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Dettaglio seduta n.162 del 18/10/11 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

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Argomento:


LEARDI LORENZO



(Alle ore 10.00 il Consigliere Segretario Leardi comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.30)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



(La seduta ha inizio alle ore 10.32)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Procediamo con l'esecuzione dell'Inno Nazionale.



(In applicazione del dispositivo dell'ordine del giorno n. 9 "Unità d'Italia", approvato dall'Assemblea consiliare il 1° dicembre 2010 l'Assemblea, in piedi, ascolta l'Inno nazionale della Repubblica Italiana "Il canto degli italiani")


Argomento: Ordine pubblico e sicurezza

Ordine del giorno n. 537 presentato dai Consiglieri Buquicchio, Negro Cursio, Ponso, Reschigna, Muliere, Laus, Motta Angela, Bono e Biol inerente a "Solidarietà ai Comparti di Sicurezza e Soccorso pubblico" (richiesta iscrizione all'o.d.g.)


PRESIDENTE

Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione. Chiedo se vi siano proposte di modifica, dal momento che alcune sono già state annunciate.
Ha chiesto la parola il Consigliere Buquicchio; ne fa facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Chiederei cortesemente l'inserimento di un ordine del giorno sulla solidarietà ai Comparti della Sicurezza e del Soccorso pubblico - quindi alle forze dell'ordine - presentato da me stamattina e sottoscritto già da diversi colleghi.
Invito tutti gli altri che avessero desiderio di firmarlo a sottoscriverlo perché il documento è a disposizione. Grazie.


Argomento: Ordine pubblico e sicurezza

Ordine del giorno n. 536 presentato dai Consiglieri Carossa, Tiramani Marinello, De Magistris, Gregorio, Novero e Molinari, inerente a "Solidarietà alle vittime dei violentissimi scontri nella manifestazione di sabato 15 ottobre 2011 a Roma" (richiesta iscrizione all'o.d.g.)


PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Carossa; ne ha facoltà.



CAROSSA Mario

Grazie, Presidente.
Chiederei anch'io l'iscrizione dell'ordine del giorno n. 536 presentato dai Consiglieri Carossa, Tiramani, Marinello, De Magistris, Gregorio Novero e Molinari, inerente a "Solidarietà alle vittime dei violentissimi scontri nella manifestazione di sabato 15 ottobre 2011 a Roma", presentato alle ore 10.14. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Ordine del giorno n. 539 presentato dai Consiglieri Bono e Biolé, inerente a "Rilocalizzazione della Sadi Servizi Industriali" (richiesta iscrizione all'o.d.g.)


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Vorrei chiedere, se possibile, l'inserimento dell'ordine del giorno relativo alla rilocalizzazione della Sadi Servizi Industriali e poi poiché immagino saranno accolte le richieste dei colleghi - chiedo se possibile di mantenere il primo punto all'o.d.g. che consiste solo nel voto dell'ordine del giorno su "Villa Cristina", dal momento che mancava solo la votazione: in questo modo quel punto si chiuderebbe subito. Grazie.


Argomento: Sicurezza sul lavoro

Ordine del giorno n. 541 presentato dai Consiglieri Cursio, Taricco Cortopassi, Tentoni, Pedrale, Artesio, Toselli, Mastrullo, Boniperti, Leo Negro, Carossa, Stara, Reschigna, Marinello, Muliere, Gregorio, Boeti Laus, Ponso, Tiramani, Cantore, Burzi, Valle, De Magistris, Dell'Utri e Bresso, inerente a "19 Marzo - Giornata regionale per le vittime degli incidenti sul lavoro" (richiesta iscrizione all'o.d.g.)


PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cursio; ne ha facoltà.



CURSIO Luigi

Grazie, Presidente.
Vorrei chiedere se fosse possibile iscrivere in quest'odierna giornata dei lavori un ordine del giorno che riguarda la Giornata regionale per le vittime degli incidenti che avvengono sul lavoro. Grazie.


Argomento:

Programmazione dei lavori


PRESIDENTE

L'ordine del giorno è già all'o.d.g. Propongo allora quanto segue, con il consenso del collega Buquicchio: iscriviamo al punto 4) dell'o.d.g. l'ordine del giorno n. 536 presentato dai Consiglieri Carossa, Tiramani, Marinello, De Magistris, Gregorio Novero e Molinari, inerente a "Solidarietà alle vittime dei violentissimi scontri nella manifestazione di sabato 15 ottobre 2011 a Roma" l'ordine del giorno n. 537 presentato dai Consiglieri Buquicchio, Negro Cursio, Ponso, Reschigna, Muliere, Laus, Motta Angela, Bono e Biol inerente a "Solidarietà ai Comparti di Sicurezza e Soccorso pubblico" del collega Buquicchio viene attratto, così diamo la possibilità al Consigliere Cursio (che appartiene ugualmente al Gruppo dell'Italia dei Valori) di presentare il suo l'ordine del giorno n. 541, presentato dai Consiglieri Cursio, Taricco Cortopassi, Tentoni, Pedrale, Artesio, Toselli, Mastrullo, Boniperti, Leo Negro, Carossa, Stara, Reschigna, Marinello, Muliere, Gregorio, Boeti Laus, Ponso, Tiramani, Cantore, Burzi, Valle, De Magistris, Dell'Utri e Bresso, inerente a "19 Marzo - Giornata regionale per le vittime degli incidenti sul lavoro", dal momento che è possibile presentarne uno solo per Gruppo.


Argomento: Ordine pubblico e sicurezza

Ordine del giorno n. 542 presentato dai Consiglieri Leo, Spagnuolo Pedrale, Mastrullo e Botta Marco, inerente a "Solidarietà ai cittadini di Roma e alle forze dell'ordine dopo le violenze di sabato 15 ottobre" (richiesta iscrizione all'o.d.g.)


PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Leo; ne ha facoltà.



LEO Giampiero

Presidente, i colleghi hanno presentato anche ordini del giorno sul tema della violenza di sabato scorso a Roma, oppure ancora no?



PRESIDENTE

Sì: c'è quello del collega Carossa.



LEO Giampiero

Perfetto, perché noi ne stiamo presentando uno che poi può essere "attratto" da quello già depositato. Grazie, Presidente.


Argomento:

Programmazione dei lavori (seguito)


PRESIDENTE

Allora, se prestate un po' d'attenzione, riassumo la proposta.
Al punto 4) inseriamo l'ordine del giorno n. 536 presentato dai Consiglieri Carossa, Tiramani, Marinello, De Magistris, Gregorio, Novero e Molinari, inerente a "Solidarietà alle vittime dei violentissimi scontri nella manifestazione di sabato 15 ottobre 2011 a Roma, che attrarrà l'ordine del giorno n. 537 presentato dai Consiglieri Buquicchio, Negro Cursio, Ponso, Reschigna, Muliere, Laus, Motta Angela, Bono e Biol inerente a "Solidarietà ai Comparti di Sicurezza e Soccorso pubblico" ed altri che eventualmente fossero presentati - relativo alla solidarietà alle vittime dei violentissimi scontri alla manifestazione di Roma e al comparto della Sicurezza in senso generale.
Iscriviamo poi al punto 5) l'ordine del giorno n. 541, presentato dai Consiglieri Cursio, Taricco, Cortopassi, Tentoni, Pedrale, Artesio Toselli, Mastrullo, Boniperti, Leo, Negro, Carossa, Stara, Reschigna Marinello, Muliere, Gregorio, Boeti, Laus, Ponso, Tiramani, Cantore, Burzi Valle, De Magistris, Dell'Utri e Bresso, inerente a "19 Marzo - Giornata regionale per le vittime degli incidenti sul lavoro", perché il tema mi sembra abbastanza urgente e sentito, vista la commemorazione nel corso della scorsa seduta; a questo documento sarà poi collegato quello della Consigliera Artesio sullo stesso tema. Su richiesta del primo firmatario l'ordine del giorno n 416 "Sostegno alla scuola non statale di Bianzé" presentato dai Consiglieri Leo, Vignale, Costa Rosa Anna, passerà all'ultimo punto della giornata.



(L'Assemblea, tacitamente, acconsente alle iscrizioni e all'inversione all'o.d.g.)



PRESIDENTE

Visto il consenso dell'Aula, dichiaro approvato ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento l'o.d.g. così come modificato.
Aggiungo che, se dovesse residuare del tempo nel pomeriggio e se l'Aula è d'accordo, andremmo avanti con il programma dei lavori del mattino perché, come i colleghi sanno, il punto relativo al disegno di legge n. 158 che in sede di Conferenza dei Capigruppo era stato prenotato con preavviso scritto ai sensi dell'articolo 58, comma 2, del Regolamento interno - non è stato licenziato dalla I Commissione ed assegnato all'Aula.
Ha chiesto la parola il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Sulla prosecuzione dei lavori del pomeriggio, noi non abbiamo alcuna difficoltà al riguardo...



PRESIDENTE

Scusi se la interrompo. Non l'ho detto, lo decideremo nel pomeriggio: l'ho anticipato prima, di modo che i Gruppi possano valutare.



RESCHIGNA Aldo

Dicevo che noi non abbiamo alcuna difficoltà al riguardo. Quello che volevo invece evidenziare è che purtroppo il punto prenotato all'o.d.g. del Consiglio regionale d'oggi non potrà aver luogo, nonostante ci sia stata un'esplicita richiesta in tal senso da parte delle organizzazioni sindacali e nonostante il fatto che, non più tardi di martedì scorso, abbiamo avuto modo di svolgere un incontro con le organizzazioni sindacali in Sala Viglione, dal quale è emersa una forte sollecitazione.
Non capiamo le ragioni per cui venerdì scorso la I Commissione abbia interrotto i lavori su tale punto: su questo noi vogliamo manifestare anche questa mattina in Consiglio la nostra forte contrarietà insieme all'auspicio che però venerdì prossimo il provvedimento possa definitivamente essere licenziato dalla I Commissione del Consiglio.
Grazie.



PRESIDENTE

Bene. Do atto quindi che l'o.d.g. è stato approvato, così come modificato, ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Angeleri, Botta Marco, Comba, Costa Raffaele, Costa Rosanna, Cota, Giordano, Maccanti, Motta Massimiliano e Vignale.


Argomento:

b) Processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Sono a disposizione e riproducibili, su richiesta, i processi verbali delle sedute dell'11 e del 13 ottobre 2011.


Argomento: Varie

c) Presidio operatori culturali del Piemonte davanti a Palazzo Lascaris


PRESIDENTE

Informo che dalle ore 10 circa - e hanno preannunciato che la presenza si protrarrà fino alle ore 15 circa - è presente davanti a Palazzo Lascaris un presidio di una rappresentanza degli operatori culturali del Piemonte.


Argomento:

Approvazione processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione processi verbali precedenti sedute", comunico che sono stati approvati i verbali del 29 settembre 2011 e del 4 e 5 ottobre 2011.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione - Presidi privati di diagnosi e cura

Proseguimento esame ordine del giorno n. 511 presentato dai Consiglieri Bono e Biolé, inerente a "Mantenimento dei livelli occupazionali e dei posti letto della Casa di cura privata accreditata Villa Cristina"


PRESIDENTE

Colleghi, iniziamo i lavori odierni con il proseguimento dell'esame dell'ordine del giorno n. 511, "Mantenimento dei livelli occupazionali e dei posti letto della Casa di cura privata accreditata Villa Cristina", di cui al punto 3) all'o.d.g.
Nella seduta pomeridiana del 4 ottobre è iniziato l'esame dell'atto d'indirizzo. Dopo l'illustrazione del Consigliere Bono sono intervenuti i colleghi Boeti, Vignale e Reschigna e nuovamente, in replica, il Consigliere Bono con la richiesta di sospensione della trattazione e di rinvio della votazione. Pertanto, saremmo ora in sede di votazione.
Ha chiesto la parola la Consigliera Artesio; ne ha facoltà.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
In realtà, quando il Consigliere Bono ha chiesto il rinvio, erano iscritti a parlare altri Consiglieri, tra cui la sottoscritta. Di conseguenza la discussione non era ancora conclusa.



PRESIDENTE

Scusi se la interrompo, Consigliera Artesio: non ho detto che la discussione fosse conclusa, ho chiesto se si potesse procedere alla votazione. Pertanto, dal momento in cui quello che lei dice è corretto (visto che era stato sospeso il punto), chi si iscriverà potrà parlare.
Prego, Consigliera Artesio.



ARTESIO Eleonora

La questione che il Consigliere Bono ha avanzato è assolutamente attuale ed urgente e su di essa si sono già pronunciati altri livelli istituzionali: faccio riferimento, in modo particolare, alla seduta della IV Commissione consiliare del Comune di Torino. Ora, per come noi la possiamo ricostruire, l'evoluzione della vicenda - dal momento d'iscrizione dell'argomento ad oggi - è consegnata sostanzialmente agli organi d'informazione. È tanto più opportuno, quindi, che l'Amministrazione esprima una propria posizione in merito alla questione.
Desidero sottolineare soltanto due aspetti. Ci sembra del tutto evidente che, laddove l'attività ispettiva dell'Amministrazione regionale attraverso le proprie strutture delle Aziende Sanitarie abbia rilevato come ha rilevato - la necessità di interventi di ristrutturazione e d'adeguamento, sia ai fini dell'accreditamento sia ai fini della sicurezza questa attività di vigilanza non possa che dare seguito a disposizioni nei confronti dei soggetti titolari e all'ottemperanza a suddette disposizioni.
Questo è un principio assolutamente inconfutabile.
Peraltro, se si scorre tutta la documentazione agli atti dell'Assessorato regionale, si scorge come la questione sia stata assunta da tutte le amministrazioni che si sono succedute. In particolare, ricordo la deroga data in ragione della continuità assistenziale, che certamente non aveva attenuato né sospeso le necessità di riqualificazione ambientale prescritta dalle Unità di vigilanza.
Ci risulta che l'ultimo verbale adottato dall'Unità di vigilanza abbia un carattere imperativo. "A meno che" - dice il verbale dell'Unità di vigilanza - "l'Amministrazione regionale non intenda assumere sotto la propria responsabilità ulteriori provvedimenti di deroga"; cosa che l'Amministrazione regionale non intende assumere. Credo sia una posizione anche comprensibile e che al momento ha, rispetto alla soluzione del problema, vie d'uscita che ci paiono molto indeterminate.
La questione, infatti, ruota intorno al tema se si stia trattando di una revoca temporanea, quindi di una sospensione, o di una revoca definitiva.
In questi termini, la questione ha due prospettive di uscita differenti. Se stiamo parlando di una sospensione all'esercizio dell'attività sanitaria, è evidente che ci si deve occupare della gestione della fase transitoria, sia per quanto riguarda l'accoglienza dei degenti sia per quanto riguarda la continuità occupazionale del personale sanitario e assistenziale.
Se invece si sta trattando di una revoca definitiva, la questione si configura sotto profili profondamente diversi. Il fatto di leggere sugli organi di informazione il farsi avanti, di volta in volta, di soggetti imprenditoriali teoricamente interessati, rende ancora più incerta ed indefinita la soluzione. In modo particolare, si vorrebbe capire quale tipo di relazione sussista tra la manifestazione di interesse di un imprenditore francese presente nei nostri territori, sostanzialmente per attività socio sanitaria (faccio riferimento alla gestione di RSA e, più recentemente, al subentro di attività ospedaliere post-acuzie nel campo della psichiatria) cioè come si colleghi la presenza, direi fortemente accelerata, all'interno dell'organizzazione della sanità privata di questo nuovo soggetto, con le previsioni che l'Amministrazione regionale ha, in termini della propria programmazione.
Dicendolo in maniera più chiara, gli ultimi elementi di informazione che ci giungono riguardano la possibilità, per il nuovo soggetto interessato, non già di assorbire temporaneamente le attività sanitarie svolte a Villa Cristina attraverso l'accoglienza dei pazienti e del personale ivi operante, bensì di dare vita, autonomamente e in surroga alla chiusura di Villa Cristina, ad una propria, aggiuntiva per questo soggetto imprenditoriale, attività in campo sanitario di post-acuzie, attraverso la riconversione di una struttura che è l'ex Istituto Richelmy.
Su questa questione si tratta di avere chiarezza.
L'opzione sull'ex Richelmy da parte della società Orpea non comincia ora; era un'opzione avanzata nella precedente Amministrazione, quando l'interesse prevalente su quella struttura era di riconversione ai fini di attività residenziale - residenziale di dimissione protetta e residenziale definitiva - per pazienti in condizione di non autosufficienza a seguito di malattia gravemente invalidante, in modo particolare i riferimenti fatti erano i malati parkinsoniani, piuttosto che ai malati oncologici, non in forma di organizzazione di hospice, ma in forma di organizzazione residenziale e specialistica per questo tipo di pazienti.
La risposta che l'allora Amministrazione regionale diede fu di tipo interlocutorio. Non eravamo abituati, nella fase di post-acuzie, ad avere modelli, magari caratteristici di altre realtà europee, di specializzazione dell'attività residenziale. In quel particolare frangente, quindi, si diede all'ARESS il compito di approfondire questo tipo di opzione.
Ora appare che quell'opzione sia stata abbandonata. Non so se sia fondato, dal punto di vista clinico, o se sia un fatto utile perché non si va nella direzione di specializzazione delle residenzialità, ma piuttosto nella direzione di garantire, nelle residenzialità complessive, il livello di assistenza di diversa intensità, coerentemente con i bisogni dei malati.
Certo si sa che il comportamento espansivo di questo nuovo gruppo imprenditoriale si sta rivolgendo, in questa nuova direzione nell'assistenza psichiatrica.
Le due cose - il futuro di Villa Cristina e le candidature che leggiamo a mezzo stampa - sembrano stare insieme. È evidente che se abbiamo un'ipotesi di revoca, si dovrà trattare con un soggetto nuovo, il quale potrà essere interessato alla riqualificazione di Villa Cristina o alla riconversione di un'altra struttura, ma interessante è capire con quali procedure l'Amministrazione intende comportarsi, rispetto all'affidamento di questo servizio. Si va in una sorta di comportamento a sportello, per cui a seconda del primo che si candida gli si affida la gestione di un'attività, che non solo vanta decenni di storia e di esperienza, ma che vanta anche stili di prese incarico dei pazienti molto particolari.
Ricordo in modo significativo tutte le tematiche collegate all'urgenza che dovrebbero essere garantite. Ricordo molto bene il dibattito che divise questo Consiglio regionale, nonché i rappresentanti professionali del mondo della psichiatria sulla necessità di convertire la degenza in post-acuzie dal vecchio modello di intensivo ed estensivo ad un modello contenuto nei tempi di gestione dell'acuzia ad un modello più diffuso, peraltro verificato sul percorso terapeutico di fase di riabilitazione.
Proprio perché siamo in una fase in cui si stavano sperimentando nuovi modelli organizzativi, è interessante comprendere le procedure di individuazione del nuovo soggetto - se di nuovo soggetto intendiamo parlare che l'Amministrazione regionale intenderà perseguire, piuttosto che immaginarsi che ci sia una sorta di procedura sportello, per cui il primo che arriva acquisisce la titolarità di una secolare esperienza sanitaria.
L'altra questione, che nell'immediato sta a cuore a tutti i Consiglieri, riguarda le garanzie in termini di continuità, sia che si tratti di una fase sospensiva temporanea necessaria alla riqualificazione dei lavori e alla riadozione dell'attività sanitaria da parte dell'attuale titolare, sia che si tratti di gestire la fase intermedia.
Se si tratta di un decisivo trasferimento, si tratta di capire quale sarà il futuro per il personale e quali saranno le prospettive per i pazienti, nel quadro complessivo dell'offerta sanitaria di questo campo. In altre parole, capire se il nuovo soggetto gestore, se eventualmente individuato, conserverà le attuali funzioni di Villa Cristina.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Lepri; ne ha facoltà.



LEPRI Stefano

Grazie, Presidente.
Interverrà poi il collega Boeti per definire la linea del nostro Gruppo, però ci tenevo a dare un mio contributo alla discussione.
Certamente la questione è stata gestita con coerenza, perché è evidente senza entrare nelle questioni tecniche, che le prescrizioni adottate nel corso di questi anni, seppur tenuto conto delle difficoltà nell'ottenere autorizzazioni diverse che non sono così facili (pensiamo alla questione della Sovrintendenza), giustificano la presa di posizione dell'Assessorato teso a stoppare un'attività che da troppo tempo necessità di interventi strutturali importanti; interventi strutturali che si riferiscono, in modo particolare, alle attività più squisitamente terapeutiche, non solo alberghiere e che, da quanto ci risulta, non trovano spazio adeguato per una loro piena espressione ed efficacia. Quindi nulla obiettiamo sul procedimento che ha adottato l'Assessorato.
evidente che siamo di fronte a una scelta importante, perché Villa Cristina, come ha ricordato la collega Artesio, ha svolto da molti anni una funzione molto importante nel campo dell'attività terapeutica e di post acuzie per la malattia mentale. Vorrei aggiungere - lo dico anche alla collega Artesio, che so essere sensibile a questo tema - che l'occasione della valutazione dei requisiti strutturali e dello stop che è stato dato ci dovrebbe portare a riflettere anche sull'opportunità che strutture di quella dimensione possano continuare a svolgere la loro attività.
Ci permettiamo di avanzare qualche dubbio (forse più di qualche dubbio) sul fatto che un'attività terapeutica, non in situazioni di cronicità ma di post-acuzie o di acuzie, possa trovare un campo pienamente terapeutico laddove vi è un numero molto significativo di pazienti psichiatrici, fra l'altro, con tipologie assolutamente variegate.
Abbiamo fatto, 40 o 50 anni fa (nel secolo scorso, insomma), con intensità diverse una battaglia contro le strutture psichiatriche eccessivamente contenitive. Domando - ma la mia è più di una domanda - se strutture con più di 100 posti letto, destinati a tipologie diverse di pazienti, siano oggi al passo con le moderne concezioni terapeutiche in campo psichiatrico, che trovano nella dimensione comunitaria una delle chiavi per l'azione terapeutica e riabilitativa.
Di conseguenza, avanziamo prudentemente, ma anche con una certa convinzione, il dubbio che strutture di quella dimensione siano adatte per un'attività terapeutica in fase di cronicità, dimensione assolutamente e indiscutibilmente inadatta, altrimenti non avremmo chiuso i manicomi evidentemente. Avanziamo dubbi che anche l'attività di cura di post-acuzie seppur per un periodo limitato (20, 30, 40 giorni), trovi spazio ideale in un dimensionamento così elevato come quello che caratterizza Villa Cristina.
Dunque, per queste ragioni, chiediamo all'Assessorato un approfondimento, tenendo anche conto delle riflessioni che ora ho portato.
Non mi resta che aggiungere due cose, che sono invece in coerenza con ciò che ha detto la collega Artesio. La prima è che, in situazioni come queste - è abbastanza scontato, comunque non è mai inutile ripeterlo occorre fare in modo che, qualsiasi sia la decisione, il personale attualmente in campo possa trovare, con i percorsi da studiare, eventuali soluzioni alternative, qualora si decidesse di non procedere nella concessione dell'autorizzazione dei lavori o comunque si ritenesse di procedere verso una progressiva riduzione del rapporto di accreditamento con tale struttura. Al contempo, chiediamo che, parallelamente al percorso di tutela dei lavoratori, ci sia la garanzia che le persone che sono seguite, in modo particolare in questa fase difficile dell'acuzie per quanto riguarda la malattia mentale, possano trovare delle soluzioni alternative.
Concordo con la collega Artesio sul fatto che le soluzioni alternative vanno trovate - se vengono cercate - con criteri di ampia competizione quindi di offerta plurima e non semplicemente accettando la prima verosimilmente autorevole, offerta che arriva.
Quindi credo che in questo caso, come in tutti gli altri casi, se si dovesse decidere di procedere al ridimensionamento - decisione che tocca all'Assessorato - di una struttura importante come quella di cui stiamo parlando, è evidente che occorre aprire a meccanismi di competizione e di evidenza pubblica per individuare le soluzioni che possono essere anche plurime (non una sola).


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio alla delegazione della Chiesa Cristiana Copta e all'Associazione dei cristiani copti piemontesi


PRESIDENTE

A nome dell'Assemblea e mio personale, desidero salutare la delegazione della Chiesa Cristiana Copta e l'Associazione dei cristiani copti piemontesi, che stanno seguendo i nostri lavori. Benvenuti a tutti.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione - Presidi privati di diagnosi e cura

Proseguimento esame ordine del giorno n. 511 presentato dai Consiglieri Bono e Biolé, inerente a "Mantenimento dei livelli occupazionali e dei posti letto della Casa di cura privata accreditata Villa Cristina" (seguito)


PRESIDENTE

Continuiamo l'esame dell'ordine del giorno n. 511, di cui al punto 3) all'o.d.g.
Ha chiesto la parola il Consigliere Boeti; ne ha facoltà.



BOETI Antonino

Grazie, Presidente.
Ho presentato un'interrogazione che avrebbe dovuto essere discussa credo, tra un paio di settimane e il fatto che si discuta oggi di questo argomento mi indurrà ovviamente a ritirare l'interrogazione. Quindi mi auguro che si possa concludere oggi la discussione, naturalmente con la risposta dell'Assessore e la valutazione della Giunta rispetto ad un argomento che sta prendendo molto spazio sui giornali (come sempre), che preoccupa il personale, che preoccupa per quanto riguarda i pazienti.
Mi auguro che oggi si possa dire una parola di chiarezza, Assessore perché il panorama è piuttosto confuso rispetto a questa questione.
Credo che le riflessioni da fare siano tre. La prima: si può dire forse, che questa è una storia tutta italiana. Questo è un Paese che ha fondato sulla carta buona parte delle sue procedure e un mare di carta spesso non è servito ad evitare disastri ambientali e devastazioni.
Un progetto presentato nel 2007 giunge forse a conclusione nel 2011 dopo essere passato al vaglio di numerosi Enti che avrebbero dovuto probabilmente in tempi più rapidi, dare una risposta positiva o negativa.
Sul fatto che quella struttura avesse un urgente bisogno di lavori, mi pareva che fosse anche allora patrimonio condiviso e quindi probabilmente per evitare di arrivare adesso con l'acqua alla gola, i tempi delle autorizzazioni - se le autorizzazioni ci dovevano essere, naturalmente avrebbero dovuto essere diversi da quelle che sono stati. Quindi un progetto del 2007, che forse vedrà la luce nel 2011, indica quanto questo Paese abbia bisogno di rivedere i suoi provvedimenti e le sue pratiche.
L'altra preoccupazione che abbiamo come Partito Democratico - come hanno detto anche i Consiglieri che mi hanno preceduto - è rappresentata dal personale. Ci sono 110 persone circa e una cinquantina dell'indotto: nel caso di una revoca dell'autorizzazione alla struttura, verrebbe messa in crisi la loro prospettiva di lavoro in un momento nel quale, da qualunque parte ci giriamo, vediamo che ci sono perdite di posti di lavoro.
Questo, come Partito Democratico, ovviamente non può che preoccuparci.
C'è anche la questione, prioritaria naturalmente, di 120 pazienti che dovrebbero trovare una risposta ai loro bisogni di salute all'interno di altre strutture.
Noi abbiamo bisogno di capire, naturalmente senza stare sul generico, dove questi pazienti potrebbero essere curati e dove potrebbero trovare un soddisfacimento ai loro bisogni.
Non la faccio troppo lunga. Credo che sia il momento che l'Assessore ci dica quello che la Regione pensa di fare rispetto a questa struttura quello che pensa di fare rispetto ai pazienti, quale può essere - nel caso la decisione sia una piuttosto che un'altra - il futuro del personale, in maniera da chiudere definitivamente questo argomento, sperando di ricominciarne un altro per una struttura che - come diceva lei, e concordo ha forse troppi posti letto.
Pensare che ci possa essere una struttura che ha 120 posti letto e che si occupa di pazienti psichiatrici appartiene probabilmente alla storia della psichiatria del passato, quindi si può anche valutare l'ipotesi di ridimensionare la struttura, consentendo in questo modo di avere maggiori metri quadrati (per usare questo termine) a disposizione dei pazienti che vi verranno ricoverati.
Meno persone significa anche, io credo, un rapporto più umano e più disponibile, così com'è caratteristica di strutture che hanno un numero di posti letto minore rispetto a quella di cui stiamo discutendo.
Aspettiamo quindi che l'Assessore risponda e poi magari faremo ancora qualche riflessione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Negro; ne ha facoltà.



NEGRO Giovanni

Sono favorevole all'ordine del giorno n. 511. Sono d'accordo nel mantenere i livelli occupazionali e i posti letto nella casa di cura privata Villa Cristina. Ricordo che vi lavorano 105 persone e sono ricoverate oltre 120 pazienti.
Il mio Gruppo è favorevole, naturalmente attendiamo la risposta dell'Assessore che, presumo, sia positiva. Anche se saranno apportate alcune modifiche al documento, noi siamo favorevoli.



PRESIDENTE

Ci sono altre richieste di intervento in sede di dibattito generale? La parola all'Assessore Monferino per una precisazione.



MONFERINO Paolo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Vorrei dare una risposta alla domanda del Consigliere Boeti.
La situazione è la seguente. Il problema non è nato oggi ma, da quanto si evince dalla documentazione raccolta, nel 2005, quando è emersa una prima segnalazione di criticità. Tale segnalazioni, portate avanti dalla Commissione di vigilanza, si sono ripetute negli anni, fino ad arrivare ad una segnalazione di vera e propria pericolosità per i pazienti. Tenendo conto anche del fatto che le normative, nel frattempo, sono diventate molto più significative e stringenti come quelle sull'antincendio, la sicurezza l'antisismica. Tutti problemi che conosciamo.
A questo punto, di fronte ad una situazione dichiarata pericolosa per i pazienti, non avevamo altra scelta che intervenire, anche abbastanza duramente, con la proprietà, cosa che abbiamo fatto. Circa dieci mesi fa abbiamo iniziato un dialogo con la proprietà, che non ha portato a nulla.
Ragion per cui, dopo l'ultima visita della Commissione di vigilanza abbiamo deciso di intervenire con un provvedimento.
Come diceva la Consigliera Artesio, ci sono due possibili tipi di provvedimento: la revoca o la sospensione. Noi abbiamo inviato una diffida ultimativa alla struttura, chiedendo degli impegni precisi. Dalla diffida ci è pervenuta una risposta molto articolata di alcune pagine, con molti punti. Noi abbiamo chiesto formalmente alla Commissione di vigilanza di darci risposta, punto per punto, articolando tutte le argomentazioni che sono state portate avanti. L'ultimo verbale della Commissione di vigilanza ci ha confermato la necessità di fermare la struttura.
Noi porteremo in Giunta il provvedimento di sospensione dell'attività.
La struttura si è impegnata a portare avanti un progetto di ristrutturazione, è stato ottenuto un parere favorevole, poco tempo fa, dal Consiglio comunale di Torino, anche se non esiste ancora una formale autorizzazione all'avvio lavori ma, comunque, c'è un parere favorevole al progetto.
Noi abbiamo fatto esaminare il progetto dalla Commissione di vigilanza che ci rappresenta ancora molte potenziali criticità, seppure con la realizzazione del nuovo progetto. Se la struttura dovesse essere riconvertita seguendo l'ultimo progetto presentato, non otterrebbe ancora la certificazione all'attività. È possibile che, davanti a questa informazione, la struttura, o la proprietà, ripensino a modificare il progetto per tentare di adeguarne le necessità.
Questo è ciò che ci ha spinto ad uscire con un provvedimento di sospensione, quindi non di revoca definitiva dei posti letto, ma certamente di sospensione.
Durante questo anno di dialogo con la struttura e di riunioni, la preoccupazione principale per noi è stata quella, innanzitutto - che è un obbligo per noi - dei pazienti ricoverati, quindi di trovare una ricollocazione ai pazienti.
La seconda preoccupazione è stata quella di trovare una soluzione per i dipendenti.
Noi non favoriamo nessuna particolare soluzione. Si sono fatte avanti alcune aziende. Una, in particolare, quella che è stata citata, forse, più di altre, ha cercato di portare avanti una soluzione. Ovviamente, nessuna di queste strutture fa tutto questo senza portarsi, come contropartita, la possibilità di recuperare dei posti letto.
Noi non stiamo favorendo nessuna struttura particolare. L'unica preoccupazione che abbiamo è, prima di tutto, che i pazienti siano degnamente e dignitosamente ricollocati in una struttura adeguata. Per quanto possiamo fare, cerchiamo di convincere tutti coloro che si occuperanno di risolvere il problema, di preoccuparsi anche del personale che oggi lavora a Villa Cristina (si tratta di 105 persone di cui, se ricordo bene, nove medici, quasi 60 infermieri e una quarantina di OSS).
Questa è la situazione. Oggi porteremo in Giunta un provvedimento di sospensione dell'attività. Lavoriamo con tutte le strutture che possono recuperare i pazienti in modo adeguato, anche per farsi carico eventualmente, dei dipendenti di Villa Cristina.
Non possiamo prendere nessun impegno formale o garantire che tutto ci avvenga, perché non è strettamente un nostro compito, però vi posso assicurare che ci sarà una grande attenzione da parte dell'Assessorato nel favorire soluzioni che, oltre ai pazienti, proteggano anche i dipendenti della struttura di Villa Cristina.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono per la replica.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Ringrazio l'Assessore per la risposta e per aver anticipato quelle che saranno le scelte della Giunta.
Sicuramente, i colleghi che mi hanno preceduto hanno introdotto nel dibattito tematiche interessanti che analizzano eventuali sviluppi e scenari per quanto riguarda l'assistenza psichiatrica, in generale, in Piemonte, anche in ossequio a quello che fece Basaglia qualche decennio fa...



PRESIDENTE

Scusate, ma credo sia difficile per il Consigliere Bono continuare il suo intervento.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Queste, ovviamente, esulano dal discorso di oggi, ma le ritengo meritevoli di approfondimento sia in Commissione sia in Aula.
In questo caso, con l'ordine del giorno da me presentato, si voleva andare nel solco che mi sembra abbia tracciato anche l'Assessorato e la Giunta, soprattutto per quanto riguarda il mantenimento, da una parte, dei posti letto - si può magari discutere su una forma più comunitaria e meno intensiva, come approccio al paziente psichiatrico - e, dall'altra, dei posti di lavoro.
Fermo restando, da una parte, che la struttura - su questo concordiamo tutti - al momento, non ha requisiti sia tecnici che ambientali per favorire un miglioramento, un superamento della patologia e un inserimento nella vita sociale dei pazienti e, dall'altra, il livello professionale del personale che, ovviamente, si è sviluppato e si è accresciuto in anni, se non in decenni, di pratica all'interno della struttura stessa, che svolgeva un ruolo molto importante all'interno della regione Piemonte. Ed è per questo che speriamo che, con altre forme e in altre strutture, si possa continuare ad offrire il sostegno e la funzione che svolgeva Villa Cristina.
Ho modificato il testo dell'impegno, conscio che in questo momento sia difficile, se non impossibile, avere delle certezze sulla possibilità di prendersi carico delle problematiche sollevate. Chiedo alla Giunta di considerare con attenzione le conseguenze delle scelte che verranno prese sia in merito ai posti letto, che relativamente al personale.
Grazie, Presidente.



(Commenti del Consigliere Boeti)



PRESIDENTE

Consigliere Boeti, le ricordo che è già intervenuto in fase di dibattito generale. Dopo le repliche, non sono previste dichiarazioni di voto.



PRESIDENTE

BOETI Antonino (fuori microfono)



PRESIDENTE

Volevo solo chiedere un chiarimento.



PRESIDENTE

Se chiede la parola per avere un chiarimento, il Regolamento lo consente. Prego.



BOETI Antonino

Vorrei avere un chiarimento da parte dell'Assessore. Per quello che conta, penso che la sospensione possa rappresentare la soluzione migliore quindi sono d'accordo. Tuttavia, poiché l'Assessore ha dichiarato che non è detto che al termine dei lavori loro abbiano l'autorizzazione, questo aspetto mi preoccupa un pochino.
Dato che, come giustamente ha sostenuto, questo è un Paese nel quale la normativa cambia completamente, se già si impiegano quattro anni per approvare un progetto, quando si è concluso tutto l'iter è cambiata la normativa e si deve ricominciare? Ma è una caratteristica del Paese.
Forse sarebbe opportuno lavorare sul progetto, con la collaborazione che un ente come la Regione deve fornire, affinché al termine dei lavori sia possibile (con meno o più posti letto, in base alle regole che la stessa Regione vorrà definire) riprendere il servizio. Altrimenti, sono solo milioni di euro buttati dalla finestra!



PRESIDENTE

Com'è già stato anticipato, l'ordine del giorno n. 511, presentato dai Consiglieri Bono e Biolé, è stato modificato.
Pertanto, prima di porlo in votazione, vi leggo il nuovo dispositivo: "Il Consiglio regionale impegna la Giunta regionale, fermo restando la necessità di avere strutture sanitarie a norma per l'esercizio dell'attività, a considerare con attenzione le conseguenze dei provvedimenti presi sul livello occupazionale dei professionisti impegnati a Villa Cristina e sui posti letto erogati nell'ambito delle cure e delle patologie nervose".
Indico la votazione palese sull'ordine del giorno n. 511, il cui testo recita: "Premesso che: la Casa di Cura privata Villa Cristina è situata a Torino in Strada delle Vallette. Si tratta di una Casa di Cura Neuropsichiatrica accreditata provvisoriamente col Sistema Sanitario Nazionale dalla Regione Piemonte. La struttura monospecialistica eroga le proprie prestazioni per la cura di malattie nervose. La casa di Cura Villa Cristina dispone di 151 posti letto, il direttore sanitario è il dottor Antonio Odasso dal 2006 e amministratore delegato il signor Filippo Feltriti dal 2000 Tale struttura risulta da molti anni non in possesso di tutti i requisiti tecnico-strutturali per essere a norma per l'attività sanitaria cui è preposta, come confermato da diversi pareri stilati dalia Commissione di Vigilanza dell'ASL territoriale, presieduta dal dottor Roberto Testi Da qualche giorno i 150 lavoratori della struttura (105 dipendenti e una cinquantina di consulenti) sono venuti a sapere che detto accreditamento provvisorio è stata sospeso, in seguito a comunicazione della Commissione di Vigilanza. Ancora non sono chiari i dettagli di tale sospensione e delle conseguenze sia per quanto riguarda l'assegnazione dei posti letto, sia in relazione al destino dei dipendenti.
La Regione il 20 settembre pare abbia inviato una lettera al Direttore invitando a non effettuare nuovi ricoveri in struttura.
Tale sospensione potrebbe anche non garantire che la Regione, trascorso il periodo concesso, sia comunque disponibile a riattivare la struttura.
Inoltre, potrebbe essere implicitamente una revoca definitiva qualora I proprietari non riuscissero o non fossero disposti a investire risorse economiche per la messa a norma.
Appreso che: In data 26.09.2011 si è svolto un incontro tra l'Assessorato Regionale alla Sanità, alla presenza dell'Assessore Monferino, le rappresentanze sindacali e i rappresentanti della multinazionale francese Orpea proprietaria di diverse case di cura private, tra cui Ville Turina Amione Srl di San Maurizio Canavese e Villa di Salute presso Trofarello.
Orpea sembrerebbe interessata a rilevare parte dei dipendenti della Casa di Cura privata Villa Cristina, impeciandoli nelle sue due strutture, che possono ricevere però un numero di posti letto inferiore rispetto ai 150 disponibili a Villa Cristina.
Da alcuni giorni sarebbe arrivato il via libera da parte del Comune di Torino ai lavori di revisione tecnico-strutturale della Casa di Cura privata Villa Cristina per un costo di un milione di euro II Consiglio regionale impegna la Giunta Regionale, fermo restando la necessità di avere strutture sanitarie a norma per l'esercizio dell'attività, a considerare con attenzione le conseguenze dei provvedimenti presi sul livello occupazionale dei professionisti impegnati a Villa Cristina e sui posti letto erogati nell'ambito delle cure delle patologie nervose".
Il Consiglio approva.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Ordine del giorno n. 416 presentato dai Consiglieri Leo, Vignale e Costa Rosa Anna, inerente a "Sostegno alla scuola non statale di Bianzè" (ritirato)


PRESIDENTE

In merito all'ordine del giorno n. 416, avente ad oggetto "Sostegno alla scuola non statale di Bianzé" presentato dai Consiglieri Leo, Vignale e Costa Rosa Anna, di cui al punto 4) all'o.d.g., ha chiesto la parola il Consigliere Pedrale.



PEDRALE Luca

Volevo comunicare che l'ordine del giorno n. 416 viene ritirato, come può confermare il primo firmatario, che è al mio fianco.



PRESIDENTE

Va bene. Vi pregherei di essere più attenti durante la fase delle "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale" perché lo avevamo spostato all'ultimo punto all'o.d.g.; forse quello sarebbe stato il momento opportuno per fare tale comunicazione.
Ad ogni modo, prendiamo atto che l'ex punto 4) all'o.d.g., ora divenuto punto 17), relativo all'ordine del giorno n. 416 inerente a "Sostegno alla scuola non statale di Bianzè", presentato dai Consiglieri Leo, Vignale e Costa Rosa Anna, su richiesta del primo firmatario viene ritirato.


Argomento: Ordine pubblico e sicurezza

Esame ordine del giorno n. 536 presentato dai Consiglieri Carossa Tiramani, Marinello, De Magistris, Gregorio, Novero e Molinari, inerente a "Solidarietà alle vittime dei violentissimi scontri nella manifestazione di sabato 15 ottobre 2011 a Roma" ordine del giorno n. 537 presentato dai Consiglieri Buquicchio e Negro inerente a "Solidarietà ai Comparti di Sicurezza e Soccorso pubblico" ordine del giorno n. 540 presentato dalla Consigliera Artesio, inerente a "15 ottobre Giornata mondiale degli indignati" ordine del giorno n. 542 presentato dai Consiglieri Leo, Spagnuolo Pedrale, Mastrullo e Botta Marco, inerente a "Solidarietà ai cittadini di Roma e alle forze dell'ordine dopo le violenze di sabato 15 ottobre" ordine del giorno n. 543 presentato dai Consiglieri Pedrale, Cortopassi Montaruli, Mastrullo, Botta Marco, Boniperti, Spagnuolo, Leo, Burzi e Toselli, inerente a "Maggiori risorse per la tutela dell'ordine pubblico e della sicurezza"; ordine del giorno n. 544 presentato dai Consiglieri Laus Motta Angela, Taricco e Bresso, inerente a "Solidarietà alle forze dell'ordine e ai cittadini cui è stato precluso il diritto di manifestare"


PRESIDENTE

ordine del giorno n. 546 presentato dai Consiglieri Bono e Biolé, inerente a "Rifiuto dei collegamenti strumentali tra i presenti alla manifestazione di Roma del 15 ottobre e gli atti violenti; impegno per una migliore gestione delle manifestazioni di dissenso"



PRESIDENTE

Abbiamo una serie di ordini del giorno da esaminare iscritti all'o.d.g.
dell'odierna seduta, che vertono sul medesimo argomento: ordine del giorno n. 536 presentato dai Consiglieri Carossa, Tiramani Marinello, De Magistris, Gregorio, Novero e Molinari, inerente a "Solidarietà alle vittime dei violentissimi scontri nella manifestazione di sabato 15 ottobre 2011 a Roma" ordine del giorno n. 537 presentato dai Consiglieri Buquicchio e Negro inerente a "Solidarietà ai Comparti di Sicurezza e Soccorso pubblico" ordine del giorno n. 540 presentato dalla Consigliera Artesio, inerente a "15 ottobre Giornata mondiale degli indignati" ordine del giorno n. 546 presentato dai Consiglieri Bono e Biolé, inerente a "Rifiuto dei collegamenti strumentali tra i presenti alla manifestazione di Roma del 15 ottobre e gli atti violenti; impegno per una migliore gestione delle manifestazioni di dissenso".
Procederemo, dunque, in tal modo: darò la parola ai primi firmatari di ciascun ordine del giorno (o agli altri firmatari che la richiedessero in loro vece) per la presentazione e l'illustrazione dei tre atti di indirizzo, apriremo il dibattito generale su tutti i testi e concluderemo con le eventuali repliche.
Procediamo, quindi, con l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 536 avente come primo firmatario il Consigliere Carossa.
I testi dovrebbero essere tutti in rete, al posto dell'ex punto 4) all'o.d.g. Li stanno caricando in questo momento, ma se sussistono dei problemi, procediamo alla distribuzione cartacea, quantomeno ai signori Capigruppo.
Prego, Consigliere Carossa.



CAROSSA Mario

Grazie, Presidente.
Non mi dilungherò eccessivamente (posto che ci sono altri due ordini del giorno) sull'illustrazione di questo documento.
Come recita l'oggetto, vorremmo che il Consiglio regionale esprimesse solidarietà a tutte le vittime dei violentissimi scontri che ci sono stati sabato a Roma, a partire dalle forze dell'ordine che, a nostro avviso hanno ben operato per cercare di evitare, il più possibile, episodi ancora più gravi rispetto a quelli accaduti.
Non sfuggirà a nessuno che queste centinaia di delinquenti (così li definisco io) che hanno scatenato gli scontri si sono infiltrati apposta nel corteo per fare in modo che, se le forze dell'ordine avessero caricato ci sarebbero sicuramente andate di mezzo, con danni ancora più gravi persone pacifiche, che non ne potevano assolutamente nulla.
Non mi dilungherò sul fatto - è ben precisato nel testo dell'ordine del giorno - che, purtroppo, esponenti di questi delinquenti partono anche dalla nostra città, dalla nostra Regione, e sono riconducibili ad aree ben chiare di questa "galassia" antagonista. Nella città di Torino fanno capo ad un centro sociale tristemente noto - purtroppo - che è Askatasuna. Ma di questo, magari, parleremo in altre sedi.
Come Lega Nord, ieri abbiamo chiesto al Sindaco Fassino di iniziare un percorso, concordato con il Ministero dell'Interno ma avviato dalla città di Torino, per ottenere lo sgombero di questi centri sociali che occupano illegalmente dei fabbricati comunali. Siamo consapevoli delle difficoltà e del fatto che si debba seguire un percorso che dev'essere innanzitutto condiviso da tutte le forze politiche o almeno dalla maggior parte di esse.
Pur con i dovuti distinguo e le dovute gradazioni, è stato dimostrato che nel nostro Paese, quando la politica è intervenuta nella stragrande maggioranza in una direzione, per esempio contro i fatti che avvenivano intorno agli anni Settanta, alla fine questi atti di terrorismo e non solo (difatti ho detto "pur con le dovute distinzioni") sono stati sconfitti.
La politica, dunque, ha una grande responsabilità in questo.
Oggi il Consiglio regionale esprime solidarietà alle vittime (voglio ricordare che tra esse ci sono anche dei manifestanti assolutamente pacifici, dei cittadini che hanno avuto dei negozi, delle auto, addirittura degli alloggi distrutti o seriamente danneggiati), pertanto la solidarietà è nei confronti di queste persone.
Deve nascere, inoltre, la consapevolezza che non si possono fare dei distinguo. Non può esserci protesta che va bene o protesta che va male: le proteste vanno sempre bene, quando sono condotte in maniera pacifica.
Dopodiché, uno Stato che si reputi tale, deve poter garantire qualsiasi protesta pacifica e reprimere qualsiasi protesta che s'inneschi esclusivamente sulla violenza.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Nel frattempo, sono stati depositati altri due atti d'indirizzo: ordine del giorno n. 542 presentato dai Consiglieri Leo, Spagnuolo Pedrale, Mastrullo e Botta Marco, inerente a "Solidarietà ai cittadini di Roma e alle forze dell'ordine dopo le violenze di sabato 15 ottobre" ordine del giorno n. 543 presentato dai Consiglieri Pedrale, Cortopassi Montaruli, Mastrullo, Botta Marco, Boniperti, Spagnuolo, Leo, Burzi e Toselli, inerente a "Maggiori risorse per la tutela dell'ordine pubblico e della sicurezza" Passiamo, adesso, all'illustrazione dell'ordine del giorno n. 537 a firma del Consigliere Buquicchio, avente come oggetto "Solidarietà ai Comparti di Sicurezza e Soccorso pubblico.
La parola al Consigliere Buquicchio.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
L'oggetto del mio ordine del giorno è lo stesso di quello introdotto dal Consigliere Carossa, cui rivolgo un apprezzamento per la moderazione con la quale ha affrontato un argomento che non può che essere condiviso a larghissima maggioranza.
Avevo pensato di non entrare nella "polemica" di quanto è accaduto qualche giorno fa, a Roma, in occasione dell'enorme manifestazione internazionale di protesta da parte degli indignati; così si suole definire questo popolo, che cerca di reagire e vorrebbe poter reagire in modo pacifico, secondo le regole democratiche, e che purtroppo è stato penalizzato dall'infiltrazione di qualche facinoroso di troppo.
L'ordine del giorno che ho presentato esprime solidarietà nei confronti dei Comparti di Sicurezza e Soccorso pubblico, ulteriormente penalizzati dall'attuale situazione di crisi. Già la legge finanziaria 2009/2011 aveva penalizzato le disponibilità nei loro confronti per quasi un miliardo adesso, per quanto riguarda il biennio 2012/2013, dovrebbe esserci un'ulteriore sforbiciata di 60 milioni di euro (dieci milioni nel primo anno e 50 milioni nel secondo).
I tagli dovrebbero essere ripartiti al 50% tra Polizia e Arma dei Carabinieri.
Ovviamente, sono state colpite le risorse elementari di base, come la benzina, la manutenzione delle auto e degli uffici, l'ammodernamento degli strumenti tecnici e informatici: strumenti indispensabili per combattere la criminalità.
Le scelte compiute dal Governo non possono restare tali: occorre trovare il modo di ovviare a questo grave inconveniente, a quest'enorme riduzione di finanziamenti. Anche il Ministro dell'Interno, Roberto Maroni e i Sottosegretari Guido Crosetto e Alfredo Mantovano hanno sostenuto in più occasioni, sia verbalmente sia con dichiarazioni rilasciate ai quotidiani, che, relativamente a questi settori, la manovra, nell'insieme è da rivedere.
Con l'ordine del giorno, chiediamo al Presidente della Giunta e agli Assessori che, nel cogliere l'espressione di solidarietà nei confronti dei Comparti di Sicurezza e Soccorso pubblico (peraltro, oggi, 18 ottobre manifesteranno in tutta Italia per chiedere il ripristino delle risorse essenziali e necessarie), predispongano un documento, da far pervenire alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, al Ministero dell'Interno e al Ministero dell'Economia e delle Finanze, che rimarchi l'esigenza del ripristino dei fondi.
L'ordine del giorno chiede, inoltre, che quel documento sia condiviso con la Conferenza Permanente Stato-Regioni e le Province autonome.
Auspico che quest'ordine del giorno, così come il precedente, sia votato ed accolto dalla stragrande maggioranza del Consiglio.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 540, presentato dalla Consigliera Artesio, inerente a "15 ottobre Giornata mondiale degli indignati".
La parola alla Consigliera Artesio, per l'illustrazione.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
Ciascuno dei colleghi ha evidenziato, nell'illustrazione del proprio ordine del giorno - com'è prevedibile ed assolutamente ragionevole - la particolare sensibilità con la quale legge i fatti della storia e, in modo particolare, della nostra storia recente.
La mia attenzione segnala un punto di vista molto specifico, che non ho sentito ricordare in Consiglio: il fatto che la manifestazione svoltasi a Roma sabato scorso, con alcuni satelliti in altre città, fosse organizzata da un movimento più generale che ha coinvolto l'Europa e il mondo. Un movimento più generale che, con forme diverse di resistenza passiva (stare seduti in luoghi pubblici simbolici, piuttosto che muoversi insieme intorno a parole d'ordine, piuttosto che costruire momenti di dibattito comune) aveva come cuore e come nocciolo di quel sentire insieme e muoversi insieme una grande situazione di disagio, di indignazione, di distanza dallo stato delle cose attuali, per come il mondo dell'economia, delle finanze ed anche della politica, rappresenta il futuro di questi Paesi.
La cosa particolare, che qualche organo d'informazione ha riportato e che i partecipanti hanno verificato con mano, è che la manifestazione italiana è stata la manifestazione più partecipata, eppure paradossalmente - nella quantità e nella diversità dei tanti che si sono ritrovati a Roma sabato scorso, l'immagine è risultata completamente sfocata, perché su quell'immagine hanno fatto forza le rappresentazioni degli incidenti, delle violenze, dei danni ed anche delle umiliazioni subite da coloro che sono stati coinvolti.
Il primo dato che mi preme sottolineare è che il nostro Paese non evidenzia, a causa di quanto è accaduto nel corso della manifestazione, la sostanza della ragione per la quale tanta gente si era trovata così e si era trovata così gioiosamente nella difficoltà, perché era l'espressione di un orgoglio e di una volontà che prendeva atto di una situazione veramente drammatica e mai prima riprodotta nella storia del nostro Paese: quella per la quale le nuove generazioni non potranno avere le prospettive e le aspettative che hanno avuto le nostre generazioni e quelle dei nostri padri.
Pertanto, non dobbiamo rimuovere dalla memoria né dalla coscienza il contenuto dell'indignazione, continuando a farlo vivere nella responsabilità della politica; nelle responsabilità delle politiche che decidiamo in quest'Aula, come la nostra partecipazione, in quanto rappresentanti di partiti politici, alle decisioni che si assumono in altri luoghi.
Questo è il primo tema: non sfocare sullo sfondo l'immagine delle tante e dei tanti e le ragioni delle tante e dei tanti, perché la manifestazione italiana è stata la più poderosa.
La seconda questione riguarda le conseguenze di quella manifestazione e degli eccessi di quella manifestazione, ed incominciamo a vedere due letture di queste conseguenze.
La prima lettura è quella che pensa di ragionare, peggio ancora di legiferare, sulla scia dell'emergenza, vale a dire cominciare a adottare provvedimenti che, anziché prendere atto del fatto che non si sopiscono le ragioni dell'indignazione - ed è bene che non si sopiscano i modi buoni di manifestare la propria indignazione - decidono che non è questo il momento né per sentire né per esprimere; non è questo il momento per sentire indignazione, non è questo il momento per manifestarla.
Quindi, si prendono provvedimenti di divieto. Il più eclatante è il provvedimento annunciato dal Sindaco di Roma rispetto alla prossima manifestazione del 21 ottobre organizzata dalla FIOM sulle tematiche generali del diritto al lavoro, della difficoltà della contrattazione e del futuro incerto dei lavoratori di quel settore. Non c'è bisogno che ripeta qui le ragioni della manifestazione del 21.
incredibile immaginare che a storiche e tradizionali organizzazioni del mondo del lavoro, che hanno negli anni retto ben altre sfide, che hanno negli anni temprato la capacità di organizzare solidalmente verso un comune obiettivo le condizioni del lavoro e dei soggetti che le rappresentano, che hanno negli anni tenuto il fronte della democrazia - perché è innegabile che anche le stagioni più cupe di questo Paese abbiano trovato negli organizzatori collettivi dei partiti e dei sindacati il fronte per mantenere la democrazia - possa essere negato, in virtù di una condizione di emergenza e di urgenza motivata dai fatti di sabato, la possibilità di manifestare pubblicamente. Questo è il primo problema.
Il secondo problema. Si profilano e si prefigurano legislazioni di emergenza. Non c'è voluto un pericoloso estremista della sinistra radicale quale io sembro a quest'Aula, ma è bastato il Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura per dichiarare che è sempre inopportuno essere travolti da una lettura troppo ravvicinata degli eventi e sulla base di questa lettura troppo ravvicinata adottare legislazioni di emergenza.
Quando siamo un Paese che fortunatamente, dal punto di vista della cultura e del diritto, intanto che non intervengono atti della politica a snaturarlo, ha prodotto il meglio di sé, sia dal punto di vista della tutela dei diritti individuali sia dal punto di vista della tutela dei diritti di espressione sia dal punto di vista dell'organizzazione del sistema penale.
Quindi, non assecondiamo, proprio come principio di responsabilità, in quanto livello istituzionale questa fatica che tutti oggi condividiamo di riuscire a leggere i fatti al di là delle loro rappresentazioni, le più riprovevoli, le più sgradevoli e le più dannose, per riuscire invece ad andare alla sostanza delle cose.
La sostanza delle cose, che sono i contenuti della manifestazione, è l'irriducibile disponibilità delle persone di assumere un principio di responsabilità in questo momento e di volere dire "io ci sono, dico la mia", anche se "la mia" può suonare alle orecchie, ai sentimenti ed alle intelligenze dei politici eletti qualche cosa di sgradevole.
Comprendo che chi dice "il conto non lo paghiamo noi perché il debito non lo abbiamo prodotto noi", possa suonare sgradevole agli occhi di chi in questo momento ha responsabilità di governo. Ma è esattamente perché ci sono responsabilità di governo che questo tipo di indicazioni, di messaggi di sentimenti e di posizioni politiche vanno sentite ed accolte.
Quindi, quello che propongo in questo ordine del giorno è per molti versi simile alle premesse di altri ordini del giorno: siamo tutti profondamente offesi dalle violenze, dalle degenerazioni delle manifestazioni di sabato, e i più offesi di tutti sono i promotori delle manifestazioni di sabato, perché è la loro volontà che è stata tradita violata ed inibita.
Però, proprio per restituire a loro la tribuna di quella posizione politica, credo che non possiamo rimuovere le loro parole d'ordine, anche perché qualunque cosa faccia la politica - che qualcuno ama definire come casta - in ogni caso l'espressione più profonda dei movimenti continuerà a manifestarsi indipendentemente da noi.
E allora proviamo ad intercettarle quelle ragioni, proviamo a sentirle quelle parole, proviamo ad interloquire con quelle idee. E la proposta che avanzo nell'ordine del giorno è che il Consiglio dedichi una propria seduta, in una forma che non abbiamo ancora mai provato in questa legislatura, che è la forma del Consiglio aperto, per relazionarsi con i movimenti che a Torino, in Piemonte e in Italia danno voce e danno vita in questo momento al movimento degli indignati ed ascolti quindi le preoccupazioni, le ragioni e, perché no, anche i progetti per il futuro.



PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'ordine del giorno n. 542, avente come primo firmatario il Consigliere Leo, inerente a "Solidarietà ai cittadini di Roma e alle forze dell'ordine dopo le violenze di sabato 15 ottobre".
La parola al Consigliere Leo.



LEO Giampiero

Grazie, Presidente.
Grazie anche alla dottoressa Bertini per averlo recuperato in corner.
Mi rivolgo a tutta l'Aula, perché penso che la collega Artesio abbia detto una cosa sacrosanta. Ha detto che ognuno di noi, ogni sensibilità politica porta ad interpretare, a sottolineare ed evidenziare un particolare aspetto.
Sulla vicenda come quella di Roma, con i colleghi Pedrale, Spagnuolo Montaruli e Mastrullo abbiamo predisposto un ordine del giorno molto aperto, molto chiaro ma molto dialogico, per vedere se sia possibile un momento di sintesi.
Credo che, con i colleghi che vedo in Aula e che conosco bene, un momento di sintesi si possa trovare. Sarebbe, come la collega Spagnuolo mi ha sempre insegnato, un bel segnale, se la grande maggioranza - se non tutto il Consiglio - trovasse un momento di sintesi e non di divisione su questo.
Cosa dice in sostanza il nostro ordine del giorno? Ovviamente esprime la solidarietà ai cittadini di Roma e alle forze dell'ordine, prende atto della situazione, sottolinea le violenze che sono state condannate - è stato detto anche qui - da forze sociali, da forze culturali, da forze politiche e religiose in maniera inequivocabile.
Lo dico perché il collega Mastrullo mi ha fatto vedere una simpatica mail di Vendola. Se Vendola plaude a Todi, sarà d'accordo su quello che dice la Chiesa, cioè che non ci può essere alcuna motivazione che giustifichi questo movimento di violenti.
"La violenza gratuita che ha profanato immagini sacre, l'aggressione a persone e la distruzione di cose" - dice il Cardinale vicario, a nome del Santo Padre, Agostino Vallini - "queste azioni non possono essere in alcun modo giustificate. Roma, città ospitale, è stata profondamente ferita".
I quotidiani nazionali, tutti o quasi tutti, hanno anche riportato come sia stata organizzata criminalmente la violenza, anche con "stage" in Grecia. Noi quando parliamo di stage, pensiamo ad un'altra cosa. E quindi c'è stata un'escalation di violenze.
A proposito, in concomitanza con quello che avveniva a Roma, dove venivano feriti i cittadini e gli agenti - poi dirò qualcosa sugli elementi di dialogo - la comunità cristiana copta - e ringrazio il Presidente Cattaneo per averli salutati visto che sono presenti i loro esponenti manifestava pacificamente e serenamente a Torino, ricordando quali gravi violenze sta subendo la minoranza cristiana copta d'Egitto. E non sono gli unici cristiani, ma non solo i cristiani, che soffrono oggi nel mondo. Ci sono forme di intolleranza "ideologici", tant'è che il Parlamento Europeo parla ormai espressamente di "cristianofobia".
A questo proposito, annuncio che c'è un ordine del giorno di solidarietà nei confronti della Chiesa Cristiana Copta, firmato da colleghi di tutti i Gruppi.
Si fa notare anche che tra le frange estremiste presenti a Roma è stata rivendicata anche la presenza di alcuni esponenti del Movimento No TAV dico questo senza alcun intento di "criminalizzare" il movimento, perch bisogna, sempre distinguere e sempre ragionare, mai confondere e fare di tutte le erbe un fascio.
Quindi, la preoccupazione è che questo clima di violenza riprenda e tracimi. Da questo punto di vista, credo che sia stata chiarissima ed esemplare la denuncia fatta dall'Onorevole Stefano Esposito. È stata di una chiarezza assoluta.
Riprendo il discorso che faceva la collega Artesio: chiarezza nella condanna, chiarezza assoluta nell'isolamento di questi violenti, per dialogo, dialogo con le istanze.
Infatti, il nostro ordine del giorno dice: "Ritiene che, in un momento così delicato per il nostro Paese, sia necessario per la politica aprire un dibattito con le istanze provenienti dalla popolazione...", eccetera.
Non possiamo tapparci le orecchie e metterci le fette di prosciutto sugli occhi: il disagio è grandissimo; il dialogo va assolutamente affrontato nelle forme civili, tutte quelle che si possono trovare, anche perché mi permetto di ricordare che, grazie a Dio, spero che questi non siano tempi comparabili agli anni 70.
All'epoca, la Consigliera Carla Spagnuolo era nella Presidenza del Consiglio regionale con Viglione, Sanlorenzo, eccetera. Ricordo sempre il Presidente Sanlorenzo, perché era tanto fermo nel difendere la Costituzione e il valori della Costituzione e quanto netto nel condannare, senza equivoci, il terrorismo e le ipocrisie di chi parlava di cosiddette "Brigate Rosse", quando si sapeva bene che cosa erano.
Quindi, auspichiamo un dibattito costruttivo e aperto. Anche il Cardinale di Milano, Angelo Scola, dichiara: "Noi possiamo riportare pace e giustizia e reagire nel senso nobile della parola, costruendo relazioni buone. Non possiamo subire tutto in modo ineluttabile" - e aggiunge ancora "Ad esempio, la crisi economica e finanziaria non possiamo considerare che sia l'ineluttabile colpa del caso e non ci siano responsabilità".
Finalmente si individuano responsabilità economiche e internazionali di certi gruppi.
Proprio in questi giorni un manager del Comune di Torino ha dichiarato che è sacrosanto che lui guadagni qualsiasi cifra. Il Sindaco di Torino no. L'Assessore no. Chi fa l'Assessore o il Sindaco non è un manager, non è nulla. Ma se è un manager non si discute. Ha dichiarato che un manager minimamente decente prende 300 mila euro all'anno. Allora, qualche imbarazzo c'è. Per cui, i sindaci che eleggiamo non valgono niente! Penso che il Sindaco dovrebbe prendere almeno un euro in più del suo dipendente! Quindi sono contento che si affrontino anche questi problemi di superbonus ai manager, ai "guru" della finanza che in tutto il mondo hanno provocato disastri. Quindi, un dialogo deve essere affrontato.
Concludiamo quindi con la solidarietà agli agenti feriti, che sono quelli che pagano di più. Oggi, noi stiamo chiedendo alle nostre forze dell'ordine un sacrificio immenso e continuo.
Sono contento che il collega Pedrale ed altri abbiano presentato un altro ordine del giorno di sostegno alle forze dell'ordine, anche economico, perché stiamo chiedendo loro un sacrificio immenso.
Ebbene, la politica, non solo la politica, ma tutta la società, come dimostra l'appello di Todi di oltre cento associazioni cattoliche del lavoro, deve farsi carico di questa responsabilità.
Concludo dicendo, però, che ci si fa carico delle responsabilità solo nella chiarezza: quando c'è ambiguità non ci si fa carico delle responsabilità.
Quindi credo che la condanna della violenza debba essere inequivocabile; l'impegno ad isolare i violenti deve essere altrettanto inequivocabile, ma il metodo del dialogo e dell'ascolto di ogni istanza sociale e civile non violenta, che ponga problemi anche scottanti, deve essere uno stimolo ad interpellarci non soltanto politicamente, ma fino nel profondo dell'animo.



PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 543, "Maggiori risorse per la tutela dell'ordine pubblico e della sicurezza", avente come primo firmatario il Consigliere Pedrale.
La parola al Consigliere Pedrale, per l'illustrazione.



PEDRALE Luca

Grazie, Presidente.
Credo che oggi non possiamo che riconoscere - credo in maniera corale come la manifestazione di sabato abbia dimostrato, ancora una volta, lo spirito di sacrificio, la professionalità, la tenacia e la lealtà verso le Istituzioni da parte delle forze dell'ordine che hanno contenuto una manifestazione, partita sicuramente con finalità pacifiche, ma che poi purtroppo, è degenerata in una violenza inaudita.
vero che la maggioranza dei partecipanti aveva intenzioni pacifiche ed era giusto che potessero manifestare le proprie opinioni, però i violenti non erano poche decine, erano tanti, erano moltissimi e hanno messo a ferro e fuoco la nostra Capitale.
Secondo me, quindi, ha fatto bene il Sindaco Alemanno a decidere (almeno in questa fase di grande tensione che c'è in tutto il Paese) di limitare una manifestazione ed un raduno in una piazza, dove non è vietato manifestare, non è vietato esprimere le proprie opinioni. In tal modo si evitano cortei pericolosi che, in questa fase di grande tensione sociale potrebbero degenerare in atti violenti, in qualsiasi momento.
Ed è per questo motivo che riteniamo che sia assolutamente doveroso essere vicini alle forze dell'ordine, che non soltanto ieri, ma da sempre svolgono un'azione di prevenzione e di repressione: questo è il giusto equilibrio nella gestione dell'ordine pubblico e della sicurezza nel Paese.
Lo fanno, spesso dileggiati da una parte dell'opinione pubblica italiana - ahimè - e apprezzati magari quando subiscono violenze e ferite come è successo sabato scorso, ma se poi, per caso, reagiscono e, per difendersi, ci scappa il morto o il ferito, ecco che poi da forze dell'ordine da rispettare diventano invece carnefici, diventano il "braccio violento" del Governo e del potere costituito.
Ecco, questa ambiguità tutta italiana affiora sempre, purtroppo, quando vi sono manifestazioni pubbliche che degenerano in violenza.
Io ho pregato davvero, come credo tutti voi, che sabato non ci scappasse il morto. Ma sabato si è rischiato davvero che ci scappasse il morto! E chissà come sarebbero stati poi i commenti se fosse scappato il morto. Sarebbero stati simili o uguali a quelli che abbiamo sentito in questi giorni in televisione e in quest'Aula? Non lo so.
Sta di fatto che abbiamo visto come le forze dell'ordine, con un sacrificio incredibile, a costo del rischio della propria vita e a costo di subire ferite e violenze, abbiano mantenuto una posizione di controllo e di autocontrollo davvero eccezionali. Perché le provocazioni sono state così tante e violente, per cui poteva scapparci davvero la vittima.
Allora, è per questo che è necessario che queste cose non si ripetano più. Per cui bisogna vedere se, a legislazione vigente, è possibile introdurre correttivi, tipo come il fermo preventivo, o vietare che alle manifestazioni che partono per essere pacifiche ci si presenti con i caschi in testa. Perché, allora, c'è un po' di contraddizione nel partecipare a delle manifestazioni che devono essere pacifiche, già presentarsi con i caschi.
Su questi fatti, sempre senza lasciarsi prendere dall'emotività bisogna riflettere e comunque dotare di maggiori risorse le forze dell'ordine (la Polizia, i Carabinieri e la Guardia di Finanza) per le loro attività di sicurezza che garantiscono, sia nel controllo dell'ordine nelle condizioni normali, come l'attività di controllo del territorio, sia nelle situazioni di emergenza, come quella di sabato.
Dobbiamo essere vicini alle forze dell'ordine come anche a quei cittadini che hanno subito violenza, cui sono state danneggiate attività economiche e attività commerciali.
Rispettiamo, anche se non le condividiamo, le opinioni di certi settori che hanno partecipato a questa manifestazione, purché appunto vengano fatti in maniera pacifica. Ognuno è libero di manifestare ed è giusto che manifesti esprimendo le proprie opinioni, sempre però rifiutando ed evitando la violenza.
Ci fanno, invece, sorridere certe dichiarazioni di qualche banchiere che, improvvisamente, si sveglia e scopre che, forse, questo sistema economico non è perfetto, non funziona. Ebbene, che certe prese di posizione vengano dal settore bancario è davvero ridicolo. Dovevano forse pensarci prima che certe cose non funzionavano. È dal 2008 che c'è una crisi internazionale globale che è partita proprio dal sistema bancario.
da lì che bisogna fare le prime riforme, cambiare le regole per cui le banche si possono indebitare; e magari tornare all'antico, dove c'erano due tipi di banche: una per i brevi prestiti - che poi sono quelli dei cittadini - e una per chi fa prestiti sul medio-lungo periodo per le grandi attività commerciali.
Adesso, infatti, c'è tutto un sistema bancario impelagato e fortemente indebitato che rischia di saltare e che, alla fine, chiederà come al solito aiuto ai governi e ai cittadini. Credo quindi che più che alla politica più che ai governi, certe critiche - ma pacifiche! - debbano essere rivolte a questi settori e ai veri poteri forti che sempre più si sono spostati dalla politica agli ambienti finanziari, sia italiani sia internazionali.
Concludendo, dunque, e ritornando sull'argomento precipuo dell'ordine del giorno, la nostra richiesta è che vengano stanziati dal Governo ulteriori 60 milioni di euro da destinare al comparto della Sicurezza, per consentire alle forze dell'ordine di gestire ancora meglio la situazione attuale dell'ordine pubblico, in Italia e in Piemonte.



PRESIDENTE

stato presentato un sesto ordine del giorno, il n. 544, presentato dai Consiglieri Laus, Motta Angela, Taricco e Bresso, inerente a "Solidarietà alle forze dell'ordine e ai cittadini cui è stato precluso il diritto di manifestare" La parola al Consigliere Laus per l'illustrazione.



LAUS Mauro

Grazie, Presidente.
Purtroppo mi era stato sottratto, oppure l'ho perso, e quindi ho presentato questo documento proprio negli ultimi secondi; per questo faccio appello a tutti i colleghi che fossero interessati a firmare quest'ordine del giorno. I motivi che mi hanno indotto a presentarlo - ce ne sono già altri che condivido e che hanno toccato parti importanti di quanto sto per illustrare - è che questo ordine del giorno non vuole dividere. Perché non vuole dividere? Perché credo che non ci si debba dividere. Qui la questione non è l'espressione della solidarietà più o alle forze dell'ordine e meno ai cittadini romani...



(Brusìo in aula)



LAUS Mauro

Presidente, non riesco a trovare il filo logico del discorso: lei mi dà una mano?



(Scampanellìo del Presidente)



LAUS Mauro

Collega Motta! Volevo spiegarle - e ne approfitto - un concetto: il perché io e lei dovremmo essere d'accordo in questo momento e il perch lei, con i suoi colleghi, deve firmare e votare quest'ordine del giorno.
Dicevo che si tratta di un ordine del giorno che non vuole e non pu dividere. Perché? Perché non possiamo andare a misurare la gradazione della solidarietà alle forze dell'ordine, quella della solidarietà ai cittadini di Roma e così via, per ogni singolo pezzo esposto della società. Noi dobbiamo intanto prenderci le responsabilità e poi tributare la solidarietà a tutte le persone offese.
Certo che ci sono dei settori della società più esposti rispetto ad altri e mi viene subito di impatto e d'istinto pensare alle forze dell'ordine, perché non posso vedere un furgone blindato dei Carabinieri che sta bruciando. Nessuno di noi non resterebbe sconcertato: quelle forze dell'ordine sono la parte più esposta. Vicino alle forze dell'ordine c'è il cittadino commerciante che con sacrificio cerca di tenere la sua bottega aperta; e poi c'è quel cittadino che per sbaglio, quel giorno, ha parcheggiato in quel posto la macchina che gli viene bruciata. Questi sono i dati più evidenti e su questi siamo tutti d'accordo. Vi sto spiegando quindi le ragioni per le quali non possiamo e non dobbiamo dividerci.
Poi, però, ci sono migliaia e migliaia di manifestanti indignati, che non possono essere ascritti ad un partito o ad un altro: sono indignati.
Anche all'interno della "casta", infatti, ci sono degli indignati: ci sono degli indignati silenziosi e degli indignati rumorosi. Io faccio parte, per esempio, degli indignati rumorosi perché non è possibile né tollerabile che personaggi politici dei diversi schieramenti facciano politica da quarant'anni: uno che fa politica da quarant'anni, infatti, che cos'altro ha da dire? Ci sono anche le seconde file, ci sono degli osservatori diversi... Questa è una mia piccola polemica che non c'entra nel dibattito: togliamola, così mi riaggancio alla parte costruttiva.
Queste migliaia di manifestanti non ce la fanno più. Si tratta dei manifestanti della porta accanto, di chi abita sul pianerottolo di casa nostra o vostra: è gente che non ce la fa più e che non ha e non deve avere la medicina per curare il male del nostro Paese. Questo non è possibile, e ci mancherebbe altro! Certo che dobbiamo ascoltare queste persone, ma non con le orecchie: queste persone vogliono essere ascoltate con i fatti, i comportamenti posti in essere e gli atti concludenti che cerchino di ridare speranza nel futuro. Sono persone che già sono in difficoltà, che già non arrivano a fine mese: precari, operai, laureati in difficoltà.
Non voglio attribuire, adesso, responsabilità a Tizio o a Caio per lo stato del Paese: c'è una congiunturale crisi di sistema a livello internazionale. Dico però che, a mio avviso, queste persone, questi precari e questa gente in difficoltà - fatta salva la solidarietà ai settori della società più esposti, ci mancherebbe altro - sono doppiamente esposte perché hanno subito un'ulteriore violenza psicologica, drammatica e devastante. A fronte di persone in difficoltà che vogliono manifestare vanno a Roma, lasciano gli impegni e la loro famiglia, oggi noi stiamo parlando - e l'hanno fatto giustamente tutti i media e i mezzi di comunicazione - dell'assalto alle forze dell'ordine e del saccheggio.
La domanda è questa: secondo voi, queste migliaia e migliaia di persone avranno la possibilità, nel giro di una settimana, di riorganizzare una gran manifestazione e venire a spiegare a noi quali erano i motivi di questo grande appuntamento di massa? La verità, colleghi, è che noi sappiamo tutti - da destra e da sinistra - quali sono i motivi e la stragrande maggioranza delle argomentazioni che hanno indotto questi signori, questi nostri amici e colleghi a manifestare e a protestare per far sentire la loro voce: gente che assolutamente non vuole e che cerca di non essere confusa con pezzi della politica, che magari cercano di mettere il cappello sopra all'iniziativa.
Certo che, anche in questo caso, con un ordine del giorno, con una mozione d'indirizzo non si risolvono i problemi. La domanda che rivolgo ai miei colleghi è questa: quest'Aula, questo Consiglio regionale, al di là dell'approvazione dell'ordine del giorno - vorrei sperare che approvassimo una sintesi - è in grado di mandare il messaggio di un cambio di rotta? C'è la possibilità che questo Consiglio regionale - non voglio nemmeno parlare del governo regionale, altrimenti magari scivolo - sia capace di dare una risposta? Condivido l'istanza della collega Artesio quando dice "una seduta per dare voce a qualcuno", ma se dovessimo fare una seduta solo per dare voce e per far diventare quest'Aula, che già lo è spesso per noi, uno sfogatoio anche per altri, prenderemmo ulteriormente in giro persone che non riescono a dire la loro, provocandogli un'ulteriore ferita psicologica.
Sono convinto che in questo momento queste persone - lo ripeto - non stanno manifestando contro una parte della classe politica, ma stanno manifestando per la disattenzione che il sistema politico ha avuto nei confronti delle loro istanze e, consentitemi, in questo momento chi governa ha più responsabilità.
Questo mi sembra un dato indubbio e indiscusso.
La finalità di quest'ordine del giorno, che invito i colleghi a firmare e a votare, è dare solidarietà a tutte le persone che hanno subito violenze fisiche e psicologiche e chi, come i manifestanti, ha subito una doppia violenza. Questa si chiama violenza psicologica.
Spesso la violenza psicologica, come c'insegnano coloro che dicono come dobbiamo educare i figli, fa più male dello schiaffone.
In questo caso non si è trattato di uno schiaffone, ma è stata fatta una violenza terribile. Per questo motivo, solidarietà a tutte le forze esposte, e solidarietà marcata a chi subisce ogni giorno violenze psicologiche.
Durante questa manifestazione, i nostri concittadini e i manifestanti hanno subito una forte violenza psicologica.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

aperta la discussione generale sugli atti d'indirizzo presentati.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Intervengo in discussione generale sugli ordini del giorno presentati.
Lo farò in modo sintetico e per punti, anche perché condivido molte considerazioni espresse da parte dei firmatari dei diversi ordini del giorno.
Credo di dover proporre alla riflessione dell'Aula quattro temi.
Primo. Vogliamo nuovamente esprimere la nostra solidarietà alle forze dell'ordine. Lo facciamo consapevoli del fatto che, in questo momento difficile del nostro Paese, le forze dell'ordine stanno pagando un prezzo rilevante. Lo facciamo anche consapevoli del fatto che le forze dell'ordine stanno operando in condizioni difficili.
Non credo che questi dibattiti debbano dividere l'Aula, anzi, finir con una riflessione in questo senso, ma non possiamo esprimere solidarietà e accorgerci delle costanti riduzioni delle risorse economiche a favore della sicurezza nel nostro Paese, solamente quando la nostra emotività è colpita da fatti come quelli avvenuti sabato.
Non c'è stata la stessa reazione, cui oggi assistiamo giustamente in quest'Aula, nei giorni scorsi quando, di fronte ai provvedimenti finanziari per l'anno prossimo, la riduzione di 60 milioni di euro era stata espressa e denunciata; così come non c'è stata neanche nel passato, perché non è la prima riduzione di stanziamenti sulla legge di bilancio dello Stato a favore delle forze dell'ordine.
Dobbiamo renderci conto che le forze dell'ordine stanno vivendo una condizione di difficoltà, non solo perché impegnate a garantire le regole della democrazia all'interno del nostro Paese in momenti difficili, ma perché molte volte i servizi, quelli più oscuri, quelli più dimenticati quelli di prevenzione sul territorio, sono resi grazie al fatto che c'è un alto senso dello Stato e delle Istituzioni che le caratterizza.
Non sono favole o racconti romanzeschi quelli che dicono che molte volte le macchine circolano perché la benzina viene messa dagli stessi appartenenti alle forze dell'ordine.
Crediamo ci debba essere un'attenzione costante su questi temi da parte delle forze politiche, delle forze di Governo e di tutte le Istituzioni del nostro Paese, non solo sulla scorta di fatti gravi come quelli successi sabato.
Vogliamo esprimere una grande e netta condanna nei confronti di organizzazioni e di persone che ormai immaginano che il loro ruolo all'interno della vita politica del nostro Paese sia quello, secondo regole militari come quelle di cui abbiamo letto in alcune interviste e in alcuni resoconti giornalistici di questi giorni, di creare e di cogliere ogni occasione per generare violenza all'interno del nostro Paese.
Non accettiamo che ci sia nessuna giustificazione a questo riguardo perché utilizzare la violenza quale strumento per affrontare i temi rilevanti del nostro Paese è inaccettabile.
Nello stesso momento vogliamo esprimere - ed è il terzo punto di riflessione - una gran solidarietà nei confronti delle decine di migliaia di persone che sabato hanno manifestato a Roma, invocando che il loro futuro e quello del nostro Paese abbia dentro di sé i germi della speranza ed abbia le caratteristiche di un futuro capace di dare o di restituire sicurezza economica e sociale, di dare certezza, ma anche senso di responsabilità e senso di appartenenza alla collettività e alla comunità.
Mi sono rimaste molto impresse le immagini, che non leggo e non voglio assolutamente leggere come un arrendersi di fronte a questa violenza, di coloro che hanno alzato le mani. Semmai, quei gesti rappresentano una netta presa di distanza da quelle persone che agivano in modo vile ed inaccettabile e che, prima di colpire lo Stato, colpivano la domanda di futuro che i manifestanti sabato avevano espresso con gran forza nelle piazze e nelle vie di Roma, come nelle piazze e nelle vie di molte città del nostro Paese e in giro per il Mondo.
Sono più preoccupato, lo dico senza nessun intento polemico, non di banchieri convertiti all'ultima ora, ma di una politica che non si misura con i problemi e le domande che questi manifestanti pongono: il bisogno di futuro, la necessità di superare un conflitto generazionale molto forte nell'economia e nella società, ma anche nella stessa politica e la necessità che, attraverso il superamento di questo conflitto generazionale il nostro Paese possa continuare ad immaginare la costruzione del proprio futuro. Mi danno meno fastidio banchieri convertiti all'ultima ora rispetto ad una politica che vuole sempre e solamente giudicare gli altri prendere le distanze e, in modo particolare, fare un grande sforzo di autoassoluzione delle proprie forti e costanti perplessità.
Vogliamo manifestare inoltre una gran preoccupazione.
Nei prossimi giorni nella Valle di Susa, a Chiomonte, ci sarà un'altra manifestazione, che ha dentro di sé il senso del diritto della protesta, da parte delle comunità locali, ma anche alcuni obiettivi e alcuni messaggi molto pesanti ed inaccettabili, che sono da condannare.
Vogliamo inoltre sostanzialmente richiamare ciascuno al fatto che innanzitutto il senso forte e il diritto alla protesta, che deve essere salvaguardato nei confronti di chiunque, non possa o non debba essere contemperato anche con la moderazione del linguaggio e delle parole d'ordine.
L'ultima considerazione che voglio fare è la seguente. A me sembra che ci sia una gran responsabilità che hanno le istituzioni, la politica, gli educatori di questo Paese e tutti coloro che hanno la gestione all'interno di questo Paese; una responsabilità consegnata anche dai fatti di sabato scorso.
Una percentuale molto consistente delle persone arrestate erano ragazzi minorenni, di 16-17 anni. Ebbene, noi dobbiamo capire e ritornare a ragionare sul fatto che riportare all'attenzione i temi della legalità, del rispetto degli altri, dei valori della democrazia, del senso della protesta all'interno dei valori della democrazia è un tema che le istituzioni locali, regionali e nazionali devono riproporsi. Non a caso, qualcuno nei suoi interventi ha fatto riferimento alle grandi campagne di educazione alla democrazia e alla legalità che, nella storia di questo Consiglio regionale, ha visto quest'istituzione impegnata.
Guardate, quando ragazzi di 16-17 anni misurano il proprio essere all'interno della società attraverso lo strumento della lotta violenta è certamente qualcosa che va condannato con molta nettezza, ma è qualcosa che chiama in campo le responsabilità da parte di ciascuno di noi.
Infine, un auspicio. A me sembra che su questi punti, che sono stati anche oggetto degli interventi e delle riflessioni di molti colleghi, non ci sia bisogno che questo Consiglio regionale voti sei documenti. Su questi punti - ho apprezzato anche molti interventi che ho sentito fare da parte di esponenti della maggioranza questa mattina in Aula, perché ripropongono alcuni temi assolutamente condivisibili da parte nostra - che sono basilari per l'equilibrio, c'è bisogno di una risposta unitaria da parte del Consiglio regionale e chiedo che si vada in questa direzione alla fine di questo dibattito.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Grazie. Pochissime parole, Presidente, perché ne sono già state dette molte e diversi spunti degli interventi che sono stati fatti personalmente li condivido.
Comincio da quello che non condivido, Consigliere Laus, perché non è una colpa fare politica da quarant'anni: il problema è cercare di fare politica bene oppure, anche se magari ci sono pochi mesi o pochi anni valutare che si fa una politica senza ideali. Credo che la questione sia questa e che generalizzare sia sempre sbagliato.
Venendo agli ordini del giorno e alle questioni, credo che già siano state dette cose chiarissime, nel senso che esistono le problematiche delle forze dell'ordine, esistono le problematiche della violenza, che come tale deve essere sempre assolutamente condannata, e a maggior ragione - come ha scritto il Consigliere Leo nel suo intervento - deve essere condannata quando viene vista come elemento o strumento di lotta politica.
Ma la ragione per la quale sono intervenuta è solo quella di un'assunzione di responsabilità, nel senso che, anche di fronte ad un'Aula che oggettivamente, dette molte cose, è distratta, ognuno di noi penso che in momenti straordinari, debba assumersi delle responsabilità.
Questa è la motivazione per la quale intervengo, nel senso che siamo in un tempo nel quale - e sarò brevissima - il mondo si sta incendiando in moltissime realtà. I problemi sono dei problemi di natura politica, ma sono prevalentemente - io ritengo - problemi di carattere economico, cioè generazioni e generazioni nel mondo non vedono un futuro. Allora bisogna distinguere chiaramente fra ciò che è avvenuto in termini violenti, ma individuando le ragioni per le quali, senza nessuna convocazione, nel mondo si scende in piazza e si vogliono rappresentare proprio queste ragioni di mancanza di futuro.
Penso che la classe politica - questa volta sì - di fronte a questo debba assumersi delle responsabilità, debba cercare di dare delle risposte e debba cercare di capire differenziando.
Dette queste poche cose, è chiaro che noi daremo una risposta se riusciremo a trovare le ragioni che ci uniscono e se riusciremo a votare un ordine del giorno, due ordini del giorno che mettano a fuoco questi elementi che ci uniscono, perché dobbiamo far fronte comune rispetto a una crisi di violenza e ad una crisi di mancanza di democrazia che, se non ragioniamo in termini precisi e se non cerchiamo di capire, non potrà che approfondirsi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Taricco.



TARICCO Giacomino

Grazie, Presidente.
Di riflessioni relativamente ai temi di cui stiamo parlando, afferenti a quanto successo sabato, ne sono già state fatte molte. Mi permetterò di svolgere solo alcune brevi considerazioni.
La prima. Anch'io voglio esprimere di cuore la piena solidarietà innanzitutto ai feriti, a coloro che sono stati pesantemente danneggiati alla città e ai cittadini che sono stati così profondamente colpiti, come abbiamo potuto vedere nelle immagini che dai siti web e attraverso la televisione sono arrivate a noi; solidarietà anche alle forze dell'ordine che credo si siano trovate a fronteggiare una situazione esplosiva, per quello che c'è stato dato vedere.
La prima riflessione che dobbiamo fare è che i fatti di sabato, per come si sono sviluppati, hanno privato dei cittadini (tanti), che si erano incamminati per svolgere una manifestazione assolutamente serena e pacifica, della possibilità di poter esprimere questo loro diritto in un contesto rispettoso della libertà dei cittadini di manifestare le proprie idee e le proprie opinioni.
Credo che, da questo punto di vista, sbaglieremmo se ci concentrassimo solamente sugli incidenti accaduti, trascurando i temi che questi cittadini ponevano, in primo luogo il tema della necessità, in una situazione di difficoltà e di crisi, di tutelare una giustizia sociale che rischia di vacillare sotto i colpi di scelte inconsulte che in questi mesi sono venute avanti; il tema del rapporto tra la finanza e l'economia reale e sul fatto che i guasti della finanza colpiscano poi la vita di tanti cittadini; il fatto che una crisi causata da scelte, da mancanza di regole, da mancato rispetto di regole, da comportamenti assolutamente discutibili, rischi di ribaltarsi e di essere fatta pagare per nuove scelte assolutamente discutibili alle fasce più deboli di questa società. Ecco, questi sono i temi che credo debbano rimanere nel cuore della nostra riflessione e debbano orientare tante scelte e comportamenti. Questa manifestazione così importante, che c'è stata, credo che a questo ci richiami fortemente.
Sul tema della solidarietà alle forze dell'ordine, ritengo che questa solidarietà debba essere ferma e totale. Ma anche in questo caso, credo che sbaglieremmo se ci fermassimo qui.
Nei giorni scorsi, le forze dell'ordine hanno, a più riprese, lamentato il fatto che sono arrivate ad un appuntamento come quello di sabato, per certi versi, impreparate, ovvero senza le attrezzature necessarie a causa anche dei tagli pesanti di cui sono state oggetto nei mesi passati. Penso che questo ci richiami alla necessità di passare dagli enunciati teorici a scelte e comportamenti molto concreti.
Credo poi che ci sia da esprimere una parola ferma di condanna contro coloro che sono stati protagonisti di atti di violenza inqualificabili.
legittimo, com'è stato affermato, che le manifestazioni e le proteste non debbano avere limitazioni, non debbano essere limitate. Legittimo, ma non c'entra nulla con quello che è accaduto sabato, ad opera dei violenti.
Credo sia da condannare ogni forma di violenza. Tutti i passaggi, dalla giusta contestazione verbale attraverso comportamenti legati a scelte che utilizzano strumenti fuori dalla legge e violenti per "manifestare" un'opinione, sono da rigettare in blocco. Sono da rigettare in blocco tutto quei tentativi che, a volte, si avvertono, di giustificare e spiegare ci che è accaduto. Ciò che è accaduto è inqualificabile.
Chi ha scelto strumenti di questo genere deve essere condannato. Non credo servano - è stato detto e sono assolutamente d'accordo - né leggi speciali, né divieti di manifestazioni, ma applicare le norme che esistono con vigore e fare sì che chi ha sbagliato ora e in altre occasioni simili sia condannato e paghi il suo debito con la giustizia.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Negro; ne ha facoltà.



NEGRO Giovanni

Grazie, Presidente.
Questa mattina sono stati presentati parecchi ordini del giorno sui fatti accaduti sabato scorso a Roma. Una manifestazione pacifica, rovinata dall'arrivo dei black bloc che hanno creato molti disagi.
Tutta la politica deve dare un segno unanime. Questa mattina abbiamo dato piena solidarietà, come è stato citato anche da altri Consiglieri alle forze dell'ordine, più di altri coinvolte negli scontri.
Solidarietà anche a quei privati che hanno visto le vetrine dei propri negozi spaccate e le proprie macchine date alle fiamme. Tutti abbiamo visto la testimonianza di quella persona che, piangendo mentre osservava la sua macchina in fiamme, diceva di aver utilizzato tutti i suoi risparmi per acquistarla, che le serviva per andare lavorare e che si chiedeva chi l'avrebbe risarcita.
Confido in una presa di posizione durissima per quei vandali. Chi manifesta con il volto coperto, deve essere arrestato immediatamente e messo in galera. Spero che le richieste del Ministro Maroni, del Sottosegretario Crosetto e del Sottosegretario Mantovano per avere più fondi per la sicurezza, saranno soddisfatte. Dobbiamo fare una politica più chiara a questo riguardo, condannare tutto quello che è violenza.
La politica deve assumersi la responsabilità di tutto quanto accade cercare di creare un futuro migliore, educare i giovani ai veri valori, che non sono questi - tutto quello che ci divide va condannato - ma creare unione con forza e impegno.
A questo riguardo, tutti quanti saremo solidali con le forze dell'ordine per le violenze subite.
Dico anche che ha fatto bene il Sindaco Alemanno a mettere dei paletti per le manifestazioni nel centro storico. Non è giusto che quattro vandali spacchino di tutto e di più e diano una cattiva immagina alla nostra bellissima Italia, dove c'è ancora tanta brava gente che si riconosce in importanti valori.
Ecco perché la politica italiana deve dare un forte segnale in tal senso: queste cose non devono più capitare!



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PLACIDO



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Cerutti; ne ha facoltà.



CERUTTI Monica

Grazie, Presidente.
Purtroppo, per motivi familiari, non ho seguito la prima parte del dibattito, solo adesso ho potuto leggere gli ordini del giorno presentati.
Mi sembra che vi sia un'unanimità sulla definizione: "Giornata del 15 ottobre, una brutta giornata". Anch'io convengo sul fatto che non si debba gareggiare nell'esprimere solidarietà ai manifestanti pacifici, alle forze dell'ordine o ai cittadini che hanno subito gravi danni a cause delle intemperanze di alcuni manifestanti.
Tutti abbiamo presenti le immagini di Roma sabato scorso, e penso che a tutti sia rimasta impressa l'immagine di quel furgone dei Carabinieri andato a fuoco, che poteva trasformarsi in una tragedia più grande.
Certamente, da parte della politica, vi è l'esigenza di fermarsi a riflettere, affinché una giornata come quella del 15 ottobre non si ripeta.
Tutti convengono, e mi sembra che da questo punto di vista non ci sia maggioranza o opposizione che diverga sulla considerazione che la maggioranza dei manifestanti fosse pacifica.
Sinistra Ecologia e Libertà era presente alla manifestazione, in questo senso non vogliamo mettervi il cappello. Purtroppo, anche uno dei nostri militanti è risultato ferito perché, ingenuamente, ha cercato di prendere in mano una bomba carta che era stata lanciata contro il suo spezzone di corteo e ha rischiato di perdere due dita (fortunatamente ciò non è avvenuto, anche se ha subito gravi danni).
In questo senso, noi pensiamo che sia stato importante che, sin dall'inizio, magari a differenza di altre manifestazioni, sia stato bloccato sul nascere il tentativo di costruire un racconto manipolato di quello che è avvenuto sabato. Il fatto che Draghi abbia detto di riconoscere le ragioni dei manifestanti non mi crea problemi. Forse, in questo modo, Draghi colma un vuoto. Un vuoto di una politica che non è in grado di portare effettivamente delle ragioni e delle proposte. In questo senso, Draghi fa un po' la parte della politica, come purtroppo la sta facendo in questi ultimi tempi l'economia.
Questo è sicuramente un primo elemento che porta ad una situazione paradossale, per cui chi è agente di quel sistema che viene contestato dalla manifestazione, riconosce le ragioni della contestazione stessa.
D'altra parte, se la politica interpreta tutto ciò che è avvenuto sabato soltanto con le categorie della solidarietà e della violenza, probabilmente continuerebbe a non fare il proprio compito.
Leggendo i molti testi degli ordini del giorno presentati dai colleghi una soluzione proposta è quella di rinforzare le risorse delle forze dell'ordine. Può essere una delle risposte, anche se non credo che la soluzione sia una militarizzazione del nostro Paese. Come abbiamo riconosciuto, vi è stata una gestione responsabile da parte delle forze di polizia, non è stato un replay di quello che è avvenuto a Genova. Tra l'altro, lo vediamo anche concretamente nel fatto che alcuni manifestanti hanno applaudito le forze dell'ordine. In questo senso c'è stato, comunque una differenza rispetto a ciò che è avvenuto in altre situazioni.
I fatti di sabato, effettivamente, tracciano un momento di rottura rispetto a tutto che è capitato in passato. Forse non vale più la pena lasciare alla categoria del fatalismo quello che può capitare in manifestazioni di questo tipo. Noi pensiamo che se successivamente alla manifestazione vi sono state ancora dichiarazioni che non hanno preso le distanze dalla violenza, queste, fortunatamente, sono state modiche e isolate.
In realtà, il movimento dei movimenti (anche perché non si pu ricondurre ad un unico soggetto ciò che è capitato in pazzia sabato), credo che, a questo punto, si debba interrogare. Perché se vi è un'interpretazione - la si desume, anche in questo caso, dai giornali di oggi - secondo la quale praticamente un'ala di "duri" ha voluto dimostrare la propria forza rispetto ai dialoganti, ritengo che sia una definizione alquanto parziale.
Credo che i movimenti sociali debbano interrogarsi, a questo punto, su come procedere rispetto alla manifestazione del loro disagio. In questo senso, credo che la giornata di sabato possa essere considerata una sorta di "spartiacque", così com'è stato detto, un bene che nasce da un male riconosciuto da tutti. Se la violenza ha rubato la scena alla maggioranza pacifica, in questo senso ha rischiato di delegittimarne le ragioni. Non è riuscita però in quest'intento, anche a fronte del lavoro dei media, con una corretta ricostruzione di ciò che è avvenuto.
Noi riteniamo che reazioni emotive come la militarizzazione o il divieto di manifestare, proposto dal Sindaco Alemanno, non siano le reazioni giuste, perché la politica non può derubricare a violenza quello che è capitato sabato, ma deve battere un colpo, non lasciare semplicemente a Draghi quello che è il riconoscimento delle ragioni di quella protesta.
Per la verità, dopo Draghi praticamente tutti i leader politici, sia di destra che di sinistra, hanno riconosciuto le ragioni di quelle persone.
Però, adesso, al di là di riconoscerne le ragioni, forse sarebbe bene che fuori e dentro i palazzi, a partire da Roma, si prenda coscienza che così non si può più proseguire, perché finora nessuna forza politica rappresentata in Parlamento (o negli altri Palazzi) lo ha fatto con un'effettiva assunzione di responsabilità.
Questa dovrebbe essere la lezione: modificare il proprio comportamento all'interno delle istituzioni.
Certamente è una lezione che dovrebbe anche indurre ad interrogarsi su ciò che si muove fuori dalle Istituzioni, senza nascondere dietro a fatalismi ciò si sapeva che poteva capitare sabato, con la possibilità di manifestazioni fuori controllo e di violenza, sempre, però, nella consapevolezza che la maggioranza era comunque una maggioranza buona - non nel senso di "buonista" della sinistra - che voleva manifestare le proprie le ragioni e riappropriarsi, com'è già stato detto anche in modo un po' stucchevole, del proprio futuro.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Biolé; ne ha facoltà.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
Innanzitutto, penso che sia perfettamente comprensibile da chiunque che episodi violenti - sporadici, per fortuna - come quelli che sono capitati a Roma pochi giorni fa, possano rappresentare una sorta di sfogo, magari non giustificabile ma comprensibile, rispetto ad una rabbia che, giustamente cittadini di diversa estrazione sociale, di diverso pensiero e di diverse idee e provenienze, esprimono in modi differenti.
Fortunatamente - lo ripeto per la seconda volta - la stragrande maggioranza di chi ha manifestato (non solo a Roma, ma anche nelle altre città italiane, europee e nel resto del mondo) ha capito che la necessità di una manifestazione così partecipata non debba andare solo nel senso di una protesta, ma possa essere coniugata in proposte concrete; proposte concrete che, chiaramente, chi è profano rispetto alle istituzioni, potrà produrre (e ha prodotto) in termini generici o di indicazioni rispetto a quelle che ritiene essere le cause del maggior disagio di una società che sta diventando liquida: il fatto che non ci siano più parametri, paletti valori e rapporti precostituiti, e che tutto vada nel senso di un vantaggio per qualcuno (per qualche gruppo o per qualche rappresentanza) e di uno svantaggio in termini di benessere o di possibilità di contribuire alla società con il proprio lavoro, con i propri interessi o con le proprie passioni, per una crescita culturale e un beneficio comune.
Sicuramente è facile capire - i colleghi potranno trovare delle indicazioni anche sul web - che in un certo senso è mancata quella che poteva essere una sorta di "prevenzione", non tanto rispetto ai singoli episodi spiacevoli di violenza, ma rispetto ad una manifestazione che già si annunciava così larga, così ampia e così partecipata.
Si parla di auto bruciate - pongo esempi specifici - o di cassonetti bruciati. Io non sono un tecnico del settore, ma è chiaro che, prevedendo una partecipazione del genere, anche solo per facilitare la manifestazione avrebbe dovuto esserci la volontà di emanare ordinanze o dare delle indicazioni che non avrebbero permesso, all'interno dello percorso della manifestazione, la sosta di auto parcheggiate o la presenza di cassonetti aperti. Questa mi sembra una cosa piuttosto palese e comprensibile.
Dopodiché, un altro tema è quello dell'informazione. Informazione che in Italia, come ho avuto modo di dire più volte in questo consesso (non è un'idea nata da me, ma è un aspetto palese ed incontrovertibile) ha una connotazione molto strana rispetto a quella degli altri Paesi. Ascoltando gli interventi di oggi, mi verrebbe da pensare che molte volte ci si accanisce da una parte o dall'altra, puntando il dito su chi, in realtà può avere la possibilità di distorcere, dare indicazioni e creare un'informazione precostituita. Forse le stesse persone, gli stessi organismi o gli stessi rappresentanti istituzionali che talvolta sono accusati di questo, in questo caso sono state vittime di questa disinformazione.
Chiaramente metto tutti sullo stesso piano, nel senso che chiunque di noi, per fortuna, è anche un semplice cittadino. I cittadini fruiscono dell'informazione esattamente come possiamo fruirne noi. Credo che spetti a chi ha un certo tipo di rappresentanza fare un'attività più completa e più minuta, di ricerca di tutte le eventuali informazioni e dei punti di vista rispetto a determinati eventi, e questo in particolare.
C'è, poi, una volontà, che mi pare un po' pericolosa - questo sempre sommessamente, dal mio punto di vista - di voler inquadrare e avere sempre bene in mente la suddivisione in buoni e cattivi, di chi manifesta.
Probabilmente, all'interno del sentire comune italiano c'è la volontà di suddividere in compartimenti stagni, senza pensare che alcune istanze alcune volontà, alcune idee possono e dovrebbero spostarsi, sia verticalmente sia orizzontalmente, tra quelli che possiamo definire ceti sociali e quelli che possiamo definire settori o comunque ambiti di competenza.
Si è parlato del sistema bancario. Ritengo opportuno dare, soprattutto alle parole del collega Pedrale, non dico una risposta, ma una suggestione in più: quando si sostiene che certi poteri forti si sono smarcati dalla politica, occorre anche riflettere sul fatto che la smarcatura non è avvenuta solamente da parte dei poteri forti, perché la politica ha le sue colpe.
Il fatto che ormai da qualche tempo si assista ad un primato degli altri poteri, come quello finanziario e bancario, rispetto al potere politico, inteso come gestione, come servizio alla res publica, per riuscire a determinare delle regole comuni e condivise, per riuscire a determinare un convivere civile, è sotto gli occhi di tutti.
Il problema grosso - ripeto - è la volontà di suddividere in compartimenti stagni.
Ultima suggestione che modestamente intendo fornire è la correlazione che alcuni colleghi fanno tra gli episodi sporadici di violenza che si sono manifestati pochi giorni fa a Roma e il movimento No TAV, della Val di Susa.
Innanzitutto, le dichiarazioni comparse sui giornali, o sui giornali on line, qui riportate in modo riassunto, nascono dalla volontà di taluni media di far sentire indicazioni, interviste ed eventuali parole di personaggi per lo più anonimi.
Questo ricade esattamente nel pensiero che esprimevo prima: il fatto che le istanze, per fortuna, in una democrazia che dovrebbe essere di libertà di pensiero assoluto, si spostano, cioè permeano la società. È come se - mi si passi il sillogismo - quando una persona che compie un certo delitto si dichiara appartenente o vicina a una certa causa, qualcuno strumentalmente cercasse di abbinare le due cose: quindi la causa è criminalizzabile, poiché una persona che la condivide ha compiuto degli atti non propriamente corretti. Questa è un'altra delle problematiche.
Chiedo scusa per aver sforato i dieci minuti. Concludo dicendo che non andrei nella direzione di unire i sei ordini del giorno, abbastanza sfaccettati e diversi tra loro; ritengo che l'indicazione corretta sia proprio quella di poter evidenziare - ogni Gruppo, ogni singolo Consigliere le istanze condivise.
Come Gruppo, abbiamo sottoscritto convintamente l'ordine del giorno...



(Scampanellìo del Presidente)



BIOLE' Fabrizio

Mi dà ancora un minuto, Presidente? Ho finito, grazie.



PRESIDENTE

Scusi, collega. Io non sono mai fiscalissimo, però siamo a 11 minuti e 20 secondi!



BIOLE' Fabrizio

Dieci secondi! Abbiamo sottoscritto - dicevo - l'ordine del giorno del collega Buquicchio, che riteniamo rappresenti una sintesi molto importante della problematica che in questo momento vive chi deve mantenere e curare la nostra sicurezza.
Questa la nostra indicazione.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Biolé.
La parola alla Consigliera Montaruli.



MONTARULI Augusta

Grazie, Presidente.
La mia generazione ha molte ragioni per essere giustamente arrabbiata nei confronti, non soltanto della politica e dei Palazzi che citava la Consigliera Cerutti, ma dei tanti Palazzi sparsi all'interno del nostro Paese e non solo.
Questa rabbia, che può trovare cause e responsabilità le più varie, non è mai giustificabile quando sfocia nella violenza, pertanto sono contenta che il concetto sia stato ribadito pressoché da tutte le forze politiche di questo Consiglio. Non può essere una giustificazione - come dicevo sfogata come strumento di violenza nei confronti delle istituzioni.
Anch'io mi voglio ascrivere nel movimento degli indignati; indignati nei confronti degli indignados violenti, perché chi è veramente indignato oggi è chi ha visto in tv, sabato sera, quelle scene di violenza e rabbia sfogata nel peggiore dei modi, nei confronti di bersagli umani che, in quel caso, erano gli agenti di polizia, che possiamo riconoscere come delle vere e proprie vittime di quella manifestazione.
Io, però, non voglio pensare soltanto a ieri, ma voglio pensare anche a domani. La manifestazione di sabato è alle spalle; i danni li stanno contando e sono ingenti, non soltanto dal punto di vista economico, ma - mi permetta - anche da un punto di vista morale.
Personalmente, mi vergogno per quei ragazzi che hanno sfogato, in quel modo, una violenza assolutamente inaccettabile e vergognosa.
La mia preoccupazione, pertanto, non è rivolta soltanto a ieri, ma come piemontese, va a domani, perché sappiamo che è in preparazione una manifestazione riguardante la linea ferroviaria Torino-Lione.
Sento il dovere d'intervenire in questo momento, proprio perché oggi (la questione è assolutamente pertinente) sono comparse le dichiarazioni del leader No TAV, Perino, sul quotidiano La Stampa, che francamente mi fanno rabbrividire e ricordare al Consigliere Biolé: altro che anonimato! a pagina 7, con tanto di foto e titolone. Un'intera pagina! Altro che anonimato! Qui ci sono i nomi e i cognomi e le dichiarazioni sono scritte nere su bianco! Quelle dichiarazioni, anche se non sono delle violenze fisiche, sono violenze verbali pesanti, ancora più pesanti del lancio di una pietra perché sono una vera e propria istigazione. Istigazione a continuare soprattutto nel nostro territorio, soprattutto in Val di Susa, ad alimentare una situazione di scontro, di violenza, che è inqualificabile.
Oggi, pertanto, diamo la nostra solidarietà alle forze dell'ordine (in realtà l'abbiamo già data qualche settimana fa - io stessa ero prima firmataria di un ordine del giorno in quel senso - per i fatti accaduti in Val Susa), ma se deve essere fatta prevenzione, questa non deve avvenire soltanto spostando una macchina o chiudendo un cassonetto! La prevenzione si fa allontanando dai propri movimenti le mele marce! Così si fa la prevenzione e i primi che devono fare prevenzione sono gli appartenenti ai Movimenti!



(Commenti dei Consiglieri Bono e Biolé)



MONTARULI Augusta

Loro sono i primi che devono fare prevenzione, altrimenti, se non si fa prevenzione...



PRESIDENTE

Colleghi, per cortesia!



MONTARULI Augusta

Che è anche un atto coraggioso, non si scende in piazza, perché se scendo in piazza con un violento, consapevolmente - un conto chi non è consapevole - diventa violento anche lui.



(Commenti del Consigliere Biolé)



MONTARULI Augusta

MONTARULI Augusta



MONTARULI Augusta

Guarda, chiuditi la bocca prima di dare degli insulti a me, perch prima di insultare dovresti assolutamente informarti sulla mia persona.



PRESIDENTE

Collega Montaruli, mi scusi.



MONTARULI Augusta

No, gli insulti non li accetto, quindi reprima e gli dica di stare zitto!



PRESIDENTE

Collega Biolé, lei è appena intervenuto. Il Consigliere Bono si è prenotato per l'intervento successivo. All'interno della possibilità di dire quello che si pensa, all'interno dei margini previsti...



MONTARULI Augusta

Ma tanto concludo, non ho bisogno di undici minuti.



PRESIDENTE

Consigliere Biolé, se vuole intervenire per fatto personale, lo esplicita dopo.



MONTARULI Augusta

Grazie a Dio, ho il dono della sintesi, al contrario del Consigliere Biolé, quindi utilizzerò al massimo sei minuti.
Concludo per dire che, visto che la solidarietà noi in realtà l'abbiamo già data - e sono la prima ad essere consapevole che non si può dare la solidarietà soltanto a parole - e visto che mi sento responsabile di quanto sta avvenendo, nonostante io non vada in Val di Susa a fare quegli atti e sabato non fossi in piazza, credo che la solidarietà, dopo averla data a parole, bisogna darla anche con i fatti.
Sta lì il senso del nostro ordine del giorno, in cui noi del PdL, che a Roma siamo maggioranza e facciamo parte del Governo, per primi chiediamo a questo Governo di stanziare i 60 milioni di euro mancanti per le forze dell'ordine, perché non si può permettere che le forze dell'ordine siano al contempo vittime e beffate.
In questo ordine del giorno c'è il senso del discorso che ho fatto e chiedo a tutte le forze di unirsi al nostro appello. Lo facciamo noi per primi e chiedo anche a chi ritiene di dare alle forze dell'ordine una solidarietà concreta. È una solidarietà che, tra l'altro, nel giorno di oggi è particolarmente concreta, perché ci sono gli agenti delle forze di polizia che stanno manifestando in tutta Italia e nella nostra città perché denunciano la mancanza di carburante per rifornire i propri veicoli la mancanza di strutture e strumentazione necessaria per svolgere il loro lavoro.
Noi ci accorgiamo di loro quando succedono grandi fatti, ma loro sono presenti sempre sul territorio, nei quartieri difficili di Torino; tante volte li ho visti, nonostante le difficoltà, presenti nelle nostre città soprattutto nelle aree metropolitane.
Questo è il senso del nostro ordine del giorno, questo è il senso della nostra solidarietà, perché non si può parlare soltanto di solidarietà a parole, ma sono necessari atti concreti.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Biolé per fatto personale. Le chiedo di esplicitare il fatto personale.



BIOLE' Fabrizio

Intervengo per fatto personale, perché credo che, pur avendo i Consiglieri la libertà di esprimersi, un'espressione come "tappati la bocca" detta da un altro Consigliere, a me sembrava insultante. Quindi intervengo per fatto personale.
Credo di non dovermi tappare la bocca e so che il Regolamento permette un tot di minuti di intervento. Sintesi o non sintesi, questo era il mio pensiero.
E per fatto personale anche perché l'intervento della collega Montaruli è partito da un'indicazione e da un'espressione che non ho usato all'interno del mio intervento. Prenderò le registrazioni, ma so che non ho usato un'espressione tipo "anonimato" o "roba anonima". Grazie.



PRESIDENTE

L'espressione "tappati la bocca" non è opportuna da parte di chi l'ha pronunciata.
Voglio però ricordarle, collega Biolé, che non si può intervenire mentre interviene un altro Consigliere. Questo lo rammento a lei, ma naturalmente vale per tutti.
Lei è intervenuto, ma si può alzare la mano per richiedere di intervenire. Quindi, ci sono tutti i margini per esprimere il proprio pensiero, ma non intervenire senza microfono e commentare mentre un altro Consigliere sta intervenendo.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Il collega Biolé stava interloquendo con me, ma fortunatamente la collega Montaruli ha un udito sopraffino, quindi è riuscita a sentire i nostri commenti sottovoce.
Partirei, se vogliamo stemperare i toni, dalle cose in comune tra tutte le parti presenti in Consiglio, almeno a parole; poi nei fatti sappiamo che ci sono delle contingenze e delle difficoltà a livello romano, che non permettono di far seguire alle parole dei fatti concreti. Ovverosia il sostegno economico alle forze dell'ordine, che sono in estreme difficoltà in quanto non possono neanche svolgere le loro attività di ordinaria amministrazione. Figurarsi altro! Se vogliamo parlare di gestione della sicurezza e dell'ordine pubblico bisogna partire da questo primo dato fondamentale e basilare: se le forze dell'ordine non sono messe in condizione di operare, difficilmente potranno garantire la sicurezza e la tutela dell'ordine pubblico. Proprio per questo, visto che va di moda, si propone di sostituirle con i militari.
Ricordiamo che l'Italia dovrebbe ripudiare la guerra; pertanto l'uso dei militari tanto all'estero quanto in Italia a fare la guerra contro i propri cittadini non dovrebbe essere un argomento di dibattito politico figurarsi nella realtà in cui ci approcciamo tutti i giorni.
Per quanto riguarda la collega Montaruli, mi tira proprio in causa. Non possiamo non ricordare, visto che parliamo di violenza e di prevenzione a monte, che la collega Montaruli è nota, da parte della realtà politica torinese, come militante di alcune delle forze estreme di destra e, come tali, partecipa a vari scontri a livello universitario.
Potete andare a chiedere, ma questo, nella mia storia universitaria e anche in quella del collega del mio Gruppo, non è mai successo.
Chiudiamo qui, non ricordiamo neanche le presenze a Predappio con Azione Giovani e il braccio destro alzato. Ma questo è un saluto romano che non vuol dire niente in Italia! Chiudo il discorso, perché non vorrei fermarmi a parlare di cose che a noi poco interessano.
Volevo rivolgermi al Consigliere Leo.
Collega Leo, lei è solito sempre dire: "Voi siete giovani e non conoscete la storia". Questa è una cosa che i giovani si sentono dire spesso; qualche volta qualcuno la prende bene, altri la prendono meno bene.
Il collega Leo, che ha vissuto, come altri autorevoli esponenti del Consiglio, gli anni '70, non penso che possa cadere nelle trappole e trappolette banali dei media e credere a tutto quello che passa sui giornali.
Non credo, in tutta onestà, che il collega Leo possa ritenere vera l'intervista rilasciata ad autorevoli giornali (Corriere della Sera ed altri) dal primo "pischello", che non si sa neanche se ha partecipato alla manifestazione, che va sui giornali a dire: "Abbiamo fatto uno stage formativo di violenza eversiva in Grecia e un altro in Val di Susa".
Perché io non ci credo! Farei un torto alla sua intelligenza.
Quando ho letto questi giornali, mi sono fatto una risata, perché lo sappiamo tutti che viviamo in un mondo politico e mediatico in cui i media dettano un po' la linea. Così come sappiamo benissimo che c'è un interesse dopo la manifestazione del 15 - e poi parlerò anche degli interessi dietro alla manifestazione del 15 - a dettare una linea per contrastare a priori e preventivamente quelle che saranno le manifestazioni che ci faranno in Val di Susa e far fare ai cittadini ignari, che conoscono poco i giochini dei media - perché guardano la televisione e leggono i giornali, ma magari leggono poco internet - un sillogismo (violenti uguale qualunque manifestazione, oppure violenti uguale manifestazioni contro la TAV) per non far discutere delle problematiche che ci sono alla base.
L'ha detto giustamente la collega Artesio: non si è parlato minimamente delle tematiche alla base della manifestazione degli indignados del 15 ottobre, che non era una peculiarità di cento manifestanti che sono andati a spaccare una vetrina di una banca con un estintore, cui va sicuramente la mia condanna, perché sono stupidi due volte: primo, perché non hanno nessun risultato, non è certo spaccando una vetrina di una banca che si risolve il problema della crisi economica e finanziaria; poi perché, se non sono infiltrati, come ha detto il collega Negro, fanno male a tutti i movimenti a tutti i comitati, a tutte le realtà che in Italia cercano di portare quei temi che sono nell'agenda dei movimenti, ma che non lo sono nell'agenda di quasi nessun partito politico. Questo è il dato fondamentale.
Avevo presentato un ordine del giorno (però, sono arrivato fuori tempo massimo) in cui si chiedeva al Consiglio regionale di rifiutare questo collegamento strumentale tra i presenti alla manifestazione del 15 ottobre e i violenti. Perché, altrimenti dovremmo dire che sono violenti i colleghi di SEL, i colleghi di Rifondazione Comunista, i colleghi di Sinistra Critica, le sigle sindacali, come per esempio, la FIOM, insomma tutti quelli che erano presenti. Se cadiamo in questo sillogismo, o lo facciamo per tutti o non lo facciamo per nessuno. Questo è un primo dato importante.
Ribadisco quanto ha detto il mio collega Biolé: come hanno detto anche i giornali, ritengo che qualcosa non ha funzionato nel sistema di difesa e di prevenzione disposto dal Prefetto e dal Ministero. Perché, se i violenti hanno potuto agire indisturbati per un'ora, dando fuoco alle automobili...
Forse, a Torino le manifestazioni sono un po' più piccole e a Roma non ho partecipato a tante manifestazioni, comunque mai, per fortuna, a manifestazioni in cui automobili sono state bruciate. Normalmente, nella mia piccola e breve esperienza, essendo giovane, so che in ogni corteo c'è la DIGOS, ci sono agenti in borghese che controllano. Allora, come è possibile che in una manifestazione, annunciata da mesi, arrivino liberamente delle persone, riescano a dare fuoco alle automobili, stiano pure lì a volto scoperto a guardare e se ne vadano via liberamente? possibile questo? Quindi o ci sono delle grosse responsabilità da parte di chi doveva fare prevenzione e gestione durante la manifestazione, oppure queste forze dell'ordine ormai sono allo sbando e non hanno più un euro neanche per fare prevenzione o per la gestione logistica della manifestazione stessa.
Quindi, delle due l'una, ma non cadiamo invece nell'errore di dire che tutti sono violenti. E la connessione strumentale con le varie - ribadisco forze presenti (sindacali, politiche o di movimento) non si può fare.
Avevo chiesto alla Presidenza di presentare un ordine del giorno, e non so se devo chiedere un'autorizzazione dell'Aula, in cui richiamare i due punti di cui dicevo: rifiutare il collegamento strumentale e chiedere al Ministero dell'Interno di impegnarsi per una migliore gestione delle manifestazioni, per permettere a tutti il diritto di esprimere il proprio dissenso.
In questa manifestazione, decine di migliaia di persone che vi hanno partecipato non hanno potuto terminare il corteo e sono state caricate dalle forze dell'ordine senza capire perché, quando i violenti erano un'esigua minoranza.
ovvio che - e concludo - mi viene anche il dubbio che ci sia stata in realtà, nella logica (che conosciamo tutti e ribadisco, come direbbe sempre il Consigliere Leo, che non siamo tutti nati ieri) di possibili giochi e contro-giochi di potere, infiltrazioni e contro-infiltrazioni anche la volontà di usare qualche violento, come disse il Presidente Cossiga - insomma, chi è più autorevole di Cossiga? - parlando del metodo già utilizzato a Genova, di infiltrare cento persone dentro le manifestazioni per far sì che si spacchino alcune vetrine, in modo che le forze dell'ordine abbiano la possibilità e la giustificazione per attaccare, ma attaccare chi? Soprattutto, le donne e i bambini. E questo è stato detto da Cossiga, non certo da me, che conto molto di meno.
Quindi, non vorrei che si stesse cercando di usare questa logica per frenare la libera manifestazione del dissenso da parte della cittadinanza.
Questo, statene certi, non succederà, perché in Val di Susa i movimenti manifesteranno. Spero che manifesteranno in tutta Italia e mi auguro che Alemanno torni sulla sua scelta di limitare fortemente il corteo della FIOM, non perché ho la tessera della FIOM - non ho mai avuto una tessera sindacale e, tra l'altro, non sono operaio metalmeccanico - ma perché deve essere garantito a tutti il diritto di manifestare liberamente.
Non è che, a causa dei problemi di organizzazione e di prevenzione che limitano le forze dell'ordine, non facciamo più manifestazioni! Perch allora sì, collega Leo, si rischia di tornare agli anni Settanta e alla violenza. Se si negano i diritti, i principi basilari di libertà e di espressione del proprio dissenso, allora sì che si scatena la violenza. In tal caso, però, non sarebbe più espressione di cento persone, che non sappiamo da dove vengono e neanche chi ha permesso loro di agire indisturbate per ore, ma di tutti i cittadini; cittadini che, oltre che gravati dalla crisi economica (in proposito, questo Consiglio regionale e il Governo nazionale si dimostrano sempre più incapaci di dare risposte) soffrirebbero anche di una crisi politica.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi del Liceo Scientifico "A. Avogadro" di Vercelli


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti del Liceo Scientifico "A. Avogadro" di Vercelli in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.
Stanno assistendo a questa fase finale della seduta del mattino gli studenti del liceo (Classe III C) che sono fra i partecipanti di "Ragazzi in Aula".
Stiamo discutendo su una serie di ordini del giorno che diversi Consiglieri e Gruppi consiliari hanno presentato in merito agli incidenti che si sono verificati a Roma nella manifestazione di sabato scorso.



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