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Dettaglio seduta n.187 del 14/03/12 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



(Alle ore 10.00 il Presidente Cattaneo comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.30)



(La seduta ha inizio alle ore 10.30)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione. Non essendovi proposte di modifica, l'o.d.g. è approvato.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bresso, Cantore, Casoni, Comba Costa Rosa Anna, Montaruli, Pedrale, Sacchetto e Spagnuolo.



PRESIDENTE

Il numero legale è 26.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Telecomunicazioni

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 852 presentata dal Consigliere Ronzani, inerente a "Digitale terrestre"


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g., inerente a "Svolgimento interrogazioni ed interpellanze", iniziamo con l'esame dell'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 852.
Il Consigliere interrogante Ronzani rinuncia all'illustrazione.
La parola all'Assessore Giordano per la risposta.



GIORDANO Massimo, Assessore alla tecnologia delle comunicazioni

Grazie, Presidente.
Provvedo a leggere la nota predisposta che ovviamente metterò a disposizione del collega interrogante.
Con il passaggio al digitale terrestre del Piemonte Orientale aggregato ad una più vasta area comprendente praticamente tutto il Nord Italia, si sono registrati presso gli utenti diversi e svariati disservizi di cui il più rilevante ed evidente è sicuramente l'interferenza continua alle trasmissioni RAI.
La contemporaneità delle trasmissioni del MUX1 RAI e del MUX di Telelibertà (emittente privata) sul medesimo canale, ovvero il 22, fa sì che vi siano forti interferenze localizzate in particolare in alcune zone delle province di Alessandria, Asti, Novara, nelle aree pedemontane dell'alto Canavese e del Biellese, in particolare della collina torinese.
Il problema sembra peggiorare nei piccoli Comuni, evidentemente più esposti, che non possono nemmeno sfruttare il grado di schermatura offerto dai grandi agglomerati urbani.
Il Ministero è stato immediatamente sollecitato, e vi è anche un estratto della risposta che è stata inviata: "A seguito dello switch off del Piemonte orientale il canale 22 usato può risultare interferito da una tv locale. Per verificare e risolvere la situazione, lo scorso 31 gennaio presso il Ministero a Roma si è svolto un incontro tra i rappresentanti della RAI e della tv locale in questione. L'incontro si è concluso con una soluzione tecnica che prevede una modifica dell'impianto trasmissivo RAI attività che richiede quattro mesi di lavoro ed un investimento finanziario. Detta soluzione deve essere approvata dagli uffici amministrativi della RAI".
Parallelamente analoghe e ripetute sollecitazioni venivano inviate alla RAI che, nella primavera del 2011, accettava finalmente un colloquio formale con la Regione per fare il punto della situazione.
Naturalmente l'allarme per il livello delle critiche arrivava agli interlocutori che presentavano in quella sede un piano di risoluzione delle varie problematiche legate alla transizione.
Detto piano, con fasi di sviluppo progressive, contava tra gli aspetti più rilevanti: il miglioramento della qualità del segnale su tutto il territorio; l'intervento della RAI presso il MISE teso a rimuovere le interferenze, chiedendo una diversa assegnazione di canale dell'emittente Telelibertà; uno studio di interventi tecnici, dei tempi e dei relativi investimenti necessari per attenuare le emissioni di Telelibertà nelle zone indicate prima.
Alcune di queste azioni venivano effettivamente messe in campo da subito, traducendosi in un parziale miglioramento della situazione generale soprattutto in alcune zone.
Durante questo processo più generale venivano affrontati i casi particolari di Comuni tagliati fuori o di singoli cittadini con problematiche diverse, ma sempre legate al percorso di trasformazione e diverse questioni tecniche che ci riserviamo di documentare al collega.
A complicare maggiormente il quadro deve essere considerato che dall'ottobre di quest'anno è iniziato il processo di transizione della Liguria e, dato l'inevitabile riassestamento delle frequenze e i possibili problemi interferenziali, sono stati compiuti passi preliminari verso le province piemontesi più esposte al problema, con informative complete allo scopo di poter agire tempestivamente su segnalazione di eventuali disservizi.
Consci del fatto che, passato senza segnalazioni di sorta il periodo di transizione in Liguria, restano da risolvere ancora problemi sul territorio, cui questa interrogazione tende a mettere la giusta luce.
stata nuovamente sollecitata la RAI per avere informazioni circa le misure che intende porre in essere, alla luce del programma che ci era stato presentato e che hanno avuto solo parziale esecuzione.
Questa è la lettura della nota formale, ma credo che al collega interessi sapere del nostro impegno che c'è stato e che ci sarà.
Oggi la RAI, nel momento in cui ha presentato quel piano, ha messo in campo una serie di soluzioni che possono portare a buoni risultati. Si tratta di continuare a dialogare affinché ci sia, da parte nostra, una verifica puntuale dell'attuazione degli interventi che ci si è impegnati a fare.
Ovviamente ci riserviamo di dare una puntuale informazione sullo stato di avanzamento. Grazie.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione - Parchi e riserve

Interpellanza n. 928 presentata dai Consiglieri Tiramani, Angeleri, Carossa e De Magistris, inerente a "Quanto costa un dipendente sospeso al Sacro Monte?" (risposta scritta)


PRESIDENTE

Proseguiamo con l'esame dell'interpellanza n. 928.
La parola al Consigliere Tiramani.



TIRAMANI Paolo

Grazie, Presidente.
Chiedo tranquillamente la trasformazione dell'interrogazione in forma scritta, trattandosi di argomento che abbiamo anche discusso con l'Assessore, quindi immagino che lo stesso darà una risposta congrua con quanto già annunciato sui giornali.
Si tratta di una vicenda annosa, in cui molti continuano a difendere a spada tratta chi non merita di essere difeso.
Tutto qua, Presidente, e grazie per la trasformazione.



PRESIDENTE

Diamo atto che l'interpellanza n. 928 presentata dal collega Tiramani viene trasformata, su richiesta dello stesso, in interpellanza a risposta scritta.
Ne daremo comunicazione alla Giunta.
Per quanto riguarda il punto all'o.d.g. sulle nomine, verrà affrontato la prossima settimana. Mi scuso con l'Aula e mi assumo la responsabilità per non aver convocato una cosiddetta "Capigruppo volante" nella giornata di ieri. Faremo il punto nella situazione nella Conferenza dei Capigruppo prevista per questa sera.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Esame disegno di legge n. 174, inerente a "Disposizioni in materia di organizzazione del servizio sanitario regionale"


PRESIDENTE

Proseguiamo l'esame del disegno di legge n. 174, inerente a "Disposizioni in materia di organizzazione del servizio sanitario regionale", di cui al punto 4) all'o.d.g.
Nella seduta antimeridiana di ieri è iniziato l'esame del disegno di legge.
La relazione di maggioranza è stata svolta dai Consiglieri Botta Marco e Carossa; mentre quella di minoranza è stata svolta dai colleghi Boeti Buquicchio ed Artesio.
Abbiamo aperto la discussione generale. È intervenuta la Consigliera Spagnuolo e poi i nostri lavori si sono interrotti.
La discussione generale è in atto.
Ha chiesto la parola il Consigliere Lepri; ne ha facoltà.



LEPRI Stefano

Grazie, Presidente.
Finora la nostra opposizione è stata un'opposizione responsabile. Lo sarà nei prossimi giorni e lo sarà nei prossimi anni, semmai riuscirà ancora a governare questa maggioranza. La chiamo così perché - ed è una piccola polemica che mi concedo - avendo letto sui giornali di oggi che vi sarebbero alcuni colleghi che ritengono troppo blanda l'opposizione che abbiamo fatto finora, voglio precisare cosa intendo per opposizione responsabile.
Innanzitutto, è responsabile un'opposizione che tiene conto delle condizioni difficili, vorrei dire drammatiche, in cui versa la nostra Regione dal punto di vista economico. La razionalizzazione della spesa sanitaria non è una facoltà, è un dovere a cui noi siamo chiamati.
Non è un'opposizione blanda quella che vogliamo fare, ma è un'opposizione responsabile anche perché, per farla, bisogna esserci e bisogna essere coerenti. Non si può dire, per esempio, che bisognerebbe chiudere ospedali e poi fare un'opposizione barricadera.
Ciò premesso, arrivo alle questioni vere.
Prendiamo atto del fatto che l'Assessore e questa maggioranza hanno ritirato quello che era il cuore della proposta o, almeno, uno dei punti cruciali della proposta, cioè la separazione fra ospedale e territorio. Per noi questo è un grande risultato. È il frutto della nostra opposizione e ricorderemo questa nostra battaglia e questo nostro risultato perch avrebbe determinato solo problemi, che non ricordo ma sono noti ai piemontesi che li hanno rappresentati nelle consultazioni nel corso dei mesi precedenti.
Ora siamo di fronte ad altre due importanti strategie che questo Piano intende perseguire. Si tratta di strategie che abbiamo dichiarato di condividere - anche se poi nella pratica dovremmo capire come saranno realizzate - trattandosi di linee che abbiamo sostenuto nel corso della scorsa legislatura. Concentrare in aree di coordinamento sovrazonale le attività di supporto è una scelta importante che condividiamo, perché era la scelta che abbiamo cominciato a realizzare anche noi.
Il definire chi fa cosa all'interno dell'area ospedaliera è un altro punto decisivo: mettere in gerarchia, in rete ed entro aree vaste gli ospedali, evitando che vi sia una proliferazione indebita, inopportuna e costosa delle specialità, è un obiettivo condiviso, peraltro anch'esso contenuto nello scorso Piano. Forse non particolarmente o pienamente perseguito, ma si è cominciato a perseguirlo. Ora probabilmente c'è più chiarezza nell'indicazione dell'opportunità di questa gerarchia e di questa messa in rete, che noi condividiamo. Peraltro, dobbiamo evidenziare - lo voglio ricordare in questo dibattito così importante - come sia stata propria la briglia sciolta data negli anni 1995-2005 ad aver determinato quella proliferazione di specialità a cui adesso dobbiamo porre rimedio.
Voglio ricordare, perché non sia dimenticato da questo Consiglio, come dal 1995 dal 2005 i primari, cioè i capi delle strutture semplici e complesse siano passati da 1.147 a 2.828, con un aumento di 1.681 posizioni di dirigenza. Voi capite che con questi risultati è impossibile pensare che si possa razionalizzare la spesa e metterla soprattutto in rete.
Negli ultimi cinque anni di governo di centrosinistra, per esempio abbiamo cominciato a ridurre il numero delle posizioni di struttura semplice e complessa. Siamo convinti che l'impegno per l'efficienza e per la razionalizzazione sia un valore. Questo lo vogliamo dire ed è il senso della nostra opposizione responsabile. Laddove c'è una buona idea, laddove c'è un buon intendimento (che poi dovremo capire come realizzare), non c'è motivo di opporsi, tanto più che non possiamo pensare che, laddove si possa mettere mano ad inefficienze, ci sia qualcun altro - che non siamo mai noi a farlo.
Voglio ricordare come l'efficienza sia un valore riformista - lo dico soprattutto ai colleghi dell'opposizione che stanno a sinistra del Partito Democratico e che fanno fatica a comprendere questo valore, un valore pienamente riformista - che ci consente di far fronte ai comportamenti opportunistici e autoreferenti, purtroppo ancora tanti - che non troviamo solo nella politica. Lo voglio ricordare all'Assessore che ogni tanto sbotta rispetto ai limiti della politica: ma quante opposizioni poco responsabili e autoreferenti troviamo nelle professioni, negli ordini e nel sindacato? Noi dobbiamo dare il buon esempio, ricordando che la responsabilità del bene comune è una responsabilità di tutti.
Affrontare la razionalizzazione della rete ospedaliera è centrale per eliminare sovrapproduzioni, inappropriatezza e una mancanza di filiera dentro il territorio; ma è importante che queste risorse che recuperiamo e lo abbiamo sottolineato con i nostri emendamenti e con tutti gli interventi di questi mesi - vengano liberate e possano essere destinate all'attività di prevenzione, alle attività territoriali ancora da potenziare e anche ai servizi socio assistenziali che sono notoriamente il modo attraverso cui si rinviano e si evitano patologie che diversamente emergono e si manifestano molto prima e con costi maggiori.
Nel corso del dibattito di queste settimane e nel lavoro d'Aula noi cercheremo di migliorare la proposta della maggioranza e di cambiarla laddove questa non ci convince.
Non ci convince, ad esempio, l'organizzazione che porta ad avere troppe figure apicali, perché è una contraddizione rispetto all' obiettivo di rendere il sistema più efficiente.
Abbiamo presentato un emendamento che porta a quattro, anziché sei, le Federazioni o le Aree di coordinamento sovrazonale che dovranno svolgere l'attività di gestione delle funzioni di supporto. Nella provincia di Torino è possibile farlo con un'unica grande Federazione, mantenendo peraltro le tre reti ospedaliere così come sono state delineate, sebbene anche in questo caso abbiamo avanzato proposte migliorative affinché le tre reti ospedaliere torinesi abbiano un equilibrio complessivo.
Proponiamo, inoltre, di fare una sola Azienda Sanitaria Locale invece che due a Torino città. È possibile, in questa logica, cercare di capire se si può ridurre anche il numero dei Direttori sanitari e amministrativi.
Diciamo di no ad un'ulteriore Azienda, quella del 118, che non ci convince.
Inoltre, vogliamo incalzare la maggioranza su un altro tema rilevante dove noi ravvisiamo una contraddizione forte: la coincidenza distretti e consorzi, che è un punto contenuto nella legge n. 18, viene perseguita con poca determinazione e con incongruenza. Noi pensiamo, invece, che debba essere fortemente perseguita e non solo incentivata in modo blando, come temiamo succederà, su un dimensionamento più alto di quello che invece la Giunta intenderebbe individuare.
Ma vogliamo anche porre l'attenzione su altre questioni che, forse anche comprensibilmente, visto che il cuore della riforma è la razionalizzazione della rete ospedaliera - rischiano di essere messe in ombra o sullo sfondo. Ci sono questioni rilevantissime che andrebbero affrontate meglio: pensiamo - non l'abbiamo ancora ricordato nel dibattito di queste settimane - al tema della prevenzione non solo relativamente agli stili di vita, ma anche ai comportamenti della vita quotidiana. Un anno fa avevo, per esempio, presentato un'interrogazione sull'uso smodato dell'aria condizionata nei negozi e nei luoghi pubblici nel corso della stagione estiva. È un piccolissimo esempio di come si potrebbe lavorare per fare in modo che tante patologie, fortunatamente non mortali, potrebbero essere evitate con una più attenta azione di controllo.
Pensiamo ancora a come crescono i nostri ragazzi nelle scuole, dove i banchi sono quasi sempre collocati in un modo tale per cui i ragazzi sono costretti a posizioni scorrette per ore ed ore, con il rischio di patologie all'apparato scheletrico. E così via.
Ci sono anche le grandi sfide dei servizi territoriali. Il rischio che abbiamo sentito e che vogliamo rappresentare in questa sede riguarda servizi rilevanti come l'educativa territoriale per i minori o gli interventi "leggeri" per le persone anziane parzialmente non autosufficienti, come la spesa e altre attività, che rischiano di essere praticamente azzerati (lo sono già, in molti casi) all'interno dei Consorzi dei servizi sociali.
Come non ricordare anche altri aspetti importanti del Piano Sanitario come gli interventi per la neuropsichiatria infantile, per la tossicodipendenza, per le donne straniere, per le famiglie sempre più sole.
Questo intreccio tra politiche sociali e politiche sanitarie non lo dobbiamo trascurare; grazie anche alla delega che l'Assessore ha nelle sue mani, contiamo possa essere affrontato con maggior integrazione.
Concludo rivolgendo un appello in particolare all'Assessore e all'intera maggioranza: non ci si affidi solo alla bacchetta tecnocratica che noi guardiamo anche con rispetto, perché in taluni casi ci vuole anche un profilo tenace e deciso. Ma la bacchetta tecnocratica non basta Assessore, tenga anche in conto il metodo dell'ascolto, della partecipazione, del coinvolgimento consapevole e dell'avvicinamento delle posizioni, che non sempre sono tutte vere da una parte e tutte sbagliate dall'altra. Non si mettano gli uni contro gli altri, ma si faccia in modo che anche le azioni successive al Piano siano realizzate attraverso una larga condivisione.
Infine, si tenga conto che la persona malata e bisognosa è anzitutto una persona, con la sua intangibile dignità e originalità.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Negro; ne ha facoltà.



NEGRO Giovanni

Grazie, Presidente.
Io non sono un medico, per cui mi limiterò ad esprimere il mio pensiero. Ho ascoltano molti interventi e li ritengo molto interessanti e validi. Rilevo che si è lavorato molto in questi ultimi mesi, perché da come si era partiti, si è stravolto il tutto. Permettetemi di evidenziare che le minoranze stanno lavorando bene.
Il modello sanitario, a mio avviso, ha bisogno di stabilità, di serietà e di efficienza. In primis, però, dobbiamo rimarcare l'assistenza ai cittadini.
Questa riorganizzazione non deve avere un solo colore politico, ma deve fare gli interessi dei cittadini. La riorganizzazione era necessaria - lo ritengo giusto - perché per troppo tempo non si è fatto nulla a tal riguardo. Si devono offrire più garanzie ai cittadini e assicurare un futuro con meno sprechi.
Nonostante il Piemonte sia al terzo posto per la qualità dei servizi e l'efficienza, bisogna migliorare ancora. A tal riguardo, è nato il discorso delle famose sei Federazioni che, di per sé, noi non riteniamo sbagliato.
Crediamo, tuttavia, che si possa evitare di inserire le sei nuove figure che rappresentano comunque una spesa in più, ed usufruire quelle di cui già disponiamo attualmente nelle varie ASL. Tuttavia, per come ci è stata spiegata la questione dall'Assessore Monferino, si potrebbero creare ulteriori problemi. Mi rimando, dunque, a chi è più bravo e più esperto in materia.
Rimangono alcuni punti non ancora ben chiari: uno riguarda il discorso del 118; può darsi che l'idea dell'Assessore sia quella giusta, ma proporrei di approfondirla ulteriormente.
Per il resto, gli acquisti collettivi, ad esempio, possono rappresentare un fattore positivo, perché si risparmia; così pure la gestione del personale, concordata con tutti e con lo stesso metodo. Anche questo, a mio avviso, è un altro elemento positivo.
Da chiarire rimangono ancora i consorzi e l'assistenza socio-sanitaria.
Ieri in Sala Viglione si è tenuto un incontro a tal riguardo, e ne abbiamo sentite abbastanza; alcuni non sono ancora per nulla convinti, per cui è un aspetto ancora da approfondire.
Abbiamo lavorato molto in Commissione e ritengo di aver collaborato in tal senso. Dobbiamo quindi portare a termine questo lavoro al più presto possibile, con la massima chiarezza per i nostri cittadini.
impossibile raggiungere l'accordo da parte di tutti - non capiterà mai - ma dobbiamo quantomeno dare una svolta, eliminando gli sprechi, anche se il Piemonte è tra gli esempi migliori.
Peraltro, mi pare che un piccolo esempio si sia già dato: si è conteggiato che dall'inizio ad oggi sono stati risparmiati circa 100 milioni di euro.
Questo non è poco ed è positivo.
Abbiamo ricevuto le altre istituzioni e questo mi ha fatto molto piacere, perché all'inizio non è stato così: si è tenuto conto delle richieste dei Sindaci e delle Province piemontesi, perlomeno in parte.
Abbiamo cercato di non dividere gli ospedali tra ospedale e territorio.
Noi dell'UDC abbiamo apprezzato questa volontà di cambiamento, che probabilmente non produrrà subito i risultati, ma magari tra un anno si potrà vedere ciò che è stato positivo e quanto si dovrà ancora correggere.
Dobbiamo dare il buon esempio e sono certo che lo faremo: daremo un ottimo esempio agli italiani, ma soprattutto ai piemontesi, attribuendo più efficacia ed efficienza ai servizi, centralizzandoli e rendendoli meno costosi.
Permettetemi di ringraziare la Presidente della IV Commissione (la Consigliera Spagnuolo), che ha presieduto con pazienza e professionalità le 39 sedute di Commissione. Grazie di questo.
Devo anche riconoscere che l'Assessore Monferino ha dimostrato grande disponibilità di dialogo e d'incontro: di questo ne siamo grati.
Siamo tutti responsabili affinché il cambiamento avvenga al più presto e con il maggior numero di consenso possibile.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
La parola al Consigliere Botta Marco.



BOTTA Marco

Grazie, Presidente.
Finalmente la sanità ritorna centrale e ritorna centrale la politica svolta dal Consiglio regionale nell'esame di questi documenti del Piano Socio Sanitario che rappresenterà, probabilmente, uno dei momenti più alti di discussione di questa legislatura.
già stato ricordato quanto sia importante la sanità per le Regioni.
Pensiamo il contrario, cioè se non ci fosse la competenza regionale sulla sanità: le competenze regionali sarebbero ridotte al lumicino e probabilmente anche il ruolo del Consiglio regionale sarebbe assolutamente insignificante.
Questo è il terzo Piano Socio Sanitario che mi appresto ad esaminare perlomeno ci sono stati tre tentativi: il primo (il Piano relativo al 2000/2005), quando era Assessore alla sanità il collega D'Ambrosio, più per meriti della maggioranza - come spesso succede - che dell'opposizione, non giunse a compimento. Ci fu, poi, il Piano Socio Sanitario presentato dalla Giunta Bresso, che ha avuto un iter complesso e complicato, lungo, ma che è arrivato all'approvazione. Adesso, abbiamo questo Piano Socio Sanitario che porta fortemente le firme del Presidente Cota e dell'Assessore Monferino e che - lo voglio dire subito - è un Piano obbligatorio.
Non possiamo decidere se adottarlo o non adottarlo: se vogliamo che la Regione Piemonte continui ad essere una Regione rispettata a livello nazionale, abbiamo l'obbligo di adottare questo Piano.
Non c'è la Consigliera Artesio, ma le vorrei ricordare che non si tratta unicamente di questioni economiche, perché sarebbe molto riduttivo dire che tutta la costruzione sanitaria che è stata fatta, tutta la programmazione contenuta nel Piano, ha come unico punto d'arrivo la diminuzione dei costi, che pure è un elemento importante da perseguire altrimenti il Commissario, già pronto, a Roma, con le valigie per venire in Piemonte, arriverebbe davvero.
Non possiamo sminuire il lavoro svolto dall'Assessorato e dall'Assessore Monferino, dalla Commissione consiliare e, spero, anche l'ottimo lavoro che farà il Consiglio regionale, sostenendo che l'unica motivazione di questo Piano Socio Sanitario è la questione economica.
Noi dobbiamo approvare questo Piano, perché dobbiamo prendere atto che il Piemonte sta cambiando e che stanno cambiando i bisogni, le necessità sanitarie e socio-assistenziali di questa regione.
La strutturazione esistente oggi è insufficiente per arrivare al 2020 2025; sappiamo tutti che questo Piano Socio Sanitario ha una validità triennale, ma pone le basi per intraprendere un percorso che ci porterà al 2020-2025.
Devo riconoscere - e lo affermo con piacere, anche come Vicepresidente della Commissione sanità - che il lavoro svolto in Commissione è stato un lavoro molto importante. È già stato ricordato il numero delle sedute svolte, nelle quali abbiamo analizzato centinaia e centinaia d'emendamenti e, come ha ricordato il collega Carossa (repetita iuvant), il fatto che siano stati accettati 116 emendamenti presentati dall'opposizione dimostra che non c'è stata volontà di chiusura da parte dell'Assessorato, ma nemmeno da parte della maggioranza, rispetto alle proposte che potevano essere accolte e che andavano verso quella logica di riformismo, di tentativo di efficientare la macchina regionale legata al pianeta sanità.
Ritengo che questo Piano Socio Sanitario presenti alcuni punti sostanziali, che dovranno essere assolutamente mantenuti.
Il primo riguarda sicuramente le cosiddette "Federazioni sanitarie" (chiamiamole consorzi di aree vaste, chiamiamole come vogliamo), che sono uno dei momenti fondamentali di questo Piano: le sei Federazioni previste dovrebbero garantire quella capacità di efficientare la macchina sanitaria che oggi manca.
Altra questione molto importante è la centralizzazione degli acquisti di beni e servizi. Non dimentichiamo che la politica, se vuole ricostruire un proprio ruolo, non può farsi rimproverare dall'opinione pubblica che una siringa acquistata ad Alessandria costa il doppio o il triplo di una siringa acquistata a Cuneo; chiaramente è un esempio (non è così, almeno per i luoghi che ho citato), ma la necessità di arrivare ad un discorso d'equilibrio su un tema così importante e che coinvolge risorse così importanti, come quelle relative ai beni e servizi, è fondamentale, se la politica vuole tornare ad essere credibile.
Anche relativamente al discorso della gestione comune della rete informatica, come facciamo a presentarci di fronte ai cittadini e raccontare loro che in questa regione, dopo anni e anni di gestione del centrosinistra o del centrodestra (non è questo il tema), ci sono centinaia di linguaggi informatici diversi? Non dico ogni ASL, ma quasi ogni ASL ogni struttura ospedaliera, utilizza un proprio programma, che molto spesso non dialoga con gli altri programmi, e neanche a livello centrale.
Se non cerchiamo di porre rimedio a queste problematiche, come facciamo a presentarci davanti ai cittadini e chiedere loro un consenso, un voto, se non interveniamo e produciamo efficienza nemmeno su queste cose? C'è, poi, il discorso legato ai compiti che avranno le Federazioni, ma anche il discorso delle assunzioni di personale: come possiamo andare a raccontare che la Regione Piemonte spende decine, forse centinaia di milioni di euro in più rispetto agli impiegati amministrativi - dico impiegati amministrativi, non personale infermieristico o personale sanitario, voglio dire gli impiegati amministrativi rispetto alle Regioni che possono essere paragonate a noi.
Allora, ritengo che il Piano Sanitario affronti queste sacche d'inefficienza, e le affronti bene. È un Piano, a mio avviso, anche molto coraggioso, perché la questione della geografia e della razionalizzazione della rete ospedaliera è un discorso che bisogna fare e che bisogna fare con coraggio, perché da lì passa la possibilità di fare veramente un salto culturale (ma anche economico) in avanti.
Il fatto che nei documenti, che sono pubblici e quindi a disposizione di tutti, sia presente la geografia di questa razionalizzazione della rete ospedaliera, ma soprattutto ci sia l'indicazione di chi fa cosa all'interno di questa geografia della rete ospedaliera è un aspetto, a mio avviso importantissimo. Anche qui vi è il coraggio di aver scritto su queste tabelle di razionalizzazione la possibilità e la necessità di razionalizzare, di riconvertire non uno o due, ma 10-15 (forse di più) ospedali, per far fare al nostro Piemonte un salto culturale in avanti importante. Passiamo dal concetto dell'ospedale sotto casa, caro forse alla politica di 10, 20 o 30 anni fa, la politica che si faceva guidare un po' dalla pancia delle popolazioni, a un concetto di efficienza, di dare un servizio vero, di fare le alte prestazioni sanitarie laddove si possono fare.
Teniamo presente anche il fatto che viviamo in una regione dove, tra pochi anni, avremo un terzo della popolazione con più di 65 anni, dove gran parte di queste strutture dovranno essere convertite in RSA, in strutture riabilitative, perché quella sarà la vera necessità della nostra popolazione e oggi noi mettiamo, non il primo, ma un mattone importante in quella direzione.
E poi ci sarebbe da dire molto ancora sulla definizione migliorativa della rete oncologica, della rete psichiatrica, della rete della nefrologia, della necrologia, anche con contributi provenienti dall'opposizione. Ecco, per questi motivi, dico che il Consiglio regionale riappropriandosi di un ruolo politico importante, può fare in queste settimane e in questi giorni un ottimo lavoro, ma soprattutto lo può fare se daremo, come sempre abbiamo tentato di dare anche in questi anni, una risposta concreta al Piemonte.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Cerutti.



CERUTTI Monica

Grazie, Presidente.
molto importante il dibattito di oggi proprio perché parliamo di un provvedimento fondamentale per la Regione e trattiamo una delle questioni principali che sono alla base della comunità stessa nel contratto fra Stato e cittadini.
Il tema sanità viene però, in quella che è la discussione generale spesso affrontato solo e soltanto come fonte di spesa o come tema di irresponsabilità dei politici, dello stesso personale sanitario o dei cittadini. In questo senso, abbiamo visto le nuove proposte che in Lombardia sono già attive e che in Piemonte si sperimenteranno alle Molinette, cioè dare ai cittadini un resoconto di quelle che sono state le spese dovute al loro ricovero. Sappiamo che su questo aspetto lo stesso personale sanitario ha delle opinioni abbastanza articolate: c'è chi l'ha sollecitato proprio in questa sperimentazione alle Molinette, chi invece ritiene che sia un provvedimento che di per sé quasi mortifica quello che è invece il lavoro del personale sanitario o magari di scarsa fiducia o di colpevolizzazione nei confronti dei cittadini.
Detto questo, è chiaro che noi vorremmo ragionare sul Piano Socio Sanitario del Piemonte come elemento che deve anche introdurre dei correttivi - come già più volte detto da parte di alcune forze politiche forse con un po' di retorica - ma soprattutto come elemento stesso di sviluppo; di sviluppo proprio perché sappiamo che ragioniamo non soltanto su quello che è una grossissima percentuale del bilancio regionale, ma perché può essere elemento di sviluppo locale.
Oggi leggiamo sul Corriere della Sera la lettera del Presidente Cota che risponde a un articolo che ieri non è stato particolarmente edificante nei suoi confronti e pone, fra i tre punti che sono per lui ormai fondamento della sua attività politica, proprio la riforma sanitaria.
Infatti Cota afferma che la riforma sanitaria, il lavoro e la TAV sono le sue priorità per il futuro del Piemonte.
In particolare, sulla riforma sanitaria, Cota dice: "Il Piemonte quando mi sono insediato, aveva una spesa sanitaria completamente fuori controllo. Oggi, per la prima volta, dopo 15 anni, la spesa è scesa di 135 milioni e stiamo votando una riforma che deve essere la riorganizzazione di un sistema ospedaliero attraverso la messa in rete delle strutture e l'eliminazione di sprechi. Tenendo conto che il futuro della sanità rappresenta l'82% del bilancio regionale, sono decisamente soddisfatto".
Chiaro che questo è l'approccio che c'è stato più volte proposto nella discussione e che, dal nostro punto di vista, è comunque limitativo proprio perché il ragionamento è quello che deve andare a considerare i temi reali della sanità e della salute e, in particolare, parlare di promozione della salute e di tutela dei cittadini. Invece questo ci sembra essere un approccio che guarda soprattutto al fronte economico e a quello che è il tema dell'organizzazione.
Bisogna dire - e di questo abbiamo dato atto, l'abbiamo già anche affermato in Commissione e in questo senso abbiamo anche portato avanti un'attività emendativa che di per sé non ha il carattere dell'ostruzionismo che si è superata l'ipotesi iniziale, quella cosiddetta della separazione ospedale/territorio, avendo probabilmente presente più il modello lombardo che di per sé era difficilmente calabile nella realtà piemontese.



PRESIDENTE

Mi scusi se la interrompo.
Consiglieri, per favore, credo che la collega Cerutti abbia tutto il diritto di poter svolgere il suo intervento. Grazie.



CERUTTI Monica

Abbiamo avuto una nuova proposta che effettivamente ha superato questo aspetto. Però abbiamo delle perplessità; perplessità che continuiamo a riportare e che abbiamo anche espresso negli emendamenti proposti proprio in merito all'organizzazione che vede l'istituzione delle Federazioni sanitarie, in quanto pensiamo che in questo senso si creino costi aggiuntivi, nuovi posti dirigenziali, in netta opposizione ai risparmi che invece vengono dichiarati.
Sappiamo che - in Commissione ne abbiamo discusso - l'idea è quella di procedere all'introduzione di questo livello per poi semplificare successivamente, però è chiaro che, dal nostro punto di vista, questa semplificazione successiva è una semplificazione che vede un forte accentramento e una scarsa possibilità di discussione e di democrazia condivisa. A nostro parere, l'approccio dovrebbe essere invece quello di avere sì una semplificazione, ma una semplificazione che possa essere già un modello condiviso.
Lo stesso discorso riguarda l'Azienda 118,. Non capiamo le ragioni della creazione di questa nuova Azienda e intuiamo il rischio di creare un corpo separato che non aiuterà a risolvere i problemi di funzionamento del sistema di emergenza.
Crediamo anche che la realtà vada esattamente nella direzione opposta ovvero verso una crescita dei costi. In questo senso, vogliamo insomma dire che la montagna ha partorito un topolino rispetto all'ipotesi iniziale.
Però, è logico e dal nostro punto di vista si vede, comunque, una condivisione e quindi il fatto che si sia arrivati a un risultato che è quello di non scardinare totalmente l'impianto precedente con questi famosi sprechi. Anche perché, per esempio (è dato di oggi) la mobilità, cioè il saldo della mobilità sanitaria, vede il Piemonte fra le Regioni italiane ancora con un saldo positivo, anche se minore rispetto ad altre Regioni. La sanità piemontese ha comunque ha una sua specificità e una sua positività.
Noi però pensiamo che quello che si vuole introdurre, appunto, rispetto alla razionalità, rispetto all'organizzazione non ci vede favorevoli alle Federazioni sanitarie.
Inoltre, pensiamo che l'individuazione del distretto come luogo fondamentale delle politiche sanitarie, in particolare, dell'integrazione socio-sanitaria, sia cosa apprezzabile e condivisibile, ma fissarne il bacino con una popolazione non inferiore ai 100 mila abitanti, invece molto meno (proprio perché si tratta di un numero di abitanti eccessivo): non tiene conto della realtà piemontese, della densità abitativa e delle ricadute nella rappresentanza e, soprattutto, aumenta la grande confusione che già sappiamo essere qui ed essere anche all'esterno rispetto alla normativa che stiamo discutendo anche su altri fronti.
Condividiamo la proposta, per esempio, di istituire il fondo per la non autosufficienza però, nello stesso tempo, pensiamo che non siano definiti i criteri di adeguamento dello stanziamento iniziale (peraltro composto da somme già decurtate per effetto dei tagli apportati ai finanziamenti per gli anni 2010/2011) né definiti al momento i criteri di ripartizione demandati a successivi provvedimenti.
In questo senso, vediamo una sorta di indeterminatezza che effettivamente fa sì che le decisioni vere siano portare ad un altro livello. E in questo, chiaramente, non possiamo essere concordi.
Rispetto a questioni (ci sarebbe molte da dire: dieci minuti sono pochi) siamo però soddisfatti - lo vogliamo dire anche in questa sede - che sia stato accolto l'emendamento per introdurre nel Piano Socio Sanitario il tema della rete dei consultori, che prima non era presente, così come quella del Centro regionale amianto, su cui ieri l'Assessore ha risposto a una interrogazione. Crediamo che questi siano già degli elementi importanti.
Nella presentazione dell'emendamento tornerò su questioni che magari possono essere considerate più specifiche o addirittura ideologiche, come per esempio, l'importante tema della medicina di genere.
Altre Regioni ci stanno ragionando. C'è un'indicazione a livello europeo...



PRESIDENTE

Scusi, Consigliera Cerutti.
Chiedo scusa. Se c'è la necessità di una riunione...
Obiettivamente, la Consigliera Cerutti avrà a disposizione il tempo che ritiene, dal momento che è stata interrotta più volte.
Prego.



CERUTTI Monica

Grazie.
Dicevo che sulla medicina di genere sta intervenendo anche a livello parlamentare (probabilmente, verrà introdotto nel piano nazionale), anche perché non si tratta di un'indicazione - ripeto - di carattere ideologico o di un capriccio, ma in realtà, per esempio, se si introduce questo aspetto si può ragionare sul tema della prevenzione.
A Milano, il 2 marzo è stato presentato il Manifesto della Medicina di Genere. Con parlamentari nazionali ed europei si è ragionato sul fatto che tutti considerano il maggior tasso di mortalità delle donne legato al tumore al seno, quando invece la maggiore mortalità è legata alle malattie cardiovascolari.
chiaro che si tratta di avere indicazioni che danno la possibilità di intervenire dal punto di vista delle risorse, perché se si fa una giusta prevenzione, sappiamo che i costi successivi vengono ridotti.
In conclusione, un altro nuovo aspetto che abbiamo introdotto è la valorizzazione piena della rete regionale di cure palliative e della rete regionale di terapia del dolore, che potrebbero garantire un valido strumento di analisi e proposta negli ambiti di loro competenza, di cui l'Assessorato alla sanità dovrebbe tenere conto nella programmazione delle proprie attività in considerazione delle necessità del fabbisogno delle singole Aziende sanitarie, evidenziato sul territorio.
Non aggiungo altro, perché questi sono aspetti cui tenevamo in particolare ed elementi che vorremmo portare come contributo in positivo.
Come è stato detto, l'impianto generale non lo condividiamo dal punto di vista dell'espropriazione di una condivisione delle scelte che saranno accentrate. Ci riserviamo poi di intervenire nello specifico sugli emendamenti e su questioni di carattere più specifico, legate, per esempio alla rete ospedaliera, su cui sappiamo che si vuole effettivamente arrivare ad una razionalizzazione più o meno condivisibile, ma che vede alcune scelte che possono essere molto discutibili.
Così come ripetuto da molti, come, ad esempio, Umberto Veronesi, sempre sul Corriere della Sera di qualche giorno fa, in realtà, la rete degli ospedali italiani dovrebbe essere rivista, perché quattro ospedali su dieci sono obsoleti, inefficienti e costosissimi. Visto che si parla molto di sviluppo, di opere e in questo caso di piccole opere, questa dovrebbe essere un'occasione di sviluppo per la nostra realtà piemontese.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Cerutti.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della Scuola Media "D. Alighieri" di Torino


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti della Scuola Media "Dante Alighieri" di Torino in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Esame disegno di legge n. 174, inerente a "Disposizioni in materia di organizzazione del servizio sanitario regionale" (seguito)


PRESIDENTE

Proseguiamo l'esame del disegno di legge n. 174, inerente a "Disposizioni in materia di organizzazione del servizio sanitario regionale".
Ha chiesto la parola il Consigliere Muliere; ne ha facoltà.



MULIERE Rocco

Grazie, Presidente.
Oggi, finalmente, iniziamo a discutere in Aula del Piano, per Assessore e Presidente, sono passati due anni dall'inizio della legislatura e, sinceramente, due anni per approvare un Piano Socio Sanitario che ha nei presupposti la volontà di cambiare la situazione, di razionalizzare il sistema e di renderlo compatibile dal punto di vista delle risorse, della sostenibilità. Due anni non sono pochi.
Assessore, lei sa che in questi due anni le cose sono cambiate. Mi permetto di dire che per molti aspetti sono cambiate in peggio sul territorio. Poi, c'è la questione del Piano di rientro, delle risorse che si sono risparmiate, ma c'è una situazione sicuramente difficile sul territorio di cui bisogna tenere conto, se no facciamo una discussione puramente teorica e non guardiamo in faccia la realtà.
C'è confusione e disorientamento; ci sono disservizi che vanno affrontati e che sono dovuti anche all'attuazione del Piano di rientro.
Perché il Piano di rientro è stato ed è una manovra pesante! Pesante! Che interviene appunto sulla gestione del sistema sanitario della nostra Regione.
E mi permetto di dire che quando si annunciano le riforme non bisogna soltanto annunciarle attraverso i proclami. Le riforme, per chi fa politica, per chi amministra, si possono attuare con il consenso. Il consenso lo si ottiene attraverso il confronto. E questo confronto, in questi due anni - abbiamo ricordato il dialogo sul territorio e le Commissioni - ha portato a cambiare totalmente l'impostazione del Piano Socio Sanitario regionale. Abbiamo detto che c'è stata una retromarcia rispetto ad una questione che voi avevate posto al centro della riforma del Piano: la separazione tra la gestione degli ospedali e il territorio.
vero, Assessore, che lei ha avuto capacità di ascolto e le riconosciamo questo fatto. Mi permetto di dire, però, che dopo quella consultazione, dopo la reazione che c'è stata sul territorio, era inevitabile tenere conto di quello che pensava il territorio; e il territorio ha detto che la vostra impostazione del Piano Socio Sanitario regionale non andava bene e che dovevate ritirare quella proposta, cosa che è stata fatta.
Come ha detto il collega Lepri, credo che questo sia un risultato che ha premiato anche un'opposizione di merito e un'azione di confronto che abbiamo esercitato in Commissione. Per arrivare all'approvazione del Piano oggi il Presidente Cota non è costretto a rivolgersi all'opposizione; di solito il Presidente di una maggioranza si rivolge all'opposizione. Invece il Presidente Cota ha dovuto rivolgersi alla sua maggioranza, dicendo: "Guardate che se non approviamo il Piano Socio Sanitario regionale entro il 31 marzo, qui va tutto a catafascio". Non si rivolge, quindi all'opposizione, ma alla maggioranza. E questo cosa vuol dire? Vuol dire che c'è una maggioranza che non è stata in grado fino ad oggi di sostenere l'impianto di quella riforma.
Però bastava rendersi conto di quello che pensavano gli operatori, le organizzazioni sindacali, i Sindaci, le associazioni di volontariato per capire che quell'impostazione non andava bene. E se ci fosse stata capacità e ascolto da parte di questa maggioranza, oggi in Regione Piemonte il Piano ci sarebbe già. Questa capacità da parte vostra non c'è stata e oggi il Presidente è costretto a rivolgersi alla sua maggioranza: è costretto a rivolgersi alla sua maggioranza anche perché - com'è stato detto da alcuni colleghi del Popolo della Libertà - "abbiamo la forza, con questo Piano, di razionalizzare il sistema"; ma ho letto ancora oggi su la Repubblica le polemiche di una parte della maggioranza nei confronti, appunto, di una razionalizzazione del sistema ospedaliero della Città di Torino.
Allora, nel momento in cui stiamo discutendo il Piano Socio Sanitario regionale, all'interno della maggioranza c'è appunto polemica su come attuare questa razionalizzazione. Mi pare che ci sia una debolezza politica: altro che grande capacità di razionalizzare il sistema e di riformare la sanità piemontese! Ecco, questa è la situazione.
Credo che questa discussione che stiamo facendo non possa essere distante da quel che succede sul territorio. Sempre ieri il Presidente Cota, commentando l'inizio dei lavori sul Piano, in un'intervista al TG3 Piemonte ha detto: "Bisogna potenziare l'intervento sul post-acuzie per liberare risorse ed evitare di appesantire il sistema ospedaliero della nostra regione". Presidente, guardi che la situazione sul territorio è tutt'altra cosa! Faccio un riferimento, per esempio, alla mia provincia - quella di Alessandria - e alla gestione dell'ASL provinciale di Alessandria; l'ho detto all'Assessore in Commissione: è in atto da mesi la sospensione della continuità assistenziale, ci sono l'aumento delle liste d'attesa e l'aumento dei tempi di pagamento nei confronti delle cooperative sociali e delle aziende che gestiscono le strutture delle case di riposo; altro che potenziare l'intervento del post-acuzie! Del resto, stiamo discutendo il bilancio di previsione 2012 e guardiamo quali sono le risorse destinate, appunto, alla cura sul territorio e in particolar modo alle risorse destinate alle politiche socio-assistenziali.
Noi passiamo, quindi, dalle affermazioni generiche alla realtà che, poi, è tutt'altra cosa.
Le nostre obiezioni sono chiare: lo hanno ricordato il Consigliere Boeti nella sua relazione e gli altri colleghi negli interventi che abbiamo fatto e nel lavoro svolto in Commissione. Sulla proposta della Federazione tra l'altro, la nostra posizione è chiara e verrà ribadita dal Capogruppo e dagli altri interventi. Mi permetto di dire, Assessore, che non è sufficiente che nel disegno di legge che stiamo discutendo in Aula ci siano frasi generiche sulla costituzione delle Federazioni e sull'intervento della Regione nelle politiche di area vasta: bisogna capire qual è la natura giuridica delle Federazioni, qual è il loro numero e come vanno gestite; e queste questioni vanno inserite all'interno del disegno di legge.
Vorrei terminare il mio intervento su due questioni: quella dei Consorzi socio-assistenziali e quella dei Distretti, perché questo per noi è un tema importante. Stiamo discutendo da tempo di rendere più efficiente e di razionalizzare l'intervento e voi da un lato proponete che la composizione del Distretto rispecchi un numero di abitanti pari a 100.000 e dall'altro lato proponete che le Unioni di Comuni per gestire le funzioni socio-assistenziali - se verranno fatte - possono avere un minimo di 15 20.000 abitanti. Ma cosa stiamo facendo? Di cosa stiamo parlando? Volete rendere più efficiente il nostro sistema? Bene. Allora, intanto non aumentate il numero di abitanti per il Distretto e poi cercate, se è possibile - dovremmo cercare -, di sovrapporre l'azione del Distretto a quella dell'Unione di Comuni che dovrà gestire le funzioni socio assistenziali.
Infine, vengo alla questione del 118. È vero che - come ha detto l'Assessore - c'è una situazione di conflittualità all'interno del sistema del 118; però bisogna capirne le cause e dire cosa si propone per superarla. Noi abbiamo l'impressione che creare una nuova Azienda per gestire il 118 rischierebbe di aumentare questo livello di conflittualità e ci permettiamo di dire che forse la vera questione, per quanto riguarda il 118, è la mancata integrazione tra il sistema del 118 e il sistema dei DEA della nostra Regione e che questa integrazione potrebbe effettivamente superare quel livello di conflittualità e di criticità che oggi abbiamo all'interno del sistema del 118. Bisogna quindi, appunto, capire le cause e trovare le soluzioni adatte per superare questa situazione. Non ci convince affatto, dunque, la creazione di una nuova Azienda per il 118, ma pensiamo invece si debba intervenire in un'altra direzione.
Ecco, nel corso del dibattito - come abbiamo fatto in Commissione e come stiamo facendo in Aula - daremo il nostro contributo di proposta sul Piano Socio Sanitario regionale per quanto riguarda, oggi, il disegno di legge n. 174.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Reschigna: ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Grazie, Presidente.
Presidente Cota, sono convinto che, al termine di un non facile e tortuoso percorso in Aula, otterrà la fiducia della sua maggioranza attorno ai provvedimenti che stiamo discutendo. Troverà la fiducia perché, ormai il collante fondamentale che tiene legato il rapporto all'interno della maggioranza, e tra la Giunta e la maggioranza, è il ricatto e la paura di andare a casa.
Noi non abbiamo nessuno, non abbiamo questo timore. Se fossimo certi che la mancata approvazione entro il 31 marzo di questi provvedimenti portasse a questo scenario, noi lo cavalcheremmo fino in fondo.
Tuttavia, una fiducia che si fonda sul ricatto è una fiducia che ogni giorno sarà messa in discussione. Il Consigliere Muliere raccontava nel suo intervento l'episodio accaduto ieri sera, all'assemblea all'Ospedale Valdese di Torino.
Presidente Cota, lei qui ottiene la fiducia mettendo sotto ricatto la sua maggioranza, ma ogni volta che nelle realtà territoriali l'attuazione di quei provvedimenti determinerà situazioni di tensione, troverà anzitutto, gli esponenti del centrodestra pronti a prendere le distanze dalle scelte che il governo regionale ha portato avanti.
La seconda considerazione, tutta politica che voglio fare in questo contesto all'inizio del mio intervento, è la seguente. Considero un grave gesto quello che la Giunta regionale ha compiuto ieri non partecipando all'audizione richiesta dai soggetti gestori dei consorzi e dei servizi sociali. Peraltro, Assessore Monferino, le voglio ricordare che tre settimane fa, in Commissione, le ho chiesto di incontrare i soggetti gestori per trovare un punto di equilibrio; ieri ci hanno ribadito, per l'ennesima volta che, nonostante le numerose richieste di incontro che hanno fatto con lei, nessuna comunicazione le è mai arrivata.
Una Giunta regionale che pensa di decidere sopra il Piemonte e senza trovare con il Piemonte e con la comunità piemontese nuovi punti di equilibrio, è una Giunta regionale che non ha un cammino lungo e positivo davanti a sé.
Vorrei anche essere chiaro su un punto. Oggi la Regione Piemonte non ha un Assessore alle politiche sociale. L'Assessore Monferino è troppo preso dalle dinamiche e dalle problematiche della sanità. Voglio ripetere in quest'Aula un'affermazione che ieri non ha fatto un Sindaco del Partito Democratico o di un'altra forza politica del centrosinistra, ma un Sindaco che si è definito di centrodestra in termini chiari ed espliciti: non è tollerabile che in questa Regione, sul tema delle politiche sociali l'Assessore pensi di poter fare il tecnico e il tecnico di fare il politico.
Questa questione risolvetela, ma il Piemonte, per le problematiche che sta vivendo su questo tema, ha bisogno di avere un autorevole Assessore alle politiche sociali che accompagni il faticoso cammino, teso alla costruzione di un nuovo punto di equilibrio.
Nel merito del provvedimento del disegno di legge, voglio esprimere tre questioni che saranno al centro del nostro dibattito e della nostra attività emendativa. La prima. Non accettiamo che, alla fine di questo percorso, il sistema sanitario piemontese, al posto di avere meno soggetti avrà tra i cinque e i sette soggetti in più rispetto alla situazione attuale. Avrà un'azienda sanitaria regionale, quella sul 118, avrà tra quattro e sei Federazioni.
Credo che il tema di rendere più efficace e più efficiente il sistema sanitario piemontese non viene affrontato e non può essere affrontato unicamente sul piano dell'incremento del numero dei soggetti che intervengono nelle diverse fasi. Abbiamo sempre espresso consenso rispetto al fatto che alcune funzioni che oggi sono comunemente gestite dalla Aziende Sanitarie Regionali, potessero essere assunte ad un livello di gestione sovrazonale. Questo non significa, né dal nostro punto di vista ha mai significato che, per fare questa operazione, c'è bisogno di duplicare ed incrementare il numero delle Aziende Sanitarie regionali all'interno della Regione Piemonte.
Che dire, poi, dell'unica motivazione che lei, Assessore, ha portato durante il dibattito in Commissione sulla necessità di costituire l'Azienda Sanitaria regionale 118? Il sistema è litigioso, il sistema non è in grado di produrre dentro di sé elementi di effettiva collaborazione, allora risolvo il problema costituendo una nuova Azienda Sanitaria regionale.
Credo che non si sia mai visto, all'interno delle esperienze di questa come di altre Regioni, che, per risolvere un problema di litigiosità o di incomunicabilità nel sistema, devo costituire per forza di cose una nuova realtà.
Il terzo elemento di forte critica lo esprimo in termini molto espliciti. Noi condizioneremmo anche il nostro comportamento in quest'Aula non solo ad un confronto di merito sulle questioni, ma anche al fatto che durante la discussione si sciolgano, una volta per tutte, le questioni legate alle politiche sociali.
Abbiamo presentato un nuovo emendamento questa mattina sul tema, c'è il sistema delle politiche sociali che, in questo momento non sa, da almeno un anno e mezzo a questa parte, come potrà essere governato e gestito non a partire dai prossimi anni, ma a partire dalle prossime settimane e dai prossimi mesi. Quando si distrugge un sistema, attenzione, non ne nasce un altro.
Quando per un anno e mezzo alcuni esponenti di questa amministrazione regionale hanno coltivato e hanno costruito un sistema di incertezze per obbligare i Comuni verso l'unica direzione che era quello dell'affidamento alle Aziende Sanitarie Regionali delle politiche sociali, attenzione a quello che sta avvenendo.
Cito l'ultima e-mail che mi è arrivata ieri sera mentre andavo a Biella ad un incontro su questi temi, quella di una cooperativa sociale che denuncia il fatto che l'ASL TO2 deve otto milioni di euro a quella cooperativa sociale. Che gli ultimi pagamenti effettuati, a favore di quella cooperativa sociale, si ricollegano a ottobre/novembre 2010. Il punto vero è che, quando tutto ciò è gestito in capo alle Aziende Sanitarie Regionali, prima ci si occupa della sanità, un po' quello che sta avvenendo per forza di cose all'interno della stessa Giunta regionale.
L'Assessore Monferino è troppo preso dalle problematiche - e ne ha anche ragione, sia ben chiaro - legate alla sanità per dedicare attenzione e spazio al tema delle politiche sociali. Questo non è più accettabile dal nostro punto di vista.
Per mesi questa Giunta è rimasta senza Assessore alle politiche sociali, e anche dopo la delega conferita all'Assessore continua a rimanere senza un Assessore che si occupi di questi temi.
Emerge il tema delle risorse al sistema delle politiche sociali.
Attenzione, affrontare il tema delle risorse in capo alle politiche sociali significa evitare condizioni di abbandono, evitare problemi occupazionali ma evitare anche che alzi il livello di inappropriatezza nei confronti del sistema sanitario piemontese.
La gente sotto i ponti non ci sta. Basta visitare gli ospedali del Piemonte in questi giorni e in queste settimane....



PRESIDENTE

Colleghi, per favore.



RESCHIGNA Aldo

Non ho nessun problema, vado avanti, solo che questo atteggiamento non mi mette di buon umore. Così come non mi metteva di buon umore quando vedevo lo stesso trattamento nei confronti di altri colleghi che siedono in Consiglio regionale.
Se qualcuno pensa che si va avanti per qualche ora e la maggioranza ritorna sui banchi al momento delle votazioni, e questo è l'esercizio muscolare che dobbiamo fare all'interno dell'Aula, questo ci indispone ancora di più.
Lo dico in termini molto chiari ed espliciti...Non ce l'ho con lei Presidente Cota, ce l'ho con i comportamenti all'interno dell'Aula.



COTA Roberto, Presidente della Giunta regionale (fuori microfono)

Solo in questo momento.



RESCHIGNA Aldo

Certo, non siamo né alleati politici né d'altro tipo, per cui ci lasci avere le ragioni del nostro dissenso e della nostra critica nei confronti della politica che lei sta portando avanti.
Quando non si creano certezze in merito alle risorse affidate al sistema delle politiche sociali si alza il livello di inappropriatezza dell'utilizzo dei servizi sanitari.
Ecco perché questo tema è importante, anche in relazione a obiettivi di sostenibilità economica del sistema sanitario, così come è anche importante affrontare, come abbiamo tentato di fare, questo tema all'interno della Commissione consiliare.
Lo riproporremo con molta convinzione nel dibattito in Aula, ma sono già intervenuti su questo punto i colleghi Boeti, Lepri e Muliere poc'anzi.
Noi consideriamo parossistico il fatto che si alzino - e noi siamo d'accordo - gli ambiti di popolazione per quanto riguarda i distretti sanitari e si abbassino gli ambiti di popolazione per quanto riguarda la gestione delle politiche sociali.
Ma quale integrazione nella dimensione territoriale ci sarà mai sulle politiche sociali e sulle politiche sanitarie, se l'atteggiamento della Giunta regionale è quello di accentuare una situazione di differenza e di distacco e di non coincidenza territoriale? Molte volte, durante la discussione su questi temi è stato invocato il senso di responsabilità, che deve riguardare ogni persona e ogni forza politica all'interno del momento difficile che sta vivendo la comunità piemontese, e in relazione anche alle difficoltà, che non ci nascondiamo di gestione del bilancio della nostra Regione e alla necessità che per fare durare il sistema, occorre fargli recuperare un punto di equilibrio, nel più breve tempo possibile.
Noi questo senso di responsabilità lo abbiamo manifestato, è un senso di responsabilità che però non può essere assolutamente confuso con l'accondiscendenza rispetto alle scelte che portate avanti, con il consenso rispetto alle scelte che portate avanti, con l'agevolazione del percorso rispetto all'approvazione di questi provvedimenti Questo percorso sta tutto nelle vostre mani e sta nella vostra capacità di avere una maggioranza che non stia in piedi sul ricatto politico, di una maggioranza disposta a difendere non in Aula, ma nelle diverse situazioni di tensione territoriale, le scelte che sta facendo. Sta in questa difficoltà che, in questo momento, il Governo regionale esprime con molta nettezza.
Per noi manifestare un senso di responsabilità nei confronti della comunità piemontese significa due cose: tentare di modificare i provvedimenti, ulteriormente rispetto al lavoro che abbiamo fatto in Commissione, e rendere in modo molto chiaro e palese la nostra contrarietà rispetto alle scelte sulla politica sanitaria che questo Governo regionale sta portando avanti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Buquicchio.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Penso che il tempo che il Regolamento consente ai vari Consiglieri, ai vari membri di questo consesso per interventi su questioni importanti ed estremamente serie come quella su cui stiamo dibattendo, debba poter sempre essere utilizzato per un confronto reale nel merito delle varie tesi sostenute ed eventualmente per sostenere le antitesi.
Invece io, pur rispettando e ringraziando con un occhio di estrema simpatia oltre che di stima profonda la Presidente Spagnuolo, devo dire non per essere l'unica voce fuori dal coro, che le Commissioni sanità si sono svolte solo ai limiti della correttezza formale, e questo sicuramente non è imputabile alla Presidenza.
Lo dirò in modo chiaro nei confronti di tutti, qualcosa la devo dire anche ai miei cugini del PD in modo molto corretto e rispettoso. Con voi della maggioranza non c'è stato il confronto neanche su un elemento di merito. Non ho sentito nessuno dire: "Buquicchio, stai dicendo delle...
Perché tu sostieni questo, ma per questo motivo e per quest'altro motivo è valida invece questa tesi". Mai! Mi auguro che in Aula almeno si possa giungere alla fine di questo percorso con un'interlocuzione seria su questo argomento. Il problema è che molti di noi 60 Consiglieri non hanno neanche letto i capitoli, né del disegno di legge n. 174 né dell'altro provvedimento. Sto parlando dei capitoli e non del testo, cercando di studiarlo, capirlo, interpretarlo e formulare un'ipotesi. Quindi, si viene in Aula a sostenere che tutto va bene, che siamo contenti e andiamo avanti, perché abbiamo bisogno di questo, questo e quest'altro e con questo Piano lo raggiungiamo. No! Possiamo essere tutti d'accordo su che cosa abbiamo bisogno, e penso che su quello non ci dividiamo né nell'ambito del centrodestra né nell'ambito del centrosinistra. Siamo tutti d'accordo sulle cose di cui avremmo bisogno.
Su come poterle ottenere, attuare e raggiungere non siamo d'accordo e non siamo d'accordo in modo sfumato anche nell'ambito delle varie coalizioni, non dico nell'ambito dello stesso partito.
Quindi, questa è la nota che dico con affetto, con simpatia e con rispetto al PD. Nel momento in cui si decide di assumere un ruolo di opposizione, perché un determinato provvedimento non lo si ritiene adeguato, non lo si ritiene all'altezza degli obiettivi da raggiungere, non possiamo iniziare a scendere di livello di opposizione, trattando sul numero delle Federazioni.
Se le Federazioni non vanno bene - è un esempio e ne posso fare altri non vanno bene. Non discuto se devono essere sei, cinque o quattro; non vanno bene.
Ho spiegato ieri i motivi per cui le Federazioni non raggiungono gli obiettivi che ci siamo tutti prefissati. E sotto il profilo politico ritengo grave da parte di questa Giunta volere raggiungere a tutti i costi come un obiettivo e un fiore all'occhiello, una riforma sanitaria che in cuor suo - anche perché l'Assessore lo ha dichiarato più volte - non è quella che si sarebbe dovuta fare. Non è quella che si sarebbe dovuta fare perché io non posso accettare che si dica: "La soluzione ottimale è questa però siccome non ci sono le condizioni per raggiungere quel livello ottimale, ci accontentiamo non del 90% o dell'80%, ma ci accontentiamo di una cosa completamente diversa, direi anche completamente antitetica".
Allora, delle due l'una: una tesi è buona o non è buona! Non ho sentito una replica in senso contrario. I tre obiettivi che le Federazioni dovrebbero raggiungere non li raggiungono: ne raggiungono uno e parzialmente, quello della centralizzazione degli acquisti, e poi su questo, nell'esame dei vari emendamenti, apriremo una discussione anche sulla SCR, perché non ho capito, anche relativamente alla SCR, il cambiamento di rotta.
La SCR in una prima fase era la panacea universale, poi è diventata il diavolo, che può essere utilizzata solo per imbustare e spedire lettere.
Non l'ho capito - ma lo dico in modo laico, non è che difenda la SCR e quando non capisco provo disagio, quindi voglio capire.
L'amico Mario Carossa ha detto: "Amici dell'opposizione, noi abbiamo approvato più di cento emendamenti, in particolare 13 dell'Italia dei Valori".
Benissimo, ma anche qui entriamo nel merito: che tipo di emendamenti sono stati approvati? Come si faceva a bocciare un emendamento, come quello dell'Italia dei Valori, che chiedeva e proponeva una soluzione in punto riduzione liste di attesa? Sarebbe stato suicida! D'accordo, in un atteggiamento masochistico, quasi da suicidi, ci poteva anche stare, ma non si è arrivati a quel punto di spudoratezza. Non è, quindi, un elemento positivo. Non è una giustificazione dire: "Abbiamo approvato quel tipo di emendamento".
Vogliamo discutere sulle Federazioni, per cortesia? Vogliamo discutere sul fatto che la Giunta Bresso, nella precedente legislatura, è riuscita a ridurre di un numero congruo le aziende, e che magari si doveva proseguire su quella china, che era poi la prima proposta, quella addirittura aderente al Piano di rientro? Ora non basta - l'ho capito - perché siamo in un momento di crisi dei partiti e, soprattutto, in un momento di grande crisi della credibilità dei politici in generale, oltre che dei partiti.
Ma vogliamo fare qualcosa per uscire da questa impasse, che non è solo essere puntuali all'inizio delle sedute di un qualsiasi consesso? È ben altra cosa. Essere responsabili significa darsi uno scatto e dire "sì cambiamo", perché quando si fa una riforma non si può pensare che la stessa riceva il consenso di tutti. Spesso si va contro l'idea soggettiva ed egoistica di parti della società, ma gli amministratori politici hanno il dovere di individuare le vie per superare, anche con forza, quelle resistenze, invece ci si abbatte tutti, a livello della sponsorizzazione o delle resistenze. Questo - scusatemi, ma ve lo dico con il cuore in mano non lo capisco! Non lo capisco! Oggi, diciamocelo pure, non ci sono giornalisti, ma non ho peli sulla lingua! Il problema dell'informazione è legato alla crisi della politica perché anche l'informazione è in crisi, anche se per qualcuno non è argomento di agenda, a livello nazionale. Assistiamo a testate giornalistiche che si permettono il lusso antidemocratico di ignorare totalmente una forza politica che si esprime con forza in un consesso regionale.
Questo è grave ed è antidemocratico. Riferitelo! Quando poi si apprende che masochisticamente queste testate giornalistiche fanno parte di quella parte che dovrebbe fare opposizione significa che ignorano che la forza di un'opposizione nasce dall'unità dell'opposizione.
Assessore, noi daremo battaglia sino alla fine, non per fare del mero ostruzionismo, ma perché crediamo che questo sia un argomento cardine del governo di questa Regione; crediamo sia un argomento cardine dell'economia di questa Regione; crediamo sia un argomento cardine del futuro di questa Regione e lo diremo a gran voce fino in fondo. Poi voi fate quello che riterrete più opportuno, ma ve ne assumerete tutta la responsabilità.
Grazie.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE BONIPERTI



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Carossa; ne ha facoltà.



CAROSSA Mario

Grazie, Presidente.
Meno male che la sanità piemontese va bene, perché tutte le volte che sento il collega così infervorato mi preoccupo e spero sempre che tutto sia sotto controllo.
Vorrei iniziare da questo punto. Se si gira per ospedali - e purtroppo ultimamente l'ho dovuto fare per questione di malanni fisici - e si parla non con il primario (perché personalmente non mi piace parlare con i primari, sono un altro livello, io sono un geometra, quindi terra terra e non riesco ad elevarmi) ma con i lavoratori normali, infermieri e medici (i cosiddetti operatori del settore) tutti quanti dicono: di destra e sinistra va tutto bene, nessun problema, bisogna andare avanti sulla strada, come alcuni dicono e come è stato anche ricordato in Aula, già intrapresa dalla precedente Giunta, di razionalizzare (non so se poi è stato fatto bene o male, comunque è iniziato); di fare in modo di riconvertire alcuni ospedali; che i doppioni non ci possano più essere e che non si può più stare dietro, a livello economico, a queste cose.
Chiunque lavora negli ospedali dice queste cose. Dopodiché, non sempre la realtà della politica si lega alla realtà dei lavoratori che operano in queste strutture.
Sono fermamente convinto che questa riforma debba essere fatta, ma come tutte le riforme, può essere perfettibile, e come tutte le leggi pu essere migliorabile, ma apprezzo una frase detta prima dal collega Lepri: "Razionalizzare la spesa sanitaria non è una facoltà, ma è un obbligo".
un dovere che abbiamo verso i cittadini piemontesi. È un dovere! Partiamo dal presupposto che noi della maggioranza siamo assolutamente convinti che questa riforma debba essere fatta, e che questa riforma che proponiamo sia la migliore, perché altrimenti non lo faremmo, che possiamo mettere sul campo. Sono anche convinto che riforme del genere - l'ho detto e lo ripeterò sempre - che incidono così pesantemente sulla vita dei nostri concittadini, debbano essere prese con il più ampio margine di consenso possibile da parte delle forze politiche, che non vuole dire che uno deve accettare tutto quello che dice l'Assessore Monferino, che non vuol dire che tutto quello che esce dalla Giunta Cota vada bene o che non vuol dire che tutto quello che voteremo vada bene, perché, come dicevo prima, tutto può essere perfettibile e migliorabile. Bisogna avere il coraggio e l'onestà intellettuale di fare in modo di portare sempre avanti questi discorsi.
Mi spiego. Giustamente, essendo una vecchia volpe della politica, il Capogruppo del PD Reschigna faceva presente e notare quello che c'è oggi sui giornali, su un quotidiano cittadino, riferito all'assemblea di ieri sera in VIII Circoscrizione sull'Ospedale Valdese, in cui effettivamente un rappresentante politico del centrodestra è intervenuto, non dichiarandosi uso un eufemismo - così tanto d'accordo con questa riforma, e nella fattispecie con la riconversione dell'Ospedale Valdese.
Ricordo al Capogruppo Reschigna, che mi starà seguendo in televisione (so che è molto attento; come me, ha il vizio del fumo, quindi è giusto che ogni tanto si rilassi nella saletta fumatori, ma mi sta seguendo sicuramente), che è giusto rimarcare quanto egli ha rimarcato.
Ricordo anche che sono stato rappresentante di Circoscrizione, le stesse Circoscrizioni che non hanno più nemmeno la carta per fare le fotocopie, grazie anche all'uscita dal Patto di stabilità, voluta dal Sindaco Fassino! Ben diverso è l'atteggiamento - ribadito spesso su un giornale cittadino - di uno dei massimi esponenti del PD in Consiglio regionale, che afferma questioni totalmente diverse da quelle che ho sentito sia in Commissione sia in quest'Aula. Mi permetto di dire: anche parzialmente diverse da quelle che ieri il collega Boeti ha espresso in un'assemblea, molto partecipata, alla VIII Circoscrizione.
Mentre capisco l'affinità politica - portata avanti dalla collega Artesio - di un gruppo come Rifondazione, che, con i suoi numeri (io arrivo dalla Lega, e lo ricordo sempre a tutti i colleghi della Lega, quando a Torino aveva il 2,16% , quindi non voglio offendere nessuno, perché ho fatto politica nella Lega quando aveva quella percentuale di consenso e non mi spaventa essere opposizione o avere una percentuale di consenso molto bassa), ha bisogno di cavalcare determinati temi per essere presente sul territorio; mi fa specie che la stessa politica con la "p" minuscola la porti avanti un partito che ha fatto della questione di responsabilità della questione istituzionale, a livello nazionale, una sua bandiera, tra l'altro abdicando la politica e lasciando il potere a tecnici e tecnocrati.
Mi fa specie questo, perché, mentre accetto che venga cavalcato in certe battaglie da parte di un Gruppo che ha bisogno di visibilità, non lo capisco quando viene portato avanti da un partito che, ad ogni piè sospinto, dichiara che al primo posto c'è il senso di responsabilità verso i cittadini.
Cari signori, avremo modo di confrontarci in seguito, perch sicuramente il Gruppo della Lega Nord interverrà e porterà il suo contraddittorio in questo dibattito d'Aula. Sicuramente, perché questa riforma è troppo importante e deve essere discussa. È chiaro? Ci sarà, pertanto, quest'atteggiamento fin quando l'altra parte continuerà ad essere aperta al dialogo. Se dovesse esserci (io auspico di no) un discorso ostruzionistico, cadrebbe chiaramente il discorso che sto portando avanti.
Finché, dunque, la minoranza continuerà a fare un discorso nel merito la Lega Nord sarà presente e svolgerà i propri interventi in dissenso ritengo, penso - rispetto a quello che voi direte.
Voglio terminare leggendo quanto ha affermato il senatore Marino Presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sull'efficienza del Servizio Sanitario Nazionale: "Gli ospedali al di sotto di 100 posti letto privi di una Guardia con anestesista e rianimatore 24 ore su 24, devono essere riconvertiti".
Questo non lo dico io, Mario Carossa, ma lo dice il senatore Marino del Partito Democratico.
Mi permetto, allora, di dire: non è che spostandosi di sedia, si cambia idea! Non è che bisogna fare - perché non è più il tempo - le due parti in commedia! Questo lo chiedo, lo chiedo sommessamente. Poi, capisco tutte le logiche.
Voglio continuare a leggere: "Gli ospedali piccoli per acuti non possono avere una serie di strutture complesse, perché costano troppo".
Anche questo, non l'ha detto l'ingegner Monferino, ma Ignazio Marino! Pertanto, non possiamo fare come purtroppo avviene per molti provvedimenti, in Italia: va tutto bene, basta che sia fuori dal mio cortile! Non mi piace dirlo in inglese, ma lo ripeto: va tutto bene, basta che sia al di fuori del mio cortile! Va bene riconvertire gli ospedali razionalizzare le spese, però non mi toccate il Valdese! Va tutto bene però in altre zone del territorio non mi toccate Pinco Pallo! Questo non lo dico solo all'opposizione, ma anche al mio partito perché bisogna sempre fare l'esame di coscienza: nella vita bisogna sempre farlo, sempre! Bisogna dimenticare quello che può essere il frutto estemporaneo, il consenso immediato. I tempi sono cambiati notevolmente e abbiamo la responsabilità di dare qualcosa alle prossime generazioni, di lasciare qualcosa di concreto, di vero e d'importante.
Termino, Presidente, chiedendo che ci sia un dibattito dialettico: da parte nostra l'avrete. È chiaro che non si possono fare ricatti (lo dico a tutti), perché svolgere un dibattito dialettico non significa interrompere il dialogo nel momento in cui magari non ci sono le risposte affermative su alcune questioni, perché c'è il ruolo della maggioranza e c'è il ruolo dell'opposizione (avete tutti, qui in Regione, molti più anni d'esperienza di me, per insegnarmelo!).
Da parte nostra ci sarà questo dialogo e quest'interlocuzione; da parte dell'Assessorato sicuramente c'è, perché l'ha già dimostrato in sede di Commissione e continuerà a dimostrarlo - suppongo - sia adesso, in Aula sia dopo, perché ha detto chiaramente (per questo invito a non gettare benzina sul fuoco) che, nella riconversione di tutti questi ospedali, ci sarà un discorso che andrà avanti per settimane e mesi, in cui sicuramente non verrà calato nulla dall'alto.
Ho già sforato il tempo a mia disposizione. La ringrazio, Presidente avrò modo d'intervenire nuovamente.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Carossa.
Ha chiesto la parola il Consigliere Cursio; ne ha facoltà.



CURSIO Luigi

Grazie, Presidente.
Assessore, non voglio continuare i discorsi intrapresi dai colleghi dell'opposizione, non perché non abbia nulla da aggiungere (sono decine i punti sui quali potrei sviluppare argomenti, non solo documentati, ma anche necessari ed utili a costruire una sanità forte e soprattutto che distribuisca in maniera equanime servizi e beni), ma perché non voglio fare questo tipo d'intervento.
Voglio porre l'attenzione su un argomento che considero fondamentale anche nella rivisitazione del Piano Socio Sanitario; un argomento del quale ho avuto modo di parlare a lei e al Presidente Cota, in varie occasioni qui in Aula e in Commissione.
I dati che sono pervenuti in I Commissione da parte dell'Assessore Quaglia si riferiscono a tagli che provengono da Roma, attraverso l'attuale Ministro della sanità, Ministro Balduzzi.
Ridurre lo spreco, inteso come tale (se volessimo assegnare una definizione, potremmo affermare che lo spreco è ciò che è inutile, è un modo scriteriato di utilizzare dei fondi), credo sia ancora più urgente in questa fase di crisi e di tagli. Non che non lo fosse in passato! Gli sprechi non sono da addebitare a lei in quanto Assessore. Oggi però, lei è il responsabile. Credo, dunque, che debba essere seriamente considerato questo elemento. Mi sono occupato della spesa farmaceutica - ho tutti i dati in tal senso - ma anche dell'acquisto di beni strumentali e materiali in genere, e la cifra che ne emerge - che in qualsiasi consesso potrei dimostrare essere veritiera, anzi sottostimata - si attesta complessivamente intorno a 500 milioni di euro annui! Cioè ogni anno noi buttiamo letteralmente via 500 milioni di euro! Perché voglio soffermarmi oggi sullo spreco? Perché faccio fatica a comprendere le ragioni che portano un esecutivo, che apparentemente comprende, condivide e annuisce che lo spreco deve essere eliminato, a non attuare, nel concreto, provvedimenti che vadano in quella direzione. Io non vorrei pensare che l'Esecutivo mostri i muscoli con i deboli, come accade per esempio, nel socio-assistenziale. A tal riguardo, potrei fornire molti dati, Assessore. Per esempio, per quanto riguarda la spesa per la famiglia lei sa che, secondo dati OCSE, noi siamo sotto un terzo rispetto alla Francia? E cosa facciamo noi? A fronte di un dato così negativo ed imbarazzante (siamo penultimi, nella classifica dei dati OCSE) ci permettiamo di tagliare ulteriormente questo già risicato numero.
Assessore, mi rivolgo a lei non avendo frequentato l'Actor's Studio o studiato arte drammatica, ma le parlo così come percepisco le cose: a fronte di uno spreco così immane, vogliamo prestare attenzione in maniera più concreta nel ridimensionare questa cifra? Perché è troppo esagerata! Non avendo ottenuto ascolto, perché, fondamentalmente, in questi due anni (è dal 3 maggio 2010 che siamo qui) non ho visto un atto concreto che vada in tale direzione, ho pensato di fare qualcos'altro e di aggiungere alla mia azione all'interno di questo consesso degli opuscoli periodici affinché si comprendano le ragioni di questa mia iniziativa. Difatti ho iniziato con la spesa farmaceutica, che ammonta a 300 milioni (sono dati documentati, per cui potrò confrontarmi con chi riterrete più opportuno).
Sono denari! Ed è una cifra sottostimata: 300 milioni che annualmente vengono buttati.
Resto impotente di fronte all'assenza dell'Esecutivo in tale ambito.
Resto impotente proprio perché c'è l'occasione, la possibilità e l'opportunità di avere fondi così cospicui e, invece, noi ce ne disinteressiamo. Qual è la vera ragione? Abbiamo, forse, timore perch scomodiamo "potentati"? Abbiamo, forse, paura di fronte a poteri forti, di fronte a case farmaceutiche? Allora, se è così, smettiamo di voler amministrare, e di voler amministrare bene, questa Regione. Perché se c'è questa paura, evidentemente bisogna che si facciano scelte diverse o che vengano altri ad amministrare questa Regione. Perché diversamente non riuscirei a comprendere. E non stiamo parlando di numeri esigui.
Vi racconto un piccolo aneddoto: discorrendo con un giornalista di queste cifre, ritenendoli così esagerati lui ha eliminato i tre zeri: ha pensato, cioè, che si trattasse di 300 mila euro e non di 300 milioni di euro. Pur avendo propensione a capire, ha raccolto questa denuncia ma ha scritto 300 mila euro, perché è una cifra così mastodontica che si fa fatica a credere: sembra poco verosimile.
Assessore, la invito veramente a fare una riflessione. In Commissione ebbi a dire, tempo fa, che lei aveva un'occasione storica, sia per la sua storia personale che per le condizioni che viviamo, quella di riformare nel profondo la sanità regionale piemontese. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Pedrale; ne ha facoltà.



PEDRALE Luca

Grazie, Presidente.
Ho seguito abbastanza intensamente i lavori della IV Commissione quindi sento davvero il dovere di ringraziare tutti coloro che hanno collaborato alla preparazione e alla discussione del Piano, a partire dall'Assessore Monferino, la sua struttura, la Presidente Spagnuolo l'Ufficio di Presidenza della stessa Commissione e tutti i suoi componenti. Perché al di là delle diverse opinioni, almeno nelle Commissioni cui ho partecipato - sono state numerose - non ho mai sentito interventi banali.
Ho ascoltato interventi condivisibili o meno, taluni ancora improntati o che risentono di un'impostazione ideologica che è da rispettare, ma che magari noi non condividiamo o che riteniamo non più idonea e adatta ai tempi. Perché dico questo? Perché credo che gradualmente da parte di tutti ritengo che almeno parte dell'opposizione lo abbia intuito, del resto alcune loro proposte sono state valutate con grande attenzione, tanto è vero che sono stati accolti ben 112 emendamenti, alcuni solo di tipo discorsivo, ma altri di tipo sostanziale ed incisivo - si cominci a capire che la sanità davvero non ha colore politico, che i problemi sono gravi per tutti, per qualsiasi tipo di Amministrazione regionale di centrosinistra di centrodestra, rossa, bianca, verde, azzurra o gialla, e che le risorse sono poche, sono poche per noi e sono poche per altre Regioni di diverso colore politico.
Quindi questa consapevolezza credo che incominci a crescere; spero che non venga annientata invece da un rigurgito di furori ideologici o di contrapposizioni politiche puramente di schieramento. Vedremo. Qualche segnale positivo c'è stato ieri in Aula; oggi leggiamo invece dichiarazioni di un autorevole esponente del PD, il quale dice che, proprio per fare un dispetto a Cota, farà di tutto perché non si rispettino i tempi di approvazione del Piano.
Invece i tempi rappresentano un aspetto importante e nuovo, che dovremmo capire tutti. Oggi la società e anche il mondo della sanità va a una velocità molto più rapida dei tempi della politica, e allora essere riusciti a dare dei tempi - tutti insieme abbiamo condiviso con l'Assessore Monferino, col Presidente Cota, con i Capigruppo di maggioranza una tempistica precisa - è un valore forte, è una garanzia per un mondo importante del Piemonte (gli operatori stessi, ma anche tutto ciò che è collegato, indotto al mondo della sanità) di avere dei riferimenti precisi.
Si sa che dal 1° aprile entrerà in funzione il nuovo Piano Socio Sanitario e che saranno nominati anche i nuovi responsabili. Tutto questo darà delle certezze anche per delle scelte strategiche che la Regione dovrà fare, ma che poi gli stessi Direttori generali dovranno fare sul territorio, o scelte che pure la parte della sanità privata convenzionata dovrà fare, perché nel Piano abbiamo previsto un giusto spazio anche ai privati, nell'ambito di una sinergia, di una sanità che si integra con il pubblico, considerando che, rispetto ad altre Regioni, la sanità convenzionata privata è molto più bassa come valore di produzione rispetto ad esempio, alla vicina Lombardia.
Quindi tempi certi, questi che il Presidente Cota e l'Assessore Monferino hanno voluto e che noi abbiamo condiviso.
Per quanto riguarda le critiche che qualcuno ha fatto: "Non c'è nulla di rivoluzionario in questo Piano". Ebbene, per esperienza so che in Italia, quando si vogliono fare le rivoluzioni, si va a "schifio", nel senso che o si fa letteralmente niente, oppure si fanno dei disastri. Credo invece che questo sia un Piano importante, che alla fine si rivelerà molto più incisivo di quanto apparentemente non sembri.
Anch'io condivido un aggettivo dell'Assessore Monferino: noi non ci siamo innamorati di schemi di organizzazione, ma abbiamo voluto confrontarci col territorio, confrontarci con l'opposizione, tant'è vero che - ricordo - molti emendamenti dell'opposizione sono stati accolti, e poi realisticamente abbiamo definito e redatto un Piano che fosse consapevole dei tempi. Come ho sottolineato, tempi certi, che comportano quindi una rapidità dell'approvazione, ma nello stesso tempo il Piano è dotato di un realismo della situazione socio-sanitaria piemontese e fa un buon uso di esperienze anche della precedente Amministrazione regionale Bresso.
Quando l'amico e collega Buquicchio - che adesso non vedo in Aula che, come altri esponenti dell'opposizione, ha fatto interventi appassionati e tutt'altro che banali, si domanda perché non è stato ridotto il numero delle Aziende Sanitarie Locali, ecc., gli faccio un esempio concreto. Lui diceva: "Non siete mai entrati sul merito". Io invece gli faccio un esempio concreto. La precedente Amministrazione regionale Bresso proprio nel tentativo lodevole di fare economie di scala e fare sinergia aveva avviato e realizzato la fusione di tre ASL, quelle di Chivasso, Ivrea e Cirié. Voi sapete com'è andata: anziché ridurre i costi, questi stranamente sono aumentati. Soprattutto, vi è stata una difficoltà che per due o tre anni gli allora Assessori e gli allora Direttori di quelle ASL hanno dovuto affrontare nella gestione di stipendi diversi da un'ASL all'altra, stipendi di risultato che in un'ASL erano con certi parametri rispetto all'altra ASL che si era fusa, di patrimoni che dovevano comunque essere assorbiti e confluire nella stessa ASL. Quindi dei grossissimi problemi di gestione.
per questo che si è più ragionevolmente, realisticamente e positivamente scelto di avvicinarsi a una razionalizzazione di tutta la macchina organizzativa della sanità, ma per passi, per segmenti, per scalini, senza strappi eccessivi, perché è difficile gestire macroaziende con tanti operatori, con tanti pazienti, con tante Amministrazioni comunali.
Citavo l'esempio dell'ASL di Chivasso, Cirié e Ivrea. L'allora Direttore generale, che non era sicuramente vicino alla nostra parte politica, mi confessava e diceva: "Se dovessi incontrare durante l'anno tutti i Sindaci che fanno parte della mia ASL, praticamente non lavorerei più, dovrei passare praticamente due terzi dell'anno soltanto a ricevere i Sindaci che fanno parte della mia ASL territoriale". È per questo che i sistemi troppo grandi, al momento, noi non li riteniamo ancora sufficientemente adatti per la realtà sanitaria piemontese.
Tuttavia, nello stesso tempo, abbiamo voluto affrontare alcune cose che invece l'eccessiva parcellizzazione sul territorio delle ASL, questo sì provocava: diseconomia, inutili sprechi e spese inutili. Le abbiamo voluto affrontare con il sistema chiamato delle Federazioni, dove tutta una serie di attività - com'è già stato ampiamente approfondito in sede di Commissione e anche in Aula - non sanitarie, non di gestione del personale di programmazione sanitaria, ma della logistica dei sistemi informativi dei magazzini, degli acquisti, saranno centralizzati in sei Federazioni.
Questa operazione non sarà facilissima, ma sicuramente nel medio-lungo periodo comporterà dei significativi risparmi: risparmieremo risorse che potremo destinare alla stessa attività sanitaria, ma anche all'altro grande fronte che nel Piano Socio Sanitario comunque ha avuto la sua adeguata dignità, che è quello delle politiche sociali e quindi dell'assistenza agli anziani, ai non autosufficienti, alle malattie degenerative, all'assistenza domiciliare.
Nel contempo, non ci importa che il Piano non venga chiamato rivoluzionario, a noi interessa che le cose poi diano davvero dei risultati positivi per la gente e per la comunità.
Siamo riusciti anche a dare una classificazione organica e sufficientemente chiara dei livelli ospedalieri delle nostre strutture individuando alcuni ospedali di riferimento dove ovviamente saranno svolte le attività di alta intensità, poi gli ospedali cardine e gli ospedali territoriali. Ricordiamoci che gli ospedali cardine avranno un ruolo importantissimo nella sanità piemontese, perché le patologie di media difficoltà e di media intensità sono le più rilevanti, da un punto di vista quantitativo e statistico, nella sanità piemontese, quindi sono questi gli ospedali che in definitiva devono dare maggiore risposte ai cittadini piemontesi.
Sono state poi introdotte alcune scelte che dovrebbero andare nella direzione di fare da filtro ai ricoveri impropri nei DEA, quindi agli intasamenti nei pronto soccorso attraverso i CAP (i punti di primo intervento) per la gestione dei codici bianchi e dei codici verdi. Quindi le urgenze territoriali di minore gravità.
Pertanto, credo che si sia fatto un buon lavoro, un lavoro importante e, senza dargli troppa enfasi e senza definirlo rivoluzionario, ma realista, è un Piano che dovrà dare e darà sicuramente dei risultati positivi per la sanità piemontese, pur in un momento difficile, pur in momento dove l'adozione di questo Piano si è sovrapposto a un Piano di rientro che non c'entrava niente con il Piano Socio Sanitario, ma questa sovrapposizione è stata ahimè, purtroppo, strumentalizzata da alcuni e a volte si è cercato (questo mi è dispiaciuto, onestamente, partecipando a qualche consultazione sul territorio) di confondere le idee e di confondere i due livelli di discussione.
Mi avvio alla conclusione, facendo un appello. Che il lavoro svolto nell'ambito della Commissione, ma anche durante le consultazioni da parte dei vari commissari non venga davvero buttato via da una politica di puro schieramento e di pura contrapposizione partitica. È un appello che faccio che facciamo: credo che tutta la maggioranza lo condivida. Speriamo di avere una risposta positiva.
Una risposta positiva invece posso dire che l'abbiamo già avuta e devo giustamente sottolineare il contributo positivo fattivamente corretto svolto dal Gruppo dell'UDC, sia in Commissione sia anche in Aula. Quindi ringrazio gli amici dell'Unione di Centro per l'attività che hanno svolto durante la discussione e la preparazione del Piano Socio Sanitario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segretario Ponso, che interviene in qualità di Consigliere.



PONSO Tullio

Grazie, Presidente.
Ritengo che il disegno di legge n. 174 sia una lampante dimostrazione di quella mancanza di concertazione che c'è stata nella redazione del Piano Sanitario regionale, se non vogliamo considerare tali le gite fuori porta effettuate dalla Commissione regionale, che ha peregrinato in territorio piemontese raccogliendo proteste e mugugni da parte degli enti che vivono concretamente la realtà territoriale piemontese. Che non è solo una realtà territoriale come si legge sui documenti ufficiali.
Concertare, valutare le singole peculiarità delle province piemontesi è quanto sarebbe stato necessario fare per intervenire organicamente in un settore nevralgico per il quale le risorse sono sempre più scarse, risorse che non aumenteranno certamente nel futuro, mentre di sicuro cresceranno le richieste dei servizi.
Valutarle le singole peculiarità, dicevo. Ma considerare anche quali sono stati i territori che sono riusciti ad essere virtuosi, garantendo ai cittadini l'assistenza, senza creare ulteriori deficit ad un settore che pur cambiando gli esecutivi che hanno governato la Regione Piemonte, sono costantemente con bilanci di colore che definirei "rosso fuoco".
Prendo esempio dalla realtà che meglio conosco, la provincia di Cuneo dove il concorso di tutti i Consiglieri regionali che rappresentano il territorio, unito agli enti che sul territorio operano, è riuscito a mantenerle le due ASL che potranno continuare a dispensare servizi in modo più organico soprattutto in un territorio così variegato quale quello cuneese.
Questo contrariamente a ciò che originariamente prevedeva il Piano Socio Sanitario regionale in una delle sue rivisitazioni. Ci fosse stata una maggior concertazione già all'inizio del percorso di elaborazione del Piano Socio Sanitario, molti errori cui si è posto rimedio solo successivamente sarebbero stati evitati in partenza.
Nessuno nega che sia necessario ridurre i costi della spesa sanitaria in Piemonte, ma questo si può e si deve fare intervenendo là dove sono chiari sprechi e disservizi in aree in cui il deficit economico e strutturale della sanità è evidente, come, ad esempio, nel Torinese e non in realtà che si sono dimostrate concretamente virtuose come la nostra Provincia. Invece, con una dimostrazione di poca lucidità operativa, la Giunta regionale aveva predisposto un Piano in cui veniva disarticolato un modello sanitario che funziona e che, semmai, doveva essere portato ad esempio nelle altre realtà piemontesi e non smantellato.
Molti interventi previsti dal Piano Socio Sanitario sono già attuati da molti anni in provincia di Cuneo e la Granda ha ampiamente dimostrato di saper gestire il comparto sanitario nel migliore dei modi.
Torno a sottolineare, anche in questa occasione, che nell'iniziativa regionale è mancato il paziente, che non deve essere sempre solo visto come una voce di costo sanitario, perché sono state valutate le esigenze e le necessità di diversi soggetti, ma non di chi deve usufruire del servizio.
un Piano molto sanitario e poco sociale, dal quale sono assenti anche gli operatori, coloro che conoscono la realtà territoriale e che avrebbero potuto essere una valida spalla nella sua redazione, ma in sede preliminare e non a giochi ormai fatti.
Il modello Cuneo funziona, perché c'è sempre stato coordinamento tra attività sul territorio e ospedale. Se un modello funziona si potrebbe esportare nelle aree in cui le cose non vanno per il meglio, e il debito cumulato dalla sanità regionale dimostra che c'è ancora molto da fare nel comparto sanità. Questo "molto da fare" non deve essere visto sotto solo forma di tagli, ma ovviamente di razionalizzazione seria e costruttiva dei servizi.
Non scendo nel dettaglio, ma sono sicuro che si possono e si devono evitare salti nel buio, si deve evitare la politica delle decisioni prese un giorno e smentite nel giorno successivo, come ad esempio quando la Regione ha definito i criteri per la riorganizzazione dell'emergenza sanitaria territoriale 118, prevedendo l'accorpamento delle attuali otto centrali operative in quattro e la rimodulazione dei mezzi sul territorio assegnando l'emergenza sanitaria territoriale 118 per la provincia di Torino in un primo momento al CTO Maria Adelaide, per poi trasferirla al San Luigi di Orbassano e infine sospendere nuovamente tale decisione.
Che senso hanno certe decisioni? Certamente non consegnano l'immagine di una concreta e serena valutazione dei fatti, quella che deve precedere ogni decisione importante come questa.
Se si deve riorganizzare la sanità lo si deve fare mettendo assieme la politica e chi di sanità si occupa, per trovare la strada migliore, per garantire il servizio, ridurre i costi e le spese inutili, consentendo al paziente, perché di questo parliamo, cioè di cittadini che hanno problemi di salute, di ottenere il meglio possibile.
Certo i tempi sono difficili e per un lungo periodo dovremo fare i conti con la crisi economica e finanziaria, ma proprio per questo ritengo che dobbiamo avere il dovere di ridurre gli sprechi e garantire comunque ai piemontesi una sanità di cui andare orgogliosi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Lo ha detto ieri il collega Carossa, presentando in Aula una delle due relazioni di maggioranza: non credo che in quest'Aula si stia svolgendo un gioco delle parti. Se noi ci fossimo limitati, infatti, ad affrontare la questione del Piano nell'ottica di svolgere un gioco delle parti, non credo che voi avreste ritirato la prima versione del Piano, che mutuava il modello lombardo e introduceva la distinzione tra ospedale e territorio.
La prima versione del Piano - quella che avete presentato un annetto fa e che, stando alle dichiarazioni rese dal Presidente della Giunta regionale, avreste dovuto approvare a tamburo battente - è stata in verità ritirata; ed è stata ritirata per diverse ragioni che hanno ricordato il collega Boeti e il Presidente Reschigna, la principale delle quali è il fatto che, durante le consultazioni che avete svolto nella nostra regione il territorio - quel territorio cui voi molto spesso fate riferimento e che considerate un tratto identitario della Lega (mi riferisco al partito del Presidente della Giunta) - l'ha bocciata.
Io, intanto, partirei di qui, cioè dal fatto che voi avete ritirato la prima versione del Piano; altrimenti la discussione di oggi prescinde dal contesto nel quale è maturato il dibattito in questo Consiglio regionale. E non credo che abbiate ritirato quella stesura perché siete improvvisamente diventati più bravi: avete cambiato opinione e l'avete ritirata perché il territorio l'ha bocciata e perché le opposizioni - vero, collega Buquicchio: cosa fanno le opposizioni? - hanno spinto la Giunta a ritirarla. Naturalmente non sottovaluto il fatto che la Giunta abbia considerato necessario compiere quell'atto, ma quell'atto è stato compiuto perché qualcuno qui dentro e nelle Commissioni ha sollecitato la Giunta a riconsiderare la prima proposta di Piano.
Ora, credo però che questa questione ne ponga un'altra; mi rivolgo al collega Carossa. Questo significa che la strada qui in Aula sarà una strada in discesa? Cioè, quella che si svolge qui in questi giorni è una discussione nella quale c'è una recita a soggetto, ma il cui sbocco è scontato? Io non lo credo: non credo che stiamo svolgendo un gioco delle parti, non credo - e sono convinto di questo - che il provvedimento che avete licenziato per l'Aula sia il migliore dei provvedimenti possibili e credo che anzi l'Aula sia l'occasione, almeno per quanto ci riguarda, per cambiare in maniera significativa questo provvedimento. E dal modo in cui si svilupperà questa discussione dipenderà - vorrei esser molto chiaro, al di là delle interviste che possono essere rilasciate - il nostro atteggiamento conclusivo.
Però, prima di sollevare una questione che ha ripreso con molta forza il collega Reschigna, che ha enucleato le proposte che dovrebbero essere alla base della nostra battaglia di opposizione, consentitemi di fare due considerazioni.
La prima, di carattere generale, riguarda la necessità che in sede di Conferenza Stato-Regioni - non so perché avete completamente tenuto fuori dal dibattito questa questione e vorrei invece che l'Assessore Quaglia e il Presidente Cota tenessero la schiena dritta in quella discussione - vada discussa, e direi quasi contestata, l'ipotesi di ridurre nei prossimi anni il Fondo sanitario nazionale; anzi, ridurre ulteriormente le risorse destinate al Fondo sanitario nazionale: per due miliardi e mezzo nel 2013 e per cinque miliardi nel 2014.
Credo infatti - e su questo ha ragione il collega Boeti - che noi dobbiamo, certo, spendere meglio; certo che razionalizzare la spesa sanitaria è un obbligo, ma non credo che possiamo andare al di sotto di un certo limite, pena l'impossibilità di garantire al sistema la facoltà di continuare ad erogare in un certo modo la salute e i servizi sanitari nel nostro Paese. E questo - badate - non contrasta minimamente con l'esigenza di riorganizzare il sistema sanitario. Al contrario, riorganizzazione e risorse sono due facce della stessa medaglia: se si va al di sotto di un certo limite, diventa problematico gestire un sistema sanitario con quelle finalità universalistiche che noi consideriamo essenziali per un sistema che deve garantire il diritto alla salute a tutti i cittadini.
La seconda considerazione riguarda gli effetti che il Piano di rientro ha avuto sul contenimento della spesa sanitaria regionale. La affronto citando i dati che sono stati forniti in Commissione e che vorremmo finalmente ricevere formalmente. Quei dati, infatti, non ci sono ancora stati consegnati. Lo dico alla Presidente Spagnuolo: non penso che dobbiamo far domanda su carta bollata per avere quei documenti che sono stati illustrati in Commissione...
Collega Spagnuolo, vedo che lei è indaffarata a discutere, ma vorrei ricordarle che siamo ancora in attesa di ricevere quei dati che sono stati comunicati in IV Commissione, per quanto riguarda i conti: vorrei sollecitarla perché - insomma - a tutto c'è un limite, no? Sono passati dieci giorni, Santiddio! Quanto occorre per avere un prospetto con i dati sul contenimento della spesa sanitaria? Però quei dati hanno dimostrato delle cose. La prima è che nel 2010 la Giunta Bresso ha impegnato - se non ricordo male - 400 milioni di euro per raggiungere il pareggio di bilancio, con un contributo a carico del Fondo regionale. Nel 2011 - ovviamente con una Giunta diversa da quella della Presidente Bresso - le risorse che alla fine la Regione impegnerà ammontano a 310 milioni di euro: 90 milioni in meno. Non sottovaluto minimamente questo risultato, ma ricordo che è stato ottenuto sulla base di una serie di interventi e ne indico alcuni: il blocco delle assunzioni, la farmaceutica, i ticket e così via discorrendolo.
Questo però mi fa dire una cosa sulla quale sono sempre più convinto, e cioè che è un errore ritenere, assunto dal quale voi invece partite e del quale è convinto l'Assessore Monferino, e spero che abbia ragione lui, l'ho già detto e lo ripeto: noi saremo in grado, nel breve e nel medio periodo di ottenere risultati significativi per quanto riguarda un ulteriore contenimento della spesa sanitaria. E credo che sia un errore ritenere che gli interventi di politica di area vasta potranno produrre, con gli strumenti che voi avete individuato e di cui parlerò fra un attimo, un contenimento significativo della spesa sanitaria. Spero di sbagliarmi, ma è difficile pensare che le Federazioni possano dare benefici economici sul 2012 e dubito che ne abbiano anche sul 2013 in misura considerevole o comunque in misura tale - perché questo è l'altro assunto - da finanziare le politiche sociali.
Queste sono per noi un punto fondamentale, colleghi. L'ha detto il Consigliere Reschigna e io lo spiego in modo più semplice. Se ho ben inteso, collega Presidente, per quanto ci riguarda è pregiudiziale pregiudiziale è un termine che ha un senso preciso - il fatto che voi mettiate sulle politiche sociali le risorse necessarie. Il Piemonte infatti, nel 2012 non può permettersi di trasferire ai Consorzi Socio Assistenziali le risorse che oggi abbiamo messo a bilancio, per le ragioni che voi sapete. Per le ragioni che sono emerse ieri durante l'incontro con i Consorzi e che hanno offerto un quadro drammatico della situazione! un problema vostro questo o del Consiglio regionale? È un problema che non ha colore politico, non riguarda il centro, la destra o la sinistra, ma riguarda il modo con il quale, in una fase di crisi, noi stiamo vicino a chi sta peggio trovando i soldi! È un problema politico trovare i soldi, non solo economico! Vi sono Regioni che li hanno trovati quei soldi e quelle Regioni, come il Piemonte, sono sotto scacco perché stanno pagando i tagli e le conseguenze dei tagli decisi dai Governi, tutti i Governi. Governo Berlusconi, tanto per iniziare. Non mi pare che in quell'occasione Presidente Cota, abbia fatto le barricate.
Cota è diventato, improvvisamente, un oppositore da sei mesi a questa parte. In quest'Aula, quando governava il suo partito, ci invitava al senso di responsabilità. A me questa doppiezza non piace.
Il Piano deve essere, secondo noi, corretto e cambiato. C'è un punto l'Assessore Monferino lo sa, ce ne sono tanti, ma ce n'è uno in particolare che riguarda il tema delle Federazioni. Anche qui, intendiamoci, non è in discussione l'idea di mettere in campo politiche di area vasta. Noi non condividiamo che sia quello lo strumento con il quale realizzare quelle politiche e, in ogni caso, siamo dell'opinione che se la maggioranza si ostinasse a considerare quello strumento l'unico possibile, dovete stabilire nella legge che stiamo per approvare: funzioni, numero, ruolo personalità giuridica! Non è questione delegabile alla Giunta.
Siccome ci guardiamo negli occhi, questa è la ciccia, il resto è aria fritta. La ciccia è quella roba lì, l'Assessore Monferino lo sa. Per questo ha dato importanza agli strumenti con i quali fare le politiche su area vasta. Anch'io apprezzo il fatto che abbiate raccolto e accolto 110 emendamenti, però - insomma! -il Piano è un documento interessante, ma le politiche si fanno con le altre cose. Uno strumento per fare le politiche sono le Federazioni, e allora discutiamo quale ruolo e quanto devono essere le Federazioni, ma in legge! Per questo la discussione ha un esito non preordinato. Ciò non significa fare ostruzionismo, significa semplicemente fare una battaglia di opposizione limpida e a viso aperto. Lo abbiamo fatto in Commissione, e ce l'avete riconosciuto, ma un'opposizione condiziona il suo atteggiamento e il modo con il quale fa l'opposizione anche secondo i risultati che porta a casa. Voi avreste fatto così, non penso che non ci concediate di fare così.
Ci sono ragioni di merito per le quali faremo questa opposizione, ma ci sono anche ragioni politiche che lo stesso Presidente ha evocato. Chi ha caricato di un significato altro questa discussione è il Presidente della Giunta regionale.
Cota non ha detto il Piano Sanitario è uno strumento che ha un valore a prescindere, Cota ha dato significato politico alla discussione! E voi pensate che l'opposizione del Partito Democratico sia così stolta da non cogliere questa questione? Voi avete dato un significato politico alla discussione, non noi! Naturalmente capisco perché l'ha fatto Cota: per tenere insieme la maggioranza. Ha scoperto che questa maggioranza aveva dei problemi? Sbaglio? Oppure ci siamo sognati i problemi che avevate? Ci siamo sognati le discussioni fatte in Commissione da alcuni Consiglieri? Non c'erano problemi? Mi sono inventato tutto? Li ho sognati io questa notte? Allora perché Cota, cara Assessore Maccanti, minaccerebbe "o il piano o il voto" se fosse così tranquillo che la sua maggioranza, con un sol uomo, sostiene il Piano Socio Sanitario? Perché avrebbe fatto una proposta del genere? Cota dovrebbe, e non mi riguarda, curarsi di più della sua maggioranza e non scoprirla soltanto in certe occasioni.
Tuttavia, per quanto ci riguarda, questa è una ragione in più per fare sul Piano una grande battaglia di merito. Il senso di responsabilità non può essere a corrente alternata, non potete invocarlo e chiederlo a noi quando siete in maggioranza e dimenticarvene quando vi fa comodo perch siete all'opposizione!



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Ronzani.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi dell'Istituto Tecnico "E. Bona" di Biella


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti dell'Istituto Tecnico "Eugenio Bona" di Biella in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.
Ricordo alle 14,30, in Sala Morando, l'incontro con l'Associazione "Libera". I lavori del Consiglio sono aggiornati alle ore 15.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.04)



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