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Dettaglio seduta n.171 del 06/12/11 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

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Argomento:


PONSO TULLIO



(I lavori iniziano alle ore 14.40 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Strutture ricettive (albergh., extra-albergh., campeggi e villaggi, classif., vincolo) e strutture e impianti turist.

Interrogazione a risposta immediata n. 860 presentata dal Consigliere Biolé, inerente a "Pista turistica: trasformata in circuito competitivo"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori trattando l'interrogazione a risposta immediata n.
860, presentata dal Consigliere Biolé, che ha facoltà d'intervento per l'illustrazione.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
L'interrogazione si riferisce ad una problematica in atto da tempo nel territorio comunale di Orbassano.
emersa la possibilità e la richiesta di istituire, su quel territorio, un circuito turistico che, da prove abbastanza inconfutabile man mano, si è trasformato in un circuito competitivo. Prove inconfutabili che derivano sia dalle dichiarazioni di chi ne fruisce sia dal sito ufficiale della Federazione Sport Motoristici.
Chiaramente, il dubbio e la problematica nasce dal fatto che pare non sia stata ancora né richiesta né data possibilità di ottenere la Valutazione di Impatto Ambientale. Ciò ha comportato, comunque, nei mesi grosse problematiche per i residenti della zona da un punto di vista dell'inquinamento sonoro e ambientale ma, soprattutto, per il fatto che, da un punto di vista formale, non sono state rispettate determinate regole che derivano da leggi regionali: La legge n. 32, quella che definisce le modalità per quei Comuni che individuano i percorsi turistici, e la legge n. 40, che richiede la valutazione di VIA. Ragion per cui chiediamo all'Assessorato competente, visto che non risulta né la richiesta né il riferimento della VIA, che tipo di provvedimenti abbia intenzione di assumere affinché il tutto rientri nelle regole dettate direttamente dall'Ente Regione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ravello per la risposta.



RAVELLO Roberto Sergio

Darò conto di uno scambio continuativo di comunicazioni intercorse tra la Direzione regionale Ambiente e l'Assessorato all'Ambiente della Provincia e il Comune di Orbassano, a prova del fatto che si tratta di una questione all'attenzione di questo Assessorato da diverso tempo.
Leggerò una nota che ripercorre tutte le tappe. Iniziando da una prima nota inviata dall'amministrazione comunale di Orbassano alla Direzione Ambiente della Regione Piemonte con la quale sono state trasmesse le documentazioni relative all'individuazione dell'area in Strada Ravetto località "Tetti Valfrè", destinata ad attività motoristiche fuoristrada ai sensi dell'articolo 11 della legge regionale n. 32, al fine del suo inserimento nello specifico catasto regionale, in ottemperanza ai succitati obblighi di segnalazione.
Al proposito si precisa che, ancora in assenza di segnalazioni, la Direzione scrivente della Regione Piemonte aveva illustrato al Comune di Orbassano l'allora quadro formativo.
A fronte della documentazione trasmessa, la Direzione Ambiente della Regione Piemonte ha eccepito in due momenti una serie di problematiche meritevoli di opportuni chiarimenti di seguito sinteticamente elencati: la necessità della trasmissione alla Regione del Regolamento comunale di disciplina del percorso/area da adottare in coerenza con le finalità di tutela della legge n. 32/82.
In considerazione del parere generale formulato con nota del 17 maggio 2011 dalla Direzione regionale Programmazione Strategica, Politiche Territoriali ed Edilizia relativo alla destinazione urbanistica delle aree destinate ad attività fuoristradistica e alle eventuali necessità di variante al Piano regolatore vigente, vi era la necessità di verificare, da parte dell'Amministrazione di Orbassano, la conformità con gli strumenti urbanistici dell'area individuata ai sensi del comma 3 dell'articolo 11 della legge regionale n. 32, in quanto la stessa, secondo il succitato parere generale, doveva essere inserita nelle norme di attuazione e nella cartografia del Piano regolatore vigente, quali "aree destinate ad attività fuoristrada a fini turistici e sportivi non competitivi", mediante un'apposita procedura di variante.
Vi era la necessità di verificare se l'attività posta in essere considerata l'esistenza di una partenza e di un arrivo del circuito, di una "pista mini" e di box per piloti come risulta dalla planimetria pervenuta non ricadesse nei disposti della legge regionale n. 40 di competenza provinciale. Legge che prevede la sottoposizione di tali progetti, qualora si trattasse di piste competitive, alla fase di verifica della procedura di Valutazione di Impatto Ambientale (lo ripeto, perché è fondamentale, di competenza provinciale).
Si precisa che tali comunicazioni sono state sempre trasmesse per conoscenza sia agli Uffici regionali eventualmente interessati, sia agli Uffici della Provincia interessati per le loro competenze specifiche in materia di VIA e urbanistica, nonché al Corpo Forestale dello Stato.
Il Comune di Orbassano dava riscontro alla nota regionale con lettera del 16 giugno 2011, rispondendo anche alla Provincia di Torino, la quale con più note aveva sollecitato la stessa Amministrazione comunale a chiarire aspetti analoghi a quelli sollevati dalla Regione, e comunicando in sintesi quanto segue.
Da parte degli Uffici comunali competenti erano state disposte tutte le verifiche in merito all'eventuale assoggettabilità dell'area ai disposti dalla legge regionale n. 40 e che il sito non era caratterizzato attualmente da attività competitive.
Il soggetto gestore "ASD Orbassano Racing" aveva comunicato di avere affidato un incarico tecnico per gli adempimenti della legge regionale n.
40. Malgrado l'area ricada nel vigente Piano regolatore in area destinata ad "attività produttiva agricola", le stesse norme tecniche di attuazione del Piano vigenti localmente considerano urbanisticamente compatibili le attività sportive che non comportano la realizzazione di nuove volumetrie.
Infine, la regolamentazione del sito non spettava al Comune in quanto di proprietà privata.
Nel prendere atto di tali controdeduzioni la Direzione Ambiente ha sottolineato che la legge regionale n. 32, al comma 3, secondo periodo dell'articolo 11 prevede che i Comuni disciplinino l'utilizzo degli stessi con proprio regolamento, in coerenza con le finalità di tutela della legge stessa e ne diano comunicazione alla Regione. Data la matrice pubblicistica di tale norma di tutela ambientale, questi disposti sono applicabili anche nel caso in cui la proprietà dei terreni su cui insistono i percorsi/aree fuoristrada sia privata.
Pertanto, l'Amministrazione comunale di Orbassano è stata invitata a recepire con proprio provvedimento le norme regolamentari proposte dal soggetto privato proprietario e/o gestore, verificando che le stesse siano conformi ai principi di tutela ambientale ed eventualmente integrandole sotto altri profili, in accordo con lo stesso soggetto privato proprietario e/o gestore.
Tale adempimento è stato espletato e il Comune in oggetto ha trasmesso il 16 agosto 2011 il Regolamento adottato di concerto con il privato gestore, specificando che il percorso individuato in Strada Ravetto è destinato alla pratica non competitiva fuoristrada. In ultimo, nel precisare che, come già evidenziato, l'individuazione del percorso in oggetto è stata seguita con attenzione dalla Direzione Ambiente in considerazione anche dei molteplici esposti e comunicazioni pervenuti da un gruppo di cittadini residenti nei pressi del sito, si segnala che ancora con nota del 29 settembre 2011, pervenuta per conoscenza, la Provincia di Torino, cui spetta la competenza in materia di applicabilità a tale fattispecie della legge regionale n. 40 in materia di VIA, ha riproposto di concerto con gli uffici regionali, la problematica della verifica eventuale dell'uso competitivo di tale sito rammentando la normativa vigente e il concetto di uso competitivo, così come chiarito dalla circolare del Presidente della Giunta regionale recante "Normativa regionale ambientale relativa all'attività fuoristrada con mezzi motorizzati del 29 marzo 2010".
In riscontro a tale nota provinciale, il Comune di Orbassano con nota del 3 ottobre 2011 ha ribadito di aver intimato al gestore del percorso di astenersi dallo svolgimento di qualsivoglia manifestazione competitiva sull'area in difformità dei disposti della legge n. 32 e del Regolamento comunale adottato, segnalando altresì che il locale comando di polizia locale non ha rilavato sin d'ora comportamenti riconducibili all'attività agonistica e competitiva.
Il Comune, nel ribadire il perdurare dell'attività di controllo, ha inoltre affermato che il gestore sta procedendo all'effettuazione di rilievi fonometrici. Si è preso atto, inoltre, che recentemente il percorso è stato iscritto sul sito della Federazione Motociclistica Italiana come crossodromo. Al proposito, in linea generale si ritiene che l'assoggettabilità ai disposti della legge n. 40 e alle conseguenti procedure di VIA provinciale sia connessa all'esercizio effettivo di attività competitive in via continuativa. Nondimeno, la classificazione motoristica del sito riveste, in ogni caso, un'evidente importanza nella prospettiva della futura destinazione di tale percorso. Come su descritto dalla documentazione in possesso della Direzione scrivente si evince che a tutt'oggi il percorso in parola sia classificato come non competitivo ai sensi dell'articolo 11 della legge n. 32.
La citata omologazione federale quale crossodromo parrebbe, quindi, in contrasto con le procedure comunali di individuazioni effettuate non risultando inoltre alla Direzione regionale Ambiente che siano state svolte le procedure della legge regionale n. 40 del 1998 in materia di VIA di competenza provinciale. La verifica della compatibilità delle procedure adottate con la citata omologazione federale, nonché delle reali attività in svolgimento sull'area, onde valutare se integrano o meno il concetto di competizione, spetta quindi alle Amministrazioni provinciali e comunali competenti per territorio.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Interrogazione a risposta immediata n. 859 presentata dal Consigliere Buquicchio, inerente a "Bonus bebè - economicità e trasparenza richiedono una gara d'appalto per l'attribuzione del servizio di voucher"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 859, presentata dal Consigliere Buquicchio, che ha facoltà d'intervento per l'illustrazione.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Assessore, lei conosce sicuramente questo argomento, anche perché in passato ho avuto modo di presentare interrogazioni e ordini del giorno.
Mi è sempre stato risposto che l'appalto, relativamente ai bonus bebè non supera i 20 mila euro, ma per l'esattezza è pari a 19.800 euro. Quindi è soltanto di 200 euro al di sotto di quel limite massimo previsto per l'affidamento diretto, in base al comma 11 dell'articolo n. 125 della legge n. 163 del 2006, relativa al Codice degli appalti. Tutto regolare, quindi.
Relativamente ad un altro argomento, che è quello dell'acquisto dei farmaci, non posso che complimentarmi sinceramente con l'azione prodotta e portata avanti dalla Giunta.
C'è qualcosa che non mi torna, visto che comunque mi rivolgo a un manager che stimo e che ha un'esperienza di ottimo livello. Trattandosi complessivamente di un valore di 7,5 milioni di euro, perché fermarsi ad una risposta formale di quel tipo, visto che magari una gara per l'assegnazione del servizio potrebbe portare a un risparmio mica da ridere? Lei è attento a questo argomento e sinora mi hanno risposto in modo formale dicendo che siamo al di sotto dei 20.000 euro. Tuttavia, la faccenda non è proprio così, perché i 20.000 euro si riferiscono solo ad un servizio, ma l'affare globale sappiamo bene che è 7,5 milioni di euro.
Quindi, siccome ci sono anche delle legittime pressioni dagli aventi diritto alla partecipazione ad una gara, non posso che associarmi a loro e reiterare ancora una volta questa richiesta.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Monferino, per la risposta.



MONFERINO Paolo, Assessore alle politiche per la famiglia

Grazie, Presidente.
Avevo preparato una breve risposta, ma è molto formale, quindi preferirei non leggerla, ma gliela lascio.
Comincio dalle ultime tre righe. "È nostra intenzione, per il proseguimento del progetto in questione, per i prossimi anni avviare una procedura di evidenza pubblica tramite il Settore delle Attività Negoziale e Contrattuale". Quindi, bandiremo una gara.
Però, a parte la lettura della risposta formale, vorrei ricordare che i sette milioni e mezzo (che poi non saranno sette milioni e mezzo, ma un po' meno, anzi significativamente meno) sono esattamente il numero di bonus bebè per 250 euro ciascuno che vengono distribuiti. Quindi sono l'equivalente dei soldi che la Regione dà direttamente alle famiglie interessate.
Il costo per la Regione dell'operazione è stato effettivamente di 19.800 euro. È stato pagato ad un'azienda esterna per predisporre l'individuazione della rete di distribuzione dei bonus bebè, la stampa dei voucher su carta non falsificabile e la stampa di tutte le locandine che sono state inserite e pubblicate nelle ASL e negli ospedali. Tutta questa attività è costata 19.800 euro. Ed è l'unico esborso della Regione verso un'azienda esterna.
Il restante dell'esborso degli originariamente stimati sette milioni e mezzo, che a consuntivo saranno significativamente più bassi, è l'ammontare del numero di voucher dati ai genitori per 250 euro ciascuno. Quindi effettivamente è quello. Non è un business, sono proprio soldi della Regione che sono stati distribuiti alle famiglie. È l'attività data all'esterno e la stampa dei voucher e delle locandine che sono costate 19.800 euro.
Inizialmente, c'era stata la richiesta dell'azienda di poter avere una commissione su ciascuno dei bonus bebè, che noi non abbiamo contrattualmente accettato. Quindi, l'azienda non prende assolutamente nulla, neanche dalla distribuzione, non ha accesso ad altro che alla somma che ha ricevuto da noi per la stampa di voucher e di locandine.
Detto questo, nelle prossime edizioni faremo la gara pubblica.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.


Argomento: Spettacoli: teatro, musica, cinema, danza

Interrogazione a risposta immediata n. 857 presentata dalla Consigliera Pentenero, inerente a "Il digitale non è un affare per i piccoli cinema"


PRESIDENTE

Continuiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 857, presentata dalla Consigliera Pentenero, che ha facoltà d'intervento per l'illustrazione.



PENTENERO Giovanna

Grazie, Presidente.
Questa interrogazione era stata presentata nel momento in cui è uscita la notizia su La Stampa secondo la quale il bando che è stato poi emanato dall'Assessorato alla cultura prevedeva la possibilità di passare dalla tecnologia della pellicola (i cinema da sempre hanno funzionato con l'utilizzo della pellicola) all'utilizzo del digitale.
C'è stata però una protesta per comprendere quali possano essere le ricadute sui cinema più piccoli, sulle realtà minori e quindi su quello che succederà a tutti i cinema che non sono ricompresi nel grande circuito.
Quindi, ci chiedevamo se erano state previste delle azioni per aiutare i cinema d'essai, le piccole sale o le sale che sono dislocate in zone scarsamente popolate nel passaggio alla proiezione digitale, considerato il fatto che essi difficilmente abbiano risorse economiche necessarie per effettuare questa trasformazione e quindi per immaginare che ci sia un'omogeneità d'intervento su tutto il territorio e per evitare che le piccole sale possano chiudere a causa di una situazione tecnologicamente più avanzata e di un'offerta sicuramente più competitiva nelle grandi realtà. Quindi, volevamo capire quali fossero le intenzioni della Giunta.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Giordano, per la risposta.



GIORDANO Massimo, Assessore alla tecnologia delle comunicazioni

Grazie, Presidente.
Capita alcune volte che le interrogazioni siano spinte e stimolate da pretesti per intavolare alcune polemiche. In questo caso, comprendo che invece la collega possa essere stata fuorviata da quell'articolo di giornale. Sono andato a vedere, dopo aver avuto la possibilità di leggere l'interrogazione, il titolo era effettivamente fuorviante.
In realtà - credo sia quello che la collega intende conoscere l'intenzione dell'Amministrazione regionale è esattamente opposta, tant'è che adesso cercherò di fornire qualche elemento a conforto, al fine di argomentare meglio quanto sto esponendo.
Lo scopo, attraverso questo bando e il finanziamento conseguente, era proprio quello di aiutare le piccole sale cinematografiche, che spesso si trovano in realtà anche molto periferiche.
Il bando denominato "Agevolazioni agli investimenti innovativi delle piccole e medie imprese per impianti di proiezione cinematografica digitale" è stato approvato con determinazione dirigenziale il 26 ottobre 2011.
Il bando, che è frutto di una concertazione con le associazioni di categoria, contrariamente a quanto può avere indotto la lettura del citato articolo, specialmente il titolo, ha come esclusivi beneficiari le sole piccole e medie imprese come definite dalla normativa comunitaria di riferimento.
Sono pertanto escluse le grandi imprese, ovvero quelle imprese o gruppi di imprese associate o collegate tra loro, che hanno un numero di dipendenti superiore a 250 unità, da calcolarsi con riferimento non alla singola unità locale, ma al gruppo.
A tale categoria può ricondursi la maggior parte delle grandi catene di multisale, che, pertanto, è ragionevole ritenere che siano escluse dalla possibilità di partecipare al bando.
Ulteriori limitazioni all'accesso a finanziamento delle grandi catene di multisale che eventualmente rientrino nella definizione di piccole e medie imprese sono date: dall'articolo 3.2 del bando, laddove si prevede come l'investimento debba riguardare un esercizio cinematografico con all'interno da 1 a 5 schermi che deve essere situato in Piemonte e deve svolgere prevalentemente attività cinematografica e teatrale per almeno 90 giorni all'anno dall'articolo 3.3 del bando, laddove prevede che l'investimento ammissibile è limitato ad un solo sistema di proiezione digitale così composto: un solo Proiettore Digital Cinema, un solo Server Digital Cinema sistemi di sicurezza della cabina di proiezione cinematografica digitale sistema satellitare, spese di installazione non superiori al 5% delle spese ammissibili.
Inoltre, ai sensi dell'articolo 3.5 del bando, il contributo massimo concedibile è pari a 35.000 euro, così da rendere finanziabili almeno 42 progetti.
Si ricorda che, oltre alle piccole e medie imprese, sono comprese anche quelle sale cinematografiche di proprietà di autorità locali autonome aventi un bilancio annuale inferiore a 10 milioni di euro e meno di 5.000 abitanti.
Ne consegue che le piccole sale - richiamo il tipo di cinema che la collega ha evidenziato - comprese quelle dislocate in zone scarsamente popolate, possono concorrere al bando con buone possibilità di essere finanziate.
Alla luce di un ulteriore approfondimento svolto dopo la sollecitazione da parte della collega, ritengo che il bando sia coerente con gli intenti dell'Amministrazione e che non ci siano state delle sviste, che possano aprire alcune falle di possibile incoerenza: purtroppo, qualche volta pu capitare, ma non credo sia questo il caso.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.


Argomento: Privacy - Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione a risposta immediata n. 858 presentata dal Consigliere Carossa, inerente a "Diffusione pubblica di documentazione privata all'ASL di Vercelli"


PRESIDENTE

Proseguiamo con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n.
858, presentata dal Consigliere Carossa.
La parola al Consigliere Carossa per l'illustrazione, al quale ricordo che ha tre minuti a disposizione.



CAROSSA Mario

Grazie, Presidente.
Mi scuso con l'Assessore per il disturbo che le arreco.
Questa è una vicenda che riguarda un Consigliere del mio Gruppo - non voglio definirla grave, comunque è una vicenda che ritengo non vada bene che ha inizio nel mese di giugno di quest'anno con la presentazione di una querela da parte del Consigliere verso un dipendente dell'ASL.
Naturalmente, il Procuratore della Repubblica ha aperto un fascicolo e rinviato a giudizio questa persona, poi la giustizia farà il suo corso.
Invece, mi lascia perplesso il fatto che l'ASL apra e chiuda il procedimento, ma questo è un altro punto.
C'è un ulteriore triste corso della vicenda che ci lascia assolutamente perplessi. Infatti, la documentazione inviata dal Consigliere al dirigente dell'ASL è stata consegnata e resa pubblica da parte del diretto interessato a questa vicenda: riteniamo scorretta questa fuga di documentazione più che di notizie. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Carossa.
La parola all'Assessore Monferino.



MONFERINO Paolo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Grazie, Presidente.
Noi abbiamo inviato all'Azienda Sanitaria in questione il testo dell'interrogazione per avere informazioni dettagliate. Il Commissario dell'Azienda ci ha risposto formalmente con la lettera di cui do lettura.
Rilevo che la lettera, probabilmente, è stata scritta da un avvocato lo capirete dal documento che leggerò.
L'oggetto concerne l'interrogazione a risposta immediata e il testo recita: "Egregio Assessore, in relazione all'oggetto si relaziona quanto segue.
Premesso che l'Azienda scrivente riceve prima notizia del comportamento tenuto dalla persona interessata nell'ambito del Consiglio comunale di cui fa parte, in qualità di Consigliere, dall'interrogazione in oggetto precisato che la documentazione a cui si fa riferimento, peraltro regolarmente posta al protocollo aziendale e non recante la dizione 'riservata-personale', costituisce atto facente parte di un procedimento disciplinare, della cui apertura costituisce altresì la motivazione rimanendo pertanto nel diritto di piena conoscenza da parte dell'incolpato che è titolare di un diritto di difesa perfettamente bilanciato dal diritto alla riservatezza dell'esponente; chiarito quindi che l'Azienda, ai sensi della legge n. 241/1990 e s.m.i., è stata tenuta a consentire l'accesso agli atti del procedimento ai fini di difesa di cui sopra; il segnalato uso che l'interessato ha fatto in via successiva della medesima documentazione costituisce presupposto per l'attivazione di idoneo procedimento disciplinare ai sensi della vigente normativa per l'accertamento e i conseguenti provvedimenti, anche in relazione al danno che l'Azienda medesima possa subire in ordine a tale comportamento, considerato che la vicenda ha oggi assunto nuovamente l'onore delle cronache giornalistiche.
Ci si augura di avere risposto esaustivamente e si resta a disposizione per ulteriori chiarimenti".
Mi sembra abbastanza chiaro il testo, c'è comunque un provvedimento in corso che l'azienda ha riaperto, anche se, come lei giustamente ha citato il precedente provvedimento è stato aperto e chiuso.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Monferino.
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Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione a risposta immediata n. 864 presentata dal Consigliere Bono inerente a "Inizio lavori per il deposito di scorie nucleari D2 a Saluggia"


PRESIDENTE

Proseguiamo con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n.
864, presentata dal Consigliere Bono, che ha facoltà d'intervento per l'illustrazione.
Ricordo che ha tre minuti a disposizione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Ho presentato questa interrogazione in relazione all'episodio cui ho preso parte come spettatore nella notte tra il 24 e il 25 novembre in quel di Saluggia davanti al sito Eurex. Qui dovrebbe essere costruito il nuovo deposito di scorie nucleari per scorie di seconda categoria, appunto definito D2, il quale dovrebbe accogliere circa 4.300 metri cubi di scorie radioattive, le 2.300 del deposito, denominato, appunto, "Deposito 2.300" più altre 2.000, pur con una capacità totale di circa 30 mila metri cubi.
Come sappiamo, è un'area ad elevato rischio idrogeologico, pur essendo comunque stata costruita una muraglia in seguito alle ultime alluvioni quelle più gravi, anche risalenti ad una decina di anni addietro, hanno praticamente lambito il deposito precedente di scorie nucleari, facendo sfiorare il disastro - perché, ovviamente, scorrendo la Dora Baltea ad una cinquantina di metri, le scorie arriverebbero direttamente nell'Adriatico.
Altresì, la zona Eurex è molto vicina alla zona di ricarica delle falde dell'Acquedotto del Monferrato, che serve alcune migliaia di cittadini piemontesi.
Anche per quanto riguarda l'autorizzazione della costruzione sappiamo che vi sono state alcune querelle con l'Amministrazione di Saluggia, in quanto il 29 luglio era stata negata, da parte dell'Ufficio Tecnico dell'Assessorato all'Urbanistica di Saluggia, l'autorizzazione all'inizio dei lavori, autorizzazione che poi, dopo 45 giorni - da quello che si è anche potuto leggere - è stata considerata scaduta; è iniziato quindi anche un contenzioso tra il Comune di Saluggia e la Sogin, che ovviamente è responsabile di tutto quel che riguarda il trattamento delle scorie nucleari e dei residui della filiera nucleare in Italia.
A fianco dovrebbe essere costruito un impianto di cementificazione - il cosiddetto Cemex - dal costo di 135 milioni di euro, che però non è ancora iniziato né previsto; nel frattempo, come sappiamo, stanno spostandosi alcuni carichi di materiale radioattivo verso l'impianto di riprocessamento di Le Hague in Normandia. Dico questo a corollario della situazione che si vive sul territorio piemontese.
Posto che ovviamente siamo tutti nell'attesa della definizione di un deposito unico nazionale - e mi sembra che però su quel piano siamo abbastanza fermi proprio a livello nazionale, visto che ovviamente questa non è una competenza regionale - abbiamo chiesto all'Assessore se, vista anche la contrarietà dei Comuni di Crescentino, Verolengo, Torrazza Cigliano e Verrua Savoia alla costruzione del deposito in questa zona pericolosa dal punto di vista idrogeologico, se non ritenga corretto sentire il parere del nuovo Governo e della Commissione europea.
Infatti, secondo quanto previsto dalla Direttiva Euratom, nel procedere alla realizzazione di un deposito - sì temporaneo (nell'attesa, come ho detto prima, di un deposito nazionale), ma anche definitivo (nel senso che in attesa, appunto, di quella definizione, per cinquant'anni il sito ospiterà le scorie) - non si dovrebbe contravvenire al principio, sancito anche per legge, per il quale le aree che già hanno ospitato centrali o siti di produzione o di arricchimento dell'uranio, come l'Eurex, non dovrebbero diventare depositi. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bono.
Per la Giunta regionale, risponde l'Assessore Ravello.



RAVELLO Roberto Sergio

Grazie, Presidente.
Prima di tutto, questo è un tema oggetto di diverse interrogazioni: non è la prima volta che mi trovo a darne risposta, quindi mi scuserò con il Consigliere Bono nel caso in cui dovesse verificare che alcune cose che dirò oggi siano in realtà già state sostenute; credo però che questo sia prova quantomeno di coerenza da parte della Giunta rispetto alle sue posizioni su questa tematica.
Innanzitutto, voglio ricordare che la necessità di realizzare il deposito D2 è emersa nel corso di uno stato di emergenza proclamato dal Governo tra gli anni 2003 e 2006 e che il fine ultimo di questa decisione era allora quello che è oggi, cioè migliorare le condizioni di sicurezza dei rifiuti solidi attualmente stoccati nell'edificio cosiddetto "2300". In proposito, richiamo il documento di Sogin sullo Studio di impatto ambientale in fase istruttoria, che cito: "Realizzato negli anni '70 per soddisfare contingenti esigenze di protezione dei rifiuti, presenta carenze a fronte della presente normativa nazionale ed internazionale, sia sotto l'aspetto della sicurezza nucleare per eventi incidentali e antropici, che sotto quello della protezione fisica".
Credo non si possa mettere in discussione che ci fosse la necessità di procedere con la soluzione di un problema oggettivo, peraltro certificato necessità che si continua a considerare valida.
Sempre per ripercorrere un po' le tracce storiche di questa vicenda, si ricorda anche che il 17 ottobre del 2005 la Regione Piemonte ha deliberato un atto, condividendo l'urgenza di destinare i rifiuti solidi immagazzinati in modo precario nel "deposito 2300" del Centro Eurex di Saluggia, ad un'infrastruttura che avesse i requisiti di sicurezza richiesti dall'Autorità di controllo. Questo derivava dal fatto che allora la Regione - ai tempi della deliberazione - riteneva che la costruzione del D2 fosse coerente con una politica regionale che vedeva positivamente tutte le attività infrastrutturali temporanee necessarie ad incrementare la sicurezza dei siti e dei rifiuti radioattivi piemontesi.
Non ci risulta, peraltro, che da parte degli Uffici siano variate le finalità del deposito D2 per cui, mantenendo le stesse finalità, resta valido lo stesso principio che allora fu posto alla base di una deliberazione della Giunta regionale rispetto alla verifica di coerenza e di compatibilità di quel progetto con gli indirizzi regionali che andavano nella direzione di mettere in sicurezza situazioni di rischio, anche solo potenziale, per il territorio e per le popolazioni.
opportuno sottolineare ed evidenziare che la Regione, rispettando la normativa vigente, non ha avuto competenze dirette nel procedimento autorizzativo per la realizzazione del D2 e che questa realizzazione è stata autorizzata, con decreto del 25 giugno 2008, dal Ministero dello Sviluppo Economico: decreto nel quale è prescritto che la costruzione del deposito avrebbe dovuto seguire la procedura dell'articolo 41 del decreto legislativo n. 230/95, che richiedeva l'approvazione da parte dell'APAT (ora ISPRA) di uno specifico progetto particolareggiato.
Verificata ancora una volta, quindi, la coerenza di questo progetto con la politica regionale, che deve necessariamente andare nella direzione di favorire tutte le iniziative atte a mettere in sicurezza situazioni di rischio, con particolare riferimento ai siti nucleari; verificato che l'esame del progetto da parte dell'Autorità di sicurezza nucleare è, per sua stessa definizione, la massima garanzia sulla rispondenza dei requisiti di sicurezza nucleare e di radio-protezione, non riteniamo sia necessario né opportuno sentire il parere del nuovo Governo, perché questo è già stato espresso. Si tratta peraltro di un parere che non deriva da considerazioni politiche ma da considerazioni squisitamente tecnico-scientifico progettuali.
Approfitto di quest'occasione, però, cercando anche di andare incontro all'istanza rappresentata dal Consigliere Bono. Se un intervento della Regione può essere richiesto, infatti, credo che questo debba e possa andare nella direzione di sollecitare il Governo alla definizione del sito nazionale di stoccaggio delle scorie nucleari. Questo, però, è un discorso diverso, che non mi è stato esplicitamente richiesto ma sul quale credo sia opportuno intervenire.
Vorrei però che questa fosse l'occasione per ribadire a lei Consigliere Bono, un concetto che la Giunta aveva sostenuto - e continua a sostenere oggi - la volta in cui si presentò a rispondere ad un'interrogazione della Consigliera Cerutti avente il medesimo oggetto: l'invito a tutti i soggetti di parte politica e a tutte le associazioni che si occupano e preoccupano di queste tematiche a considerare che la Regione sarà certamente un interlocutore serio e presente, ma non potrà tollerare posizioni che vadano nella direzione di ritardare l'attuazione di progetti utili al territorio, finalizzate magari a gettare lo Stato in una situazione di emergenza per accelerare le procedure per l'individuazione e la costruzione del sito nazionale di stoccaggio.
Riterremmo questo un comportamento poco responsabile, che ovviamente non potremmo sposare, fermo restando che ovviamente sono assolutamente convinto della buona fede degli interroganti.
Non nascondo però una certa preoccupazione di fronte ad alcune istanze che mi pare vadano nella direzione opposta rispetto a quella che credo debba essere condivisa, soprattutto dalle Amministrazioni di questo territorio: quella di sostenere, favorire, accelerare per quanto possibile progetti che vadano nella direzione di metterlo in sicurezza e di tutelare la salute delle persone.


Argomento: Difesa idrogeologica

Interrogazione a risposta immediata n. 861 presentata dalla Consigliera Motta, inerente a "Azzeramento del fondo per le manutenzioni idraulico forestali, in base alla legge regionale 28/02/2000, n. 16"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 861, presentata dalla Consigliera Motta, che rinuncia all'illustrazione. Pertanto, ha la parola l'Assessore Ravello, per la risposta.
Prego, Assessore.



RAVELLO Roberto Sergio

La Consigliera Motta ricorda le finalità della legge 16; finalità rivolte alla salvaguardia delle zone collinari che talvolta, non raramente sono zone marginali del nostro territorio. Si è ritenuto - su questo sono assolutamente d'accordo - di dotare il territorio di uno strumento normativo, che desse conto di questa valutazione ed osservazione. Spesso le zone collinari sono marginali, pertanto è necessario un quadro normativo di riferimento che vada nell'ottica di una loro tutela e valorizzazione, che ne favorisca lo sviluppo economico e sociale e ne qualifichi i servizi pubblici.
Nella legge in questione era previsto che la Regione finanziasse interventi attraverso un fondo appositamente costituito, che tutelasse e valorizzasse la collina, anche attraverso la realizzazione d'opere di manutenzione idraulico-forestale.
Lei sa bene qual è il contesto finanziario nel quale ci muoviamo (è un problema sul quale ha dimostrato un'attenzione costante): non è la prima volta che ci confrontiamo sul tema e io le ho spesso rappresentato che il nostro bilancio mette la politica - e a questo serve la politica - nella condizione di fare delle scelte, di valutare il quadro delle difficoltà e di operare in via prioritaria, compatibilmente con quanto è a disposizione.
La ringrazio per aver sollevato la questione in oggetto, poiché offre un'occasione utile per affermare un concetto: non ho avuto la sensazione che si sia mai parlato con correttezza, chiarezza, puntuale ed onesta conoscenza del reale valore portato al Piano relativo alla difesa del suolo, e quindi alla mitigazione del rischio idrogeologico, dal finanziamento, alle Comunità collinari, di piccoli, e senza un'organizzazione di sistema, senza un'organizzazione complessiva interventi di manutenzione idraulico-forestale.
Le risorse stanziate negli ultimi cinque anni ammontano, in totale, a 6 milioni di euro, che sono - conoscendo abbastanza bene le problematiche del nostro territorio, sul piano dell'assetto idrogeologico - mi creda veramente ridicole.
Queste risorse sono andate a rispondere, sulla base di verifiche fatte sul piano tecnico, non tanto a particolari rischi idrogeologici, quanto a criteri di rappresentanza territoriale. Sono state distribuite, cioè, non tanto cercando di rispondere a problematiche reali ed oggettive, ma sulla base della dimensione, della popolazione, quindi su criteri oggettivi, ma fuori da quell'insieme di analisi delle problematiche del territorio e di finanziamento di politiche in sua difesa, in un'ottica di sistema, in un'ottica complessiva di valutazione di tutti i livelli di rischio.
In più, se consideriamo che, dall'alluvione del 2000 alla fine del 2010 (quindi in 11 anni), in Piemonte è stato investito più di un miliardo e mezzo di euro, quei sei milioni di euro sembrano ancora meno di quanto in realtà non siano, per interventi di ripristino e messa in sicurezza.
Riteniamo che l'accessorietà di questi interventi e dei loro finanziamenti risulti particolarmente evidente.
Pertanto, al di là di quanto le ricordavo, cioè delle criticità connesse alle nostre disponibilità finanziarie, che ovviamente non hanno più consentito il finanziamento del fondo previsto nella legge 16, a partire dal 2010, la rilevata necessità d'intervenire in modo complessivo per la difesa del suolo e del territorio sconsiglierebbe comunque, oggi, di disperdere risorse, perché di questo si tratterebbe: si tratterebbe di una dispersione fuori da qualunque programmazione territoriale e regionale nella realizzazione d'interventi di manutenzione idraulico-forestale che sarebbero, e si sono dimostrati essere, scarsamente significativi frammentari, disomogenei e non inquadrati nell'ambito di questa specifica programmazione connessa al rischio idrogeologico dei territori di ricaduta e alle rispettive priorità d'intervento.
Chiudendo, ricordo che, sia con l'Accordo di Programma sottoscritto da Regione Piemonte e Ministero dell'Ambiente, per la realizzazione del Piano straordinario per il dissesto idrogeologico, sia successivamente all'aumento delle accise sulla benzina, stabilito con la legge regionale n.
11 di quest'anno, in un modo e nell'altro queste vanno intese come tappe di un percorso teso ad instaurare un meccanismo più razionale, che sia mirato ed efficace, d'utilizzo delle risorse pubbliche che sono, sì, sempre meno ma che, in ragione di questa loro diminuzione, devono necessariamente essere utilizzate meglio.
Pertanto, le risorse che si attiveranno con l'aumento delle accise sulla benzina saranno ovviamente destinate anche alle Comunità collinari ma all'interno di una programmazione condivisa con i territori interessati.
Lo stesso discorso vale per le risorse che ci aspettiamo vengano trasferite dal Governo, per finanziare l'Accordo di Programma sottoscritto con il Ministero dell'Ambiente, che hanno già risposto a questa logica.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PLACIDO


Argomento: Ordine pubblico e sicurezza

Interrogazione a risposta immediata n. 866 presentata dal Consigliere Stara, inerente a "Gli stanziamenti rimangono fermi e una nuova tragedia si consuma a Torino"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 866, presentata dal Consigliere Stara, che ha facoltà d'intervento per l'illustrazione.
Ricordo i tre minuti a disposizione del collega e poi la risposta dell'Assessore.
Prego, Consigliere Stara.



STARA Andrea

Alla luce del grave incidente stradale che venerdì scorso ha distrutto a Torino un'intera famiglia e preso atto delle dichiarazioni a mezzo stampa rilasciate dall'Assessore ai trasporti, in merito all'approvazione del Piano regionale della sicurezza stradale Premesso che: in Piemonte, come nel resto d'Italia, gli incidenti stradali urbani sono in crescita e la mortalità è ristagnante, mentre i risultati positivi sulla sicurezza stradale riguardano le sole autostrade e parzialmente le strade extraurbane numerose ricerche scientifiche a livello europeo hanno evidenziato da tempo l'efficacia dei controlli sistematici di Polizia sulle infrazioni a velocità, alcol e cinture, controlli per i quali la Commissione Europea ha emanato la Raccomandazione 2004/345/CE, totalmente ancora disattesa dal nostro Paese per i controlli di Polizia, l'Italia si attesta sugli standard della Grecia e del Portogallo (per la sola alcolemia l'Italia effettua circa un ottavo dei controlli della vicina Francia) Considerato che: nelle città europee dove si sono registrati i migliori risultati sulla sicurezza stradale urbana, il problema è stato affrontato con strumenti nuovi, integrando opere stradali di moderazione del traffico con azioni immateriali ad essa strettamente collegate queste politiche integrate sono incoraggiate dalla Consulta Nazionale per la Sicurezza Stradale anche sotto forma di "Protocolli di Sanzionamento" inserite anche nell'ultimo bando della Regione Piemonte, scaduto nel gennaio scorso Preso atto che: la Commissione giudicatrice del bando di cui sopra, in palese contrasto con quanto stabilito nello stesso bando, ha deciso di non finanziare le azioni immateriali il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha assegnato al Piemonte nel 2009 e nel 2010, contributi per la sicurezza stradale per un ammontare di circa cinque milioni di euro, non ancora spesi a tutto il 2011 (come si può evidenziare dal sito Internet della Regione), chiediamo innanzitutto di conoscere con quali modalità si intendono coinvolgere le Amministrazioni locali, se attraverso un bando di evidenza pubblica, come da modello approntato dalla Consulta Nazionale della Sicurezza Stradale, o se attraverso altra forma di concertazione, al fine di investire, entro e non oltre il 2011, i cinque milioni di euro assegnati al Piemonte, che diversamente, rischiano di andare in perenzione.
Aggiungiamo, altresì, che abbiamo letto le dichiarazioni dell'Assessore, con cui sosteneva che avrebbe portato nella Giunta odierna (così era scritto sul giornale, quindi parliamo di ieri) l'approvazione del provvedimento che assegnava i cinque milioni (quindi, evidentemente, nel provvedimento della Giunta ne spiegava anche le modalità); ma nell'elenco dei punti all'o.d.g. della Giunta di ieri non ho visto nulla che potesse riguardare questo argomento. Grazie.



PRESIDENTE

Risponde il Vicepresidente della Giunta regionale, Ugo Cavallera; ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo, Vicepresidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente.
Premesso che le somme stanziate - ad oggi non ancora erogate, ma da erogare a stati di avanzamento di interventi - dal Quarto e Quinto Programma di attuazione del Piano Nazionale della Sicurezza Stradale non necessitano di essere investite dalla Regione Piemonte entro la fine dell'anno in corso, si procede con la risposta al quesito posto.
Si ricorda che con il Quarto e Quinto Programma di attuazione del Piano Nazionale per la Sicurezza Stradale sono state stanziate a favore della Regione Piemonte risorse nazionali per l'importo di 5.261.354 euro. Al fine di dare attuazione ai suddetti Programmi, la Regione ha sottoscritto in data 16 febbraio 2011 una convenzione con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, con la quale sono stati definiti i destinatari delle risorse, gli interventi ammessi a finanziamento e le modalità di attuazione. In base alla convenzione sottoscritta, le risorse di cui sopra sono impegnate per il cofinanziamento di interventi immateriali e materiali di Province e Comuni destinatari dei cofinanziamenti nei numerosi settori e campi d'azione elencati negli allegati alla convenzione stessa.
La Regione potrà attuare gli interventi da cofinanziare sulla base di una procedura competitiva, contemplando meccanismi premiali oppure avviando una procedura concertata sempre riservata a Province e Comuni della Regione in forma singola o associata. La decisione sulla modalità da attuare di competenza dell'organo politico è oggi in fase di concertazione con gli enti locali interessati. Penso che un minimo di ritardo derivi dalle procedure di conferenza con gli enti locali, ma mi informerò per poterle fornire, per le vie brevi, ulteriori informazioni.
Se posso aggiungere una considerazione personale, ritengo che giustamente si debba agire sul piano dei programmi di educazione, di intervento strutturale o strategico. Ma, dall'altro lato, dobbiamo anche auspicare che tutte le autorità di vigilanza intensifichino la propria attività. Io, che sono un utente della strada, perché percorro notevoli chilometri nel corso dell'anno, posso dire che non solo sulle strade extraurbane, ma anche su quelle urbane, ci sarebbe spesso da domandarsi se l'educazione stradale anche nei confronti di conduttori di auto che hanno età avanzate siano state efficaci o meno. La mia è una risposta complessiva, ma giustamente volevo sottolineare quelli che sono gli interventi nell'ambito dei programmi strategici di riduzione dell'incidentalità (ma anche dei feriti e delle conseguenze più gravi).
Dobbiamo anche renderci conto, però, che è anche un problema di educazione complessiva, che interessa il cittadino, le scuole e le famiglie nel loro insieme.



PRESIDENTE

Grazie, Vicepresidente Cavallera.


Argomento: Assistenza farmaceutica (organizzazione, servizi ecc.

Interrogazione a risposta immediata n. 862 presentata dal Consigliere Ponso, inerente a "Costituzione della società Farmacom S.r.l. per la gestione delle farmacie comunali di Tortona"


PRESIDENTE

Proseguiamo i nostri lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 862, presentata dal Consigliere Segretario Ponso, che la illustra in qualità di Consigliere.



PONSO Tullio

Grazie, Presidente.
Egregio Assessore, in data 29/11/2010 il Comune di Tortona ha deliberato, di costituire una società - la Farmacom S.r.l. - con i farmacisti locali per la gestione delle farmacie comunali.
Sennonché, il decreto legge n. 78/2010, "Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica" (convertito in legge n. 122/2010 il 30/07/2010) all'articolo 14, comma 32, prevede che: "Fermo quanto previsto dall'art. 3, commi 27, 28 e 29, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, i Comuni con popolazione inferiore a 30.000 abitanti non possono costituire società. Entro il 31 dicembre 2010 i Comuni mettono in liquidazione le società già costituite alla data di entrata in vigore del presente decreto, ovvero ne cedono le partecipazioni".
Basandosi su quanto appena enunciato, alcuni rappresentanti dell'opposizione hanno presentato una lettera all'Amministrazione tortonese richiedendo l'annullamento della delibera sopra citata per evidenti problemi di illegittimità.
La Corte dei Conti, Sezione regionale per il controllo della Regione Lombardia, con parere n. 70 del 3 febbraio 2011, esaminando la disciplina speciale in materia di farmacie comunali, è addivenuta alla conclusione che gli Enti locali con popolazione inferiore ai 30.000 abitanti non possano avvalersi di un organismo societario per la gestione della farmacia comunale.
Oltre a ciò, l'Autorità per la Vigilanza sui Contratti Pubblici (AVCP) a seguito di una segnalazione, con deliberazione n. 83 del 06 ottobre 2011 ha ritenuto che in applicazione del divieto di cui all'art. 14, comma 32 del d.l. 78/2010, è da escludere la possibilità che la città di Tortona Comune con meno di 30.000 abitanti, possa costituire una società per la gestione delle farmacie comunali. In applicazione del divieto di cui all'art 14, comma 32 del d.l. 78/2010, è da escludere la possibilità che la città di Tortona, Comune con meno di 30.000 abitanti, possa costituire una società mista ai sensi dall'art. 52, comma 5, lettera b), n. 4, del d.lgs.
446/97 per la gestione del servizio di accertamento e riscossione dei tributi.
In applicazione del divieto di cui all'art. 14, comma 32 del decreto legislativo 78/2010 è da escludere la possibilità che la città di Tortona Comune con meno di 30.000 abitanti, possa costituire una società mista per la gestione dei servizi di manutenzione ordinaria e straordinaria degli immobili, la gestione ordinaria e straordinaria dei cimiteri, la gestione dei parcheggi a pagamento e del parcheggio coperto.
Dato che il Comune di Tortona ha chiesto un pronunciamento interpretativo sulla vigente normativa in merito alle società partecipate da enti locali, nonché un'indicazione operativa sulla sorte della società Farmacom S.r.l. alla Corte dei Conti (Sezione di Controllo per il Piemonte) per il tramite del Consiglio delle Autonomie Locali (CAL), e poiché il Consiglio regionale delle Autonomie Locali, quale organo di raccordo e consultazione permanente tra la Regione e il sistema delle Autonomie Locali, non ha alcuna competenza in merito, con l'interrogazione che le pongo oggi, egregio Assessore, le chiedo se la Regione ha intenzione di verificare l'ottemperanza da parte del Comune di Tortona della deliberazione dell'Autorità per la Vigilanza sui Contratti Pubblici, in considerazione del fatto che un ulteriore ritardo cagionerebbe un danno economico alla collettività ed in particolare agli abitanti del Comune.
Grazie.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Monferino; ne ha facoltà.



MONFERINO Paolo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Ci siamo informati, perché non eravamo al corrente della questione e quelle che dirò sono le informazioni che abbiamo messo insieme. Il Comune di Tortona ha dato vita a fine 2010 ad un contratto di servizio stipulato con Farmacom per la gestione delle farmacie comunali. Il Comune possiede il 90% del pacchetto di azioni della società Farmacom, il restante spetta ai farmacisti che rientrano nell'accordo.
Tale contratto prevede che le farmacie vengano gestite per cinquant'anni ad un canone annuo di 400 mila euro per i primi dieci anni e di 500 mila dall'undicesimo in avanti.
La Farmacom ha attualizzato il canone dei primi dieci anni e consegnato al Comune quattro milioni di euro.
Nel febbraio 2011 la Corte dei Conti della Lombardia ha concluso che gli Enti locali con popolazione inferiore ai 30 mila abitanti non potessero avvalersi di un organismo societario per la gestione delle farmacie comunali.
Il Comune di Tortona, alla luce di tale sentenza, ha chiesto alla Corte dei Conti un parere, chiedendo anche ausilio nella procedura da seguire.
La legge speciale 475/68 con la quale è stata creata la Farmacom ha subito negli anni diverse modifiche, che potrebbero suscitare diverse interpretazioni.
Attualmente, l'ipotesi migliore sarebbe quella di individuare un altro Comune che potrebbe essere integrato a Farmacom e consentire così il raggiungimento della soglia dei 30 mila abitanti. Si attende dunque il parere della Corte dei Conti per poi procedere di conseguenza.


Argomento: Diritto di asilo - Profughi

Interrogazione a risposta immediata n. 863 presentata dalla Consigliera Artesio, inerente a "Situazione profughi di Pracatinat"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 863, presentata dalla Consigliera Artesio, che ha facoltà d'intervento per l'illustrazione.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
Quest'Aula aveva avuto occasione di discutere in ordine alla tematica dell'intervento italiano in Libia e alla gestione dei flussi migratori, di come ci si ordinasse tra la Regione, gli Enti locali e le Prefetture in ordine all'emergenza umanitaria.
In modo particolare, nello sviluppo del tempo abbiamo appreso quali siano state le opportunità logistiche rese disponibili, tra cui anche la struttura di Pracatinat.
Vale solo la pena di ricordare qui che nonostante il pregio della struttura di Pracatinat, ai fini di laboratorio didattico, e nonostante l'inquadramento ambientale della stessa struttura, certamente essa pu risultare particolarmente disagevole per persone che vi siano obbligate a trascorrere molto tempo, in particolari difficoltà di movimento e quindi di tessitura di relazioni esterne, nonché di possibile raggiungimento delle opportunità territoriali che sono a discreta distanza. Soprattutto, questo tipo di soluzione logistica è particolarmente gravosa nel momento in cui i tempi per la regolarizzazione delle procedure di profughi richiedenti asilo si sono particolarmente dilatati.
Quindi, l'ottenimento di una serie di benefici connessi allo status compresi quelli relativi al rafforzamento delle possibilità occupazionali o alla ricerca attiva non può essere avviato da alcuno, in attesa degli accertamenti di carattere procedurale e giuridico.
La questione quindi sembra restituirci una condizione per la quale le persone attualmente ospiti a Pracatinat continueranno a dovervi alloggiare in attesa delle determinazioni dello Stato italiano e, nello specifico della Prefettura.
La particolare condizione è peraltro stata rilevata e segnalata anche da soggetti diversi, non solo dai diretti interessati, che ovviamente hanno meno consuetudine a relazionarsi con i sistemi di informazioni e con i livelli istituzionali, ma anche dallo stesso Presidente del Consorzio Pracatinat.
Siamo quindi a chiedere all'Amministrazione regionale se, nell'ambito dei protocolli sull'accoglienza che sono stati condivisi con le Prefetture questa particolare condizione, che è specifica per la soluzione logistica ma lo è ancor di più per la lunga durata della permanenza, sia all'attenzione dell'Amministrazione regionale, e se non si ritenga opportuno individuare soluzioni alternative o, viceversa, capire le ragioni di così prolungato ritardo nella presa in considerazione dei requisiti dei richiedenti asilo e delle persone lì alloggiate.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ravello per la risposta.



RAVELLO Roberto Sergio

Grazie, Presidente.
L'interrogante sa bene che gli eventi che, a partire dal 2010 hanno interessato la situazione politica e sociale del Nord Africa, hanno determinato riflessi importanti nel nostro Paese, in particolare in Piemonte, legati all'eccezionale afflusso di cittadini extracomunitari in fuga da situazioni di criticità laddove presenti.
Al fine di predisporre le misure necessarie a fronteggiare l'emergenza umanitaria in atto connesse con questo stato di emergenza, il 6 aprile 2011 il Governo, le Regioni italiane, l'Associazione Nazionali dei Comuni Italiani e l'Unione delle Province Italiane hanno stipulato un accordo con il quale veniva stabilita, nel nome del principio della leale collaborazione, l'accoglienza distribuita sul territorio nazionale dei migranti, affidando al sistema di Protezione Civile nazionale il compito della pianificazione delle attività necessarie alla ripartizione e dislocazione nelle singole Regioni dei profughi extracomunitari, nonch l'utilizzazione del fondo di protezione civile per il reperimento delle risorse occorrenti a garantire la necessaria sussistenza.
Questo ha fatto sì che alla Regione venisse affidato il ruolo di soggetto attuatore per l'individuazione e l'allestimento delle strutture che è nella persona del Direttore regionale Vincenzo Coccolo, e che agisce in parallelo all'altro soggetto attuatore individuato nel Viceprefetto vicario della Provincia di Torino Raffaele Ruberto.
Complessivamente sono stati accolti presso varie strutture di accoglienza piemontesi oltre 1.800 profughi richiedenti asilo e, per fare fronte nel momento di massimo afflusso concomitante con la crisi libica della primavera-estate scorsa, preso atto delle insufficienti risposte istituzionali da parte di Comuni e delle Province piemontesi contattati attraverso le rispettive associazioni e rappresentanze, si è reso necessario l'avvalimento, consentito dalle disposizioni della struttura commissariale, di alcune strutture alberghiere e del complesso "Edificio Agnelli" a Pracatinat e a Fenestrelle, strutture alberghiere di educazione ambientale a partecipazione regionale maggioritaria.
Segnalo per opportuna conoscenza che, fortunatamente, la Regione Piemonte, cioè il soggetto attuatore con i compiti di individuare le strutture per l'accoglienza, non ha dovuto forzare nessun caso, ma ha semplicemente raccolto disponibilità pervenute, le ha selezionate e a queste ha dato seguito. Quindi, non ha utilizzato tutte le facoltà previste dall'ordinanza, ma ciò è stato possibile grazie ad un attento lavoro preventivo e comunicativo, nonostante - l'ho già detto in Commissione e lo ripeto una volta di più - la tendenziale solitudine con la quale la Regione Piemonte si è occupata di questo tema, perché non c'è stato un grande supporto da parte degli altri enti nel nostro territorio. È stato possibile evitare forzature che chiaramente avrebbero compromesso dal principio il contesto nel quale l'accoglienza si sarebbe dovuta attuare.
Quindi, conseguentemente, tra maggio e luglio sono stati sistemati e sono stati accolti 150 profughi presso la struttura di Pracatinat.
Il trattamento è sempre stato adeguato; peraltro questo è stato certificato da una commissione del Dipartimento Nazionale di Protezione Civile, che è venuta in visita e ha fatto diversi sopralluoghi in Piemonte.
In particolare, è stata per le sue particolari caratteristiche accompagnata a visitare Pracatinat, e nella sua relazione ha giudicato che questo fosse assolutamente confermato.
evidente - lo ha ricordato lei - che la localizzazione nel corso del periodo di accoglienza abbia manifestato alcune criticità, che sono state sempre tenute presenti e all'attenzione dei soggetti attuatori e mitigate da interventi specifici sia della Protezione Civile sia in una prima fase dallo stesso gestore dell'Ente Pracatinat, al quale va il mio sincero apprezzamento per la serietà e la professionalità con cui ha contribuito alla gestione di una grave emergenza, che da parte della Regione Piemonte riteniamo sia stata gestita, complessivamente, nel migliore dei modi possibili.
Queste criticità sono state condivise dal Gruppo di Monitoraggio e Assistenza (GMA) composto dai rappresentanti del Dipartimento della Protezione Civile, del Ministero dell'Interno con il Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione, della Conferenza delle Regioni, dell'UPI (Unione delle Province d'Italia), dell'ANCI (Associazione nazionale Comuni italiani), dell'UNCHR (United Nations High Commissioner for Refugees) e dello IOM (Internazional Organization for Migrations), organismo costituito per iniziativa del Commissario Delegato Prefetto Gabrielli, con il decreto del 27 luglio 2011.
Come lei sa, lo stato di emergenza è stato prorogato, per l'intero territorio nazionale, al 31/12/2012 ed in prossimità della scadenza della convenzione in essere tra la struttura Pracatinat e il soggetto Attuatore per la gestione delle stesse (quindi il Vice Prefetto Viario della Prefettura di Torino), il soggetto attuatore (quello regionale) per l'individuazione delle strutture ha intrapreso un'opportuna azione di verifica delle situazioni di rinnovo dell'ospitalità, in prospettiva dell'attuazione di soluzioni migliorative dell'assistenza complessiva anche in considerazione di alcune motivate defezioni.
Tra queste, è stata pianificata la chiusura della struttura di Pracatinat (ovviamente con riferimento all'accoglienza dei profughi): la nota prot. n. 1944 del 28/11/2011 con cui il Presidente di Pracatinat Celeste Martino, ha formalizzato la volontà di addivenire alla disdetta della convenzione per l'accoglienza dei profughi a suo tempo assegnati, è pertanto, in coerenza con quanto già pianificato.
Si prevede che nei tempi previsti la chiusura di questa parte di Pracatinat avverrà per scaglioni successivi e si farà ricorso in gran parte alle disponibilità di posti residui nelle altre strutture già utilizzate sul territorio piemontese, cercando di rispondere ad un'adeguatezza sociale e climatica, nonché, necessariamente, mediante l'attivazione di nuove accoglienze, sulla base di disponibilità già raccolte dal Settore Protezione Civile della Regione Piemonte, in la collaborazione - e ringrazio per la preziosa collaborazione della Direzione Assistenza - della Direzione Assistenza.
Tutto questo verrà, come avviene costantemente, con una puntuale comunicazione attraverso dei report trasmessi dal Settore all'Assessorato e al Dipartimento Nazionale di Protezione Civile. Lo segnalo perché lo ritengo un fatto che certifica la serietà del comportamento assunto dalla Regione nella gestione di queste problematiche. Da oggi o da ieri è stato pubblicato sul sito della Regione un avviso di ricerca di disponibilità di strutture per l'accoglienza.
Questo riteniamo rappresenti una garanzia di trasparenza rispetto a criteri di selezione, che sono necessari, delle disponibilità che verranno comunicate, perché non tutte si dimostreranno idonee, e di trasparenza anche dal punto di vista della contabilità, considerato che l'ordinanza prevede che questi passaggi siano comunque approvati, com'è ragionevole e giusto, dalla Corte dei Conti.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO


Argomento: Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici

Interrogazione a risposta immediata n. 865 presentata dalla Consigliera Cerutti, inerente a "Misure urgenti e strutturali contro l'inquinamento atmosferico"


PRESIDENTE

Proseguiamo con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n.
865, presentata dalla Consigliera Cerutti che ha facoltà d'intervento per l'illustrazione.



CERUTTI Monica

Grazie, Presidente.
Questa interrogazione ripropone un tema già affrontato in quest'Aula sul quale le nostre opinioni spesso non hanno coinciso con quelle dell'Assessore, non solo in questa sede, ma anche quando rivestivamo i panni di Consiglieri comunali.
Pensiamo che in questo momento, in cui in tutte le grandi città italiane affrontano il tema dello smog, quindi dell'inquinamento atmosferico (abbiamo visto il blocco del traffico a Roma, quindi sono misure che non riguardano solo la Pianura Padana) anche la Regione Piemonte se ne deve occupare.
Oggi apprendiamo che la città di Milano va verso il blocco totale: probabilmente il 9 e il 10 dicembre non potranno circolare le auto e le scuole saranno chiuse. Anche in altre Regioni si sta andando verso provvedimenti drastici, valutata la gravità della situazione.
In questa situazione, Comune e Provincia di Torino stanno pensando ad iniziative, pur nell'assoluta indifferenza della Regione. Un elemento in più che abbiamo voluto riportare nell'interrogazione è che un'istituzione regionale, il Difensore Civico, da nove mesi ha aperto un'indagine per verificare ritardi e inadempienze delle autorità amministrative che devono tutelare la salute pubblica minacciata dallo smog.
Si tratta di una questione che il Difensore Civico ha preso a cuore proprio perché sappiamo che anche in relazione alle norme europee rischiamo, oltre che sul fronte della salute, su quello delle infrazioni.
A questo punto vogliamo capire dall'Assessore cosa ha in mente, perch a forza di dichiarare che una cosa non serve e neanche un'altra, alle fine non si fa nulla. Certamente siamo d'accordo che devono essere portati avanti provvedimenti strutturali, però in questo momento ci risulta poco chiaro capire le indicazioni della Giunta regionale, se non il lavaggio delle strade, sul quale ci eravamo già espressi in sede comunale definendolo "un'aspirina". Forse varrebbe la pena che a questo punto la Regione prendesse seriamente in mano la questione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ravello per la risposta.



RAVELLO Roberto Sergio

Grazie, signor Presidente.
Devo dire - ma mi creda, Consigliera Cerutti, lo dico come battuta che avendo sempre avuto visioni diverse, spesso distanti, forse mi preoccuperò quando su questo tema andremo d'accordo. Lei giustamente fa il suo lavoro, che è quello di rappresentare l'interesse della collettività, e per questo giudica l'operato, nella sua attività di controllo, di questa amministrazione, in particolare della Giunta. Non mi stupisce il fatto che mi si accusi di essere indifferente rispetto al problema, perché credo sia mio dovere dimostrare con i fatti, magari ricordandoli, che questo giudizio è particolarmente immeritato, ovviamente sul piano del lavoro amministrativo, perché credo che questo possa prescindere da valutazioni personali.
Perché non ci sentiamo indifferenti, Consigliera Cerutti? Perch seguendo, come fa lei, con attenzione, curiosità, interesse e passione queste tematiche, non ricordo che la Regione Piemonte, almeno nel corso della scorsa legislatura, abbia mai caratterizzato il tavolo della qualità dell'aria con attributi che ne aumentassero il valore, dimostrando anche un'attenzione culturale e politica al problema.
Lei certamente ricorderà che questa Regione ha dato carattere permanente al tavolo sulla qualità dell'aria, che si è riunito d'inverno come d'estate - a dicembre come a luglio - proprio per dimostrare che, sul piano dell'analisi del fenomeno, c'è la piena consapevolezza - finalmente aggiungo - che quello di cui si parla è un problema con il quale dobbiamo fare i conti, indipendentemente dal livello di attenzione dato dai mezzi di informazione e indipendentemente dagli sforamenti registrati dalle centraline.
Spero non dimentichi anche il grande impegno della Regione nel cercare di spiegare alla Commissione europea, attraverso lo Stato e, in alcuni casi, anche direttamente (il sottoscritto è andato almeno due volte a Bruxelles a parlare con il Capo di Gabinetto del Commissario europeo e con la Direzione Generale Ambiente della Commissione Europea) quanto è stato fatto, ovviamente, non solo in questo anno e mezzo, ma si parla di azioni avviate almeno dieci anni fa. Sforzi che sono continuativi e, soprattutto che sono continuati.
Abbiamo spiegato a chi ha comprensibilmente puntato sul bacino padano e sull'Italia intera la propria attenzione rispetto agli sforamenti, che i nostri sforzi, molto più alti che in altre parti d'Europa, non riescono ad ottenere degli effetti in tempi brevi, non certo perché non siano sforzi di valore, ma perché avvengono, perché si manifestano, perché vengono attuati in un territorio che ha caratteristiche climatiche e geomorfologiche molto particolari che non consentono a questi di dare frutti nell'immediato.
Allo stesso tempo, non dimentichiamo che negli ultimi 15-20 anni si è ormai consolidata una tendenza alla progressiva diminuzione dei fattori inquinanti in atmosfera dimostrando che le azioni strutturali che la Regione ha sempre sostenuto, e che continua a sostenere, non solo servono ma danno risultati nel medio-lungo periodo. Dimostrando soprattutto che rispetto all'origine del problema, non esiste un solo colpevole ma soprattutto, non esiste una sola soluzione che possa consentire di risolverlo nell'immediato.
Credo di fare cosa gradita ricordando che la Regione Piemonte si è dotata, a partire dall'anno 2000 (quindi non è merito né del sottoscritto né di questa Giunta), di un Piano regionale per la tutela e il risanamento della qualità dell'area, che ha avuto diversi stralci che lo adeguassero ai tempi e che consentissero che lo stesso fosse anche modificato in relazione alle prime valutazioni sugli effetti conseguiti dalle azioni. Tale Piano è articolato principalmente su tre ambiti: sulla mobilità, sul riscaldamento degli edifici e sull'industria.
Per ognuno di questi macroambiti, ad eccezione dell'industria, il Piano regionale ha individuato, e continua ad individuare, una serie di azioni soprattutto di tipo strutturale, ritenute necessarie per il raggiungimento degli obiettivi comunitari.
Per quanto riguarda gli interventi di limitazione del traffico, la Regione Piemonte è stata una delle prime a limitare la circolazione nell'intero centro abitato, estesa ai Comuni appartenenti all'agglomerato di Torino e in quelli con popolazione superiore a 20.000 abitanti, dei veicoli alimentati a benzina con omologazione precedente all'euro 1 e tutti i veicoli diesel con omologazioni precedenti all'euro 2, nonché i ciclomotori e i motocicli a due tempi, non conformi a normativa euro 1 immatricolati da più di dieci anni. Questo è stato fatto prima di altri Comuni e Regioni che sono stati citati stanno studiando questa possibilità.
A questo si aggiunge il divieto di circolazione - oggetto di un interessante dibattito di questa mattina nato da un'interrogazione del Consigliere Gariglio - che abbiamo dovuto necessariamente prorogare al 1 gennaio 2012, di tutti i veicoli diesel utilizzati per il trasporto pubblico omologati pre euro, euro 0, nonché dei veicoli euro 1, euro 2 euro 3 e euro 4 non dotati di sistemi di contenimento delle emissioni di particolato.
Questo era un divieto in vigore dal 2008 che, se non sbaglio, si è dovuto prorogare, perché i soggetti ai quali era stato chiesto l'impegno di procedere con l'installazione dei FAP non sono riusciti per diverse ragioni che non sto a riapprofondire.
In più è stato previsto l'obbligo di realizzazione, entro il 1° luglio 2011, delle ZTL, di zone a traffico limitato, in tutti i centri urbani con una copertura pari al 20% delle strade dei centri abitati, ed è stato stabilito l'obbligo di istituzione - ricordo anche una mozione della Consigliera Cerutti in Consiglio comunale a Torino - del Mobility Manager di area aziendale nel caso di imprese o enti che avessero più di 300 dipendenti.
Per quanto riguarda gli interventi a sostegno di una mobilità più sostenibile, sono stati incentivati i carburanti a basso impatto ambientale (in particolare gas naturale e GPL), con il potenziamento della rete distributiva del gas metano: 33 nuovi impianti per quattro milioni e 950 mila euro; l'acquisto o trasformazione a gas naturale o GPL dei veicoli privati o di flotte pubbliche (globalmente sono stati spesi 12,55 milioni di euro nel periodo tra il 2002 e il 2077); è stata abolita, dal 2004, la tassa di circolazione per i veicoli che alla prima immatricolazione risultano alimentabili a metano e GPL. Dal 2008 si è istituita l'esenzione del pagamento della tassa di circolazione per cinque anni per i veicoli trasformati a metano e GPL omologati euro 2 o successivi.
Si è intervenuti con fondi regionali per l'ammodernamento del parco mezzi utilizzati dal trasporto pubblico locale con la sostituzione degli autobus euro 0 ed euro 1 con mezzi a basso impatto ambientale (a metano ibridi, elettrici o diesel di ultima generazione) e contestuale installazione di sistemi per il contenimento delle emissioni di particolato su autobus a gasolio euro 2, 3, 4 (intervento, come ricordavo, ancora in corso di realizzazione, che ha comportato uno stanziamento di circa 13 milioni di euro tra fondi regionali e statali); si è incentivato, finché vi è stata la possibilità di avere le risorse necessarie per farlo attraverso fondi statali e una compartecipazione regionale, l'utilizzo del trasporto pubblico in sostituzione del veicolo individuale negli spostamenti casa scuola e casa-lavoro mediante la riduzione del 33% del costo degli abbonamenti annuali degli studenti universitari e, fino all'anno scorso dei lavoratori di enti o imprese che hanno partecipato, a loro volta, con un contributo non inferiore al 20%.
Si è proceduto con l'incentivazione alla rottamazione dei veicoli interessati dalle limitazioni del traffico. Da una parte si restringeva dall'altra si dava uno strumento a chi si fosse trovato costretto a non utilizzare un veicolo a benzina euro 0, euro 1 o diesel, lo si è sostenuto per l'acquisto di un veicolo nuovo, più moderno e meno inquinante e sono stati investiti, per questo fine, circa 11 milioni di euro.
Per quanto riguarda gli interventi strutturali per ridurre le emissioni in atmosfera prodotte dal riscaldamento delle abitazioni e degli edifici, è stato approvato dal Consiglio regionale uno stralcio di Piano per il riscaldamento ambientale e il condizionamento, provvedimento aggiornato ad agosto 2009, entrato in vigore il 1° aprile 2010.
Riassumo brevemente i principali contenuti: sono stati previsti requisiti minimi e prescrizioni specifiche per le prestazioni energetiche degli involucri edilizi, sia di nuova costruzione che di interventi di ristrutturazione o manutenzione. Si è considerato che la riduzione del consumo energetico di un edificio chiaramente corrisponde ad una riduzione delle emissioni in atmosfera.
Sono stati individuati requisiti minimi prestazionali emissivi ed energetici degli impianti termici da installarsi in edifici nuovi o esistenti. Il provvedimento individua prestazioni minime particolarmente esigenti, e non sempre popolari, sia dal punto di vista energetico sia emissivo, che devono essere rispettati in occasione di cambio della caldaia.
Sono state previste modalità e tempistica di riqualificazione degli impianti termici esistenti. Un provvedimento che prevede la sostituzione entro uno scadenzario abbastanza articolato in base al combustibile utilizzato e alla potenza nominale del generatore di calore, della caldaia nonché l'introduzione, per gli impianti centralizzati, della termoregolazione e della contabilizzazione separata del calore.
stata individuata una tempistica e obiettivi per la riqualificazione energetica degli edifici esistenti caratterizzati da un fabbisogno energetico per il riscaldamento invernale particolarmente elevato.
In aggiunta a questo, dal 2007 è attivo un bando di incentivazione a sostegno delle attività delle attività di riqualificazione emissiva ed energetica degli edifici esistenti. La cifra stanziata a sostegno di questo bando di circa 5,6 milioni euro è utilizzata per la copertura degli oneri finanziari relativi a finanziamenti attivati presso istituti di credito che siano convenzionati con Finpiemonte.
Per il terzo asse, quindi il comparto industriale, sinteticamente le ricordo che, in forza della legge regionale n. 44 del 2000, dal 2002 la competenza per l'autorizzazione alle emissioni in atmosfera degli impianti industriali è stata delegata alle Amministrazioni provinciali.
Attualmente la Regione Piemonte ha un ruolo di coordinamento nonché di predisposizione di quegli strumenti di semplificazione procedurale i cui contenuti tecnici, definiti dalla stessa Regione, sono ispirati all'applicazione delle migliori tecniche disponibili per il contenimento delle emissioni in atmosfera.
Questo è un principio fondamentale per il sostegno di questo asse, cioè dell'asse relativo al comparto industriale, perché spinge le attività produttive a mettersi alla ricerca di soluzioni che siano ambientalmente sostenibili e ovviamente economicamente sopportabili.
Sulla base di questa sintesi, di questo sorvolo delle iniziative più significative sostenute dalla Regione, credo di potermi sentire serenamente in ragione nel momento in cui respingo al mittente le accuse di indifferenza su questo tema.
Aggiungendo a tutto questo il fatto che appunto abbiamo finalmente fatto un grosso sforzo per il risanamento della qualità dell'aria. Sono stati investiti negli ultimi dieci anni circa 320 milioni di euro per interventi finalizzati al miglioramento della qualità dell'aria. Sono stati dati alle Amministrazioni del nostro territorio, ai Comuni e Province in particolare, tutti gli strumenti affinché queste potessero prendere le decisioni migliori dal punto di vista ambientale e dal punto di vista sociale. ARPA, soggetto terzo e altamente qualificato, su nostra richiesta ha prodotto un'analisi di scenario che è andata a dimostrare quanto in realtà sostenevo da tempo, lei lo sa bene, rispetto agli effetti conseguenti alle attivazioni dei blocchi stradali del traffico.
Senza voler condizionare decisioni che restano in capo ai Comuni, sotto il coordinamento delle Province, le quali avranno appunto un documento, uno studio, una ricerca che dimostrerà prima, ex ante, il livello, gli effetti le potenzialità dei provvedimenti che loro potranno legittimamente serenamente e liberamente continuare ad attuare.
Sarò molto curioso, e su questo sto cercando di fare un approfondimento e sarà un piacere confrontarmi con lei e con l'Aula, di valutare gli effetti di iniziativa assunte, ad esempio, dai Comuni di Milano e Roma. Noi abbiamo abbandonato le targhe alterne da quasi dieci anni, perché la loro inutilità è stata dimostrata da tutti i punti di vista. Stiamo procedendo all'abbandono dei blocchi del traffico perché, anche in questo caso, la loro inutilità è scientificamente dimostrata.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Ravello.
Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 16.11 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



(La seduta ha inizio alle ore 16.12)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Costa Raffaele, Cota, Giordano e Sacchetto.
Il numero legale è 29.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi del Liceo Scientifico "A. Avogadro" di Vercelli


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti del Liceo "A. Avogadro" di Vercelli in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Esame disegno di legge n. 129, inerente a "Disposizioni in materia di servizio idrico integrato e di gestione integrata dei rifiuti urbani"


PRESIDENTE

Proseguiamo l'esame del disegno di legge n. 129, inerente a "Disposizioni in materia di servizio idrico integrato e di gestione integrata dei rifiuti urbani", di cui al punto 5) all'o.d.g.
Questa mattina, prima dell'interruzione dei nostri lavori, al termine della seduta, il Consigliere Comba ha svolto la relazione di maggioranza.
Pertanto, possiamo procedere con le relazioni di minoranza.
La prima relazione di minoranza è quella del collega Taricco.
La parola al Consigliere Taricco.



TARICCO Giacomino, relatore di minoranza

Grazie, Presidente.
Credo che la norma che ci accingiamo ad affrontare oggi sia una norma straordinariamente importante per i territori della nostra Regione.



PRESIDENTE

Chiedo scusa, ma il collega Taricco ha diritto di svolgere la sua relazione e coloro i quali lo vogliono seguire devono avere la possibilità di farlo. Quindi chiedo per favore un po' più di attenzione.
Prego, collega.



TARICCO Giacomino, relatore di minoranza

Dicevo che la materia che ci accingiamo ad affrontare con questo provvedimento è una materia molto importante e molto delicata per la vita dei cittadini e delle comunità della nostra regione.
Dico anche che la discussione che c'è stata, conclusasi poi con una votazione stamattina, ha evidenziato il contesto di grande precarietà nel quale noi ci accingiamo ad affrontare questo testo, in quanto dopo mesi di riflessione su dove allocare le competenze, su quali fossero gli enti che avevano le competenze e la struttura per meglio gestire questa materia rischiamo, nel momento nel quale andiamo a definire un assetto istituzionale, di doverlo magari poi riprendere in mano nel giro neanche di tanto tempo, perché il quadro istituzionale di riferimento nel quale ci troviamo ad operare rischia di non essere più lo stesso.
Credo che questo sia legato alla vicenda contingente che è accaduta in questi giorni, ma anche legata al modo con cui ci siamo trovati ad operare nell'anno che sta andando a concludersi, alla luce delle riforme degli assetti degli Enti locali e della strutturazione dei servizi che erogano sui territori.
Voglio solo ricordare che siamo in un quadro nel quale da poco più di un anno ci è stato annunciato lo smantellamento di molti servizi nell'ambito socio-assistenziale, dei rifiuti, dell'acqua, delle funzioni associate dei Comuni e chi più ne ha, più ne metta.
Dentro un quadro nel quale ogni quindici/venti giorni ci comunicavano che un segmento dell'organizzazione che in questi anni ha sorretto le relazioni di servizi al territorio veniva smantellato, rimaneva fermo sullo sfondo quella grande riforma della Carta delle autonomie che avrebbe dovuto, nella sua riorganizzazione complessiva, dare basi solide su cui poggiare queste riforme. Invece, ci troviamo, sempre e puntualmente, a ragionare di riforme contingenti senza che ci sia il quadro generale.
Quello che in questi giorni in qualche misura siamo stati chiamati ad affrontare è l'ennesima puntata di questo film con tante sfaccettature.
Questo lo dico perché numerose riflessioni che noi, come Gruppo del PD abbiamo cercato di portare nella discussione relativa agli assetti e al modello organizzativo da dare al servizio della gestione dei rifiuti, della filiera dei rifiuti sul nostro territorio, hanno risentito molto di questo quadro. Noi ci siamo trovati ad avviare una nostra riflessione che tendeva a dare ordine compiuto e complessivo al modo con cui gli Enti locali sui territori si organizzano per dare ai propri cittadini risposte a tutta una serie di bisogni a cercare di farlo in un modo che avesse un senso complessivo, senza invece continuare, come purtroppo è successo in tanti episodi dell'esperienza passata, a ragionarne sempre per segmenti l'uno sganciato dall'altro. Dico anche che avremmo pensato e preferito che fosse più opportuno affrontare il tema di una riforma di servizi come questa a partire da una considerazione e una consapevolezza di fondo: con tanti limiti, il sistema ha dato risultati buoni in molte realtà del nostro territorio relativamente alle materie sulle quali stiamo ragionando in questo periodo.
Sicuramente l'obiettivo era casomai di portare a sintesi più complessiva tutto la materia e, magari, indagare perché, con una medesima norma di riferimento, alcuni territori hanno fatto cose egregie e altri un po' meno. Invece, per l'ennesima volta abbiamo rimesso tutto in un calderone e siamo ripartiti da zero, come se i percorsi passati, le esperienze, le realizzazioni e le sperimentazioni svolte non ci potessero essere in alcun modo di aiuto nella ridefinizione del percorso che siamo qui oggi ad affrontare. Dico questo anche perché la discussione effettuata in Commissione relativamente al fatto che con questa norma, attraverso l'ultima proposta che la Giunta e la maggioranza ci hanno proposto, in realtà, si creava un nuovo ente, tesi che...



PRESIDENTE

Mi scusi, Consigliere Taricco.
Sospendo la seduta: stanno seguendo i lavori anche dei ragazzi e non stiamo dando una grande immagine.
Qui ognuno fa ciò che ritiene, però mi permetto, a nome dell'Assemblea conosco il vostro impegno e la vostra serietà - di richiamare un po' all'ordine - scusate il termine improprio e inusuale - perché è necessario che chi spende il proprio tempo, il proprio lavoro e il proprio impegno per lavorare a un provvedimento importante come questo abbia il diritto di parlare serenamente e coloro i quali - ce ne sono - vogliono seguire i lavori di poterlo fare.
Prosegua, Consigliere.



TARICCO Giacomino, relatore di minoranza

Grazie, Presidente.
Relativamente a queste materie cui ho accennato, in Commissione si è svolta una discussione: noi ritenevamo, e rimaniamo convinti, che, in realtà, attraverso la scelta operata dalla Giunta e dalla maggioranza, si crei un nuovo ente. Dopo le riflessioni di questa mattina sul ruolo e la funzione della Provincia, probabilmente, meriterebbe un ulteriore approfondimento anche il tema di quanto, e secondo quale modalità, rimarrà alla Provincia dopo.
Al di là di questo tema, su cui si è pronunciata l'Aula questa mattina crediamo che lo strumento scelto per affrontare la gestione nella nostra Regione del tema rifiuti comporterà alcune conseguenze molto pratiche e concrete.
Pensiamo che il nuovo soggetto, la Conferenza d'Ambito - lo abbiamo detto nella discussione in Commissione e lo riproporremo con emendamenti puntuali anche in Aula - costituisca una soluzione, dal nostro punto di vista, sicuramente meno efficace rispetto ad una scelta molto più netta sull'allocazione delle singole funzioni strategiche affrontate da questa norma.
Noi avevamo detto, e continuiamo a rimanere convinti, che sarebbe stato meglio allocare l'intero tema della raccolta, del pretrattamento e del conferimento rifiuti in capo agli Enti locali singoli o in forma associata che sarebbe stato meglio allocare la competenza dello smaltimento finale dei rifiuti in capo alle Province; che insieme Province, Comuni ed Enti locali avrebbero dovuto gestire tutta la programmazione in modo condiviso in modo da garantire l'unitarietà, ma nel rispetto delle singole responsabilità degli Enti e delle singole funzioni. Inoltre, non dimentichiamo che la raccolta rifiuti è una delle questioni più cruciali su cui, in moltissimi casi, le Amministrazioni locali sono giudicate dai loro cittadini. Continuamente assistiamo a confronti anche molto duri e serrati sulle modalità con cui si provvede alla raccolta, sui criteri, sui costi sulle tariffe, su tutte le questioni che riguardano questo aspetto.
Per certi versi, la discussione in Aula su alcuni temi ha permesso di migliorare il provvedimento. Questa mattina, nello svolgimento della relazione di maggioranza si è detto che tanti sono stati gli emendamenti presentati nella discussione in Commissione e alcuni di questi sono stati anche di stimolo e oggetto di miglioramento complessivo della norma.
Crediamo che questo sia stato un lavoro puntuale e importante che complessivamente la Commissione ha cercato di portare avanti.
sicuramente un fatto positivo aver deciso di disgiungere il percorso del ciclo integrato dell'acqua da quello dei rifiuti, perché correvamo il rischio di individuare una soluzione unitaria per due esperienze che richiedono di essere trattate in modo distinto. Ciò avrebbe potuto creare maggiori problemi rispetto ai vantaggi che, sostanzialmente, poteva mettere in gioco.
Possiamo dire che alcuni miglioramenti normativi sono sicuramente intervenuti, ma, a nostro giudizio, rimangono parecchi nodi critici che il testo licenziato dalla Commissione non affronta ancora in modo sufficiente.
Continuiamo a rimanere convinti che la Conferenza d'Ambito, al di là delle intenzioni che hanno indicato quello strumento per gestire questo servizio per il territorio e la comunità, rischia di rimanere un luogo di consentitemi il termine - deresponsabilizzazione gestionale, nel senso che in qualche misura, tutti avranno un soggetto terzo a cui affidare una funzione che rischia, formalmente, di rispondere prevalentemente alle Province, ma, nella sostanza, di essere un ente terzo che, in qualche misura, si pone come parafulmine, qualora le cose non funzionino esattamente come dovrebbero.
Crediamo sia ancora da puntualizzare meglio la questione delle modalità con cui abbiamo codificato - consentitemi il termine - i sub ambiti. Nel senso che con l'accezione ipotizzata in un primo momento attraverso la formulazione della Giunta, cioè quella dei pareri vincolanti su tutta una serie di funzioni, si rischiava di ingessare scelte importanti, che correvano il rischio di essere fermate soltanto perché, magari, un territorio su queste questioni non era d'accordo.
Probabilmente, la formulazione attuale deve essere ripensata, perché i Comuni, che soprattutto sul tema della raccolta, della modalità di effettuazione del servizio e della tariffa necessitano, probabilmente, di una sufficiente autonomia per poter esercitare una loro funzione e una loro potestà di scelta nei confronti dei cittadini del loro territorio rischiano con questa formulazione di non poterlo fare.
necessario - anche questo sarà oggetto di nostri emendamenti sia agli articoli puntuali dove si tratta delle materie affidate eventualmente ai sub ambiti, sia nelle norme transitorie - individuare un'adeguata formulazione che salvaguardi le storie, le esperienze, le responsabilità, i meriti e i demeriti con cui i singoli territori arrivano a questo appuntamento. Crediamo vi sia una questione che riguarda la gestione economica, i patrimoni - diciamo così - e il personale con cui i singoli territori arrivano a questo appuntamento, oltre ad una questione che concerne gli aspetti finanziari, la gestione dei debiti e crediti. Crediamo non sia la stessa cosa in una nuova struttura conferire risorse economiche o crediti.
I nostri emendamenti al documento non sono stati accolti, anche se, a onore del vero, l'Assessore ha detto che sarebbero stati tenuti in debita considerazione nella riformulazione di un testo da riproporre all'Aula.
necessario tenere in debita considerazione una questione, cioè salvaguardare chi in questi anni ha gestito in modo sobrio, efficace ed efficiente le proprie strutture; chi ha una situazione patrimoniale e finanziaria equilibrata e corretta, in alcuni casi anche ottima; chi ha proceduto nella programmazione del lavoro, sia in termini di prospettiva di sistemazione dei rifiuti, che di trattamento degli stessi; chi ha operato scelte intelligenti e lungimiranti, affinché possa tradursi in una prospettiva diversa.
Noi abbiamo presentato ben due emendamenti a questo tema. Nel primo caso avevamo presentato degli emendamenti, poi fatti decadere da quelli predisposti dalla Giunta, al fine di lasciare questa eredità del passato in capo ai singoli Comuni o ai Comuni in forma associata, in modo che chi aveva eventualmente generato virtuosità potesse goderne e chi aveva generato problemi dovesse occuparsene. Abbiamo poi presentato anche un'altra formulazione, che ha comunque l'obiettivo di individuare criteri puntuali e precisi che vadano a salvaguardare lo stesso tipo di prospettiva.
Ecco, noi crediamo che il lavoro che l'Aula dovrà approntarsi ad affrontare su questo tema sia ancora un lavoro importante, in modo che molte materie che noi, come altri Gruppi, avevamo fatto oggetto di emendamenti - che in Commissione non sono stati accolti, ma che avevano sollevato problemi di cui unanimemente si sono riconosciute la cogenza e la necessità di generare soluzioni diverse - possano essere adeguatamente affrontate e discusse in Aula e possano generare proposte più puntuali, più precise e più capaci di cogliere la posta in gioco che questa riforma ci pone.
Per questo motivo, presenteremo emendamenti puntuali sull'articolato anche alla luce delle indicazioni, dei suggerimenti e delle osservazioni che nel dibattito generale su questa norma potranno ancora emergere.
Dopodiché, dato che una delle questioni centrali di questa riforma è inutile che ce lo neghiamo - quella legata all'assetto istituzionale o comunque, all'assetto nel quale gli Enti locali (i Comuni e le Province) si troveranno ad operare, e che questo assetto non è mai stato meno solido di quanto lo sia in questo momento (né per gli uni né per gli altri), siamo anche consapevoli che è probabile che nei prossimi mesi dovremo svolgere ancora qualche intervento di "manutenzione straordinaria".
Per intanto, quindi, nel quadro che ci è dato, cercheremo con il nostro Gruppo di operare al meglio, proprio perché siamo convinti - e chiudo Presidente - che questa non è una materia tra le tante, ma è una questione importante perché - ripeto - tocca molto da vicino la qualità della vita e l'esperienza che i cittadini traggono dal rapporto con l'Ente locale.
Credo siano sei o sette le questioni sulle quali normalmente i cittadini giudicano l'efficacia e l'efficienza dell'Ente locale, quindi quegli Enti locali hanno per un verso la responsabilità, ma per l'altro verso la necessità, di essere messi in condizione di giocare un ruolo importante per poter dare ai cittadini le risposte che essi si attendono.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Bono per lo svolgimento dell'altra relazione di minoranza, per la quale ricordo che il tempo a disposizione è di 15 minuti.



BONO Davide, relatore di minoranza

Grazie, Presidente.
Il testo di legge in questione ha sicuramente avuto un percorso accidentato, il cui resoconto è stato fatto sia dal relatore di maggioranza sia dal primo dei due relatori di minoranza. Il provvedimento nasce, come sappiamo, dall'articolo 2, comma 186 bis, della legge n. 191/2009 (finanziaria 2010), che chiedeva appunto la soppressione degli Enti compresi i Consorzi socio-assistenziali, quelli di bacino per la gestione dei rifiuti e le Autorità d'Ambito che costituivano Enti a se stanti nell'ottica di un principio di risparmio della cosa pubblica, la cosiddetta "de-entificazione": si tratta di un neologismo ma spesso in politica, sulle questioni tecniche, si ricorre a neologismi.
Il testo recitava proprio così (e leggo brevemente): "Decorso un anno dalla data di entrata in vigore della presente legge" - la legge finanziaria che ho citato - "sono soppresse le Autorità d'Ambito territoriali, di cui agli artt. 148 e 201 del decreto legislativo n.
152/2006 e successive modificazioni". Decorso lo stesso termine - come ha ribadito più volte l'Assessore Ravello - ogni atto compiuto dalle Autorità d'Ambito territoriali è da considerarsi nullo.
Qui apro una piccola parentesi. Siamo ovviamente d'accordo sull'importanza di arrivare all'approvazione del testo nei termini prescritti dal livello nazionale. Ricordiamo però che si trattava di un anno dalla finanziaria del 2010, che è della fine del 2009: significa che la scadenza era al 31 dicembre 2010 e che, proprio per l'intempestività delle leggi regionali di recepimento della finanziaria - sappiamo tutti che un anno in effetti è breve ed è un tempo scarso per poter affrontare il tema a livello di Giunta, di Commissione e poi di Aula - è stato velocemente posticipata, come sappiamo, al marzo 2011.
Successivamente, visto che ancora le Regioni - non che tergiversassero avevano proprio problemi di tipo temporale per recepire un decreto su una tematica così complessa, nell'ambito degli assetti legislativi e normativi di una Regione e dei suoi Enti locali, c'è stata una proroga al 31 dicembre 2011.
Ovviamente ripercorro queste tappe non per chiedere una proroga al neo Governo (non eletto) del Presidente Monti, ma per dire che ci sono già state due proroghe. Un detto suggerirebbe che, fatta la seconda, si pu fare anche la terza.
Battute a parte, sappiamo che il disegno di legge ha avuto, come ho detto, un percorso molto accidentato: era già stato presentato per cercare di rimanere nei termini del dicembre 2010 e poi per rimanere in quelli del 31 marzo 2011; era stato anche presentato - se non ricordo male - un progetto di legge del Partito Democratico e lo stesso Assessore Ravello aveva poi presentato una modifica, in seguito a discussioni allargate e a tavoli - che immagino siano stati ampi, lunghi e forse anche estenuanti con i rappresentanti degli Enti locali. La parte del leone - lo sappiamo è stata giocata dall'UPP (l'Unione delle Province Piemontesi) che, pur contando solo otto enti, ha avuto sicuramente un grosso peso nel modificare il disegno di legge. Meno, forse, si sono fatti sentire all'inizio i Comuni, gli Enti locali più di prossimità riuniti nell'ANCI, proprio perch all'inizio vi era uno squilibrio totale, in particolar modo per quanto riguarda la gestione del servizio di gestione dei rifiuti urbani totalmente sbilanciato sulle Province.
Non lo dico ora per autodefinirci Cassandre, ma si era detto che l'ambito di discussione politica stava portando ombre, dubbi e pensieri sulla possibile messa in discussione degli Enti provinciali. Lo avevamo detto - ma l'avevano detto un po' tutti - proprio perché bastava leggere i giornali. La possibilità di eliminare le Province era contenuta anche nella manovra del precedente Governo Berlusconi: prima quella di eliminare le Province sotto i 300.000 abitanti; poi ovviamente qualche rappresentante mi sembra della Lega Nord, ma anche di altri partiti - aveva cercato di difendere il proprio orticello, dicendo che la propria Provincia ne conta 297.000 e che di conseguenza il limite avrebbe dovuto essere fissato sotto i 280.000; poi è arrivato un altro rappresentante che ha cercato di salvare il proprio orticello dicendo che bisognava scendere a 250.000 perché la sua ne ha 251.000.
Nel corso del dibattito era emerso questo tema. Ho aperto questa ampia parentesi anche in relazione alla questione sospensiva e pregiudiziale posta prima della collega Artesio, che vorrei richiamare in fase di discussione del disegno di legge, oltre che di questa relazione: è vero che il testo licenziato dalla Commissione rappresenta un equilibrio tra due forze territoriali contrapposte (UPP e ANCI), però risulta già obsoleto nel momento in cui andiamo a discutere il testo in Aula. Sinceramente, penso che nessuno abbia ancora capito bene - perché non si sa nulla, tranne quello che si è letto o sentito in conferenza stampa sulla cosiddetta "manovra salva Italia" (già il titolo dovrebbe farci venire i capelli bianchi, per chi li ha!) - quali siano le conseguenze della trasformazione degli Enti provinciali: si parla di Enti di secondo livello, con Consiglieri nominati dai Comuni. Bene, ma quali saranno, poi, le funzioni che andranno a ricoprire? Si è parlato, altresì, di passaggio dei dipendenti e delle funzioni in alto verso le Regioni, o in basso verso i Comuni. Francamente, diventa difficile andare ad ipotizzare, nell'articolo 6 se non erro, la gestione associata delle funzioni tra Comuni e Province all'interno delle Conferenze d'ambito, proprio perché rischiamo di partorire un disegno di legge che risultava già obsoleto quando è stato licenziato dalla Commissione (neanche dopo l'esame in Aula!).
Il provvedimento è stato licenziato dalla Commissione mercoledì, quindi vi è stato veramente poco tempo, non solo per il nostro Gruppo ma anche per i Gruppi più grossi, per potere leggere il quadro organico del disegno di legge licenziato dalla Commissione e poter svolgere una regolare attività emendativa in base a quelle che erano le istanze di ogni singolo Gruppo (qualcuno ha insistito più su una parte del disegno di legge, qualcun altro più su un'altra, ma ovviamente questo rientra nell'ambito del regolare esercizio delle funzioni dei Consiglieri).
Questo, principalmente, rimane il grande nodo da sciogliere per quanto riguarda il disegno di legge. Spero proprio che l'Assessore Ravello, con la sagacia che lo contraddistingue, insieme alla Giunta, da una parte, e i singoli Gruppi consiliari nelle loro rispettive funzioni e parti politiche dall'altra, possano valutare, magari nell'arco di una settimana o per il prossimo Consiglio, quale possa essere la migliore strategia per evitare lo ribadisco per l'ennesima volta - di produrre di un disegno di legge che oltre ad essere già obsoleto, richiederà entro il mese di aprile 2012 la necessità di rimetterci mano. Non sarebbe la prima volta: non è colpa di nessuno, né della Giunta, né del Consiglio, ma spesso alcuni disegni di legge (capita anche in altre Assise) sono impugnati dalla Corte Costituzionale, per cui si andrebbe anche a riaprire il contenzioso (lo abbiamo visto persino con la legge sui parchi, prodotta dalla precedente Giunta, che è stata impugnata e ha impegnato il Consiglio regionale per quasi sei mesi, tra lavori di Commissione e d'Aula).
Quando i colleghi Carossa e Negro dicono "lavoriamo, produciamo qualcosa di concreto", dobbiamo quantomeno cercare di evitare, soprattutto se lo si sa a priori (peraltro, non sempre si riesce a sapere in anticipo) che i disegni di legge appaiano obsoleti trascorso appena un mese dalla loro approvazione, e richiedano, quindi, di essere rivalutati, ristudiati e modificati. In questo caso, è una sorta di allerta che non solo io, ma che tutti si sentono di dover suggerire, ferma restando l'esigenza, come ho detto all'inizio del mio intervento, di recepire entro il 31 dicembre quanto chiesto dal livello centrale.
Nei pochi minuti che mi restano, oltre a questo punto che volevo sviscerare in maniera completa durante la relazione, perché magari dopo non ve ne sarà più la possibilità, volevo analizzare un altro elemento che per noi è fondamentale: noi siamo contenti (o parzialmente contenti) del fatto che sia stata espunta la parte riguardante il servizio idrico integrato e che sia stata accolta la possibilità di creare un ATO (Ambito Territoriale Ottimale) speculare a quello dell'acqua per quanto riguarda i rifiuti (è quello che auspicavamo sin dall'inizio anche noi del Movimento 5 Stelle) che permetta di salvaguardare la funzione e la rappresentatività (sia pure limitatamente alla percentuale del 50%, sulla quale sono già intervenuto in sede di Commissione) dei Comuni.
Resta stralciata anche la parte dell'articolo 13 - è stato dunque recepito il nostro emendamento, che lo stesso Assessore Ravello aveva predisposto - che andava ad eliminare il 5% minimo di tariffe per il servizio idrico integrato che andava a costituire il cosiddetto "Fondo ATO" con le Comunità montane, che aveva sollevato critiche per il fatto di essere iscritto in un fondo regionale che poteva sollecitare ambiguità e perplessità sull'effettiva e celere redistribuzione sul territorio delle Comunità montane.
Per quanto concerne il servizio di gestione dei rifiuti urbani, a nostro avvio permane la perplessità sulla mancata separazione della parte di raccolta differenziata (quindi riciclo, partituzione, raccolta separazione e riciclo) e quella di smaltimento. Questo principio, che addirittura ho sentito giudicare "sacro", in termini di importanza che a nostro avviso ricopre nella legge quadro n. 24 del 2002 per quanto riguarda i rifiuti, viene praticamente smontato all'interno di questo disegno di legge. Infatti, all'interno delle autorità d'ambito si dice che "possono" essere individuati dei "sub ambiti", come li ha definiti il collega Taricco (nel disegno di legge sono state chiamate Aree Territoriali Omogenee).
Su questo aspetto siamo stati molto critici: già in sede di Commissione avevamo proposto un emendamento che riproporremmo naturalmente in Aula in cui si chiede di inserire "devono", rendendomi conto che, come ha detto l'Assessore Ravello, magari qualche Comune è restio, ha paura o ci sono problemi tecnici in questa fase di ricostruzione anche del tessuto amministrativo degli enti locali, affinché vi siano delle Aree Territoriali Omogenee riconducibili, in qualche modo, ai principi di sussidiarietà autonomia e differenziazione, e siano responsabili, in primis, della parte che è sempre stata di loro competenza, cioè della raccolta differenziata.
Se mettiamo in mano ad una convenzione che prevede le Province (posto che a breve le stesse non ci saranno più) e i Comuni, le opere strategiche per lo smaltimento (quindi gli inceneritori fondamentalmente, perché la visione della politica italiana - tutta, non sto ascrivendo nessuna colpa o forse la sto imputando a tutti, a seconda di come la si vuole leggere - è quella di andare nella direzione dell'incenerimento dei rifiuti), ovvero la parte cosiddetta lucrativa, nel senso che si può fare business sugli inceneritori perché sono incentivati dai certificati verdi, finiamo per penalizzare o rischiare di penalizzare (il dubbio dobbiamo comunque porcelo) la raccolta differenziata, che è il principio fondamentale, nella scala gerarchica europea ma anche nella nostra legge che ha recepito la normativa europea, per trattare i rifiuti.
Se diamo in mano allo stesso soggetto lo smaltimento, che permette di guadagnare, e la raccolta differenziata, che viene invece considerata un costo, anche se su questo dovremo parlarne, perché se mandata a pieno regime la raccolta differenziata, permettendo di vendere i materiali raccolti, crea posti lavoro (visto che parliamo sempre di posti di lavoro magari potremmo anche discutere di questo) e dunque anche degli introiti o incassi, proprio perché si vendono i materiali. E se eliminiamo questa separazione, rischiamo veramente di sbilanciare tutto il sistema verso lo smaltimento. E posto che il Testo Unico dell'ambiente ci chiede il 65% di raccolta differenziata al 2012, quindi domani, e la Regione Piemonte è inadempiente - questo bisogna dirlo, perché siamo al 50% ed è vero che se ci paragoniamo, come spesso ama fare la Lega Nord, alla Campania o alla Calabria, che hanno difficoltà enormi, siamo virtuosi. Ma non basta, perch se la legge chiede il 65%, non capisco perché noi dobbiamo dire che con il 50% siamo meno peggio degli altri e siamo più bravi degli altri.
In questo caso ci sono forti criticità e forti apprensioni su quella che doveva una legge di mero recepimento di una normativa nazionale, che invece va a toccare pesantemente, secondo noi, indirettamente la legge quadro dei rifiuti; tra l'altro, andando ad eliminare negli ultimi articoli, ad esempio nel comma 3 dell'articolo 10, gli altri commi della legge 24/2002.
Quindi, questi saranno sicuramente oggetto di nostri emendamenti e speriamo che venga recepita la nostra richiesta di prenderci un momento di tempo per poter pensare, anche in relazione alla cosiddetta modificazione o soppressione delle Province.



PRESIDENTE

Apriamo il dibattito generale.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Grazie, Presidente.
Non ho nulla da aggiungere alle considerazioni che ha svolto poco fa il collega Taricco a nome del nostro Gruppo.
Però vorrei invitare l'Assessore e i Consiglieri a fare una pausa di riflessione, perché da quando la Commissione ha discusso il provvedimento che vuole delineare un'alternativa alla soppressione degli ATO e dei consorzi, ad oggi, giorno in cui comincia la discussione in Aula, è intervenuto un fatto politico e legislativo che noi non possiamo ignorare continuando a discutere il provvedimento come fosse una novità che pu determinare una situazione completamente nuova per quanto riguarda il futuro degli ATO, per come noi immaginiamo il modello, cioè un modello che assegna alle Province un ruolo significativo.
Del resto, anche la proposta del PD assegna alle Province un ruolo significativo. Noi abbiamo immaginato un modello che semplifica e individua con maggiore precisione chi fa che cosa, ma entrambe le proposte, la vostra e la nostra, oggi sono messe in forse in maniera pesante dal decreto che ha varato il Governo, perché mentre noi immaginiamo un provvedimento che, per quanto riguarda smaltimento e raccolta dei rifiuti, individua uno snodo fondamentale nelle Province, il Parlamento è chiamato a votare nei prossimi giorni - se hanno un fondamento le notizie apparse sui giornali di un iter accelerato dell'esame di questo provvedimento - norme che mettono in discussione il testo di legge che stiamo esaminando.
Per queste ragioni, dico: "Fermiamoci un attimo". Fermiamoci per riflettere, perché il provvedimento all'esame del Parlamento stabilisce che le Province diventino enti di secondo grado, esattamente come erano i comprensori negli anni '70 nella nostra Regione, stabilisce che le Province abbiano funzioni di coordinamento e di indirizzo, ma che tutte le competenze trasferite alle province debbano tornare in capo alla Regione o passare ai Comuni.
Voi capite che se questa norma diventa legge, il giorno dopo il nostro provvedimento è vecchio e deve essere riscritto totalmente. Non solo: la norma stabilisce che, qualora questo processo non vada avanti e qualora le Regioni non facciano entro l'aprile del prossimo anno un provvedimento scatti il potere sostitutivo dello Stato e del Governo, che però non è quello che immaginiamo, perché la Regione deve semplicemente stabilire alcune cose, ma lo snaturamento del ruolo delle Province è stabilito con norma, qualora venisse approvato questo decreto.
Quindi, fermiamoci e fermatevi, perché non credo che abbia molto senso continuare questa discussione. Noi abbiamo costruito un modello e un sistema che si regge su un fatto che le Province e i Comuni devono svolgere un ruolo importantissimo, nell'attività di smaltimento, di raccolta e di gestione dei rifiuti.
Mentre la Regione Piemonte, adempiendo ad un compito che aveva, perch dobbiamo fare fronte ad una decisione cioè sopprimere i consorzi e gli ATO si accinge a definire un nuovo modello e ad approvare un'altra legge, ecco che questa norma ci obbliga quantomeno ad una pausa di riflessione.
Aggiungo che sempre il decreto legge in questione istituisce la tassa sui rifiuti comunali.
Vi invito a leggere la norma sulla tassa sui rifiuti comunali, che viene istituita con decreto-legge, che sono 47 commi. I due fatti che ho ricordato, cioè il fatto che il decreto istituisca una tassa sui rifiuti comunali e la normi in un certo modo, rinviando una serie di compiti alla conferenza Stato-Regioni per quanto riguarda i criteri - si parla di un fondo perequativo di sperimentazione - costituiscono una novità che cambia lo scenario per quanto riguarda le politiche dei rifiuti e le tasse.
Se a questa cosa colleghiamo quell'altra, cioè il fatto che stiamo discutendo un provvedimento che sconta un ruolo delle Province, che non potrebbero esercitare da domani, se viene approvato il decreto legge nella versione che noi conosciamo, e che siamo autorizzati al momento a considerare attualissima, trattandosi di un decreto legge - e come tale è un provvedimento che ha forza di legge - credo che non abbia molto senso continuare questa discussione. Ma non lo dico in polemica con nessuno perché naturalmente la nostra discussione avrebbe avuto ben altro prosieguo e sviluppo se non ci fosse stato di mezzo questo provvedimento.
L'Assessore avrebbe difeso le ragioni del suo provvedimento, il Presidente della Commissione ha spiegato le ragioni di questo provvedimento. Noi avremmo avanzato una serie di proposte migliorative e modificative del provvedimento presentato dalla Giunta, ma sono io il primo a riconoscere che le nostre proposte non erano, dal punto di vista della definizione dei ruoli, altra cosa rispetto a chi, come la Giunta riconosceva un ruolo alle Province. Quindi, non è una polemica, ma è una presa d'atto, perché sarebbe singolare che noi continuassimo a discutere di un modello che riconosce alle Province un ruolo, in un momento nel quale un provvedimento del Governo che dovrebbe essere approvato tambur battente almeno questo si dice - e che ha il valore del decreto legge, decreta la fine del ruolo delle Province così come noi le abbiamo conosciute finora, e sulla base del quale abbiamo immaginato che le Province avessero nella legge nostra quel tipo di funzione.
Su questo non ci sono dubbi. Qui non è facoltativo, non è questione che possiamo valutare diversamente, ma è questione che va affrontata per quella che è.
Allora inviterei innanzitutto l'Assessore, ma anche i partiti e i Gruppi di maggioranza e di opposizione a fare un po' il punto della situazione, perché le nostre discussioni devono avere un capo e una coda.
Le nostre discussione hanno un senso se producono le leggi o se la discussione in corso ci consente, magari tra contrasti e un confronto anche vivace, di approvare un provvedimento, ma qui viene meno il presupposto sul quale noi fondiamo la proposta di legge che stiamo esaminando, perché un pezzo di quella proposta di legge viene meno nel momento nel quale noi constatiamo che l'Ente Provincia cessa di essere un Ente Provincia ed ha altre funzioni.
Diventa un ente di secondo grado, perché il Presidente non è più eletto dai cittadini; i Consiglieri sono nominati dai Comuni; le Giunte non ci sono più; le funzioni sono di indirizzo e di coordinamento; le competenze trasferite alle Regioni vengono ricentralizzate o devono passare ai Comuni e via di questo passo. Poi ci sarà la riforma della Costituzione dell'articolo 133, perché è evidente che il legislatore non poteva non affrontare questo nodo, ma intanto quella norma, per la parte che al momento norma il ruolo delle Province, apre una scenario completamente nuovo.
Per questo motivo, Presidente del Consiglio e Assessore Ravello, vi inviterei a riflettere. Oggi ci confrontiamo con una novità che in Commissione, quando abbiamo discusso la proposta di legge, non esisteva. Mi riferisco al decreto legge che istituisce la tassa sui rifiuti comunali e la norma in un certo modo (45 commi, salvo poi definire e rinviare alla Conferenza Stato-Regioni il compito di definire i criteri).
Per questo motivo, se è così, vi invito a fare una riflessione seria altrimenti la nostra discussione non ha funzione e ruolo. Delle due l'una.
Se dico cose che non sono vere, vi chiedo scusa; ma poiché quanto dico l'ho letto nel decreto legge, dobbiamo interrompere adesso la nostra discussione per aggiornarci alla luce degli sviluppi sul piano nazionale, in modo da capire in che misura quel provvedimento avrà un esito e, se sì, che tipo di esito sarà.
Grazie.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MOLINARI



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Muliere; ne ha facoltà.



MULIERE Rocco

Grazie, Presidente.
Chi mi ha preceduto ha già posto le questioni.
Si tratta di una materia estremamente delicata; del resto abbiamo visto quanto è durata la discussione in Commissione, fuori dalla Commissione, il rapporto con le Province, con i Comuni e con i consorzi. È una questione estremamente delicata che inizialmente riguardava la gestione integrata delle risorse idriche e, soprattutto, la questione della gestione integrata dei rifiuti.
Questa questione così delicata oggi si è ulteriormente complicata, a seguito dell'approvazione del Governo di una manovra finanziaria che ci pone di fronte a delle questioni. Mi pare che, in generale, questo Paese abbia bisogno di una riforma dello Stato e della pubblica amministrazione.
Noi, invece, in Italia siamo partiti dalla questione dei consorzi. È una situazione davvero complicata e anomala.
Proprio perché occorre una riforma complessiva dello Stato e della pubblica amministrazione non sarei partito dai consorzi, ma da una riforma più generale, a cominciare dal Parlamento. Chi invece ha deciso di partire dai consorzi, ha deciso di partire da un'esperienza che nel nostro Paese ha dato risultati positivi, se guardiamo alla questione dei rifiuti, ma potremmo anche parlare di quanto hanno ottenuto fino ad oggi i consorzi socio assistenziali.
Tra l'altro, è da quasi un anno che gli attuali consorzi socio assistenziali, o i consorzi per la gestione dei rifiuti, vivono con amministratori che non percepiscono più un compenso, quindi a titolo di volontariato. Oggi siamo qui a discutere di come superare questa esperienza. Credo che davvero sia una discussione un po' particolare e anomala.
Ci sarebbe bisogno, per esempio, di una riforma degli uffici decentrati dello Stato, ma non se ne parla mai. Ci sarebbero tante riforme da fare invece siamo partiti dal nucleo forse più piccolo, quello dei consorzi.
Adesso, però, dobbiamo affrontare la questione.
Come ha detto questa mattina il capogruppo Reschigna, paradossalmente abbiamo votato la pregiudiziale posta dalla collega Artesio, e nello stesso tempo ci rendiamo conto che occorre affrontare il tema, quindi arrivare ad una normativa.
Tuttavia, la questione che abbiamo di fronte è davvero particolare perché il decreto approvato dal Governo, come diceva prima il Consigliere Ronzani, in qualche modo supera l'esperienza delle Province, facendole diventare un'altra cosa. Il prossimo anno le Province, se il decreto verrà confermato dal Parlamento, diventeranno un'altra cosa. Noi, nel discutere questa legge, dovremmo tenerne conto.
L'articolo 6, per esempio, istituisce le Conferenze d'ambito.
Ora, se le Province diventeranno altra cosa, diventeranno un'emanazione dei Comuni, perché i dieci Consiglieri che rimarranno verranno nominati dai Comuni.
La Conferenza d'ambito, così come l'abbiamo pensata (anche se noi abbiamo espresso molti dubbi in Commissione) e per come è previsto all'articolo 6, non sarà più possibile immaginarla, perché il 50% dei voti è riservato ai Comuni, mentre il restante 50% dei voti è attribuito alle Province ricadenti nello stesso ambito territoriale ottimale.
inevitabile, quindi, rivedere questa normativa, e poiché penso che il Parlamento - ma lo vedremo nei prossimi giorni, ecco perché abbiamo detto di fermarci un attimo - dovrà confermare quel decreto, questo disegno di legge dovrà essere necessariamente rivisto, perché se il nucleo fondamentale della legge è l'istituzione della Conferenza d'ambito, questa Conferenza d'ambito, così come l'abbiamo pensata noi, o così come ce l'avete proposta, non potrà più operare.
Oltretutto, nelle norme transitorie si dice che entro un anno i Comuni e le Province dovranno stipulare convenzioni di istituzione delle Conferenza d'ambito. Anche in questo caso, dato che le Province non saranno più come le abbiamo vissute fino ad oggi, si dovrà porre una questione.
Stiamo facendo una discussione che fra pochi giorni dovremmo sicuramente rifare, perché non possiamo pensare di approvare una legge che ha in sé un'enorme contraddizione, perché le Province non saranno più le attuali, ma saranno una emanazione delle circoscrizioni di Comuni che eleggeranno i rappresentanti in quella Provincia, cioè saranno rappresentanti dei Comuni. Non possiamo quindi pensare con la logica che ci ha portato a proporre questa legge.
Ecco perché sarebbe utile un momento di sospensione e riflessione. In ogni caso, siamo disponibili a discutere e siamo qui a sostenere il dibattito generale.
Poiché ho la parola, vorrei soffermarmi su una questione: gli ambiti sono quattro e c'è un ambito che interessa, in particolar modo, il mio territorio (quello dell'astigiano e dell'alessandrino).
In Commissione abbiamo posto una preoccupazione all'Assessore relativamente al fatto che nella realtà piemontese ci sono Consorzi che hanno lavorato in modo virtuoso (hanno pensato, programmato e gestito degli impianti, mantenendo basse le tariffe per i cittadini) ed altre realtà in cui questo non è successo. Il Piemonte è un paese con tante esperienze positive e meno positive.
Abbiamo espresso - dicevo - una preoccupazione: come valorizziamo e salvaguardiamo quelle realtà che hanno gestito in modo virtuoso sia la programmazione e la durata degli impianti sia la questione tariffaria rispetto ad altre realtà che non hanno avuto questa capacità? Questa è una preoccupazione reale. Nel momento in cui andiamo a formare ambiti territoriali, questo è un problema reale sul quale dobbiamo riflettere e al quale dobbiamo dare risposte, perché - dicevo in Commissione - la solidarietà tra i territori è un fatto importante, ma non si può concretizzare penalizzando chi ha gestito in modo virtuoso.
E poi - ho finito, Presidente, avremo modo di soffermarci su queste questioni anche nella discussione sull'articolato - la questione posta dal collega Taricco nella relazione di minoranza: il ruolo dei sub ambiti (li chiamiamo sub ambiti, ma nella legge abbiamo utilizzato un'altra definizione) è importante e sulle loro funzioni vorremmo soffermarci ulteriormente, durante la discussione dell'articolato.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bresso.



BRESSO Mercedes

Grazie.
Sarò molto breve, poiché a questo punto il tema è stato praticamente trattato da tutti.
Anch'io sono convinta che, con l'approvazione - con decreto legge pare già controfirmato (così dicono le agenzie) dal Presidente della Repubblica quindi in vigore - di questa normativa, non si possa che correre il rischio di vedere questo testo impugnato davanti alla Corte Costituzionale, quindi di non ottenere neanche il risultato che, se ho capito bene, si vuole ottenere (prorogare i termini delle scadenze legislative), poich l'impugnativa dinanzi alla Corte Costituzionale non consente alla legge di entrare in vigore.
D'altronde, non vedo come un Governo potrebbe fare altrimenti trovandosi di fronte ad una legge palesemente in contraddizione con una norma già in vigore.
Ritengo che sarebbe più ragionevole terminare la discussione generale magari approvare l'articolo 1 e sospendere la discussione, in attesa di capire (pare che i tempi saranno rapidissimi) l'evoluzione parlamentare del decreto Monti.
Tra l'altro, la norma vale anche per i Comuni, anche se, in questo caso, non mi pare - almeno da una lettura veloce del testo - che i Comuni ne siano coinvolti, anche se, dovendo affidare tutte le funzioni all'Unione dei Comuni, di fatto l'organo che diventa determinante per molte attività sarà probabilmente l'Unione dei Comuni e non più i singoli Comuni. Al di là di questo, mi pare che sarebbe ragionevole capire come evolverà la discussione parlamentare: poiché è prevista in tempi molto brevi, potremo sapere se effettivamente resterà così o se si assisterà a modifiche o a proroghe, comunque a normative che potrebbero rendere nuovamente questa norma non coerente con la legge dello Stato e quindi impugnabile davanti alla Corte Costituzionale.
Il rischio è che ci si trovi bloccati dall'impugnativa per molti e molti mesi e che non si sappia più come muoversi.
Considero più opportuna una sospensione della discussione de facto chiusa la discussione generale ed eventualmente approvato il primo articolo, che non mi pare contenere elementi discutibili rispetto al testo del decreto legge. Occorre capire l'evoluzione, perché, se viene approvato tel quel da Camera e Senato, è veramente insensato procedere; tanto varrebbe approvare un articolo unico che proroga di un anno, in attesa dell'applicazione di questa normativa.
Questo ci consentirebbe effettivamente di avere i tempi necessari per una revisione completa del testo normativo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Botta Marco; ne ha facoltà.



BOTTA Marco

Grazie, Presidente.
Ci troviamo sicuramente di fronte ad un provvedimento importante necessario, necessitato, che ha avuto un lungo iter in Commissione, anche molto approfondito, con centinaia di emendamenti, che sono stati tutti valutati; molti - devo dire - anche di merito, che hanno alimentato il dibattito in Commissione e dato una formazione completa al provvedimento.
Mi pare che, dagli interventi fin qui svolti, prevalga un'attenzione più agli aspetti procedurali che sostanziali, cioè ci sia maggiore attenzione alle novità legislative del decreto Monti.
Noi tutti, evidentemente, non potremo che fare i conti con questa nuova realtà, ma ciò non toglie che oggi siamo in fase di discussione generale e che, quindi, possiamo incominciare a trattare con grande tranquillità il provvedimento.
Vedremo se i tempi di approvazione e conversione del decreto legge saranno così rapidi come probabilmente è auspicabile e pensabile, oppure se verranno utilizzati, non dico tutti i 60 giorni, perché sarebbe un'ipotesi abbastanza peregrina, ma dei tempi più lunghi.
Questo non inficia il provvedimento che stiamo analizzando, perch evidentemente il provvedimento ha vigenza da quando sarà approvato, ma ha una vigenza anche di provvisorietà, nel senso che per un anno potremo intervenire per equilibrare gli squilibri che dovessero derivare da provvedimenti nazionali successivi.
Pertanto, non fasciamoci la testa prima di essercela rotta: vedremo quello che succederà.
Questo è un provvedimento composto da una quindicina di articoli, che non richiederà l'esame di pochi minuti da parte dell'Aula, quindi portiamoci avanti con il nostro lavoro ed entriamo nel merito del provvedimento, con le considerazioni che anch'io vorrei provare a fare.
Questo è un provvedimento importante, di razionalizzazione di un settore così significativo e delicato come quello dei rifiuti.
Viene, infatti, portato avanti dal provvedimento un superamento della parcellizzazione degli enti gestori: 23 Consorzi che, fino ad oggi, anzi fino a domani, gestiscono una partita importante nella nostra regione.
Ventitré consorzi che, proprio in virtù di questa parcellizzazione hanno avuto grossi problemi di tipo strutturale in quanto affetti da quella malattia, propria di non molti nostri organismi, del nanismo economico che impedisce molto spesso, in particolare nelle province del Piemonte, di raggiungere quei risultati economici e di strutturazione che, invece questo provvedimento, dovrebbe riuscire a superare.
Provvedimento che ha avuto nel corso del suo iter - lungo perché, come c'è stato ricordato, è stato presentato, poi ha avuto un momento di sospensione per poi essere ripreso - dei cambiamenti rispetto alla versione originaria. Uno dei cambiamenti sicuramente più significativo è stato la crescita del ruolo dei Comuni. Se ricordate, all'inizio il provvedimento metteva al centro del sistema la Provincia; oggi troviamo un provvedimento invece, che divide le responsabilità e i ruoli tra Comuni e Province interessate nei quattro ambiti territoriali ottimali. Da 23 Consorzi attraverso un provvedimento di razionalizzazione e di semplificazione arriviamo ai quattro ambiti. All'interno dei quattro ambiti, la governance è offerta al 50% a Comuni e Provincia. È chiaro che la normativa del decreto Monti potrebbe modificare questa realtà.
Le Province sono svuotate di una capacità gestionale che evidentemente, bisognerà modificare. Province che rimangono, perché tutto potrà fare il decreto Monti, meno cancellare un'entità costituzionalmente prevista. Magari ci vorrà molto più tempo, ma se anche il decreto Monti dovesse arrivare alla sua completa definizione nella versione che oggi conosciamo, evidentemente bisognerà lavorare sulla percentuale che oggi è 50% tra Comuni e Provincia, dando un maggior significato al ruolo dei Comuni, che rimangono l'entità di riferimento più importante.
Devo anche dire che, all'interno della governance, il provvedimento richiama un ruolo importantissimo anche alla Regione. Un ruolo strategico per gli interventi strategici, un ruolo di interlocutore anche con il livello nazionale delle Authority che non potrebbe che essere svolto dalla Regione. Un ruolo parcellizzato sugli ambiti renderebbe più debole e meno autorevole le richieste che potrebbero arrivare dai nostri territori.
Invece, il ruolo di collaborazione, di interlocuzione e approfondimento con l'Authority nazionale, l'Authority dell'energia, che è consegnato alla Regione, è strategico, è molto significativo.
A mio avviso, il cuore di questo disegno di legge sta nell'aver posto i fondamenti e le basi per una reale liberalizzazione dei servizi relativi ai rifiuti. Qui sta la vera questione: l'aver permesso di superare il nanismo economico, l'aver permesso di creare ambiti territorialmente importanti quindi economicamente importanti, rende possibile quella conclamata liberalizzazione che, a parole, è molto richiesta, ma che molto spesso è impedita dalla realtà economica troppo piccola per permettere l'entrata del privato, accanto al soggetto pubblico che, magari, già gestisce una parte dei servizi di cui stiamo parlando, per mettere in gara, quindi cercare di efficientare, ad un costo sostenibile, un settore importante e molto delicato come quello dei rifiuti.
Un provvedimento che permette la liberalizzazione di un sistema, crea le condizioni affinché anche in questo campo si possano creare aggregazioni, entità chiamate a gestire realtà territorialmente significative ed economicamente appaganti per chi deve assumere anche delle decisioni, in termini strategici, in termini di complessità, in termini di tecnologia, che richiedono ritorni significativi.
Un altro punto che vorrei mettere sotto la luce dei nostri piccoli riflettori regionali e del nostro parlamento regionale, è quello relativo alla situazione che aveva creato anche dubbi in Commissione sulle realtà che vanno ad un unirsi in questi ambiti territoriali ottimali. È chiaro che emergeva preoccupazione tra molti Consiglieri relativamente ai rapporti di tipo economico-patrimoniale che i vari Consorzi hanno e che oggi bisogna unire.
Evidentemente, il disegno di legge in particolare, con gli emendamenti di Giunta, introducendo il meccanismo della ricognizione di durata annuale rende possibile, da una parte, la valutazione tranquilla degli asset patrimoniali delle varie entità che confluiscono nella creazione dell'ambito territoriale automatico; quindi, la valutazione se questi asset possono essere interni all'ambito territoriale e gestiti dall'ambito territoriale, oppure rimessi nella disponibilità dei Comuni che costituivano i consorzi di partenza.
Evidentemente, è giusto non appesantire i nuovi ambiti di asset patrimoniali estremamente negativi, magari creatisi da una gestione allegra da parte di alcuni Consorzi territoriali. Come è giusto che chi gestiva questi Consorzi, e li ha gestiti magari male, si assuma le sue responsabilità.
In conclusione, mi pare di poter dire che il provvedimento sia necessario, dovuto, sia un provvedimento che, da una parte, dà delle risposte a chi guarda alla liberalizzazione del nostro sistema economico ma, dall'altra, dà anche delle risposte ai cittadini che, soprattutto in una materia come quella dei rifiuti, cercano servizi efficienti a costi sostenibili. La prima richiesta dei cittadini è avere città pulite e un servizio efficiente a livello di pulizia urbana, ma anche di raccolta rifiuti.
In questa maniera, abbiamo avvicinato con il ruolo maggiore dei Comuni gli enti gestori, gli ambiti territoriali ottimali ai Comuni e, in questa maniera, speriamo, con tutti i se e i ma che qualsiasi riforma si porta dietro, di dare una risposta efficace ai nostri cittadini.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Grazie, Presidente.
L'ho detto questa mattina e vorrei ripetere questo concetto a scanso di qualunque equivoco. Noi non immaginiamo un'azione su questo disegno di legge all'interno del Consiglio regionale tesa a impedire l'assunzione di un provvedimento. Ci verrebbero contro tutti gli amministratori locali che hanno bisogno di uscire da una condizione di incertezza.
Lo dico perché la nostra vuole essere soprattutto un'opposizione di merito attorno ad alcuni nodi per i quali, come ho già avuto modo di dire all'Assessore Ravello, noi chiediamo che al termine della discussione generale, esaminato l'articolo 1, si interrompano su questo punto i lavori di oggi, anche alla luce delle considerazioni espresse negli interventi di alcuni colleghi del Gruppo, oggi pomeriggio in sede di dibattito generale.
Quali sono i punti che ci convincono e quali sono i nodi che riteniamo di dover approfondire? Ci convince la scelta che riguarda la conferma dell'attuale legislazione regionale per quanto riguarda la gestione del ciclo integrato dell'acqua. La riteniamo assolutamente coerente con l'esperienza svolta all'interno della comunità piemontese, con i risultati della consultazione referendaria, anche se dire che ci convince il mantenimento dell'impianto legislativo non può significare il fatto che non deve proseguire lo sforzo affinché possa e debba essere rafforzata a migliorata quell'azione per limitare la parcellizzazione, ancora oggi presente in alcune realtà, dei soggetti gestori.
Abbiamo bisogno di rendere, sia sull'acqua che sul tema dei rifiuti più semplice e più ristretto il numero dei soggetti che intervengono perché questa è la garanzia di un miglioramento dei livelli di efficacia e di efficienza.
Consideriamo il cammino compiuto sino ad ora un cammino che ha conseguito dei risultati utili e importanti, ma non consideriamo ancora raggiunto il punto di equilibrio che noi auspichiamo.
Ci convince il fatto che in materia di rifiuti si voglia mantenere integra la filiera della gestione, anche se sotto questo aspetto noi avremmo preferito una soluzione tesa a rendere più semplice e più chiaro il rapporto tra soggetto e funzioni svolte all'interno della filiera.
Tutta la discussione che si è protratta ufficialmente in Commissione e ufficiosamente in tavoli che l'Assessorato ha costruito con ANCI e UPI ha manifestato un dato che non considero positivo. Tutte le volte che il legislatore regionale si è impegnato a mettere mano su materie che coinvolgono il sistema degli Enti locali, nasce il confronto che è concorrenza tra i Comuni e le Province su chi deve essere il titolare della gestione di queste funzioni.
Credo che su questa materia, ma non solamente su questa materia, se c'è un'attività cui dovremmo prestare sempre più attenzione in un'operazione di riordino dei poteri locali è quello di non immaginare solamente operazioni di architettura o ingegneria istituzionale, ridefinendo gli ambiti, ma precisando il "chi fa che cosa", quindi l'attribuzione delle funzioni in modo adeguato.
Quali sono i punti su cui riteniamo utile qualche giorno di ulteriore approfondimento? Anzitutto, il nuovo scenario che in modo irruente è emerso domenica con l'approvazione del decreto legge da parte del Consiglio dei Ministri (sostanzialmente, essendo un decreto legge, oggi è legge). Poi, io stesso mi auguro che il legislatore arrivi a una definizione molto chiara sul fatto che all'interno del nostro Paese occorra avere tre o quattro livelli di governo.
Credo che un Paese possa funzionare con soli tre livelli di governo, ma occorre che a un certo punto questo sia frutto di una scelta ragionata e che venga dato tempo, soprattutto al legislatore regionale, che sarà impegnato in questa rivisitazione dei ruoli e delle funzioni, soprattutto in ambito di gestione, di poter ridisegnare un nuovo scenario dove non ci si occupi solamente di architettura istituzionale, ma anche di attribuzione delle funzioni in modo assolutamente chiaro.
Ma oggi il problema che ci pone questo decreto legge è molto semplice.
Nella cogestione di queste funzioni a livello di Conferenza d'Ambito tra il sistema dei Comuni e il sistema delle Province piemontesi, oggi questo è un punto di riflessione che noi dobbiamo valutare. Ecco perché sarà di aiuto capire, ad esempio, come evolverà nei prossimi giorni su questa materia il dibattito parlamentare, al fine di chiudere il provvedimento non nel mese di gennaio, ma nel mese di dicembre. Lo dico in termini molto chiari ed espliciti.
Noi porteremo il nostro contributo e il nostro tentativo di dare delle risposte agli interrogativi che sto ponendo, ma richiamando anche l'attenzione della Giunta e dell'intero Consiglio regionale sul fatto che abbiamo bisogno di fare qualche operazione di manutenzione rispetto all'articolato che è uscito fuori dal dibattito in Commissione.
Come dicevo prima, anche sul tema dei rifiuti c'è stato un cammino nel corso di questi anni, che ha consentito autonomamente in capo agli Enti locali una semplificazione del sistema. Vengo da una provincia dove, fino all'anno scorso, c'erano due consorzi, oggi ce n'è uno solo e questo lo considero un fatto assolutamente positivo. Quindi, a livello della dimensione locale, il cammino è messo in atto, si è avviato verso una semplificazione dei soggetti.
Ma noi dobbiamo anche riconoscere che questo cammino in alcune realtà sta facendo emergere situazioni che sono virtuose, perché frutto dell'impegno di molti amministratori teso a raggiungere faticosamente un equilibrio tra costi e ricavi del sistema; ci consegna ancora oggi un sistema nel quale alcuni soggetti sono passati al regime della tariffa mentre altri sono ancora fermi al regime della tassa. Sappiamo benissimo che sono due realtà molto diverse, perché con la tariffa è connaturato il pareggio del costo del servizio e con la tassa no. Ci consegnano realtà in cui è stata fatta un'operazione tesa al raggiungimento dei livelli di efficienza e di efficacia non dico ottimali, ma certamente migliore rispetto al passato e all'interno di quelle che saranno le Conferenze d'Ambito. Così com'è disegnata, all'interno del disegno di legge convivono invece, realtà dove siamo molto lontani da questo livello di efficienza e di efficacia.
Anche il meccanismo di passaggio ai soggetti cui verrà fatto carico della definizione delle attività e delle passività oggi in pancia di molti dei soggetti gestori è un passaggio molto delicato perché rischiano secondo quanto è previsto all'interno della norma transitoria finale, che anche ai soggetti che hanno fatto delle scelte virtuose nel corso degli anni sia fatto carico di passività di cui non sono stati responsabili. Mi rendo conto che questo che è un problema non semplice.
La chiudo qua, perché se vi è l'impegno a concederci qualche giorno tutti assieme di un minimo di riflessione su questo tema, è inutile che ripetiamo le stesse cose.
Considero positivo e condivisibile all'interno del disegno di legge l'individuazione degli ambiti come aree territoriali. Considero anche che quelli, dal nostro punto di vista, sono ambiti di riferimento che possono valere non solamente quando ragioniamo di acqua e di rifiuti, ma anche quando dovremo riorganizzare, come legislatore regionale, su aree vaste, il sistema che oggi in gran parte è in capo alle Province.
Anche questo potrebbe essere un punto di partenza per ridisegnare una futura mappa delle aree vaste che non faccia riferimento più su otto province con pesi territoriali e demografici molto diversi, ma la rappresentazione, confermata all'interno del disegno di legge, dei quattro grandi ambiti territoriali può essere, dal nostro punto di vista, già l'individuazione di quelle che dovranno essere le aree vaste su cui operare un processo di gestione di alcune competenze, che necessariamente non potranno essere trasferite in capo ai Comuni e - io mi auguro necessariamente, non dovrebbero essere trattenute in capo alla Regione.
Quindi ho voluto rappresentare quelli che oggi sono punti di soddisfazione all'interno del disegno di legge, assieme alle necessità di approfondimento.
Sottraggo trenta secondi per chiudere l'argomentazione su un punto: rispetto all'impostazione originaria che l'Assessore Ravello aveva presentato in Commissione, noi abbiamo apprezzato il prolungamento della fase transitoria. Tale prolungamento a un anno credo sia importante proprio perché occorre, innanzitutto, procedere ad una esatta precisazione del punto a cui oggi siamo arrivati e non sarà un'operazione molto semplice.
evidente che il mantenimento in funzione degli organi attuali durante la fase transitoria pone un problema, rispetto al quale vorrei riuscissimo anche ad individuare una soluzione.
Si dovrebbe consegnare la medaglia a quegli amministratori dei consorzi che, in questi ultimi anni, hanno portato avanti responsabilità non semplici, con zero lire di indennità di carica, correndo anche rischi personali e dedicando gran parte del proprio tempo.
Se all'interno di questa fase transitoria, che ha una funzione quasi di commissariamento dell'ente, anche se non in capo ad una persona riuscissimo ad immaginare - senza alcun intento di sperpero di denaro pubblico, sia ben chiaro - un meccanismo per il riconoscimento di un lavoro che non sarà semplice, credo faremmo un atto di giustizia nei confronti di amministratori locali che in questi anni hanno lavorato gratuitamente e il cui lavoro, durante questo anno, sarà un elemento fondamentale per fare decollare in senso positivo o negativo il sistema.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Marinello; ne ha facoltà.



MARINELLO Michele

Grazie, Presidente.
Per fortuna è intervenuto il Consigliere Reschigna - non è un esordio ironico - perché fino al suo intervento pareva che l'unico problema fosse il decreto di domenica scorsa e che tutte le legittime contestazioni portate avanti in questi mesi si fossero sciolte come neve al sole.
Invece, il Consigliere Reschigna, con la sua saggezza e il suo serio bagaglio di amministratore locale di lungo corso, ha riportato le osservazioni che l'opposizione - ripeto - legittimamente ha svolto su un disegno di legge, evidenziando che, sì, c'è un problema derivante dal futuro delle Province, ma ci sono delle contestazioni nel merito delle questioni, che il PD, in particolare il suo Presidente Reschigna, ha portato avanti nel corso degli ultimi periodi e anche nel lavoro delle Commissioni.
Però, sugli interventi precedenti vale la pena ritornare perché credo abbiano focalizzato l'attenzione su una problematica che senza dubbio esiste.
Il decreto "affossa-Italia" - affossa-Italia del Nord principalmente licenziato dal Governo Monti ipotizza un percorso per le Province che è aberrante.
convinzione personale che, nel passaggio in Parlamento, una simile proposta, quella che riguarda le Province, se ancora c'è qualcuno che ha sale in zucca nelle forze politiche che sostengono questo Governo tecnico andrà modificata. Rendiamoci conto di cosa stiamo parlando! Stiamo parlando di un Governo tecnico nominato che, di colpo, attraverso un decreto legge spazza via gente eletta, per posizionare gente nominata dai Comuni! Spazza via Presidenti di Provincia, Giunte provinciali, Consigli provinciali e individua nei Comuni i soggetti che devono nominare dei nuovi Consigli tra l'altro, ridotti - i quali devono eleggere un Presidente.
Va bene che, adesso, va di moda: la democrazia non esiste più, per cui i Governi non hanno più nulla di politico, sono tecnici e nominati, ma non è pensabile che quel modello venga riportato, a cascata, in tutti i livelli. Altrimenti, signori e colleghi, stiamo attenti, domani potrebbe toccare a noi: le nuove Province o i nuovi Enti di secondo grado nominano venti Consiglieri regionali, poi, tra coloro che verranno nominati - perch noi non ci saremmo più - si deciderà chi farà il Presidente.
Questo è un principio che non può passare e che non può stare in piedi.
Di questo si è già discusso nella questione pregiudiziale, per cui diventa ridondante riparlarne oggi, ma visto che è stato fatto da autorevoli esponenti dell'opposizione, rifacciamolo anche oggi: quella roba lì non sta né in cielo né in terra! Quella roba lì non può passare! È un commissariamento! È già stato commissariato il Paese, così commissariamo anche l'Ente Provincia in un modo che non ha assolutamente senso! Per cui, lo ripeto, c'è qualcuno in Parlamento che ha sale in zucca? un appello, vediamo se rispondono e facciamo in modo che il decreto affossa Italia determini delle modifiche sulla questione delle Province. Quindi ritengo che l'aspetto pregiudiziale evidenziato questa mattina vada a scemare, come è giusto che sia - tra l'altro, è un termine molto adatto rispetto alla natura del provvedimento Monti.
Comunque, ipotizziamo anche che il provvedimento Monti, per quello che riguarda le Province, rimanga così com'è, cioè quell'obbrobrio assolutamente, a mio avviso e non solo, per la verità, anticostituzionale ricordo che il provvedimento parla di una Regione che deve legiferare per il trasferimento delle competenze a Comuni e Province - credo che la Regione possa, attraverso la normativa regionale per il trasferimento delle funzioni, ridisciplinare anche il passaggio che riguarda l'argomento trattato dal DDL n. 129.
Questo DDL merita alcune considerazioni, perché si chiede una pausa di riflessione, che riteniamo doveroso concedere, tra virgolette.
Prendiamocela tutti insieme la pausa di riflessione su una situazione di questo tipo. Per cui, se c'è la disponibilità ad approvare l'articolo 1 fermiamoci e cerchiamo di procedere con gli approfondimenti del caso, ferme restando le considerazioni politiche di prima, che sono considerazioni assolutamente forti e che certamente non ritrattiamo.
Il DDL n. 129 nasce da una prima proposta presentata al Consiglio regionale il 1° marzo 2011 (trattava sia l'acqua che i rifiuti identificava otto ambiti per l'acqua, la gestione del ciclo integrato delle acque e quattro ambiti per la gestione del ciclo integrato dei rifiuti) che, su sollecitazione degli Enti locali, ha subito una serie di modifiche sostanziali.
Per la gestione del ciclo integrato delle acque, occorre ricordare che la norma attuale risponde alla richiesta degli Enti locali di mantenere inalterato l'attuale assetto delle funzioni amministrative e di organizzazione del servizio idrico integrato, in ragione della riconosciuta funzionalità del sistema delineato dalla legge regionale n. 13/1997.
Una criticità è stata risolta in questo modo e mi sembra che anche il collega Reschigna apprezzasse questo tipo di soluzione.
Per quanto riguarda i rifiuti, da una parte, c'erano i Comuni che lamentavano principalmente, che il loro ruolo attribuito dal disegno di legge originario fosse del tutto marginale e rivendicavano la previsione di una partecipazione più significativa. Allo stesso modo, le Province rivendicavano la loro naturale idoneità a gestire funzioni tipicamente di area vasta.
Allora, la pausa effettuata - già una pausa c'è stata in sede di analisi all'interno della V Commissione (ringrazio il Presidente Comba sia per la relazione che per il lavoro svolto su questo DDL) - ha determinato un testo che è la sintesi delle istanze provenienti dagli Enti locali. È il frutto di una concertazione ampia e approfondita: quella concertazione allora, che ci viene richiesta sul Piano Socio Sanitario regionale e che poi pare non andar bene quando i contenuti non sono condivisi, se viene praticata su altri disegni di legge.
Sul Piano Socio Sanitario regionale - su una partita assolutamente strategica per la Regione - l'intervento di concertazione e di raccolta di informazioni è stato fatto ampiamente e lo sappiamo; sul DDL n. 129 credo che il lavoro fatto sia un lavoro da sottolineare in maniera positiva perché le istanze dei Comuni da una parte e quelle delle Province dall'altra sono state sintetizzate in un testo che vede oggi la condivisione delle Associazioni che li rappresentano.
Noi, allora, vogliamo fare i complimenti all'Assessore Ravello perch ha lavorato bene. Vanno sottolineati il suo impegno, la sua volontà di ascoltare i territori e la sua capacità di fare sintesi fra una serie di pressioni, istanze, sollecitazioni e interessi molto diversi. Vanno sottolineati - e la Lega lo fa con piacere - anche perché in Commissione c'è stato qualche passaggio poco elegante: ricordo quando qualcuno ha lasciato intendere che questo fosse un disegno di legge di diretta emanazione del dirigente o di diretto controllo degli Uffici, quando invece è lampante che il testo finale che andiamo ad esaminare in Aula è frutto della politica e - aggiungo io - della buona politica.
Complimenti, quindi, Assessore, e grazie per il lavoro che ha svolto.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Lepri; ne ha facoltà.



LEPRI Stefano

Grazie, Presidente.
In quest'Aula un po' rattristata dalla decisione del Governo, adesso ho imparato come la Lega sia diventata...



(Commenti del Consigliere Carossa)



LEPRI Stefano

Stavo per dire che l'intervento del collega Marinello ha un po' ravvivato l'Aula: ci siamo ravvivati sia perché si è trattato di un intervento vivace sia perché abbiamo scoperto - ma è un po' di giorni che è cambiato il registro - come - finalmente per loro - la Lega sia diventata "partito di governo", ma soprattutto "partito di lotta"; temiamo che "di governo" lo siano ancora per poco perché le contraddizioni stanno sempre di più venendo al pettine; almeno quando si parla di Governo nazionale quindi, si tratta di un "partito di lotta". Naturalmente in queste vesti ci state meglio: se non ricordo male, è stato rispolverato il Parlamento della Padania; anzi, sicuramente ricordo bene perché il Presidente Cota ha perso ancora un po' di tempo andandovi a partecipare; mi pare invece che la sede ministeriale di Monza sia stata definitivamente abbandonata, se mai fosse stata per qualche ora occupata.
Siamo nuovamente di fronte, quindi, alla parte migliore che la Lega Nord è in grado di interpretare: quella di "partito di lotta". Siccome purtroppo per voi - e purtroppo per i piemontesi - siete ancora al Governo ci tocca farvi delle osservazioni dall'opposizione e soprattutto evidenziare le vostre contraddizioni, che in questo caso non sono del collega Marinello ma della Giunta, alla quale però, in quanto forza di governo, siete costretti ancora per un po' a portare il vostro consenso.
Se foste onesti, infatti - e guardo in modo particolare il Consigliere Carossa - dovreste dire quel che pensate e cioè che questo provvedimento è pasticciato, è frutto probabilmente delle pressioni che sono arrivate da più parti e non fa chiarezza; non solo perché - come ricordato dai miei colleghi - siamo di fronte ad uno scenario tutt'altro che chiaro - con la prevedibile abolizione delle Province o il loro totale ridimensionamento con il che questa legge, se venisse applicata, verrebbe completamente disapplicata - ma anche perché siamo di fronte a scelte che, a prescindere dal decreto Monti, si sono rivelate nella discussione - e speriamo che non si rivelino nella pratica, perché contiamo di poterle fermare prima tutt'altro che chiare; si sono rivelate anzi volutamente poco chiare perch lo abbiamo anche accennato - temiamo che nella non chiarezza vi sia uno spazio per un recupero di azione in capo alla Regione, magari in forza dei poteri sostitutivi che verrebbero ad essa attribuiti proprio a causa del pasticcio che questo decreto, se venisse tramutata in legge, potrebbe determinare.
Mi riferisco in particolare ai temi che riguardano la Conferenza d'Ambito: un mostro a due teste - una testa la Provincia, un'altra i Comuni (o più teste: una grande della Provincia e tante piccole dei Comuni) - dove non sarebbe chiaro il sistema di governance: non sarebbe chiaro, in modo particolare, se si tratterebbe di una fattispecie che ha una personalità giuridica e, segnatamente, con la titolarità ad aggiudicare i servizi di raccolta differenziata e non. Si tratterebbe, insomma, di un mostro che non si capisce bene come possa poggiare le zampe e possa operare in modo efficace.
Ma c'è di più: questa Conferenza d'Ambito, che dovrebbe essere partecipata al 50% dalle Province e per le restanti parti dai Comuni dovrebbe - e questa è la parte davvero incredibile - vedere ad essa conferite anche tutte le posizioni debitorie, creditorie e patrimoniali che oggi sono in capo alle ATO e ai Consorzi dei rifiuti.
Voi capite che già questa Conferenza d'Ambito è un soggetto i cui contorni giuridici sono tutt'altro che definiti (anzi, volutamente indefiniti); se a questo aggiungiamo il fatto che in questo contenitore indefinito - potremmo chiamarlo "affossa-Piemonte", tanto per rimanere in tema, oppure "fossa-Piemonte" - dovrebbero essere conferiti tutti questi debiti (perché di crediti e patrimoni ve ne sono molto pochi), il risultato è che questa Conferenza d'Ambito diventerebbe un mostro ancora più brutto che a questo punto avrebbe in pancia qualche centinaio di migliaia di debiti, senza che si capisca effettivamente come questo soggetto - questo mostro sempre più brutto e sempre più pesante - potrebbe cavarsela.
Non so e non ho capito - dalle parole dell'Assessore Ravello, che si è bene guardato dallo spiegarcelo - come la Conferenza d'Ambito potrà poi gestire queste posizioni debitorie e creditorie. Di certo, così com'è formulata la legge, crediti e debiti vanno tutti in un unico contenitore: una sorta di grande socializzazione dei debiti e dei crediti, quasi che le gestioni precedenti - che siano state virtuose o invece viziose - siano tutte equiparabili tra di loro.
Non è contemplato - come previsto nella precedente versione - il ruolo della Provincia (che avrebbe accettato o meno le proposte che fossero pervenute dalle ATO e dalle Conferenze d'Ambito) e compare, invece, una dizione che escluderebbe - a meno che l'Assessore non voglia modificarla con un suo emendamento - la possibilità per i titolari della Conferenza d'Ambito di respingere i rifiuti tossici - in questo caso i debiti - che verrebbero conferiti in "fossa-Piemonte". Non so se sono stato chiaro, ma penso di sì.
Ecco, questo è un po' il quadro che abbiamo di fronte e quindi per quanto ci riguarda è chiaro che chiediamo all'Assessore, anzitutto per la ragione che prima veniva ricordata dai miei colleghi - cioè la questione della conversione in legge del decreto -, di volersi prendere un opportuno momento di pausa, di riflettere sulle considerazioni che abbiamo fatto e se vorrà, anche su quelle che ora le ho proposto. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gregorio.



GREGORIO Federico

Intervengo innanzitutto per ribattere al collega Lepri, quando si riferisce alla preoccupazione che i piemontesi hanno per questo Governo.
Collega, se si riferisce al Governo Monti, sono d'accordo con lei: come piemontesi, siamo molto preoccupati. Se si riferisce al Governo regionale mi lasci affermare che la mia preoccupazione riguarda l'eredità che ci ha lasciato il precedente Governo. Pertanto, le preoccupazioni sono molte e i piemontesi hanno di che preoccuparsi.
In merito all'attuale Governo (tanto siamo nel tema), qualcuno si preoccupava del fatto che con il Governo Berlusconi fossimo sull'orlo del precipizio: con il Governo Monti abbiamo fatto un notevole passo avanti perciò ci sarà di che preoccuparsi anche di questo.
Riguardo al tema oggetto della discussione, molto sinteticamente poiché i colleghi che mi hanno preceduto hanno già detto tutto ciò che si poteva dire in modo completo e competente (naturalmente mi riferisco ai colleghi della maggioranza), ringrazio l'Assessore Ravello per il lavoro svolto con certosina professionalità e per la particolare attenzione che ha voluto dare a quest'importante riforma. Naturalmente, ringrazio anche i colleghi della maggioranza e dell'opposizione che hanno partecipato ai lavori della V Commissione, in particolare il collega Presidente della Commissione e relatore di maggioranza, Fabrizio Comba.
Il disegno di legge approvato in V Commissione rappresenta - Assessore un'ottima sintesi della proposta avanzata dai rappresentanti del territorio, cui lei ha prestato particolare attenzione, a dimostrazione della sua sensibilità nei confronti di tutte le parti interessate, e sono molte (cito ANCI e UPI), per conseguire un'efficace ed efficiente sistema gestionale dei due servizi (l'idrico integrato e la gestione integrata dei rifiuti urbani).
L'innovazione che la nuova legge apporterà a quest'ultima gestione è molto qualificante ed è in linea con un indirizzo generale, volto alla riduzione degli Enti intermedi. Infatti, con la nuova Conferenza di governo si supererà, con un unico Ente, la gestione articolata in molti Consorzi di Bacino e soprattutto eliminerà la mai pienamente superata commistione tra funzioni di governance e proprietà d'impianti, per il trattamento dei rifiuti oggi esistente in molti Consorzi di Bacino.
Porrei all'attenzione della Giunta un mio suggerimento molto umile consapevole che tutto è stato fatto con attenzione, coinvolgendo i diversi rappresentanti dei territori che poco fa ho citato: la possibilità di valutare, in fase di regolamento e valutazione dei principi di efficienza efficacia ed economicità dei servizi relativi, in una successiva applicazione della legge, l'eventuale inserimento - mi riferisco in particolare all'articolo 3.3 - che gli ambiti territoriali ottimali possano essere articolati per aree territoriali omogenee, in merito ad alcuni servizi della gestione dei rifiuti, per evitare che rinascano uffici dei superati Consorzi di Bacino. Escluderei, per legge, che le aree territoriali omogenee possano dotarsi di propri uffici.
Suggerisco questa precauzione, affinché non vada vanificato il prezioso lavoro svolto sin qui dalla Giunta e, in particolare, dalla Commissione nello spirito di contribuire non solo ad evitare la ricostituzione d'inutili carrozzoni, ma anche e soprattutto di andare incontro allo spirito di sburocratizzazione che questa Giunta e questa maggioranza hanno adottato sin dal loro insediamento. È una bandiera molto importante - la semplificazione e la sburocratizzazione - che ha ricevuto molti apprezzamenti da parte di quei piemontesi forse meno preoccupati.
vero che l'attuale Governo (mi riferisco purtroppo al Governo Monti) sta andando incontro ad un'ulteriore razionalizzazione degli Enti sui quali ci sarebbe da impostare un ampio dibattito, ma, ovviamente, questo non è il luogo né il momento per farlo.
In merito alla norma presentata dal Primo Ministro Monti, relativamente alle Province, pare superfluo precisare che la stessa non è ancora stata convertita, pertanto oggi è opportuno procedere nel modo che ha proposto la Giunta.
Grazie, Presidente, e un sentito ringraziamento all'Assessore, per il lavoro svolto, da noi molto apprezzato.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Gariglio; ne ha facoltà.



GARIGLIO Davide

Grazie, Presidente.
Non me ne voglia, ma inizialmente riprendo alcune dichiarazioni che hanno svolto gli amici e colleghi della Lega Nord, per poi entrare nel merito del disegno di legge.
Ritengo che le forze che sostengono l'attuale Governo (non parlo di maggioranza, poiché ad oggi non si configura propriamente una maggioranza ma un gruppo di forze di governo in qualche modo alternative tra di loro che hanno, per la maggior parte, un disegno per il futuro alternativo) abbiano deciso di farsi carico dell'emergenza in cui vive il Paese sostenendo provvedimenti che saranno assolutamente impopolari. Tra questi c'è il principale Gruppo di maggioranza in questa Regione e il principale Gruppo d'opposizione.
Trovo assolutamente inaccettabili, fuori luogo, provocatorie ed anche impudiche - per il modo con cui vengono svolte - le affermazioni dei colleghi della Lega Nord, che, dopo aver contribuito ampiamente a trascinare il Paese in questo disastro, avendo governato, negli ultimi 18 anni di Seconda Repubblica, per la maggioranza assoluta di quegli anni, e avendo messo sotto i nostri piedi, come efficacemente ha detto il mio Segretario, Bersani, la polvere da sparo, ora si accingono ad accendere la miccia della polvere da sparo che hanno accumulato.
Se in questo Paese le responsabilità sono plurime, storiche, nella situazione di degrado della finanza pubblica e di scadimento della politica e questo lo diamo per assodato - sicuramente da queste responsabilità non può disgiungersi il partito che ha esercitato un ruolo fondamentale nell'azione di governo di questi anni, il quale, mentre i Paesi europei più evoluti cercavano di fare riforme strutturali e di guardare al di fuori dei propri confini, per gettarsi con successo in una competizione globale, ci portava alle mascherate, alle carnevalate, agli show poco edificanti delle sedi fantasma di Monza, con, infine, il proprio Segretario nazionale confederale, mondiale (non so come si dica) imboccato dalla Presidente della Regione Lazio, di fronte al Palazzo di Montecitorio: giustamente rivoluzionari quando si è in Padania e accomodati ai banchetti, anche fisicamente, come si è visto nelle foto, quando si è a Roma.
Noi non amiamo sicuramente questo pacchetto di provvedimenti che sarà posto all'attenzione del Parlamento; ciò nonostante, c'è un gruppo di forze che in modo responsabile, magari facendosi carico di proporre degli emendamenti, cercherà di sostenere l'azione di Governo, perché sappiamo tutti che in sua assenza sarebbe inimmaginabile ogni azione di aiuto a questo Paese da parte della Banca Centrale Europea.
Questo non è sicuramente il luogo deputato a togliere il lavoro o a sostituirci ai parlamentari nazionali: non è nelle nostre corde, non è nelle nostre aspettative, non è nel nostro ruolo, ma penso che occorra un po' di pudicizia.
Quando si parla dei provvedimenti adottati dal Governo Monti in materia di Province, provvedimenti - ben inteso - che non condivido, occorrerebbe anche lì, essere un po' più pudichi e avere un po' più il senso della propria etica, perché - faccio notare - il centrodestra ha vinto le ultime elezioni politiche inserendo nel proprio programma di Governo la soppressione delle Province. È una decisione che non condivido, ma che è inserita nel programma di Governo che il centrodestra ha presentato e che è stato sottoscritto dagli elettori, di cui una parte, facendo il gioco delle tre carte che si fa a Napoli, ma che hanno imparato evidentemente bene anche in Padania, ha deciso di far diventare un qualcosa di proprio.
Detto ciò, sulla vicenda delle Province, invito i colleghi della Lega a tacere, anche perché in Parlamento c'è una proposta di legge costituzionale, presentata da quella maggioranza, da un Ministro che fa capo a quella maggioranza.
Capisco che i colleghi della Lega, essendo stati sostenitori ad eccesso, ad oltranza, del vecchio Governo, tant'è che il Presidente Cota ha sempre messo in secondo piano l'essere Presidente della Regione Piemonte...
CAROSSA Mario (fuori microfono) Non è vero!



GARIGLIO Davide

...mettendo in primo piano l'essere un addetto di Bossi, e infatti si vede: il 26% di presenze in quest'aula mentre, se guardassimo tutte le volte che è andato a reggere il posacenere al Presidente Bossi...



(Proteste da parte dei Consiglieri della Lega Nord)



GARIGLIO Davide

Avrebbe il 100% di presenze.



GARIGLIO Davide

CAROSSA Mario (fuori microfono)



GARIGLIO Davide

Non provocare, Gariglio! Non provocare!



(Commenti dai banchi della maggioranza)



PRESIDENTE

Colleghi! Collega Carossa, il Consigliere Gariglio ha diritto di completare il suo intervento. V'invito a non cadere nelle provocazioni.
Prego, Consigliere Gariglio.



GARIGLIO Davide

Grazie, Presidente.
Vi vedo molto sensibili: so che alla Lega piace il ruolo di opposizione, ma potrebbero...



(Commenti del Consigliere Carossa)



GARIGLIO Davide

Capisco i colleghi della Lega, io sono all'opposizione...



(Commenti del Consigliere Carossa)



PRESIDENTE

Collega Carossa, la prego di lasciar intervenire il Consigliere Gariglio.



GARIGLIO Davide

C'è solo un piccolo passo...



PRESIDENTE

Consigliere Gariglio, la invito a rivolgersi alla Presidenza!



GARIGLIO Davide

Chiedere al Presidente Cota di presentare le dimissioni da Presidente così finalmente, anche su questi banchi, potranno finalmente svolgere il ruolo che gli è proprio e che fanno molto bene.
Con ciò, però, vorrei tornare al disegno di legge in oggetto.



(Commenti del Consigliere Angeleri)



GARIGLIO Davide

RESCHIGNA Aldo (fuori microfono)



GARIGLIO Davide

Presidente, scusi, ma ci sono dei colleghi della Lega che probabilmente hanno degli impegni e desiderano essere espulsi dall'aula! (Brusìo in aula)



PRESIDENTE

No, collega Reschigna, non credo! Si sono placati. Immagino che il Presidente Gariglio possa concludere il proprio intervento con tutta la tranquillità necessaria.



GARIGLIO Davide

Sono sottoposto a "mobbing istituzionale" da parte dei colleghi del Gruppo della Lega Nord, perché non mi consentono di svolgere il mio discorso, così come avrei voluto fare. Ma chiudiamo la parentesi nazionale e veniamo alle vicende nostre.
Capisco l'intendimento che spinge l'Assessore Ravello e personalmente apprezzo anche la disponibilità con cui l'Assessore si relaziona all'interno di quest'Aula. Dico solo che mi parrebbe difficile, e forse inopportuno, andare ad intraprendere un'azione di riforma così profonda fintanto che non si capirà qual è il destino delle Province; destino su cui, chiaramente, nutro le mie perplessità e i miei dubbi, però mi pare fondamentale, visto che stiamo assegnando un servizio vitale a livello regionale - quello della raccolta rifiuti, ancor più del servizio idrico perché è di questo che stiamo parlando qui oggi - ad un livello di governo che rischia di sparire. Questa, dunque, è la prima questione che tutti noi abbiamo posto.
La seconda questione che abbiamo posto e che avremo modo di approfondire nel corso della discussione riguarda le Conferenze d'ambito.
Assessore Ravello, la Conferenza d'ambito, costruita su un modello convenzionale (cioè sul modello della convenzione obbligatoria di Comuni) ricalca una norma che, in effetti, il Testo Unico degli Enti Locali (articolo 131) prevede per l'esercizio associato di funzioni in capo agli Enti locali, ma crea un Ente molto difficile da gestire, la cui personalità giuridica, al di là delle pronunce che ci sono, crea un sacco di problemi.
Tant'è che ogni volta che si parla di convenzioni per l'esercizio associato delle funzioni, gli Enti locali li risolvono attribuendo ad uno degli Enti in convenzione la titolarità delle funzioni. Su questo, quindi, dovremo andare a ragionale.
Ricordo anche che nella "proposta Monti", nel decreto legge, tutti questi incarichi saranno a titolo gratuito, quindi bisognerà anche capire come costruire una governance costituita da persone che, siccome non sono retribuite, abbiano in qualche modo altri livelli di governo affinch possano percepire un reddito per una funzione che li espone a indubbie grane e responsabilità sul piano civile, penale ed amministrativo.
Anche il tema della liberalizzazione non è stato toccato in questo disegno di legge. Noi abbiamo liberalizzato un settore, ad esempio quello del trasporto pubblico, con la legge regionale n. 1/2000. Mi pare che qui non sia stata pronunciata una sola parola su questo versante, per cui sarebbe bene che questo disegno di legge indicasse anche la liberalizzazione del servizio come un obiettivo fondamentale da perseguire in modo che tutti i servizi vengano assegnati tramite gara: abbiamo sostanzialmente impiegato dieci anni per realizzarlo nel Trasporto Pubblico Locale, per cui se avviassimo adesso lo stesso discorso penso che nel 2021 i nostri successori potrebbero aver terminato la partita! Veniamo, infine alla norma transitoria.
Presidente, mi conceda ancora trenta secondi, visto quello che i dispotici colleghi alla mia sinistra (alla sua destra, quindi) mi hanno indebitamente sottratto!



PRESIDENTE

Consigliere Reschigna, vede che abbiamo fatto pari e patta? Prego, collega Gariglio.



GARIGLIO Davide

La norma transitoria è la "madre" di tutti i problemi. Come voi sapete questo disegno di legge si poggia su una montagna di rifiuti e su una montagna di debiti. I rifiuti, con l'inceneritore e lo smaltimento, andiamo a sistemarli. Ma i debiti dobbiamo sapere in capo a chi rimangono.
A mio avviso, sarebbe di buonsenso dire che i debiti sono pro quota dei Comuni che hanno fatto parte dei consorzi che hanno generato i debiti. Ma stiamo molto attenti, perché se non indichiamo bene dove vanno a finire i debiti - e nella norma transitoria, al di là delle buone intenzioni secondo me non è ancora definitivamente chiarito - creiamo un grosso problema, perché i "furbi" tenteranno di scaricare sugli "onesti" i costi di una gestione scriteriata e lottizzata.
Chiederei all'Assessore, quindi, di farsi carico soprattutto di questo problema, perché in Piemonte abbiamo evidenti casi di sperequazione, per cui dobbiamo evitare, come sempre, che le persone rette paghino anche per quelle che hanno fatto diventare il sistema dei rifiuti una vera e propria filiera, portando i loro Comuni a disavanzi formidabili. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Negro; ne ha facoltà.



NEGRO Giovanni

Grazie, Presidente.
Gli interventi su questo argomento sono stati numerosi, a dimostrazione dell'importanza che riveste il disegno di legge n. 129. In particolare, mi trovo perfettamente d'accordo con gli interventi del collega Reschigna e dell'amico Marinello, della Lega Nord, perché con saggezza hanno elencato i vari problemi, una parte dei quali, purtroppo, rimane. Mi riferisco, ad esempio, alla materia del ciclo idrico integrato e dei rifiuti.
A tal riguardo, chiederei più semplicità per le varie filiere, sia per il ciclo idrico che per la raccolta differenziata. Nella fattispecie, dal mio punto di vista ritengo che la raccolta dei rifiuti debba rimanere in capo ai Comuni - ai Sindaci - a cui darei più spazio, che sono i veri soggetti che lavorano sul territorio.
Con questa legge, era previsto un carico del 50% al Comune e del 50 alle Province, ma il nuovo Governo Monti sta stravolgendo (lo ha fatto pochi giorni fa) le funzioni delle Province. Il nuovo Governo lasciatemelo dire, dal momento che lo hanno ribadito anche altri colleghi non è eletto, ma è costituito solamente da tecnici. A questo punto, non c'era altra alternativa, ma chiederei che tali funzioni non vengano del tutto eliminate. Sapete cosa sta facendo, a questo punto, il Governo Monti? Sta eliminando e commissariando le Province: vengono eliminati i Consigli provinciali e le Giunte elette dal popolo, per essere sostituite da dieci soggetti nominati dai Sindaci, che in realtà rivestiranno funzioni decisamente ridotte.
A questo punto, attendiamo l'evolversi della situazione, ma desidero offrire come Gruppo, oltre che personalmente, il nostro contributo.
Devo rilevare che i consorzi delle mie zone hanno funzionato benissimo per cui non vedo il motivo per cui si debbano abolire. Chiedo, dunque, di ridiscuterne, valutando punto per punto la materia, perché è una questione importante.
Per quanto concerne la raccolta differenziata tramite i consorzi vorrei sottolineare che in alcune Province - per non dire in tutte - sono stati fatti dei passi da gigante, stravolgendo la problematica. In alcune zone dell'Astigiano, in particolare, si è ottenuto anche il plebiscito per la raccolta differenziata (mi riferisco, ad esempio, al comune di Villanova, che più volte ha vinto il secondo posto in Italia).
In merito al ciclo idrico, chi vi parla se n'è occupato per tante legislature in qualità di Vicepresidente del ciclo idrico (eletto dal popolo, e non come tecnico), gestendo oltre ottanta Comuni.
Sono i fatti che parlano, non solo le parole! Stiamo attenti, prima di eliminare questa funzione. Cos'altro potrei dire? Faccio i complimenti all'Assessore Ravello per questa proposta di legge, la n. 129, perch quando la politica lavora bene, non si può che ha fatto male. Aspettiamo magari in futuro sarà da modificare, perché se viene tolto alle Province non ha più senso, però non possiamo dirlo oggi.
Aspettiamo che si evolva e poi si vedrà.
Mi auguro però, cari colleghi, che alla fine ritorni la vera politica seria, onesta e disinteressata, perché oggi anche se tutti, compreso il mio partito, sosteniamo il Governo Monti perché non c'è altra alternativa personalmente essere governati da un tecnico non eletto dal popolo, a me personalmente non va bene.
Attendiamo e vediamo il da farsi più avanti, non dobbiamo avere urgenza e fretta; dopodiché, se dobbiamo fare delle modifiche, le faremo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Buquicchio; ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Devo parlare del Governo Monti o della...



PRESIDENTE

una domanda che mi stavo facendo anch'io, però faccia quanto ritiene.



BUQUICCHIO Andrea

Mi ricorda il film di Checco Zalone, quando si poneva il problema e diceva: "Me lo sto chiedendo anch'io se è mio cugino quello!".
Quindi, non parlo né di Monti né del decreto di domenica né della contraddizione di alcune forze politiche tra livello nazionale e livello regionale; non mi interessa.
Voglio parlare invece e cercare di ragionare con l'Assessore, che sicuramente è stanco. La ringrazio anch'io, per un dovere di cortesia, per il lavoro che lei ha fatto. Mi metto, per onestà intellettuale, nei suoi panni e comprendo la difficoltà, data la situazione e il momento. Per come le ho detto fuori microfono, non sono d'accordo, per tutta una serie di motivi che cercherò brevemente di spiegare.
Quando con la sentenza n. 128 del 13 aprile 2011 la Corte Costituzionale, relativamente al servizio idrico, diceva che tale disciplina era potestà legislativa esclusivo dello Stato contemporaneamente la stessa Corte, relativamente alla gestione integrata dei rifiuti urbani, diceva che è affidata alle Regioni la scelta di individuare le nuove forme organizzative dei servizi, nel rispetto della sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza, nonché forme di cooperazione fra i diversi Enti territoriali. Quindi, noi dobbiamo partire da qui.
Partendo da qui divaghiamo un momento ed andiamo ad analizzare qual è la situazione della gestione dei rifiuti nella nostra regione.
Penso che questa sia una doverosa premessa. Sicuramente non siamo ai livelli degli Stati scandinavi, tuttavia il nostro sistema piemontese ha dimostrato nel tempo che ha imparato a funzionare abbastanza bene.
Certo, non si può dire che sia un organismo perfetto, se si pensa ad alcune municipalizzate di raccolta rifiuti, ad esempio l'ASA nel Canavese sede nella provincia nord di Torino. Tuttavia l'imminente e parziale liberalizzazione del mercato potrebbe - così ritengo, da buon liberale portare benefici e contribuire a migliorare ulteriormente il quadro della gestione dei rifiuti. Quindi, avremmo avuto o potremmo avere una prospettiva rosea.
Un risultato conferisce al Piemonte quello che dicevo prima, cioè una posizione a livello di terza Regione italiana nella raccolta differenziata.
Inoltre, occorre ricordare che nel corso del 2010 ogni cittadino piemontese ha prodotto circa 502 chili di rifiuti, circa quattro in meno rispetto all'anno precedente e molto al di sotto della media nazionale, che si attesta a circa 600 chili.
Quindi, sono incoraggianti anche le previsioni per il 2011, in cui si stima un ulteriore miglioramento, grazie anche alle politiche di riduzione degli imballaggi avviate da alcuni settori della grande distribuzione pratiche che la nostra Regione dovrebbe incentivare e non poco.
Detto questo, il problema di fondo è, caro Assessore - visto che lei lo chiede a noi e io lo chiedo a lei in modo retorico - a chi, partendo da questo, si dovrebbero affidare le funzioni che sono state già assegnate alle autorità d'ambito.
Noi sappiamo tutti che alcune Regione italiane le hanno trasferite alle Province e, di fatto, in questo trasferimento hanno seguito la preferenza espressa dal legislatore nazionale, anche in considerazione del fatto che tali enti, le Province, svolgono da tempo funzioni fondamentali nel ciclo della gestione dei rifiuti urbani su vasta area, in concorso con i Comuni secondo l'articolo 198 della legge n. 152/2006.
La Giunta, partendo da tutto questo, e non può che essere partita da tutte queste premesse, che cosa ha ritenuto di fare con queste disposizioni? Lasciamo stare - perché sembrerebbe una polemica sterile l'impostazione che gli uffici hanno dato alla prima versione, poi modificata in Commissione, lì dove, oltre al servizio di raccolta dei rifiuti, si includeva anche quello idrico. Poi, per fortuna, la discussione ha fatto capire che era oltre i limiti della ragionevolezza.
Purtroppo il risultato che è venuto fuori nell'ambito di questo disegno di legge n. 129 è un esempio classico, nel quale le scadenze normative imposte inducono a seguire tappe forzate che sicuramente non portano ad una semplificazione, non portano ad un miglioramento, ma portano a volte al concepimento - consentitemi il termine, che non vuole essere offensivo, ma è comune a tutti i risultati che riguardano questi processi forzosi - di aborti legislativi, che noi dovremmo avere tutti insieme, maggioranza minoranza e Giunta, il dovere di evitare.
vero: quando c'è una necessità, lo capisco. Bisogna adeguarsi e cercare di fare quello che si può.
In questo caso non ritengo che quello che si sta facendo e che si vuole concepire con questo disegno di legge sia, relativamente alla gestione integrata dei rifiuti, una soluzione ideale.
Cosa si sta facendo? Siccome la norma nazionale dice che entro la fine di questo mese verranno sciolte le autorità d'ambito, la Giunta propone l'istituzione di quattro Conferenze d'ambito: due provinciali (Torino e Cuneo) e due sovraprovinciali (Asti-Alessandria, Biella-Vercelli-Novara e VCO).
Le nostre perplessità derivano dal fatto che vengono ulteriormente confusi i ruoli e le competenze tra Province e Comuni, senza una riduzione o semplificazione del quadro gestionale, sicuramente non a vantaggio dei costi economici che ad essi sono connessi. Di contro, riteniamo che sia molto probabile che si possa incrementare il rischio di conflitto gestionale e di responsabilità tra le Istituzioni del territorio. Questa sorta di galassia, così configurata dalla Conferenza d'ambito prevista dal DDL 129, è indistinta e non corrisponde al concetto stesso di servizio integrato. "Integrato" vuol dire risultante dall'unione funzionale di più componenti e fasi all'interno di un ciclo fatto di elementi inseparabili ma nel rispetto delle specifiche funzioni di ognuno.
Non si possono avere gestioni accorpate con stesse competenze in Conferenze d'ambito, quando i ruoli territoriali fra Comuni e Province dovrebbero invece rispettare il principio di intermediazione di queste ultime, tra amministratori locali e quelli di livello regionale. Non si possono ritenere le Province, al di là della comune appartenenza agli Enti locali, secondo il Testo Unico degli Enti locali, un elemento complanare alle amministrazioni locali, in termini di competenze. Di qui, ovviamente si inserisce tutta la perplessità relativa al decreto, ma ho promesso che di quello non avrei parlato, e non intendo parlarne.
Non possiamo, quindi, dare il voto favorevole a questo provvedimento.
In termini di proposta, per non essere solo distruttivi, ma per dare un contributo costruttivo (lo so che è facile parlare quando non si ha una responsabilità), ritengo che in questa fase la Regione, l'Ente Regione avrebbe dovuto assumersi, in una fase transitoria, l'onere. Capisco che è un onere, capisco che è un lavoro, però avrebbe dovuto avocare a sé queste funzioni, giustificando tale azione per la situazione politica e normativa generale.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Comba; ne ha facoltà.



COMBA Fabrizio

Grazie, Presidente.
Non voglio tediare i colleghi e non voglio entrare nuovamente nel merito, avendolo già fatto questa mattina durante l'esposizione della relazione di maggioranza, però voglio ricordare il clima di grande concertazione e di condivisione nel corso dei lavori in V Commissione. Sono convinto che il senso di responsabilità dimostrato dai colleghi dell'opposizione non potrà che essere lo stesso. Questo è determinato dal fatto che tutti quanti siamo convinti che non ci si possa adoperare in maniera diversa. Siamo di fronte a dei termini perentori. Abbiamo una situazione che non ci consente di comportarci in maniera diversa. Abbiamo una perentorietà: abbiamo un 31 dicembre e un 1° gennaio che è dietro l'angolo.
Questo l'ho appreso anche dalle ponderate riflessioni e considerazioni dei colleghi dell'opposizione e di tutti quanti i colleghi intervenuti.
Personalmente ritengo che se anche il decreto Monti dovesse arrivare nella sua completa definizione nella versione che conosciamo, non sarà un problema o, perlomeno, non sarà un problema insormontabile. Mi chiedo oltretutto, perché dovrebbe esserlo e perché dovrebbe limitarci nell'operato, nel lavoro e nella nostra quotidianità. Non lo fa nei confronti degli operatori commerciali, tutte quelle persone che quotidianamente alzano saracinesche e sono preoccupati, quanto lo siamo noi amministratori, di quello che potrà succedere e di quello che potrà significare questo intervento e questo decreto.
Ci saranno dei cambiamenti importanti. Ci saranno degli impegni che tutti dovremo assumere, ma se lo fanno le persone comuni, i commercianti gli imprenditori, i bottegai, che quotidianamente si devono confrontare con delle grosse criticità (che sappiamo quanto sono grosse, ma sappiamo anche che non sempre noi ci adoperiamo affinché possano essere alleggerite in qualche modo), lo possiamo fare anche noi.
Sicuramente il nostro sarà un atteggiamento di grande responsabilità.
Andremo avanti e sono convinto, anzi, siamo convinti (e credo che sia un pensiero condiviso da tutti i colleghi) che si porterà a compimento questo disegno di legge 129 e vedrà luce nei termini richiesti, termini assolutamente perentori. Sottolineo il ruolo assunto dalla Regione con questa legge: un ruolo strategico di collaborazione anche con il Governo nazionale, che non è un aspetto di poco conto, e con la stessa Authority.
Non voglio entrare nel merito, avendolo fatta in maniera più che esaustiva questa mattina durante la relazione, ma al di là della dialettica di parte, che è assolutamente legittima, non possiamo che operare nella direzione di approvazione di questa legge, se non fosse che dal 1° gennaio 2012 tutti gli atti eventualmente assunti da questa governance sarebbero comunque nulli.
Personalmente mi chiedo come potremmo noi ottemperare e come dovremmo comportarci di conseguenza. Sono certo che anche in Aula si avrà, com'è accaduto in Commissione - e ne sono veramente riconoscente - un comune atteggiamento assunto da tutti i colleghi di opposizione e di maggioranza e che lo stesso accadrà nell'esame dell'articolato. Se ci fossimo trovati con un limite temporale diverso, magari un mese indietro, Assessore Ravello, sia lei che noi avremmo avuto un atteggiamento diverso, ma non ce lo possiamo permettere. Non ce lo possiamo permettere! Se fossimo stati nel mese di novembre, sono convinto che tutti quanti insieme avremmo assunto un comportamento diverso, magari di maggiore ed ulteriore approfondimento, ma non ce lo possiamo permettere.
Non ci resta, quindi, che ottemperare con responsabilità, quella stessa responsabilità cui faceva riferimento una persona che ritengo assolutamente avveduta e di grande onesta intellettuale, il collega Reschigna, perché ce lo chiede il territorio, ce lo chiedono gli amministratori e ce lo chiede la gente.
Il lavoro svolto dall'Assessorato, dagli Uffici e dalla Commissione è stato un lavoro importante e di sostanza. Un lavoro che ha portato un prodotto già con una buona forma.
Penso che nella successiva discussione - mi auguro questa sera di iniziare a discutere quanto meno dell'articolato, come suggerivano anche con grande senso di responsabilità i colleghi dell'opposizione - si possa continuare a condividere e, passo dopo passo, ad affrontare con la responsabilità che ci ha contraddistinto fino ad ora, tutto il complesso dell'articolato del disegno di legge n. 129.
Non voglio essere noioso e ripetitivo. Il 1° gennaio 2012 è alle porte non ci resta che ottemperare.



PRESIDENTE

Dichiaro chiuso il dibattito generale.
Passiamo all'esame dell'articolato.
ARTICOLO 1 Qualche Consigliere intende intervenire per dichiarazione di voto? Ha chiesto di intervenire il Consigliere Biolé; ne ha facoltà.



BIOLE' Fabrizio

Avevo alzato la mano prima, forse non mi aveva visto, ma posso intervenire adesso.
Vorrei dare un'indicazione e fare un'analisi da parte del Gruppo che in parte, è già stata data in fase di relazione dal Capogruppo Bono rispetto al disegno di legge.
Anzitutto, mi preme sottolineare che, anche se alcuni colleghi di maggioranza hanno ritenuto di sminuire l'indicazione dei Gruppi di minoranza in senso positivo rispetto alla sospensione e discussione richiesta dalla Consigliera Artesio questa mattina, non ritengo consono dare un giudizio negativo. Proprio per il contesto nazionale, in così rapida evoluzione, che ci dà input tutti i giorni rispetto all'organizzazione degli Enti, deve essere tenuto in conto per tutti gli atti che andremmo ad analizzare in questo periodo. Tanto più se si parla di atti legislativi che vanno a rideterminare competenze rispetto ad enti inferiori rispetto alla Regione, come Province e Comuni.
Dal nostro punto di vista, suona non proprio lineare il fatto che, come in passato è già successo, su alcuni disegni di legge, poi diventati legge la maggioranza non abbia preventivamente espresso titubanza per un'eventuale impugnativa in fase di analisi a livello nazionale. C'è stato un comportamento altalenante. In alcuni casi, non viene considerata questa possibilità o viene considerata come non pregiudiziale rispetto all'analisi e poi alla votazione.
In altri casi, come è successo con il disegno di legge n. 158, che ci ricordiamo bene essere stato analizzato semplicemente in Commissione per poi non avere un iter lineare e essere poi stato sospeso, viene posto questa parere negativo al fatto che si è potuto andare avanti nell'analisi in Aula.
Ribadisco quello che è stato il voto di questa mattina: sarebbe stato opportuno, ed è ancora opportuno, determinare un periodo che possa darci modo di capire quali saranno le conseguenze delle misure nazionali rispetto agli Enti cui andiamo a dare competenze con la votazione di questo disegno di legge.
Nel merito, come già espresso, credo sia importante che sia stata espunta la parte relativa al servizio integrato e, per quanto riguarda la parte rimasta, quella della gestione del materiale post consumo, ci esprimeremo via via durante l'analisi di tutto il testo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Pedrale; ne ha facoltà.



PEDRALE Luca

Grazie, Presidente.
Molto brevemente, la nostra dichiarazione di voto sull'articolo 1 che delinea l'oggetto e le finalità principali e generali del disegno di legge che punta ad una separazione fra l'organizzazione, il controllo dei servizi e l'erogazione. Nello stesso tempo auspica, cerca concretamente di realizzare, come principio generale, una sinergia e una leale collaborazione fra la Regione e gli Enti locali.
Dall'altro, cerca di impostare un livello tariffario dove emerge la responsabilità e l'obiettivo di raggiungere il punto di equilibrio e il punto di pareggio, e questo va nella direzione di rendere gli enti gestori responsabili, soprattutto quando si tratta di un servizio pubblico e, nello stesso tempo, persegue l'obiettivo, ormai condiviso da tutti, di una sempre maggiore estensione della raccolta differenziata e del recupero dei rifiuti e il loro riutilizzo.
Pertanto, esprimiamo voto favorevole sull'articolo 1 del presente disegno di legge.



PRESIDENTE

Dobbiamo procedere alla votazione.
Abbiamo un problema tecnico: visto che si è fulminato lo schermo dobbiamo procedere alla votazione per appello nominale, con alzata di mano.
Dopo avervi chiamato per nome, Consigliere per Consigliere, mi dovrete indicare una delle quattro possibilità: "sì", "no", "astenuto", "non presente".
Indìco la votazione nominale sull'articolo 1.



(Il Vicepresidente Molinari inizia ad effettuare l'appello nominale)



PRESIDENTE

STARA Andrea (fuori microfono)



PRESIDENTE

Così non si verifica il numero legale!



PRESIDENTE

La verifica è questa.



(Commenti del Consigliere Stara)



PRESIDENTE

Come no, Consigliere Stara!



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Infatti, il numero legale è 29.
Stiamo facendo la chiamata e non la votazione per alzata di mano proprio per quello, perché c'è la possibilità di scegliere se partecipare al voto o no.



(Commenti del Consigliere Stara)



PRESIDENTE

Lei come propone di procedere, Consigliere Stara? Mi spieghi, perché la procedura è questa.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Le spiego: se procediamo con l'alzata di mano, lei non ha la possibilità di scegliere se partecipare o meno al voto. Se chiamiamo i Consiglieri uno per uno, ognuno può decidere se partecipare o meno e non può votare semplicemente "sì" o "no". Questa è la differenza.



(Il Vicepresidente Molinari effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

L'appello nominale è terminato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 26 Consiglieri votanti 26 Consiglieri hanno votato SÌ 25 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere La votazione non è valida per mancanza del numero legale per deliberare.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.50)



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