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Dettaglio seduta n.152 del 27/09/11 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



(Alle ore 10.01 il Presidente Cattaneo comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.30)



(Alle ore 10.22 il Presidente Cattaneo comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.50 per permettere ai Consiglieri interessati di partecipare all'incontro, in sala dei Presidenti, con una delegazione dell'Edilizia scolastica. cui presenziano anche i genitori di Vito Scafidi, vittima del crollo del Liceo "C. Darwin")



(La seduta ha inizio alle ore 10.52)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Procediamo con l'esecuzione dell'Inno Nazionale.



(In applicazione del dispositivo dell'ordine del giorno n. 9 "Unità d'Italia", approvato dall'Assemblea consiliare il 1° dicembre 2010 l'Assemblea, in piedi, ascolta l'Inno nazionale della Repubblica Italiana "Il canto degli italiani")



PRESIDENTE

Siamo convocati in sessione straordinaria ai sensi dell'articolo 50 del Regolamento.
Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione. Non essendovi proposte di modifica, l'o.d.g. è approvato ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Boniperti, Botta Marco, Comba Costa Raffaele, Costa Rosa Anna, Cota e Sacchetto.


Argomento: Rapporti delle Regioni con l'ordinamento comunitario - Interventi a favore dell'economia - normative organiche nei vari settori

"La futura politica di coesione. Programmi comunitari nazionali e regionali" richiesta di sessione straordinaria ai sensi dell'articolo 50 del Regolamento interno del Consiglio regionale presentata dai Consiglieri Bresso, Pentenero, Gariglio, Laus, Muliere, Manica, Motta Angela, Lepri Stara, Reschigna, Placido, Taricco, Ronzani, Artesio, Cerutti, Dell'Utri Ponso e Buquicchio (atti di indirizzo collegati)


PRESIDENTE

La seduta prosegue in sessione straordinaria, ai sensi dell'articolo 50 del Regolamento interno del Consiglio regionale, con l'esame del punto 2) all'o.d.g., inerente a "La futura politica di coesione. Programmi comunitari nazionali e regionali". La richiesta è stata presentata dai Consiglieri regionali Bresso, Pentenero, Gariglio, Laus, Muliere, Manica Motta Angela, Lepri, Stara, Reschigna, Placido, Taricco, Ronzani, Artesio Cerutti, Dell'Utri, Ponso e Buquicchio.
Il numero legale è 28.
Tra i proponenti, chi chiede di intervenire per l'illustrazione?



BRESSO Mercedes

Presidente, chiedo la presenza della Giunta in Consiglio.
Tra l'altro, non è chiaro chi sia l'Assessore responsabile.



PRESIDENTE

L'Assessore Giordano e l'Assessore Porchietto.



BRESSO Mercedes

Va bene, ma non si vedono in aula.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 10.56 riprende alle ore 10.57)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
L'Assessore Giordano è presente.
La parola alla Consigliera Bresso.



BRESSO Mercedes

Grazie, Presidente.
Insieme ai colleghi firmatari, abbiamo presentato questa richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio regionale perché quasi certamente almeno, questo è scritto nell'o.d.g. della Commissione europea - il 5-6 ottobre verrà adottato formalmente dalla Commissione europea il nuovo Regolamento sulla politica di coesione; Regolamento che, peraltro - poi lo dirò - avrà caratteristiche innovative.
Ora, della politica di coesione si discute da oltre un anno e, come Consiglio regionale, pur avendo noi delle competenze importanti ed essendo oggi queste risorse le più importanti risorse d'investimento che possediamo, non abbiamo mai avuto occasione di esaminarle e quindi di esprimere un'opinione - la nostra opinione - alla Giunta e di sentire la posizione della Giunta sulla parte preliminare che è il documento proposto dalla Commissione sulla politica di coesione. Tale discussione è andata avanti per tutto lo scorso anno nelle istanze europee e anche nei consigli informali degli Assessori che hanno in carico la politica regionale e comunitaria.
Ebbene, siamo ormai in prossimità del Regolamento e in tutto quest'anno non abbiamo avuto l'opportunità di esprimere una posizione. Il Regolamento conterrà certamente alcune (poche) osservazioni - peraltro, da quanto so non le raccoglierà - fatte dal Governo italiano, ma noi non abbiamo mai espresso una nostra posizione.
Poiché - ed è una questione che invece, in questo caso, pongo al Presidente della nostra Assemblea - quando sarà adottato formalmente il Regolamento, che è un atto legislativo e come tale è sottoposto alla nuova procedura del Trattato che si chiama "Early Worning System", cioè la possibilità dell'allerta precoce in caso di violazione del principio di sussidiarietà, avanzo una richiesta. Può essere fatta dai Parlamenti nazionali e/o dai Parlamenti regionali in base a legislazione che nel nostro Paese di nuovo non esiste, ma che comunque non può sottrarre il potere al nostro Parlamento regionale di sollevare eventualmente delle questioni e di sottoporle al Parlamento nazionale in otto settimane, a partire dal 5-6 ottobre (se l'adozione del Regolamento non viene rinviata ma ormai i tempi sono questi). In quelle otto settimane ci dovrebbe essere la possibilità per il nostro Parlamento regionale di sottolineare e sollevare delle questioni che non ci vadano bene.
Quello che vorrei ricordare è che delle questioni probabilmente ci saranno e quindi potremmo trovarci a dover affrontare questa procedura noi.
Almeno mi auguro perché, se non ci siamo espressi, poi non potremo piangere se non saremo stati ascoltati.
Per questo motivo, chiedo anche al Presidente se non ritenga utile individuare una procedura d'urgenza, perché questa sarà la cosa più importante che ci riguarderà nei prossimi anni. Se davvero il Regolamento verrà adottato il 5-6 ottobre, è evidente che non abbiamo tempo di fare una legge per dire come ci dobbiamo comportare né di attendere che il Parlamento o il Governo proponga una legge che definisca il nostro ruolo.
Ma possiamo attrezzarci per eventualmente esprimere un'opinione sulle questioni che c'interessano, chiedendo al Parlamento nazionale di esprimerla a sua volta. Il tutto in otto settimane, quindi per questo credo sia importante la discussione di oggi.
Allora, il Regolamento di cui abbiamo alcune notizie fa seguito a una lunga discussione sulla futura politica di coesione, su Europa 2020 (la gran cornice programmatica dentro la quale la politica di coesione dovrà stare) e sulla prospettiva pluriennale di bilancio dell'Unione Europea, che di nuovo definisce il quadro finanziario che determinerà le quantità della politica di coesione, ma anche della politica agricola, di tutti i fondi strutturali della politica di sviluppo rurale, della pesca (naturalmente noi in questo caso non c'entriamo), ecc. Questi tre atti sono strettamente legati, perché dai due programmi (prospettiva finanziaria pluriennale e Europa 2020) deriveranno le risorse e il quadro programmatico in cui ci dovremo collocare, mentre il Regolamento sulla coesione definirà le modalità concrete con le quali verranno attribuite le risorse e come dovremo gestirle.
Dicevo che quasi certamente, da quanto sappiamo, il Regolamento conterrà, tra l'altro, la cosiddetta "condizionalità macroeconomica", cioè conterrà il fatto che, se gli Stati non rispettano il Patto di stabilità e crescita, possono vedersi sottrarre delle risorse della coesione. Il che in sintesi, poiché da noi coesione e Fondo Sociale Europeo sono regionalizzati, potrebbe significare che risorse che sono regionalizzate vengono sottratte al Governo e, per quella via, sottratte alle Regioni.
Questo sarebbe una palese violazione del principio di sussidiarietà, perch è evidente che le Regioni non sono responsabili, se non per la propria quota - come sapete molto modesta, perché noi non possiamo sforare dal Patto di stabilità, siamo vincolati in maniera rigidissima al Patto di stabilità - e si vedrebbero tolte delle risorse che sono di norma già programmate e impegnate e che quindi rischiano di creare un enorme problema per i loro territori.
Se questa formulazione, che è attualmente sia dentro la proposta di bilancio pluriennale sia dentro il documento sulla coesione in discussione e che mi risulta sarà anche dentro la proposta di Regolamento, dovesse essere mantenuta, sarebbe bene, tra l'altro, che il Governo italiano s'impegnasse a farla togliere, ma se dovesse essere mantenuta, noi potremmo adottare l'"Early Worning System", per tutelare i nostri interessi e quelli delle altre Regioni italiane ed europee.
In secondo luogo, vorrei capire come si pone la Giunta regionale, ed eventualmente come si pongono le Regioni italiane (se c'è una posizione comune), sulle questioni essenziali che la politica di coesione contiene nel documento di base, che non è ancora regolamento, ma è il documento su cui viene scritto "regolamento".
Pertanto, chiedo cosa si pensi di quello che diventerà il documento unico di programmazione, che comprenderà naturalmente la coesione (FESR e FSE), ma anche il Fondo di Sviluppo Rurale e la PAC, quindi un enorme contenitore che racchiuderà una serie di azioni che la nostra Regione l'Assessore Giordano, anche se non è ben chiaro chi di voi, in Giunta abbia in carico queste competenze - dovrà riuscire a coordinare.
Chiedo quale sia il pronunciamento delle Regioni in merito alla posizione che il nostro Governo, insieme con altri, ha assunto chiedendo la riduzione del bilancio comunitario, perché questo sarà determinante per la quantità di risorse allocate alla coesione stessa.
Inoltre, domando quale sia la posizione della nostra Regione in merito al fatto che le Regioni della "ex competitività" adesso saranno le Regioni sopra il 90% del PIL. Ci saranno tre categorie, quindi chiedo qual è la posizione della Regione sul fatto che ci saranno tre categorie e non più due, com'era in precedenza - convergenza e competitività - ma anche qual è la posizione rispetto alla modalità con la quale le Regioni dovranno predisporsi. Ad esempio, il documento di programmazione si dovrà concentrare, secondo la Commissione, su pochissime priorità: le ex competitività avranno essenzialmente di fronte energia, piccole e medie imprese e ricerca e innovazione, quindi uno spettro di opportunità molto ridotto e concentrato, molto diverso rispetto all'attuale documento di programmazione.
Ancora, tutte le Regioni europee hanno chiesto che i Governi, nel predisporre i cosiddetti Piani Nazionali di Riforma per Europa 2020, li concordino con le Regioni, poiché è Europa 2020 che dovrà influenzare i documenti sulla politica di coesione, per evitare che lo Stato dica una cosa e, poi, le Regioni, quando predisporranno il proprio documento, non si trovino in coerenza oppure debbano adeguarsi a un documento che non corrisponde alle loro esigenze e sub-priorità (le priorità non potranno che essere quelle; mi riferisco al contenuto di quelle priorità). Se ricordo bene, Presidente, ho dieci minuti, quindi ho già sforato.
Queste le principali domande che pongo.
A lei, Presidente, chiedo come ci organizziamo in questo senso - data la situazione italiana in questo momento, con i rischi che corre l'Italia rispetto al Patto di stabilità - per poter usare la nostra competenza nei tempi dati. Se non lo facciamo in tempo, non serve a nulla.
Pertanto, come ci organizziamo in questo senso.
Le mie domande sono rivolte sia alla Giunta sia al Presidente del Consiglio, perché questa è competenza consiliare, non delle Giunte, e come tale va attivata dal Consiglio regionale stesso.
Grazie.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola alla Giunta, rispondo volentieri alla Consigliera Bresso.
Innanzitutto, la ringrazio per aver posto la tematica all'attenzione del Consiglio regionale.
In secondo luogo, è evidente che quel regolamento, che - come lei ricordava in modo puntuale - ha un valore di legge, poiché nasce da un'azione legislativa, non esiste ancora. Vedremo se il 5 e il 6 ottobre sarà rispettata la data e se partirà il termine dei due mesi, delle otto settimane.
Lei ha parlato di "allerta precoce" (mi è piaciuto molto il combinato disposto di questo sostantivo e di questo aggettivo): quello che le posso garantire è che avremo la massima attenzione sul punto.
Avremo modo di vedere, anche settimanalmente, grazie anche al ruolo che lei ricopre (potrà eventualmente portarci delle informazioni in anteprima) se le questioni che saranno definite faranno scaturire la nostra contrarietà e i nostri dubbi. Pertanto, ci sarà la massima attenzione dell'Ufficio di Presidenza e del sottoscritto.
Gli Uffici, con i quali ho parlato informalmente prima, stanno facendo approfondite ricerche sulla procedura e quant'altro. Credo di aver risposto in modo puntuale, quantomeno per come sono in grado di rispondere in questa fase.
Ha chiesto la parola il Consigliere Buquicchio; ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Parlare di futuro della politica di coesione significa porre in essere gli strumenti di programmazione ed attuazione della strategia di rilancio socio-economico delle Regioni d'Europa, per il periodo 2013-2020. Parliamo cioè, di quello che dovrà essere previsto per il post 2007-2013.
La finalità di fondo della politica di coesione consiste nella riduzione dei divari di sviluppo economico tra le diverse Regioni d'Europa ed i rispettivi cittadini, attraverso gli strumenti della governance multilivello.
Soprattutto nei periodi di recessione, è prioritario salvaguardare la solidale coesione tra gli Stati dell'Unione tramite investimenti sui territori regionali, con gli strumenti del cofinanziamento comunitario nazionale e regionale.
Ma proprio dall'esperienza acquisita in ambito della governance multilivello bisogna trarre alcune considerazioni di fondamentale importanza metodologica e di sostanza sociopolitica: non dobbiamo mai dimenticare che, alla luce dell'esperienza di quanto abbiamo assistito nell'applicazione del quadro strategico nazionale 2007-2012, bisogna inserire e coinvolgere nella programmazione multilivello i soggetti reali del territorio, cioè gli Enti locali.
La potestà amministrativa ad essi affidata dal Titolo V della Costituzione implica che essi divengono i soggetti attuatori dei Piani di Sviluppo Territoriale. I Patti Territoriali non possono rappresentare uno strumento utile ai cittadini senza la governance spettante alle democrazie locali.
Mi chiedo: come mai il coinvolgimento degli Enti locali non è avvenuto nella redazione del parere nazionale sulla strategia Europa 2020? È ancora possibile porre rimedio al mancato coinvolgimento degli Enti locali, al fine di salvaguardare il sacrosanto diritto dei cittadini ad amministrare i processi di sviluppo?



PRESIDENTE

Chiedo scusa, Consigliere Buquicchio, c'è un brusio che mette in difficoltà sia il Consigliere Buquicchio e noi stessi, nell'ascoltare.
Vi ringrazio.
Prego, Consigliere Buquicchio.



BUQUICCHIO Andrea

Se non disturba, alzo ulteriormente il livello della voce: per cortesia, non per rispetto a me, ma per rispetto al collega Reschigna, fate silenzio.
Tra le richieste da porre al tavolo della concertazione in sede di Conferenza permanente Stato-Regioni, nel definire le future linee strategiche nazionali 2013-2020, questo punto deve essere chiaro ed ineludibile.
La Regione Piemonte ha di recente istituito il Consiglio delle Autonomie Locali: possiamo, quindi, già da subito instaurare un serio confronto programmatico proprio su questi temi ed in particolare in termini di politica di coesione.
Parlare di futuro della politica di coesione significa, perciò, attuare i programmi tesi allo sviluppo perequativo delle Regioni d'Europa, in vista del raggiungimento dei cinque obiettivi di fondo posti per una data ben precisa, quella del 2020 che auspichiamo possa essere epocale per una definitiva svolta del continente europeo quando finalmente le "politiche" possano sintetizzarsi e tradursi in "politica" dell'Unione degli Stati.
L'efficacia delle cinque strategie dipenderà dall'equilibrio attuativo e coerente delle stesse: il concetto di coesione è infatti affine a quello di coerenza.
Richiamo quanto afferma lo stesso Presidente Barroso: "La Commissione propone per il 2020 cinque obiettivi misurabili dall'Unione Europea riguardanti l'occupazione, la ricerca e l'innovazione, il cambiamento climatico e l'energia, l'istruzione e la lotta alla povertà. Tali cinque obiettivi guideranno il processo e verranno tradotti in obiettivi nazionali".
Vediamo le tappe della politica di coesione.
La riforma della politica di coesione per il post 2013 è stata avviata già nel 2009 con la presentazione del citato Rapporto Barca dal titolo "Un'agenda per la riforma della politica di coesione", cui hanno fatto seguito iniziative sia nazionali (dei Ministri UE per la politica di coesione) sia delle istituzioni europee quali la Commissione, il Parlamento e il Comitato delle Regioni.
Nel marzo 2010 è seguita la strategia Europa 2020 presentata dalla Commissione Europea.
Nel novembre 2010 la stessa Commissione ha presentato il quinto rapporto "Investire nel futuro dell'UE", contenente gli indirizzi per il futuro della politica di coesione.
Successivamente nel gennaio 2011 è stata pubblicata dal Governo la "Posizione Italiana sulle conclusioni della quinta relazione economica sociale e territoriale".
A febbraio 2011, a Bruxelles si è tenuto il quinto Forum sulla coesione sociale, economica e territoriale, nel corso del quale è stato annunciato da parte del Comitato delle Regioni il ricorso a patti territoriali quali strumenti di predisposizione ed attuazione del Piano di Riforma in partenariato con le autorità nazionali, regionali e locali.
Il punto focale è che tale fase non ha visto coinvolti i Comuni italiani nella definizione del "Piano Nazionale di Riforma" e nella definizione della "Posizione Italiana sul futuro delle politiche di coesione".
Questo è il punto focale. È emerso, al di là dell'aspetto metodologico che comunque attiene alla sostanza politica, che urgono serie riforme in materia di politica di coesione rispetto al passato.
Dato fondamentale è l'irrinunciabile dotazione, nell'ambito del processo di integrazione europea, di politiche di coesione finalizzate allo sviluppo economico e sociale di territori molto diversi tra loro che necessitano di interventi specifici e non "prefabbricati", ma che possiedano anche specifiche potenzialità ed unicità di sviluppo. Proprio per questo è necessario rimarcare l'importanza del ruolo degli enti locali al fine di rispondere meglio alle esigenze dei cittadini.
I capisaldi del futuro della politica di coesione restano e devono restare: 1) l'inclusione sociale e la crescita del benessere 2) l'applicazione di metodi basati sui risultati i quali possono permettere la stima e la valutazione d'impatto degli investimenti per selezionare la sostenibilità effettiva dei programmi di sviluppo 3) interazione massima con gli attori locali affinché siano indipendenti da consolidati gruppi di interesse sovraterritoriale 4) rafforzamento del principio di addizionalità della spesa comunitaria il quale stabilisce che per garantire un reale impatto di sviluppo economico lo stanziamento di fondi strutturali non può sostituirsi alle spese pubbliche dello stato membro. Tale verifica va fatta ex ante, in itinere ex post.
5) innovazione e flessibilità della spesa.
La politica di coesione implica pertanto la verifica dei risultati in base agli impegni programmati e ciò, ripeto, non può che avvenire se non attraverso la governance multilivello che possa anche rimodulare gli accordi strategici, qualora i risultati non siano rispondenti alle previsioni, ma la verifica dell'efficacia delle politiche di coesione non può che essere affidata ai soggetti di prossimità dei cittadini, e quindi alle democrazie locali, agli Enti locali.
Bene ha fatto quindi l'Associazione dei Comuni Italiani ad invocare, in più occasioni, tale necessità basata sul principio che non si possono escludere dalla governance multilivello i soggetti cui è affidato il ruolo e la funzione amministrativa ed attuativa delle strategie di sviluppo.
La governance multilivello infatti deve essere modulata in base alle fasi attuative degli interventi proprio per consentire alle amministrazioni locali l'esercizio assegnatogli dal Titolo V della Costituzione; le autorità nazionali hanno finora dimostrato scarsa attenzione a questo riguardo.
L'esperienza pregressa insegna che solo l'enunciazione formale della cooperazione multilivello senza effettiva applicazione al territorio, ha consegnato risultati molto al di sotto delle previsioni iniziali.
Gli stessi rapporti Stato e Regioni, nell'ambito della titolarità delle funzioni di programmazione, restano anche in questo caso decisamente aleatori rispetto alle competenze amministrative.
Pertanto i Comuni non possono essere soggetti passivi puramente beneficiari di interventi ma privi di autonomie gestionali. Ciò è in contrasto con quanto assegnato dalla Commissione alle dimensioni territoriali rappresentate dalle città e dalle aree urbane.
Stando così le cose, mi chiedo se possa essere utile valutare la possibilità di un gruppo di lavoro in seno al Consiglio regionale (od altro organismo da valutare insieme) che si occupi specificamente di politica di coesione.
Ritengo, infatti, che nostro compito sia di instaurare da subito una sinergia multilivello tramite un organismo regionale per la futura politica di coesione 2013-2020 che possa fungere da elemento di audit permanente e di promozione dei processi attuativi, che si interfacci tra gli attori presenti sul territorio, ciò per rendere effettivamente applicate le indicazioni contenute nel Libro Bianco della Governance multilivello redatto dalla Commissione.
Il ruolo degli enti regionali e locali è ribadito nella strategia Europa 2020 che fonda proprio sulla dimensione orizzontale la garanzia della partecipazione attiva a beneficio della suprema titolarità di cittadinanza europea.
La co-programmazione dei poteri locali e regionali comporterà una migliore messa in pratica delle normative di tipo economico, sociale e politico al fine di garantire il benessere dei cittadini d'Europa.
In conclusione, ricordo quanto afferma il Presidente Barroso: "Per conseguire un futuro sostenibile dobbiamo sin d'ora guardare oltre il breve termine. L'Europa deve ritrovare la strada giusta. È questo l'obiettivo della strategia Europa 2020: più posti di lavoro e una vita migliore verso una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva, trovare il modo di creare nuovi posti di lavoro e offrire un orientamento alle nostre società".



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PLACIDO



PRESIDENTE

Non essendoci altre richieste di intervento, la parola all'Assessore Giordano per la replica.



GIORDANO Massimo, Assessore allo sviluppo economico

Grazie, Presidente.
Un saluto ai colleghi, che ringrazio per avere messo il Consiglio nelle condizioni di discutere di un tema che, com'è stato evidenziato, è cruciale per il futuro.
Peraltro è il Consiglio di una Regione che, per storia e per tradizione, brilla da sempre all'interno dell'Unione Europea per capacità di programmazione, grazie alle strutture altamente professionalizzate che abbiamo l'onore di potere avere e per una sensibilità politica spiccata; la nostra Regione brilla in Europa per capacità di programmazione, per capacità di spesa e per serietà.
Credo che oggi sia certamente utile richiamare la nostra attenzione su alcune questioni.
Cercherò di non dilungarmi troppo e magari proverò a riportare alcuni dati ed alcuni elementi ai colleghi che non hanno la possibilità di occuparsi tutti i giorni del tema della programmazione europea, magari perché più focalizzati su altre tematiche.
necessaria una brevissima considerazione politica generale, perch nei due interventi dei colleghi, interventi equilibrati ed apprezzabili non si è fatto alcun richiamo, dal mio punto di vista, al fatto che la nostra Europa, criticabile per tante impostazioni e apprezzabile per altre costruisce delle politiche di coesione guardando unicamente al proprio interno, senza cercare di favorire politiche di relazione esterna col mondo che, in qualche modo, possano rinforzarle. Per dirla in altro modo, non bisogna fare come Penelope, che di giorno costruiva la tela e di notte la disfaceva. Se noi, individuando alcune tematiche, costruiamo politiche di coesione interna, ma poi ci relazioniamo al mondo esterno - soprattutto nei confronti delle grandi economie emergenti - senza avere una sensibilità di protezione delle nostre imprese, delle nostre solidità economiche e delle nostre tradizioni economiche, rischiamo di non svolgere un buon lavoro.
Il richiamo alla costruzione di una politica attraverso una relazione multilivello è certamente auspicabile: è lì che andremo a misurare se in questo passaggio di fissazione delle regole di programmazione (che è fondamentale, perché si costruisce l'Europa del 2020) prevarrà l'Europa della burocrazia, che cala le linee dell'alto, o l'Europa dei territori quella che noi leghisti definiamo "l'Europa dei popoli", o comunque l'Europa delle Regioni, ossia un'Europa più attenta alle sensibilità locali, più attenta alla costruzione di politiche che arrivano dal basso favorendo, dunque, una politica di coordinamento (ovviamente anche di indirizzo), ma nel rispetto delle diverse voci che arrivano dai territori.
Peraltro, gli obiettivi che si prefigge l'Europa sono ambiziosi: quando si parla di "coesione sociale", si fa riferimento ad un tasso di occupazione al 75%, ad una dispersione scolastica inferiore al 10%, ad un'incidenza di laureati nella fascia di età 30-34 anni pari almeno al 40 ad una quota di PIL destinata a ricerca e sviluppo pari almeno al 3%, ad un miglioramento dell'efficienza energetica e dell'incremento delle fonti rinnovabili al 20%. In pratica, si alza l'asticella su alcune questioni che si ritengono fondamentali.
In questi mesi, come politica regionale crediamo di aver fatto la nostra parte in più direzioni. In primo luogo, abbiamo costruito dei Piani sulla competitività, sull'occupazione e su alcune tematiche che l'Unione Europea considera strategiche, cercando già di orientare la nostra azione a quelle che potranno essere, per quanto si può comprendere, le linee future della prossima programmazione europea. Non ci siamo focalizzati sul presente, ma abbiamo cercato, ovviamente, di guardare al futuro: abbiamo costruito Piani come quello straordinario per l'occupazione, quello sulla competitività, quello sulla ICT, quello sui giovani (le cui misure partiranno nei prossimi giorni); stiamo lavorando da mesi sul Piano dell'energia, che spero possa affrontare il primo dibattito con il Consiglio entro l'anno, per arrivare alla sua approvazione in tempi brevi.
Come vi dicevo, abbiamo sviluppato queste impostazioni e queste attività di programmazione cercando di guardare e di ascoltare l'eco preveniente dagli indirizzi dell'Unione Europea, per essere pronti a raccogliere le sfide nei cui confronti la nostra Regione si dovrà porre.
Abbiamo strutture altamente professionalizzate che hanno fatto arrivare la nostra voce. Facciamo parte del gruppo di contatto a livello nazionale e siamo tra i tessitori di quella tela che, a nostro avviso, deve cercare di portare le Regioni ad avere una posizione il più comune possibile, per far arrivare la voce dei territori allo Stato e per condizionare in senso positivo il nostro Governo, affinché si assumano posizioni chiare, nette ed incisive, capaci di orientare il più possibile la politica regionale.
Fornirò qui di seguito qualche elemento più specifico e più tecnico affinché i Consiglieri possano disporre di qualche dato di riferimento in più.
La previsione di stanziamento che fa la Commissione Europea è pari a quella della programmazione 2007-2013 (qui non ci discostiamo, dunque dalla previsione di impostazione finanziaria). Direi che questo dato, per un'Europa messa così male, non è male! Nella proposta comunitaria, la distribuzione delle risorse dei fondi per i diversi obiettivi, fra i quali figurano anche le Regioni di transizione (ossia quelle con un PIL pro capite compreso tra il 75% e il 90% di quello medio) è la seguente: obiettivo di convergenza (che sono solitamente, le Regioni più povere, ovvero Campania, Puglia, Calabria e Sicilia) 163 miliardi; obiettivo di transizione (Abruzzo, Molise Basilicata e Sardegna) 39 miliardi; obiettivo di competitività (per l'Italia si tratta delle restanti Regioni) 53 miliardi; cooperazione territoriale 11 miliardi; fondo di coesione, a cui l'Italia non potrà accedere (non è previsto), 68 miliardi.
Va detto che siamo a conoscenza degli orientamenti che l'Unione Europea dichiara di voler intraprendere nei suoi documenti, ma è altrettanto vero che in molti casi si tratta di orientamenti troppo generici.
indispensabile attendere le bozze di regolamento - ovvero una bozza di regolamento unico e delle bozze di regolamento sulle materie specifiche che l'Unione Europea farà pervenire, nei confronti delle quali inizierà la concertazione. Non credo, quindi, che si possa aggiungere più di tanto sino a quando non avremo nozione di questi regolamenti e di queste bozze, che arriveranno nelle prossime settimane (a breve, quindi).
Sugli orientamenti, che sono generici, non possiamo esprimerci più di tanto. Ci sono alcune tematiche sulle quali l'Unione Europea comunica il proprio orientamento, nei confronti del quale noi assumiamo la nostra posizione, ovviamente disponibili a confrontarla con il Consiglio.
di qualche giorno fa (tre o quattro, se non erro) la posizione espressa dal Ministro Fitto in relazione agli indirizzi del Governo italiano di cui vi farò qualche cenno.
Permane certamente da definire la partita dei criteri di riparto, che sono fissati a livello comunitario, così come avvenne per l'Agenda 2000 2006, ovvero com'è stato per il 2007-2013 di stato membro. Così come soprattutto nella seconda ipotesi (nel caso di riparto nazionale) l'introduzione o meno di strumenti finanziari ulteriori rispetto ai fondi strutturali nell'ambito del negoziato Commissione Europea-Paese. Sono questi gli aspetti che presuppongono un confronto di merito con il Governo nazionale, dal quale si auspica possano scaturire indicazioni in merito all'entità di risorse da destinare al cofinanziamento nazionale. Anche questo è un dato su cui dobbiamo essere pronti a far sentire la nostra voce, perché, per come siamo messi come Regioni (ma un po' dappertutto), le nostre quote di cofinanziamento sono a rischio, se vogliamo mantenere l'asticella alzata ai livelli cui l'Unione Europea dice di voler mantenere.
Il secondo punto riguarda la possibilità di escludere dal Patto di stabilità anche le quote nazionali e regionali; anche questo è un dato insensibile. Al momento, sono soltanto quelle dei fondi strutturali - lo ricordo prima di tutto a me stesso - con la sola eccezione delle Regioni di convergenza, che, in base alle norme di legge, hanno la possibilità di nettizzare dal patto anche le risorse del cofinanziamento nazionale.
L'eventuale concorso del FAS, o di altre fonti al cofinanziamento nazionale, andrebbe peraltro recepito - si dice - all'interno di contratti di partenariato, che non facciano più accadere quanto avvenuto sino ad oggi, "a babbo morto", nel senso che si promettono stanziamenti di risorse aggiuntive che poi, per mille ragioni, sia pur vere, legittime e comprensibili, si comprende che non ci sono più. Questo, ovviamente, mina la programmazione nella sua efficacia, perché io la faccio consapevole di avere aiuti e, poi, nel momento in cui non scopro più, ovviamente, ne ricevo dei pregiudizi.
Svolgo alcune considerazioni sulla programmazione. Relativamente alla clausola di condizionalità, non tanto intesa come sfumata o nell'accezione indicata dalla Consigliera Bresso, la Commissione fa sapere di volere introdurre clausole di condizionalità che subordinino quote di finanziamento nei seguenti casi: 1) alla sussistenza di determinate condizioni, prima dell'approvazione dei contatti dei programmi operativi similarmente a quanto avvenuto nell'attuale programmazione per i sistemi di gestione e di controllo (condizionalità ex ante); 2) al raggiungimento degli obiettivi concordati contrattualmente e monitorati attualmente per il tramite di un set di indicatori, anch'esso prefissato.
Questo credo si possa anche raccogliere con favore, perché garantisce serietà di impostazione, anche se sarebbe utile comprendere meglio alcuni meccanismi di funzionamento - rispetto ai quali attendiamo un chiarimento nell'ambito del negoziato - quali la conferma che anche le Regioni figureranno tra i firmatari dei contratti; il rapporto tra i principi di concentrazione delle risorse sulle priorità di Europa 2020 e condizionalità; il grado di autonomia delle Regioni nella definizione dei pochi obiettivi, evidentemente coerenti con le priorità di Europa 2020 e con l'indicazione del contratto.
Peraltro, condividiamo anche la definizione a livello comunitario di un set di temi prioritari, forzatamente connessi agli obiettivi di Europa 2020, sui quali vincolare quote, anche considerevoli, della programmazione in modo da permettere un approccio il più possibile strategico. Questo nonostante ci siano alcuni elementi che ci portano a dire che l'Unione Europea su alcune tematiche predilige un'impostazione forse un po' troppo dirigista (ad esempio, la distribuzione delle quote di riferimento tra FESR e FAS), cioè un indirizzo molto netto. Invece, in una logica di collaborazione multilivello, sarebbe utile che le Regioni avessero un margine quanto meno minimo di autonomia nella distribuzione dei fondi totali tra FESR e FAS, anziché un orientamento netto, come pare possa arrivare, che è in contrasto con una logica di leale collaborazione e di rispetto delle autonomie.
Credo di avere fornito sufficienti elementi. Da ultimo, la Commissione propone la reintroduzione della riserva di efficacia e di efficienza in misura pari al 5%, che, similmente a quanto avvenuto nella programmazione 2000-2006, verrebbe assegnata a seguito di un riesame intermedio in favore degli Stati e delle Regioni che abbiano raggiunto i risultati previsti (efficacia) e saputo esprimere profili di spesa soddisfacenti (efficienza).
L'attuale formulazione si presta a una lettura ambivalente, nel senso che non risulta chiaro né se una Regione performante collocata in uno Stato poco efficiente possa, comunque, accedere alla riserva, né se avvenga a livello nazionale o comunitario; fermo restando che, con ogni probabilità sarà confermato il principio di disimpegno automatico, rispetto al quale siamo favorevoli, come già espresso in passato dalla Regione.
Occorre, anche in relazione a questi aspetti, attendere alcuni precisazioni, tra cui l'oggetto della premialità, il rapporto tra premialità e condizionalità (verosimilmente, la prima è più legata all'efficienza e la seconda all'efficacia) e, ancora una volta, la possibilità di svincolare dal Patto di stabilità anche il cofinanziamento regionale. Quindi, diciamo che il perimetro oggi delineato è molto ampio.
Dovremo avviare un'azione di comprensione quando ci saranno i regolamenti: lì credo possa ancora più efficacemente iniziare il lavoro del Consiglio regionale, in modo da indirizzare la Giunta su alcune tematiche in termini chiari e precisi.
Presidente, mi avvio alla conclusione richiamando ai colleghi la posizione, come dicevo prima, del nostro Governo, che è stata espressa non più di tre o quattro giorni fa dal Ministro Fitto (il quale ha incontrato più volte le Regioni). Personalmente, mi ritrovo su quasi tutti i quattro punti, che voglio leggere.
Nel discorso del Ministro, che era molto articolato, si dice che ci sono alcuni punti fermi che l'Italia intende assumere nel negoziato.
Innanzitutto, non potrà essere in alcun modo accettata una proposta che penalizzi le regioni meno sviluppate dei paesi prosperi. Peraltro, l'Italia si trova in una delle condizioni più atipiche, perché siamo considerati uno dei paesi più ricchi, pur avendo al nostro interno una delle regioni più povere.
Per quanto riguarda il secondo punto, l'Italia, pur sostenendo la necessità di un bilancio dell'Unione adeguato alle ambizioni dell'Unione Europea, deve ottenere una riduzione del proprio saldo netto, oggi fortemente negativo e non sostenibile nell'attuale situazione economica del Paese. Noi facciamo avere all'Unione Europea circa 15 miliardi di euro ricevendone indietro una decina. Oggi, dinanzi alla nostra situazione economica e a un deficit di crescita, credo che questo, giustamente, sia stato messo in evidenza dal Governo italiano.
Relativamente al terzo punto, l'Italia non può che continuare a dichiararsi non convinta rispetto all'ipotesi di introduzione di una categoria intermedia di Regioni, le Regioni di transizione: anch'io personalmente, la penso così.
Infatti, il Ministro ricorda che la categoria richiamata nella proposta (reddito pro capite 75-90% della media UE) interesserebbe un totale di circa 72 milioni di abitanti e meno di quattro in Italia (cioè le popolazioni delle regioni di Abruzzo, Basilicata, Molise e Sardegna).
La Commissione Europea dovrà, pertanto, chiarire sulla base di quali elementi ritiene che tale proposta possa essere considerata finanziariamente vantaggiosa per l'Italia. È un discorso utilitaristico vivaddio - ma il Ministro deve fare gli interessi del nostro Paese, per cui credo che anche su questa posizione si possa dire che l'approccio è razionale e non irrazionale.
Il quarto punto, che è importante, concerne la posizione del Governo: l'Italia non può accettare l'introduzione di clausole che sospendano il trasferimento delle risorse della politica di coesione in caso di mancato rispetto del Patto di stabilità. Vivaddio, su questo credo che dovremo fare tutti una levata di scudi: ci mancherebbe solo questo! Il nostro è un Paese che, purtroppo - concludo con questa mia personale visione - dall'Unione Europea e dall'euro ricava diversi svantaggi.
Infatti, dalle imbrigliature derivanti dalla politica dell'Unione Europea non siamo in grado di ricavare quei vantaggi che, magari, potremmo conseguire se fossimo in grado di costruire nostre politiche più autonome.
Aggiungo che siamo tra i Paesi considerati in difficoltà, ma siamo quelli che hanno un saldo negativo delle risorse trasferite rispetto a quelle ricevute. Ci mancherebbe solo che passasse questa impostazione, per la quale, a causa del mancato rispetto del Patto di stabilità, non beccheremo neanche una lira o, magari, molto meno rispetto a quanto si potrebbe sperare di portare ai nostri territori attraverso una programmazione.
Grazie.
Ovviamente, sono a disposizione, per quanto possibile e nelle mie modeste possibilità, per chiarire altri aspetti che, magari, nel intervento, necessariamente contenuto, non sono stato in grado di evidenziare.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire l'Assessore Porchietto; ne ha facoltà.



PORCHIETTO Claudia, Assessore al lavoro

Grazie, Presidente.
Solo alcuni passaggi in più in merito a quanto già evidenziato dal collega Giordano, in particolar modo per quanto riguarda il tema legato soprattutto al FESR.
Mentre seguivo con attenzione l'intervento della Consigliera Bresso ricordavo quando a Roma, qualche mese or sono, abbiamo partecipato ad un incontro in qualità del suo ruolo in ambito europeo e alcune riflessioni in merito alle politiche di coesione erano già state fatte.
Tra le altre cose, proprio questa mattina i nostri Uffici sono presenti ad un incontro a Roma in cui si sta aprendo un ragionamento, che sarà poi di natura più tecnica, ma ci sono alcuni passaggi che credo sia importante sottolineare anche nei ruoli e negli equilibri in ambito europeo, che si stanno sviluppando sulla tematica. È vero che si sta parlando di tre aree anziché di due, ma è anche vero che sappiamo esserci, in questo momento, un grosso problema con l'Inghilterra che, in realtà, non sta riconoscendo le definizioni e i criteri che parrebbero essere stabiliti, o comunque valutati - vedo che la Consigliera Bresso annuisce su questa materia - il che potrebbe generare, in particolare sulla tematica e sulle zone di competitività, dei problemi in termini non solo di risorse, ma anche di condivisione di obiettivi da raggiungere.
Vorrei solo soffermarmi su alcuni passaggi per non ripetere quanto già detto dall'Assessore Giordano, che riguardano, nello specifico, la Regione Piemonte, per quanto attiene ai target raggiunti, tenuto conto che stavamo facendo un ragionamento su una programmazione partita in un momento in cui la crisi non era ancora così definitiva e così impattante, in particolare in Piemonte. Tutto questo ci portava a fare delle valutazioni, in particolare sulle politiche di coesione e su quello che per noi è il Fondo Sociale Europeo e come va utilizzato.
Tema tasso di occupazione. Il target era del 75%. Credo sia difficile per chiunque, non solo per la Regione Piemonte, poter mantenere un target così elevato, a prescindere dalle misure di intervento e dalle attese politiche sia industriali sia di sostegno all'occupazione e al reddito.
C'è però un passaggio fondamentale che stiamo sottolineando in questi giorni, perché ritengo sia fondamentale anche per quanto riguarda le strategie future della Regione Piemonte, quindi la riprogrammazione non soltanto dei fondi europei, ma anche il ragionamento sulle politiche che andremmo a fare in questa legislatura, che riguarda la dispersione scolastica.
Da questo punto di vista, la Regione Piemonte è, fortunatamente ampiamente sopra.
Occorre rendere merito alle politiche fatte negli ultimi 15 anni dalla Regione Piemonte che stiamo continuando a portare avanti, perché gli ultimi dati in ambito europeo sono un po', da questo punto di vista, datati, ma non possono che essere migliorati in questi ultimi due anni, perché si riferiscono alla fine dell'anno 2008 e vedono una riduzione della dispersione scolastica, il cui target a livello europeo era il 10%. La media del Piemonte è del 18,5%, incrementata negli ultimi due anni, quindi siamo ampiamente sopra, anzi, abbiamo raddoppiato il target in ambito europeo.
Allo stesso modo è stato fortemente importante ed impattante la riduzione delle persone a rischio di povertà.
Ho sottolineato questi passaggi perché ritengo che nell'architettura delle politiche di coesione, e in particolare nell'utilizzo dei fondi legati al Fondo Sociale Europeo, vi sia un problema, e di questo anche il Consiglio regionale, nelle prossime discussioni, dovrà tenere conto, perch sarà una posizione che dovremo portare a livello europeo.
Il FESR ha una maggiore visibilità, soprattutto per le materie su cui viene utilizzato, e che quindi finanzia, ma al riguardo dovremmo tenere in mente che gli obiettivi legati al Fondo Sociale Europeo, in particolare l'aumento dell'occupazione, il contenimento della dispersione scolastica e l'incremento dei laureati, sono dei parametri che, dal punto di vista internazionale, sono presi a base delle valutazioni di qualsiasi soggetto che ritiene di voler venire ad investire nella nostra regione.
Credo quindi che sia importante non semplicemente utilizzare il Fondo Sociale Europeo quale corollario del FESR, perché il FESR deve avere non solo vita propria, ma un'opportunità di investimento e di flessibilità maggiore in questa prossima programmazione che ci permetta, attraverso interventi mirati e specifici che stanno dando importanti risultati in ambito piemontese, di essere un biglietto da visita per le politiche di insediamento produttivo in Piemonte.
chiaro che il circolo è molto chiuso e vizioso, ma credo che sia importante, alla luce della nostra tradizione e dei risultati che stiamo portando. La Regione Piemonte, come ricordavamo qualche settimana or sono è la Regione capofila in un ambito che ritengo fondamentale, che è l'alta formazione, quindi la parte estremamente elevata di un processo che parte sicuramente dalla dispersione scolastica e che utilizza molti strumenti non solo il Fondo Sociale Europeo, ma i fondi statali e quelli regionali.
Tale processo ha un suo percorso che si completa con un'alta formazione, quindi con un inserimento lavorativo di persone che hanno un'esperienza che parte sicuramente da un elevato apprendimento scolastico ma che gli permette di concludere il ciclo di studi con un'esperienza professionale estremamente elevata.
Credo che questi siano passaggi significativi che vanno fatti e che il Consiglio regionale debba fare una valutazione al proprio interno, per verificare quali saranno i segnali forti che dovremmo dare, a fronte di un'autorevolezza che la Regione Piemonte si porta in dote, nel momento in cui si dibatte a livello nazionale.
Vorrei solo aggiungere un passaggio, per quanto riguarda il tema della concentrazione su alcune tematiche specifiche.
Personalmente le ritengo sicuramente fondamentali, ma anche qui - lo sottolineo - vanno vagliate in funzione della nostra specificità territoriale; pertanto è fondamentale, da questo punto di vista, condurre un'azione attenta e non limitarsi ad essere corollario in quelle che saranno le scelte a livello nazionale, che dovranno vedere le Regioni che sono all'interno dell'area competitività condividere alcuni percorsi.
Credo che sia necessario, da questo punto di vista, prevedere sicuramente un Regolamento generale in cui ci sia un elenco, non troppo numeroso, di temi prioritari, in cui fissare una soglia minima. Penso che sia fondamentale, così come credo sia fondamentale, a livello nazionale avere, a partire dai piani nazionali di riforma, obiettivi che siano credibili e connessi a Europa 2020. Che sia poi necessario trasformarli in funzione delle risorse effettivamente disponibili per le politiche di coesione comunitarie nei contratti di partnership e nella programmazione operativa, non ci sono dubbi; così com'è necessario misurare l'efficacia dei piani operativi, attraverso un numero ristretto, ma comunque differenziato, da Regione a Regione, di obiettivi specifichi e connessi.
Sottolineo ancora un passaggio che ritengo fondamentale: come migliorare da valutazione, a prescindere dal mantenere o meno ciò che avevamo nella programmazione 2000-2006, vale a dire la premialità che ricordo, sulla Regione Piemonte ha portato un plus di 54 milioni di euro.
Questo significa che la Regione Piemonte, a partire dall'anno 2000, ha saputo fare delle politiche e utilizzare queste risorse in modo attento tale per cui la premialità è arrivata a casa; pertanto sappiamo che questo lavoro è stato fatto.
Penso che sia altresì fondamentale, da questo punto di vista, nel momento in cui si ragiona sui sistemi di valutazione, così come sta già facendo la Regione Piemonte, che ha incaricato, anche se non era obbligata un valutatore indipendente, trasferire questo sistema di valutazione come best practice anche sulle altre Regioni.
Ricordo che i risultati dipendono dalle Regioni, ma poi c'è un ragionamento condiviso e comune che fa sì che l'azione politica nazionale per quanto riguarda le azioni di riparto di obiettivi, sia elemento fondante per ottenere non solo maggiori risorse, ma indicazione di obiettivi sicuramente attinenti alle nostre politiche di coesione e complessivamente, alle politiche sociali. Grazie.



PRESIDENTE

Ricordo che sull'argomento al momento è stata depositata la mozione n. 505 "La futura politica di coesione. Programmi comunitari nazionali regionali.
Strategia Europa 2020: impegni del Consiglio regionale del Piemonte" presentata dai Consiglieri Bresso, Stara, Reschigna, Artesio, Buquicchio.
Dico questo affinché possiate organizzare e regolare le eventuali richieste d'intervento.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Pedrale; ne ha facoltà.



PEDRALE Luca

Grazie, Presidente.
Il dibattito di oggi, sicuramente, consente di fare un po' il punto sugli effetti della politica dell'Unione Europea, in campo soprattutto economico e sociale. Gli effetti e le ricadute sull'economia piemontese.
La richiesta della Consigliera Bresso deve essere sicuramente presa nella giusta attenzione e deve essere anche utilizzata per individuare strumenti di stimolo per modificare l'impostazione di alcuni Regolamenti del Fondo Sociale Europeo che, secondo noi, sono ormai un po' toppo rigidi e sorpassati.
Auspicando che la Giunta regionale accolga il nostro invito presenteremo anche un ordine del giorno in tal senso. Auspichiamo una presa d'atto da parte della Giunta regionale che la situazione economica è cambiata: non c'è più l'Europa e il Piemonte che gli accordi di Lisbona avevano previsto, la situazione è modificata. Quindi tutta una serie di strumenti e regolamenti devono essere modulati e meglio adattati alla situazione attuale.
Faccio subito qualche esempio. Nel campo della formazione vi sono delle rigidità che devono essere assolutamente superate; alcune volte mi viene evidenziato che, per esempio, per corsi di formazione per pasticcere bisogna fare dei corsi teorici di psicologia. Queste sono rigidità che dobbiamo assolutamente superare, se vogliamo davvero consentire l'inserimento nel mondo del lavoro di giovani o meno giovani disoccupati e alla ricerca della prima occupazione. Quindi, occorre una rimodulazione del Fondo Sociale Europeo.
L'occasione c'è. Nei prossimi giorni saranno inviate, dall'Unione Europea, le bozze dei nuovi Regolamenti. Ebbene, queste maggiori flessibilità o aggiornamenti dei Regolamenti europei rappresentano un'occasione. Come anche l'opportunità di prevedere, eventualmente, nella modifica dei Regolamenti dei Fondi Sociali Europei, la possibilità, con tutte le cautele e le prudenze del caso - è una richiesta che arriva dal territorio e se siamo amministratori e rappresentanti politici intelligenti non possiamo non tenerne conto - che, accanto agli incentivi per l'innovazione e la ricerca, che giustamente bisogna sostenere e incentivare, vi sia anche la richiesta che arriva da settori cosiddetti maturi dell'industria e dell'imprenditoria piemontese, con tutto il loro desiderio di resistere e di superare la crisi, che evidentemente c'è.
Tuttavia, anche questi settori, che non hanno un particolare interesse all'innovazione e una particolare attenzione alla ricerca, hanno bisogno di essere aiutati. Se non è innovazione o ricerca di prodotto, può essere magari, innovazione nel processo di produzione. Sono richieste pressanti che ci vengono fatte. Ricordo che il settore del manifatturiero tradizionale piemontese è quello che ancora regge, quello che non ha ancora avuto clamorose flessioni di produzioni.
Nel contempo, questa è anche un'occasione per fare una riflessione su quanto, comunque, di positivo, la Giunta regionale ha fatto. Bisogna riconoscere il lavoro degli Assessori Giordano e Porchietto, pur in una congiuntura particolarmente difficile.
Credo che la scelta effettuata all'inizio di legislatura da questa Giunta e dal Presidente Cota di dare subito una risposta sul piano dell'occupazione, con la battaglia per il lavoro, sia stata positiva.
Certo, non è che con quello si sono risolti tutti i problemi economici e sociali della nostra regione, ma ha comunque rappresentato un segnale di attenzione e di risposta immediata che, secondo noi, era giusto dare.
Il fatto che, comunque, grazie al Piano dell'occupazione, 1.500 persone abbiano trovato un posto di lavoro, è sicuramente un risultato positivo, da non trascurare.
Certo, molte iniziative devono essere calibrate e migliorate, c'è molto da fare. Ad esempio, la linea di finanziamento per la ricapitalizzazione ha avuto un grande successo. Lo stanziamento, se non vado errato, di 20 milioni è stato ampiamente superato, ci sono state richieste molto superiori, addirittura tre volte tanto. Evidentemente quella della ricapitolizzazione è una linea da utilizzare maggiormente, considerando anche che, con le turbolenze finanziarie che ci sono e ci saranno nei prossimi mesi, per gli imprenditori sarà sempre più difficile avere garanzie dal sistema bancario.
La linea della ricapitalizzazione deve essere rifinanziata e potenziata. Come? Anche con una flessibilità interna degli strumenti della Regione Piemonte. Ad esempio, la linea del contratto di insediamento, tanto per intenderci, non è stata completamente utilizzata. Sono rimaste delle risorse libere: magari utilizziamole ancora nell'arco del 2011, spostando quelle risorse sulla linea della ricapitalizzazione.
A proposito dei contratti di insediamento, sicuramente una scelta positiva è la legge che, se non vado errato, risale al 2004 (utilizzata anche dall'amministrazione regionale successiva, perché sicuramente rappresentava uno strumento positivo), ma che ha dimostrato, pur con tutta la buona volontà, dei limiti o di comunicazione o di eccessiva burocrazia.
Anche il sottoscritto, quando ha letto il regolamento del contratto di insediamento, si è spaventato per la mole di carta da esaminare.
Evidentemente bisogna pensare a mantenere questo strumento del contratto di insediamento per attirare investimenti e capitali da altre regioni o, addirittura, dall'estero, ma semplificare profondamente la burocrazia.
Collegandomi a quanto dicevo prima, cogliamo l'occasione quando, nei prossimi giorni e mesi avremo le bozze dei nuovi regolamenti europei, di provare a richiedere di inserire, in questi regolamenti, anche degli incentivi per i settori maturi. Sostanzialmente, si tratta di prevedere che gli stessi incentivi e agevolazioni che abbiamo previsto con il contratto di insediamento per gli imprenditori non piemontesi, possano essere riservati, se non completamente, in parte, anche per gli imprenditori piemontesi.
Relativamente al discorso della formazione bisogna fare un salto culturale e mentale. La formazione non sempre funziona, ci sono agenzie formative che, storicamente, fanno parte del sistema della formazione regionale, ma se poi andiamo a vedere, oggettivamente e concretamente, quanti posti di lavoro sono stati effettivamente accompagnati nell'inserimento in aziende e nell'inserimento nel mondo del lavoro, vediamo che i dati sono sconfortanti.
Forse bisogna ripensare a tutto il sistema della formazione, puntare più sul voucher formativo. C'è molto da fare. Tuttavia, a volte, le difficoltà economiche e finanziarie di una crisi, che sicuramente tocca il nostro Paese, l'Europa ma, soprattutto, la nostra Regione, possono essere uno stimolo per inserire rapidamente degli strumenti innovativi che facilitino gli imprenditori ad utilizzare le risorse che la Regione ha previsto e consentire un più facile inserimento dei giovani e dei meno giovani nel mondo del lavoro.
Concludo dicendo che alcuni indicatori che dovevamo raggiungere ci indicano un dato che mi ha colpito, perché pensavo che quello della dispersione scolastica fosse un problema soprattutto delle Regioni meridionali d'Italia. Ebbene, la media della dispersione scolastica - il target che si doveva raggiungere era del 10% - fra il 2007 e il 2009 è del 18,5%. È un dato che mi addolora e su cui bisogna tutti insieme cercare di trovare rimedio, perché soltanto con una popolazione acculturata e istruita si potrà più facilmente cogliere e superare le sfide che la crisi internazionale ci propone e anche riuscire davvero ad essere fortemente competitivi con le altre Regioni italiane e anche con il resto dell'Europa.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Grazie, Presidente.
Desidero anzitutto ringraziare la Presidente Bresso, perché questa iniziativa si rivela utilissima, soprattutto in questo momento, e poi perché credo sia decisivo affrontare il tema della nuova programmazione europea, per tantissime ragioni che naturalmente non voglio riassumere tutte, ma che però vorrei richiamare almeno per alcuni aspetti fondamentali.
Primo. Noi abbiamo un bilancio regionale sempre più rigido, questo è evidente. Stiamo discutendo (se l'Assessore al bilancio si decide a presentare il bilancio di previsione, non prima di aver presentato il bilancio di assestamento e il consuntivo) del bilancio di previsione 2012.
evidente che nel 2012 risulterà chiaro il fatto che il bilancio della Regione Piemonte, così come il bilancio della grande maggioranza delle Regioni italiane, sarà sempre un bilancio rigido. In una pre-discussione fatta in Commissione è risultato evidente che dovremo confrontarci con tagli che riguarderanno la modica somma di 500 milioni di euro, cioè 1.000 miliardi di vecchie lire. Il che significa che il bilancio con il quale dovremo affrontare le questioni riguardanti il futuro di questa regione, il futuro dell'Amministrazione di questa regione, saranno risorse sempre più limitate.
In questo quadro, è evidente che le risorse libere da destinare alle politiche di crescita e di sviluppo saranno, ahimè, risorse sempre più contenute. Il che, diciamo così, ci aiuta a capire qual è oggi l'importanza di affrontare il tema della programmazione delle risorse europee, la nuova stagione.
Avremo risorse, lo ricordava la Presidente Bresso, inferiori rispetto al passato. Ma questo fa risultare ancor più decisivo l'impegno nostro per discutere la nuova stagione della programmazione europea.
Vorrei intanto ricordare che veniamo da un'esperienza (quella della Giunta precedente) che ha considerato questa come questione strategica.
Ricordo con quale passione discutemmo dei fondi europei e di come la Regione Piemonte partecipò al dibattito politico nazionale.
Qui c'è un primo problema: o in quella discussione ci sei e fai pesare il peso politico del Piemonte, altrimenti, se non partecipi con tutta la tua forza politica e con idee, il rischio è quello che il Piemonte non riesca a condizionare quella discussione nella misura in cui è necessario per l'Italia e per il Piemonte.
Allora, porrei qui una prima questione. Assessori Porchietto e Giordano, c'è un gruppo di contatto che sta discutendo in sede nazionale: con chi partecipa il Piemonte a questa discussione?



(Commenti dell'Assessore Giordano)



RONZANI Wilmer

Benissimo. Con chi partecipa? Questa è la prima questione.
Secondo, con quali idee partecipiamo? Perché ho preso atto del fatto che l'Assessore Giordano ha giustamente fatto riferimento al Piano sulla competitività, però quel piano, io credo fondamentalmente, è un piano che noi finanziamo con la programmazione che sta esaurendosi. Ma il punto è: nella nuova stagione, che riguarda sette anni, che ci porterà al 2020, in un mondo che sarà ancora più diverso da quello attuale, noi, Piemonte, con quali idee partecipiamo? Qual è il modello di sviluppo che immaginiamo di dover finanziare con le risorse che porteremo a casa dall'Europa? Questo è il vero punto politico. Qual è il modello di sviluppo? Non basta dire - siamo d'accordo - imprese, piccole imprese, ricerca innovazione, ma in concreto, in quella trattativa e nella discussione nazionale, come decliniamo queste idee? Quali specificità piemontesi portiamo nella discussione? Il punto è questo! Perché è evidente che devo fare in modo che "lì" ci sia uno specifico piemontese, che partecipa naturalmente alla definizione delle politiche nazionali! Poi, c'è una seconda questione, che esula ovviamente dalla nostra discussione di quest'oggi: con quale forza politica l'Italia partecipa alla discussione europea? Spero che l'Italia abbia i muscoli per farlo, che abbia la forza politica per farlo.
L'Assessore Giordano ci ha letto una serie di richieste e di proposte di orientamenti che paiono essere sostenuti dal Ministro Fitto.
Naturalmente, vorrei tornare su questa questione più avanti.
Spero che l'Italia attribuisca a quella discussione il peso che essa merita. Non sono convinto che in questa fase l'Italia abbia una grande autorevolezza politica per partecipare a quella trattativa. E non credo che siamo un Paese leader in questa discussione. Temo anzi che l'Italia partecipi a quella discussione avendo un peso politico inferiore rispetto a sette anni fa. Mi auguro di sbagliare per l'Italia, ma non ne sono convinto. Perché non c'è dubbio che, al di là delle discussioni di merito la partita delle risorse e degli orientamenti che devono essere affermati in larga misura, è la conseguenza del peso che ciascun Paese esercita in quella discussione. Che è conseguenza del peso politico che ogni Paese ha nella trattativa che si apre.
Allora, io credo, e concludo, perché su questo punto interviene anche la collega Pentenero, che dobbiamo considerare questa discussione una prima discussione, assolutamente interlocutoria.
Oggi, ascoltando gli Assessori regionali Giordano e Porchietto, ho avuto una prima informazione, ma vorrei che noi potessimo ritornare su queste questioni anche in prossimo futuro, perché vorrei che facessimo uno sforzo in più e vorrei poter discutere degli orientamenti e delle proposte concrete con le quali il Piemonte partecipa a discussioni in sede nazionale. Concrete! Perché è del tutto evidente che, accanto al tema degli orientamenti che sosterremo in sede del gruppo di contatto e poi naturalmente nei rapporti con il Governo, altro tema è quello delle risorse. Giusto? Avremo minori risorse da assegnare ai singoli Stati ed è decisivo il modo con il quale noi partecipiamo alle discussioni e il peso che esercitiamo. Perché anche nella trattativa nazionale o il Piemonte c'è sin dall'inizio e con tutta la sua forza politica e autorevolezza politica, se no il rischio concreto, e l'Assessore lo sa meglio di me, è che il Piemonte, una volta stabilito con quali risorse il Paese, il Sistema Italia, partecipa alla stagione della programmazione dei fondi, non abbia un'assegnazione di risorse adeguata ai problemi che è costretto ad affrontare.
Chiudo facendo un'ultima considerazione. Domani mattina si apre un tavolo tecnico presso il Ministero dello Sviluppo economico per discutere del decreto dello sviluppo. Credo che la Regione Piemonte sia tra le Regioni che devono partecipare a questo tavolo tecnico.
Non faccio commenti sul fatto che questo è un Governo alle prese con un altro decreto sullo sviluppo, dopo che quattro mesi fa ne ha approvato uno e l'aveva caricato di significati. Oggi, ahimè, scopriamo che il Governo è alle prese con l'esigenza di definire - e giustamente, penso - nuove misure di crescita.
Mi auguro - e concludo - che non si discuta unicamente di altre stangate sul versante fiscale e che il problema non si risolva attraverso alcune misure di semplificazione, peraltro magari anche necessarie nonostante io aborrisca l'idea che sia possibile abolire il certificato antimafia. Spero che il tutto non si riduca a nuovi aumenti dell'IVA o a una revisione degli estimi catastali, perché questo sarebbe soltanto intervenire sul versante delle entrate e della pressione fiscale. Vorrei però - e concludo davvero - capire con chi la Regione partecipa al tavolo tecnico e con quali idee partecipa a questa discussione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Leo; ne ha facoltà.



LEO Giampiero

Grazie, Presidente Cattaneo.
Il mio sarà un intervento molto breve, perché a volte gli interventi sintetici riescono a comunicare meglio dei concetti.
Voglio esprimere un apprezzamento per le relazioni e le informazioni che ci ha dato la Giunta e per il lavoro che viene svolto.
Approfitto di questa circostanza per porre l'attenzione su due argomenti che, devo dire, sono stati affrontati con capacità e decisione dall'Assessore Giordano e dall'Assessore Porchietto, in particolare in questo caso. Si tratta di argomenti significativi: la dispersione scolastica e i processi formativi quale strumento di competitività.
Da sempre ricordo le lunghe discussioni fatte con l'Assessore Pentenero, che ha ben lavorato, sul discorso della dispersione scolastica e mi complimento col Presidente Cota per l'attenzione posta sulla tematica.
La dispersione scolastica è un vero spreco di energie, di risorse, di qualità umane e anche di destini delle persone. Quindi il lavoro preciso che la Giunta e gli Assessorati all'istruzione e formazione fanno su questo, è preziosissimo.
Ci sono molti esempi. Mi dispiace che la bravissima collega Pentenero abbia fatto un "question time" su Piazza dei Mestieri, che è una realtà che funziona benissimo, e lo sappiamo. È una delle opere realizzate, non è l'unica, ne avremmo voluto avviare anche altre, solo che sono state fermate dalla Giunta di centrosinistra/Bresso In quanto ai processi formativi quale strumento di competitività questi sono un fatto evidente. Noi non potremo competere sul costo del lavoro o sul numero dei lavoratori con la Cina, con l'India, con i Paesi emergenti, ma possiamo operare sui processi formativi quale strumento di competitività. Una formazione capace, intelligente. Il bacino che è il Piemonte può vedere una virtuosa collaborazione con le industrie. Anzi, se la Confindustria non si limitasse solo a rivendicare... Ma lo fa ogni corpo sociale, in questa fase storica che gli ideologi mondiali chiamano "sociocida", nel senso che c'è l'idea che il sociale venga quasi rigettato dagli individui, il concetto di bene comune sparisca.
Se si riuscisse a richiamare tutte le componenti al bene comune sarebbe veramente un fatto molto positivo. Da tale punto di vista, questo lavoro non è solo qualificante per le persone, per i giovani in particolare, ma per il nostro sistema.
Infine, esco fuori ordinanza. Vorrei - per carità, questo è un auspicio che faccio sempre, ma oggi in particolare - che i colleghi leggessero almeno oggi l'Avvenire o l'Osservatore Romano, non dico tutti i giorni (non farebbe male neanche tutti i giorni!), perché così le interpretazioni strumentali, cari colleghi del centrodestra e del centrosinistra, dell'UdC ecc., che sono state date sul discorso dei Vescovi da giornali interessati come la Repubblica troverebbero una forte correzione. Leggendo il discorso integrale del Cardinal Bagnasco, infatti, si troverebbero considerazioni molto più complete, molto più intelligenti, molto più nobili e generose che non escludono quello che hanno scritto alcuni giornali, non lo escludono, ma si capirebbe che il discorso è molto più ampio, serio e profondo.



LEO Giampiero

RESCHIGNA Aldo (fuori microfono)



LEO Giampiero

Presidente, apriamo un dibattito su questa roba? Io non ho problemi!



PRESIDENTE

Collega, lei sa che il Consigliere Leo, quando legge l'Avvenire e l'Osservatore Romano al mattino presto diventa anche una fonte informativa: leggiamolo così.
Prego, collega Leo, vada pure avanti.



LEO Giampiero

Colleghi, sarebbe molto utile, quando lavoriamo per la coesione sociale e il bene comune, leggere tutti i giornali. Ho trovato alcuni interventi di personalità rilevanti del nostro Paese e credo che sarebbe importante andare alla fonte a leggerli, non limitarsi ai commenti partigiani, ma andare alla fonte.
Sono stato uno studente di giurisprudenza e mi sono laureato con 110 e lode. Ebbene, mi hanno spiegato che, quando si va alle fonti, è meglio.
Suggerisco di andare alle fonti.
Tornando all'argomento, se restiamo vicini alla Giunta, all'Assessore Giordano e all'Assessore Porchietto in questo lavoro prezioso, penso che tutto il Consiglio possa dare contributi importanti e che il lavoro delle Commissioni e dell'Aula - ho sentito interventi di diversi colleghi anche della minoranza e li ho molto apprezzati - sia un lavoro positivo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Pentenero; ne ha facoltà.



PENTENERO Giovanna

Grazie, Presidente.
Ringrazio il collega Leo per l'intervento che ha appena svolto, per vorrei sottolineare all'Aula che il dibattito che stiamo facendo in questo momento ha come contenuti degli argomenti assolutamente importanti rispetto al livello e al punto all'interno del quale ci troviamo come Paese Italia e come Regione nella trattativa per i fondi comunitari. Pertanto, tutti gli interventi che ho sentito, in modo particolare quello del Capogruppo Pedrale, in merito a come noi potremmo articolare il sistema della formazione o a come potremmo intervenire sulla dispersione scolastica, sono temi che attengono ad un livello di programmazione che oggi non ha nulla a che vedere.
Oggi stiamo parlando di come il Paese Italia si pone rispetto ai cinque obiettivi che le Commissioni dell'Unione Europea hanno posto in essere e in discussione con i Paesi membri. Si sta, infatti, discutendo sul livello di condivisione e, soprattutto, sull'attribuzione delle risorse ai singoli Paesi membri. Quindi quanto è stato detto è sicuramente una discussione importante, ma è una discussione che quest'Aula dovrà fare in momenti successivi.
Oggi è importante che noi cerchiamo di comprendere come, con quali strumenti, con quali modalità, con quante risorse - ovviamente non è ancora chiusa la trattativa e dunque non siamo ancora in grado di arrivare a questo livello di dettaglio - ci stiamo muovendo all'interno dell'Europa.
Nell'intervento svolto dall'Assessore Porchietto, ho colto alcune affermazioni che condivido, ad esempio in merito al fatto che i due fondi che attengono ad un unico riparto di risorse (FESR e FSE) debbano avere maggiore flessibilità. Ma, come credo certamente l'Assessore saprà, per poter avere maggiore flessibilità, che oggi è riconosciuta dai Regolamenti nella percentuale del 10%, abbiamo la necessità di comprendere se i Regolamenti permetteranno una maggiore flessibilità all'interno dei due fondi.
La Regione Piemonte, attraverso il Paese Italia, come si pone affinch ci sia maggiore flessibilità all'interno dei due fondi? Credo che queste siano le argomentazioni che dobbiamo cercare di affrontare, perché se i Regolamenti, così come oggi vengono strutturati pur essendo stati modificati in parte gli obiettivi strategici all'interno dei quali ci troviamo a ragionare, continueranno ad avere gli stessi riferimenti, noi non riusciremo a garantire maggiore flessibilità.
Inutile dirsi che c'è una prevalenza del FESR rispetto al FSE, tant'è che la Comunità Europea ha inteso porre, in una prima fase di discussione una percentuale minima di riparto tra i due fondi, affinché il FSE diventi servente, rispetto al FESR.
Su questo è necessario capire quali azioni riusciremo a mettere in atto, affinché davvero il FSE non sia servente rispetto al FESR, fermo restando che non si riescono a modificare i regolamenti che la Comunità Europea sta predisponendo.
Ritengo occorra ragionare su questi temi, ma la Regione, la nostra Giunta, cosa pensa rispetto all'attribuzione delle risorse FESR-FSE? Oggi abbiamo una percentuale di riparto che, nella fase della trattativa, è sempre un'attribuzione complicata e difficile: cosa si pensa su questo? Si ritiene fondamentale investire, riconoscendo anche che la Comunità Europea stabilisce che una percentuale fissa deve essere attribuita alla ricerca e all'innovazione? Cosa pensa, oggi, la nostra Giunta? Quale può essere l'ipotesi di attribuzione tra i due fondi? Come si pu intervenire presso la Comunità Europea, affinché i regolamenti consentano una maggiore flessibilità e, quindi, un lavoro integrato? Come pensiamo di declinare, all'interno delle norme che definiscono i singoli fondi, l'attribuzione delle attività che saranno all'interno della programmazione regionale, all'interno del POR che caratterizzerà l'attività dal 2013 fino al 2020? Questi sono i temi nei confronti dei quali pongo una domanda e chiedo una risposta, per capire come si sta muovendo la nostra Regione e come intende ragionare su questi temi, con i quali dovrà fare i conti.
Sicuramente avremo una riduzione delle risorse: qual è la percentuale di integrazione rispetto alla programmazione dei fondi comunitari che la nostra Regione intende realizzare? Queste sono le domande, nei confronti delle quali attendiamo una risposta da parte della Giunta.
Ritengo che il Presidente debba svolgere un ruolo importante in questa fase, perché se la trattativa sui due fondi andrà avanti separatamente senza una sintesi da parte del Presidente, ci sarà una competizione che non porterà a raggiungere gli obiettivi di sviluppo e soprattutto d'innovazione, all'interno della nostra regione e della nuova programmazione dei fondi comunitari.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Taricco; ne ha facoltà.



TARICCO Giacomino

Grazie, Presidente, solo per esprimere alcune brevi considerazioni.
Innanzitutto, mi unisco al ringraziamento alla Consigliera Bresso, per aver posto il tema, e al ringraziamento agli Assessori, per i primi contenuti che hanno esposto su questo tema.
Penso sia evidente a tutti la portata della scommessa riguardante i fondi che l'Unione Europea metterà in gioco nei prossimi anni, quindi le questioni che ci apprestiamo ad affrontare, e l'incidenza che hanno sulla nostra società.
stato citato anche dall'Assessore Giordano: è il tema della grande scommessa di costruire un Paese più coeso. Gli obiettivi che l'Unione Europea pone al centro della propria sfida verso il 2020 riguardano una crescita intelligente, cioè sviluppare un'economia basata sulla capacità d'innovazione e conoscenza (è il tema della dispersione scolastica e del 3 in ricerca e sviluppo da mettere in campo).
Sono parametri sui quali siamo, non soltanto indietro rispetto all'obiettivo, ma terribilmente indietro anche all'interno delle dinamiche dell'Unione Europea.
Relativamente al tema della crescita sostenibile, l'obiettivo di Europa 2020, sia pure in una situazione di crisi, deve essere assolutamente tenuto presente e deve orientare fortemente le nostre scelte.
Il tema della crescita inclusiva, un'economia capace di occupazione e di coesione sociale: ritengo che tali questioni non siano "in contrasto" così mi è parso di cogliere - o comunque limitate dal fatto che l'Unione Europea deve difendere le proprie imprese sugli altri mercati, negli altri contesti mondiali.
Ritengo che questo sia lo strumento necessario per difendere e tutelare le nostre economie nel quadro complessivo.
Venendo, più nel dettaglio, al merito della discussione, è vero - com'è stato detto - che siamo in anticipo rispetto ai reali contenuti della discussione, perché non sono ancora usciti i regolamenti e pertanto non abbiamo ancora il tema su cui discutere, ma ritengo che questo sia il momento in cui occorre affinare i ragionamenti, perché sappiamo che, quando escono i regolamenti, gli spazi di manutenzione reale sugli stessi sono molto marginali.
C'è una serie di partite che si giocano prima che escano i regolamenti in termini di formazione di un orientamento complessivo, o difficilmente saranno recuperabili dopo l'uscita dei regolamenti. Anche il tema posto dall'Assessore Porchietto, di una maggiore flessibilità e autonomia nella programmazione, o riusciamo a porlo nella fase di preparazione dei regolamenti o difficilmente si riuscirà a recuperare in seguito.
L'Assessore Giordano ha comunicato che la Regione Piemonte condivide totalmente i quattro obiettivi posti dal Governo: la non penalizzazione delle Regioni meno sviluppate nei paesi maggiormente sviluppati; la non penalizzazione tra quello che noi trasferiamo all'Unione Europea e quello che ci ritorna attraverso i fondi strutturali; il "no" alla categoria delle Regioni in transizione, perché il "conto" tra quello che perderemmo sul bilancio generale e quello che recupereremmo per le Regioni che sono inserite in questo gruppo (pare quattro soltanto), probabilmente ci penalizzerebbe; il tema della clausola legata al Patto di stabilità.
Sono argomenti sicuramente importanti.
Occorre fare molta attenzione, affinché la valutazione generale italiana sia anche una valutazione di interesse per il Piemonte. Lo dico nel senso che non do per scontato, in questa fase - visto chi siede ai tavoli dell'Unione Europea per conto dei Ministeri - che ci sia assoluta "coincidenza" tra i nostri interessi (mettiamola in questi termini) e gli interessi nazionali. Tutta la partita delle Regioni in transizione è una partita che, dal nostro punto di vista, deve rispondere a un criterio generale, ma anche a un criterio di bottega (passatemi il termine), perch è questo che alla fine c'interessa.
Pertanto, ritengo che, sia pure se siamo in anticipo - e va benissimo sia utile avviare, come peraltro mi risulta molte Regioni abbiano fatto ho eseguito una breve scorsa in questi giorni sui siti di molte Regioni italiane - una discussione iniziale in Consiglio sulle grosse questioni fosse anche soltanto per mettere a fuoco i temi da affrontare.
Ritengo occorra incominciare a trovare momenti - magari in Commissione per ricevere informazioni sullo stato di evoluzione della discussione a livello comunitario.
A me risulta che, fino a qualche giorno fa, ad esempio le risorse che vengono mantenute costanti non fossero certo al 100%. Mi risulta che addirittura per alcuni comparti specialistici, tipo l'agricoltura, si parla di un taglio di risorse tra il 25 e il 30%, che non è propriamente uguale alle risorse costanti.
Ritengo che, anche su quest'argomento, il Consiglio debba essere mantenuto al corrente del tipo di confronto esistente a livello comunitario, proprio perché penso che potremmo essere in grado - ognuno con le proprie conoscenze e competenze - di offrire un contributo di idee e suggerimenti che poi la Giunta, ai tavoli nazionali, potrà tradurre in azioni che vadano a tutelare gli interessi della nostra regione.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Bresso; ne ha facoltà.



BRESSO Mercedes

Mi pare che il primo firmatario sia l'unico che ha diritto di replica.



PRESIDENTE

No, non ha questo diritto, però lei potrà intervenire, poiché ha presentato una mozione.



BRESSO Mercedes

A me risultava questo. È successo anche la volta scorsa che il primo firmatario abbia avuto il diritto di replicare.



PRESIDENTE

Scusi, Consigliera Bresso, non è così.
Quando c'è una discussione generale, c'è la presentazione da parte di un richiedente e c'è il dibattito generale. La Giunta, se vuole, pu intervenire e la cosa finisce lì.
Lei si riferisce all'illustrazione e alla replica della mozione, ma ci sto arrivando, quindi, se può aspettare un attimo, la ringrazio.
Sono stati presentati due atti d'indirizzo: mozione n. 505 "La futura politica di coesione. Programmi comunitari nazionali regionali. Strategia Europa 2020: impegni del Consiglio regionale del Piemonte" presentata dai Consiglieri Bresso, Stara, Reschigna, Artesio Buquicchio ordine del giorno n. 506 "Nuove linee guida per il rilancio delle imprese e per una maggior coesione sociale" presentato dai Consiglieri Vignale Pedrale, Carossa, Motta Massimiliano, Botta Marco Il primo atto d'indirizzo è dunque la mozione n. 505 presentata dai Consiglieri Bresso, Stara, Reschigna, Artesio e Buquicchio, inerente a "La futura politica di coesione. Programmi comunitari nazionali regionali.
Strategia Europa 2020: impegni del Consiglio regionale del Piemonte", che la prima firmataria Consigliera Bresso avrà poi facoltà di illustrare.
Eventualmente, ci sarà anche la possibilità di una replica, ma non credo che ci siano i tempi per un dibattito; quindi, penso che daremo facoltà di illustrazione ai proponenti e poi vedremo se ci saranno le condizioni per votare.
Il secondo atto di indirizzo è l'ordine del giorno n. 506 presentato dai Consiglieri Vignale, Pedrale, Carossa, Botta Marco e Motta Massimiliano inerente a "Nuove linee guida per il rilancio delle imprese e per una maggior coesione sociale".
Ha chiesto la parola il Consigliere Buquicchio; ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Prima dell'illustrazione da parte della Presidente Bresso della mozione di cui sono firmatario anche io, chiedo alla stessa - visto che da Regolamento è l'unica che può provvedere in tal senso - di aggiungere un ulteriore capoverso dopo la parola "programmi" quale impegno da parte della Giunta. Testualmente chiedo che s'inseriscano le parole "a prevedere il coinvolgimento nell'ambito della governance multilivello degli Enti locali nel rispetto di quanto richiesto dall'ANCI".
Quindi, nella sua illustrazione la Presidente Bresso potrà dire se è d'accordo e quindi autorizzarne la modifica. Grazie.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bresso.



BRESSO Mercedes

Grazie, Presidente.
Intanto per quanto mi riguarda non c'è problema, perché sicuramente devono essere coinvolti gli Enti locali. Se anche tutti gli altri firmatari sono d'accordo, lo possiamo inserire; quindi lo può consegnare, in modo che possa essere inserito.
Sarò molto breve, perché, come ricordava il Presidente, non riusciamo ad arrivare alla conclusione dei lavori. Volevo solo dire che mi pare evidente anche dal dibattito, che è stato interessante e qualificante, che sia importante che noi ci diamo delle scadenze comunitarie, come sempre di più i Consigli regionali in tutta Europa stanno facendo. Si tratta delle cosiddette sessioni comunitarie che, come propongo nella mozione, si tengano un paio di volte all'anno e facciano il punto sulle diverse questioni in quel momento in atto a livello comunitario. Quindi, non solo regolamenti e direttive, ma anche lo stato dell'arte nell'uso delle risorse e nell'evoluzione delle diverse politiche, in modo da far sì che il Consiglio, che ha il potere d'indirizzo della Giunta, assuma lo stato dell'evoluzione del lavoro che la Giunta sta facendo e dia le proprie indicazioni e i propri indirizzi in sessioni formalizzate, in modo che ci sia anche la possibilità, per i numerosi soggetti interessati alle politiche comunitarie, di essere presenti, di ascoltare e di trarre le proprie conclusioni.
In secondo luogo, nella mozione indichiamo la necessità che il Consiglio si doti di una procedura. Può essere un'integrazione del regolamento, può essere una piccola legge che potrebbe essere di iniziativa dell'Ufficio di Presidenza o, ad esempio, potrebbe essere una deliberazione. In ogni caso che si doti di una procedura per l'"Early Warning System", quindi una procedura che definisca i tempi e le modalità con cui la Commissione consiliare competente e il Consiglio intervengono per non perdere i tempi, che credo non debbano essere più di quattro settimane fra l'adozione di una direttiva o regolamento e l'espressione eventualmente, se necessario, dell'opinione di allerta del Consiglio regionale, che, com'è noto, è un'allerta che va al Parlamento, e quindi nella nostra regolamentazione dovremmo avere, se possibile, anche una sollecitazione al Parlamento affinché definisca a sua volta le regole alle quali noi come Regioni ci possiamo attenere.
So che c'è una bozza, quindi se sollecitiamo questa definizione potremmo collocarci in maniera più appropriata.
Volevo solo dire una breve cosa all'Assessore Giordano ed anche all'Assessore Porchietto, perché la trattativa sarà comune. Certamente è vero che oggi noi qualche rischio con il gruppo delle Regioni in transizione lo possiamo correre. Non dimentichiamo tuttavia che noi siamo uno strano Paese, le cui Regioni dell'obiettivo "convergenza" continuano a non superare il 75% del reddito. Sappiamo anche che ci sono problemi reali ad esempio probabilmente una parte del reddito sommerso che non arriva mai tant'è vero che la Commissione è molto preoccupata e anche piuttosto orientata a maggiori controlli sul come le uniche Regioni che non superano mai, malgrado iniezioni gigantesche di soldi, questo livello sono le Regioni italiane del Sud.
Stiamo parlando di anni che devono ancora passare, perché stiamo parlando del 2014. Non è affatto detto che qualche Regione del Sud, se usa un po' meglio le risorse che ha a disposizione, non riesca a superare questo 75%, che nel frattempo calerà un po' con l'ingresso, molto probabile, della Croazia e con la crisi che sta colpendo parecchie Regioni europee.
Non siamo certi che qualcuna delle nostre grandi Regioni non scatti nel numero delle Regioni in transizione.
Quindi, credo che il tema debba essere soprattutto quello di garantire da un lato che le Regioni in transizione non vadano ad incidere troppo sulle altre e soprattutto che sia una razionalizzazione del phasing out e del phasing in, che oggettivamente non funzionava bene, perché metteva tutte le risorse all'inizio e poi alla fine non si potevano più spendere.
Se è una razionalizzazione di questa partita, in prospettiva anche, non so se sia del tutto giusto che noi ci opponiamo, perché abbiamo comunque un pacchetto di Regioni che prima o poi dovrà arrivare in quella fase. Quindi dobbiamo valutare molto bene questa questione.
Ultima questione. Certamente il tema invece che potremmo accoppiare alla questione della transizione (il non penalizzare le regioni povere dei Paesi ricchi) è un tema giusto che anche noi, come Piemonte, dobbiamo sostenere e, soprattutto, la questione della condizionalità macroeconomica cioè del fatto di perdere le risorse se lo Stato non rispetta il Patto di stabilità, rappresenta una violazione grave di un principio europeo di sussidiarietà che non possiamo in nessun modo accettare, non solo perch potrebbe colpirci direttamente, ma perché apre la strada a violazioni possibili in altri momenti del principio di sussidiarietà stesso.
Credo che su queste cose sia giusto che ci sia una posizione forte e congiunta tra Regioni e Governo nazionale.
Oggi non c'è il tempo, ma credo che non appena il regolamento uscirà sarebbe opportuno entrare nel merito anche del come il Fondo Sociale e il FESR debbano coordinarsi ma avere una propria individualità. Questo è un punto che le Regioni europee ma anche la Commissione considerano molto importante, cioè che sia visibile il Fondo Sociale, perché in questo momento dappertutto in Europa il problema dell'occupazione è uno dei temi più sentiti dai cittadini e che quindi la sua visibilità e il suo chiaro orientamento ad affrontare e, se possibile, risolvere il problema della disoccupazione, non deve essere annacquato dentro ad altre politiche.
Quindi, concordo con l'Assessore Porchietto, certamente questo è un punto che deve essere oggetto di trattativa. Penso anche che su questo si possa ottenere un successo.
Nell'illustrare brevemente la mozione, ci tenevo anche a precisare che credo che si sia dimostrato quanto sia importante che periodicamente il Consiglio si eserciti nell'ascoltare la situazione e nel dare il proprio indirizzo, perché la cosa, per quanto ci riguarda, sta diventando probabilmente più importante per le risorse per investimento. Altre risorse per investimenti non se ne vedono, se non, forse, qualcosa dai FAS, ma strettamente collegati.
Certamente sono quelli i fondi europei su cui dovremo contare nei prossimi anni per offrire delle opportunità di sviluppo alla nostra regione. In quell'occasione potremo anche entrare nel merito di come si declinano i principi di innovazione, di competitività, di economia verde e quant'altro, in modo da essere adeguati al nostro sistema imprenditoriale.
Grazie.



PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'ordine del giorno n. 506.
La parola al Consigliere Vignale, per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Certamente la discussione di stamattina è stata utile anche a capire come le politiche di sostegno alla coesione sociale, all'impresa e al lavoro siano una miscela non sempre semplice da comprendere, fra interventi di carattere europeo, interventi statali e interventi regionali, dentro cui districarsi.
Com'è stato ricordato da altri colleghi, certamente questo Governo relativamente a quelli che sono i fondi regionali, si è mosso in modo importante: anche laddove non raggiungiamo alcuni obiettivi - penso alla ricerca - scontiamo, però, un dato che vede comunque il Piemonte come una delle Regioni che maggiormente investono su questo settore a livello italiano.
Certamente c'è un dato di investimento che riguarda la nazione Italia dentro il quale, però, il Piemonte è una delle Regioni che maggiormente investe e brevetta, che è un altro aspetto importante.
Tuttavia, la valutazione rispetto a ciò che sarà la prossima Agenda 2014-2020 è un dato fondamentale, anche perché noi arriviamo da una precedente programmazione che vedeva l'Unione Europea crescere, e con prospettive di crescita. Ovviamente, si poneva già un problema relativamente al mercato del manifatturiero o ai mercati cosiddetti "maturi" (questo sarà un altro aspetto che andrà in qualche modo verificato nelle linee di programmazione). Perché il fatto che l'Italia, e in questo caso la nostra Regione, sia una delle Regioni europee con il maggior tasso di occupazione ancora legato al manifatturiero, non deve essere, in qualche modo, pagato nelle linee di programmazione che si andranno a realizzare dal 2014 al 2020.
Però va seriamente ripensata la programmazione. Credo che le programmazioni precedenti, non solo quelle degli ultimi sette anni, ma anche quelle dei settennati precedenti, si muovevano su un terreno, quale quello del continente europeo, che intanto era in espansione territoriale e che doveva certamente far fronte all'ingresso di nuovi Stati (questo riguarda, però, solo l'ultima programmazione), ma che si basava su una situazione sostanzialmente florida.
Sarà importante, anche con l'utilizzo dei differenti Fondi Sociali Europei (vedendo poi i regolamenti o le bozze dei regolamenti che verranno prodotte), cercare di fare in modo che questi strumenti diventino innanzitutto per la nostra nazione e poi per la nostra Regione, uno strumento di rilancio della competitività europea.
poi evidente - questo ha poco a che vedere non con la coesione sociale, ma con gli strumenti e con la discussione che abbiamo fatto questa mattina relativamente alla programmazione europea - che invece alcuni interventi a carattere nazionale e a carattere regionale possano aiutare la coesione sociale anche su linee che non sono richieste dall'Unione Europea.
L'introduzione della modifica all'articolo 8 prevista in legge finanziaria va certamente in questa direzione, ma credo che anche a livello regionale si abbiano delle possibilità per rendere il lavoro più flessibile in termini di opportunità fra domanda e offerta, in termini di formazione, in termini di attrazione di imprese, utilizzando quelle che sono alcune modifiche normative o semplificazioni burocratiche che attengono alla legislazione o agli atti amministrativi regionali.
Certamente, avere oggi una legge come la n. 34/2008, che prevede l'esclusività dell'incrocio fra domanda e offerta agli uffici per l'impiego, non ne aiuta l'incontro (invito a vedere i dati di occupazione prodotti dai centri per l'impiego, che sono inferiori a quelli del salone "Io lavoro", cioè di quando, in modo assolutamente anarchico, fra virgolette, imprese offrono lavoro e singole persone si recano al Palaolimpico a ricercare posti di lavoro).
Tutta una serie di modifiche normative, unitamente ad un'attenzione importante sui futuri regolamenti, sono utili per cercare di rilanciare la competitività certamente europea, ma anche della nostra Regione.



PRESIDENTE

Se non vi sono più richieste di intervento, visto l'ampio dibattito procederei con la votazione degli atti di indirizzo, partendo dalla mozione avente come prima firmataria la Consigliera Bresso, che verrà posta in votazione così come modifica dai proponenti: mi riferisco all'aggiunta dopo le parole "programmi" delle parole "a provvedere un coinvolgimento nell'ambito della governance multilivello degli Enti locali, nel rispetto di quanto richiesto dall'ANCI", e nel dispositivo un impegno anche per il Consiglio regionale, quindi "impegna altresì il Consiglio regionale a deferire con urgenza la procedura con cui esercitare le proprie competenze rispetto all'Early Warning System".
Peraltro, proporrei di scrivere "si impegna altresì", visto che è il Consiglio che vota.
Indico la votazione palese sulla mozione n. 505, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale Preso atto che dall'inizio del 2010 tutte le istituzioni dell'Unione Europea hanno lavorato per affrontare le sfide della crescente globalizzazione dell'economia che la strategia 'Europa 2020', avviata dal mese di marzo 2010, delinea una prospettiva ampia per il prossimo decennio, focalizzandola su nuove priorità e obiettivi che gli attuali programmi di finanziamento regionali si concluderanno nel 2013 e il dibattito sulle possibili opzioni per la futura politica di coesione, all'indomani del 2014, ha già preso corpo con proposte legislative in corso di esame e discussione nelle Istituzioni europee che la priorità è rappresentata dal superamento della crisi e la proposta della Commissione riguarderà cinque obiettivi misurabili, da tradurre in obiettivi e percorsi nazionali : occupazione, ricerca e innovazione cambiamento climatico ed energia, istruzione e lotta contro la povertà.
Questi obiettivi sono strettamente connessi tra di loro e fondamentali per la coesione sociale degli stati e regioni europei - che per favorirne la realizzazione sarà necessaria una serie di azioni a livello nazionale, dove le singole Regioni dovranno compiere uno sforzo per predisporre strumenti di programmazione pluriennale e avviare la discussione con il partenariato pubblico privato al fine di attuare progetti di elevato interesse innovativo.
Considerato che in tale contesto è di fondamentale importanza conoscere la posizione che la Giunta Regionale del Piemonte vorrà assumere in materia sotto il profilo regionale, sia a livello italiano sia, insieme alle altre Regioni e al Governo, a livello europeo impegna la Giunta regionale ad assumere con urgenza gli indirizzi utili alla predisposizione degli strumenti di programmazione regionale, affinché si prepari per tempo ad affrontare le opzioni necessarie alla definizione dei nuovi programmi e obiettivi regionali ad avviare fin da subito il dibattito sui temi riguardanti i futuri programmi comunitari ponendo all'ordine del giorno del Consiglio Regionale almeno due sedute annue per dibattere tali temi a definire la posizione della Regione Piemonte rispetto alle modalità con le quali le Regioni vorranno esporsi, con documenti di programmazione che esprimano uno spettro di opportunità molto ridotto e molto concentrato rispetto ai precedenti programmi a provvedere a un coinvolgimento nell'ambito della governance multilivello degli Enti locali, nel rispetto di quanto richiesto dall'ANCI a organizzare i propri lavori rispettando i tempi dati, in considerazione che tutte le regioni europee hanno chiesto ai propri governi nazionali di concordare i piani di Europa 2020 con le proprie Regioni.
Impegna altresì il Consiglio regionale A definire con urgenza la procedura con cui esercitare le proprie competenze rispetto all'Early Warning System".
Il Consiglio non approva.
Indico la votazione palese sull'ordine del giorno n. 506, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale Considerato Che gli Stati Membri dell'Unione Europea hanno avviato un confronto in merito alle linee generali dell'Agenda europea relativamente alle "Politiche di coesione 2014-2020" Sottolineato Che, soprattutto alla luce della crisi economica europea e mondiale di questi anni, serve oggi rivedere gli obiettivi siglati nella Strategia di Lisbona al fine di recuperare la competitività perduta Preso atto Di alcuni indicatori sui quali è necessario indirizzare le politiche future quali l'aumento del tasso di occupazione, l'aumento del numero di giovani laureati, il sostegno ad attività di ricerca, innovazione e trasferimento tecnologico e la sburocratizzazione del sistema, in particolar modo per le piccole e medie imprese Considerato ancora L'importante ruolo del governo della Regio ne Piemonte che ha posto, dal primo momento in cui il centrodestra ha avuto responsabilità di governo, il sostegno all'impresa e al lavoro al centro delle proprie attività con l'approvazione del 'Piano straordinario per l'occupazione' e del 'Piano per la competitività' Rilevato Che, a fronte di tale impegno, è oggi necessario provvedere ad un'azione riformatrice nei settori dell'incontro domanda-offerta, nella formazione professionale, nel sostegno al credito e negli aiuti alle imprese che rispondano ai principi di coesione sociale di cui all'Agenda europea Impegna Il Presidente della Giunta regionale e gli Assessori competenti a portare all'attenzione del Consiglio regionale le linee guida presenti nei regolamenti della futura programmazione 2014-2014 al fine di garantire un cambio di strategia rispetto all'Agenda di Lisbona 2000, affinché i nuovi indirizzi promuovano un recupero di competitività alle imprese europee italiane e piemontesi".
Il Consiglio approva.
Prima di interrompere i nostri lavori, ricordo all'Aula che siamo convocati alle ore 14.30 per la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata e alle ore 15 per la seduta ordinaria.
Invito invece i Presidenti di Gruppo a recarsi in Sala A per una rapida Conferenza dei Capigruppo.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12.53)



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