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Dettaglio seduta n.182 del 22/02/12 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

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Argomento:


NOVERO GIANFRANCO



(Alle ore 10.00 il Consigliere Segretario Novero comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.30)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



(La seduta ha inizio alle ore 10.30)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Ordine del giorno n. 654 presentato dai Consiglieri Taricco, Reschigna Muliere, Lepri, Laus, Gariglio, Manica, Motta Angela, Boeti, Ronzani e Ponso, inerente a "Assicurare le risorse per i servizi socio-assistenziali a tutto il Piemonte" (richiesta iscrizione all'o.d.g.)


PRESIDENTE

Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione. Chiedo se vi siano proposte di modifica.
Ha chiesto la parola il Consigliere Taricco; ne ha facoltà.



TARICCO Giacomino

Grazie, Presidente.
Intervengo per chiedere se è possibile iscrivere all'o.d.g. un ordine del giorno che abbiamo presentato stamattina, dal titolo "Assicurare le risorse per i servizi socio-assistenziali a tutto il Piemonte".
Questa mattina abbiamo letto sui giornali che il Presidente Cota ha garantito al Comune di Torino la copertura dei costi al socio-assistenziale e ovviamente, essendo cittadini del resto del Piemonte e del Piemonte a minore densità abitativa, in molti casi con ulteriori e maggiori problemi chiediamo che lo stesso trattamento venga riservato a tutti i territori e a tutte le comunità piemontesi.
Di conseguenza, presento quest'ordine del giorno che chiede alla Giunta di garantire la copertura delle risorse come per il 2011 anche per il 2012 su tutto il tema socio-assistenziale.


Argomento: Condizione femminile

Ordine del giorno n. 432 presentato dal Consigliere Cursio, inerente a "Maternità e tutela posto di lavoro" (richiesta iscrizione all'o.d.g.)


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Cursio; ne ha facoltà.



CURSIO Luigi

Grazie, Presidente.
Chiedo l'iscrizione di un documento che personalmente non considero un semplice e banale ordine del giorno. Si tratta del documento che riguarda la maternità e il posto di lavoro: desidero che venga iscritto in questa odierna giornata.



PRESIDENTE

già iscritto al punto 4) all'o.d.g. Non è quello?



CURSIO Luigi

No, Presidente, è un altro.


Argomento: Rapporti Regione - Parlamento

Ordine del giorno n. 652 presentato dai Consiglieri Boeti, Ronzani Reschigna, Pentenero, Muliere e Lepri, inerente a "Adesione alla proposta dell'Associazione Penelope Piemonte A.A.A. scomparsi, assenza, angoscia attesa. Diamo voce al silenzio" (iscrizione all'o.d.g.)


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Boeti; ne ha facoltà.



BOETI Antonino

Grazie, Presidente.
Intervengo per dire che ieri ho depositato un ordine del giorno che sarebbe opportuno discutere, se non nella seduta odierna, anche nella prossima riunione, poiché riguarda un dramma che vivono molte famiglie piemontesi, ovvero quello delle persone scomparse.
In Piemonte ci sono circa 1.650 persone che sono scomparse dalle loro famiglie da un giorno all'altro e non si sa più che fine abbiano fatto. In Piemonte è nata un'associazione (Associazione Penelope) che raccoglie le famiglie di questi ragazzi e anche adulti dei quali non si hanno più notizie. Tale associazione si è fatta promotrice di un disegno di legge depositato presso il Governo nazionale, che ha l'obiettivo di facilitare le ricerche di queste persone.
Si tratta di drammi familiari e umani spaventosi. Conosco un signore di Rivoli, la cui figlia di 29 anni è uscita in giardino e da allora non l'ha più rivista: sono passati dieci anni senza che sappia dov'è sua figlia, non sa se parlare di lei al presente o all'imperfetto.
Sarebbe opportuno che il Consiglio si esprimesse. È un ordine del giorno aperto a chiunque lo voglia votare, perché questo è un dramma che vivono molte famiglie piemontesi.


Argomento: Ordine pubblico e sicurezza

Ordine del giorno n. 655 presentato dai Consiglieri Leo, Lupi, Mastrullo Bussola, Costa Rosa Anna, Laus, Boeti, Reschigna, Botta Franco, Leardi Muliere, Pedrale, Placido, Taricco, Ronzani, Montaruli, Negro e Cattaneo inerente a "Solidarietà al Procuratore Capo Giancarlo Caselli dopo le gravi minacce dei NO TAV, in occasione della presentazione del suo libro a Genova" (richiesta iscrizione all'o.d.g.)


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Leo; ne ha facoltà.



LEO Giampiero

Presidente carissimo, ho bisogno cortesemente - mi perdoni - della sua attenzione, che peraltro c'è sempre, per una questione di procedura che pongo a nome dei colleghi del Gruppo e in particolare del collega Vignale che è stato molto attentoco a seguire con me questa vicenda.
L'Assessore Cirio ci comunica che vuole modificare il Piano triennale ha mandato una lettera a lei e a noi - con atto di Giunta. Noi riteniamo che non possa modificare il Piano triennale con un atto di Giunta, quindi chiediamo che l'atto - la lettera che adesso le consegno è stata inviata a lei - passi in Commissione come vi è passato il Piano triennale. Un Piano triennale non può essere modificato con un atto di Giunta; noi riteniamo che, se c'è una modifica, questa debba passare in Commissione.



PRESIDENTE

Sul Piano triennale è stato dato un parere e se ne occuperà la Commissione. Mi faccia pervenire la lettera, perché al momento non mi risulta arrivata.



LEO Giampiero

la lettera dell'assessore Cirio è indirizzata a lei, signor Presidente. Io ne ho avuto solo copia per conoscenza.
Seconda cosa. Riterremmo di presentare con alcuni colleghi (non ho potuto parlarne col Capogruppo e con i Vicecapigruppo perché i vice erano impegnati in questioni urgenti e il Capogruppo non c'è ancora) un ordine del giorno di solidarietà al Presidente Caselli, specie avendo letto un'intervista del Presidente Maddalena. Le cose che ha dichiarato il Presidente Maddalena su "la Repubblica" ci sentiamo di condividerle in toto. Se su questo tema ci fosse un'attenzione condivisa, se si prendesse una decisione, favorevole alla trattazione dell'argomento. Noi saremmo molto contenti.
Grazie, Presidente Cattaneo.


Argomento:

Programmazione dei lavori


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Carossa; ne ha facoltà.



CAROSSA Mario

Grazie, Presidente.
Io non accetto che venga modificato l'o.d.g.: lo dico molto chiaramente. Presidente, è già la quarta volta che intervengo su questo argomento e non viene fatto niente; quindi mi assumo la responsabilità come Capogruppo della Lega Nord, di non accettare inserimenti e modifiche all'o.d.g.



PRESIDENTE

Bene. Non posso dire per la quarta o quinta volta che sa come la penso però ovviamente c'è un Regolamento, ci sono delle prerogative dei singoli Consiglieri e quindi il Presidente deve garantire sia il funzionamento dell'Aula sia l'esercizio delle prerogative dei singoli Consiglieri che, a norma di Regolamento, sono intervenuti e hanno presentato delle proposte.
Pertanto, faccio una proposta di modifica, lei potrà reintervenire contro e, se manterrà questa posizione, la metteremo in votazione.
Mi permetto di porre alla sua attenzione che non si tratterebbe di una modifica nell'ordine, ma metteremmo all'o.d.g. partendo dal punto 11).
Essendo le ore 10.37, credo che difficilmente potremo arrivare lì (lo dico con buonsenso). Quindi la proposta che faccio non è di inserire al posto di, ma partendo dal punto 11), di iscrivere nell'ordine: l'ordine del giorno presentato dal Consigliere Taricco, l'ordine del giorno presentato dal Consigliere Cursio, l'ordine del giorno presentato dal Consigliere Boeti e l'ordine del giorno presentato dal Consigliere Leo.
Se nessuno si oppone...



CAROSSA Mario

Non è questione di opporsi o altro: è questione che possiamo deciderlo alla Capigruppo. Decideremo - io ritengo - in occasione della Capigruppo dove inserire questi ordini del giorno.



PRESIDENTE

Lei sa come la penso, però purtroppo o per fortuna ci sono delle procedure da seguire e c'è un Regolamento da rispettare. Pertanto, non è nella disponibilità del Presidente se non quella di fare la proposta. Ho fatto una proposta che credo possa avere un po' di buonsenso perché non introducendoli al posto di altri, ma iscrivendoli alla fine, essendo le 10.38, sostanzialmente non ci arriveremo. Poi è evidente che alla Conferenza dei Capigruppo di domani ne parleremo per la quinta o sesta volta.
Ovviamente siamo in una Regione che comunque ha una vita dinamica insomma le minacce a Caselli le hanno fatte dopo la Conferenza dei Capigruppo, la questione socio-assistenziale è di ieri, quindi...



CAROSSA Mario

Presidente, lei dimostra per l'ennesima volta estrema saggezza, e va benissimo. Quello che voglio dire, però - e quindi va bene come lei ha proposto - perché poi capita - e questo dobbiamo dirlo - che alla Capogruppo giustamente dei Presidenti chiedano che degli ordini del giorno vengano anticipati, quindi è quello... Noi adesso li inseriamo all'undicesimo posto, però...



PRESIDENTE

Non inseriamo: aggiungiamo alla fine dell'o.d.g.



CAROSSA Mario

Sì, sì, ma va bene. Grazie.



PRESIDENTE

Pertanto poniamo al punto 11) l'ordine del giorno presentato dal Consigliere Taricco. L'ordine del giorno del Consigliere Cursio viene attratto al punto 10) perché tratta lo stesso argomento un ordine del giorno presentato dalle Consigliere Artesio, Cerutti e Bresso.
Ha chiesto la parola il Consigliere Cursio; ne ha facoltà.



CURSIO Luigi

Grazie, Presidente.
Sì, l'ho visto, però desideravo, caro Presidente, visto che questo ordine del giorno lo avevo presentato già prima dell'estate 2011 e in considerazione del fatto che era stato rimandato più e più volte, se non era il caso di inserirlo nella giornata odierna e discuterlo proprio oggi.



PRESIDENTE

Credo che al punto 10) all'o.d.g. dovremmo arrivare, quindi le chiederei di lasciarlo lì. Abbiamo già perso mezz'ora, diventa difficile....



CURSIO Luigi

Va bene, Presidente.
Mi rimetto alla sua volontà.



PRESIDENTE

Alla Conferenza dei Capigruppo, come vede, abbiamo ottemperato alla sua richiesta: lei al punto 4) all'o.d.g. ha già un ordine del giorno; poi, è stata inserita una serie di ordini del giorno, anche come mediazione con gli altri Capigruppo.
Le chiederei di lasciarlo al punto 10) all'o.d.g. Se lavoriamo un po' alacremente, credo potremmo anche arrivarci.
Quindi, al punto 10) viene inserito l'ordine del giorno n. 432 "Maternità e tutela posto di lavoro", presentato dai Consiglieri Cursio Botta, Burzi, Rosa Costa Anna, Gariglio, Laus, Lepri, Manica, Mastrullo Negro, Ponso, Spagnuolo, Stara e Vignale; al punto 11) l'ordine del giorno n. 654, "Assicurare le risorse per i servizi socio assistenziali per tutto il Piemonte", presentato dai Consiglieri Taricco, Reschigna, Muliere Lepri, Laus, Gariglio, Manica del Consigliere Taricco; al punto 12) l'ordine del giorno n. 652, "Adesione alla proposta dell'Associazione Penelope Piemonte A.A.A. scomparsi, assenza, angoscia, attesa. Diamo voce al silenzio", presentato dai Consiglieri Boeti, Ronzani, Reschigna Pentenero, Muliere e Lepri, che iscriviamo proprio perché è un argomento che si condivide. Normalmente, un Gruppo potrebbe presentare l'iscrizione di un unico ordine del giorno, però trattandosi di un argomento molto sentito credo non ci siano problemi.
Infine, al punto 13) l'ordine del giorno n. 655, "Solidarietà al Procuratore Capo Giancarlo Caselli dopo le gravi minacce dei NO TAV, in occasione della presentazione del suo libro a Genova", presentato dai Consiglieri Leo, Lupi, Mastrullo, Bussola e Costa Rosa Anna.



(L'Assembla, tacitamente, acconsente alle iscrizioni all'o.d.g.)



PRESIDENTE

Pertanto, l'o.d.g. è approvato ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento, così come modificato.


Argomento:

Approvazione processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g. "Approvazione processi verbali precedenti sedute", comunico che è stato approvato il verbale del 31 gennaio 2012.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Sono a disposizione e riproducibili, su richiesta, i processi verbali delle sedute del 14 e 15 febbraio 2012.


Argomento:

b) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Cantore, Comba, Costa Raffaele Cota e Spagnuolo.



PRESIDENTE

Il numero legale è 26.


Argomento: Commemorazioni

Commemorazione del Caporal maggiore Capo Francesco Currò, del 1° Caporal maggiore Francesco Paolo Messineo e del 1° Caporal maggiore Luca Valente militari italiani deceduti in Afghanistan il 20 febbraio 2012


PRESIDENTE

Colleghi, un attimo di attenzione perché, purtroppo, dobbiamo procedere, ancora una volta, ad una commemorazione dei militari deceduti in Afghanistan.
Nella giornata di lunedì 20 febbraio le Forze Armate italiane in missione in Afghanistan hanno subito la perdita di tre militari italiani in servizio, a seguito di un grave incidente. Il mezzo blindato Lince su cui viaggiavano, a circa 20 chilometri a sud-ovest di Shindand, durante il recupero di un'unità bloccata dalle condizioni meteo avverse, si è ribaltato nell'attraversamento di un corso d'acqua, intrappolando al suo interno l'equipaggio. Sono deceduti il Caporal maggiore Capo Francesco Currò, 32 anni, il 1° Caporal maggiore Francesco Paolo Messineo, 28 anni, e il 1° Caporal maggiore Luca Valente, 28 anni, tutti in forza al 66 Reggimento aeromobile "Trieste" di stanza a Forlì. Nell'incidente è rimasto ferito anche un altro militare che, fortunatamente, non è in pericolo di vita. Esprimiamo il profondo cordoglio e la partecipazione al lutto dei familiari, rinnovando la solidarietà al militare ferito e a tutti coloro che quotidianamente si impegnano per favorire lo sviluppo della democrazia in quel Paese.
Prego il Consiglio regionale di voler osservare un minuto di silenzio.



(L'Assemblea, in piedi osserva un minuto di silenzio)


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Proposta di deliberazione n. 178, inerente a "Integrazione Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale - elezione di un Vicepresidente (articolo 22 dello Statuto e articolo 5 del Regolamento)" (questione pregiudiziale posta dal Consigliere Mastrullo)


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare la proposta di deliberazione n. 178, di cui al punto 3) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Mastrullo.



MASTRULLO Angiolino

Signor Presidente, sono a chiederle, ai sensi dell'articolo 71 del Regolamento, di posticipare ad altra data la proposta di deliberazione e di soprassedere sull'integrazione dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale con l'elezione di un Vicepresidente. La ringrazio.



PRESIDENTE

Il collega Mastrullo pone, ai sensi dell'articolo 71 del Regolamento la questione pregiudiziale preliminare relativamente al procedimento di questo punto.
Su questa proposta può intervenire un oratore per Gruppo per tre minuti.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Grazie, Presidente.
Noi non vorremmo che questa passasse per essere la legislatura degli organi incompleti, già abbiamo una Commissione di garanzia che è dall'inizio di questa legislatura incompleta nella sua composizione: siamo quasi a due anni dall'avvio di questa legislatura e il Consiglio regionale non ha ancora provveduto.
Siamo di fronte anche al fatto che, sistematicamente, su tutto un asse di nomine, le difficoltà, che sono obiettive, non sono una considerazione strumentale da parte nostra, all'interno della maggioranza o all'interno di singoli Gruppi all'interno della maggioranza portano, di fatto, ad una non ottemperanza da parte del Consiglio regionale.
Oggi, per la seconda volta - fosse per la prima volta uno prenderebbe atto anche della situazione - a distanza di giorni, ci troviamo di fronte ad una richiesta, per la quale, adesso, il collega Mastrullo ha inventato un nuovo termine: al posto di "non procedere alla votazione", di "posticipare la votazione ad altra seduta".
Voglio ricordarle che nell'ultima o penultima Conferenza dei Presidenti dei Gruppi si è deciso di convocare il Consiglio regionale per questa mattina proprio con lo scopo di dare completezza alla composizione dell'Ufficio di Presidenza.
Voglio anche ricordarle che proprio lei si è rivolto al Capogruppo del Popolo della Libertà durante la Conferenza dei Capigruppo chiedendo se il mercoledì 22 era una data in cui era possibile addivenire alla soluzione del problema e che c'era stato un assenso da parte del Capogruppo del Popolo della Libertà. Non cito il nome non per mancanza di rispetto, ma perché, poi, si arrabbia con me, ci mancherebbe altro. Ho profondo rispetto per tutti i colleghi e in modo particolare, ci mancherebbe, per i colleghi Capigruppo.
Noi crediamo che questo sia un modo che, sostanzialmente, da un lato mette in difficoltà ed evidenzia le condizioni di precarietà che, ormai, da mesi sono palesi in questo Consiglio regionale all'interno della maggioranza e, purtroppo, del più grosso Gruppo consiliare che siede all'interno del Consiglio regionale. Dall'altra parte, però, non è una richiesta dal nostro punto di vista accettabile.
Noi chiediamo che si proceda alla votazione anche per rendere assolutamente evidente quali sono i Gruppi che non sono nelle condizioni di ottemperare a quello che è un obbligo del Regolamento del Consiglio regionale, che non da ieri è incompleto, ma da qualche giorno: è da almeno due sedute che il Consiglio regionale non riesce ad ottemperare ad un proprio obbligo. Per cui, noi siamo contrari e confidiamo che lei proceda almeno alla consegna della schede, in modo tale che i Consiglieri regionali possano esprimere le loro valutazioni. Grazie.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola al Consigliere Buquicchio, confermo che la sua ricostruzione è esatta: in effetti, avevamo deciso di convocare la seduta mercoledì, sostanzialmente per avere un giorno in più in questa settimana.
Purtroppo, è così, non è nelle prerogative del Presidente, perché il Consigliere Mastrullo ha posto una questione pregiudiziale ex articolo 71 sul procedere con il punto.
mia prerogativa e dico subito - chiedo scusa ai signori Capigruppo di anticiparlo rispetto alla giornata di domani - che, sicuramente, lo porremo ancora all'o.d.g. anche la prossima seduta, perché, comunque, il Presidente deve ottemperare all'articolo 22 dello Statuto e all'articolo 5 del Regolamento.
Poiché devo garantire il funzionamento del Consiglio e la completezza degli organi, la settimana prossima, se si svolgerà il Consiglio, qualora dovesse essere approvata questa questione pregiudiziale, le posso già anticipare - lo vedremo nella Conferenza di domani - che questo punto sarà nuovamente inserito all'o.d.g.
Di più non è nelle mie prerogative, ma attiene alle prerogative dell'Aula nel suo complesso.
La parola al Consigliere Buquicchio.



BUQUICCHIO Andrea

Forse non sono stato attento e chiedo scusa, ma non ho capito se alla fine oggi, Presidente, lei distribuirà le schede o meno.



PRESIDENTE

Chiedo scusa se la interrompo: se il Consigliere Mastrullo confermerà alla fine del dibattito sui relativi chiarimenti - la richiesta di questione pregiudiziale, ai sensi dell'articolo 71 del Regolamento, il Presidente non potrà che metterla ai voti.
Se il Consiglio deciderà di accogliere tale pregiudiziale si andrà ad altra seduta, se la questione sarà respinta procederemo alla votazione.
Prego, Consigliere Buquicchio.



BUQUICCHIO Andrea

Non è mai bello mettere il dito nella piaga di chicchessia, anche se si tratta di avversari politici. Mi spiace allora di doverlo dire, ma qui emerge ogni giorno e sempre più una debolezza di questa maggioranza e quindi, di conseguenza, di questo governo e di questa Giunta. Lo vediamo in tante circostanze: lo vediamo con quanto sta accadendo nell'ambito della riforma sanitaria in Commissione, lo sentiamo dire dalla viva voce dell'Assessore Monferino, costretto a modificar continuamente il tiro, non nell'intento di assecondare soltanto - legittimamente, per carità! - una parte dell'opposizione - lì dove possibile, dove compatibile e dove consigliabile - ma anche per l'ostruzionismo che deriva da una larga parte della maggioranza.
Abbiamo letto, sempre sugli organi di informazione (non sempre quelli on line, ma a volte anche quelli di carta stampata), che c'è un diktat da parte del Presidente Cota a procedere in modo quantomeno spedito relativamente alla riforma sanitaria. Probabilmente il Presidente - lo dico con tutto il rispetto che ho per lui - si illude che in una situazione del genere il diktat possa servire a qualcosa.
A me sembra che ci sia una debolezza sul piano del confronto e sulla capacità di sintesi, perché delle due l'una: da una parte sicuramente il Presidente ha ragione nel momento in cui minaccia le dimissioni e quindi lo scioglimento del Consiglio, ma dall'altra penso ci debba essere una risposta responsabile da tutti coloro cui compete rispondere, perché direi che proseguire in questo modo non è affatto decoroso per l'Istituzione.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Ha chiesto la parola il Consigliere Negro; ne ha facoltà.



NEGRO Giovanni

Grazie, Presidente.
Prendo atto di questa proposta che il collega Mastrullo lecitamente avanza: è legittima e la si può accogliere. Come ha detto bene il Consigliere Buquicchio, però, dirò anch'io le stesse cose: questo è un segno di debolezza che noi stiamo dando ai cittadini piemontesi. Vorrei tanto che la maggioranza, una volta per tutte, decidesse di fare chiarezza al riguardo: che con chiarezza, limpidezza e trasparenza decidesse di camminare compatta, unita e insieme. Così facendo, non stiamo dando un buon esempio.
Adesso sono mesi e mesi che si trascinano questi litigi e queste separazioni interne che non fanno assolutamente bene, alla maggioranza ma neanche a noi. Siamo infatti tutti qui per lavorare, per portare avanti discretamente un compito, in Aula e in Commissione, e siamo stufi di sentire litigi interni e dissidenze di qua e di là. Permettetemi di esprimere che questo non è accettabile.
Ad ogni buon conto mi aspetto - e faccio un appello - che la maggioranza faccia chiarezza assoluta al riguardo, per arrivare in Aula e in Commissione compatta e unita e affinché ci sia un governo vero, deciso composto e che dia degli ottimi risultati. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
La parola alla Consigliera Cerutti.



CERUTTI Monica

Grazie, Presidente.
In questa sede le affermazioni che possiamo portare come minoranza sono un po' scontate, però non possiamo esimerci dal farle. L'imbarazzo è un imbarazzo che poi investe tutta l'Assemblea regionale: siamo a discutere fuori da queste aule, del fatto che il 50% dei cittadini dichiara che probabilmente non andrà a votare, che in questo momento i partiti hanno soltanto il 4% di stima rispetto a tutte le altre istituzioni e non arrivare ad una nomina è grave.
Se la discussione, per esempio, fosse relativa ad elementi in ordine al Piano sanitario - quindi a un dibattito che potrebbe essere di merito sarebbe una discussione che può essere anche percepita positivamente, se appunto rimane in una dialettica sul merito. In questo caso, crediamo che il fatto che il Consiglio regionale, ad una seconda convocazione su questo tema, non giunga ad una sua nomina porti svantaggi nei confronti di tutti.
Sappiamo che spesso all'esterno, infatti, i cittadini non distinguono purtroppo - e si verifica una situazione nella quale siamo screditati tutti, proprio perché non si riesce ad arrivare ad una nomina.
Speriamo invece che a questo punto, dopo queste sollecitazioni da parte delle opposizioni, questa nomina arrivi perché riteniamo che forse si farebbe un passo avanti nel senso di una maggiore credibilità e autorevolezza della politica e delle istituzioni, che purtroppo in questo momento sappiamo non godere assolutamente di buona salute.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biolé.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
Anche noi con un po' di amarezza assistiamo a questa seconda fumata nera relativamente alla votazione di un nuovo Vicepresidente del Consiglio.
Naturalmente riconosciamo che l'Ufficio di Presidenza - pur avendo chiaramente al suo interno delle componenti che sono direttamente espressione dei partiti più rappresentativi - è un istituto che in qualche modo rappresenta tutta l'Assemblea consiliare, quindi anche tutti i Gruppi di minoranza.
Forse in questo caso, dopo diversi giorni in cui in teoria la maggioranza avrebbe potuto discutere - e credo l'abbia fatto - la parola d'ordine potrebbe essere responsabilità; non solo per quanto riguarda un'immagine che possiamo dare esternamente come Consiglio, ma anche verso la situazione generale della nostra Regione, verso tutti i colleghi e il consesso consiliare tutto e anche per un po' di orgoglio per aver colto l'importanza di questo atto, dopo tanti giorni che i piemontesi aspettano una nuova Vicepresidenza. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Dell'Utri; ne ha facoltà.



DELL'UTRI Michele

Grazie, Presidente.
Credo che i cittadini piemontesi abbiano difficoltà a capire chi sia e che ruolo abbia il Vicepresidente del Consiglio regionale; già è difficile che capiscano chi sia il Presidente: bene o male, sanno chi sono il Presidente Cota, gli Assessori e i Consiglieri... Però, in effetti, per l'Aula è un problema che non vi sia la designazione per un ruolo istituzionale.
Allora, dal momento che in questo caso la Vicepresidenza è il pomo della discordia, si può sopperire facilmente cancellando il ruolo.



PRESIDENTE

Bene. Qui bisognerebbe modificare lo Statuto: è una procedura un po' più complessa.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, chiedo al Consigliere Mastrullo se permane, ai sensi dell'articolo 71 del Regolamento, la richiesta di questione pregiudiziale di trattare il punto oggetto della discussione in altra seduta.
La parola al Consigliere Mastrullo.



MASTRULLO Angiolino

Presidente, ho molto rispetto delle espressioni utilizzate dai colleghi dell'opposizione, rispettiamo il loro pensiero, ma ribadiamo correttamente la nostra richiesta di sospendere la trattazione del punto.



PRESIDENTE

Procediamo pertanto con la votazione sulla questione pregiudiziale, ex articolo 71, comma 1, del Regolamento, con la quale il Consigliere Mastrullo chiede che il punto 3) all'o.d.g. della seduta odierna non debba discutersi in questa seduta, ma in altra.
Ricordo che il numero legale è 29.
Indìco la votazione palese sulla questione pregiudiziale proposta dal Consigliere Mastrullo.
Il Consiglio approva.


Argomento: Rapporti Regione - Parlamento - Diritti umani - Immigrazione

Esame ordine del giorno n. 623 presentato dai Consiglieri Cursio, Ponso e Negro, inerente a "Plauso e sostegno alle parole espresse dal Presidente della Repubblica circa l'estensione del diritto di cittadinanza ai bambini nati sul suolo italiano e per invitare il Parlamento a svolgere l'iter di revisione del diritto di cittadinanza, rispettando i diritti di chi è nato e cresciuto e si sente italiano" ordine del giorno n. 565 presentato dalla Consigliera Artesio, inerente a "Adesione alla campagna 'L'Italia sono anch'io'"; ordine del giorno n. 628 presentato dai Consiglieri Bono e Biolé, inerente a "No alla strumentalizzazione partitica del tema dell'immigrazione; sì ad un'analisi seria e approfondita del Testo Unico sull'immigrazione per la risoluzione dei nodi più problematici partendo dalla legge di iniziativa popolare 'L'Italia sono anch'io'"; ordine del giorno n. 590 presentato dalla Consigliera Cerutti, inerente a "Adesione campagna sulla cittadinanza 'L'Italia sono anch'io'" ordine del giorno n. 582 presentato dai Consiglieri Bresso, Cerutti Artesio, Dell'Utri e Stara, inerente a "Cittadinanza italiana per i figli di genitori stranieri nati in Italia"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del punto 4) all'o.d.g. relativo agli ordini del giorno n. 623, n. 565, n. 628 e n. 590, in materia di diritti di cittadinanza.
La parola al Consigliere Cursio per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 623.



CURSIO Luigi

Si tratta di un argomento che mi riguarda personalmente perché ho fratelli nati all'estero. Faccio una breve cronistoria. Ricordo l'editto emanato da Caracalla risalente al 212 d.C. Ovviamente le ragioni sono differenti rispetto a quelle per le quali oggi le chiedo di porre una particolare attenzione sullo ius soli, cioè dare cittadinanza a coloro che vengono al mondo in questa nostra terra, in questa nostra patria.
Ripeto, l'editto che ho ricordato è del 212, quindi 18 secoli fa.
Attualmente, nel mondo, sono oltre trenta le nazioni ove vige ed esiste lo ius soli tra queste ricordo solo gli Stati Uniti, l'Argentina e la Francia.
Da un recente studio è emerso che se dal 1850 consideriamo lo ius soli, o meglio, se lo eliminassimo di colpo, circa il 60% della popolazione negli Stati Uniti non avrebbe più diritto alla cittadinanza, addirittura l'80% in Argentina e il 25% in Francia.
Questo per dire semplicemente che, come dicevano i poeti, dove si nasce si lascia un pezzo del proprio cuore. Ed è per quel pezzo di cuore che andrebbe riconosciuta quest'affettività tra l'essere e il luogo dove si nasce. Ritengo sia un atto di assoluta civiltà quello di riconoscere la cittadinanza ad un cittadino nato in un determinato luogo. Lo ritengo giusto non solo sotto un punto di vista filosofico, ma anche del diritto molti giuristi si esprimono in tal senso, altrimenti noi consideriamo il nato da stranieri come un rifugiato, come un profugo, ma così non è. Tra l'altro, nella nostra Nazione, probabilmente una politica volta alla natalità sarebbe anche di aiuto, non consideriamo il bene e il lascito che una giovane vita potrebbe dare al nostro territorio. Vorrei ricordare che nel nostro Paese gli immigrati rappresentano una quota rilevante di popolazione e sono tutti al di sotto dei 55 anni. Cosa voglio dire con questo? Che indubbiamente danno vigore al nostro tessuto sociale che sta sempre più invecchiando. Questa è una iniezione di vitalità che viene sprizzata all'interno del nostro tessuto sociale. Una politica moderna non può non considerare questo diritto di cittadinanza a chi viene al mondo in un Paese, e in quel Paese e a quel Paese è legato.
Credo fermamente in ciò e penso sia un atto giustificato considerando i tempi.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Artesio per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 565.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
La convergenza di più ordini del giorno sulla stessa tematica e presentata da Gruppi consiliari differenti, testimonia come la questione raggiunga un livello di sensibilità, ma anche di consapevolezza civica molto diffuso.
Credo che il nostro Paese abbia mancato ripetute occasioni nel dare corso, attraverso disposizioni di leggi nazionali, ad un'organica modalità di regolamentazione della politica italiana nei confronti dei temi dell'immigrazione, nei confronti della definizione della regolarità dei flussi migratori, nei confronti della responsabilità delle politiche pubbliche per offrire un'adeguata e civile vita all'interno del nostro Paese a favore di coloro che, non lo dimentichiamo, lo raggiungono in ragione di quello che, quando ne discutiamo in sede politica, viene normalmente definito un fenomeno ineluttabile e, per certi versi positivo della globalizzazione. Tuttavia, quando ci tocca direttamente, cambiando la qualità della nostra convivenza civile, non viene più vissuto come un fenomeno di riorganizzazione delle risorse umane e delle risorse economiche, ma viene vissuto come qualcosa cui talune forze politiche pensano di poter far fronte con provvedimenti di irrigidimento e di controllo della possibilità di mobilità degli uomini e delle donne.
Il nostro Paese ha mancato a moltissimi appuntamenti, così come è stato oscillante nel corso degli anni tra una logica che voleva essere repressiva ed un'altra che tentava di intervenire nella questione, cercando di attualizzarla, di renderla contemporanea di far tesoro delle esperienze degli altri Paesi europei che quando così faceva veniva tacciata di buonismo o di solidarismo, come se i due termini fossero un'accezione negativa.
Di fronte ad una situazione nella quale molto si è mancato, intanto le generazioni sono cresciute, intanto le condizioni umane si sono radicate si sono strutturate, hanno fondato famiglie, sono diventate, moltissime situazioni, protagoniste e leader di attività imprenditoriali com'era naturale che fosse. Non ci si muove nel mondo e non si cambia la realtà del proprio Paese di nascita per arrivare in un altro, se non c'è anche una fortissima volontà e una fortissima capacità di progettare il proprio futuro.
Negli stessi percorsi dell'inclusione sociale, molto spesso i protagonisti sono stati, con le istituzioni, a volte prima delle istituzioni, gli stessi gruppi organizzati e di immigrati.
Parlando da un punto di vista molto specifico, voglio soltanto sottolineare, ad esempio, come le modalità di accesso ai servizi sanitari in una logica di prevenzione (che poi è anche la logica del buon vivere all'interno della propria comunità) siano state esattamente le forme organizzate delle persone migranti che, attraverso il ruolo della mediazione, dell'informazione e della relazione di fiducia, hanno condotto i propri concittadini, di comune provenienza, ad usare correttamente i nostri servizi.
La società civile, come si diceva qualche mese fa, cioè la forma aggregata delle relazioni sociali dei territori e dei Paesi, ha preceduto la capacità dei legislatori di mettere insieme, ordinare e proporre un coordinamento alla caratteristica attuale della nostra esistenza e della nostra comunità. Ciò che più strideva - ed è il tema che ha particolarmente colpito il Presidente della nostra Repubblica ed ha profondamente sensibilizzato molti esponenti politici - è l'ingiustizia totale nella quale vengono tenute le persone nate nel nostro Paese.
Si tratta di situazioni, come possiamo registrare noi che abbiamo svolto e che svolgiamo la professione di insegnanti, profondamente diffuse all'interno delle nostre istituzioni scolastiche: bambini e ragazzi cresciuti insieme ai bambini ed ai ragazzi delle nostre famiglie, classi che hanno profondamente cambiato quelle caratteristiche, che chiamerei morfologiche, della provenienza dei giovani e degli studenti, hanno introdotto anche nuove modalità di agire nella didattica e nuove forme di relazione tra le famiglie e le Istituzioni.
Vorrei ricordare che, come sempre, le scuole (quella primaria in maniera particolare) hanno saputo anticipare ed accompagnare i fenomeni.
Hanno saputo costruire, sul cambiamento dell'attualità sociale e delle comunità scolastiche, sperimentazioni didattiche particolarmente significative che, come sempre, quando nascono per accompagnare le situazioni di alcuni, hanno poi un valore per tutti. Ogni volta che si lavora per l'inclusione, si parte da una situazione di disuguaglianza più specifica e si produce una trasformazione che alza il livello qualitativo complessivo.
Questa è la storia di tutte le trasformazioni e di tutti i processi sociali. Ebbene, queste condizioni giovanili, come accade in tutti i processi migratori, sono quelle che si misurano con più fatica, ma anche con più energia, rispetto al proprio futuro. Qualunque insegnamento, ma lo registrano anche i dati delle statistiche ufficiali, vi può raccontare quanto si investa sul successo scolastico, da parte dagli immigrati e delle loro famiglie, e quanto, com'era per noi un tempo all'interno dei fenomeni di migrazioni interne, il riscatto sociale e l'emancipazione nel grado sociale fossero affidati alla capacità di affermarsi per i propri talenti.
Paradossalmente, ed è una delle riflessioni che molto spesso mi accade di fare, sento che molti, assolutamente convinti, dal mondo dell'economia a quello della politica, parlano di meritocrazia e di voler organizzare e regolarizzare il mondo secondo la competizione tra i meriti, aggiungendo che per coloro che non ce le fanno e che restano indietro, ci si può al massimo occupare in modo caritatevole.
Contemporaneamente, questa meritocrazia non può valere per altri, cioè non può valere per coloro che sono arrivati e che riescono, proprio attraverso i loro sacrifici, la loro tenacia, la loro intelligenza, la loro volontà e la loro fantasia, ad ottenere delle possibilità di affermazione sociale ed economica. Verso queste condizioni si profila più l'invidia che non il riconoscimento.
Dicevo, quindi, che è particolarmente nella direzione dei giovani che nel nostro Paese si sta compiendo una grande ingiustizia: non gli si riconosce i diritti comuni dell'esistenza civile all'interno del nostro Paese, attraverso il riconoscimento della cittadinanza.
Questa non è soltanto una questione di squisita cultura politica per la quale si confrontano le diverse scuole; è una questione che rende impossibile l'esistenza.
una questione che costringe ripetutamente queste persone a sottoporsi a trafile burocratiche che diventano sempre più insopportabili (e ultimamente anche sempre più onerose), semplicemente per affermare il proprio diritto di essere in un Paese nel quale vivono dalla nascita.
Come si vede, quindi, stiamo cercando di ragionare sul modo di compensare e di rimediare ad un danno che abbiamo prodotto per omissione e per ignavia: l'omissione di un Parlamento che non ha saputo trovare sintesi per legiferare nella direzione più ovvia e più normale; per ignavia perch ultimamente, le forze politiche preferiscono scansare i temi spinosi o perlomeno, incominciano a scansarli quando hanno finito di agitarli come delle bandiere contro le quali agire ed agitare una lotta politica.
I più alti livelli delle nostre Istituzioni ci richiamano a questo principio di responsabilità, perché sanno benissimo che il valore della coesione sociale passa attraverso la qualità delle relazioni tra le persone e la tanto richiamata sicurezza, che poi vuole dire benessere di una comunità. Il benessere di una comunità che regola in pace i propri rapporti interni è un valore per tutti.
Agendo, quindi, per un riconoscimento che ci pare dovuto, in sostanza agiamo anche in direzione della coesione sociale, che è un valore complessivo.
Non credo di dover aggiungere altro per motivare le ragioni della presentazione di questo ordine del giorno, se non sperare che anche in quest'Aula i consensi trasversali, già manifestati nel Paese, possono portare ad approvarlo.



PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 628.
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Quando sono venuto a conoscenza della presentazione degli ordini del giorno di sostegno e plauso alle parole del Presidente della Repubblica o di adesione alla campagna "L'Italia sono anch'io", sono rimasto poco sorpreso.
Sono rimasto poco sorpreso, perché avevamo già saputo della becera strumentalizzazione - la definisco becera strumentalizzazione - del tema dell'immigrazione che sta prendendo piede in merito alla campagna "L'Italia sono anch'io". È successo in Emilia Romagna (l'abbiamo visto); è apparso su varie testate giornalistiche anche on line; sono state strumentalizzate le parole dette on line su alcuni blog molto letti, anche riguardanti il Movimento 5 Stelle. Lo sappiamo, e quindi non sono rimasto sorpreso dalla presentazione degli ordini del giorno, ma proprio perché la ritengo una becera strumentalizzazione (e spiegherò in seguito il perché), ho deciso di presentare un nostro ordine del giorno che cerca di evitare questa strumentalizzazione, che vede proprio nelle contrapposte posizioni, da una parte la Lega Nord (che ovviamente anch'essa strumentalizza le proprie posizioni per un fine politico), dall'altra le forze di sinistra (che strumentalizzano, altresì, per le loro posizioni politiche), la tematica.
Partiamo da un dato abbastanza chiaro.
La proposta nasce da un monito del Presidente della Repubblica Napolitano, che durante un convegno afferma che bisognerebbe dare immediatamente la cittadinanza ai nati da immigrati, il cosiddetto ius soli. Sapete tutti che oggi questo diritto in Italia non esiste, perché la cittadinanza viene data al compimento del diciottesimo anno di età. Se richiesta, viene data entro un anno dal compimento dei 18 anni.
Ma io dico: Napolitano è forse quello che ha scritto la prima modifica nel 1998, del Testo Unico sull'immigrazione, insieme alla deputata Turco? No, non sarà lo stesso! Non sarà lo stesso! Quello che ha introdotto i Centri di Permanenza Temporanei, diventati poi CIE? Tra i primi firmatari che campeggiano sul sito "L'Italia sono anch'io" leggiamo: Pierluigi Bersani (forse anche lui parente del Segretario del Partito Democratico); Livia Turco (anche lei parente della deputata e formatrice di quella modifica del Testo Unico sull'immigrazione); Ferrante Senatore PD (anche lui parente); Roberto Della Seta (parente del Senatore del PD); Mimmo Lucà (e qui potremmo aprire altre parentesi interessanti) Luigi Bobba (deputato del Partito Democratico); Giovanna Melandri (Gruppo Partito Democratico): Deborah Sarracchiani (europarlamentare del Partito Democratico e Presidente del Comitato nazionale "L'Italia sono anch'io").
Ci hanno messo non un cittadino immigrato venuto in Italia che ha preso la cittadinanza, che ha lavorato e che ha portato del bene al Paese. No, hanno messo il Sindaco del Partito Democratico di Reggio Emilia, Graziano Delrio.
Ora, o il Comitato promotore non sa molto bene fare politica, oppure dietro c'è qualcuno che li ha strumentalizzati, perché una campagna che dovrebbe essere un'iniziativa di democrazia diretta fatta dai cittadini che raccolgono 50 mila firme per fare una legge di iniziativa popolare, mette come Presidente del Comitato un Sindaco del Partito Democratico di un grosso Comune dell'Emilia Romagna. Non lo capisco e mi suona un po' strano.
Per questo ho parlato di strumentalizzazione, anche perché si vuole usare questo tema non per raggiungere realmente un miglioramento della legge e del testo unico sull'immigrazione, che ha dei pesanti nodi da risolvere - perché ovviamente la situazione la vediamo tutti i giorni ed è complessa e bisogna prestare attenzione, perché ha dei nodi che devono essere risolti e non affrontati in maniera strumentalizzante.
Ho analizzato com'è la situazione negli altri Paesi europei. Prima qualcuno citava i Paesi che hanno lo ius soli. Certo, ma si citano gli Stati Uniti d'America, che sono un non popolo; o meglio, hanno massacrato il popolo che esisteva prima, gli indiani d'America, ed è nato un nuovo popolo proprio sull'immigrazione derivante da mezza Europa e su spazi molto ampi.
Anche la Francia e l'Olanda hanno una popolazione nata dall'immigrazione, perché avevano un impero coloniale. Ci ha provato anche fortunatamente con scarsa fortuna - qualcuno del passato italiano, ma noi non avevamo un impero coloniale.
Se andiamo ad analizzare la maggioranza dei Paesi europei, vediamo che hanno quasi tutti lo stesso nostro profilo, ovvero danno la cittadinanza a chi va a lavorare, dopo nove-dieci anni. Questi Paesi sono, ad esempio Danimarca, Grecia ed Austria. Altri Paesi un po' più aperti, come Irlanda Belgio, Portogallo e Spagna, la danno a chi lavora dopo sette-dieci anni.
Dobbiamo capire, a livello europeo, se riusciamo ad avere una politica sull'immigrazione comune, perché non ci possono essere delle discrepanze.
Innanzitutto ho messo un monito - anche io, visto che lo fa Napolitano nel testo dell'ordine del giorno, cioè quello di valutare a livello di Parlamento Europeo.
Esiste, ad esempio, il patto sull'immigrazione e l'asilo del 24 ottobre 2008, il programma di Stoccolma del 4 maggio 2010. Se c'è una politica comune sull'accoglienza degli immigrati, allora ha senso parlarne a livello europeo, ma non ha senso parlarne male e strumentalizzando un'iniziativa popolare.
Infatti, ho scritto che questa proposta di legge deve essere discussa in Parlamento, perché è una proposta di legge firmata e sottoscritta dai cittadini italiani. Quindi, non capisco perché dobbiamo cavalcare strumentalmente dicendo che aderiamo o non aderiamo. I cittadini hanno raccolto le firme, quindi è giusto - e si spera - che venga discussa al più presto in Parlamento.
Poi chiedo: il Partito Democratico sente sua questa battaglia? Benissimo: è al Governo, insieme all'UDC e insieme a Futuro e Libertà (e proprio da Futuro e Libertà vengono parole di critica dal piccolo camerata Bocchino). Ricordo che Fini - forse non era parente - ha firmato con Bossi la seconda modifica del testo unico sull'immigrazione, in cui obbliga un cittadino di un altro Paese a venire in Italia se chiamato dal datore di lavoro. Ma voi ve lo immaginate un datore di lavoro che chiama in Africa dicendo "ho bisogno di dieci persone che vengano a lavorare da me"? E adesso Fini fa la bella anima e dice: "No, c'è lo ius soli".
Comunque il Partito Democratico, il Terzo Polo e PdL sono al Governo.
Se vogliono, prendono i punti della legge di iniziativa popolare, la propongono a Monti e, secondo me, hanno addirittura i numeri per farla passare, perché la Lega Nord non è più al Governo. Quindi, se vogliono fanno le loro leggi e non strumentalizzano le leggi di iniziativa popolare dei cittadini.
Chiudo, dicendo che per quanto riguarda il mio pensiero - e spero presto del Movimento 5 Stelle in Parlamento - noi dobbiamo affrontare proprio quel nodo fondamentale, ovverosia che chi viene in Italia con un visto di ingresso turistico, ad oggi, non può cercarsi un lavoro e tramutarlo in permesso di soggiorno di lavoro.
Pertanto, il problema non è dare la cittadinanza ai figli degli immigrati o non solo o non tanto, perché non è che la cittadinanza risolva magicamente tutti i problemi. Le persone che vengono qui vogliono lavorare esattamente come gli italiani che non hanno lavoro.
Bisogna permettere ai cittadini extracomunitari che vengono in Italia di poter cercare lavoro, tramutare il visto di ingresso turistico in permesso di soggiorno lavorativo, ma se non trovano lavoro, devono essere rimpatriati e non messi dentro alle carceri che Turco e Napolitano hanno creato e che adesso strumentalizzano con le leggi di iniziativa popolare.
Quello è il vero punto da andare ad attaccare e colpire, perché oggi giorno stiamo violando la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo cioè imprigioniamo persone senza che abbiano commesso reati, inventandoci il reato di immigrazione clandestina.
E questo è il vero scandalo.



PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 590.
La parola alla Consigliera Cerutti per l'illustrazione.



CERUTTI Monica

Grazie, Presidente.
Inizio dicendo che il fatto che più Gruppi consiliari abbiano presentato un ordine del giorno similare va nella direzione di sostenere la campagna "L'Italia sono anch'io".
Non è una mera strumentalizzazione o magari per un Gruppo come Sinistra Ecologia e Libertà, che non è presente in Parlamento, rappresenta la possibilità di esprimersi in un'Assemblea legislativa su questo tema.
soprattutto il fatto che più Gruppi consiliari - quindi più sensibilità che fortunatamente sono anche trasversali - sentano questa campagna e il fatto che tantissimi cittadini stanno sottoscrivendo queste due proposte di iniziativa popolare. Una riguarda lo ius soli, mentre l'altra il diritto di voto.
In questo senso si vuole dare una sollecitazione al Parlamento seguendo l'esempio di altre Regioni che già hanno aderito alla campagna.
Quindi, non è semplicemente una discussione che avviene in quest'Aula, ma è una discussione che ha visto già altri Consigli regionali approvare e aderire a questa campagna.
I temi posti, anche in un modo che non ho condiviso, dal Capogruppo del Movimento 5 Stelle, certamente sono tanti. Il tema immigrazione deve essere affrontato sotto diversi profili, però qui stiamo ragionando di una questione centrale, che è la cittadinanza che si costruisce per inclusione e non per esclusione.
La cittadinanza, in quella che è l'accezione classica, è l'insieme dei diritti civili, sociali e politici e mai come in questo momento di crisi è opportuno saldare la questione dei diritti civili a quelli sociali.
Certamente, parlando di migranti, quest'aspetto viene ad essere particolarmente rilevante.
Bisognerebbe effettivamente capovolgere la prospettiva che connota ancora una volta, l'azione di alcune forze politiche. Per cui, in realtà la forma più efficace per combattere l'illegalità bisognerebbe che fosse proprio il riconoscimento dei diritti di cittadinanza a chi chiede ospitalità nel nostro Paese e - ricordiamocelo! - viene a produrre ricchezza anche per tutti noi.
Certo, la questione dei migranti e, più in generale, il tema dell'immigrazione, dovrebbero essere affrontati con maggior serietà, anche a livello europeo. Tuttavia, poiché citiamo sempre quello che è il nostro differenziale rispetto agli altri Paesi, mi spiace ammettere che l'Italia non è al loro livello: in realtà, quello che è lo spread dei diritti civili ci contraddistingue in modo assolutamente negativo.
Tra l'altro, il dibattito che aveva già portato altre Assemblee, oltre che alcuni Comuni, a ragionare, per esempio, sul diritto di voto per immigranti alle elezioni amministrative, in realtà si è assolutamente arrestato, dimostrando, per l'Italia, un'arretratezza in tema di civiltà che è incolmabile rispetto agli altri Paesi europei.
Quindi, rispetto all'adesione alla campagna "L'Italia sono anch'io" che certamente deve essere di sollecitazione al Parlamento (perché è il Parlamento che può legiferare in questa direzione), va particolarmente sottolineato (perché non credo sia questione irrilevante) il tema dei bambini nati in Italia.
Nello specifico, in una delle due proposte di legge si chiede di avere come condizione sufficiente per la cittadinanza per i nati in Italia la regolarità di soggiorno di uno dei due genitori, che presuppone, anche con legislazione attuale, la presenza di un'occupazione. In questo senso non si fanno dei "salti nel vuoto" o in quella che potrebbe essere considerata un'eccessiva liberalizzazione (anche se poi abbiamo forze politiche che, su altri fronti, il tema delle liberalizzazioni lo sostengono con grande convinzione!).
In pratica, per i bimbi nati in Italia si tratta di superare il concetto per cui in generale per gli immigranti sia necessario superare delle prove per ottenere la cittadinanza.
Vorrei ricordare alcuni dati: in Italia vi sono 4 milioni di stranieri residenti (7% della popolazione); di questi, 570.000 minori sono nati nel nostro Paese. Ricordiamo, inoltre, che molto spesso questi minori, che pure potrebbero richiedere la cittadinanza al compimento nel diciottesimo anno di età, non hanno magari la consapevolezza di farlo; peraltro, soltanto alcuni Comuni segnalano a questi nati in Italia la necessità di chiedere la cittadinanza, perché si rischia di non poterla più richiedere successivamente oppure di ottenerla con tempi che sappiamo essere particolarmente significativi nel nostro Paese. Tutto ciò dimostra ulteriore senso di arretratezza.
Sappiamo che rispetto ad altri Paesi - si richiamava, appunto, ad un confronto con altre nazioni - le richieste di cittadinanza che vanno a buon fine sono in percentuale assolutamente inferiore rispetto ad altre nazioni che possiamo definire più "civili".
La seconda proposta di legge riguarda il diritto di voto, il cui esercizio è previsto per chi ha un soggiorno regolare in Italia da almeno cinque anni; diritto di voto che viene previsto per le elezioni comunali provinciali e regionali.
Vorrei ricordare il motto "No taxation without representation", che credo meriti qualche considerazione. Perché molto spesso il lavoro dei migranti riesce a mantenere vive molte realtà ma anche - ricordiamo il tema degli assistenti familiari -l'equilibrio di molti nuclei familiari.
In questo senso vorrei chiudere il mio intervento, senza polemizzare (del resto, non siamo stati oggetto di polemica), ma ragionando di civiltà e di cittadinanza. E non per una forma di "buonismo della sinistra", senza se e senza ma, come ha sostenuto Beppe Grillo, ma per lavorare ad un'Italia migliore, nella speranza che anche quest'aula consiliare possa offrire il proprio contributo per andare, finalmente, nella direzione di un Paese civile.



PRESIDENTE

Procediamo, quindi, all'illustrazione dell'ordine del giorno n. 582 inerente a "Cittadinanza italiana per i figli di genitori stranieri nati in Italia", presentato dai Consiglieri Bresso, Artesio, Cerutti, Dell'Utri e Stara.
Poiché non è presente in aula la Consigliera Bresso, possiamo darlo per illustrato? Vi ricordo che il dispositivo dell'ordine del giorno in oggetto recita: "Invita il Parlamento ad accogliere nel più breve tempo possibile l'appello del Presidente della Repubblica Napolitano".
L'Aula, dunque, concorda nel dare per illustrato l'ordine del giorno di cui sopra.
Dichiaro aperto il dibattito generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Buquicchio; ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
L'Italia dei Valori su questo argomento è inequivocabilmente per il sì.
Anzi, diciamo tre volte "sì".
La prima volta perché non è il caso di nasconderci dietro ad una mal posta idea di "patria", parola spesso strumentalizzata da una parte e dall'altra come feticcio o come tabù.
La seconda volta perché il suolo e il sole dell'Italia accolgono nuove vite in un nuovo modello globale di società; quindi è giusto e doveroso superare il preconcetto archetipico dello ius sanguinis.
La terza volta diciamo "sì" perché non è giusto negare la cittadinanza a chi vive, lavora, studia, rispetta le leggi e contribuisce all'economia del Paese, solo perché non è italiano, né figlio di italiani.
Va detto, in effetti, che il panorama entro cui inserire il diritto di cittadinanza supera di gran lunga l'ambito nazionale. Nella maggior parte dei Paesi europei (e non solo) vige lo ius sanguinis, con qualche rara eccezione, come nel caso della Francia.
Il concetto di cittadinanza, da non confondere con quello di nazionalità, è inteso come condizione della persona fisica fondamentale per la civiltà giuridica di uno Stato, poiché esso regola il rapporto giuridico tra cittadino e Stato e da esso discendono, appunto, i diritti di cittadinanza, costituiti dall'insieme dei diritti civili, politici e sociali.
Non dimentichiamo che i diritti sociali hanno visto il loro ingresso nelle Costituzioni nazionali del XX secolo quasi un secolo dopo le ottocentesche formalizzazioni di diritti civili e politici, quindi è lunga la strada che si è percorsa su questo argomento.
Oggi un nuovo modello economico richiama la necessità di un nuovo modello di stato sociale. Tanti diritti possono avere riconoscimento anche per i non cittadini in virtù di accordi internazionali, multilaterali o bilaterali in ambito ONU o UE, come nel caso delle politiche di integrazione. Sul versante dei diritti politici e sociali resta però molto da fare.
Il primo paradosso è che non si può richiedere il rispetto dei doveri di cittadinanza senza l'esercizio dei diritti di cittadinanza. Ecco perch è indispensabile il riconoscimento dello ius soli a fondamento del nostro impianto giuridico.
La stessa Costituzione italiana si pronuncia chiaramente: si parla di sovranità del popolo. In base alla vigente ius sanguinis, popolazione e popolo restano due entità solo parzialmente identificabili tra loro. Da qui, il secondo paradosso: cittadini senza diritto di cittadinanza. Ce ne rendiamo conto? Come sempre la tentazione di porre il proprio cappello non manca da più parti politiche. Si sa.
Tanto per essere chiaro, si pensi all'utilizzo strumentale nello ius soli come potenziale serbatoio elettorale, così come, allo stesso modo, c'è chi ritiene l'introduzione giuridica dello ius soli una pericolosa fonte di disgregazione sociale e culturale della nazione. Ma nazione significa appunto, "terra di nascita"! Gli attuali oppositori dello ius soli, in genere, sono espressione di un mal interpretato nazionalismo identitario, che ciclicamente riappare nel corso della storia.
La questione del diritto di cittadinanza ha attraversato tutte le epoche. Poi, durante la dittatura fascista, l'impronta autarchica, sotto il profilo economico e sociale del Paese, vide identificare quel famoso editto del 212 d.C., denominato editto di Caracalla, facente riferimento alla Costituzione e a Caracalla, con una questione emblematica e propagandistica, utilizzata in senso negativo: la mancata difesa della razza per spiegare il crollo degli imperi; non certo argomento da autorizzarsi oggi, nella nostra società, per fortuna e finalmente multietnica, dopo tanti, tanti sforzi.
Ius soli e ius sanguinis sono, dunque, termini derivanti da un'etimologia antica, ma d'estrema attualità; termini che ancora oggi sono al centro dell'agenda politica nazionale.
stato evidenziato giustamente da diversi colleghi: la normativa in vigore, datata febbraio 1992, necessita di una riforma significativa.
Come testimoniano i dati ISTAT, gli immigrati residenti nel nostro Paese aumentano di anno in anno e conferiscono sempre più risorse alla nazione, anche in termini di lavoro, contribuendo per oltre l'11% al PIL nazionale.
Cosa ricevono in cambio del loro gettito fiscale? Poco o nulla.
Alla luce di queste osservazioni e nell'ottica di un'indispensabile accelerazione dei reali processi d'integrazione, appare incivile che un bambino figlio di immigrati, regolarmente e stabilmente soggiornanti, non abbia la possibilità di cittadinanza e sia escluso dalla vita pubblica del Paese.
L'Italia dei Valori ha già presentato, in tal senso, proposte in Parlamento ed è pronta a sostenere una nuova e più moderna legge.
Inoltre, in questo particolare momento storico esistono le condizioni per una seria riforma, poiché è venuta a cadere la maggioranza parlamentare di centrodestra che, su alcuni temi, era un pochino ostaggio di chi la pensava in modo diverso.
Ritengo che questa strada debba essere una priorità per un Paese civile, nell'ottica di accelerare e favorire gli indispensabili processi d'integrazione e il riconoscimento dei diritti fondamentali dell'uomo.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
La parola al Consigliere Marinello.



MARINELLO Michele

Grazie, Presidente.
Dopo l'ultimo Consiglio regionale, trascorso disquisendo, nell'ambito di una più ampia discussione sui Parchi, della familiarità e del concetto di parentela (se ricordate, si parlava di cognati e dintorni) approfondiamo oggi, con un altro interessante Consiglio regionale, il concetto di cittadinanza.
Gli ordini del giorno presentati meritano una serie di riflessioni.
Innanzitutto, stride che il Presidente Napolitano si lanci in dichiarazioni come quelle per le quali si chiede il plauso in uno degli ordini del giorno, in un momento in cui l'Italia è a rischio default, è declassata da tutte le agenzie di rating e il cui Governo, che pare di sua diretta emanazione, propone una manovra che aumenta l'IVA e le accise sui carburanti, azzera i fondi per il sociale, diminuisce gli stanziamenti per la sanità, introduce un concetto distorto di IMU (una grande percentuale invece di rimanere al Comune, è destinata allo Stato), aumenta l'età pensionabile, introduce misure a favore del sistema bancario, del quale forse è l'occulto braccio operativo.
Pertanto, in questo contesto, è una priorità parlare di ius soli? E soprattutto, è la ricetta per salvare il nostro Paese? Secondo la nostra interpretazione, non solo non è una priorità, ma è anche, assolutamente una tematica fuori tempo e fuori luogo.
A nostro avviso, le politiche sulla cittadinanza e sulla gestione dei flussi migratori dovrebbero essere tarate in base alla situazione economica.
L'ordine del giorno del collega Cursio, nel deliberato, cita testualmente: "Al fine di giungere ad una legislazione consona alle mutate connotazioni della struttura demografica del nostro Paese". È proprio per quelle mutate connotazioni che ci chiediamo se sia utile oggi sfornare migliaia di nuovi cittadini! il modo efficace per contrastare un livello d'immigrazione clandestina che ha raggiunto, proprio recentemente, a causa dell'esplosione delle rivolte e dei moti rivoltosi nel Nord Africa, picchi incredibili? un delitto o è poco ragionevole dire che, di fronte ad una posizione geografica che già fisiologicamente ci espone a flussi migratori non controllati, l'introduzione del concetto di ius soli equivarrebbe a mettere un cartello con scritto "Tutto a un euro" sulle vetrine di un negozio di Dolce &Gabbana? Questa è l'operazione che si vuole fare con lo ius soli! Vogliamo davvero pensare che, con la nostra storia, la nostra realtà socio-economica, le nostre difficoltà, dare la cittadinanza a chiunque nasca nel "Bel Paese" sia la soluzione? Ritengo che sia una provocazione, che nessuno ci creda veramente! La collega Cerutti ha fatto riferimento alla gente che viene in Italia a produrre ricchezza. Sicuramente qualcuno lo fa, ma vogliamo approfondire una volta per tutte, i dati dei nostri servizi sociali, delle assegnazioni delle case popolari, dell'accesso all'esenzione e alle agevolazioni previste dagli Enti locali e capire che una sempre maggiore platea di cittadini di origine straniera sta fagocitando quel welfare che riusciamo ancora a proporre? Nel merito, lo ius soli fa riferimento alla nascita sul suolo, sul territorio dello Stato e si contrappone, nel novero dei mezzi d'acquisto del diritto di cittadinanza, allo ius sanguinis, imperniato sull'elemento della discendenza o della filiazione.
Per i Paesi che applicano lo ius soli, è cittadino colui che nasce sul territorio dello Stato.
La legge n. 91/1992 indica il principio dello ius sanguinis: il principio secondo il quale oggi, in Italia, viene concessa la cittadinanza.
Il diritto di cittadinanza non può essere concesso a chiunque: questo non lo dice il leghista, ma è il pensiero del Ministro dell'Interno, Anna Maria Cancellieri, espresso durante la trasmissione "Che tempo che fa", di Fabio Fazio.
Siamo venuti, così, ufficialmente, a conoscenza della posizione del Ministro Cancellieri sul tema e l'abbiamo saputo dalla televisione: essendo, il nostro (o il vostro), un Governo non passato al vaglio di una regolare tornata elettorale, diventa un optional anche il programma elettorale! Nel momento in cui non c'è la tornata elettorale, non possiamo sapere quali sono le posizioni del Governo in carica, se non attraverso le trasmissioni televisive! Non esiste un programma elettorale e non esiste un programma di Governo, perché il Presidente Napolitano, con la sua operazione, è riuscito a toglierci anche quelli! Oltre a chiederci a cosa servano le elezioni e i programmi elettorali ci chiediamo soprattutto: quella del Ministro Cancellieri è la posizione del Governo? Ed è possibile che un Governo tecnico, sostenuto da PD e PdL esprima posizioni ufficiali su queste tematiche? Come si fa ad esprimere plauso nei confronti di un'affermazione totalmente gratuita ed assolutamente inopportuna, anche alla luce della compagine di Governo? I programmi, improvvisati alla TV - abbiamo detto - e le elezioni sono diventati inutili orpelli. D'altronde, il Presidente Monti arriva dalla famigerata Commissione Trilaterale, proprio come Papademos.
La Commissione Trilaterale fu istituita dal miliardario americano Rockefeller, per studiare nuove possibilità di sviluppo e dialogo tra Stati Uniti, Europa e Giappone. In quella Commissione, una delle questioni che si teorizzò fu il pericolo di un eccesso di democrazia e il fatto che l'eccesso di democrazia fosse un elemento che trainava i mercati (è chiaro ormai, che questo Governo non guarda gli interessi dei cittadini, ma guarda inevitabilmente - lo vediamo tutti i giorni - gli interessi dei mercati).
Pertanto, elezioni, programmi e democrazia sono inutili orpelli! Tornando al Ministro Cancellieri, ha affermato che lo ius soli semplice creerebbe le condizioni per far nascere in Italia bambini di tutto il mondo.
Ma ci vuole molto a capirlo? Ammesso che sia una posizione ufficiale e condivisa - cosa su cui ci permettiamo di esprimere qualche dubbio - quella non è nient'altro che la politica del buonsenso.
L'Italia di oggi può supportare e sopportare un flusso migratorio amplificato esponenzialmente di fronte al miraggio di cittadinanza europea facile? Quanti barconi di gestanti dobbiamo aspettarci e quante tragedie nel mare dobbiamo aspettare per capire che lo ius soli non può essere la soluzione? I barconi delle gestanti è l'elemento primo che si crea nel momento in cui introduciamo in Italia lo ius soli. Per cui la nostra posizione è: niente cittadinanza automatica a ogni bambino straniero che i genitori abbiano deciso di far nascere in Italia, niente plauso a Napolitano, nessuna adesione alle campagne del PD "l'Italia sono anch'io".
Cancellieri continua - ed è interessante - dicendo sì, invece, ad una cittadinanza che derivi da un insieme di fattori: se un bambino è nato in Italia e i genitori sono stabilmente in Italia e magari hanno già fatto parte degli studi qui ed è inserito, allora credo sia giusto concedere la cittadinanza. È il cosiddetto ius culturae. Ebbene, noi siamo contro anche lo ius culturae. Se proprio deve esserci un dibattito ragioniamo su questo ma parlare di ius culturae diventa estremamente difficile. Per esempio potrebbero essere cittadini italiani i ragazzini cinesi che frequentano quando va bene, le nostre scuole? Che vivono in comunità chiuse e che non condividono nulla della nostra società? Che vivono in quartieri quasi totalmente colonizzati, quasi fossero dei ghetti? È questo il concetto di società multietnica che vogliamo proporre? O è quello di non far festeggiare il Natale nelle scuole perché altrimenti si urta la suscettibilità dei bambini di altre religioni? Questo è il concetto di essere immersi nella cultura italiana? Le riflessioni su questo tema potrebbero essere tante, non sono banali e meriterebbero ulteriori approfondimenti, ma quando il Capo dello Stato Giorgio Napolitano, ricevendo al Quirinale una rappresentanza dei nuovi cittadini italiani, disse che negare la cittadinanza ai bambini nati in Italia da stranieri è un'autentica follia, rimaniamo attoniti, perché noi stiamo, ad esempio, con Calderoli, che richiamandosi alle parole di Napolitano ha detto che la vera follia sarebbe quella di concedere la cittadinanza basandosi sul ius soli e non su quello che prevede oggi la legge.
La cittadinanza è una roba seria. È un'istituzione giuridica che determina l'appartenenza a uno Stato con i conseguenti diritti e doveri.
una roba seria e non è una patacca da affiggere al bavero della giacca per dire che noi siamo quelli che vogliono aprire il nostro Paese alle persone più in difficoltà, a quelli che arrivano da lontano. Tutti i Paesi del mondo hanno codificato un complesso sistema di norme che regolano l'attribuzione della cittadinanza e queste regole in tutti i Paesi del mondo sono tarate in base alla loro storia, alla loro realtà socio economica, alla loro opportunità - torna il concetto di opportunità - non solo riferita al particolare momento e alle particolari condizioni economiche, ma riferita in senso più ampio all'opportunità che può avere un Paese nel concedere una cittadinanza facile.
Per l'Italia lo ius soli è un'opportunità? Noi crediamo assolutamente di no. Altro che nazionalismo identitario.
Per noi lo ius soli non è proponibile per convinzione politica, per grado di sopportazione che l'Italia ha dei flussi migratori, per posizione geografica, per concetto di società, per modello di integrazione, per capacità di accoglienza, per restrizione delle disponibilità che ne deriverebbe sulle politiche sociali.
Sono queste le considerazioni che meriterebbero di essere approfondite e che ci portano a un no convinto su tutti i documenti presentati sul tema.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Boeti.



BOETI Antonino

Grazie, Presidente.
Ho firmato a favore di questa campagna (poi spiegherò la mia posizione rispetto a questo argomento) perché mi pare che ci sia in Italia in questo momento un movimento popolare, così come è successo per l'acqua, che ha indipendentemente dal merito, cioè il fatto che i bambini nati in Italia diventino subito dopo cittadini italiani, l'obiettivo di sottolineare il fatto che gli immigrati non sono utili soltanto al nostro Paese per vivere 24 ore al giorno con i nostri anziani, ad una cifra spesso ridicola come paga oraria, che non sono buoni soltanto a posare il porfido, perché non lo sanno più fare gli italiani, che non sono buoni soltanto a lavorare nelle acciaierie, ma che devono avere anche qualche diritto di cittadinanza, a partire dal voto.
Quindi, questa campagna, indipendentemente da come finisca e da quelle che saranno le decisioni del Governo, ha come obiettivo quello di sollevare soprattutto questo problema.
Ho preparato e depositerò (perché è nella potestà del Consiglieri regionali preparare disegni di legge da inviare al Parlamento) un disegno di legge su questo tema, composto di un solo articolo e che dice che i bambini nati da famiglie immigrate possono diventare cittadini italiani quando si iscrivono alle scuole primarie. Intendendo con questo un percorso da condividere con la famiglia, perché ci sono famiglie che attraversano il nostro Paese e che hanno poi l'obiettivo di andare a vivere e a lavorare in Francia, in Germania o nei Paesi del Nord Europa. E credo anch'io che sia in qualche modo eccessiva l'ipotesi dello ius soli. Cioè, facciamo sì che il percorso di cittadinanza sia una percorso da condividere con la famiglia; quando un bambino si iscrive a scuola è perché quella famiglia intende continuare a crescere nel nostro Paese.
La Lega, attraverso l'amico Marinello, ha rispolverato vecchi slogan che in questo momento tornano utili. Ricordo il sindaco di Roma, Alemanno che ha vinto anche le elezioni a Roma dicendo ai cittadini romani che con lui a capo della Giunta comunale la delinquenza si sarebbe estinta, come d'incanto. Oggi a Roma ammazzano tre o quattro persone al giorno. La Lega ha condiviso con il centrodestra circa 14 anni di governo nazionale e non ci sembra...



(Commenti del Consigliere Carossa)



PRESIDENTE

Per favore, Consigliere Carossa, il collega Boeti ha diritto di fare il suo intervento.



(Commenti del Consigliere Carossa)



PRESIDENTE

Per favore! Prego.



BOETI Antonino

Il mio reddito è stato pubblicato prima di quello dei Ministri, lo sappiamo, ed è ben lontano dai sette milioni di euro: mi pare che siano 137 mila euro.
Non capisco perché parla con me. Che cosa c'entro io con i milionari che erano milionari prima di diventare Ministri? Quello che è grave è se uno diventa milionario dopo, utilizzando il suo ruolo di Ministro, come è successo a molti parlamentari.



(Commenti del Consigliere Carossa)



BOETI Antonino

PRESIDENTE



BOETI Antonino

Per favore, Consigliere Carossa! La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 11.58 riprende alle ore 11.59)



PRESIDENTE

La seduta riprende.



(Commenti del Consigliere Carossa)



PRESIDENTE

Consigliere Carossa, per favore! Lei può intervenire. C'è un dibattito in corso, si può iscrivere, pu fare il suo intervento, può replicare e sarà ascoltato come tutti.
Per favore. Confido sulla sua collaborazione e la ringrazio anticipatamente.
Prego, Consigliere Boeti.



BOETI Antonino

Presidente, mi scusi, ma dato che il Consigliere Marinello ha parlato per 11 minuti senza che nessuno del PD si sia permesso di interromperlo non capisco perché il Capogruppo Carossa invece ritiene di potermi interrompere.
Secondo, se abbiamo cose più importanti da fare in questo Consiglio regionale ce lo dovete dire voi! Poiché non avete niente da approvare, non è colpa nostra se perdiamo tempo a discutere di ordini del giorno. Trovo anch'io eccessivo il fatto che il Consiglio regionale discuta solo di ordini del giorno, ma non governiamo noi! Siamo all'opposizione! Presentate i disegni di legge e noi discuteremo con voi i disegni di legge.
Dicevo che l'amico Marinello ha rispolverato vecchi slogan che, alla resa dei conti, hanno dimostrato al Paese essere triti e ritriti. Perché? Perché il controllo e la regolazione di un fenomeno complesso come l'immigrazione non può essere risolto con slogan semplici, come la storia di questo Paese e la storia dei Paesi europei hanno ampiamente dimostrato.
Faccio ancora una riflessione - Presidente, vorrei che lei ascoltasse a proposito delle parole che ha utilizzato il Capogruppo del Movimento 5 Stelle. Lì c'è un capopopolo che fa il comico di mestiere (anche lui ha un reddito piuttosto elevato, ma naturalmente frutto del suo lavoro e quindi ha il diritto di preservarlo) che ha usato - dicono, perché non ho l'abitudine di leggere quello che scrive il signor Grillo - parole pesanti nei confronti degli immigrati, e capisco il fatto che il Capogruppo del Movimento 5 Stelle voglia in qualche modo levarsi, diciamo così, questa targa. Fatti suoi e del suo capopopolo.
Quello che vorrei sapere da lui, e che vorrei dicesse ad alta voce in quest'aula al microfono, è quali sono le cose che lui ritiene possano essere attribuite all'onorevole Lucà, perché lui nomina una persona che non è presente in aula.
Non capisco a che cosa si volesse riferire, non capisco a che cosa sottintendesse questo galantuomo (galantuomo non è una parola offensiva naturalmente, potrei usare nobiluomo, ma non lo voglio fare) vorrei che lo esprimesse ad alta voce al microfono, in maniera che l'onorevole Lucà possa, nelle aule giudiziarie, difendersi da quello (dal tono, non so cosa volesse dire) che questo galantuomo intendeva rivolgere all'onorevole Lucà.
Lo deve dire al microfono in maniera che sia registrato.



(Commenti del Consigliere Bono)



PRESIDENTE

Consigliere Bono, per favore! Chiedo scusa se la interrompo, Consigliere Boeti.
Signori, il collega Boeti fa un intervento critico come altri hanno fatto in precedenza: credo che abbia il diritto di avere il rispetto dell'Aula e di essere ascoltato. È in corso un dibattito, chi vuole pu intervenire, criticare, lo può fare democraticamente prima iscrivendosi e poi con l'intervento di parola. Per favore.
Continui pure, Consigliere Boeti.



BOETI Antonino

Dato che l'onorevole Lucà ha il diritto di sottoscrivere tutte le petizioni popolari al disegno di legge che vuole come parlamentare di questo Paese, vorrei sapere e, ripeto, vorrei che lo esprimesse al microfono, quali sono le cose, come ha detto il Capogruppo del Movimento 5 Stelle, su cui si possono dire altre cose.
Ecco, vorrei sapere da lui al microfono quali sono le cose che si possono dire.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Formagnana; ne ha facoltà.



FORMAGNANA Michele

Grazie, Presidente.
Il tema rappresenta indubbiamente una vera e propria questione sociale.
Le parole del Presidente Napolitano, così come l'iniziativa "L'Italia sono anch'io" sono apprezzabili, degne sicuramente di massimo rispetto, viste come stimolo ad affrontare un argomento che necessita di rigorosi approfondimenti, ma a mio parere sono limitative per una questione così complessa. L'immigrazione costituisce, infatti, sia per l'Italia che per l'Europa, e a maggior ragione, una sfida importante e difficile sotto diversi profili che richiamano altrettanti questioni: occupazione, spirito identitario, ordine pubblico, cittadinanza, diritti politici e via dicendo.
difficile, però, trattare questo argomento senza misurarsi con la sfera degli atteggiamenti sociali che emergono nel Paese, quindi le paure le chiusure, le disponibilità, le preclusioni che il fenomeno genera. In altri termini, è necessario tener conto del clima d'opinione, dei mutamenti e delle fluttuazioni che lo contraddistinguono perché inevitabilmente contribuisce a condizionare le scelte dei Governi ai comportamenti degli attori politici.
Ovunque in Europa (e questo penso sia un dato inconfutabile) i flussi migratori sollevano preoccupazioni crescenti sul piano dell'identità dell'occupazione e dell'ordine pubblico, al punto di essere diventati vera e propria fonte di malesseri sociali e, proprio per questo, motivo di aggregazione e di mobilitazione politica.
Sono diverse in Europa le forze politiche che negli ultimi anni hanno fatto di questo tema una bandiera e un argomento importante della loro proposta; si pensi all'FPO in Austria, al CUD in Svizzera, alla FN in Frangia, alla Lega Nord in Italia, alla CSU in Germania. Questi sono dati di fatto oggettivi e inconfutabili. Vuol dire che se molti partiti hanno in pancia questo problema significa che il problema esiste ed è inutile far finta di non vederlo.
Quindi, parlare di strumentalizzazione potrebbe essere, a mio avviso riduttivo e fuorviante, perché si rischia di incappare nell'eccesso opposto, cioè quello di minimizzare e sottovalutare un problema molto complesso senza tener conto nella giusta misura delle reazioni sociali di fronte al fenomeno immigrativo. Quindi quei sentimenti di preoccupazione talvolta di paura, che accompagnano l'immigrazione in ambito sociale in quanto possibile minaccia alla cultura, alle tradizioni, all'identità all'ordine, alla sicurezza.
Secondo un sondaggio svolto da alcune tra le più autorevoli agenzie demoscopiche e anche secondo fonti del Ministro dell'Interno, tra i Paesi europei le paure più diffuse si colgono in Italia, dove ben una persona su tre vede l'immigrazione come un pericolo per l'identità e la cultura nazionale e territoriale, mentre una componente sociale elevatissima (addirittura una persona su due) la considera un problema di ordine pubblico. Non si può prescindere e non tenere conto di questi dati. Quindi il tema della cittadinanza e dei diritti politici si collega ovviamente in maniera diretta al tema dell'immigrazione, ma è solo un aspetto di una situazione molto variegata.
Il tema è complesso e sono d'accordo anch'io che andrebbe regolato nel quadro europeo, dove però permangono fortissime differenze, a conferma una volta di più dell'importanza...



PRESIDENTE

Mi scusi se la interrompo, collega, ma c'è un fastidioso brusio in sottofondo e chiedo per favore, se possibile, di ripristinare le condizioni minime per poter svolgere il dibattito.
Prego, Consigliere, continui pure.



FORMAGNANA Michele

Dicevo, dove permangono fortissime differenze a conferma una volta di più dell'importanza dei valori del retroterra sociale, storico, culturale e istituzionale degli Stati nazionali come fattori che condizionano l'opinione pubblica e le percezioni soggettive di fronte al tema trattato.
Quindi questo significa che oggi è difficile individuare uno spazio europeo riguardo a questi problemi. L'eredità nazionale, le tradizioni culturali e i vincoli istituzionali contano e sono destinati a contare ancora molto e vanno presi sul serio, a mio avviso, molto sul serio. Questo non significa non aprirsi al modo che cambia o rifiutarlo a priori assolutamente: significa adottare un approccio serio, rigoroso e organico e non una visione semplicistica e parziale che, ripeto, va bene come stimolo e come contributo importante a una discussione, ma non può essere avulsa da un contesto di carattere generale che abbracci tutte le sfaccettature del problema.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi dell'Istituto "C. Casalegno" di Torino


PRESIDENTE

Prima di continuare il dibattito, desidero a nome dell'Assemblea e mio personale, salutare i docenti e gli studenti delle classi V C e V D dell'Istituto "C. Casalegno", Scuola Primaria di Torino, in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Rapporti Regione - Parlamento - Diritti umani - Immigrazione

Esame ordine del giorno n. 623 presentato dai Consiglieri Cursio, Ponso e Negro, inerente a "Plauso e sostegno alle parole espresse dal Presidente della Repubblica circa l'estensione del diritto di cittadinanza ai bambini nati sul suolo italiano e per invitare il Parlamento a svolgere l'iter di revisione del diritto di cittadinanza, rispettando i diritti di chi è nato e cresciuto e si sente italiano" ordine del giorno n. 565 presentato dalla Consigliera Artesio, inerente a "Adesione alla campagna 'L'Italia sono anch'io'"; ordine del giorno n. 628 presentato dai Consiglieri Bono e Biolé, inerente a "No alla strumentalizzazione partitica del tema dell'immigrazione; sì ad un'analisi seria e approfondita del Testo Unico sull'immigrazione per la risoluzione dei nodi più problematici partendo dalla legge di iniziativa popolare 'L'Italia sono anch'io'"; ordine del giorno n. 590 presentato dalla Consigliera Cerutti, inerente a "Adesione campagna sulla cittadinanza 'L'Italia sono anch'io'" ordine del giorno n. 582 presentato dai Consiglieri Bresso, Cerutti Artesio, Dell'Utri e Stara, inerente a "Cittadinanza italiana per i figli di genitori stranieri nati in Italia" (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo il dibattito sugli ordini del giorno relativi al diritto di cittadinanza.
Ha chiesto la parola la Consigliera Montaruli; ne ha facoltà.



MONTARULI Augusta

Grazie, Presidente.
Ritengo che il tema della cittadinanza sia assolutamente un tema attuale, però che l'iniziativa da parte dell'opposizione di presentare questi emendamenti sia stata affrontata in un modo sbagliato. E spiego il perché.
Perché mi è sembrato di capire che parta dal presupposto che la cittadinanza crei di per sé il popolo. In realtà non è così: la cittadinanza è l'ultimo compimento di un lungo percorso, che è un percorso innanzitutto di integrazione, parola chiave che non ho sentito ma non vorrei essere stata distratta in quest'Aula, un lungo percorso di integrazione che deve avvenire attraverso... per integrare appunto la popolazione immigrata non solo nelle nostre istituzioni, ma proprio nel tessuto sociale del nostro Paese.
Italiani invero lo si è o per tradizione o per volontà; di certo, non lo si può essere per caso. Lo ius soli, di sicuro, permette di diventare italiani anche per caso: è questo il motivo per cui trova da parte nostra la più assoluta contrarietà.
Quindi, italiani lo si è per tradizione o per volontà e nel nostro Paese, sebbene non viga lo ius soli, non vige neanche uno ius sanguinis puro: vige una via di mezzo, che certamente potrà essere perfettibile però, non prevede l'impossibilità, per chi vuole, di diventare italiano.
Mi piace ricordare, quando si parla di quest'argomento, una citazione di Renan, che più volte nell'ambito del centrodestra è richiamata, che esprime tre concetti chiave: "La nazione è una grande solidarietà, un plebiscito che si rinnova ogni giorno e che si fonda sulla dimensione dei sacrifici compiuti e di quelli che ancora siamo disposti a compiere".
Allora, questa dimensione di "sacrifici compiuti che siamo disposti a compiere" deve essere un po' il volano e anche la bussola per individuare i criteri tramite i quali, innanzitutto, attivare delle politiche di integrazione per addivenire all'acquisizione della cittadinanza, la quale già oggi è acquisibile dopo dieci anni di residenza sul territorio italiano.
Quindi, il vero punto non è la cittadinanza, così come posto a fondamento degli ordini del giorno dell'opposizione, bensì l'integrazione.
Mi chiedo quando quest'Aula sarà in grado, così come la politica italiana, di affrontare in modo serio il problema dell'integrazione, che nel nostro Paese non è compiuta. Sono i quartieri delle nostre città che dimostrano come questa integrazione non sia compiuta, così come lo esprimono, se vogliamo, le vite degli stessi immigrati.
Più volte, voi avete richiamato il sacrificio che, giustamente compiono tanti immigrati che lavorano nel nostro Paese, che, pertanto, deve dare qualcosa di suo.
Certo, l'Italia è di chi l'ama, innanzitutto. Anzi, c'è una grossa fetta d'immigrazione che noi sicuramente dobbiamo ascoltare. Mi riferisco all'immigrato che viene nel nostro Paese per lavorare, per creare una famiglia e non certo per delinquere, per rispettare le nostre regole, per conoscere la nostra lingua, per conoscere le nostre tradizioni, per conoscere i valori su cui si fonda la nostra patria.
Allora, a loro, certamente, rivolgiamo la nostra attenzione. Dunque occorre chiedersi se nei loro confronti il nostro Paese ha attivato tutti gli sforzi necessari per avviare una politica di integrazione.
Ritengo che questa politica di integrazione, in realtà, non sia neanche ancora partita veramente, come dimostrano le nostre scuole. Tantissime soprattutto nei quartieri multietnici, sono classi miste, dove i ragazzi immigrati hanno difficoltà di apprendimento della lingua italiana, quindi nel seguire un percorso di studi consono. I ragazzi italiani, allo stesso tempo, sono penalizzati a causa di questi percorsi. Pertanto, sono le nostre stesse scuole che palesano che questa integrazione non è compiuta dimostrando che è prematuro parlare adesso di cittadinanza.
Avendo sentito la proposta del Consigliere Boeti, con la quale si intende dare la cittadinanza a chi decide di iscriversi nella scuola italiana, dico di più: la scelta di iscriversi in una scuola italiana è una scelta d'obbligo, non è una scelta, in realtà. Il punto, semmai, è terminare il percorso scolastico in modo proficuo, avendo raccolto tutto il bagaglio culturale che la nostra scuola pubblica può dare. Quindi, non è sufficiente quell'atto, perché è una non scelta, non è un atto di volontà.
Per concludere, ribadisco che questi ordini del giorno presentati dall'opposizione, secondo me, sono irricevibili, non in quanto il tema non debba essere affrontato; è l'approccio a questo tema, così come è strutturato e come è emerso dai vari interventi, ad essere sbagliato. È un tema che può essere affrontato, ma nel modo giusto, ricordandoci che si diventa italiani mai per caso, ma per tradizione o per volontà.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola alla Consigliera Bresso.



BRESSO Mercedes

Gli "Italiani per caso" sono solo turisti, apparentemente! Grazie, Presidente.
Intervengo brevemente, essendo anche prima firmataria di uno degli ordini del giorno.
Ovviamente, l'ordine del giorno è molto semplice perché, in questo caso, non siamo noi il legislatore: il nostro ordine del giorno è un documento di sollecitazione, che non definisce le modalità con cui ovviamente, il Parlamento dovrà regolamentare la materia.
Volevo svolgere alcune osservazioni ricordando che l'Italia, che certamente, come tutti i Paesi, ha un sistema misto, detiene un sistema fondato, sostanzialmente, sullo ius patris, perché è sempre stato un Paese di emigrazione.
Ora, tutti i Paesi d'emigrazione hanno l'obiettivo di non perdere le proprie energie (i propri figli che emigrano), quindi tendono a garantire la cittadinanza ai figli anche di coloro che sono emigrati, per consentirne il rientro. In questo senso, secondo me, lo ius patris va mantenuto consentendo a tutti coloro che sono figli di italiani emigrati di poter ritornare in Italia; tuttavia, ormai, i numeri sono molto piccoli.
Invece, lo ius soli è, per tradizione, il diritto dei Paesi d'immigrazione, i quali investono su ragazzi, bambini e persone che nascono in quel Paese, in termini di studi, di sanità, di supporto per la loro vita, in termini di inserimento lavorativo dei loro genitori: a quel punto diventerebbe un delitto perdere queste forze e queste persone. Quindi, lo ius soli è tipicamente quello di Paesi nei quali c'è un forte flusso di immigrazione.
Per questa ragione, nasce il problema in Italia. Oggi, il nostro Paese registra una natalità molto difficile e declinante: tenendo conto della nostra piramide demografica, anche se le donne italiane ricominciassero a mettere al mondo dei figli, avremmo per molto tempo una piramide demografica squilibrata, quindi delle difficoltà ad aumentare la popolazione giovanile.
Pertanto, l'integrazione fra gli italiani dei bambini nati in Italia da genitori stranieri corrisponde non solo ad un atto di civiltà, ma anche ad un interesse economico del Paese, il quale ha interesse ad arricchire la piramide demografica verso il basso, cioè con le forze giovani, attraverso persone nate in Italia, che studiano in Italia.
Potrà il Parlamento...



PRESIDENTE

Scusi, Consigliera Bresso, se la interrompo: per favore, nell'emiciclo ci sono troppe riunioni in corso.
Credo che i colleghi abbiano il diritto a poter intervenire. Se ascoltare, ognuno fa quello che ritiene, però il diritto a poter intervenire in condizioni minime di dibattito spetta a tutti. Mi scusi.
Prego, Consigliera Bresso.



BRESSO Mercedes

Naturalmente, nella concreta valutazione di un testo legislativo, il Parlamento potrà porre alcune limitazioni (ad esempio, bambini nati in Italia da genitori regolarmente residenti in Italia), così da evitare la preoccupazione, che francamente ritengo infondata, circa folle di donne migranti incinte che verrebbero a fare nascere i bambini nel nostro Paese per farli diventare cittadini italiani. Non credo che, in questo momento la cittadinanza italiana sia così ambita. Anzi, sarebbe nostro dovere facilitarla, proprio per fare sì che l'investimento che il nostro Paese fa sui figli degli immigrati che nascono qui o che arrivano qui in età ancora molto giovane non vada perduto.
Credo quindi che nella concreta valutazione che dovrà fare il Parlamento si possa tenere conto non solo dei bambini nati in Italia, ma anche di quelli che sono arrivati in Italia molto piccoli, hanno studiato in Italia, quindi si sentono italiani e sono, dal punto di vista culturale italiani. Credo che sarebbe del tutto sbagliato per noi, qui, discutere esattamente della modalità: noi infatti chiediamo al Parlamento di legiferare, tenuto conto che questa è una tipica competenza nazionale e che anche nel più federale degli Stati tocca allo Stato federale prendere decisioni in materia di cittadinanza. Possiamo indicare, se riteniamo, che l'attuale legislazione non è più adeguata alla situazione concreta del nostro Paese e che un'evoluzione giuridica è assolutamente necessaria.
Credo che nulla c'entri la questione della cittadinanza ai bambini nati o cresciuti in Italia con il tema del controllo dei flussi migratori perché nulla ha a che vedere con questo. Il problema del controllo dei flussi migratori è un problema di regolamentazione dei diritti di immigrazione e di rapporto con i Paesi di arrivo dei migranti: è quindi un tema completamente diverso che nulla ha a che vedere invece con questa, che non è solo una questione di civiltà giuridica ma è anche una questione di interesse reale del nostro Paese. Non esiste alcun Paese sviluppato, che abbia una buona piramide demografica e una buona dinamica di natalità, che non abbia compiuto una modifica della propria legislazione sulla cittadinanza per consentire ai bambini nati nel Paese di acquisirla con maggiore facilità.
Come ho detto prima, le modalità le potrà decidere il Parlamento. Credo però si tratti di una atto dovuto che non è solo un atto di civiltà giuridica, ma per il nostro Paese è anche un atto di interesse economico e demografico, senza il quale noi investiremmo - e continueremmo ad investire risorse importanti per educare e "far diventare" potenziali italiani - e buoni italiani - dei bambini a cui poi neghiamo il diritto di diventarlo.
Mi sembra che si tratti di una questione di interesse non solo di questi bambini, ma anche di un interesse nostro e del nostro Paese e che su questo ci sia una totale incomprensione, almeno con un pezzo della maggioranza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gregorio.



GREGORIO Federico

Grazie, Presidente.
Cari colleghi, ho l'impressione di aver ascoltato discorsi a tratti un po' qualunquistici e approssimativi, quindi molto umilmente ritengo doveroso chiarire alcuni degli aspetti legati al dibattito sullo ius soli.
Come ben sappiamo, per l'ordinamento italiano la cittadinanza è automatica solo per i figli di cittadini italiani. Gli immigrati possono richiederla dopo dieci anni di residenza, mentre i figli degli immigrati nati in Italia possono richiederla al compimento del diciottesimo anno di età.
La normativa vigente si basa su questioni di identità della popolazione, stabilendo che la cittadinanza è tale per discendenza ed eredità. Occorre peraltro precisare che, in base all'articolo 9, comma 1 lettera a), della legge sulla cittadinanza (la legge n. 91 del 1992) acquista la cittadinanza italiana, per Decreto del Presidente della Repubblica, chi è nato sul territorio italiano e vi risiede legalmente da almeno tre anni. Tale normativa, dunque, lascia la libertà a chi lo desidera di acquisire la cittadinanza italiana dopo un prefissato periodo di residenza: in sostanza, la si può già avere oggi, a patto che si dimostri di sapersi prendere le proprie responsabilità e contribuire in modo attivo all'andamento del Paese. Come si vede, sono già previsti casi di estensione dello ius soli, sicché non appare opportuno ampliarne ulteriormente l'applicazione come si vorrebbe in alcune delle proposte in esame.
Ritengo che il collega della Toscana, Capogruppo della Lega Nord in Consiglio regionale - l'italo-brasiliano Antonio Gambetta Vianna - abbia ben espresso prima di me la ferma e convinta opposizione alla concessione della cittadinanza ai figli degli immigrati attraverso lo ius soli. Alla base di tale posizione non vi è assolutamente un ragionamento di stampo razzista, come fa molto comodo credere ad alcuni, bensì identitario. A molti figli di immigrati non interessa diventare cittadini italiani, tanto che non fanno nemmeno domanda per la cittadinanza al compimento del loro diciottesimo anno di età. Allora, bisogna tutelare anche queste persone che, nonostante siano nate nel nostro Paese, hanno deciso di abbracciare la sola identità di sangue e sognano di tornare presto nel Paese dal quale provengono i propri genitori ed i propri avi.
Forse i sostenitori dello ius soli si rispecchiano nella volontà massificante e di annullamento dell'identità della sinistra italiana o forse, più semplicemente, essendo la sinistra recidiva nel tentare di dare la cittadinanza a tutti, è comprensibile che ci riprovi: fa purtroppo parte del suo DNA. E vista la sempre più dilagante emorragia di voti, si tenta di acquisirne per vie traverse, magari straniere, perché quelle italiane a volte non sono più percorribili.
In ogni caso, l'imposizione dello ius soli tout court sarebbe un unicum nel panorama politico europeo. Nessun Paese europeo, infatti, basa la sua cittadinanza sullo ius soli, che è invece tipico dei Paesi americani. Come prima è stato accennato, la Francia - spesso portata ad esempio - in realtà lo prevede solo se almeno uno dei genitori è nato sul suolo francese. Lo ius soli è inoltre norma illiberale, che impone una cittadinanza al nascituro senza chiedere la sua opinione ed è norma deresponsabilizzante che regala la cittadinanza a chicchessia, svuotandola di ogni suo significato storico, culturale e identitario. Lo ius sanguinis è quindi tipico di quei Paesi e di quei popoli caratterizzati da solide basi storiche e culturali. Lo ius soli è invece tipico di popoli di recente formazione, com'è stato citato prima anche dal collega Cursio.
L'adozione dell'uno piuttosto che dell'altro - ius sanguinis anzich ius soli - ha rilevanti conseguenze negli Stati interessati da forti movimenti migratori. Infatti, lo ius soli determina l'allargamento della cittadinanza ai figli degli immigrati nati sul territorio dello Stato. Ci spiega perché sia stato adottato da Paesi quali gli Stati Uniti l'Argentina, il Brasile, il Canada, ecc.: Paesi con una forte immigrazione e nel contempo un territorio in grado di ospitare una popolazione maggiore di quella residente; anche questo, in parte, era stato detto. Al contrario lo ius sanguinis tutela i diritti dei discendenti degli emigrati ed è dunque spesso adottato dai Paesi interessati da una forte emigrazione anche storica, o da ri-delimitazione dei confini. Non sto a citare qualcuno prima di me l'ha già fatto - le varie specifiche nei nostri Paesi europei. In sostanza, l'applicazione dello ius soli tout court rappresenterebbe la rottura di una tradizione del nostro continente, che vuole l'acquisizione della cittadinanza come assunzione di responsabilità: una responsabilità individuale del singolo che si impegna per avere i requisiti necessari a poter essere accolto e integrato definitivamente nella comunità.
Parlando di Europa - e qui vado ad aggiungere una considerazione a quanto è stato già anticipato prima dal collega Bono - la legge comunitaria impone, per prendere la cittadinanza di uno Stato dell'Unione, che vi sia la residenza legale in quello Stato per almeno quattro anni. Con lo ius soli, dunque, un extracomunitario prenderebbe invece la cittadinanza italiana in modo molto più semplice rispetto ad un comunitario. Non vi pu sembrare, semmai, un paradosso la penalizzazione dei cittadini comunitari? Ma questo è solo uno degli argomenti che ci fanno ritenere inaccettabile tale proposta.
Chi vuole cambiare la norma italiana per consentire lo ius soli deve tenere ben presente quanto accaduto nel Nord America con la migrazione delle puerpere ed essere consapevole che saremmo sempre presi d'assalto anche noi se procedessimo in tal senso pure qui.
Vi ricordo che questo Paese ha oltre 60 milioni di abitanti e una densità di 200 abitanti a chilometro quadrato. Il tasso di disoccupazione è al 9% e la disoccupazione giovanile al 30%, un debito pubblico che, da anni, è oltre il 100% del PIL. Infine siamo in piena crisi economica.
In questo scenario, secondo voi, è tollerabile cambiare la norma dello ius sanguinis per attuare lo ius soli, rendendo così l'Italia un polo d'attrazione di potenziale emigrazione in massa di puerpere e peraltro rompendo la secolare tradizione europea che si basa quasi esclusivamente sullo ius sanguinis? Si è parlato anche di diritti civili, e parliamo di diritti civili politici e sociali che comporta l'acquisizione della cittadinanza.
Guardiamo soltanto al settore della sanità che tanto tiene banco in quest'aula e in questi giorni in Commissione.
Nel caso dello ius soli milioni di persone avrebbero diritto all'assistenza sanitaria che però sosterebbero poco o nulla, purtroppo si tratta sempre di povera gente, e non potrebbe sostenere con le imposte.
Per il 2012 abbiamo ricevuto zero euro dallo Stato per il socio assistenziale, ma saremo pronti ad aprire a tutti questi nuovi italiani? Garantendo che cosa? Ci costerebbe sicuramente meno mantenerli a casa loro che non mettere in moto una macchina che fagociterebbe in poco tempo quel poco che resta dei servizi per i nostri cittadini.
Con che faccia potremmo parlare di cose del genere alla nostra gente quando facciamo fatica a garantire quanto dovuto ai nostri cittadini? Vogliamo finire come a Milano dove migliaia di bambini, figli di italiani che lavorano e pagano le tasse, non possono accedere agli asili perché in lista hanno la precedenza i figli di immigrati, specie se clandestini? La verità è che una proposta del genere è campata in aria, specie in un momento storico in cui la priorità deve essere quella di reperire risorse finanziarie. Anche prima è stato detto qualcosa del genere citando Beppe Grillo (per una volta ho condiviso le sue esternazioni).
Questa non è una priorità. Prima di tutto dobbiamo garantirci la sicurezza, risorse per la crescita, accumulare risparmio per pagare i debiti, assicurare i cittadini, cibo, istruzione, sanità. Niente è più importante di questo.
Vorrei rispondere a ciò che è stato detto prima dalla collega Cerutti sul giro di vite sull'immigrazione nel Regno Unito. Lo stesso Cameron ha detto, e lo cito testualmente: "Ci serve gente che possa arrecare beneficio alla Gran Bretagna, non gente che vuole sfruttarla per beneficio". Il Governo inglese ha deciso che, da adesso in avanti, potranno entrare nel Paese soltanto stranieri extra Unione Europea che siano in grado di guadagnare un minimo di 31 mila sterline all'anno (pari a circa 37 mila euro). Il Piano si basa su un rapporto che smentisce quel vecchio assunto secondo il quale, dal momento che l'immigrazione contribuisce ad aumentare il PIL, è una buona cosa (questo è il passaggio che ha fatto prima la Consigliera Cerutti). Quindi più immigrazione c'è, meglio è, qualunque siano le conseguenze sociali, ma la Gran Bretagna smentisce questo.
Una politica di immigrazione e di successo è data da come riesce ad incrementare la ricchezza della popolazione residente. In tutta onestà sarebbe questo il caso in cui si istituisce lo ius soli? La tematica del ricongiungimento familiare, lo scandalo delle pensioni regalate agli immigrati. Vogliamo parlare di sussidi e pensioni regalate a go go? Già abbiamo toccato con mano come determinate situazioni, figli di quel buonismo che è trapelato in quest'Aula oggi e finto solidarismo che tanto male ha fatto e farà al nostro Paese, abbiano rappresentato una vergogna incredibile.
Parlo del fatto che per dieci lunghissimi anni, grazie a leggi del centrosinistra, moltissimi immigrati, senza aver mai versato contributi hanno incassato 7.156 euro all'anno. Come hanno fatto? Lo sappiamo.
Extracomunitari con permesso di soggiorno facevano arrivare in città genitori over 65 che all'INPS chiedevano il vitalizio, ricongiungimenti ecc. Poi parliamo di assistenzialismo e di problemi economici.



(Scampanellìo del Presidente)



GREGORIO Federico

La faccio corta, Presidente!



PRESIDENTE

No, deve interrompere, perché ha superato i dieci minuti.



GREGORIO Federico

Avrei ancora un po' di cose da dire, parlo raramente ma quando capita cerco di recuperare.
Auspico vivamente che si accantonino...



PRESIDENTE

Consigliere Gregorio, per favore, ha già parlato per 12 minuti.



GREGORIO Federico

Chiudo facendo un appello all'Aula, chiedendo che si accantonino argomentazioni pretestuose e superficiali che ho sentito da qualche parte (qualcuno le ha anche messe per iscritto) e si badi invece alle implicazioni drammatiche che un provvedimento del genere avrebbe.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere ma il suo tempo a disposizione è scaduto.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Lepri; ne ha facoltà.



LEPRI Stefano

Credo che di queste cose dovrebbe occuparsi il Parlamento, perché sono questioni di una tale rilevanza e di una tale complessità che rischiamo effettivamente, di fare semplicemente schermaglia politica.
Sono questioni delicate, che non possono essere risolte facendo appelli ad aderire a dichiarazioni del Presidente della Repubblica o ad aderire ancora di più, a condivisibili, per larghissime parti, appelli o leggi di iniziativa popolare.
Credo che il nostro ruolo di Consiglieri regionali ci chiama anche ad una responsabilità più impegnativa, non semplicemente a quella di sottoscrivere dichiarazioni, seppure autorevolissime come quella del Presidente, o di sottoscrivere disegni di legge di iniziativa popolare che come tali, hanno un'iniziativa di cittadinanza attiva e non, quindi un'iniziativa parlamentare.
Penso che noi dovremmo dire in un ordine del giorno che cosa vogliamo e non, rifarci semplicemente a generici appelli di sottoscrizioni dichiarazioni o disegni di legge di iniziativa popolare o altri strumenti di partecipazione democratica.
Detto questo, i contenuti, che non ho approfondito ma che ho letto per grandi tratti, della campagna "Italia sono anch'io" sono largamente condivisibili per quanto riguarda il nostro partito e anche per quanto mi riguarda. Restano aperte, almeno per quanto posso pensare io, le questioni relative al nodo più intricato, che è quello dello ius soli, su cui già in tanti colleghi si sono espressi.
Mi ritrovo personalmente nella posizione contenuta nella proposta di legge di alcuni Deputati del mio partito, a prima firma Brescia Franceschini, che peraltro si differenzia dal disegno di legge firmato da Senatori del mio partito, primo firmatario Ignazio Marino, e che si differenzia anche dai contenuti del documento citato in alcuni ordini del giorno della campagna "Italia sono anch'io".
Sostanzialmente, il disegno di legge, anche tenendo conto del principio costituzionale dello ius sanguinis sancito nella carta, introduce elementi che avvicinano anche al principio dello ius soli senza sancirlo in modo pieno, come fa per esempio il disegno di legge primo firmatario Ignazio Marino, che consente a tutti i nati in Italia, a prescindere dal sangue, di ottenere immediatamente la cittadinanza.
Ritengo che il percorso indicato nel disegno di legge Brescia Franceschini sia un principio coerente, che evita soprattutto il rischio che non si può negare salvo chiudere gli occhi, di una effettiva attrazione che una proposta di quel genere potrebbe determinare, oltre al fatto che si aprirebbe immediatamente un contenzioso con gli altri Paesi europei e con la legislazione europea, che richiede un'omogeneità da questo punto di vista, pena il rischio del disconoscimento della legislazione nazionale.
In sostanza, il disegno di legge citato prevede che la nascita sul territorio italiano dia diritto all'acquisto della cittadinanza italiana in presenza di due condizioni, tra di loro alternative: la nascita sul territorio della Repubblica da genitori stranieri, di cui almeno uno sia residente legalmente in Italia da almeno cinque anni, ovvero la nascita sul territorio della Repubblica da genitori stranieri, di cui almeno uno sia nato in Italia e vi risieda legalmente da almeno un anno.
In sostanza, si dice: si dia la cittadinanza laddove almeno uno dei genitori sia residente legalmente in Italia da almeno cinque anni, oppure laddove uno dei due genitori sia nato in Italia e vi risieda legalmente da almeno un anno.
Il secondo comma, invece, si occupa della possibilità, per i minori stranieri nati in Italia ed entrati prima del compimento del quinto anno di età, di diventare cittadino al compimento della maggiore età, mediando la frequenza di percorsi di istruzione primaria e di formazione professionale.
Mi pare che questo possa essere un ragionevole percorso di acquisizione della cittadinanza, senza le scorciatoie che rischiamo di perseguire consentendo il diritto dello ius soli a chiunque nasca in Italia, ma anche le rigidità assurde e inaccettabili di chi non riconosce il fatto che quanti vivono e crescono in Italia, seppure a certe condizioni, hanno diritto ad essere riconosciuti cittadini italiani.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PLACIDO



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Tiramani; ne ha facoltà.



TIRAMANI Paolo

Grazie, Presidente.
Voglio fare un intervento un po' diverso.
Da quasi tre ore stiamo parlando di una materia che secondo me non è nemmeno di competenza di quest'Aula. Mi sta anche bene, però non dobbiamo trasformare il Consiglio regionale in una tribuna politica, quando determinate questioni non sono chiare nemmeno a livello romano, perch credo, leggendo anche i giornali, che all'interno della stessa sinistra, ed anche dello stesso centrodestra, ci siano opinioni discordanti su una tematica che non può essere partitica. Farlo in questo Consiglio regionale può solamente creare ulteriore fumo e poca chiarezza sullo ius soli.
Parlarne qui non è solo demagogia; occorrerebbe chiarire i vari aspetti. Tutti i Consiglieri si sono espressi, chi pro e chi contro parlando in determinati modi ed esprimendo linee anche giuste, però mi chiedo se serve veramente parlarne qui.
Serve veramente far scadere questa discussione ad una ridda politica per una parte e per un'altra, quando poi, leggendo un giornale nazionale mi piace leggere tutti i giornali - mi accorgo che lo stesso Rutelli si esprime in dissenso con il centrosinistra, dicendo che così si trasforma l'Italia nella più grande clinica ostetrica dell'Occidente? "La cittadinanza facile è un invito ai clandestini", dice Rutelli, anche se leggiamo che Fini vuole dare la cittadinanza. Si rimescolano le carte a tutto campo.
Assisto anche, non me ne voglia qualche collega, al fatto che chi esprime determinate opinioni venga attaccato, quasi in maniera intimidatoria, dimenticando che l'articolo 122 della Costituzione dà diritto in quest'Aula di esprimere liberamente le proprie opinioni. Dico questo anche esprimendo una certa solidarietà, perché mi va di dirlo, verso il collega Bono. Credo che qui si possa esprimere ciò che pensiamo con correttezza. Attaccare altri dicendo: "Ripetilo a microfoni accesi che così ti posso querelare", quando un articolo della Costituzione è ben chiaro sulle competenze oppure no, francamente mi sembra l'ennesima bassezza che ascolto in questo consesso.
Poi si cade nei soliti discorsi molto politici: ius soli, burqua sì burqua no, cittadinanza, canzone di Natale, atteggiamento nelle mense scolastiche; cose che il collega Marinello ha esplicato prima perché le ha vissute come Sindaco e che in questi giorni vedo nella realtà della mia zona, dove abbiamo esposto cartelli ben chiari sui comportamenti da assumere nei Comuni che amministriamo. Questi cartelli sono pubblici da tre anni, nessuno ha mai detto nulla e a tre mesi dalle elezioni di un certo Comune di un certo posto, casualmente un certo partito politico inizia a fare la raccolta firme (tra l'altro 2.500 on line in tutta Italia), tirando in ballo su questo argomento il Sacro Monte di Varallo, perché in rassegna stampa ho appreso un manifesto intitolato "Vu compra no, vu compra sì", con la fascia del Sindaco e con scritto Sacro Monte di Varallo.
Si usa veramente di tutto per attaccare le persone e molto spesso si cade nel ridicolo, andando a strumentalizzare quelli che sono dei diritti.
Se questi diritti ci sono già attualmente, di cosa stiamo parlando? Il collega Gregorio ha spiegato bene, dal punto di vista legislativo, quali sono i parametri per ottenere la cittadinanza secondo la legge italiana attuale.
Allora di cosa stiamo parlando? Di andare a fomentare una polemica e di prevaricare questi diritti senza pensare ai problemi di questo Stato. Sono stato amministratore di un medio-piccolo Comune di 15 mila abitanti: il 4 di extracomunitari assorbiva il 50% - dati alla mano, non sto facendo demagogia - del budget socio-assistenziale. Se avessimo avuto l'8% di extracomunitari, di cosa avremmo parlato? Per la nostra gente e per i diritti dei nostri cittadini smettiamola di fare demagogia, perché sono il primo - e sono tutto meno che razzista - che li accoglie a braccia aperte però bisogna regolamentare diritti e doveri.
Non si può fare una campagna politica e partitica, magari per ingraziarsi i futuri elettori, perché potremmo anche metterci di traverso finché vorremo, ma sappiamo tutti che questa gente andrà a votare. Facciamo già campagna elettorale per i prossimi dieci anni? Allora si cade nel ridicolo e personalmente lo trovo di una bassezza ignobile.
Se queste persone devono avere dei diritti, è giusto che li abbiamo, ma non strumentalizziamo queste cose, per piacere.
Non ce l'ho solo con l'opposizione, anche perché altri partiti di centrodestra - o presunti tali - in passato hanno fatto delle aperture.
Siamo coerenti verso tutti, cerchiamo di capire quali sono le leggi attuali (magari chiediamo maggiore chiarezza all'Unione europea, che dovrebbe dare delle linee guida attuabili per tutti gli Stati facenti parte dell'Unione) e poi ragioniamo su una legge condivisa. Che ogni Stato abbia una legge diversa non è concepibile, perché ci parlano di Unione europea e di Europa unita solo quando interessa a certi poteri forti, a certi tecnocrati che ci vogliono scaricare i debiti di altri Paesi, ma quando invece dobbiamo ragionare su tematiche più importanti, ognuno agisce in maniera diversa.
Ricordo che in passato l'ex Ministro Maroni si era molto lamentato di questo.
Voglio ricordare che noi, Stato Italia, abbiamo parecchie problematiche legate all'immigrazione, quindi alle conseguenti cittadinanze, per ragioni morfologiche, ma mentre altri Stati hanno usato finanziamenti e strumenti dell'Unione europea in maniera più corretta, a noi, quando c'è stata l'emergenza della Libia, non sono arrivati né soldi né supporto tecnico e materiale. Ci siamo dovuti prendere i problemi degli altri e, come sempre ci comportiamo in maniera troppo buonista. Non è vero, come dite voi, che altri Stati hanno una maggiore apertura mentale. Se andate a vedere le leggi francesi piuttosto che inglesi, sono molto più restrittive sul tema dell'immigrazione.
Ripeto: se una persona viene, si comporta bene, fa un certo tipo di attività, tutto bene, ma regalare per partito preso la cittadinanza alle partorienti, per esempio... Avremmo di nuovo le ondate di barconi e questa volta di madri gravide, che vengono a partorire in Italia per dare uno status quo ai figli e a fare la solita demagogia.
Non lo trovo corretto e non trovo corretto che se ne sia parlato in quest'Aula e speriamo di arrivare ad avere delle sedute di Consiglio più edificanti. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Cursio; ne ha facoltà.



CURSIO Luigi

Grazie, Presidente.
Vorrei attenermi al tema dello ius soli, ma temo che non sia possibile.
Al di là di tutte le questioni che sono state espresse, credo che sia un atto di civiltà e quando parlo di un atto di civiltà, dico che nel 2012 non è possibile e inimmaginabile pensare ad un Paese che dà al mondo un bimbo e che non lo riconosce.
Qualcuno citava Renan e l'ha citato però per ciò che gli riguardava perché Renan dice anche che il rapporto tra cittadino e Nazione è un rapporto che è riconducibile ad un fenomeno chimico, cioè l'osmosi.
Pertanto, non sono elementi inscindibili, ma sono elementi che oggi ancor più che in passato, le ritroviamo. Quindi, ritengo che sia assolutamente legittimo.
Poi il tema naturalmente si apre ad una serie di considerazioni, ma sarebbe anche una convenienza, dico io. C'è anche una questione di convenienza e ne spiego le ragioni.
Intanto vorrei dire che, da un punto di vista statistico, la richiesta di servizi sanitari e socio-assistenziali non riguarda la fascia di età che va dai dieci ai 50-55 anni, ma riguarda le fasce che statisticamente sono al di fuori di questa età. E se volete, posso anche spingermi oltre: mediamente il costo di un settantacinquenne è almeno di dodici o tredici volte quello che richiede un trentenne. Cosa voglio dire con questo? Una popolazione anziana come la nostra, tra l'altro, ha un trend negativo in termini di nascite, quindi altro che portare le gestanti qui a partorire. Magari, aggiungo! Magari fosse così. Ci sarebbe oltre tutto una convenienza nel fare un ragionamento serio su questo argomento.
Dico anche che quando si vuole mettere in evidenza che chi ha presentato ordini del giorno su questo argomento intende fomentare una strumentalizzazione, sinceramente ho fatto una piccola premessa, ho detto che questa tematica mi riguarda e non mi sento assolutamente tra coloro che strumentalizzano, perché non fa parte, tra l'altro, della mia cultura e della mia storia personale.
Poi cercare di buttarla sul voto o sul non voto... Naturalmente, queste sono argomentazioni così puerili, scarse e prive di contenuti e di sostanza che lasciano il tempo che trovano.
Quando parlavo di convenienza, mi riferivo al fatto che sia assolutamente urgente prendere in esame questo aspetto. Io, ad esempio stamattina avevo chiesto se potevamo discutere anche un altro ordine del giorno, che riguarda la maternità e il posto di lavoro, perché credo che siano fortemente collegati. Le nostre politiche su quello che attiene alla famiglia e alle politiche familiari sono, dal mio punto di vista, veramente scarse.
Dopo che ripetiamo, in aula e altrove, che il socio-assistenziale è così scarso e che non c'è attenzione, dopo due anni circa, 21 mesi, c'è stata una risposta. Allora la mia osservazione è questa: qui bisogna insistere per cercare di far comprendere, visto che non si comprendono le questioni.
Allora insisteremo, Presidente. Grazie.



PRESIDENTE

Non vi sono altre richieste di intervento.
Consigliere Bono, vuole intervenire in dibattito generale? Esplichi il fatto personale.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Per fatto personale, in quanto sono stato tirato in ballo a sproposito dal Consigliere regionale Boeti, che chiedeva che pronunciassi...
Non so, perché farneticava, secondo me.



PRESIDENTE

Scusi, però non mi faccia scaturire un altro fatto personale per esplicare il suo fatto personale.



BONO Davide

Non ho ben compreso, perché riguarderebbero l'Onorevole Mimmo Lucà.
Ovviamente tutti abbiamo letto i giornali, quindi penso che sia semplice per tutti andare a leggere la cronaca dei giornali, in cui erano riportate le intercettazioni in cui l'Onorevole Mimmo Lucà chiamava Salvatore De Masi capo cosca della 'ndrina locale di Rivoli e chiedeva i voti per il Partito Democratico.
Poi nessuno afferma che questo dovesse essere noto alla persona che telefonava a Salvatore De Masi. Noi ovviamente abbiamo un'interpretazione personale e politica e, come ricordato dal collega Tiramani, abbiamo la libertà di esprimere...



PRESIDENTE

Scusi, però, con tutta la disponibilità, cosa c'entra con il dibattito?



BONO Davide

Difatti non ho chiesto di parlare in dibattito generale. Il Consigliere Boeti chiedeva delucidazioni in merito alle affermazioni...



PRESIDENTE

Scusi, Consigliere Bono, o lei mi esplica un fatto personale che la riguarda, altrimenti questo non è un fatto personale, pur con tutta la buona volontà.
Intervenga nel dibattito generale, ha due-tre minuti.



BONO Davide

Presidente, il Consigliere Boeti mi ha non dico minacciato, ma mi ha intimidito dicendo che sarebbe stato pronto a querelare. Quindi, mi sembra che sia un fatto personale. Se poi il Consigliere Boeti nella sua presunzione ritiene anche di dover intimidire i Consiglieri regionali invece di fare un'analisi di coscienza...
vero che ha messo le sue dimissioni in mano al Partito Democratico poi il Partito Democratico, dall'alto del suo garantismo, ha deciso di non prenderne atto e di non accettare le dimissioni. Ma questo è un problema del Partito Democratico.
Infatti vengo chiamato in causa...



PRESIDENTE

La devo interrompere, perché lei ha chiesto un intervento per fatto personale, dicendo che il Consigliere Boeti l'ha sostanzialmente accusata di non dire in modo chiaro gli aspetti che riguardano un parlamentare della Repubblica, l'Onorevole Lucà. Però, se da qui comincia un intervento complessivo, diventa difficile proseguire.



BONO Davide

Se non sono stato chiaro, sono disponibile, insieme al Consigliere Boeti, di presentare una conferenza stampa a Rivoli, insieme a lui e insieme a qualche giornalista e a Lucà. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Boeti; ne ha facoltà.



BOETI Antonino

L'ultima cosa che mi passa per la mente è partecipare a qualcosa con questo nobiluomo, Presidente. Non mi passa neanche per l'anticamera del cervello.
Voglio soltanto dire che dato che il Consigliere Bono - e lo dico per il rispetto di quest'Aula - ha sottinteso che l'Onorevole Lucà, un parlamentare della Repubblica, rispetto alle vicende che lo hanno riguardato e che i giornali hanno riportato ampiamente - ribadisco che i giornali lo hanno riportato ampiamente - non è né indagato né inquisito e che, nella pagina che lo riguarda, questo si specifica ulteriormente.
Se invece, come il Consigliere Bono scrive sul suo blog - perché non ha il coraggio di dirlo qui - lui ritiene che l'Onorevole Lucà sia un esponente della criminalità organizzata, così come scrive e dice frequentemente - perché non hai il coraggio di dirlo e lo scrivi sul tuo blog, e dovresti vergognarti! - lo invito a dirlo, perché secondo me non è corretto - e concludo - che un esponente di questo Consiglio regionale si esprima in questi termini nei confronti di un parlamentare della Repubblica. E guardi, Presidente, che vale sia se il parlamentare è del PD sia se il parlamentare fosse del PdL.
Non è possibile che questo galantuomo pensi di aprire la bocca e di poter dire sempre quello che vuole in quest'Aula.
Se lui ritiene che l'Onorevole Lucà è un esponente o un affiliato della criminalità organizzata, lo dica al microfono, in maniera che l'Onorevole Lucà lo possa querelare. Tutto qui.
Per quanto mi riguarda lo farò nelle prossime settimane, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie. Dichiaro chiuso il dibattito generale.
Consigliere Bono, dica.



PRESIDENTE

BONO Davide (fuori microfono) Almeno una risposta...



PRESIDENTE

No, qui non è che possiamo aprire un...
Colleghi Consiglieri, chiedo la vostra attenzione: sono le ore 12.59 per cui le repliche e le votazioni di questi ordini del giorno andranno evidentemente, ad altra seduta, trattandosi di cinque atti di indirizzo.
Consigliere Giovine, a che titolo interviene?



GIOVINE Michele

Grazie, Presidente.
Io non entro nelle vicende dell'Onorevole Mimmo Lucà...



PRESIDENTE

Consigliere Giovine, il dibattito generale è chiuso e sono le ore 13.
Mi dica.



GIOVINE Michele

Ho capito, Presidente. Però lei mi deve spiegare perché quando interviene il Consigliere Boeti non sindaca mai quello che lo stesso dice mentre quando interviene il Consigliere Bono, il Consigliere Giovine o altri Consiglieri, lei ha sempre da sindacare sull'argomento...



PRESIDENTE

Guardi, o mi contesta qualcosa di circostanziato o...
Io non sindaco proprio nessun intervento, mi spiace.



GIOVINE Michele

Lei me lo deve spiegare!



PRESIDENTE

Io no, guardi. Tutelo l'Aula e tutti i Consiglieri allo stesso modo.



GIOVINE Michele

Il Consigliere Boeti replica a quello che dice il Consigliere Bono e dice qualunque cosa.
Per me è giusto che il Consigliere Boeti possa dire qualunque cosa, ma trovo veramente incredibile che lei debba ogni volta sindacare quando il Consigliere Bono...



PRESIDENTE

No, guardi che io non...
Lei, eventualmente, era disattento...



GIOVINE Michele

Era stato chiamato in causa! Era stato chiamato in causa!



PRESIDENTE

Guardi, lei o era disattento o non conosce il significato della parola "sindacare", perché io non ho sindacato nessuno. Ho semplicemente invitato il collega Bono ad esplicare un fatto personale. E per quanto il collega Bono non mi abbia convinto che si trattasse di fatto personale, proprio perché non era ancora nemmeno intervenuto nel corso del dibattito generale l'ho lasciato proseguire tutto il tempo che ha voluto, senza interromperlo.
L'ho invitato - e lo ringrazio - a terminare. La stessa cosa col collega Boeti.


Argomento: Questioni internazionali - Diritti umani

Esame ordine del giorno n. 632 presentato dai Consiglieri Leo, Pentenero Angeleri, Cantore, Botta Marco, Mastrullo e Tentoni, inerente a "Impegno all'adozione di iniziative sulla drammatica situazione del Tibet in occasione del 53° anniversario dell'insurrezione di Lhasa, inclusa l'esposizione della bandiera del Tibet"


PRESIDENTE

Prima di concludere i lavori, mi è stato chiesto da tutti i firmatari di porre in votazione l'ordine del giorno n. 632, di cui al punto 6) all'o.d.g., in quanto è stato sottoscritto da tutti i componenti dell'Associazione del Tibet.
Questo ordine del giorno è urgente, in quanto la bandiera, se approvato, dovrebbe essere esposta sul Palazzo della Regione dal 1° al 10 marzo e oggi è già il 22 febbraio.
Se non vi sono richieste di intervento, indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 632, il cui testo recita: "Premesso che: Il 10 marzo ricorre il cinquantatreesimo (53°) anniversario dell'insurrezione di Lhasa, capitale tibetana, contro l'invasione cinese Considerato che: l'occupazione del Tibet, avvenuta nel 1950, costituì un inequivocabile atto di aggressione e violazione della legge internazionale i militari cinesi stroncarono l'insurrezione con estrema brutalità e il Dalai Lama, seguito da circa 100.000 tibetani, fu costretto a fuggire dal Tibet e chiedere asilo politico in India dove si costituì un governo tibetano in esilio fondato su principi democratici attualmente, il numero dei rifugiati è sempre in aumento e l'afflusso dei profughi che lasciano il Paese per sfuggire alle persecuzioni cinesi non conosce sosta il genocidio culturale ed etnico perpetrato a danno del popolo tibetano è ancora poco conosciuto e spesso volontariamente ignorato almeno 1.200.000 tibetani sono morti in seguito all'invasione cinese oggi i tibetani sono ridotti ad essere in minoranza nella loro terra (sei milioni rispetto agli oltre sette milioni di coloni cinesi) a causa della politica di colonizzazione, aborti e sterilizzazione forzata attuata da Pechino secondo i dati forniti dai rappresentanti tibetani in esilio, la repressione compiuta dai militari nel 2008 avrebbe provocato oltre 200 morti, mille feriti, migliaia di arrestati il Dalai Lama, insignito del premio Nobel per la pace nel 1989, ha ribadito in ogni occasione di essere contrario all'indipendenza nazionale e di volere perseguire, con i metodi gandhiani, una soluzione politica a che garantisca un'autentica autonomia culturale, politica e religiosa ai cittadini tibetani nonostante il credito e l'apertura compiuta dalla comunità internazionale nei confronti della Cina, dopo la fine dei giochi olimpici il Governo di Pechino ha continuato ad attaccare violentemente il Dalai Lama, accusandolo di mentire e di puntare alla secessione del Tibet, come si è visto anche in occasione della recente visita della guida spirituale e politica tibetana negli Stati Uniti Considerato altresì che: il rispetto dei diritti umani, la libertà di religione e la libertà di associazione sono tra i principi irrinunciabili dei Paesi membri dell'Unione Europea e rappresentano una priorità per la sua politica estera con anche il supporto delle istituzioni nazionali, regionali e locali recentemente il Governo della Cina ha imposto drastiche misure restrittive ai monasteri buddisti tibetani della contea di Aba/Ngaba (provincia dello Sichuan) e di altre regioni dell'altopiano tibetano violenti raid delle forze dell'ordine, detenzioni arbitrarie di monaci potenziamento della sorveglianza e presenza costante della polizia all'interno dei monasteri a fini di controllo delle attività religiose le citate misure di sicurezza sono volte a limitare il diritto alla libertà di espressione, di associazione e di confessione religiosa all'interno dei monasteri buddisti tibetani nel solo 2011 almeno 13 monaci tibetani si sono dati fuoco a causa delle terribili sofferenze cui è sottoposto il popolo tibetano e che alcuni di loro si trovano in condizioni di salute molto gravi e di alcuni di loro non si hanno più notizie l'inasprimento del controllo sulle pratiche religiose da parte dello Stato, in virtù di una serie di regolamentazioni introdotte dal governo cinese nel 2007, ha contribuito alla disperazione dei tibetani in tutto l'altopiano del Tibet e che le attuali leggi hanno notevolmente esteso il controllo statale sulla vita religiosa, al punto che molte espressioni dell'identità religiosa, ivi incluso il riconoscimento dei "lama reincarnati", sono sottoposte all'approvazione e al controllo dello Stato nel marzo 2011, a seguito del primo episodio di immolazione, il monastero di Kirti è stato circondato da personale armato che ha bloccato l'accesso ai viveri e all'acqua per diversi giorni; considerando che i nuovi agenti di sicurezza inviati al monastero hanno imposto una nuova campagna di 'educazione patriottica' obbligatoria e che oltre 300 monaci sono stati portati via a bordo di mezzi militari per essere poi detenuti in località non meglio precisate e sottoposti a diverse settimane di indottrinamento politico il governo cinese ha accusato i monaci del monastero di Kirti di essere coinvolti in "attività finalizzate al sovvertimento dell'ordine sociale" tra cui il vandalismo e l'immolazione negli ultimi mesi le autorità cinesi hanno inasprito le misure di sicurezza in Tibet, in particolare nell'area circostante il monastero di Kirti, e che hanno vietato a giornalisti e stranieri di recarsi nella regione; considerando altresì che il monastero è pattugliato da agenti di polizia in assetto antisommossa, che i media stranieri non sono autorizzati ad accedere alle aree più 'calde' del Tibet, che la televisione di Stato cinese ha omesso di trasmettere le notizie riguardanti le proteste e che ai monaci è fatto divieto di parlare delle stesse Il Consiglio Regionale Impegna il Presidente della Regione Piemonte e la Giunta : ad attivarsi in tutte le sedi affinché vengano condannate tutte le forme di violenza contro il popolo tibetano e ad esortare il governo cinese ad avviare subito politiche di dialogo nei confronti delle autorità civili e religiose del Tibet che vivono in esilio, in primis il Dalai Lama affinché venga garantita la libertà di religione a tutti i cittadini, così come previsto dall'art. 18 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo a invitare le autorità cinesi a porre fine al sostegno di politiche che minacciano la lingua, la cultura, la religione, il patrimonio e l'ambiente del Tibet e a fornire informazioni dettagliate sulle condizioni dei 300 monaci che sono stati portati via dal monastero di Kirti nell'aprile del 2011 a esortare il governo della Repubblica popolare cinese a rendere conto delle condizioni dei tibetani che dopo essersi immolati sono stati 'ospedalizzati', compreso del loro accesso alle cure mediche ad esporre nelle sede della Giunta della Regione Piemonte la bandiera del Tibet nella settimana dal 3 al 10 marzo 2011".
Il Consiglio approva.
Vi ricordo che la Conferenza dei Presidenti di Gruppo è convocata nella giornata di domani, alle ore 14. Rammento, altresì, che alle ore 14.30 è convocata la IV Commissione.



(Commenti del Consigliere Carossa)



PRESIDENTE

Consigliere Carossa, abbiamo precisato che essendo cinque gli ordini del giorno e viste le numerose richieste di replica, l'esame proseguirà in altra seduta (sia le repliche sia le votazioni).
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.02)



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