazioni che spingono a seguire questa linea? Sinceramente non l'ho capito, perché né il territorio né il maggior partito di opposizione chiede questo indirizzo, ma chiede tutt'altro.



PRESIDENTE

Grazie, collega.
Emendamento rubricato n. 14) presentato dai Consiglieri Buquicchio Reschigna, Boeti e Ponso: L'articolo 2 del disegno di legge 174 (Modifiche alla l.r. 18/2007) è modificato come segue: Art. 2. (Modifiche alla legge regionale 18/2007) 1. Dopo il comma 1 dell'articolo 22 della l.r. 18/2007 è inserito il seguente: "1 bis. Qualora si verifichi la coincidenza territoriale tra distretto ed ente gestore dei servizi socio assistenziali, il comitato dei sindaci di distretto di cui all'articolo 8 e l'assemblea dei sindaci dell'ente gestore operano in modo congiunto e contestuale, assumendo la denominazione di comitato territoriale socio sanitario dei sindaci. Tale concomitanza non dovrà contemplare alcun onere aggiuntivo per la collettività".
L'articolo 23 della l.r. 18/2007 è sostituito dal seguente: "Art. 23. (Forme di coordinamento sovrazonale e di integrazione funzionale dei servizi) 1. Ai fini di conseguire il miglior livello di efficacia sanitaria ed efficienza organizzativa, la Giunta regionale individua i servizi amministrativi, logistici, tecnico-economali, informativi, tecnologici e di supporto le cui funzioni vengono programmate ed espletate a livello di area di coordinamento sovrazonale.
2. L'esercizio, a livello sovrazonale ovvero in forma aggregata, delle funzioni di cui al comma 1 si realizza secondo i criteri e le modalità stabilite dalla Giunta regionale.
3. La Giunta regionale individua altresì, sulla base di analisi epidemiologiche che evidenzino situazioni a forte valenza territoriale, le funzioni sanitarie da espletarsi a livello di area.
4. Per l'esercizio della funzione di programmazione socio sanitaria regionale, la Giunta regionale può individuare ambiti territoriali sovrazonali allo scopo di garantire in modo integrato l'assistenza ospedaliera, territoriale e la prevenzione. La Giunta regionale può altresì individuare altre modalità per l'esercizio della funzione di programmazione socio sanitaria regionale.".
La parola al Consigliere Buquicchio per l'illustrazione.



BUQUICCHIO Andrea

Viene meno, con questo tipo d'impostazione da parte dei proponenti del provvedimento, quell'elemento che era stato prospettato come utile al riordino.
Come si fa a parlare di riordino? Nel momento in cui non si fa un riferimento di omogeneità territoriale, si crea una maggiore confusione per quello che è il livello interlocutorio e il livello o la capacità di potersi esprimere da parte degli Enti e dei Comuni che corrispondono all'esercizio e all'erogazione di determinati servizi sul territorio.
Le perplessità espresse dai colleghi sono serie. Solo chi ha vissuto come i Sindaci, sul territorio, si rende conto della grave difficoltà di un assetto, così come quello che si ritiene di dover proporre e prospettare.
Sarebbe stato molto più semplice ed omogeneo - e sicuramente si sarebbero creati i presupposti per il raggiungimento degli obiettivi che tutti, a parole, diciamo di volere raggiungere, la Giunta in primis seguire il criterio della omogeneità, cioè la corrispondenza del distretto anche con un tetto da stabilirsi, che poteva essere, ad esempio, i 70 mila abitanti in termini di cosiddetta area vasta. Poteva rappresentare sicuramente una soluzione più corrispondente all'esigenza di parametri utili per il raggiungimento dell'erogazione dei migliori servizi.
In questo momento invece, da una parte si ha una riduzione enorme del finanziamento; dall'altra, si viene a creare una confusione, di fatto sostanziale.
Diventa quindi legittimo pensare che una finalità occulta sia quella paventata da alcuni colleghi.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega.
Emendamento rubricato n. 41) presentato dai Consiglieri Lepri, Reschigna Manica, Muliere, Boeti, Laus, Taricco, Gariglio, Pentenero, Buquicchio Bresso, Cerutti: All'articolo 2 (Modifiche alla legge regionale 18/2007) del disegno di legge n. 174, dopo il comma 1 è inserito il seguente: "1 bis. Il comma 2 dell'articolo 22 della l.r. 18/2007 è sostituito dal seguente: "2. La Regione promuove ed incentiva, anche finanziariamente, il raggiungimento di tale coincidenza, destinando almeno la metà delle risorse trasferite agli enti gestori esclusivamente a quelli che hanno raggiunto l'obiettivo di cui al comma 1. La restante parte delle risorse è ripartita tra tutti gli enti gestori secondo criteri stabiliti dalla Giunta regionale.".
Ha chiesto la parola il Consigliere Lepri per l'illustrazione; ne ha facoltà.



LEPRI Stefano

L'emendamento è molto semplice e, al contempo, un po' provocatorio. Si rifà a quanto detto dagli Assessori Maccanti e Monferino: "Noi riteniamo che sia possibile avere anche un dimensionamento diverso tra distretto e consorzio, perché metteremo degli incentivi affinché vi sia, alla fine, una coincidenza proprio in forza degli incentivi che saranno indicati".
Noi proviamo a fare una proposta coerente con questa vostra visione: visto che puntate molto su questa spinta incentivante, la si utilizzi davvero, perché il nostro timore è che le politiche di incentivazione che si sono fatte in questi anni in Piemonte, ad esempio per la gestione associata, abbiano rivelato un'efficacia prossima a zero.
Noi riteniamo che anche gli incentivi che metterete in campo, nel caso vada avanti il vostro orientamento, non siano convincenti.
L'incentivo previsto, quindi, è un incentivo molto robusto, vorrei dire assolutamente robusto: il 50% del fondo regionale trasferito agli Enti gestori dovrebbe andare esclusivamente a quegli Enti gestori che hanno raggiunto l'obiettivo di cui al comma 1 (quindi quello della perfetta coincidenza distretto e consorzio) ed una soglia di almeno 70 mila abitanti, tranne eccezioni; l'altro 50% dovrebbe essere distribuito, con i criteri che verranno indicati, tra tutti gli Enti gestori, quindi anche tra quelli che hanno già goduto del 50%.
una proposta concreta che magari va anche al di là di qualche piccola tentazione populistica o provocatoria, ma è molto realistica: se l'incentivo viene dato, almeno si dia potente, in modo che la coincidenza avvenga effettivamente sulla base di una convenienza economica.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Ai ragionamenti di oggi pomeriggio sul nostro convincimento relativo all'opportunità della coincidenza territoriale tra distretto sanitario e politiche sociali, qualche rappresentante della Giunta - su cui, a differenza del collega Gariglio, non aggiungo l'aggettivo "prezioso", ma è solo una battuta - potrebbe tranquillamente rispondere che questa Giunta regionale non impone alla dimensione territoriale un processo di rafforzamento, oppure non vuole governare con una dimensione territoriale.
Noi non siamo convinti, perché non si tratta di imporre niente a nessuno; si tratta semmai di costruire le condizioni perché, a partire dal confronto con la dimensione territoriale, cresca il sistema.
Un'altra cosa che l'Amministrazione regionale può tranquillamente fare è incentivare quelle realtà territoriali virtuose, cioè quelle che si pongono il problema della sfida al cambiamento. In questo caso, la sfida al cambiamento è semplicemente quello di rendere più forte il sistema territoriale locale. Come? Magari la proposta dell'emendamento è molto forte, in termini di incentivi e di premialità, ma il tema della premialità è un tema che nella programmazione regionale ha un senso che venga inserito, magari con percentuali diverse da quelle che abbiamo indicato nell'emendamento. È attraverso una premialità che un'amministrazione regionale può creare strumenti o scenari attraverso cui spingere il sistema a rendersi più moderno ed accettare la sfida del cambiamento.
Il senso sostanziale dell'emendamento presentato è che, nelle realtà dove vi è coincidenza territoriale tra gestione delle politiche sociali e distretto sanitario, vi sia una premialità nei trasferimenti da parte dell'Amministrazione regionale.
Questo aiuta il sistema a rendersi un po' più forte.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Bresso; ne ha facoltà.



BRESSO Mercedes

Grazie, Presidente.
Anche quest'emendamento, da me sottoscritto, si inserisce nella forte spinta da parte nostra verso l'omogeneizzazione dei consorzi socio assistenziali con i distretti.
Crediamo che l'omogeneizzazione dimensionale e territoriale fra queste due realtà debba essere recepita in un documento come questo, che si pone l'obiettivo di una razionalizzazione del sistema, certamente anche con delle finalità economiche, ma penso anche con finalità di miglioramento complessivo del servizio.
Se si vuole puntare sull'incremento della domiciliarità, delle dimissioni protette e del supporto alle persone con malattie o disabilità croniche, aiutandole ad avere assistenza e cura a domicilio o nelle RSA, e non solo in ospedale, occorre una programmazione congiunta di queste attività a livello di distretto e di consorzio socio-assistenziale.
Il fatto di promuovere ed incentivare, anche finanziariamente, questa coincidenza, credo garantisca, da una parte, la libertà di scelta del sistema locale; dall'altra, spinga fortemente nella direzione, a mio avviso voluta da tutti, di fare coincidere le due realtà.
Mi pare, quindi, che anche questo emendamento si inserisca bene nella complessa operazione emendativa, finalizzata a far coincidere le due realtà sanitaria e socio-assistenziale.
Grazie.



PRESIDENTE

Per cosa interviene, Consigliere Pedrale? Ha chiesto di intervenire il Consigliere Pedrale; ne ha facoltà.



PEDRALE Luca

Si può dire sull'ordine dei lavori?



PRESIDENTE

Non esiste più.



PEDRALE Luca

Sulla situazione.



PRESIDENTE

Ci sono due emendamenti, il 70) e il 71), per i quali mi sembra che ci sia una situazione politica chiara.



PEDRALE Luca

Molto brevemente, senza voler assolutamente "strozzare" il dibattito in corso.
Guardando il numero degli emendamenti discussi e poi respinti, mi pare che solo sul disegno di legge n. 174 ci siano ancora una settantina di emendamenti da illustrare, discutere e poi votare (mi sembra di avere avvertito che molti altri emendamenti sono stati firmati in corso della seduta da colleghi che prima non li avevano sottoscritti), quindi mi sembra che ci sia una situazione diversa da quella preventivata al termine dei lavori della IV Commissione.
Chiederei, quindi, di fare il punto della situazione con una specifica Conferenza dei Capigruppo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carossa.



CAROSSA Mario

Grazie, Presidente.
Mi associo alla richiesta del Capogruppo Pedrale.
Certo che è il primo giorno, però bisogna capire subito se c'è un senso di responsabilità vero o se non c'è. Bisogna capire subito dove vogliamo andare a parare.
Guardate, io non ho assolutamente nessun problema. Voi... Mi sembra che sia passata la linea "muoia Sansone con tutti i Filistei". Cari Filistei, a me non me ne frega niente. Muoia pure Sansone con tutti i Filistei! Purtroppo, muoiono i piemontesi, perché voi sapete benissimo che di questo passo non si può andare avanti. Lo dite dappertutto, lo dicono i medici, lo dicono tutti quanti negli ospedali che non si può più far fronte alla sanità così! Non possiamo più dare i servizi come si sono sempre dati se continua così. Allora bisogna capire un attimino.
Per quello che mi associo alla richiesta dell'amico Pedrale: almeno ci confrontiamo, decidiamo, ci guardiamo negli occhi e non facciamo dichiarazioni stampa in cui diciamo che "non facciamo ostruzionismo" e poi si inizia e si fa solo ostruzionismo. Non lo si dichiara! Si abbia il coraggio di dichiarare che voi volete fare ostruzionismo, perché non ve ne importa niente dei piemontesi! Non ve ne importa nulla di dare il servizio ai cittadini. Ho ascoltato "fregnacce" per tutto il giorno...



(Commenti in aula)



CAROSSA Mario

Cose uguali tutto il giorno!



PRESIDENTE

Per favore, Consigliere Carossa.



CAROSSA Mario

Mi faccia parlare anche trenta secondi in più, mi permetta, Presidente.
Voglio che me lo dicano in faccia, guardandoci negli occhi. Chiaramente, da uomini, almeno così sappiamo dove andiamo a parare!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reschigna.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Per favore. Mi sembra che ci sia stata una proposta da parte dei Capigruppo di maggioranza. Mi sembra che, legittimamente, il Consigliere Reschigna abbia chiesto la parola, così vediamo di procedere con i nostri lavori.



RESCHIGNA Aldo

Grazie, Presidente.
Anzitutto, noi non accettiamo il termine "filisteo", a maggior ragione il collega Gariglio che di nome fa Davide e ha qualche difficoltà al riguardo. Ma noi ne abbiamo oltremodo di difficoltà.



(Commenti del Consigliere Carossa)



RESCHIGNA Aldo

Guarda, se la mettiamo su questo piano, se il riferimento è Sansone...
Cota che s'immola e noi ci immoliamo con lui, faccio il filisteo!



PRESIDENTE

Chiedo scusa. Dovete stare attenti ad andare verso questo crinale perché vedo il Consigliere Leo preparato sulla materia e non vorrei che facciamo notte.
Continui, Consigliere Reschigna.



RESCHIGNA Aldo

Allora, invito veramente i colleghi della maggioranza a non invocare più il senso di responsabilità in capo ai Gruppi di opposizione, perch tutte le volte che un illustre collega della maggioranza invoca il senso di responsabilità nei confronti dell'opposizione, noi lo intendiamo come: "Siamo in difficoltà, non sappiamo più da che parte andare". Piantatela lì! Il vostro senso di responsabilità è un qualcosa di assolutamente diverso dal nostro senso di responsabilità. Trovo non scandaloso che su un tema non secondario della politica regionale e su un disegno di legge vengano presentati 70 emendamenti, trovo assolutamente non scandaloso una cosa di questo tipo. Peraltro, vorrei pure sfidare a qualunque dimostrazione se dentro questi emendamenti - rispondo per il mio Gruppo ci sono delle cose che non abbiano una loro logicità o una loro non attinenza alla materia oggetto della questione. Dopodiché, poiché non devo insegnare a voi come dovete fare la maggioranza, non insegnate a me come devo fare l'opposizione per cortesia! Perché tutte le volte che qualcuno pretende di darmi delle lezioni io divento più cattivo! È finito il tempo in cui andavo a scuola! È finito il tempo in cui qualcuno mi doveva sempre dire "come devi crescere". Giusto o sbagliato che sia, questo Gruppo è fatto di persone responsabili.
Voglio ricordare, inoltre, agli illustri colleghi della maggioranza che proprio per creare il clima giusto non più tardi di quattro ore fa, appena finita la seduta di questa mattina del Consiglio regionale, l'ineffabile Presidente della Giunta regionale, intervistato dal TGR Piemonte, per l'ennesima volta ha ripetuto una frase che ormai sta diventando un ritornello: "Se i provvedimenti non vengono approvati entro il 31 marzo tutti a casa!".
Ripeto: andiamo a casa! Non abbiamo nessun problema e nessuna difficoltà. Dopodiché, se volete fare la riunione di Capigruppo, non mi oppongo. Tuttavia, la scadenza temporale del Consiglio regionale è prevista per le ore 18, almeno gli altri colleghi mandateli a casa, di modo che siano liberi di fare quello che ritengono.



PRESIDENTE

Ci troviamo in Sala A, fra qualche minuto, per la Conferenza dei Capigruppo. I nostri lavori oggi finiscono qua.
Ci vediamo domani per la loro prosecuzione.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17.11)



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