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Dettaglio seduta n.188 del 14/03/12 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE BONIPERTI



(Alle ore 15.00 il Vicepresidente Boniperti comunica che la seduta avrà inizio alle ore 15.30)



LEARDI LORENZO



(La seduta ha inizio alle ore 15.34)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bresso, Comba e Cota.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Esame disegno di legge n. 174, inerente a "Disposizioni in materia di organizzazione del servizio sanitario regionale"


PRESIDENTE

Proseguiamo l'esame del disegno di legge n. 174, inerente a "Disposizioni in materia di organizzazione del servizio sanitario regionale", di cui al punto 4) all'o.d.g.



PRESIDENTE

Siamo in sede di discussione generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Taricco; ne ha facoltà.



TARICCO Giacomino

Grazie, Presidente.
Credo che sia evidente a tutti che la discussione che abbiamo avviato in questi giorni in aula complessivamente sul tema degli atti da adottare che vanno sotto il titolo della riforma sanitaria, sia un passaggio importante perché ciò di cui stiamo parlando è importante in sé.
Tutti abbiamo molto evidente quanto la sfida che l'Amministrazione Cota ha voluto lanciare su questo tema sia importante.
La messa in condizione della sanità piemontese di potere svolgere al meglio le proprie funzioni, di potere al meglio prendersi cura della salute dei piemontesi è per un verso una delle questioni più cruciali che riguardano il Piemonte oggi e che lo riguarderanno nei prossimi anni. E riuscire a farlo nel migliore modo possibile in un quadro di sostenibilità economica presente e futura, credo sia la questione fondamentale su cui questa Amministrazione è chiamata a confrontarsi, ma sulla quale qualunque Amministrazione sarebbe stata obbligata a confrontarsi.
Credo sia un passaggio importante anche per l'enfasi che l'Amministrazione ha caricato su questo passaggio amministrativo. La cosiddetta riforma sanitaria è stata presentata e noi sulla prima proposta che ci era stata posta dinanzi avevamo sollevato molte perplessità legate a quello che, in quel momento, era il modello su cui si intendeva procedere quella separazione tra gli ospedali e il territorio e tutte le scelte che a corollario, venivano dietro.
C'è stato un percorso importante di confronto con i territori che ci ha reso evidente che quelle perplessità che noi nutrivamo, in realtà le nutriva larga parte del nostro Piemonte.
Nel lavoro fatto in Commissione abbiamo cercato come PD di farci interpreti di quelle perplessità e di quei non convincimenti sulla strada che l'Amministrazione regionale sembrava avere intrapreso. Credo che in Commissione sia stato avviato un lavoro importante di rivisitazione della proposta.
stato detto in alcuni interventi nelle giornate di ieri e di oggi che il lavoro fatto in Commissione è stato costruttivo e che ha portato al recepimento di oltre cento emendamenti. Credo sia giusto dire che il recepimento di cento e oltre emendamenti non è un atto di accondiscendenza o semplicemente di disponibilità.
La disponibilità la apprezziamo sempre quando c'è da parte di chi ha la responsabilità di governo in questa Regione, ma credo che siano stati recepiti perché erano emendamenti di buonsenso, che dicevano cose condivisibili, e che quindi siano stati giustamente inseriti nel testo che attualmente è all'attenzione di quest'Aula.
I testi che abbiamo oggi in ala di modificazioni ne dovranno ancora subire parecchie, perché vi sono tutta una serie di questioni che devono essere precisate. Credo che però sia evidente a tutti che i nodi grossi che quest'Aula dovrà affrontare siano soprattutto quelli che riguardano il tema delle cosiddette federazioni.
Noi abbiamo già avuto in più occasioni la possibilità di dire che sulla utilità della gestione di una serie di funzioni su un'area più vasta di quella delle aziende sanitarie attuali, siamo assolutamente d'accordo.
Quello che crediamo vada definito in legge è il come queste funzioni saranno gestite, e soprattutto qual è l'identità dello strumento, le cosiddette federazioni che noi contiamo di mettere in campo.
Quindi, da una parte la natura giuridica sostanzialmente e sicuramente il numero, ma su questo credo che non ci siano grandi discussioni.
Attualmente si parla di sei e ci sono una serie di riflessioni che porterebbero a farne quattro. Noi crediamo che sarebbe sbagliato se andassimo a creare nuove strutture burocratico-amministrative, e quindi nuove aziende sanitarie e nuovi Direttori. Inoltre crediamo che questo debba essere precisato dentro la norma che andiamo ad approvare in quest'Aula.
Non crediamo che sia possibile immaginare uno schema con il quale dopo la Giunta decide come, cosa e con quale modalità realizzarlo.
Quindi, da questo punto di vista sia negli emendamenti presentati sia nella discussione che faremo in quest'Aula, credo che la conclusione che ne dovrà emergere è una definizione puntuale di questi strumenti, del loro funzionamento e del loro dimensionamento.
Mi permetto di fare una considerazione. Questa mattina ho sentire fare dal Capogruppo Carossa alcune considerazioni relativamente al fatto di chi in quest'Aula assumerebbe atteggiamenti e all'esterno di quest'Aula utilizzerebbe altri approcci, non sempre coerenti e - mi verrebbe da dire cavalcando le situazioni che sul territorio via via vengono a verificarsi.
Credo che questa sia una giusta riflessione, ma che deve valere per tutti. Voglio solo fare un esempio molto banale: non anni fa, ma un anno fa nella mia provincia, nel momento in cui si cominciava a ragionare della necessità di mettere in gerarchia e di affidare funzioni specifiche ai singoli ospedali, quindi tutto il tema della divisione che nella norma è prevista, non qualche Consigliere ma il Presidente Cota e l'allora Ministro Fazio sono andati sul territorio, ad esempio in quel di Ceva, a fare opera di rassicurazione, dicendo: "Tranquilli che qui non cambia niente".
Credo che da questo punto di vista raccolgo assolutamente la sollecitazione che faceva il Capogruppo Carossa. Credo che sia necessario se si vogliono fare cose buone per il Piemonte ed avere un approccio di grande responsabilità, ma questo vale per tutti. Non è che l'opposizione debba essere chiamata ad un senso di responsabilità e di attenzione alla necessità di gestire alcuni processi e chi è al governo in questo momento invece va a raccontare disegni sul territorio che non sono coerenti con quello che la riforma in quanto tale dovrebbe calare ai territori.
Diversamente, rimane poi difficile gestire complessivamente scelte che non sono facili da calare sul territorio.
Da questo punto di vista - ma credo che sia stato evidente nel percorso che ci ha portati sin qui - il nostro Gruppo ha tutta l'intenzione di lavorare sul merito e con un approccio aprioristicamente non contrario ad accompagnare e costruire percorsi che disegnino scelte che vadano nella direzione di una maggiore efficienza, un miglioramento per quanto possibile della qualità della nostra sanità e una maggiore efficacia di tutela della salute dei piemontesi.
Crediamo che su questo lavoro ci sia una serie di modificazioni che i testi che abbiamo in discussione debbano recepire. Crediamo che il senso di responsabilità chiesto a ciascuno di noi sia una prerogativa e un impegno che riguarda tutti, soprattutto coloro che in questo momento hanno avuto dai piemontesi l'incarico di maggior responsabilità nel governo delle scelte della Regione.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Dell'Utri; ne ha facoltà.



DELL'UTRI Michele

Grazie, Presidente.
chiaro che ogni volta che si parla di sanità, si tocca un tema particolarmente delicato. La salute è il bene primario dell'essere umano, e il detto popolare secondo cui "finché c'è salute c'è vita", è chiaramente sensato.
C'è però anche un'altra motivazione base: la sanità riguarda l'84 % del bilancio regionale, quindi è la prima voce di spesa.
In qualsiasi azienda privata, il controllo delle prime tre principali voci di spesa determina l'equilibrio dell'azienda. In questo caso, la prima è talmente sbilanciata rispetto alle altre che il controllo diventa non una scelta, come ha detto il Consigliere Lepri nel suo intervento precedente ma un'assoluta necessità, tenendo anche presente che l'indebitamento della Regione è ulteriormente aggravato dal mancato trasferimento dello Stato. Il 2011 ha visto 500 milioni di meno; quest'anno, dove la situazione è ancora più drammatica, credo che l'importo aumenterà. Facendo l'ipotesi di 500 milioni all'anno, per quattro anni sono 2 miliardi di euro in meno. Undici miliardi meno due fanno nove: oggi, se non sbaglio, il costo della sanità è 8,7.
Il rischio, da qui a quattro anni, è di essere solo in grado di garantire la sanità.
Sono d'accordo con il Consigliere Carossa quando dice che nel momento in cui si vanno a toccare interessi importanti, non tutti sono d'accordo.
Tuttavia, ho trovato veramente interessante ed inverosimile il Piano sanitario portato nelle varie province, dove gli interventi erano abbastanza a senso unico. Avevano tutte un inizio costante: capiamo le necessità di riduzione degli importi di finanziamento dovuta ai tagli e alla crisi - e siamo d'accordo - però la nostra realtà è diversa. Tutte le realtà erano diverse. Finché si tratta di Enti non elettivi lo posso capire, ma mi ha stupito trovare quasi tutti gli amministratori, tanto di centrosinistra quanto di centrodestra, dire questa cosa.
Da qui si capiscano tante cose, perché evidentemente la politica è troppo persa nel cercare la mediazione tra interessi individuali, perdendo di vista il bene generale.
Aristotele voleva che la politica fosse l'arte architettonica al sommo grado basata sulla mediazione, ma la mediazione era tra interesse generale e interesse particolare, non interesse particolare e interesse particolare.
inevitabile che, a seguito di tutto ciò e in questo periodo storico, i "tecnici" siano assolutamente osannati. Se parlate con la gente comune, vi si dirà che il tecnico è bravissimo perché fa la cosa giusta. Ma perché il tecnico fa la cosa giusta? La fa perché, in quanto tecnico, sa qual è la cosa giusta, e poi perché non guarda in faccia a nessuno.
Il Presidente Monti l'ha teorizzato con una frase, detta circa dieci giorni fa, che è stata presa come titolo di un articolo: "Più lavorer bene, prima verrò cacciato". Questa è la chiara interpretazione, in realtà politica, di un tecnico che ha capito il vento che tira.
In questo senso, quindi, sono d'accordo con quanto detto dal collega Botta Marco nel suo intervento, ovvero che la politica con la "P" maiuscola deve tornare. Ma perché? Perché il tecnico si appella al principio ma non conosce il rapporto di mediazione, o lo conosce poco, con l'istanza individuale.
C'è ancora un dato: nel contenimento della spesa della sanità che diventerà il leitmotiv di tutti i prossimi anni di legislatura, non si pu non tener presente un elemento, altrettanto importante ed esterno rispetto alla politica, ossia la forma mentis delle persone che hanno bisogno di andare in ospedale, perché la sanità è tristemente data dai cittadini per scontata. La salute non può essere data per scontata.
Vi voglio fare due esempi personali. Il primo esempio risale ad un mese fa, quando sono stato al Pronto soccorso per quasi un giorno. Dopo le prime visite mi hanno messo le varie flebo e sistemato in una stanza con tre persone, separati con divisori mobili. Accanto a me c'era una persona che si lamentava abbondantemente. Dopo più o meno un quarto d'ora ha smesso; è stato tranquillo per mezzora e poi ha chiamato il medico dicendogli: "Scusi, ma si mangia?". "Scusi ma si mangia?". Il medico è rimasto allibito e gli ha detto: "Mi perdoni, è al Pronto Soccorso, medicina d'urgenza e lei vuole mangiare? Fino a poco fa stava malissimo". "Sì. Si mangia?". Il medico sconvolto ha detto chiaramente di no e lui ha iniziato la solita litania: questo ospedale fa schifo, la politica, la Regione e così via.
Ciò che voglio dire è che se non si cambia la forma mentale delle persone, non si potrà andare da nessuna parte. Potremmo fare tutte le migliorie del caso, ma la gente pretenderà costantemente tantissimo, non rendendosi conto di ciò che possiede.
Il secondo esempio mi ha dato lo specchio, da allora, del valore della salute. Era più o meno a metà degli anni '80, d'estate, ed ero a studiare in un college negli Stati Uniti con altri studenti. Ad un certo punto, uno studente svedese inizia a stare veramente male durante una lezione, ed inizia a contorcersi. Venne chiamato il direttore dell'istituto americano mentre tutti noi dicevamo di chiamare l'ambulanza perché stava veramente male. Il direttore americano ha chiesto quattro volte al ragazzo che stava male se doveva chiamare l'ambulanza.
In sintesi: l'ambulanza à arrivata, è stato portato via ed è tornato dopo tre ore, con una faccia quasi più devastata di quanto era partito.
Sapete perché? Aveva in mano una fattura che comprendeva il costo dell'ambulanza, una pillola che gli hanno dato sull'ambulanza, la visita del medico, un'ora di letto, un'altra pillola: 1.400 dollari! Siamo nel 1985.
Da lì ho capito il valore della sanità.
In ogni caso, la sanità italiana è eccellente: primo perché c'è secondo perché dà un servizio veramente notevole. Tuttavia, se la forma mentis delle persone continua ad essere nella direzione di voler anche mangiare quando si è già assistiti, diventa veramente ingestibile.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Laus; ne ha facoltà.



LAUS Mauro

Grazie, Presidente.
Il Gruppo del Partito Democratico ha voluto unanimemente sposare una posizione di chiarezza politica. Chiarezza politica in un'Aula parlamentare come questa, su un disegno di legge di vasta portata, significa controbattere articolo per articolo e far emergere con chiarezza la nostra posizione politica.
Il Gruppo del Partito Democratico, così come tutti gli altri Gruppi di opposizione, ha la possibilità di utilizzare lo strumento delle barriere ostruzionistiche. In questa fase abbiamo preferito non utilizzarle; le abbiamo utilizzate qualche mese fa per farvi ritirare la prima bozza del Piano Socio Sanitario che prevedeva la separazione tra ospedale e territorio.
A nostro avviso, le barriere ostruzionistiche sono delle attività comportamentali incompatibili da inflazionare per un Partito riformista come il nostro, ma vanno utilizzate nel momento in cui l'interlocutore, la maggioranza politica, pone in essere atti che noi - e solo noi - reputiamo gravi ed irreversibili, e lo abbiamo fatto.
In questo momento abbiamo preferito assumere una posizione politica chiara, che è quella che dibatteremo nelle prossime ore e nei prossimi giorni, articolo per articolo.
Per quanto riguarda, invece, il comportamento, quindi anche il metodo politico che porrà in essere la Giunta, sarà osservato da noi in modo certosino: bene hanno fatto i colleghi a ricordarlo con chiarezza, questa mattina. Meglio di me l'hanno fatto il Capogruppo Reschigna e il collega Ronzani, perché, anche durante questa discussione, il nostro atteggiamento politico potrebbe cambiare: non è una minaccia, ma una chiarezza di posizione.
Assessore, se lei siede in quella parte dell'aula, se noi sediamo in questa, e se i colleghi della maggioranza siedono in quell'altra parte dell'aula, è perché abbiamo posizioni politiche diverse: nessuno ha la verità in tasca, ma abbiamo detto e continuiamo a dire cose diverse ai cittadini piemontesi. Poi, gli arbitri e i tribunali della politica fortunatamente, ringraziando il metodo della democrazia, saranno i cittadini piemontesi.
Colleghi, consentitemi di fare, in questi pochi minuti in cui abbiamo la possibilità di entrare dettagliatamente negli articoli, un'introduzione un cappello politico, perché la legislatura non sta iniziando oggi! Noi siamo in Aula da due anni e due anni fa, voi e il Presidente Cota, avete vinto le elezioni, perché avete detto e promesso determinate cose e i cittadini vi hanno creduto.
Siete stati bravi, ma la legislatura non inizia oggi: è iniziata due anni fa, e io ho avuto il piacere di ascoltarvi direttamente con le mie orecchie, ho avuto il piacere di ascoltare direttamente l'allora Assessore Caterina Ferrero e alti dirigenti dei vostri partiti e colleghi Consiglieri regionali dire determinate cose relativamente all'Oftalmico di Torino.
Oggi, a quei signori che hanno deciso di votare il Presidente Cota, al di là del fatto che la ragione sia collocata da una parte o dall'altra cosa andrete a dire? Noi dobbiamo vigilare e abbiamo il dovere e la responsabilità di ricordare che in questi due anni c'è stato un percorso politico; abbiamo il dovere e la responsabilità di fornire le giuste informazioni a chi vi ha votato, perché rispetto all'Oftalmico (è un piccolo esempio) io sono stato credo - l'unico, contro l'allora maggioranza, a ritenere che l'Ospedale Oftalmico non dovesse essere chiuso.
Prima di entrare nel merito della chiusura o meno - se fosse stato necessario tenere un ospedale monospecialistico, quindi per la grande eccellenza - il ragionamento che io feci all'allora Assessore Valpreda fu: caro Assessore, poiché vuole risparmiare, mi dimostri che con questa chiusura si risparmia, e poi entriamo nel merito.
In ogni caso, alla fine, fortunatamente, non è stato chiuso.
Durante la vostra campagna elettorale avete promesso ai Primari, ai medici e a tutte le persone che allora difendevano questa posizione, che l'Ospedale Oftalmico non sarebbe stato chiuso. Ero presente anch'io alla conferenza stampa.
Adesso io mi sto opponendo e vi sto dicendo di fermarvi, prima di scrivere nel Piano: "Dismettiamo l'Ospedale Oftalmico", perché l'Ospedale Oftalmico - e sono d'accordo su questo - sarà collocato nella Città della Salute, ma la Città della Salute sarà pronta, se tutto va bene, nel 2019 mentre noi stiamo approvando un Piano che ha valore per i prossimi tre anni.
Pertanto, noi, a quei cittadini, cosa dobbiamo dire? Come vedete, non stiamo ancora entrando nel merito delle questioni, ma il compito di un'opposizione politica è quello di fare chiarezza.
Ho voluto utilizzare l'Ospedale Oftalmico come spunto per far passare, in modo più chiaro e nitido, il nostro messaggio.
Due anni fa avete dichiarato che ci sarebbe stata una riforma epocale, ed è vero, l'abbiamo vista! Ad oggi non è stato fatto niente! Stiamo discutendo di un disegno di legge che è stato caricato di significato politico dal Presidente Cota, non per tenere a bada la minoranza, ma per tenere assieme i cocci della maggioranza.
Personalmente - colleghi - non sono preoccupato e dico ai cittadini piemontesi di non preoccuparsi, perché, magari mi sbaglierò, ma ritengo che nel 2013 andremo tutti alle elezioni, perché il Presidente Cota, nel 2013 ci porterà alle elezioni, non per volontà sua, ma perché la politica glielo imporrà. Pertanto, ai cittadini agitati e ansiosi, che reputano questa riforma non chiara e non corretta, dico: "State tranquilli!". Presidente le chiedo solo qualche altro minuto, perché ho dimenticato una questione di merito.
Per quanto riguarda le questioni delle Federazioni e le politiche dell'area vasta, siamo d'accordo sul fatto di portare le politiche sulle aree vaste (chiamatele Federazioni, chiamiamole come vogliamo), ma il tutto deve essere una prerogativa del Consiglio e non possono essere assolutamente poteri e prerogative avocate dalla Giunta.
Per quanto riguarda le pregiudiziali di cui parlava il collega Ronzani delle risorse relative alle politiche per la non autosufficienza certamente lì noi vigileremo e io vigilerò principalmente sulla tracciabilità delle risorse.
Concludo dicendo che considero il fondo unico molto rischioso, perch si rischia che i non autosufficienti vengano declassati da malati - perch ne hanno titolo, secondo i livelli essenziali di assistenza - a persone bisognose, e quando parliamo di persone bisognose si apre lo scaricabarile della politica e non si capisce chi debba mettere questa o quella risorsa.
Tanto ancora ho da dire, ma avremo modo di entrare nei dettagli, senza alcun comportamento ostruzionistico, durante il percorso della nostra discussione.
Sono sicuro che il Gruppo, unanimemente, saprà vigilare sul disegno di legge relativo al Piano Socio Sanitario.
Grazie.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della Scuola Primaria "D.D. Chieri III-Via Fea" (TO)


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti della Scuola Primaria "D.D. Chieri III Via Fea", classe V A, in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Esame disegno di legge n. 174, inerente a "Disposizioni in materia di organizzazione del sistema sanitario regionale" (seguito)


PRESIDENTE

Proseguiamo il nostro dibattito sul disegno di legge n. 174.
Ha chiesto la parola il Consigliere Gariglio; ne ha facoltà.



GARIGLIO Davide

Grazie, Presidente.
La riforma di cui stiamo parlando oggi - peraltro, abbiamo anche dei giovani ospiti in aula - è importante, e lo sottolinea anche la presenza odierna del Presidente in aula; una presenza che definirei sicuramente irrituale, quasi sottesa a rimarcare il valore epocale di questa riforma.
Penso che, in qualche modo, l'articolo di ieri sul Corriere della Sera di Stella abbia stimolato il Presidente a far capire che comunque qui c'era ancora e che questa era una riforma cui lui è particolarmente sensibile.
una riforma che ha visto ieri la Giunta regionale schierata solo in una componente della sua maggioranza (solo in quella del partito del Presidente), come se l'altra metà della maggioranza non ne fosse così vicino. Ma è una riforma - su questo siamo d'accordo - che tende a mettere un correttivo al settore di maggior rilievo della nostra azione regionale quello per cui è maggiore anche la spesa pubblica.
Devo rilevare, negli ultimi due anni, che ogni volta che in quest'Aula discutiamo di alcune riforme, il Presidente Cota e la Giunta regionale le annunciano come "epocali"; riforme che, quasi fossimo nell'anno zero devono cambiare tutto, quasi una palingenesi, come se non ci fosse nulla dietro e tutto partisse da lì: il Piano per l'occupazione, per l'internazionalizzazione, per i giovani, tutti annunciati come quelli che avrebbero cambiato il corso della storia. Salvo, poi, non andare a controllare gli effetti di queste politiche. Salvo, poi, non andare a misurare. Ecco perché più volte abbiamo parlato di "politica degli annunci".
Il Presidente Cota ieri ha detto: "A fare una riforma della sanità tutti ci hanno provato, senza mai riuscirci".
Caro Presidente Cota, ricordi che la legge e la delibera di Consiglio con cui la riforma verrà approvata (perché questa riforma sarà sicuramente approvata dal Consiglio) sono solo il punto di partenza della riforma, non il punto di arrivo.
Non vorrei che qui, con l'ennesima politica degli annunci, si dicesse: "Abbiamo fatto la riforma, perché abbiamo fatto la legge". No, la legge è solo la precondizione normativa per far sì che l'Amministrazione possa fare il suo corso. Ma la riforma si realizzerà step by step, giorno dopo giorno e andrà misurata.
Da questo punto di vista, spero che l'esperienza manageriale indubbia dell'Assessore Monferino lo porti a non cadere nello stesso peccato in cui spesso, cade il Presidente Cota - di politica degli annunci - ma lo porti a seguire l'effettività della riforma per come saprà svilupparsi nei prossimi mesi. Da qui, la mia prima proposta, Assessore Monferino: noi non abbiamo ancora presentato un emendamento, ci piacerebbe fosse la Giunta a farlo; un emendamento in cui, come ultimo articolo della sua proposta di legge... Se non le spiace parlo anche se lei discute con altri, perché so che lei è multitasking, in virtù della sua esperienza antica! Dicevo, ci piacerebbe che lei inserisse una clausola valutativa nella riforma, cioè quelle norme che noi inseriamo in ogni legge importante, per andare a misurare, sei mesi dopo sei mesi, anno dopo anno, gli effetti di una riforma. Perché noi siamo consapevoli che la riforma vada misurata nel tempo. Siamo convinti che questa sensibilità ce l'abbia anche lei e crediamo che lei, a differenza del Presidente Cota, sappia che alla sua riforma dovrà lavorare una volta usciti da qui, perché questa è la premessa per un'azione che poi sarà ancora tutta da espletarsi.
Detto questo, quindi augurandoci che tale riforma abbia l'orgoglio di farsi misurare, le chiediamo che si faccia una misurazione effettiva di come oggi è misurata e percepita dai cittadini nel nostro sistema sanitario, per poi confrontarlo con quanto i cittadini percepiranno dello stesso sistema nel 2017: sarebbe molto utile verificare come gli effetti di una politica di legislatura verranno percepiti, nei loro risultati, dai cittadini.
Il dato di oggi è quello di partenza: sarebbe interessante vedere il dato di arrivo e capire come la riforma darà effetti.
Ma veniamo ad alcuni punti più puntuali della sua riforma: partirei dalla creazione delle Federazioni e le strutture sovrazonali. È una scelta che, in qualche modo, la Giunta Bresso, con la propria riforma, aveva annunciato ma che non è stata perseguita fino in fondo. Io credo che la bontà di questa scelta sia quella di mettere anche un vincolo ai Direttori generali, finora onnipotenti; un vincolo che serva ad accentrare, da un lato, delle funzioni non prettamente sanitarie ma di servizio, e dall'altro, ad evitare che i Direttori nella propria struttura se la cantino e se la suonino fra loro, alla mercé, talvolta, di politici locali e talvolta - ancora peggio - di persone che rappresentano interessi ben diversi.
Sulle Federazioni, Assessore, con un nostro emendamento le chiederemo di farne una sola per Torino, perché non ci pare ragionevole che una realtà, sia pure grande come quella di Torino, ma fortemente integrata debba essere spezzata in tre Federazioni. Capiamo l'opportunità e i ragionamenti sottesi a creare tre reti ospedaliere nella stessa provincia di Torino. Abbiamo presentato emendamenti tesi a riequilibrare e a garantire che nessun ospedale sia la "carne di macello" per gli appetiti di qualche lobby insediata in altri ospedali, quindi per garantire, con una norma di parità, tutti gli operatori e tutte le strutture ospedaliere.
Le chiediamo, però, Assessore, di avere l'onestà intellettuale e il coraggio di arrivare subito ad una definizione della natura giuridica delle Fed (Federazioni). Ne abbiamo già parlato in Commissione. La Fed può avere varie nature: essere un ente strumentale della Regione, un consorzio di aziende, cioè calare dall'alto o crescere come aggregazione dal basso. Ma noi riteniamo che debba essere definita direttamente a livello legislativo con una norma che vada ad integrare l'attuale proposta di legge. Non pretendiamo di essere noi a dare la soluzione, ma chiediamo che sia lei a portare la sua proposta e a farla votare dalla sua maggioranza con legge.
Noi siamo contrari - lo hanno già detto i miei colleghi - alla creazione di una nuova Azienda per gestire l'emergenza. Personalmente credo che sia ragionevole attrezzarci con Uffici anche decentrati sul territorio che seguano la programmazione giorno dopo giorno e che pongano un argine a questo proliferare di strutture dirigenziali, cui faceva riferimento il collega Lepri nel suo intervento di stamattina, o al proliferare di localismi che portano alla duplicazione di strutture organizzative per motivi meramente comunardi o comunque localistici, senza una logica di sistema.
Ma le chiediamo, Assessore, di fare riferimento anche al "parente povero" di questa riforma, che è il socio-assistenziale.
Lei ieri non ha avuto l'opportunità di esserci, ma noi abbiamo partecipato, sotto la regia del Presidente Cattaneo, ad un incontro con i servizi socio-assistenziali. Sarebbe stato utile che i politici e i burocrati della Regione fossero presenti, perché è arrivato un grido di dolore dai Presidenti dei consorzi. È un grido di dolore che arrivava non da persone schierate solo politicamente da una parte, ma che è venuto da tutti, e tutti hanno detto "è un grido bipartisan", e si sono qualificati come di destra, di centro e di sinistra. Hanno chiesto tutti di intervenire.
Penso che sia stata, per me, una delle audizioni più istruttive cui ho partecipato in sei anni in questa istituzione.
Hanno sottolineato un aspetto: il problema dell'assetto istituzionale.
La sua collega Maccanti sta, con molta perizia, accingendosi ad un'opera di demolizione strutturale di tutte le organizzazioni sovracomunali presenti nella nostra Regione. E con molta onestà intellettuale, perché lo dice - e questo glielo riconosco - sta dando il via ad un'operazione di massacro dei consorzi. Potrebbe andare anche bene, se questo rappresentasse una linea politica, ma non vediamo cosa viene dopo. E tutti i Presidenti e i rappresentanti dei Sindaci che sono venuti ieri ci hanno detto: "Prorogate i consorzi, fintanto che non c'è la certezza di un modello". Infatti, la soluzione del laissez-faire, tipica della sua collega, Assessore, porta alla distruzione istituzionale prima che ci sia un altro modello.
Altra cosa, Presidente - le chiedo scusa, concludo in un attimo riteniamo che il finanziamento del socio-assistenziale non sia uno spreco.
Mi creda: tutti i Sindaci, che di soldi e di spesa un po' se ne intendono hanno sottolineato come la demolizione del sistema socio-assistenziale sotteso ai tagli della Giunta Cota produrrà un aumento dei ricoveri e quindi, in ultima analisi, un aumento della spesa, seppur sul versante sanitario.
Infine, tutti hanno sottolineato l'importanza di tornare alla legge 1/2004, la legge che ha una madre, l'Assessore dell'epoca Mariangela Cotto una legge che, fatta dal centrodestra, è stata da tutti dichiarata come una legge ottima. Allora noi, Assessore, le chiediamo di dare un'occhiata, non basta un incontro tra due Sindaci per sovvertire le regole del riparto, per aiutare gli uni a danneggiare gli altri.
Se voi non starete nei canoni della legge, finirete anche le risorse assistenziali come nel trasporto pubblico locale, ovvero travolti dai ricorsi, grazie anche qui all'azione politica dell'Assessore ai trasporti che ha pensato di poter orientare manu militari i finanziamenti senza seguire la legge e oggi voi siete di fronte a un contenzioso che il brillante Vicepresidente Cavallera quantifica in un importo di 174 milioni di euro.
Se voi non mettete ordine nelle procedure e non le rispettate, i ricorsi che già avete pendenti esploderanno e sarete travolti da un contenzioso giudiziario, che vi porterà assolutamente anche in questo caso alla condanna.
Presidente e Assessori, mi scuso per aver rubato due minuti più del tempo e assicuro che li recupererò nei miei prossimi interventi dimezzandone la durata, ma voglio solamente dirvi una cosa. Ieri più volte i nostri Sindaci - nostri, di tutti i partiti - hanno detto che la civiltà di una comunità si vede da come tratta le persone più deboli. Fra le persone più deboli ci sono gli anziani non autosufficienti, i disabili, i malati psichici, che sono tutti soggetti presi in carico dai consorzi socio assistenziali. Diamo una risposta grazie alla quale tutti quanti dimostriamo di essere parte di una comunità che ha dei problemi, ma che è orgogliosa della sua civiltà e vuole, con orgoglio, continuare ad essere considerata una comunità civile.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Vicepresidente Consigliere Placido, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



PLACIDO Roberto

Grazie, Presidente.
Questa mattina e questo pomeriggio ho ascoltato gli interventi dei colleghi, che naturalmente condivido anche perché sono frutto di un percorso che ci ha portato fino qui.
Assessore, al riguardo ho intenzione di dire due cose: questo non è un Piano Sanitario, mi permetta. Altro che riforma epocale! Questo non è neanche un Piano Sanitario e, di conseguenza, meno che mai può essere una riforma epocale! Questo è un tentativo, partito male e che, col nostro intervento e con il lavoro e gli interventi che in tutto il Piemonte la stragrande maggioranza degli Amministratori ha fatto, ha costretto a correggere il tiro. Il nostro lavoro e la disponibilità, in alcuni casi la condivisione dell'Assessore hanno permesso quindi di correggere il tiro a un provvedimento che era decisamente peggio di quello di cui stiamo discutendo. Ma non è un Piano Sanitario, e, ripeto, non può essere meno che mai una riforma epocale, se non altro perché non dice praticamente niente sui medici di base - mi sono sforzato, ma ho trovato poco, quasi niente che sono un elemento fondamentale del funzionamento della sanità piemontese. Molti avevano investito risorse importanti, le avete smantellate; se penso a una sigla che a me porta ricordi importanti, i GAP (Gruppi di Azione Partigiana con i Gruppi di Assistenza Primaria), questi sono stati smantellati.
Ma veniamo al merito. Ci sono alcuni temi che ritengo - e non penso di essere l'unico, sono convinto che lo pensino anche i colleghi innanzitutto del Gruppo del Partito Democratico e credo anche del resto dell'opposizione vadano assolutamente approfonditi. In primo luogo, il problema delle Federazioni. Come diceva il Capogruppo Reschigna stamattina, noi assistiamo a una proposta che, invece di ridurre e semplificare e far spendere di meno, aumenta e moltiplica. Per non parlare della messa a norma degli ospedali. Se guardassimo la situazione degli ospedali piemontesi, non so quanti potrebbero continuare a operare tranquillamente. Per non parlare del problema dell'assistenza, appena toccato dal collega Gariglio che si occupa di assistenza e, prima di lui, da altri interventi; l'incontro che c'è stato e l'assenza assordante, colpevole e inaccettabile, non fosse altro che per una questione di educazione e di responsabilità sulla materia, che porta a essere presenti quando non arriva un'associazione qualsiasi, ma chi rappresenta un settore sensibile.
Assessore Monferino, noi non siamo mai arrivati a definire questa riorganizzazione che voi proponete demenziale. Ne abbiamo dette tante, anzi mi scuso, perché questo termine l'ha usato una Consigliera di Circoscrizione del PdL l'altra sera a San Salvario, la collega Cristiana Tommasi Pellegrino, che ha definito questo Piano demenziale. E se a definire demenziale il Piano sanitario è una Consigliera del PdL...
Allora bisogna anche ragionare sul perché la politica, i Consiglieri, i partiti hanno la necessità disperata di entrare in sintonia con i cittadini, in particolare con chi si pensa di rappresentare.
La stragrande maggioranza dei piemontesi dà un giudizio negativo di questo intervento parziale, teso a rimodellare la sanità piemontese. Nel frattempo, però, siamo di fronte a una situazione che cambia e si evolve siamo di fronte a un Presidente che eccezionalmente stamattina era presente. Dovrebbe essere la norma e invece siamo di fronte al fatto che eccezionalmente l'Onorevole Cota stamattina fosse presente.
un Presidente che non ha nessun interesse a governare e a fare il Presidente del Piemonte, ha altri interessi. Il Presidente di una Regione non può anche essere il capo di un partito, non si è mai visto che un Segretario regionale di un partito sia anche Presidente di una Regione.



(Commenti del Consigliere Carossa)



PLACIDO Roberto

Questo è un problema che riguarda le istituzioni, colleghi del PdL. Io speravo che con l'ultimo congresso della Lega Nord si risolvesse l'anomalia, perché questa è un'anomalia istituzionale grave. L'Onorevole Cota non ha interesse a fare il Presidente, gli interessa legittimamente lo capisco, sono uomo di partito - essere dirigente importante nazionale del suo partito, ma la cosa non si combina con l'essere Presidente della Regione. E non avendo la solidarietà politica vostra, a parte i suoi compagni di partito - perché ancora in questi giorni non sentiamo la solidarietà politica del PdL - e non mantenendo insieme politicamente la sua maggioranza perché non è in grado e non gli interessa, allora cosa fa? Passa dalle assenze agli annunci. Noi abbiamo un elenco lunghissimo di annunci, che non hanno ancora prodotto nulla.
Dalle assenze e dagli annunci, siamo passati alle minacce: "Se non si vota questa rimodulazione-intervento riorganizzativo della sanità andiamo tutti a casa". Questa è una novità importante, che l'opposizione non pu fare a meno di non tenere in considerazione.
Attenzione, ho parlato prima del merito - è stato a lungo dibattuto sul quale noi interveniamo relativamente al Piano Sanitario. Come è giusto e normale che sia, è stata individuata una sintesi condivisa da tutti, tra sensibilità e opinioni diverse, ma adesso siamo di fronte ad una novità, al desiderio di un Presidente che non ha la solidarietà della sua maggioranza e non so quanto questo gli interessi. Così lui se ne torna a fare il parlamentare a Roma e, finalmente, si dà un Governo serio e capace, che affronti i problemi del Piemonte, ai piemontesi.
Questo è il problema. Capisco che la questione in molti colleghi generi preoccupazione...



(Commenti in aula)



PLACIDO Roberto

Assolutamente, guardavo di là.
Non a caso, con la testa giro a destra e a sinistra. Guardavo di là verso la maggioranza.
Il primo punto dello statuto di un gruppo di opposizione è mandare a casa la maggioranza. Siccome abbiamo un Presidente al quale non interessa stare qui, lo vive con fastidio, come una prigione, come una costrizione non c'è mai, pensa ad altro - insomma, se non altro per un po' di buonismo che anch'io ho, esaudiamo questo desiderio.



(Commenti in aula)



PLACIDO Roberto

Si pone questo problema; si pone assolutamente! Noi faremo la nostra parte affinché questo si realizzi quanto prima sapendo che anche altri lo faranno, perché quando scattano i meccanismi della politica o degli eventi, che si verificano magari in altre Regioni, e quando c'è un quadro nazionale in movimento non c'è resistenza interessata di qualche singolo che può bloccare quanto succede.
Ecco qual è il problema: noi non possiamo - ne sono convinto, tanto il dibattito è lungo - rispetto a questa novità - il tenore è il seguente: "Se non mi votate entro...", con l'indicazione della scadenza, nemmeno fosse uno yogurt, "se non mi votate, andate tutti a casa" - a parte i contenuti di cui ho illustrato solo una parte, prima e più di me lo hanno detto anche i colleghi del Gruppo del PD - un'opposizione - qualsiasi opposizione, meno che mai un'opposizione responsabile - non può che tenerne conto, se questo è lo stato di questa maggioranza, che non so per quale motivo si tiene in piedi, ma lo posso immaginare.
Di fronte ad una minaccia forzata - "O mi votate o andate a casa", di cui bisogna tenere conto - cari colleghi, faremo il possibile, non solo per tenerne conto, ma per esaudire il desiderio del nostro Presidente, di questo "piemontardo", dauno" pentito, non so se anche pentito calcisticamente o su altri gusti: lo scopriremo prossimamente.
Grazie, Presidente. Mi scuso per aver impiegato più tempo di quello a mia disposizione.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PLACIDO



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Ho provato ad ascoltare buona parte degli interventi che si sono succeduti da questa mattina. Penso che sia i Consiglieri oggi presenti, sia la Giunta - che, tra l'altro, non è neanche più molto rappresentata, se non sbaglio, senza nulla togliere agli Assessori Casoni e Giordano: quando discutiamo vorremmo avere almeno la presenza dell'Assessore Monferino, se possibile...



PRESIDENTE

Lo facciamo cercare subito, però lei prosegua, per cortesia Consigliere Bono.
Tra due minuti l'Assessore sarà qui, peraltro la sto ascoltando.



BONO Davide

Grazie, Presidente. Ho visto che è rientrato.
Ovviamente, il Presidente Cota, che, come sempre ricordo, ha un sacco di impegni, è stato presente qui questa mattina e oggi pomeriggio non ha più potuto seguire il dibattito, ma l'Assessore Monferino ha sicuramente la capacità e i titoli (i galloni) per seguire il dibattito.
Inizierei il mio intervento con le seguenti parole: confusione perplessità, dubbi. Questi vocaboli si possono riferire sia alla maggioranza - la quale, in effetti, non mi sembra molto compatta su questo Piano Socio Sanitario - che al centrosinistra, che pronuncia frasi che secondo me, non sono molto coerenti: "Vorremmo, come primo punto - lo ha appena detto il Consigliere Placido - fare cadere il più presto possibile la maggioranza". Invece, quando il Presidente Cota dice: "Se entro il 31 marzo non si approva il Piano Socio Sanitario andiamo tutti a casa", il principale partito di opposizione tiene una posizione - magari giustamente, è una posizione politica moderata - dialogante.
Dubbi, perplessità e confusione immagino sorgano nei lavoratori e nei cittadini che devono fruire del servizio sanitario, che sono coloro che maggiormente subiscono le conseguenze negative delle scelte politiche e, a volte, partitiche assunte all'interno di un Piano socio sanitario.
Confusione si ingenera anche nel nostro Gruppo consiliare, non lo nego perché il Piano Socio Sanitario è stato cambiato diverse volte nei contenuti essenziali. Si parlava di questo fantomatico scorporo tra ospedali e territorio, che è stato prontamente cancellato, in quanto aveva creato comunque una mezza ribellione popolare nelle audizioni svolte sul territorio.
Corretta - sia in qualità di medico, sia in qualità di Consigliere di un Gruppo che cerca di non fare solo nella mera strumentalizzazione partitica a fini elettorali la propria attività in aula e fuori da quest'aula - è la riorganizzazione degli ospedali con intensità di cura.
Questo lo abbiamo già detto più volte in Commissione e lo ribadisco aggiungendo un dato: così come quasi tutte le Regioni italiane stanno avviando questo percorso, che è riconosciuto a livello europeo probabilmente l'avrebbe fatto anche un'altra Giunta, di un altro colore.
Quindi, è un percorso che giocoforza si doveva intraprendere per far sì che gli ospedali venissero suddivisi - le definizioni in inglese non mi piacciono molto, quindi utilizzerò i sinonimi italiani - in ospedali cardine, di riferimento e territoriali, ripartiti in sei cluster - la traduzione in italiano è "grappolo": potremo definirle "aree vaste", come denominati in altre Regioni - con cui si è deciso di ristrutturare e organizzare a rete la gestione degli ospedali.
Questa riorganizzazione è stata oggetto di critiche da parte delle stesse forze che siedono in maggioranza e in Giunta. È stato citato l'incontro di ieri, in cui, ovviamente, era presente anche un nostro Consigliere circoscrizionale a Torino, laddove un Consigliere del PdL ha criticato proprio questa riorganizzazione. È vero, si potrà dire che sono interessi locali e quant'altro, ma dovremmo tutti noi lavorare al di là di interessi locali e del nostro giardino.
Ad un livello superiore mi viene da pensare alla Lega Nord che organizzava manifestazioni e fiaccolate contro le trasformazioni degli ospedali, ad esempio, a Giaveno e a Domodossola, perché non si voleva assolutamente che perdessero il ruolo che prima avevano questi ospedali di riferimento territoriale.
Comunque, non c'è, in questa tematica, una posizione facile e condivisa. Non a caso - come dicevo prima - è arrivato il monito del Presidente Cota: o si fa la riforma sanitaria e passa addirittura entro il 31 marzo - cioè abbastanza in fretta - o si va tutti a casa.
Non sono convinto che questa riforma sia una riforma epocale che possa cambiare veramente le situazioni della politica in Piemonte, dove sappiamo che la sanità riguarda l'80-82% del bilancio regionale, bilancio che - come sappiamo - è profondamente in dissesto; l'ha ricordato la relazione della Corte dei Conti che è uscita due giorni fa: oltre 7sette miliardi di euro di debito, principalmente contratti proprio nella sanità, più o meno equamente suddivisi tra la Giunta Bresso e la Giunta Cota.
Sottolineo che risulta difficile pensare ad una riforma come svolta epocale: non tanto in questa fantomatica riorganizzazione della rete ospedaliera, che dicevo giusta e sacrosanta; non tanto nella costituzione di queste fantomatiche Federazioni sanitarie, che dovrebbero essere sei e dovrebbero gestire la logistica, gli acquisti e altre pratiche prima in mano alle ASL o alla sanità. Ci dovrebbe essere una svolta epocale nelle modalità con cui la politica gestisce la sanità e gli appalti. Prova ne è che oggi è stato acceso un ennesimo altro faro su SCR, la Società di Committenza Regionale, e sono uscite delle ANSA, delle notizie, che dicono che le Fiamme Gialle - la Guardia di Finanza - sono ritornate oggi nella sede di SCR a prelevare altri faldoni che riguardano tutti gli appalti sanitari e non - che vanno dal 2007, quand'è nata SCR, fino al 2012. Prova ne è la gara sui pannoloni, ancora sotto inchiesta: appalto affidato con una gara poco chiara - prima indetta e poi ritirata - alle farmacie, per il quale l'ex Assessore Ferrero si è dimessa ed è sotto inchiesta e per il quale abbiamo la situazione per cui quello che era il Direttore dell'Assessorato Monferino oggi è Assessore.
Se, tra l'altro, il collega Reschigna lasciasse che l'Assessore possa ascoltare tutti i colleghi... La ringrazio.
Dicevo che le difficoltà sono molte, soprattutto se consideriamo come vengono svolti gli acquisti. L'Assessore Monferino ha pronunciato quella frase, che è finita su tutti i giornali: "Per quanto mi riguarda, SCR doveva solo fare da passacarte". Non so, in effetti, come si voglia provare a risolvere le difficoltà degli acquisti perché - che siano centralizzati o meno, che siano in mano alle Federazioni sanitarie o in mano a SCR o in mano agli Assessorati - se scegliamo sempre gli uomini in base a logiche clientelari, familistiche o partitiche, la situazione non cambierà mai.
Bisognerebbe quindi veramente pensare di andare a risolvere questo nodo che è fondamentale sia nella sanità sia nei trasporti sia in tutti gli altri settori in cui ci sono degli acquisti e degli appalti pubblici.
Provo accorciare il discorso e poi interverrò di nuovo in occasione della discussione degli emendamenti di alcuni colleghi, che ho firmato. Si parla anche di edilizia sanitaria: un miliardo e mezzo di euro è stato speso negli anni scorsi. Un esempio su tutti, che mi viene sempre citato dal collega Biolé che è della provincia di Cuneo e che la conosce meglio, è quello dell'Ospedale di Verduno, tra Alba e Bra: un ospedale costruito su una collina a metà tra due centri, non raggiungibile o difficilmente raggiungibile dai mezzi pubblici e addirittura dalle macchine; mancano addirittura le strade...
Per fortuna, per esempio, non abbiamo costruito nel Verbano Cusio Ossola quell'ospedale di cui si parlava tempo fa - l'ospedale unico tra Verbania e Domodossola - se non sbaglio a Piedimulera: per fortuna, perch chissà cosa avremmo fatto! Quando si parla di soldi che possono essere gestiti sul territorio quindi, non bisogna avere due occhi o quattro, ma venti. Non so, dunque, se l'Assessore Monferino ha adottato tutte le attenzioni del caso e potrà nei prossimi tre anni svolgere il mandato difficile che gli è stato dato.
Dico ancora una cosa e poi chiudo; chiedo solo, proprio all'Assessore Monferino, di ascoltare ancora questo pezzo, perché non c'è più tempo di affrontare altre questioni. Ho presentato un'interrogazione riguardante l'elisoccorso: è un'interrogazione alla quale spero mi risponda al più presto, magari anche con un documento scritto se non abbiamo il tempo di trattarla oralmente. Resto infatti fermamente convinto che, tra le tante opere di riorganizzazione tese a ridurre la spesa sanitaria, questa non sia a mio giudizio - corretta: si è deciso di ridurre a quattro le basi dell'elisoccorso, tenendo però un elicottero per il volo notturno. Dai calcoli che sono stati fatti, andando su un bando di gara per elicotteri più potenti, non ci sarà alcun risparmio. Chiedo quindi nell'interrogazione e chiedo solo se si può accelerarne l'iter - di capire qual è il risparmio che l'Assessorato intende ottenere dalla riorganizzazione dell'elisoccorso.
Faccio un ultimissimo accenno anch'io - e chiudo veramente, Presidente al comparto socio-assistenziale. Mi unisco al coro di coloro che erano presenti all'incontro di ieri - e mi dispiace che non ci fosse l'Assessore Monferino né l'Assessore Maccanti né altri Assessori della Giunta - per una proroga in merito al disegno di legge di superamento dei Consorzi socio assistenziali: siamo in una situazione drammatica e non possiamo pensare di stravolgere tutto con un colpo di spugna, quando ancora i lavoratori aspettano i soldi e le persone che fruiscono dei servizi non sanno dove andare.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Pentenero; ne ha facoltà.



PENTENERO Giovanna

Grazie, Presidente.
Questa mattina sono andata in un ospedale di Torino per una visita personale e, durante una chiacchierata, il medico dal quale mi ero recata che sa che in questi giorni si sta discutendo il Piano sanitario all'interno del Consiglio regionale -, ha espresso questo giudizio: " strano" - dice - "perché è un po' di tempo che non vediamo più il Presidente Cota all'interno dei nostri ospedali, quando un tempo era sempre presente a denunciare i vari sprechi e le varie situazioni negative che caratterizzano i nostri ospedali e a dire che avrebbe trovato una soluzione per tutti i mali che affliggono la sanità piemontese". Ora, invece, non lo si vede più e questo dirigente sanitario trovava questo fatto un po' strano, dal momento che siamo di fronte ad un Piano che dovrebbe risolvere tutti i problemi di una sanità che - solo secondo il Presidente Cota - è una sanità che non ha saputo dare risposte importanti ai cittadini piemontesi.
Lo abbiamo ricordato più volte in Commissione e lo ricordo ancora oggi: esiste una valutazione indipendente che ha ritenuto il nostro sistema sanitario uno dei migliori sistemi sanitari del nostro Paese. Lo ricordava ieri il collega Boeti, richiamando il valore della nostra sanità piemontese, nella continuità fra territorio e ospedale; dove la forza e l'efficienza del nostro sistema è sempre stata determinata, appunto, dalla continuità del lavoro tra ospedale e territorio.
Tutti questi elementi sembrano oggi sparire di fronte a un Piano così importante, che dovrebbe appunto risolvere i problemi anche di deficit economico; deficit per il quale si cercano via a via dei responsabili senza peraltro ricordare che gli stessi atti fondamentali che il Piano Sanitario riporta evidenziano come il deficit economico della nostra sanità parta dal 2004 e che forse soltanto nell'Amministrazione precedente si è cercato di contenere - forse non si è risolto il problema ma si è cercato di contenerlo - quella che era una situazione drammatica che - ripeto, così come dicono gli atti fondamentali - parte dal 2004. Con questo nuovo Piano Sanitario, dunque, miracolosamente si dovrebbero risolvere tutti i problemi.
Ebbene, i commenti che maggiormente abbiamo sentito in questo periodo nelle varie consultazioni ci dicono che questo è un Piano dove gli standard ai quali tendere non vengono minimamente messi in evidenza. Anzi sicuramente grazie all'azione svolta dalla minoranza, il documento ha avuto qualche cambiamento e qualche modifica: ricordo soltanto la situazione disastrosa all'interno della quale si sarebbe dovuto trovare il nostro sistema sanitario, se non si fosse interrotta l'idea di dividere gli ospedali dal territorio.
Ancora oggi, comunque, riteniamo che il Piano sia deficitario rispetto agli obiettivi che dovrebbero essere contemplati all'interno del piano stesso. Non si indicano parametri cui tendere, non si identificano quali siano i risultati attesi e, quasi sempre, non si danno indicazioni di come si possono misurare i risultati che il Piano mira ad avere. Quando giriamo all'interno delle nostre Aziende Sanitarie, gli operatori ce lo ricordano spesso questo aspetto.
Ricordo che il Piano Socio Sanitario approvato in precedenza ha previsto la riduzione delle aziende sanitarie, ha visto la riorganizzazione delle Aziende Sanitarie stesse, ha visto i territori fare degli sforzi non indifferenti e ha visto gli operatori svolgere un'attività di riorganizzazione di tutte le Aziende Sanitarie.
Oggi, forse, iniziamo a vedere qualche elemento di beneficio rispetto a quello che è stato un accorpamento delle aziende sanitarie previsto dal Piano precedente. Oggi, con la creazione delle Federazioni sanitarie, che non si capisce ancora quale tipo di natura giuridica dovrebbero avere, che non si comprende ancora quale sia il livello istituzionale che queste dovrebbero rappresentare, se un livello sovrastrutturale rispetto alle Aziende Sanitarie o se un livello strumentale. Ancora oggi non comprendiamo bene quale sia la natura giuridica.
Certo è che si creerebbe un livello strutturale al di sopra delle aziende territoriali, andando quindi a stravolgere tutta l'organizzazione addirittura qualcuno paventa l'ipotesi che le Federazioni siano in contrasto sia con la normativa regionale ma, ancora peggio, siano in contraddizione con la legge nazionale.
Se questo si verificasse, daremmo un ulteriore stop al Piano Sanitario.
Lo abbiamo dato per due anni, un Piano che la Regione attendeva come la panacea di tutti i mali per risolvere i problemi del nostro sistema sanitario. Credo che queste cose debbano essere tenute in considerazione non penso si possa far finta di nulla rispetto alle osservazioni che i tanti, devo dire la stragrande maggioranza degli operatori, hanno sollevato.
Qualche considerazione sul fatto che il Piano, oltre a non identificare la natura giuridica delle Federazioni, dà un'eccessiva delega alla Giunta regionale. Tutto viene delegato e tutto viene accentrato nelle mani della Giunta. La creazione di nuovi strumenti di programmazione territoriale per poi immaginare che tutto venga accentrato, certamente la Regione deve avere in mano la barra rispetto alla programmazione sanitaria, ma certamente la programmazione è un luogo di partecipazione prima di tutto. Partecipazione delle Aziende Sanitarie, partecipazione degli operatori e, in modo particolare, partecipazione dei Comuni che sono i veri detentori della competenza sanitaria sui propri territori.
Questa ci sembra davvero una situazione paradossale.
L'azienda del 118. Perché è necessario costituirla? Più volte in Commissione lo abbiamo chiesto, più volte è stato domandato, ma non c'è stata data nessun tipo di risposta. Il 118 sembra debba probabilmente soddisfare qualche esigenza locale o provare ad allocare qualche Direttore che, forse, ha la necessità di fare questo tipo di lavoro.
Una parola credo debba essere spesa, ma credo debba essere l'elemento principale con il quale ci apprestiamo a discutere il Piano Sanitario.
stato ricordato un attimo fa. Ieri molti Sindaci della nostra regione erano presenti in Aula, ma non sono stati auditi, se non per grande disponibilità da parte del Presidente del Consiglio, né dall'Assessore competente né da altri Assessori coinvolti sulla materia dei Consorzi. I gridi d'allarme arrivati dai Comuni sono preoccupanti, i Comuni sono i primi interlocutori e sono gli interlocutori immediati che il cittadino in difficoltà riuscirà a trovare. Qualche Sindaco ieri ha addirittura paventato una serie di pericoli di ordine pubblico, non credo sia un'osservazione eccessiva. Credo sia un'osservazione di coloro che conoscono realmente le esigenze e le difficoltà all'interno delle quali opera un Consorzio Socio Assistenziale.
Trovo assolutamente deplorevole il fatto che alcuni Consiglieri di quest'Aula si siano permessi di dire che i Consigli di amministrazione dei Consorzi siano occupati da persone che hanno un interesse economico. Forse questo Consigliere dimentica che i Consigli di amministrazione dei Consorzi non ricevono più un euro da quando fu approvato il decreto Calderoli.
Allora perché ci manifestano tanta preoccupazione? Ci manifestano tanta preoccupazione per una serie di motivi.
Il primo. Sanno esattamente qual è la situazione reale all'interno della quale si trovano migliaia di cittadini che appartengono alle fasce più deboli della nostra regione. Lo sanno perfettamente, li vedono quotidianamente e vivono quotidianamente la condizione di difficoltà di ragazzi disabili, minori a rischio, anziani, tossicodipendenti e tutte le fasce drammaticamente fragili, che drammaticamente vivono una condizione di sofferenza, senza peraltro aggiungere che esistono, all'interno dei nostri Consorzi, persone che vivono con un minimo vitale. Minimo vitale integrato dai Consorzi stessi e che, là dove non si troverà integrazione da parte dei Consorzi di tutte queste persone che non hanno altri ammortizzatori sociali, se così li vogliamo chiamare, saranno in una condizione di miseria totale.
La preoccupazione che i nostri Sindaci ci hanno manifestato, il grido di allarme che ci hanno lanciato, non può cadere nel vuoto. Non può cadere nel vuoto per due ordini di motivi. Il primo. La grande preoccupazione. Il secondo il fatto che in modo assolutamente legittimo ad una realtà importante della nostra regione che si occupa di un milione di abitanti cioè la realtà di Torino, sono state assegnate, sono state promesse risorse pari a 25 milioni.
Non si può immaginare che il resto del territorio sia figlio di nessuno, non si può immaginare che il resto del territorio viva in una continua situazione di incertezza, viva in una situazione di precarietà.
L'appello lanciato ieri dai Sindaci non può cadere nel nulla. Il Piano credo abbia la necessità di essere letto, anzitutto, alla luce disastrosa all'interno della quale si trovano i Consorzi Socio Assistenziali.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Giovine; ne ha facoltà.



GIOVINE Michele

Grazie, Presidente.
Diventa sempre abbastanza complicato intervenire quando si tratta di una materia importante come il Piano Sanitario della Regione.
Diventa ancora più complicato quando ad intervenire sono una messe così copiosa di colleghi che, giustamente, si sentono in dovere di intervenire nel merito e, secondo me, purtroppo, non sempre in modo puntuale e preciso anche in ordine alle notizie che vengono riportate.
Purtroppo, mi rendo conto che il dibattito sarà lungo e complicato oggi è solamente la seconda puntata di un processo che la maggioranza si augura che termini entro il 31 marzo. L'opposizione, con tonalità e modalità diverse, mi sembra abbia annunciato che potrebbe essere un po' più complicato il raggiungimento e la chiusura del percorso entro quella data.
Mi pare che ci stia avviando verso questo tipo di soluzione.
Il Piano Sanitario che cos'è? Il Piano Sanitario è quello che normalmente, la politica attua per dare delle risposte alle esigenze dei cittadini su uno dei beni primari, ovvero il bene primario: il diritto alla salute.
Perché è considerata, a ragione, dalla politica la legge quadro, la legge madre di una legislatura? L'hanno detto molti oratori che mi hanno preceduto, perché ricopre oltre l'84% delle risorse del bilancio regionale annualmente. In qualche regione un po' di più in altre un po' più di meno.
Noi siamo mediamente su quella percentuale.
Quello che sbaglia un politico di oggi ad intendere è pensare che si possa vincere o perdere un'elezione regionale, quindi dimostrare la cifra della legislatura sul Piano Sanitario, e purtroppo quello che devo registrare è che anche noi, come maggioranza, lo stiamo sopravvalutando.
Posso ricordare semplicemente ai colleghi che c'erano, perché sono fatti relativamente recenti, che nel "Ghigo due", il Piano Sanitario non venne fatto e la maggioranza di centrodestra perse poi le elezioni.
Nel "Bresso unicum" il Piano Sanitario venne fatto e la Bresso perdette comunque le elezioni.
Noi indubbiamente in questa legislatura faremo il Piano Sanitario, ma nessuno, neanche coloro che ci hanno lavorato alacremente e con onestà intellettuale, sanno effettivamente che tipo d'effetto avrà questo Piano Sanitario a regime.
La speranza è che i numeri siano corrispondenti a quello che i tecnici hanno messo sulla carta, ovvero che ci sia un miglioramento dei servizi e un risparmio delle risorse spese.
Per questo devo ringraziare innanzitutto l'Assessore Monferino. Chi mi conosce sa perfettamente che questo non è un ringraziamento usuale per quanto mi riguarda, ma ho riconosciuto in lui una persona che si è messa di "buzzo" buono, ha cercato pur essendo abituato ad altri mondi e ad altre realtà, ciò è al mondo dell'economia e della finanza che a tempistiche e modalità decisionali diverse da quelle della politica.
Però ha avuto buona volontà di mettersi e di applicarsi a quelle che sono le nostre regole e le nostre modalità, che non sono nostre ma sono quelle della società, perché noi rispondiamo prima delle elezioni, durante il mandato e dopo le elezioni ad una società che ci chiede delle risposte e ci dà dei limiti.
L'Assessore Monferino ha capito queste tempistiche e questa modalità, e devo dire che pian piano si è arrivati a questa soluzione.
Un risultato ottenuto - anche questo non è un ringraziamento di prammatica, ma un ringraziamento sincero - grazie alla Presidente Spagnuolo. Voglio ricordare che inizialmente la Commissione sanità era stata presieduta dal collega Pedrale, che adesso ricopre il ruolo di Capogruppo del PdL.
La Presidente Spagnuolo è sicuramente colei che ha avuto, grazie all'esperienza di lunghissima data, la capacità di riuscire pian piano di portare in porto quello che è il provvedimento che, piaccia o non piaccia è la risposta di questa maggioranza ai costi crescenti che la sanità impone sulle casse del Piemonte.
Mi auguro che ci sia un risparmio effettivo, perché la mia preoccupazione maggiore - e l'Assessore Monferino lo sa perché ho avuto modo di comunicarglielo sia in Commissione sia negli incontri di maggioranza - è sulle risorse da spendere sul socio-assistenziale, ma poiché i trasferimenti statali saranno sempre minori e ci saranno sempre meno soldi da spendere sulla sanità, o noi abbiamo la forza, mantenendo i livelli di assistenza e mantenendo l'eccellenza che è propria del Piemonte di ridurre i costi, e quindi facendo delle scelte che possono anche essere dolorose ma che sono da fare, o altrimenti non avremmo più, in quel caso, i soldi da mettere in campo per rispondere a quelle che sono le esigenze di una popolazione anziana crescente, soprattutto in terra pedemontana.
Il tentativo quindi andava fatto e devo dare atto che l'ingegner Monferino, prima come Direttore Generale della sanità e poi come Assessore ci ha portati ad un risultato, che è frutto di mediazione, come tutte quelle che sono delle azioni politiche.
Quale sarà il giudizio? Il giudizio ce lo darà il tempo, quando il Piano sarà a regime. I numeri sulla carta mi sembra che resistano.
Tutti gli altri bizantinismi che sono stati enucleati oggi e ieri nelle nostre relazioni, mi sembrano più questioni di bottega politica. Ne voglio ricordare alcuni; ad esempio, il collega Placido, che tanto stimo e apprezzo umanamente e politicamente, ha detto che il primo compito dell'opposizione è abbattere la maggioranza e andare al voto.
Collega Placido, se mi consente, il compito dei Consiglieri regionali di maggioranza e di opposizione dovrebbe essere il bene dei piemontesi. Se la maggioranza agisce male, il compito dell'opposizione è abbattere la maggioranza, abbattere il Presidente e andare al voto. Questo sì! Ma è sub iudice solo se non viene rispettato il primo atto.
Ora noi non sappiamo se questo Piano sarà positivo o negativo, dobbiamo vederlo a regime. Il Piano attuato dalla vecchia maggioranza della Presidente Bresso, ad un certo punto ebbe il via libera anche dall'opposizione, perché bisognava mettere alla prova quello che era il regime proposto dall'allora maggioranza. Aveva degli aspetti negativi ed avevo - lo riconosco - degli aspetti positivi.
Questa è un'impostazione rivoluzionaria sotto il profilo dell'impostazione; poi, parliamoci chiaro, senza parlare di rivoluzione epocale o copernicana: sono i numeri che alla fine detteranno il successo o l'insuccesso del Piano proposto.
Un altro bizantinismo locale che ho sentito è quello del collega Ponso.
Ho avuto modo prima di palesarglielo. Ho sentito dire dal collega Ponso - e mi sono stupito che nessun collega l'abbia ripreso - che la sanità del Cuneese è una sanità virtuosa e la sanità del Torinese no.
Sono un Consigliere regionale e quindi non sono un Consigliere provinciale che si occupa solo della Provincia di Torino, ma essendo stato eletto nel collegio regionale, mi occupo di tutte le province. Posso capire che il collega Toselli mi guarda interessato e che giustamente chi è eletto nella provincia di Cuneo rivendichi con orgoglio la propria sanità locale.
Ma sentire dire che l'altra sanità del Torinese è una sanità dei "magnaccioni", no! E guardando il collega Gregorio, dico: io questo non lo accetto.
E vi posso anche rispondere, colleghi Gregorio e Ponso, che ad un certo punto qualcuno mi ha detto: "Il collega Negro ha tappezzato la Provincia di Cuneo dicendo che abbiamo salvato la sanità piemontese!".
E quale sarebbe questo gran risultato? Aver mantenuto le due ASL in capo alla sanità piemontese.
Collega Negro, collega Ponso - non me ne voglia l'Assessore Monferino questa si chiama "marchettona politica", perché la sanità cuneese e la sanità piemontese resisteva benissimo anche se in capo alla Provincia di Cuneo rimaneva una sola ASL, e non capisco quali erano i disservizi in capo ai cittadini cuneesi, riducendo un po' i costi.
Non nego che ci sia un virtuosismo della sanità cuneese, ma trovo davvero ripugnante che qualcuno possa pensare che per Torino - e chiedo al collega Boeti di spendere una parola in questo senso, così come lo chiedo al collega Lepri e alla collega Spagnuolo - sia vero quello che dice il collega Ponso. Cioè che la sanità torinese - è agli atti, chiedete i verbali - è la sanità degli sprechi e la sanità di Cuneo è la sanità del virtuosismo? No, colleghi, non è così.
A me risulta che la sanità piemontese nel suo complesso sia una sanità di eccellenza, dove ci siano in modo proporzionale nel Cuneese, nel Torinese, nel Novarese e nel Vercellese eccellenze e sprechi.
Ma se concedete anche a me un briciolo di campanilismo, semmai l'eccellenza è soprattutto a Torino più che altrove.
Chiedo ai colleghi che ho citato - credo che il collega Boeti interverrà fra poco - se sia vero che quella di Torino è una sanità degli sprechi. A me non risulta.
Ci sono tanti operatori socio-sanitari e tanti cittadini che ci stanno ascoltando in questo momento. Non esiste quest'approccio e quest'impostazione mentale.
Noi dobbiamo salvare la sanità piemontese, tutta, nella sua eccellenza.
Se poi quest'Aula decide di far rimanere due ASL in capo alla Provincia di Cuneo, lo accetterò e ne prenderò atto, ma sentirmi dire che a Cuneo devono rimanere due ASL perché lì sono virtuosi, e qui a Torino c'è la società dei "magnaccioni": no, Presidente, questo non lo accettiamo. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Manica; ne ha facoltà.



MANICA Giuliana

Siamo alla conclusione di un dibattito lungo ed importante sul Piano Socio Sanitario. È un documento di programmazione che ci accompagnerà per i prossimi tre anni. È del tutto evidente che dibattiti di questa importanza e di questa estensione non avvengano su qualsiasi argomento che questo Consiglio affronta, ma solitamente su argomenti più importanti, tra cui ci sono certamente, in un Consiglio regionale, gli atti di bilancio e i documenti finanziari. Probabilmente l'atto di programmazione più importante che la Regione si appresta a discutere è il Piano Socio Sanitario, perch sappiamo tutti quanto incida la sanità sul bilancio regionale: l'80% nella parte di spesa corrente e più dell'80% se, insieme alla spesa corrente consideriamo anche quella per investimenti.
Penso che nessuno si possa stupire del fatto che dentro alla discussione generale, o nell'attività emendativa, ci sia un lavoro, un interesse particolare dell'Aula, e una volontà, da parte dei Consiglieri di esprimersi su un documento di questa importanza.
Ricordiamoci che questo importante documento approda in Aula dopo premesse piuttosto consistenti: parte con delle premesse per cui si avvia la cosiddetta rivoluzione epocale che si dovrebbe chiudere in brevissimo tempo, con volontà salvifica nei confronti del Piemonte, riducendo tutti gli sprechi possibili ed immaginabili. In corso d'opera questo processo rivoluzionario, come tutti i processi rivoluzionari, si stempera, spero in un'ipotesi più riformista, dopo un lungo confronto con il Piemonte, con consultazioni lunghe ed articolate che hanno visto la possibilità di esprimersi per i soggetti più diversi: le amministrazioni comunali e territoriali, soggetti che hanno in capo competenze significative sulla sanità (ricordiamo che, a termine di legge 833, il Sindaco rimane autorità sanitaria significativa), il mondo dell'associazionismo e le forze sociali.
Rispetto a quel testo si esprimono complessivamente, non solo da parte dell'opposizione, ma da ampi settori in Piemonte - dal mondo degli Enti locali fino all'associazionismo e alle forze sociali - complesse critiche a quello che era l'impianto fondamentale, cioè la scelta fondamentale di un modello aprioristico che si dovesse applicare su una realtà tutta diversa.
Alcune di queste realtà, e di queste concessioni più aprioristiche, nel corso del dibattito, dopo quelle consultazioni ed un lungo lavoro di Commissione, si stemperarono: la separazione tra ospedale e territorio non rimane un must su cui "impiccare" il complesso del Piano; lo stesso scarso ruolo degli Enti locali, della realtà dei Sindaci e di quella Conferenza dei Sindaci che non è mai stata una realtà ostativa in questa realtà, ma una realtà di significativa consultazione, diventa un elemento di cui si può ricominciare a discutere, quindi rilevanti modificazioni, non sulla base di quell'azione di opposizione, ma di confronto con il territorio significativamente avvengono.
Cosa rimane di quel testo nel dibattito di quest'Aula a quest'Aula, su cui poi anche nell'attività emendativa avremo modo di esprimere le nostre valutazioni? A mio avviso, una prima questione di un certo rilievo è la modifica della concezione della programmazione tra i testi di Piano precedenti e questo testo. Il testo di Piano in questa Regione è sempre stato uno dei principali strumenti di programmazione, poiché interpreto l'attività regionale come fondamentalmente incarnata sui livelli della programmazione dato che le fasi gestionali competono ad altri soggetti (ai Comuni e ad altri soggetti per quanto riguarda le materie di loro competenza, alle ASL per quanto riguarda tutto questo).
La Regione ha incardinato su di sé i principali compiti di programmazione. Per mantenere questi compiti, in particolare sulla sanità occorre dotarsi di un adeguato strumento di programmazione. Ci pare che qui la scelta sia stata un'altra in questa direzione: non penso ad una programmazione da piano quinquennale, che vada a programmare fino al singolo numero di strumenti che ci devono essere in una sala operatoria rispetto ad eccessi programmatori che poi erano lacci e laccioli sull'attività di gestione, ma penso ad una programmazione di serio ed alto livello, soprattutto se si vuole operare sulla riduzione degli sprechi e sulla razionalizzazione delle risorse.
Ci pare che questo testo, che da questo punto di vista mantiene aspetti molto general-generici, non assolva a questo compito: documento troppo generale, troppo generico, che consenta che siano poi strumenti più settoriali e di Giunta ad agire senza disturbare il manovratore, ma questo implica un cedimento serio sui compiti di programmazione fondamentale sugli aspetti fondamentali che una Regione, da questo punto di vista, debba avere.
Questa è una prima grande questione che noi ritroviamo dentro al testo.
La seconda grande questione che a questa si lega è come, avendo fatto questa scelta, si possano davvero e seriamente individuare, in modo democraticamente percepibile e verificabile, gli strumenti attraverso i quali si interviene sulla razionalizzazione delle risorse, la riduzione degli sprechi e la razionalizzazione di tutta la rete sanitaria, a partire da quella ospedaliera, della realtà piemontese.
Le due cose sono sostanzialmente legate. Se si parte in una certa direzione con i livelli di programmazione, dall'altro lato si rendono chiare ed evidenti anche le scelte di ordine finanziario che poi devono ovviamente essere demandate ai bilanci di singoli anni, oltre ai bilanci pluriennali.
Nell'organizzazione qui prospettata ci sono, al di là di tutte le osservazioni che sulla questione delle Federazioni sono state evidenziate dai colleghi, alcune osservazioni, di carattere più generale, sull'assetto di queste Federazioni, e di carattere più particolare su alcune (penso a quella relativa al 118 che, francamente, trovano, a nostro avviso, poca ragione di essere e di esistere in quanto tali e che, invece, potrebbero essere mantenute in organizzazioni assolutamente diverse, razionalizzando anche l'organizzazione che attualmente questa struttura ha).
Vi è poi una terza questione, a mio avviso di grande rilievo, che rimane aperta ed insoluta nella realtà del Piano, la cui apertura, e non soluzione, ci è dimostrata anche dalle vicende di questi giorni, non ultima dall'incontro di ieri con rappresentanti del Consiglio. È inerente al rapporto tra sanitario e socio-assistenziale. Se davvero si vuole che i risparmi della sanità vadano sul socio-assistenziale e non viceversa, che il socio-assistenziale non rimanga un'appendice residuale della spesa sanitaria, e come tale penalizzato, bisogna operare una scelta tutta diversa rispetto a quella che questo Piano sta operando, sia dal punto di vista delle priorità, sia dal punto di vista delle scelte concrete.
Oggi ci troviamo in una situazione per cui il socio-assistenziale è un'appendice dimenticata: lo è nel testo di Piano, lo è nel comportamento concreto e quotidiano della Giunta. Proprio ieri consorzi e Sindaci ci dicevano che un incontro con l'Assessore, vero e programmatico da questo punto di vista, non sono ancora riusciti ad averlo fino ad oggi, che hanno visto variamente un funzionario piuttosto che un altro che dava indicazioni, o autoritarie o non compiute, e ci troviamo nella situazione in cui il socio-assistenziale vede una decurtazione ufficiale, stando ai dati ufficiali di bilancio, del 50% (salvo le notizie su ulteriori 25 milioni di euro da assegnare al Comune di Torino, ma non al resto del Piemonte).
A questo punto rimangono aperte alcune questioni: una, riguardante la governance, che noi cerchiamo di risolvere, dopo le grandi incertezze della Giunta, con un emendamento presentato a questo Piano, chiedendo una moratoria di due anni per i consorzi, sapendo anche che a livello nazionale si sta ragionando di un emendamento, peraltro bipartisan, che su questa materia intende intervenire significativamente. Strutture e consorzi poco costosi; strutture che hanno funzionato in Piemonte, dove il livello di determinazione della governance è un livello importante, soprattutto perch accanto a questo si determinino con certezza anche i livelli delle risorse ripristinando, come noi proponiamo, i livelli del 2011.
A mio avviso, queste quattro questioni sono le quattro questioni che sottendono al dibattito più complessivo di questo Piano, che riguarderanno il dibattito che avrà luogo in questo Consiglio nelle prossime settimane attraverso l'attività emendativa che il nostro Gruppo, insieme ad altri, ha proposto a questo testo.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Manica.
Ha chiesto la parola il Consigliere Boeti; ne ha facoltà.



BOETI Antonino

Grazie, Presidente.
Sono già intervenuto come relatore, ma avendo avuto poco tempo a disposizione, aggiungo qualche riflessione in discussione generale.
In questi giorni, si sta sviluppando una discussione su chi fa più opposizione e chi ne fa meno! Anche il Capigruppo dell'Italia dei Valori ha affermato che, rispetto al Piano Socio Sanitario, probabilmente bisognerebbe fare un'opposizione maggiore.
Noi, l'opposizione - lo dico ad una persona che stimo e con la quale sono legato da rapporti di amicizia - a questo Piano Socio Sanitario la facciamo da due anni. L'abbiamo fatta dalla prima ora! Forse la sua è un po' più recente, ma dipende anche dal fatto che in una prima fase della discussione il collega ha condiviso parte dell'impostazione che l'Assessore aveva dato al Piano Socio Sanitario. Poiché noi, oggi, condividiamo qualcosa (non tanto, direi abbastanza poco) di questo Piano, abbiamo ritenuto che ci potesse essere lo spazio per una discussione diversa rispetto a quella che generalmente avviene in quest'Aula.
Ho già ricordato in passato (mi rivolgo anche al collega Carossa) che il Presidente degli Stati Uniti (non ricordo quale fosse) faceva colazione una settimana con i repubblicani e una settimana con i democratici semplicemente perché pensava che fosse suo dovere, come Presidente, avere rapporti con chi, avendo vinto o avendo perso le elezioni, rappresentava gli Stati Uniti d'America.
Ci sono, secondo lei - collega Carossa - in questa regione, ma anche in questo Paese, le condizioni affinché il dibattito possa svilupparsi secondo questi canoni, che io peraltro condivido? Quando facevo il Sindaco, a Rivoli, cercavo di avere un rapporto di correttezza con l'opposizione: ho affisso nel mio studio una targa che mi è stata regalata da due Consiglieri di Alleanza Nazionale, quando ho smesso di fare il Sindaco; Consiglieri che avevano nei miei confronti parole benevole.
Se lei ripensasse alle dichiarazioni che hanno caratterizzato l'inizio della legislatura, quelle stesse che adesso continuano, si renderebbe conto che - lo dico anche all'Assessore, che vedo abbastanza provato dalla discussione di questi due giorni, e comprendo - chi è abituato a fare un lavoro concreto e a misurare in tempi rapidi i risultati del proprio lavoro, trova, nel dibattito in Aula, situazioni che gli fanno ricordare perdite di tempo, difficoltà di concludere i percorsi ed i processi. Poich lei non è il solo ad aver svolto un lavoro concreto, io mi rendo conto della difficoltà con la quale si approccia a queste questioni, che sono figlie - ripeto - di atteggiamenti, metodi e modi rispetto ai quali non abbiamo avuto - non parlo di lei, naturalmente - che la possibilità di avere un atteggiamento di questo tipo.
Ci sono nodi, però - Assessore Monferino - che sono ancora irrisolti che il Piano Socio Sanitario non ha affrontato. Non parliamo (forse non si potrebbe nemmeno fare) della questione del pronto soccorso, che rimane un nodo irrisolto. Non è solo una questione alberghiera; certo, anche, ma è una questione di personale, di medici, d'infermieri. Quando noi diciamo che non siamo d'accordo con il fatto di fare del 118 una nuova azienda, è perché pensiamo che i medici del 118 - e c'era un accordo per l'utilizzo del 30% di essi - possano svolgere, all'interno del Pronto Soccorso, una parte del loro tempo-lavoro.
Ci sono sicuramente dei problemi: in molti casi, non glielo permettono perché quei medici sono considerati come degli estranei rispetto al lavoro che viene svolto in pronto soccorso, però questo è un percorso che dovrebbe essere perseguito.
Mi auguro che non si riducano ulteriormente i posti letto destinati a questa regione. Leggevo, proprio in queste ore di perdita di tempo, che rispettiamo quella che è stata finora l'indicazione dello Stato: 3,5 posti letto (noi siamo a 3,4), cui si aggiungono 0,7 posti letto per la non autosufficienza.
So che è intenzione del Governo Monti prevedere 3,5 posti letto compresa la non autosufficienza e soprattutto credo che non ci sia spazio per un ulteriore taglio di risorse ai sistemi sanitari regionali.
Quello che le chiedo, naturalmente in rappresentanza del Piemonte, è di battere anche un po' i pugni con un Governo contro il quale è il Presidente che l'ha nominata. Bisognerà spiegare al Ministro Balduzzi, che come lei, è persona seria, che questo non è sostenibile e non è compatibile con il sistema sanitario di qualità che abbiamo garantito fino a questo momento.
C'è un'altra questione importante, che riguarda le liste d'attesa: nel Piano Socio Sanitario c'è quasi una resa rispetto a questa situazione.
Certo, è un problema difficile, di difficile applicazione, ma noi, ad esempio, abbiamo presentato un emendamento che prevede la possibilità dell'accesso diretto (l'ha appena fatto il Valdese, per la chirurgia e l'endocrinologia, l'hanno sperimentato ad Asti, anche nella passata legislatura). Lei non sa, perché non si occupava di queste questioni, che l'accesso diretto, per esempio, per gli esami di laboratorio è una conquista degli ultimi tre-quattro anni. Prima, anche per i laboratori si prenotava.
Il CTO ha un ambulatorio per le grandi emergenze ed ha una sorta d'accettazione ortopedica urgente, per tutti coloro che hanno non solo piccoli traumi, ma anche magari una lombosciatalgia. Anche il Maria Adelaide ha un ambulatorio di questo tipo: voglio dire che l'accesso diretto è stato sperimentato in molte situazioni e mi pare invece che avendo bocciato l'emendamento, e non prospettando altro, perché non basta richiamare i pazienti (questo va fatto per coloro che pensano di non andare a fare la visita), ci sia, rispetto alle liste d'attesa, una sorta di resa come se si dicesse: "Non ce la facciamo a risolvere questo problema pertanto ci arrendiamo".
Così come, per un po', la questione relativa al personale amministrativo ha tenuto banco. Il Presidente Cota diceva: "Abbiamo 50.000 amministrativi" - esagero, naturalmente, sto scherzando - "e non sappiamo cosa farcene", poi si è chiuso in questo modo il capitolo.
Io l'invito, quando si risolverà questa questione e avrà un po' più di tempo per occuparsi anche di altre problematiche, ad andare a fare un giro in alcune ASL di questa città. Le suggerisco via Monginevro, dove - lei dovrebbe sapere - c'è stato il bagarinaggio: la gente andava alle sei del mattino, prendeva il posto e poi vendeva, a cinque euro, la prenotazione a coloro che dovevano aspettare.
Se avete un eccesso di personale amministrativo, utilizzatelo agli sportelli delle ASL, magari coprendo anche un turno pomeridiano - come succede in tutte le parti del mondo - affinché la questione delle liste d'attesa si risolva.
Sulla questione dei medici e dei gruppi di cure primarie (questione di grande importanza): chi si occupa oggi di gestione dell'emergenza e lo stesso Ministro Balduzzi hanno affermato che ci sarà l"H24" per i medici di famiglia, utilizzando, ovviamente, anche i medici della guardia medica.
Questo potrebbe essere un modo per risolvere il problema.
Non c'è parso, finora, che abbia affrontato questo tema e questo capitolo con la giusta determinazione. Anzi, l'allora Assessore Ferrero come primo provvedimento, interruppe la sperimentazione che il Governo regionale precedente aveva messo in piedi.
Ci sono altre questioni importanti: la questione dell'intramoenia, ad esempio. Non so se la Regione sia coinvolta, ma a me piacerebbe sapere rispetto all'intramoenia dei medici (allargata sì, allargata no) e rispetto alla possibilità per i medici di questa regione che sceglieranno la libera professione dentro le mura, se ci sono le condizioni e le strutture affinché questo si possa verificare.
Ci sono Regioni che hanno speso tutti i soldi che lo Stato ha dato loro; ce ne sono altre che ne hanno spesa solo una parte. Il Piemonte è in mezzo, perché credo che non abbia speso tutti i soldi, ma questo certo non è una responsabilità sua, è di chi ha governato precedentemente. Se dovesse verificarsi il fatto che il 30 giugno i medici dovranno scegliere l'intramoenia, a me piacerebbe capire qual è la situazione piemontese e soprattutto cosa ne pensa l'Assessore.
Vengo, nei pochi minuti che ho a disposizione, alla riorganizzazione della rete ospedaliera.
Ieri sera ho partecipato (qualche Consigliere è intervenuto per aver letto i giornali, io c'ero) a un dibattito rispetto all'Ospedale Valdese.
Certo, Assessore, che se qualcuno di noi avesse avuto intenzione di fare un intervento di comprensione, diciamo, della disponibilità a capire come affrontare il problema dell'Ospedale Valdese, per come si è sviluppato il dibattito non era possibile. Capisco i problemi di maggioranza all'interno del Gruppo regionale, ma se questi problemi si riflettono anche all'interno delle Circoscrizioni non è colpa nostra.
Ieri sera è intervenuta una Consigliera del PdL che ha parlato di un Assessore che non c'è, perché così si è svolto il dibattito (le domande gliele ha fatte, anche se lei non c'era), ma per quale maledetta ragione un Consigliere regionale che fa l'opposizione in quest'Aula dovrebbe dimostrare, invece, disponibilità sia rispetto a quel problema che rispetto a quel progetto? Qual è la ragione? Il Consigliere Carossa ci invita alla responsabilità. Ma ricordo quando a Giaveno, dove hanno chiuso al chirurgia, perché il progetto l'aveva fatto il centrosinistra e l'avevo seguito direttamente con il Direttore Generale la Lega raccoglieva le firme in piazza a Giaveno contro la chiusura della chirurgia di Giaveno! Una roba indifendibile: due milioni e mezzo di euro per 280 interventi come le varici, per sciocchezze che potevano essere fatte altrove, e soltanto il 18% di quel territorio si faceva operare in quella chirurgia. La gran parte del territorio si faceva operare in altri ospedali. Sono andato io a spiegare che l'avremmo chiusa, ma la Lega Nord raccoglieva le firme in piazza contro la chiusura di Giaveno.



(Commenti del Consigliere Carossa)



BOETI Antonino

No. Allora diventa difficile! Ho delle perplessità forti sulla chiusura e sulla limitazione dell'Ospedale Valdese.
Il 24 e il 25 faremo un'assemblea come PD. Quello non è un Ospedale monospecialistico, anche se è un piccolo ospedale, anzi è un Ospedale che si è specializzato in più cose, dalla chirurgia della tiroide al percorso della mammella. Perché non si può pensare, per esempio, di concentrare lì questo tipo di attività spostando le Molinette, piuttosto che mandando loro alle Molinette, dove non sembra esserci posto.
Noi siamo disponibili a discutere. Anche i medici sono disponibili a discuterne. Lei, qualche volta - mi permetta se glielo dico, anche se mi rendo conto della difficoltà del momento - dovrebbe, come dire, partecipare anche a qualche assemblea pubblica, dove si discute di queste questioni in maniera da orientare i cittadini rispetto alle scelte che intendono essere operate.
Concludo perché è il tempo è scaduto. Non voglio parlare ora (perch non c'è il tempo, ma durante gli emendamenti lo riprenderemo) sulla questione socio-assistenziale. Nell'incontro di ieri sera, un Sindaco di centrodestra ha preso la parola e ha detto testualmente "mi vergogno di quello che sta succedendo", davanti a pochi Consiglieri dell'opposizione.
faticoso e duro affrontare i dibattiti? Questo è il dibattito e questa è in qualche modo anche la democrazia.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Boeti.
Se non ci sono altre richieste di intervento, possiamo considerare concluso il dibattito generale e anche i lavori della seduta del Consiglio regionale.
Informo che è convocata la Conferenza dei Capigruppo in sala A.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17.28)



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