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Dettaglio seduta n.167 del 08/11/11 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

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Argomento:


PONSO TULLIO



(I lavori iniziano alle ore 14.35 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Contributi alla cultura

Interrogazione a risposta immediata n. 801 presentata dal Consigliere Lepri, inerente a "Quanto costa il Circolo dei Lettori?"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori trattando l'interrogazione a risposta immediata n.
801, presentata dal Consigliere Lepri.
Prego, Consigliere Lepri, ha tre minuti per l'illustrazione.



LEPRI Stefano

L'interrogazione prende spunto da una serie di pagine pubblicitarie realizzate dal Circolo dei Lettori su La Stampa (ho perso il conto, ma credo siano almeno una dozzina, da un mese a questa parte); spazi pubblicitari che sono notoriamente piuttosto cari, in buona parte accoppiati a sponsorizzazioni, quindi c'è motivo di credere che siano finanziati, in tutto o in parte, da quegli sponsor.
Di per sé la questione non è passibile di critiche particolari, se non per il fatto che, nella condizione di grave crisi economica in cui versano molte associazioni culturali, questa prova, che è anche un po' muscolare stride con le ristrettezze cui sono costrette molte piccole associazioni culturali.
Nell'interrogazione è indicato un elenco di costi che portano alla domanda sul costo complessivo del brand del Circolo dei Lettori.
La prima considerazione riguarda, pertanto, una serie notevole d'inserzioni pubblicitarie sul maggiore quotidiano piemontese e il fatto che vi siano molti sponsor. Questo può anche essere un titolo di merito, ma tale articolazione di sponsorizzazioni induce anche alla domanda circa la regia, che può portare una realtà piuttosto che un'altra ad avere un così significativo numero di sponsorizzazioni.
Ritengo che la via del mecenatismo avviata dell'Assessore sia condivisibile, a condizione che vi sia una regia anche in questo campo cioè che le sponsorizzazioni non vadano laddove è più forte il ritorno d'immagine, com'è verosimile sia in questo caso, ma vadano a sostenere un circuito complessivo dell'offerta culturale.
A questo si aggiunga un legittimo, ma - mi sarà consentito - in parte criticabile vezzo legato al prestigio che in alcuni casi potrebbe sfogare anche in un pizzico d'ostentazione nello svolgimento di molte attività: la sede è oltremodo aulica, le iniziative sono molteplici e in molti casi anche meritevoli, indiscutibilmente, ma di fronte alla pochezza degli interventi, simili a quelli che vengono fatti sul territorio, nelle circoscrizioni e nelle biblioteche in giro per il Piemonte, ci si domanda se sia ragionevole concentrare tutte o molte delle attività riguardanti la promozione dei libri, la riflessione e la lettura in una sede, piuttosto che operare su un territorio più vasto, spalmando le iniziative stesse.
Vi è poi la questione legata alla sede, che mi risulta essere stata oggetto di significativi investimenti.
In sostanza, vogliamo capire quanto costa oggi il Circolo dei Lettori alla Regione Piemonte: quanto è costata la ristrutturazione, quanto costa annualmente l'affitto dei locali.
Non ho nulla di personale rispetto all'iniziativa, ma evidenzio una certa contrarietà e contrasto tra lo stile e il tenore delle spese che sembrano caratterizzare questo circolo, rispetto alla difficile vita quotidiana che caratterizza l'opera di molte associazioni culturali.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Coppola, per la risposta.



COPPOLA Michele, Assessore alla cultura

Inizio con una battuta, che in realtà è un ringraziamento, al Consigliere Lepri: quando ho letto il testo dell'interrogazione, due volte sono andato alla fine a vedere chi fosse il Consigliere firmatario: tutto mi aspettavo, fuorché un'interrogazione così ghiotta per me da parte di un esponente della minoranza, vale a dire da un autorevole esponente della scorsa maggioranza che aveva visto i natali del Circolo dei Lettori.
Devo riconoscere al Consigliere Lepri che già negli anni passati mentre sedeva con ruoli di prestigio nei banchi della maggioranza che realizzò il Circolo dei Lettori, le sue posizioni avevano esternato qualche dubbio.
Dico che questa è per me un'occasione ghiotta, perché in realtà mi piacerebbe poter continuare questo ragionamento nella Commissione consiliare competente per materia. È un vero peccato dover rispondere in maniera superficiale alla domanda conclusiva, senza poter approfondire ogni singolo aspetto che il Consigliere Lepri evidenzia: dal coinvolgimento della Fondazione Teatro Ragazzi e Giovani, all'attività, che inizialmente era poco periferica, del Circolo dei Lettori, fino alle modalità con le quali sono stati scelti i partner privati che oggi collaborano con il medesimo.
Se dovessimo attribuire un titolo un po' più ampio ad una vicenda questo sarebbe il classico esempio da citare quando una buon'idea viene realizzata male, quando un tentativo lodevole di fare promozione della lettura e aprire i luoghi di cultura alla cittadinanza viene realizzato male e vengono spese male le risorse, perché insistono innanzitutto sui contenitori e non sul contenuto. Basti pensare al fatto, scellerato, di non far nascere il Circolo dei Lettori e la sua attività all'interno di una fondazione che ha i medesimi soci fondatori: la Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura.
prevalsa la logica del "ognuno deve avere il proprio orticello".
Peccato che a farne le spese siano, come sempre, i piemontesi.
E allora, velocemente, perché - ripeto - credo sia opportuno un approfondimento in Commissione, relativamente alla Fondazione Teatro Ragazzi e Giovani, si tratta di una scelta curiosa che vede l'Amministrazione regionale precedente stipulare una convenzione, per la durata di circa tre anni, che delega alla fondazione stessa la gestione del progetto Circolo dei Lettori, andando oltre le finalità della Fondazione Teatro Ragazzi e Giovani, che - mi viene da dire - probabilmente è obbligata a sottostare ad un'indicazione di carattere politico dell'Amministrazione regionale precedente, perché vincolata da una convenzione che ne finanzia le attività (bisogna essere molto forti per dire "no" a chi finanzia il 90% della propria attività!).
Un'altra battuta viene facile: nel giugno del 2006 si decide di cambiare il nome dell'associazione Amici del Circolo dei Lettori in Circolo dei Lettori, con il quale la Regione si convenziona, diventando socio fondatore dell'associazione medesima. È sempre l'espressione "amici" che ritorna! Per quanto riguarda i costi storici (fornirò tutto), sono costi che fanno male, perché fa male leggere queste cifre in questi giorni; fa male leggere queste cifre quando il Comitato Emergenza Cultura impedisce a Consiglieri ed Assessori regionali di uscire liberamente dal Palazzo senza dover vedere in che condizioni versano, arrivando addirittura a mostrare le proprie mutande, com'è successo poche settimane fa. Il costo d'adeguamento che la Regione sostiene nel 2006-2007 è di 107.000 euro più IVA, per un affitto, che annualmente viene pagato, di 236.000 euro più IVA, vale a dire circa 280.000 euro, ed un costo aggiuntivo, oltre all'affitto, di utenze che complessivamente pareggia ad una cifra intorno ai 240.000 euro: 30.000 euro di riscaldamento, 20.000 euro di spese condominiali, 10.000 euro per l'energia elettrica, 47.000 euro per le pulizie e 145.000 euro l'anno per la guardiania e il telecontrollo.
Mi perdoni una battuta: mi piacerebbe che il Comitato "Emergenza Cultura" facesse una settimana di silenzio in disapprovazione totale contro se stesso, giusto perché negli anni precedenti non ha gridato "Vergogna!" ad una situazione come questa. Mentre oggi si chiedere conto a noi di un'eredità che, francamente, non meritiamo di sopportare.
Aggiungiamo che dal 2006 ad oggi sono stati spesi 245.000 euro per la manutenzione ordinaria.
Per andare oltre e fornirle ulteriori elementi più prossimi ai giorni nostri, le dico che quest'interrogazione sembra quasi voler segnare i due grandi momenti: il vecchio corso del Circolo dei Lettori e quello che invece, si accinge ad essere come il nuovo corso. Innanzitutto - l'ho già detto qualche giorno fa durante una conferenza stampa di presentazione di "Torino spiritualità", alla quale anche il Consigliere Lepri faceva riferimento, è impensabile che il Circolo dei Lettori rimanga così isolato e non sia integrato in quella struttura formale e istituzionale che noi abbiamo di promozione della lettura; struttura che, tra l'altro, con i soci fondatori medesimi (Regione, Comune e Provincia) organizza il Salone internazionale del libro.
Abbiamo altresì insistito affinché quest'anno l'attività coinvolgesse maggiormente le periferie (questo è avvenuto) e ci fossero maggiori contaminazioni con altre iniziative (l'elenco è lunghissimo e non voglio insistere qui ora).
Per quanto concerne la campagna di comunicazione, credo che lei mi offra la possibilità di presentare formalmente ed ufficialmente i complimenti al Presidente Luca Beatrice, perché - ha ragione lei! - sono più di dieci le pagine pubblicitarie uscite sui giornali. Per la precisione, ammontano a 18: sei pagine dedicate al Circolo dei Lettori, una in partnership con La Stampa medesima, Fontanafredda, Menabrea, Centrale del latte, Acqua Lauretana, Agrimontana, Vergnano, Lenti, Baladin e Aurora per un valore complessivo di 108.000 euro, con un costo a pagina di circa 6.000 euro (va da sé che, probabilmente, trattandosi di campagne istituzionali, anche la concessionaria di pubblicità che si occupa di spazi de La Stampa evidentemente ha applicato tariffe che non sono quelle prettamente commerciali).
Ma la notizia importante che sono lieto di condividere qui in aula è che di questi 108.000 euro soltanto 13.000 sono stati a carico del Circolo dei Lettori, mentre i restanti 77.000, più 18.000, sono a carico dei partner con i quali la comunicazione è stata fatta, raccogliendo un invito forte, chiaro e puntuale dell'Assessorato alla cultura in merito all'obbligo di trovare nuove fonti di ricavi e nuove modalità di partnership.



PRESIDENTE

Assessore, la prego di concludere.



COPPOLA Michele, Assessore alla cultura

Ho terminato, Presidente.
Mi piacerebbe dilungarmi anche su altri aspetti, per cui spero di poter approfondire ulteriormente l'argomento in sede di Commissione consiliare competente.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 803 presentata dal Consigliere Ronzani, inerente a "Centro medico per la cura di patologie oncologiche Fondazione Tera"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori trattando l'interrogazione a risposta immediata n.
803.
La parola al Consigliere interrogante, Ronzani, per l'illustrazione.



RONZANI Wilmer

Rinuncio all'illustrazione dell'interrogazione, Presidente.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Monferino per la risposta.



MONFERINO Paolo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Grazie, Presidente.
In riferimento all'interrogazione di cui all'oggetto, per quanto è a conoscenza degli scriventi si precisa quanto segue.
Non risulta ad oggi pervenuta all'Assessorato alcuna documentazione ufficiale inerente al progetto in parola.
stato interpellato il Direttore Sanitario dell'Azienda Sanitaria di Biella, dottor Franco Piunti, che ha comunicato che nemmeno l'ASL ha ricevuto documentazione in merito a quest'associazione (l'ASL di Biella è attualmente sede del Polo Oncologico e Antenna della Rete d'Oncologia e Oncoematologia Pediatrica operativa sul territorio regionale).
Sulla base di quanto si evince dal testo dell'interrogazione, facciamo i seguenti commenti.
Non comprendiamo quali siano le tecnologie radioterapiche innovative di cui si parla, rivolte in particolare ai bambini, presso un centro destinato alla cura delle patologie oncologiche in età pediatrica. Le opere di completamento previste (residence, foresteria, aree di ristoro, centri congressuali, aule multimediali e parchi pubblici) in cui saranno inserite attività d'ippoterapia, nonché un centro commerciale, sembrano non tenere in conto le condizioni peculiari dei pazienti affetti da patologie oncologiche, che, in particolare durante il periodo della terapia, sono immunodepressi e necessitano di un ambiente protetto, che non sembrerebbe essere garantito dalle opere di completamento in parola.
I beneficiari diretti dovrebbero essere 250 minori l'anno e non si evince la fonte per l'individuazione di questo numero, considerato che ogni anno in Italia si ammalano di cancro circa 1.600 bambini e adolescenti, di cui il 40% è affetto da leucemie e linfomi, e il restante 60% è affetto da tumori solidi, la cui etiologia è estremamente variegata. Non è chiaro il ruolo di fornitore esclusivo di isotopi che il centro dovrebbe assumere in ambito regionale. L'eventuale parere del Ministero della Salute, al cui esame il progetto sarebbe attualmente sottoposto, non prescinde dalla valutazione comunque regionale rispetto al compito di analizzare e individuare ogni fabbisogno sanitario del proprio territorio.
S'interroga su quali siano le valutazioni in merito al progetto della Fondazione EMC3 per realizzare a Biella un centro medico per la cura di tumori agli occhi dei bambini.
Il tumore dell'occhio nel bambino è estremamente raro (in particolare si tratta per lo più di retinoblastoma e l'unico centro di cura di riferimento in Italia attualmente è a Siena). Tale tumore non è richiamato nelle premesse dell'interrogazione in parola e non se ne comprende, quindi la rilevanza particolare citata nella conclusione.
In definitiva, non è possibile esprimere alcuna valutazione specifica e circostanziata in merito ad un progetto di cui non abbiamo notizia n comunicazione formale da parte dei soggetti attuatori. Non sappiamo nulla.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.


Argomento: Logistica

Interrogazione a risposta immediata n. 810 presentata dal Consigliere Stara, inerente a "Project Financing Tangenziale Est di Torino"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con la trattazione dell'interrogazione a risposta immediata n. 810, presentata dal Consigliere Stara, che ha la facoltà di illustrarla.



STARA Andrea

Grazie, Presidente.
In relazione all'ipotesi di progetto di Tangenziale Est, che rappresenta un'ecostruttura strategica che è stata inserita nell'intesa generale quadro fra il Governo e la Regione Piemonte, aggiornata al 2011 esiste uno studio di fattibilità che stima non solo gli aspetti tecnici e i costi, ma anche i flussi di traffico attesi.
La conferma dell'importanza del progetto è pervenuta anche da parte della Provincia di Torino che ne ha appena deciso il tracciato con l'approvazione del nuovo Piano territoriale di coordinamento, con effetti immediatamente prevalenti sui Piani regolatori dei Comuni.
L'Assessore ai trasporti il 7 giugno scorso, rispondendo ad un'interpellanza, confermava come né la Regione Piemonte né il Governo avessero deciso di stanziare alcunché per la realizzazione di quest'opera prevedendo che la stessa si potesse finanziare per intero attraverso un project financing (erano stimati all'incirca 810 milioni di euro) impegnandosi però a chiarire la sostenibilità economica nell'opera riporto le parole pronunciate dall'Assessore - nel giro di qualche settimana o al massimo di un paio di mesi.
Abbiamo appreso alcune notizie uscite a mezzo stampa che ritengo poco chiare (almeno per le mie non competenze sull'argomento), secondo cui si prevedrebbe di reperire circa 500 milioni di euro sul project financing della realizzazione della nuova opera attraverso l'ente o il soggetto che lo gestirà e poi altri 300 milioni con l'ipotesi di rinnovo della concessione della tangenziale esistente, quindi del soggetto che eventualmente vincerà quel bando.
Noi chiediamo all'Assessore di conoscere nel dettaglio quelli che sono gli elementi finanziari che permettono di poter sostenere che l'opera non ha bisogno per essere realizzata di nessun finanziamento pubblico né da parte della Regione né da parte del Governo. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bonino per la risposta.



BONINO Barbara, Assessore alle infrastrutture

Grazie, Presidente.
Intanto penso sia utile un chiarimento rispetto alla necessità di analizzare un piano finanziario, che è stato oggetto di studi commissionati da soggetti diversi, quali ANAS, Regione Piemonte e Provincia di Torino.
Dico questo, perché il tema ovviamente discende dalla valutazione e dalla stima dei flussi previsti sull'opera di cui s'ipotizza la realizzazione; in questo caso è la Tangenziale Est.
Come il Consigliere Stara sa benissimo, parlando di flussi, si rimane nell'ambito delle ipotesi e i modelli che vengono applicati per il calcolo dei flussi ipotizzati su un'opera, che è oggetto di attenzione riguardo il piano finanziario, sono modelli che rappresentano dei tentativi di previsione. Quindi, come tali, possono essere discussi e discutibili; non sono univoci e non esiste una regola che ci consenta di applicare in tutti i casi una previsione certa rispetto al flusso di risorse che deriverà dal pedaggiamento di quella strada.
Ricordiamo che, soprattutto in questa fase, stiamo parlando di uno studio di pre-fattibilità, che, per quanto approfondito e realizzato con tutte le cure del caso dal Politecnico di Torino su commissione della Provincia di Torino e su copertura economica erogata dalla Regione Piemonte, rimane pur sempre uno studio di fattibilità, non un preliminare non un piano definitivo, non un esecutivo.
Uno studio economico-finanziario è stato fatto nel 2009, in collaborazione con ANAS, e ha fornito quel quadro di cui abbiamo parlato più volte, che ci dice che l'importo complessivo risulta di 862 milioni e 674 mila euro circa.
Rispetto a quest'importo complessivo, non è corretto sostenere che non vi è la necessità di intervento da parte dello Stato. È un altro il ragionamento.
In questo momento non abbiamo risorse che siano immediatamente disponibili né all'interno dei bilanci della Regione né previste nei trasferimenti dello Stato, nonostante il fatto che questo intervento sia stato inserito nella tabella 2 dell'allegato Infrastrutture, così come da richiesta della Regione Piemonte, e quindi risulti tra gli interventi prioritari nella finestra temporale che va fino al 2013, che è quella della tabella 2.
Insieme a CAP, che è la nostra società mista (ANAS e Regione), abbiamo valutato l'ipotesi di collegare la realizzazione della Tangenziale Est al rinnovo della concessione ATIVA, in maniera che quella che viene definita "opera calda", cioè l'attuale tangenziale che produce utili, essendo arrivata al termine dell'ammortamento della realizzazione dell'opera, e in previsione di rinnovo, possa essere collegata ad una "opera fredda", quindi ad un'opera che non prevede di poter coprire con i proventi dei flussi di traffico l'intero ammontare dei costi di realizzazione dell'intervento.
Questo corrisponde anche ad una filosofia, che guida la nostra azione politica nei confronti del Governo, ma in particolar modo nei confronti di ANAS, che ci porta a dire che una quota delle risorse derivanti dal pedaggiamento del sistema autostradale piemontese nel suo complesso dovrebbe restare sul territorio ed essere destinata alla realizzazione di nuove infrastrutture.
Quindi, il tema specifico riguarda la Tangenziale Est, collegare il rinnovo della concessione ATIVA con la realizzazione della Tangenziale Est in maniera tale che una quota delle risorse economiche provenienti dalla concessione dell'ATIVA possa essere utilizzata per coprire il piano economico della Tangenziale Est, che non si regge su un project financing puro, quindi completamente autonomo rispetto ad altre risorse. Questo è il tema specifico.
Il tema di carattere generale invece è il tema di un intervento politico della Regione Piemonte, che spinge nella direzione del mantenimento di una quota di risorse derivanti dal pedaggiamento delle autostrade, per la realizzazione sul territorio di nuove infrastrutture.
Quindi, sono due temi che, nel caso della Tangenziale Est, ci offrono l'occasione per fare un ragionamento complessivo.
Questo ragionamento l'abbiamo avviato con ANAS. Abbiamo condiviso la necessità di uno studio e di un parere legale condiviso tra Regione Piemonte e ANAS, che ci consentisse di confrontarci sulla sostenibilità di questo percorso rispetto alla normativa nazionale e alla normativa europea.
Questo studio è quasi terminato, ma ci siamo imbattuti, com'è noto, nelle vicende che hanno caratterizzato la storia di questi mesi di ANAS e che sono inerenti ad una modifica sostanziale nell'assetto di ANAS e ad un momento in cui Ciucci è amministratore unico. La prospettiva di un'agenzia che si relazioni direttamente con il Ministero del Tesoro e tutte le vicende che ben conosciamo hanno determinato una battuta d'arresto su una serie di partite, compresa la trattativa aperta tra la Regione Piemonte e ANAS in ordine alla Tangenziale Est e al rinnovo della concessione ATIVA.
Aggiungo che sul tema della concessione ATIVA e del rinnovo di tale concessione si sono aperti tutti gli scenari possibili, perché l'idea di collegare interventi a questa "opera calda" non è solo per la Tangenziale Est, ma è per la metropolitana, per il nodo idraulico di Ivrea, per corso Marche; quindi, per una serie di interventi che da più parti si suggerisce di collegare al rinnovo della concessione.
Personalmente ritengo che per una questione di maturazione dell'intervento, per il livello di progettazione, per la condivisione del territorio e per tanti altri ragionamenti, ad oggi la scelta migliore è quella di collegare il rinnovo dell'ATIVA con la Tangenziale Est, anche perché, rispetto alla normativa europea, ci consentirebbe di sostenere ovviamente al di là di qualunque ragionevole obiezione, che si tratta del completamento di un'opera infrastrutturale, della chiusura dell'anello tangenziale.
Quindi, avrebbe una coerenza anche dal punto di vista dei dettami che suggeriscono di utilizzare le risorse provenienti dalle opere calde per il completamento di interventi inerenti a quelle determinate opere.
Questo è il quadro complessivo, che significa che stiamo lavorando senza contare su finanziamenti statali, ma regionali, ma non nella convinzione - che sarebbe errata - che questo possa essere un intervento autonomo di project financing.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 805 presentata dal Consigliere Buquicchio, inerente a "Centrale operativa del 118 di Biella, mantenimento degli ottimi standard certificati"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 805, presentata dal Consigliere Buquicchio, che ha la parola per l'illustrazione.



BUQUICCHIO Andrea

Buongiorno, Presidente.
Assessore Monferino, in questa fase di lavoro comune per il Piano Socio Sanitario vorrei poter interloquire con lei in modo non standard, perch spesso gli Assessori - sicuramente non lei - rispondono con delle risposte d'ufficio, che assomigliano a delle difese d'ufficio e quindi sono d'ufficio per quello, ma anche d'ufficio perché scritte dagli Uffici.
Invece vorrei interloquire con lei in modo serio su un problema. Lei sa che chi le parla non ha alcuna posizione di pregiudizio nei confronti di questo piano, anzi relativamente al riordino delle ASL, forse sono andato anche oltre, non dico le aspettative, ma le attuali richieste della Giunta.
Quindi, sul 118 però...



PRESIDENTE

Chiedo scusa, collega Buquicchio.
Colleghi Consiglieri, abbiate pazienza, per rispetto verso chi sta parlando, all'interrogato e all'interrogante. Per cortesia, vi chiedo silenzio.



BUQUICCHIO Andrea

Quindi, potrebbe sembrare un controsenso questa mia richiesta rispetto a quell'impostazione che auspico nell'ambito del riordino delle ASL, nel momento in cui mi chiedo "perché Novara?". Se Novara va bene in quel riordino, penalizzando, da una parte, Vercelli, Biella e Verbania, in questo caso, invece, dico che non c'è una logica nella scelta. Delle tante cose che potrei dire una mi balza di più agli occhi: nel momento in cui dobbiamo badare a come spendere i soldi, non consideriamo che Verbania badi bene che non ho alcun interesse su Verbania - ha una centrale operativa nuova, a differenza di quella di Novara che, sicuramente non le sfugge, è totalmente fatiscente. Se dobbiamo portare a termine insieme un determinato obiettivo di piano, quindi di riordino, dobbiamo dimostrare sempre di uscire da determinate logiche, per così dire, campanilistiche.
Quindi, in questo caso, dico che Novara non va bene, perché Novara comporta una spesa e un impegno finanziario che, sicuramente, non è conciliabile nell'ottica d'ottimizzazione della spesa.
Questa è una delle motivazioni. L'altra può essere quella del territorio da tenere presente, come l'IRES ha definito alcune province ad alta marginalità. Quindi, dobbiamo dare l'impressione non dico di dare perché non sono un democristiano, un colpo al cerchio e un colpo alla botte.



(Commenti del Consigliere Leo)



BUQUICCHIO Andrea

Però, dobbiamo cercare di dimostrare sempre una logica razionale nelle scelte. Pertanto, attendo da lei una risposta, volendo interpretare il mio question time né in modo provocatorio, né pretestuoso, né di pregiudiziale opposizione e contrapposizione, soltanto per interloquire e cercare insieme di poter ottenere i risultati migliori. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola, per la risposta, all'Assessore Monferino.



MONFERINO Paolo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Grazie, Presidente.
Il tema non è banale. Borgomanero ha una centrale operativa nuova credo sia stata completata due o tre anni fa. Novara ha una centrale operativa nuova, completata, credo, quindici giorni fa, che era già stata avviata da tempo, credo, e il completamento della centrale è stato portato a termine pochi giorni fa. Mi risulta che, in questo momento, stiano facendo i collegamenti di tutta la strumentazione...



(Commenti in aula)



MONFERINO Paolo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Scusi, è Borgosesia.
Quindi, abbiamo due centrali nuove: una costruita due o tre anni fa e una costruita, credo, negli ultimi dodici mesi, che è disponibile adesso.
Detto francamente, abbiamo deciso di collocare la centrale operativa a Novara non perché Novara sia meglio di Borgosesia o di altri luoghi, ma perché a Borgosesia lasceremo, per esempio, la centrale operativa dell'elicottero, quindi una delle quattro basi degli elicotteri che avremo.
Quindi, lasciando quella a Borgosesia, abbiamo lasciato a Novara qualcosa d'altro, ma fa parte delle ripartizioni del 118 che stiamo realizzando sul territorio; d'altra parte, se l'avessimo messa a Vercelli si sarebbe lamentata Novara.
Però, mi preme ricordare che la centrale operativa - non vorrei usare un termine diminutivo - è un sofisticatissimo strumento di call center, cui arrivano le chiamate che, attraverso una sofistica procedura, software e altro, devono essere lette e interpretate per dare le risposte corrette sul territorio. In teoria, un call center potrebbe essere collocato a Roma per dare le risposte, in termini di chiamata alla centrale, non ha importanza la geografia della centrale. Invece, è importante la dislocazione della flotta sul territorio, che non subisce alcuna variazione rispetto al passato. Anzi, visto che nel Piano Socio Sanitario noi prevediamo che l'attività del 118 debba aumentare, perché vorremmo aumentare la mobilità dei pazienti verso le gerarchie superiori di ospedale, aumenteremo ancora la dislocazione delle macchine sul territorio. Questo è uno degli argomenti che avremo modo di analizzare quando approfondiremo il discorso del piano socio-sanitario.
La centrale di Biella ha recentemente avuto un riconoscimento importante, che è una certificazione di qualità molto simile alla certificazione dell'ISO9000 per le imprese private o l'ISO14000 per le situazioni di ambiente ed ecologia.
Il fatto di avere una certificazione a Biella non ci impedisce di perdere la certificazione, perché la certificazione viene riconfermata di anno in anno con delle visite di controllo che seguono certi processi e procedure. La certificazione del prossimo anno della centrale di Biella sarà fatta su Novara...



PRESIDENTE

Scusi, Assessore.
Scusate, colleghi, è molto difficile seguire con questo brusìo.
Prego, Assessore.



MONFERINO Paolo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Grazie, Presidente.
Quindi, la centrale di Novara sarà possibile certificarla utilizzando la visita che sarà fatta per Biella, che, nel frattempo, sarà stata trasferita su Novara.
Nel 2012, prevediamo di certificare altre due centrali e nel 2013 anche l'ultima. Quindi, completeremo le quattro centrali operative per mantenere i livelli standard di qualità al livello più alto.
La certificazione, come sapete, è fatta da enti terzi, indipendenti nel caso specifico da una società che si chiama Cermet. Noi manterremo le certificazioni e aggiungeremo le altre centrali alle certificazioni. Credo risponda alle sue domande. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.


Argomento: Produzione e trasformazione dei prodotti

Interrogazione a risposta immediata n. 802 presentata dalla Consigliera Motta Angela, inerente a "Chiarimenti riguardo la correlazione tra uso di insetticidi neonicotinoidi e moria delle api"


PRESIDENTE

Proseguiamo con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n.
802, presentata dalla Consigliera Motta Angela, che rinuncia all'illustrazione.
La parola all'Assessore Sacchetto per la risposta.



SACCHETTO Claudio, Assessore all'agricoltura e foreste

Grazie, Presidente.
Do lettura del documento che poi lascerò alla Consigliera interrogante.
In Piemonte, come in altre regioni italiane, a partire dalla fine degli anni 90, si è diffusa la grave malattia della vite denominata "flavescenza dorata". Questa avversità, che può compromettere la coltura della vite causando ingenti danni economici ai viticoltori, è causata da un fitoplasma di cui è vettore una cicalina, il rincote cicadellide Scaphoideus titanus.
Nel 2006, l'immissione in commercio del nuovo insetticida neonicotinoidi Thiamethoxam, particolarmente efficace contro l'insetto vettore della flavescenza dorata, visto anche il numero limitato di altre sostanze attive disponibili a seguito del processo di revisione dei fitofarmaci avviato dall'Unione Europea, ha avuto come conseguenza la sua larga diffusione in campo viticolo non solo in Piemonte, ma anche in altre regioni, essendo oltretutto questa sostanza attiva inserita nelle Linee Guida Nazionali per i disciplinari agroambientali del Piano di Sviluppo Rurale.
A seguito dell'introduzione di questo insetticida in viticoltura, sono stati segnalati nello stesso 2006 svariati casi di avvelenamento delle api e spopolamento degli alveari in diverse aree del Piemonte. Queste morie sono state prontamente segnalate dalle Associazioni di apicoltori e ciò ha permesso di indagare le cause di questo fenomeno, legato principalmente a trattamenti effettuati in concomitanza con il periodo di fioritura dei vigneti, contravvenendo a quanto previsto dalla legge regionale n. 20 del 3 agosto 1998 che vieta l'effettuazione di trattamenti insetticidi sulle colture in fioritura o in presenza di fioriture spontanee sottostanti.
Il Settore Fitosanitario regionale, a seguito di contatti con le Associazioni degli apicoltori, ha provveduto a inserire nei comunicati tecnici relativi all'effettuazione dei trattamenti insetticidi contro Scaphoideus titanus rivolti ai tecnici viticoli specifici riferimenti alla legge sopramenzionata, nonché la necessità di intervenire con insetticidi di sintesi solo dopo la fioritura della vite, ad allegagione avvenuta, in assenza di fioriture nell'interfilare dei vigneti e in assenza di vento per evitare fenomeni di deriva delle soluzioni insetticide.
A seguito di queste indicazioni, riportate poi dai tecnici nei bollettini destinati ai viticoltori, la situazione è decisamente migliorata, com'è stato riconosciuto dalle stesse Associazioni del settore apicolo.
La Regione Piemonte si è inoltre attivata, dal 2004 al 2005, per avviare un programma di monitoraggio sull'impianto delle sostanze insetticide sulle api, in collaborazione con l'Università di Torino-DIVAPRA e con l'associazione Aspromiele Piemonte.
I risultati del monitoraggio realizzato in questi anni hanno evidenziato una riduzione dei casi di avvelenamento, confermando quindi la possibilità di conciliare la difesa della vite con la salvaguardia delle api. Inoltre, le analisi effettuate da parte dell'Istituto Zooprofilattico Sezione di Asti su campioni di api morte negli scorsi anni sono servite per la preparazione del dossier che ha portato alla sospensione, da parte del Ministero della Sanità, dell'uso di sementi di mais conciate con neonicotinoidi.
Nel Doglianese, negli ultimi anni, in particolare nel 2011, i casi d'avvelenamento riconducibili all'utilizzo del neonicotinoide Thiamethoxan nei vigneti del Piemonte sono diventati sporadici e legati all'effettuazione del trattamento in prossimità della fioritura da parte di pochi viticoltori poco attenti al rispetto della normativa regionale.
La viticoltura piemontese comprende, in effetti, anche un gran numero di aziende di piccole dimensioni, condotte da operatori non professionali per cui è possibile che qualcuno intervenga con i trattamenti in modo scorretto. Peraltro, le stesse associazioni hanno riconosciuto un sostanziale miglioramento della situazione degli apiari in Piemonte negli ultimi tre anni, a seguito dell'utilizzo di seme di mais conciato con neonicotinoidi e alla sempre maggiore attenzione dei viticoltori nell'effettuazione dei trattamenti. Considerata la gravità dell'epidemia di flavescenza dorata che interessa la viticoltura piemontese, si ritiene che la sospensione dell'utilizzo di formulati a base di Thiamethoxan in vigneto, riducendo ulteriormente il già ristretto numero di insetticidi utilizzabili, potrebbe rendere oltremodo problematica l'efficacia della lotta contro l'insetto vettore. Come conseguenza diretta si potrebbe avere un ulteriore aggravarsi della malattia e dei danni economici arrecati.
Relativamente ai paventati pericoli per le produzioni a rischio di mancata impollinazione, si fa presente che anche su altri comparti produttivi agricoli (orticoltura e frutticoltura), sui quali sono registrati tutti o buona parte degli insetticidi neonicotinoidi in commercio, sono sporadiche le segnalazioni di casi di avvelenamento delle api.
Circa il riferimento ai pericoli per la salute umana, si specifica che gli insetticidi neonicotinoidi nella classificazione tossicologia approvata dal Ministero della Salute sono considerati molto sicuri per gli animali a sangue caldo e quindi per l'uomo.
In ogni caso, sarà cura del Settore Fitosanitario mantenere un costante aggiornamento sulle problematiche e sulle conoscenze scientifiche in positivo o in positivo relative all'uso degli insetticidi neonicotinoidi.
Si fa infine presente che non rientra fra le competenze del Settore Fitosanitario accertare i pericoli per l'ambiente e per la salute umana.
Grazie.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PLACIDO


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione a risposta immediata n. 804 presentata dal Consigliere Bono inerente a "Polvere nera su Cerano"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 804, presentata dal Consigliere Bono, che ha la parola per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
A distanza di un anno, il Gruppo che rappresento interroga nuovamente la Giunta al riguardo di incidenti accaduti nel Polo Petrolchimico di Trecate.
Un anno fa, il 31 agosto e l'11 settembre 2010 - mi sembra avesse risposto l'Assessore Ravello - c'erano stati due incendi. A distanza di un anno, sono capitati altri due incidenti.
Nelle notti tra il 21 e il 22 settembre e tra sabato 29 e domenica 30 ottobre, una fitta coltre di polvere, a causa delle correnti dominanti dei venti da Trecate al contiguo Comune di Cerano (distante 1,5 chilometri), ha ricoperto l'abitato di Cerano con quelli che addirittura sono stati definiti untuosi fiocchi neri.
Come riportato anche dai giornali, la mattina del 23 settembre, i bambini dell'asilo, usciti per le loro attività esterne (all'epoca del primo episodio faceva ancora caldo), sono stati fatti rientrare di corsa nella struttura, perché ricoperti di nero.
Sorrido, ma ovviamente, Assessore, non c'è da sorridere, perché è un episodio increscioso.
Sono stati ricoperti di nero anche i terreni, quindi l'area del parco del Ticino e le acque. La sostanza impregna i terreni, pur essendo oleosa e quindi può inquinare la terra, le acque e quant'altro.
Dopo il primo episodio, risposte ufficiali non ve ne sono state da parte di nessuna delle aziende che insistono nell'area del Polo Petrolchimico, tra cui la SARPOM e la Columbian Carbon.
Dopo il secondo episodio sembra che recentemente ci sia stata un'ammissione di colpa da parte dei responsabili di uno dei due impianti.
Ovviamente, noi però chiediamo alla Regione di dare una risposta ai cittadini ceranesi e di Trecate, che hanno avuto pochissime risposte dalle aziende, proprio perché la Regione ha anche un compito di tutela e di difesa del territorio, anche tramite l'ARPA i cui tecnici, come riportato dai giornali, hanno prelevato una parte del materiale che si è depositato sul suolo, sulle case, sulle macchine e sulle persone stesse, per effettuare delle analisi.
Quindi, chiedo se ci sono dei dati al riguardo. Fermo restando ovviamente, che non basta solo un risarcimento economico. Si è letto sui giornali che la SARPOM, d'accordo con il Sindaco di Cerano, pagherebbe il costo delle pulizie, cioè della rimozione della polvere nera dal territorio comunale. Ovviamente, non è sufficiente e penso che la sua Giunta ne convenga.
Prima di tutto ci deve essere la sicurezza, quindi bisogna evitare incidenti. Ovviamente, l'impianto e la zona del Polo Petrolchimico è sottoposta a normativa Seveso (in quanto impianto a rischio incidente rilevante). Occorre prevenire per capire se, nel caso di questi due incidenti che ho ricordato, c'è stata una possibilità o addirittura un'evenienza di rischio per la salute dei cittadini che hanno subito il deposito e anche l'inalazione delle polveri più fini.
Quindi, interrogo la Giunta per conoscere anzitutto l'andamento dei fatti, perché non si è ancora saputo, almeno a mezzo stampa, di eventuali responsabilità degli incidenti, a garanzia della serietà del lavoro delle Istituzioni (Regione, Provincia, ARPA, Comune) per la tutela dei cittadini residenti.
Grazie, Assessore.



PRESIDENTE

Grazie, collega.
La parola all'Assessore Maccanti, per la risposta.



MACCANTI Elena, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Leggo io la nota predisposta dall'Assessorato all'Ambiente in quanto l'Assessore Ravello oggi è impegnato a Roma.
L'interrogazione a risposta immediata ripercorre eventi con ricadute ambientali che hanno formato oggetto di precedenti interrogazioni, in particolare la n. 148 e la n. 155 a firma dello stesso Consigliere interrogante, alle quali è già stata fornita una risposta nel corso del question time del 26 ottobre 2010.
Con nota in data odierna, al fine di valutare nel tempo gli impatti ambientali delle attività correlate alla SARPOM e alla Columbian Carbon di Trecate, è stata richiesta ad ARPA una dettagliata relazione sui controlli delle emissioni e non solo.
Come già ricordato nella precedente risposta alle interrogazioni n. 148 e n. 155, per quanto riguarda, invece, la frequenza degli incidenti citati nell'interpellanza, si evidenzia che entrambi gli stabilimenti ricadono negli obblighi di cui al decreto legislativo n. 334/1999 (cosiddetta "normativa Seveso"), ed essendo entrambi soggetti agli obblighi di cui agli articoli 6, 7 e 8 dello stesso decreto legislativo, sono di competenza del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.
A tal proposito sì evidenza che, a seguito degli incidenti accaduti nello stabilimento SARPOM, il Comitato tecnico regionale (istituito ai sensi dell'articolo 19 del decreto legislativo n. 334/1999), presieduto dal Corpo Nazionale di Vigili del Fuoco, ha avviato un'attività di sorveglianza relativamente all'attuazione delle prescrizioni impartite con precedenti azioni di controllo.
Inoltre, si segnala che per entrambi gli stabilimenti è stato predisposto il piano d'emergenza esterna, ai sensi dell'articolo n. 20 del decreto legislativo sopra citato. Tale piano non è stato tuttavia attivato per nessuno degli eventi citati nelle interrogazioni in oggetto.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
La Consigliera Manica ha appena ufficializzato la presentazione di un'interrogazione sullo stesso tema. È evidente che l'illustrazione del Consigliere Bono vale anche per la Consigliera Manica. Se gli Uffici confermano la richiesta della collega, la risposta dell'Assessore Maccanti vale anche per la Consigliera Manica.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Interrogazione a risposta immediata n. 800 presentata dal Consigliere Ponso, inerente a "Incertezza sui fondi regionali per la scuola"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 800, presentata dal Consigliere Segretario Ponso, che interviene in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



PONSO Tullio

Egregio Assessore, com'è noto, entro il 30 novembre i Comuni dovranno approvare l'assestamento di bilancio, ma a tutt'oggi non hanno ancora ricevuto comunicazioni relative ai trasferimenti di fondi previsti dalla legge regionale n. 28 del 2007 riguardante il trasporto alunni, trasporto handicap e supporto autonomie. Fatto, questo, che fa sorgere oggettive difficoltà nell'accertamento dei fondi disponibili.
Era prassi che questa comunicazione, le ricordo, arrivasse nel mese di giugno-luglio, ed è ciò che si è verificato negli anni scorsi. Il problema non è la tempistica dell'informazione, quanto il fatto che queste risorse 28 milioni d'euro a livello regionale, circa quattro milioni e 400 mila euro per la sola Provincia di Cuneo, sono relative a spese che i Comuni hanno già sostenuto nel corso dell'anno scolastico 2010-2011, quindi già effettuate entro il 30 giugno scorso.
In questi giorni gli uffici dei diversi Comuni stanno inviando i rendiconti dell'anno scolastico 2010-2011 alla Provincia di Cuneo che ne cura la redistribuzione con criteri definiti dalla Giunta provinciale (le ricordo la delibera n. 239 del 28 giugno 2010).
vero, Assessore, che ci troviamo di fronte ad una situazione di crisi generale con oggettive difficoltà da parte della finanza pubblica e che la Regione si trova ad operare con i tagli operati dal Governo centrale (peraltro, del suo stesso colore politico), ma ritengo sia necessario adoperarsi affinché venga trovata una soluzione appropriata per l'anno in corso, che permetta agli Enti locali, per gli anni futuri, una programmazione concordata di riduzione di spesa.
Con l'interrogazione urgente d'oggi desidero ricevere da lei notizie certe in merito alla presenza di fondi regionali nell'ambito dell'assestamento di bilancio in discussione, relativi ai trasferimenti della legge regionale citata riguardante il trasporto degli alunni trasporto handicap, supporto autonomie in merito ai quali i Comuni non hanno ancora ricevuto notizie ufficiali del governo regionale.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cirio per la risposta.



CIRIO Alberto, Assessore all'istruzione

Grazie, Presidente.
Ringrazio il Consigliere Ponso per un'interrogazione attesa da tempo e sono felice che venga discussa oggi.
Nelle comunicazioni dell'Assessore al bilancio nella seduta di martedì 25 in Aula è stato riaperto il programma operativo su alcune materie, su alcune Direzioni della Regione, tra queste c'è anche la Direzione dell'Istruzione. Circa trenta milioni d'euro d'integrazione sono, in buona parte, interessati dalla quota di competenza di quest'anno che va alle Province per l'istruzione.
Dei 22 milioni stanziati, le Province hanno già preso il 25% a titolo d'acconto che è andato a chiudere il 100% dell'anno 2010. Adesso percepiranno il 75% dell'anno in corso, che andrà a chiudersi, com'è prassi, visto che l'anno scolastico va da un anno all'altro, nei primi mesi dell'anno 2012.
Su questo non c'è una riduzione di nessun genere, nessun taglio nessuna diminuzione d'importo. Speriamo, come ho già detto in Commissione di ottenere altrettanto in sede di bilancio 2012. Visto che l'attenzione del Consigliere Ponso era relativa ad importi già spesi da parte dei Comuni, in assenza di comunicazioni contrarie pervenute da parte della Regione, quello che è certo è che sono impegni che la Regione onorerà e le determine potranno già partire entro la fine del mese.


Argomento: Boschi e foreste

Interrogazione a risposta immediata n. 806 presentata dal Consigliere Negro, inerente a "Art. 2 LR 45/1989 - Organo forestale competente"


PRESIDENTE

Proseguiamo i nostri lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 806, presentata dal Consigliere Negro, che ha la parola per l'illustrazione.



NEGRO Giovanni

Grazie, Presidente.
La presente interrogazione a risposta immediata si è resa necessaria per le numerose sollecitazioni ricevute da varie parti. L'argomento infatti, assume rilevanza regionale nella misura in cui le pratiche inerenti ai vincoli di cui alla legge regionale n. 45 del 1989, vale a dire sulle aree soggette a vincolo idrogeologico, individuano il Corpo Forestale dello Stato come organo competente per i pareri.
Con l'introduzione della legge regionale n. 44 del 2000, le competenze vengono delegate alle Province, alle istanze d'autorizzazione presentate dai privati, ad imprese che si compongono in due parti: quella geologica svolta direttamente dagli uffici provinciali del Settore gestione risorse del territorio, l'altra agronomico-forestale, svolta dal Corpo Forestale dello Stato, sulla base di una circola esplicativa che lo individua come organo competente.
Da parecchi mesi, questa parte del Corpo Forestale dello Stato si limita ad istruire le pratiche d'esclusiva competenza regionale e non più quelle oggetto di delega delle Province, con gravi danni per i richiedenti siano essi privati, imprese o altri enti.
L'interrogazione cita anche un carteggio intercorso tra la Provincia di Cuneo e l'Assessorato regionale competente per avere chiarimenti. D'altro canto, il Corpo Forestale dello Stato lamenta la carenza di risorse e di mezzi dovuta, oltre ai tagli, alle manovre finanziarie e ad eventuali inadempienze da parte della Regione inerenti all'accordo convenzionale tra Ministero dell'Agricoltura e Forestale della Regione Piemonte.
Credo sia chiaro il grave stallo che si sta creando ed il disagio che ciò provoca in una regione che ha molta parte del suo territorio soggetto a vincolo idrogeologico.
Vorrei ricordare che sono a conoscenza di parecchie ditte, sia private che associate o enti, che sono mesi e mesi che aspettano un parere: la Provincia demanda alla Regione, la Regione alla Provincia. Sta di fatto che queste non hanno ricevuto i pareri e sono ferme. Ditte che possono attivare le loro attività creando posti di lavoro, non hanno questi pareri per andare avanti.
Mi auguro d'avere chiarimenti definitivi in merito perché la situazione, a mio avviso, è intollerabile.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Sacchetto per la risposta.



SACCHETTO Claudio, Assessore all'agricoltura e foreste

Grazie, Presidente.
A proposito della competenza al rilascio del parere dovuto dall'organo forestale competente, si osserva che la legge regionale n. 45/1989 all'articolo 2, comma 4 dispone: "Per gli interventi e le attività compresi nelle categorie b) e c) di cui al comma I, il provvedimento autorizzativo è rilasciato dal Presidente della Giunta regionale (oggi dalla Regione o dalla Provincia, secondo le rispettive competenze) visti i pareri dell'Organo forestale competente".
La locuzione "Organo forestale competente" deve essere interpretata alla luce della circolare del Presidente della Giunta regionale n. 2/AGR del 31 gennaio 1990, con la quale sono state illustrate le disposizioni e definite le modalità applicative della legge regionale n. 45/ 89 e nella cui premessa si legge: "Si avverte che nel testo ricorre più volte l'indicazione 'Organo forestale', non corrispondente ad alcun ufficio regionale o statale. Con tale indicazione allo stato attuale dei fatti si intende l'ufficio di coordinamento provinciale del Corpo Forestale dello Stato, cui sono attualmente affidati i compiti gestionali e istruttori in materia da una convenzione stipulata dalla Regione Piemonte col Ministero dell'Agricoltura e Foreste".
Ad oggi, pertanto, sulla base di quanto sopra indicato e della convenzione in essere tra Regione Piemonte e Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali (stipulata il 3 dicembre 2007 n. 12951 con scadenza al 31/12/2011), la competenza all'espressione del parere dell'Organo forestale competente è ricondotta al Corpo Forestale dello Stato, giusto l'articolo 4.2 h della convenzione citata, che espressamente dispone: "Il Corpo Forestale dello Stato è incaricato dalla Regione di elaborare il parere forestale necessario al rilascio delle autorizzazioni previste dalla normativa in materia di vincolo idrogeologico (legge regionale n. 45/1989). Il Corpo Forestale dello Stato è impiegato dagli Enti delegati per la formulazione dei pareri tecnici relativi al rilascio di autorizzazioni previste dalla legge regionale n. 44/2000, articolo 64 comma 1, lettera a)..." (ossia anche per le autorizzazioni di competenza della Provincia).
Si precisa, ad ogni buon conto, che sono allo studio nuove disposizioni applicative della legge regionale n. 45/1989 e sostitutive della già citata circolare 27AGR, nell'ambito delle quali si prevede, presumibilmente già a partire dal prossimo anno, l'individuazione dell'organo forestale competente all'interno delle strutture regionali.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Interrogazione a risposta immediata n. 808 presentata dalla Consigliera Artesio, inerente a "Aggiudicazione appalto RSA Maria Bricca e Carlo Alberto"


PRESIDENTE

Trattiamo ora l'interrogazione a risposta immediata n. 808, presentata dalla Consigliera Artesio.
La parola all'interrogante per l'illustrazione.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
La questione attiene a delle condizioni che sono abbastanza ricorrenti attraverso i temi delle gestioni dei servizi socio-sanitari, vale a dire che, laddove direttamente le Aziende sanitarie piuttosto che le Amministrazioni comunali, le IPAB o altri soggetti gestori privati conducono l'attività di ospitalità, assistenza e cura di persone non autosufficienti, alcuni dei servizi non relativi alla cura assistenziale del degente vengono affidati all'esterno. Si tratta dei servizi di ristorazione, pulizia, custodia, sorveglianza, lavanderia.
In modo particolare, questa Amministrazione regionale si era caratterizzata attraverso la cooperazione degli Assessori al lavoro e all'assistenza sociale e alla sanità nel promuovere la collaborazione tra il sistema pubblico e la cooperazione sociale, in modo particolare la cooperazione sociale di tipo B.
In questa direzione, infatti, erano stati emanati dall'Amministrazione regionale dei provvedimenti di carattere deliberativo, in modo particolare la DGR 79, con la quale si davano indicazioni a tutti i soggetti che possono essere potenziali stazioni appaltanti, dagli uffici regionali alle aziende sanitarie alle società partecipate, degli indirizzi dell'Unione europea e della volontà dell'Amministrazione regionale di valorizzare il rapporto con la cooperazione e con la cooperazione sociale di tipo B negli affidamenti di questi servizi. Di qui, addirittura una fase in cui ai Direttori generali delle Aziende Sanitarie si misero in capo come parametro della loro valutazione esattamente queste procedure di affidamento.
Va da sé che, per essere tutelanti della dignità del lavoro, queste procedure di affidamento devono prevedere nei loro capitolati il rispetto dei requisiti minimi. Uno di questi requisiti è il rispetto dei contratti di lavoro, l'altro è il cosiddetto rispetto del minutaggio, l'altro ancora è la clausola di salvaguardia, vale a dire la possibilità che, nel trasferimento da un affidatario ad un altro a seguito della durata triennale o quinquennale della procedura di appalto, ci siano le garanzie di salvaguardia dei posti di lavoro.
Così non è avvenuto nella fattispecie dell'appalto a cui faccio riferimento nella question time che riguarda i suddetti servizi presso le RSA Maria Bricca e Carlo Alberto. Parrebbe che, in sede di udienza presso il Prefetto, al quale si sono rivolte le organizzazioni sindacali, i dirigenti amministrativi dell'ASL TO1 e TO2 si siano così giustificati: che il codice della procedura degli appalti non prevede la clausola di salvaguardia e che la non applicazione della DGR 79 sarebbe conseguenza di un non meglio precisato e non meglio formalizzato indirizzo della Regione.
Ora sono qui a chiedere invece all'Assessore - mi auguro, la conferma l'opinione dell'Assessorato sul rispetto della DGR 79, e lo faccio forte nella certezza di una risposta favorevole dell'Assessore ad una recente dichiarazione del Presidente Cota all'Assemblea di Federsolidarietà laddove il Presidente ricordava ai lavoratori precari delle cooperative che non può il loro lavoro essere svilito a fronte delle tutele del lavoro nel sistema pubblico.
Di certo, un Presidente che fa di queste dichiarazioni non può poi rendersi responsabile attraverso i propri Direttori generali di procedure di appalto che non salvaguardano la continuità occupazionale.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Monferino per la risposta.



MONFERINO Paolo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Grazie, Presidente.
La vertenza in merito alla continuità occupazionale per i lavoratori che precedentemente erano adibiti ai servizi in oggetto - che fin dall'inizio non ha riguardato 52 lavoratori, ma poche unità - ad oggi anche a seguito del tentativo preventivo di conciliazione esperito dalla Prefettura di Torino il 26 ottobre 2011, risulta composta e definita.
Quindi mi sembra che ci sia stata comunque la salvaguardia.
In relazione all'interrogazione, l'affidamento dell'appalto della RSA Maria Bricca e Carlo Alberto aveva per oggetto, per la prima volta l'affidamento globale del servizio di gestione delle attività socio sanitarie, assistenziali, alberghiere e amministrative delle due residenze di proprietà del Comune di Torino ed affidate in gestione all'ASL TO2.
Pertanto, in questo caso non si può parlare di un "subentro" di un nuovo soggetto appaltatore, per il quale l'amministrazione dell'ASL TO2 avrebbe dovuto applicare le disposizioni in materia di salvaguardia della continuità lavorativa, ma di un'esternalizzazione di un'attività completa in precedenza gestita da personale dipendente dalla Città di Torino personale dipendente dall'ASL o con contratti atipici, fornitori vari per servizi generali.
Pertanto non si evidenzia alcuna mancata applicazione della DGR 79 2953/2006, laddove prevede l'applicazione di dette norme di salvaguardia della continuità lavorativa per i soci e i dipendenti, in caso di subentro di un nuovo soggetto appaltatore o titolare di convenzione.
In questo caso, l'ASL TO2 ha correttamente richiesto, in sede di capitolato di gara, un progetto complessivo, di cui il servizio di "pulizia, sorveglianza e ristorazione" non costituisce parte preponderante dell'appalto, che tenesse conto dei necessari aspetti qualitativi unitamente a quelli economici, rapportando i costi alle tariffe d'accreditamento concordate con la Città di Torino.
Peraltro, come ho precisato all'inizio, tutta la vertenza relativa ai lavoratori dovrebbe essersi composta dopo il tentativo di conciliazione anche grazie al contributo della Prefettura di Torino, esperito in dato 26 ottobre 2011.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 811 presentata dalla Consigliera Cerutti, inerente a "Situazione Alenia e futuro del polo aerospaziale torinese"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione n. 811, presentata dalla Consigliera Cerutti.
La parola all'interrogante per l'illustrazione.



CERUTTI Monica

Grazie, Presidente.
Abbiamo presentato quest'interrogazione sulla situazione Alenia anche perché continuano ad esservi notizie che non ci rassicurano e anche notizie che di per sé risultano essere poco suffragate da dati effettivi.
Non più tardi di ieri, si è svolto a Roma l'ultimo incontro delle organizzazioni sindacali con l'azienda. Vorremmo capire che attendibilità hanno appunto le notizie che leggiamo sui media, anche perché abbiamo potuto leggere rassicurazioni da parte del Presidente Cota su quello che a noi interessa particolarmente: il futuro lavorativo.
In particolare, sappiamo che, nel momento in cui ragioniamo di Alenia ragioniamo su diverse sedi che non riguardano solo la nostra regione, ma quello che vorremmo porre in evidenza è che non ci sembrerebbe corretta e auspicabile una politica che metta in pratica uno stabilimento contro l'altro e che quindi in quella che può essere la progettualità dell'azienda vi sia l'esigenza di sacrificare realtà lavorative, magari a vantaggio di altre. Bisognerebbe quindi comprendere come in realtà il piano industriale di Alenia vada ad articolarsi, proprio perché in questo quadro non chiaro l'azienda ha confermato gli esuberi e ha illustrato delle modalità con le quali ricorrerà agli ammortizzatori sociali, con una possibile integrazione salariale per i lavoratori posti in cassa integrazione.
Non vado a citare dei numeri - proprio perché non sappiamo quanto questi numeri abbiano effettivamente una valenza -, ma quel che ci preoccupa in particolare è questo aspetto che mette in contrapposizione quasi in competizione, gli stabilimenti piemontesi con altri situati a Casoria, Roma e Venezia.
Nello specifico, poi, vi è la preoccupazione che in realtà si ragioni rispetto all'insediamento di Alenia al Nord, su quello che viene chiamato "bacino territoriale" che comprende, appunto, non soltanto Caselle e Cameri, ma anche la sede presso Varese, e che quindi si faccia anche un ragionamento complessivo su un unico bacino territoriale per questi lavoratori che si troverebbero appunto a far fronte, nel caso di spostamenti, anche a dei disagi non indifferenti dal punto di vista lavorativo.
Siamo quindi qui ad interrogare la Giunta, certamente sapendo che non rappresenta la proprietà, per sapere che tipo di impegno la Regione ha assunto e ha inteso assumere, anche perché - lo ripeto, appunto - se vi sono state delle indicazioni rassicuranti e ottimistiche, in realtà ciò che sta capitando in sede sindacale non sembra invece rassicurarci in questa direzione.



PRESIDENTE

Grazie.
Per la Giunta regionale, risponde l'Assessore Maccanti.



MACCANTI Elena, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Fornirò io alcuni elementi di risposta predisposti dall'Assessorato alle Attività produttive, in quanto l'Assessore Giordano ha alcuni impegni istituzionali questo pomeriggio. L'opzione produttiva di Cameri riguardante la costruzione del caccia bombardiere F35 costituisce un'opportunità di sviluppo di un nuovo polo produttivo. L'affermazione che tale sviluppo non dia elementi di certezza a Caselle non risponde al vero, in quanto nessuna delle attività previste su Cameri è stata sottratta al presidio di Caselle.
Il piano industriale di Alenia, al contrario di quanto sembra si voglia far intendere nell'interrogazione, prevede il trasferimento della sede operativa di Alenia da Roma a Torino. È quindi del tutto infondata l'affermazione di un saldo negativo del numero di occupati riguardanti le sedi piemontesi.
Per quanto riguarda la chiusura dei siti produttivi di Casoria, Roma e Venezia, si precisa che le attività di Casoria saranno accorpate sul sito produttivo di Nola; la sede di Roma non si caratterizza per essere un presidio produttivo; la sede di Venezia resta a tutt'oggi in attesa di una sua definizione.
Sul lato occupazionale, il trasferimento delle attività della sede romana e l'auspicato sviluppo delle attività legate alla progettazione di sistemi cosiddetti "senza pilota", sul quale la Regione Piemonte ha recentemente destinato ingenti finanziamenti e che intende sviluppare ulteriormente, creerà nuove opportunità di impiego qualificato proprio nel polo produttivo di Caselle.
Questi sono i risultati concreti e verificabili che derivano dal costante impegno dell'Amministrazione regionale.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 807 presentata dal Consigliere Mastrullo, inerente a "Programmazione dell'Azienda sanitaria locale del Verbano-Cusio-Ossola"

Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 809 presentata dal Consigliere Bussola, inerente a "Proposta d'allocazione dei reparti ospedalieri dell'Azienda sanitaria locale del Verbano-Cusio-Ossola"


PRESIDENTE

Passiamo alle interrogazioni a risposta immediata n. 807 presentata dal Consigliere Bussola e n. 809 presentata dal Consigliere Mastrullo, sullo stesso argomento; gli interroganti intendono darle per illustrate.
Per la Giunta regionale, risponde l'Assessore Monferino.



MONFERINO Paolo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Com'è precisato nella prima pagina, il cosiddetto "Piano", che era stato predisposto dall'Azienda Sanitaria del VCO il 27 luglio 2011, in realtà non è un piano ma era un documento di lavoro per costruire convergenze; questo è specificato nella prima pagina di questo documento predisposto il 27 luglio. Il "Piano" (questo documento) era stato predisposto per tentare di mettere in discussione la suddivisione dei servizi all'interno delle due strutture dello stesso presidio ospedaliero di Verbania-Domodossola.
Come più volte era stato ribadito, noi consideriamo quello di Verbania Domodossola un unico presidio ospedaliero che, dislocato peraltro su due geografie distinte (una sede a Verbania e una a Domodossola), è in grado di dare tutte le risposte al fabbisogno sanitario del territorio: tutte. Una parte delle patologie troverà poi la sua sede di cura nella struttura di Verbania e una parte in quella di Domodossola. Proprio avendo deciso che Verbania e Domodossola sono un'unica struttura ospedaliera in cui verranno erogate tutte le cure necessarie, l'unica precisazione che ancora occorreva fare era la definizione di dettaglio di cosa sarà allocato a Domodossola e cosa a Verbania.
Questo documento di lavoro del 27 luglio predisposto dall'Azienda del VCO aveva proprio il compito di predisporre tutti gli elementi necessari per fare le valutazioni del caso con i responsabili istituzionali locali.
Ad oggi il tentativo non si è rivelato ancora conclusivo, perché al momento le specificità territoriali hanno prevalso sul più importante obiettivo di dotare rapidamente il territorio di ciò che non ha. Per esempio, infatti senza tutte queste discussioni, l'Emodinamica - che oggi non è presente sul territorio - avrebbe già potuto essere inserita nel sistema sanitario del VCO.
Infine confermiamo che il piano di dettaglio che riguarderà Verbania e Domodossola dovrà essere coerente con il Piano Socio Sanitario, il riassetto delle Aziende sanitarie, le reti ospedaliere così come sono state definite e la gerarchia degli ospedali. Ecco, al di là di una sequenza temporale che sarà indubbiamente necessaria per arrivare alla fine, occorre che ci sia coerenza tra il Piano Socio Sanitario e il progetto di dettaglio di Verbania e Domodossola.
Credo che questo sia quanto possa essere detto a fronte delle due interrogazioni, delle quali una riguardava chi aveva predisposto questo "Piano" (il documento di lavoro era stato predisposto dal Direttore dell'ASL) e l'altra faceva riferimento alla necessaria coerenza tra il Piano Socio Sanitario e il piano specifico dettagliato, cioè il progetto di Verbania e Domodossola.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 15.54 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



(La seduta ha inizio alle ore 15.54)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Cantore, Costa Raffaele, Costa Rosa Anna, Cota Giordano, Novero e Toselli.



PRESIDENTE

Il numero legale è 27.


Argomento: Bilanci consuntivi (generale e del Consiglio Regionale)

Esame disegno di legge n. 171, inerente a "Rendiconto generale per l'esercizio finanziario 2010"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame del disegno di legge n. 171, inerente a "Rendiconto generale per l'esercizio finanziario 2010", di cui al punto 7) all'o.d.g.
Lo stesso disegno di legge è stato licenziato dalla I Commissione in data 21 ottobre 2011 a maggioranza.
Relatore è il Consigliere Mastrullo, che ha pertanto facoltà di intervenire.



MASTRULLO Angiolino, relatore

Vorrei pregare lei, Presidente, ed anche i colleghi, di esentarmi dall'esporre la disquisizione dei numeri e di dare la relazione per acquisita (chi eventualmente vuole verificarla ed averne una copia è a disposizione), per lasciare più spazio al dibattito, anche per guadagnare tempo.
Grazie.



PRESIDENTE

Su proposta del relatore, diamo per letta la relazione del disegno di legge n. 171.
Apro il dibattito generale.
Qualcuno intende intervenire? Dichiaro chiusa la discussione generale. Procediamo con l'esame dell'articolato.
ARTICOLO 1 Indìco la votazione palese sull'articolo 1.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 2 Indìco la votazione palese sull'articolo 2.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 3 Indìco la votazione palese sull'articolo 3.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 4 Indìco la votazione palese sull'articolo 4.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 5 Indìco la votazione palese sull'articolo 5.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 6 Indìco la votazione palese sull'articolo 6.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 7 Indìco la votazione palese sull'articolo 7.
Il Consiglio approva.
Non essendoci richieste d'intervento per dichiarazione di voto, procediamo con la votazione per appello nominale.
Indìco la votazione nominale sull'intero testo di legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 43 Consiglieri votanti 29 Consiglieri hanno votato SÌ 24 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 14 Consiglieri Il Consiglio approva.


Argomento: Comuni

Esame ordine del giorno n. 556 presentato dai Consiglieri Reschigna Placido Laus, Muliere, Manica, Ronzani, Boeti, Pentenero, Gariglio, Lepri Motta Angela e Taricco, inerente a "La Regione governi il processo di cooperazione tra i piccoli Comuni e promuova giudizio di costituzionalità"

Argomento: Comuni

Esame ordine del giorno n. 563 presentato dai Consiglieri Pedrale, Carossa Mastrullo, Gregorio, Montaruli, Bussola, Vignale, Valle, Burzi, Tiramani Botta Franco Maria, Angeleri, Spagnuolo, Leardi, Leo, Marinello, De Magistris, Comba, Motta Massimiliano, Cortopassi e Lupi, inerente a "Valorizzazione dell'autonomia decisionale e gestionale dei Comuni, anche la loro cooperazione"


PRESIDENTE

Comunico che il disegno di legge n. 158 non è stato licenziato dalla Commissione competente, pertanto cade il preavviso, ai sensi dell'articolo 58, comma 2, del Regolamento interno e, così come modificato l'o.d.g.
questa mattina, tratteremo l'ordine del giorno n. 549, presentato dai colleghi Buquicchio, Laus e Ponso.



(Commenti del Consigliere Reschigna)



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Reschigna.
In effetti mi sono dimenticato - e me ne scuso - che, così come ha deciso la Conferenza dei Capigruppo, è pervenuto loro un ordine del giorno aggiuntivo per la seduta di oggi, che è il punto 7) bis. Si tratta dell'ordine del giorno n. 556, inerente a "La Regione governi il processo di cooperazione tra i piccoli Comuni e promuova giudizio di costituzionalità".
La parola al Consigliere Reschigna, primo firmatario, per l'illustrazione.



RESCHIGNA Aldo

Grazie, Presidente.
L'ordine del giorno che abbiamo presentato pone sostanzialmente - e parto delle conclusioni - due richieste.
La prima, che la Regione Piemonte promuova il giudizio di costituzionalità sull'articolo 16, così come stanno facendo altre Regioni d'Italia, e così come hanno chiesto, all'unanimità, il Consiglio delle Autonomie locali del Piemonte e organizzazioni degli Enti locali come ANCI e UNCEM, indipendentemente dalle appartenenze politiche.
La seconda richiesta è quella di una forte iniziativa politica della Giunta regionale nei confronti del Governo nazionale, perché venga abrogato o sterilizzato l'articolo 16 della manovra di agosto, articolo che prevede forme di gestione dei servizi associati, in particolare per i Comuni sotto i mille abitanti, che sostanzialmente portano alla cancellazione dell'autonomia amministrativa in capo a quei Comuni.
Sono voluto partire dalle conclusioni perché mi sembra sia importante focalizzare le questioni che oggi sono al centro delle valutazioni da parte del Consiglio regionale.
Vorrei fare un'ulteriore premessa.
A questo ordine del giorno atteniamo un significato particolare: in gioco, dal nostro punto di vista, c'è la capacità di esprimere un'autonomia politica da parte dell'amministrazione regionale, anche nei confronti di provvedimenti emessi dal Governo e dalla maggioranza nazionale provvedimenti che però rischiano di creare grandi impedimenti ad un processo di riorganizzazione degli Enti locali all'interno della nostra Regione.
Voglio ricordare che oltre il 52% dei Comuni piemontesi ha meno di mille abitanti, quindi sarebbero interessati e coinvolti dall'applicazione dell'articolo 16 della manovra di agosto. Sappiamo tutti di avere un gran bisogno di riorganizzazione dei poteri locali all'interno della nostra Regione, ma sappiamo anche che questo grande bisogno di riorganizzazione e di modernalizzazione dei poteri locali all'interno della nostra Regione, la Regione è in grado di poterlo governare se alla Regione sono concessi gli strumenti per governare questo processo.
Se mettiamo a confronto le disposizioni della legislazione nazionale contenute nel provvedimento conosciuto come "legge Calderoli", del 2010 che prevedeva l'obbligo della gestione associata per le funzioni obbligatorie, per le sei funzioni fondamentali in capo ai Comuni, con l'applicazione dell'articolo 16 della manovra d'agosto, rischiamo di trovarci di fronte ad un processo di riorganizzazione degli Enti locali e di valorizzazione delle esperienze associative, fondato non sul principio espresso nella legislazione nazionale (quello delle aree ottimali omogenee), ma sul principio della suddivisione della classe demografica dei Comuni. Rischiamo, cioè, di assistere alla perdita di una grande opportunità.
Il principio di riorganizzazione e la valorizzazione delle forme associative e della gestione associata dei servizi in capo ai Comuni offrirebbe uno scenario - se non viene rimosso l'articolo 16 della manovra d'agosto - a macchia di leopardo, nel quale i Comuni sotto i 1.000 abitanti non hanno la possibilità, altrimenti rischierebbero di trascinare nella loro condizione anche i Comuni sopra i 1.000 abitanti, di affrontare questa scommessa mettendosi assieme ai Comuni tra i 1.000, i 2.000, i 3.000 o i 4.000 abitanti in pianura, con cui hanno un sistema di relazioni molto forte e rispetto al quale hanno magari anche un'esperienza di coinvolgimento nelle forme associative molto forte.
Ecco perché il gesto di autonomia che chiediamo all'Amministrazione regionale è quello di considerare più importante lo strumento e la possibilità di costruire una riorganizzazione dei poteri locali all'interno della regione, che assegni e ci consegni un sistema dei poteri più moderno relativamente al rispetto di una norma nazionale.
Chiediamo anche una chiarezza dal dibattito odierno, perché la Giunta regionale sta girando il Piemonte sostenendo che non intende fare i conti con l'articolo 16 della manovra d'agosto, che non lo considera uno strumento cogente, quasi invitando gli amministratori locali a non considerare le disposizioni contenute all'interno dello stesso.
Sappiamo che l'Amministrazione regionale non può disubbidire a una norma nazionale, ma può attivarsi contro una norma nazionale: lo può fare come ha chiesto all'unanimità il Consiglio delle Autonomie locali promovendo un giudizio di costituzionalità sulla norma, per le ragioni che sono state espresse all'interno del documento; può attivarsi in sede politica, chiedendo al Governo di trovare uno strumento che sterilizzi l'articolo 16.
L'Amministrazione regionale può compiere questi due atti molto importanti, che noi suggeriamo sul piano politico, per evitare che il Piemonte perda un'occasione straordinaria ed importante, sotto questo aspetto.
Perché è importante evitare tutto ciò? Perché siamo anche in presenza di un Parlamento, in modo particolare di un Senato, dove è ripresa la discussione sulla Carta delle Autonomie, che offre uno scenario diverso rispetto all'esperienza associativa e alla gestione associata dei servizi in capo ai Comuni.
uno scenario sicuramente più ragionato, perché è frutto di un'eccessiva e lunga fase di approfondimento e discussione, ma è uno scenario certamente più ragionato rispetto all'inclusione di due norme all'interno - e mi riferisco in modo particolare all'articolo 16 - di un provvedimento che aveva altri obiettivi e scopi.
Chiediamo all'Amministrazione regionale, alla maggioranza e a tutto il Consiglio regionale del Piemonte un gesto d'autonomia.
Consideriamo importante difendere gli interessi delle comunità locali e gli strumenti che consentono una riorganizzazione dei poteri locali piuttosto che non trovare la forza e il coraggio politico di dire che quel provvedimento a livello nazionale è stato un provvedimento sbagliato e che le conseguenze di quel provvedimento sulla nostra regione sarebbero conseguenze devastanti.
Con il dibattito odierno, invitiamo a compiere un'ulteriore riflessione: occorre incominciare a ragionare su come costruire una Pubblica Amministrazione, e i poteri locali della nostra regione, più moderna.
Di fronte a noi ci sono due scenari: uno è quello di considerare le esperienze che si sono sviluppate nella nostra regione, sottoporle a rivisitazione critica e intervenire anche con coraggio, senza guardare in faccia nessuno, su quelle esperienze che rischiano di essere deboli incapaci di sostenente questa scommessa del futuro; l'altro è quello d'immaginare la distruzione e la cancellazione di tutte le esperienze associative, affinché dal nulla rinasca un qualcosa in grado di corrispondere ai tempi e alle esigenze che abbiamo di fronte.
Noi consideriamo sbagliato il secondo scenario e invitiamo la Giunta regionale ad affrontare la discussione partendo da una considerazione critica, una rivisitazione critica rispetto al dato dell'esperienza associativa in Piemonte, perché solo riformando e non distruggendo è possibile raggiungere obiettivi importanti.
Ringrazio il Presidente del Consiglio regionale e la Conferenza dei Capigruppo, che hanno accolto la richiesta del nostro Gruppo di poter svolgere questo dibattito in tempi utili.
Ringrazio la disponibilità di tutti i Capigruppo nell'aver consentito l'iscrizione di questo punto all'o.d.g. odierno e mi auguro che dalla discussione nasca un gesto molto forte di difesa dell'autonomia della nostra Regione, di tutela degli interessi delle Amministrazioni piemontesi ma anche di tutela degli strumenti indispensabili e necessari affinché la riorganizzazione dei poteri locali ci consegni una Pubblica Amministrazione più moderna, ma anche rispettosa dell'importante valore che oggi hanno i Municipi, all'interno delle nostre comunità locali.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei, Consigliere Reschigna.
stato presentato un ulteriore ordine del giorno, il n. 563 "Valorizzazione dell'autonomia decisionale e gestionale dei comuni, anche la loro cooperazione", presentato dai Consiglieri Pedrale, Carossa Mastrullo, Gregorio, Montaruli, Bussola, Vignale, Valle, Burzi, Tiramani Botta Franco Maria, Angeleri, Spagnuolo, Leardi, Leo, Marinello, De Magistris, Comba, Motta Massimiliano, Cortopassi, Lupi, che la Presidenza dichiara collegato.
Darò subito la parola ai proponenti; seguirà un unico dibattito generale infine le repliche e le votazioni degli ordini del giorno.
La parola al Consigliere Marinello, per l'illustrazione.



MARINELLO Michele

Grazie, Presidente.
L'ordine del giorno n. 563 presentato dalla maggioranza, avente come primo firmatario il Consigliere Carossa, affronta la stessa problematica dell'ordine del giorno precedente, ma individua una soluzione diversa.
Il decreto legislativo 138/2011, e con esso il famigerato articolo 16 nasce sì da una contingenza particolare: nasce dalla fretta, dalla disponibilità di tempi brevissimi per adottare provvedimenti di contenimento della spesa, nasce da una crisi mondiale, nasce anche, in un certo senso, dalla caccia alle streghe in atto da tempo, riferita alla necessità di rivedere completamente un sistema pubblico (si parla di enti inutili, ma sappiamo che i Comuni e i piccoli Comuni non sono enti inutili), ma nasce anche da un dibattito sui piccoli Comuni che non è degli ultimi giorni o settimane, ma è un dibattito che si porta avanti da tantissimo tempo.
Dirò di più: nasce con una filosofia di fondo nell'affrontare il problema che personalmente non mi sento di non condividere appieno. La filosofia di fondo è quella di non avere un atteggiamento dirigista e verticista nei confronti della libera scelta che i Comuni e i piccoli Comuni devono poter avere nella loro organizzazione.
Ho fatto il Sindaco di un Comune di 18.000 abitanti e, in alcuni frangenti, ho sentito l'esigenza, nonostante non fosse un piccolo Comune di cercare alleanze e la possibilità di condividere elementi di gestione con altri Comuni, perché mi sono reso conto, in seguito a quell'esperienza che in alcuni frangenti unire le forze consente di ottimizzare un servizio di renderlo più efficace.
Sul territorio piemontese le realtà sono assolutamente differenti, ma questo è il Piemonte - e va sottolineato - che ha Comuni, come Moncenisio di 42 abitanti, Briga Alta, 48, Cervatto 49, Macra 56, Massello 61; ancora nella mia Provincia Cursolo Orasso 107, Aurano 109. In pratica, esistono dei Comuni che, oggettivamente, non hanno più la capacità e la possibilità da soli di andare avanti.
Il Piemonte è una Regione dalla grandissima tradizione legata alla municipalità.
La filosofia di fondo del provvedimento scritto dal Ministro Calderoli è quella di non cancellare questa grande tradizione di municipalità.
Difatti, se analizziamo il dibattito degli ultimi mesi, siamo passati da un concetto di soppressione dei piccoli Comuni ad un concetto di rivisitazione del sistema nei quali gli stessi devono continuare a vivere, nei quali i municipi rimangono presidio fondamentale per alcuni territori, nei quali non si mette in discussione l'esistenza del municipio, ma si cerca di organizzare il contesto all'interno del quale il municipio si muove.
Qual sia la scelta migliore fra l'unione dei Comuni o la convenzione tra i Comuni, crediamo che sia una facoltà da lasciare ai Comuni. Questo è l'elemento fondamentale di un approccio che riteniamo differente: quello di una Regione che non si pone come il dirigente che dice ai suoi operai che cosa devono fare dalla mattina alla sera, ma di una Regione che incanala il discorso tenendo sempre come punto di riferimento il Comune, sia esso piccolo o di grandi dimensioni, e che dà la possibilità a quelle comunità di stabilire quali sono le modalità per meglio gestire una fase storica assolutamente difficile.
Il fatto che questa fase storica sia assolutamente difficile, non lo dice questa maggioranza di Governo, ma lo dicono i fatti e la storia. La storia e i fatti dicono che in questo momento i Comuni piccoli da soli non vanno più da nessuna parte. Questo è il dramma! Tutti vorremmo che i municipi o i Sindaci avessero la possibilità di incidere direttamente in maniera efficace sui loro territori, ma non è più possibile. Se cominciano ad entrare in crisi i grandi Comuni o gli Enti come la Regione, perché di "moneta" non ce n'è più, figuriamoci il Comune di Moncenisio con 42 abitanti che prospettive di futuro può dare ai suoi cittadini! In quest'ordine del giorno che noi presentiamo partiamo proprio dalla filosofia illustrata nell'oggetto: valorizzazione dell'autonomia decisionale e gestionale dei Comuni, anche attraverso la loro cooperazione.
I Comuni devono forzatamente - perché questo prevede la storia entrare nell'ottica della gestione di servizi in comune con altri municipi lo facciano nel miglior modo che ritengano di dover seguire, per dare risposte efficaci alla loro comunità.
Poi si apra pure un ragionamento sullo strumento normativo e sul fatto che lo stesso sia sicuramente da migliorare: è perfettibile - benissimo ma sappiamo anche che il Ministro Calderoli sta lavorando anche sull'articolo 16 di questo decreto legislativo. Come dicevo all'inizio del mio intervento, ecco che il tema è lo stesso ma la soluzione è diversa.
La soluzione che crediamo di non dover adottare è quella di procedere ad un concorso, perché non è con questo tipo di politica che risolviamo il problema; perché rischiamo di creare un vuoto normativo; perché rischiamo di allungare i tempi; perché rischiamo di bloccare un processo di associazione dei Comuni e di cooperazione fra essi che in Piemonte è già in atto in diversi territori, con una sensibilità e un senso di responsabilità da parte dei Sindaci che è decisamente superiore rispetto a quello che qualcuno vuole far credere.
Non esistono, dunque, unioni di Comuni o convenzioni pilotate o che si generano per esclusiva appartenenza o vicinanza politica. Ma esistono unioni di Comuni o convenzioni che nascono per esigenze oggettive e per strategie e soluzioni individuate insieme dai Sindaci.
L'impegno che chiediamo al Presidente della Giunta con questo documento è quello di intraprendere ogni azione politica presso il Governo per integrare l'articolo 16 del decreto legislativo 138/2011, in ossequio ai principi di autonomia decisionale e gestionale dei Comuni e nel rispetto dei principi di sussidiarietà. Quella del ricorso non è la strada giusta per risolvere la problematica. La strada giusta è quella di muoversi, così come hanno sempre fatto il Presidente Cota e quest'Amministrazione sino ad oggi, con un confronto chiaro, leale, serrato e deciso, che possa portare agli stessi risultati ma con un significato politico e un atteggiamento assolutamente differente; non perché un'Amministrazione regionale è succube di un Governo centrale dello stesso colore, ma perché riteniamo che vi siano altri modi rispetto ai ricorsi per portare a casa i risultati.
Grazie.



PRESIDENTE

Dichiaro aperto il dibattito generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
In questa discussione è evidente, perlomeno al sottoscritto, un aspetto: certamente poco aiuta avere al Senato la discussione della Carta delle Autonomie quando le scelte, motivate da un punto di vista economico vengono fatte sulla rimodulazione degli assetti delle autonomie locali.
Non è la prima volta che capita, ma si è già verificato in situazioni diverse, sulle quali questo Consiglio dovette poi intervenire (pensiamo all'aspetto relativo alle Comunità montane, anche quello motivato per questioni di risparmio economico).
Possiamo dire che certamente l'articolo 16 è stato fatto con una certa fretta, seppure all'interno di una logica che sottostà al medesimo, e che il ragionamento sulla legge di obbligatorietà delle funzioni associate era più auspicabile che avvenisse in Parlamento.
Possiamo altrettanto dire che, al di là delle motivazioni che in qualche modo stanno alla base dell'articolo 16 e del decreto legislativo certamente non sarà questa razionalizzazione che comporterà un risparmio per lo Stato. Cioè non sarà certamente eludendo qualche Assessore a 60 euro al mese o, come spesso accade, senza alcun compenso, che le casse dello Stato risparmieranno delle risorse.
Ciò detto, credo che il Consiglio regionale e questa maggioranza abbiano due compiti: non casualmente dico il Consiglio e la maggioranza perché credo che scelte che attengono alla revisione delle Carte delle autonomie e alla tutela delle Amministrazioni locali non possano essere di una singola parte politica, ma debbano essere di tutto il Consiglio. Ma allo stesso modo, ci sta anche il fatto che una coalizione che vince le elezioni invece proponga un'ipotesi legislativa su cui il Consiglio si confronta.
Certamente, il Consiglio e questa maggioranza hanno oggi la necessità di segnalare come noi stessi, ancor più in quanto piemontesi e avendo più del 50% delle Amministrazioni comunali sotto i mille abitanti, abbiamo vissuto e viviamo con una certa difficoltà, anche nel rapporto con i territori, la scelta che è chiaramente centrale, sulla quale, però, oggi abbiamo una opportunità, che è quella di provare ad elaborare un disegno di legge che, tenendo conto di quelle che sono le indicazioni del Governo nazionale, riacquisisca i compiti che toccano alle Regioni, in particolar modo in uno Stato che ha una frammentarietà diversa rispetto alle autonomie comunali. Un terzo dei Comuni italiani sono presenti solo fra Piemonte e Lombardia. Il Centro-Sud ha Comuni con tutt'altra tipologia sia per numero di abitanti sia per dimensioni territoriali. Quindi, certamente dobbiamo in una logica di sussidiarietà ricondurre quella che è stata una scelta nazionale ad una scelta regionale.
E questo lo si doveva fare tenendo conto di quelle che sono le prerogative di autonomia delle Amministrazioni comunali, provando a dare alcune risposte in termini anche economici a quelle che sono le necessità di superare alcune situazioni di frammentarietà che certamente esistono all'interno della nostra Regione e provando ad individuare - visto che siamo obbligati in qualche modo a legiferare nel merito - una possibilità di riscrittura della Carta delle Autonomie.
Oggi davanti a noi abbiamo una grande possibilità, al di là di quelle che saranno, per motivi che in diretta molti colleghi stanno seguendo, le scelte del Parlamento nazionale, ma certamente il tema della soppressione o comunque della eliminazione delle Province minori è un tema su cui pare esserci una larga convergenza. Il tema dell'efficienza e delle funzioni da esercitare insieme nelle Pubbliche Amministrazioni è un tema che pone una valutazione di larga maggioranza, anche fra le Amministrazioni locali.
Quindi, credo che ci dobbiamo comportare in questo modo, cioè oggi votare questo ordine del giorno e non soltanto l'ordine del giorno, ma fare un'azione reale nei confronti del Governo nazionale, qualunque Governo vi sia, affinché l'autonomia, in una logica di sussidiarietà delle Amministrazioni comunali, venga in qualche modo tutelata. Dall'altra parte provare a disegnare una Carta delle Autonomie che individui meno soggetti intermedi, che non sono solo gli Enti locali. Nel frattempo, oltre a questo, stiamo discutendo anche di disegni di legge che rivedono l'aspetto consortile, dai consorzi socio-assistenziali a quelli della raccolta rifiuti, agli ATO. Uno dei limiti delle sovrastrutture che certamente la nostra nazione ma anche la nostra regione aveva, era di avere enti sovracomunali - anche se non erano Enti locali - o consorzi, che dal Comune alla Provincia alla Regione, nel mezzo fra il Comune e anche solo la Provincia, ossia tutta un'altra serie di soggetti che organizzano e gestiscono l'attività dell'Amministrazione.
Credo che questo vada superato in una logica di efficienza e di maggiore rigore in un momento in cui le risorse non ci sono, ma la logica di efficienza si deve trasferire nelle stesse Amministrazioni locali.
I denari che risparmiamo o il personale che abbiamo "a disposizione" non può essere considerato un risparmio tout court, ma deve essere considerato come delle risorse che mettiamo a disposizione delle Amministrazioni locali, in particolar modo delle piccole Amministrazioni locali, perché possano occuparsi meglio di alcuni aspetti fondamentali riguardo alle Amministrazioni locali stesse, che oggi, in moltissimi casi sono l'ultimo presidio sociale di intere comunità.
Molte Amministrazioni comunali oggi garantiscono un presidio sociale all'interno di intere vallate montane, appenniniche e collinari, senza le quali vi sarebbero situazioni di grande disagio sociale per le popolazioni che vivono in gran parte dei Comuni del Piemonte.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Gariglio; ne ha facoltà.



GARIGLIO Davide

Grazie, Presidente.
Mentre il collega Marinello parlava di valorizzazione attraverso queste normative governative del ruolo dell'autonomia dei Comuni, a me è venuto in mente quando il Ministro Tremonti parlava di normative in tema di valorizzazione del patrimonio pubblico dello Stato e degli Enti locali.
A me è capitata una cosa. Sono andato vicino a casa mia, in strada Antica di Collegno, dove c'è un grande edificio costruito dal Ministero delle Finanze. Ha preso un terreno agricolo, ci ha concentrato gli uffici del catasto e dell'Agenzia delle entrate ed era di sua proprietà.
Sono andato a visitarlo quando ero Presidente del Consiglio, invitato dai Dirigenti regionali delle Agenzie fiscali, e mi hanno detto: "Questo era nostro, poi tramite un procedimento di valorizzazione del patrimonio è stato venduto ai privati. Adesso paghiamo per stare qui un canone, per cui con vent'anni di canone, sostanzialmente, chi si è comprato l'immobile paga il costo di acquisto e si riporta a casa il denaro".
Questo è avvenuto attraverso un processo di valorizzazione del patrimonio degli Enti locali e dello Stato.
Sentire il collega Marinello citare, a proposito dell'articolo 16, la valorizzazione delle autonomie comunali mi ha fatto venire in mente la vicenda che in altre materie si è realizzata sulle dismissioni del patrimonio immobiliare.
Con l'articolo 16 noi purtroppo affrontiamo un problema che esiste, e lo affrontiamo fuori dalla sedes materiae propriae, la regolamentazione degli Enti locali attraverso la Carta delle Autonomie, l'affrontiamo in una logica di riduzione dei costi della politica in manovre finanziarie che non è la sede appropriata, e lo affrontiamo con una logica - mi verrebbe da dire un po' barbara - che è assolutamente contrastante con duemila anni di storia municipale di questo Paese, perché la vera identità di questo Paese è quella municipale.
Checché ne vogliano dire i simpatici colleghi della maggioranza l'ordine del giorno che hanno trovato è una versione di tipo "forlaniano" ed è una rievocazione, fatta nemmeno troppo bene, dei riti della Prima Repubblica, di un documento che non dice nulla, perché la vera volontà che sta dietro a questo testo è che voi rispondete "picche" al Presidente Carlo Riva Vercellotti.
Ritengo che nell'autonomia politica delle parti in quest'Aula sia tutto legittimo, perché nessuno qui ha la verità rivelata, nessuno è certo di essere dalla parte della ragione. Ciascuno porta la propria visione delle cose, ma se c'è una cosa che ritengo scandalosa è nascondersi dietro un dito, non dire le cose vere.
Il Presidente Riva Vercellotti, non nella sua qualità di Presidente della Provincia di Vercelli, ma nella sua qualità di Presidente del CAL scrive al Presidente Cota: "Le comunico che nel corso della riunione, in data 26 ottobre, il Consiglio delle Autonomie Locali ha espresso parere favorevole in merito alla proposta della Giunta regionale d'impugnazione alla Corte Costituzionale dell'articolo 16 della legge n. 148/2011".
Il Consiglio delle Autonomie Locali si insedia e all'unanimità dice: "Ricorrete contro questo articolo". Lo dicono i Sindaci, che sono in maggioranza, Sindaci del centrodestra, tant'è che il Presidente, eletto all'unanimità, è un Sindaco espressione del centrodestra. E dicono "ricorrete", non dicono "sfiduciate il Governo". Perché lo dicono? Perch l'articolo 16 è un articolo di scarso buon senso, affronta un problema reale, quello della frammentazione dei Comuni, ma lo affronta mettendo dei paletti tali che lo rendono di fatto inapplicabile.
Se a ciò aggiungiamo la deriva di tipo "colbertiano" dell'Assessore Maccanti, che è convinta che la libera azione dei Sindaci tra di loro possa risolvere tutti i problemi, andiamo verso il disastro.
Sono convinto che ciascun Sindaco possa cercare la soluzione migliore per il proprio Comune, perché è la sua missione.
Caro Assessore, non sorriderei tanto se fossi in lei, perché il problema non è che ogni Sindaco cerchi la soluzione migliore allo stato del suo comune, questo è indiscusso. Poi, potrà farcela o meno, dipende, ma ogni sindaco è animato da questo.
Il vero problema è che stiamo rinunciando ad un disegno complessivo e all'individuazione di una soluzione che metta insieme i cocci, in quanto ho già dimostrato in Commissione che la libera aggregazione dei Comuni non risolverà alcuni problemi marginali in alcune zone di montagna e in alcune comunità collinari.
Allora, diciamo la verità: con questo contro ordine del giorno - mi rendo conto che è arrivato a tamponare una situazione aperta dall'ordine del giorno delle opposizioni - sostanzialmente, dichiariamo che non si promuove il ricorso, a differenza di altre Regioni, alla Corte Costituzionale avverso l'articolo 16, affermando che "i Comuni si stanno già organizzando autonomamente per rispettare la normativa, utilizzando in modo flessibile gli strumenti previsti dalla legge".
Evitando l'impiego di queste frasi un po' ingarbugliate, vorrei conoscere qual è il modo flessibile con cui si possono utilizzare gli strumenti previsti dalla legge.
Per quanto riguarda le parole "preso atto che il Governo, sentiti i Comuni e i loro rappresentanti, sta già lavorando ad un'integrazione dell'articolo 16", dico che, chiaramente, da cattolico, sono contrario all'eutanasia e cristianamente auguro a tutti una lunga vita, ma non sarei molto fiducioso che il Governo possa utilmente, nel suo mandato, lavorare a una soluzione proficua di questo problema.
Poi, si parla di un'integrazione dell'articolo 16. Scusate, vi pare possibile che in un'aula legislativa si dica: "Il Governo sta già lavorando ad un'integrazione dell'articolo 16, si impegni il Presidente Cota a intraprendere ogni azione politica presso il Governo per integrare l'articolo 16"? Innanzitutto, vorrei capire cosa significa "integrare"? Se va bene perché lo volete fare integrare? Continuate a dire che va bene e presentate un ordine del giorno in cui si dice di "integrare", ma integrare dove? Di te-ce-lo come lo volete integrare.
L'Assessore Maccanti, sorridendo - è un piacere vederla sorridere dice che va tutto bene così, vorrei capire come e dove volete integrarlo.
Soprattutto, vi rendete conto che la norma dell'articolo 16 fissa un termine presumibilmente perentorio, che è il 17 novembre? Vi rendete conto che relativamente a questa norma sta proseguendo una discussione su tavoli tecnici che stanno escludendo completamente questa Assemblea? Sicuramente, noi poniamo un problema di modernizzazione dell'assetto amministrativo e delle autonomie locali di questa regione, ne siamo consapevoli. Riteniamo che la norma all'articolo 16, per come è scritto inserisca dei vincoli imperativi che male si addicono: di fatto, i comuni sotto i mille abitanti scompaiono e rivive solo un'unione, che non è l'unione dell'articolo 32 del testo unico, è l'unione con disciplina derogatoria dell'articolo 16 della manovra bis.
Se questo è, noi stiamo, di fatto, imponendo una fusione di comuni senza che sia una fusione di comuni. Allora - vivaddio - alcuni Consiglieri della maggioranza l'altro giorno dicevano di incentivare le fusioni dei comuni: certo, piuttosto di questo pateracchio, sì.
Assessore, davvero, noi vi chiediamo chiarezza. Voi siete maggioranza avete la maggioranza, avete il diritto di governare, ma penso si debba chiedere a voi un esercizio di onestà intellettuale, che in politica quasi mai si verifica.
Se volete dire "no" al CAL, ditelo, perché questo ordine del giorno è una risposta al Presidente Riva Vercellotti, nel senso: "Contrordine compagno, hai sbagliato, noi andiamo avanti così; sarà il Governo, nella sua lungimiranza, a procedere alle integrazioni".
Nel frattempo, cortesemente, vista la grande simpatia dei rapporti tra il Ministro Calderoli e il Presidente Cota, spiegate anche a quest'ultimo cosa deve andare a chiedere al Ministro quanto a integrazione, perché noi onestamente, da questi banchi non lo abbiamo capito. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
La parola alla Consigliera Artesio.



ARTESIO Eleonora

Comincio con una lettura: "La città di Leonia rifà se stessa tutti i giorni: ogni mattina la popolazione si risveglia tra lenzuola fresche, si lava con saponette appena sgusciate dall'involucro, indossa vestaglie nuove fiammanti, estrae dal più perfezionato frigo barattoli di latta ancora intonsi, ascoltando le ultime filastrocche dall'ultimo modello d'apparecchio.
Sui marciapiedi, avviluppati in sacchi di plastica, i resti di Leonia di ieri aspettano il carro dello spazzatura".
Questa descrizione della città di Leonia da "Le Città invisibili" di Calvino è la sensazione che ricavo ogni volta che sento dire che il mondo è cambiato.
Sostanzialmente, questa modalità, per la quale questo cambiamento accelerato del mondo comporta una veloce eliminazione dalla nostra memoria e dalle nostre scelte di responsabilità pubblica di tutto ciò che è stato storicamente consolidato e costruito, attraverso altrettante scelte di carattere istituzionale, mi fa venire in mente, ogni volta, il fatto che siamo produttori di grandissimi sprechi - con questa teoria di rifare ogni giorno la nostra città, lasciando sul marciapiede i resti della città di ieri - e che, normalmente, come ci insegnano gli stessi fautori del mondo che è cambiato - che conducono sempre una strenua lotta contro gli sprechi in realtà, diventiamo anche diseconomici, perché, come tutti sappiamo sprecando si fanno anche delle cattive economie.
Ho utilizzato questa metafora esattamente per sottolineare il fatto che, anche in questo caso, apprestandoci ad essere diligenti interpreti e trascrittori di una normativa nazionale, rischiamo di essere scarsamente diligenti e, soprattutto, superficiali interpreti della realtà della nostra storia. Non solo la storia come fatto concreto - cioè, quali sono quelle istituzioni che oggi governano le funzioni fondamentali e in quale forma lo fanno - ma anche la storia della nostra produzione legislativa in questa Regione, che, invece, sul tema delle gestioni associate ha prodotto alti livelli di traduzione legislativa e offerto buone cornici operative per i soggetti che erano deputati a compiere la corretta gestione dei servizi.
Allora, volendomi mettere nella Leonia di ieri, in cui, tanto, mi classificate regolarmente per le mie culture politiche, provo a dire qual è stata la storia che questa Regione Piemonte ha percorso negli anni, in quanto il tema del ridotto dimensionamento dei comuni, congiunto al tema dell'unitarietà dell'amministrazione, coniugato al tema della piena partecipazione dei cittadini, che sono i tre principi fondanti delle legislazioni sul decentramento e sulle autonomie degli anni 70, non nascono, appunto, con la città odierna, ma negli anni 70. Abbiamo alle spalle solo circa quarant'anni di produzione legislativa che ha affrontato il tema del decentramento amministrativo, in nome dell'efficacia dell'esercizio delle funzioni, ma anche del rispetto della democrazia degli enti.
Questo percorso non è stato scritto soltanto dalla legislazione nazionale. Certo, il legislatore nazionale, ad esempio, ha scritto il DPR n. 616, per la questione degli ambiti sanitari e sociali, così come la legge n. 833 del 1978; certo il legislatore nazionale nel 1990 ha scritto la legge n. 142, ma ad ognuno di questi passaggi della legislazione nazionale, la legislazione regionale piemontese ha fatto seguito e vi ha fatto seguito con avanzati livelli di legislazione regionale di cui ricordo, ad esempio, la n. 62 del 1995 e anche la legge regionale n. 1 del 2004.
ovvio che, nel mio modo di leggere la produzione legislativa l'occhio cade prevalentemente sulle modalità delle funzioni socio-sanitarie e assistenziali. Devo dire che se potessimo guardare ogni tanto la nostra storia senza, necessariamente, il desiderio di fare una smorfia, ma riconoscendone gli effetti positivi, dovremmo dire che, nell'ambito dell'unitarietà dell'Amministrazione, rinunciammo fin dagli anni Ottanta all'idea della gestione unitaria e abbandonammo, ad esempio, l'idea delle politiche sociali come politiche integrate e comprensive. Io guardo da quest'ottica.
Guardando da quest'ottica, non posso dimenticare che nella nostra specifica articolazione della legislazione regionale, ai sensi di quella che fu la n. 142, i servizi, le forme gestionali si realizzano sotto alcune forme: in economia, in concessione a terzi, a mezzo aziende speciali, a mezzo istituzione, a mezzo S.p.A. prevalente capitale pubblico, attraverso la prevalenza di forme associative che da noi sono state individuate nelle Convenzioni, nelle unioni dei Comuni, negli Accordi di programma, nei Consorzi e nelle Comunità montane. La fotografia prevalente che ne de riva in Piemonte da questa legislazione sono le Comunità montane, i Consorzi e le Convenzioni.
Allora, le modalità con le quali si gestiscono in forma associata le funzioni, comprese le funzioni fondamentali, non nascono dalla sveglia di oggi nella città di Leonia, che questa città di Leonia sia collocata a Roma o sia collocata nella Giunta regionale del Piemonte. Quindi, quando ci apprestiamo a rimettere mano, come vogliamo sempre fare, all'architettura istituzionale, in nome - sant'iddio! - della lotta agli sprechi e in nome dell'efficienza e del bisogno di semplificazione, un po' di storia gioverebbe. E, forse, accanto al riconoscimento della propria storia gioverebbe anche quel famoso principio di autodeterminazione che fu alla base delle politiche di decentramento amministrativo, che certo allora nascevano da una cultura che non era né separatismo, né secessione, e neanche federalismo, era però principio di autodeterminazione nell'ambito dell'unitarietà dello Stato.
Allora, qui sembra che, da un lato, al mattino accendiamo la sveglia del federalismo, e nel pomeriggio, dovendo applicare le norme, accendiamo invece l'ossequio alla legislazione nazionale.
Come ci sta l'autodeterminazione in questa cosa? Credo che la richiesta avanzata dai Consiglieri del PD, ma l'esempio che ci viene dalla Lombardia e dal Veneto dovrebbe indurre soprattutto quest'Assemblea legislativa regionale, così a maggioranza federalista, a ritrovare il proprio orgoglio e a ritenere che debba compiere, come ha fatto in passato, da quegli anni Settanta ad oggi, con maggioranze diverse il proprio percorso legislativo in direzione di quei tre principi che continuano ad essere quelli (frazionamento e dimensionamento dei Comuni non sempre adeguato alla gestione dei servizi, unitarietà dell'Amministrazione e piena partecipazione dei cittadini) e che per trovare il tempo necessario per costruire quel percorso si debba necessariamente ricorrere contro l'articolo n. 16. Senza tema di lesa maestà di una maestà che adesso ci sembra francamente anche un pochino in panni dimessi, ma soprattutto senza l'aspettativa che, come sempre, per relazioni politiche e non per rispetto istituzionale, si risolvono i problemi.
Concludo su questo tema: noi qui stiamo affrontando una questione istituzionale. Non ci stiamo affidando alle buone relazioni politiche personali del Presidente della Regione con questo o con quel Ministro. A questione istituzionale si corrisponde con fatti istituzionali.
In questo caso, il fatto istituzionale che offre le garanzie rispetto a quel percorso di partecipazione, di funzionalità che ho malamente cercato di descrivere non può che essere il ricorso indicato dalla proposta del PD.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PLACIDO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segretario Ponso, che interviene in qualità di Consigliere.



PONSO Tullio

Grazie, Presidente.
Egregi colleghe e colleghi, tutti voi sapete che il sottoscritto e il mio partito da sempre siamo per la riduzione della spesa pubblica e, in particolare, per l'assottigliamento della macchina burocratica nel nostro Paese, ma credo, anzi sono certo, che il presupposto con il quale il Governo abbia varato l'articolo n. 16 del decreto legge 138 (convertito in legge, n. 148 del 2011) sia decisamente quello sbagliato.
In tutta fretta, quest'estate, forse la calura estiva ha giocato degli scherzi, il Consiglio dei Ministri ha approvato non so più quante manovre finanziarie nel vano tentativo di dare stabilità al Paese sui mercati finanziari.
I fatti di questi giorni, per non dire di queste ore, non sembrano sicuramente dare ragione al Presidente del Consiglio.
L'Italia si trova ad affrontare la crisi più forte del dopoguerra, con un Presidente del Consiglio che davanti al mondo intero rilascia interviste per dire che i ristoranti sono pieni e che gli italiani vanno in vacanza non appesa se ne presenta l'occasione.
Tornando ai costi della politica, se l'idea del Governo era veramente quella di praticare una riduzione della spesa in questa direzione, a mio avviso, avrebbe dovuto operare in modo diametralmente opposto da quanto ha fatto.
Il Presidente del Consiglio Berlusconi, il Ministro dell'Economia Tremonti e la maggioranza di centrodestra avrebbero dovuto dare l'esempio ed iniziare a tagliare i costi della politica a partire dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri aumentati a dismisura negli ultimi anni, per poi proseguire con quelli dei Ministeri, Camera, Senato, fino anche al Quirinale.
Dall'elenco dei tagli non sarebbero dovuti mancare neanche soppressioni di enti inutili e costosi, come il CNEL, dove la Presidenza è stata affidata a un ex Ministro, Marzano. E molte e forse tutte delle Province presenti nelle nostre regioni.
Naturalmente, anche noi eletti nelle regioni avremmo dovuto essere coinvolti da questi tagli. Io so che la manovra prevede il taglio dei membri delle Assemblee, ma se il Presidente delle Commissione bilancio, il collega Burzi, rilascia un'intervista per dire che, applicando un benchmarking ragionato, si potrebbero risparmiare circa 120 milioni di euro, è evidente che lo spazio per qualche efficienza migliore sicuramente c'è.
Di tutto questo nelle varie finanziarie non v'è traccia. In compenso però si è pensato a ridurre i costi della politica, accorpando le funzioni amministrative di gestione dei piccoli Comuni, quelli sino a mille abitanti, riunendoli tra loro per formare unioni di Comuni con un bacino complessivo di 5.000 abitanti, ridotti a 3.000 nelle aree montane.
Oggi questi Comuni (che qualcuno dei colleghi in precedenza ha ricordato sono la storia del nostro Paese, sono i piedi che tengono su il sistema Italia) lanciano il guanto di sfida al Governo chiedendo alla Corte Costituzionale di esprimersi sull'incostituzionalità dell'articolo n. 16 presente nella sciagurata "manovra bis" di metà agosto.
Gli amministratori di questi piccoli municipi ritengono infatti che sia stato leso il principio di autonomia preposto dall'articolo n. 114 della Costituzione. Nel fare questo cercano supporto e l'aiuto delle Regioni.
Molte di esse si sono date disponibili a fare la propria parte: tra queste oltre alla Toscana, Emilia Romagna, Liguria e Abruzzo, c'è anche il Piemonte.
Questo ordine del giorno di cui stiamo discutendo chiede al Presidente Cota e alla sua Giunta di formalizzare la propria opinione agendo presso il Governo per l'abrogazione dell'articolo n. 16 del decreto legge n. 138 convertito poi in legge. Quindi, personalmente sono d'accordo su quanto è stato presentato dai colleghi del PD.
Ritengo sia giusto ricondurre la discussione sull'ammodernamento nella gestione dei piccoli Comuni, che va sicuramente fatta all'interno della Carta delle Autonomie, in discussione al Senato della Repubblica.
Sia chiaro a tutti però, che questo non deve essere il solito sotterfugio gattopardesco, per cui al termine del dibattito nulla cambi. Il nostro Paese ha bisogno di riforme concrete e il tempo a disposizione purtroppo, è scaduto da un pezzo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Taricco; ne ha facoltà.



TARICCO Giacomino

Grazie, Presidente.
In quest'Aula, in più occasioni, ci è stato ricordato che il mondo è cambiato, che dobbiamo prendere atto di questo fatto ed affrontare le questioni che il nuovo mondo ci pone di fronte.
Credo che da parte del nostro Gruppo ci sia la consapevolezza che rispetto ad anni passati, sulla scena amministrava economica e sociale del nostro Paese sono intervenuti dei mutamenti che ci impongono la necessità di una maggiore oculatezza nelle scelte che andiamo a fare.
Ragion per cui abbiamo presentato questa proposta per chiedere al Governo regionale - e lo chiediamo in modo forte - di impugnare l'articolo 16 per stimolare il Governo a ritirarlo. Per questo vogliamo dare un segnale molto forte.
Non sono tra coloro che dicono che se il CAL, l'UNCEM, l'ANCI e tutti i soggetti interessati a questa partita ci chiedono di fare questo gesto, noi "siamo obbligati a farlo". Tuttavia, se tutti manifestassero, in modo esplicito, un'opinione che va in quella direzione, saggezza probabilmente porterebbe a doversi chiedere perché questo accade e a prendere in considerazione, in modo diverso, questo tipo di possibilità.
Credo sia abbastanza evidente - lo abbiamo dimostrato con il lavoro sia in Aula che in Commissione in questi mesi su singoli provvedimenti - che da parte nostra c'è la massima disponibilità e la volontà di lavorare in un'ottica di miglioramento complessivo del sistema, senza ostruzionismi su questi temi.
Quello che facciamo fatica a capire è come gli enunciati che stanno alla base delle riforme di cui stiamo parlando - la volontà di dare più servizi, maggiore qualità ed efficienza agli stessi, ridurre la spesa e gli sprechi - si traducano poi concretamente. L'obiettivo della riorganizzazione delle funzioni dei servizi dei Comuni su cui stiamo ragionando dovrebbe essere questo, cioè come mettere in condizione gli stessi di fare meglio il proprio lavoro, di farlo nel modo più efficiente e con costi inferiori.
Siamo tutti assolutamente consapevoli che ciò che esce dal combinato disposto delle norme che già esistevano e dell'articolo 16 del decreto legge 138 non va in quella direzione, perché ci porterà a fare unioni di Comuni assolutamente non in grado di gestire in modo razionale i servizi.
Questa sarà la conseguenza pratica. Si creerà una situazione a macchia di leopardo, dove l'ultima delle realtà che noi andremmo a realizzare sarà un dimensionamento tale da mettere in condizioni gli Enti locali di poter erogare, in modo adeguato, i servizi di loro competenza.
Crediamo che il tema vero sia affrontare in un quadro ragionevole e razionale la riorganizzazione delle funzioni dei Comuni. A livello nazionale stiamo discutendo della Carta delle Autonomie, a livello regionale stiamo discutendo di una norma che interpreti il quadro di riforme che ci sono state, per metterci in condizione di definire un criterio generale entro il quale collocare la riorganizzazione dei rifiuti dei servizi socio-assistenziali e di tutte le funzioni dei Comuni.
Credo che l'articolo 16 non ci aiuti in questo lavoro. Ed è il motivo per cui noi crediamo sia fondamentale che venga eliminato come riferimento normativo della nostra azione. Credo che non abbia molto senso che, da una parte, ci rifiutiamo di dire che quest'articolo va eliminato e, dall'altra che gli Assessori della vostra Giunta vadano in giro sul territorio spiegando che si mobiliteranno per evitare che l'articolo 16 condizioni le scelte dei Comuni e per permettere agli stessi che, autonomamente, scelgano come organizzarsi meglio.
L'articolo 16 non permetterà questo, perché creerà una situazione di dimensionamento assolutamente non funzionale ad una razionale gestione dei servizi, creerà delle unioni dei Comuni a macchia di leopardo come stanno emergendo sul territorio.
Da questo punto di vista, la maggioranza e la Giunta hanno manifestato la volontà di fare un lavoro che sia all'altezza della storia di questa Regione. Guardate, in questi giorni stiamo cercando di capire come applicare e come interpretare - l'acqua l'abbiamo stralciata sul socio assistenziale e sulle altre funzioni - le riforme che ci sono state imposte dal livello nazionale, e la considerazione che emerge è che è un peccato che si sia intervenuti in questo modo su un sistema che, comunque, aveva garantito qualità, efficienza e funzionalità: rischiamo di dover lavorare per non distruggerlo, non per migliorarlo.
Credo che la volontà, tante volte espressa, di un'attività riformatrice nel merito su queste questioni, potrebbe sicuramente trovare uno spazio importante. Se è vero che abbiamo una storia gloriosa alle spalle, credo sia altrettanto vero che si può migliorare molto anche il funzionamento dei sistemi, si può cogliere l'occasione delle provocazioni che ci arrivano dal mondo e da cosa sta capitando nel mondo per fare meglio, per cercare di migliorare il quadro delle istituzioni. Ma se vogliamo farlo seriamente dobbiamo avere il coraggio di dire, anche là dove nel merito alcune questioni non funzionano, che non funzionano. Quello che noi chiediamo non è di condannare l'operato del Governo, ma di dire che su questa cosa, senza ombra di dubbio, ha "toppato".
Crediamo che un amministratore regionale che abbia veramente a cuore il futuro di questa regione e che non lavori, invece, in un'ottica di difendere l'immagine del Governo nazionale come prioritario rispetto agli interessi della Regione, dovrebbe muoversi su questa strada. Regioni come la Lombardia e il Veneto stanno percorrendo tutt'altro percorso su questo tema come sul tema delle Comunità montane. Credo lo stiano facendo innanzi tutto perché hanno a cuore l'interesse dei loro territori, e in un secondo tempo prendono in considerazione l'appartenere ad una coalizione.
La Regione Lombardia e la Regione Veneto stanno riscrivendo nell'ottica di salvaguardare l'identità delle Comunità montane che hanno sui loro territori, inserendole all'interno della normativa che sta andando avanti a livello nazionale. Non mi pare che qualcosa di simile sia all'ordine del giorno della Regione Piemonte. I documenti che abbiamo in mano in questo momento ci dicono questo.
Chiudo il mio intervento perché credo che i Consiglieri, nel merito abbiano già ragionato abbondantemente nei termini della nostra proposta, ma se veramente abbiamo a cuore la voglia di fare bene nel lavoro di riforma del sistema della collaborazione degli Enti locali per rendere più sinergica la loro azione e più efficace ed efficiente l'azione complessiva tutti dobbiamo convenire che l'articolo 16 rappresenta solo un problema. Di fronte ai problemi, credo che la saggezza popolare ci suggerisca una riforma sola: eliminare i problemi, senza per questo voler vanificare tutte le prospettive che ci sono.
Eliminare l'articolo 16 e lavorare insieme per trovare la soluzione migliore all'assetto delle istituzioni per garantire efficacia, efficienza qualità e miglioramento dei servizi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Nell'intervento d'illustrazione dell'ordine del giorno, ho cercato di spiegare le ragioni che ci avevano portato a presentare questo documento.
Oggi, in questo momento, intervenendo in sede di discussione generale mi permetto di essere un po' più franco, un po' più sincero, anche di fronte a quest'Aula.
Questa mattina, venendo a Torino, avevo pochi dubbi, ma un briciolo di speranza. Avevo sicuramente pochi dubbi che, da parte del Consiglio regionale, ci fosse un'espressione autonoma, tesa a difendere sostanzialmente gli interessi delle comunità piemontesi. Tuttavia, avevo una speranza di fondo: che per la prima volta, di fronte all'assurdità di una norma, il Consiglio regionale del Piemonte avrebbe più badato agli interessi della comunità piemontese piuttosto che esprimere acriticamente un atteggiamento di fedeltà rispetto ad un Governo nazionale e ad una politica nazionale che peraltro mi sembra, proprio in queste ore, abbia i caratteri della grande incertezza.
Ho ascoltato l'intervento del collega Marinello a illustrazione dell'ordine del giorno presentato dai Consiglieri della maggioranza e devo dire che mi sembrava di vivere una condizione assolutamente kafkiana. Nel suo intervento, infatti, il collega Marinello ha messo sostanzialmente in grande risalto un tema: "Noi siamo dalla parte dei Sindaci". Al collega Marinello, però, vorrei chiedere quali Sindaci: quelli che con l'articolo 16 non esisteranno più? Quei Sindaci di quei Comuni che perdono l'autonomia patrimoniale, economica, di bilancio e di avere del proprio personale? Quei Sindaci che saranno eletti soltanto per far parte poi di un'altra Assemblea, che eleggerà un "Sindaco dei Sindaci"? Siete "dalla parte" di quei Sindaci? Quei Sindaci, durante quest'estate hanno avuto modo di dire con molta forza qual era la loro opinione. Noi non possiamo allora immaginare di risolvere un tema così importante e così rilevante con uno slogan: "Siamo dalla parte dei Sindaci". È come quando molte volte - mi scuserà l'amico e stimato collega - il Consigliere Negro interviene dicendo: "Io sono dalla parte della vita". Gli rispondo: "Eh, Giovanni, mica sarò dalla parte della morte". Credo che ciascuno di noi sia "dalla parte della vita". Mi consentite di dire che quel dire, da parte vostra, che "siamo dalla parte dei Sindaci" è una frase che dice tutto e dice niente? Se voi foste dalla parte dei Sindaci, oggi vedreste per una volta, dopo quest'anno e mezzo, di essere meno fedeli ad una politica nazionale e di essere più capaci di interpretare le aspirazioni delle comunità locali: di concepire il federalismo, per una volta, anche come espressione di un'autonomia da parte del Consiglio regionale, che cerca di guardare agli interessi della comunità piemontese e di interpretarne i bisogni. Non potete non farlo, anche di fronte all'assurdità di questa norma nazionale che obbliga sostanzialmente dei Comuni a compiere degli atti e dei gesti che vanno contro gli interessi della propria comunità e che non creano le condizioni per una riorganizzazione dei poteri locali in Piemonte! Siate dalla parte di questi Sindaci! Ed essere dalla parte di questi Sindaci oggi significa esprimere con coraggio l'opinione del Consiglio regionale e assumere con coraggio, come Amministrazione regionale, una posizione: quella di dire che non si condivide quella norma, che si vuole sia cancellata, perché ritenuta non utile per consentire, in un rapporto fecondo e collaborativo con i Sindaci - con tutti i Sindaci - di mettere in moto un processo per cui ci siano più gestioni associative all'interno di questa Regione; ma non mettendo da una parte i Comuni al di sotto dei 1.000 abitanti e dall'altra quelli al di sopra. Noi vi chiediamo un gesto di autonomia.
mai possibile, cari colleghi, che quest'autonomia noi la riconosciamo nella dimensione dei Comuni e nella dimensione delle Province? Sono forse tutti di centrosinistra i sessanta componenti del Consiglio delle Autonomie Locali del Piemonte che hanno chiesto alla Giunta regionale di costituirsi presso la Corte Costituzionali e di promuovere il giudizio di costituzionalità sull'articolo 16? Sono forse tutti di centrosinistra quei Sindaci che durante quest'estate sono venuti qua in Piazza Castello, hanno manifestato, hanno impegnato l'estate a cercare di spiegare alla loro comunità locale che cosa avrebbe voluto dire la cancellazione del Municipio e delle presenze amministrative in quei Comuni e in quelle realtà di alta dispersione territoriale e demografica della nostra Regione? Volete immaginare che una Regione collocata a metà tra un rapporto con il Governo nazionale e la dimensione locale, quella dei Comuni e delle Province, per una volta guardi ai Comuni e alle Province, si faccia carico delle esigenze della comunità piemontese, cerchi di interpretarle, esprima anche un'autonomia? Ma per la carità! Far parte di un'esperienza politica non vuol dire aver venduto il cervello all'ammasso! Non significa assolutamente che tutto quello che viene combinato da un Governo nazionale per forza di cose sia intangibile, non sia criticabile, non sia contestabile! Ma è questo quel che noi vi chiediamo: un Consiglio regionale del Piemonte che sappia esprimere la sua capacità di autonomia politica, un Consiglio regionale del Piemonte e un'Amministrazione regionale che per una volta tanto non guardino alla riproposizione di schemi politici vecchi ormai desueti e privi di qualunque consistenza e - oserei dire anche, dopo oggi pomeriggio - privi anche di qualunque legittimità sotto il profilo della consistenza numerica e politica: un Consiglio regionale del Piemonte che guardi alla comunità locale, alle Autonomie locali piemontesi.
Poche settimane fa - c'era l'Assessore Quaglia - sono stato ad Asti: guardate che quelle stesse cose che ho detto nel mo intervento introduttivo le ho sentite dire dal Presidente della Provincia di Asti, che non è un esponente del centrosinistra; ma quelle stesse cose che vi abbiamo raccontato oggi sono quelle che sentirete dire andando in giro per il Piemonte, incontrando Sindaci che in quel caso non vogliono manifestare un'appartenenza politica: vogliono manifestare il fatto che loro sono stati eletti per rappresentare gli interessi, le aspettative e i bisogni delle comunità locali.
Fate questo gesto di autonomia! Se non lo fate su una materia così rilevante, dimostrate sostanzialmente una cosa: che quell'autonomia così forte, che il Piemonte ha voluto dandosi un proprio Statuto e delle proprie leggi, vale fino ad un certo punto; che quei principi fondamentali che il Piemonte ha scritto nel proprio Statuto - che è uno dei grandi riferimenti che deve guidare le nostre azioni e la nostra attività di legislatori valgono fino ad un certo punto. Date autonomia al vostro pensiero politico! Solo così sarete capaci di guidare un processo che in questa Regione è importante e decisivo. Solo così potrete dire che "siete dalla parte dei Sindaci", perché altrimenti esprimete un slogan, ma uno slogan privo di qualunque coerenza politica. E gli slogan privi di qualsiasi coerenza politica, cari colleghi, non durano una stagione.
Se c'è una ragione per cui è in crisi il vostro rapporto con le comunità locali sta anche in questo fatto: state privilegiando la dimensione della politica nazionale a discapito di un rapporto con le realtà territoriali del Piemonte; state privilegiando logiche che non appartengono ai principi dell'autonomia amministrativa, del federalismo e della sussidiarietà, ma a logiche di politica centralista. Questa è la sfida e la responsabilità che oggi è in mano a ciascuno di noi.
Assumete con coraggio questo gesto; non perché ve lo chiede il Gruppo consiliare del Partito Democratico, ma perché ve lo chiedono i Sindaci e i Presidenti delle Province: due su otto, in Piemonte, sono di centrosinistra e sei su otto sono di centrodestra. Quei sei su otto hanno votato all'interno del Consiglio delle Autonomie locali, quel documento, così come lo hanno votato moltissimi esponenti e moltissimi Sindaci, guardando non alle proprie appartenenze ma a come tutelare le proprie comunità locali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pedrale.



PEDRALE Luca

Grazie, Presidente.
I colleghi di maggioranza che mi hanno preceduto hanno già illustrato il significato e il merito dell'ordine del giorno presentato dalla maggioranza.
Personalmente ritengo che non si debba allungare troppo il brodo su un dibattito contornato da una certa ipocrisia, perché si continua a dire che in questa maniera vengono eliminati i Comuni, viene eliminata la municipalità e non viene rispettata l'autonomia. A questo punto occorre parlare chiaro: da quanti anni abbiamo detto che l'unica strada per dare un futuro alle piccole comunità del territorio italiano, in particolare quelle piemontesi che hanno la caratteristica di avere amministrazioni comunali con un numero limitato di abitanti, era di consorziare una serie di servizi, di associarsi insieme e di gestire insieme tutta una serie di attività e di funzioni? Ora c'è stato - tra virgolette - questo input, questo aiuto, questa indicazione a livello nazionale, che noi abbiamo accolto. Bisogna anche dire le cose come stanno. L'articolo 16 già adesso consente quell'autonomia decisionale e quella indipendenza ai Comuni e alle Amministrazioni comunali: se vogliono, scelgono la strada delle unioni, che comporta un certo tipo di conseguenze (che ovviamente ogni Amministrazione comunale e ogni Consiglio comunale sarà libero di scegliere), ma c'è e rimane lo strumento delle convenzioni, dove ogni singolo Comune mantiene la propria autonomia di bilancio e finanziaria, o la sua sostanziale indipendenza.
Non vedrei, così come è stato descritto, in maniera così negativa l'articolo 16, perché già al suo interno lascia un campo di opzioni che i Comuni possono essere liberi di scegliere. Tra l'altro, molti Comuni, senza attendere le disposizioni nazionali e o regionali, hanno già cercato di consorziare alcuni servizi.
Evidentemente questa è la strada, pur mantenendo la propria autonomia.
Probabilmente lo strumento migliore sarà quello delle convenzioni, che consente comunque una forma di collegamento fra le varie Amministrazioni comunali, ma, nello stesso tempo, il mantenimento del proprio bilancio e della propria autonomia finanziaria.
Da questo punto di vista, l'articolo 16 non è da descrivere così negativamente come è stato fatto da alcuni esponenti dell'opposizione.
Certo, si può e si deve fare di più. Sicuramente sarà compito di questa Giunta regionale e di questa maggioranza - che crede nel federalismo e nella autonomia territoriale, ma crede anche in un forte regionalismo stimolare e chiedere al Parlamento e al Governo nazionale, di qualunque colore esso sia, presente o futuro, di integrare e di rafforzare questi provvedimenti che vanno incontro all'unione dei Comuni o al convenzionamento o allo strumento del consorzio o della forma associata di alcuni servizi.
un primo passo. Con questo ordine del giorno crediamo di poter mandare un segnale a livello nazionale, al Parlamento nazionale e al Governo, affinché prenda in grande considerazione le nostre richieste, che provengono anche dai nostri territori e dalle nostre Amministrazioni comunali, di un rafforzamento economico e organizzativo di tutte le forme associate dei servizi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Lepri; ne ha facoltà.



LEPRI Stefano

Grazie, Presidente.
Comunico all'Aula che il Presidente Cota ha mal di testa. Lo dico anche alla collega Maccanti: ha mal di testa, e credo anche il Gruppo della Lega Nord, perché se il Presidente Cota ascolta contemporaneamente l'Assessore Monferino e l'Assessore Maccanti, non riesce a trovare la quadra, quindi probabilmente c'è bisogno di qualche farmaco. Lo dico in modo ironico perché, al di là della metafora, è evidente che sia così. L'Assessore Monferino non passa riunione in cui non ci ricorda che abbiamo troppi punti di erogazione, troppe Aziende sanitarie, troppi punti di acquisto, troppi magazzini per i farmaci, ed altro. Fosse per lui, farebbe un'unica centrale per il magazzino e per la logistica in tutto il Piemonte (ce l'ha ricordato anche ultimamente in Commissione).
Invece, l'Assessore Maccanti che cosa fa? Mentre l'Assessore Monferino ci dice: "Razionalizziamo ottimizzando i servizi accentrando le attività, facendo quindi in modo che si possano recuperare risorse per risparmiare", l'Assessore Maccanti fa esattamente il contrario, in nome non del dirigismo, ma del laissez faire. Da questo punto di vista, l'Assessore Monferino, manager di grande impresa, è un dirigista mentre l'Assessore Maccanti e la sua maggioranza sono dei liberisti e dicono: "I Sindaci facciano quel che vogliano, si organizzino come ritengono meglio e così si potrà ottenere il massimo".
Assessore, tra le due soluzioni - quella dirigista e quella liberista le suggerisco una via di mezzo: si chiama, usando un termine che si utilizza in economia e in sociologia, "guida relazionale".
Cosa vuol dire "guida relazionale"? Che la politica in questo caso, ma tutti i decisori, devono assumersi delle responsabilità che non vanno nel senso di accentrare esclusivamente le decisioni, ma non vanno neanche nel senso di consentire il libero e totale arbitrio dei decisori che stanno sotto di loro, perché spesso il risultato è insoddisfacente.
Fuor di metafora e di definizioni, la questione è molto semplice: si tratta di valutare, a seconda della tipologia dei servizi, il livello e la dimensione ottimale attraverso cui questi servizi devono essere esercitati.
Ciò che è certo, e non ci vuole nessun particolare studio economico aziendalistico in proposito, è che i diversi servizi trovano un dimensionamento ottimale a livelli diversi. Un conto è gestire un'Azienda Sanitaria Locale, dove si trova il dimensionamento ottimale a 250 mila o 500 mila (è discutibile, ma siamo su questo ordine di grandezza), altra cosa è gestire l'anagrafe o la Polizia locale, dove è verosimile che le economie di scala, sopra un certo livello, non ci siano più, oppure che siano addirittura diseconomie di scala.
Questa è la questione che deve ispirarci, non il calcolo politico, non il presunto e libero arbitrio da attribuire ai Sindaci che, anche se animati dalle migliori intenzioni, rischiano di fare valutazioni non caratterizzate dalla logica economica che è quella che deve, almeno in questi casi, ispirare le scelte o, perlomeno, una logica economica che deve contemperare anche la valutazione politica.
Un conto è gestire l'anagrafe o la Polizia locale, altro conto è esercitare in forma associata i servizi sociali piuttosto che i servizi per l'impiego piuttosto che un'attività di promozione e di sviluppo di un'area vasta come può essere un territorio di montagna fino a valle, piuttosto che i rifiuti.
Le ho fatto quattro esempi di attività che hanno bisogno di un dimensionamento largamente superiore ai tremila o cinquemila abitanti, che rischia di essere invece la soglia attraverso cui i Comuni eserciteranno quelle funzioni, ottenendo delle diseconomie di scala e dei costi aggiuntivi legati al fatto che ci sono costi fissi che devono essere spalmati sulla dimensione più grande, pena il fatto che per quei servizi si rischierà di pagare solo i costi fissi senza rispondere ad una domanda a cui dobbiamo far fronte.
Questa è la questione vera.
Le faccio tre esempi del paradosso a cui si andrà incontro portando a termine il vostro disegno.
Se in una futura unione dei Comuni che gestirà i servizi sociali con quattro o cinquemila abitanti arriveranno da altre regioni due o tre famiglie, come spesso è successo in questi anni, con figli disabili, quel consorzio salterà perché ci vuole un dimensionamento più grande per socializzare e assicurare anche i rischi di costi che arrivano e possono sotterrare il bilancio di quei pochi Comuni.
Se cinque Comuni si scelgono e magari lasciano da parte tre Comuni che sono a monte, i due Comuni che non fanno quel dimensionamento, cosa fanno? Li lasciamo liberi o ci vuole una guida relazionale per accompagnare il fatto che quei Comuni devono essere uniti insieme ad altri, che magari non li vogliono? Terza questione: con chi andranno i Comuni isolati? Si cercherà - questo mi pare il risultato finale - di far tutto, con degli esiti certamente infausti, almeno su alcuni servizi.
Il suggerimento che diamo alla Giunta, alla maggioranza e al Consiglio è di riflettere (siamo ancora in tempo per farlo) e fare in modo che il Governo ritiri quel provvedimento che va in una logica certamente condivisibile (quella di superare la parcellizzazione), ma che rischia all'opposto, di determinare dei livelli di diffusione parcellizzata su alcuni servizi che, invece, devono essere assicurati in forma associata.
Assessore, gestisca attraverso la guida relazionale, partecipata, la ridefinizione dei servizi associati, che è una funzione essenziale, una scelta fondamentale. Non si faccia prendere dalla paura di non essere in grado di sostenere questo cambiamento così importante, perch diversamente - lei avrà sulla coscienza la mancanza di scelte che pagheranno i piemontesi.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Lepri.
Ha chiesto la parola il Consigliere Boeti; ne ha facoltà.



BOETI Antonino

Grazie, Presidente.
Una delle frasi che più frequentemente abbiamo sentito nei primi mesi del nuovo Governo regionale è stata: "Adesso che a Roma governa il centrodestra e che in Piemonte governa il centrodestra, questo Governo regionale sarà favorito da una situazione di questo tipo", cioè da quello che veniva definito un "Governo amico".
Se le cose vanno così come stanno andando - mi ascolti, Assessore Maccanti - sarebbe meglio che il prossimo fosse un Governo nemico, perch l'unica cosa certa che abbiamo avuto finora, rispetto alla quale c'è parso che non ci siano stati dubbi, è stato un taglio consistente delle risorse nei confronti dei Governi regionali, al quale peraltro molti Presidenti di Regione si sono opposti, tranne il nostro, il quale ha ritenuto sostenibili i tagli che il Governo centrale stava perpetrando sulla nostra Regione.
Tornando alle questioni che hanno caratterizzato il sistema socio sanitario, voglio ricordare che il Vicepresidente Cavallera aveva annunciato: "In Piemonte possiamo risparmiare 500 milioni di euro sulla sanità". Finora ne abbiamo risparmiati 14; vedremo quali saranno i risultati che riusciremo a perseguire entro la fine dell'anno.
Il fatto certo, dunque, è stato il taglio delle risorse e una serie d'indicazioni generali. Le cito tutte, cominciando dalle Province: "Le Province, naturalmente, saranno eliminate". Occorre una legge costituzionale, quindi la emanerà il prossimo Governo, perché ci sembra che l'attuale, in questo momento - nei prossimi giorni sapremo qualcosa in più non sia in grado di portare a casa una riforma costituzionale dello Stato.
Nessuno, poi, spiega chi si occuperà delle competenze delle Province: essendo un rivolese (la tragedia del Liceo Darwin è ancora nella mente e nel cuore di tutti), mi piacerebbe capire chi si occuperà delle scuole superiori, chi andrà ad ispezionare una botola chiusa dentro un'aula scolastica, nella quale da trent'anni c'è un tubo in ghisa che nessuno ha controllato. Ma questi sono dettagli: quello che conta è annunciare che le Province saranno "tagliate" e che in questo modo si risparmieranno un certo numero di miliardi, perché i cittadini vogliono sentire che le Province saranno eliminate e che, pertanto, il Paese risparmierà.
C'è, poi, una seconda Croce Rossa, sulla quale è facile sparare rappresentata dalle Comunità montane: mi rendo conto che qualcuna sia anche fastidiosa, quindi tutti ritengono opportuno eliminarle.
Le Comunità montane si occupano della gestione del territorio sotto l'aspetto idrogeologico e spendono - che vuol dire, naturalmente, investono sui territori montani del nostro Paese circa 30 milioni di euro l'anno.
Chi si occuperà della difesa del territorio dal punto di vista idrogeologico (e abbiamo visto in questi giorni quanto l'argomento sia d'estrema importanza)? Lo chiedo all'Assessore Maccanti: se non ci saranno le Comunità montane, poiché l'idea del Governo regionale è quella di mettere assieme i Comuni che hanno 3.000 abitanti, se i bisogni di progettazione ed investimento sono bisogni e progettazioni per 5 o 600 milioni di euro queste unioni di Comuni di 3.000 abitanti saranno in grado di occuparsi della gestione idrogeologica del loro territorio? Io credo di no, però se noi diciamo agli italiani che le Comunità montane vanno eliminate, gli italiani rispondono: "Obbedisco". Poi, non si sa chi si occuperà dei servizi di cui si occupano le Comunità montane: l'importante è continuare con gli annunci! La verità è che il Governo è incapace di farci uscire dalle secche nelle quali ci ha portato Berlusconi, in questi 17 anni; è incapace di assumere provvedimenti anche impopolari (dalla patrimoniale alla riforma delle pensioni), quindi interviene sulle questioni che possono rispondere alle attese dei cittadini.
E, dunque, veniamo alle Autonomie locali. Il Governo interviene sull'ultimo anello, quello che per il principio di sussidiarietà dovrebbe essere il livello di prestazioni più vicino ai cittadini: i Comuni.
Faccio presente che la Francia ha 36.000 Comuni, ma il Governo francese, anch'esso in crisi, non ha pensato minimamente di eliminare i Comuni. Non sono stati "chiusi" nemmeno quei Comuni che non hanno più abitanti, sperando che prima o poi qualcuno decida di abitarli nuovamente! 36.000 Comuni e nessuno ha pensato (poteva venire in mente solo al Ministro Calderoli!) di istituire il Sindaco dei Sindaci! Ipotizzando, cioè, che siano cinque i Comuni interessati, i cinque Sindaci andranno a fare i Consiglieri Comunali di quei cinque Comuni e ci sarà un Sindaco che amministrerà.
Non ci saranno più i Consiglieri comunali: in questo modo, eliminiamo una straordinaria ricchezza per i piccoli Comuni.
Quando il Governo ha deciso di diminuire lo stipendio degli amministratori pubblici del 10%, un mio amico amministratore del Comune di Sant'Ambrogio, che percepiva 120 euro al mese, mi ha detto: "Cosa m'importa? Tu puoi perdere 1.000 euro e forse ti dispiace; io perdo 12 euro, ne prenderò 108, tanto non mi bastano nemmeno per la benzina! È lo stesso se ne prendo 108!".
Soltanto al Ministro Calderoli poteva venire in mente l'idea del Sindaco dei Sindaci dei piccoli Comuni.
La cosa più straordinaria è che, con questo desiderio di risparmiare il Comitato per la qualità della normazione e la valutazione delle politiche è poco gettonato, nel nostro Consiglio regionale. Si tratta del comitato che dovrebbe valutare ex post la bontà dell'azione politica dei nostri disegni di legge; secondo me, in questo caso, dovremmo fare una valutazione ex ante, cioè dovremmo cercare di capire cosa comporterà l'applicazione di questa legge, da un punto di vista economico, e se ci saranno risparmi, se l'obiettivo è rigidamente solo il risparmio.
Naturalmente, questo è un lavoro che non può essere realizzato e che nessuno conoscerà, perché l'unica tassa federale di questo Paese, che era rappresentata dall'ICI, è stata bocciata dal Governo nazionale. La tassa sulla prima casa si paga in tutto il mondo (dalla Florida alla Francia alla Germania, al Belgio); tutti i Paesi d'Europa pagano una tassa sulla prima abitazione, perché - come spiegavo ai rivolesi - è vero che la prima abitazione non mangia, ma è anche vero che la luce pubblica viene garantita con i soldi del Comune e, se nevica, bisogna portare via la neve o, se si rompe la fognatura, qualcuno la deve riparare; se l'asfalto davanti alla casa di quei cittadini è da rifare, qualcuno se ne deve occupare. Tutto questo richiede risorse economiche, che tutti i Paesi del mondo attribuiscono ai loro Comuni con la tassa sulla prima casa, tranne naturalmente - il nostro Paese e il nostro Presidente del Consiglio, che ha ritenuto che l'unica tassa federale non dovesse essere applicata.
Come avevo avuto modo di ribadire anche nel corso di una discussione in sede di Commissione, i Comuni hanno duemila anni, per cui, per fortuna sopravvivranno anche al Ministro Calderoli.
Peraltro, Assessore Maccanti, dovremo ancora resistere una settimana o dieci giorni! Se riusciremo a resistere ancora un po', può darsi che di questo Governo, ma anche del Ministro Calderoli, in questo Paese possa restare solo un brutto ricordo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Negro; ne ha facoltà.



NEGRO Giovanni

Grazie, Presidente.
Tanti sono stati gli interventi che mi hanno preceduto. Per la verità avrei preferito non intervenire. Tuttavia, devo confessare pubblicamente che da sempre ritengo che sia corretto sostenere i piccoli Comuni. So, a questo punto, di mettermi contro alcuni esponenti politici del mio partito ma dirò comunque ciò che penso, perché sono convinto delle mie affermazioni.
stato detto che oltre il 52% dei Comuni piemontesi sono al di sotto dei mille abitanti. Questo provvedimento, con questo articolo 16, ha messo in fibrillazione proprio questi piccoli Comuni, che si trovano in estrema difficoltà.
In termini di riorganizzazione degli Enti locali sono d'accordo: occorre unire i servizi, ma tanti Comuni del Piemonte lo stanno già facendo. Per cui è giusto mantenere questa linea. Unire i servizi va bene ma non le anagrafi o le mansioni. Occorre mantenere i Consigli comunali.
Semmai, si possono adottare le convenzioni per mantenere il bilancio del proprio Comune.
Stiamo attenti - qualcuno lo ha anche ribadito - a non gettare via una storia, antica migliaia di anni, di questi nostri Comuni; storia che rappresenta una ricchezza per il territorio piemontese.
Sono stati riportati anche dei paragoni: ho sentito parlare recentemente, ad esempio, del problema del personale che risentono i nostri Comuni. Non sono da paragonare ai Comuni di altra Regione, su cui non intendo entrare nel merito. I nostri Comuni non sono da comparare a quelli.
Non voglio farla troppo lunga, mi limiterò a chiedere chiarezza sull'articolo 16. Sono a disposizione per eventuali chiarimenti, affinch si mantengano questi Comuni e questa gloriosa storia, più vicina ai Comuni e talvolta meno vicina ai partiti.
Dobbiamo sostenere la nostra gente, la nostra identità e la nostra storia piemontese; dobbiamo correggere questa normativa, perché non sono questi i risparmi che si pensa di ottenere. I risparmi sono ben altri. Già altri colleghi ne hanno parlato, per cui non intendo entrare ulteriormente nel merito, ma ribadisco che i risparmi sono ben altri.
Occorre sostenere le Autonomie locali. Chiedo alla nostra Giunta regionale una riflessione attenta in tal senso: mettiamoci una mano sul cuore e facciamo un esame di coscienza. Cerchiamo di raggiungere gli obiettivi senza arrecare danno a questo enorme patrimonio. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Carossa; ne ha facoltà.



CAROSSA Mario

Cercherò di essere brevissimo. Vorrei subito fare una precisazione perché altrimenti, se un cittadino si mettesse in ascolto in questo momento, forse non riuscirebbe a comprendere la discussione.
Cari signori - mi rivolgo anche all'amico Negro - i nostri Comuni al di sotto dei mille abitanti, sia che scelgano l'unione dei Comuni che la convenzione fra Comuni, disporranno sempre del Sindaco e dei Consiglieri comunali. Questo è un dato di fatto.
I Comuni, quindi, non vengono cancellati, né da quel mostro di Calderoli, né da qualsiasi altro mostro di questo Governo, che peraltro non sappiamo, come giustamente veniva ricordato, quanto continuerà.
Faccio un piccolo inciso al riguardo: egoisticamente, ammetto che mi piacerebbe vedere cosa faranno coloro che abitualmente smacchiano i giaguari o fanno altre amenità se per caso il popolo - e sottolineo il popolo, e non qualche lobby strana di economisti - darà la possibilità di governare a questi signori. Sono assolutamente curioso. E, forse, proprio per poter cavalcare quella demagogia che prima è stata ricordata cavalcare facili provvedimenti - per noi sarebbe anche molto più facile. Lo dico chiaramente, guardandoci negli occhi: sarebbe molto più facile, come Consiglio regionale di centrodestra, sparare addosso al "Bersani" di turno che continuerà a tagliare i soldi alle Regioni, che continuerà a tagliare i soldi agli Enti locali! Perché se non volete passare alla storia - magari mi potrebbe anche far piacere - per aver affossato l'Italia nell'anno dei Centocinquant'anni, sarete obbligati, in ogni caso, a tagliere dei soldi perché non ce la si fa più! Può piacere o non piacere, cari colleghi, ma il mondo è veramente cambiato. Ma non è cambiato perché piace a Calderoli, a Bossi o a Berlusconi o ad altri. Il mondo è cambiato perché non ci sono più le condizioni economiche (mondiali, non solo italiane) per andare avanti in una determinata maniera. Certo sarebbe facile. Ma forse farei anch'io la stessa cosa che avete fatto voi oggi. Dico "forse", perché mi aspetto sempre da me stesso di cercare di essere propositivo e di non cavalcare facilmente demagogie o populismi strani. Io vorrei sempre cercare di fare il possibile per dare un servizio o un qualcosa di migliore ai cittadini che ci hanno eletto.
Il mondo è cambiato, carichi signori. Cara collega Artesio, se così non fosse, lei pensa forse che arrivavamo noi a governare questa Regione? Ma chi mai lo avrebbe pensato! Chi mai lo avrebbe pensato! Ricordate un anno e mezzo fa cosa dicevano i giornalisti e cosa dicevate voi, cosa dicevano tutti, anche nel centrodestra? Si diceva che un candidato Presidente della Lega Nord mai più in Regione Piemonte avrebbe vinto! cambiato e continuerà a cambiare, volere o volare! Che vogliamo o meno, continuerà a cambiare. La responsabilità nostra è quella di cercare in questo momento di difficoltà enorme, di gestire il più possibile e il meglio possibile per il bene dei cittadini. Ribadisco, quindi, che nessuno di noi vuole cancellare quelle realtà che, dopo Gesù Cristo (si è parlato di duemila anni!), pare siano quelle più importanti della storia mondiale ovvero i Comuni, perché qua ho capito che hanno duemila anni. Va benissimo ma nessuno vuole cancellarli. Nessuno.
Io, dalla discussione di oggi pomeriggio, mi sono rafforzato enormemente. Sapete perché? Perché ho visto la vetrina assoluta di una sinistra conservatrice, di una sinistra che non è capace e non ha la volontà di cambiare nulla, o forse - sarebbe meglio dire alla solita maniera italiana - cercare di cambiare tutto per non cambiare mai nulla e continuare ad andare avanti in questo modo.
Se non ci fosse stato Calderoli, magari gli enti intermedi, che a voi piacciono molto, sarebbero rimasti e rimarrebbero ancora per tanti anni.
Ricordo solo la questione delle Province. Per quanto riguarda le Province, fino a sei mesi fa, c'erano solo quei "barbari soliti" della Lega che difendevano un ente inutile. Quando poi si è arrivati al dunque, cioè al fatto che si cominciava a cancellarle, allora saltano su i vari "Andreotti" della politica, i "Saitta" ed altri, che per difendere una questione puramente di bottega, incominciano a dire: "Ma le Province servono, le Province sono indispensabili". Noi lo dicevamo da tempo che le Province servono.
Forse bisogna intervenire sul discorso puramente e propriamente italico che negli ultimi anni c'è stata una proliferazione di Province. Quello sicuramente, dappertutto.
Ricordiamo la Sardegna, il Piemonte ed altre Regioni.



(Commenti in aula)



CAROSSA Mario

Stai tranquillo! Io non mi tiro indietro mai! Io, a differenza di altri, non mi tiro indietro mai. Però dobbiamo ricordarle queste cose.
Continuate a fare le battaglie sulle Province! Continuate a fare la battaglia sugli enti inutili, continuate a fare le battaglie sulle riduzioni dei primariati! Non c'entra niente, ma c'entra per una certa difesa di lobby, perché magari finché si parla, va tutto bene, ma quando poi si incominciano ad attuare, non va più bene nulla. Continuate a farle queste cose! Ribadendo il fatto che c'è un'altra visione, c'è una lotta - lotta è un termine esagerato e chiedo scusa, ma non mi viene altro aggettivo veramente opposta. Ve ne è una - e non voglio offendere nessuno - del tutto negativa, che dice: "Stoppiamo, cancelliamo, blocchiamo, fermiamo, così magari ne discuterà un altro Governo, tra un altro decennio, se saremo ancora tutti vivi, politicamente". La logica è: rimandiamo sempre rimandiamo.
Invece vi è un'altra politica, di cui rivendico di fare parte, che è quella che sostiene: "Cerchiamo di discutere, cerchiamo di migliorare perché tutto si può sempre migliorare". Si può anche migliorare il sorriso dell'Assessore Maccanti, ma ad un collega Consigliere non va nemmeno bene che abbiamo un Assessore che ascolta con attenzione e sorride. Sorride, non ride, che è diverso! Non va nemmeno bene quello! Cerchiamo tutti insieme di fare le cose. Gli Assessori lo stanno facendo, l'Assessore Maccanti lo sta facendo sul territorio, va a parlare e si discute.
Calderoli ha già recepito alcune cose proprio discutendo con i Sindaci e sono state fatte delle modifiche proprio discutendo con i Sindaci.
Quindi, cari signori, rendiamoci conto - e lo dico soprattutto a me stesso, non vuole essere offensivo - di quello che stiamo discutendo e proviamo ad essere propositivi e non sempre bocciare tutto, bloccare ed interrompere tutto, non cambiare mai nulla in questo nostro Paese. Perché è questo che ho visto dal dibattito di oggi.
Termino ricordando alla Consigliera Artesio che non si toglie responsabilità pubblica, non si vuole togliere alcuna responsabilità pubblica, ma dico anche che tutto un certo modo di fare politica partecipativa, come diceva lei, degli anni Settanta, è entrato in fallimento completo.
Ricordo che se nelle Circoscrizioni, che erano nate come gruppi di cittadini che andavano a discutere per portare i problemi del loro quartiere e del loro territorio, non ci fossero i gettoni, quanto durerebbero? Quanto durerebbero le Circoscrizioni, se non ci fossero i gettoni? Me lo sapete dire? Questa è democrazia partecipativa! Guardiamoci in faccia, perché è cambiato il mondo e queste cose, che magari andavano bene trent'anni fa non vanno più bene oggi.
Quindi, proprio in quest'ottica, dobbiamo cercare di essere propositivi. Con questo ordine del giorno abbiamo cercato, magari indegnamente e magari non benissimo, di fare questo. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giovine.



GIOVINE Michele

Grazie, Presidente. Sono tante e diverse le cose che ho da dire e spero di riuscire a dirle tutte o, comunque, a farne una proficua ed intelligente sintesi.
Innanzitutto ringrazio i colleghi intervenuti in precedenza e ringrazio per l'attenzione l'Assessore Maccanti. Devo scusarmi io per lei, perché se prima può essere stata disattenta - e non lo è stata - era perché io sono stato la causa della sua disattenzione, dovendo interloquire con l'Assessore su alcune questioni relative a questo ordine del giorno su cui volevo avere dei chiarimenti.
Ringrazio quindi tutti i colleghi e faccio un saluto istituzionale al Presidente dell'UNCEM Lido Riba, che ci onora della sua presenza, e ringrazio anche della presenza il Senatore Morgando, Segretario regionale del PD.
Iniziamo da alcuni aspetti politici che sono stati evocati precedentemente.
Si è parlato delle Province e non so bene a che titolo e con quale attinenza, gridando al fatto che il Governo nazionale vuole abolire le Province e attribuendo per analogia tale volontà anche a questa maggioranza.
Ricordo, e cercherò di non citare i colleghi che mi hanno preceduto su quest'aspetto per non polemizzare eccessivamente, che chi lo ha voluto inizialmente, ponendo anche un ordine del giorno in votazione alla Camera per l'abolizione totale delle Province, è stata l'Italia dei Valori alleata del PD a livello nazionale.
Non è certo stato il PdL, anzi alla Lega Nord bisogna riconoscere e dare atto che ha sempre difeso a spada tratta, a torto o a ragione, e coerentemente le Province come ente territoriale importante e di raccordo tra i Comuni e le Regioni.
Quindi, non capisco come si faccia ad attribuire al Presidente Cota alla Lega Nord e alla maggioranza questa accusa.
Voglio ricordare che i vostri neo alleati dell'UdC a livello nazionale Casini in testa, hanno proposto per primi il tema dell'abolizione delle Province, e non certo questa maggioranza né la maggioranza nazionale.
Voglio ricordare che Renzi, il vostro ultimo nuovo profeta, porta avanti nei suoi cento punti come questione fondamentale l'abolizione delle Province e che ci sono diversi pezzi importanti del PD a livello nazionale che vogliono l'abolizione delle Province.
Quindi, non è certo un tema che appassiona questa maggioranza. Se c'è da discutere, se ne discuterà, ma non è attribuibile a noi l'abolizione delle Province.
stato detto che l'articolo 16 del decreto legge in questione abolirà completamente i Consigli comunali e i Consiglieri comunali.
Dico una cosa: almeno bisognerebbe leggerlo. Chiedo almeno questa onestà intellettuale ai colleghi: leggiamo le cose di cui andiamo a discutere. Non è complesso, è un articolo, è una paginetta scarsa.
assolutamente falso che verrebbero aboliti i Consigli comunali, in tutte le previsioni: sia che questi entrino nelle unioni dei Comuni sia che entrino con le convenzioni, in convenzione con altri Comuni, i Consigli comunali rimarranno in vigore. Al massimo, succederà che il bilancio del singolo Comune verrà assorbito e gestito direttamente dall'unione dei Comuni.
Ritengo che questa non sia una bella azione rispetto - spero che ve ne ricordiate - a quello che era il dibattito iniziale della scorsa estate.
Inizialmente si parlava proprio dell'abolizione totale dei Comuni; forse doveva rimanere il Sindaco come una sorta di borgomastro del nuovo millennio.
Invece - grazie a Dio, grazie alla sensibilità di questa maggioranza e grazie al tanto vituperato Calderoni, cui sicuramente posso ascrivere tantissimi errori, anche di natura comunicativa - solo il fatto che essendo genitore della legge elettorale nazionale, che non è molto diversa da quella che c'è in Spagna, in Germania ed in altri Paesi europei, la faccia partorire, chiamandola "porcellum", è evidente che la si partorisce già morta.
Questo creerà nell'immaginario collettivo un nome che evidentemente è destinato ad ammazzare una legge, che, a mio modesto avviso, non è così terribile come tutti quanti, media e non, ci vogliono far credere.
Credo che, tutto sommato, sia una legge accettabile e un ottimo compromesso anche per la realtà italiana.
Il Ministro Calderoli ha tantissime colpe, una è la sua verve comunicativa un po' eccessiva quando svolge la funzione di Ministro. Per quanto riguarda altri aspetti, ad esempio, sempre nel decreto legge di queste manovre agostane, ritengo che alcune norme non stiano né in cielo n in terra, ma non sicuramente su questo articolo. Qui, invece, penso ci sia stato un certo equilibrio e anche una certa intelligenza di prospettiva.
Il fatto stesso che rimangono in piedi i Sindaci e i Consigli comunali permetterà in un futuro, speriamo neanche tanto lontano, di rifare, magari un passo indietro e di ridare totale autonomia e libertà ai Comuni affinché non debbano necessariamente rimanere nell'unione di Comuni se non ne hanno necessità. Ricordiamoci che ci sono dei Comuni sotto i mille abitanti che sono ricchissimi, che non hanno alcun problema nella gestione dei propri servizi.
Non trovo alcun motivo perché, ad esempio, Comuni molto ricchi - penso a qualcuno della Val di Susa, ma anche nel Verbano ce ne sono diversi debbano per forza aderire ad una convenzione o all'unione di Comuni solo per una questione numerica legata agli abitanti. Non ha alcun senso logico: se possono stare in piedi da soli non vedo perché debbano essere accorpati ad altri.
In questo dibattito, ritengo veramente sopra le righe questa visione epocale da cataclisma, in cui si sente dire, da una parte, che "si distrugge il sistema delle autonomie locali in Italia e in Piemonte" e dall'altra, che "il mondo è cambiato e occorre andare in un'altra direzione".
Queste due circostanze non sono vere, o meglio: il mondo, sì, è cambiato, però mi pare che il Governo abbia messo in atto un'azione intelligente e moderata in questa direzione, cercando di ridurre le spese e i costi, senza distruggere il tessuto delle autonomie locali. Anzi, le ha mantenute, le ha conservate, assegnando anche un ampio tempo - un tempo minimo, perché parliamo di dicembre 2012 - per operare delle scelte che dopo, diventeranno definitive. Noi sappiamo che i tempi della politica faranno sì che da qui al 2012 possano esserci anche, eventualmente, delle marce indietro a livello governativo.
Ora, lo dico anche per coloro che ci ascoltano da casa, per i tanti amici Sindaci dei Comuni, per i membri del CAL e per il compagno Carlo Riva Vercellotti, che ho immodestamente aiutato a vincere in provincia di Vercelli (definirlo "compagno" mi sembra un po' esagerato, però così è stato appellato, quindi mi sembra carino continuare a parlarne in siffatto modo): c'è sicuramente un dibattito in corso, ci sono delle Regioni che hanno impugnato questo articolo del provvedimento e, grazie a dio, anche altri articoli del decreto legislativo...



(Commenti in aula)



GIOVINE Michele

Esatto, direi che ce ne sono diversi che si dovrebbero impugnare, che sono chiaramente incostituzionali.
La maggioranza - questa non è una scelta solo della Giunta, voglio ricordare che è stata una decisione condivisa dai Gruppi di maggioranza che ha svolto delle riunioni in merito - ringrazio il collega Carossa e il collega Pedrale che, prima, lo hanno ricordato: è stata una decisione condivisa della maggioranza - ha scelto una linea dialogante con il Governo, una linea di critica costruttiva e dialogante, sapendo bene che già altri avevano impugnato il provvedimento in sede di Corte Costituzionale, ma noi cercheremo di modificarlo e migliorarlo, in modo costruttivo, con il Governo. Mi sembra assolutamente pleonastico e, forse addirittura controproducente accodarci al lavoro che già altri hanno fatto proprio per poter tutelare meglio quei Comuni e - ricordiamocelo, colleghi quelle popolazioni, che devono essere comunque il nostro ultimo fine.
Infine, rivolgo un plauso - lo cito perché è in senso positivo - a parte dell'intervento del collega Boeti, quando dice, citando il Comitato per la qualità, che dovremmo fare, in certi casi - e questo è uno di questi una verifica ex ante delle politiche che vengono applicate territorialmente, per capire se, come diceva il collega, c'è un'effettiva riduzione dei costi oppure, invece, addirittura, si rischia di ottenere il contrario. Lo invito, visto che lui, adesso, è il Presidente del Comitato per la qualità, a proporre un'azione in questo senso. Credo ci sia un po' di tempo per farlo, perché il termine ultimo è dicembre 2012. Mi rendo conto che i tempi sono stretti, però non la ritengo una proposta negativa bensì molto intelligente e produttiva.
Amici e colleghi, non seguiamo la lobby dei segretari comunali. È ovvio ed evidente che i primi interessati a questa fattispecie sono i segretari comunali, che sappiamo perfettamente hanno un interesse diretto, specifico e personale. Conosciamo tutti gli stipendi, che non sono neanche più di tanto modificabili, dei segretari comunali di tutti i nostri Comuni.
Se c'è stata una crescita della spesa nei Comuni piemontesi, e non solo in questi, dobbiamo ricordare a noi stessi e a chi in questi svolge attività, di fatto, a livello volontaristico che è anche grazie a tutte quelle riforme Bassanini, provenienti proprio dai Governi di centrosinistra (Bassanini-uno, Bassanini-due...) e proseguite con la sua gentile consorte non so se consorte morganatica - il Ministro Lanzillotta, che, di fatto spostando la responsabilità dal quadro politico al quadro dirigenziale hanno costretto tutti ad aumentare i costi del personale nei Comuni creando funzioni inesistenti in posti inesistenti. Però, siccome la funzione c'è, occorre riconoscerla economicamente, come quella del segretario comunale, del responsabile dei servizi e via discorrendo. Se i costi non reggono più, perché sono saliti a dismisura, è anche grazie alle leggi di Bassanini e consorte, partorite all'epoca dei Governi di centrosinistra e, purtroppo - devo riconoscerlo - non modificate dal Governo di centrodestra.
Grazie, Presidente e colleghi.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Dichiaro chiuso il dibattito generale.
Chiedo se ci sono esigenze di replica sui due ordini del giorno.



(I Consiglieri Reschigna e Marinello interpellati dal Presidente non manifestano esigenze di replica)



PRESIDENTE

Allora, poniamo in votazione i due ordini del giorno.
Ha chiesto di intervenire l'Assessore Maccanti; ne ha facoltà.



MACCANTI Elena, Assessore agli enti locali

Grazie, Presidente.
Ho ascoltato davvero con grandissima attenzione il dibattito sviluppatosi quest'oggi in Consiglio regionale, che ricalca la discussione che abbiamo affrontato la scorsa settimana in I Commissione e su cui ci confronteremo rispetto al disegno di legge che la Regione intende presentare nei prossimi giorni, per esercitare le prerogative che la normativa statale concede.
Intanto, approfitterei dell'espressione dei pareri per riportare un attimo la discussione alla normativa statale. Vorrei approfittare dell'occasione per ripercorrere quanto è successo negli ultimi due anni in una materia così delicata come quella della riorganizzazione del sistema delle autonomie locali.
Partiamo dal decreto legge n. 78, che è stato convertito il 31 luglio 2010: sostanzialmente, dice che tutti i Comuni al di sotto dei 5.000 abitanti in pianura e al di sotto dei 3 mila abitanti in montagna devono esercitare in forma associata, attraverso le unioni e le convenzioni, le cosiddette "sei funzioni fondamentali", così come declinate dalla legge n.
42 sul cosiddetto "federalismo fiscale".
Quel decreto legge, così come convertito, assegnava alle Regioni la possibilità di individuare i territori omogenei, i limiti minimi demografici all'interno dei quali esercitare in maniera associata le funzioni e rinviava a un DPCM alcune precisazioni.
Conoscete meglio di me la storia: il DPCM del giugno 2011 fissò nel limite demografico del quadruplo del minimo il limite demografico minimo all'interno del quale i Comuni dovevano esercitare le funzioni fondamentali, e impose alcune date per l'esercizio della gestione associata. Due funzioni al 31 dicembre 2011, due funzioni al 31 dicembre 2012 e altre due funzioni al 31 dicembre 2013. Questo accadde nel giugno 2011.
Poi, arrivò la cosiddetta "manovra di agosto", con l'articolo n. 16 sul quale oggi abbiamo concentrato il nostro dibattito.
L'articolo n. 16 introduce delle novità rispetto a questo contesto normativo. Sostanzialmente, l'articolo n. 16 prescrive che i Comuni sotto i mille abitanti debbano esercitare in forma associata tutte le funzioni loro spettanti, ivi compresi i servizi pubblici locali. Inoltre, fornisce ai Comuni due strumenti principali, che venivano richiamati anche nel decreto legge n. 78: lo strumento dell'unione dei Comuni, che è una gestione strutturata, che prevede personalità giuridica, che può assumere personale che è costituita da un Presidente dell'unione e da una Giunta e lo strumento delle convenzioni, forma più snella.
In fase di conversione di quel decreto, che nella prima stesura prevedeva l'eliminazione dei Consigli comunali e la permanenza soltanto del Sindaco (tutti ricorderanno che, il 23 agosto, anche la Giunta regionale scese al fianco dei piccoli Comuni del Piemonte, visto che la normativa riguardava oltre il 50% dei Comuni piemontesi) vennero introdotte ulteriori novità.
In particolare, venne sancito che i Comuni sotto i mille abitanti, che avessero scelto di esercitare attraverso l'unione dei Comuni, cioè attraverso una forma, come dicevo prima, strutturata (con un diverso livello di governo, perché prevede un Presidente dell'unione, una Giunta dell'unione e la capacità di spesa, una personalità giuridica e la possibilità di assumere personale), avrebbero dovuto gestire in forma associata anche la programmazione finanziaria e la gestione del bilancio.
Mentre, chi avesse scelto la strada delle convezioni, una strada meno strutturata, uno strumento più leggero, avrebbe potuto tenere la programmazione finanziaria e la gestione del bilancio.
A prescindere dagli strumenti, a partire dal primo rinnovo del Consiglio comunale, c'è la perdita della Giunta, ma certamente c'è il mantenimento dei Consigli comunali. Quindi, per così dire, l'articolo n. 16 individua due strade per i Comuni sotto i mille abitanti.
Ripeto, la prima è la strada dell'unione dei Comuni: si crea una forma strutturata e allora s'inserisce il bilancio di ciascun Comune all'interno di quella forma strutturata, che prevede - lo voglio ribadire - il Presidente e la Giunta dell'unione. La seconda è la strada della convenzione, lo strumento più snello, che non prevede limiti minimi demografici e che consente, perché non si crea un Ente con personalità giuridica, di mantenere in capo al singolo Comune (perché non si prevede e lo voglio ripetere - un ulteriore ente con personalità giuridica) il mantenimento della gestione contabile e della gestione della programmazione.
La ratio del provvedimento è una ratio che sento di condividere, ma è una ratio verso la quale tutti i Comuni piemontesi sono già andati. Ieri sera ho partecipato ad una riunione ad Alba, dove c'erano 70 Sindaci i quali ci hanno raccontato un'esperienza che è un'esperienza virtuosa.
Perché i Sindaci nel nostro Piemonte si sono già organizzati nel tempo attraverso il sistema di unioni e di convenzioni.
Ci sono delle cose da correggere o da integrare in quest'articolo n.
16. O meglio, quest'articolo è certamente migliorabile e integrabile perché, per esempio, le cosiddette unioni miste oggi possono causare dei problemi, nel senso che nelle unioni miste, cioè quelle composte da Comuni con meno di mille abitanti e Comuni sopra i mille c'è una situazione tale per cui i Comuni sopra i mille abitanti conferiscono le sei funzioni fondamentali e tengono il bilancio, quelli sotto i mille abitanti conferiscono tutte le funzioni e perdono il bilancio.
Certamente, occorre riflettere per consentire la permanenza di alcune unioni di Comuni oggi presenti sul territorio, ma io devo ricordare che le unioni di Comuni, che si sono costituite fino ad oggi, partivano da un presupposto diverso rispetto alle unioni di Comuni che si formano oggi perché quelle erano aggregazioni volontarie che mettevano insieme alcune funzioni sulla base di scelte dei Sindaci, senza alcun principio di obbligatorietà, queste invece non sono più su base volontaria e hanno l'obbligatorietà di mettere insieme una serie di funzioni e anche dei termini perentori. Quindi, è tutta intenzione dell'Amministrazione regionale, laddove i Sindaci intendano utilizzare unioni oggi già operanti e che intendano confermarle per l'esercizio delle funzioni fondamentali favorire questo percorso.
Allora, certo che la proposta di ricorrere dinanzi alla Corte Costituzionale può essere una proposta. Sì, certo, è una proposta. È una proposta politica che è assolutamente inefficiente e inadeguata a rispondere alle esigenze dei nostri 1.077 Sindaci.
Perché, mentre noi stiamo qua a fare i dibattiti, la Consigliera Artesio cita Calvino, il Consigliere Gariglio cita Fanfani, il Consigliere Lepri - me lo sono scritto - dice che la Regione deve fare la guida relazionale, i nostri Sindaci sul territorio si sono già rimboccati le maniche e stanno già ridisegnando, attraverso l'autonomia che l'articolo n.
16 gli dà, di scegliere lo strumento della convenzione o lo strumento dell'unione; si stanno già organizzando per esercitare in forma associata le funzioni.
Come lo stanno facendo? Utilizzando lo strumento della flessibilità per cui possono stipulare delle convenzioni con determinati Comuni perch individuano, in un particolare ambito territoriale, l'ambito territoriale ottimale per alcune funzioni, possono stipulare altre convenzioni includendo magari altri Comuni, perché quello è l'ambito territoriale che individuano i Sindaci.
E perché la Regione continua a porre l'accento sulla necessità di mettere i Comuni al centro del sistema? Perché, a differenza di quello che oggi ci ha detto il centrosinistra, io invece sono certa della responsabilità e della maturità politica dei nostri primi cittadini che si stanno rimboccando le maniche e stano pensando a come dare una risposta non tanto alla normativa quanto alla richiesta di servizi dei loro cittadini.
Perché, poi, alla fine, la ratio del nostro governo non è certamente quella di risparmiare qualche costo degli Assessori, ma è quella di indirizzare il nostro sistema verso una gestione associata che può comportare un miglioramento dei servizi e non dico una contrazione delle risorse, ma una razionalizzazione delle risorse.
Allora, è per questo che la Giunta dà parere negativo all'ordine del giorno presentato dal Consigliere Reschigna e accoglie le tante sollecitazioni che sono, invece, arrivate dalla maggioranza e si impegna qui a proseguire sulla strada della interlocuzione serrata, così come è già avvenuto sul tema della finanziaria, per quel che riguarda, ovviamente, le integrazioni all'articolo n. 16, che rendano applicabile in una realtà come il Piemonte la normativa e le forme di gestione associate e che si impegna anche nelle fase di legislazione, perché noi siamo comunque legislatori, ad inserire eventualmente, all'interno del disegno di legge sulle autonomie locali, i principi che rendano applicabile l'articolo n. 16 sul nostro territorio.
Al Consigliere Gariglio vorrei dire che la Giunta non sta facendo "pastine" con le associazioni delle Autonomie locali senza coinvolgere il Consiglio (visto che oggi è la seconda volta che me lo ricorda) in una materia così delicata. La Giunta sta informalmente consultando gli Enti locali e le associazioni delle Autonomie locali per presentare un disegno di legge, dopo aver sentito la voce tanto delle associazioni rappresentative delle autonomie locali, quanto degli Enti locali e che dei nostri Sindaci.
Credo sia un diritto della Giunta e credo che la Giunta possa consultare e audire, anche in sedi diverse dal Consiglio regionale, i rappresentanti delle Autonomie locali e credo che non si debba parlare di lesa maestà.
Al Consigliere Reschigna vorrei rispondere che la richiesta d'impugnativa del CAL non è stata presentata all'unanimità dal CAL, ma è stata firmata da 34 Consiglieri del CAL ed è stata votata, per chi c'era al termine di una riunione del CAL in cui la maggior parte dei Consiglieri se n'era già andata. Questo per riportare la verità anche all'interno dell'Aula.
Per quello che riguarda la richiesta di impugnativa, dico che si tratta di una risposta facile, una risposta politica, che non risolve i problemi dei nostri Comuni anche perché quando, eventualmente, la sentenza dovesse uscire e dovesse cancellare delle previsioni che oggi sono obbligatorie e che oggi sono all'interno di un ordinamento, non cesserebbero gli effetti che quella normativa oggi ha prodotto. Allora, non diamo una risposta politica, diamo una risposta concreta ai nostri Sindaci che stanno già lavorando per mettere insieme le funzioni, miglioriamo l'articolo 16 e utilizziamo la legge regionale proprio per introdurre quei correttivi che possono adattarsi bene alla realtà piemontese.
Il parere della Giunta è favorevole all'ordine del giorno avente come primo firmatario il Consigliere Carossa, e contraria all'ordine del giorno del Consigliere Reschigna.



PRESIDENTE

Il Consigliere Reschigna chiede la parola per chiarimenti? Prego.



RESCHIGNA Aldo

Chiarimenti no. Vorrei parlare per fatto personale perché l'Assessore Maccanti si è permessa di mettere in bocca delle affermazioni che noi non abbiamo fatto. Primo punto.
Secondo punto. Voglio ricordare che il diritto di replica, che vuole dire la chiusura della discussione su una mozione presentata dai Consiglieri, ce l'hanno i Consiglieri, non la Giunta. La Giunta poteva, ed era assolutamente auspicabile, fare un intervento in sede di dibattito, ma non con i toni censori che ha usato l'Assessore Maccanti in questo momento...



(Commenti dei Consiglieri della Lega Nord)



RESCHIGNA Aldo

Per piacere, sto parlando io! L'Assessore non ha bisogno degli avvocati difensori...



PRESIDENTE

Consigliere Reschigna, si attenga al Regolamento. Mi deve dire se vuole intervenire per fatto personale, per chiarimenti o se chiede un dibattito nuovo sulle comunicazioni dell'Assessore. Queste sono le tre possibilità che lei ha.



RESCHIGNA Aldo

Lo risolvo tranquillamente. Intervengo per fatto personale. L'Assessore Maccanti non si permetta più di dire in quest'aula, e fuori da quest'aula che il centrosinistra non ha fiducia nei confronti dei Sindaci piemontesi.
Non si permetta più! Il nostro atteggiamento è un altro, ma siccome ritengo offensiva questa frase, chiedo che sia ripristinata la verità. Grazie.



(Accesi commenti dei Consiglieri della Lega Nord)



PRESIDENTE

Scusate, ho chiesto al Consigliere Reschigna a che titolo voleva intervenire. Il collega ha risposto di voler parlare per fatto personale ed è intervenuto per un minuto e 14 secondi. Non credo che quello che ha fatto sia un intervento per fatto personale, tuttavia dovendo, a norma di Regolamento, avere la possibilità di motivare ed esplicare il fatto personale, ha fatto comunque il suo intervento. Quindi l'ho dovuto ascoltare, perché questo si fa da nove legislature.
Ci sono altre richieste di chiarimenti? La parola al Consigliere Taricco.



TARICCO Giacomino

Nel suo intervento l'Assessore Maccanti ha citato una questione su cui avrei chiesto chiarimenti. Ne approfitto per chiederli.
L'Assessore ha fatto riferimento ad una riunione che sarebbe avvenuta peraltro documentata dalla stampa, ieri sera ad Alba, cui hanno partecipato 70 rappresentanti di Comuni.
Come mai a queste riunioni sono invitati solo alcuni Consiglieri, ma non tutti i Consiglieri sono messi a conoscenza di riunioni che istituzionalmente, la Giunta fa sul territorio?



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccanti.



MACCANTI Elena, Assessore agli enti locali

Grazie, Presidente.
Quello era un incontro richiesto da numerosi Sindaci, della cui organizzazione si è incaricato l'Assessore Cirio. I Consiglieri presenti ne hanno avuto notizia e hanno ritenuto di presenziare.



(Accesi commenti provenienti dai banchi dell'opposizione)



PRESIDENTE

Scusi, Consigliere Taricco, lei ha fatto una domanda. Se la risposta non la soddisfa, avrà tempi e metodi che sono nelle sue prerogative sia per evidenziarlo che per ottenere una risposta che la soddisfa. Non possiamo aprire un dibattito.
Io devo garantire la procedure e i suoi diritti, queste sono stati garantiti. Lei può presentare un'interrogazione, un'interpellanza, chiedere un Consiglio straordinario, chiarirsi con l'Assessore che può essere utile ma non si può aprire un dibattito.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 556, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte premesso che: la Regione Piemonte è caratterizzata da un numero molto alto di comuni di piccole dimensioni. In particolare, 622 comuni su 1206, il 52% del totale contano meno di 1000 abitanti e sono quindi interessati direttamente alle previsioni dell'art. 16 del Decreto Legge n. 138/2011, convertito nella legge n. 148/2011 (Manovra bis 2011) la sopra richiamata norma, al fine di conseguire la 'Riduzione dei costi relativi alla rappresentanza politica nei comuni e razionalizzazione dell'esercizio delle funzioni comunali' introduce numerose previsioni sull'ordinamento dei comuni sino a 1000 abitanti, in primo luogo l'obbligo di assolvere a tutte le 'tutte le funzioni amministrative e tutti i servizi pubblici' attraverso una forma di cooperazione con altri comuni individuata nell'Unione, che raggruppi comuni contigui così da conseguire un bacino complessivo di almeno 5 mila abitanti, ridotti a 3 mila nelle aree montane sulla base di tale normativa sono trasferiti all'Unione tutti gli aspetti sostanziali della vita amministrativa del Comune: le Unioni, tra l'altro subentrano nei contratti dei Comuni, gestiscono il personale, redigono il bilancio per i Comuni che ne fanno parte dopo l'approvazione alla Camera dei Deputati il 30 luglio 2010, è in fase avanzata di discussione parlamentare presso il Senato della Repubblica il DDL 2259 'Individuazione delle funzioni fondamentali di Province e Comuni semplificazione dell'ordinamento regionale e degli enti locali, nonch delega al Governo in materia di trasferimento di funzioni amministrative Carta delle Autonomie locali. Riordino di enti ed organismi decentrati', la 'Carta delle Autonomie', che interviene direttamente nella disciplina delle funzioni e degli ordinamenti degli enti locali ricordata la legge n. 148/2011 di conversione del DL 138/2011 che prevede diverse unioni di Comuni, fino a 3000 abitanti in montagna e 5000 in pianura si corre il rischio di vanificare un processo di modernizzazione dei poteri locali in quanto le unioni di comuni nelle due fattispecie descritte formerebbero non sulla base delle relazioni tra i territori ma su quella della classe demografica dei comuni vanificando conseguentemente i principi di efficienza ed efficacia ricordato che il CAL del Piemonte nella riunione del 26 ottobre 2011 ha richiesto di sollevare la questione di costituzionalità dell'articolo 16 del DL n.
138/2011, convertito nella legge 148/2011 considerato che come è stato evidenziato dall'ANCI e da alcune Regioni, la norma presenta chiari profili di incostituzionalità, violando sia le prerogative di autodeterminazione dei Comuni, sia i poteri regionali di ordinamento delle autonomie locali l'intervento su materie complesse e articolate come le funzioni e l'ordinamento degli enti locali non può essere inserito in modo estemporaneo in una normativa tesa ad altre finalità i risparmi conseguibili con il citato art. 16 sono incerti e non quantificabili l'ANCI ha evidenziato come tale norma determinerebbe vuoti normativi, in particolare sugli aspetti relativi alla redazione dei bilanci e assetti istituzionali fragili, in particolare rispetto alla natura delle unioni che risulterebbero dall'articolo 16 i temi in questione sono oggetto di un'iniziativa legislativa, il DDL 2259 che tratta la materia in modo organico impegna la Giunta regionale a sollevare una questione di costituzionalità dell'articolo 16 del D.L. n.
138/2011, convertito nella legge n. 148/2011 ad agire presso il Governo per l'abrogazione dell'articolo 16 del D.L. n.
38/2011, riconducendo la disciplina della materia entro il percorso di discussione della 'Carta delle Autonomie' in discussione al Senato della Repubblica".
Il Consiglio non approva.
Ricordo che il numero legale è 28.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 563, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte premesso che l'articolo 14 della DL 78 del 31/05/2010 convertito in L. 122 del 31 luglio 2010 ha previsto che i Comuni sotto i 3000 abitanti in montagna e sotto i 5000 abitanti in pianura debbano svolgere in forma associata le sei funzioni fondamentali di cui all'articolo 21, comma 3, della legge 42/2009 e più precisamente: funzioni generali di amministrazione, di gestione e controllo funzioni di polizia locale funzioni di istruzione pubblica (compresa asili nido, refezione, assistenza ed edilizia) funzioni di viabilità e trasporto gestione del territorio e dell'ambiente (esclusa edilizia residenziale pubblica e locale, i piani di edilizia e il servizio idrico integrato) funzioni del settore sociale e che la legge prevede che le funzioni fondamentali dei Comuni siano esercitate attraverso unioni o convenzioni e che ancora l'articolo 16 del DL 138/2011 convertito nella legge n. 148 del 14 settembre 2011 modifica la situazione introducendo importanti novità: prescrive che i Comuni sotto i 1000 abitanti debbano esercitare in forma associata tutte le funzioni amministrative e tutti i servizi pubblici loro spettanti attraverso l'unione dei Comuni, alla quale deve essere affidata la programmazione economica-finanziaria e la gestione contabile prevede una deroga alle disposizioni sui comuni sotto i 1000 in caso di convenzione. I Comuni cioè possono esercitare tutte le funzioni attraverso la convenzione (senza alcun obbligo in riferimento alla relazione economico finanziaria e alla gestione contabile).
Tenuto conto che I Comuni si stanno organizzando autonomamente per rispettare la normativa utilizzando in modo flessibile gli strumenti previsti dalla legge considerato che al centro del sistema è necessario porre l'autonomia decisionale e gestionale dei nostri 1206 Comuni in capo ai Sindaci preso atto che il Governo, sentiti i Comuni e i loro rappresentanti, sta già lavorando a un'integrazione dell'articolo 16 del suddetto DL 138/2011 per offrire ulteriori strumenti ai Comuni per l'esercizio in forma associata impegna il Presidente e la Giunta a intraprendere ogni azione politica presso il Governo per integrare l'articolo 16 del DL 138/2011 in ossequio ai principi di autonomia decisionale e gestionale dei Comuni nel rispetto dei principi di sussidiarietà" Il Consiglio approva.


Argomento: Trasporti aerei

Esame ordine del giorno n. 561 presentato dai Consiglieri Ponso, Negro Toselli, Gregorio, Taricco, Buquicchio e Cursio, inerente a "Aeroporto di Cuneo-Levaldigi"


PRESIDENTE

Prima di affrontare il punto 8) all'o.d.g., ricordo che c'è l'ordine del giorno inserito questa mattina che riguarda l'aeroporto di Levaldigi.
La Giunta ha preannunciato un parere favorevole e i proponenti rinunciavano alla presentazione e discussione. Se ci sono le condizioni, metterei in votazione tale ordine del giorno.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Giovine; ne ha facoltà.



GIOVINE Michele

Mi perdoni, Presidente: non ho capito né cosa si sta votando, né il punto all'o.d.g.



PRESIDENTE

Allora: i Consiglieri della Provincia di Cuneo, insieme, hanno presentato un ordine del giorno che riguarda l'Aeroporto di Cuneo Levaldigi, che è in rete da questa mattina. Il dispositivo di quest'ordine del giorno, alla luce dell'ipotesi di chiusura di una decina di scali e aeroporti italiani, contiene l'auspicio di un'attività della Giunta per intervenire sul Ministero dell'Economia e delle Finanze a sostegno dell'integrazione aeroportuale tra Cuneo Levaldigi e Torino Caselle. La Giunta ha già detto d'essere favorevole; se ci sono le condizioni, quindi lo poniamo in votazione altrimenti lo discuteremo quando sarà il momento.
Ha nuovamente chiesto di intervenire il Consigliere Giovine: ne ha facoltà.



GIOVINE Michele

Grazie, Presidente.
Io sì, vorrei discuterlo, perché in questa fase storica in cui tutti quanti ci dicono che "il mondo è cambiato" a me sembra un po' incredibile presentare un ordine del giorno con la lobby cuneese - e i colleghi sanno a cosa mi riferisco - per l'aeroporto di Cuneo Levaldigi. Chi conosce quello scalo, come il sottoscritto... Vorrei sapere quanti utenti registra l'anno, l'aeroporto di Cuneo Levaldigi...



(Commenti in aula)



GIOVINE Michele

Io dunque vorrei discuterlo.



PRESIDENTE

Allora, se lei vuole discuterlo, l'atto è all'o.d.g. un po' più avanti se ci riusciremo avremo modo, di qui alle 20, di trattarlo.


Argomento: Organizzazione degli uffici - Regolamento del personale

Esame ordine del giorno n. 549 presentato dai Consiglieri Buquicchio, Laus e Ponso, inerente a "Disegno di legge n. 158, razionalizzazione e riorganizzazione del personale regionale" (questione sospensiva)


PRESIDENTE

Sul disegno di legge n. 158, "Misure di razionalizzazione in materia di personale e di organizzazione regionale", c'era il preavviso scritto ai sensi dell'articolo 58, comma 2, del Regolamento interno. Come ricorderete questa convocazione è stata firmata e trasmessa ai Consiglieri il giorno 26 ottobre. Successivamente, mi è stato comunicato che in I Commissione si è decisa la sospensione, per quella seduta, della trattazione del punto: il provvedimento quindi non è stato licenziato.
Alla Conferenza dei Capigruppo avevamo deciso che l'ordine del giorno collegato, il n. 549, qualora non fosse stato approvato il disegno di legge n. 158, sarebbe stato trattato al punto 8) e così quindi procediamo. Poi tratteremo l'ordine del giorno sulla "Loquendo", che è un altro argomento importante, e credo che più o meno arriveremo l'ora di fine dei lavori.
Il collega Buquicchio può pertanto illustrare l'ordine del giorno n.
549.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente, ma sull'argomento interviene il collega Ponso, che è firmatario dell'ordine del giorno.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Angeleri; ne ha facoltà.



ANGELERI Antonello

Con tutto il rispetto che ovviamente devo avere nei confronti della Conferenza dei Capigruppo, vorrei però chiedere per cortesia una spiegazione, in quanto ricordo - essendo stato uno di coloro che l'avevano chiesto in Commissione - che sul disegno di legge n. 158 si voleva ci fosse una riflessione per la serietà che dovevamo, in termini di risposta, ai 209 dipendenti.
Ora mi chiedo: essendo il provvedimento sospeso, com'è possibile parlare di un ordine del giorno "collegato"? Mi chiedo questo perch rischiamo di fare una discussione due volte su un qualcosa di cui ovviamente, non sappiamo ancora quale sarà l'esito.
Lo dico per la serietà del dibattito che ci dev'essere in quest'Aula Presidente.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Buquicchio; ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Presidente, se vuole rispondere lei, per carità...
Però mi permetto, se è consentito, di rispondere al collega Angeleri. A parte ciò che è stato deciso nella Conferenza dei Capigruppo, voglio dare una risposta nel merito, poiché basterebbe aver voglia di leggere - o rileggere, per chi l'ha dimenticato - il contenuto di quell'ordine del giorno: non è un ordine del giorno "collegato", ma è un ordine del giorno che oggi vuole dire, poiché non si decide su quell'argomento: per cortesia si decida! Mi sembra quindi un ordine del giorno pertinente: non dice "come" decidere, dice di farlo perché si sta perdendo troppo tempo e si sta tergiversando sulla pelle dei precari. Grazie.



PRESIDENTE

Collega Angeleri, per quanto riguarda la procedure le rispondo, per vorrei un po' di attenzione.
L'ordine del giorno n. 549 viveva al punto 11) dell'o.d.g., poi abbiamo il disegno di legge n. 158. La convoca è stata firmata dal sottoscritto e inviata a domicilio il 26 ottobre.
Precedentemente c'era stata una Conferenza dei Capigruppo nella quale è stata "prenotata", ai sensi dell'articolo 58, comma 2, del Regolamento interno, la trattazione del disegno di legge n. 158, se licenziato dalla I Commissione; in quella stessa riunione dei Capigruppo si è deciso che l'ordine del giorno n. 549 sarebbe stato collegato e che, qualora il disegno di legge non fosse stato licenziato dalla I Commissione, sarebbe stato comunque trattato in quella seduta al posto e in luogo del disegno di legge n. 158, cosa che stamattina ho detto in apertura, per chi c'era quando abbiamo modificato - anche corposamente - l'o.d.g. della seduta.
Questo attiene alla procedura.
Per quanto attiene al merito, mi sembra che lei invece, Consigliere Angeleri, abbia invitato il collega Buquicchio a valutare se discutere, per fare un dibattito unico, quest'ordine del giorno in occasione di una prossima eventuale discussione del disegno di legge n. 158, come ordine del giorno collegato; mi sembra che il collega Buquicchio, se non ho male inteso, sia di opinione diversa.
Adesso ne possiamo uscire in due modi: si va avanti con la trattazione del disegno di legge n. 158, oppure, Consigliere Angeleri, lei formalizza la proposta di sospensione della trattazione del punto e la si pone in votazione.
Prego, Consigliere Angeleri.



ANGELERI Antonello

Scusi, Presidente, a questo punto formalizzo la richiesta. Lo faccio però per un semplice fatto e chiedo scusa, Presidente: non penso che la Giunta si stia divertendo o stia facendo qualsiasi altra cosa che non affrontare il problema che in Commissione avevamo trattato e richiesto alla Giunta stessa di verificare.
Quindi, anche per un dovere di serietà che dobbiamo al lavoro della Giunta, è giusta - per carità - una sollecitazione a cercare di dare una risposta in tempi brevi. Evidentemente però la materia - ne abbiamo discusso anche più volte in Commissione - mi sembra abbastanza complessa e tutti quanti i colleghi lo hanno dichiarato.



PRESIDENTE

Bene. Dunque permane la richiesta - che lei, Consigliere Angeleri, ha formalizzato - di trattare in altra seduta questo punto.
Consigliere Buquicchio, non posso darle la parola perché lei è già intervenuto prima, in senso favorevole.
La parola al Consigliere Reschigna, immagino per il parere contrario.



RESCHIGNA Aldo

Presidente, non scherziamo su queste cose. Va bene? Se prendiamo l'abitudine che ad un certo punto delle sedute del Consiglio regionale, quando la maggioranza ha deciso di andarsene a casa s'inventano le occasioni e le opportunità perché si sciolga il Consiglio regionale, ci prendiamo in giro.
La ricostruzione dei fatti è quella da lei descritta e il Consigliere Buquicchio, in sede di Conferenza dei Capigruppo, ha detto: "Se c'è il provvedimento in Consiglio ritiro l'ordine del giorno; se non c'è il provvedimento in Consiglio chiedo che si discuta l'ordine del giorno". A quella Conferenza dei Capigruppo era presente il Presidente del Gruppo consiliare della Lega Nord, Mario Carossa, il Presidente del Gruppo consiliare PdL, Luca Pedrale, e non si sono opposti. Un voto contrario è un voto che significa sostanzialmente una cosa: non solo la Giunta decide di stare ferma nelle discussioni su un disegno di legge in Commissione come e quando vuole, senza pensare di dover rendere conto alla Commissione e ai dipendenti che sono coinvolti, ma pure la maggioranza decide se è il caso che il Consiglio regionale perda del tempo a discutere un ordine del giorno presentato da un Capogruppo dell'opposizione.
Non scherziamo su questi che sono i minimali fondamenti di una regola di funzionamento democratico di un'Assemblea elettiva!



PRESIDENTE

Poiché permane, da parte del Consigliere Angeleri, la richiesta di rinvio in merito alla trattazione dell'ordine del giorno n. 549, procediamo con la votazione.
Indìco la votazione palese sulla questione sospensiva.
Il Consiglio approva.
La trattazione dell'ordine del giorno n. 549 è rinviata ad altra seduta così come verrà stabilito nella Conferenza dei Capigruppo nella giornata di domani, già convocata per le ore 13.30.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame ordine del giorno n. 554 presentato dai Consiglieri Cerutti, Taricco Boeti, Ronzani, Dell'Utri, Laus, Buquicchio, Pedrale, Carossa, e Botta Marco, inerente a "Loquendo"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 554, avente ad oggetto "Loquendo", presentato dai Consiglieri Cerutti, Taricco, Boeti, Ronzani Dell'Utri, Laus, Buquicchio, Pedrale, Carossa e Botta Marco, di cui al punto 9) all'o.d.g.
La parola alla Consigliera Cerutti per l'illustrazione.



CERUTTI Monica

Grazie, Presidente.
Questo atto riprende una questione molto trattata quest'estate da parte dei media e ha visto la Regione attiva, insieme ad altre Istituzioni, in particolare il Comune di Torino, per far sì che una realtà quale la Loquendo non venisse dispersa, ma venisse acquisita dalla multinazionale Nuance, con il conseguente pericolo che vengano meno delle competenze su questo territorio.
Le azioni intraprese dalle Istituzioni locali non sono riuscite a bloccare questo tipo di operazione, che però ha visto un'attenzione, sia da parte della azienda Loquendo, sia da parte della multinazionale, per far sì che l'azione da parte del Governo regionale continui ad essere attiva sui problemi prospettati dagli stessi lavoratori, tra l'altro riscontrati anche da altre realtà, come la rete di ricercatori, a livello nazionale, che ha valutato con preoccupazione questa acquisizione. Propongo, sull'ordine del giorno firmato da Consiglieri sia della minoranza sia della maggioranza, un emendamento in accordo con la Giunta. Anziché l'attivazione di un osservatorio, si suggerisce l'attivazione di un tavolo propositivo, per far sì, insieme alla proprietà, alle organizzazioni sindacali e agli Enti locali, che il percorso di acquisizione di Loquendo da parte di Nuance, sia meno traumatico per i lavoratori e per le competenze che Loquendo rappresenta.



PRESIDENTE

Ci sono interventi in dibattito generale? Ha chiesto di intervenire il Consigliere Buquicchio; ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Potrei fare delle considerazioni su quanto è accaduto prima, ma non lo faccio.
Sul futuro di Loquendo è da mesi che si trascina un'altalenante situazione di annunci aziendali e di parziali rassicurazioni, però, ad oggi, il tutto non è supportato da effettivi piani aziendali.
Di fronte alle rassicurazioni annunciate dall'acquirente multinazionale statunitense, molti esponenti della politica locale hanno rilanciato annunci ottimistici circa la possibilità di garantire la continuità aziendale ed occupazionale per i 103 dipendenti, 98 dei quali lavorano a Torino (in massima parte sono laureati, ingegneri).
Oltre al quadro occupazionale di Loquendo, vanno tenute in considerazione le ricadute occupazionali per tutto il rispettivo indotto.
Mi chiedo come si possa essere rassicurati in assenza di un chiaro piano aziendale, anche rispetto all'indotto. Come si può ritenere priva di rischio occupazionale un'operazione di cessione formalizzata il 13 agosto scorso, avvenuta tra Telecom, ex proprietaria di Loquendo, e Nuance? Con Loquendo parliamo di una piccola dimensione aziendale di eccellenza nel settore della tecnologia vocale, a fronte di un'acquisizione da parte di un soggetto che conta seimila dipendenti. La Nuance, inglobando il marchio Loquendo, è divenuta monopolitista del ramo. I numeri contano più delle parole: il futuro dei lavoratori non può reggersi su rassicurazioni squisitamente e meramente verbali o su ipotesi di ricollocazioni che non garantiscono, al di là degli annunci, la continuità sul territorio piemontese di un settore tecnologico così evoluto, per di più in una città che ospita un'eccellenza accademica come il Politecnico di Torino.
Spesso ripetiamo, anche in Aula, che il Piemonte deve strategicamente puntare sull'innovazione e sulla ricerca per il rilancio del territorio. Lo diciamo noi sul territorio e lo sentiamo dire tante volte a iosa a livello nazionale, ma anche quando ci sono soggetti in grado di realizzare concretamente dei percorsi di sviluppo in tale direzione, si sceglie, per un motivo o per l'altro, di perseguire una politica aziendale di cessione fuori dall'Italia.
Questo è veramente un elemento da condannare.
Ritengo che occorra sostenere, da parte della Regione Piemonte proposte in ambito della Conferenza Stato-Regioni che puntino a predisporre vincoli normativi di tutela dei settori strategici, inerenti alla ricerca e all'innovazione, operanti sul territorio, perché cedere o abdicare nel campo delle tecnologie avanzate, capaci di contribuire alla competitività nazionale e territoriale, è un lusso che non possiamo permetterci.
Ancora una volta, quindi, annunci e nessuna certezza sul futuro dei 103 lavoratori piemontesi.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei, Consigliere Buquicchio.
La parola al Consigliere Taricco.



TARICCO Giacomino

Molto brevemente, solo per annunciare che quanto proposto al Consiglio regionale è uno strumento utile ed importante per dare il segnale di un'attenzione, che peraltro c'è stata nei mesi passati, da parte del territorio, al futuro non soltanto di un'azienda e di un importante polo occupazionale, ma di un settore che, essendo riferimento importante per la ricerca, in realtà è uno snodo di grande interesse per il futuro di quei lavoratori e della ricerca universitaria piemontese, in quell'ambito.
Riteniamo che l'attivazione di un Osservatorio, che renda evidente quest'attenzione, possa essere uno stimolo importante, affinché l'azienda abbia piena consapevolezza della posta in gioco sul nostro territorio.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei, Consigliere Taricco.
Non essendoci altri interventi, dichiaro chiuso il dibattito generale.
La parola all'Assessore Quaglia, per la replica.



QUAGLIA Giovanna, Assessore regionale

Grazie, Presidente.
Credo che l'Assessore Porchietto, che era presente poco fa, mentre ora è impegnata in Assessorato, abbia già parlato con i firmatari dell'ordine del giorno.
La Giunta esprime parere favorevole all'emendamento, annunciato dalla Consigliera Cerutti, circa l'attivazione di un tavolo propositivo che raccolga le sollecitazioni presenti nell'ordine del giorno e svolga una verifica puntuale sul caso specifico.



PRESIDENTE

Comunico che il testo dell'ordine del giorno è così modificato dai proponenti: nel dispositivo, alla prima riga, la parola "Osservatorio" viene sostituita con le parole "tavolo propositivo".
Il parere della Giunta regionale è favorevole.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 554, il cui testo recita: "Premesso che Telecom Italia ha perfezionato nelle scorse settimane la cessione al gruppo statunitense Nuance Communications Inc. della propria partecipazione, pari al 99,98%, nel capitale sociale di Loquendo Il prezzo finale di circa 55 milioni di euro, corrisposto interamente al closing, è pari alla somma dell'Enterprise Value stabilito dal contratto firmato il 12 agosto 2011 Le rassicurazioni profuse dai vertici di Nuance ai primi di settembre avevano delineato per Loquendo un percorso di valorizzazione nel suo insieme Considerato che Nonostante le rassicurazioni fornite da Nuance agli Enti locali, e alla Regione tra questi, permangono ad oggi grandi preoccupazioni tra i lavoratori sulle reali intenzioni della proprietà L'ipotesi dell'integrazione tra le tecnologie delle due aziende sembra superata, mentre nei fatti procede un semplice ricollocamento dei singoli dipendenti con la conseguente perdita di qualsiasi identità e del know how aziendali Le garanzie annunciate di non licenziamento dei dipendenti per 18 mesi, non riguardano l'indotto di Loquendo, per cui sarà probabile una significativa perdita di posti di lavoro nel nostro territorio Il Consiglio regionale Propone alla Giunta l'attivazione di un tavolo propositivo che coinvolga la proprietà, le Organizzazioni Sindacali e gli Enti locali, al fine di garantire gli impegni assunti da Nuance sul nostro territorio".
Il Consiglio approva.


Argomento: Viabilità

Proseguimento esame ordine del giorno n. 414 presentato dai Consiglieri Bono, Biolé, Buquicchio, Cerutti e Goffi, inerente a "Liberalizzazione delle tratte autostradali tra i caselli di Quincinetto-Ivrea-Scarmagno Albiano d'Ivrea" (rinvio)


PRESIDENTE

Il Consigliere Bono chiede il rinvio del punto 10) all'o.d.g., relativo al proseguimento dell'esame dell'ordine del giorno n. 414.
Pertanto, il punto 10) all'o.d.g. è rinviato ad altra seduta, su richiesta dei proponenti.


Argomento: Trasporti aerei

Esame ordine del giorno n. 561 presentato dai Consiglieri Ponso, Negro Toselli, Gregorio, Taricco, Buquicchio e Cursio, inerente a "Aeroporto di Cuneo-Levaldigi" (seguito)


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 561, di cui al punto 10.1) all'o.d.g.
Il Consigliere Ponso lo dà per illustrato.
aperto il dibattito generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Giovine; ne ha facoltà.



GIOVINE Michele

Grazie, Presidente.
Scusi, questa è una nuova iscrizione all'o.d.g.?



PRESIDENTE

Sì. Questa mattina, quando lei non c'era (non è una polemica), a norma dell'articolo 58 del Regolamento abbiamo provveduto ad inserire...



GIOVINE Michele

Io c'ero, ma va bene, Presidente.



PRESIDENTE

In apertura di seduta, a norma dell'articolo 58 del Regolamento si pu modificare - come lei sa - l'o.d.g.
Quest'ordine del giorno è stato inserito dopo il punto 10).
Il mio precedente tentativo era registrare un'eventuale condivisione di voto, senza dibattito; lei si è legittimamente opposto, pertanto ha facoltà di parola.
Prego.



GIOVINE Michele

Presidente, per carità, se questa è stata la procedura, nulla quaestio: pensavo fosse un'iscrizione votata precedentemente.
Poiché è una nuova iscrizione di questa mattina, non ho letto compiutamente il testo dell'ordine del giorno in questione, ma non essendo scesi dalla montagna con la pietra al collo ieri, posso immaginare che si tratti di una richiesta di soldi o di contribuzione nei confronti dell'importantissimo aeroporto Levaldigi.
Quest'aeroporto, ovviamente, non ce la fa con il conto economico perché chiunque abbia visto l'aeroporto Levaldigi sa perfettamente che economicamente non può stare in piedi.
All'epoca (credo abbia più di trent'anni), era stato costruito grazie ad un'opera bipartisan (non cito i protagonisti, perché li conosco entrambi e con entrambi ho ottimi rapporti d'amicizia, oltre che politici) e magari quell'operazione poteva anche avere un senso politico; aveva un senso politico anche il fatto che gli Enti pubblici entrassero a far parte dell'aeroporto Levaldigi.
Trovo, però, alquanto sintomatico e stucchevole questo, soprattutto nel giorno in cui abbiamo discusso l'aggregazione dei piccoli Enti (dei Comuni degli Enti in unione dei Comuni, qualora non debbano andare in convenzione), o, perché l'hanno portata alla nostra attenzione i colleghi della minoranza, la possibile e ipotetica abolizione delle Province; un giorno in cui sono stati evocati tutti gli Enti di secondo livello (i Consorzi e via discorrendo), chiamati così perché non hanno un voto diretto dei cittadini, ma dipendono indirettamente dagli organi di primo livello quindi comunque vivono di denaro pubblico. Questi - voglio ricordarlo - in Italia pesano, sulla bilancia complessiva, intorno ai sette miliardi di euro. Sette miliardi di euro, collega Negro: molto più di quanto pesano i Comuni e moltissimo in più di quanto pesano le Province.
Mi chiedo, allora, come si possa, in un periodo storico che va verso la razionalizzazione, se non la chiusura, di tutta una serie di Enti, dare il via libera ad un ordine del giorno che, non solo chiede la prosecuzione di quest'importantissimo aeroporto, ma evidentemente chiede anche di mettere mano al portafoglio pubblico per poterlo, direttamente o indirettamente sostenere.
Mi rendo conto che, per chi è stato eletto Consigliere regionale nella provincia di Cuneo, questo sia un problema importante e fondamentale da porre all'attenzione del Consiglio regionale.
Il sottoscritto, che è stato eletto Consigliere regionale in tutta la regione, non solo nella provincia di Cuneo, ritiene che, se ci sono risorse in più, queste devono essere spese eventualmente per tenere aperti gli ospedali (tanto per fare un esempio), per finanziare la cultura, ove evidentemente non sia cultura di natura parassitaria, ma cultura utile al territorio e faccia cultura veramente, per finanziare i trasporti, le imprese piemontesi sane o che rischierebbero la chiusura se non avessero aiuti pubblici.
Ritengo che l'aeroporto Levaldigi abbia ricevuto, negli anni, molti soldi dal pubblico. Mi piacerebbe che qualcuno in quest'aula (vedo che la Giunta è massicciamente presente), magari l'Assessore Sacchetto rispondesse dicendo quanti sono i soldi trasferiti all'aeroporto Levaldigi che ricordiamo essere, nei fatti - credo che il Comune di Savigliano ne abbia la maggioranza assoluta delle azioni ne abbia - un aeroporto il cui pacchetto azionario è a stragrande maggioranza nelle mani del pubblico.
Non abbiamo nulla da obiettare nei confronti degli aeroporti di natura privata, se ce la fanno da soli, se resistono e reggono sul mercato: piena liberalità nel dare concessioni, possibilità di scalo, nel superare tutte le questioni anche di natura burocratica. Non è più il tempo, però, in cui il pubblico intervenga in un'opera che, non dico sia stata fallimentare, ma sia superata nel tempo e nei fatti, perché mi pare che purtroppo, dal punto di vista economico, l'aeroporto Levaldigi non ce la faccia da solo. Non ce la fa assolutamente; non ce la fa neanche con i contributi istituzionali pubblici di convenzione, attribuiti dallo Stato e dagli altri Enti (Regione e, in parte, Comune), negli anni.
Personalmente, il mio voto sarà assolutamente contrario, a meno che la maggioranza non mi convinca diversamente, cioè mi persuada dell'importanza strategica dell'aeroporto di Levaldigi, aspetto su cui, avendo appreso dopo l'intervento precedente una certa soddisfazione diffusa da parte dei colleghi della maggioranza sulla questione, nutro qualche dubbio. So che i colleghi di maggioranza e diversi colleghi dell'opposizione avvertono qualche dubbio sulla votazione del presente ordine del giorno. Nulla quaestio, evidentemente, sul fatto che se l'aeroporto di Levaldigi possiede i numeri e la possibilità, possa avere le gambe e la forza per procedere da solo. Oggi, purtroppo, non siamo più in grado.
Soprattutto mi fa specie, in una giornata come quella odierna, dopo tutto quello di cui si è discusso in tema di risorse pubbliche e di impiego delle stesse in merito agli enti di primo e di secondo livello, che si ponga all'attenzione dell'aula tale questione.
Mi risulta che recentemente siano arrivati otto milioni di euro dalla Regione Piemonte all'aeroporto di Levaldigi: non mi sembra che siano pochi sebbene non siano sufficienti (altrimenti non saremmo qui a discuterne!).
Credo che non si possa più ragionare in termini provinciali in questa fase importante della nostra storia piemontese, perché comunque non è l'unico aeroporto presente sul territorio piemontese: ne abbiamo altri due più l'aeroporto di Biella. Poi, magari, andremo a scoprire che ce ne sono altri, per cui cosa facciamo? Diventiamo un "bancomat" continuo per tutti gli aeroporti che oramai storicamente andrebbero chiusi, oppure che andrebbero rivisti nelle gestione di tratte e nella propria operatività? Oggi come oggi, andare a votare positivamente questo ordine del giorno... Capisco che vi siano dei colleghi che, magari, qua dentro sentano un po' meno la responsabilità del Governo, ma mi pare che oggi, pur con posizioni diverse, sia stata fatta da parte di tutti un'ampia assunzione di responsabilità sulle questioni della governance del sistema degli Enti locali.
Ho apprezzato i diversi interventi dei colleghi. Spero che anche su questo punto, che comunque nel suo piccolo riveste una certa importanza, vi sia un'onestà intellettuale trasversale, non solo da parte del centrodestra, ma anche da parte del centrosinistra, e si dia priorità nella spesa delle risorse pubbliche alle esigenze impellenti dei cittadini, così come impone, purtroppo, la crisi a livello nazionale ed internazionale.
Mi spiace - non vorrei dare un dolore ai colleghi, tutti amici e simpatici, della Provincia di Cuneo - ma in questa agenda che la crisi internazionale ci impone, non vedo assolutamente l'aeroporto di Levaldigi.
Grazie, Presidente e grazie colleghi.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
vero che stiamo discutendo un ordine del giorno, ma giusto per metodo, oltre che per aspetti sostanziali, mi domando solo se la presenza dell'Assessore competente serva sempre, oppure no. Lo dico perché, visto che in decine di occasioni il centrosinistra ci chiede di sospendere le trattazioni delle norme qualora non sia presente l'Assessore competente (ma anche il Vicepresidente, che, in qualche modo lo rappresenta o un componente di Giunta, essendo la Giunta un organo collegiale), se va bene che la Giunta in qualche modo sia rappresentata da un suo componente essendo appunto un organo collegiale, ne prendiamo atto e va bene, nel senso che va bene adesso, ma va bene sempre. Diverso sarebbe un atteggiamento che dice: se è una "roba" mia, se anche l'Assessore non è presente, si vota lo stesso; si invece non è "roba" mia, chiedo la presenza dell'Assessore.
Ci dicano i proponenti che cosa intendano fare. Dopodiché, la prendiamo almeno personalmente, ma credo anche il mio Gruppo - come prassi consolidata e così ci sapremo comportare nel prosieguo della legislatura.
Grazie.



VIGNALE Gian Luca

TARICCO Giacomino (fuori microfono)



VIGNALE Gian Luca

Potremmo chiamare in Aula l'Assessore Bonino per presenziare.



PRESIDENTE

Collega Taricco, chiede la presenza dell'Assessore competente per proseguire? Mi corre l'obbligo, sostanzialmente, di fare due precisazioni: la prima è che è presente l'Assessore ai rapporti col Consiglio regionale, e che la Giunta è un organo collegiale, come dico sempre (mi rendo conto che pu apparire come un disco rotto, ma questa è la procedura).
In secondo luogo, quando precedentemente avevo chiesto se c'erano le condizioni per la trattazione dell'ordine del giorno in oggetto (poi abbiamo verificato che le condizioni non c'erano, ovviamente, tant'è che siamo qua adesso in fase di dibattito), avevo annunciato che comunque la Giunta aveva espresso il parere favorevole. Questa mattina, infatti, quando era stata presentata la richiesta di inserimento nuovi punti all'o.d.g., ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento, l'Assessore Bonino era presente.



PRESIDENTE

TARICCO Giacomino (fuori microfono)



PRESIDENTE

Allora va bene così.



PRESIDENTE

Grazie, collega Taricco.
Ha chiesto la parola il Consigliere Buquicchio; ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Con tutto il rispetto che nutro per il collega Vignale, abbiate pazienza, ma penso che ci sia un limite a tutto! Se qui si deve utilizzare un elemento negativo e di nocumento della Giunta in determinate situazioni, come strumento per boicottare puntualmente la controparte, dite che volete il "muro contro muro", anche da chi non pone in atto, in tante situazioni, un atteggiamento di questo genere! E allora avrete il muro contro muro! Lo avrete, perché questo è un atteggiamento inaccettabile.
Prima non sono insorto, ma lo faccio ora, perché comunque è un crescendo! È una situazione senza limiti.
L'Assessore aveva espresso il suo parere e addirittura si invoca la sua non presenza per bloccare la discussione? Prendiamo l'abitudine di votare! Voi avete i numeri - se li avete - per bocciale le iniziative. Ma non dovete boicottare le discussioni, perché questo è un vulnus per la democrazia!



PRESIDENTE

Consigliere Vignale, immagino che chieda la parola per fatto personale.



(Commenti del Consigliere Vignale)



PRESIDENTE

già intervenuto, ma se deve fare una precisazione, che peraltro pu essere anche utile, non è la prima eccezione che faccio in questa legislatura. Lo faccio volentieri.



VIGNALE Gian Luca

Il Presidente ha ragione quindi essendo un po' "pistino" nel rispetto regolamentare, lo rispetto. Diciamo, quindi, che intervengo per fatto personale o per dichiarazione di voto, non appena entreremo in quella fase.
Avevo posto un aspetto non di merito, ma di modalità. Però ha ragione il Presidente sul fatto che sono già intervenuto, per cui quando faremo le dichiarazioni di voto, mi esprimerò nel merito.



PRESIDENTE

La dichiarazione di voto non è prevista per gli ordini del giorno.



VIGNALE Gian Luca

Allora non mi esprimerò.



PRESIDENTE

Vede che siamo due "pistini"? Ha chiesto la parola il Consigliere Segretario Ponso, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



PONSO Tullio

Grazie, signor Presidente.
Sarò celere, perché il collega Negro vuole la votazione! Finalmente arriveremo alla votazione di questo ordine del giorno.
Mi permetto di dissentire nei confronti del collega Vignale, perché mi sembra un esempio un po' infelice: mi consenta, come dice qualcuno a Roma! Non è un ordine del giorno presentato dal centrosinistra o, viceversa se noi fossimo in maggioranza, presentato dal centrodestra. È un ordine del giorno trasversale, sulla sensibilità di un problema di un territorio. È un provvedimento condiviso dalla Giunta, per cui, con tutto il rispetto che nutro per l'Assessore competente, penso che sia superflua la sua presenza dal momento che è in aula anche l'Assessore ai rapporti con il Consiglio che sicuramente è all'altezza del compito che le compete.
Alcune risposte al collega Giovine. Non esiste la lobby del Cuneese questo è un mito di cui sento parlare da quando sono entrato a far parte di quest'Aula, e probabilmente risale già a precedenti legislature.
Qui c'è il lavoro e continuo a ringraziare per il loro appoggio i Consiglieri Gregorio, Toselli, Taricco e Negro. Indipendentemente dal colore politico c'è la sensibilità di un territorio nei confronti di un aeroporto, che - è vero - è ancora in deficit, ed è vero che oggi abbiamo ribadito per l'ennesima volta di essere contro gli sprechi. È vero che il sottoscritto ha denunciato prima determinati sprechi che a Roma non avete il coraggio di affrontare: l'ICI commerciale della Chiesa, la riduzione dei parlamentari e quant'altro.
Quindi, in coerenza, dico che adesso butteremmo davvero via i soldi e sprecheremmo veramente tutto, perché per anni, quale Sindaco e quale Consigliere provinciale, mi sono dibattuto sul buco nero che calava in Levaldigi, e allo stesso modo i colleghi che sono presenti in Consiglio regionale.
Ora, impedire la concessione da parte del Ministero delle Finanze significa non solo farlo morire, ma significa sprecare anni ed un sacco di denaro, anche perché l'aeroporto di Levaldigi sta andando in positività nel senso che esiste un 40% (dimostrato) di aumento delle sue entrate.
Quindi, pian piano sta uscendo da quello che era un disastro economico.
Il mio Presidente, Antonio Di Pietro, il 15 settembre ci ha convocati a Vasto. Ho preso un aereo da Milano a Foggia, poi sono tornato da Foggia a Milano. A Foggia in quel pomeriggio - con tutto il rispetto per la terra di Puglia e del mio Presidente Capogruppo - è partito un solo aereo ed è tornato a Milano.
Sono arrivato in aeroporto alle 14 perché l'aereo decollava alle 18, il check-in apriva all'incirca alle 16.30. Dalle ore 14 il personale dell'aeroporto, così pure le forze dell'ordine, hanno parlato del più e del meno tra di loro per tutto il tempo.
Gli sprechi forse vanno guardati da altre parti; la nostra terra ha 580 mila abitanti che aspettano da tempo viabilità, strade, strutture e il salvataggio dell'aeroporto. Questo non è sprecare, ma è andare contro gli sprechi. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Ponso. Con tutta la simpatia e la stima che ho per lei, dire che non c'è una lobby a Cuneo...
Possiamo dire che non c'è sulla carta.
La parola all'Assessore Maccanti.



MACCANTI Elena, Assessore regionale

Il parere della Giunta è favorevole.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Per fatto personale; lo motivo e poi mi siedo.
Confermo quello che dicevo, poi ogni collega si può stupire, ma credo che sia coerente come s'intende la Giunta. La Giunta è un organo collegiale e quindi qualunque rappresentante della Giunta sieda dietro quei banchi rappresenta il titolare del provvedimento che si vota. Ed è così, lo dice lo Statuto della nostra Regione. Se è così, ne prendo atto e finalmente attuiamo lo Statuto e il Regolamento all'interno della nostra Aula.
Quindi, prendo atto di questo e me lo...



PRESIDENTE

Collega, non ravviso molto il fatto personale.
Ripeto: la Giunta regionale è un organismo collegiale. Il Presidente Cota all'inizio di questa legislatura ha nominato un Assessore tra i 12 con le funzioni di rapporto con l'Aula consiliare, quindi con il Consiglio regionale. Questo Assessore è presente ed ha espresso il parere sull'ordine del giorno non obbligatorio, a richiesta di un Capogruppo.
L'altro attiene ai rapporti politici e si è discusso sia ieri sia oggi e credo che si discuterà ancora domani.
Ha chiesto la parola il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Siccome mi fanno sempre paura certe precisazioni - non le sue Presidente - è chiaro che dal mio punto di vista questa è una situazione eccezionale. Non vorrei mai - e rimanga a verbale - che domani qualcuno dai banchi della maggioranza invocasse questo come un precedente.



RESCHIGNA Aldo

LAUS Mauro (fuori microfono)



RESCHIGNA Aldo

Per gentilezza, Presidente, perché non mi ha dato la parola?



PRESIDENTE

Perché avevo inteso dal suo sguardo una rinuncia volontaria. Mi scuso di avere interpretato male il suo sguardo.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 561, il cui testo recita: "Premesso che il presidente dell'Ente Nazionale per l'Aviazione Civile Vito Riggio ha dichiarato che lo scalo aeroportuale di Levaldigi 'non è né strategico n complementare' facendone supporre l'inserimento nella lista della decina di scali destinati a essere chiusi a causa della loro non sostenibilità economica osservato che l'assessore regionale ai Trasporti Barbara Bonino ha sottolineato recentemente il progressivo miglioramento dei dati economici dell'aeroporto di Levaldigi, fatto che fa sperare in un recupero di redditività, specie se si arrivasse ad una specializzazione funzionale di Caselle e Levaldigi, con quest'ultimo dedicato ai voli low cost e merci constatato che il Ministero dell'Economia e delle Finanze non ha tutt'ora adempiuto agli adempimenti volti a formalizzare la concessione ventennale alla società di gestione dell'aeroporto di Cuneo - Levaldigi motivando la decisione, tra l'altro, con il risultato economico del 2009 che evidenzia una maggior perdita di esercizio di circa 300 mila euro rispetto al dato indicato nel piano di risanamento, con uno scollamento di circa il 30 considerato che l'ultimo aumento di capitale effettuato, riservato ai soci pubblici che sono Provincia di Cuneo, Regione Piemonte e Camera di Commercio di Cuneo, è stato quantificato in 2 milioni e 485 mila euro e che negli anni alla sopravvivenza dello scalo hanno provveduto risorse messe a disposizione da diverse amministrazioni comunali della provincia di Cuneo sollecitate a contribuire al superamento di una fase di crisi dello scalo che il nuovo piano industriale della società di gestione dell'aeroporto di Cuneo - Levaldigi riferito al periodo 2011-2013 oltre al raggiungimento dell'obiettivo dell'incremento del flusso di passeggeri, prevede il definitivo superamento delle criticità gestionali Il Consiglio Regionale alla luce delle ipotesi di chiusura di una decina di scali aeroportuali italiani, ventilata dal presidente dell'Ente Nazionale per l'Aviazione Civile Vito Riggio, invita la Giunta regionale a farsi promotrice di ogni iniziativa utile a garantire l'operatività dell'aeroporto di Cuneo Levaldigi, salvaguardandone gli investimenti effettuati nel corso di questi anni dalla stessa Regione, dalla Provincia di Cuneo, dalla Camera di Commercio di Cuneo e dalle amministrazioni comunali della Granda, entrate nella società di gestione dello scalo cuneese. In particolare, il Consiglio regionale invita la Giunta a sollecitare il Ministero dell'Economia e delle Finanze ad espletare gli adempimenti volti a formalizzare la concessione ventennale alla società di gestione dell'aeroporto di Cuneo - Levaldigi, in vista del progetto di integrazione aeroportuale che porterebbe alla creazione di un'unica società di gestione degli aeroporti Sandro Pertini di Torino Caselle e Olimpica di Cuneo - Levaldigi".
Il Consiglio approva.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali - Formazione professionale

Ordine del giorno n. 553 presentato dai Consiglieri Pentenero, Reschigna Boeti, Ronzani, Laus, Taricco, Motta Angela, Artesio, Muliere, Buquicchio e Dell'Utri, inerente a "Futuro della Fondazione Europea per la formazione (EFT) e del Consorzio Villa Gualino" (rinvio)


PRESIDENTE

Colleghi, non essendo presente la Consigliera Pentenero, prima firmataria, propongo di rinviare l'esame dell'ordine del giorno n. 553, di cui al punto 12) all'o.d.g.
Consigliere Pedrale, dobbiamo continuare?



PRESIDENTE

PEDRALE Luca (fuori microfono)



PRESIDENTE

No.



PRESIDENTE

LAUS Mauro (fuori microfono)



PRESIDENTE

Perché, dipende da Pedrale?



PRESIDENTE

Collega Laus, il Consiglio regionale oggi è convocato, come le altre sedute, per condivisione da parte dell'intera Conferenza dei Presidenti fino alle ore 20.
Com'è avvenuto qualche volta, mi sembra di percepire che vi sia una certa volontà a chiudere i lavori.
Siccome il Presidente Pedrale non nasconde tanto quest'intendimento gli ho semplicemente chiesto se avevo inteso bene il suo sguardo, a differenza di quello che era successo per il suo.
E il collega Pedrale me lo ha confermato.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.10)



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