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Dettaglio seduta n.155 del 04/10/11 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

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Argomento:


LEARDI LORENZO



(Alle ore 10.01 il Consigliere Segretario Leardi comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.30)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



(La seduta ha inizio alle ore 10.30)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Procediamo con l'esecuzione dell'Inno Nazionale.



(In applicazione del dispositivo dell'ordine del giorno n. 9 "Unità d'Italia", approvato dall'Assemblea consiliare il 1° dicembre 2010 l'Assemblea, in piedi, ascolta l'Inno nazionale della Repubblica Italiana "Il canto degli italiani")


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Botta Marco, Bresso, Cantore Comba, Costa Raffaele, Cota, Goffi, Leo, Montaruli e Motta Massimiliano.


Argomento: Varie

b) Manifestazione delegazione Associazione Terra del Fuoco


PRESIDENTE

Siamo stati informati che sarà presente, oggi, alle ore 14, una delegazione dell'Associazione Terra del Fuoco, che manifesterà davanti alla sede del Consiglio regionale.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

"Tempi di attesa per le visite e le prestazioni specialistiche nelle ASL AO e AOU del Piemonte" richiesta di sessione straordinaria ai sensi dell'articolo 50 del Regolamento interno del Consiglio regionale presentata dai Consiglieri Boeti, Motta Angela, Muliere, Lepri, Taricco, Manica, Laus Pentenero, Ronzani, Reschigna e Gariglio (atto d'indirizzo n. 501 collegato al dibattito)


PRESIDENTE

Colleghi, questa mattina la seduta è convocata in sessione straordinaria, ai sensi dell'articolo 50 del Regolamento interno del Consiglio regionale per l'esame del punto 2) all'o.d.g., inerente a "Tempi di attesa per le visite e le prestazioni specialistiche nelle ASL, AO e AOU del Piemonte".
La competenza è dell'Assessore Monferino, che è presente.
Chiedo se, tra i richiedenti, qualcuno intende illustrare la richiesta.
Nel contempo, comunico che è collegato al dibattito: ordine del giorno n. 501 "Tempi di attesa per le visite e le prestazioni specialistiche nelle ASL, AO e AOU del Piemonte" presentato dai Consiglieri Boeti, Ronzani, Placido, Motta Angela, Laus, Muliere, Pentenero, Lepri Reschigna, Taricco, Manica, Ponso.
Inoltre, la Presidenza intende dichiarare superata l'interrogazione indifferibile e urgente n. 762, avente ad oggetto "Situazione dei centri di prenotazione visite presso le ASL", presentata dai Consiglieri Boeti e Lepri.
La parola al Consigliere Boeti, per l'illustrazione della richiesta della sessione straordinaria del Consiglio regionale.



BOETI Antonino

Grazie, Presidente.
Intervengo per motivare la ragione per la quale abbiamo richiesto la convocazione di questo Consiglio regionale in sessione straordinaria svolgo altresì il relativo intervento.
Avendo, martedì scorso, discusso delle questioni che riguardavano le liste di attesa per gli anziani non autosufficienti, ci sembrava giusto concludere il ragionamento con le liste d'attesa per le visite specialistiche e gli esami diagnostici.
Questo delle liste d'attesa è un problema nazionale, che si basa soprattutto, su molteplici aspetti, tra cui le questioni di tipo organizzativo. Infatti, i centri di prenotazione unificata non sono diffusi su tutto il territorio nazionale e anche in Piemonte non siamo riusciti nella scorsa legislatura, ad inserire le strutture private all'interno dei CUP, che mi pare sia un obiettivo dell'attuale Governo regionale, che naturalmente, considero in maniera positiva.
Quando si telefona al CUP per prenotare una visita specialistica o un esame diagnostico le attese sono molto lunghe e, avendolo voluto sperimentare personalmente, ho verificato che si attendono anche venti minuti: ciò determina l'affollamento dei distretti socio-sanitari soprattutto da parte della gente più anziana.
In un'interrogazione che avevo presentato, che ho ritenuto di inserire insieme alla discussione che stiamo svolgendo, ponevo il problema del poliambulatorio di via Monginevro, dove - l'Assessore l'avrà letto su La Stampa - è successo un fatto che credo non si sia mai verificato nella storia della sanità regionale.
Presidente, chiedo se fosse possibile avere un po' di silenzio altrimenti lasciamo stare.



PRESIDENTE

Prego.



BOETI Antonino

successo un fatto incredibile: i ticket per l'accesso al poliambulatorio si prendono alle otto del mattino, ma c'è gente che è andata alle sei per riuscire a prenderli e fare bagarinaggio, così da vendere a cinque euro la possibilità di accedere prima a questa struttura che si occupa di un sacco di cose. Infatti, non prenotano solo le visite specialistiche, in questo momento si stanno occupando delle pratiche per l'esenzione del ticket.
Anche qui, ricordo che il Governo regionale si era impegnato ad inviare a casa a tutti i cittadini la pratica relativa all'esenzione. Nell'ASL TO1 ci sono 400 mila abitanti e l'hanno ricevuta solo in 70 mila (tutti quelli il cui indirizzo è stato fornito dall'Ufficio delle Entrate, attraverso la dichiarazione dei redditi), mentre tutti gli altri affollano gli uffici.
Pongo una prima domanda all'Assessore Monferino. Visto che nella nostra regione ci sono 27 mila impiegati e il Presidente Cota continua a assicurare che sono persone in eccesso rispetto alle necessità della sanità piemontese, chiedo se non potremmo adibire questi impiegati all'attività di sportello, così da migliorare, da un punto di vista organizzativo, i servizi che offriamo. Infatti, poiché distribuiscono soltanto 250 ticket al mattino (se ci sono 300 persone in lista d'attesa, gli altri 50 ritornano il giorno dopo), con un turno pomeridiano potremmo offrire un servizio più di qualità.
L'altra ragione per la quale si creano le liste d'attesa è determinata dal calo di risorse. A tale situazione si potrebbe porre rimedio consentendo ai medici nell'ambulatorio intramoenia di svolgere questo tipo di servizio, ma è chiaro che la soluzione è resa, di fatto, improponibile dall'ipotesi contenuta nel piano di rientro, che prevede di sostituire solo il 50% dei medici che vengono collocati in pensione. Certamente, mi rendo conto che è una questione di risorse.
Un terzo capitolo è dato dal consumismo sanitario: in Italia, all'anno si fanno accertamenti diagnostici per 700 milioni e visite specialistiche per 150 milioni. Sarebbe necessario, finalmente, portare avanti percorsi di appropriatezza diagnostica, che è un gran capitolo del quale si discute continuamente e che, fino a questo momento, nella nostra Regione, ma anche nelle altre Regioni italiane, non ha trovato la sua giusta collocazione.
Ci sono attrezzature vecchie e poco adoperate: come indicato da un recente studio della Società Italiana di Radiologia Medica, queste strutture dovrebbero lavorare almeno 66 ore alla settimana, per essere utilizzate a tempo pieno. In tutti i paesi d'Europa gli ospedali funzionano almeno fino alle ore 18 del pomeriggio, mentre, in Italia, l'attività chirurgica e diagnostica termina alle ore 14 - naturalmente, in questo ci sono anche le responsabilità dei medici - così che il 15-20% delle attrezzature radiologiche non vengono utilizzate come potrebbero.
Sempre la Società Italiana di Radiologia Medica informa che, per poter utilizzare a tempo pieno queste attrezzature, sarebbero necessari 660 radiologi in più, e mi pare che in questo momento non ci siano le condizioni.
Uno studio del Censis afferma che per il 70% dei cittadini, in primo luogo, occorre migliorare le liste d'attesa, quindi è un problema sentito dal 70% della popolazione italiana.
Il Ministro Fazio ci ha provato: nell'accordo Stato-Regioni ha indicato un piano nazionale di governo delle attese, che prevede di avviare le visite urgenti entro 72 ore, poi quelle entro dieci giorni, quelle entro due mesi e quelle oltre i sei mesi.
Dato che il Piemonte è stata una delle ultime regioni - del Nord Italia, naturalmente - ad approvare, rispetto al Governo, il suo disegno delle liste d'attesa, vorrei capire se il provvedimento adottato dal Governo regionale sta dando qualche risultato. Cioè, mi chiedo naturalmente, è una domanda che rivolgo all'Assessore - se, effettivamente è utile, così come il Presidente Cota aveva annunciato quando è stato presentato il provvedimento, ad abbattere le liste d'attesa.
Noi vi abbiamo dato il tempo di agire. Questo Consiglio regionale, con questo capitolo all'ordine del giorno, non è stato richiesto dopo tre o quattro mesi, è stato richiesto dopo un anno e mezzo di legislatura. Cioè il Governo regionale avrebbe, dopo un anno e mezzo, avuto tutto il tempo necessario per eliminare gli sprechi che riteneva ci fossero nel sistema sanitario regionale e migliorare i servizi.
Avrebbe avuto il tempo di mantenere quell'impegno elettorale. Lei ingegner Monferino, non si occupava di questioni sanitarie, ma durante la campagna elettorale quello che sarebbe diventato il Governo regionale ha pubblicizzato molto questa promessa, cioè, vincendo le elezioni, quella di abbattere le liste d'attesa, che sono un problema importante per la popolazione piemontese.
Citerò qualche dato, e se vuole glieli fornisco, perché avendo cercato di ottenerli dall'Assessorato senza essere riusciti, i nostri collaboratori al Gruppo li hanno recuperati direttamente dalle nostre ASL. Una verifica dei dati potrebbe esserle utile per il lavoro di cui si sta occupando. Nel tempo che mi resta a disposizione, fornisco quindi qualche numero.
Neurologia: ASL TO1 - poliambulatorio Biscarra (luglio 2011), 103 giorni di attesa; poliambulatorio Monginevro, 82 giorni; poliambulatorio Farinelli 97 giorni; ospedale Maria Vittoria, 146 giorni.
Ortopedia e traumatologia: poliambulatorio Biscarra, 64 giorni poliambulatorio Monginevro, 116; via del ridotto, 93 giorni poliambulatorio Toscana, 58 giorni.
Odontostomatologia: poliambulatorio Monginevro, 154 giorni; Via Farinelli 181 giorni; Via del ridotto, 181; poliambulatorio Toscana, 281 giorni.
Mi spiace affondare il coltello nella piaga, ma il Presidente Cota aveva detto, sotto l'euforia della vittoria elettorale, che avrebbe garantito le cure odontoiatriche gratuite a tutti i cittadini di questa regione.
Mi sembrava una promessa non mantenibile, ma passare dalle cure odontoiatriche gratuite ai 281 giorni di attesa del poliambulatorio Toscana, mi sembra eccessivo. Si aspettano 235 giorni al poliambulatorio Anglesio.
Passiamo ora all'Oculistica della ASL TO1: poliambulatorio Biscarra, 72 giorni; poliambulatorio Torino, 64 giorni; poliambulatorio Anglesio, 186 giorni per una visita oculistica.
Neurochirurgia dell'Ospedale Giovanni Bosco: 180 giorni; gastroenterologia ospedale Martini, 168 giorni (185 nel mese di giugno).
Chirurgia vascolare: poliambulatorio Biscarra, 97-119 giorni poliambulatorio San Secondo, 100 giorni.
Cardiologia: poliambulatorio Toscana (mese di luglio), 300 giorni: poliambulatorio Picchiotti, 188 giorni.
Posso continuare con l'ASL TO4. Allergologia: ospedale civile di Castellamonte, 188 giorni; Chivasso, 241 giorni; ospedale di Ciriè, 259 giorni; Lanzo, 193.
Gli abitanti di Ivrea aspettano all'ospedale civile di Ivrea 128 giorni per una visita cardiologia.
Gastroenterologia: Lanzo, 141 giorni. Oculistica del poliambulatorio civile di Ivrea, 280 giorni, così pure quello di Corso Nigra.
Non voglio farla troppo lunga, perché voglio consentire a tutti i Consiglieri che desiderano intervenire di poterlo fare.
Per l'ecocardiografia all'ospedale di Ivrea si aspettano 225 giorni. Per l'ecografia dell'addome superiore, 112 giorni. Al poliambulatorio di Settimo, 117 giorni.
Se l'Assessore Monferino è interessato e i dati non li ha, le lascio i numeri di cui sono in possesso.
Questi numeri indicano il fallimento della gestione sanitaria di questo Governo regionale. Avrebbe dovuto esserci un po' più di umiltà - non dico da parte sua, Assessore - nell'atteggiamento, perché questo è un problema di difficile soluzione e nessuno può promettere in questo Paese soprattutto in un momento con le carenze di risorse che vi sono, di risolvere il problema delle liste d'attesa.
Ma avendolo fatto, avendo promesso di abbattere le liste d'attesa, di eliminare gli sprechi, di migliorare i servizi, oggi i cittadini di questa Regione vi chiedono di mantenere l'impegno che avrete preso con i piemontesi.
Dato che non siete in grado di farlo e non lo farete nei prossimi mesi e nei prossimi anni, credo che i numeri che ho fornito e le cifre di cui ho parlato sanciscono il fallimento di questo Governo regionale per quanto riguarda le questioni sanitarie.



PRESIDENTE

aperta la discussione generale.
Non essendo presenti i Consiglieri Angeleri e Buquicchio, ha facoltà di intervenire il Consigliere Lepri.



LEPRI Stefano

Grazie, Presidente.
Mi pare che il dibattito, nonostante l'importanza dell'oggetto e il lucido intervento del mio collega, non stia coinvolgendo particolarmente quest'Aula.
Dispiace, perché questo è un tema molto sentito dai cittadini e non so se il disinteresse è frutto della rassegnazione o piuttosto di qualche altro sentimento.
In ogni modo, a noi questo tema interessa molto ed interessa sapere dall'Assessore, e magari anche da qualche collega di maggioranza, quale sia la loro opinione in proposito.
Per evitare di ripetere il lungo elenco di giorni di attesa che il collega ha già in modo preciso rappresentato, vorrei contribuire al dibattito, perché credo che il nostro compito non sia solo quello di denunciare - ruolo assolutamente fondamentale soprattutto per una forza di opposizione - ma anche in qualche modo di sollecitare e di suggerire, se i colleghi di minoranza me lo concedono.
Penso che le intenzioni, più che le volontà al momento e le capacità e ci auguriamo che queste si registrino - annunciate su molti temi, dalle pratiche di benchmarking agli interventi sull'appropriatezza, siano tutti temi sui quali ci siamo più volte confrontati e credo che sia inutile riproporli.
Vorrei concentrarmi solamente su due questioni per ascoltare anche l'opinione dell'Assessore in proposito; uno riguarda il tema della mobilità del personale, cosa su cui l'Assessore ha avanzato attraverso un'intervista una sua volontà, e credo che, non avendo mai avuto modo di approfondire la questione, forse in questa sede o in un'altra, dove lo riterrà il Presidente della IV Commissione o l'Assessore stesso, sia opportuno approfondirla.
evidente come l'intreccio tra la specialistica ospedaliera e la specialistica ambulatoriale, soprattutto nella città di Torino e nelle ASL e ASO torinesi, non può fare a meno di valutare la possibilità di un'ottimale collocazione delle figure specialistiche che assicurano gli interventi di cui stiamo parlando.
Quindi, il tema della mobilità anche o almeno interaziendale del personale chiamato a svolgere attività specialistica è un tema rilevante che può consentire, se gestito con il consenso del sindacato e con il giusto garbo, ma anche con la giusta determinazione, di recuperare efficienza.
L'altro tema su cui voglio sollecitare l'Assessore, tema altrettanto delicato se non più delicato, è quello che riguarda l'attività intramoenia del personale medico e paramedico, ma soprattutto del personale medico.
L'Assessore conosce certamente bene la legislazione complicata, che è stata definita a partire dal decreto legislativo n. 229, il cosiddetto decreto Bindi, che ha inserito l'obbligo dell'attività intramoenia. Obbligo che ha poi registrato diverse evoluzioni, cioè la possibilità di consentire anche lo svolgimento di queste attività fuori delle mura ospedaliere, fino ai giorni nostri, con diverse proposte di ulteriore evoluzione.
Mi fermo a considerazioni più modeste, e lo dico a tutti i colleghi anche a chi, prima di lei, ha svolto l'attività di Assessore, che so essere sensibile su questo tema, sebbene sia difficile mettervi mano; ne comprendo, dunque, le fatiche.
Il problema, peraltro, non è solo piemontese, ma a mio avviso occorrerebbe fare di più - la dico così - per evidenziare il pieno impegno dei dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale allo svolgimento dell'orario di lavoro cui sono tenuti, evitando che l'attuazione dell'attività intramoenia si inserisca all'interno dell'orario di lavoro canonico.
Questo è un tema complicato, ma tutt'altro che scontato: nessuno mette in dubbio il diritto dei lavoratori di poter svolgere tale attività fuori o dopo l'orario di lavoro (non a caso, dico "fuori" o "dopo", perché possono esservi anche delle finestre all'interno dell'orario di lavoro). Ma ciò che deve essere chiaro - cosa che, invece, oggi non è - è che ci deve essere una più forte attività di controllo, affinché siano assicurate le ore effettivamente dovute dai collaboratori.
In altri termini, il rischio tollerato - che, però, rischia di diventare intollerabile - è che vi sia una promiscuità all'interno di uno stesso periodo di lavoro, durante la giornata, che magari dura 10, 11 o 12 ore, tra l'attività libero-professionale e quella da lavoro dipendente.
Questa divisione non è così chiara; talvolta alcuni pazienti vengono visitati in intramoenia in orario di lavoro, e magari poi si dice: "Ho continuato l'attività anche mezz'ora o un'ora dopo", ma questo...
Mi rendo conto che si tratta di un tema delicato, ma credo che andrebbe affrontando. Pur riconoscendo la buona fede di ogni professionista, c'è motivo di temere, diciamo così, che talvolta si approfitti di questa eccessiva flessibilità nello svolgimento dell'orario. È una questione complicata, ma l'intuizione che ebbe, a suo tempo, il Ministro Bindi, di consentire l'attività intramoenia a condizione che la lista d'attesa fosse progressivamente ridotta, non è così automatica, ma vale come principio.
Credo che noi oggi - sarei contento di essere smentito - non siamo in grado di poter rappresentare ad ogni dipendenti che fa anche attività libero-professionale l'andamento del numero di interventi e di visite ambulatoriali che egli assicura parallelamente all'attività libero professionale che svolge. Bisognerebbe, in questo senso, introdurre un meccanismo che contratti e condizioni l'esercizio dell'attività libero professionale, che sappiamo essere concessa alla persona che ha scelto l'esclusività di rapporto col Servizio Sanitario Nazionale. Questa facoltà dovrebbe essere in qualche modo contrattata e condizionata da obiettivi di incremento del numero di attività e di prestazioni ambulatoriali interventistiche o di altro genere.
Questo mi sembra un tema rilevante, su cui possiamo lavorare - vi sollecito a farlo - perché secondo me vi è un margine notevole di recupero di efficienza attraverso una più chiara definizione dei rapporti tra attività ordinaria e attività intramoenia, cosa che, ad oggi, mi pare tutt'altro che chiara.
Sempre sulla questione intramoenia, rappresento la necessità di definire con sempre maggior attenzione e chiarezza i percorsi di prenotazione presso il Servizio Sanitario Nazionale rispetto a quelli svolti in attività libero-professionale intramoenia. Abbiamo già denunciato situazioni di promiscuità o di vicinanza tra i meccanismi nei luoghi di prenotazione per le visite del Servizio Sanitario Nazionale e quelli invece, a pagamento intramoenia, che non sono tollerabili.
Non è accettabile che, magari nella stessa stanza o nelle vicinanze sia possibile prenotare una visita a pagamento che può essere espletata in poche ore o in pochi giorni, mentre a fianco la prenotazione richieda centinaia di giorni di attesa. Bisogna che anche tale questione sia chiarita in modo esplicito, con una programmazione e un'indicazione a tutte le Aziende Sanitarie Locali e Ospedaliere affinché queste situazioni di promiscuità siano assolutamente evitate. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Buquicchio; ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente, e grazie al Partito Democratico, che ha ritenuto di sollevare questo annoso problema attraverso questo ordine del giorno.
Per mia esperienza, ritengo che gli ordini del giorno di per sé non servano a risolvere i problemi, ma possono rappresentare, come mi auguro in questo caso, un elemento spero utile di confronto con chi amministra, con chi governa e, quindi, con l'Assessorato alla sanità, per essere un po' aggiornati sui dati che non sono ancora facilmente reperibili (infatti, i dati cui tutti possiamo far riferimento sono quelli della media annuale del 2010).
una tematica sensibile, perché i cittadini avvertono sulla propria pelle il disagio di una lista d'attesa eccessivamente lunga, talvolta insopportabile. Credo che argomenti di questo peso, in termini di sensibilità pubblica così ampia, dovrebbero richiedere un'attenzione massima. Ma la domanda che rivolgo anzitutto a me stesso, poi all'Assessore e ai proponenti dell'ordine del giorno, è la seguente: possiamo pensare di risolvere in modo parcellare un problema che attiene ad un sistema ampio io sono tra coloro che ritiene doveroso farlo - che va riformato? Allora sono vere tutte le considerazioni che oggi abbiamo ascoltato qui in Aula dal primo proponente, il collega Boeti, e successivamente dal collega Lepri. Ciò che mi rende attento alla problematica, ma, nello stesso tempo, anche scettico, è che le stesse osservazioni, se ricordate, nella scorsa legislatura provenivano da quei banchi ed erano rivolte al Governo di allora.
Esistono, dunque, delle ragioni strutturali e storiche; e quando c'è un ritardo in qualcosa, noi possiamo immaginare che il ritardo sia attribuibile ad un'inefficienza di struttura, ma potremmo anche ipotizzare che ci siano elementi strumentali, quasi elementi di malafede nel perpetrare un determinato disegno.
Allora, il primo degli elementi strutturali che mi viene in mente è quello attribuibile alla mancanza non di risorse, ma alla mancanza - tra l'altro - di personale idoneo. Ci sono degli ambiti nei quali ancora oggi o forse oggi più che mai - si sostiene che manchino gli specialisti, e allora lì ci fa comodo invocare le responsabilità dell'ambito formativo e quindi dell'università e dell'imbuto e della strettoia che esiste nella preparazione di specialisti, facendo purtroppo sempre riferimento a quell'handicap non ancora risolto del numero chiuso degli specialisti in determinate discipline.
Questo è un elemento sicuramente da valutare in termini statistici: quanto incide nel disservizio e nella lista d'attesa la mancanza di quel tipo di specialista? Primo punto su cui mi permetto di chiedere aiuto all'Assessore e ai suoi uffici.
L'altro punto è attribuibile a un elemento più generico, che è l'organizzazione, quindi la capacità di far funzionare un determinato ambulatorio, un determinato reparto, un determinato centro di smistamento di servizi per i più vari motivi; tra questi, mi piace ricordare quello che il collega Lepri ha richiamato e che è la possibilità della libera professione da parte dei medici.
C'è poi la concorrenza del privato, Assessore. E se la concorrenza del privato, in modo "perverso", agisce sul disservizio, allora purtroppo andiamo oltre quegli elementi attribuibili a deficit strutturali, ma dobbiamo fare necessariamente riferimento a un sistema che di per s diviene perverso. E noi - almeno noi del centrosinistra - con la politica con questa politica in ambito sanitario, intendiamo poter porre un freno una correzione, un superamento di quegli handicap.
Per il cittadino non c'è niente di più orribile di sentirsi dire che la prestazione in quel determinato servizio pubblico richiede una certa attesa. Vedo dall'elenco dei tempi assurdi: il primo che mi capita sotto gli occhi è il Poliambulatorio di Ciriè con 365 giorni; anche l'Ospedale Evangelico prevede 365 giorni di attesa. Mi si può obiettare che sto citando i peggiori. Sì, ma ce ne sono tanti altri: 271 giorni il Poliambulatorio di Tortona, 191 Le Molinette e via di seguito.
Voglio dire che i tempi in generale sono insopportabili e il cittadino che ascolta dall'impiegato di turno questo tipo di attesa cui deve soggiacere o soccombere magari si sente anche dire che, in un'opzione privata i tempi sono di sole 24 ore. Allora è questo tipo di correttivo che tutti insieme dobbiamo assolutamente fare.
Vado a concludere, perché il tempo è tiranno, anche se questo argomento richiederebbe una tempistica più ampia per poter disquisire. Cari amici, se intendiamo giungere a un tipo di riforma globale, io ho sempre detto - vi erano colleghi, alleati, che mi hanno condannato, non hanno ritenuto giusta la mia analisi - che il sistema sanità, per quanto non tragico quello del Piemonte, rispetto ad altre realtà, è ancora un sistema accettabile comunque è un sistema che di per sé, se lo si vuol riformare, non è possibile rattopparlo, ma andrebbe, sotto alcuni aspetti di impianto che riguardano le fondamenta, resettato.
Va resettato il criterio seguito da alcuni professionisti. Io sono un professionista, un operatore del settore, ho lavorato per trent'anni anche in struttura pubblica e non posso fare a meno, per onestà intellettuale, di riconoscere che non sia possibile che il professionista entri in conflitto d'interesse con il datore di lavoro, con l'ente a cui appartiene. Non è possibile perché è uno degli elementi cardine della disfunzione. Da primario, oltre che da operatore subordinato, avrò tutto l'interesse a facilitare lo smaltimento delle liste d'attesa, se questo rappresenta nocumento in termini professionali.
Quindi devo concludere e concludo, ma sicuramente, oltre a tutti gli elementi di carattere strutturale che sono tanti (mi sono limitato solo ad accennarne alcuni), il problema del conflitto d'interesse è una questione cardine, sulla quale già in Commissione l'Assessore ha dato una risposta ma nel rapporto pubblico-privato è sicuramente un argomento da approfondire e da cui da cui ritengo che, a cascata, dipendono molti dei disservizi.



PRESIDENTE

Invito i colleghi a rispettare i tempi degli interventi. Grazie per la collaborazione.
La parola al Consigliere Tiramani.



TIRAMANI Paolo

Grazie, Presidente.
Ho ascoltato i precedenti interventi e non sono d'accordo con quanto è stato detto. Non sono d'accordo perché penso che è un sistema, quello sanitario, incancrenitosi negli anni, non certo in questo ultimo anno di Giunta Cota, ma soprattutto negli anni precedenti, negli ultimi cinque anni di Giunta Bresso. Lo penso fortemente e mi spiace che siano stati fatti due Consigli regionali speciali diversi su delle tematiche differenti sì, ma non molto, perché riguardano sempre capitoli di spesa socio-sanitaria e socio-assistenziale e che quindi, a mio avviso, andavano trattati insieme.
Abbiamo parlato molto di quello che è il concetto di socio assistenziale, quindi assistenza all'anziano e al disabile, e su questo ho una mia visione. Faccio solo un piccolo inciso per poi arrivare a quello che è l'aspetto socio-sanitario: il grave problema è stato posto dall'inasprimento della legge precedente all'8 ter in questi ultimi cinque anni di Giunta Bresso, con la mancata autorizzazione di nuove strutture sia per quanto riguarda i centri di assistenza sia per quanto riguarda l'autorizzazione alle grandi apparecchiature. Potete capire che questo, per quanto concerne il socio-assistenziale, vincola tremendamente la libertà dei privati in un sistema assolutamente sconclusionato, quello attuale, che va cambiato perché è più sovietico che liberale ed economico. Lo stesso discorso vale per le grandi apparecchiature.
Questo cosa vuol dire? Ho capito benissimo il problema delle liste d'attesa e sono contento che la Giunta regionale s'impegni ad affrontare il problema, però partiamo da un presupposto, che è quello che abbiamo detto più volte, ma che è un dato di fatto su cui ci scontriamo: i numeri, un bilancio sanitario tremendamente minato da una serie d'incongruenze legate, per esempio, al personale.
Colgo con favore la DGR del 28 gennaio, che va a bloccare integralmente le assunzioni degli amministrativi e, purtroppo, prevede solo il reintegro del 50% del personale, per quanto riguarda gli ospedalieri. Questo è un problema, ma voi capite che fino a quando non si potranno mettere a rete gli ospedali, quindi razionalizzare il personale, tutto ciò è impensabile.
impensabile che un sistema in deficit, cui il Ministero della Salute ha dato 500 milioni di euro da restituire in tre anni, assuma del personale.
Non possiamo venire qui a cantarla e suonarla! Occorre farsi un esamino di coscienza! Ho sentito dei bellissimi interventi teorici - per esempio da parte del collega Lepri - però mi verrebbe da chiedere: "Dov'eri nei cinque anni precedenti, quando questo sistema si è incancrenito sempre più ed è andato sempre peggiorando?".
Senza voler rivangare il passato, perché per fortuna siamo il presente e saremo il futuro (quello che è stato è stato), proviamo a ragionare sul sistema delle visite specialistiche, cerchiamo di capire che occorre dare maggiore spazio ai privati e vietare che i primari che svolgono le loro prestazioni intramoenia, quindi in ospedale, si pongano in una situazione di concorrenza diretta.
Un conto è la carriera ospedaliera, ma se vogliono svolgere delle prestazioni, devono farlo presso strutture private. Non si può accettare come ha detto giustamente il collega Buquicchio - che magari lo stesso medico offra una prestazione specialistica in ospedale e poi, con un'altra tipologia di coda, con una prenotazione a pagamento, quindi intramoenia eroghi il servizio in minor tempo.
Queste non sono cose che abbiamo inventato noi, signori miei! Queste sono cose che, negli anni, avete introdotto anche voi e le avete sempre avvalorate. Pertanto, se nei cinque anni precedenti andava tutto bene, adesso non può andare male; piuttosto, aiutateci a creare un percorso che vada a debellare questo sistema, altrimenti abbiamo parlato "di pubblico, di pubblico, di pubblico", di persone che nella Giunta precedente hanno incentivato il servizio pubblico all'inverosimile, andando a debellare tutte le iniziative private - che invece io sposo pienamente (penso a coloro i quali operano senza convenzione puramente con i privati magari sono bravi, sono degli imprenditori che riescono a portare gente da altre regioni, parlo sempre di socio-assistenziale) - mentre poi andiamo a premiare dei fatti squinternati come questi, ossia il fatto che un medico si crei concorrenza da solo.
Ma - ripeto - non siamo stati noi a fare questo! L'Assessore Monferino è una persona che stimo tantissimo, perché è stato l'unico che, in pochi mesi, ha messo mano alla sanità, dal punto di vista manageriale ed economico.
facile dire: "Il sistema sanitario, com'era impostato, dava maggiori risposte e funzionava meglio", ma se la Regione continua a pagare i conti e ad andare in deficit, non può funzionare questo sistema! Riguardo al fatto che, dopo 15 anni, questo sistema abbia, per la prima volta, una diminutio di costi, tanto di cappello! Se a ciò riusciamo ad abbinare, finalmente, questo Piano sanitario, che dal 1° gennaio razionalizza il personale, lo mette a rete - quindi col CUP indirizzerà verso l'ospedale giusto - è gioco forza che le liste d'attesa diminuiranno.
L'invito che rivolgo alla Giunta, che rispecchia i principi della parte politica che rappresento - mi sono anche confrontato con l'Assessorato - è di andare a premiare, giustamente, le esternalizzazioni, perché possono portare un valore aggiunto alla sanità, ma anche a"bastonare" gli altri tipi di servizi dove il pubblico si fa concorrenza e, nello stesso momento in poche ore, diventa prima pubblico e poi privato.
Questo non va bene e non può funzionare, perché è evidente quanto sosteneva il Consigliere Buquicchio: uno si fa concorrenza da solo e magari crea un sistema - siamo tutti in buona fede, ma a pensar male spesso si azzecca - in cui qualcuno mira prima ai propri interessi e poi a quelli del pubblico servizio.
Invito tutti a collaborare e ad essere un po' più coerenti, pensando ai cinque anni precedenti e a quello che non è stato fatto già allora, e non presentarsi adesso con il conto da pagare al povero Assessore, che si è insediato da pochi mesi.
All'Assessore dico: "Complimenti e proseguiamo su questa linea, perch l'attuazione del Piano sanitario porterà in breve tempo una diminuzione delle liste d'attesa".
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei, Consigliere Tiramani.
La parola alla Consigliera Artesio.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
Chiedere un dibattito monotematico sulle visite specialistiche e le prestazioni diagnostiche rientra nella categoria "vincere facile", che lo facciano i colleghi del centrodestra, come hanno puntualmente fatto costellando di richieste di questo genere il Consiglio nel precedente mandato amministrativo, o che lo faccia adesso il centrosinistra.
Per puro divertimento, per voler ulteriormente spingere il coltello nella mia personale piaga, ho ricostruito i diversi dossier che il Gruppo del PdL distribuiva in occasione di quei dibattiti, con numeri meno scioccanti, ma altrettanto critici, di quelli che ha riferito oggi il Consigliere Boeti.
Ricordo che in quelle occasioni accadevano due fatti: il Consiglio rifiutava di iniziare la discussione, in assenza di una relazione della Giunta e, normalmente, gli interventi erano in alternanza tra quelli di maggioranza e d'opposizione.
Rilevo, adesso, che la Giunta si riserva l'ultima parola, mentre la minoranza avanza le truppe d'assalto e lascia gli interventi più di merito per la fase successiva.
Non sfuggo alla questione, ma non lo faccio con alcuno spirito di collaborazione, perché ritengo che l'ennesimo stile di questa discussione ci dimostri l'indisponibilità dell'Amministrazione regionale. Ritengo soprattutto, che si voglia ancora una volta cercare di suonare l'inno alla nuova Amministrazione, senza rendersi conto dei problemi che, poi, le persone sopportano.
Vado direttamente ai temi.
Incominciamo da una questione: è vero che il tema delle prestazioni specialmente di diagnostica, è un tema di appropriatezza e che, di conseguenza, qualunque Amministrazione, dovrebbe trovare ragioni di alleanza, non nel dare suggerimenti a chi governa su come organizzare i servizi, ma su come condividere il problema dell'appropriatezza.
quindi, assolutamente lecito che chi governa - come feci inutilmente io e come credo farà adesso l'Assessore - ricordi che il Governo si pone il problema di definire dei tempi ragionevoli ed efficaci, esattamente per cercare di intervenire sull'appropriatezza, perché se al singolo paziente è prescritto un accertamento, troverà insopportabile avere 60 giorni d'ansia ma, se quell'accertamento è da programmare per un controllo ricorrente, è del tutto lecito che aspetti 60 giorni, perché bisogna prima accogliere ed intervenire sui casi definiti urgenti.
Pertanto, un buon sistema sanitario si fonda sulla capacità di reggere i casi urgenti e, quindi, è un tema di cultura: la cultura dell'appropriatezza.
su questo tema che dovremmo trovare le alleanze, ma non ho sentito mai quest'Amministrazione parlare di culture sanitarie sulle quali cercare alleanza. L'ho sentita parlare di modelli, di spesa; non l'ho mai sentita parlare di analisi dei bisogni di salute, da cui far discendere modelli e spese. Non c'è ragione, quindi, per la quale io offra possibilità di collaborazione.
Veniamo a cosa è modificato nei provvedimenti nazionali, perché questi esistevano anche prima che la Giunta regionale, in ritardo rispetto alle altre Regioni, adottasse il Piano nazionale di governo delle liste d'attesa. Cosa è cambiato? Che prima, le prestazioni urgenti dovevano essere erogate entro 48 ore - quello era il traguardo che rincorrevamo e riuscivamo a soddisfare nel 95% delle richieste - adesso invece il Governo allarga le maglie e lo porta a 72 ore. Ho sbagliato, era il contrario.
L'elemento dove interviene un irrigidimento è sulle cosiddette "brevi" che prima dovevano essere erogate entro dieci giorni, adesso entro 15.
Questi sono i parametri ai quali dobbiamo guardare e, guardando a questi parametri, l'Amministrazione regionale, coerentemente con altri modelli (ad esempio quello lombardo) ha provato ad inserire sul proprio sito, non più la soddisfazione sulla singola prestazione nella singola ASL ma l'andamento della soddisfazione sulla base di grandi categorie.
Il tema che dobbiamo osservare è come il sistema - l'Assessore dice sempre che bisogna guardare al sistema - regge alla domanda, non come la singola attività del singolo ospedale o del singolo ambulatorio risponde alla domanda, perché poi, in un sistema a rete, vogliamo che il cittadino circoli. Abbiamo detto che dobbiamo mettere in rete, che non dobbiamo trovare le risposte sotto casa, che il cittadino deve avere una mobilità per trovare la risposta giusta nel posto giusto. Ebbene, questo cittadino che circola ha ancora alcuni problemi, quelli che imputo all'amministrazione. Ad esempio, ripercorro il modello del Consigliere Boeti, secondo cui fu molto più feroce il modello dei colleghi dell'opposizione in passato, per dire che abbiamo alcune rilevanti tragedie. L'ecocardiogramma, ad esempio, lo valutate tutti uno degli interventi che producono ansia? Ebbene, presso il CTO-Maria Adelaide abbiamo il 66% di prestazioni erogate oltre il massimo dei 60 giorni (non una domanda inevasa in 120, ma il 66 % erogate oltre i 60 giorni) e al Mauriziano il 46%; a Biella il 32% e a Torino 3 il 27%.
L'ecografia dell'addome superiore lo ritenute tutti un intervento che dal punto di vista della lettura del referto, possa suggerire una valutazione diagnostica più puntuale? Ebbene, abbiamo una media del 20 fuori dal limite massimo consentito alla Torino 3, a Biella, nel VCO, al San Giovanni Battista, al Sant'Antonio e Biagio Cesare Arrigo, e anche nel mitico COQ, il modello pubblico privato che dovrebbe essere un bell'esempio di efficienza.
Per l'endoscopia gastrica abbiamo il 38% fuori dai 60 giorni nella Torino 2; il 25% fuori dai 60 giorni nella Torino 5, così alle Molinette così al Maria Adelaide e solo il 20% al Mauriziano. Proseguendo, il test da sforzo, classico incubo dell'età matura prevalentemente maschile, 39% fuori dai tempi massimi nella Torino 2, 31% nella Torino 5; 35% alle Molinette e 32% al Mauriziano.
Oppure la visita di neurochirurgia, 40% fuori dai tempi massimi, sia alla Torino 2 sia alle Molinette. Per tacere dell'oculistica, che anche qui sarebbe un parametro dove si vince facile.
Il problema, colleghi, è che la difficoltà nella quale ci si trova a gestire una domanda crescente, ha due corni sui quali si dovrebbe agire: il corno dell'offerta, ma qui abbiamo sentito la liberalizzazione dell'offerta avanzata dal Consigliere Tiramani (ricordo che l'8 ter non fu di nessun regime comunista, ma del Primo Ministro liberale che gestì la riforma del '78, ma per carità, in quest'Aula si può soprassedere su qualunque bestialità) quindi agire sull'offerta, o agire sulla domanda.
Faccio un unico riferimento: l'amministrazione precedente tentò di agire sull'offerta, in parte regolandola sul tema dell'appropriatezza. Di qui, il blocco di una crescita che avrebbe incentivato la domanda dall'altra, potenziando il sistema pubblico. Il potenziamento del sistema pubblico ha avuto due risultati, che qui dico e rivendico, perché se vengono cambiati, la colpa è vostra e non c'è storia del passato.
Il primo risultato - sono obbligati a dirlo tutti perché deriva dagli esiti della Conferenza Stato-Regioni - è che anche grazie all'introduzione nel pubblico di prestazioni specialistiche che prima aveva solo il privato nel 2009, per la prima volta, la mobilità passiva del Piemonte è crollata ed è diventato segno positivo. Dati del livello nazionale, riportati da tutti gli organi di informazione, secondo cui, nel 2008, dai 20 milioni del 2005 di mobilità passiva, la mobilità passiva è scesa a 1,6 e nel 2009 è diventata attiva per 3,1 milioni.
Mi dispiace leggere che il Capogruppo del PdL annuncia, nel corso di un'intervista, che il nostro problema è ridurre la mobilità passiva. I casi sono due: o avete visto che sta crescendo, e sta crescendo perché avete diminuito l'offerta pubblica, o state continuando a raccontare bugie quelle che avete raccontato in campagna elettorale e che continuate a raccontare oggi.
Concludo dicendo che uno dei modi con cui si fa scendere il "pubblico"è la riduzione del personale. Se alle Molinette hanno ridotto le prestazioni non sarà che dei 18 milioni di risparmio ottenuti, sette erano dovuti al calo del personale? Se avete ridotto il finanziamento del programma straordinario per la riduzione delle liste d'attesa, sarà mica che questi numeri ne siano la conseguenza? Fino a quando non sarà chiaro tutto questo, non entrerò nelle architetture, nei meccanismi e nei "mezzucci" per risolvere i problemi contingenti.
Il problema è strutturale: come si mantiene l'offerta nella qualità pubblica.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Muliere; ne ha facoltà.



MULIERE Rocco

Grazie, Presidente.
Vorrei dire poche cose. Primo, non abbiamo bisogno di statistiche anche se sono importanti per capire la gravità della questione, perch chiunque di noi parli con un cittadino, si rende conto che il primo problema che ti pone, parlando di sanità, riguarda le liste di attesa.
Succedeva prima e succede adesso.
Adesso, Assessore, i cittadini sono preoccupati delle liste di attesa ma lo sono anche, in generale, del futuro delle prestazioni e dei servizi ospedalieri. Sono preoccupati, per esempio, del fatto che improvvisamente si è interrotta la continuità assistenziale, com'è successo nella mia provincia, e sta cominciando a creare problemi seri.
Assessore, che in una regione come la nostra, dove gli anziani ultrasessantacinquenni sono oltre un milione, è evidente che la questione della continuità assistenziale è estremamente importante. Lo sa benissimo ma ne discuteremo.
Ritornando alla questione delle liste d'attesa.
Come ha detto prima la Consigliera Artesio, come diceva il Consigliere Boeti, è un problema strutturale, un problema esistente. Del resto anche noi...



PRESIDENTE

Chiedo scusa, Consigliere Muliere, c'è un brusio generale per cui diventa difficile per un Consigliere regionale fare il proprio intervento.
Credo che questo non sia giusto. Il Consigliere Muliere ha diritto di essere ascoltato.



MULIERE Rocco

un problema che non nasce adesso, è un problema che già esisteva. Del resto tutto noi ci siamo resi conto che questo era un argomento importante durante la campagna elettorale.
Mi rivolgo ai Consiglieri del centrodestra: fare propaganda su queste questioni, alla lunga, non paga. Voglio dire al Consigliere Tiramani che adesso siete voi al governo, possiamo continuare la tiritera del "cosa abbiamo fatto noi" e "cosa avete fatto voi", ma alla lunga questa storia anche per voi finisce e finirà. Adesso siete al governo, noi vi poniamo una questione, quella delle liste d'attesa, ci dovete dire se avete un'idea o meno per affrontarla.
Non dico risolverla, perché risolvere un problema come questo sarebbe troppo facile con più risorse e più personale. È evidente. Noi dobbiamo affrontare la questione delle liste d'attesa sapendo che le risorse sono queste e che il personale è questo. Noi possiamo contestare la questione come abbiamo fatto con il blocco del turnover del 50% degli infermieri e dei medici, perché pesa fortemente anche sulla questione delle liste d'attesa. Pesa anche perché, lo diceva la Consigliera Artesio, la questione della mobilità passiva, in una regione come la nostra, è una questione estremamente seria. È evidente che sta aumentando la mobilità passiva. Lei ci dirà, Assessore, se non è così realmente; l'impressione che abbiamo noi ma bisogna basarla sui dati, è che prima l'abbiamo diminuita la mobilità passiva, ma in questi mesi vorrei capire che cosa sta accadendo.
Un'altra preoccupazione è legata all'organizzazione ospedaliera. Ne discuteremo in modo appropriato e approfondito quando discuteremo finalmente del Piano Socio Sanitario e dell'organizzazione della struttura ospedaliera della nostra regione, ma non è un'invenzione mettere in rete le strutture ospedaliere. Che cosa abbiamo fatto noi in precedenza? Che cosa significa per quanto riguarda, per esempio, la mia provincia, avere scelto di fare un'unica ASL contestata fortemente dai Consiglieri del centrodestra? La scelta di ridurre da tre ad un'unica ASL nella provincia di Alessandria. Il disegno era questo: mettere in rete le strutture ospedaliere, non è un'invenzione.
Mettere in rete le strutture ospedaliere - scelta giusta che abbiamo attuato per il tempo che avevamo - è un'iniziativa che bisogna portare avanti. Certo che la struttura ospedaliera che avete in testa voi, mi permetto di dire, può creare seri problemi. Il fatto di dire che ci deve essere un'ASL che gestisce tutte le altre strutture ospedaliere, sta iniziando - anche se non è attuata questa riforma, ma si sta lavorando in quest'ottica - a far emergere la preoccupazione di un impoverimento e indebolimento delle strutture ospedaliere minori e di una maggiore concentrazione sulla struttura più grande. Rischia di creare problemi seri.
Al di là della propaganda, il problema delle liste d'attesa è un problema serio, un problema che preoccupa i cittadini della nostra regione come delle altre. Discutiamo come sia possibile abbattere le liste d'attesa.
Ognuno di noi può avere delle soluzioni, poi bisogna vedere che cosa si può fare concretamente. I Consiglieri Boeti, Lepri e Artesio hanno esposto alcune idee, il sottoscritto aveva provato, insieme ad altre persone, a lavorare, per esempio, sulle strutture della provincia di Alessandria e pensare che per far lavorare di più le macchine ci vogliono più ore di lavoro, ci vuole più personale, ma non ci sono le risorse e non possiamo aggiungere personale. Per esempio, avevo fatto un lavoro di ricerca sulla gestione del farmaco, non sull'acquisto, nelle nostre strutture ospedaliere e avevo verificato che, in altre regioni, per esempio, ci sono state delle sperimentazioni, ormai consolidate, che avevano portato a dei risparmi oltre al problema di una maggiore garanzia di sicurezza, ma anche risparmi concreti che, in questo caso, si potevano utilizzare per abbattere le liste d'attesa.
Noi dobbiamo trovare delle soluzioni, relativamente alle liste d'attesa, sapendo che non possiamo aumentare la spesa e non possiamo avere più personale. Dobbiamo trovare delle risorse all'interno dell'attuale sistema sanitario per cercare di affrontare questo grave problema. Mi rendo conto che quando ad un anziano si risponde che per una visita oculistica deve attendere 120-130 giorni e, magari, deve recarsi in un altro ospedale della provincia, quella persona va in difficoltà. Per quella persona quello è il problema principale. È a quella persona che dobbiamo dare una risposta, una risposta concreta.
Ecco perché credo che bisogna evitare di fare della propaganda. In campagna elettorale è molto facile dire "abbatteremo le liste d'attesa", ma è passato un anno e mezzo ci stiamo ancora confrontando su questo problema e continueremo ad affrontarlo anche nei prossimi mesi. Non è che le liste d'attesa si abbattono in due giorni.
passato un anno e mezzo, voi siete al governo, dovete gestire la politica sanitaria di questa Regione, dovete dare delle risposte.
Naturalmente noi siamo qui per discutere e confrontarci con la Giunta regionale, con l'Assessore, che ascolteremo con attenzione, ma vorremmo capire quali sono i risultati, quali le intenzioni, quali i progetti concreti per affrontare un tema che interessa la gran parte dei nostri cittadini.
vero che si può dire ad una persona "c'è un'urgenza, devi aspettare" ma bisogna dimostrare che siamo in grado di diminuire i giorni di attesa che oggi sono effettivamente, rispetto ad alcune patologie, troppo lunghi.
Lo sforzo deve essere indirizzato su questa strada.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MOLINARI



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Pedrale; ne ha facoltà.



PEDRALE Luca

Grazie, Presidente.
Cerco di raccogliere uno spunto positivo da parte di tutti. Ad esempio nell'intervento della Consigliera Artesio, si è detto che sarebbe ora, su certe tematiche, portare avanti una cultura delle alleanze, su temi che hanno più colore politico, ma sono temi strettamente sociali. Credo che quello delle liste d'attesa sia un tema strettamente sociale, che non abbia nessun colore politico e che qualsiasi amministrazione regionale, di qualsiasi impostazione, centrodestra o centrosinistra, su cui ci si debba impegnare quotidianamente.
da quando sono in Regione Piemonte, dal 2000, che ne sento parlare il problema permane, rimane e angoscia le famiglie forse più di ogni altra cosa. Su questo chiedo davvero di fare uno sforzo culturale per cercare di risolvere e ridimensionare il problema.
Innanzitutto, si può cercare di affrontare e ridimensionare questo problema con un'architettura diversa della sanità piemontese. Il tentativo che l'attuale Giunta regionale e l'attuale maggioranza stanno portando avanti è rivolto alla creazione dei CAP e alla presenza di una diagnostica più diffusa sul territorio, che dovrebbe derivare dalla separazione tra ospedale e territorio.
Quindi, rafforzare il territorio attraverso una diagnostica possibilmente capillare, con la presenza degli specialisti sul territorio nei cosiddetti CAP, dovrebbe consentire uno smaltimento delle liste d'attesa e anche una maggiore comodità per i cittadini, specialmente quelli anziani, così da non dover sempre obbligatoriamente essere costretti a recarsi nei poliambulatori siti all'interno degli ospedali, cosiddetti provinciali, che spesso hanno sede nei capoluoghi di provincia.
Questo è un tentativo, attraverso un'architettura di riforma della sanità piemontese, che può determinare un miglioramento delle liste d'attesa, che è giusto perseguire, ma non è sufficiente. Per abbattere le liste d'attesa e per ridimensionarle dobbiamo avere il coraggio di far sì che i poliambulatori pubblici funzionino come un qualsiasi altro ufficio privato, con l'apertura al mattino, al pomeriggio e alla sera, anche il sabato e, se il caso, anche la domenica mattina, se vogliamo davvero abbattere le liste d'attesa.
Qualcuno dirà che occorre anche puntare sull'appropriatezza, riducendo il numero delle richieste di visite specialistiche. Anche qui, sono battaglie che sono già state fatte, sia dalla Giunta Ghigo che dalla Giunta Bresso, ma che non hanno ottenuto e non otterranno mai grandissimi risultati, innanzitutto perché, per fortuna, l'età della popolazione piemontese, come quella italiana, si è allungata; però, la popolazione anziana necessita di un maggiore numero di visite specialistiche e questo di fatto, va incrementato.
In secondo luogo, è oggettivamente difficile, oggigiorno, con i rischi che anche i medici corrono da un punto di vista legale, rifiutare, alla pressante richiesta di un paziente, una visita specialistica.
Allora, per essere davvero realisti, dobbiamo cercare, sul fronte dei medici di base, di puntare sull'appropriatezza, ma non aspettiamoci clamorosi miglioramenti e risultati, perché, invece, occorre riuscire a fornire una maggiore offerta.
Sono dell'avviso che si devono compiere delle scelte. Allora, questa Regione deve scegliere cosa veramente è più importante. Se si ritiene che siano i temi della sanità, dell'assistenza e del lavoro, si taglia e si risparmia da altre parti indirizzando il grosso delle risorse su questi tre fronti. Allora, probabilmente, ci saranno le risorse per tenere aperti i poliambulatori anche al pomeriggio, per dare più risorse ai dipendenti, per tentare di risolvere davvero questi problemi.
Poi, senza avere più alcuna paura, apriamoci al privato convenzionato la cui presenza, in Piemonte, è molto bassa, quindi non dobbiamo avere particolari timori da questo punto di vista. Apriamoci al privato, sappiamo che il costo delle prestazioni del privato, per vari motivi, a parità di qualità, è comunque inferiore rispetto a quello del settore pubblico.
Quindi, apriamoci al privato, con intelligenza e con i dovuti controlli di qualità, preventivi e successivi, ovviamente, anche per quanto riguarda il discorso delle visite specialistiche dei poliambulatori.
Inoltre, per gli operatori sanitari impegnati nei poliambulatori per le visite specialistiche e, in generale, per tutto il sistema sanitario occorre provare - l'ho già espresso anche all'Assessore Monferino, che so sta riflettendo su questo - a rendere il contratto di lavoro dei dipendenti della sanità più flessibile, avvicinandosi a quello di tipo privato, dove davvero sia più facile premiare chi lavora di più, chi è disponibile a lavorare il sabato mattina o alla sera o chi fa i turni di notte.
Secondo me, questa è un'altra grande sfida, che non so se si riuscirà a intraprendere, ma è necessario provare a lavorare in tal senso. Ci sono anche contratti di lavoro, ad esempio quello del personale di Finpiemonte che non sono caratterizzati da quelle rigidità che, ad esempio, ritroviamo nel contratto tipico degli enti pubblici, com'è nella sanità.
Proviamo, confrontandoci con le forze sindacali più attente, a vedere se è possibile rendere più flessibile il contratto di lavoro degli operatori della sanità, perché, secondo me, direttamente o indirettamente aiuterà, altresì, ad abbattere le liste d'attesa.
Relativamente a tutto ciò, qualcuno dirà che, ammesso che si riesca a fare questo, è necessario offrire incentivi e più soldi. Certo, allora secondo me, occorre agire su due fronti: innanzitutto, come ho detto prima scegliere i tre-quattro settori strategici della Regione e, poi, vendere il resto. Abbiamo partecipate che, probabilmente, avevano senso negli anni '80, ma, adesso, è ora di venderle. Non ha più senso avere una Regione pletorica, che si occupa di tutto e di più; forse, questa era una Regione che andava bene negli anni '70 o negli anni '80, ma adesso non più.
Abbiamo del patrimonio che è ora di dismettere: iniziamo a venderlo incassiamo le risorse e destiniamole verso quello che riteniamo davvero utile per la Regione Piemonte. Se, come tutti dicono, il 70% dei piemontesi ritiene che è prioritario abbattere le liste d'attesa, allora dobbiamo doverosamente concentrare le risorse in questa direzione.
Anche nell'ambito della sanità, a saldi invariati, operiamo delle scelte, ne abbiamo parlato anche recentemente con il Presidente Cota.
Per quanto riguarda la parte edilizia, per la ristrutturazione o per la costruzione di nuovi ospedali, utilizziamo gli strumenti del project financing o del leasing in costruendo, cioè serviamoci dell'intervento dei privati. In questo modo, le risorse che risparmiamo sul fronte degli investimenti in conto capitale potremo utilizzarle per le altre spese in materia sanitaria, per combattere le liste d'attesa.
necessario osare e servirsi anche di un po' di fantasia, abbattere qualche tabù ideologico, o anche burocratico, presenti in questa Regione come un po' in tutte le Regioni italiane, se davvero vogliamo risolvere o ridimensionare questo problema, pur sapendo che i soldi sono pochi e che si deve smettere di avere paura di aprire un confronto serio con i privati.
Alla fine - credetemi, ma lo sapete anche voi - al cittadino che la prestazione gliela fornisca un privato in convenzione o un ospedale pubblico o un poliambulatorio pubblico non gliene importa un fico secco l'importante è che la prestazione venga data in tempi celeri e sia di buona qualità.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Pedrale.
La parola al Vicepresidente del Consiglio regionale, Placido, che interviene in qualità di Consigliere.



PLACIDO Roberto

Grazie, Presidente.
Assessore Monferino, utilizzo questo Consiglio straordinario, che, per qualche verso, mi lasciava perplesso, quale opportunità rispetto al tema delle liste d'attesa.
Voglio raccontarle - mi scuseranno i colleghi - un fatto personale e poi, uno generale, che forse è ancora più importante, senza dimenticare ovviamente il particolare. Il particolare, cioè la partenza, è rappresentato da quanto lei, come Assessore, e questa Giunta state facendo.
Mi riferisco al taglio delle risorse e a quella riorganizzazione che sconcerta gli operatori, compresi quelli che, da sempre, si sono definiti vicini, al di là del fatto che un medico è bravo o incapace, come qualsiasi altra professione, indipendentemente da come la pensa.
La vostra riorganizzazione - e vado velocemente alla questione - è una delle cause. Le cause sono due: il taglio delle risorse e la riorganizzazione.
Sul fatto di passare da 21 a 18 Aziende si può essere contrari, ma quando voi pensate di fare dei mastodonti ingovernabili da una parte e delle mini aziende di periferia che si devono occupare degli ambulatori magari nel Verbano o nel Vercellese dall'altra, è una cosa che non sta in piedi.
Se lo faccia dire da tutti quelli che prima di lei e da più tempo e con maggiore professionalità si occupano di questi problemi.
E questo è un aspetto. Poi c'è il problema drammatico del taglio delle risorse. Le porto due esempi, e mi scuso nuovamente per quello personale poi vengo a quello generale.
Ho avuto l'avventura di andare in un pronto soccorso a fine giugno sono stato quattro giorni in terapia intensiva e ho potuto verificare i due aspetti della sanità piemontese: l'altissima professionalità, che mi ha permesso, magari con disappunto di qualcuno, di essere qui in buona salute a potere parlare; per l'altro, vedere quello che nella nostra sanità noi vedevamo solo a Natale, a Capodanno e a Ferragosto, quindi in momenti molto particolari, cioè le barelle nei pronto soccorsi.
Assessore Monferino, quella sera di fine giugno al pronto soccorso delle Molinette ho visto 45 barelle. In un frangente come quello non ci sono più le condizioni di base per chi lavora, non solo del paziente. E quella non è stata una sera particolare, come una giornata particolare: quella è la situazione normale che noi riscontriamo nei principali pronto soccorsi degli ospedali piemontesi.
giusto che noi si sappia e anche quelli che non hanno particolari rapporti con il mondo della sanità.
Le risparmio la situazione di mia madre, che uso sempre nelle interviste, perché altrimenti diventa una questione familiare e non bisogna esagerare, ma tanto non mancherà occasione. Ma le rivolgo una domanda Assessore e termino molto prima del tempo a mio disposizione: Assessore Monferino, lei cosa sta facendo per affrontare le cose di cui stiamo parlando? Ho dei documenti, le prenotazioni di un signore, pensionato, che è andato nell'ASL 2 di Torino il 28 settembre - documenti ufficiali - a prenotare una ecocardiografia, una visita cardiologia di controllo ed un elettrocardiogramma. A questo signore pensionato, ex operaio FIAT Mirafiori, è stata prenotata la visita il 30 agosto 2012. C'è da vergognarsi o cosa bisogna fare? Di cosa stiamo parlando, di cosa sta parlando quando interverrà, di cosa si occupa? Questo è il problema.
Per un'ecocardiografia, per una visita cardiologia di controllo e per un elettrocardiogramma, hanno rimandato un pensionato che abita a Torino al 30 agosto 2012! E ho dimenticato a casa i fogli di una pensionata al poliambulatorio di corso Toscana, che ho incontrato una mattina, mentre distribuivo i volantini per una manifestazione che abbiamo recentemente organizzato come Partito Democratico. Per una visita allergologica, situazione anche fastidiosa, sebbene non drammatica, l'avevano prenotata a maggio 2012! Questa è la realtà, caro Assessore Monferino.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Grazie, Presidente.
In generale hanno ragione coloro che sostengono che chi ha responsabilità di governo dovrebbe esimersi dal fare propaganda o dal promettere soluzioni miracolistiche a problemi che, invece, sono complessi.
E questo è sicuramente uno di quelli.
Tuttavia, in questa prima considerazione che vorrei svolgere, non posso ignorare il fatto che su questa questione non l'Assessore alla sanità, ma il Presidente della Giunta ha diffuso propaganda a piene mani, nonostante avesse contezza della situazione che esisteva. Perché qualsiasi uomo o donna che si candida a governare la Regione, deve naturalmente mettere nei suoi programmi delle iniziative e delle proposte, ma deve avere chiaro qual è il quadro della situazione che deve governare.
Ora non posso ignorare che per alcuni mesi abbiamo parlato di cose che non stavano né in cielo né in terra. Ha ragione il collega Boeti quando parla delle cure odontoiatriche gratis; ci sono cose scritte. E poi sono finite lì. Altro esempio, i pannolini, che poi sono finiti lì! Questo in un quadro nel quale il sistema ha i problemi che stiamo discutendo ormai da alcuni mesi, che non sono figli e figlie della politica dell'Amministrazione precedente. Sono problemi con cui si confronta un sistema sanitario complesso come quello italiano.
Quindi, questa questione la vorrei porre e vorrei dire anche ai colleghi della Lega: quanto dovete ancora governare affinché finalmente vi assumiate le vostre responsabilità e non parliate soltanto del passato? Questo è un punto politico. Ormai governate da un anno e mezzo, chi governa ha la responsabilità di farlo, quindi risponda delle cose che fa e dica perché non le fa, se non le fa.
Ma l'idea che voi tutte le volte che venite sfidati sul terreno del governo, rispondiate parlando della Giunta Bresso e dell'eredità del passato, è un altro modo per sottrarsi alle proprie responsabilità, che invece vi hanno attribuito i piemontesi. A torto o a ragione, ma le avete! Esercitatele! Prima questione. Non ho la pretesa che un'Amministrazione, che assume responsabilità di governo un anno e mezzo fa, azzeri le liste d'attesa, ma una prima domanda che vorrei porre è la seguente: le cose che avete fatto in questi mesi sono servite a ridurle? Perché prendo atto del fatto che sarebbe demagogico immaginare un intervento di politica sanitaria che le azzeri in un anno, ma una domanda però consentitemela, perché è legittima.
Avete dichiarato che le avreste azzerate e mi accontenterei che i dati forniti dimostrassero che è iniziata un'inversione di tendenza, perch quello significa la bontà della politica che avete realizzato. Si misura così, collega Angeleri; una politica si misura sulla base dei risultati.
Se giudico la politica sanitaria della Giunta Cota con il criterio dell'efficacia e dell'appropriatezza, devo prendere atto del fatto che ho assunto certe responsabilità, ho fatto una certa politica e che questa politica, seppure gradualmente, produce dei risultati.
Il collega Boeti e la collega Artesio mi dicono il contrario, a meno che l'ingegner Monferino non dimostri che questi dati sono inventati: quel fenomeno sta assumendo dimensioni preoccupanti, cioè è in fase espansiva e non è in fase di contenimento. Questa è la prima considerazione che mi sento di fare in tutta onestà.
Mi sbaglio o non mi sbaglio, ma è così! Seconda considerazione. Credo - faccio un'ultima considerazione, poi non dico più nulla - che questo fenomeno non racconta tutta la verità perché in una fase nella quale il fenomeno diventa pesante, è evidente che coloro che possono, si rivolgono direttamente al privato. Hanno la possibilità di farlo e lo fanno.
Mi permetto di aggiungere però una cosa che qualcuno ha detto e che vorrei ripetere: il sistema dei ticket che avete messo in piedi, per come è congegnato, verosimilmente spinge una parte delle persone verso il privato convenzionato o verso il privato, in questo caso.
Temo, quindi, che il dato di cui disponiamo sulle liste di attesa non faccia giustizia fino in fondo alla situazione esistente.
Veniamo all'ultima considerazione: le misure.
Il Consigliere Pedrale ha fatto una serie di proposte, alcune delle quali, francamente, non sono neppure in grado di valutarle. Mi è sembrato infatti, che il collega vivesse su un altro pianeta e non fosse il Capogruppo di questa maggioranza che governa la Regione. Tuttavia, è doveroso pensare che quando interviene, lo faccia avendo anche la responsabilità di una Regione che sta presentando adesso un certo bilancio di previsione, oppure che lo faccia sapendo che è a capo di una maggioranza, in quanto Presidente del più grande Gruppo che governa questa Regione, che ha dei vincoli relativamente le politiche pubbliche e di finanza regionale.
Se traduco i suoi orientamenti in politiche di spesa, avverto una contraddizione tra le cose che vengono dette e il fatto che dovremmo, tutti insieme, la prossima settimana, discutere di un bilancio di previsione che mamma mia! - aumenterà l'indebitamento della Regione Piemonte. E non devo certo ricordare al collega Pedrale che avevano approvato un ordine del giorno che invitava la maggioranza attuale a ridurre l'indebitamento della Regione. Ma lasciamo perdere, è un tema che affronteremo quando discuteremo di bilancio.
Venendo a noi, vi è, a mio avviso, un problema di appropriatezza per quanto riguarda le visite.
Mi è consentito sollevare sommessamente una questione? Il collega Pedrale sostiene che vi sia l'esigenza, che peraltro condivido, di "utilizzo degli impianti" (mi conceda il termine industriale, Ingegnere).
Occorre dunque saturare l'utilizzo degli impianti, dal momento che, sempre più spesso, un certo tipo di tecnologia comporta investimenti; investimenti che chi organizza il sistema sanitario pubblico deve fare per mantenere competitivo quel settore.
Anche se deve programmare quegli interventi (e non tutti possono alzarsi al mattino e rivendicarli, per cui emerge un problema di programmazione), è del tutto evidente che la saturazione di quegli impianti, che consentirebbe a molti cittadini di fruire di quei servizi e di quella prestazioni, pone un problema che riguarda l'organizzazione e il personale.
Come pensate, dunque, di rendere compatibile questa esigenza che avvertiamo - quella di una sanità che potenzi l'offerta di servizi, la qualifichi e si ponga, al tempo stesso, un problema organizzativo (che condivido), per consentire a tanti cittadini di fruire di quella prestazione - con una politica di tagli indiscriminata e non selettiva? Da questo punto di vista, penso che il blocco del 50% delle assunzioni che avete deciso, stabilito in maniera indistinta ed indiscriminata confligga con una politica che dovrebbe consentirci, invece, di far fronte per questa via, al problema dell'abbattimento delle liste di attesa. Le due cose non si conciliano, io credo. Perché un conto è dire: "Noi vorremmo fare una politica del personale mirata, seria e selettiva". Ma se il blocco delle assunzioni è indiscriminato, diventa complicato immaginare in quell'ospedale, in quell'Azienda Sanitaria o in quella struttura ospedaliera - posto che lo consenta l'attuale organizzazione degli impianti un utilizzo di quelle apparecchiature tale da consentire l'accesso al maggior numero di cittadini possibile.
Qui, forse, c'è anche un problema che rinvia alla discussione che stiamo già affrontando in Commissione e che faremo anche in Aula sull'organizzazione della sanità che avete in mente.
Non sono convinto - su questo vorrei che mi smentisse l'Assessore - che l'idea che avete tentato di portare avanti della separazione tra ospedale e territorio alla fine ci consenta di risparmiare risorse. Non ne sono convinto. Invece, questa Amministrazione regionale la fa dipendere da una necessaria riorganizzazione del sistema, ma il punto è capire quale riorganizzazione. È necessaria, sì, ma quale riorganizzazione? La possibilità di liberare risorse, che poi, di volta in volta, ci annunciate che impiegherete per fare cose diverse... Ho scoperto l'altro giorno che la riorganizzazione avrebbe dovuto essere utile e necessaria per liberare risorse per la non autosufficienza. Questo disse il Presidente Cota, intervenendo. Allora, mettetevi d'accordo.
Non penso che questa riorganizzazione consentirà - ahimè, purtroppo di liberare risorse. In ogni caso, del loro impiego ne discutiamo. Per cosa le utilizzate queste risorse? Per la non autosufficienza? Giustamente, voi avete immaginato, se ho capito bene, un tempo medio-lungo per realizzare un piano: non produce certo effetti nell'immediato, ma è un piano che, posto che sia condivisibile e accettabile, e ammesso che venga realizzato produrrà i primi effetti in un arco temporale che considero, come minimo di tre o quattro anni.
Quindi non si registra, nell'immediato, un risparmio di risorse. Anzi è verosimile, che in una fase iniziale quel tipo di politica comporti una maggiorazione di costi, più gli investimenti. Se è così, le due questioni sono ineludibili: come fate fronte ai conti della sanità e come siete credibili quando vi ponete il problema di una riorganizzazione che dovrebbe, non fra quattro anni ma adesso, consentirci comunque di liberare delle risorse con cui risolvere una serie di problemi, come quello delle liste di attesa. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Spagnuolo; ne ha facoltà.



SPAGNUOLO Carla

Grazie, Presidente.
Il mio sarà un brevissimo intervento, più che altro una riflessione di metodo, che non di merito.
Lo Statuto ha previsto questo strumento molto importante dei Consigli straordinari tematici, che rappresentano una grande occasione di confronto (ne sono già stati fatti alcuni). È evidente che anche sull'impianto di tali Consigli straordinari forse varrebbe la pena ragionare, perché abbiamo assistito, talvolta, ad un'impostazione in base alla quale si segnalavano delle questioni, in particolare da parte dell'opposizione, di straordinaria rilevanza. Se non erro, ne abbiamo affrontato uno proprio la scorsa settimana: io stessa, intervenendo nell'ambito di quella discussione (si parlava di anziani e di non autosufficienti) - non segnalo mai delle esigenze di carattere particolare, perché mi rendo conto della dimensione vastissima delle problematiche di carattere economico ed organizzativo che stanno dietro a questi problemi - mi ero permessa di dire che bisognava senz'altro dare un segnale di attenzione. E a ciò mi ero limitata.
Oggi, nuovamente, questo Consiglio affronta la tematica dei tempi di attesa per le visite e per le prestazioni specialistiche e, di nuovo, ci si trova di fronte ad un impianto che ci rimanda ad una sorta di "gioco delle parti", che, se dovesse continuare, diventerebbe abbastanza imbarazzante.
Ciò che è stato detto da più parti è, complessivamente, giusto e sbagliato al tempo stesso. Alcuni colleghi della Lega sostengono che siamo all'inizio. Il collega Ronzani, invece, diceva che, giustamente, è passato un anno e mezzo e su grandi tematiche come queste, qualche visione di insieme o qualche sperimentazione avrebbe già dovuto essere enunciata senza mettersi in una logica difensiva.
Così come giudico poco interessante il fatto di dire che nella scorsa legislatura queste cose erano state fatte oppure no, erano state fatte meglio o peggio. Perché, di nuovo, questa logica difensiva, anche da qualche parte dell'opposizione, è ben poco interessante e comunque durerà.
Perché ricordo una campagna elettorale nella quale si faceva continuamente riferimento a ciò che era avvenuto nella Giunta Ghigo come una risposta alle tematiche che in quella campagna elettorale venivano poste, anche se il contendente Ghigo era completamente da parte, nel senso che non era uno dei protagonisti della campagna elettorale.
Quindi l'abitudine di difendere il passato che viene avanti permanentemente da questi banchi mi sembra, tutto sommato, un gioco della politica veramente poco interessante.
Penso che in questi Consigli bisognerebbe forse ribaltare l'impianto della discussione, cioè si pone un problema - questo che è stato posto, per esempio - ma sarei interessata, se questo strumento continua ad essere utilizzato, a sentire immediatamente quella che è la posizione dell'Assessore su questa questione, altrimenti, ripeto, mi sembra un po' un gioco.
Ho sentito anche l'intervento del mio Capogruppo, che ha detto delle cose interessanti; altri ne possono dire delle altre, ma l'Assessore è quello che è in carica e io, come modesto Consigliere, vorrei sentire, a prescindere dalla parte in cui siedo, su questioni determinanti, qual è la posizione dell'Assessore in carica pro tempore e su questa attestarmi.
Altrimenti l'impianto della discussione ci fa rimanere esattamente tutti al palo da dove siamo partiti.
Dopodiché, per carità, potrà anche essere interessante che Carla Spagnuolo piuttosto che Cursio (il mio vicino) - io non lo faccio - vada in televisione a dire: "Io ho detto questo, l'altro può aver detto quest'altro", ecc., ma credo onestamente che ai cittadini piemontesi di vedere in televisione Carla Spagnuolo - e parlo solo di me - che dice delle cose sulla sanità che potrebbero poi eventualmente realizzarsi come auspicio, oggi come oggi, non gliene importi assolutamente niente.
Vedo il nostro Assessore rivendicare un approccio di concretezza rispetto alle questioni. Poiché ognuno va aiutato secondo le sue impostazioni, allora secondo me dovremmo aiutarlo cercando non tanto di dare delle segnalazioni... Ogni tanto, in dibattiti di questo tipo, mi sembra che, mentre da bambini si giocava al piccolo ingegnere, qui stiamo giocando al piccolo Assessore, nel senso che il ruolo di un Consiglio è quello di dare delle indicazioni, delle priorità, di segnalare qualcosa che effettivamente impatta fortemente l'insieme del sistema che dovrà essere riorganizzato.
Allora, sulla questione delle liste d'attesa noi possiamo semplicemente dire e sottolineare che è certamente uno dei temi più sentiti dai cittadini. Noi non convinciamo i cittadini né dicendo come era stato fatto bene prima né dicendo quali sono le nostre buone intenzioni, ma li convinciamo se possiamo dire che, in una zona del Piemonte o in tre quattro zone del Piemonte, sulla base di una sperimentazione fatta in qualche modo, qualcosa si è ridotto. Altrimenti facciamo una cosa nella quale segnaliamo un grande problema ma non avevamo neanche bisogno di un Consiglio straordinario per segnalarlo, perché comunque si tratta di una questione pesantissima e già chiara.
I dati forniti dal Consigliere Placido, che ha portato un esempio, sono dei dati che fanno riflettere, però credo che è sullo strumento che dobbiamo riflettere: se questo è uno strumento che aiuta. Anche perché non posso pensare che un Assessore regionale in carica non sappia qual è il peso delle liste d'attesa e qual è la progressione di queste, se sono aumentate e per quali ragioni.
Quindi penso che, anche da parte nostra, dovremo un po' modulare questo strumento, perché altrimenti ci mettiamo una mattina intera a svolgere questo gioco delle parti, che alla fine ritengo sia, per certi versi, un po' insoddisfacente per tutti.
Auspico, Assessore, che il Piano Socio Sanitario che lei ha annunciato venga presentato, se non questo giovedì, il prossimo giovedì - adesso, a fine di questa riunione, ne parliamo, sono lì con il documento da sottoscrivere - perché in quella sede noi avremo tutti gli strumenti per approfondire.
Concludo dicendo che gli strumenti non vanno inflazionati, perché se inflazioniamo lo strumento del Consiglio straordinario otteniamo lo stesso effetto della presentazione di un'interrogazione ben fatta, rispetto alla quale esiste una soddisfazione di chi interroga ed esiste un dovere di chi risponde, ma di fatto il merito della problematica posta non cambia.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Spagnuolo, anche per il suo contributo, oltre che per aver posto all'attenzione dell'Aula una questione che, peraltro abbiamo già affrontato alcune volte durante la Conferenza dei Presidenti di Gruppo.
Quello che lei dice è assolutamente degno di grande attenzione perch basti un dato, nell'VIII Legislatura si sono svolti complessivamente 17 Consigli regionali straordinari, mentre in questa legislatura, in poco meno di un anno e mezzo, 14 Consigli straordinari più due che dovremo programmare.
una materia che attiene, per quanto riguarda la procedura, al Regolamento nell'applicazione dell'articolo 50, che lei conosce meglio di me; per quanto attiene ai rapporti tra la politica e la valutazione complessiva, ovviamente, partendo già anche domani, dove dovremo andare a posizionare (mi passi il termine improprio e poco istituzionale) i due Consigli regionali straordinari che residuano, ancorché su altro argomento porrò attenzione senz'altro, anche alla luce di quanto lei testé richiamava e che in buona parte condivido, su questa questione alla Conferenza dei Capigruppo.
La parola al Consigliere Cursio.



CURSIO Luigi

Grazie, Presidente.
A me sinceramente non appassiona l'argomento, nel senso che - come ha ricordato qualche altro collega in precedenza - è facile cavalcare questo momento.
Vorrei fare una riflessione più in generale. Intanto nella galassia della medicina possiamo applicare tranquillamente la legge di Bernoulli e più in generale, la legge dei vasi comunicanti, ovvero: rispetto a ciò che avviene in un distretto nel volgere di un breve o medio periodo, i risultati di quell'effetto li possiamo ritrovare riverberati in un altro distretto.
Questo per dire che vanno affrontati, secondo me, i temi non a compartimenti stagno, ma con una visione più ampia. Ho ricordato più volte che ciò che secondo me manca è una programmazione, è un progetto di futuro perché sinceramente non lo vedo. Noto che si naviga a vista, che ci si alza la mattina, si leggono i giornali e, sulla base di quelli che sono gli umori, si agisce con conseguente impostazione. Tuttavia l'argomento è di grande interesse, perché? Vorrei ricondurmi a quella che è stata ed è da parte mia (c'è stata anche molta attenzione nei confronti del Presidente Cota) quando, ormai più di un anno e mezzo fa, andando per le piazze di questa regione, diceva che gli sprechi in sanità sono prioritari.
Conosco - mi permetto di dirlo - un po' l'argomento, anche perché ho preparato una lunga tesi (quindi grandi ricerche sul settore ed anche in comparazione) di un master che mi ha permesso di cogliere e capire meglio questi aspetti, oltre ad essere io stesso medico, quindi un operatore del settore. So, pertanto, che sarebbe necessario ridimensionare la lista d'attesa, al di là di quelli che possono essere gli effetti immediati sul paziente; è d'obbligo farlo, anche perché questo determina un risparmio.
Le faccio un esempio, Assessore: immaginiamo che un soggetto si sottoponga ad una visita specialistica tra un anno; immaginando che il poveretto abbia una patologia piuttosto grave, che potrebbe essere invalidante, lei comprende bene che l'attesa di quell'anno determinerà un'aggiunta di spesa sulle casse della Regione, perché bisognerà pagare gli eventuali danni che riceve indirettamente, naturalmente, dall'aver atteso troppo, mentre si potrebbe giungere ad una diagnosi, non dico precoce, ma perlomeno in tempi ristretti.
Questo, moltiplicato "enne" volte, determina cifre consistenti pertanto, anche nel caso della visita specialistica, sarebbe opportuno prestare più attenzione. Poi, su come farlo, qualche suggerimento potrei anche darlo.
Naturalmente, non entro nel merito di una gestione che spetta all'Assessore e che posso anche non condividere - come ho già riferito in Commissione - però rispetto.
Ciò che mi aspettavo dall'Assessore, nel momento in cui ho posto qualche osservazione in Commissione, come quella dei costi sulla riorganizzazione, è che mi dicesse se c'è una proiezione dei costi. Lo ritengo assolutamente necessario, perché se facciamo un'operazione che costa addirittura più di quanto costava in passato e i cui risultati li valuteremo nel tempo, qualche riflessione andrebbe fatta.
In ogni caso, la galassia della medicina non deve essere vista a compartimenti stagni.
Vorrei svolgere qualche riflessione, iniziando dall'accesso - quindi dal numero chiuso - alla Facoltà di Medicina.
Lei sicuramente saprà che oggi abbiamo un numero di medici inferiore alla media europea, in un settore in cui siamo stati i leader. Se va a guardare le statistiche degli anni Ottanta e Novanta, eravamo di gran lunga coloro che esportavano più medici nel mondo.
Oggi, il futuro medico che entra alla Facoltà di Medicina, quindi lo studente, impiega dieci anni, mediamente, per diventare medico; se noi non ci adoperiamo subito, probabilmente dovremo importare medici cinesi per curare i cittadini piemontesi! Non ho nulla contro i cinesi - ci mancherebbe altro - però vorrei che la tradizione della nostra medicina che è di grande livello, continuasse ad essere alimentata.
Quando parlo di progetti, mi riferisco proprio a questo, che è un punto essenziale. Poi, va da sé che di qui scaturiscono gli altri punti nevralgici, che sono gli specialisti, perché naturalmente favorire alcune specialità rispetto ad altre è un altro programma che un Assessore e, in generale, un'Amministrazione, deve darsi. È importante, poiché i tempi di formazione sono lunghi.
Poi, Assessore...



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

Chiedo scusa...



CURSIO Luigi

L'Assessore è stato molto attento e vorrei che continuasse ad esserlo perché voglio portare un elemento importante che, per ragioni del suo d'insediamento avvenuto di recente, non ho mai riferito, ma è importantissimo. Riguarda il discorso delle apparecchiature.
Non so se lei è al corrente, ma abbiamo un numero di apparecchiature decisamente superiore rispetto a qualsiasi altro Paese europeo, del mondo industrializzato. Le faccio un esempio? Le risonanze magnetiche nucleari: tre volte la Francia, il doppio rispetto alla Germania.
Ci si potrebbe chiedere per quale ragione i tempi d'attesa siano così lunghi. Abbiamo poche apparecchiature? No! Ne abbiamo il triplo della Francia. E, allora, perché i tempi sono così lunghi? C'è qualcosa che non funziona! Ecco perché dico che dobbiamo programmare e progettare, altrimenti rischiamo di perderci.
Non sono solo i tempi d'attesa ad essere da me considerati, ma anche il risparmio, perché rispetto all'apparecchiatura per la risonanza magnetica è possibile trovare un apparecchio che costa 660 mila euro e un altro che costa 800 mila euro, prodotti dalla stessa casa produttrice. Questa è un'altra grossa anomalia! Se abbiamo 15-16 apparecchi per la risonanza magnetica nucleare per milione di abitanti, rispetto ai 4,7 della Francia, lei comprende bene che fossero anche 660 mila euro per 10, si tratta di una cifra notevole per milione di abitanti.
Mi chiedo come mai non ci s'interroghi. Cosa sta avvenendo? Avessimo tempi d'attesa di cinque ore, si potrebbe dire: "Va beh, abbiamo un sistema che ci consente di accedere alla diagnostica rapidamente e lo scotto è il numero di apparecchiature".
Se noi riuscissimo a ridimensionare i numeri, l'apparecchiatura consentirebbe di avere un introito, un ingresso nelle casse.
Oltretutto - Assessore - lei sa meglio di chiunque altro che l'apparecchiatura necessita, ogni anno, di manutenzione, quindi c'è un costo fisso aggiuntivo per ogni apparecchiatura; questo vale per le TAC (Tomografia Assiale Computerizzata), per le ecografie, quindi anche per apparecchiature meno costose.
Si tratta di un punto essenziale, rispetto al quale ho chiesto più volte, dopo un anno e mezzo: com'è possibile che non ci si preoccupi e occupi? Non lo si deve ai Consiglieri, ma ai cittadini! Mi chiedo per quale motivo dobbiamo buttare tanti soldi: per quale ragione? Il mio tempo è scaduto - è la prima volta - ma voglio aggiungere un'ulteriore riflessione, tra le cose che si potrebbero menzionare, sul risparmio (mi permetto di sforare un minuto, però questo è importante).
Assessore, lei sa che spendiamo mediamente 20-25, ove non il 30% in più in spesa farmaceutica, rispetto alla media di tutti gli altri Paesi europei? Le questioni sono due: o siamo più ammalati, e quindi necessitano più farmaci, o c'è uno spreco. L'ipotesi corretta è la seconda, perché potremmo addirittura necessitare di un numero di farmaci inferiore rispetto agli altri Paesi del Nord Europa, poiché viviamo in una condizione climatica favorevole.
Pertanto, potremmo addirittura risparmiare di più, rispetto a quel 25 medio di spesa in eccesso.
Rispetto alla spesa farmaceutica - e termino, Presidente, chiedendo scusa - che si aggira intorno ai 930 milioni di euro, comprende bene che quel 25% (ma risparmiassimo anche il 10%) è una cifra consistente, che parte dalla preparazione, quindi dal blister, arriva alla prescrizione coinvolgendo, quindi, il medico, e termina con il cittadino.
Il cittadino, cioè, va educato e il medico altrettanto, perché non è tollerabile spendere 150-200 milioni all'anno e poi li buttiamo nella spazzatura. Oltretutto occorre anche smaltirli, perché è notorio che in ogni casa ci sono armadietti pieni di farmaci.
Grazie, e mi scuso, Presidente.



PRESIDENTE

Ho ancora due iscritti a parlare; l'intervento dell'Assessore Monferino e poi, se il collega Boeti lo riterrà, potrà avvalersi della facoltà di intervenire in replica sull'ordine del giorno.
Pertanto, comunico che i nostri tempi potranno sforare alle ore 13.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Laus; ne ha facoltà.



LAUS Mauro

Grazie, Presidente.
Per questo mio intervento prendo lo spunto dall'intervento della collega Spagnuolo, rafforzato anche dal suo, Presidente, sul fatto che si sta un po' inflazionando lo strumento del Consiglio regionale straordinario.
Cerco di dare un mio contributo sulla necessità dei Consigli straordinari, perché a mio avviso, e a nostro avviso, un Consiglio è straordinario quando si analizzano, quando si discute, quando si dibatte su questioni straordinarie.
Sono d'accordo con la collega Spagnuolo sul fatto che è importante ascoltare la voce dell'Assessore. Personalmente avrei preferito, nelle modalità del dibattito, ascoltare prima la posizione della Giunta e dell'Assessore, e poi aprire un dibattito. Queste modalità, però, non le ha scelte il collega Boeti o il Partito Democratico, ma è stata volontà della Giunta.
Detto questo, sono d'accordo con la collega Spagnuolo; ma per l'altra parte dell'intervento ho una visione diversa. Non si tratta di ribaltare le impostazioni del Consiglio regionale straordinario di oggi e quello dell'altra settimana. Dobbiamo fare un lavoro molto semplice: riportare sui retti binari il ragionamento.
Presidente, le chiedo gentilmente di rimanere a presiedere, con tutto il rispetto per chi la sostituirà, perché tenevo ad indirizzare formalmente a lei la richiesta di riportare il ragionamento nel giusto sentire.
Partiamo dal Consiglio straordinario di oggi.
Mi permetterei, dipendesse da me, di prendere la relazione e i dati della collega Artesio. Qui c'è la matematica, non è questione di dibattito politico, di quello che è opinabile e giusto per me, di quello che non è giusto per te, o se la responsabilità è mia o tua. No, qui ci sono dati e tabelle, ad esempio sul discorso della mobilità passiva su cui ci sono dai dati che partono dall'inizio della legislatura.
Secondo me l'Assessore, senza esprimere giudizi di natura politica deve dire se i dati consegnati oggi in Aula dall'Assessore Artesio corrispondono al vero o no, se la mobilità passiva è in aumento o in diminuzione. Dopodiché si aprono tutti i ragionamenti politici del caso.
Ultimamente, ma non solo qui, se si chiede una cosa si apre un dibattito su tutt'altro. Oggi il tema è questo: le liste di attesa sono in aumento o sono diminuite? La mobilita passiva è in aumento o diminuita? matematica. Per quanto si possano dare diverse interpretazioni, due più due fa comunque quattro. Due più due fa comunque quattro. È così, non ci dobbiamo prendere in giro, perché sono preoccupato per questo ragionamento.
Nello scorso Consiglio regionale mi sono lasciato un po' andare, ma formulo a lei una domanda, anche se non so se rientra nelle competenze dell'Ufficio di Presidenza (altrimenti non potrò approvare il bilancio perché mi mancano dati normativi): le liste di attesa - questo per quanto riguarda la collega Artesio sull'intervento di questo Consiglio straordinario - delle persone non autosufficienti sono legittime o sono illegittime, sul nostro impianto normativo? Diverso è il dibattito politico, le priorità e i tagli, quindi le chiedo, Presidente, se posso avere una risposta, altrimenti non c'è più democrazia e non ci sono più le prerogative del Consigliere e del Consiglio. Le chiedo formalmente, affinché resti agli atti - lo dirò poi anche in Commissione alla Presidente Spagnuolo - se posso avere, come Consigliere regionale, un parere giuridico dall'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale per sapere se le liste di attesa delle persone non autosufficienti sono legittime o no. Poi facciamo tutto il dibattito sulle risorse (se è vero che il Governo ci ha dato le risorse e se sono state destinate ad altro).
Se la collega Artesio, come il sottoscritto, pone domande precise e specifiche e poi si risponde con un dibattito politico, anche secondo me si possono eliminare questi Consigli straordinari, perché non andiamo da nessuna parte.
Questo è l'aspetto, la sostanza, le motivazioni e le argomentazioni che hanno indotto i sottoscritti a richiedere un Consiglio straordinario.
Il primo è stato per le persone non autosufficienti - credo che problema più grave di questo non ci sia - e il secondo sulle liste di attesa di persone in difficoltà per seri problemi di salute.
Chiudo la parentesi su questo aspetto e ne apro una politica. Come politici - ma è un suggerimento che do al di là della collocazione partitica o politica - dobbiamo iniziare a chiedere scusa quando abbiamo sbagliato, perché le scuse sono un momento di forza, un momento di crescita.
Se il centrodestra ha vinto le elezioni invocando la riduzione delle liste di attesa, e poi non c'è riuscito per mille motivi che sono sotto gli occhi di tutti (abbiamo cambiato l'Assessore alla sanità e c'è stata tutta una serie di problematiche), l'unica persona su questo aspetto che non ha responsabilità è l'Assessore Monferino. Voglio essere onesto intellettualmente: l'Assessore Monferino non ha fatto campagne elettorali.
Oggi non posso arrabbiarmi con lui perché ha detto cose e ne sta facendo altre.
L'Assessore Monferino, con tutta la sua brillante capacità che gli riconosco, perché ce l'ha, oggi cerca di trovare soluzioni per affrontare queste problematiche complesse, a partire dalle liste di attesa. La responsabilità, quindi, non è dell'Assessore Monferino, ma richiamo alla propria responsabilità i Consiglieri e questo Governo regionale, che ha fatto una campagna elettorale sostenendo con matematica certezza la riduzione o la risoluzione di determinati problemi.
A distanza di anno e mezzo questo non è accaduto. Vi suggerisco, se non avete coraggio di chiedere scusa ai piemontesi e all'Aula, almeno di parlare in Commissione con l'Assessore Artesio. Fatevi dare la sua fotografia e i suoi dati. Facciamo un confronto serio, perché noi tutti ci stiamo facendo male. Si sta facendo male l'Italia, si sta facendo male la Regione Piemonte, ci stiamo facendo male noi. È come la morte, non guarda in faccia nessuno: bianco o nero, mussulmano o cattolico! Se siamo in una situazione di difficoltà ed emergenza, allora sì che un dibattito, così come impostato e come registrava la Consigliera Spagnuolo voglio cogliere l'aspetto positivo del suo intervento - non ci porta a niente. Non ci porta a risolvere il problema. Nessuno è detentore, come dico io, o domiciliatario del sapere umano. L'unica strada che possiamo imboccare per avviarci ad affrontare con serenità l'approccio per la risoluzione dei problemi è quella dell'umiltà. La sposiamo, altrimenti ci facciamo male.
Oggi non c'è più tempo e spazio per la demagogia, siamo tutti vaccinati. Il problema è che i cittadini all'esterno, quando ascoltano questi interventi, si sentono impotenti. Cerchiamo di consegnare ai cittadini piemontesi ancora un piccolo sogno.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Laus.
A proposito della sua domanda se "le liste d'attesa per i non autosufficienti sono legittime", probabilmente intendeva dire - mi dica se è corretto, se non l'ho seguita correttamente me ne scuso - se "sia legittimo mettere persone non autosufficienti nelle liste d'attesa".
Giusto? Bene.
Faremo approfondire questa tematica dall'Ufficio studi del Consiglio regionale e poi le faremo pervenire le risultanze di questo studio, come già in passato avevamo fatto su altri temi.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Colgo gli ultimi spunti dei colleghi che mi hanno preceduto. Giusto per non perdere tempo sulla disquisizione se i Consigli straordinari sono più o meno utili, più o meno giusti (ne sono stati fatti tanti), si potrebbe chiedere se ciò discende dalla volontà delle opposizioni, di una parte dell'opposizione. È chiaro che, occorrendo 12 firme per la convoca di un Consiglio straordinario noi, come Gruppo, e anche gli altri Gruppi piccoli difficilmente possiamo chiederlo. Quindi se da parte dell'opposizione predominante c'è una voglia di mettersi in mostra, la si può soddisfare oppure si potrebbe chiedere alla Giunta se c'è una carenza di comunicazione e informazione all'interno delle Commissioni.
Ad esempio, nella IV Commissione, non si ascrive nessuna particolare colpa - almeno per adesso - all'Assessore Monferino, visto che è da poco Assessore, ma sono emerse difficoltà nell'ottenere documenti. Lo sappiamo tutti: dai conti trimestrali delle ASL alle liste d'attesa. Probabilmente l'origine di Consigli straordinari viene anche da questo.
Non mi voglio soffermare oltre sulle motivazioni per cui oggi siamo in Aula per il Consiglio straordinario, ma vorrei parlare dei dati che hanno citato molti altri che mi hanno preceduto e che danno un'idea delle liste d'attesa in Piemonte per gli esami e le visite specialistiche.
Ne ho presi due. Su un giornale era apparso un articolo che recitava: Asti, maglia nera in Piemonte per i tempi di attesa della sanità. In quell'articolo si citava che nel 2010, per fare una visita gastroenterologica a Nizza Monferrato, tempi di attesa erano zero, adesso si ha un'attesa di oltre 80 giorni. Per fare un ecodoppler TSA dei tronchi sovraortici, si è passati da 58 giorni nel 2010 a 190 nel 2011. Da questi dati e da quelli citati dal Consigliere Boeti, mi sembra emerga una problematica. O sono sbagliati i dati riportati sui giornali, oppure emerge una problematica.
Dobbiamo prendere atto che c'è stato un allungamento delle liste d'attesa. Non so se l'Assessore Monferino lo sa, altrimenti glielo ribadisco, ma il nostro movimento ha una posizione laica per cui non sta n da una parte politica né dall'altra, ma vuole trovare delle soluzioni per evitare le inefficienze e gli sprechi in tutta la gestione della sanità.
Lavorare per cercare soluzioni. Aspettiamo il suo intervento per sapere qual è la sua posizione e quali le proposte.
Mi sono permesso di segnalare una serie di punti che vanno dall'informatizzazione al tema classico dell'appropriatezza prescrittiva.
Un esempio per tutti. Parliamo di liste d'attesa: abbiamo un problema enorme sulla provincia di Torino che è il Sovracup, il Centro di Prenotazione per tutte le ASL e le strutture di Torino. Centro istituito nel 2007, non voglio entrare nella logica di dare responsabilità a precedenti Giunte, ma ultimamente è stato fatto un bando di gara con l'assegnazione di un incarico ad ATI Telecom e alla Cooperativa Diamante la quale doveva impegnarsi a rispondere ad almeno il 95% delle telefonate e a risolvere la pratica del paziente che chiama, così si chiama, in due minuti.
Ovviamente questo, come lei immagina, Assessore Monferino, è praticamente impossibile. È impossibile che, in due minuti, magari un anziano che telefona, legga il numero dell'impegnativa (magari ha difficoltà nel leggerla), oppure spieghi cosa ha scritto il medico nel caso in cui avesse scritto a penna la ricetta. Diventa difficile. Si hanno tempi di circa tre minuti, tre minuti e 15 secondi, almeno dagli ultimi dati che avevamo, e un numero di risposte dissuase, si chiamano così, o abbandonate in coda, che supera la metà. Emerge un'inefficienza solo in questo.
Tra l'altro, da quelle che sono le linee guidi nazionali, bisognerebbe avere un Centro di Prenotazione unificato regionale, un Recup che, se non sbaglio, a livello regionale, al momento manca. Questo è un dato su cui riflettere.
Manca, ovviamente, un'informatizzazione, una messa in rete, come si è detto precedentemente, delle attività del territorio, con le attività ospedaliere di prenotazione. Per fare un esempio di una Regione di un altro colore politico giusto per non pesare solo su una parte politica, in Emilia Romagna esiste una piattaforma on line, che si chiama Sole, che gestisce una messa in rete per cui un medico di base può sapere se il suo paziente è stato ricoverato, dimesso, gli sono stati fatti degli esami, magari evitando doppioni.
Il medico specialista, visto che se n'è discusso in una recente audizione con il sindacato dei medici di base, può prescrivere direttamente, si viene messi in rete e il medico di base sa che cosa ha prescritto lo specialista. Questo sarebbe uno strumento veramente fondamentale per migliorare l'appropriatezza prescrittiva. Al di là delle beghe anche un po' partitiche in cui versa il CSI, dobbiamo spingere, come Assessorato, per far sì che si unifichino le piattaforme informatiche per quanto riguarda le varie ASL che mettono in rete tutti gli operatori del settore.
Relativamente all'appropriatezza, si potrebbe avere un miglioramento con un'informatizzazione adeguata. Non è che i medici prescrivono male appositamente, prescrivono spesso male perché non sanno cosa fanno i colleghi del territorio, rispetto ai colleghi ospedalieri.
Ben venga, dal mio punto di vista, introdurre un monitoraggio, come ho detto in Commissione, dell'appropriatezza prescrittiva e dei premi, in una logica incentivante che preferisco rispetto ad una logica di punizione, che non mi è propria come educazione, una logica di premio e di incentivo ai medici che rientrano nell'appropriatezza prescrittiva sia dei farmaci, che citava il Consigliere Cursio, sia per le prescrizioni.
Ho fatto l'esempio della Regione Emilia Romagna, ma faccio un altro esempio, quello della Provincia autonoma di Bolzano, di un altro colore politico che, per ridurre drasticamente le lista d'attesa in alcuni ambiti che avevano definito come critici - dermatologia, otorinolaringoiatria oculistica, riabilitazione e ortopedia - si è impegnata a far sì che qualora la prestazione del servizio sanitario pubblico non fosse garantito entro tetti di tempo che loro hanno definito in 60 giorni, avrebbe sospeso l'attività libera professionale intramoenia all'interno della struttura.
Una mossa drastica, ma sicuramente una mossa interessante che possiamo andare a verificare e controllare, quindi prendere spunto dalle altre Regioni, proprio per evitare i doppi binari di cui si diceva prima, sempre all'interno della struttura pubblica.
Ovviamente - parlo in generale - dei miglioramenti ci sono stati: con l'istituzione del sistema di recall c'è la possibilità di ricontattare il paziente qualche giorno prima della data fissata per l'esame o per la visita. Praticamente, l'introduzione di questa metodica ha permesso, solo sull'ASL TO1, un recupero di quasi 13 mila prenotazioni, pari al 6% del totale, mettendo in atto concreti risparmi. Infatti, molte volte, le visite prenotate vanno perse, nonostante il disincentivo di pagare comunque la prestazione se non si disdice la prenotazione, però questo è uno strumento in più.
Quindi, cerchiamo di comprendere con l'appropriatezza prescrittiva e il monitoraggio delle liste d'attesa, ponendo attenzione anche ai centri di prenotazione unificati, cosa si può fare per migliorare tali liste.
Comunque, sono stati fatti dei tagli anche sul personale, non possiamo negare l'evidente realtà: c'è stato un blocco del turnover non solo del personale infermieristico, ma anche di quello ospedaliero. In questo primo anno, dai dati a nostre mani - se lei ci smentisce con altri dati, saremo sicuramente attenti e curiosi di valutarli - emerge un allungamento delle liste d'attesa, così come, dai dati che ha citato l'ex Assessore Artesio un aumento della mobilità verso l'esterno.
Sono tutti dati che devono essere considerati nell'ottica, comunque che tutti rincorriamo, di una messa in efficienza e di un mantenimento, se non addirittura di un miglioramento, della qualità dell'erogazione del servizio sanitario in regione Piemonte. Grazie.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MOLINARI



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Monferino.



MONFERINO Paolo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Grazie, Presidente.
I temi accennati sono moltissimi e oltrepassano la specifica argomentazione introdotta per oggi.
Svolgo un'osservazione, che vi prego di non considerare come una polemica, perché ha un significato. Su La Stampa di oggi, nello specifico Specchio dei tempi, è stata pubblicata la lettera di una signora anziana che sostiene che da quattro anni suo marito, malato del morbo di Parkinson è in lista d'attesa per trovare una sistemazione.
In relazione a questo, mi sento addosso la responsabilità degli ultimi 60 giorni, ma per i precedenti tre anni e dieci mesi, francamente, non sento alcuna responsabilità e travalichiamo un discorso di colori politici se andiamo indietro di tre anni e dieci mesi.
Questo lo dico non per addossare la responsabilità a qualcuno, anche perché, credetemi, malgrado tutto quanto si possa pensare, continuo ad essere un Assessore tecnico, puramente tecnico, perché porto delle competenze specifiche, che ritengo possano essere utili, e nient'altro che questo.
In poche parole, sostanzialmente, questo vuol dire che il problema delle liste d'attesa c'è, nessuno lo nega, e c'era. In alcune parti, dai dati che abbiamo raccolto, sono leggermente migliorate, mentre in alcune aree sono leggermente peggiorate; in qualche caso - in due casi almeno sono peggiorate in modo significativo, e conosciamo queste aree.
Tra l'altro, tutti i dati sono disponibili, perché non sono dati che si devono raccogliere uno per uno attraverso le ASL; sono dati che vengono registrati dal CSI, che, quindi, dallo stesso potrebbero essere recuperati.
A parte questo discorso, il problema delle liste d'attesa c'era, c'è tuttora e, da un po' di tempo a questa parte, almeno da quando conosco il sistema sanitario, ce ne stiamo occupando.
Giustamente, è stato ricordato che, nel mese di ottobre 2010, è stato approvato il nuovo Piano nazionale di governo delle liste d'attesa, che ha le seguenti caratteristiche. Innanzitutto, va alla ricerca dell'appropriatezza prescrittiva, che è il primo e più importante di questi punti, con maggiore collaborazione tra tutti gli attori del sistema, sia prescrittori che erogatori delle prestazioni. La soluzione del problema non può essere meramente quantitativa, ma deve coniugare i bisogni espressi con adeguate strategie di governo della domanda, con rigorosi criteri di appropriatezza e di priorità delle prestazioni.
Non è importantissimo avere un pronto accesso all'esame; è importantissimo avere un corretto e appropriato accesso agli esami che veramente servono e nei tempi che veramente servono. Infatti, il programma nazionale ricorda ancora che è importante l'uso sistematico delle classi di priorità in fase prescrittiva, le quali sono state ricordate da alcune Consiglieri. C'è la classe "U", che credo stia per "urgente", che prevede una risposta obbligata entro 72 ore; la classe "B", che è differibile, che deve trovare risposta entro 10 giorni; e la classe "D", che deve trovare risposta entro 30 giorni, se parliamo di visite, o di 60 giorni, se parliamo di esami.
La corretta compilazione della prescrizione, con l'indicazione della priorità ("U", "D" o "B"), non è un semplice esercizio di scrittura, è ci che serve al sistema per indirizzare correttamente verso i canali privilegiati le richieste che riportano la segnalazione "urgente" e non impegna, invece, i canali che servono a chi necessita di una risposta urgente per le prescrizioni che riportano la necessità di 60 giorni, per esempio, di risposta.
Quindi, è fondamentale che i prescrittori seguano queste indicazioni ed è una delle cose di cui ci stiamo occupando, dopo ve ne farò un accenno.
Un terzo punto ricordato dal Piano nazionale di governo delle liste d'attesa riguarda la gestione trasparente e programmata dei contratti parliamo degli erogatori privati in questo caso - sia per volume che per tipologia delle prestazioni oggetto di accordi. Uno sforzo che stiamo facendo è proprio quello di non soltanto firmare una contrattualistica generica, ma di obbligare le nostre Aziende Sanitarie ad indicare espressamente e con anticipo, sulla base delle storie precedenti che ci raccontano, laddove abbiamo i problemi più grandi o i problemi minori impegnando gli erogatori privati a dare risposte proprio sulle aree che a noi interessano di più, come necessità di risposta al fabbisogno sanitario.
Un quarto punto ricordato dal Piano nazionale concerne l'adeguata organizzazione delle attività in libera professione - di cui avete fatto cenno anche voi - per conto e a carico dell'azienda, al fine del contenimento dei tempi di attesa per le prestazioni particolarmente critiche, nonché la verifica delle prestazioni erogate in libera professione dai professionisti a favore e a carico degli utenti che ne fanno richiesta con percorsi di prenotazione differenziati. Anche con questo ritorniamo su quanto facciamo noi; ricordo semplicemente il Piano nazionale del governo delle liste d'attesa.
Un altro punto riguarda l'informazione e la comunicazione sulle liste d'attesa attraverso il web, utilizzando le URP delle Aziende, le Carte dei servizi e le campagne informative.
Un altro punto ancora attiene allo sviluppo di iniziative informatiche sostanzialmente, per informatizzare i referti e la gestione automatizzata del processo di prescrizione. È chiaro che questo semplifica anche il dialogo e la relazione tra il paziente e l'Azienda Sanitaria. Come è stato ricordato, molte volte, una persona anziana, che ha tre le mani una ricetta quasi incomprensibile, quando cerca il contatto, magari informatico o anche telefonico, con l'Azienda Sanitaria, ha obiettivamente delle difficoltà a spiegarsi. Quindi, l'informatizzazione di queste prescrizioni aiuterebbe e semplificherebbe, soprattutto chi ha maggiori difficoltà, l'accesso alla relazione e alla comunicazione con l'Azienda.
In ultimo, viene ricordata dal Piano nazionale la vigilanza sulle sospensioni di erogazione delle prestazioni. Purtroppo, accade, spesso per motivi diversi - alcune volte sono legittimi, mentre altre volte non sempre sono esattamente legittimi - che alcune delle nostre Aziende sospendano il servizio di certi macchinari, di certi uffici o di certi ambulatori creando ovviamente dei problemi. Pertanto, è una questione che deve essere controllata e governata.
Ricordate i principi del Piano nazionale approvato nel mese di ottobre 2010 e vediamo quanto stiamo facendo noi (era il piano in cinque punti, che era stato portato avanti nella primavera dell'anno 2011).
Il primo punto riguarda il gruppo di lavoro proprio sulla riduzione delle liste d'attesa, che, nei mesi scorsi, è stato organizzato in Assessorato. Tale gruppo è composto da diverse figure professionali, alcune amministrative e alcune mediche, e ha cominciato a produrre alcuni lavori iniziali che recepivano le indicazioni proprie del Piano nazionale, che era in via di approvazione ad ottobre dell'anno scorso ed approvato nella primavera di quest'anno anche da noi. Parte di questi lavori sono stati inseriti nella deliberazione n. 24-81, che aveva come oggetto proprio il recepimento del suddetto Piano nazionale di governo delle liste d'attesa.
Questo gruppo di lavoro ha interrotto la sua attività un paio di mesi fa, perché alcuni dei personaggi che ne facevano parte sono stati destinati dalle loro Aziende ad altri incarichi; stiamo rinnovando il gruppo di lavoro in modo che ci sia continuità sull'attività non solo di impostazione, ma anche di monitoraggio.
Un programma specifico riguardava il famoso progetto RAO, cioè il raggruppamento attese omogenee, che era una funzione importante inserita nel Piano nazionale di governo: la condivisione dei protocolli tra prescrittori ed erogatori delle prestazioni attraverso l'istituzione di un apposito tavolo regionale che veda la partecipazione dei rappresentanti e delle figure professionali coinvolte. È un tavolo tecnico che sta lavorando in Assessorato proprio per garantire questo, cioè l'integrazione dei Sovracup e dei centri privati accreditati, che è uno dei nostri problemi.
Noi non abbiamo tutti i soggetti privati che erogano prestazioni, non sono inseriti nel nostro sistema di Sovracup.
Ci sono due tavoli che stanno lavorando su questo argomento; uno di concertazione con i centri accreditati, in cui si concordano le modalità operative di prenotazione delle prestazioni precedentemente indicate dal gruppo che si occupa delle liste d'attesa (priorità), l'altro tecnico, che si occupa dell'integrazione dal punto di vista softwaristico (hardware e software) dei programmi di gestione di prenotazione dei privati, in modo che siano collegati con quelli delle nostre Aziende Sanitarie.
Esistono programmi di questo tipo che alcune delle nostre Aziende hanno già sviluppato e che metteranno a disposizione anche dei centri privati con costi veramente limitati. Stiamo parlando di poche decine di migliaia di euro per potere installare questi programmi e poter consentire il collegamento. Ci aspettiamo che in un periodo che va dai quattro a sei mesi il completamento possa essere portato a termine su tutte le Aziende.
Al tavolo di concertazione devono partecipare sia i funzionari regionali che si occupano delle strutture accreditate dei Sovracup e delle liste d'attesa insieme ai rappresentanti dei centri convenzionati, in grado quindi di prendere le decisioni su ogni punto che si verificare e su ogni possibile inconveniente che possa crearsi nel sistema.
Al tavolo tecnico devono partecipare gli stessi funzionari regionali integrati con un funzionario del settore informatico; abbiamo i rappresentanti del CSI e abbiamo anche i rappresentanti, qualora alcune aziende private lo utilizzino, dei fornitori dei loro software.
Visto che le agende di prenotazione per i centri accreditati saranno inserite sui CUP aziendali - ad esempio, stiamo parlando di Torino 1 e Torino 2 - è necessario coinvolgere anche il rappresentante che viene indicato dalle Aziende sanitarie. Su Torino questo sistema funziona già.
Non sussistendo problemi informatici in integrazione tra le piattaforme CUP-ASL e SOVRACUP, riteniamo che sia, anche in questo caso, fattibile la tempistica dei quattro-sei mesi. I costi sono nell'ordine di poche decine di migliaia di euro.
Un altro programma che è stato sviluppato è il contact-center. Il contact-center è un sistema in uso presso la Torino 1, dove funziona già da qualche tempo, che gestisce le richieste di contatto per Sovracup, per la prenotazione di visite specialistiche e di esami. L'obiettivo è quello di consentire un facile accesso nel sito dell'Azienda Sanitaria e di poter aprire un dialogo con un operatore che poi richiama il paziente che aveva fatto la richiesta, dandogli delle specifiche date e, quindi, delle risposte alle sue richieste nel giro di pochissimi minuti.
Questo sistema è stato creato da un informatico della Torino 1 ed è disponibile per essere distribuito sulle altre Aziende sanitarie, ed è quello che stiamo facendo, in modo da diventare il biglietto da visita nei confronti del cittadino che, attraverso la piattaforma web, entrerà in contatto con il servizio prenotazioni a qualunque ora e facendolo comodamente da casa propria.
Per quanto riguarda i tempi di realizzazione pensiamo che possa essere diffuso nell'arco di tre-quattro mesi.
Vi è poi il recall, che è stato richiamato dal Consigliere Bono; la verifica dell'applicazione della deliberazione n. 28/2007, in merito alla dotazione di un sistema e con le prime valutazioni sulla congruità dei risultati ottenuti. Funziona molto bene oggi già nell'area torinese e ci hanno dichiarato che anche nell'area novarese funziona.
invece in corso l'installazione a Vercelli e sta partendo adesso nell'area di Cuneo. Entro l'anno dovrebbero essere tutti a regime.
Con il sistema recall, oggi in funzione nella Torino 1 già dal maggio 2009, si sono recuperati, nel 2009, 8.000 prestazioni e, nel 2010, circa 13.000 con un potenziale economico valutato di lavoro che noi paghiamo nei nostri centri, ma che non viene utilizzato per erogare prestazioni, di circa 250-400 mila euro rispettivamente.
Questo sistema permette anche all'utente di disdire gli appuntamenti attraverso una segreteria telefonica, senza doversi recare ad uno sportello o aspettare in linea al telefono. E si sono registrati, nel 2009, 12.000 messaggi di questo tipo e, nel 2010, 30.000. Quindi, il sistema funziona.
Se questo sistema lo applicassimo all'intera Regione, il 6% di prestazioni recuperabili su circa 13 milioni di prestazioni interessate, si potrebbero recuperare circa 800 mila prestazioni, che andrebbero perse e quindi andrebbero ad aumentare le liste d'attesa.
Quindi, sembra che il sistema recall possa darci dei risultati abbastanza importanti.
L'accesso diretto, che era il quinto programma di azione, è già in essere su alcune delle nostre realtà, e anche in questo caso l'obiettivo è che entro fine anno possa essere diffuso a regime in tutta la Regione.
Abbiamo fatto anche qualche test per verificare la situazione sul campo. L'abbiamo fatto il 19 settembre, chiedendo telefonicamente, come se dovessimo essere dei richiedenti di prestazioni o specialistiche o di esami strumentali, e l'abbiamo fatto su alcuni settori che sappiamo essere particolarmente critici, alcuni dei quali sono stati ricordati poco fa.
In effetti, per richiesta di visite specialistiche allergologiche, il primo appuntamento che ci è stato dato è per il 3 gennaio 2012. Quindi l'abbiamo indicata tra quelle rosse, perché è chiaramente un settore che non risponde ai criteri che abbiamo identificato prima .
Questa è la prima disponibilità a livello di Sovracup. La prima disponibilità a Torino, invece, sarebbe stata al 5 giugno 2012. Quindi l'area allergologica, in senso lato, è un nostro problema. È stato citato da alcuni colleghi precedentemente.
Per quanto riguarda l'area cardiologia (elettrocardiogrammi, ecc.) fatta la richiesta il 19 settembre, la prima risposta in Sovracup ci arriverebbe il 28 settembre, mentre la prima disponibilità in Torino sarebbe stata il 30 settembre sulla Torino 1 di Via San Secondo.
Ve le potrei leggere tutte, ma non vi sto ad annoiare, però abbiamo sostanzialmente tre aree critiche nelle visite specialistiche, che sono l'allergologia, la fisiatria e la gastroenterologia, che è stata citata poco fa.
Le altre avrebbero risposte con le richieste fatte il 19 settembre tutte entro i tempi che sono stati indicati prima dalle prescrizioni.
Sugli esami strumentali, le due criticità che sono state evidenziate con delle proposte di appuntamento a gennaio, nel caso dell'ecodoppler, e addirittura a dicembre del 2011 nel caso dell'ecografia dell'addome, sono le due aree critiche, mentre altre (gastroscopia, mammografia, OCT, RM e TAC) rientrerebbero nei tempi.
Ripeteremo questo test con frequenza un po' per misurare il polso delle azioni che sono state introdotte, un po' - soprattutto - per tenere sotto pressione le nostre Aziende, perché se sanno che c'è un monitoraggio continuo, fatto a campione, ovviamente sono più interessate e stimolate a mantenere viva l'attenzione al loro interno sui problemi delle liste di attesa.
Questa dovrebbe essere, sostanzialmente, la risposta ai quesiti posti nell'interrogazione presentata.
In realtà, voi avete toccato oggi molti altri problemi, che ovviamente riguardano sempre il discorso delle liste di attesa, ma che vanno molto a di là della problematica. Ne citerò alcuni, perché credo che siano stimoli su cui valga la pena riflettere e perché rappresentano dei nodi importanti per migliorare il nostro sistema sanitario.
Il Consigliere Boeti ha riferito alcune problematiche avvertite, per esempio, in Via Monginevro e in Via Farinelli, su prenotazioni che, a metà mattinata (verso le ore 10), avevano sostanzialmente esaurito i ticket disponibili. È vero e vi posso aggiungere che dei cinque sportelli a disposizione di Via Monginevro, soltanto due erano in funzione, mentre tre erano sguarniti di personale. Inoltre, il turno era fatto soltanto nella mattinata. Infine, pare che fosse anche in corso la ristrutturazione dei locali, per cui si avvertivano anche problemi di questo tipo.
Il problema dovrebbe essere stato risolto - mi hanno garantito perché hanno aperto anche al pomeriggio, estendendo quindi l'orario di disponibilità degli sportelli.
Il Consigliere Boeti sosteneva, altresì, che i 27.000 impiegati nel nostro sistema potrebbero essere utilmente utilizzati, come lo stesso asseriva, magari per aprire uno sportello o due in più. Non è così automatico, però, riuscire a convincere qualcuno dei nostri dipendenti a muoversi e a fare questo tipo di attività. Credo che questo sarà uno dei nodi che dovremo affrontare, se vogliamo far funzionare il nostro sistema nella massima efficienza.
Si è parlato dei macchinari e delle attrezzature di cui disponiamo e sono state fatte delle affermazioni assolutamente vere: mi riferisco, per esempio, al fatto che ne abbiamo più dei nostri Paesi vicini, ma che lavorano molto meno (è altrettanto vero). Non sono sicuro che le stiamo pagando di più; probabilmente in alcune aree si pagano di più, in altre di meno.
Uno dei problemi certi che abbiamo è che queste macchine, che non possiamo permetterci di diffondere sul territorio con una grande polverizzazione posto che l'investimento è stato rilevante (non mi riferisco, ovviamente, alle ecografie, ma a macchinari molto più sofisticati), devono poter lavorare a pieno regime. Non bastano, quindi, le quattro o cinque ore di attività con cui lavorano in molte delle nostre strutture.
Vi è poi da domandarsi, obiettivamente, perché in alcune strutture abbiamo segnalazioni in questo senso - si fanno magari tre o quattro interventi in una mattinata con una determinata macchina, e poi, chi manovra quella stessa macchina nel sistema pubblico, va nel privato al pomeriggio e di interventi ne fa almeno venti! Ci sarebbe da porsi una serie di problemi di questo tipo per andare alla ricerca dell'efficienza all'interno del nostro sistema.
stato altresì citato il problema della mobilità. È vero, e ho chiesto ai sindacati di aprire un tavolo in generale sul contratto di lavoro che abbiamo in sanità e, in particolare, sul discorso della mobilità.
La mobilità, infatti, è strettamente collegata al miglior utilizzo delle risorse umane che abbiamo nel nostro sistema sanitario, laddove alcune aree sono veramente sotto pressione, mentre altre - credetemi questa pressione non è altrettanto forte. Pertanto, una redistribuzione del personale potrebbe aiutare chi è in difficoltà, senza tuttavia generare alcun problema ad altre strutture dove questo carico non è così forte.
Questo, ovviamente, richiede la disponibilità del personale a muoversi ed è uno degli argomenti che abbiamo aperto nei tavoli sindacali, che toccano più in generale, il contratto nazionale.
Se non riusciamo a fare qualcosa di serio su questo tema, qualunque tipo di riforma volessimo fare sarebbe vanificata, non disponendo di uno strumento che consenta una migliore utilizzazione delle nostre risorse umane.
Non vedo presente il Consigliere Placido, che poco fa sosteneva che noi stiamo "tagliando, tagliando, tagliando e portando avanti una riforma che non condivide". Tutte le opinioni, ovviamente, sono legittime. Vorrei solo ricordare che il taglio che stiamo facendo, in particolare se parliamo del personale critico, si riferisce a 500 persone su 60.000, che sono uscite sino ad oggi nel nostro sistema. Se il nostro sistema sanitario va veramente in crisi per l'uscita di 500 persone su 60.000, qualche problema me lo porrei veramente.
Se questo elemento ci mettesse in crisi, saremmo in una situazione drammatica. Ma non credo che sia così.
In merito al discorso della riforma, avremo modo di riprendere la tematica in sede di IV Commissione.
Di nuovo, ritorna la separazione tra ospedali e territorio, e l'interruzione della cosiddetta "continuità assistenziale". La continuità assistenziale o esiste oppure no; non importa se le Aziende Ospedaliere sono in un soggetto giuridico mentre l'Azienda territoriale è in un altro o sono insieme. A mio parere non cambia nulla, perché sono due entità diverse, gestite comunque da due strutture diverse, che devono per forza interloquire e interagire se si vuole mantenere la continuità assistenziale.
Non è per me taumaturgico, com'è stato riferito. Noi abbiamo attaccato la parte ospedaliera perché oggi è la parte di maggior costo del nostro sistema sanitario e perché credo che sia la parte dove possiamo utilmente riuscire a recuperare risorse da impiegare in altri settori che sono molto critici.
Se avessimo risorse infinite, non sarebbe assolutamente un problema.
Purtroppo, le risorse non sono infinite; anzi, continueranno ad essere sempre più critiche e quindi abbiamo il dovere di andare a ricercare risorse non utilizzate bene nel nostro sistema e impiegarle per dare magari delle risposte alla signora di 79 anni che scriveva su Lo specchio dei tempi che ha il marito in lista di attesa da quattro anni per il Parkinson.
un nostro preciso dovere cercare queste risorse, sottrarle all'area dell'esubero e impiegarle in quelle critiche se vogliamo fare un lavoro fatto bene, cosciente e che dia risposte di fabbisogno sanitario ai cittadini.
Il Consigliere Lepri ha fatto cenno alla questione dell'intramoenia: è un grosso discorso - non facilissimo - su cui dovremmo lavorare, perché ci sono delle distorsioni nel nostro sistema che bisogna curare. Sono assolutamente d'accordo su questo e ci impegneremo con un gruppo di lavoro specifico sull'argomento per riprenderlo.
Per ritornare alle apparecchiature, noi abbiamo inserito nel Piano pluriennale - sperando che il bilancio ce lo consenta - una serie di investimenti in attrezzature per i prossimi anni. Abbiamo raccolto i bisogni di tutte le nostre Aziende Sanitarie e abbiamo cercato di sintetizzare con alcune decine di milioni gli investimenti inseriti nel bilancio pluriennale, per dare risposte ad alcune aree critiche, e sappiamo di averne (ne abbiamo citata una durante lo scorso Consiglio, che è quella di Cuneo, con l'acceleratore, ma ce ne sono tante altre in questa situazione).



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

Chiedo scusa, Assessore.
Chiederei ai colleghi ancora qualche minuto di pazienza, perché credo sia giusto che l'Assessore, dopo aver ascoltato con attenzione tutto il dibattito, riesca ad intervenire.
Prego, Assessore.



MONFERINO Paolo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Credo che si possa anche interrompere qui la discussione, perché gli altri argomenti toccati dai Consiglieri potranno essere ripresi in sede di IV Commissione, essendo argomenti di specifico interesse della stessa.
Grazie.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



PRESIDENTE

Il collega Boeti, che ringrazio, ha rinunciato al proprio diritto di replica in merito all'ordine del giorno n. 501, che pongo quindi in votazione.
Vi ricordo che il numero legale è 29.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 501, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte Premesso che le liste di attesa in Sanità, sia per quanto concerne le visite che per le prestazioni specialistiche, rappresentano una tematica cruciale per il Servizio Sanitario Regionale e l'impegno per il loro abbattimento finalizzato a tutelare un pronto accesso alle prestazioni sanitarie, è riconosciuto quale priorità dal Piano sociosanitario regionale, in cui si afferma che: "il problema delle liste di attesa necessita di un'attenzione particolare e può essere considerato uno dei pilastri della strategia programmatica regionale" Considerato che a dispetto delle indicazioni sopra citate, i tempi di attesa per numerose visite e prestazioni specialistiche presso le Aziende sanitarie locali (ASL), Aziende Ospedaliere (AO) e Aziende Ospedaliero Universitarie (AOU) nell'ultimo triennio hanno subito un considerevole aumento. A titolo di esempio, per la prenotazione di una scintigrafia presso l'Ospedale Molinette di Torino nel 2009 il tempo di attesa era pari a 45 giorni mentre nel 2011 è salito ad oltre 6 mesi l'abbattimento dei tempi di attesa è stato riconosciuto come priorità anche dall'attuale Giunta regionale, a tal punto che, nel maggio 2011, ha annunciato il varo di "cinque azioni per tagliare le liste d'attesa per visite ed esami": il recali (contattare il paziente qualche giorno prima della data fissata per l'esame o la visita per avere conferma dell'appuntamento), l'accesso diretto (erogare senza prenotazione semplicemente presentandosi con la richiesta medica), il ricorso al Centro prenotazioni integrato, l'aumento dell'offerta per le prestazioni per le quali oggi l'attesa è superiore agli standard ed il sistema Rao (Raggruppamenti attesa omogenei, fondato sul governo dell'appropriatezza mediante la stesura e l'applicazione di protocolli condivisi, mirati a fare in modo che ai pazienti venga attribuita la corretta priorità) Ritenendo che nonostante l'annuncio del ricorso alle cinque misure sopraccitate, nel 2011 i tempi di attesa in tutto il Piemonte, soprattutto per alcune prestazioni ed esami specialistici, hanno raggiunto livelli tali da negare, di fatto il diritto dei cittadini all'accesso alle cure mediche ed alla Sanità pubblica impegna il Presidente della Regione ad affrontare con urgenza, attraverso azioni mirate ed adeguati investimenti, il problema degli eccessivi tempi d'attesa per le visite e le prestazioni specialistiche presso le ASL, AO ed AOU piemontesi, al fine di fornire agli utenti prestazioni appropriate in tempi più brevi".
Il Consiglio non approva.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi del Liceo Scientifico "G. Peano" di Tortona (AL)


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti della classe IV A del Liceo Scientifico "G. Peano" di Tortona, in visita a Palazzo Lascaris, che hanno seguito parte dei nostri lavori.
Questi ragazzi fanno parte del progetto "Ragazzi in Aula" e hanno già lavorato questa mattina simulando i lavori della I Commissione. Vi auguro buona permanenza e vi ringrazio per la visita.
Ricordo che la seduta consiliare pomeridiana è convocata per le ore 14.30.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.22)



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