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Dettaglio seduta n.169 del 22/11/11 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

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Argomento:


PONSO TULLIO



(I lavori iniziano alle ore 14.31 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Interrogazione a risposta immediata n. 835 presentata dal Consigliere Stara, inerente a "Quando verranno assegnati gli alloggi di Via Gaidano 103/3 a Torino?"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori con la parte relativa al sindacato ispettivo esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 835, presentata dal Consigliere Stara in data 14 novembre u.s.
La parola al Consigliere Stara, che ha tre minuti per l'illustrazione.



STARA Andrea

Grazie, Presidente.
Questa è una vicenda lunga che ha visto diversi contenziosi e che recentemente, assurta anche agli onori della cronaca sui giornali, sembrava fosse risolta: so che alla fine gli alloggi hanno visto un ulteriore intervento da parte dell'ATC, che ha completato quel che mancava per ottenere le certificazioni.
In sostanza, però, con questa interrogazione vengo a chiederle Assessore, di fare il punto della situazione. Vorrei cioè sapere, alla fine, quale destinazione avranno gli alloggi: se saranno tutti destinati ai bandi legati alle Forze di Polizia (e se questi bandi sono poi destinati ad avere successo), oppure se ci sono altre modalità e a che punto è complessivamente la situazione; se in quella zona, dopo sei-sette anni che sono stati completati e finiti, questi edifici verranno finalmente utilizzati in qualche maniera, o dalle Forze dell'ordine o, in ogni caso per le esigenze dell'edilizia residenziale. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Stara.
Risponde, per la Giunta regionale, il Vicepresidente Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'edilizia residenziale

Grazie, Presidente.
L'intervento realizzato in Via Gaidano 103 - due edifici, per complessivi 58 alloggi di edilizia sovvenzionata - è stato interamente finanziato dal Ministero dei Lavori Pubblici nel 1997, ai sensi dell'articolo 18 della legge 203/91, recante "Provvedimenti urgenti in materia di lotta alla criminalità organizzata e di trasparenza e buon andamento dell'attività amministrativa".
Lascio ai posteri l'ardua sentenza di accertare se, per lo meno dal punto di vista procedurale e della tempistica, questo si sia verificato o meno; anche perché in allora furono previsti dei meccanismi acceleratori che però non erano consoni alle leggi regionali e ad altre normative, cosa che ha fatto sì che siamo arrivati ad oggi.
L'intervento edilizio è ultimato e la Prefettura, così come previsto dalla normativa vigente, a marzo 2011 ha emesso il bando per l'individuazione dei dipendenti statali impegnati nella lotta alla criminalità ai quali assegnare gli alloggi.
Tra questi dipendenti statali ci sono tutte le Forze dell'Ordine quindi Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanzia e Polizia Penitenziaria.
Credo possano entrare anche i Magistrati, ma non ne sono sicuro al 100%.
Il bando si è concluso a fine giugno 2011 e le domande presentate sono state 130.
L'esame delle domande è terminato e il 22 novembre p.v. - quindi oggi si riunirà la Commissione per approvare la graduatoria provvisoria, e per la fine dell'anno è prevista l'approvazione della graduatoria definitiva perché credo che la graduatoria provvisoria vada pubblicata per eventuali ricorsi.
Conclusa l'assegnazione degli alloggi da parte della Prefettura, l'ATC di Torino, che è divenuto proprietario degli immobili con rogito in data 27 dicembre 2010, provvederà alla consegna degli alloggi e tutto rientrerà nella normalità della gestione ATC.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali - Acque minerali e termali

Interrogazione a risposta immediata n. 832 presentata dal Consigliere Muliere, inerente a "Società Terme di Acqui S.p.A."


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 832, presentata dal Consigliere Muliere, che ha la parola per l'illustrazione.



MULIERE Rocco

Grazie, Presidente.
Molti conoscono - sicuramente l'Assessore la conosce bene - la situazione delle terme di Acqui e l'importanza della società Terme di Acqui S.p.A.
Come Regione abbiamo il 79,9% delle quote, quindi la Regione è pienamente coinvolta. Essendoci un indirizzo da parte della Giunta regionale, volevo conoscere lo stato attuale dell'iter di passaggio della società a Finpiemonte, visto che questo passaggio è stato annunciato in uno dei Consigli di Amministrazione della società Terme di Acqui.
Vorrei soffermarmi sul fatto che in questi anni la Regione Piemonte ha investito molte risorse per valorizzare le terme di Acqui. Personalmente ritengo che occorrerebbe concentrarsi molto sul far conoscere i servizi e il valore delle terme di Acqui, perché spesso c'è una carenza di informazione e di pubblicità sullo stesso territorio regionale, perché non soltanto all'esterno, ma anche nel nostro territorio regionale queste terme si conoscono pochissimo. Tra l'altro, gli investimenti realizzati in questi anni hanno valorizzato molto le terme. In particolar modo, il centro benessere - mi pare inaugurato l'anno scorso, ma l'Assessore Cavallera conosce bene la situazione - sta riscontrando un notevole favore da parte della clientela.
Le questioni, quindi, sono: passaggio delle terme a Finpiemonte e qual è l'iter di questo passaggio. Volevo sapere se l'Assessore e la Giunta sono a conoscenza del fatto che la società avrebbe intenzione - uso il condizionale - di gestire autonomamente il Grand Hotel Nuove Terme.
Personalmente pongo degli interrogativi rispetto a questa ipotesi.
Secondo me è sbagliata, soprattutto in una situazione come questa dove è iniziato l'iter di passaggio a Finpiemonte, perché questo significherebbe assunzione dei dipendenti e una gestione autonoma di una società che sinceramente, non dovrebbe gestire un hotel come quello delle Nuove Terme.
Lo ritengo dubbioso, anche perché interrompe una gestione che finora ha dato risultati positivi.
Quello che mi preme conoscere è la strategia che intendiamo utilizzare e adottare come Regione Piemonte, nei confronti di una situazione particolare come quella delle terme di Acqui, che davvero costituisce un patrimonio straordinario per la nostra Regione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccanti per la risposta.



MACCANTI Elena, Assessore ai rapporti con società a partecipazione regionale

Grazie, Presidente.
Probabilmente utilizzerò un po' più del tempo che mi è concesso, ma ritengo che l'importanza e la strategicità delle Terme di Acqui, per quello che riguarda non solo l'acquese ma tutto il Piemonte, forse lo consente.
Suddividerò il mio intervento in due parti. Una prima parte, in cui ho chiesto ragguagli all'attuale Consiglio di Amministrazione e al suo Presidente, per dar conto dello stato della situazione all'interrogante e a tutto il Consiglio, trattandosi di una vicenda un po' complicata. Nella seconda parte, invece, risponderò più a braccio, trattandosi del conferimento a Finpiemonte Partecipazioni.
Come dicevo, ho richiesto una relazione alla Presidenza dell'attuale Consiglio di Amministrazione per capire com'è oggi la situazione oggi, e quello che le leggo è parte di questa relazione.
La ricapitalizzazione di 18 milioni e 300 mila euro effettuata dalla Regione Piemonte ha consentito alle Regie Terme Acqui S.p.A. di chiudere ogni posizione debitoria pregressa e di attuare un recupero di parte dell'immenso patrimonio immobiliare, realizzando in particolare la nuova SPA. "Lago delle Sorgenti".
tuttavia da evidenziare che la società - evidentemente impegnata nelle attività edili e nella creazione (non andata a buon fine) di una New.Co., nel tentativo di vendita di alcuni cespiti, giudicati non strategici, ha forse trascurato di attuare azioni di comunicazione che consentissero una reale ripresa, con ripercussioni nelle attuali politiche di sviluppo dell'Ente.
Per affrontare l'analisi della situazione e le azioni intraprese dal nuovo C.d.A., non si può prescindere dall'esame di alcune scelte gestionali del precedente Consiglio, come quella di aver sottoscritto un contratto con una scuola di estetica senza verificare la corrispondenza tra i locali affittati e i requisiti richiesti dalla normativa, con il rischio di un contenzioso tra la Società e la scuola, o come l'operazione della New.Co.
non giunta a conclusione, che ha generato una citazione con una richiesta di danni di oltre 400 mila euro.
La gestione del Grand Hotel è stata affidata dalle Regie Terme, a trattativa diretta, con un contratto provvisorio per rispondere all'emergenza in seguito alla dismissione della gestione da parte della società Antiche Dimore. Il contratto era di durata semestrale con rinnovo tacito. Già alcuni Consiglieri del precedente C.d.A., considerandolo poco idoneo e mal strutturato (prevedeva una garanzia fideiussoria di soli 50.000 euro, del tutto insufficiente e peraltro mai consegnata dal nuovo affittuario, a fronte di un immobile di cui la sola ristrutturazione è costata oltre dieci milioni di euro), avevano proposto di disdettarlo considerandolo soltanto transitorio per una soluzione di emergenza.
Alla luce di tutto questo, e non ultimo delle condizioni economiche del contratto che, prevedendo un affitto in percentuale sul fatturato, ha determinato un introito per le Regie Terme di 280 mila euro annui, a fronte di un esborso annuale per rata di mutuo di oltre 400 mila euro e una manutenzione straordinaria che costa circa 40.000 euro, il nuovo C.d.A. ha unanimemente deciso di inviare disdetta dell'affitto di ramo di azienda e procedere ad un'asta pubblica per la nuova assegnazione.
Obiettivi del C.d.A. sono oggi quello di ottenere una maggiore remunerazione del cespite e adeguate garanzie fideiussorie, nonché di porre a carico del nuovo assegnatario gli investimenti necessari per conservare e migliorare la qualità del cespite e tutelare le maestranze.
Andata deserta la gara, sono successivamente pervenute offerte in linea con le previsioni del bando, da gruppi sicuramente strutturati e supportati da una esperienza nel settore con gestione di strutture analoghe.
Il C.d.A., inoltre, alla luce di queste offerte e dei piani industriali prospettati, ha valutato, anche in considerazione della qualità del personale professionalmente ben preparato, la possibilità di riprendere in carico direttamente la gestione della struttura, ritenendo che una gestione diretta consenta di completare l'offerta sia del benessere (SPA-soggiorno) sia termale (terme-soggiorno), con un beneficio in termini di immagine ed un ritorno in termini tanto di utili quanto di cash flow sin dall'immediato.
Su questa ipotesi si è dichiarato contrario un solo componente C.d.A.
Ad oggi, nessuna decisione tuttavia è stata assunta, stante la mancata riconsegna dei locali da parte dell'attuale gestore nonostante la scadenza del contratto. Le Regie Terme hanno tempestivamente inoltrato sia la regolare disdetta in previsione della scadenza del termine, sia la dichiarazione di intervenuta risoluzione per inadempimento.
La Società Terme di Acqui, intendendo tutelare i propri diritti, ha quindi avviato procedura d'urgenza ex articolo 700 c.p.c. innanzi al Tribunale di Acqui Terme per ottenere il rilascio della struttura.
Stante l'attuale situazione, le Regie Terme Acqui non possono procedere ad un'assegnazione a trattativa privata, così come previsto dalla legge essendo andata deserta la gara pubblica. La Società che ha in gestione l'Hotel non solo ha comunicato che resisterà in giudizio, ma ha anche avviato, mediante il tentativo obbligatorio di mediazione, una causa sostenendo che il contratto non sia un affitto di ramo d'azienda, ma una mera locazione immobiliare (avente, quindi, durata differente, e assai più lunga, rispetto a quella contrattualmente prevista).
In attesa pertanto dell'esito del procedimento intentato dalle Regie Terme per ottenere il rilascio della struttura, pur mantenendo aperto ogni contatto per l'individuazione di un affidabile affittuario, la Società dovrà di fatto assumere una gestione diretta della struttura o quanto meno recuperarne la disponibilità.
L'ipotesi di una gestione diretta è pertanto meramente alternativa a quella già perseguita con la pubblicazione del bando di gara dell'assegnazione della gestione a un nuovo affittuario.
Le consegnerò copia scritta di questa parte di relazione.
Il conferimento delle Terme di Acqui a Finpiemonte Partecipazioni deriva da una legge regionale del 2007. Noi, dovendo procedere entro la metà dell'anno prossimo, ai sensi di quella legge ed in assenza di una modifica di quella legge, abbiamo proceduto con le necessarie perizie per poter conferire alla maggior parte delle società partecipate che restano ancora in capo della Regione Piemonte e che, ai sensi della legge, devono essere trasferite.
Le dico, Consigliere Muliere, che stiamo procedendo con il conferimento ai sensi della legge. Noi abbiamo una perizia per quanto riguarda le Terme di Acqui, che è una perizia validata da un perito incaricato dal Tribunale di Torino, che dà un valore estremamente basso rispetto a quelli che sono stati gli investimenti, che lei ha anche segnalato nel suo question time cospicui da parte della Regione Piemonte.
evidente che stiamo procedendo con cautela, perché il conferimento di Terme di Acqui a Finpiemonte Partecipazioni, come lei sa, all'interno della quale non è presente soltanto Regione Piemonte, ma nella cui compagine azionaria sono presenti anche istituti di credito e soggetti privati, non deve in alcun modo essere lesiva e danneggiare i cospicui investimenti che la Regione ha fatto su Terme di Acqui.
una valutazione rispetto alla quale stiamo procedendo con grandissima attenzione. Ho parlato in sede di I Commissione proprio di questa mia riflessione, che ho voluto porre all'attenzione della Commissione.
In tempi brevissimi ritornerò in I Commissione a parlare di riorganizzazione delle partecipate e ovviamente di strategie in tema di partecipate. La politica delle dismissioni e dei conferimenti deve andare avanti. Noi crediamo che la Regione Piemonte non possa avere tra le sue partecipate società che hanno mission diverse da quelle dell'ente pubblico ma certamente la mia preoccupazione è anche di non deprezzare e di non svilire i cospicui investimenti che la Regione Piemonte ha fatto.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici

Interrogazione a risposta immediata n. 834 presentata dal Consigliere Bono inerente a "Autorizzazione centrale a biogas nel Comune di Crescentino (VC)"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 834, presentata dal Consigliere Bono, che ha la parola per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
L'interrogazione in questione riguarda l'autorizzazione di una centrale a biogas nel Comune di Crescentino, richiesta in data 7 luglio 2011 dalla Società Agricola CH4, dei signori Barra Giovanni e Brizio Marco.
Si tratta di una centrale termoelettrica alimentata a biogas, con annesso un impianto di digestione anaerobica.
Il Comune di Crescentino, in data 19 luglio 2011, ha sospeso l'iter della procedura abilitativa semplificata; lo stesso Comune aveva rilevato l'incompatibilità delle opere previste rispetto alle previsioni del proprio Piano regolatore vigente, con la nota scritta di seguito, e richiesto alla Regione Piemonte, Direzione Opere Pubbliche, l'autorizzazione per la realizzazione della suddetta centrale e relativo impianto di digestione anaerobica, qualificandola come opera d'interesse pubblico.
La Regione Piemonte, con determinazione del 27 settembre 2011 (due mesi dopo), parrebbe - dico "parrebbe", a quanto sappiamo - aver autorizzato la realizzazione degli impianti suddetti, nonostante il contrasto rispetto al Piano regolatore comunale.
Con determinazione dell'ottobre 2011, il responsabile del Settore Urbanistica del Comune di Crescentino ha provveduto a revocare la sospensione della procedura abilitativa semplificata che era stata adottata a luglio, in attesa del responso della Regione. Pertanto, nella sostanza ha autorizzato gli impianti.
Le emissioni di questa centrale termoelettrica contribuiranno a peggiorare, per la propria quota parte, la qualità dell'aria a Crescentino.
La centrale, ovviamente, è vicina al centro abitato e il biogas utilizzato nella stessa è prodotto da apposite coltivazioni agricole e non da residui agricoli o zootecnici, come si suole fare solitamente negli impianti di produzione d'energia elettrica e/o termica d'origine agricola.
I prodotti agricoli utilizzati dall'impianto non sarebbero coltivati sul posto; tra l'altro, esistono zone nel comune di Crescentino in cui sono presenti impianti vecchi e di aree industriali dismesse, dove tale impianto potrebbe essere localizzato in maniera più proficua, con minore impatto per quanto riguarda il consumo di suolo e con la possibilità di un utilizzo del calore prodotto nell'ottica della cogenerazione e del teleriscaldamento.
Chiediamo al Vicepresidente, o alla Giunta, se l'autorizzazione concessa dalla Regione tuteli la qualità dell'aria e la salute degli abitanti di Crescentino.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Cavallera, per la risposta.



CAVALLERA Ugo, Vicepresidente della Giunta regionale

In merito alla questione in oggetto, sentita la Direzione regionale Opere Pubbliche, Difesa del Suolo, Economia Montana e Foreste e, in particolare, il Settore Tecnico Opere Pubbliche, si riferisce quanto segue: In data 8 agosto 2011, il Comune di Crescentino (prot. n. 60582/DB14.05 a firma del Responsabile del Settore Area Pianificazione e Gestione del Territorio architetto Gallina Sandro e del Responsabile del Procedimento ingegner Mascara Fabio), ha avanzato, alla Direzione regionale Opere Pubbliche, Difesa del Suolo, Economia Montana e Foreste, la richiesta di autorizzazione, ai sensi dell'articolo 31 della LR 56/77, per la realizzazione di un impianto di digestione anaerobica da biomassa di origine agricola da realizzare nel comune stesso.
Detto articolo regola le autorizzazioni per le "opere d'interesse pubblico nelle zone soggette a vincolo".
Nella circostanza, il Comune dichiarava che l'impianto per il quale veniva chiesta l'autorizzazione aveva caratteristiche di pubblica utilità e che l'area interessata alla realizzazione non ricadeva in zona sottoposta a vincolo paesaggistico.
Al fine del rilascio dell'autorizzazione ex articolo 31, la direzione competente chiedeva il parere del Settore Decentrato Opere pubbliche Difesa del Suolo e Assetto Idrogeologico di Vercelli, in merito alla realizzabilità dell'opera suddetta.
Il Settore, con nota prot. n. 71445/DB14.12 del 22/09/2011, esprimeva per quanto di competenza e limitatamente all'area interessata, parere favorevole, in quanto l'intervento in progetto risultava compatibile sotto il profilo geomorfologico-idraulico, non presentando interferenze con il regime idraulico della Roggia Camera. Sulla base di detto parere del Settore Decentrato di Vercelli, con determinazione dirigenziale n. 2455 del 29.09.2011, veniva rilasciata l'autorizzazione ex articolo 31.
da precisare che, alla luce di quanto sopra, la Direzione Opere Pubbliche regionali è intervenuta nel procedimento in oggetto solo limitatamente al rilascio dell'autorizzazione ai sensi dell'articolo 31 della LR 56/77, esulando dalla propria competenza qualsiasi valutazione relativa alla verifica sulle emissioni dell'impianto in oggetto e le eventuali conseguenze sulla qualità dell'aria nel comune di Crescentino.
Corre l'obbligo di precisare che, trattandosi di un progetto per la realizzazione di un impianto di potenza elettrica inferiore a 1.000 kw, la procedura autorizzativa è delegata dalla Provincia al Comune di Crescentino che, attraverso il suo Sportello Unico per l'Edilizia, ha avviato la Conferenza dei Servizi, ha acquisito tutti i pareri necessari previsti dalle varie leggi di settore e ha chiesto alla Regione l'autorizzazione ai sensi dell'articolo 31 della legge n. 56.
Nel provvedimento conclusivo della procedura abilitativa semplificata ai sensi dell'articolo 6 del decreto legislativo n. 28/2011, il Comune di Crescentino ha fatto proprie tutte le prescrizioni emerse, che, riprese negli allegati alla deliberazione, costituiscono parte integrante e sostanziale.
I lavori per la realizzazione dell'impianto sono ad oggi nella fase di esecuzione.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Cavallera.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione a risposta immediata n. 839 presentata dal Consigliere Motta Massimiliano, inerente a "Sistema Amministrativo Contabile Unificato"


PRESIDENTE

Proseguiamo i nostri lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 839, presentata dal Consigliere Motta Massimiliano, che la illustra.



MOTTA Massimiliano

Grazie, Presidente.
Mi spiace non poter interloquire con l'Assessore Monferino, ma sicuramente la risposta che mi verrà fornita sarà altrettanto appassionata come se fosse materia di competenza dell'Assessore Maccanti, nonostante questo argomento rientri nell'ambito sanitario.
L'ingegner Monferino - lo dico in premessa - sa perfettamente che su determinati argomenti mi trova un pochino più puntuale e attento, anche se so che nelle sue scelte lui è altrettanto tecnicamente preciso e diligente.
A seguito di una riunione con tutti i Direttori generali (o, meglio con i Commissari della sanità), si riporta un quadro all'interno del question time improntato su un percorso di esperienza decennale (se non di più), dove comunque i sistemi informativi, specialmente quello amministrativo, si sono trasformati, implementati e resi assolutamente più conformi alle richieste regionali, anche per i vari controlli di gestione e quant'altro.
Tutti gli investimenti (che peraltro non ho saputo quantificare per una semplice questione di cifre enormi e oramai datate) hanno però evidenziato una situazione decisamente omogenea in alcune aree, dove i sistemi informativi amministrativi sono assolutamente coerenti, e altre aree che coerenti non lo sono - nelle singole aziende - ma che, comunque, sono integrate rispetto ad un sistema aziendale che è primario (perché nel momento in cui un reparto non parla col sistema informativo contabile, non riesce ad alimentarlo per i dati che interessano all'azienda).
Al di là di quella che può essere la piattaforma che si va a proporre (SAP o altro, poco importa), il problema che pongo è di duplice aspetto.
Delle quattro esperienze di sistema unificato - quello dell'Umbria, quello delle Marche, quello del Molise e quello della Sardegna - si vorrebbe conoscere la motivazione che ha indotto a prendere come riferimento il sistema umbro.
Anche se si pensasse ad un ambito di riuso, vorrei porre solo l'accento sul fatto che lo stesso non è mai a costo zero: non c'é mai un "sistema A" che va su un "sistema B". Ma anche i tre aspetti o i tre tipi di riuso che la normativa ci presenta non sono assolutamente a costo zero.
Fatta questa premessa - la previsione di spesa si aggira attorno a 15 milioni di euro - e fatto salvo che qualsiasi tipo di rovesciamento diciamo così, dei sistemi informativi amministrativi non vede comunque le aziende pronte per il sistema informativo contabile nei prossimi sedici mesi, giudico veramente difficoltosa l'applicazione di questa richiesta avanzata ai Commissari. Rilevo una dispersione di risorse sia umane che di patrimonio (intese come prossimi investimenti) decisamente ampia. Faccio questa precisazione al di fuori di quella che potrà essere la piattaforma su cui poggeranno tutti questi sistemi informativi.
Grazie e scusate se ho sforato di qualche secondo.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Maccanti; ne ha facoltà.



MACCANTI Elena, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Leggerò io oggi in Aula le risposte al question time presentate e rivolte all'Assessore alla sanità, che non poteva essere presente qui, ma per il rispetto che nutriamo nei confronti dell'articolo 100 del Regolamento, "Interrogazioni a risposta immediata", ovviamente forniremo ugualmente le risposte. Vi chiedo scusa se non sono l'Assessore competente per materia, ma certamente mi farò portavoce presso l'Assessore delle istanze: sulla passione non vi è il minimo dubbio.
Il Piano Socio Sanitario 2011-2015 della Regione Piemonte identifica alcune priorità strategiche, richiamando implicitamente una serie di vincoli funzionali e tecnologici cui il CSI Piemonte, il soggetto attuatore, dovrà sottostare.
In particolare, con riferimento al sistema amministrativo contabile tali priorità e vincoli sono così sintetizzabili: riduzione della complessità architetturale delle infrastrutture ICT delle singole Aziende Sanitarie Ospedaliere volontà di dare attuazione anticipata alle norme di indirizzo introdotte dal decreto legislativo n. 118, "Disposizioni in materia di armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio delle Regioni" riconoscimento della centralità del modello "Holding &Subsidiaries" in funzione dell'imminente entrata in operatività della struttura di "Gestione Sanitaria Accentrata" messa in esercizio in tempi rapidi di una piattaforma applicativa capace di assicurare il pieno governo dei fatti gestionali, ivi compresa la disponibilità di un bilancio consolidato in tempo reale (e non già attraverso soluzioni "off-line" di consolidamento ex-post) privilegio di soluzioni di acquisizione della piattaforma applicativa attraverso l'istituto del riuso (articoli 68 e 69 del decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82 e s.m.i.) generazione di opportunità a favore del tessuto imprenditoriale locale per le attività di implementazione coerenza delle scelte individuate rispetto all'architettura complessiva del Sistema Informativo Regionale (SIRE) e delle piattaforme elaborative presenti nella "server farm" di CSI Piemonte.
La ricerca effettuata ha prodotto un risultato inequivocabile: a livello nazionale, ad oggi, esiste una sola soluzione applicativa pienamente rispondente ai requisiti definiti "vincolanti" dall'Amministrazione regionale e acquisibile attraverso l'istituto del "riuso" conformemente alle disposizioni di cui all'articolo 69 del Codice dell'Amministrazione Digitale.
La piattaforma applicativa SIRAC, della quale la Regione Umbria detiene tutti i diritti di proprietà in forza del contratto di sviluppo stipulato il 7 giugno 2004 con la Società Webred S.p.A. (riferimento articolo 32 Titolarità dei diritti esclusivi sulle nuove opere: "Il software progettato e/o sviluppato dal Fornitore, in esecuzione degli impegni da questi assunti con il presente contratto, è e rimane nella titolarità esclusiva dell'Amministrazione sin dall'inizio del processo di progettazione"), è stata sviluppata con l'obiettivo di realizzare la piattaforma informatica di gestione unificata dei sistemi amministrativo-contabili delle ASL/AO umbre sulla base del modello concettuale elaborato dall'Università degli Studi di Firenze (su incarico consulenziale conferitole nel 2005 dall'Amministrazione regionale umbra) in collaborazione con la Corte dei Conti e con tutte le Aziende Sanitarie e Ospedaliere regionali.
Il modello elaborato afferisce al concetto di "Holding &Subsidiaries" come paradigma dal quale sviluppare la governance "di gruppo", a partire dal concetto di "bilancio consolidato" e dall'introduzione del "Performance Report" come strumento di valutazione delle prestazioni complessive del sistema sanitario regionale.
La piattaforma è stata sviluppata a partire dall'anno 2006; il primo "bilancio consolidato" della Sanità umbra è stato pubblicato nel 2009.
Sotto il profilo dell'architettura tecnologica, la piattaforma è basata sull'ERP "SAP".
"SAP ERP" è la piattaforma ERP più diffusa al mondo; in ambito sanitario e ospedaliero, vanta oltre 2.300 installazioni in tutto il mondo.
Il linguaggio di programmazione "ABAP", attraverso il quale SAP rende possibili le attività di personalizzazione, è estremamente diffuso anche in Italia. Centinaia di aziende ICT italiane, molte delle quali attive in Piemonte, dispongono di competenze e risorse indirizzabili su progetti di implementazione, parametrizzazione e personalizzazione sulla piattaforma SAP. Tutto questo rende estremamente competitivo il mercato della system integration in ambiente SAP, contrariamente a quanto accade nel caso di frameworks applicativi sviluppati direttamente da grandi system integrators.
Sulla base delle evidenze raccolte, la soluzione della Regione Umbria appare l'unica rispondente ai requisiti posti dalla Regione Piemonte e coerentemente al disposto normativo in materia di riuso, soprattutto alla luce dei test e delle prove che, in questi anni, sono state eseguite a conferma dell'utilità e dell'efficacia della piattaforma stessa.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 831 presentata dal Consigliere Carossa, inerente a "Faziosa attività convegnistica in GTT"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 831 presentata dal Consigliere Carossa.
La parola all'interrogante per l'illustrazione.



CAROSSA Mario

Grazie, Presidente.
Noi abbiamo presentato questa interrogazione a fronte di questo convegno, di quest'assemblea per tutti i dipendenti GTT che ci è parsa non dico strana, perché non è strana purtroppo in questa città, lo dico chiaramente, ma in questo periodo secondo me era un'assemblea che poteva essere evitata.
Mi spiego, Assessore. Giovedì 10 novembre u.s. si è svolta un'assemblea su "Costituzione, giustizia, lavoro, occupazione e legalità", organizzata e convocata da CGIL, CISL e UIL, in cui sono intervenuti Don Luigi Ciotti Diego Novelli, Giancarlo Caselli e Paola Bragantini (Segretario provinciale del PD).
Sicuramente lei risponderà che l'assemblea - e vorrei ben vedere - è garantita, e nessuno vuole discutere su questo; è garantita, tutti i lavoratori possono riunirsi in assemblea, e nessuno assolutamente vuole discutere questo principio di democrazia.
Ci lascia perplesso quanto abbiamo sentito nelle Commissioni che si sono susseguite sui trasporti e sul bilancio, nelle quali lei ha portato dei dati rispetto ai quali, purtroppo anche complici i tagli fatti dal Governo, era obbligata a ridurre i soldi che venivano dati alle aziende.
Noi abbiamo sentito in queste Commissioni esponenti dello stesso partito (del Partito Democratico) dichiarare a gran voce che non si poteva fare così, che non si poteva continuare così.
Mi chiedo - fermo restando il diritto dei lavoratori - se in questo momento non bisogna usare un altro criterio (e per questo c'è stata l'interrogazione). Non si può, da una parte, continuare a dire che non ci sono più soldi e, dall'altra, io ritengo, usarli malamente.
Mi pare che queste ore siano retribuite, perché è previsto così, almeno io penso che siano retribuite, ma me lo dirà lei. Forse in questo momento si potrebbe usare un po' più di buonsenso. Non si può in Commissione dichiarare e accusare lei di tagliare i trasporti, di non garantire i lavoratori, di non garantire i cittadini e poi utilizzare i soldi pubblici invece in questa maniera.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bonino per la risposta.



BONINO Barbara, Assessore ai trasporti

Grazie, Presidente.
Grazie, Consigliere Carossa.
Credo che questa interrogazione possa anche essere utile per riflettere insieme su un contesto che, certamente, in questi giorni, è stato e sarà sempre di più oggetto di lavoro, di riflessione, di programmazione e di seria attività di confronto nelle differenti sedi del Consiglio regionale delle Commissioni, della Giunta e delle sedi deputate al confronto con le parti sociali, che, a vario titolo, sono interessate al tema del Trasporto Pubblico Locale.
Intanto, leggo la risposta che è stata inoltrata da GTT, cui abbiamo trasferito la sua interrogazione, la quale, peraltro, provenendo da più parti, mi risulta essere approdata in altre sedi di istituzioni che all'interno di GTT svolgono un ruolo diretto di partecipazione. Cosa che ad oggi, come sappiamo, per la Regione Piemonte non avviene, nonostante il lavoro che abbiamo fatto nell'individuazione di un percorso scaturito nella sottoscrizione di un protocollo d'intesa, che, attualmente, purtroppo, non ha ancora dato i risultati che avrebbe dovuto in ordine all'ingresso di Regione e Comune in una holding finalizzata a condividere la valorizzazione dell'azienda di Trasporto Pubblico Locale GTT.
Mi risponde l'amministratore delegato Roberto Barbieri con una nota avente ad oggetto: "Interrogazione Consigliere Carossa del 9 novembre 2011".
Il testo recita: "Si forniscono gli elementi di risposta inerenti all'interrogazione in oggetto recentemente presentata. L'assemblea del 10 novembre 2011 è stata regolamento indetta dalle Organizzazioni Sindacali CGIL, CISL e UIL Trasporti con lettera del 28 ottobre 2011. Con la stessa comunicazione l'azienda veniva, in rispondenza alle previsioni di legge informata della partecipazione di esterni.
L'ordine del giorno dell'assemblea era il seguente: Costituzione Giustizia, Lavoro, Legalità.
L'assemblea è avvenuta nel pieno rispetto delle norme di legge e contrattuali.
In merito al diritto di assemblea è noto che al datore di lavoro spetta esclusivamente il diritto e l'onere di verificare la titolarità all'esercizio del diritto da parte dei soggetti che indicono la stessa, nel rispetto dei limiti di legge, mentre nessun potere compete in ordine al controllo dello svolgimento della stessa senza incorrere in controlli vietati dalla legge.
Si evidenzia che la contrattazione di settore ha garantito che l'esercizio del diritto di assemblea venga fruito senza alcun pregiudizio al regolare svolgimento del servizio di trasporto; infatti, le assemblee retribuite del personale di esercizio (autisti, ferrovieri, addetti metro assistenti alla clientela, ecc.) vengono effettuate fuori orario di lavoro fermo restando il diritto potenziale alla retribuzione delle dieci ore annue di legge; la stima di tale costo rientra nel budget dei costi del personale".
Se mi è consentito, non mi aspettavo nulla di diverso, nel senso che sono assolutamente certa che le Organizzazioni Sindacali, da un lato, il Consiglio d'Amministrazione e la struttura di GTT facessero esattamente ci che la legge fortunatamente garantisce che si possa fare nel nostro Paese.
Condivido, però, la riflessione del Consigliere Carossa: ci sono momenti in cui le ragioni dell'opportunità devono anche rientrare tra le valutazioni che tutti insieme facciamo. Sono certa che la sensibilità dimostrata dalle Organizzazioni Sindacali in occasione di un recente incontro, avvenuto alla presenza del Presidente Cota, in cui comunicavamo le difficoltà a mantenere gli impegni e le risorse economiche stanziate negli anni passati sul capitolo del Trasporto Pubblico Locale, orienterà l'attività dei sindacati verso un monitoraggio attento delle iniziative, che possono essere realmente giustificabili dal punto di vista dell'onerosità che esse rappresentano per un'azienda come GTT, che, come ben sappiamo, ha delle questioni di bilancio da far quadrare, che sono anche rilevanti. In questo momento, devono rappresentare per tutti noi e anche per le Organizzazioni Sindacali un problema che si trasforma in una domanda: saranno in grado di mantenere i livelli occupazionali del settore del Trasporto Pubblico Locale tutti i soggetti che hanno l'onere di gestire le aziende pubbliche e private? Quindi, gli sforzi di tutti devono essere orientati a destinare le risorse, fino all'ultima a disposizione, ai servizi e al mantenimento del livello occupazionale.
Credo che insieme alle Organizzazioni Sindacali l'obiettivo debba essere quello. Può stare certo che per quanto riguarda l'attività della Giunta non mancherà occasione di sensibilizzazione sempre in questa direzione.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Bonino.


Argomento: Attrezzature sanitarie (presidi di diagnosi e cura delle USSL)

Interrogazione a risposta immediata n. 840 presentata dal Consigliere Lepri, inerente a "Fondazione Piemontese per l'Oncologia di Candiolo, una zona franca?"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 840, presentata dal Consigliere Lepri.
La parola al Consigliere Lepri per l'illustrazione, al quale ricordo che ha tre minuti a disposizione.



LEPRI Stefano

Grazie, Presidente.
Questa è la seconda interrogazione che presento, la prima è stata molto veloce. Adesso intendo argomentarla assai di più, vista la pochezza della risposta che mi fu riservata la volta scorsa. Temo, però, che succederà più o meno lo stesso, senza nulla togliere all'Assessore Maccanti. La volta scorsa c'era l'Assessore Ferrero, che in quella occasione non si present e questa volta ci saranno sicuramente delle giustificazioni indiscutibili da parte dell'Assessore, ma mi sarebbe piaciuto che fosse lui stesso a rispondermi, senza nulla togliere all'Assessore Maccanti.
L'Assessore Maccanti, che sicuramente frequenta i lumbard e che spesso forse, adesso un po' di meno, perché molto impegnata - si reca in Via Bellerio, sa che a Milano si usa dire "pago, spendo e pretendo". Ecco questo è uno dei pochi casi, o dei tanti casi (a seconda di come si vogliono giudicare) in cui si paga molto, si spende molto, ma si pretende molto poco, al punto che ogni anno, almeno in questo ultimo anno, me lo confermerà l'Assessore, riconosciamo a Candiolo prestazioni per 45 milioni di euro circa.
Non sono in grado di poter valutare la "produzione", ma certamente non ho motivo di essere smentito, credo, nel sostenere che il rapporto tra quanto costa questa struttura alla Regione Piemonte e ai piemontesi e quanto, invece, si produce è certamente un rapporto non entusiasmante.
Ho messo insieme le diverse considerazioni che mi portano a questa conclusione: anzitutto, una governance assolutamente squilibrata. La maggioranza ha nominato come rappresentante della Regione Piemonte un Presidente che era già Consigliere d'Amministrazione della Fondazione del Piemonte per l'Oncologia, quindi un socio privato che in qualche modo esprime, anche attraverso il nostro voto, il Presidente del socio pubblico.
Inoltre, il Direttore generare ora è anche il factotum del socio privato quindi in sostanza noi abbiamo una governance tutta sbilancia sul socio privato.
Paghiamo delle tariffe superiori a quelle riconosciute ad ogni altro presidio. Non mi risulta siano stati osservati - almeno completamente - gli impegni che lo stesso socio privato era venuto a garantire nella Commissione consiliare prima della legge che prevedeva l'impegno a garantire, in cinque anni, 25 milioni di trasferimenti per l'avviamento della Fondazione del Piemonte per l'Oncologia.
Ci si è mossi, lo è stato dimostrato nella Commissione Ambiente nella scorsa legislatura, in disprezzo alle autorizzazioni di programmazione sanitaria per quanto riguarda la nuova edilizia che, nel frattempo, si sta realizzando.
Candiolo, l'unico presidio in tutto il Piemonte, non è inserita all'interno della rete dei Cluster che si sta per varare. In sostanza, si autorizzano attività poliambulatoriali e altre specialità, come l'anestesia e la rianimazione, che in altri presidi sono invece, quasi ovunque, oggetto di dimagrimento: siamo in una zona franca e non posso non chiamarla diversamente.
La lettura che faccio io è che, purtroppo, mi sento di attribuire almeno in parte, non tanto all'Assessore della Giunta precedente, quanto al Presidente della Giunta precedente...



PRESIDENTE

La prego di concludere, Consigliere Lepri.



LEPRI Stefano

In conclusione, domando all'Assessore se non sia più logico, in assenza totale di un governo regionale, riconoscere forfettariamente 50 milioni di euro (in questo caso arrotondo per eccesso) alla Fondazione del Piemonte per l'Oncologia, liberandoci da ogni presunto impegno, visto che non ne esercitiamo nessuno.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccanti per la risposta.



MACCANTI Elena, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Consigliere Lepri, credo che le riflessioni che lei faceva (contenute anche in questa interrogazione) possano essere oggetto di dibattito in questa sede o in altra sede.
L'assenza dell'Assessore Monferino quest'oggi mi consiglia di attenermi alla risposta elaborata dagli Uffici dell'Assessorato alla sanità. Una risposta necessariamente tecnica, ma come dicevo, credo che questo possa essere un dibattito da affrontare magari in sede di Commissione.
In riferimento all'interrogazione in oggetto, si precisa che attualmente l'Istituto per la Ricerca e Cura del Cancro di Candiolo è, a tutti gli effetti, un Presidio ex articolo 43, secondo comma, della legge 23 dicembre 1978, di cui è titolare la Fondazione del Piemonte per l'Oncologia.
Come per tutti i Presidi, la Regione stipula periodicamente un accordo contrattuale che prevede il volume di prestazioni ambulatoriali e di ricovero, che la struttura si impegna ad erogare, e il corrispettivo preventivato.
In data 22 dicembre 2009, è stato stipulato l'accordo per il 2010 che prevedeva un budget di 31.928.322,00 euro per l'attività di ricovero e un budget di 13.522.046,00 euro per l'attività ambulatoriale.
Poiché detta produzione non è stata raggiunta nell'anno 2010 (ricoveri: 27.299.000,00 euro; ambulatoriale 11.354.000,00 euro) è stato concordato per l'anno 2011 un budget di 42.000.000,00 euro di cui 28.035.897,00 euro per i ricoveri e 13.964.103 euro per l'attività ambulatoriale.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi del Convitto "Umberto I" di Torino


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti del Convitto "Umberto I" di Torino in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Organizzazione scolastica

Interrogazione a risposta immediata n. 836 presentata dalla Consigliera Pentenero, inerente a "Piano regionale di dimensionamento delle autonomie scolastiche piemontesi e programmazione dell'offerta formativa"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 836, presentata dalla Consigliera Pentenero, che ha la parola per l'illustrazione.



PENTENERO Giovanna

Grazie, Presidente.
Questa interrogazione è volta a sottolineare e a stigmatizzare l'atteggiamento che il Direttore dell'Ufficio Scolastico Regionale ha tenuto nel corso di alcune conferenze nella nostra regione.
Credo che, al di là della preoccupazione, legittima, che un direttore di un Ufficio Scolastico Regionale oggi ha nel riuscire a garantire il buon funzionamento del sistema scolastico, quindi condividendo le preoccupazioni che il Direttore dell'Ufficio Scolastico ha manifestato durante la Conferenza dei Servizi, mi chiedo come non si possa non tenere in considerazione gli atti di programmazione fondamentali, legittimi, che necessitano grandi momenti di concertazione, che necessitano di grandi momenti di confronto con il sistema scolastico e con le istituzioni della nostra regione e poi non possano essere tenuti in considerazione a fronte di una Costituzione, a fronte delle sentenze della Corte costituzionale e a fronte delle leggi che attribuiscono la capacità e l'autorità di programmazione ad una Regione come la nostra.
La Regione Piemonte, di recente, ha approvato i criteri per la definizione di una piano di dimensionamento. Sicuramente siamo consapevoli del fatto che si farà davvero molta fatica a garantire un livello di programmazione come quello condiviso e discusso in quest'Aula, ma si ha anche la consapevolezza della necessità e del rispetto dei diversi livelli istituzionali che caratterizzano il nostro Paese, quindi le funzioni di un Ministero, le funzioni di una Regione, le funzioni di una Provincia e la funzione di un Comune.
ovvio che questo, in un momento già complicato e difficile, non pu che generare un'ulteriore situazione di confusione e di smarrimento da parte delle Autonomie scolastiche che, insieme ai Comuni, oggi, si trovano a dover programmare e a dovere adempiere a criteri previsti e approvati dal Consiglio.
Vorremmo sapere che cosa intende fare l'Assessore di fronte a questa situazione, che vede da una parte un atto formale della Regione, approvato da quest'Aula, con criteri alle quali le Autonomie, le Province e i Comuni dovranno attenersi e, dall'altro, la più alta espressione del Ministero della Pubblica Istruzione sul territorio, che esprime indirizzi e giudizi completamente diversi.
Non possiamo permettere che questa situazione continui a manifestarsi: dobbiamo dare un indirizzo chiaro e preciso e l'esercizio dell'autorità da parte della Regione.
Vorremo conoscere la posizione dell'Assessore, dopo le Conferenze dei Servizi che si sono tenute all'interno della nostra regione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cirio per la risposta.



CIRIO Alberto, Assessore all'istruzione

L'interpellanza della Consigliera Pentenero segnala una problematica che non è solo del Piemonte, ma dell'Italia intera.
Il Piano regionale di dimensionamento va in applicazione delle prescrizioni del Ministero della Pubblica Istruzione italiana; sono posizioni che la Regione Piemonte ha assunto dopo che sono state deliberate all'unanimità dalla IX Conferenza di tutte le Regioni d'Italia che hanno deciso, in applicazione della legge, il dimensionamento attraverso un piano triennale.
Tutte le Regioni d'Italia, di tutti i colori politici, da Nord a Sud, hanno assunto questa determinazione, cioè un dimensionamento graduale nell'ambito del triennio che viene concesso. Ricordo che la IX Conferenza si è svolta alla presenza dei rappresentanti del Ministero della Pubblica Istruzione italiana, quindi alla loro presenza si è recepita questa posizione unitaria che, a stretto rigore di norma, potrebbe creare delle difficoltà nell'assegnazione dei posti l'anno prossimo ma che, nello stesso tempo essendo una posizione unitaria di tutte le Regioni del nostro Paese crediamo non debba creare grosse difficoltà.
Effettivamente è vero quello che veniva segnalato. Il Direttore dell'Ufficio Scolastico Regionale ha più volte messo le mani avanti dicendo che, a fronte della norma, avrà difficoltà ad assegnare gli insegnanti laddove i parametri del dimensionamento non vengano rispettati. Tuttavia è altrettanto vero che l'anno prossimo le assegnazioni degli organici saranno date dalla Conferenza delle Regioni perché, per allora, avremo definito il piano e il meccanismo di distribuzione dell'organico scolastico per la scuola italiana, Regione per Regione. È anche altrettanto vero che oggi ci troviamo alla presenza di un Governo nuovo, di un Ministro nuovo peraltro, alla Pubblica Istruzione vi è un Ministro piemontese - che da domani incontreremo per una serie di questioni, tra cui ci sarà anche quella relativa al dimensionamento. L'interpellanza della Consigliera Pentenero è pertinente, è una cautela che dobbiamo avere e tener presente.
Nello stesso tempo, la posizione del Piemonte è la stessa di tutte le Regioni d'Italia perché così è stata deliberata all'unanimità, su nostra proposta, in sede di IX Conferenza Unificata a Roma.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MOLINARI


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione a risposta immediata n. 830 presentata dal Consigliere Ponso, inerente a "Passaggio a livello tratta ferroviaria Centallo-Fossano"


PRESIDENTE

Proseguiamo con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 830 presentata dal Consigliere Segretario Ponso, che ha la parola per l'illustrazione in qualità di Consigliere.



PONSO Tullio

Grazie, Presidente.
Egregio Assessore, oggi le presento un'interrogazione correlata a problematiche viarie e infrastrutturali della Provincia di Cuneo precisando che non si tratta di problemi complessi come il rinnovo della concessione alla società di gestione dell'Aeroporto di Cuneo Levaldigi o la tempistica per il completamento della Asti-Cuneo o per l'inizio dei lavori ahimè - del cosiddetto "Tenda-bis". L'argomento, anzi, potrebbe sembrarle persino banale, se vogliamo, ma è di estrema importanza per chi vive quotidianamente un disagio.
Le chiedo infatti informazioni relative al passaggio a livello posto sulla tratta ferroviaria Centallo-Fossano, che è l'unico attualmente rimasto tra Centallo e Savigliano. La sua rimozione mediante sottopasso sarebbe compresa nel terzo lotto - Centallo-Fossano - di raddoppio della linea ferroviaria Cuneo-Fossano. Il condizionale è d'obbligo, in quanto il progetto preliminare non è finanziato.
Su questa linea, pur essendo quasi nel 2012, si viaggia ancora a binario unico e sappiamo che i tempi previsti per la realizzazione del raddoppio sono ipotizzati in non meno di dieci anni. Nel frattempo, per il passaggio a livello costituisce un ostacolo che crea notevoli problemi all'utenza, a causa del tipo di esercizio della linea "a Dirigente centrale operativo".
Per mia informazione ho appreso - e le cito, Assessore, da Wikipedia che il Dirigente centrale operativo è una particolare figura di Dirigente Movimento Capostazione che, su linee ferroviarie provviste di apposite attrezzature stabilite dai servizi della Rete ferroviaria, interviene da un posto centrale nella regolazione della circolazione dei treni e nella formazione degli itinerari delle stazioni poste sotto la sua giurisdizione.
Come alternativa al sottopasso, si era ipotizzato di utilizzare il cavalcavia situato presso la Frazione Piovani di Fossano che, insieme all'uso di una strada comunale da asfaltare, consentirebbe ai mezzi su gomma di raggiungere agevolmente la zona industriale di Centallo. I costi da sostenere per rendere operativa questa soluzione sono stati stimati dal Comune di Centallo e dalla Provincia di Cuneo, che ha giurisdizione sulla strada interessata dal passaggio a livello, in circa 350.000 euro, da suddividere tra Rete Ferroviaria Italiana, Regione, Comune di Centallo Comune di Fossano e Provincia di Cuneo. Mi risulta che questa soluzione sia stata accantonata e si sia considerata la possibilità di stornare il passaggio a livello dal raddoppio e realizzare il sottopasso con un costo che è stato quantizzato da RFI in circa un milione e 300.000 euro, a carico di Regione, Provincia, RFI e Comune di Centallo: una notevole differenza quindi.
Egregio Assessore, con quest'interrogazione desidero sapere se la Regione Piemonte, riconoscendo l'importanza dell'intervento richiesto, è disponibile a co-finanziare il progetto che verrà prescelto per consentire l'eliminazione del passaggio a livello posto sulla tratta ferroviaria Centallo-Fossano. La ringrazio.



PRESIDENTE

Per la Giunta regionale, risponde l'Assessore Bonino.



BONINO Barbara, Assessore ai trasporti

Grazie, Presidente.
Il potenziamento della linea Fossano-Cuneo, su cui si trova il passaggio a livello in oggetto, è inserito nel Protocollo d'Intesa per il Potenziamento del Sistema di Trasporto Ferroviario della Regione Piemonte sottoscritto il 15 dicembre 2000 dal Ministero dei Trasporti e dalla Regione Piemonte, insieme a RFI. Successivamente è stato inoltre inserito nel Contratto di Programma 2007-2011, sottoscritto il 31 ottobre 2007 da RFI e dal Ministero Infrastrutture e Trasporti, per 15,4 milioni di euro tra le "opere in corso" e per 77 milioni di euro tra le "altre opere da realizzare".
Non essendo disponibile la completa copertura finanziaria dell'intervento, RFI ha suddiviso l'opera in tre fasi funzionali. Con i fondi attualmente a disposizione (circa 15,4 milioni di euro) è stato avviato il Lotto 1, il quale, oltre al progetto preliminare del raddoppio completo (redatto nel 2004 dalla Società di Ingegneria Legeco, su incarico affidato da RFI) comprende il progetto definitivo del raddoppio della tratta prioritaria Centallo-Bivio Madonna dell'Olmo e il progetto esecutivo e la realizzazione delle opere in ambito della stazione di Centallo.
Il progetto preliminare è stato sottoposto alla fase di verifica VIA ai sensi dell'art. 12 della legge 40/1998, conclusasi nel 2005 con decisione di non sottoporre a VIA il progetto definitivo.
Nell'ambito del progetto definitivo delle opere della tratta Centallo Bivio Madonna dell'Olmo, sugli interventi di raddoppio in località Centallo (dal chilometro 61+340 al chilometro 63+740) nel febbraio 2010, con provvedimento del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, è stato ottenuto il benestare urbanistico ai sensi dell'art. 81 del DPR 616/1977.
Con i fondi assegnati è stato inoltre realizzato il nuovo sottopasso di stazione, mentre è in corso la gara d'appalto per la realizzazione degli ascensori per l'abbattimento delle barriere architettoniche ed è stato recentemente aggiudicato l'appalto per la nuova cabina elettrica MT/BT destinata ad alimentare il nuovo apparato ACEI e gli impianti di snevamento scambi. La gara d'appalto relativa a questi ultimi sarà avviata nei prossimi mesi, così come quella per le opere civili della stazione di Centallo coerenti con il futuro raddoppio lato Cuneo.
Eventuali economie ottenibili sul finanziamento già assegnato potranno essere individuate solo al termine della fase di interventi avviata, come sopra descritta, previsto per il 2014.
In riferimento alle opere facenti parte dei Lotti 2 e 3, ivi compresa l'eliminazione del passaggio a livello sulla provinciale Centallo-Fossano esse sono state inserite, su richiesta della Regione Piemonte, nel 1° Atto aggiuntivo all'Intesa Generale Quadro del 2003, sottoscritto con lo Stato in data 23 gennaio 2009; tuttavia attualmente non sono stati stanziati i fondi necessari a garantire la copertura economica dello stesso.
Per quanto riguarda l'opera stradale sostitutiva del passaggio a livello al chilometro 61+321, nel progetto preliminare del raddoppio della tratta Centallo-Fossano è prevista la realizzazione di un nuovo sottovia stradale al chilometro 61+335, ma per tale opera non sono state sviluppate le progettazioni definitiva ed esecutiva e non sono state svolte le procedure autorizzative. Sulla base degli elementi desumibili dal progetto preliminare, la stima attualizzata del costo di tale opera, comprensivo delle spese di ingegneria e di quelle per gli espropri, è valutabile in circa 1,3 milioni di euro, da verificare a seguito della progettazione definitiva.
Al fine di risolvere in tempi brevi tale problematica, il Settore scrivente ha richiesto a RFI di valutare la possibilità di inserire la realizzazione di tale opera nel proprio Programma di Soppressione dei Passaggi a Livello, ma RFI ha comunicato che tale opera è situata su una linea secondaria e nel citato Programma è prevista esclusivamente la soppressione dei passaggi a livello su linee primarie, precisando che attualmente non sono disponibili fondi per consentire l'inserimento di nuove opere.
Al fine di poter rendere più tollerabile dall'utenza la situazione di disagio derivante dai prolungati tempi di chiusura del passaggio a livello ad oggetto, nelle more del finanziamento dei lotti 2 e 3 del Potenziamento della linea Fossano-Cuneo, il Comune di Centallo ha predisposto un piano di viabilità alternativa, con la realizzazione di un'opera stradale volta a far confluire il traffico veicolare verso le arterie esistenti. Nel dettaglio, il Comune di Centallo ha valutato la possibilità di sistemare ed adeguare al transito veicolare la strada vicinale della Corte, nel tratto corrente nel Comune di Centallo, con una spesa prevista di 370 mila euro al cui finanziamento si è reso disponibile a partecipare con un importo pari a 50 mila euro.
Premesso quanto sopra ed evidenziata la problematica esistente, la decisione su un eventuale co-finanziamento regionale per la realizzazione delle suddette opere volte alla soppressione del passaggio a livello in argomento è allo studio e farà i conti con la disponibilità di risorse che si stanno verificando nel corso dell'approvazione delle manovre finanziare.
evidente che ci troviamo nella circostanza di avere, da un lato, la necessità di intervenire sulla soppressione del passaggio a livello, ma un'indisponibilità da parte di RFI ad agire in questo momento sulle linee non primarie e, dall'altro lato, la necessità di verificare se esiste la possibilità, all'interno delle leggi regionali, di un co-finanziamento sugli interventi di viabilità comunale che renderebbero, come si diceva prima, tollerabile, in attesa di un intervento definitivo sul passaggio a livello, lo schema della viabilità della zona.
Termino dicendo che la situazione del passaggio a livello di Centallo come ben sanno tutti i Consiglieri, è una situazione condivisa in molte località piemontesi. La presenza di passaggi a livello è un enorme problema, sia per quanto riguarda la viabilità sia per quanto riguarda l'efficienza del sistema di trasporto ferroviario, che ovviamente risente dell'attraversamento di tutta una serie di zone che sono da considerarsi problematiche e che richiedono cautela, rallentamenti e quant'altro.
Il tema è ben presente alla Direzione Trasporti.
costantemente monitorato e rientra nel dibattito che ci occupa quotidianamente sul tema dell'insufficienza delle risorse rispetto alle esigenze del territorio.


Argomento: Attivita' di promozione

Interrogazione a risposta immediata n. 841 presentata dal Consigliere Cerutti, inerente a "Stanziamenti regionali per il Salone del Libro"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 841, presentata dalla Consigliera Cerutti, che ha la parola per l'illustrazione.



CERUTTI Monica

Grazie, Presidente.
Abbiamo voluto porre questo question time all'Assessore Coppola perch abbiamo letto notizie sui media che non ci fanno ben sperare. Ci auguriamo che l'Assessore possa confortarci.
Abbiamo visto che il Salone Internazionale del Libro, realtà molto importante per Torino e per il Piemonte, in questo momento risulterebbe essere una realtà di cui non si sa di quale sostegno finanziario potrà godere.
L'approccio che abbiamo su altri ambiti di cui stiamo discutendo, sia da parte della minoranza sia della maggioranza, comporta la richiesta di una revisione dei fondi dell'Assessorato destinati alla cultura, intesa sempre come elemento di sviluppo territoriale.
In questo ambito, quindi, speriamo che il Salone del Libro, certamente importante di per sé e per ciò che ha rappresentato, continui a rappresentare un elemento di sviluppo del nostro territorio.
Abbiamo appreso che la Fondazione che gestisce il Salone, quindi Città di Torino, Regione Piemonte, Provincia di Torino e Associazione Italiana Editori, non ha ancora ricevuto la tranche di fondi regionali di oltre 300 mila euro, inerenti all'edizione del 2010.
Per l'edizione 2012 non è ancora chiaro di quali fondi potrà usufruire la Fondazione, perché è venuto meno anche l'importante contributo statale dell'Istituto per il Commercio Estero, scomparso sotto il Governo Berlusconi.
Siamo quindi qui per chiedere rassicurazioni, proprio perché crediamo che questa realtà, che è una delle priorità della Regione, dovrebbe essere sostenuta.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Coppola per la risposta.



COPPOLA Michele, Assessore alla cultura

Una volta era la politica che contribuiva a scrivere le pagine dei quotidiani, oggi sono i quotidiani che portano poi le discussioni nell'ambito delle Assemblee.
Questa è anche un'occasione che mi viene offerta, purtroppo con un tempo limitato, per ragionare sul Salone Internazionale del Libro e sulla Fondazione per il Libro. In realtà, la settimana scorsa abbiamo ragionato sul Circolo dei Lettori, quindi mi sembrava anche corretto ed equilibrato ragionare, entro pochi giorni di distanza, su un altro player importante: la promozione alla lettura.
un po' ingeneroso dire, come ha fatto un quotidiano torinese, che sono fermi i fondi della Regione per l'anno 2010, soprattutto per l'edizione del 2010.
Nell'anno 2010, la Regione, che contribuisce con due modalità al funzionamento della Fondazione e all'attività della Fondazione attraverso un Fondo di dotazione, per 630 mila euro circa, e all'attività durante il Salone Internazionale del Libro, ha contribuito complessivamente per circa 1 milione e 600 mila euro. Con quel milione e 600 mila euro, tutta l'attività che si è svolta nell'anno 2010 è stata saldata; manca l'ultima tranche relativa al Fondo di dotazione.
Non sono felice nel dire, il 22 novembre 2011, che c'è ancora un saldo di 300 mila euro per il Fondo di dotazione della Fondazione relativamente all'anno scorso, ma credo che questa modalità di ritardo di contribuzione sia un po' l'elemento distintivo di tutti i soggetti pubblici che compartecipano nelle fondazioni culturali.
Pertanto, questa domanda dovrebbe essere posta agli altri soci.
Approfitto per ricordare che, relativamente all'anno in corso o al futuro, pochi giorni fa ho scritto al Presidente Saitta, che è il Presidente di turno della Fondazione - meglio, è il Presidente dell'Alto Comitato di Coordinamento - poiché nel mese di settembre, esattamente il giorno 19, si è tenuta l'ultima assemblea dei soci fondatori. In quell'incontro si era deciso di convocare a breve una riunione per ragionare appositamente sull'attività prossima, relativamente ai tre anni successivi, a fronte dell'insediamento del neo Consiglio di Amministrazione, per ottimizzare i costi, per garantire una stabilità di gestione e per ragionare sulla programmazione e le attività della Fondazione.
Mi hanno comunicato che la lettera ha avuto successo, poiché per la prossima settimana è convocata un'assemblea dei soci fondatori, per ragionare innanzitutto sull'esigenza della Fondazione, sulle intenzioni della Fondazione, sulle modalità con le quali intende organizzare il prossimo Salone Internazionale del Libro e, successivamente, per definire insieme l'ammontare complessivo delle risorse necessarie e la compartecipazione dei tre soci fondatori a quella specifica esigenza della Fondazione.
Vedete, deve cessare quella modalità per la quale si è soci allo stesso modo, ma si contribuisce in modo differente. La distanza che c'è tra il contributo regionale di un milione e mezzo per l'anno 2010 e il contributo della Provincia, è superiore al milione di euro.
E allora, ritengo che, in realtà, si debba dire che la modalità con la quale si sta cercando di ragionare con la Fondazione, rispetto a qualche anno fa, è cambiata e soprattutto si dovrebbe riconoscere che già per l'edizione 2011, a fronte di un'intuizione che ho sempre definito sbagliata, di portare all'interno del Salone Internazionale del Libro una mostra importante, economicamente significativa, in termini di costi L'Italia dei Libri - per una durata di pochi giorni, siamo riusciti a mettere tutti i soggetti intorno al tavolo e a vedere garantite nell'edizione del 2011, le attività che in realtà correvano il rischio di non essere confermate per l'edizione scorsa. Parlo di Lingua Madre, di Nati per Leggere, del sostegno agli editori, che hanno corso il rischio reale di vedersi sacrificati, per poter prevedere all'Oval Lingotto una mostra che in realtà, avrebbe dovuto essere inserita - per una miopia non fu fatta nel programma ufficiale di Italia 150 e magari realizzata come spin off alle Officine Grandi Riparazioni o in altri luoghi. Sono ben lieto di tornare dall'incontro con i soci fondatori e raccontare quali sono le decisioni prese, soprattutto quali sono le modalità operative nuove che si definiranno, proprio per arrivare ad un Salone Internazionale del Libro che rimanga tale, perché nell'articolo scritto e, purtroppo nell'interrogazione presentata, si commette un'imprecisione, dicendo che l'ICE finanziava il Salone del Libro. L'ICE non finanziava il Salone del Libro, ma l'International Book Forum, vale a dire un incontro, durante il Salone del Libro, nel quale domanda e offerta, relativamente ai diritti per il mondo dell'editoria e cinematografico, compravano, vendevano o programmavano iniziative congiunte di acquisto e vendita. Pertanto, stiamo lavorando con le Camere di Commercio, con Unioncamere, affinché sia garantita un'iniziativa che vedrebbe condizionata la valenza internazionale della prossima edizione.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi del Collège "La Chênaie" di Mouans-Sartoux


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti del Collège "La Chênaie", del Comune di Mouans-Sartoux, in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Spettacoli: teatro, musica, cinema, danza

Interrogazione a risposta immediata n. 837 presentata dal Consigliere Biolé, inerente a "Bonifica Teatro Regionale Alessandrino"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 837, presentata dal Consigliere Biolé, che ha la parola per l'illustrazione.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
L'interrogazione riprende alcune parti di una precedente interrogazione riguardante il Teatro Regionale Alessandrino. Avevamo avuto alcune risposte dall'Assessore in merito alla riapertura dello stesso, che, purtroppo sembrano non rispondere a quanto è accaduto.
Ricordo che da un anno il teatro è chiuso, a causa di un inquinamento di polveri d'amianto che sono state sparse involontariamente durante i lavori di ristrutturazione della parte relativa alla centrale elettrica e termica.
In questo momento, i lavoratori non hanno potuto riprendere il proprio posto all'interno del teatro. La previsione d'apertura, dichiarata anche dall'Assessore, era per l'autunno di quest'anno (quindi nel 2011), ma ancora non è stato aperto. Ultimamente, il Sindaco della città ne ha previsto la riapertura per marzo o aprile del prossimo anno.
Il Comitato spontaneo, nato ad Alessandria dopo la chiusura, continua comunque a tenere alta l'attenzione sia sulle tematiche inerenti l'occupazione, sia su quelle relative all'offerta turistico-culturale della città di Alessandria.
Lo stesso Comitato si è riunito la settimana scorsa e probabilmente nei prossimi giorni, saranno previsti dei presidi o delle manifestazioni organizzate con l'intento di chiedere delle risposte sia a livello locale che a livello regionale.
In qualche modo, l'interrogazione verte sulla richiesta di un aggiornamento rispetto a questi fatti e rispetto a quello che era stato già dichiarato (mi riferisco anche al fatto che i lavori di bonifica possano essere affidati alla stessa ditta che ha causato la problematiche, che, in un certo qual modo, può far pensare ad una sorta di "legge del contrappasso", ma in realtà credo che possa essere poco opportuno).
Inoltre, si richiedono delucidazioni sulla posizione che riveste la Regione in merito alla quota associativa che doveva essere conferita nell'assestamento di quest'anno, e sui termini della nomina del proprio rappresentante in seno al Consiglio dei soci. Grazie.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Coppola; ne ha facoltà.



COPPOLA Michele, Assessore alla cultura

Qui, per certi versi, mi è anche più facile rispondere. Intanto perch con un po' di imbarazzo, desidero consegnare personalmente al Consigliere interrogante copia dell'atto di liquidazione del saldo 2010, datato 29 settembre. Quindi, in realtà, credo che quell'aspetto sia assolutamente risolto.
Il secondo imbarazzo che invece voglio condividere è che ritengo ingeneroso sostenere che è responsabilità della Giunta la mancata nomina del rappresentante della Regione nel Consiglio di Amministrazione, quando in realtà, è competenza del Consiglio. Anzi, la ringrazio e ne approfitto per precisare che mi piacerebbe che il Consiglio quanto prima addivenisse alla nomina del rappresentante in seno al Consiglio di Amministrazione perché a tutti gli effetti siamo inadempienti. In questo senso, dunque, la ringrazio, nonostante l'imbarazzo di dovervi ricordare un adempimento vostro.
In merito, invece, all'iniziale volontà di riaprire il Teatro Regionale di Alessandria nell'autunno di quest'anno, mi è stata inviata una nota - è a disposizione dell'Aula - nella quale si spiegano le motivazioni per le quali l'intervento di bonifica si è voluto estendere, nonostante non vi fossero ragioni di assoluta necessità, anche ad altre parti del Teatro, per arrivare, in sostanza, ad un lavoro di ristrutturazione ancora più puntuale e significativo. La società 3i engineering s.r.l., che per iscritto consegna una nota relativamente ai lavori, alle analisi e alle indagini svolte, sostiene che il Teatro sarà restituito e reso agibile alle sue funzioni originarie entro i primi giorni di marzo del 2012.
Prendiamo per buona, dunque, questa indicazione, tenuto conto che la prima ipotesi di apertura non veniva da una volontà del socio Regione Piemonte, ma da quanto ci facevano presente gli Enti territoriali l'Amministrazione del Teatro e l'Amministrazione comunale.
La posizione della Regione, in realtà, è di assoluta volontà e di supporto affinché si possa arrivare davvero entro marzo del prossimo anno all'apertura del Teatro e alla ripresa di un'attività che non è stata sospesa, ma che, evidentemente, ha vissuto un momento di maggior complicazione, anche perché il numero dei posti a disposizione è sensibilmente calato, nonostante il grande successo delle produzioni che il Teatro Regionale Alessandrino, col suo stesso Direttore, ha realizzato.
Credo che la previsione di apertura per il prossimo marzo non sarà smentita. In questo senso, ritengo che si debba dare fiducia. Anche la decisione (che, peraltro, non è della Regione) di chiedere ai responsabili della situazione che si è creata di rimediare, nel rispetto delle normative e delle verifiche scientifiche fatte in accordo con il Centro Servizi Interdipartimentali dell'Università di Padova, credo che sia la dimostrazione di una seria volontà di superare questa antipatica e spiacevole vicenda in tempi ragionevoli, nonostante - purtroppo - sia già passato un anno.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PLACIDO


Argomento: Enti Istituti Fondazioni Associazioni di rilevanza regionale

Interrogazione a risposta immediata n. 829 presentata dal Consigliere Negro, inerente a "Associazione Marcovaldo" (ritirata)


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 829, presentata dal Consigliere Negro, che la illustra.



NEGRO Giovanni

Grazie, Presidente.
Chiedo di considerare ritirata l'interpellanza che ho presentato. Mi riprometto di ripresentarla nel corso della prossima seduta consiliare.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Negro. Anche in base alla disponibilità dell'Assessore Coppola, si concorderà quando rispondere all'interrogazione che ripresenterà.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione a risposta immediata n. 838 presentata dal Consigliere Buquicchio, inerente a "Servizio di prevenzione regionale programma 'prevenzione Serena', individuazione modalità di pagamento"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 838, presentata dal Consigliere Buquicchio, che la illustra.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Assessore, abbiamo pensato di presentare questa interrogazione, in base all'articolo 100, non per ricordare l'importanza della prevenzione in ambito sanitario e, in particolare, non per ricordare che purtroppo la Prevenzione Serena, che si occupa di determinati screening, tra cui quello mammografico, non è in una posizione dove noi vorremmo che fosse posizioni valutate dal Ministero che si avvale dell'Istituto Superiore Sant'Anna di Pisa - non per colpa di quest'Amministrazione e nemmeno della precedente, ma per responsabilità strutturali oltre che culturali.
Infatti, leggendo la scala dei livelli più bassi nell'indicatore P3 screening mammografico tra i 50 e i 69 anni, si vede che la Sicilia è nella posizione più bassa e l'Umbria in quella più alta, mentre noi siamo esattamente a metà. Potremmo dire che siamo nella media interregionale, ma questo non ci basta. Ma non è per questo che ho presentato l'interrogazione.
L'interrogazione riguarda una problematica che emerge da una segnalazione ormai reiterata da parte di utenti di sesso femminile, che recatesi ad effettuare un prelievo di pap-test si vedono poi riconvocare dopo circa un mese con la motivazione che il prelievo non è stato sufficiente.
Mi rendo conto che pensare male è peccato in generale, ma qualche volta si può anche azzeccare. Mi chiedo: il rimborso, da parte di chi interviene nel pagamento di queste prestazioni, è forfettario o è a passaggio di utente? Perché in questo secondo caso mi insospettisco ancora di più.
La pregherei di appurare la situazione, perché è importante adoperarsi affinché, qualora si sia sulla via del disservizio voluto o non voluto, si possa correggere lo stesso. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccanti per la risposta.



MACCANTI Elena, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
I programmi di screening della Regione Piemonte sono partiti nel 2000.
I relativi finanziamenti sono inseriti nei cosiddetti riparti delle Aziende Sanitarie Locali ed ospedaliere sulla base di un calcolo preventivo della popolazione cosiddetta bersaglio.
Quindi, da queste indicazioni mi viene da dire che il calcolo dei finanziamenti dati alle aziende sanitarie è effettuato sulla base della cosiddetta popolazione bersaglio, che per quel che riguarda lo screening per il tumore della mammella riguarda le donne di un'età compresa tra i 45 e i 75 anni con test ad intervalli annuali fino a 49 anni e biennali successivamente. Al pap-test le donne tra i 25 e i 64 anni ad intervalli triennali, mentre per quel che riguarda lo screening del colon-retto uomini e donne tra i 58 e i 69 anni.
La ringrazio per aver voluto fare, attraverso il question time, una segnalazione preziosa. Mi incarico ovviamente, nella mia veste di Assessore ai rapporti con il Consiglio regionale, di riportare all'Assessore Monferino la sua attenzione e soprattutto quello che ci ha segnalato quest'oggi, per fare in modo che questo disservizio, come lei dice, voluto o non voluto, cessi in maniera certa. La ringrazio.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 833 presentata dalla Consigliera Artesio, inerente a "ASL TO5 e ASL AL - richiesta ai congiunti di sottoscrizione informativa sui limiti della degenza"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 833, presentata dalla Consigliera Artesio, che ha la parola per l'illustrazione.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
Per la verità, avrei desiderato non ritrovarmi più nella condizione di presentare dei quesiti alla Giunta su un argomento che ho già sollevato ripetutamente in quest'Aula, ogni volta ricevendone rassicurazioni.
Sappiamo benissimo - lo hanno dimostrato le associazioni dei parenti che si sono manifestate nei dibattiti su questo tema - come la questione delle persone anziane, in particolare non autosufficienti, sia un punto sensibile e acuto della nostra capacità di intervenire in termini di cure e di protezione sociale sulle fasce più vulnerabili dei cittadini.
In particolare, quando dopo un ricovero ospedaliero si è orientati ad una gestione nelle strutture di post-acuzie, che siano di riabilitazione o che siano di lungodegenza, di coloro che non hanno la capacità e la possibilità di recuperare livelli di autonomia che consentano loro di tornare nel proprio domicilio, occorrerebbe definire un piano di assistenza individuale che preveda le cure domiciliari in lunga assistenza o l'inserimento in RSA.
Questo purtroppo non accade con la tempestività e nemmeno nella dimensione quantitativa che sarebbe necessaria. Molto spesso le dimissioni non sono curate con un percorso di protezione e di tutela, ma ciò che è peggio è che, molto spesso, da parte della struttura ospitante si produce una sorta di dissuasione incalzante nei confronti del malato e dei propri familiari a fare in modo che questi abbandoni il più presto possibile sicuramente entro i 60 giorni di degenza programmati, il posto letto nella clinica di post-acuzie. A questo fine, viene usato ogni genere di sollecitazioni (verrebbe da usare un altro termine, ma per il rispetto dell'Aula mi fermo a sollecitazioni).
Sapendo che le leggi nazionali consentono l'opposizione alle dimissioni ovvero laddove il malato non abbia alternativa può, attraverso una comunicazione al Direttore sanitario della struttura, opporsi alle proprie dimissioni - accade che si cerchino di addurre delle coperture legali preventive, vale a dire si facciano firmare agli ospiti o a chi li rappresenta dei documenti nei quali si dichiara di essere informati del fatto che la degenza massima contemplata è di... Ma chi lo dice che la degenza massima contemplata arriva a quell'intervallo di tempo? Le delibere dicono che vengono retribuiti in un determinato modo i primi 60 giorni di ricovero, non certo che le persone devono obbligatoriamente per delibera e determina guarire entro 60 giorni. Se così fosse, credo che tutti noi vorremmo avere gli effetti benefici di una delibera o una determina siffatta.
Dopo averli informati della durata programmata di quella degenza evidentemente la struttura ritiene di autotutelarsi rispetto al ricorso alle opposizioni: procedura inefficace sul piano giuridico e poco elegante sul piano delle relazioni con i malati.
Già in un'occasione precedente, l'Assessore mi aveva garantito che si era trattato di un'iniziativa improvvida, ma specifica, di una ASL e che non si sarebbe ripetuto. Ora rilevo in altre due ASL, quelle di cui ho portato la documentazione, il riproporsi della stessa situazione. Chiedo quindi alla Regione se intende o meno addurre una circolare regionale che omogeneizzi i comportamenti nella logica del rispetto delle norme e della tutela dei malati.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccanti per la risposta.



MACCANTI Elena, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
La Direzione Sanità, dai nostri Uffici sollecitata onde poter quest'oggi rispondere con elementi certi al suo question time, ci assicura che in questi giorni è stata predisposta dal Settore una lettera inviata a tutte le Aziende Sanitarie Locali ed Ospedaliere del Piemonte per chiedere che venga assunto il provvedimento di revoca della procedura che era già stata registrata e sospesa a Settimo.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 16.07 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



(La seduta ha inizio alle ore 16.07)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bresso, Cantore, Costa Raffaele Cota, Giordano e Leo.


Argomento: Calamità naturali

Comunicazioni della Giunta regionale inerente a "Ultimi eventi alluvionali novembre 2011"


PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ravello per una comunicazione riguardo agli eventi alluvionali che hanno investito il territorio della nostra regione nelle scorse settimane.



RAVELLO Roberto Sergio

Grazie, signor Presidente.
Come da accordi con l'Assemblea, abbiamo ritenuto opportuno portare una volta conclusa la prima fase di approfondimento tecnico rispetto all'evento e agli effetti che questo ha avuto sul territorio, una relazione; relazione che peraltro è stata già pubblicata sul sito della Regione Piemonte e quindi è consultabile on line.
Darò lettura di tale relazione cominciando ovviamente dall'inizio, cioè dal 4 novembre, quando il Piemonte è stato interessato (fino all'8 novembre) da un evento particolarmente intenso che ha coinvolto gran parte del territorio regionale, riproponendo uno schema classico delle perturbazioni autunnali, ovvero il coinvolgimento progressivo del territorio regionale da sud-ovest verso nord-est.
La perturbazione è la stessa che il giorno 4 novembre aveva provocato gravi conseguenze nel territorio ligure, e in particolare sulla città di Genova.
Sin dalle prime ore dell'allerta, il giorno 4 novembre la Direzione competente si è organizzata per gestire al meglio l'emergenza.
Lo schema organizzativo messo in atto tramite una nota del Direttore sulle prime indicazioni operative e organizzative ha previsto due momenti distinti: 1) attivazione della sala operativa di Protezione Civile regionale quale riferimento per tutte le attività concernenti la prima fase emergenziale; 2) attività di ricognizione e censimento dei danni da parte degli uffici tecnici delle Direzioni coordinate dal settore infrastrutture e pronto intervento.
In entrambe le fasi, i responsabili dei Settori decentrati Opere Pubbliche sono stati individuati come referenti su basi territoriali, in sintonia e di concerto con i responsabili dei Settori Prevenzione del Rischio Idrogeologico e degli altri uffici tecnici periferici, al fine di evitare, per quanto possibile, dispersione o sovrapposizione di attività.
Già in corso di evento è stata effettuata una serie di rilievi e di accertamenti anche al fine di fornire un supporto tecnico alle Amministrazioni locali per la gestione di situazioni critiche (evacuazioni chiusura della viabilità, ecc.), nonché di verificare alcune situazioni note in corso di criticità.
Con riferimento alla descrizione degli effetti al suolo, si sottolinea come al momento della stesura di questo rapporto gli accertamenti siano ancora in atto; accertamenti che continueranno ovviamente nelle prossime settimane.
L'attivazione del sistema regionale di Protezione Civile si è originata a seguito dell'emissione del bollettino di allertamento per rischio idrogeologico previsto dalla direttiva da parte del centro funzionale di ARPA Piemonte dal 3 novembre 2011 alle ore 13 . Tale bollettino prevedeva per le 36 ore successive un codice 2 (moderata criticità) per i settori A B, C, F, G, H, I della Regione per piogge diffuse, quindi con la sola esclusione dei settori D ed E.
Il Settore Protezione Civile della Regione Piemonte, sulla base delle proprie procedure operative, allertava il Sistema regionale di Protezione Civile, quindi Province, Prefetture, Dipartimento nazionale, Comuni e volontariato, e disponeva l'apertura della sala operativa a partire dalle ore 8 del 4 novembre. Il bollettino di allertamento del giorno 4 confermava il quadro critico previsto, elevando però a un codice 3 l'allertamento portandolo da moderata ad elevata criticità per due settori, e mantenendolo a 2 per i restanti settori.
Il 5 novembre le condizioni di elevata criticità si sono estese ai settori D, E, F, G, M. In data 6 novembre veniva confermato il codice 3 solamente nei settori D e F, con un ritorno a condizioni di ordinarietà nei settori A ed H, ed il codice 2 nei restanti settori.
Il 7 novembre, a seguito di una generale attenuazione dei fenomeni su gran parte del Piemonte si è ritornati a un codice 2 per precipitazioni diffuse e per criticità residue legate ai deflussi.
L'8 novembre il Bollettino rappresentava conclusivamente un quadro di ordinaria criticità per i settori interessati dall'evento.
Contemporaneamente all'apertura della Sala operativa è stata data informazione agli Organi e alle Strutture della Regione in tutte le sue articolazioni politiche e organizzative. Dai Presidi Territoriali Regionali di Protezione Civile sono stati allestiti in pronta partenza i mezzi con i materiali, le apparecchiature e le attrezzature necessarie a fronteggiare eventuali richieste di assistenza da parte delle Autorità di Protezione Civile sul territorio.
Presso la Sala operativa sono giunte le informazioni dagli Uffici Territoriali del Governo delle Prefetture e dalle Province e dall'AIPO sulle rispettive attività istituzionali in corso.
Durante la gestione dell'emergenza sono stati continui i rapporti con il Comitato Operativo istituito presso il Dipartimento della Protezione Civile Nazionale.
Il 6 novembre, il Capo Dipartimento, Prefetto Gabrielli, ha visitato la Sala operativa di Corso Marche al fine di concretizzare il supporto garantito dal Dipartimento.
Stante la situazione meteo prevista, il Settore ha inoltrato richiesta di applicazione dei benefici di cui al DPR 194/01 all'Ufficio Volontariato del Dipartimento Nazionale della Protezione Civile. La Sala operativa regionale individuava la turnazione del personale in modo da poter monitorare l'andamento dei fenomeni meteo previsti e dare contestuale risposta ad eventuali esigenze del territorio. AIPO ha altresì comunicato l'attivazione del proprio servizio di pronta reperibilità e di attivazione del servizio di piena lungo i corsi d'acqua per i quali venivano previste criticità.
Le attività di sala sono state quindi avviate come definito dalle procedure operative. Sono stati definiti 11 turni di sala operativa a coprire un arco temporale di 88 ore ed un supporto costante del personale assegnato alle diverse aree funzionali del settore. Costante è stato il raccordo con gli uffici UTG delle Prefetture dislocate sul territorio Tutte le Province territorialmente interessate dall'evento hanno aperto già dalla mattinata di venerdì le rispettive sale operative.
La Sala operativa della Protezione Civile ha lavorato, come di norma secondo il Modello Augustus e ha complessivamente gestito 955 segnalazioni i Comuni coinvolti in attività di protezione civile riferite all'evento meteorologico al momento della stesura di questo rapporto risultano essere 163. Tra questi, 66 sono stati interessati da fenomeni di piena e/o esondazioni dei corsi d'acqua, temuti o in atto, del reticolo principale e secondario, 44 sono i comuni interessati da fenomeni franosi, temuti o in atto, e 33 sono quelli nei quali sono state attuate evacuazioni precauzionali; il numero complessivo delle persone soggette ad evacuazione è stato di circa 800. È opportuno segnalare che, comunque, ha risposto ad una logica, quella finalizzata alla tutela dell'incolumità delle popolazioni, assolutamente precauzionale e cautelativa.
In 30 Comuni sono stati consegnati materiali e mezzi per fronteggiare gli effetti delle esondazioni o dei fenomeni franosi.
Fondamentale per la gestione delle emergenze è stato il supporto logistico ed operativo fornito dalle Associazioni di volontariato, che hanno operato con un numero complessivo di volontari pari a 4.690 unità, e con l'impiego di circa 1.700 mezzi.
Il rapporto con gli Enti e le Associazioni di livello nazionale (CRI Croce Rossa Italiana, ANPAS - Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze ANC - Associazione Nazionale Carabinieri, CISOM - Corpo Italiano di Soccorso dell'Ordine di Malta) è stato gestito soprattutto a livello informativo, attraverso le rispettive Sale operative.
La comunicazione è stata gestita in tempo reale mediante la pubblicazione di tutte le informazioni sulle pagine web della Regione Piemonte, dove complessivamente sono stati registrati oltre 200 mila contatti.
In relazione al progressivo miglioramento del quadro delle criticità sul territorio regionale e a seguito dell'emissione del Bollettino d'allertamento dell'8 novembre, si procedeva alle ore 21 dell'8 novembre alla chiusura della Sala operativa per la gestione dell'emergenza.
Viene riportata una breve panoramica rispetto alle valutazioni qualitative sulle conseguenze dei danni dell'evento, ovviamente reperite dalle segnalazioni pervenute o rilevate direttamente dai Settori tecnici della Direzione, dai quali emerge una quadro di dissesto idrogeologico destinato ad aggiornamenti, a seguito della progressiva disponibilità di informazioni acquisite in campo e degli approfondimenti prodotti dalle valutazioni delle situazioni di criticità. Già in corso di evento, così come nei giorni successivi, i tecnici regionali hanno effettuato il rilevamento degli effetti. Questo ha consentito la definizione di un primo quadro, privilegiando le aree più significativamente colpite.
Il 5 novembre nei territori dell'alto Tanaro (Garessio e Piantorre) i livelli idrometrici hanno raggiunto le soglie di elevata criticità. A valle della confluenza con la Stura di Demonte i livelli sono saliti verso la soglia di attenzione grazie al contributo degli affluenti minori.
Nel Cuneese, nonostante diverse segnalazioni di allagamenti, la situazione non ha destato particolare preoccupazione, in quanto i settori interessati fanno parte delle aree golenali dei corsi d'acqua.
Nell'Alessandrino si sono verificate circoscritte esondazioni dovute alle abbondanti precipitazioni sul versante appenninico ligure.
Il fiume Bormida ha esondato ad Alessandria in corrispondenza della confluenza col fiume Tanaro provocando l'allagamento dell'area su cui insistono un centro commerciale e altre infrastrutture.
Il torrente Orba ha esondato a Capriata d'Orba; ad Ovada per precauzione sono state evacuate alcune famiglie. È stata anche coinvolta localmente la rete idrica secondaria.
Nel Torinese le piene dei corsi d'acqua sono cresciute fino ad una situazione di moderata criticità.
Nelle vallate del Biellese e del Vercellese i torrenti Elvo, Cervo e Sesia, seppure in piena, sono rimasti contenuti nell'alveo ordinario grazie anche alle opere di manutenzione attuate nei mesi scorsi.
Incrementi più contenuti si sono registrati, al di sotto dei livelli di attenzione, nei settori alpini occidentali del Cuneese e nel Verbano.
A monte di Torino i livelli del Po, seppure in crescita, sono rimasti contenuti verso valori di attenzione. Nella notte sono aumentati i contributi dei tributari a valle di Torino (Orco, Malone ecc.).
Si sono registrati numerosi fenomeni franosi, perlopiù di modesta entità, soprattutto nell'Alessandrino che hanno coinvolto la rete viaria provinciale e comunale, con alcune interruzioni al transito.
Nella giornata del 6 novembre si sono registrate situazioni di moderata criticità lungo l'intera asta del Tanaro, con superamento dei livelli di elevata criticità in alcune sezioni della Stura di Demonte (Fossano) e dell'alto Tanaro fino a valle di Farigliano.
I livelli del Po sono cresciuti particolarmente nel torinese raggiungendo valori prossimi all'elevata criticità a valle di Torino e prossimi alla condizione di moderata criticità a monte; valori superiori o prossimi all'elevata criticità sono stati registrati sul Pellice, sul Chisone e negli altri corsi d'acqua del Pinerolese.
Sul torrente Pellice a Torre Pellice la piena ha asportato parte del ponte Bertenga di collegamento ad una frazione abitata da un centinaio di persone; a Garzigliana sono state evacuate alcune persone per allagamenti.
I livelli degli affluenti del Po nel Torinese (Dora Riparia, Stura di Lanzo, Orco, Malone e Dora Baltea) sono arrivati ai valori di moderata criticità.
Il torrente Sangone a Moncalieri ha evidenziato un rigurgito per difficoltà a confluire nel Po in piena, nonché alcune criticità lungo l'asta, ove si sono segnalate locali esondazione. Sono stati chiusi in via precauzionale alcuni ponti sulla Dora Riparia a Torino.
Nella tarda serata del 6 novembre si è verificato il passaggio della piena del Po a Torino e quindi nelle zone di Crescentino e Trino Vercellese. Non si sono segnalati effetti di rilievo se non l'allagamento della zona dei Murazzi, ma a titolo precauzionale, nella serata del 6 novembre, sono stati evacuati alcuni residenti (circa 120 persone) nella zona del Fioccardo a Torino. Nella notte tra il 6 e il 7 novembre, il livello dei corsi d'acqua è rientrato ovunque in fase di lenta discesa.
Nel complesso, nonostante la persistenza e l'intensità delle precipitazioni, gli effetti al suolo non hanno avuto conseguenze o punti di criticità, eccetto appunto, come già segnalato, qualche situazione, anche grazie al regolare presidio del territorio messo in opera in seguito allo stato di allerta.
Nella quasi totalità dei casi, nei corsi d'acqua il deflusso è stato perlopiù contenuto all'interno dell'alveo di piena, con locali fenomeni di esondazione che hanno provocato alcuni fenomeni di allagamento. Limitati nel complesso, anche gli episodi erosivi ai danni delle sponde.
Anche i fenomeni di versante non sono stati particolarmente importanti almeno in questa fase: nella gran massa dei casi, quanto segnalato come frana, si riferisce in realtà a diffuse forme di instabilità o collasso di manufatti: muri di contenimento, piazzali e rilevati stradali o a forme di instabilità legate alle scarpate stradali di controripa. Tali fenomeni, con dimensioni perlopiù modeste, hanno interessato essenzialmente le reti viarie provinciali e secondarie provocando prevalentemente danni funzionali ed interruzioni. Fenomeni franosi di versante di dimensioni maggiori potrebbero però palesarsi anche nelle settimane successive al termine delle precipitazioni. Occorre rilevare che molti dei dissesti di cui sopra ancorché poco rilevanti dal punto di vista meramente geologico, non lo sono affatto dal punto di vista dei costi relativi ai ripristini.
Nella relazione che troverete sul sito, vi è una esplosione nel dettaglio, provincia per provincia, della situazione. Per quanto riguarda il quadro di spesa, che è in continuo aggiornamento, vi posso segnalare con soddisfazione che, a seguito della richiesta, avanzata dalla Giunta regionale, di emanazione dello stato di emergenza e del successivo Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, con cui il Governo ha dato esito favorevole, sulla GU del 18 novembre (quindi, di pochissimi giorni fa) è stata pubblicata l'Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri con cui sono stati assegnati dieci milioni di euro al Piemonte per la prosecuzione delle attività dirette al superamento dei contesti emergenziali, attività che sono già in fase di programmazione e che saranno, ovviamente, concordate con le Province e i Comuni interessati dall'evento.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Non essendoci richieste di intervento, dichiaro concluse le comunicazioni.


Argomento:

Nomine


PRESIDENTE

Colleghi, possiamo passare all'esame del punto 4) all'o.d.g., inerente a "Nomine".
Relativamente alle nomine, dovremmo procedere con una serie di designazioni che abbiamo individuato nell'ultima Conferenza dei Capigruppo.
Nell'ordine, si tratta di procedere con la prima nomina, che riguarda l'individuazione di un rappresentante della Regione all'interno del Consiglio d'Amministrazione della Fondazione Teatro regionale alessandrino.
Questa nomina è molto importante, perché l'assemblea si tiene oggi alle ore 18.
Poi, bisogna nominare un componente del Consiglio d'Amministrazione della Fondazione 20 Marzo 2006; un componente del Collegio dei Revisori dei Conti, designazione del componente effettivo nella Fondazione 20 Marzo 2006 e poi dobbiamo procedere con una serie di nomine che, come loro ricorderanno, in particolare i Presidenti di Gruppo, riguarda la cosiddetta partita degli Istituti di garanzia.
La prima è un organo interno che è incompleto da circa un anno e mezzo cioè dall'inizio di questa Legislatura, successivamente alla rielezione in Consiglio regionale della collega Carla Spagnuolo, che quindi si è dimessa.
Si tratta quindi di completare la Commissione di Garanzia, ex articolo n.
91 dello Statuto.
La seconda di queste nomine riguarda la designazione del Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale nell'ambito del territorio della Regione altrimenti definito impropriamente, "Garante dei detenuti". Per quanto riguarda questa nomina così come per la Commissione di Garanzia, almeno per quanto riguarda le prime tre votazioni, è necessario un quorum di due terzi dei seggi assegnati all'Assemblea, quindi almeno 40 voti. Infine, dobbiamo procedere alla nomina di un garante: si tratta della designazione, in ottemperanza a quanto disposto dalla legge regionale n. 31 del 2009, di un garante regionale per l'infanzia e per l'adolescenza. Anche in questo caso, occorre il quorum dei due terzi.
La parola al Consigliere Pedrale.



PEDRALE Luca

Grazie, Presidente.
Su alcuni punti, ad esempio quello sulla Commissione di Garanzia, è iniziato un discorso dove è chiaro che per riuscire a designare un candidato bisogna trovare una maggioranza larga, e pur tra i mille impegni abbiamo iniziato a discuterne con alcuni colleghi dell'opposizione.
Tuttavia, è un compito che è stato soltanto avviato, quindi dobbiamo proseguire.
Quindi credo che oggi non siamo nelle condizione, né io né il collega Carossa (che abbiamo iniziato questo percorso), di poter indicare insieme all'opposizione un nominativo.
Come chiedo un rinvio - non c'è stata l'opportunità di discuterne - su un'altra nomina, quella sulla Fondazione 20 Marzo.



PRESIDENTE

Dovevamo procedere anche con il Collegio dei Revisori, con il Consiglio di Amministrazione e sulla Fondazione 20 Marzo 2006. Prima di questa, la designazione di un rappresentante del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Teatro Regionale Alessandrino.



PEDRALE Luca

Sulla Commissione di Garanzia, ripeto, non siamo riusciti a trovare un'intesa per mancanza di tempo; sulla Fondazione 20 Marzo direi di soprassedere, mentre per quanto riguarda il Teatro Alessandrino credo che non ci siano ancora le condizioni per esprimere un nominativo, quindi lasciamo che questo ente, nella sua autonomia, scelga il percorso che meglio crede.
Viceversa - credo che il Consigliere Carossa possa confermarlo chiediamo all'Aula di fare un'onesta riflessione sulle nomine dei Garanti dei detenuti, dell'infanzia e degli animali.
Ne abbiamo discusso all'interno della maggioranza. Riteniamo siano ruoli significativi, ma per il momento particolare che stiamo attraversando per cui ci stiamo accapigliando per individuare risparmi, razionalizzare la spesa, ridurre al più possibile, sia nel bilancio del Consiglio regionale sia nel bilancio della Giunta regionale, tutte quelle voci che, in qualche maniera, non sono obbligatorie o non sono indispensabili per una spinta della Regione Piemonte, siamo arrivati alla conclusione che, forse, si potrebbe fare a meno della figura dei tre Garanti.
Diciamo questo perché dopo un approfondimento che, un po' colpevolmente, all'inizio non avevamo fatto, ci siamo resi conti che, al di là della spesa per la persona che potrebbe ricoprire questi tre incarichi vi è anche una struttura che li accompagna, quindi un minimo di supporto logistico, di personale e di Uffici che determina delle spese abbastanza significative. C'è chi parla di 100 mila, chi di 200 mila euro per ogni figura. Comunque sia, si tratta di una spesa che, in questo momento storico per la Regione Piemonte e per l'Italia, non vediamo così indispensabile da imputare nel bilancio dell'Ente.
Immagino le obiezioni che potrebbero essere sollevate: il ruolo di un Garante per i detenuti, il ruolo di un Garante per l'infanzia, il ruolo stesso per la tematica animalista non sono ambiti da trascurare, bisogna seguirli in qualche maniera.
Un'idea - ovviamente, è soltanto un'idea per il momento - è quella il Consiglio regionale possa e debba seguire queste tematiche direttamente con il singolo ruolo del Consigliere regionale - sapete benissimo che noi abbiamo accesso agli istituti penitenziari come Consiglieri regionali oppure - meglio ancora, ma su questo non dobbiamo decidere oggi, ci sarà il tempo per riflettere - magari affidando queste tre competenze ad uno o più delle Consulte che il Consiglio regionale ha all'interno del proprio organigramma dove personale, risorse e uffici ci sono in buona disponibilità.
Ripeto, la conclusione che abbiamo raggiunto è che, soprattutto per il particolare momento che stiamo attraversando di difficoltà economica e finanziaria, forse è opportuno fare questa rinuncia, senza dimenticare i problemi che attengono a queste figure e pensando anche ad una loro collocazione all'interno dell'istituzione del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Prendo atto che il Consiglio regionale da un anno è bloccato sulle questioni legate alla Commissione di Garanzia.
Lo dico qui, Presidente: qualora la questione non venisse sbloccata nelle prossime settimane, noi chiederemmo una sua iniziativa personale. Non possiamo più accettare, come Gruppo consiliare, che questo tema continui ad essere spostato da un anno e mezzo.
La riflessione che ha proposto poc'anzi il Consigliere Pedrale mi impone di are due considerazioni. Vorrei partire da un articolo pubblicato ieri sulle prime pagine del quotidiano La Stampa e poi ripreso con un servizio nelle pagine interne. Questo articolo, molto interessante trattava di una questione ormai vitale, definita come l'emergenza delle carceri, in cui si collocava il nostro Paese, sia sotto il profilo del sovraffollamento della popolazione carceraria, sia sotto il profilo dei suicidi che nel corso del 2011 hanno attraversato la popolazione carceraria, ben al di sopra delle medie europee.
Sono convinto che in un momento di difficoltà è bene che la politica dia dei segnali profondi, e siano dei segnali profondi che, innanzitutto guardino a rendere più semplice, più trasparente e meno distante il rapporto tra il cittadino e chi è impegnato all'interno della vita e dell'esperienza politica.
Sono anche convinto che noi dovremmo riflettere molto attentamente su tutta una serie di articolazioni che riguardano oggi l'attività della Regione, sia intesa come Giunta sia intesa come Consiglio.
Non vorrei però che alla fine i nostri ragionamenti ci portassero alla conclusione che a pagare un segnale di apparente riduzione delle spese oserei definirlo un segnale di lontananza - siano le persone maggiormente in difficoltà. Allora, io lo dico qui: se c'è un segnale che in questo momento il Consiglio regionale deve essere in grado di dare è innanzitutto il segnale che riguarda il Garante delle persone detenute all'interno degli Istituti di Pena della nostra Regione, perché è un segnale di vicinanza nei confronti di un'emergenza e perché, tutto sommato, le Regioni o i Comuni che hanno assunto questa iniziativa hanno prodotto delle esperienze che non sono da annoverare tra le esperienze inutili: sono da annoverare tra quelle utili e importanti all'interno del nostro Paese e di quelle comunità locali.
Voglio dire che in questo momento, in assenza di indicazione da parte dei diversi Gruppi consiliari, mi auguro che il Consiglio regionale non guardi, nell'individuazione del Garante delle persone detenute, alle appartenenze ma individui una persona che per il proprio profilo personale per le esperienze maturate all'interno di quel settore, per l'impegno dimostrato su quei temi, sia una persona considerata autorevole in quella materia.
A noi non interessano le appartenenze politiche: non abbiamo alcun tipo di rivendicazione da porre all'interno delle discussioni in questa sede. A noi interessa però - è la stessa figura, è la stessa parola che dovrebbero invitarci a questo tipo di riflessione - che il Garante sia una persona al di sopra delle parti, capace di interpretare il ruolo con impegno civile con passione e anche con competenza rispetto alla materia.
Vorrei allora che, in un momento in cui dovremmo dare segnali circa un rapporto diverso e meno distante tra il cittadino e la politica, le nostre scelte si concentrassero sugli altri e in modo particolare nei confronti di chi in questo momento vive una condizione, come definita da un articolo su un quotidiano di ieri, di "vera emergenza nazionale".
Torno brevissimamente alla Commissione di Garanzia: qui è inaccettabile che ci sia una Commissione che da un anno e mezzo non è completa, proprio nella parte della rappresentanza degli ex Consiglieri regionali. Mi auguro che le disponibilità al confronto che sono state espresse in queste settimane si concretizzino nei prossimi giorni. Altrimenti noi chiederemo Presidente, un suo intervento perché lei ha anche il potere di sostituzione nei confronti di una condizione di inattività da parte del Consiglio regionale, che non riguarda i Gruppi di opposizione ma riguarda quelli di maggioranza.



PRESIDENTE

Bene. Non essendovi ulteriori richieste di intervento, sospendo i lavori per qualche minuto.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 16.37 riprende alle ore 16.38)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Richiamo l'attenzione dell'Aula perché, come vi ho detto in apertura abbiamo un problema.
Non si può non procedere alla nomina della Fondazione del Teatro regionale alessandrino, in quanto lo Statuto dell'Ente prevede che trascorsi inutilmente i 180 giorni nei quali la Fondazione richiede alla Regione - e la Regione al Consiglio regionale - di designare il proprio rappresentante nel Consiglio di Amministrazione, l'Assemblea possa procedere, nelle more della designazione, a completare direttamente l'Organo. L'Assemblea è convocata oggi per le ore 18. Pertanto, a tutela del Consiglio e mia, procederò ovviamente a far distribuire la scheda per quanto riguarda la Fondazione Teatro regionale alessandrino. Succeda poi quel che succeda: se sarà eletto qualcuno, bene; se non sarà eletto nessuno, ne prenderemo atto.
Parliamo invece delle altre nomine, anche se adesso non vedo il Consigliere Reschigna, e mi dispiace.
Per quanto riguarda la Commissione di Garanzia, non è nelle possibilità del Presidente del Consiglio regionale procedere con l'istituto del Decreto, perché è la parola stessa che lo dice: trattandosi di un istituto di garanzia - non a caso, lo Statuto e il Regolamento prevedono addirittura che non scenda mai il quorum dei due terzi (cioè i 40 voti) - bisogna semplicemente che il Consiglio regionale si metta d'accordo, e mi sembra che l'intervento del Consigliere Pedrale vada in questa direzione. Vi invito a lavorare nei prossimi giorni - tanto martedì prossimo non sarà convocato il Consiglio regionale, calendarizzato invece per il martedì successivo - affinché si possa procedere almeno all'elezione della Commissione di Garanzia.
Lei, Consigliere Pedrale, mi conferma invece che non ci sono le condizioni per un voto sulla Fondazione 20 Marzo 2006 e sui Garanti. Il Consigliere Pedrale ha fatto un intervento articolato, con il quale - se non ho male inteso - ha rappresentato all'Aula che la maggioranza ritiene non indispensabile - cerco di dirlo nel modo più elegante possibile, poi se il termine è sbagliato me ne scuserò - procedere con l'individuazione dei Garanti.
Di contro, il Consigliere Reschigna ha sostenuto, in particolare per quanto riguarda il Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale nell'ambito del territorio della Regione, che il Consiglio dovrebbe procedere al più presto a designare e nominare questo Garante, anche per una serie di ragioni che sono in questo momento attuali e riportate dagli organi di informazione.
In questo caso, è evidente che il Presidente del Consiglio regionale in ogni caso, mai prima di tre votazioni infruttuose con la maggioranza dei 40 voti e di almeno una con la maggioranza assoluta - potrebbe procedere con l'istituto del Decreto.
Delle due l'una, quindi. Una possibilità è che ci si metta d'accordo anche su questo e si decida se procedere o meno. Nel quadro attuale, noi dobbiamo procedere. Oggi magari non consegniamo la scheda, anche per evitare a chi collabora con noi di distribuire carta inutilmente: mi sembra infatti che, se la maggioranza non intende votare, non sia possibile arrivare ai 40 voti; dobbiamo quindi tenere conto del quadro reale. La legge però esiste, lo Statuto lo prevede, il bando è stato espletato per dovere d'ufficio, la Commissione nomine ha redatto la lista, il Consiglio regionale è convocato.
Dicevo quindi che si procede con le votazioni oppure, se lei ritiene Consigliere Pedrale, che queste figure non siano indispensabili come ha detto, la invito con fatti nuovi a mettere nelle condizioni la Presidenza e il Consiglio regionale di svolgere una votazione più complessiva. Detta in maniera meno manichea - ma lei ovviamente, Consigliere ha già capito - se non si vuole procedere bisogna abolire l'istituto; e immagino che questo introdurrà una serie di discussioni all'interno di questo Consiglio regionale.
Procediamo pertanto alla distribuzione della scheda per quanto riguarda la Fondazione Teatro Regionale Alessandrino. La prego veramente Consigliere Pedrale, in funzione del prossimo Consiglio regionale, di mettere l'Aula nelle condizioni di procedere sulla Fondazione 20 Marzo 2006, e in particolare sulla Commissione di Garanzia, perché sulla Commissione di Garanzia non è possibile procedere.
Per questo motivo, come voi sapete - e me ne darete atto - è raro che ci sia una Conferenza dei Capigruppo in cui non mi permetta di richiamare l'attenzione dei Capigruppo su questa tematica. La Commissione è un organo statutario importante, ed è un organo statutario incompleto. Poiché mi sembra che adesso potrebbero esserci le condizioni, la invito a crearle anche nella concretezza nei prossimi giorni.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Ho sentito tutto il suo intervento, e per non perderne una parte ho preferito rientrare in aula alla fine.
Ho preso atto del suo intervento, però la invito a far distribuire le schede anche per quanto riguarda i Garanti.



PRESIDENTE

Bene. A questo punto ritiriamo le schede che sono state distribuite. In effetti, alla Conferenza dei Capigruppo si era detto che oggi si procedeva quindi procederemo con il rito della votazione. A questo punto verrà distribuito, anche per questioni tecniche, avendo una serie di possibilità l'intero fascicolo: la Fondazione del Teatro Regionale Alessandrino, la Fondazione 20 Marzo 2006, la Commissione di Garanzia e i Garanti.
Distribuiamo il fascicolo completo.
Vengano dunque distribuite le schede per le seguenti nomine:


Argomento: Nomine

Proposta di deliberazione n. 32 "Commissione di Garanzia" - (art. 91 Statuto della Regione Piemonte e art. 3 L. r. 25/06) - Elezione di 1 membro in sostituzione della dimissionaria Carla Spagnuolo (ex Consigliere Regionale)

Argomento: Nomine

Proposta di deliberazione n. 124 "Designazione del Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale nell'ambito del territorio della Regione (l.r. n. 28/2009)"

Argomento: Nomine

Proposta di deliberazione n. 132 "Designazione del Garante Regionale per l'infanzia e l'adolescenza (L. r. n. 31/2009)"

Argomento: Nomine

Proposta di deliberazione n. 143 "Fondazione 20 Marzo 2006" (art. 13 Statuto Fondazione) - Collegio dei Revisori dei Conti - Designazione di 1 componente effettivo

Argomento: Nomine

Proposta di deliberazione n. 166 "Fondazione 20 Marzo 2006" (art. 11 Statuto Fondazione) - Consiglio di Amministrazione - Designazione di 1 componente

Argomento: Nomine

Proposta di deliberazione n. 147 "Fondazione Teatro Regionale Alessandrino" (art. 8, Statuto Fondazione) - Consiglio di Amministrazione - Nomina di 1 rappresentante


PRESIDENTE

Ricordo che dopo le nomine tratteremo, alla presenza dell'Assessore Quaglia, l'ordine del giorno n. 549 - differito questa mattina - presentato dal Consigliere Buquicchio.



PRESIDENTE

Nomino scrutatori i Consiglieri Ponso e Novero.
Prego il Consigliere Segretario Leardi di procedere all'appello nominale.



(Il Consigliere Segretario Leardi effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione è terminata. Sono stati effettuati due appelli nominali.
Procediamo allo spoglio delle schede e nel corso della seduta vi sarà fornito l'esito della votazione.


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente

Esame ordine del giorno n. 549 presentato dai Consiglieri Buquicchio, Laus e Ponso, inerente a "Disegno di legge 158, razionalizzazione e riorganizzazione del personale regionale"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 549, avente ad oggetto "DDL 158, razionalizzazione e riorganizzazione del personale regionale" presentato dai Consiglieri Buquicchio, Laus e Ponso, di cui al punto 5) all'o.d.g.
Nella seduta pomeridiana dell'8 novembre 2001 è iniziato l'esame dell'ordine del giorno in titolo e sono intervenuti i colleghi Buquicchio Angeleri e Reschigna. È stato quindi votato il rinvio del provvedimento ad altra seduta (come sapete, il disegno di legge giace in Commissione).
Nella seduta antimeridiana del 22 novembre 2011 il Consigliere Buquicchio ha iniziato l'illustrazione dell'ordine del giorno. L'esame del provvedimento è stato sospeso vista l'assenza dell'Assessore Quaglia.
Adesso, quindi, possiamo aprire il dibattito generale.
Consigliere Buquicchio, vuole intervenire per primo, così riannodiamo il filo del discorso? Prego, ne fa facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Intervengo in fase di dibattito generale anche per illustrare le motivazioni dell'ordine del giorno, perché non mi sembra che vi sia stata occasione di farlo precedentemente.
Come lei ricordava, c'è stata una fase - peraltro un po' movimentata nella quale la maggioranza aveva rifiutato il confronto su questo ordine del giorno. Mi auguro che oggi si possa ritenere archiviata quella fase.
Il mio vuole essere un intervento pacato, ma fermo, in modo da poter trarre dal confronto, e poi dalla risposta e dalla replica dell'Assessore delle indicazioni, le più chiare possibili, relativamente ad una questione che riguarda i 209 precari che lavorano in questo Ente.
Questi signori e queste signore, questi uomini e queste donne, questi giovani attendono una risposta. E mi verrebbe da dire: una qualsiasi risposta, positiva o nella denegata ipotesi anche negativa, purché essi sapendo, possano organizzarsi e possano determinare elementi progettuali relativi alla propria vita. Questo mi sembra doveroso da parte della politica.
Qualcuno dice: "Il pubblico non può e non deve comportarsi come il peggiore imprenditore che gioca su fragile equilibrio economico dei propri dipendenti, ottenendo il massimo del risultato con il minimo sforzo in termini di retribuzione". Io non sono d'accordo fino in fondo su questa affermazione, perché ho una cultura liberale. E mi piace poter pensare che il pubblico debba poter a volte apprendere o prendere esempio dal privato non certo relativamente all'elemento di sfruttamento della forza lavoro, ma deve saper attingere dal privato l'ottimizzazione dei servizi erogati, e quindi il rapporto tra forza lavoro, servizio e retribuzione. Questo sì! Ma il pubblico, se questo deve farlo, in un Paese che cambia, non deve però assumersi mai la responsabilità di costringere le forze lavoro ad una situazione di precarietà non solo lavorativa, ma anche e soprattutto psicologica.
Io non sono d'accordo con Brunetta, che definisce l'Italia dei precari i precari della Pubblica Amministrazione, come l'Italia peggiore. Non sono affatto d'accordo, così come non sono d'accordo quando sostiene che tutti i titolari di partita IVA siano degli evasori fiscali.
Sono slogan che feriscono coloro che lavorano con professionalità e seriamente e coloro che pagano le tasse. È vero, colleghi della maggioranza, che in questi mesi è mutato il quadro normativo, ma è anche vero che il quadro normativo, se è mutato, muta continuamente ed è necessario che la politica non attenda passivamente i mutamenti normativi ma possa intervenire attivamente, affinché quei mutamenti normativi possano andare nella giusta direzione, che a me piace vedere essere unica, cioè quella della equità.
La Giunta - non in quest'Aula, perché è la prima volta che affrontiamo la questione così seria e delicata qui, ma in altre sedi - ha dato delle risposte che qualcuno ha definito dilatorie.
Io non voglio ritenerle tali, perché mi piace sempre essere onesto sul piano intellettuale e voglio comprendere appieno le grandi responsabilità e le grandi difficoltà che esistono.
Però noi, Assessore, dobbiamo fare qualche cosa in più; dobbiamo oggi a conclusione di questo dibattito, che mi auguro sia pacato, perch l'argomento non può che meritare pacatezza e un serio approfondimento nel contempo, giungere, se non ad una decisione conclusiva, almeno all'avvio di un iter conclusivo.
Quello che più turba e ferisce non solo sul piano materiale, ma soprattutto su quello psicologico, è l'ansia del domani.
Se me lo consentite, ho letto diversi interventi e diverse lettere diversi biglietti, chiamiamoli così, di alcuni di questi dipendenti (tra di essi ci sono tante donne). Ce n'è uno che mi ha colpito, e lo voglio riportare (l'ho ricopiato), di una lavoratrice che afferma (vi prego di ascoltare con rispetto): "Il 15 luglio del 2012 scadrà il mio contratto a tempo determinato: avrò quasi 38 anni, non ho casa, non ho un figlio. Nel 2003 ho avuto il primo di una lunga serie di contratti di collaborazione coordinata e continuativa; avevo 29 anni e una laurea in tasca. Mi ero appena sposata e trasferita dal Sud, dalla Calabria, con tanta forza di volontà e un bagaglio culturale fatto di studio e sacrifici e con una fiducia sconfinata nel futuro. In tutti questi anni mi sono sentita precaria, non solo nel lavoro, ma anche nella vita".
Colleghi, la politica deve poter intervenire in queste situazioni; non ha la bacchetta magica - lo capisco - o il pozzo di San Patrizio da cui attingere, ma deve cercare con tutte le forze non di accantonare il problema o rimandarlo, ma deve trovare una soluzione, perché questi sono casi, non più di altri, ma almeno al pari di altri, che necessitano di un impegno e una risposta.
Lo stop che si è posto al processo legislativo è dipeso da una serie di ragioni, per motivi di tempo; ahimè, il tempo è tiranno e vedo sull'orologio che il mio tempo a disposizione sta per scadere, quindi mi affretto a concludere.
Assessore, avevo apprezzato molto lo sforzo della maggioranza di presentare quel disegno di legge e all'epoca avevo anche approntato un discorso quasi di elogio, ma oggi sono qui semplicemente a ricordarvi che occorre - concludo, Presidente, la ringrazio della tolleranza - dare una risposta, occorre dire a che punto è la situazione e qual è la nostra volontà. Lo dobbiamo dire con trasparenza, assumendoci, tutti, le nostre responsabilità e se nella denegata ipotesi, realmente, per motivi normativi o finanziari questo non fosse possibile (ma, mi consenta di dirlo, non lo credo), lo si deve dire, perché ognuno deve poter organizzare il proprio futuro e la propria vita come crede.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei, Consigliere Buquicchio.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Grazie, Presidente.
Occorre pacatezza, ma - ritengo - anche chiarezza, al punto in cui è giunta la discussione su questo provvedimento; discussione che noi oggi svolgiamo grazie all'ordine del giorno presentato.
Ripeto, a nome del Gruppo, affermazioni che abbiamo pronunciato in Commissione, ma che vale la pena di ripetere: vede, Assessore Quaglia, noi crediamo che questa vicenda sia un po' il segno dell'inaffidabilità con cui questa Giunta ha affrontato la questione.
Non trovo altre parole: inaffidabilità.
All'inizio di questa vicenda, avevate il diritto di dire al Consiglio e ai lavoratori, naturalmente, che la Giunta non intendeva affrontare la questione. Era un vostro diritto; io avrei avuto opinioni diverse, ma questo fa parte del gioco delle decisioni politiche.
L'Assessore al personale della Giunta regionale non ritiene opportuno affrontare la questione.
Voi non avete il diritto di prendere in giro queste persone; questo diritto non l'avete! Avete il diritto di dire: "Non vi assumiamo in via definitiva". Non avevate e non avete il diritto di prenderle in giro.
Ritengo che il modo con il quale lei, Assessore, e la Giunta avete gestito la vicenda, sia irresponsabile. Uso parole pesanti, perché io le parole le misuro, ma l'ultima trovata che avete discusso e annunciato in Commissione (il parere richiesto al Consiglio di Stato) è esattamente una trovata. Posso dirlo? È un pretesto per non affrontare la questione e per farla finire su un binario morto, perché di questo si tratterà.
Assessore, capisco se si ha di fronte una questione che presenta caratteri di difficoltà e si decide in via preventiva di chiedere un parere, ma voi avete rinunciato ad assumere il provvedimento con delibera ne abbiamo discusso in Consiglio - avete chiesto al Consiglio di poter presentare un disegno di legge e i Gruppi di minoranza, volendo affrontare con voi la questione, hanno ritenuto che quello fosse lo strumento da adottare, per dare forza a una decisione politica del Consiglio regionale.
Tutti potevano pensare - noi sicuramente, ma anche una parte del personale dell'Amministrazione, anche alcuni pezzi della maggioranza credo - che la questione fosse incardinata. È così vero quello che dico che, non l'ultimo arrivato in quest'aula, ma il Presidente del Consiglio regionale (per me il Presidente di quest'Assemblea è un'autorità; lo è a prescindere e lo è quel Presidente lì, per quanto mi riguarda), ha incontrato i sindacati e i lavoratori e, sulla base dell'impegno che la maggioranza, la Giunta e l'Assessore avevano assunto, si è impegnato con il sindacato e con i lavoratori ad approvare il provvedimento in tempi brevi tant'è vero che la I Commissione aveva incardinato la discussione! E noi eravamo pronti a votare il provvedimento nella tal seduta - non me lo ricordo più! Lì interviene una prima richiesta di rinvio - credo immotivata - e nasce l'esigenza di un incontro ulteriore con le organizzazioni sindacali e con i lavoratori. Non potrò mai dimenticare un fatto che è accaduto durante quella riunione! Infatti - non il Presidente di un Gruppo di minoranza di questo Consiglio - il Presidente del partito di maggioranza relativa di questa maggioranza che governa la Regione ha incontrato i lavoratori; ha voluto, alla fine, giustamente, parlare con loro; ha insistito perch nonostante le norme previste dalle consultazioni, fosse possibile rassicurare quei lavoratori; ha raccontato che lui era rimasto colpito vero, Consigliere Pedrale - del fatto che c'erano molte professionalità; si è lamentato del fatto che gli Assessori non avevano spiegato al Capogruppo di maggioranza relativa che all'interno di quei 209 c'erano quelle professionalità e ci siamo lasciati con una convinzione - è vero Consigliere Reschigna? - quella per la quale noi avremmo votato il provvedimento la settimana successiva o il giorno dopo.
Annuncio che in questa vicenda - lo dico io in via preventiva - il sindacato è stato super responsabile, perché ci ha detto che "sono lavoratori che hanno titolo per essere assunti, in riferimento alla legge finanziaria del 2007" - se non ricordo male - "sono lavoratori che servono a questa Amministrazione regionale".
Ricordo l'episodio raccontato durante l'audizione, o la consultazione: mentre discutevamo di come incardinare il provvedimento alcuni - due o tre di quei 209 lavoratori, in quel momento, erano a Roma per trattare e per discutere in nome e per conto dell'Amministrazione regionale. Quindi, non parliamo di persone che qui dentro, in questa Amministrazione, non hanno un ruolo e una professionalità! In terzo luogo, in quell'occasione i sindacati ci dissero: "Noi abbiamo fatto un discorso di verità a quei lavoratori. Nel senso che abbiamo considerato il rischio - che alcuni ventilavano - che il provvedimento, una volta approvato, possa essere impugnato, ma a voi, politica, vi chiediamo di compiere l'atto". Stanno così le cose? Ho raccontato i fatti? Mi sono inventato delle cose? Perfetto. Così non può funzionare! Dopo una vicenda che ho raccontato - credo - fedelmente, non potete venire in Commissione, convocata per discutere e approvare il provvedimento, e dirci che avete chiesto un parere al Consiglio di Stato! Non potete farlo! E non avete neppure il diritto - credo, e spero che paghiate pegno per questo, perché non può essere consentito tutto! - di illudere le persone.
Non potete illudere le persone! Potete raccontargli che voi non siete d'accordo di assumerle, ma non potete illuderle! Invece, tutti gli atti che avete compiuto vanno in quella direzione e autorizzano chiunque a ritenere che maggioranza e opposizione avrebbero votato quel provvedimento.
Caro Assessore Quaglia, noi siamo pronti a votarlo domani mattina, ve lo ripetiamo, è chiaro? Venga iscritto all'o.d.g. e noi lo votiamo assumendoci insieme a voi la nostra parte di responsabilità.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola alla Consigliera Cerutti.



CERUTTI Monica

Grazie, Presidente.
Il mio intervento, chiaramente, si muove nella stessa direzione annunciata dai colleghi. Certamente non avremmo voluto arrivare a discutere questo atto, bensì avremmo voluto dibattere l'atto che legittimamente la Giunta aveva proposto, che è stato più volte discusso in Commissione. Da un lato, i colleghi hanno constatato il problema dal punto di vista delle realtà che vivono i lavoratori, che, a questo punto, effettivamente, non sanno quale possa essere il loro futuro. Dall'altra, il Consigliere Ronzani ha già ripercorso l'iter svolto, che ci ha visti più volte in Commissione non comprendere esattamente quale sarebbe stato l'atto successivo.
In questo senso, da parte della stessa maggioranza, è stato, comunque in un certo momento dell'iter, assunto un impegno. Praticamente, anche qui è già stato ricordato che lo stesso Presidente del Consiglio regionale aveva posto l'atto - quindi, non è questo l'oggetto della discussione, ma l'atto effettivo della Giunta inserito all'o.d.g. - e ci siamo trovati, di volta in volta, di fronte a richieste di approfondimento, anche a Commissioni nelle quali la stessa maggioranza si è ritirata per verificare al proprio interno come procedere. Quindi, si è arrivati all'ultimo atto che ho definito come exit strategy.
Mi dispiace che il Presidente Cota, che questa mattina era presente in Consiglio regionale, non sia qui con noi, proprio perché egli stesso risultava essersi preso l'impegno di comprendere, di andare avanti su questo atto e quindi di arrivare finalmente ad una soluzione o, comunque ad una maggiore chiarezza.
L'Assessore ha portato di suo pugno la lettera, quindi abbiamo potuto avere la lettera con la quale è stato chiesto un parere al Consiglio di Stato su questo di disegno di legge.
Tra l'altro, fra le motivazioni riportate all'interno del parere, vi è l'esigenza di dare vita ad un atto legittimo, imparziale ed alimentato da regole di buona Amministrazione in un'ottica di deflazione del contenzioso.
Noi riteniamo che questa motivazione a supporto della exit strategy sia del tutto inconsistente: la riteniamo una motivazione strumentale. A questo punto, nella discussione su questo atto, vorremmo comprendere cosa succederà qualora il Consiglio di Stato dovesse dare parere negativo. La Giunta avrà modo di avere una sua giustificazione, una sua exit strategy? Se, invece, il Consiglio di Stato desse parere positivo, anche in quel caso, vorremmo comprendere che cosa farà questa Giunta. Non abbiamo compreso quali saranno i prossimi passi.
Pensiamo appunto che in questo momento si sia di nuovo preso tempo, si sia cercata questa possibilità, questa uscita, ma in realtà non ci si assume la responsabilità di una decisione. Anche perché sappiamo che già altri atti di questa Giunta sono stati impugnati dal Governo e in questi casi non ci risulta che la Giunta abbia adottato una cautela così attenta.
chiaro che si tratta di portare avanti un atto che potrebbe essere impugnato, ma si tratta, anzi, si trattava (a questo punto è chiaro che chiediamo ulteriormente alla Giunta di chiarire la propria posizione) di assumere una decisione politica, proprio perché, fino ad ora, altri atti sono già stati impugnati da parte di questa Giunta.
Vorremmo comprendere, in base a quello che sarà l'esito del Consiglio di Stato, che cosa la Giunta intenda fare. Quindi, siamo a chiedere come si intenda uscire di fronte a quello che possiamo definire "un pasticcio" ripeto - proprio perché il Presidente inizialmente ha rassicurato le organizzazioni sindacali e questo è stato fatto anche in altre sedi, anche da altri esponenti del Consiglio regionale e della maggioranza.
La situazione attuale è una situazione di stallo, ripeto, però con una maggioranza che ha visto anche delle espressioni sia di rassicurazione sia anche di contrarietà all'atto. Quindi, anche in questo senso chiaramente vorremmo comprendere meglio come si intenda procedere.
Noi pensiamo che sia ora che la Giunta e la maggioranza dimostrino responsabilità nei confronti dei 209 lavoratori precari regionali, proprio perché è loro diritto comprendere quale sia la strada che li attende.
Crediamo che su questo la maggioranza debba ragionare indipendentemente da quella che può essere anche il livello attuale di poca coesione che esiste e che è già stata dimostrata già in altri atti.



PRESIDENTE

Intendo intervenire per precisare, perché è già la seconda volta che viene fatto un richiamo al mio comportamento in sede di riunione pubblica.
corretto quanto è stato detto. Già sapete come la penso.
Detto questo, arrivando al metodo, ho fatto quell'incontro e mi ero impegnato (l'ho già chiarito nella Conferenza dei Capigruppo) a creare tutte le condizioni, affinché il procedimento potesse essere addirittura concluso il venerdì successivo in I Commissione.
Ho parlato immediatamente con il Presidente Burzi (I Commissione) che così ha fatto, cioè l'ha inserito all'o.d.g. È evidente che però non disponevo, come non dispongo (come tutti i miei predecessori e i miei successori) di qualità taumaturgiche, per capire che cosa avrebbe fatto nella piena legittimità e indipendenza, il Consiglio regionale, in quanto organo collettivo.
Rilevo questo non per polemica, ci mancherebbe, però semplicemente come precisazione.
La parola alla Consigliera Artesio.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
Voglio cogliere appieno l'invito del collega Buquicchio, non solo alla pacatezza, ma anche, se è possibile, alla concretezza della nostra discussione. Quindi cercherò di non ripercorrere storicamente le tappe di questa vicenda e nemmeno di introdurre ragioni di polemica, che pure ci sarebbero.
Le ragioni di polemica le sfioro soltanto. Riguardano un atteggiamento ondivago da parte, in sedi distinte, prima del Presidente della Regione Piemonte, poi, della maggioranza del Consiglio regionale, e poi dell'insieme del Consiglio regionale.
Vorrei ricordare le dichiarazioni del Presidente sul suo personale impegno a fare l'impossibile, affinché il percorso di stabilizzazione si compia, in parte mitigato dalle dichiarazioni delle ultime settimane in ordine a presunti esuberi di dipendenti della Pubblica Amministrazione.
Voglio ricordare l'impegno portato dai Consiglieri Capigruppo di maggioranza nell'ultima audizione avvenuta con le organizzazioni sindacali e con una delegazione dei lavoratori; voglio sottolineare l'adesione delle forze politiche dell'opposizione, alla volontà di procedere verso la stabilizzazione e di trovare le diverse forme che nel tempo ci sono state presentate: dalla delibera di Giunta al disegno di legge.
Non siamo qui a recitare e confermare il ruolo della nostra posizione politica e il voto del nostro Gruppo consiliare. Ovviamente, l'ordine del giorno non può che essere condiviso, l'auspicio è che venga condiviso da tutta l'Aula; peraltro, le parti si sono già pronunciate, anche in comunicazioni giornalistiche pubbliche.
La questione sulla quale mi vorrei soffermare è esattamente quella che riguarda l'evoluzione allo stato attuale delle cose. Noi abbiamo assistito ad una fase nella quale la responsabilità e l'autorità poteva essere in capo all'amministrazione nella veste della Giunta attraverso, come veniva ripetutamente chiesto dalle organizzazioni sindacali, l'assunzione di una deliberazione della Giunta regionale. Così come, ci veniva detto dalle stesse organizzazioni sindacali, era stato praticato ad altri livelli regionali.
La Giunta non ha ritenuto di procedere in questa direzione, io non penso in virtù di contraddizioni interne, ma in virtù di una preoccupazione formale: quella della possibile esposizione a ricorsi sullo strumento adottato, e quindi della necessità di condividere la volontà politica attraverso un atto più forte e più largo. Più forte, quello del disegno di legge, sicuramente più forte di una delibera di Giunta; più largo perch avrebbe fatto condividere la responsabilità, ogni livello della responsabilità, quello politico, ma anche quello diretto rispetto alla spesa pubblica, a tutto il Consiglio regionale.
Rispetto a questa scelta che ha ulteriormente protratto i tempi e protratto l'insicurezza per chi si trova direttamente coinvolto, la Commissione consiliare di cui già i colleghi hanno fatto riferimento ha fatto registrare, da parte dei Gruppi di opposizione, quindi da coloro verso i quali si sarebbe dovuto ottenere il consenso per avere unanimità la completa adesione da parte dei Gruppi consiliari anche a quel livello di responsabilità, anche condividendo tutte le possibili conseguenze di questo atto. La situazione nella quale siamo mi suscita delle preoccupazioni non solo per umana solidarietà con le persone coinvolte, ma anche delle preoccupazioni rispetto al come, io temo, si possa pensare di galleggiare sulla questione.
Di fronte ad una significativa compagine di lavoratori dipendenti, 209 circa, dislocati in tutte le diverse strutture dell'amministrazione regionale e che fanno fronte ad incombenze differenti dei servizi della Regione, nel contraddittorio avvenuto con alcuni dei Consiglieri di maggioranza, in particolare con coloro che sono più ostili a questo provvedimento, una delle preoccupazioni che vengono riproposte è quella del differente status rispetto alle persone che sono uscite dal procedimento di selezione pubblica. Non dobbiamo dimenticare: procedimento di selezione pubblica.
Vale a dire, alcune si troverebbero, in virtù delle successive leggi finanziarie 2008-2009, nella condizione di avere i requisiti che quella legge finanziaria poneva per andare alla regolarizzazione delle condizioni di precarietà nel sistema pubblico in particolare, perché avevano gli anni o avrebbero, nell'arco dell'indizione della procedura, completato gli anni di precariato utili alla stabilizzazione, ed altri invece no.
Tuttavia, va detta una cosa. Da parte di questa stessa amministrazione e quando parlo di amministrazione non mi riferisco soltanto alla volontà politica degli amministratori di allora, ma anche della struttura tecnica che dà indirizzi, consulenze, sigle agli atti deliberativi, quel passaggio fu fortemente segnato dalla richiesta di trasformare quel procedimento in un procedimento che avesse contestualmente non solo il principio della stabilizzazione, ma il principio della competizione attraverso la selezione pubblica; quindi non sufficienti i requisiti e non sufficienti gli anni di continuità, ma anche quelli della competitività. Di qui un concorso ad evidenza pubblica che ha, in parte, confermato chi era in carico a tempo determinato e, in parte, introdotto nuove competenze professionali, assunte sì in funzione di contratti a tempo determinato, ma sulla base di una delibera che ne prospettava la progressiva stabilizzazione.
Questo è lo stato delle cose, che noi abbiamo messo insieme. Ma non ne sono certo responsabili coloro che si sono trovati prima a sottostare con il loro impegno ad un concorso pubblico e poi a continuare a prestare il loro lavoro nelle Amministrazioni. Non sono stati loro a produrre una situazione che ha queste caratteristiche ibride; caratteristiche ibride alle quali però si può rispondere in due modi: o - trattandosi di risorse selezionate, qualificate e necessarie - con la scelta che noi vi chiediamo di assumere, trovando cioè la possibilità di andare nella direzione della stabilizzazione, oppure in un altro modo un po' furbesco, che non amo, cioè quello di provare a destrutturare il fronte dei lavoratori cominciando a dire che c'erano alcuni che avrebbero il diritto e altri che non ce l'hanno, con ciò forse illudendosi che la capacità di rappresentanza dell'organizzazione sindacale possa in qualche modo indebolirsi.
Non è un problema mio la tenuta del sindacato o, meglio, lo è come cittadina che guarda alla democrazia e crede che il sindacato sia un pezzo di democrazia; certo sarebbe un problema mio, però, spiace vedere che, di fronte ad una situazione grave come la stabilità e la continuità del lavoro, si possano giocare queste parti in commedia da parte della politica.
La seconda questione riguarda il parere richiesto al Consiglio di Stato. Noi sappiamo che il Consiglio di Stato offre consulenza, ma non determina il provvedimento successivo dell'Amministrazione. Certo è che un orientamento perplesso, piuttosto che negativo, potrebbe pesare come un macigno sulle già instabili posizioni della maggioranza. È per questo che abbiamo contestato la richiesta al Consiglio di Stato.
Tuttavia, è anche probabile che la fattispecie che noi abbiamo rappresentato in Piemonte possa invece avere un'attenzione da parte del Consiglio di Stato e che questo formuli le soluzioni, ed intendo quelle procedurali e amministrative: non ulteriori invenzioni di altre procedure di selezione e di altre modalità, ma la forma giuridica più opportuna per arrivare all'obiettivo.
Io però guardo all'obiettivo con una certa serenità e voglio farlo offrendo anche alla maggioranza regionale uno scenario nuovo che non mi vede né particolarmente partecipe né in un ruolo di condivisione, ma che potrebbe orientare anche il coraggio della maggioranza. Lo scenario nuovo è che oggi abbiamo un Governo nazionale che, ragionando sulla questione dei tetti di spesa per il pubblico impiego, non ha ancora modificato la clausola della possibile assunzione solo nell'ambito del 20% del turnover.
Il Governo, però, ha già affermato alcune cose: "equità" (questa mi sembra una questione fondamentale), ma anche "tutela delle condizioni di lavoro dei soggetti a tempo determinato".
Confido dunque che in questo nuovo asse che si è costituito a livello nazionale, che vede coinvolti i due maggiori partiti - PD e PdL - si possa registrare, anche in questo Consiglio regionale, un consenso che a Roma si dichiara in direzione della tutela delle forme di lavoro precario e che questo consenso apra a un atto di coraggio di questa Assemblea regionale che consenta di votare l'ordine del giorno e riprendere con rinnovata lena lo studio delle forme giuridiche utili alla stabilizzazione di questi lavoratori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pedrale.



PEDRALE Luca

Grazie, Presidente.
L'argomento è importante ed è stato dibattuto più volte in Commissione.
Non potrebbe che essere importante, perché riguarda un pezzo della nostra Amministrazione regionale, cioè oltre 200 dipendenti della Regione: persone che lavorano e che consentono alla nostra Amministrazione regionale di produrre risultati, di fare controlli, di svolgere attività sul territorio di tipo legislativo e di tipo amministrativo. Diventa quindi sempre molto delicato e nello stesso tempo complesso discutere di persone che comunque contribuiscono all'attività della Regione Piemonte, in alcuni casi da parecchi anni.
Ecco il motivo per cui, quando il provvedimento è giunto in Commissione e quando su un disegno di legge della Giunta sono emerse in Commissione alcune perplessità di tipo giuridico, cioè il rischio che questo provvedimento potesse essere impugnato a livello governativo - da parte di alcuni Consiglieri di maggioranza è stato chiesto un approfondimento giuridico ed un rafforzamento di questo disegno di legge della Giunta.
Devo dire che con molto impegno e molta tenacia l'Assessore Quaglia ha cercato già in quella sede di irrobustire il provvedimento con alcuni agganci a leggi finanziarie di quegli anni e di quelli ancora precedenti.
Inoltre - come sempre succede in provvedimenti così complessi ed articolati, dove non sempre si hanno tutti gli elementi su cui riflettere compiutamente - si è potuto poi avere una valutazione sul ruolo che questi dipendenti svolgono all'interno dell'Amministrazione regionale. È emerso cosa che magari in una prima fase non era sufficientemente chiaro a tutti che si tratta di una moltitudine di dipendenti dalle più svariate professionalità e profili, alcuni anche di alta professionalità, molte concentrate in alcuni Assessorati e meno in altri.
In questo senso sono state molto utili le illustrazioni dell'Assessore Quaglia e del Vicepresidente Cavallera, che ci ha fatto una disamina della presenza di questi dipendenti all'interno dell'amministrazione regionale.
Tuttavia, rimangono le incertezze giuridiche sulla copertura di questo provvedimento.
Personalmente, ma esprimo una posizione personale, avrei anche corso il rischio - tra virgolette - di approvare questo provvedimento e poi vedere in sede governativa cosa sarebbe successo. Qualcuno calcisticamente ha detto: incominciamo a giocare la finale di calcio e poi vediamo. Altri non la pensano in questo modo, soprattutto la Giunta regionale, ma dobbiamo essere rispettosi della scelta della Giunta regionale, che preferisce un ulteriore approfondimento giuridico; un approfondimento, come credo spiegherà lo stesso Assessore Quaglia, sempre e solo nell'ottica di essere sicuri quando si legifera e con il massimo rispetto verso i lavoratori, per non creare inutili illusioni.
difficile muoversi su questo campo: ci vuole più certezza giuridica.
meglio rischiare di più? Le opinioni sono differenti e un po' trasversali, ma sta di fatto che si è giunti a questa situazione. Ritengo che la scelta della Giunta regionale sia stata fatta non con uno spirito dilatorio, ma per poter procedere nella massima tranquillità.
In ballo ci sono posti di lavoro importanti per questa amministrazione regionale, quindi capisco le ansie e le preoccupazioni espresse in queste settimane, sia direttamente dai lavoratori sia attraverso le associazioni sindacali. Credo che qui nessuno affronti questo argomento a cuor leggero pertanto credo che l'azione della Giunta regionale sia ispirata nel senso di un ulteriore approfondimento giuridico per decidere con la massima sicurezza e in tutta serenità.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Laus; ne ha facoltà.



LAUS Mauro

Grazie, Presidente.
Non voglio ripetere la cronistoria di quello che è successo e le modalità comportamentali poste in essere durante l'incontro con le forze sindacali e con i lavoratori, essendo già stato brillante l'intervento del mio collega Ronzani, perché sarebbe superfluo continuare a far vedere questa fotografia.
Mi limito a fare una riflessione di ordine politico.
Mi ha stuzzicato una suggestione contenuta nell'intervento del collega Pedrale quando dice: "A titolo personale avrei sicuramente potuto votare questo provvedimento".
Mi chiedo se mai può essere possibile. Vorrei far riflettere i colleghi della Giunta e il Presidente: può mai essere possibile che un Capogruppo dica, su un provvedimento così importante: "A titolo personale avrei anche però mi rimetto al...".
Altro che abdicazione della politica! Qui siamo sfociati nelle sfere iperboree dell'astrazione e quindi, per tornare con i piedi per terra, caro Presidente Cota e cara Assessore Quaglia, mi rivolgo a voi. Avete detto che queste risorse - e sono convinto che ci credete - sono delle alte professionalità che vanno salvaguardate.
Se facciamo una riflessione dotata di medio buonsenso, queste risorse sono vere professionalità o non lo sono? Servivano o non servivamo? Dal 1 gennaio (anche se quel giorno non si lavora perché è festa, quindi subito dal giorno dopo) chi assolverà a queste determinate funzioni? Come cercherà la Giunta di sopperire a queste professionalità? Se ne accorgeranno negli uffici che queste professionalità non ci saranno più? Non è che con il linguaggio possiamo dire tutto e il contrario di tutto! O servono, e sono delle professionalità indispensabili, oppure non lo sono.
Secondo noi sì, ma anche secondo voi, perché questo è quello che avete detto. Nessun'altra metafora, se non quella del collega Ronzani, poteva segnare in modo più chiaro la portata del messaggio: rimandare la vicenda al Consiglio di Stato significa immettere il tutto su un binario morto. La decisione già c'è! È un espediente di cattivo giusto che rimette nelle condizioni di dire, secondo voi apparentemente, e farvi credere che prima o poi arriverà la risposta. Assolutamente no, perché quel documento si legge in questo modo: "Cari precari, care professionalità, dal mese di gennaio non lavorerete più".
La politica, anzi, la maggioranza - se di maggioranza si può parlare deve esprimere un'azione politica. Quando si esprime un'azione politica, si prendono delle serie, sane e genuine responsabilità.
Cosa significa prendersi delle responsabilità? Significa accontentare qualcuno e scontentarne altri. Pertanto, se la maggioranza è convinta nel portare avanti un determinato provvedimento, lo porta avanti e, se un Capogruppo, a livello personale, è altrettanto convinto, utilizza tutta la forza politica di persuasione, affinché possa essere perseguito quel risultato politico che auspica.
Questo non è avvenuto. È avvenuto - devo riconoscerlo, perché dobbiamo essere corretti - che in Commissione autorevoli esponenti, a differenza di altri, hanno alzato la testa, hanno guardato negli occhi i colleghi dell'opposizione e hanno detto: "Secondo noi non è opportuno licenziare questo provvedimento".
Pertanto, c'è un problema, non di tenuta della maggioranza, perché non è questo il tema: la maggioranza è forte, è solida, è compatta; lo sapete meglio di noi.
Il tema è un altro: per questo particolare aspetto, per questo particolare provvedimento, non c'è una maggioranza, e noi, come stuzzicava la collega Artesio, poiché in questo momento sosteniamo, assieme a pezzi di quella maggioranza, il Governo Monti, siamo disponibili a votare il provvedimento con quel pezzo della maggioranza che ritiene di votarlo favorevolmente.
Dunque, non è un problema di numeri, perché i numeri ci sono.
E, allora, cari Assessori, prendetevi la vostra responsabilità. Potrei fare altre affermazioni, ma non sto a perdere tempo su quello che è successo. L'ho detto prima e l'hanno detto anche altri colleghi: prendetevi la responsabilità di votare questo provvedimento e, se non volete, perch non potete farlo, prendervi il lusso, in questo momento, di esercitare una sana e genuina azione politica, dicendo tranquillamente che non siete d'accordo.
Non utilizziamo la Magistratura quando ci serve, per poi tenerla fuori dalla porta quando non ci serve. Parlo della Magistratura facendo riferimento al semplice e autorevole Consiglio di Stato, che in questo momento viene utilizzato come un espediente politico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reschigna.



RESCHIGNA Aldo

Grazie, Presidente.
Colleghi, ho ascoltato il dibattito che si è sviluppato fino ad ora con molta attenzione, perché come Gruppo non avevamo e non abbiamo alcun interesse a trasformare la discussione odierna in uno scontro, o contrapposizione politica, con la Giunta regionale.
Il nostro interesse era che questo dibattito potesse servire a sbloccare l'iter del provvedimento in Commissione. Ho la sensazione che quello che è avvenuto in queste ultime settimane ed anche il dibattito che si è sviluppato in quest'aula, soprattutto nell'unico intervento reso dal Presidente del Gruppo del PdL, porti quasi definitivamente il provvedimento su un binario morto, giocando una partita tutta tattica, per stabilire chi sia il responsabile di ciò.
Perché dico questo? Perché, fino all'ultima seduta di Commissione consiliare e fino alla seduta odierna del Consiglio regionale, qualcuno poteva leggere l'iniziativa della Giunta regionale, di richiesta del parere al Consiglio di Stato come il tentativo di dare sostanza e forza giuridica ad un provvedimento rispetto al quale ci rendiamo tutti conto che i margini d'interpretazione possono anche essere diversi.
Noi non eravamo tra coloro: leggevamo l'iniziativa della richiesta del parere al Consiglio di Stato come un modo per tentare di attribuire la responsabilità ad un parere giuridico, un parere espresso da un organo della giustizia amministrativa, per sostenere una scelta che aveva già una sua chiara definizione sotto il profilo politico.
Cerco di spiegare questa riflessione in modo molto breve e sintetico non senza ricordare un passaggio che era già stato oggetto dell'intervento del collega Ronzani. Non è la prima volta, collega Buquicchio, che quest'Aula discute tale materia. Da quest'Aula è partita l'iniziativa, che si è tramutata nel disegno di legge della Giunta regionale, quando è stata votata una mozione (o un ordine del giorno), con il parere favorevole della Giunta regionale e con la non partecipazione al voto di alcuni colleghi, in allora, del Popolo della Libertà (la coerenza va sempre riconosciuta come tale), di qualche mese fa.
Quel documento diceva alla Giunta: "Avvia l'iter legislativo per la stabilizzazione del personale con contratto a tempo determinato, che si protrae da molti anni, all'interno degli Uffici della Regione".
Lì, poi, si è inserita l'iniziativa legislativa della Giunta regionale con il disegno di legge, che stava prendendo una piega, per alcuni aspetti quasi scontata e molto celere, all'interno del dibattito della Commissione anche perché - non ho alcuna difficoltà ad ammetterlo - ciascuno Gruppo consiliare ha subito un'opera di forte pressing e di forte sensibilizzazione (in termini assolutamente legittimi) da parte delle organizzazioni sindacali affinché il Consiglio regionale assumesse il provvedimento con una certa celerità.
Noi, insieme ad altri Gruppi dell'opposizione, avevamo garantito un percorso molto veloce, tanto che il provvedimento era stato iscritto all'o.d.g. dell'Aula per tre volte. Non vorrei ripetere le solite battute perché quando c'è di mezzo il destino delle persone, le battute sono quanto mai infelici, ma nel corso di una delle ultime Conferenze dei Capigruppo avevo persino detto al Presidente Cattaneo: "Non iscrivere più il provvedimento all'o.d.g. dell'Aula, perché porta una iella terribile questa tua iniziativa! Lasciamo concludere la discussione in Commissione: magari sotto quell'aspetto, porta più fortuna".
Qual è il quadro che mi preoccupa? Lo dico in modo molto pacato perché chi mi conosce sa che quando parlo in modo pacato non voglio metterla sul piano della contrapposizione, ma sul piano della forte preoccupazione rispetto allo scenario che si sta delineando.
Veniamo al primo elemento: al di là delle disquisizioni circa la convinzione sulla legittimità del percorso legislativo, oggi mi sembra che sul piano del merito all'interno della maggioranza non vi sia la disponibilità al voto del provvedimento. Questo è emerso in maniera molto chiara nel corso dell'ultima Commissione consiliare, tanto che il Presidente Pedrale, poc'anzi, intervenendo, si è permesso, in qualità di Presidente di Gruppo, di esprimere una "opinione personale" sul provvedimento, una sorta di auspicio personale.
Se dai Gruppi emergesse un pronunciamento politico molto chiaro, si renderebbe almeno evidente la chiarezza delle posizioni.
Veniamo al secondo elemento: la richiesta di parere al Consiglio di Stato, che per taluni è stata interpretata come una scelta non negativa, io la giudico, invece, una scelta errata, per la semplice ragione che se il Consiglio di Stato esprimesse un parere negativo sotto il profilo della propria interpretazione giurisprudenziale, è evidente che la posizione della Regione Piemonte si indebolirebbe molto. Ma attenzione: a rendere il parere negativo non è l'organo - sono consapevole che è un termine errato sia ben chiaro - chiamato a dirimere, semmai, un ricorso da parte del Governo nazionale sulla legittimità del provvedimento, che è la Corte Costituzionale.
Noi ci troveremo veramente in una condizione allucinante di trovare un elemento di sostegno negativo ad una tesi contrapposta alla volontà di andare avanti da parte del Consiglio di Stato, senza sapere né come la pensa il Governo, né quali iniziative il Governo intende assumere, né quale sarebbe stato il giudizio di merito che è di competenza della Corte Costituzionale.
Se questo è il quadro della situazione che abbiamo di fronte - a) l'evidenziarsi di una situazione politicamente non di sostegno al provvedimento all'interno della maggioranza, b) il tentativo di trovare chi ci scrive un parere contrario al provvedimento - ho la sensazione che il destino sia segnato.
Vorrei evitare tutto ciò, e come Gruppo consiliare tenteremo, nel dibattito odierno, di richiamare la Giunta regionale e i Gruppi consiliari della maggioranza a non far scrivere la parola "fine" alla speranza delle persone che lavorano in questo Ente, taluni persino da dieci anni, che non si sono posti il problema di andare a ricercare una diversa collocazione lavorativa dal momento che, ad un certo punto, il Consiglio e la Giunta regionale, attraverso gli impegni politici del Consiglio e l'avvio di un disegno di legge da parte della Giunta, hanno detto loro sostanzialmente: "Noi stiamo cercando una strada capace da un lato di garantire all'Ente l'acquisizione...
Però, Presidente, è scandaloso il modo con cui la Giunta ascolta il mio intervento. È scandaloso! A me dispiace dirlo, ma tutte le volte che entra l'Assessore Cirio, lui pensa che l'Aula non abbia nient'altro da fare che ascoltare i suoi bizzarri ingressi.
Con grandi toni pacati, chiedo almeno di essere ascoltato!



PRESIDENTE

C'è il Vicepresidente Cavallera in aula.



RESCHIGNA Aldo

Ma il Vicepresidente Cavallera aveva davanti lei e anche lei l'ha disturbato.
Mi spiace dirlo in questo modo: aveva davanti l'Assessore Cirio che pensava a tutt'altro. Quindi, le chiedo almeno questo gesto di riguardo.



PRESIDENTE

Prego, continui, si prenda il tempo che le serve.



RESCHIGNA Aldo

Ho finito. Credo che la situazione si stia rendendo drammatica per queste persone, alle quali da mesi è stato dato un segnale di speranza sia sul piano dell'iniziativa politica del Consiglio regionale sia sul piano dell'iniziativa legislativa da parte della Giunta regionale, ed ora si trovano di fronte a loro la certezza che tutto ciò era una vana discussione e che ha determinato una vana illusione.
Nella consapevolezza che su questo tema, da parte nostra, non vi è nessun interesse ad utilizzarlo in termini di scontro e di contrapposizione politica, chiediamo un'assunzione di responsabilità collettiva da parte del Consiglio regionale, ben sapendo della difficoltà di questo iter. Cerchiamo di non chiudere la serratura alla speranza.
Assumiamoci una responsabilità, poi tutti insieme cercheremo anche di capire attraverso quali strumenti si possa fare in modo che tutto ciò possa tradursi in un elemento di certezza per questi lavoratori della Regione.
una responsabilità collettiva, ben sapendo che all'interno della storia professionale di questi dipendenti della Regione, molte volte ci stanno in mezzo tre Giunte regionali e ci sta in mezzo anche il lavoro l'iniziativa o la non soluzione dei problemi che hanno attraversato tre Amministrazioni regionali diverse.
Credo che sarebbe una brutta pagina e un brutto modo di chiudere questa vicenda, facendola scivolare nel dimenticatoio.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Giovine; ne ha facoltà.



GIOVINE Michele

Grazie, Presidente.
Abbiamo finora sentito da buona parte dei colleghi dell'opposizione la narrazione del libro "Cuore", dove ovviamente loro fanno la parte dei buoni e noi giustamente facciamo la parte dei cattivi.
Inizio a rispondere al collega Laus, che non è in aula, ma sicuramente avrà chi glielo riferirà.



PRESIDENTE

presente in aula.



GIOVINE Michele

Non è molto alto, quindi avevo difficoltà a vederlo.
Caro collega Laus, se c'è un punto su cui la maggioranza è assolutamente solida e compatta è proprio questo, anzi forse è uno dei punti dall'inizio della legislatura su cui la maggioranza è uscita in modo assolutamente compatto e lineare.
Al di là di quello che viene detto in questa sede sui problemi tecnici che non sono oscuri a nessuno, in primis ai sindacati, per loro stessa ammissione, e neanche ai lavoratori, la legge in oggetto ha delle valutazioni politiche, che è evidente che siano diverse in quest'Aula. Io ad esempio - poi la esternerò - ho una valutazione politica che è ancora più difforme, oltre alle valutazioni tecniche che riassumerò brevemente.
Comunque sia, l'ordine del giorno in questione ha una natura chiaramente demagogica e quindi, per quanto ci riguarda, deve essere respinto. Questa è la mia posizione, che suggerisco anche al resto della maggioranza, perché finora noi non abbiamo mai avvalorato ordini del giorno o atti che avessero natura esclusivamente demagogica.
Le valutazioni tecniche dell'atto. Vorrei capire se tutti i presenti o chi ci ascolta a casa può con animo sereno essere certo che il disegno di legge n. 158 in questione si concilia perfettamente con il blocco del turnover a livello nazionale, con le ultime finanziarie in tema di impiego pubblico, con i provvedimenti nazionali e, ultimo ma non ultimo - e questo mi pare che sia passato nel silenzio generale - con la mobilità del pubblico impiego, che è stata inserita senza colpo ferire non più tardi di dieci giorni fa; mobilità che, voglio ricordarlo, significa l'80% di mobilità per gli anni per gli impiegati cosiddetti in surplus, e poi "buongiorno e buonasera".
Non vorrei che ci ponessimo nella condizione di altri Enti, che di solito stanno sotto l'Arno, ma a volte stanno anche al di qua dell'Arno che per essere più realisti del re si pongono in una situazione di criticità numerica, facendo dei provvedimenti che aumentano l'organico del pubblico impiego per poi magari trovarsi fra qualche anno obbligati dallo Stato nazionale a mettere in mobilità. Sarebbe davvero un gran capolavoro! Metteremmo addirittura a rischio i tempi indeterminati che abbiamo.
C'è poi anche una questione di coerenza politica, perché mi pare che non più tardi di tre o quattro giorni fa l'Assessore Monferino sia venuto a raccontarci giustamente - e devo dire con soddisfazione da parte della maggioranza - il fatto che, da ottobre ad oggi, c'è stata una riduzione di 1.350 persone nell'organico della sanità. Di queste 1.350 persone, 700 erano a tempo determinato e 650, di fatto, erano precari. Relativamente a questi precari che sono stati lasciati a casa dall'oggi al domani non ho sentito strillare molto i soloni presenti in quest'Aula e fuori! Eppure quelli sono precari come gli altri! Anche lì ci sono delle professionalità da tutelare! Anche lì, dietro, ci sono lavoratori, carne e sangue famiglie, eppure nessuno ha battuto ciglio! Questo problema me lo pongo, perché è necessario indirizzarsi verso la riduzione del costo della macchina pubblica. Mi dispiace che qualcuno possa non condividere queste parole, però, questo è il ragionamento che si sta svolgendo a livello nazionale. Qualcuno in quest'aula si è chiesto per quale motivo, addirittura, è passata - è una rivoluzione copernicana - la mobilità del pubblico impiego, che nessuno mai si sarebbe sognato potesse essere messa in atto? Qualcuno si è posto questa domanda? Evidentemente, ha una finalità. Purtroppo - di quello mi preoccupo e sono sicuro che ci sono dei colleghi responsabili dell'opposizione che si pongono questa domanda quando andremo a toccare le Province e le Comunità montane, lì si creerà un disagio sociale, a cui, in qualche modo, dovremo rispondere.
Possiamo fare finta che questo non accadrà tra qualche mese? Direi di no.
Colleghi, attualmente - sicuramente le colleghe Artesio e Cerutti hanno dati più aggiornati dei miei, che sono del Ministero del Lavoro - ci sono 67 mila persone in mobilità nella sola provincia di Torino: a queste persone possiamo dire che ci sono soluzioni di serie A e soluzioni di serie B? Pongo la seguente domanda, che, chiaramente, è retorica, ma non inutile: possiamo dire ai dipendenti degli enti strumentali che, gioco forza, andranno in liquidazione o in accorpamento, che del loro futuro professionale nulla ce ne cale? Ne cito uno per tutti: Villa Gualino, ma non c'è solo quello.
In Commissione bilancio abbiamo votato, non più tardi di venerdì, una delibera in cui diciamo che la Regione si ritirerà - credo - dalla quasi totalità degli enti di ricerca, dall'ISI in poi, in cui, evidentemente mettendo i soldini, siamo necessari per il loro funzionamento e la loro sopravvivenza.
Conosciamo perfettamente il significato di quella delibera: di fatto questi organi dovranno porre in liquidazione se stessi e dovranno lasciare a casa delle persone.
Per quanto riguarda i problemi tecnici, chiedo - ovviamente, i colleghi hanno letto il provvedimento - come si possa conciliare l'articolo 6, in se per sé come è scritto - il collega Laus è sempre preparatissimo in tema di politiche del lavoro - con le leggi vigenti.
Collega Laus, come si concilia il comma 4 dell'articolo 6, che trasforma tout court, con una legge regionale, i tempi determinati in tempi indeterminati, così, senza colpo ferire? Vorrei che qualcuno mi dicesse che il comma 4 dell'articolo 6 effettivamente, va bene, è perfetto, non c'è nulla da dire al riguardo.
Queste sono alcune delle valutazioni tecniche svolte.
Politicamente, ho grossi dubbi che si possa, senza colpo ferire approvare una legge, cioè, nei fatti, una megadelibera da 400 milioni di euro: è ovvio che, con le nuove leggi sulle pensioni, di fatto, vuol dire stabilizzare quello che sarebbe giusto e sacrosanto fare, se fosse possibile farlo.
Non conosco il futuro organico della Regione Piemonte; non conosco quali limiti ci imporranno a livello nazionale, ma, sicuramente, qualche limite ce lo imporranno.
Mi domando come sia possibile da parte dei colleghi dire, a cuor leggero, che dobbiamo avere un atto di coraggio: "Votiamo; poi, come andrà andrà".
Un amministratore responsabile non può fare questo, soprattutto alla luce delle ultime sentenze della Corte dei Conti.
Ne cito una relativa ad un caso che indirettamente vi riguarda - è uno dei vostri, così narrano - in cui il personale politico viene punito a risarcire in solido - non ci sono assicurazioni o questioni di insindacabilità che tengano - quando viene assunto del personale al di fuori del budget di bilancio e delle regole nazionali. Vi invito a verificare l'ultimo dei condannati, che, in realtà, non è l'ultimo essendo, ormai, la giurisprudenza della Corte dei Conti granitica su questo. Lo dico a tutti i colleghi, nel momento in cui si appresta a votare un provvedimento che, automaticamente, fa sì che vengano assunti o stabilizzati o, addirittura, come in questo caso che voglio citare aumentati dei compensi. Questo è il caso del Sindaco Renzi, che è stato condannato dalla Corte dei Conti - semplicemente, ha dato degli aumenti che probabilmente erano dovuti, che, secondo la Corte dei Conti, non spettavano - insieme ad altre 36 persone, tutta la Giunta, il Consiglio Comunale, dirigenti e compagnia cantante. Di queste situazioni - lo dico a tutti i colleghi e, se volete, vi porto non gli articoli di giornale, ma il testo della sentenza - ce n'è una miriade.
Su una questione sono assolutamente d'accordo con il Consigliere Buquicchio, che ringrazio per l'occasione di confronto. Credo che anche da parte di chi mi sta ascoltando da casa e del pubblico mi si possa dare atto che la mia posizione è stata abbastanza lineare nel tempo e di aver già posto in essere i dubbi quando si sono svolti gli incontri con i Sindacati e con i lavoratori.
Do atto al Consigliere Buquicchio che, effettivamente, una risposta in qualche modo definitiva debba essere data, per correttezza; su questo sono assolutamente d'accordo con lui, lo ritengo doveroso. Per quanto mi riguarda, credo di averla anche ampiamente anticipata. Ovviamente voterò in senso contrario all'ordine del giorno. Grazie, colleghi. Grazie Presidente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Taricco.



TARICCO Giacomino

Grazie, Presidente.
Credo che riflessioni e osservazioni su questo tema, in quest'occasione e in altre, ne siano già state fatte tantissime.
Devo dire che, man mano che andiamo avanti nella riflessione su questo tema, sono sempre più sorpreso e sconcertato e, in qualche misura, mi è un po' incomprensibile quanto sta accadendo.
Da una parte, credo che abbiamo avuto già occasione in quest'Aula in e in molteplici situazioni ed occasioni in Commissione di sviluppare e svolgere tutta una serie di approfondimenti tecnici. Non sono un tecnico e mi sono fatto un'idea sulla base dei documenti che ci sono stati forniti nel percorso che abbiamo compiuto e nelle considerazioni che persone più preparate di me su questo tema hanno via via svolto e sviluppato.
Credo però che, a questo punto, i passaggi formali siano chiari ed evidenti a tutti. Noi eravamo in presenza di un significativo numero di persone che, da molti anni, lavoravano grazie a svariate forme contrattuali all'interno dei ruoli della Regione e che coprivano significativi ruoli importanti da un punto di vista pratico ed operativo. Si decise di stabilizzare queste persone.
Come diceva prima la collega Artesio, si decise di non fare una semplice stabilizzazione, come era stato fatto in altre occasioni, ma in ossequio ad una scelta di non stabilizzare semplicemente qualcuno, perch era lì da qualche tempo. Si decise di fare un concorso ad evidenza pubblica, dove chi lavorava in Regione da parecchio tempo fu riconosciuto meritevole di un punteggio aggiuntivo in virtù dell'esperienza maturata all'interno dei ruoli regionali (quindi ebbe questo punteggio aggiuntivo) ma il concorso fu aperto all'esterno.
Un significativo numero di persone che erano già operative in Regione non furono riconfermate in questo ruolo e ci fu l'accesso ai ruoli della Regione, la conferma di molti che già operavano in questi ruoli e l'accesso di personale esterno. A prescindere da questo discorso, oggi siamo in presenza di persone che da tre anni stanno svolgendo funzioni importanti all'interno della Regione.
Do solo un dato (tante volte si è parlato di aggravi di spesa): vorrei ricordare che non si tratta di inserire in Regione persone che oggi non ci sono e causando quindi un aumento di spesa, ma si tratta di stabilizzare e garantire prospettive a persone che già operano all'interno dei ruoli della Regione. Quindi, se ci fosse un aumento di spesa (non sono un tecnico per stabilirlo) sarebbe comunque molto ridotta. Tra l'altro, questo accade, lo voglio dire anche al collega Giovine, in un momento in cui centinaia di posti, previsti dalle piante organiche, non sono coperti.
Quindi, non stiamo parlando di una forzatura del quadro per inserire dentro i ruoli della Regione persone che o non hanno titolo o sono esterne alla Regione, ma stiamo parlando di dare, come era previsto dagli accordi a suo tempo stipulati, una prospettiva di stabilizzazione a persone che questo tipo di garanzia l'hanno avuta a suo tempo e che già operano in ruoli importanti e strategici all'interno della Regione.
Alla luce di questa riflessione (molte questioni sono già state affrontate dai colleghi), trovo incomprensibile quanto sta accadendo perché le vicende che abbiamo attraversato in questi mesi ci portano semplicemente a trasformare molto concretamente quella che credo possa essere definita una "legittimissima" attesa da parte di lavoratori, che operano all'interno di questa Regione, di veder riconosciuto il fatto che hanno vinto un concorso e che hanno ricevuto rassicurazioni sul fatto che questo percorso avrebbe portato ad una stabilizzazione. Il buonsenso porterebbe in questa direzione, perché non è giusto che queste persone paghino le conseguenze di contrasti che nulla c'entrano con il loro lavoro e con il percorso che hanno seguito.
La sensazione che, come me, altri stanno avvertendo da qualche settimana a questa parte, per il modo con cui si sono succeduti una serie di fatti, è quella di essere dentro una questione che ha a che fare con equilibri interni alla maggioranza, con disquisizioni che sono anzitutto di tipo ideologico e che nulla hanno a vedere con il merito; verrà chiesto di pagare questo tipo di questioni a persone che hanno l'unico problema di avere lavorato per anni in questa Regione, maturando una professionalità avendo vinto un concorso, essendo state oggetto di un accordo che avrebbe dovuto portare stabilizzazione e che adesso, per vicende che stanno accadendo intorno al ruolo con cui loro niente c'entrano, saranno chiamati a pagare dazio. Credo che assistere a questo tipo di vicende sia quanto di più sgradevole si possa vedere in quest'Aula.
Lascio da parte, perché lo hanno già detto altri colleghi, il tira e molla vergognoso che su questa vicenda è stato portato avanti in questi mesi. Ricordo ai colleghi che, nella documentazione che ci è stata fornita e nella discussione in Commissione, i tecnici degli Uffici dicevano che il percorso intrapreso era quello più solido per ottenere i risultati che volevamo raggiungere e che c'erano le verifiche di compatibilità normativa all'interno del percorso che stiamo facendo, che abbiamo fatto tutta una serie di valutazioni. Devo dire onestamente che, quando il collega Buquicchio presentò questo ordine del giorno, ero assolutamente convinto che fosse del tutto superfluo; forse ingenuamente o stupidamente, dipende dai punti di vista, pensavo che le richieste di tempo per affinare il testo fossero tali.
Probabilmente ero un po' ingenuo, nel senso che è evidente, visto con gli occhi di oggi, che era tutta una tecnica dilatoria che aveva semplicemente lo scopo di portare avanti discussioni interne alla maggioranza e di preparare il terreno per un atterraggio giustificabile e sostenibile.
Non aggiungo altro, dico solo che se questa pagina si concluderà in questo modo, è qualcosa di vergognoso nei confronti di persone che non c'entrano nulla. Lo dico sinceramente.
L'ho già detto anche in Commissione. Sono stato contattato da un paio di persone inserite all'interno di questi elenchi e una di loro mi ha raccontato che era dipendente di un'azienda esterna e quando fu firmato l'accordo e le fu garantito che dopo i tre anni si andava verso una stabilizzazione, si è licenziata per venire a lavorare in Regione: a questa persona adesso daremo il benservito. Diremo: "Abbiamo scherzato, ci spiace".
Per mantenere un minimo di rispettabilità del lavoro che viene fatto da quest'Aula, credo che su queste cose sarebbe meglio non scherzare. Di scherzi ne abbiamo fatti abbastanza. Dalle mie parti le parole hanno ancora un peso e non esiste che un Capogruppo del maggior gruppo presente in Consiglio faccia una serie di ragionamenti con questi signori, e poi candidamente, oggi ci viene a dire: "Se fosse per me lo farei, ma non lo posso fare". È troppo facile, ognuno di noi, da questo punto di vista risolverebbe otto decimi dei suoi problemi, senza colpo ferire. Il problema è che qui il colpo lo feriamo e, dal mio punto di vista, anche in modo abbastanza sgradevole.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MOLINARI



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Almeno per i colleghi credo che la mia posizione sia nota, non avendo votato neanche l'ordine del giorno di luglio. Tuttavia proverò, visto che discutiamo l'ordine del giorno, a declinarla e a spiegarla. Prima da un punto di vista politico e poi anche sul rispetto delle norme esistenti.
Non credo sia utile provvedere alla stabilizzazione dei dipendenti, pur essendo ovviamente evidente che è sempre delicato parlare di persone che lavorano all'interno del nostro Ente e che, oltre ad operare, vivono anche con il salario che legittimamente ricevono all'interno del nostro ente.
Tuttavia, credo che la nostra Regione non possa avere una politica sul personale e sulle politiche di rigore che sia differente a seconda che un dipendente sia o della Giunta regionale o della sanità.
L'Assessore Monferino, con molta puntualità, ci ha spiegato che uno dei motivi per cui quest'anno, in sanità, arriveremo ad un risparmio importante è non pagare più lo stipendio, dal mese di ottobre, a circa 1.300 dipendenti. Non sono tutte quiescenze, una parte di questi certamente lo sono, ma un'altra parte sono interruzioni di contratto a tempo determinato di consulenze, di rapporti professionali che si aveva con il mondo della sanità.
In modo non strutturato, ma anche con qualche segnale, lo ricordava prima il Consigliere Giovine, anche sulle partecipate si sta cercando ripeto, in modo molto meno strutturato, di addivenire ad una necessaria riduzione delle spese che la nostra Regione sostiene non nell'erogazione di servizi, ma in spese fisse quale quelle del personale.
Apparirebbe un po' anomalo, almeno al sottoscritto, che vi sia una politica di estremo rigore all'interno della sanità su alcuni nuovi rinnovi contrattuali che comportano anche riduzione vera, in alcuni casi, di servizi. Magari, in alcuni casi, erano servizi duplicati, quindi vogliamo arrivare ad una razionalizzazione.
Prevedere invece una stabilizzazione di personale a tempo determinato comporta una paragone del nostro ente con i due enti che più assomigliano alla Regione Piemonte, cioè la Regione Veneto e la Regione Emilia Romagna aree che per numero di residenti, estensione geografica, prodotto interno lordo sono quelle che più assomigliano al Piemonte. Ora, queste due Regioni hanno un numero di dipendenti inferiore a quello della Regione Piemonte che va dal 30 al 38% del totale della Regione Piemonte.
Non immagino neanche che l'Emilia Romagna e il Veneto siano la culla dell'efficienza gestionale, ma paragonando a quelle Regioni la nostra è evidente che vi è un esborso maggiore che la nostra Regione sostiene in termini di spese di personale, per gli stessi servizi erogati che trasformata e contabilizzata in milioni di euro, è pari a circa 50 milioni l'anno.
Credo che vi sia, prima di tutto, una scelta politica. Potremmo anche ricordare che nel Piano straordinario per l'occupazione la Giunta, su una misura dell'Assessore Giordano e dell'Assessore Porchietto, ha investito dieci milioni di euro per la stabilizzazione dei contratti precari. Noi con dieci milioni di euro, in una mattina, abbiamo stabilizzato duemila dipendenti, quindi non solo quasi dieci volte tanto rispetto al numero di quanto ne stabilizzeremo quest'anno, ma duemila per ogni anno, se questa misura si dovesse ripetere.
Credo, avendo enucleato quella che è la posizione politica - per chiarezza, per coerenza - voglio anche fare una sottolineatura rispetto all'aspetto normativo. Le leggi sono leggi. Possiamo fare un tentativo, che mi sembra essere quello che è stato perseguito: proviamo a votare la legge la legge ha un rischio altissimo di impugnabilità (proveremo anche a dire le motivazioni), però intanto abbiamo dato un buon segnale. Dopodich quando e se il Governo impugnerà la legge, lo farà di fronte alla Corte Costituzionale, la quale si esprimerà fra un anno, perché questi sono i tempi. In quel momento avremo dei dipendenti il cui contratto sarà già scaduto e che dovranno rimanere a casa.
Se non fosse necessaria la legislazione vigente, sarebbe sufficiente leggere l'ultima misura degli interventi sulla razionalizzazione della spesa di agosto fatta dal Parlamento nazionale, che ha inserito una frase che chiunque si occupi minimamente di diritto amministrativo capisce che è assolutamente pleonastica. Ma è inserita e non è casuale.
La frase, che non recito a memoria, dice sostanzialmente che i contratti a tempo determinato che subissero un percorso di stabilizzazione qualora tale percorso venisse impugnato di fronte alla Corte, sono nulli di diritto.
Se questo viene scritto in una legge approvata dal Parlamento a settembre di questo anno, e se abbiamo già tre Regioni che sono andate incorso ad un'impugnativa su norme simili rispetto alla nostra, è evidente che c'è un rischio di impugnabilità assolutamente elevato.
La collega Artesio, in modo molto puntuale, ricordava i tre presupposti che la finanziaria Prodi - poi ripresa dalla finanziaria 2007 della Regione Piemonte - sottolineava: lavorare, cioè avere un contratto prima del 29 settembre 2009, aver maturato tre anni negli ultimi cinque e aver superato una selezione concorsuale. Oggi siamo nella situazione in cui, all'interno della nostra Regione - e non è divisione dei lavoratori, ma è un dato oggettivo - vi sono più o meno venti lavoratori che hanno i tre requisiti: lavorano da prima del 29 settembre 2006, hanno almeno tre anni di servizio negli ultimi cinque e hanno superato un percorso di selezione, ma ve ne sono 188 che il primo presupposto, cioè quello di aver lavorato prima del 29 settembre 2006, non ce l'hanno. Ergo, ai sensi della legge che oggi regolamenta la stabilizzazione dei contratti di lavoro in Italia nel settore pubblico (norma ampiamente utilizzata, per esempio, nel settore della sanità) non è applicabile per 188 dipendenti che hanno, sì, svolto una selezione e che matureranno tre anni su cinque, ma manca uno dei tre presupposti previsti dalla norma.
Mi sembra molto più responsabile non giocare con il futuro delle persone, a fronte di una legge che a tutti gli effetti non ha - ovviamente è il mio punto di vista, ma ho provato anche ad argomentarlo - un sostegno giuridico. Ci sono leggi simili impugnate in altre Regioni; c'è una normativa assolutamente recente che prevede quanto dicevo prima.
Mi sembra che sia una posizione decisamente più corretta quella di dire che non possiamo procedere alla stabilizzazione. In primo luogo perché la risultanza della Corte sarebbe successiva ai contratti già scaduti, quindi ci sarebbero lavoratori stabilizzati che percepiscono lo stipendio che dal giorno dopo dovrebbero rimanere a casa. In secondo luogo, ma primario perché le logiche di omogeneità sulle scelte politiche devono essere determinanti.
Se c'è una scelta di rigore rispetto alle politiche del personale in sanità, dove c'è una spesa consistente da parte della nostra Regione, che questa Giunta ha fatto, è evidente che è una regola che deve valere per tutti i settori, altrimenti ci sarebbero dipendenti di serie A e dipendenti di serie B, cioè quelli in sanità rimarrebbero a casa e quelli della Giunta regionale avrebbero invece un vantaggio.
Dopodiché, è evidente che questo non significa che nessuno potrà più operare all'interno della Giunta regionale, ma abbiamo due possibilità. Io stesso presentai un emendamento nell'assestamento del 2009, non approvato da questa Aula, per garantire il processo di stabilizzazione per le persone che avevano i requisiti. Questa potrebbe essere una via da perseguire oppure usare raziocinio, anche rispetto alle modalità con cui oggi i dipendenti sono ripartiti nei singoli settori.
Mi pare - ovviamente parlo da Consigliere, perché non ho responsabilità di governo - che non ci sia una ripartizione omogenea rispetto ai singoli adempimenti. Basta prendere l'elenco di dove oggi svolgono la loro funzione i 208 dipendenti: la loro distribuzione è assolutamente disomogenea da Assessorato ad Assessorato, si passa da 31 a zero.
Sarà quindi in capo alla Giunta e ai Direttori valutare se vi sarà necessità di rinnovo di alcuni di questi contratti, rispetto a capacità e potenzialità.
Oppure - altra via che non mi sembra così scandalosa - si potrebbe fare un concorso pubblico. Non credo che la nostra Regione abbia necessità di un nuovo numero di dipendenti, ma qualora si acclarasse questo, si fa un concorso pubblico, che non è la selezione per tre anni di lavoro, che è la selezione pubblica per un contratto triennale, ma è il contratto pubblico classico, dove partecipano alcune migliaia di persone e chi vince viene assunto e lavora all'interno dell'Ente. Questo, peraltro, ci dice la medesima norma sulle assunzioni.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Ho ascoltato con attenzione il dibattito, sia oggi in Aula sia negli scorsi giorni in Commissione; o mi sono perso qualcosa o francamente anche a me, come al collega Taricco, qualcosa non è chiaro. Ovviamente non star a rifare il riassunto degli eventi perché è già stato fatto magistralmente con la sua sapiente arte oratoria, dal collega Ronzani.
Vorrei però cercare di capire realmente - anche con riferimento a quanto detto dal collega Giovine - se ci sono delle motivazioni e delle spiegazioni rispetto alle non-scelte che sta facendo la Giunta e probabilmente anche alle non-scelte di una parte del Consiglio, almeno quella che è maggioranza e che si deve prendere anche le responsabilità posto che mi sembra di aver capito che tutte le opposizioni erano sin da subito favorevoli ad approvare il disegno di legge riguardante, appunto, i 209 lavoratori che al momento non hanno futuro o che, meglio, hanno un futuro molto grigio.
Ricordo e ribadisco anch'io che alcuni di questi si sono licenziati da altri posti di lavoro, magari a tempo indeterminato, per avere una chance in Regione Piemonte che fosse più vicina e più consona ai propri studi alle proprie competenze e alle proprie inclinazioni: competenze e inclinazioni che - da quanto ne so e da quanto mi è stato riferito, non solo da alcuni dei 209 dipendenti ma anche da alcuni dirigenti - si sono dimostrate reali, tangibili e concrete negli anni di lavoro presso i vari Assessorati della Regione Piemonte. Alcuni dirigenti infatti sarebbero alquanto disperati, Assessore Quaglia - non preoccupati: disperati - dal sapere che, nell'arco di qualche mese, si potrebbero trovare senza questi professionisti che hanno fornito, per un periodo di due-tre anni e magari anche per più tempo, la loro competenza.
Ribadendo quindi che ancora adesso la pianta organica è carente e che quindi questi lavoratori non costituiscono un surplus e non sono dei fannulloni (come qualcuno, magari dal livello nazionale, ama dire) e ribadendo quindi che questi lavoratori hanno delle competenze dimostrate negli anni, mi chiedo per quale motivo - a maggior ragione se, come si evince dal sito della Regione Piemonte, diverse Direzioni hanno assunto dei CO.CO.CO. o sono ricorse a delle consulenze esterne per risolvere delle problematiche che già oggi con questo personale non riescono a risolvere andiamo in questa direzione.
vero - si dirà - che ci sono i vincoli nazionali. Io non voglio fare qui polemica politica o strumentalizzazioni, ma lasciatemi solo dire una cosa. L'ha detto un collega prima di me: al momento il Governo tecnico Monti è sostenuto dal Partito Democratico e dal Popolo della Libertà.



BONO Davide

NEGRO Giovanni (fuori microfono)



BONO Davide

Anche da altri.



BONO Davide

Anche dal Terzo polo, ci mancherebbe; lo ribadisco, così il collega Negro è contento: anche dal Terzo polo.
Posto quindi che la Corte Costituzionale ha ovviamente tutta la sua autonomia - e ci mancherebbe - la Regione Piemonte, in un afflato quasi totalmente bipartisan - tolti la Lega Nord che, al momento, non sostiene il Governo, e il Movimento 5 Stelle, non presente in Parlamento, ma non vorrei citare tutti altrimenti mi dimentico qualcuno e mi perdo - può cercare di dare un segnale anche diverso e di andare un po' contro corrente.
Oramai la logica che si sente ripetere da tanti anni è quella per la quale il pubblico è inefficiente e pieno di fannulloni e per la quale si magnificano le sorti del privato; lo vediamo con le teorie di liberalizzazione e privatizzazione che anche il Comune di Torino si appresta ad attuare (ma questo è un altro discorso).
Si potrebbe dare un altro segnale e dire che il pubblico è efficiente o, meglio, che è responsabilità della la politica farsene carico e mantenerlo efficiente. Ma non si pongono in essere assunzioni o relazioni lavorative di serie A rispetto ad altre di serie B di quanti hanno fatto un concorso pubblico. Mi riferisco al fatto - e non me ne voglia il Capogruppo della Lega Nord Carossa: lo sa benissimo perché è apparso su tutti i media che nello staff dell'Assessore Monferino è stata assunta sua nuora, la signora Sara Zambaia.



(Proteste in aula)



PRESIDENTE

Consigliere Bono! Non si può parlare di persone estranee all'Assemblea dovremmo altrimenti chiedere la seduta segreta.



BONO Davide

Chiedo scusa. Abbandoniamo questo esempio ma ce ne sarebbero altri fatti in altre sedute...



PRESIDENTE

Tenga conto dell'osservazione, Consigliere Bono!



BONO Davide

Non volevo far polemica, colleghi: volevo fare un esempio che mi era rimasto sospeso. Dicevo che si tratta di capire e probabilmente di dare un segnale diverso. È stato anche giusto citare i 1.357 posti che si sono persi nella sanità, perché ovviamente non si possono utilizzare due pesi e due misure.
Ritengo quindi - ribadisco quel che ho detto prima - che si possa realmente dare un segnale di discontinuità e affermare che, anche per quanto riguarda la Regione Piemonte (ma non solo), è vero che il settore pubblico ha delle sacche di inefficienza e può essere migliorato, ma che non possiamo lasciare in imbarazzo (per usare un eufemismo) 209 lavoratori e relative famiglie, peraltro senza una risposta. Qualcuno infatti ha giustamente detto: diamo piuttosto una risposta decisa; non si possono aspettare - quando si sapeva che sarebbe in ogni caso arrivata questa scadenza - mesi, mesi e mesi senza dare una risposta, sentire il Consiglio di Stato, eccetera. È vero, condivido questo approccio e ho anche detto all'Assessore Quaglia di capire pienamente le motivazioni di chi dice: si fa la legge e si illudono ancora di più i lavoratori, perché poi magari questa viene impugnata dalla Corte Costituzionale.
Si tratta quindi di una situazione complessa, ma la politica - perch penso che ovviamente la politica voglia mantenere il suo primato, anche se a Roma forse questo primato è momentaneamente un po' sospeso - deve dare un segnale e in questo caso lo deve dare in modo forte, assumendosi la responsabilità di un gesto che poi, eventualmente, la Corte potrà impugnare o meno; esercitando però un lavoro politico a Roma, presso il Governo Monti, che Partito Democratico e Popolo della Libertà possono e devono portare avanti.
Infatti, la strada di continuare a "segare" - passatemi il termine forte - e licenziare personale pubblico non dà veramente degli sbocchi positivi. Non possiamo infatti pensare di avere tantissimi disoccupati e tantissimi precari, perché la situazione del Paese non è rosea: non si esce da un posto di lavoro e subito te ne vengono offerti altri dieci...
Andranno in crisi il settore del welfare, quello pensionistico e tanti altri settori.
Oggi leggevo del nuovo Ministro Passera - permettetemi una divagazione che ovviamente non fa nulla di nuovo rispetto ai precedenti Ministri.
Dice il Ministro: 300 miliardi di euro per le grandi infrastrutture e voilà - eccoli fuori dal cilindro. Ma non si potrebbe stanziare una piccola parte di questi 300 miliardi sulla sanità, sui trasporti per i pendolari magari sulle scuole? Dico una parte, non è che sono un illuso, un ingenuo: non dico tutto, perché capisco che gli interessi sono forti e grandi.
Chiudo - me lo si permetta - con una battuta. Non vorrei che dicessimo visto che ci sono questi 300 miliardi, che gli ex lavoratori della sanità e della Regione li mandiamo a scavare il "buco" dell'Alta Velocità Torino Lione, a 45 gradi centigradi e a mille metri sotto terra. Mi sembrerebbe infatti - oltre a costituire un assurdo - che le competenze da loro acquisite in questi anni e precedentemente nel corso della loro formazione e dei loro studi sarebbero veramente uno spreco: un costo anche quello, che magari non monetizziamo subito ma che sarà sicuramente ancora più grande.
Grazie, Presidente.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Carossa; ne ha facoltà.



CAROSSA Mario

Non sarei intervenuto, ma lo faccio perché voglio invitare il Capogruppo Bono, se qualcosa non gli è chiaro, a rivolgersi alla Magistratura, come ho fatto sempre io. Si rivolga alla Magistratura, vada a denunciare quello che sospetta, ma non faccia affermazioni del genere, che sono false! La invito a fare questo e magari a non leggere troppo Lo Spiffero! La invito veramente: faccia denuncia! Io non amo la Magistratura né gli avvocati, però quando sono capitate situazioni che non mi sembravano chiare ho presentato degli esposti alla Magistratura. Qualcuno è andato avanti qualcuno - tanti, troppi, secondo me, con la Magistratura di Torino - è stato archiviato, però ho scritto nero su bianco.
Rivolgo quest'invito, perché quel fatto non è vero; solo per questo.
Grazie.
Riguardo al dibattito - lo dico subito - molti di voi sanno che nell'esprimere la mia posizione su questa problematica non mi sono fatto influenzare da pressioni sindacali né da pressioni - peraltro legittime derivanti da colloqui con dipendenti o altro.
Ho un rammarico - magari lo esplicito dopo - su tutta questa vicenda un unico vero rammarico.
Alla luce di quello che la Giunta recentemente ha fatto (la richiesta di parere al Consiglio di Stato), non possiamo approvare un ordine del giorno come questo - lo dico molto chiaramente, senza timori di sorta - con un'impegnativa di questo genere, che chiede un impegno alla Giunta: regolarizzare e stabilizzare 209 persone.
Questo non è possibile, poiché la Giunta ha assunto una posizione chiedendo - mi pare agli inizi di novembre - un parere al Consiglio di Stato.
Non voglio, però, che questo dibattito, assolutamente pacato, corretto e istruttivo, si riduca ad un voto ad un ordine del giorno: voi naturalmente, votate a favore; io, come Capogruppo della Lega Nord, voter contro e finisce qui il problema.
Ritengo che si possa fare ancora qualcosa, magari modificando l'impegnativa (non saprei nemmeno come), per - ed è questo il punto e in parte anche il mio rammarico - prevedere un termine. Non so se sia possibile stabilire una data, ma occorre fare in modo che, in una maniera o nell'altra, si esca da questa situazione, perché è giusto e corretto nei confronti di quelle persone, affinché conoscano quantomeno il loro futuro: se è bello, meglio; se è brutto, mi spiace, ma occorre che lo sappiano.
Non possiamo - mi permetto di dirlo - posticipare oltre una decisione non vuole essere una critica, ma è per annunciare che dobbiamo fare qualcosa.
Non voglio polemizzare, ma non riesco a capire, non come Consigliere ma come cittadino, come mai - è stato detto in due o tre interventi - delle persone che un tempo erano lavoratori a tempo indeterminato, si sono licenziate per essere assunte, avendo superato un concorso pubblico a tempo determinato, per tre anni. Delle due l'una! Scusatemi, ma o qualcuno li ha presi in giro (è impensabile un fatto di questo genere, non riesco a capire), oppure non è vero, sono quelle favole metropolitane...



(Commenti del Consigliere Laus)



CAROSSA Mario

Permettetemi: non era il 1980, quando il lavoro si trovava molto più facilmente; eravamo nel 2008, quando c'era già stata una crisi economica quando c'era già un problema occupazionale enorme.
Non posso credere - e termino qui - veramente, e non voglio fare polemica, ma questo qualcuno deve spiegarmelo prima o poi, anche in separata sede, ma me lo deve spiegare! Invito veramente - non so se c'è la possibilità - a stabilire un termine, così decidiamo una volta per tutte, e, bene o male, chiudiamo la questione! Non voglio dire che ci metteremo il cuore in pace, perché questa frase è brutta, ma almeno ci saremo assunti le nostre responsabilità fino in fondo.



PRESIDENTE

Dichiaro chiuso il dibattito generale.
La parola al Consigliere Buquicchio, per la replica.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Presidente, mi rivolgo a lei, perché lei presiedeva la Conferenza dei Capigruppo nella quale ho pronunciato, più o meno testualmente, determinate parole: "Poiché per me è importante nella vita, soprattutto politica, avere solo una parola, desidero che si possa dire: se Andrea, se il Consigliere Buquicchio, se il dottor Buquicchio dà una parola, è quella".
Ricordo di aver detto: "L'essenziale è che si discuta di quest'argomento, perché dalla discussione nasce innanzitutto un confronto e dal confronto magari possono emergere degli elementi nuovi e positivi".
Volevo indurre l'Aula alla discussione, non certo per mettere in difficoltà la Giunta - mi creda Assessore - ma perché ritengo, come ho dichiarato nel mio primo intervento, che siamo obbligati a decidere, in qualche modo.
ovvio: auspico che si possa decidere in senso positivo, ma sottolineo nuovamente il concetto per il quale ritengo che, a prescindere dalla possibilità della decisione, che comunque va perseguita con tutti i mezzi una risposta, sia pure negativa, vada data.
Era questo l'obbligo della discussione e quindi dell'ordine del giorno.
Avevo anche detto: "Purché si discuta".
Se non ci saranno le condizioni per votare, ritirerò l'ordine del giorno, oppure modificherò l'impegnativa. Mi sembra di poter ottemperare all'impegno assunto scegliendo la seconda opzione, che è quella suggerita dall'ultimo intervento del Capogruppo della Lega Nord: modifichiamo l'impegnativa, stabiliamo un termine.
Mentre il Consigliere Carossa parlava, ho provato a indicarlo in questi termini: "Si impegna il Presidente della Giunta e gli Assessori competenti affinché: vengano intrapresi tutti gli atti affinché, come indicato dall'analisi preventiva riportata in premessa, ci sia una risposta definitiva della Giunta entro e non oltre il 15 dicembre 2011".
Mi sembra possa essere un compromesso accettabile da parte di tutti perché ciò che è importante è che ci sia una risposta, affinché ognuno si possa regolare, nella propria vita.
Personalmente, auspico, non in modo demagogico o populistico, ma come tutti voi - ho apprezzato molti interventi nel merito, ho apprezzato molte osservazioni, giuste e legittime - che la soluzione venga trovata: quella che sia, purché ponderata e responsabile e non frutto di pregiudizi politici o atteggiamenti antitetici, del tipo "l'hai deciso tu e quindi non te lo riconosco", perché questo non va bene.
Se esistono motivazioni reali e concrete in punto normativo che ce lo vietano, se ne prenderà atto e si dirà; ma se queste non sussistono, oppure se noi saremo in grado, in questi quindici o venti giorni, di superarle tutti potremo godere del fatto di aver "messo a posto" 209 famiglie.
Modificherei in tale senso l'impegnativa, per dar tempo alla Giunta di approfondire tutto ciò che ritiene di dover esaminare.
Se la Giunta è d'accordo, inviterei tutti a votare. Grazie.



PRESIDENTE

Su richiesta del proponente - è già stato depositato l'emendamento - il dispositivo dell'ordine del giorno che verrà posto in votazione è così modificato: "Si impegna il Presidente della Giunta e gli Assessore competenti affinché: vengano intrapresi tutti gli atti affinché, come indicato dall'analisi preventiva riportata in premessa, ci sia una risposta definitiva della Giunta regionale entro e non oltre il 15 dicembre 2011".
La Giunta regionale vuole esprimere il parere sull'ordine del giorno così modificato?



QUAGLIA Giovanna, Assessore alle risorse umane e patrimonio

La Giunta regionale esprime parere favorevole.



PRESIDENTE

Come sapete (mi riferisco, in particolare, ai Consiglieri della VIII Legislatura, che hanno concorso a modificare il Regolamento), non sono previste dichiarazioni di voto relativamente agli ordini del giorno.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 549, il cui testo recita: "Premesso che con Delibera di Giunta regionale n. 32 - 7961 del 28/12/2007 la Regione ha definito un percorso di stabilizzazione del proprio personale precario la delibera sopra riportata indicava che ad una fase di selezione pubblica con assunzioni a tempo determinato, fosse seguita la trasformazione degli stessi in rapporti di lavoro a tempo indeterminato considerato che il Presidente della Regione Roberto Cota e l'Assessore regionale per le risorse umane, Giovanna Quaglia, hanno più volte ribadito l'intenzione di salvaguardare le professionalità del personale della Regione assunto con contratti a tempo determinato in data 3 agosto 2011 la Giunta regionale ha presentato il Disegno di Legge (DDL) n. 158 "Misure di razionalizzazione in materia di personale e di organizzazione regionale tra le finalità il DDL n. 158 si ripropone di conseguire 'l'obiettivo di valorizzare e consolidare profili e professionalità presenti all'interno dell'Ente' considerato ancora che Il settore Commissioni Consiliari del Consiglio Regionale ha effettuato un'analisi preventiva (Allegato B) del DDL n. 158, in ragione dei provvedimenti recentemente adottati dal Governo nazionale (Articolo 16 'contenimento delle spese in materia di impiego pubblico' inserito nel D.l.
98/2011; Articolo 1 'disposizioni per la riduzione della spesa pubblica' inserito nel D.l. 138/2011) l'analisi preventiva indica (pagina 7 primo capoverso) 'L'articolo 6 - DDL 158/2011 - in particolare, risulterebbe compatibile con le attuali disposizioni concernenti il contenimento delle spesa pubblica che contemplano anche il rispetto di vincoli posti nei confronti di nuove assunzioni...' preposto che L'anali preventiva sopra citata indica, inoltre, come appaia: 'meritevole di un ulteriore approfondimento la disposizione del comma 4 di tale articolo - Art. 6 DDL 158/2011 - nella parte in cui si riferisce alla proroga dei contratti a tempo determinato, come recita la parte conclusiva del comma stesso 'sino all'inquadramento a tempo indeterminato nel ruolo della Giunta regionale.', in quanto tale opportunità era stata prevista nel settore pubblico per gli anni 2008 - 2009 attraverso le Leggi Finanziarie dell'anno 2007 e del 2008, come specificato nell'articolo 3 della Circolare 19 marzo 2008, n. 3 del Dipartimento della funzione pubblica nella parte in cui si riferisce a tali procedure speciali di stabilizzazione: 'Lo stesso sistema assunzionale del settore pubblico previsto per gli anni 2008 e 2009, che contempla tra le procedure di reclutamento anche quella speciale della 'stabilizzazione', esprime il suo carattere di norma di transizione in attesa di tornare ad un regime ordinario fondato sulla regola costituzionale del concorso pubblico, senza riserva di posti, per l'assunzione a tempo indeterminato.
Concluse le eventuali procedure speciali di stabilizzazione, la riaffermazione del modello tipico rappresenta un vincolo che deve indirizzare le pubbliche amministrazioni ad elaborare la loro programmazione triennale del fabbisogno in armonia con la tipologia standard prevista, a garanzia di un definitivo sradicamento del lavoro precario'.
Nel caso di specie, secondo quanto recita il comma 1 dell'articolo 6 - DDL 158/2011 - 'A completamento delle procedure avviate ai sensi dell'articolo 36 della legge regionale 9/2007...' tale completamento, in quanto norma di transizione, dovrebbe avvenire sulla base della predisposizione di un Piano annuale relativo alla stabilizzazione del personale precario della Regione Piemonte e pertanto con la stessa validità del Piano occupazionale 2007 2009, che è stato integrato, nelle more della predisposizione del nuovo Piano occupazionale 2010 - 2012 con Deliberazione della Giunta Regionale 25 gennaio 2010, n. 6-13092 Integrazione Piano Occupazionale triennio 2007/2009 approvato con DGR 13-5851 del 14.5.2007 e n. 88-7209 del 22.10.2007, senza che vi si riscontrino specifiche indicazioni in merito alla stabilizzazione del personale precario'.
si impegna Il Presidente della Giunta e gli Assessori competenti affinché: vengano intrapresi tutti gli atti affinché, come indicato dall'analisi preventiva riportata in premessa, ci sia una risposta definitiva della Giunta regionale entro e non oltre il 15 dicembre".
Il Consiglio approva.


Argomento: Nomine

Nomine - Proclamazione degli eletti


PRESIDENTE

Relativamente al punto 4) all'o.d.g., che reca "Nomine", in base allo scrutinio effettuato, possiamo procedere alla proclamazione degli eletti delle seguenti nomine: Proposta di deliberazione n. 32 "Commissione di Garanzia" - (art. 91 Statuto della Regione Piemonte e art. 3 L. r. 25/06) - Elezione di 1 membro in sostituzione della dimissionaria Carla Spagnuolo (ex Consigliere Regionale) La votazione non è valida per mancanza del numero legale.
Proposta di deliberazione n. 124 "Designazione del Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale nell'ambito del territorio della Regione (l.r. n. 28/2009)" La votazione non è valida per mancanza del numero legale.
Proposta di deliberazione n. 132 "Designazione del Garante Regionale per l'infanzia e l'adolescenza (L. r. n. 31/2009)" La votazione non è valida per mancanza del numero legale.
Proposta di deliberazione n. 143 "Fondazione 20 Marzo 2006" (art. 13 Statuto Fondazione) - Collegio dei Revisori dei Conti - Designazione di 1 componente effettivo La votazione non è valida per mancanza del numero legale.
Proposta di deliberazione n. 166 "Fondazione 20 Marzo 2006" (art. 11 Statuto Fondazione) - Consiglio di Amministrazione - Designazione di 1 componente La votazione non è valida per mancanza del numero legale.
Proposta di deliberazione n. 147 "Fondazione Teatro Regionale Alessandrino" (art. 8, Statuto Fondazione) - Consiglio di Amministrazione - Nomina di 1 rappresentante La votazione non è valida per mancanza del numero legale.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.00)



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