Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.151 del 20/09/11 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

Scarica PDF completo

Argomento:


LEARDI LORENZO



(I lavori iniziano alle ore 14.30 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 734 presentata dalla Consigliera Cerutti, inerente a "Crisi Consorzio CSEA e futuro dei lavoratori"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
734, presentata il 19 settembre 2011 dalla Consigliera Cerutti, che ha facoltà di intervenire per l'illustrazione.



CERUTTI Monica

Grazie, Presidente.
Noi siamo qui a portare quest'interrogazione proprio perché il problema dei lavoratori CSEA è agli onori della cronaca. La mobilitazione è partita da sabato e ieri vi è stata anche una rilevanza in Sala Rossa rispetto a quanto richiesto dai lavoratori e dalle Organizzazioni Sindacali, proprio perché CSEA, Società consortile per Azioni nata nel '79 e che però ha una significativa partecipazione della Città di Torino, è una delle più grandi Agenzie formative del Piemonte ed occupa, tra l'altro, circa 300 dipendenti.
Purtroppo è da qualche tempo che la realtà di CSEA risulta avere grossi problemi, forse anche perché non si va a definire, nel panorama formativo del sistema della formazione professionale in Piemonte, una maggiore chiarezza sugli obiettivi. In ogni caso, dal punto di vista meramente pratico, è da tre anni che questo Consorzio risulta avere grossi problemi di liquidità; nell'ultimo anno il fatturato è sceso da 18 a 14 milioni d'euro e abbiamo di fronte la questione che risulta essere più evidente, in pratica il fatto che i lavoratori da giugno non percepiscono lo stipendio.
Ieri, come dicevo, vi è stata un'interpellanza discussa in Consiglio comunale, sempre presentata dal nostro Gruppo, che ha avuto una risposta del Vicesindaco, il quale ha fornito alcune rassicurazioni ma che, rispetto alla questione specifica degli stipendi, ha rimandato al fatto che, nel momento in cui vi saranno le prime entrate dai corsi che a mano a mano iniziano, a quel punto, forse, si potrebbe arrivare di nuovo ad una soluzione, che chiaramente risulterebbe essere sempre molto legata al contingente e non ad una prospettiva più generale.
Risulta che in questa situazione la Regione avrebbe comunicato nel mese d'agosto la non prosecuzione dell'accreditamento, a causa di mancati versamenti contributivi a favore dell'INPS; ovviamente con una diretta conseguenza anche rispetto all'esposizione bancaria e a tutto ciò che comportano le questioni riguardanti la liquidità.
Da questo punto di vista, vorremmo capire come s'intenda procedere essendovi proprio una questione urgente legata agli stipendi dei lavoratori. Dopodiché sollecitiamo anche un'azione da parte della Regione che potrebbe essere quella dell'istituzione di un tavolo, in modo da non affrontare solo il contingente ma da capire, a livello strutturale, in che direzione andare.



PRESIDENTE

La parola, per la risposta, all'Assessore Porchietto.



PORCHIETTO Claudia, Assessore al lavoro

Vorrei solo comunicare alla Consigliera Cerutti che non sono in grado di fornire la documentazione scritta perché, tenuto conto del breve tempo e della delicatezza della situazione, ho ritenuto importante poter rispondere "a braccio"; credo però che poi ci sarà modo di confrontarsi.
Riprendo solo alcuni passaggi in merito alla sua esposizione Consigliera, perché ritengo importante non generare equivoci in premessa per poi definire l'impegno che sta chiedendo alla Giunta di prendere con l'interrogazione. Per prima cosa da quasi un anno il mondo della formazione è a conoscenza di quelle che saranno nel 2012 - e sottolineo: nel 2012 - le riduzioni di risorse che l'Assessorato dovrà apportare. Ho sottolineato il 2012 perché fosse chiaro che, nel caso specifico di CSEA, la tematica della crisi di liquidità che in questo momento dichiara l'Agenzia formativa nulla ha a che vedere con quelle che saranno le riduzioni del 2012, programmate con un anno d'anticipo insieme alle due Associazioni che rappresentano le Agenzie formative, vale a dire FORMA e CENFOP.
C'è un tavolo con le Associazioni che rappresentano le Agenzie formative - tra l'altro l'Amministratore Delegato di CSEA è Vicepresidente di una delle due - che viene sistematicamente convocato nel momento in cui o la Regione o le Agenzie ritengano opportuno farlo e c'è un lavoro periodico di verifica, attivato ormai da settembre dell'anno scorso, sia per quanto riguarda le tematiche legate alla Direttiva sull'obbligo d'istruzione sia per quanto riguarda le altre Direttive più ampie "Mercato del lavoro" e "Occupati". Tenevo a sottolineare questo perché credo sia importante distinguere il tema delle risorse regionali rispetto - la metto tra virgolette, così com'è stata definita dagli organi di stampa - alla "crisi dell'Agenzia formativa CSEA".
Nell'ultimo anno, a partire dal 13 dicembre 2010, di concerto con le rappresentanze sindacali e con la partecipazione a fasi alterne dell'Agenzia formativa, io ho convocato un tavolo con la Provincia e il Comune di Torino, in quanto ente di riferimento - avendo quasi il 20% della partecipazione, è il socio di riferimento di maggioranza relativa all'interno del Consorzio CSEA - e abbiamo sempre condiviso i passi significativi da fare. Non da ultimo, il 2 agosto ho partecipato ad un incontro al quale era presente il Vicesindaco Dealessandri, che ha la delega al lavoro, e il Presidente dell'associazione cui è iscritta Csea vale a dire il dottor Viano. Abbiamo ragionato in termini d'eventuale supporto, offrendo massima disponibilità a Csea per riuscire a trovare comunque, una soluzione ad una necessaria riorganizzazione che, però, non parte. Già dal 13 dicembre dell'anno scorso il tavolo con le rappresentanze sindacali aveva individuato un numero importante (ma chiaramente non significativo rispetto ai numeri degli occupati) di persone che avevano maturato i requisiti per la richiesta di pensionamento, ma che portavano ancora la loro professionalità e competenza al servizio di CSEA. Ciò perch dalle stime che erano state fatte dall'Amministratore Delegato, ma mai presentate su supporto cartaceo - lo sottolineo - la stima di un sostanziale pareggio economico per l'agenzia formativa si poteva raggiungere attraverso il pensionamento di queste persone. Sottolineo anche, a fronte di quello che stava dicendo precedentemente, che il tema degli anticipi che permetterebbero di risolvere il problema di liquidità in realtà risulterebbe un'azione tampone. Ricordo, infatti, che la rendicontazione di CSEA è indietro di almeno un biennio; pertanto, gli anticipi erogati oggi su corsi che devono ancora partire, in realtà coprirebbero soltanto una parte dei corsi, la cui rendicontazione comunque, con risorse che sarebbero in realtà destinate a corsi che si devono ancora avviare, non fa altro che posticipare una situazione ben nota a tutti. Nei giorni scorsi ci sono state due audizioni in sede di Commissione comunale. Ho parlato con il Sindaco Fassino ancora nel pomeriggio di ieri e sono stata invitata ad un'audizione per il 6 ottobre cui ho dato la mia massima disponibilità, per rispondere al Consiglio comunale di Torino.
Nelle due audizioni precedenti il Vicesindaco audito ha fornito una serie d'informazioni relative all'agenzia formativa.
La Regione Piemonte - lo ricordo - non è socio partecipante al capitale, pertanto abbiamo dato la massima disponibilità e riteniamo fondamentale un'azione di riorganizzazione, ma vorrei sottolineare che mai la Regione ha sospeso l'accreditamento.
Non è vero che l'accreditamento è sospeso, ma, a norma di legge, nel momento in cui il DURC non è regolare, la Regione deve avviare le procedure di verifica per valutare se sussistono i presupposti per la sospensione.
Tant'è che oggi i corsi sono stati regolarmente affidati dalle Province a Csea e nulla la Regione ha bloccato. Pertanto, rigetto chiaramente quelle imputazioni di responsabilità che nei giorni scorsi sono state mosse alla Regione, perché non abbiamo assolutamente sospeso l'accreditamento.
Do la massima disponibilità, come sto facendo da più di un anno, per risolvere questa situazione. Ritengo che sia importante un forte processo di riorganizzazione dell'Ente per far sì che la situazione patrimoniale reale dell'Ente sia a conoscenza chiaramente dei soci, ma anche delle istituzioni che erogano risorse ma, soprattutto, che danno la possibilità all'Ente, attraverso tali risorse, di poter far fronte ai percorsi in obbligo d'istruzione e chiaramente ai percorsi dedicati loro sul mercato del lavoro.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera - Edilizia sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 730 presentata dal Consigliere Ronzani, inerente a "Nuovo ospedale di Biella - Finanziamenti"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 730 presentata dal Consigliere Ronzani, che ha la parola per l'illustrazione.



RONZANI Wilmer

Grazie, Presidente.
Assessore, come ha ricordato il Presidente Leardi, l'oggetto della mia interrogazione riguarda il nuovo ospedale di Biella, uno dei due nuovi ospedali che credo verranno realizzati nella nostra Regione da qui ai prossimi anni, visti i tempi che corrono.
Già oggi alcune attività del vecchio ospedale - penso all'Oncologia e alla Neurologia - registrano produzioni maggiori rispetto a quelle, ad esempio, dell'ospedale di Novara. Sono due buone ragioni che dovrebbero rendere evidente il fatto che il nuovo ospedale rappresenta, non soltanto per Biella ma per il quadrante, oltre che, naturalmente, per la nostra Regione, un valore aggiunto.
Perché, allora, la mia interrogazione? Qual è il senso? Perché se noi davvero vogliamo completare i lavori del nuovo ospedale sulla base di quanto stabilito dal cronoprogramma (se non ricordo male, l'apertura è prevista entro il 2013 e so che lei si è occupato della questione recentemente, venendo a Biella), occorre trasferire, senza soluzioni di continuità e in maniera graduale, le risorse necessarie per pagare le imprese e liquidare lo stato d'avanzamento dei lavori.
Lei sa, perché fu oggetto di una nostra discussione e di un nostro confronto in Commissione, che il Consiglio, con la legge di bilancio 2001 e con il pluriennale, ha stanziato complessivamente 54 milioni d'euro, che è la somma occorrente per completare i lavori del nuovo ospedale: 10 milioni sul 2011 (trasferiti, a quello che mi risulta); 20 milioni il prossimo anno e gli ultimi 24 milioni e 200.000 nel 2013, tutti a valere sui fondi regionali (con tutto quello che ciò comporta, naturalmente, in termini d'aggravio di costi e di spesa per la nostra Regione).
Al momento, risultano trasferiti all'ASL, che ha effettuato i pagamenti secondo lo stato d'avanzamento dei lavori, dieci milioni d'euro.
La prima domanda che le pongo, dunque, è la seguente, Assessore Monferino: abbiamo la garanzia che le risorse rimanenti occorrenti per completare i lavori del nuovo ospedale verranno trasferite con quella gradualità che è necessaria per consentire all'ASL di pagare le imprese e di evitare, così, il blocco del cantiere, che sarebbe ahimè un problema? Questa è la prima questione.
La seconda questione è altrettanto importante, perché si pone quasi contestualmente, anche se i tempi possono essere considerati diversi, e riguarda i costi di gestione del nuovo ospedale. Non voglio riaprire qui una vecchia polemica che noi facemmo con la Giunta Ghigo (lei, allora, non era ancora Assessore regionale né impegnato sul piano amministrativo) allorquando noi polemizzammo nei confronti di un progetto che in origine prevedeva che l'ospedale dovesse ospitare 803 posti letto; polemica passata, altra questione. Il problema oggi non si pone più. Resta però il punto che se noi vogliamo aprire l'ospedale entro il 2013, le ASL l'Azienda - deve avere la certezza di un trasferimento di risorse finanziarie in aumento, perché alcune gare - quelle per i servizi, per esempio - come lei sicuramente saprà, vanno predisposte nei prossimi mesi (alcune addirittura entro il 31/12 di quest'anno!).
Sulla base di una simulazione che ha fatto l'Azienda Sanitaria - prenda però questo dato con beneficio d'inventario - i costi in aumento sarebbero all'incirca di 25-30 milioni d'euro. Pur essendo consapevole del fatto che oggi vi è un problema di risorse per completare i lavori, so, però, che vi è anche un problema di creare le condizioni affinché il nuovo ospedale possa funzionare. Qui sorge, allora, la seconda domanda: abbiamo la garanzia che lei e il suo Assessorato state ragionando sulla necessità di trasferire risorse necessarie all'ASL di Biella per far fronte ai costi della gestione che comporterà il nuovo ospedale e per consentire alle Aziende di predisporre, sin da subito, quelle iniziative - penso alle gare che sono essenziali per rispettare i tempi d'apertura? Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Monferino per la risposta.



MONFERINO Paolo, Assessore all'edilizia sanitaria

Grazie, Presidente.
L'ospedale di Biella rappresenta già oggi una realtà importante nel contesto della sanità piemontese e con il nuovo ospedale lo sarà ancora di più, se non altro perché la nuova struttura non avrà nulla a che vedere con ciò di cui disponiamo oggi. Ricordo solo alcuni dati che dimostrano tutta l'importanza di questa struttura, ma che creano, ovviamente, anche qualche problema.
Nell'ospedale d'oggi abbiamo circa 15.000 metri quadrati destinati alle degenze; il nuovo ospedale ne avrà 24.000. Per la parte diagnosi e cura passiamo da 14.000 a 24.000 metri quadrati. L'area dei servizi generali passerà da 9.000 a 20.000. Complessivamente, oggi abbiamo un ospedale di 52.000 metri quadrati; il nuovo ospedale sarà di quasi 130.000.
Questo dato desta un pochino di sorpresa, perché leggendo i fabbisogni sanitari del territorio, pur considerando un eventuale futuro maggior collocamento dell'ospedale di Biella nel contesto di tutto il territorio il quasi triplicare l'attuale superficie sarebbe stato forse più coerente con gli 880 posti letto del primo progetto (peraltro, all'Azienda Sanitaria Locale è stato richiesto di ridimensionare e di rivedere il progetto a circa 550 posti letto, e questo è stato oggetto di una delibera del 2007 che oggi impegna l'Azienda su questi numeri).
Resta il fatto che, comunque, questa enorme disponibilità di spazi e di strutture sta creando un problema in merito ai costi di gestione.
Giustamente, lei sottolineava che passiamo dagli attuali 130 milioni annui come costo di gestione di questo ospedale ai 163 milioni previsti dall'Azienda Sanitaria. Parliamo, dunque, di 33 milioni in più in termini di costo di gestione del nuovo ospedale di Biella, stando ai conti che ci ha presentato l'Azienda Sanitaria.
Tratto i due argomenti rapidamente. In relazione al completamento degli investimenti, questi 52 milioni che, in realtà, erano ancora necessari per arrivare a concludere l'investimento complessivo di 195 milioni dell'ospedale di Biella, se i fondi ci sono si troveranno. C'è una quota prevista già nel Piano, anche pluriennale, in preparazione, per poter dare il completamento di questa quota: è una quota che, oggi, è in verifica quindi i 20 milioni cui lei faceva riferimento. Peraltro, c'è una quota legata alla messa in disponibilità-vendita dell'anticipazione che la Regione dovrebbe dare a copertura della cessione delle strutture del vecchio ospedale, che erano previste con un valore di circa 22 milioni, ma l'attuale situazione di mercato e le criticità presenti nel settore immobiliare, probabilmente, ridurranno questo valore.
Stiamo lavorando con l'Azienda Sanitaria e il Comune, che ci sta dando una mano, per portare alla migliore possibile valorizzazione le aree che andremo a cedere e le strutture che cederemo, in modo da garantire la copertura anche dei restanti 22 milioni che la Regione anticiperà a fronte della cessione dell'ospedale.
Noi abbiamo tre ospedali in completamento: lei ha citato Biella e Verduno, ma abbiamo anche, seppure un pochino più piccolo, quello di Valle Belbo, che, comunque, ci impegna con un investimento non di queste proporzioni, ma comunque significativo.
Sono le tre strutture ospedaliere che avranno copertura nel Piano degli investimenti, che è ora in preparazione nel corso del pluriennale, proprio per garantire tutti i SAL (Stato Avanzamento Lavori) di queste tre strutture; ovviamente, senza toccare le due Città della Salute, che sono oggetto di investimenti che saranno coperti con modalità molto differenti attingendo in modo rilevante all'articolo 20 e ai fondi ancora esistenti sull'articolo 20.
In questo momento, la mia preoccupazione più grande è la copertura dei costi di gestione dell'ospedale, perché 33 milioni rispetto ai 130 di partenza rappresentano una cifra sicuramente rilevante, che ci impegna sul costo complessivo della gestione della nostra sanità, visto che, tra l'altro, siamo legati a questo Piano di rientro, che ci chiede di mantenere obiettivi precisi nel corso del 2011 e del 2012. Quindi, dobbiamo fare attenzione a non sforare l'attuale costo di gestione.
Abbiamo richiesto all'Azienda Sanitaria di fare una valutazione, almeno di partenza, con l'ospedale, restando vicini, o il più prossimo possibile al costo totale che oggi abbiamo; quindi non spingendoci ai 33 milioni in più, ma cercando di contenere al massimo.
Ci sono valutazioni in corso da parte della dirigenza dell'Ospedale e dell'Azienda Sanitaria, che vaglieremo nei prossimi mesi.
chiaro che nel 2013 vorremmo partire con il costo il più vicino possibile all'attuale; poi, se l'ospedale assumerà anche via, via un ruolo diverso all'interno del territorio, con questo si potrà valutare il costo complessivo dell'area della sanità nel territorio e non soltanto dell'ospedale.
La mia preoccupazione, in questo momento, è più legata al costo di gestione, che ho chiesto all'Azienda di mantenere il più vicino possibile all'attuale, più che agli investimenti che saranno garantiti nella copertura dei fabbisogni per i SAL per tutte e tre le strutture.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MOLINARI


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 732 presentata dal Consigliere Boeti, inerente a "Hospice presso l'Azienda Ospedaliera Universitaria e San Luigi Gonzaga di Orbassano (TO)"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 732, presentata dal Consigliere Boeti, che ha facoltà d'intervento per l'illustrazione.



BOETI Antonino

Grazie, Presidente.
Ho presentato un'interrogazione relativamente all'Hospice San Luigi perché è una struttura che, se non sbaglio, è stata inaugurata, o completata, nove mesi fa, all'interno della quale c'è tutto quanto serve affinché il reparto possa cominciare ad essere - purtroppo! - utilizzato dai pazienti. C'è tutto: attrezzature di tipo medico e quello che caratterizza un hospice, ci sono anche le tendine.
Ora, dopo nove mesi dal completamento dei lavori, mi piacerebbe comprendere l'orientamento del Governo regionale, se, finalmente, c'è l'intenzione di aprire la struttura, che, peraltro, è inserita in un territorio - mi riferisco ad Orbassano e ai comuni limitrofi di Rivalta e Rivoli - che è povero di strutture di questo tipo, per cui potrebbe essere utilizzata.
La richiesta è semplice: vorrei capire se il Governo regionale intende utilizzare questa struttura. Naturalmente, questo vuol dire assumere il personale necessario o trasferirlo da qualche altra parte; insomma, avendo fatto l'investimento, forse, è opportuno, adesso, che la struttura sia utilizzata.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Monferino per la risposta.



MONFERINO Paolo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Grazie, Presidente.
Comincio dalla fine: la struttura aprirà nel mese di novembre 2011.
Noi, abbiamo avanzato una richiesta specifica all'Azienda Ospedaliera San Luigi, che ci ha fornito la seguente relazione.
in via di definizione finale il protocollo d'intesa tra l'Azienda Ospedaliera Universitaria San Luigi di Orbassano e l'Azienda Sanitaria Locale TO3, finalizzato alla gestione dell'hospice in questione, attraverso la collaborazione tra due aziende sanitarie, in considerazione - in primo luogo - del fatto che l'Azienda Ospedaliera Universitaria San Luigi dispone della struttura, di tutte le necessarie autorizzazioni alla sua attivazione e di qualificate professionalità medico-specialistiche, mentre l'Azienda Sanitaria Locale TO3 dispone della consolidata esperienza e organizzazione in ambito di cure palliative. Da anni, quest'ultima ha strutturato sul proprio territorio l'attività di cure palliative organizzando una specifica struttura semplice all'interno della struttura Servizio Territoriale di Continuità delle Cure.
Secondariamente, tenendo conto del fatto che negli atti aziendali addottati dalle due Aziende viene ribadita la fondamentale importanza di avviare percorsi di continuità assistenziale tra ospedale e territorio anche prevedendo accordi interaziendali finalizzati.
Infine, risulta necessario individuare nuove modalità condivise di raccordo tra ospedale e territorio, privilegiando le strategie nell'approccio globale, mettendo in rete i servizi sanitari e sociali, in modo da garantire sia l'assistenza al malato e sia il supporto necessario alla famiglia. Sostanzialmente, il protocollo prevede che il San Luigi si faccia carico delle spese di conduzione della struttura, dei farmaci, del materiale sanitario e dell'attività medico-specialistica, mentre la TO3 dell'ammissione dei pazienti, dei rapporti con i medici di medicina generale e con i servizi sociali, nonché del personale sanitario non medico e del personale amministrativo. Inoltre, vista la DGR 14 del 28 gennaio tale documento indica l'autorizzazione regionale all'operatività del protocollo d'intesa tra le due Azienda Sanitarie, considerato che si tratta di una nuova attività gestita e legata al Piano di rientro, alla quale si prevede di dare avvio, comunque, nel mese di novembre. Quindi, ci sarà un'autorizzazione che verrà specificatamente richiesta e data per l'avvio di quest'attività. In sede di richieste d'autorizzazione, le Aziende interessate faranno pervenire alla Regione tutta la documentazione necessaria per una valutazione relativa alle risorse impiegate ovviamente, per questo consentiremo delle deroghe - e al rapporto costi benefici di tutto il progetto.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione a risposta immediata n. 735 presentata dal Consigliere Stara, inerente a "Affissioni di manifesti e campagne di comunicazione ideologiche offensive all'interno dei distretti sanitari"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 735, presentata dal Consigliere Stara, che ha facoltà d'intervento per l'illustrazione.



STARA Andrea

Grazie.
Il merito della denuncia è da attribuire alla collega Eleonora Artesio che, con un comunicato stampa, ha informato tutti quanti.
Non so se lei, Dottore, ne era a conoscenza e se ha visto anche il manifesto che è stato affisso presso l'ASL TO2, in via del Ridotto.
La domanda che voglio porre è legata proprio all'esposizione all'interno di una struttura pubblica, nello specifico parliamo di un poliambulatorio del distretto sanitario dell'ASL TO2, di questo manifesto del Centro di Aiuto alla Vita "Viva la vita" di Lanzo Torinese, nel quale è ritratto un feto di otto settimane, con sotto l'invocazione "Mamma ti voglio bene" e lo slogan "Scegli la vita", contravvenendo in questo modo, a mio parere, ad alcuni criteri che, soprattutto, sono legati anche alla capacità istituzionale e al ruolo che esercita il Direttore.
Credo che questa modalità - questo è anche un mio giudizio - testimonia anche il dispregio del rispetto della donna, dei principi ispiratori della legge 194 e della legge istitutiva dei consultori, come dei requisiti d'imparzialità e di professionalità dei servizi sanitari, come già denunciato dalla collega Artesio nel suo comunicato stampa.
Un po' ci preoccupa, rispetto al senso istituzionale e al proprio ruolo, su cui probabilmente possono far prevalere le eventuali convinzioni personali, assolutamente legittime, ma che una struttura pubblica dovrebbe evitare.
La domanda è molto semplice: in base a quale interpretazione normativa il Direttore amministrativo dell'ASL TO 2 ha autorizzato l'affissione, e se l'interpretazione normativa è riconducibile, o può essere ricondotta, alla delibera di Giunta, modificata dopo la Sentenza del TAR del 19/7/2011 relativa al protocollo per il miglioramento del percorso assistenziale per la donna che richiede l'interruzione volontaria di gravidanza.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Monferino per la risposta.



MONFERINO Paolo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Grazie, Presidente.
Non ero personalmente a conoscenza dell'affissione; ho girato comunque l'interrogazione al Direttore amministrativo dell'ASL Torino 2, visto che lo coinvolgeva direttamente, il quale l'ha condivisa con il Commissario dell'ASL Torino 2.
Questa la risposta.
L'affissione dei manifesti è stata permessa a seguito della richiesta del Presidente del "Centro Aiuto alla Vita" di Lanzo torinese, associazione di volontariato legalmente riconosciuta, allo scopo di diffondere il numero verde "SOS Vita". Tale richiesta è stata inviata anche ad altre Aziende Sanitarie e Comuni.
Simili associazioni sono già presenti in altre strutture sanitarie, in quanto regolarmente iscritte nel registro del volontariato, e quindi con diritto di esistenza previsto dalle vigenti norme.
L'affissione non ha avuto nessun intento ideologico e politico, bensì si è riconosciuto un diritto di espressione per un'attività non contraria alla legge.
Contrariamente a quanto affermato nell'interrogazione, non si è inteso disprezzare le donne o i principi ispiratori della legge 194, in quanto lo scopo dell'associazione è contribuire a superare le cause che potrebbero indurre la donna all'interruzione di gravidanza, così come previsto dall'articolo 1 punto d) della legge 194.
Nell'interrogazione si attribuisce all'Amministrazione un comportamento autoritario e mancanza di senso istituzionale, che a ben riflettere sarebbe stato più evidente nel caso che espresso divieto all'affissione del manifesto di un'associazione regolarmente riconosciuta dalle leggi dello Stato Italiano.
Questo è ciò che ci è pervenuto.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 733 presentata dalla Consigliera Artesio, inerente a "Reparto terapia antalgica ospedale di Ciriè situazione liste attesa"


PRESIDENTE

Proseguiamo con l'interrogazione a risposta immediata n. 733 presentata dalla Consigliera Artesio, che ha facoltà d'intervento per l'illustrazione.



ARTESIO Eleonora

La questione che sottopongo con questo question time è fortemente intrecciata con i temi di cui discuteremo tra poco, e sicuramente con la questione relativa all'applicazione dei piani di rientro in questa Regione e le conseguenti iniziative di congelamento delle sostituzioni del personale medico e infermieristico.
inutile che ricordi, a colleghi che dovrebbero conoscerlo, ma soprattutto alla responsabilità dell'Istituzione pubblica, il fatto che le leggi di questo Paese devono - purtroppo talvolta dobbiamo dire "dovrebbero" - essere rispettate.
Ricordo che non soltanto la competenza scientifica degli operatori e la sensibilità umana, ma anche l'attenzione dei legislatori dovrebbe essere particolarmente indirizzata alla tutela delle persone portatrici di una sofferenza, affinché riescano ad ottenere, in maniera coerente ed adeguata rispetto al loro bisogno, il sollievo derivante dalle terapie antalgiche e dalle diverse forme di contrasto al dolore.
L'incrocio di un diritto e di una possibilità tecnica di garantire l'esigibilità di questo diritto ha dato luogo a molte linee guida di carattere nazionale: dalle linee guida che fanno riferimento all'ospedale senza dolore ed introducono determinati parametri che gli operatori sanitari dovrebbero tenere sotto controllo per il controllo del dolore dei pazienti, fino alle linee guida delle cure palliative, nelle quali si stabilisce quella che, nei casi di malattia cronica, dovrebbe essere un'alleanza vincente, cioè le responsabilità tra medici di medicina generale, le indicazioni specifiche e specialistiche degli addetti alle terapie del dolore e la continuità dell'assistenza e delle cure.
del tutto evidente che quando, come accade nella nostra regione e nella provincia di Torino, in modo particolare nell'ASL Torino 4, pazienti affetti da malattie croniche e da dolori cronici (non necessariamente parlo delle situazioni estreme, cioè delle condizioni terminali delle malattie ma parlo di condizioni di cronicità indotte frequentemente nella popolazione anziana da patologie muscolo-scheletriche) si sentono rispondere, dal presidio sanitario, che per la messa a punto del protocollo necessario per impostare la terapia di contrasto al dolore occorre aspettare tre mesi, è del tutto evidente che disattendiamo alle linee guida nazionali.
Se in un'Assemblea politica esiste ancora una sensibilità umana dovremmo metterci nei panni di chi riceve una risposta in base alla quale deve arrangiarsi col proprio dolore per i 90 giorni successivi, perché così recitano le disposizioni regionali in ordine al funzionamento dei nostri presidi.
Mi auguro, quindi, che la risposta dell'Assessore dia rassicurazioni.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Monferino per la risposta.



MONFERINO Paolo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Grazie, Presidente.
Ci ha un po' sorpreso l'interrogazione, soprattutto per quanto riguarda la parte dei tempi di attesa fino a 15 mesi, riferito nell'interrogazione.
Abbiamo chiesto e fatto una riunione con la nostra Azienda Torino 4 sulle due strutture in questione, l'ospedale di Ciriè e l'Ospedale di Lanzo, e queste sono le informazioni pervenute dal dottor Rubino e dal dottor Roberti, i due responsabili delle strutture che si occupano delle cure antalgiche.
L'Ospedale di Ciriè ha un'agenda che prevede tutti i giorni, dalle 8 alle 11, e il lunedì, mercoledì e giovedì anche dalle 14 alle 15.30. Gli utenti seguiti nel 2010 sono stati, per la prima visita, 562; per le visite di controllo 2976; per le terapie infiltrative 452 e per la preparazione degli elastomeri 296.
I tempi di attesa riferiti al tipo A, cioè quelle che si considerano urgenti, arrivano al massimo ad una settimana e quelle di tipo B, sempre comunque urgenti, tra i 10 e i 15 giorni. Quelli di tipo D, cioè quelle differite e che dovrebbero essere fatte entro i 180 giorni, oggi hanno un tempo d'attesa, a Ciriè, di 75 giorni.
Il problema che riconosciamo esserci è per le agopunture, dove ci sono tempi d'attesa che arrivano fino ad un anno. C'è da dire che l'agopuntura non è utilizzata solo per cure antalgiche, ma anche per curare altre patologie e non sempre sappiamo distinguere quali di queste sono risposta alla prima piuttosto che alla seconda necessità.
Per l'ospedale di Lanzo è simile l'agenda: lunedì, giovedì e venerdì dalle 8 alle 14 e il venerdì è riservato alle terapie antalgiche che richiedono il ricovero in day hospital, cioè in sala operatoria. Gli utenti seguiti per la prima visita sono 330; per le visite di controllo 1093; per le terapie infiltrative 746 e le sale operatorie in day hospital sono 166 (sono per i cateteri venosi centrali).
Anche qui i tempi di attesa sono simili a quelli di Ciriè, quindi una settimana o 10/15 giorni per i tipi A e B; 75 giorni per i tipi D e anche qui le agopunture hanno tempi di attesa di un anno.
Precisiamo che la Regione Piemonte ha recepito, in toto e per prima fra le Regioni italiane, la legge n. 38 del 15 marzo 2010, "Disposizioni per garantire l'accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore", che prevede, all'articolo 5, l'attivazione della Rete regionale delle Cure Palliative e della Rete regionale di Terapia del Dolore, che devono integrarsi fra loro, a livello regionale e con le corrispondenti reti regionali, a livello nazionale.
Tale recepimento è avvenuto con la delibera di Giunta del 25 ottobre 2010, di istituzione della Rete regionale di Cure Palliative e delle Rete regionale di Terapia del Dolore, e con la delibera dell'11 febbraio 2011 delle due Commissioni di coordinamento delle Reti suddette.
Si rendo noto che, attualmente, le Commissioni sopra citate stanno lavorando, ciascuna per il proprio ambito di competenza, al fine di realizzare gli obiettivi previsti dalla legge n. 38.
In particolare, sono stati individuati quali compiti delle Commissioni: formulare proposte all'Assessorato per la concreta realizzazione della Rete regionale per le Cure Palliative e della Rete regionale per la Terapia del Dolore; fornire la consulenza e il supporto tecnico necessari alle Aziende Sanitarie regionali, nella realizzazione delle reti locali e nella valutazione delle loro attività; adottare strumenti di certificazione dell'effettiva erogazione delle cure palliative; adottare strumenti di controllo della qualità delle prestazioni; perseguire il miglioramento continuo della qualità delle cure erogate e favorire la promozione culturale delle cure palliative e della terapia del dolore, attraverso iniziative di comunicazione sociale; infine, promuovere l'attuazione della continuità terapeutica nei pazienti a fine vita e nei pazienti con dolore acuto e cronico, attraverso programmi di controllo nel tempo, anche in accordo con i medici di Medicina generale, con i pediatri di libera scelta e con tutti gli specialisti operanti sul territorio.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Monferino.
Passiamo all'interrogazione successiva.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali - Trasporti su ferro

Interrogazione a risposta immediata n. 731 presentata dal Consigliere Lepri, inerente a "LTF strapaga l'affitto a CONSEPI (e quindi alla Regione e a Gavio). Abbiamo ricevuto regali a nostra insaputa?"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 731, presentata dal Consigliere Lepri, che ha la parola per l'illustrazione.



LEPRI Stefano

Grazie, Presidente.
Senza nulla togliere all'Assessore Maccanti, avrei preferito fosse l'Assessore Bonino a rispondere, ma tant'è.
L'Assessore ha letto l'interrogazione che non ripeto, ma vorrei corredarla di un commento. Immagino che l'Assessore dirà che la cifra è congrua, che si tratta di una cifra enorme per poche giornate di carotaggi peraltro neanche eseguiti; quindi, non avendo possibilità di replicare arrivo già a ciò che avrei detto immaginando il commento dell'Assessore e le precisazioni.
Non si tratta di discutere di una cifra che continuiamo a ritenere assolutamente irragionevole e impropria, ma si tratta di confermare l'impegno - almeno personale, ma credo di tutto il mio Gruppo - a verificare con estrema attenzione le procedure che riguardano le questioni attinenti alla prossima realizzazione della TAV e, più in generale, le questioni che attengono ai rapporti tra pubblica amministrazione, società pubbliche e soggetti privati partner delle nostre società in Finpiemonte Partecipazioni.
Questioni delicate su cui abbiamo già rappresentato altre volte le nostre osservazioni; quindi confermiamo all'Assessore che, al di là della sua comunicazione, vi sarà una forte attenzione da parte nostra sulla vicenda.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccanti per la risposta.



MACCANTI Elena, Assessore ai rapporti con società a partecipazione regionale

Grazie, Presidente.
Voglio subito dire al Consigliere Lepri che condividiamo l'esigenza e l'attenzione sul tema.
Al fine di rispondere all'interrogazione, vorrei richiamare, anche integralmente, le considerazioni svolte in risposta all'interrogazione n.
192, "Affitto di terreni CONSEPI per sondaggi della linea Torino-Lione" presentata dal Consigliere Bono, discussa nella seduta del Consiglio regionale dell'8 febbraio 2011 che, sostanzialmente, trattava il medesimo tema.
La risposta a suo tempo fornita, che consegnerò al termine del mio intervento all'interrogante, ricostruisce in maniera esauriente sia il contesto entro cui gli amministratori di CONSEPI si sono trovati ad operare, sia anche le considerazioni di ordine strategico a partire dalle quali i medesimi hanno deciso di agire per tutelare gli interessi pubblici coinvolti.
A testimonianza dell'attenzione che anche la Giunta ripone sul tema per il tramite di Finpiemonte Partecipazioni, abbiamo richiesto a CONSEPI eventuali aggiornamenti ma, rispetto a quanto già esaustivamente riferito a febbraio scorso, nulla può essere aggiunto.
In relazione alla vicenda, si sottolinea la totale disponibilità degli amministratori di CONSEPI nel valutare, sin dall'inizio, modalità di gestione della richiesta pervenuta da LTF tali da minimizzare, per quanto possibile, gli oneri a carico del richiedente. Si ricorda, infatti l'invito di CONSEPI a posticipare i sondaggi in epoca non concomitante con i corsi di guida sicura, posticipo che avrebbe consentito di far risparmiare a LTF la quota di canone relativa ai mancati incassi. Si ricorda, inoltre, la priorità attribuita dagli amministratori di CONSEPI nella gestione della richiesta, ai temi della sicurezza delle persone e dei beni di proprietà pubblica interessati. La scelta di procedere sulla base di un contratto di concessione d'uso dell'intera area, e non soltanto di quella in cui si sarebbero svolti i sondaggi, fu originata proprio dalla volontà di garantire, innanzi ad un contesto che per ragioni pubbliche si prefigurava incandescente, una gestione in totale sicurezza di eventuali situazioni straordinarie. Infine, è bene evidenziare come il canone di affitto delle aree messe a disposizione fu determinato secondo criteri economici, ben dettagliati nella risposta all'interrogazione n. 192, che sono quelli che caratterizzano, e devono necessariamente caratterizzare, la gestione di qualsiasi attività imprenditoriale quale è, è bene ricordarlo quella gestita da CONSEPI.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 15.20 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



(La seduta ha inizio alle ore 15.20)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Botta Franco, Costa Raffele Giordano, Leo e Mastrullo.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta") - Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

"Obbligo di immediata attuazione dei Lea e illegittimità delle liste d'attesa" richiesta di sessione straordinaria, ai sensi dell'articolo 50 del Regolamento consiliare del Consiglio regionale presentata dai Consiglieri Laus, Taricco, Pentenero, Reschigna, Artesio, Motta Angela Negro, Manica, Muliere, Ronzani, Boeti, Goffi, Bresso, Dell'Utri Buquicchio, Cursio (collegati atti d'indirizzo n. 423, 448, 458, 424, 497 assorbite dal dibattito interrogazioni n. 408, 495, 534, 598)


PRESIDENTE

Siamo convocati in seduta straordinaria ai sensi dell'articolo 40 dello Statuto regionale e dell'articolo 50 del Regolamento consiliare.
pervenuta richiesta in questo senso da parte di una serie di Consiglieri il cui primo firmatario è il Consigliere Laus.
Sono collegati i seguenti atti d'indirizzo: mozione n. 425 "Rispetto degli impegni assunti in materia di liste d'attesa nei servizi socio-sanitari per l'accesso alle cure in lungassistenza" presentata dai Consiglieri Laus, Artesio, Buquicchio Cerutti, Cursio, Motta Angela, Pentenero ordine del giorno n. 448 "Obbligo di immediata attuazione dei Lea e illegittimità delle liste d'attesa" presentato dai Consiglieri Laus Bresso, Buquicchio, Cursio, Dell'Utri, Goffi, Manica, Motta Angela Muliere, Negro, Pentenero, Reschigna, Ronzani, Taricco ordine del giorno n. 458 "Riordino della spesa in materia sociale. Delega al Governo" presentata dai Consiglieri Artesio, Bresso, Buquicchio Cerutti, Laus, Motta Angela, Pentenero, Ponso, Taricco mozione n. 424 "Rispetto degli impegni assunti in materia di continuità assistenziale, servizi di riabilitazione, lungodegenza, residenziali domiciliari per persone non autosufficienti" presentata dai Consiglieri Laus, Artesio, Buquicchio, Cerutti, Cursio, Motta Angela, Pentenero mozione n. 497 "Sviluppo delle attività e delle prestazioni per anziani disabili non autosufficienti" presentata dai Consiglieri Carossa, Pedrale Lupi, Tiramani, Gregorio, De Magistris, Boniperti, Angeleri, Botta Franco Maria, Spagnuolo, Toselli, Botta Marco, Cantore, Costa Rosa Anna, Leardi Novero, Marinello, Burzi, Tentoni, Comba, Molinari, Vignale.
Comunico che, con il consenso dei primi firmatari, sono dichiarate assorbite le seguenti interrogazioni: interrogazione n. 408 "Liste d'attesa nella Sanità" presentata dai Consiglieri Taricco, Lepri, Muliere, Manica interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 495 "Limitazioni delle prestazioni di radiologia in convenzione a seguito della DGR 10 del 28 gennaio 2011" presentata dalla Consigliera Artesio interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 534 "Liste d'attesa per le visite specialistiche" presentata dal Consigliere Gariglio interrogazione n. 598 "Enormi ritardi nei pagamenti alle strutture socio sanitarie per anziani non autosufficienti e per disabili accreditate e convenzionate con le aziende sanitarie piemontesi", presentata dal Consigliere Negro Ricordo che in coda ci sarà una comunicazione della Giunta regionale relativa a "Conseguenze per la Regione Piemonte della stima di maggiori entrate da ticket sanitari", richiesta dalla Consigliera Artesio.
Il Consigliere Laus ha facoltà d'intervenire prima della Giunta regionale in quanto primo firmatario della richiesta di convocazione urgente in sessione straordinaria del Consiglio.
La parola al Consigliere Laus.



LAUS Mauro

Grazie, Presidente.
Avrei preferito intervenire prima della Giunta, anche perché era stata concordata la presenza del Presidente Cota, oltre a quella dell'Assessore Monferino. Non vedo il Presidente Cota: sono disponibile ad attendere.



PRESIDENTE

Se l'Aula acconsente, possiamo anche invertire le comunicazioni della Giunta regionale in attesa che ci raggiunga il Presidente Cota, che peraltro ha dato la propria disponibilità ad essere presente quest'oggi.



(L'Assemblea, tacitamente, acconsente all'inversione all'o.d.g.)


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Comunicazioni della Giunta regionale inerente a "Conseguenze per la Regione Piemonte della stima di maggiori entrate da ticket sanitari"


PRESIDENTE

Prima della comunicazione dell'Assessore Monferino, Consigliera Artesio vuole motivare la sua richiesta? La parola alla Consigliera Artesio.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
In realtà, avevo chiesto che la comunicazione avvenisse a fine seduta per non sottrarre tempo all'importante dibattito delle liste di attesa nelle RSA.
Quindi, cercherò di essere molto sintetica nell'illustrare le preoccupazioni che riguardavano l'introduzione dei ticket sulle visite specialistiche e prestazioni diagnostico strumentali per come le ha deliberate la Giunta regionale piemontese.
La mia richiesta nasceva prima dell'adozione dell'atto deliberativo e nasceva sulla base di un'aspettativa che oggi, storicamente evidente, non è stata accolta. L'aspettativa era che la Giunta regionale, come annunciato da altre Regioni, non mettesse in atto, fino al prossimo anno finanziario l'introduzione dell'aumento dei dieci euro sulle prescrizioni di esami e visite, in modo tale da non gravare ulteriormente sulle condizioni sociali ed economiche dei pazienti, e anche in ragione del fatto che un'introduzione in corso d'anno avrebbe non necessariamente prodotto la previsione di entrate cui il Governo ci obbligava.
La mia sottolineatura era tanto più fondata dal fatto che proprio nello stesso giorno in cui il Governo e la Regione annunciavano i ticket contemporaneamente l'Assessore alla sanità si complimentava con se stesso sulla riduzione della spesa sanitaria in questo primo semestre del 2011.
Quindi ci sarebbero state evidentemente le condizioni economiche per non addivenire all'introduzione dei ticket. Così non è stato e la Giunta ha voluto introdurli. Per inciso, ricordo soltanto che, non più tardi della giornata di ieri, il Consiglio comunale di Torino (con il quale mi pare che il Presidente Cota abbia stretto una volontà di'intenti per il contrasto alla povertà) chiedeva che la Regione non applicasse i ticket in ambito sanitario. Questo è il primo livello della discussione.
Secondo livello della discussione. Efficacia ed equità relative al modo con il quale la Regione Piemonte ha applicato i ticket.
Credo ci sia un problema d'equità. L'introduzione dei ticket non è avvenuta sulla base della partecipazione ai costi secondo la possibilità di ciascuno, cioè secondo i principi sanciti dalla Costituzione, che forse ormai paiono obsoleti nelle pratiche amministrative, bensì secondo un altro principio. Quanto più costa il sistema o una prestazione, quanto più è complessa e costosa la tecnologia da impiegare, tanto più i costi ricadranno sugli utenti.
Quindi, se ad un'analisi del sangue non vengono applicate maggiorazioni rilevanti, in quanto l'attività di analisi di laboratorio non è così costosa per il sistema, ebbene, a quel tipo di prestazioni per le quali occorre fare ricorso a tecnologie complesse ed avanzate dall'ecografia alla TAC e alla risonanza magnetica, allora lì interverrà un costo aggiuntivo.
Questo è un problema d'iniquità, perché si presuppone che quando si fa ricorso a queste prestazioni ci sia un sospetto, un dubbio, un monitoraggio che evidentemente avviene a condizioni di salute compromessa o in rischio di compromissione. Ma la Giunta ci ricorda - e mi fa piacere che lo faccia questa Giunta, perché quando quella precedente cercava di regolare il rapporto pubblico-privato all'insegna dell'appropriatezza eravamo accusati di programmazione sovietica - di aver voluto aumentare la partecipazione degli utenti per scoraggiare le prescrizioni inappropriate.
Sta di fatto che non è il medico, che prescrive in modo inappropriato a pagare quel ticket, ma è il cittadino che subisce la prescrizione e comprensibilmente ansioso, cerca di ottenere un accertamento delle proprie condizioni di salute. Iniquità, dunque.
L'inefficacia è il secondo elemento.
C'è un legittimo sospetto, che deriva dalle applicazioni di questo ticket, ovvero che a fronte di un aumento rilevante per alcune prestazioni a carico degli utenti, possa essere messa in atto da quelli che non sono più complementari, ma concorrenti del servizio sanitario, ovvero dal sistema sanitario privato accreditato, una sorta di concorrenza sleale o di dumping, chiamatela come volete. Gli economisti abbondano in quest'Aula e l'economia sembra essere il linguaggio prevalente con il quale ci confrontiamo, quindi uso termini comprensibili.
In cosa consisterebbe questo dumping? Nella possibilità che il sistema privato, fuori dalla convenzione con quello pubblico, pratichi campagne promozionali di tariffe scontate tali da orientare l'utente presso il privato anziché presso il pubblico o presso il sistema convenzionato, con ciò inducendo un danno alla Pubblica Amministrazione, la quale avendo voluto introdurre delle tariffe siffatte, come quelle che ho descritto, si aspetta anche un'entrata corrispondente al mancato ristoro del fondo sanitario nazionale su quella voce.
Ma se il pubblico si orienta, per ragioni di tempo e per ragioni di costo, in un regime del tutto privatistico, anche l'obiettivo economico desiderato dalla Giunta rischia di non essere raggiunto.
Sono delle supposizioni infondate da parte di un Consigliere di opposizione assatanato contro le decisioni di questa Giunta? Di solito le mie obiezioni vengono liquidate in questo modo.
Vi cito però due esempi concreti. Il primo è un esempio di iniquità: come cambia per i cittadini in carne e ossa la situazione? Ad esempio, a quei cittadini che malauguratamente devono ricorrere a un ciclo di dieci sedute di riabilitazione motoria in conseguenza di traumi o di patologie croniche il prezzo passa dai 36,15 euro precedenti a più di 66 euro. Questa è l'iniquità. Vediamo l'inefficienza. Due esempi, tutti certificabili.
La mammografia fuori dal percorso di Prevenzione Serena: signora di 75 anni, quindi fuori dal percorso di prevenzione; possibilità di realizzare la mammografia nel sistema pubblico, 66 euro; possibilità di realizzare la mammografia presso l'Eremo di Miazzina, 36,15 euro; protesi d'anca per minore, Studio Cento Cannoni di Alessandria, sconto di due euro rispetto alla prestazione per come sarebbe erogata nel regime convenzionato.
Posso fare una facile previsione che le entrate programmate da questa Giunta con una manovra iniqua saranno inferiori all'atteso e quindi la manovra si presenterà anche come inefficace.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Monferino.



MONFERINO Paolo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Grazie, Presidente.
Chiedo scusa, ma la dialettica un po' discorsiva della Consigliera Artesio non mi porta ad essere felice della riduzione dei costi della sanità nei primi mesi... Sono tutt'altro che felice...



MONFERINO Paolo, Assessore alla tutela della salute e sanità

ARTESIO Eleonora (fuori microfono)



MONFERINO Paolo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Anche perché non lo ha fatto.



MONFERINO Paolo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Visto che l'obiettivo che noi abbiamo è quello di mantenere sostenibile nel tempo la nostra sanità, ma sappiamo anche che le risorse che ci pervengono non sono sufficienti a mantenere l'attuale livello di costi siamo obbligatoriamente forzati a tentare di controllare in qualche modo questi costi.
Non c'è nessuna felicità nel fare questo. Semmai ci sarà felicità tra un po' di tempo nel constatare che avremo ancora un sistema sanitario anche nei prossimi anni e che i nostri figli e nipoti potranno godere degli stessi privilegi di cui abbiamo goduto noi. Cosa della quale non sono tanto sicuro, nel contesto in cui stiamo vivendo di una crisi globale che sta investendo un po' tutti i Paesi; tra questi, i più fragili - e noi siamo tra quelli - sicuramente sono più a rischio.
Pertanto, nessuna felicità nel fare queste azioni.
Ricordo che la genesi di questo ticket, che è stato introdotto - che ci piaccia o no, e non entro nel merito di questo discorso - dalla manovra finanziaria, aveva la logica di sostituire una parte del finanziamento che veniva trasferito dallo Stato alle Regioni, per sostenere il costo della nostra sanità. In particolare, si riferisce ad una quota statale di 834 milioni, che doveva essere ripartita su tutte le Regioni e che è stata coperta, in effetti, dallo Stato fino al 31 maggio, per un ammontare di circa 350 milioni. La manovra finanziaria ha imposto che la copertura del periodo che va dal 31 maggio alla fine dell'anno (31 dicembre) fosse coperta, non con un trasferimento centrale, per mancanza di fondi centrali ma con misure sostitutive, individuate dal Ministero della Salute e dell'Economia nell'introduzione del ticket di dieci euro, che dovrebbe essere introdotto su tutte le prestazioni ambulatoriali.
Qual è la situazione, ad oggi, in merito a questo ticket.
I nuovi ticket introdotti con la manovra (dieci euro sulle visite specialistiche e 25 euro per i codici bianchi di pronto soccorso), ad oggi sono applicati in tutte le regioni, tranne la Valle d'Aosta e la Provincia Autonoma di Bolzano (Trento applicherà solo il ticket sul pronto soccorso per le prestazioni non urgenti).
In molti casi il contributo è modulato in base al reddito; in altri casi, in base all'entità della prestazione.
Sono diverse le Regioni che, già a fine luglio, hanno fatto scattare regolarmente i nuovi ticket: Lazio, Liguria, Calabria, Puglia, Sicilia e Basilicata. La Basilicata, tra l'altro, è l'unica che non aveva attivato i 25 euro per i codici bianchi.
Sono in attesa di rimodulazione il Molise e la Campania.
Le altre Regioni.
Per i sardi il ticket aggiuntivo sarà un contributo di un euro spalmato su tutti gli assistiti; per le prestazioni specialistiche si arriva già a pagare un massimo di 46,15 euro, mentre per il Pronto Soccorso è previsto il pagamento di 25 euro per i codici bianchi e di 15 euro per i codici verdi.
La quota fissa aggiuntiva di dieci euro a ricetta per la specialistica ambulatoriale trova applicazione in Abruzzo dal 10 agosto, ma solo per i nuclei familiari con redditi superiori a 36 mila euro.
Tre Regioni hanno presentato insieme un Piano di rimodulazione dei ticket per fascia di reddito, sia per i farmaci sia per le prestazioni specialistiche: in Toscana sono partiti il 22 agosto, in Emilia Romagna il 29 agosto, mentre in Umbria il Piano di applicazione regionale partirà il 12 settembre.
Dal 1° agosto è in vigore in Lombardia la rimodulazione dei ticket in base al valore delle prestazioni, molto simile al nostro sistema. Niente ticket per le prestazioni sotto i cinque euro; sopra i cinque euro l'aggravio di costo non è fisso, ma è pari al 30% del valore della ricetta.
Le Marche hanno annunciato di voler rimodulare il ticket sanitario di dieci euro in base alle fasce di reddito familiare lordo. Sarà introdotto sulla spesa farmaceutica e sulle prestazioni specialistiche, e la Regione attende in questo momento l'ok del Governo per considerarla misura sostitutiva a quella proposta dalla manovra.
Infine, in Friuli Venezia Giulia sono valutati in entrata i codici del pronto soccorso su cui sarà applicato il nuovo ticket di 25 euro, mentre i tecnici della Regione sono ancora al lavoro per la rimodulazione del contributo su prestazioni e sui codici bianchi.
Pertanto, l'applicazione dei ticket, con varie modalità - di prestazioni, di reddito, oppure spalmando il ticket su altre prestazioni oltre a quelle specialistiche - è in atto praticamente in tutte le regioni italiane, per ottenere quella copertura di circa 500 milioni che mancano al trasferimento centrale, dal mese di maggio al mese di dicembre.
Ricordo che siamo una Regione in Piano di rientro, quindi abbiamo già dei problemi a rientrare dal nostro disavanzo. Questi problemi li vivremo nel 2011 e nel 2012, periodo in cui dovremmo riuscire a portare a compimento il Piano di rientro.
Siamo praticamente obbligati ad introdurre il ticket per mantenere questi impegni ed obiettivi; se non li mantenessimo, la nostra sanità sarebbe commissariata, con esiti tutti da scoprire e da vedere.
Sono dell'opinione che, se riusciamo a controllare il nostro destino probabilmente questo sarà più utile per tutti i cittadini piemontesi.
Per quanto riguarda i risultati economici che sono stati citati, nel primo trimestre abbiamo speso circa 18 milioni in meno rispetto al primo trimestre dell'anno precedente, su circa 2,2 miliardi, quindi stiamo parlando di una cifra modesta, ma che dimostra che la spesa della nostra sanità, per una volta, per la prima volta, non è cresciuta com'è sempre avvenuto negli anni precedenti (cresceva mediamente del 5-6% l'anno).
Non conosciamo ancora le chiusure degli ultimi mesi, ma speriamo di riuscire a mantenere il livello d'economia che abbiamo raggiunto nel primo trimestre, per riuscire a rispettare anche l'impegno di fine anno, che era quello del Piano di rientro.
Questa è un po' la situazione in generale.
Ho un dettaglio, regione per regione, di come sono stati applicati i ticket. Noi abbiamo deciso di farlo in quel modo, non applicando un ticket piatto di dieci euro su tutte le prestazioni, ma cercando di tenere più basso il livello di ticket sulle prestazioni che numericamente sono la stragrande maggioranza.
Questo, ovviamente, fa colpire leggermente di più, con delle cifre leggermente più alte, gli accessi specialistici a maggiore valore e contenuto.
C'è sembrato un modo per modulare, almeno per la stragrande maggioranza delle richieste di esami specialistici, un ticket ai livelli più bassi possibile e questa è sostanzialmente la ragione della nostra scelta.
Potrebbero esserci altri metodi, come quelli adottati da altre Regioni.
Il fatto che noi l'abbiamo avviato in questo modo, con una certa rapidità, perché dovevamo coprire tutto il periodo da qui a dicembre, non c'impedisce di valutare le conseguenze che avremo e gli effetti della nostra situazione, ed eventualmente rimodulare la situazione nei mesi futuri.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei, Assessore Monferino.
Ci sono interventi? La collega Artesio vuole replicare? No. Dichiaro esaurita la comunicazione.


Argomento: Parchi e riserve - Protezione della natura (fauna, flora, minerali, vigilanza, ecc.)

Comunicazioni della Giunta regionale in merito alla legge regionale n. 16 del 3 agosto 2011, "Modifiche alla legge regionale 29 giugno 2009, n. 19 (Testo unico sulla tutela delle aree naturali e della biodiversità)"


PRESIDENTE

Mentre aspettiamo il Presidente Cota, invito l'Assessore Casoni a svolgere la propria comunicazione - come si era impegnato a fare - sulla quale sarà possibile chiedere chiarimenti, in merito a quanto rilevato questa mattina dal collega Taricco sulla legge n. 19.
Prego, Assessore Casoni.



CASONI William, Assessore ai parchi e aree protette

Grazie, Presidente.
Questa mattina ero impegnato, pertanto non ho seguito la questione in aula.
Mi è stato riferito che è stata notata un'incongruenza tra la cartografia allegata alla presentazione del disegno di legge e quella che sarebbe fuoriuscita dalla Commissione, rispetto a quella approvata in aula.
Ho chiamato immediatamente il Dirigente del servizio, Giovanni Assandri, il quale sta ancora facendo le rilevazioni con la Commissione.
Dico in modo trasparente che, poiché non ho messo mano a questa materia, perché sapete che le cartografie dei Parchi sono grosso modo una mezza stanza di documenti e di planimetrie, quindi io certo su questo...
Lui sostiene che fu allegato in Commissione un elenco delle modifiche apportate ai Parchi, che poi la Commissione, approvando il testo, lui sostiene...
Però, qualora non fosse così, nulla quaestio a fare un'errata corrige e a stralciare questa parte ed eventualmente aggiungerla nuovamente con un disegno di legge aggiuntivo, però qualora sia appurato che, in effetti, è stata una svista che non ha permesso di votare e che quindi il testo approvato - diciamo - il dischetto allegato in Commissione sia diverso da quello poi registrato in aula.
Adesso il dottor Assandri è in contatto con la funzionaria Regge stanno facendo questa verifica, in quanto il dottor Assandri sostiene che ci sarebbe questo documento e che quel dischetto conterrebbe... Però è un riscontro burocratico.
Se c'è il testo, producano i documenti e si vedrà se il dischetto è conforme o meno. Qualora ci sia invece stata una svista e non sia stato approvato, chiederemo l'errata corrige per poi riformalizzare questa richiesta.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Taricco; ne ha facoltà.



TARICCO Giacomino

Grazie, Presidente.
Voglio solo chiarire due questioni.
La prima: c'è un unico emendamento all'articolo 10, che è quello nel quale si parla della definizione delle aree protette, mentre le aree contigue vanno all'articolo 6. L'unico emendamento all'articolo 10 della Giunta è un emendamento di due commi che introduce una diversa definizione di un'area protetta.
Non c'è nessun emendamento che parli di modifiche a cartografie.
Quindi, da questo punto di vista nel merito posso già dire con certezza che le cartografie, la definizione di confini da nessuna parte sono stati interessati da modifiche introdotte. Quindi, la cartografia iniziale deve corrispondere a quella che è uscita complessivamente sia pure se sia entrata tutta come area protetta ed è uscita in parte come area protetta e in parte come area contigua. Questo è quello che, con la modifica e lo spostamento di una serie di aree dall'articolo 10 all'articolo 6, si ottiene come risultato finale.
Credo che dal nostro punto di vista non sia liquidabile la questione in questi termini, nel senso che vogliamo capire come sia stato possibile che una cartografia di un'area sia stata modificata oltre che nella divisione tra aree contigue e aree protette in una modifica oggettiva di confini.
Ripeto che questa non è una questione liquidabile dicendo "se non è a posto, la mettiamo a posto", perché qualcuno una modifica a questa cartografia l'ha fatta.



PRESIDENTE

Consigliere Taricco, come ho già detto questa mattina, gli uffici del Consiglio regionale hanno verificato che il supporto informatico è coerente con quanto è stato pubblicato, ma che in effetti, come lei rilevava in apertura di seduta, l'emendamento approvato non ricomprende la modificazione che è stata pubblicata, pur essendo contenuta nello stesso supporto informatico.
Pertanto, ho già scritto al Presidente della Regione invitandolo a disporre l'errata corrige sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte di dopodomani, e successivamente, come mi sembra di avere inteso anche dall'Assessore Casoni, fatte le verifiche, se e quando, si proporrà in sede di Commissione legislativa - se i colleghi Capigruppo lo riterranno - o in Commissione e poi in Aula, le eventuali e necessarie modifiche.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 15.47 riprende alle ore 15.50)



PRESIDENTE

La seduta riprende.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

"Obbligo di immediata attuazione dei Lea e illegittimità delle liste d'attesa" richiesta di sessione straordinaria, ai sensi dell'articolo 50 del Regolamento consiliare del Consiglio regionale presentata dai Consiglieri Laus, Taricco, Pentenero, Reschigna, Artesio, Motta Angela Negro, Manica, Muliere, Ronzani, Boeti, Goffi, Bresso, Dell'Utri Buquicchio, Cursio (collegati atti d'indirizzo n. 423, 448, 458, 424, 497 assorbite dal dibattito interrogazioni n. 408, 495, 534, 598) (seguito)


PRESIDENTE

Colleghi, siamo ora in seduta straordinaria ed urgente del Consiglio regionale, di cui al punto 2) all'o.d.g., ai sensi dell'articolo 40 dello Statuto e dell'articolo 50 del Regolamento. La richiesta è stata presentata dalle opposizioni ed ha come primo firmatario il Consigliere Laus.
Ricordo che le interrogazioni n. 408, n. 495, n. 534 e n. 598, con il consenso dei proponenti, sono assorbite dal dibattito.
Teniamo in sospeso l'interrogazione n. 175 non essendo presente il Consigliere Cursio, al quale chiederemo il consenso quando sarà presente.
Sono atti di indirizzo collegati le mozioni n. 425, n. 424 e n. 497, e gli ordini del giorno n. 448 e n. 458.
La parola al Consigliere Laus, che ha facoltà di intervenire per motivare la richiesta.



LAUS Mauro

Grazie, Presidente.
Sono primo firmatario delle mozioni n. 425 e n. 424, nonché dell'ordine del giorno n. 448, su cui poggia la richiesta di questo Consiglio straordinario.
Quindi, per comodità di dialogo, mi permetto di illustrare quali sono state e sono le argomentazioni che hanno indotto il sottoscritto - e ringrazio i colleghi dell'opposizione - per la convocazione di questo Consiglio straordinario.
Per introdurre il tema che andremo a trattare oggi, comincerò con il fornire qualche dato numerico raccolto negli ultimi mesi, affinché sia chiara da subito la dimensione del problema, e so bene che quando si parla di malati basterebbe un solo caso a giustificare una sollevazione popolare e la convocazione di un Consiglio straordinario.
Ma il fatto è che qui i numeri, pur nella loro freddezza, dipingono un quadro emergenziale tale da sottrarre ogni possibile scusante all'immobilismo della Giunta regionale, la quale alla fine non potrà cavarsela dicendo: "Abbiamo affrontato altre priorità". Non è possibile.
Oggi questa scusante non è possibile.
Dica quindi a me e ai colleghi dell'opposizione e agli interessati agli utenti, caro Presidente Cota e caro Assessore Monferino, che cosa c'è di più urgente di 20 mila anziani non autosufficienti che chiedono un posto letto in casa di riposo o l'attivazione di un servizio d'assistenza in regime semi-residenziale o domiciliare? E badate che il dato dei 20 mila ci è fornito dalle associazioni di volontariato, quindi giudichiamo sia sottostimato, perché la Giunta non ha mantenuto l'impegno di rendere pubblico l'andamento delle liste d'attesa.
Peggio ancora: ad aprile l'Assessorato ha disposto una ricognizione dei posti letto autorizzati al 31 marzo 2011 - un atto tra l'altro imposto dal Ministero - dove però non c'è traccia dei posti letto realmente occupati nelle varie ASL. E di questo parleremo ancora nel corso della giornata.
A dirci qualcosa di più preciso sulle liste d'attesa è stata qualche settimana fa l'ANASTE, l'associazione più rappresentativa del privato convenzionato. L'associazione, cui fanno capo oltre 5.500 dei quasi 23 mila posti letto autorizzati, ha condotto in Piemonte un sondaggio presso le proprie strutture, dal quale è emerso che le giornate di degenza acquistate dalle ASL sono diminuite di circa il 13% in un anno. Senza contare il calo del fatturato di questi imprenditori pari al 3%, che sta cominciando oggi a creare nuove sacche di disoccupazione; quindi, parliamo dei posti letto effettivamente occupati.
Secondo la testimonianza invece delle associazioni di volontariato sotto il cielo del nostro civilissimo territorio il tempo di attesa per un posto letto in casa di riposo può aggiungere anche i due anni e potete ben immaginare che superato un certo numero di primavere (70-80) e in condizioni di malattia grave, una persona in due anni fa in tempo a morire.
Sì, avete capito bene: c'è gente nel nostro Piemonte che muore prima di vedersi riconosciuto il diritto ad essere assistito, un diritto che sulla carta sembrerebbe pienamente esigibile. E proprio qui sta il punto.
Come avrete letto nel testo dell'ordine del giorno che ho depositato come primo firmatario, di recente le liste d'attesa per l'accesso ai servizi socio-sanitario sono state giudicate illegittime, in base ad una serie di sentenze emesse tanto dalla Magistratura ordinaria quanto da quella amministrativa. Sono risultate illegittime al punto che in diverse Regioni italiane i giudici hanno condannato Aziende Sanitarie ed Enti gestori dei servizi socio-assistenziali a risarcire i malati e le loro famiglie.
Già nei mesi scorsi le associazioni di volontariato avevano bussato alla porta dei diversi livelli istituzionali del territorio per avere l'ascolto sperato. Eppure la Giunta Cota e a sua maggioranza - perlomeno colleghi, quel che resta di questa maggioranza - visto che si dimostrano più sensibili ai bilanci che alle persone, dovrebbero cominciare a drizzare le antenne e a prendere sul serio l'ipotesi che si moltiplichino le citazioni in giudizio a carico delle Aziende Sanitarie inadempienti. Se non bastano le cartelle cliniche, infatti, adesso ci sono le sentenze a dire che i malati hanno ragione da vendere.
Ho voluto fare una verifica di persona, affidando a mie spese ad un avvocato di fiducia uno studio dal quale è emerso che gli utenti del servizio sanitario dichiarati non autosufficienti, ai quali sia stata negata l'immediata attivazione di un'assistenza cosiddetta essenziale hanno la possibilità di rivalersi sull'ASL e sul Comune competente per territorio, ciascuno per la propria quota di responsabilità, e di vedersi risarcire il danno esistenziale subito. Dal canto loro le famiglie dei malati, se costrette a mettere mano al portafoglio per supplire all'inadempienza degli Enti pubblici, hanno diritto al riconoscimento dal danno patrimoniale.
Cosa vogliamo fare, Presidente? Assessore Monferino, cosa facciamo? Continuiamo a voltarci dall'altra parte? Avrete letto che la Fondazione "Promozione Sociale" da qualche settimana ha intrapreso una campagna di informazione insieme con l'ANASTE per sostenere gli utenti che vogliono avviare un'azione legale, affinché chi ha un ruolo di governo negli Enti pubblici sia costretto a fermarsi a riflettere se non sia venuto finalmente il momento di decidere di dedicare il giusto interesse e le necessarie risorse alla risoluzione del problema. Lo stesso intendo fare io.
Presidente Cota e Assessore Monferino, le Aziende Sanitarie continueranno con la complicità della Giunta a congelare le richieste di applicazione dei Livelli essenziali d'assistenza provenienti dai malati non autosufficienti? Sono proprio le risorse negate dalla sanità quelle che generano le liste d'attesa: per l'accesso alle Case di riposo da parte degli anziani e alle Comunità alloggio o ai Centri diurni da parte dei disabili gravi; ma anche quelle per l'attivazione dei servizi domiciliari.
Gli stessi Consorzi comunali che ho citato prima, colpevoli per la loro parte di chiedere agli utenti una partecipazione indebita alle spese d'assistenza, sono per lo più vittime dei mancati finanziamenti regionali e alla stessa stregua dei malati, volendo, potrebbero decidere di rivalersi sulla Regione; anzi, mi correggo in questo momento: non "potrebbero", ma "dovrebbero" agire nei confronti della Regione.
So bene che nell'interesse dell'Ente pubblico sarebbe necessario Assessore Maccanti, evitare l'assalto alla diligenza da parte di chi ritiene di aver subito un torto, ma il Presidente Cota e la vostra Giunta ci lascerà un'alternativa? Il piano di rientro e il relativo addendum concordato a febbraio con il Ministero della Salute hanno posto l'obiettivo di convenzionare un numero di posti letto pari al 2% della popolazione ultrasessantacinquenne e a quest'obiettivo risultano vincolate le risorse aggiuntive rispetto a quelle dell'anno scorso. Viene da chiedersi, quindi come mai si vada nella direzione opposta e la Giunta abbia sempre qualcosa di meglio di cui occuparsi.
Voglio ricordare inoltre che ad oggi i Direttori Generali delle Aziende Sanitarie non hanno alcun vincolo specifico per lo sfoltimento delle liste d'attesa: hanno solo il dovere miope di fare quadrare i conti. Non stupisce, quindi, che all'ultimo giro di vite imposto dal Governatore, qui non abbia ancora fatto seguito alcuna reale programmazione, anche perché il Piano Socio Sanitario - a meno che non l'abbia nascosto il collega Lepri da qualche parte - non si è ancora visto e che molti manager abbiano deciso di non rimpiazzare nemmeno gli utenti deceduti nei posti letto già attivati.
La Giunta regionale oggi deve quindi procedere ad un'inversione di rotta e riconoscere l'assoluta priorità dei servizi contemplati dai LEA a favore della popolazione non-autosufficiente.
Presidente, ho illustrato perfettamente in dieci minuti l'ordine del giorno. Devo illustrare ancora due mozioni e necessiterei precisamente di dieci minuti per l'una e di dieci per l'altra; non occuperò invece ancora venti minuti, ma ho bisogno ancora di un po' di tempo per illustrare le mozioni, che non sono dei semplici fogliettini di carta da inserire nella documentazione: dietro ad ogni mozione ci sono dei ragionamenti e delle aspettative da parte dei cittadini piemontesi.
Non ci venga a dire il Presidente Cota che esiste una sentenza che legittima i vincoli di bilancio con cui le ASL giustificano le liste d'attesa. Quel 2% posto come obiettivo tendenziale dal Ministero è un traguardo ancora lontano per il Piemonte, fermo all'1,4%, e non c'è giudice che non lo riconosca. E quando non paga la sanità, Presidente Cota, è il settore delle politiche sociali che deve supplire: quindi, ancora una volta, la Regione. Le chiedo gentilmente a titolo di cortesia personale come cittadino e come Consigliere, di non intraprendere con queste persone né tanto meno con il sottoscritto, una guerra di carte bollate, perché in questo caso avrebbe fallito lei, avrei fallito io e avrebbe fallito la politica. Le questioni, quindi, vanno risolte politicamente.
Quanto alle altre due mozioni, comincio da quella sulle liste d'attesa per l'accesso alle cure di lungo-assistenza. Come certo ricorderete, in data 12 gennaio - e qui chiedo l'attenzione ai colleghi della maggioranza era stata celebrata una seduta straordinaria del Consiglio regionale, in cui le organizzazioni sindacali e le associazioni a tutela dei diritti dei malati avevano denunciato il pericoloso allungamento delle liste d'attesa per l'inserimento nei servizi socio-sanitari e per l'accesso alle cure domiciliari in lungo-assistenza che, come dicevo, interessano in modo particolare anziani non autosufficienti ma anche minori e adulti colpiti da gravi disabilità.
Si trattava di una denuncia delle cui ragioni oggi troviamo l'ennesima conferma. In quella stessa data venne votato a maggioranza - a maggioranza un ordine del giorno che impegnava la Giunta a rendere disponibili, con cadenza trimestrale, i dati sulle liste d'attesa a tutti i livelli. Lo ricordo ai colleghi Vignale, Pedrale e a tutti gli altri: si parlava delle liste per l'inserimento nelle Case di riposo come di quelle per l'attivazione delle cure domiciliari. Il documento impegnava la Giunta anche a garantire il funzionamento delle sedi di monitoraggio e di concertazione previste dagli atti regionali per una corretta applicazione dei provvedimenti assunti in materia, a cominciare dal tavolo dei LEA.
Ebbene, a distanza di sei mesi, nessuno degli impegni assunti è stato rispettato. Si chiede quindi di dare effettiva attuazione a quanto disposto e di approvare l'ordine del giorno n. 191, anche per tentare di recuperare credibilità a vantaggio dell'Aula e delle sue funzioni.
Vengo invece all'ultima mozione, il cui oggetto è chiaramente legato a doppio filo con quello del documento precedente. Come nel caso delle liste d'attesa, anche qui ci sono impegni, presi davanti alle associazioni dei malati e puntualmente disattesi, nonostante il carattere d'urgenza riconosciuto alla questione. Gli impegni cui mi riferisco riguardano due ordini del giorno: uno presentato dalla maggioranza e l'altro dall'opposizione, approvati lo scorso 19 marzo e aventi come oggetto la continuità assistenziale.
In quei documenti si chiedeva alla Giunta di adottare le delibere attuative previste dalla legge n. 10/2010, che definisce le modalità con cui assicurare gli interventi a domicilio per le persone non autosufficienti. Grande protagonista costruttivo è stato il Consigliere Vignale, che invocava l'applicazione di questi regolamenti attuativi.
Invece la maggioranza, e in modo particolare la Vicepresidente del Gruppo del Popolo della Libertà, la collega Montaruli, in questi giorni ha posto una speciale attenzione sulla presunta necessità di garantire una più corretta applicazione della legge dello Stato n. 194, cioè ci stiamo preoccupando su come tutelare le persone che devono essere messe al mondo e lasciamo morire le persone che in questo mondo, da 70-80 anni, già ci vivono. Questa è una riflessione che lascio a voi non in Aula, ma alle vostre coscienze: probabilmente riuscirete a dirvi la verità.
Tornando alla mozione, voglio ricordare che i servizi domiciliari a favore dei non autosufficienti, oltre a migliorare la vita dei malati, se funzionano a dovere, fanno anche risparmiare il posto in casa di riposo (dal costo ben superiore rispetto a qualunque intervento a domicilio e a un'adeguata continuità assistenziale) e riducono i ricoveri e gli accessi impropri negli ospedali.
Presidente e colleghi, secondo un rapporto sulla non autosufficienza pubblicato dal Ministro Sacconi nel luglio 2010, ben 17 miliardi di euro (quasi metà della manovra finanziaria!) vengono spesi per ricoveri ospedalieri inappropriati di pazienti con patologie senili, pari al 16% del fondo sanitario nazionale.
L'attuazione della legge n. 10/2010 è per quest'Amministrazione un impegno inderogabile e altrettanto si può dire della necessità di trovare risorse adeguate per portarle a compimento, e mi riferisco sia alle risorse da garantire in sede di bilancio d'assestamento sia a quelle nazionali da sollecitare in Conferenza delle Regioni.
Presidente, ho finito di illustrare. Con un profilo mi sono sforzato perché sto un po' stretto nel rivestire i panni istituzionali su un tema di così vasta portata. Mi permetto - sicuramente il Regolamento me lo censente alla fine della discussione, dopo aver ascoltato l'intervento del Presidente Cota, dell'Assessore Monferino e di tutti i colleghi che hanno votato quegli ordini del giorno, di fare le mie considerazioni politiche.
Presidente, ne approfitto per dire - e qui mi rivolgo a lei, l'ho già detto in Commissione - che, quando approviamo un ordine del giorno dobbiamo pensare, dobbiamo riflettere prima di votarlo. Quando votiamo una mozione, quando votiamo un documento di indirizzo, dobbiamo prenderci delle responsabilità. Perché personalmente - anche se qualche amico, qualche assistente, qualche collaboratore mi ha detto di non usare questa terminologia - dico che questa è truffa sul consenso, se noi eliminiamo gli ordini del giorno, eliminiamo le mozioni. Questo non vale solo per voi questo vale per tutto il panorama politico (Senato, Camera, Regione, Comuni dal più grande al più piccolo di 50 abitanti). Non è possibile.
Oggi parlo in quest'Aula, quindi l'Ufficio di Presidenza si deve prendere la responsabilità che gli atti di indirizzo possano esplicare la propria efficacia, altrimenti - lo ripeto - noi truffiamo sul consenso. E personalmente mi sentirei un corpo estraneo distinto e distante da voi e quindi ho la necessità di stigmatizzare questa differenza.
Le ulteriori considerazioni politiche le faccio alla fine. Grazie Presidente, e mi scuso se ho... Anzi, non mi scuso, perché non ho abusato del tempo: vi ho fatto risparmiare dieci minuti.



PRESIDENTE

Gli atti di indirizzo n. 425 e n. 424 nonché l'ultimo depositato quest'oggi, il n. 448, di cui è primo firmatario il collega Laus, sono illustrati.
Comunico che, nel frattempo, è stata depositata una nuova mozione, n.
497, a firma dei Consiglieri Carossa, Pedrale, Lupi ed altri.
La parola al Presidente della Regione, onorevole Cota.



COTA Roberto, Presidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente.
Ho letto, ovviamente, le mozioni e gli ordini del giorno che sono stati presentati e ho ascoltato anche i suoi due interventi. Cercherò di fare un intervento prescindendo da quelle che sono le polemiche e le posizioni strumentali, perché, quando si ha a che fare con un bene prezioso come quello della salute, penso che questo sia il dovere primario.
Il problema delle liste di attesa nelle RSA, nelle RAF e nelle strutture post-acuzie non nasce certamente oggi: è un problema che esiste da molti anni, da diversi anni. È un problema che va affrontato in maniera strutturale, organica.
Innanzitutto, vorrei far presente che non c'è stato alcun taglio da parte di questa Giunta delle risorse a disposizione; semmai, c'è stato un aumento delle risorse a disposizione. Questo non lo dico a caso, ma lo dico ovviamente leggendo le somme che sono state stanziate negli anni a copertura del costo della quota sanitaria che interviene nel pagamento della retta all'interno delle strutture: a bilancio 2008 sono stati collocati e spesi 261 milioni di euro e a bilancio 2010 sono stati collocati e spesi 295 milioni e rotti di euro. Quindi non c'è stata una riduzione della spesa.
Dico questo per dire che il problema comunque esiste. E come si affronta questo problema? Si affronta facendo una riforma strutturale.
Quale riforma? Noi oggi abbiamo un sistema sanitario - metto insieme la sanità e l'assistenza dal punto di vista concettuale, perché queste sono prestazioni sanitarie, rientrano tra le prestazioni essenziali - che è costruito su tre pilastri: esiste la sanità di territorio, esiste la sanità ospedaliera ed esiste la sanità delle strutture post acuzie.
Noi abbiamo avuto, negli anni, uno sviluppo abnorme della nostra sanità, uno sviluppo che ha comportato una grande spesa per quanto riguarda le strutture ospedaliere e ha indebolito gli altri due pilastri (sanità di territorio e struttura post acuzie). Li ha indeboliti, tenendo conto anche di un fatto: innanzitutto l'aspettativa di vita è aumentata e quindi c'è un maggiore bisogno di strutture post-acuzie e la tipologia degli interventi all'interno delle strutture ospedaliere si è modificata, nel senso che oggi non è più richiesta quella lunghezza di degenza che invece esisteva anni fa negli ospedali; oggi sono più rapidi nell'effettuazione degli interventi quindi è cambiato completamente lo schema, il rapporto tra sanità di territorio, sanità all'interno degli ospedali e sanità all'interno delle strutture post acuzie.
Allora, se vogliamo cercare di risolvere il problema, al di là delle contrapposizioni, delle battute o delle strumentalizzazioni alle quali oggi non rispondo - mi sono autolimitato prima di entrare in quest'aula - e se vogliamo veramente costruire qualcosa, dobbiamo agire lì per mettere in piedi una sanità più moderna.
Che cosa abbiamo cominciato a fare? Innanzitutto, abbiamo cominciato a mettere sotto controllo i conti della sanità, perché la spesa sanitaria parlo, soprattutto, della spesa legata alla parte ospedaliera - è schizzata alle stelle negli ultimi anni, in maniera completamente fuori controllo.
cresciuta, solo negli ultimi anni, del 24.6%, dal 2004 fino ad oggi.
cresciuta molto di più che nelle altre Regioni e ha provocato un indebitamento tale da rendere necessaria la sottoscrizione di un piano di rientro.
fondamentale che venga messa sotto controllo, in maniera tale da non togliere dei servizi dal punto di vista ospedaliero, creando invece - da qui la riforma - questo sistema di rete di ospedali che elimina quelle che sono le duplicazioni e gli sprechi, ed efficienta quelli che sono i servizi questa è la nostra idea di riforma dal punto di vista della sua impostazione - consentendo di liberare delle risorse da impiegare, pur tenendo conto della situazione attuale. È inutile - sono assolutamente d'accordo sull'impostazione - vendere cose che non si hanno! Noi non possiamo vendere il fatto che nel futuro reperiremo risorse pubbliche per quanto riguarda la sanità. Per favore, non diciamolo, perché non sarà così! Perché la spesa pubblica è destinata a scendere! Non possiamo aumentare la spesa pubblica, perché non ne abbiamo la disponibilità.
Abbiamo un livello di indebitamento che è alle stelle; abbiamo una tassazione che ha raggiunto i livelli massimi e possiamo soltanto fare in modo che la spesa venga efficientata e si recuperino, così, delle risorse da investire correttamente. Accetto tutto, tranne che mi si dica che non vengono messe a disposizione delle risorse quando la spesa sanitaria è andata completamente fuori controllo negli ultimi anni e adesso ci ritroviamo in questa condizione! Posso accettare un consiglio o un intervento nel merito magari per dire "a nostro avviso, occorre fare così" ma non vendere un libro dei sogni che non esiste. Perché non esistono delle risorse aggiuntive. Esiste, semmai, il modo di tagliare gli sprechi. Esiste il modo, evidentemente, di recuperare risorse e servizi mediante una maggior equità. Questo sì.
Ritornando al discorso che stavo sviluppando, questa riforma, che prevede la messa in rete degli ospedali, può liberare risorse per la sanità, intesa come strutture post-acute; può liberare, altresì, spazi per quanto riguarda la messa a disposizione di strutture nuove e più moderne anche dal punto di vista dei posti letto. Così si può realizzare un riequilibrio tra i tre pilastri: sanità di territorio, sanità degli ospedali e sanità post-acuta.
Perché anche la sanità di territorio è rilevante; pensiamo all'importanza di realizzare i CAP e le strutture poliambulatoriali: se queste strutture funzionano, innanzitutto sono presenti in maniera capillare sul territorio; poi, ovviamente, deflazionano (rendendo un servizio più mirato) quelli che sono i ricoveri impropri all'interno degli ospedali e dei Pronto soccorso. Quando al pronto soccorso si registra un codice bianco, rappresenta un'anomalia del sistema della sanità territoriale. Per carità, può capitare: ci possono essere una serie di codici bianchi (anche verdi, per la verità) che magari non sono un'anomalia, posto che uno prima di scoprire che non ha niente, deve fare un esame a seguito di un sospetto. In generale, però, quando c'è un codice bianco, significa che la sanità di territorio poteva e doveva funzionare meglio.
Allora, se noi investiamo in questa direzione e pensiamo ad una sanità più moderna, riusciremo ad affrontare questo problema, che è reale; per cui non solo non si vuol far finta di niente, ma se ne vuole ammettere l'esistenza, perché c'è bisogno di affrontarlo e di risolverlo pensando ad una sanità più moderna.
Sono due le riflessioni aggiuntive che lascerò al dibattito; non che la linea debba essere suggerita dalle opposizioni, però visto che c'è un dibattito, ci piacerebbe anche ascoltare quelle che sono le varie opinioni.
Uno dei due temi che lascio alla vostra riflessione riguarda la compartecipazione alle rette, che, come sapete, ha due forme: il ticket o la possibile compartecipazione della famiglia, considerando, quindi, non solo il reddito della persona, ma anche quello familiare (ovviamente aggiungo io - sempre tenendo conto del quoziente familiare, quantomeno secondo la nostra logica).
Questo tema lo lascio al dibattito. Noi non abbiamo ancora maturato una posizione definitiva, ma stiamo ragionando su questo. Alcune Regioni hanno ovviamente preso in considerazione il punto.
Il secondo aspetto è legato al rapporto tra pubblico e privato. Anche su questo, ovviamente, c'è una riflessione in atto, che verrà fatta con equilibrio (non vorrei leggere o sentire dopo interventi del tipo "Cota ha intenzione di aprire al privato e di chiudere completamente il pubblico".
Assolutamente no, non avete capito).
Su questi due punti è necessaria ovviamente una riflessione, che peraltro stiamo facendo, perché sono due aspetti che si inseriscono comunque nel nostro disegno di riforma che stiamo mettendo in campo.
L'obiettivo non è quello di avere una posizione preconcetta ed ideologica. Il nostro unico obiettivo è quello di realizzare un servizio sanitario regionale che sia il più efficiente possibile. Questo non è né di destra né di sinistra - per questo è stato chiamato l'ingegner Monferino a ricoprire, prima, l'incarico di Direttore e, poi, quello di Assessore perché noi abbiamo accettato la sfida, che, del resto, è molto importante soprattutto per il futuro, per il domani.
Quando abbiamo accettato questa sfida, ovviamente, conoscevamo le difficoltà che avremmo incontrato, ma l'obiettivo era far funzionare il sistema nel modo migliore possibile. Del resto, ci sono ospedali - abbiamo svolto anche un'analisi di tutte le strutture ospedaliere, perché, in qualche modo, abbiamo già anticipato i costi standard - che hanno un livello di efficienza sostanzialmente alto; poi, ci sono ospedali che hanno un livello di efficienza basso. Allora, è certo che in quel delta si annida lo spreco e il recupero dal punto di vista del miglioramento della qualità del servizio e anche dal punto di vista, ovviamente, del costo.
Comunque, vi ringrazio anche della sollecitazione e delle argomentazioni che avete esposto e che esporrete nel dibattito.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PLACIDO



PRESIDENTE

Grazie, Presidente Cota.
Comunico che il Consigliere Carossa rinuncia ad intervenire per l'illustrazione della mozione n. 497, eventualmente potrà intervenire nel prosieguo.
Dichiaro aperto il dibattito generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Boeti; ne ha facoltà.



BOETI Antonino

Grazie, Presidente.
Il Presidente Cota diceva che non bisogna vendere cose che non si hanno e ricordo che ci sono stati esponenti importanti del centrodestra che durante la campagna elettorale per le regionali, hanno concentrato le loro promesse elettorali sulla questione delle liste d'attesa. Ho ricevuto anch'io, come tutti i cittadini della provincia di Torino, quei documenti sui quali c'era scritto che, se il Presidente Cota avesse vinto le elezioni, le liste d'attesa - fenomeno preoccupante e antico, come diceva il Presidente Cota - sarebbero state eliminate.
C'è un proverbio che dice che quando la neve si scioglie, si vedono i buchi nel terreno: a distanza di un anno e mezzo di governo regionale la neve si sta sciogliendo e si vedono i buchi, che sono rappresentati dalle 28 mila persone in attesa in provincia di Torino e dalle 11 mila persone in attesa nella città di Torino. Parliamo di 39 mila persone che non solo attendono un posto in RSA, ma anche l'assistenza domiciliare, che considero uno dei pilastri dell'assistenza agli anziani. Prima di pensare al ricovero in una struttura, un Governo civile dovrebbe essere in grado di garantire all'anziano non autosufficiente la possibilità di vivere a casa sua, tra gli effetti con cui è vissuto con la sua famiglia e dove sono cresciuti i suoi figli.
Nella scorsa legislatura, abbiamo provato - prima di noi l'aveva fatto l'Assessore Cotto nella legislatura precedente, l'ultima del Governo Ghigo a dare una risposta. Ricordo che l'Assessore Cotto - quando ho intrapreso l'attività di Consigliere regionale l'ho verificato e studiato - aveva quasi raddoppiato i posti in struttura.
Noi li abbiamo portati al 2% (due posti letto ogni 1.000 abitanti over 65) e abbiamo incrementato in maniera importante l'assistenza domiciliare.
Abbiamo fatto una cosa, probabilmente, che consideriamo di sinistra Presidente Cota - su cui lei può anche non essere d'accordo, cioè abbiamo legato il contributo economico non al reddito della famiglia, perché ci sono famiglie che si sono impoverite per garantire un'assistenza domiciliare ai propri congiunti, bensì abbiamo introdotto quello che considero un gesto di civiltà, legando il contributo al reddito del paziente. Ovviamente, se le sue condizioni economiche erano floride, il Comune si sarebbe regolato; se, invece, le sue condizioni non lo avessero permesso, naturalmente, il Comune si sarebbe occupato di dare una risposta ai suoi bisogni di salute.
Ricordo le prime dichiarazioni quando avete cominciato a governare la Regione e ricordo anche le promesse dell'Assessore Ferrero, che aveva parlato di tre posti ogni 1.000 over 65, però nella conferenza stampa non aveva spiegato che non riguardava il convenzionamento, ma soltanto gli accrediti, cioè la possibilità per i privati che decidevano di poterlo fare. Su questo siamo anche d'accordo, ma non una lira in più era stata prevista dal Governo regionale.
Fornisco anch'io qualche numero: in Italia ci sono due milioni e 400 mila anziani disabili e di questi 450 mila sono disabili gravi. Il nostro Paese offre l'assistenza solo all'1% di questa popolazione; la Francia e la Germania il 12%; anche la Repubblica Ceca ci supera con il 6%.
Non è solo una questione di risorse destinate alla sanità, è anche una questione di risorse destinate al sociale. Quando il Governo prevede per il Fondo Sociale Nazionale di passare dai 780 milioni di euro del 2008 ai 45 del 2013; quando il Fondo per la non autosufficienza viene dal Governo nazionale - quello cui lei fa riferimento, Presidente Cota - eliminato completamente; quando il Governo nazionale prevede una mancata contribuzione di otto miliardi di euro al Sistema Sanitario Nazionale per i prossimi anni è inevitabile che le liste d'attesa siano destinate ad aumentare.
Anche sui costi della sanità c'è qualcosa che non funziona: in Italia quest'anno sono aumentati dell'1,2%, nel resto dell'Europa sono aumentati del 4%.
Do ancora qualche numero rispetto alla nostra regione, anche per l'ingegner Monferino, che sta seguendo una curva di apprendimento veloce come dice chi fa il chirurgo.
Nella nostra regione ci sono 190 mila disabili, di cui 74 mila vivono in un letto, su una sedia a rotelle o, comunque, negli spazi domestici; 110 mila hanno impedimenti nelle funzioni quotidiane di cura della propria persona, come vestirsi, lavarsi o mangiare; 41 mila hanno deficit della vista, dell'udito e della parola. La disabilità, quindi, non è da considerarsi come evento occasionale, che può capitare ogni tanto, ma riguarda una parte importante della popolazione, che attende risposte dal Governo regionale.
Ancora un dato - il Presidente Cota non perde mai l'occasione per ribadire che la spesa è schizzata fuori nella nostra regione - per permettere di comprendere la situazione: il Trentino Alto Adige ha 484 posti ogni 10 mila anziani over 65, la provincia di Trieste ne ha 342, il Veneto ne ha 314, la Lombardia ne ha 298, la Liguria ne ha 272, l'Emilia Romagna ne ha 212, il Piemonte ne ha 202. Cioè, voglio dire che rispetto al Trentino siamo alla metà e siamo lontani dalle altre regioni del nord Italia. Quindi, non mi pare che, in questi anni, ci sia stato uno spreco di risorse da parte delle nostre Regioni.
Se volete, fornisco anche i dati delle regioni del Sud: 42 la Puglia 41 la Calabria, 19 la Campania. Certo, sono quote infinitesimali rispetto alle quali noi siamo in una discreta posizione, ma siamo tra le regioni della parte alta del nostro paese all'ultimo posto.
Nei restanti due minuti, voglio ancora svolgere una considerazione.
In questi giorni noi presenteremo una richiesta per la convocazione di un altro Consiglio regionale straordinario sulle altre liste d'attesa quelle che riguardano le visite specialistiche e quelle che riguardano gli esami di laboratorio, quelle che, come diceva la Consigliera Artesio, sono gravate dai ticket. Anche qui do un dato: gli italiani spendono di ticket 3,35 miliardi di euro e i piemontesi con questa manovra spenderanno 41 milioni di euro, altro che non mettere le mani in tasca ai cittadini della nostra regione! Dicevo questo perché presenteremo una richiesta di Consiglio straordinario sulle altre liste d'attesa. Su questo, nel restante minuto esprimo due elementi, non me ne voglia il Presidente Cota, che rappresentano dopo un anno e mezzo lo specchio del fallimento della vostra politica rispetto alla sanità in questa Regione. Due dati. ASL Torino 4: all'Allergologia dell'ospedale di Chivasso si aspetta 241 giorni all'Ospedale di Ciriè 259 giorni; all'Ospedale di Lanzo 139 giorni.
Cardiologia: Ospedale Civile di Ivrea, 128 giorni; Poliambulatorio di Ivrea, 126.
un elenco infinito che dimostra che i tempi delle liste d'attesa, per questo settore e per tutti gli altri settori, sono raddoppiati.
Ricordo solo un dato per quanto riguarda l'ospedale di Asti, in cui abbiamo anche dati di comparazione: l'attesa media per un'ecografia dell'addome era di 49 giorni, oggi siamo a 82; l'attesa per un'ecografia dell'addome superiore è passata da 41 a 82 e quella per una risonanza magnetica dell'encefalo è passata da una media di 73 giorni ad una media di 188 (ma di questo discuteremo quando affronteremo la questione).
Avete provato a spiegare ai cittadini di questa regione che quando vi sarebbe capitato - e vi è successo - di vincere le elezioni, il servizio sanitario della regione sarebbe cambiato e sarebbe cambiato in meglio. Dopo un anno e mezzo la neve si sta sciogliendo e si vedono i buchi: purtroppo sono buchi sulla pelle degli abitanti di questa regione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Lepri; ne ha facoltà.



LEPRI Stefano

Grazie, Presidente.
Voglio ricordare all'ingegner Monferino e al Presidente, che per diverse ragioni non vi hanno partecipato, che è la quarta volta che discutiamo di queste questioni in un anno e quattro mesi, e per le altre tre volte abbiamo votato degli indirizzi, ma dalla discussione di oggi emerge che non sono stati recepiti.
Indiscutibilmente c'è un problema - e mi rivolgo all'Ufficio di Presidenza - legato all'effettiva capacità, volontà e possibilità di osservazione degli indirizzi che il Consiglio fornisce alla Giunta, per noi continuiamo speranzosi che, prima o poi, gli indirizzi del Consiglio possano essere considerati.
Seconda premessa. Riconosco che c'è della fondatezza nella lettura fatta dal Presidente Cota, non tanto nella valutazione delle cause che hanno portato a questa difficile situazione economica-finanziaria, perch potremmo facilmente ricordare gli ultimi tagli dello Stato e la situazione che abbiamo ereditato nel 2005, ma perché è indiscutibile che oggi abbiamo una sanità che spende più (e ha speso di più in questi anni) di quanto lo Stato abbia consentito a noi di fare. Potremmo dire che lo Stato italiano stanzia meno delle altre Nazioni, ma è indiscutibile il fatto che non si può andare oltre le risorse di cui si dispone. Si potrebbe orientare diversamente la spesa pubblica - altra questione tutta politica - ma al momento questo è ciò che questo Governo nazionale ci consente di poter considerare.
Su questa base è giusto discutere ed è su questa base, al di là della proposta fatta dalla Giunta, su cui cominceremo finalmente a discutere di riforma del servizio sanitario piemontese, che occorre partire.
In attesa di una anche condivisibile capacità, probabilmente non condivideremo le ricette, ma è certo che la diagnosi è giusta: oggi si spende troppo nel settore ospedaliero e troppo poco nella prevenzione e nell'attività territoriale di post-acuzie. Ipotizzando che quest'obiettivo condivisibile possa essere raggiunto (noi avremmo, verosimilmente, altre ricette) arriviamo all'oggi, perché c'è una prospettiva di medio e lungo periodo e c'è una prospettiva di breve e medio periodo. È su questo che possiamo concentrarci fin da subito, perché di fronte a questa diagnosi la risposta non può essere quello che si sta facendo oggi, cioè si taglia la spesa variabile, quella che nei bilanci delle aziende sanitarie viene definita altra assistenza.
L'Assessore Monferino questo non può che confermarlo, nonostante il Presidente, nonché Assessore all'assistenza, abbia presentato dati diversi.
L'altra assistenza è il comparto su cui si stanno registrando le più evidenti riduzioni di spesa. Questo per una ragione molto semplice, perch di fronte al fatto che la spesa, quasi tutta l'altra spesa (forse non la farmaceutica, ma tutto il resto) è spesa fissa, i Direttori generali fanno quel che possono, cioè stanno bloccando tutti gli ingressi nei servizi socio-sanitari, ovvero, di fronte ad una, due o tre persone che lasciano il servizio, perché guarite, passate a miglior vita o perché il programma terapeutico è terminato, vengono rimpiazzate per metà, per un terzo o per nulla.
Questo è fuori discussione, quindi non stiamo incrementando, da un anno a questa parte, i numeri delle persone prese in carico nei servizi socio sanitari, ma li stiamo diminuendo. Questa non è una testimonianza che do io, la danno le associazioni di volontariato. I servizi sociali e i consorzi confermano questo dato.
Di fronte a questo fatto, perché possiamo anche essere soddisfatti (o comunque pur non inorgogliendosi come bene ha detto prima l'Assessore Monferino), possiamo certamente prendere atto che la spesa non cresce più ma dobbiamo realisticamente prendere atto che in questi mesi questa spesa si sta riducendo, o comunque si è frenata, esclusivamente o prevalentemente, per la riduzione del numero di persone seguite nelle attività socio-sanitarie.
Questo è il taglio vero che state facendo e che è un dato ingiustificabile ed ingiusto, perché colpisce le persone in difficoltà colpisce le famiglie che in alcuni casi non sono in grado di provvedere diversamente.
Si può fare qualcosa, Presidente Cota, in attesa della palingenetica riforma che ci porterà ad un futuro luminoso? Sì, si può già fare qualcosa. Si può, per intanto, e lo ricordano sempre nei loro documenti le associazioni, lavorare sull'appropriatezza.
Qualche mese fa - non c'era ancora l'Assessore Monferino, che però era già Direttore - fu approvata una delibera che ha buoni elementi di intuizione.
Non so quanti di questi elementi siano stati recepiti, ma in sostanza dice questo: c'è inappropriatezza nelle attività di post-acuzie ricoveriamo persone anziane in attività di lungodegenza per 60 o 120 giorni, quando in non pochi casi possono essere meno i tempi di durata del ricovero (ricovero che costa due o tre volte di più di quanto può costare un ricovero in RSA); c'è un problema di appropriatezza nelle attività di riabilitazione, non pochi ricoveri in attività di riabilitazione di secondo livello potrebbero essere curati e seguiti ad un livello inferiore; idem dicasi per le attività di riabilitazione di livello ancora superiori. In altri termini, si paga di più per attività di riabilitazione che potrebbero essere pagate invece di meno.
In alcuni casi, le presenze nei centri di riabilitazione per alcune attività riabilitative sono troppo lunghe; potrebbero essere fatte a domicilio invece che presso centri di riabilitazione con costi alberghieri che sarebbero ampiamente ridotti. Ci si può, così come viene ricordato e sollecitato dalle stesse associazioni, cominciare a domandare se sia praticabile, perché questo non è un aumento dell'imposta, un percorso che coinvolga l'utente in attività di post-acuzie dopo un certo periodo di giorni di riabilitazione o di lungodegenza e si possa coinvolgere l'utente qualora in grado di provvedere, nel pagamento della quota alberghiera, di una parte della quota alberghiera. Credo che su questo nessuno avrebbe da obiettare, perché potrebbero entrare risorse significative attraverso questo percorso, già applicato nelle case di riposo, che potrebbe essere esteso, per un certo periodo, anche alle attività di riabilitazione di post acuzie e si potrebbe, grazie a questi suggerimenti che abbiamo indicato iniziare fin da subito a concedere una parte della quota sanitaria che dovrebbe essere riconosciuta dai LEA.
Ricordo al Presidente e all'Assessore che la scorsa legislatura attraverso un'azione bipartisan, abbiamo approvato, in coda di legislatura la legge n. 10 del 2010. L'articolo 5, comma 3, prevedeva che, qualora il Piano d'assistenza individualizzato non sia dotato entro 60 giorni, si possa provvedere con primi interventi di cura.
Il 19 maggio 2011, il Consigliere Pedrale lo ricorderà, abbiamo votato un ordine del giorno bipartisan o, meglio, due ordini del giorno che dicevano la stessa cosa. Entrambi impegnavano la Giunta a provvedere, in applicazione di questa legge - non solo gli ordini del giorno sono disapplicati, ma anche le leggi - a dare un primo segnale attraverso, per esempio, risorse economiche, ai cittadini che hanno passato la valutazione dell'unità di valutazione geriatrica e che, dopo 60 giorni, non hanno ancora ricevuto i primi interventi di cura.
Purtroppo, non sono solo 60 i giorni di attesa, ma talvolta anni.
Ricordo anche che ci sono persone in case di riposo che hanno iniziato a pagare la quota alberghiera e, dopo tre o quattro anni, continuano a pagarla semplicemente perché si sa che sono in grado di provvedere finch non finiscono i quattrini, quindi pagano la quota sanitaria anche quando sono aggravati notevolmente.
Qualche decina di euro, da subito, data ai famigliari degli anziani e a loro stessi, potrebbe essere una prima modalità di risposta che noi riteniamo - noi intendo Consiglio regionale tutto insieme - attraverso l'ordine del giorno del 19 maggio, praticabile.
Dove troviamo queste risorse? Ho provato a dare delle indicazioni credo che se solo ci fosse la volontà della Giunta noi potremmo probabilmente a somma zero, iniziare a dare delle risposte che, ovviamente lo abbiamo detto in tutti i modo, sono sempre più indilazionabili.



PRESIDENTE

Vi è una serie di iscritti a parlare. Ricordo che il Presidente Cota sarà presente fino alle ore 18 poi ha un altro impegno istituzionale, cui non può mancare. Rimarrà l'Assessore Monferino.
Alternerò gli interventi fra maggioranza e opposizione, anche per il dibattito.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Il tema che trattiamo oggi, al di là delle ripercussioni che questo ha sui pazienti piemontesi, è stato trattato in molte occasioni, e non casualmente, a fine legislatura. Cioè il tema della domiciliarità.
I colleghi del centrosinistra e del centrodestra che erano in quest'Aula nella passata legislatura ricorderanno che s'intendeva dare, in quel Piano Socio Sanitario, una maggiore valenza alle politiche territoriali. Per questo, in una delle ultime stesure, vi era una tabella che riportava una percentuale che definiva quanto la Regione doveva spendere in prevenzione, quanto in spesa sanitaria e quanto in spesa territoriale.
La spesa sanitaria ospedaliera e quella territoriale erano quasi pari quindi si prevedeva un aumento esponenziale di quella che sarebbe stata la spesa territoriale.
Ovviamente quello schema percentuale venne estromesso, per volontà dell'allora maggioranza, e venne eliminato dal Piano Socio Sanitario.
Questo perché la spesa sanitaria è sempre stata quella che ha fortemente penalizzato il territorio (senza dare valutazioni di carattere politico perché, ovviamente, ognuno sta da una parte, quindi sarebbe semplice). Se pensiamo alle 2.000 stabilizzazioni avvenute nel sistema sanitario regionale, la totalità è avvenuta nel settore ospedaliero.
Diceva prima il Consigliere Laus, che non vedo tra i banchi, ma è nell'emiciclo, che è "truffa di consenso". Se partiamo da questi presupposti sulle truffe di consenso, se fosse un reato, penso che pochi di noi non sarebbero coinvolti. Molto spesso, in buona fede, uno si confronta con la sua idea: potenziamo il territorio perché costa meno ed è meglio in termini d'assistenza, e "penalizziamo" l'ospedale. Io ci credevo nella precedente legislatura e ci credo ancora. Tant'è che ero uno dei Consiglieri che scrisse una delle cinque leggi che, messe insieme, sono diventate la legge n. 10 del 2010, che credo debba essere tenuta in grandissima considerazione.
Quando si è all'opposizione parlare di domiciliarità è facilissimo quando si è in maggioranza l'aspetto ospedaliero diventa preponderante, ma non perché uno ha gli amici, ma perché bisogna mettersi d'accordo, salvo su un punto. È evidente che se l'assunto è: la spesa sanitaria e socio assistenziale è insufficiente, quindi va aumentata di molto, allora si parte da un presupposto che, secondo me, oggi è utopistico, ma si parte da un presupposto che dice "manteniamo la spesa sanitaria quale quella è oggi" o anche "garantiamo gli aumenti tendenziali che ha avuto negli ultimi anni" e, allo stesso tempo, "investiamo sulla spesa socio-assistenziale".
Invito non solo i colleghi, ma chiunque a guardare il bilancio della Regione al 31 agosto per comprendere come questa Regione diventi, sempre di più, un'agenzia regionale per la spesa socio-sanitaria e poco altro: il 90 delle spese sono investite in quel settore.
Mettere in conto un aumento tendenziale, anche rispetto alla spesa sanitaria e socio-assistenziale, è inevitabile per un vettore banale come quello dell'aumento dell'età, certamente non rispetto alla percentuale degli ultimi anni, non dico gli ultimi cinque, ma gli ultimi anni in termini generali, in cui la spesa sanitaria è oggettivamente aumentata troppo. Bisogna avere anche l'onestà intellettuale di non difendere tutto.
Se difendiamo l'ultimo reparto, e difendiamo il più piccolo ospedale e poi vogliamo, altresì, che vi siano più risorse per il territorio, diventa impossibile. Motivo per cui cancellaste quella percentuale che condividevo molto rispetto alla suddivisione fra spesa sanitaria, territorio e prevenzione.
Se si individua una percentuale, allora si sa che se vogliamo mettere trenta sul territorio, non possiamo più tenere 75 nell'ospedale, dobbiamo ridurre la spesa ospedaliera. Su questo mi permetto di rivolgere un invito alla Giunta. Operiamo, invece, rispetto ai dettami della legge 10. Per due motivi. Primo perché le famiglie curano meglio di qualunque professionista della sanità, perché ci mettono l'amore e la passione. Non per la mancanza di professionalità dei nostri operatori che, anzi, hanno un'altissima professionalità, ma l'amore delle famiglie non è sostituibile da quello degli operatori.
Tuttavia, dobbiamo dare gli strumenti perché ciò avvenga all'interno delle famiglie e per noi è estremamente economico. Facciamo una valutazione che appare cinica, ma un'amministrazione non può non fare oggi, che è quello del costo economico. Lo ricordava il Consigliere Boeti, che dava alcuni numeri rispetto alle disabilità gravi. Le disabilità gravi, se istituzionalizzate, hanno un costo per la Regione Piemonte estremamente oneroso; se deistituzionalizzate, ma se mantenute all'interno delle famiglie con strumenti che consentono loro di poter essere strumenti servizi e tutto quello che dice la legge, ci costano molto meno e riusciamo a rendere un servizio. Non potremmo inseguire le liste d'attesa. Anche se investissimo di più, la cifra sarebbe inadeguata. Ricordiamo che nel 2005 avevamo una lista d'attesa di 7.000 utenti. Abbiamo chiuso la legislatura a oltre 20 mila e oggi il numero è ancora aumentato.
Quindi non possiamo inseguire il problema dell'assistenza solo con la creazione di RSA pubbliche o con il commissariamento di RSA private. Lo dobbiamo fare sfruttando il grande strumento che ci ha dato la legge n. 10 votata in modo trasversale dalla quasi totalità del Consiglio regionale.
Poi, ognuno fa le valutazioni del caso nei confronti della politica nazionale: rispetto al 2011, ma soprattutto rispetto al 2012, in cui il fondo nazionale per la non autosufficienza è a zero facciamo, anche qui un'operazione di trasparenza distinguendo quello che è sanità e quello che è assistenza. Individuiamo un fondo per la non autosufficienza regionale che consenta di dare risposte rispetto alle esigenze di carattere socio assistenziale.
Quando si cerca di efficientare la spesa, si può correre il rischio che si abbiano delle realtà in cui le sensibilità di chi deve raggiungere l'obiettivo non corrispondono sempre con l'esigenza dei cittadini. Quindi spesso è molto più semplice tagliare le risorse sul socio-assistenziale perché le altre non si possono tagliare. Perché se devo pagare i 58.000 dipendenti della sanità piemontese, li devo pagare! Anche volessi, non li posso licenziare, per cui li devo pagare. Quando devo pagare fitti e strutture di ospedali vecchi, non dico fatiscenti, ma vecchi, che quindi costano molto nella loro manutenzione, li devo pagare.
Allora, cosa mi viene più facile? Mi viene più facile tagliare sul socio assistenziale. È evidente che per un commissario cui avete dato legittimamente e giustamente un obiettivo viene più semplice tagliare laddove può, rispetto a dove non può.
Lo sforzo che chiedo, che chiediamo a questa maggioranza (ne facciamo cenno nell'ordine del giorno, ma non ce n'è bisogno perché abbiamo votato una legge della Regione Piemonte) è di dare piena attuazione alla legge n.
10 e noi attueremo quella che in molti casi - mi permetto di fare una chiusura politica - vuole essere uno strumento, che però è appannaggio del centrosinistra.
La sensibilità del sociale non è appannaggio del centrosinistra, ma della politica e della buona politica. Perché chi fa buona politica è estremamente vicino alle persone più bisognose e più sofferenti. Cerchiamo di essere noi, all'interno della riforma sanitaria, a fare di questo punto un tratto distintivo e i cittadini piemontesi comprenderanno anche meglio come, in certi casi, alcune razionalizzazioni ospedaliere siano necessarie.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Artesio.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
Vorrei provare a ricondurre la situazione su alcuni dati concreti comprensibili anche al Presidente Cota.
La questione dell'andamento delle liste di attesa sia per l'inserimento nella residenzialità che per l'erogazione degli interventi di cure domiciliari in lungoassistenza non può appartenere alla libera interpretazione dello stato delle cose, ma fortunatamente, come tutte le prestazioni sanitarie, è registrata e monitorata da organismi indipendenti.
Uno di questi organismi indipendenti è il Tavolo nazionale per l'adempimento dei livelli essenziali d'assistenza, cioè quello stesso tavolo cui poi la nostra Regione si rapporta quando deve scrivere il piano di rientro. Quindi non credo che quel tavolo possa essere accusato di diffondere posizioni strumentali o dati non reali.
Quindi leggerò l'andamento degli interventi sulla non autosufficienza per come li descrive il tavolo nazionale dei LEA, non per come li vorrei raccontare io.
Cito testualmente dalla relazione annuale: "Nella programmazione 2007-2010 il Piemonte è cresciuto nel numero di ricoveri in RSA, nel numero di posti letto e nei servizi per la non autosufficienza.
La ricostruzione è la seguente: il Piemonte fino al 2010 è stato in linea con gli indicatori ministeriali, che prevedono almeno il 2% della popolazione ultrasessantacinquenne trattata in strutture residenziali; 2,12 nel 2009 e almeno il 4% della popolazione ultrasettancinquenne; 4,35 nel 2009.
Sotto il profilo dei posti letto convenzionati, il Piemonte era conforme al requisito che prevede 10 posti letto per mille ultrasessantacinquenni o, se volete, uno ogni 100. 1,6 nel 2007; 1,6 nel 2008; 1,9 nel 2009.
Dal 2007 al 2009 i casi di cure domiciliari sono aumentati da 113.580 a 114.324. Le giornate di cure domiciliari sono passate da 17.841,590 a 20.542,819". Questo il tavolo nazionale.
per questa ragione che nella nostra Regione la spesa d'assistenza territoriale supera quella ospedaliera. Presidente, supera quella ospedaliera. Lo dice il tavolo LEA, lo dicono i Direttori generali di questa Giunta al convegno organizzato dall'ARESS. Per la verità, l'ho sentito dire in termini polemici, perché il Direttore citato diceva: "La Giunta precedente ha aumentato la spesa in altra assistenza". Retoricamente lasciava piombare sull'assemblea di Corso Stati Uniti 23 i seguenti interrogativi: "Con quale risultato politico? Con quale risultato economico?".
Quindi, quel che non si può dire è che non ci fosse un trend in direzione dei servizi della non autosufficienza e che questo trend comportasse il trasferimento della spesa dalla prevalenza di quella ospedaliera a quella territoriale. Questo non si può dire! Poi, si può dire che non fosse uno sforzo sufficiente. E su questo convengo: anche in passato le liste di attesa c'erano.
Il problema è che nel passaggio dal passato al presente, accade un'inversione di tendenza: non abbiamo un progressivo aumento che comunque non soddisfa la domanda, abbiamo una caduta verticale. I dati della caduta verticale non li possiamo dimostrare con le risposte delle ASL che non hanno ottemperato al monitoraggio votato da questo Consiglio regionale, ma ce li raccontano coloro che organizzano i servizi e le prestazioni. E in modo particolare il report che è stato prodotto da parte dell'organizzazione di rappresentanza dei soggetti gestori ci dice qual è la caduta verticale. Una diminuzione del 13% nel 2011 rispetto al 2010 delle giornate di degenza acquistate dalle ASL nelle strutture convenzionate in RSA.
Questi sono due stati matematici. Dietro ai dati ci sono le persone ma in Consiglio parliamo così tanto volentieri dei dati. Allora, se questa è la situazione, il Presidente dichiara "non ci sono stati tagli" e dice una cosa fondata. Infatti, l'unica deroga del piano di rientro rispetto alle voci in diminuzione è la deroga che consente gli interventi in lungoassistenza esattamente per la domicialiarità e la residenzialità.
Allora, se l'offerta è diminuita a fronte della possibilità economica che cosa è successo? È successo che, nel momento in cui l'Amministrazione regionale impone il budget alle ASL e su quel budget i Direttori Generali misurano la valutazione dell'Amministrazione per la loro conferma, i fondi che erano indirizzati agli interventi della non autosufficienza, in tutta evidenza non vengono spesi per quel fine.
Questo è un elemento di particolare gravità.
Si dirà: "Se ne sarà accorta l'Amministrazione regionale? Avrà chiesto ai suoi Direttori Generali di correggere la rotta?".
Nossignore! Se andate a leggere la delibera di una settimana fa relativa agli obiettivi dati ai Direttori Generali, vi aspettereste di trovare l'aumento dei posti letto in convenzione o l'aumento delle ore di domiciliarità! No signore! Voi trovate: "Obiettivo sul quale misurare i Direttori Generali: scendere, nella spesa della protesica, da 47 euro pro capite a 42 euro pro capite; aumentare il pagamento dei codici bianchi nei Pronto Soccorso".
Su queste due voci di grande interesse nella tutela della salute del cittadino, i nostri Direttori Generali riceveranno il compenso per il loro salario accessorio.
E allora, se non può la matematica vedere che crollano i servizi, se non può la politica vedere che gli ordini del giorno di questo Consiglio non vengono rispettati, né quello del monitoraggio né quello di cominciare con l'erogazione della quota sanitaria che ricordava il collega Lepri, cosa in questa sordità assordante potrà cambiare? Forse soltanto la preoccupazione di individuare le responsabilità dirette.
Ci sono già associazioni che meritoriamente tutelano gli interessi dei pazienti, sia con il ricorso contro le dimissioni dagli ospedali sia introducendo, nell'ambito giudiziario, casi di scuola che hanno già detto come quello della cura senza limiti di durata sia un diritto esigibile per come è sancito in tutta la normativa nazionale e regionale.
Ma chi deve rispondere, se il diritto non è esigibile? Anch'io, come il collega Laus, ho richiesto un parere legale, e ve lo leggo in maniera testuale: "Nel caso di condotte dell'Amministrazione tali a generare una lesione immediata della posizione soggettiva di una o più persone, ad esempio la mancata ammissione in struttura convenzionata nei termini previsti, è possibile azionare una domanda di condanna all'Amministrazione medesima ad eseguire le prestazioni richieste, oltre che a risarcire i danni patiti in conseguenza della ritardata o mancata erogazione della prestazione".
Ma l'Amministrazione è un fumus. Il Presidente dice: "Io i soldi li ho dati"; i Direttori Generali dicono: "Io non l'avevo nell'obiettivo"; in mezzo, le persone non ricevono i servizi.
Andiamo a vedere chi: la Costituzione prevede che funzionari o dipendenti pubblici siano direttamente responsabili, secondo leggi penali civili e amministrative, degli atti compiuti in violazione di diritti. Si tratta essenzialmente di un'azione risarcitoria, per molti con spiccati caratteri sanzionatori.
La natura dell'iniziativa non è più tesa a conseguire l'esigibilità della prestazione, ma è volta all'accertamento della responsabilità pertanto vedremo se, individuando esattamente le responsabilità, si riuscirà ad ottenere ciò che per via di diritto, ad oggi, non è consentito.
Questo è il tipo di percorso che deve essere ben chiaro all'Amministrazione.
Ritengo che, prima di sottoporre persone in difficoltà ad un contenzioso permanente, forse dovremmo sentire il dovere di dare corso a ciò che le leggi prevedono.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Pedrale; ne ha facoltà.



PEDRALE Luca

Grazie, Presidente.
Abbiamo discusso più volte in Aula di quest'argomento, che, purtroppo tende a far cadere un po' nella demagogia e nella polemica facile.
Oggi siamo riusciti a tenere un livello abbastanza buono e mi spiace dover dire all'amico Laus, che ha ricordato con grand'evidenza e un po' di platealità il numero degli anziani non autosufficienti in lista d'attesa che questo è un problema che non esiste oggi, ma esiste da parecchi anni esisteva già nella precedente legislatura ed anche in quella prima.
Probabilmente è un problema che deriva da un aspetto positivo: l'allungamento dell'età della popolazione, che, per fortuna, si è diluita e che, se da un lato ha determinato un aspetto positivo, dall'altro ha comportato tutta una serie di ben noti problemi assistenziali, non ultimo quello della residenzialità e della domiciliarità, legati in particolare al dramma della non autosufficienza.
Di fronte a tale problema, chiedo uno sforzo di apertura mentale: non è un problema di destra o di sinistra, ma è un problema che ogni Amministrazione regionale deve affrontare.
Noi stiamo cercando di affrontarlo, pur in un momento molto difficile da un punto di vista finanziario.
Si è detto che bisogna cercare più risorse. Beh, non è facile cercare più risorse da destinare all'assistenza alla non autosufficienza; è sicuramente doveroso, moralmente e politicamente, ma è difficile da realizzare.
Occorre guardare quello che abbiamo cercato di fare, pur con i nostri limiti (nessuno è infallibile!): l'impegno della Giunta Cota, di questa maggioranza, sul bilancio 2011 è stato quello di non ridurre gli stanziamenti per la sanità e l'assistenza.
Questo è un dato sicuramente tangibile, presente nei conti del bilancio 2011. Se, poi - come alcuni Consiglieri hanno evidenziato - in alcune ASL le risorse destinate alla non autosufficienza sono state ridotte, questo è un fatto che l'Amministrazione regionale verificherà e controllerà, ma certamente la politica ha fatto la propria parte l'anno scorso, in occasione del bilancio di previsione 2011, dove, a fronte di riduzioni risparmi e tagli in altri settori, è stata fatta la scelta coraggiosa di non diminuire gli stanziamenti su alcuni settori fondamentali (occupazione e lavoro e assistenza e sanità), andando nella direzione di sostenere le fasce deboli della popolazione, come gli anziani non autosufficienti.
Come cercare di affrontare una situazione difficile e critica, che non si risolverà certamente nelle prossime settimane o nei prossimi mesi? Purtroppo occorreranno anni per affrontare un problema così importante e rilevante. Sicuramente bisognerà incentivare maggiormente l'utilizzo di strumenti alternativi alla residenzialità per anziani non autosufficienti.
stato citato, forse non con la giusta importanza e rilevanza, un provvedimento emanato fra il 2004 e il 2005, che per fortuna ha avuto l'applicazione anche durante l'Amministrazione Bresso (uno dei pochi casi in cui l'Amministrazione che è succeduta ha creduto in uno strumento normativo e legislativo approvato dalla Giunta precedente di centrodestra): l'assegno di cura per gli anziani non autosufficienti, che è un'alternativa validissima alla residenzialità e che peraltro costa molto meno.
Sappiamo benissimo (non voglio ripetermi, perché forse l'ho già detto in altre occasioni) come sia migliore, dal punto di vista sociale ed umano per l'anziano non autosufficiente ancora in discrete condizioni fisiche essere curato ed assistito al proprio domicilio, dove c'è una serie di affetti, di conoscenze, di storia, di legami. È sicuramente meglio stare nella propria abitazione piuttosto che in una casa di riposo, per quanto bella, moderna e accogliente sia.
Questa può essere una risposta intelligente da sostenere ed incentivare.
stato fatto (probabilmente bisogna anche rivedere questo strumento): può darsi che 1.300-1.600 euro in forma di assegno di cura per un anziano non autosufficiente, senza rete familiare - non lo so, bisognerà verificarlo con i tecnici - a volte siano addirittura fin troppi, magari si possono ridurre gli importi degli assegni di cura, ma in questa maniera riusciamo a soddisfare molti più anziani e molte più famiglie.
Ad occhio e croce, mi era stato spiegato dai tecnici che con quanto la Regione spende per un posto convenzionato in una casa di riposo per un anziano non autosufficiente, si finanziano due assegni di cura a domicilio.
Questa è una strada che da un lato fa fronte alle difficoltà economiche e finanziarie, dall'altro può essere sicuramente molto gradita e molto attesa dagli anziani e dai familiari.
Questa vale come risposta e come flessibilità ad un'emergenza ed una criticità che c'è e ci sarà purtroppo ancora nei prossimi anni. Dopodich c'è quello che diceva il Presidente Cota, cioè il tentativo, che sarà avviato nelle prossime settimane, di una riforma strutturale della spesa della sanità e dell'assistenza, dove recuperare risorse da destinare proprio al mondo della non autosufficienza e dell'assistenza.
Per questo bisogna insistere in quello che si sta cercando di fare cioè nella centralizzazione degli acquisti dove si possono davvero recuperare grandi margini di risorse, nell'eliminazione di alcuni sprechi ed alcuni doppioni che vi sono sul territorio.
Ben vengano alcuni suggerimenti; ho sentito prima dal collega Lepri alcune proposte di contribuzione alla spesa alberghiera anche per quanto riguarda la lungodegenza. Queste, come altre che ho sentito, sono proposte che, secondo me, devono essere prese nella dovuta attenzione, perché su un'emergenza di questo tipo nessuno ha la bacchetta magica.
Inoltre è fondamentale coinvolgere il volontariato, le associazioni di volontariato che sono importantissime e che sono già presenti nelle strutture residenziali, ma che devono essere coinvolte ancora di più, anche nella logica di ridurre alcuni costi dei servizi.
E quel federalismo orizzontale e sociale, insieme a quello istituzionale, che dobbiamo portare avanti, credo che questa maggioranza e questa Giunta senz'altro lo farà.
Infine, usare tutte le armi a nostra disposizione. Nell'ultima manovra finanziaria è stato dato compito anche agli Enti locali di collaborare con le Agenzie delle entrate, nel recuperare le sacche di evasione e gli importi recuperati dell'evasione fiscale di poterli trattenere.
Secondo me, i Comuni devono usare questi strumenti per combattere l'evasione fiscale a livello locale e gli importi recuperati soprattutto destinarli all'assistenza per gli anziani non autosufficienti.
Credo che agendo su molti settori e su molti punti riusciremo a trovare quelle risorse per incentivare e, nel limite del possibile, per aumentare la disponibilità dei posti letto in residenza, ma anche per puntare sulla domiciliarità attraverso gli assegni di cura.
Siamo consapevoli che quest'argomento è uno dei pochi casi dove non ci può essere ideologia di destra o di sinistra, ma che è una battaglia che insieme dobbiamo affrontare per il bene della comunità piemontese.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Grazie, Presidente.
vero, discutiamo di una questione che richiede un approccio non ideologico, come ha ricordato il collega Ronzani, ma la capacità di avanzare proposte questo sì. L'impressione che ho avuto ascoltando il Presidente Cota è quella di un Presidente che non ha approfittato di questa occasione per mettere in campo una linea, che può essere discussa condivisa o non condivisa, ma che il modo con il quale questa Amministrazione regionale affronta il tema della non autosufficienza. Ed ha avuto il tempo per farlo.
Da osservatore dell'opposizione l'impressione che ne ricavo è quello di una maggioranza che non ha chiaro attraverso quali interventi sia possibile affrontare una questione che ha le dimensioni che i colleghi prima hanno ricordato.
Del resto, non me ne voglia Presidente Cota, ma questa è una Giunta che non ha un Assessore che si occupi di politiche sociali. Non nego il valore che deriva dal fatto che il Presidente ha la delega, ma capite che un tema come questo richiederebbe un Assessore che si occupa di politiche sociali 24 ore su 24, tanto più in una situazione come quella che hanno descritto i colleghi che sono intervenuti in aula.
Scusate la franchezza, ma ricavo l'impressione che vi sia una sottovalutazione del tema che stiamo affrontando anche da questo fatto.
Non so se vi è stato riferito correttamente, ma voi avete convocato la prima riunione formale del sistema che si occupa di queste questioni qualche giorno fa. Parlo della prima riunione formale, non i tavoli tecnici che si fanno. E questo, secondo me, è la spia del fatto che noi abbiamo un settore cruciale della politica del Piemonte che richiederebbe un impegno di governo 24 ore su 24 che oggi fa capo al Presidente della Giunta, che ha 350 mila cose importanti a cui dedicarsi. Non nego questo fatto, ma colgo il fatto che esiste una sottovalutazione.
Secondo problema.
Non nasce oggi, Roberto Cota, il problema degli anziani non autosufficienti. Sono d'accordo, però noi non possiamo fare di ogni erba un fascio ed ignorare le stagioni di questo problema, perché i veri problemi non sono di destra e di sinistra, ma le risposte sì, possono essere di destra o di sinistra.
Pertanto constato che in questa Regione c'è stata una stagione nella quale qualcuno ha investito sulle politiche sociali. La collega Artesio è stata chiarissima: carta canta e la matematica non è un'opinione. Noi abbiamo avuto in quattro-cinque anni e soprattutto negli ultimi due anni per effetto di un complesso di ragioni e di interventi, un incremento delle risorse destinate alle politiche sociali, che si sono tradotte, per quanto riguarda il tema di cui oggi discutiamo, in più posti letto convenzioni e in più assegni di cura. Mi sbaglio? Biella, 530 posti letto; fine legislatura Bresso, 770. Adesso 630, dati ufficiali presi dall'ASL.
Questa è la prima questione. A quella stagione ha fatto seguito un'altra stagione, che è quella che stiamo vivendo, nella quale stiamo registrando una contrazione dei posti letto convenzionati. Anche questa non è un'opinione: da 770 a 630. E parlo di una piccola Provincia e non oso pensare cosa significhi questo dato proiettato sulla scala e sulla dimensione regionale.
Ha ragione la collega Artesio per la semplice ragione che le ASL, i Direttori è vero che c'è un vincolo che avete messo in qualche documento e in qualche deliberazione, avete indicato che le risorse destinate alla non autosufficienza non andassero ridotte, ma molte ASL chiamate ad affrontare i problemi di bilancio hanno decisione di tagliare le risorse destinate alla non autosufficienza.
Il caso di Biella l'abbiamo discusso con dovizia di particolari qualche giorno fa e sono passati da 770 a 630, ingegner Monferino. E non credo neppure che la proposta possa essere quella che indica il collega Pedrale il quale naturalmente sostiene che noi dovremmo inventarci in alternativa la politica degli assegni di cura. Naturalmente so molto bene la risposta che deve essere data agli anziani, ed è una risposta che richiede interventi su più fronti, ma avete omesso di ricordare - oppure il Consigliere Pedrale ha omesso di ricordare - che dal 1° gennaio 2012 cesseranno di vivere gli assegni di cura in questa Regione. È chiaro qual è il problema? Le risorse stanziate negli anni passati, infatti consentiranno la corresponsione dell'assegno di cura fino al 31 dicembre 2011. Dal 1° gennaio 2012 non ci sarà un solo anziano titolare di assegno di cura che potrà contare ancora su quell'assegno di cura. Questo naturalmente crea un problema: meno posti letto convenzionati, quindi, e meno assegni di cura.
La risposta che dà il Presidente è "liberiamo delle risorse", perché il tema è quello di "liberare delle risorse". Tralascio i ragionamenti che ha fatto la collega Artesio che ha dimostrato - credo - con dovizia di particolari che vi è stato in questi anni un riequilibrio a favore delle attività territoriali. Vorrei che mi spiegaste, tra l'altro, come potete pensare di risparmiare risorse separando la sanità dal territorio. Visto che parlate di liberare risorse, la scelta che avete fatto di separare Ospedale e territori avrà come effetto non quello di liberare risorse, ma di aumentare i costi: il contrario, quindi, dell'obiettivo che voi indicate come necessario per avere la possibilità di fare più convenzioni ed erogare più assegni di cura. E questo è il primo punto.
Vengo al secondo punto. Mi rivolgo al Consigliere Vignale, che non è presente in questo momento, visto che ha parlato dell'esigenza di procedere ad una riorganizzazione della Rete Ospedaliera - ha detto questo, no? mentre in passato era invece tra gli oppositori ad ogni intervento di razionalizzazione; oggi ho visto che pone con forza il problema di affrontare questo nodo.
Ricordo - perché me lo richiamava il collega Boeti - che non è il Partito Democratico (ma qualche altro partito di maggioranza) che ha raccolto le firme contro la chiusura dell'Ospedale di Giaveno. Perché se non stabiliamo intanto la verità dei fatti, scopriamo che abbiamo una Lega Nord di opposizione e una di governo: abbiamo una Lega Nord di governo qui che oggi con il Presidente Cota fa i ragionamenti che io ho sentito fare "liberiamo le risorse" e così via - e poi abbiamo una Lega Nord che magari a Giaveno raccoglieva le firme per impedire la chiusura dell'Ospedale.



RONZANI Wilmer

BOETI Antonino (fuori microfono)



RONZANI Wilmer

Della Chirurgia.



RONZANI Wilmer

Sì, della Chirurgia: perfetto. Quantomeno, quindi, vi è un problema.
Vorrei capire, infatti, con quale coerenza possiamo fare quelle affermazioni e poi assumere comportamenti come questo.
Infine, vorrei porre un'ultima questione, che è politica. Vedete, il Consigliere Lepri ha fatto un intervento dal quale è emerso il fatto che avete a che fare con un'opposizione pronta a discutere del merito. Le proposte che ha avanzato il collega Lepri sono proposte di un Gruppo di opposizione che avrebbe potuto tranquillamente addossare a questa maggioranza tutte le responsabilità e non porsi il problema; viceversa, il Partito Democratico si pone il problema di un'interlocuzione.
Il punto, però, è che dobbiamo intenderci su qual è la direzione di marcia che noi vogliamo imboccare e su qual è l'obiettivo che vogliamo raggiungere. Per esempio - e ho finito - trovo singolare un aspetto, in una regione nella quale aumenta la popolazione anziana e una serie di questioni che avete discusso voi sono destinate ad aumentare.
del tutto evidente, infatti, che noi avremo a che fare nel prossimo futuro con problemi come questi moltiplicati per cento e che la crisi fa esplodere molte situazioni: la famiglia che ha problemi economici non ce la fa a sopportare l'onere che deriva dalla retta che deve pagare per un anziano che è in lista d'attesa, ha fatto la visita dell'UGV ma non ha il posto; e intanto paga la famiglia. Immaginate cosa significa: in molti casi la retta ammonta a più dello stipendio che percepisce quel figlio che mantiene quell'anziano o che a quell'anziano assicura un sostegno.
Allora, se è così - e ho finito, Presidente - mi domando perché questa Giunta non abbia fatto una battaglia in sede politica nazionale di fronte al fatto che il Governo nazionale ha azzerato il Fondo per la non autosufficienza: azzerato! Se oggi il Piemonte ha problemi aggiuntivi per affrontare queste questioni è anche perché lì quella scelta è stata fatta e non mi risulta che questa maggioranza e questa Regione abbiano in quella sede posto un problema decisivo per trovare, per questo e per gli altri temi, le risorse.
Quel che non si può pensare è che in un Paese come questo venga azzerato il Fondo per la non autosufficienza. Qui allora c'è, insieme ai tanti ragionamenti che abbiamo fatto, anche un problema che riguarda la vostra responsabilità politica.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Spagnuolo; ne ha facoltà.



SPAGNUOLO Carla

Grazie, Presidente.
Sono state dette molte cose dai colleghi di maggioranza e da quelli della minoranza. Credo di poter dire che questo è un Consiglio che pu portare dei frutti, se le posizioni e i suggerimenti che sono stati apportati possono essere tenuti in considerazione. Credo che ci sia un po' un teorema sotterraneo, che cammina quasi sempre quando si parla di sanità e - anche oggi - quando si parla di problemi socio-assistenziali. Il teorema è sostanzialmente un po' questo: questa maggioranza, questa Giunta il Presidente Cota e in questo momento il suo Assessore parlano di dati, di teoremi, di procedure e non parlano di persone. Questo è un elemento che è tornato anche in questo dibattito.
Ebbene, ritengo di poter dire, avendo ascoltato l'intervento iniziale del Presidente della Giunta regionale, che il Presidente ha parlato prima di tutto di persone: ha parlato cioè della società che cambia, di un suo sviluppo abnorme, dei livelli di civiltà che la nostra società ha raggiunto e che richiedono in qualche modo una maggiore attenzione a questi temi.
Quando ero ragazza ho letto da qualche parte una frase che mi ha molto colpito, che diceva che i livelli di civiltà di una società si misurano dall'attenzione che viene dedicata ai più deboli, ai malati, agli anziani.
Credo che questo sia il punto.
Il punto non è tanto quello di dire se i problemi sono di destra o di sinistra o se, come ha detto prima il collega Ronzani, le risposte sono di destra o di sinistra. Penso che le risposte che noi dobbiamo cercare di dare debbano essere delle risposte che si colleghino ai livelli di civiltà che ha raggiunto la nostra società. Il collega Vignale, prima, ha parlato della legge 10 citata come un punto di arrivo che, in allora, il Consiglio regionale raggiunse; nel senso che maggioranza e opposizione videro in un'ipotesi legislativa una possibilità di affrontare - in termini umani economici e di funzionalità di servizio - una grande questione.
Oggi si dice che occorre "recuperare risorse". Ora noi, Assessore Monferino, queste risorse le dobbiamo recuperare; ma perché? Noi abbiamo avuto - ce lo siamo anche detto - non una sorta di polemica a distanza, ma una sorta di ragionamento fatto alla distanza. Monferino, nella prima intervista in qualità di Assessore, disse di voler "togliere la politica dalla sanità". Poi ci siamo spiegati e io, nel fare i miei più profondi auguri all'Assessore Monferino - auguri che rinnovo - dissi che la politica può essere anche arte di buon governo.. Li rinnovo in questa sede, non soltanto perché la politica può essere arte di buon governo, ma anche perché la politica è il luogo in cui si assumono le scelte, se la consideriamo nella maniera più alta, nonostante la crisi odierna.
Noi dobbiamo fare delle scelte. Avendo seguito, come amministratore per tanti anni la vita di una città come Torino, con tantissimi problemi credo di poter affermare che non soltanto nelle piccole aree, dove forse è più facile vivere, ma soprattutto nelle grandi città e nei grandi agglomerati urbani, oggi i poveri, quando sono poveri, sono più poveri; i malati, quando sono malati, si sentono più malati; gli autosufficienti quando non lo sono, hanno la sensazione di vivere ancora peggio.
proprio rispetto a questo teorema che dovremmo attestarci, perch ritengo che si debbano fare delle scelte e dare delle risposte: la politica esamini certamente il quadro economico-finanziario; esamini l'organizzazione oppure riesamini ciò che si deve riesaminare in termini di riorganizzazione, perché le risorse sono certamente più scarse di prima; si renda conto dei livelli di civiltà e della percezione dei diritti che ciascuno di noi ha dentro di sé, perché oggi, a mio avviso, anche il più povero dei cittadini ha una sensazione più elevata di un tempo di poter essere portatore di diritti. È con questa serie di considerazioni che noi dobbiamo fare i conti.
Ci sono, quindi, poche cose da dire: la prima è che noi dobbiamo e vogliamo, come maggioranza, amministrare la sanità con dei livelli di efficienza e con un realismo economico-finanziario che oggi sono più indispensabili di prima, ma siamo altrettanto consapevoli di dover porre al centro della nostra scelta politica la persona.
Le grandi eccellenze che ci sono nella nostra Regione in campo sanitario hanno, in qualche modo, la forza di difendersi da sole. Noi, come Consiglieri regionali, come cittadini, come uomini e donne, ma soprattutto come politici - anche lei, Assessore Monferino, me lo conceda con un sorriso; il Presidente Cota è certamente un grande politico, di livello locale e nazionale - dobbiamo fare una grande scelta: quella di difendere i più poveri, i più malati, i meno autosufficienti. Come laica - non ho il dono della fede - questi sono coloro che metto in prima linea nel far politica, oltre che nel mio cuore, nella consapevolezza che se difendo quei soggetti, può darsi che non abbia fatto tutto ciò che dovevo fare, ma certamente non avrò sbagliato. Questo è il grande percorso che mi guida.
Penso, dunque, che noi abbiamo del lavoro politico da svolgere: dobbiamo affrontare un esame economico e finanziario della situazione e dobbiamo risolvere una grande questione di riorganizzazione; ma abbiamo anche - e questo non è appannaggio di nessuno - una grande stella cometa che è quella che io mi sono permessa in quest'aula di richiamare. Perch non vorrei assolutamente stare laddove si desse priorità all'aridità delle cifre, senza cercare di correggerle con la politica e con l'umanità.
Io non mi sono mai permessa di dire, nell'arco di quest'anno e mezzo di legislatura, che in questo campo bisognerebbe fare di più, o che bisognerebbe fare di meno nella cultura e nel lavoro, perché è chiaro che ci sono delle grandi difficoltà. Però penso - e consegno la mia riflessione all'Assessore Monferino, che ringrazio per avermi ascoltato, oltre che al Presidente Cota e all'Assessore Maccanti - che la nostra stella cometa siano le persone. Considerate le persone e visto il valore che noi esprimiamo, penso che in questo campo dovremo poter dare un piccolo segnale: un segnale che abbiamo capito; un segnale che indichi che, anche se è difficile, questa è la strada che dobbiamo percorrere, perché chi soffre di più ha più bisogno di noi. Gli altri si difenderanno con i loro grandi strumenti; gli altri si difenderanno con i loro grandi manager o con le loro grandi holding. Ma "l'ultimo" si difenderà soltanto attraverso di noi e attraverso le scelte che la buona politica potrà fare per lui.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Cerutti; ne ha facoltà.



CERUTTI Monica

Grazie, Presidente.
Credo che a questo punto della discussione non ci sia molto da aggiungere. È vero che il problema degli anziani non autosufficienti non nasce con questa Giunta, così come non rappresenta nemmeno una specificità del Piemonte. Tuttavia, varrebbe la pena affrontare la questione magari più seriamente, lasciando un po' da parte quella "recita a soggetto" che sta avvenendo in Aula, perché da questo dibattito ne usciremo tutti con un senso di frustrazione per l'inutilità di un luogo come questo, nel quale possiamo sì presentare degli atti, che però o non vengono approvati (lo dico senza entrare nel merito) oppure, se anche vengono approvati, non vengono applicati.
Ma è anche una frustrazione per chi ci segue: all'inizio dei nostri lavori vi era una tribuna piuttosto affollata, mentre adesso sono rimasti quei pochi che, probabilmente, vogliono vedere come andranno a finire i nostri lavori. Ma la maggior parte di loro ha effettivamente pensato di spendere meglio il proprio tempo.
In questo senso, credo che la nostra discussione, se arriverà all'approvazione di qualche documento, dovrà poi effettivamente portare a qualche ragionamento vero.
Il Presidente Cota ha effettivamente confermato che non sono stati apportati dei tagli al tema di cui stiamo trattando oggi. Però sappiamo in tal senso vorrei porre delle domande specifiche, perché altrimenti mi sembrerebbe che non vi siano altri elementi di cui discutere - che le scelte nazionali che saranno portate avanti, andranno a mettere in seria difficoltà quello che noi chiamiamo lo "stato sociale". I colleghi hanno già ricordato l'azzeramento del fondo per la non autosufficienza.
Chiedo dunque a questa Giunta, in particolare al Presidente, quale sia il suo atteggiamento nei confronti di quella che è la manovra nazionale.
Leggiamo anche di una manifestazione che si terrà venerdì 23 settembre cui parteciperanno Presidenti di Regione, di Province e di Comuni mobilitati unitariamente a Perugia. Saranno presenti Presidenti quali Polverini, e ancora Sindaci quali Alemanno. Chiedo allora al Presidente Cota se sarà anche lui presente venerdì 23 a Perugia, in quanto credo che forse, valga la pena, proprio nel momento in cui si intende tutelare lo stato sociale, senza essere né di destra né di sinistra, a questo punto difendere la realtà dei bilanci delle Regioni e degli Enti locali; quindi in questo senso, venga adottato un atteggiamento che non sia quello di estrema responsabilità o, mi permetto di dire, spesso nei confronti del Governo nazionale, remissivo.
Pongo una domanda specifica: il Presidente Cota venerdì 23 sarà a Perugia con gli altri Presidenti? Ci sarà anche il Presidente Errani, che non ho citato prima, perché potrebbe essere considerato, chiaramente, un esponente della controparte, ma ci saranno altri suoi colleghi del centrodestra.
Mi sembra che, già a partire da una tale discussione, in cui si vede che, comunque, le risorse sono poche, questa Regione debba fare la sua parte con le altre Regioni, quindi, in questo senso, ci sia anche un atteggiamento che si modifica.
Dopodiché, per quanto riguarda la domiciliarità nello specifico, non riporto i dati molto seri che hanno già esposto i miei colleghi. Sappiamo che il sistema della domiciliarità, collegato chiaramente al ricovero delle residenze per non autosufficienti, si organizza molto faticosamente. Alcuni colleghi hanno fatto riferimento alla propria esperienza nei Comuni e anch'io, come Consigliera comunale a Torino, posso testimoniare come fosse faticoso mettere a punto il modello dell'assistenza domiciliare, che comunque ha necessitato di essere rivisto più volte.
Data la complessità del sistema, forse, richiamarsi sempre al tecnicismo e a riforme strutturali che da sole possono essere in grado di ridurre le liste delinea una modalità un po' troppo semplicistica di affrontare un tema che riteniamo, però, occorra esaminare da destra o da sinistra, proprio perché si tratta di scelte. In particolare, così come è stato dimostrato dalla collega Artesio, se si vuole privilegiare la domiciliarità, che consente all'anziano di non essere ricoverato in una struttura, ma di rimanere all'interno del proprio ambiente familiare, è chiaro che è necessaria quella rete complicata, che deve essere portata avanti attraverso determinate scelte.
Invece, in questo senso, osserviamo che, se, fino a questo momento, non ci sono stati tagli, ci sono state anche non scelte.
Allora, poiché il nuovo Assessore è l'ex direttore generale, chiedo proprio perché crediamo che la sanità, compresa la parte socio assistenziale, debba procedere nel suo cammino, quando pensa di nominare il nuovo direttore generale. Per non determinare una carenza dal punto di vista organizzativo, a meno che l'Assessore Monferino non svolga contemporaneamente l'incarico di assessore e quello di direttore generale forse, varrebbe la pena, per portare avanti le scelte del sistema, dotarsi anche di un direttore generale. Questa è una domanda molto semplice.
Sappiamo che i temi sanitari e assistenziali sono strettamente correlati: l'Amministrazione precedente aveva a fatica messo in atto la continuità assistenziale e, forse, c'era un sistema che, finalmente iniziava a funzionare, magari con ancora margini di miglioramento. Qui invece, viviamo una situazione caratterizzata da immobilismo dal punto di vista delle scelte e ci troviamo di fronte ad un richiamo al tecnicismo che non è un'attenzione alla persona, come evocava la collega Spagnuolo, ma alla "macchina".
A questo punto, ci chiediamo quando inizieremo a discutere il piano però, vorremmo capire, anche dal punto di vista delle scelte, per esempio quando verrà sostituito il direttore generale, anche perché crediamo che il sistema debba dotarsi di questa figura.



PRESIDENTE

Grazie, collega Cerutti.
Ha chiesto la parola il Consigliere Angeleri; ne ha facoltà.



ANGELERI Antonello

Grazie, Presidente.
Anch'io voglio iniziare l'intervento esprimendomi non in senso ottimistico, come ha fatto la collega Spagnuolo, che sono convinto abbia detto quello che pensava, come sempre.
Da questo dibattito non traggo un granché di suggerimenti, neppure ne esco entusiasta e convinto. Al di là di qualche intervento dell'opposizione, che ha dato contributi concreti, sui quali si pu discutere - mi riferisco, ad esempio, al collega Lepri e a qualche altro pochi, per la verità - mi è sembrata l'ennesima edizione del dibattito sulla sanità, che in quest'aula abbiamo svolto più volte.
Mi auguro che la prossima discussione avvenga in Commissione, in modo che non ci sia il pubblico, non ci sia il collegamento via internet, non ci siano i giornali e non ci siano le televisioni, così che, appellandomi al senso di responsabilità, che, data la situazione economica, sicuramente pervade tutti noi, si possa in qualche modo dare quel contributo che tutti i cittadini da quest'Aula, in realtà, attendono.
Voglio evitare le polemiche: alcuni interventi parlavano, a distanza di un anno e mezzo, di buchi già lasciati da questo sistema sanitario gestito da questa Giunta. Sì, ci può essere stata una situazione che poteva essere vista con più attenzione - non parlerei di buchi, ma di avvallamenti rispetto ad alcuni dati che sono emersi, ma niente a che vedere con grand canyon o voragini lasciate dalla realtà precedente e che abbiamo, in qualche modo, testimoniato anche con i dati concretamente.



(Commenti della Consigliera Bresso)



ANGELERI Antonello

Si vede che l'ex Presidente Bresso si sente toccata nel vivo.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Colleghi, per cortesia!



ANGELERI Antonello

Facevo riferimento a quelle situazioni che il Presidente e la Giunta hanno verificato...



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Consigliere Carossa, per cortesia! Presidente Bresso, per cortesia!



ANGELERI Antonello

Sono situazioni che, oltretutto, sono documentate dai bilanci...



PRESIDENTE

Consigliere Angeleri, la ringrazio.



ANGELERI Antonello

Sono documentate da una Giunta immediatamente successiva alle elezioni che, magari, ha cancellato qualche centinaio di milioni di impegni, ma lasciamo perdere.
Ho voluto rispondere per correttezza, perché non si può passare tutte le volte per fessi, ma vorrei, in qualche modo, anche fare riferimento ad un'azione che noi siamo convinti questa Giunta abbia iniziato in modo corretto.
Era possibile andare avanti con il 25%, ogni anno, di aumento sul sistema sanitario? Evidentemente no e molti dell'opposizione lo hanno riconosciuto.
evidente che le linee tracciate riguardano lo spostamento dal sistema ospedaliero al sistema territoriale, fino al sistema delle strutture post acuzie, che, evidentemente, dobbiamo affrontare tutti insieme con serietà.
Ritengo che la legge n. 10, seppure risalente ad un momento che non è l'attuale, in cui il mondo era diverso, perché il febbraio 2010 era caratterizzato da una situazione completamente diversa da quella che abbiamo dovuto affrontato a cominciare dalla metà dell'anno scorso, per verificare quest'anno un altro momento economico difficile ed esplosivo.
Sono convinto che la legge n. 10, anche per una convinzione ideologica nostra, in qualche modo voglia essere vicina agli anziani e far sì che la famiglia stia accanto a loro, contro quelli che sono i ricoveri in qualche modo impropri, anche perché in termini valoriali penso che avere la famiglia vicina, per un anziano che le ha dedicato tutta la sua vita, sia una cosa, in termini valoriali, estremamente importante e in questo noi crediamo.
Chiediamo al Presidente e all'Assessore di procedere in questa direzione. Proprio per questo abbiamo iniziato un lavoro. In questo quadro si colloca il recente accordo siglato dalla nostra amministrazione regionale con le autonomie locali e le organizzazioni sindacali, che hanno convenuto di dare avvio ad un percorso condiviso, per l'individuazione di un nuovo modello di welfare regionale, proprio perché sono cambiati i tempi, perché la popolazione invecchia e perché c'è una situazione da affrontare in un modo nuovo, viste le scarse risorse.
Personalmente ritengo che solo affrontando un dibattito serio - e l'occasione, Assessore Monferino, sarà proprio la presentazione della riforma sanitaria in Commissione - faremmo veramente il nostro dovere e daremmo una risposta seria alle famiglie che attendono da noi risposte altrettanto serie e concrete.



PRESIDENTE

Dichiaro chiuso il dibattito generale.
Ha chiesto la parola per un'integrazione, prima dell'intervento dell'Assessore Monferino, il Presidente Cota.
Prego, Presidente.



COTA Roberto, Presidente della Giunta regionale

Innanzitutto ho chiesto la parola perché volevo ringraziare i Consiglieri per i loro interventi perché, al di là delle posizioni, c'è stato, dal mio punto di vista, un'importante approfondimento di questo tema. Penso che anche all'interno della Commissione ci saranno le occasioni per discutere in maniera approfondita di tutti i punti emersi nel corso del dibattito.
Inoltre, darò al più presto la delega all'assistenza, cioè individuer al più presto l'Assessore che avrà la delega all'assistenza, perché lei ha ragione, Consigliere Ronzani, nel richiedere che ci sia una figura che si occupi, oltre che di altre deleghe, della delega all'assistenza e che faccia questo tipo di lavoro.
Peraltro le volevo segnalare che questa è stata un'occasione anche per me, come Presidente della Regione, per approfondire una tematica. Penso che materie come assistenza e sanità siano molto importanti e, dal mio punto di vista, avere avuto per qualche mese la delega alla sanità, e avere oggi sia pure per un periodo limitato, la delega all'assistenza, sia un'esperienza formativa. Questo mi ha permesso di partecipare, con il supporto dell'Assessore Maccanti e dell'Assessore Monferino, a diverse riunioni con i Sindaci. Questo mi ha permesso di incontrare i sindacati e i consorzi, e di approfondire una materia rispetto alla quale avrei rischiato di essere esterno.
Il fatto di assumere per un certo periodo tale delega lo vedo, quindi come fatto positivo; poi è chiaro che deve essere assegnata ad un Assessore.
Alla luce del dibattito vorrei evidenziare come l'aspetto che deve essere chiaro è che ci avviamo verso un futuro dove il rapporto tra risorse e popolazione che usufruisce dei servizi sarà diverso rispetto al rapporto di oggi. Affinché queste risorse vadano in presa diretta in servizi, è necessario organizzare tutte le strutture in maniera tale che non ci siano sprechi e che le stesse siano efficienti. Questa è una sfida. È una sfida che riguarda me, come Presidente della Regione; è una sfida che riguarda gli altri Presidenti delle Regioni; è una sfida che riguarda voi; è una sfida che sarà la sfida del futuro, però sicuramente viviamo in un momento di passaggio tra un vecchio mondo ed un nuovo mondo.
Sui dati mi dispiace contraddirla, perché avrei voluto non farlo, visto anche il clima costruttivo, ma adesso l'Assessore Monferino, Consigliere Ronzani, dovrà contraddirla su alcuni dati.
Nel mio intervento introduttivo non ho parlato dell'aspetto legato all'assistenza domiciliare. Ho fatto un'omissione, nel senso che non ne ho parlato perché mi sono strettamente tenuto al tema della richiesta del Consiglio regionale, relativo alle liste di attesa all'interno delle RSA.
Personalmente condivido le argomentazioni sviluppate, cioè che l'assistenza domiciliare è una forma d'assistenza che non soltanto tutela maggiormente i rapporti umani, ma li valorizza all'interno delle famiglie.
Si tratta forse di un'assistenza più vera, più in presa diretta rispetto all'anziano e, comunque, fa risparmiare molte risorse alla collettività perché è ovvio che quel tipo d'assistenza deflaziona i ricoveri all'interno delle strutture.
Questo è quello che volevo dire, poi il Presidente darà la parola all'Assessore Monferino.
Volevo solo dire, da un punto di vista tecnico, anche se non so se è questa la sede, che è stato presentato, perché l'ho letto nell'o.d.g l'ordine del giorno n. 462, a firma del Consigliere Negro ed altri. Volevo dire che la Giunta dà parere favorevole, anche se non so quando verrà discusso.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire l'Assessore Monferino; ne ha facoltà.



MONFERINO Paolo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Grazie, Presidente.
una rapidissima puntualizzazione di numeri. Sarò poco pratico di tante cose, ma di numeri me ne intendo e mi restano fissi nel cervello.
Una piccola correzione sull'ospedale di Biella.
Noi non abbiamo ridotto l'Ospedale di Biella da circa 800 a 550 posti.
Personalmente sono molto d'accordo che ci sia questa riduzione (e poi le dirò anche perché), ma la delibera del Consiglio regionale n. 137 del 24 ottobre 2007 ha approvato il Piano Socio Sanitario ragionale che, al capitolo 5, per l'ASL di Biella recita testualmente: "L'Azienda deve rivedere la progettazione del nuovo ospedale, in modo da attestarne il ridimensionamento degenziale a 550 posti letto".
Mi trovo molto d'accordo su questo, perché un ospedale con quasi 900 posti letto è tre volte più grande di quello che abbiamo oggi...



MONFERINO Paolo, Assessore alla tutela della salute e sanità

RONZANI Wilmer (fuori microfono)



MONFERINO Paolo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Parlavo di posti convenzionati di anziani non autosufficienti.



MONFERINO Paolo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Se questa correzione non serve...



MONFERINO Paolo, Assessore alla tutela della salute e sanità

RONZANI Wilmer (fuori microfono)



MONFERINO Paolo, Assessore alla tutela della salute e sanità

stato un equivoco.
MONFERINO Paolo, Assessore alla tutela della salute e sanità



MONFERINO Paolo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Comunque l'ospedale è di 550 posti letto; ha dimensioni tre volte superiori a quelle di oggi, mantenendo lo stesso numero di posti letto.



MONFERINO Paolo, Assessore alla tutela della salute e sanità

RONZANI Wilmer (fuori microfono)



MONFERINO Paolo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Stavo ponendo un altro problema.



MONFERINO Paolo, Assessore alla tutela della salute e sanità

Poi ho sentito molti numeri sulle liste d'attesa.
Noi leggiamo le liste d'attesa attraverso la graduatoria per gli inserimenti. Al 31 dicembre 2010 avevamo in graduatoria per gli inserimenti, quelli che noi leggiamo come liste d'attesa, 12.896 iscritti.
In effetti questo numero è salito: il 31 marzo 2011 era 13.300 e il 30 giugno è arrivato a 13.400.
In effetti siamo saliti di quasi 500 unità: dalle quasi 13 mila alle quasi 13.500. Le lista d'attesa in effetti sono salite.
Questo, però, non è dovuto ad una riduzione, da parte della Regione della spesa, perché ho i numeri del 2008, del 2010 e dal 2011 ad oggi.
Nel 2008 supportavamo 15.623 persone convenzionate nelle nostre strutture, con una spesa di 261 milioni.
Nel 2010 le persone era 15.032, quindi 600 in meno, con una spesa di 295 milioni, quindi con 30 milioni in più di spesa. Non è la riduzione della spesa che ha comportato questa piccola riduzione di numeri, ma è un aumento delle tariffe che nel frattempo sono avvenute. Tariffe che sono state riviste nel 2009 e che sono state applicate successivamente. Questo solo per puntualizzare i numeri.
Ho sentito parlare di numeri molto grossi - 20 mila, 30 mila - ma questi sono i numeri che a noi risultano. Con questo non voglio negare che il problema non esista, il problema esiste e, in prospettiva, diventerà ancora più critico. Visto che le risorse non saliranno, e lo sappiamo bene bisogna imparare ad usare bene le risorse che abbiamo.
Non posso che condividere quello che diceva il Presidente di entrare all'interno delle nostre strutture e rivedere tutte le possibile sacche di inefficienza che abbiamo, che si stratificano nel tempo non per colpa di nessuno, ma perché le grandi organizzazioni sono fatte cose.
Non ho sicuramente grandi esperienze nel mondo sanitario, ma in quarant'anni di esperienza in grandi organizzazioni in giro per il mondo ho visto che i costi salivano soltanto perché, per inerzia, crescevano e si stratificavano, scoprendo dieci anni dopo che si continuavano a fare cose che si facevano dieci anni prima, ma che non servivano più a nulla dieci anni dopo. Queste sono tutte le aree che noi dobbiamo ricercare di efficienza all'interno. Queste risorse le dobbiamo giustamente mettere a disposizione proprio per quella popolazione che continuerà a salire e questo è problema che continueremo ad avere.



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione delle mozioni e degli ordini del giorno presentati: mozione n. 425 "Rispetto degli impegni assunti in materia di liste d'attesa nei servizi socio-sanitari per l'accesso alle cure in lungassistenza" presentata dai Consiglieri Laus, Artesio, Buquicchio Cerutti, Cursio, Motta Angela, Pentenero mozione n. 424 "Rispetto degli impegni assunti in materia di continuità assistenziale, servizi di riabilitazione, lungodegenza, residenziali domiciliari per persone non autosufficienti" presentata dai Consiglieri Laus, Artesio, Buquicchio, Cerutti, Cursio, Motta Angela, Pentenero mozione n. 497 "Sviluppo delle attività e delle prestazioni per anziani disabili non autosufficienti" presentata dai Consiglieri Carossa, Pedrale Lupi, Tiramani, Gregorio, De Magistris, Boniperti, Angeleri, Botta Franco Maria, Spagnuolo, Toselli, Botta Marco, Cantore Costa , Rosa Anna, Leardi Novero, Marinello, Burzi, Tentoni, Comba, Molinari, Vignale.
ordine del giorno n. 448 "Obbligo di immediata attuazione dei Lea e illegittimità delle liste d'attesa" presentato dai Consiglieri Laus Bresso, Buquicchio, Cursio, Dell'Utri, Goffi, Manica, Motta Angela Muliere, Negro, Pentenero, Reschigna, Ronzani, Taricco ordine del giorno n. 458 "Riordino della spesa in materia sociale. Delega al Governo" presentata dai Consiglieri Artesio, Bresso, Buquicchio Cerutti, Laus, Motta Angela, Pentenero, Ponso, Taricco Ci sono richieste di intervento sulla mozione n. 425? Consigliere Laus vuole intervenire per l'illustrazione della mozione?



LAUS Mauro

Ho già illustrato la mozione, vorrei fare una dichiarazione di voto.



PRESIDENTE

Non ci sono dichiarazioni di voto. Può fare una replica.



LAUS Mauro

Vorrei fare una dichiarazione complessiva, farò una replica.
Cerco di essere breve. Dirò cose che disturberanno alcuni Consiglieri ma poi non interverrò più.
Faccio una premessa, Presidente Cota. Chi mi conosce, e io vi conosco personalmente, sa che non mi permetterei di offendervi singolarmente primo, perché non posso permettermi questo lusso, poi perché non mi date motivo per offendervi personalmente. Esprimo dei giudizi, Presidente Cota (le sto facendo in anticipo delle scuse).
Quello che dirò è riferito ai vostri comportamenti politici. Oggi, dai vostri interventi politici, sono rimasto sconcertato! Volevo usare il termine disgustato! Si, Presidente Cota, disgustato! Ho scoperto proprio in questo momento, non se se devo, che la politica...



COTA Roberto, Presidente della Giunta regionale fuori microfono)

Può essere anche reciproco.



LAUS Mauro

Lo so che è reciproco, Presidente, altrimenti io non stavo da questa parte e lei dall'altra. C'è una differenza sostanziale tra me e lei. Lei è più bravo, lei ha quell'incarico, io no.
Mi rendo conto che sono un corpo estraneo, ma non posso chiedere a lei come si chiama e lei mi risponde "oggi è martedì", dicendo la verità solo perché oggi è martedì. La stessa cosa ha fatto l'Assessore Monferino, la stessa cosa hanno fatto i miei colleghi, la stessa cosa fanno altri colleghi per fare più confusione! Io mi sono spiegato bene e voi avete fatto finta di non capire nulla.
La domanda di oggi era: ma le liste di attesa per le persone non autosufficienti - siano over 65 o diciottenni non autosufficienti - sono legittime o illegittime? Questa era la domanda. Quando vi ho definito imbroglioni e truffatori del consenso, facevo riferimento a queste tipologie comportamentali poste in essere, che suscitano ripugnanza negli uomini di media moralità, sia che appartengano alla destra o alla sinistra.
Io sarò peggio di voi, anzi sicuramente, ma non c'entro niente.
Mi chiedo, può mai il Presidente Cota dire: "Grazie a questo clima costruttivo". Ma dov'è questo clima costruttivo? Se c'è un clima costruttivo significa che anche il mio Gruppo mi ha lasciato solo su una partita così importante! Non ci sono problemi perché so vivere da solo Presidente Cota, non m'impressiono. Dopo questi problemi drammatici c'è la morte, non c'è niente! Non mi dovete spiegare che ci sono delle priorità e dei tagli. Le priorità non sono incompatibili con i tagli. Sui tagli ci siamo, ma sulle priorità, potevate costituirvi parte civile per la questione delle quote latte: 200 milioni. Lei e la sua Giunta dovete stabilire delle priorità. A casa mia decido io qual è la cosa più importante da fare: ritengo che pagare le utenze sia la cosa più importante? Ci sono altre cose, ma le utenze sono la cosa più importante.
Siete voi che dovete stabilire le priorità. Voi siete stai promossi noi siamo stati bocciati perché vi abbiamo lasciato un buco spropositato.
Ma basta! Basta! Basta con queste frottole! Oggi dovete dirci perché e se secondo voi, queste liste sono legittime o no.
Se cammino per strada - vi faccio un esempio semplice - e il vigile urbano mi ferma chiedendomi la patente, non posso rispondere "devo cambiare la macchina". Dammi questa "fottuta" patente, lui mi dice, e io presento la patente! Questo è il tema!



PRESIDENTE

Consigliere, la prego.



LAUS Mauro

Chiedo scusa, chiedo scusa, Consiglieri.
Non voglio fare l'assalto alla diligenza, Governatore Cota. Dobbiamo risolvere il problema politicamente, lei, gli Uffici legali della Giunta e l'Ufficio di Presidenza. Dovete dare una risposta. Sono legittime o non sono legittime? Anche noi non abbiamo garantito...



(Commenti del Consigliere Ronzani)



LAUS Mauro

Non è una questione di numeri, Consigliere Ronzani, non è una questione delle altre liste d'attesa, sono cose diverse. Sulle lista d'attesa delle persone non autosufficienti sulla base del nostro quadro normativo, tenendo conto delle fonti del diritto, leggi, regolamenti ed usi - perché c'è una gerarchia delle fonti - non abbiamo fatto niente! Bocciati, a casa! La Bresso è stata cacciata! A casa! Avete vinto voi? Dovete dirci voi qual è la priorità. Queste priorità le dovete stabilire voi.
Ogni volta non si può fare il gioco dei numeri. Ho richiesto un Consiglio straordinario, abbiamo speso dei soldi per fare tutti quanti, a partire dal sottoscritto, a quanto pare, i ciarlatani. Ma io guadagno di più come Consigliere regionale (non per la mia attività lavorativa) del Sindaco di Roma! E di Torino. Non ho voluto citare Torino per evitare battute di altro tipo.
Secondo voi, perché un Consigliere regionale deve essere pagato così tanto? Pensate, con tutto il rispetto delle associazioni, perché da quelle associazioni il sottoscritto non prende un voto e non ne prenderà, ma non li vuole! Non è questo il tema! Ma non posso essere trattato come il presidente di un'associazione. Io rappresento dei cittadini che mi hanno portato qua e con le loro tasse prendo lo stipendio, lo prendo io e lo prendete voi.
Non lo possiamo fare dalle nostre parti - e chiudo, per tenere l'Italia unita - ma fossimo stati, Presidente Cota, al Bar Sport di Potenza, uno le avrebbe potuto dire: "Che fai? Giochi a coppe quando la briscola è spada!".
Non c'è peggior sordo di chi non vuole capire. Qui magari, uno non pu entrare in una farmacia e chiedere un misto di mare gratinato, così come mi è stato propinato oggi qua.
Sono partito con le scuse, Presidente, e chiudo con le scuse. Non voglio offendere. Mi sono accalorato e non voglio offendere le vostre persone perché non mi permetterei. Mi conoscete e chi in mezzo a voi mi conosce veramente, sa che quello che sto dicendo e quello che sto facendo non è una recitazione, perché ci credo.
Quindi, vi rifaccio le scuse, però la risposta che voi mi dovete dare e chiedo almeno al mio Gruppo, su questa partita, di non essere lasciato solo. Grazie.



PRESIDENTE

Ci sono altre repliche dei firmatari degli ordini del giorno? Non ci sono altre repliche.
In base al Regolamento, articolo n. 69, comma 1 e articolo n. 103 del Regolamento, il primo firmatario di una mozione o di un ordine del giorno può replicare prima della votazione. Ecco perché il collega è intervenuto.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, passiamo alla votazione delle mozioni e degli ordini del giorno.
Il numero legale è 30.
Indìco la votazione palese sulla mozione n. 425, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte premesso che è in costante aumento il numero delle persone iscritte nelle liste d'attesa per l'inserimento nei servizi socio-sanitari e per l'accesso alle cure domiciliari in lungoassistenza nella sola città e provincia di Torino sono 15 mila le persone non autosufficienti in attesa, anche da più di due anni, di cure domiciliari o di un ricovero in comunità alloggio o RSA considerato che il rafforzamento dell'assistenza territoriale quale primaria forma di prevenzione e d'intervento e la garanzia dell'esigibilità del diritto alle cure si qualificano come esigenze non ulteriormente derogabili verificato che il Consiglio regionale, in data 12 gennaio 2011, ha approvato l'Ordine del giorno n. 191 "Liste d'attesa nei servizi socio-sanitari per l'accesso alle cure in lungassistenza" in cui si prevede "il monitoraggio delle liste d'attesa, con cadenza trimestrale, al fine di orientare l'attività legislativa verso un eventuale perfezionamento delle normative regionali di riferimento e di indirizzare la spesa nella direzione della risoluzione delle criticità lamentate" rilevato che nonostante siano trascorsi sei mesi dall'approvazione del sopraccitato Ordine del giorno gli impegni con esso assunti appaiono essere stati disattesi, come denunciato dalle Associazioni che raggruppano famiglie e cittadini disabili, ammalati ed in difficoltà in una lettera inviata al Presidente del Consiglio regionale, al Presidente Giunta regionale, alla IV Commissione consiliare nonché al Direttore regionale della Sanità impegna la Giunta regionale a dare effettiva attuazione a quanto disposto ed approvato con l'Ordine del giorno n. 191 del 12 gennaio 2011 garantendo l'ordinario funzionamento delle sedi di monitoraggio e di concertazione prevista per l'applicazione degli atti regionali, a cominciare dal tavolo LEA nonché rendendo disponibili in modo tempestivo, continuativo e trasparente i dati relativi alla programmazione delle diverse Unità di Valutazione (Unità Valutazione Multifattoriale), all'andamento degli inserimenti residenziali in rapporto alle disponibilità dei posti convenzionati, alla progressione dell'attivazione delle cure domiciliari in lungo assistenza, anche al fine di favorire il compito di valutazione e di indirizzo della Commissione regionale." Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 448, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte premesso che in base al decreto del presidente del Consiglio dei ministri del 29 novembre 2001, il Servizio sanitario è obbligato a garantire tutte le necessarie prestazioni domiciliari, semiresidenziali e residenziali agli anziani cronici non autosufficienti, ai malati di Alzheimer e a quanti siano colpiti da altre forme di demenza senile, nonché alle persone con handicap intellettivo grave e con limitata o nulla autonomia gli enti gestori delle attività socio-assistenziali sono tenuti di conseguenza a fornire gli interventi di loro competenza a tutti i cittadini sopra indicati detti obblighi sono previsti dai LEA (livelli essenziali d'assistenza) il cui obbligo di attuazione si ritrova anche nella carta costituzionale all'articolo 117 considerato che secondo i dati acquisiti dal Consiglio regionale in occasione della seduta straordinaria del 12 gennaio scorso, nella sola provincia di Torino sarebbero almeno 15 mila gli anziani non autosufficienti e le persone affette da demenza senile in attesa, persino per anni, di cure domiciliari o di un posto letto convenzionato nelle RSA la Fondazione Promozione sociale Onlus, promotrice insieme con un nutrito gruppo di altre associazioni di pazienti e familiari di pazienti di una petizione popolare verso la Regione per una corretta applicazione dei Lea, ha denunciato pubblicamente che 'neppure i posti lasciati vuoti dalle persone decedute vengono riassegnati' (La Stampa, mercoledì 16 marzo 2011) rilevato che la sentenza numero 1607/2011 del Consiglio di Stato ha precisato come rispetto gli obblighi previsti dai Lea, le aziende sanitarie regionali e i Comuni, singoli e associati, non possano ritardare o negare le prestazioni in ragione della carenza di risorse economiche, né pretendere alcun contributo economico da parte dei congiunti per supplire alla mancata erogazione del servizio la sentenza numero 1154 /2010 del Tribunale di Firenze (emessa in data 16 novembre) ha condannato l'ASL di Firenze a versare agli eredi di un anziano non autosufficiente oltre 43 mila euro per le spese sostenute per il ricovero del loro congiunto le sentenze 784/2011 della Sezione Prima del TAR della Lombardia (9 gennaio) e 785/2011 della stessa Sezione (9 marzo) hanno condannato gli enti gestori delle attività socio-assistenziali che si erano resi inadempienti rispetto alle prestazioni integrative degli interventi sanitari le associazioni dei pazienti e l'associazione che rappresenta il privato convenzionato (ANASTE) hanno di recente intrapreso una campagna di informazione a favore dei familiari dei pazienti costretti a pagare per intero la retta di ricovero pur avendo diritto (almeno) alla quota sanitaria ritenuto che le sentenze citate siano un'ulteriore conferma del fatto che le cure socio-sanitarie vadano qualificate come diritto esigibile da parte dei cittadini (i quali possono addirittura rivalersi, con ragione, sugli enti inadempienti) la possibilità da parte dei familiari dei pazienti di avviare una causa nei confronti della propria ASL o degli enti gestori rende le liste d'attesa, a pieno titolo, illegittime impegna la Giunta regionale a riconoscere l'assoluta priorità dei servizi contemplati dai LEA a favore della popolazione che non è autosufficiente a causa di malattie o handicap invalidanti, soprattutto se gli interessati versano in gravi condizioni di disagio socio-economico o se si tratta di famiglie con minori a carico a scongiurare l'ipotesi, non più remota, che si moltiplichino le citazioni in giudizio a carico delle ASR inadempienti, attraverso lo stanziamento di adeguate risorse e la chiamata dei vertici aziendali a rispondere delle azioni intraprese nella direzione suddetta".
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 458.
La parola alla Consigliera Artesio.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
Presidente, dato che la questione riguarda una materia correlata, ma di carattere nazionale, in modo particolare la previsione contenuta di delega al Governo di riordino dell'assistenza e della fiscalità, non mi sembra che ci siano le condizioni per una riflessione di carattere più generale.
Ritiro questo ordine del giorno, quindi chiedo che non venga messa in votazione, e lo ripresenterò.



PRESIDENTE

L'ordine del giorno n. 458 non sarà votato, perché è ritirato.
Eventualmente, sarà ripresentato.
Indìco la votazione palese sulla mozione n. 424, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte premesso che la legge regionale 18 febbraio 2010 n. 10 (Servizi domiciliari per persone non autosufficienti), avendo quali obiettivi promuovere il benessere, la qualità della vita e l'autonomia dei cittadini non autosufficienti, prevenire l'aggravamento delle loro patologie, operare per evitare ricoveri impropri e favorire la loro permanenza presso il domicilio, definisce le modalità con cui assicurare gli interventi a domicilio la Delibera di Giunta regionale 6 aprile 2009, n. 39-11190 sui servizi domiciliari definisce il riordino delle prestazioni a sostegno della domiciliarità per la lungoassistenza di anziani non autosufficienti la Delibera di Giunta regionale 30 marzo 2005, n.17-15226 definisce i parametri del nuovo modello integrato d'assistenza residenziale socio sanitaria a favore delle persone anziane non autosufficienti la Delibera di Giunta regionale 28 gennaio 2011 n. 13-1439 ridefinisce i criteri di appropriatezza organizzativa, clinico-gestionale per le attività di recupero e rieducazione funzionale e per le attività di lungodegenza considerato che ad oggi la perdurante lentezza nell'avvio di nuovi interventi domiciliari e residenziali determina accessi impropri al pronto soccorso e l'acutizzarsi di patologie diversamente controllabili i tagli di bilancio, in particolare il mancato finanziamento per il 2011 del Fondo nazione per le non autosufficienze, fino al 2010 finanziato con 29 milioni di euro, aggravano ulteriormente la condizione vissuta dai cittadini più deboli e dalle loro famiglie verificato che il Consiglio regionale, in data 19 maggio 2011, ha approvato due Ordini del giorno aventi entrambi ad oggetto "Continuità assistenziale: servizi di riabilitazione, lungodegenza, residenziali, domiciliari per persone non autosufficienti", ovvero l'Ordine del giorno n. 227 proposto dalla Minoranza e l'Ordine del giorno n. 385 proposto dalla Maggioranza entrambi gli Ordini del giorno sopraccitati impegnano la Giunta regionale ad adottare le Delibere previste dalla l.r. 10/2010 ed in particolare a prevedere, accertata la condizione di non autosufficienza, la pronta concessione di una quota sanitaria in denaro tale da assicurare primi interventi di cura rilevato che con la contestuale approvazione dei due Ordini del giorno è dunque emersa in modo chiaro ed inequivocabile la volontà politica di tutto il Consiglio regionale di dare piena applicazione alla l.r. 10/2010 impegna la Giunta regionale a dare effettiva attuazione a quanto disposto ed approvato con gli Ordini del giorno n. 227 e 385 del 19 maggio 2011 adottando le delibere previste dalla l.r. 10/2010, in particolare per quanto riguarda il disposto dell'articolo 5, comma 3 in base cui qualora il Piano d'assistenza individuale (PAI) non sia adottato entro sessanta giorni dalla domanda sono comunque assicurati primi interventi di cura a garantire in sede d'assestamento al bilancio 2011 le risorse per le non autosufficienze, quantificate in 12 milioni di euro, oltre a sollecitare in sede nazionale il rifinanziamento del Fondo per le non autosufficienze".
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sulla mozione n. 497, il cui testo recita: "Premesso che l'incertezza del quadro delle risorse regionali e statali disponibili nei prossimi anni per assicurare le prestazioni e gli interventi dell'area dell'integrazione socio-sanitaria e la rigidità del sistema di erogazione delle prestazioni e degli interventi socio-sanitari, che vede coinvolti più soggetti istituzionali (ASI. ed enti gestori dei servizi socio assistenziali) richiede alla Giunta Regionale l'assunzione di precise responsabilità nella programmazione e nella gestione della spesa per la non autosufficienza, soprattutto per quanto riguarda il quadro degli interventi considerati prioritari: la proposta di riordino del servizio sanitario regionale ha tra i suoi obiettivi la sostenibilità anche economica del sistema sanitario attraverso un riorganizzazione dell'assistenza ospedaliera e di garantire la crescita e lo sviluppo dei servizi territoriali, per consentire una più tempestiva ed adeguata presa in carico del bisogni delle persone non autosufficienti sotto il profilo quali/quantitativo in questo quadro si colloca il recente Accordo siglato dalla Regione Piemonte con le Autonomie Locali e le Organizzazioni sindacali, che hanno convenuto di dare avvio ad un percorso condiviso per l'individuazione di un nuovo modello di welfare regionale e concordato su un nuovo modello di riparto delle risorse, basato sui livelli essenziali, sui costi standard delle prestazioni e sulla presa in carico degli assistiti da parte delle ASL e degli enti gestori dei servizi socio-assistenziali la necessità di garantire ai cittadini anziani e disabili l'erogazione delle prestazioni previste dai Livelli essenziali d'assistenza, assistenza domiciliare e residenziale, compatibilmente con il quadro delle risorse disponibili per tale attività deve rappresentare una priorità dell'Amministrazione regionale il Consiglio regionale impegna la Giunta regionale a proseguire nei lavori del Tavolo regionale per l'individuazione dei Livelli essenziali delle prestazioni sociali e socio-sanitarie, che parta dal documento approvato dalle Regioni italiane "macro obiettivi di servizio"', in spìrito di leale collaborazione istituzionale, definendo i costi standard e gli indici di copertura territoriale ad affrontare fo sviluppo dei servizi e delle attività socio-sanitarie integrate destinale ad anziani e disabili, attraverso un riordino delle prestazioni domiciliari e residenziali ed una migliore allocazione delle risorse sanitarie e sociali disponibili per il loro finanziamento: a individuare nuovi strumenti per ridurre le crescenti disparità di accesso alla prestazioni domiciliari e residenziali per la non autosufficienza da parte dei cittadini e delle famiglie, anche individuando modalità di accesso preferenziale da parte delle famiglie più deboli e più in difficoltà sotto il profilo economico e sociale." Il Consiglio approva.
Ricordo, prima di chiudere la seduta, che domani la giornata sarà abbastanza intensa. C'è la VI Commissione alle ore 9.30, audizione sugli Enti Parchi e altro.
Alle ore 10.15, sempre per la VI Commissione vi è l'audizione del Coordinamento associazioni professionali musei, archivi e biblioteche.
Alle ore 13.30 vi sarà la Conferenza dei Capigruppo e alle ore 15 la II Commissione per la consultazione in aula sulla legge urbanistica.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.25)



< torna indietro