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Dettaglio seduta n.146 del 28/07/11 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



(Alle ore 14.34 il Presidente Cattaneo comunica che la seduta avrà inizio alle ore 15.00)



(La seduta ha inizio alle ore 15.01)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Boniperti, Botta Marco, Bussola Burzi, Costa Raffaele, Cota, Giordano, Maccanti, Sacchetto, Toselli e Vignale.


Argomento: Contributi alla cultura

"Interventi urgenti a sostegno del sistema culturale piemontese" richiesta presentata dai Consiglieri Leo, Costa Rosa Anna, Pentenero, Stara Mastrullo, Pedrale, Buquicchio, Motta Massimiliano, Cerutti, Motta Angela Reschigna, Boeti, Ronzani, Cortopassi, Boeti, Botta Franco, Lepri, Negro e Muliere (atti d'indirizzo collegati n. 419, 437, 446, 449, 482, 483, 484)


PRESIDENTE

Dobbiamo trattare la richiesta di convocazione urgente in sessione straordinaria del Consiglio regionale del Piemonte, ai sensi dell'articolo 40 dello Statuto regionale e dell'articolo 50 del Regolamento consiliare di cui al punto 2) all'o.d.g.
La richiesta, pervenuta dai Consiglieri Leo, Costa Rosa Anna Pentenero, Stara, Mastrullo, Pedrale, Buquicchio, Motta Massimiliano Cerutti, Motta Angela, Reschigna, Boeti, Ronzani, Cortopassi, Boeti, Botta Franco, Lepri, Negro e Muliere, ha come oggetto "Interventi a sostegno del sistema culturale piemontese".


Argomento: Nomine

Richiesta di confronto politico in merito alle nomine del Co.Re.Com. da parte del Consigliere Buquicchio.


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Buquicchio.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente. All'apertura dei lavori, mi permetto di farle una richiesta.
Poiché su un argomento, che lei conosce benissimo e l'Aula anche, molti colleghi hanno ritenuto - a parere loro, legittimamente, ma lascio decidere agli altri se legittimamente o meno - di doversi esprimere anche con toni che riguardano la sfera umorale e non squisitamente solo quella politica o tecnico-burocratica e dato che, nell'ambito di queste esplicitazioni squisitamente umorali che meritano una risposta, mi sono dichiarato disponibile fuori dell'Aula sicuramente e non in aula per rispetto all'Aula e all'Istituzione, le chiedo di trovare al più presto i tempi e i modi per un confronto di carattere non umorale, ma politico e tecnico-burocratico.
Al riguardo, sia sul versante della politica che investe il concetto di democrazia di un'istituzione sia sul concetto tecnico-burocratico che investe il concetto di legittimità d'azione di una Commissione come quella delle nomine, sono state dette parole forti: dobbiamo sicuramente discuterne in ambiente democratico. Grazie.



PRESIDENTE

Collega Buquicchio, di tale questione parleremo come primo punto nella Conferenza dei Presidenti di Gruppo del 5 settembre p.v. Vi sono anche altre questioni aperte e ho letto una serie di interventi che sono stati fatti in aula: in quel momento decideremo eventualmente il da farsi.


Argomento: Contributi alla cultura

"Interventi urgenti a sostegno del sistema culturale piemontese" richiesta presentata dai Consiglieri Leo, Costa Rosa Anna, Pentenero, Stara Mastrullo, Pedrale, Buquicchio, Motta Massimiliano, Cerutti, Motta Angela Reschigna, Boeti, Ronzani, Cortopassi, Boeti, Botta Franco, Lepri, Negro e Muliere (atti d'indirizzo collegati n. 419, 437, 446, 449, 482, 483, 484) (seguito)


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola l'Assessore Leo... Chiedo scusa: il Consigliere Leo; ne ha facoltà.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

un lapsus!



(Applausi in aula e scampanellìo del Presidente)



PRESIDENTE

Poiché sono stato collega di Giampiero Leo per tanti anni, quando era Assessore, ho avuto un lapsus. Prego, Consigliere Leo.



LEO Giampiero

Grazie, Presidente. Intervengo anche a nome del collega Bussola, che ha dovuto assentarsi.
Voglio innanzitutto, Presidente Cattaneo, ringraziarla per la tempestività con cui, con sua personale sensibilità, ha provveduto alla convocazione di questo Consiglio.
Ho a lungo riflettuto su come affrontare in aula - perché è una questione importante - il tema in argomento oggi. Credo che, per la mia esperienza, avrei potuto in questa relazione iniziare a sciorinare cifre e numeri, dati di tanti anni, rapporti comparati, ma non farò questo. Ho invece ritenuto di provare a porre ad un organo politico - composto di colleghi di alta sensibilità politica, e li ringrazio moltissimo - quale il Consiglio regionale, una riflessione politica, spero nel senso più ampio e più alto del termine.
Peraltro, devo dire che l'Assessore Coppola ha fornito ai Gruppi e a tutti i colleghi dati di documentazione precisissimi e serissimi, molto ben fatti, ma penso che altri colleghi particolarmente preparati (penso, fra gli altri, alla collega Pentenero, prima firmataria di una delle due mozioni in discussione oggi) forniranno dati estremamente interessanti.
Fatta questa premessa, proverò ad evidenziare per punti i motivi per cui ho deciso, insieme ad alcuni colleghi, di sottoporre all'Aula oggi due mozioni: una l'ho sottoscritta e ci ho lavorato con i colleghi Rosanna Costa, Pentenero e Stara ed è stata poi integrata e approvata da moltissimi altri Consiglieri; l'altra invece vede come primo firmatario il collega Marinello, ed è una mozione anch'essa estremamente intelligente e interessante (sono il secondo firmatario).
Perché ho firmato due mozioni? Perché, secondo me, su questa vicenda più alleati abbiamo, più consapevolezza c'è, più largo è il consenso del Consiglio, meglio è: si tratta di una vicenda delicata.
inutile ricordare che tutti ti dicono: "Quando sei in crisi, taglia la cultura", per cui ci vuole una sensibilità particolare per scegliere di non farlo. Quindi ringrazio i colleghi per il coraggio di aver affrontato questo tema.
Punto primo. Parlando a livello politico e non volendo essere frainteso negli obiettivi, inizierò a dire cosa non sono le mozioni presentate.
Non sono in alcun modo una critica all'Assessore competente. Ci sarà modo e tempo in questo e anche in altri dibattiti per avanzare proposte di riforme che sono necessarie, per suggerire priorità che sarà utile individuare, per porci obiettivi pluriennali.
In questo dibattito interverranno molti colleghi, competenti, che sicuramente diranno cose interessanti. Quello che interessa evidenziare a me, perdonatemi una battuta semplice, è che anche il miglior fornaio non può fare il pane senza la farina: né l'Assessore né le Associazioni n nessuno. Fuor di metafora, voglio dire che, per quanto Assessorato e Associazioni facciano il possibile e a volte anche l'impossibile, il livello di tagli alle risorse, l'incertezza e il ritardo nella loro assegnazione hanno raggiunto un punto tale che oltre vi è solo la catastrofe: catastrofe per l'Assessorato, per tante realtà culturali e lavorative, per il sistema cultura del Piemonte.
Per questa ragione, chiediamo nel punto primo della mozione, che vede come prima firmataria la Consigliera Pentenero insieme a Stara, Rosa Anna Costa e me, che ai già durissimi tagli subiti nel 2010 e ipotizzati nel bilancio preventivo 2011 non si aggiunga la sottrazione - lo dico al gentile Vicepresidente della Giunta e amico da tanto tempo, collega Cavallera - di un solo euro. All'assestamento di bilancio, dovremo discuterne (settembre-ottobre). Credo che dovremo essere insieme tutti disponibili - maggioranza, minoranza, Associazioni - magari a una diversa configurazione dei capitoli o a una nuova linea di politica culturale, un nuovo approccio. Per esempio, il documento che vede come primo firmatario il Consigliere Marinello, dice delle cose estremamente interessanti e positive in questo senso, che sono un'ottima guida, però un ulteriore ridimensionamento è veramente impossibile.
Peraltro, per amor di cronaca, ricorderete che avevo presentato degli emendamenti - l'Assessore Coppola lo ricorda - al bilancio preventivo. Ci si disse, provvederemo con l'assestamento: questo per assicurare che c'eravamo già posti in allora questo problema.
Certo, ci rendiamo conto che da allora la situazione è molto cambiata a causa soprattutto dei problemi legati alla sanità. Allora in questo senso lo dico all'Assessore Cavallera e ai tanti colleghi - desidero ringraziare il Presidente Cota per una ragione fondamentale.
Il Presidente Cota sta cercando di fare una cosa ciclopica, che non ha mai fatto nessuno: mettere - lo diceva il collega Angeleri e convenivamo sotto controllo la spesa sanitaria. Se non si fa questo, tutto il resto è demagogia.
Al di là di un giudizio sulla politica sanitaria che può essere diversissimo, io non sono competente, ho però visto che la minaccia più vera e paurosa per le risorse di qualsiasi settore regionale è stata ed è un'espansione incontrollata delle quote di bilancio date alla sanità.
Quindi chiunque - oggi il Presidente Cota - si ponga l'obiettivo di mettere sotto controllo la spesa sanitaria è molto meritorio per tutti i settori non solo per quello specifico.
Allora, di fronte a questa situazione, in sostanza, a chi mi rivolgo e con quali argomenti? Mi rivolgo certo alla Giunta, ma anche al Consiglio tutto, aiutandomi con queste domande, risposte e considerazioni. Tante volte ne abbiamo ragionato con molti colleghi cari e simpatici.
Le domande sono queste.
Non è forse vero che in questi ultimi 15 anni è migliorato enormemente il Piemonte, a partire dalla sua capitale, nel suo comparto e posizionamento turistico-culturale, nonché nella percezione e nell'immagine che di esso si ha nel mondo? Secondo punto. Non è stato l'investimento culturale oltre che un fattore di occupazione, specie qualificata e giovanile, come dice il documento del Consigliere Marinello, anche un prezioso elemento psicologico sociologico nell'affrontare le durissime varie crisi che ha affrontato Torino? Terzo punto. Siamo a conoscenza del fatto che molti e anche famosi protagonisti del mondo dello spettacolo, dell'arte e della musica italiana e non solo nascono da vivai generati negli anni passati, a partire dalla Giunta Ghigo, ma non solo, e dalle politiche culturali specie in ambito giovane? Pensate al mondo del cabaret, della musica, del teatro, del cinema! La Film Commission, il Torino Film Festival (già Festival Cinema Giovani nascono dal sostegno ai Cineforum, quando Carla Spagnuolo mi prestava i soldi come Assessore al commercio! Ebbene, quelli sono i protagonisti che poi hanno fatto nascere il "sistema cinema" del Piemonte : le cose non capitano per caso! Siamo altresì consapevoli dell'indotto che esiste intorno ad ogni iniziativa culturale e del lavoro che dà? L'Assessore ce lo ha detto tante volte, guardate i documenti dell'AGIS in materia.
Quinto punto. Non dobbiamo apprezzare, oltre al prioritario indotto economico, anche quello sociale, civile, umano in termini di crescita della conoscenza, della democrazia, della partecipazione, del volontariato? Ancora un punto. Siamo informati circa i guadagni dei soggetti che fanno parte del mondo della cultura al di là delle favole, al di là di qualche eccezione e di qualche star? I guadagni sono mediamente molto inferiori a quelli di chiunque lavori in qualsiasi altro settore, a pari grado.
Settimo punto. Si ha contezza del fatto che tutto questo miracolo del Piemonte e di Torino si è sviluppato con una percentuale di bilancio regionale che, con nessuna Giunta, non ha mai superato l'1% del bilancio? L'Europa dice che il minimo civile è il 5%! Con ciò - mi avvio alle conclusioni - non voglio dire che tutto quello che si è fatto nel settore cultura sia stato o sarà buono o giusto. Sono stato Assessore, sono pronto ad assumermi tutte le critiche necessarie.
Errori ne abbiamo commessi tutti e dobbiamo lavorare perché ne accadano sempre di meno.
A proposito di varie ed eventuali polemiche, voglio rivendicare con orgoglio che la gestione dell'Assessorato alla cultura, oggi come ieri, da parte dei Direttori Dirigenti e Funzionari è fatta con una grande professionalità, una grande serietà. Il politico ha il suo compito e il funzionario il suo.
Ripeto, dunque, quella posta oggi è una questione fondamentale, ne va del futuro del Piemonte! Poiché i minuti sono dieci e ho terminato, concludo con due citazioni chiedendo perdono se non sono riuscire a dire abbastanza di quello che credo. Ho sgonfiato i colleghi per anni, specie gli Assessori al bilancio e i Presidenti della Giunta. Ne avranno abbastanza, ma a loro non dispiacerà se termino così.
Termino con due citazioni, perché sono stufo di sentirmi dire "ma la cultura a cosa serve", "ma la cultura è l'ultima cosa", "quando c'è la crisi la cultura non si può finanziare". Certo, capisco che nella comunicazione si dica così, ma non è questa la realtà.
Cito Churchill: durante la Seconda Guerra Mondiale...



PRESIDENTE

Concluda, per favore.



LEO Giampiero

Presidente, parlo anche per il collega Bussola.



(Commenti del Consigliere Bussola)



PRESIDENTE

Non è che il tempo si possa regalare, in aula.
La invito a concludere, prego.



LEO Giampiero

Chiudo in un minuto.
Allo scoppio della II° Guerra Mondiale il Ministro della guerra andò da Churchill, Primo Ministro, e disse: "Vi è una grande crisi, vi è la guerra.
Bisogna concentrare tutte le risorse nel Ministero della guerra" "Azzerando tutte le altre, a cominciare, ovviamente, da quelle della cultura", disse ancora il Ministro della guerra.
Churchill, che non era proprio un estremista di sinistra, rispose: "La capisco, potremmo anche farlo e magari avremmo la possibilità di vincere più facilmente la guerra contro i nazisti, ma mi scusi, signor Ministro della guerra, se azzerassimo la cultura, per cosa avremmo combattuto?".



(Applausi provenienti dalla parte dell'emiciclo riservato al pubblico)



PRESIDENTE

Non si può applaudire, altrimenti devo sgombrare l'aula.



LEO Giampiero

Seconda citazione...



PRESIDENTE

Scusi, Consigliere Leo.



LEO Giampiero

Seconda e ultima...



PRESIDENTE

La interrompo, mi scusi! Qui non sono ammesse tifoserie, siamo in un'aula parlamentare, stiamo discutendo di un tema importante, quindi, v'invito, per cortesia, a comportarvi secondo quanto previsto dal nostro Regolamento. Sono certo che mi darete una mano.
Prosegua.



LEO Giampiero

Grazie, Presidente.
Con l'ultima citazione termino.
La seconda è più secca, in risposta a tutti coloro - sono stati tanti anche con ragioni - che ritengono che la cultura costi sempre troppo.
Ad un Ministro tedesco di centrodestra fu chiesto da un membro dell'opposizione: "Caro Ministro, lo sa quanto costa questa cultura?". Il Ministro rispose (infatti la Merkel avrebbe confermato i fondi): "Lo so caro collega, lo so bene quanto costa la cultura, ma la storia ha dovuto insegnarci anche quanto costa l'ignoranza".
Grazie, colleghi, buon lavoro.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Adesso procederemo in questo modo: sono state depositate due mozioni e cinque ordini del giorno. Pertanto, darò la parola ai primi firmatari o a un firmatario di questi atti d'indirizzo in successione secondo il loro ordine di presentazione. Dopo la fase di illustrazione apriremo un unico dibattito generale sulle mozioni e gli ordini del giorno.
La prima mozione è la n. 419, inerente a "Aggiornamento urgente dell'elenco degli enti aventi diritto ai contributi regionali in base alla legge 3 settembre 1984, n. 49" presentata dai Consiglieri Laus, Buquicchio, Cursio Motta Angela, Pentenero, Reschigna, Ronzani La parola al Consigliere Laus per l'illustrazione.



LAUS Mauro

Grazie, Presidente.
Illustro questa mozione e poi mi riservo, come gli altri colleghi, di intervenire nel dibattito generale La mozione in oggetto ripropone un problema già affrontato in più riprese in aula, sui giornali e nella Commissione competente. Un problema rispetto al quale abbiamo potuto misurare una sensibilità bipartisan tra maggioranza e opposizione, ma che non si è ancora tradotta in alcun atto concreto.
Il problema è la revisione dell'elenco contenente gli enti culturali che beneficiano dei contributi previsti dalla legge 49 del settembre 1984.
Sono circa 15 anni che i potenziali aventi diritto, quelli che oggi sono esclusi dalla tabella, attendono un aggiornamento per tentare di avere accesso alle risorse, pur trattandosi di risorse sempre più risicate. Ed è ragionevole che in un periodo di crisi nera come questo si chieda con maggiore forza alla Regione di garantire parità d'accesso ai pochi finanziamenti disponibili, tanto più che risulta che tra le associazioni attualmente beneficiarie ce ne siano alcune che nel tempo hanno perso i requisiti senza che nessuno abbia avuto la bontà di accorgersene, e altre che non svolgono più attività culturale.
Nel novembre scorso l'Assessore Coppola, rispondendo a un'interrogazione sul tema presentata da alcuni colleghi, aveva dato ampia disponibilità ad affrontare la questione persino in un'ottica più articolata rispetto a quella richiesta dai colleghi interroganti.
L'Assessore aveva sottolineato, come da sempre io dico, che il meccanismo contributivo regionale nel settore della cultura deve essere ripensato nel suo complesso, tenendo finalmente conto dei ritardi delle erogazioni, i quali, si sa, discendono dalle crescenti difficoltà di cassa della Regione.
Non a caso, stiamo celebrando una seduta straordinaria del Consiglio regionale, dedicata ai tagli nel settore della cultura: un'occasione dove ne sono convinto - proprio gli impegni non onerosi presi dalla Giunta, ma mai espletati (come quello di aggiornare la tabella della legge 49) finiranno per fare la differenza nel giudizio che verrà espresso dagli operatori.
Lo stesso Assessore Coppola, nei giorni scorsi, ha rivolto una lettera al Presidente del Consiglio regionale, al Presidente della VI Commissione e a me, in quanto Vicepresidente della stessa, prospettando la creazione di un tavolo di lavoro condiviso tra maggioranza e opposizione per arrivare entro fino anno, ad un'estensione dei parametri previsti per accedere ai contributi della legge 49. Si tratta di un'operazione dalla quale dovrà discendere il tanto atteso aggiornamento della tabella, in tempo per le assegnazioni dell'anno 2012. Credo che la buona volontà dimostrata dall'Assessore sia degna di nota e figlia delle tante sollecitazioni passate, presenti e anche già calendarizzate nei lavori di Commissione e di Aula.
Plaudo quindi alla sensibilità dimostrata di recente dal rappresentante della Giunta, ma non posso relegare nel dimenticatoio il fatto che ogni promessa avuta sinora dal governo regionale nel suo complesso sia rimasta lettera morta. Sarà questa la volta buona? Oggi, intanto, abbiamo l'occasione di puntellare le intenzioni con un elemento in più, che vada oltre la dichiarazione e divenga agenda di lavoro: un'agenda che preveda anche delle scadenze.
Quanto ho esternato in questi pochi minuti attiene - come ho già detto alla revisione della legge 49. Devo però cogliere l'occasione di questo straordinario Consiglio regionale - non di questo Consiglio regionale straordinario e basta: di questo straordinario Consiglio regionale - nelle intenzioni e nella volontà di chi lo ha voluto, per fare come minimo due puntualizzazioni, almeno da parte mia.
La prima: Assessore, lei in questo momento è debitore, da un punto di vista politico, nei confronti di tutto il Consiglio regionale perch quest'Assemblea - e poi vedremo come si trasformano le volontà nelle votazioni - le dà man forte: noi le diamo la benzina, la forza per andare dal Governatore della Regione Piemonte a spiegare che la cultura è un comparto produttivo. E il Governatore, con tutta la Giunta, si deve prendere le responsabilità di tradurre il tutto con forma e concretezza.
Noi - e io, in questo momento - siamo al suo fianco.
Non posso assistere, infatti, ai balli per i quali arriva un Ministro della Cultura in Piemonte e viene applaudito, quando il Governo nazionale taglia i trasferimenti. Va bene il Ministro che ci mette tutta l'energia per avere sempre più risorse, ma alla fine i cittadini e gli operatori del settore guardano i fatti. Ci sono dei tagli, sì o no? Noi dobbiamo guardare i fatti.
La prima puntualizzazione, quindi è che questo Consiglio - e anche io come Vicepresidente della IV Commissione - è al suo fianco per favorire interventi concreti nei confronti del comparto della cultura che, a mio avviso, è il primo comparto produttivo, soprattutto in un momento di crisi: il primo, e non il secondo. La cultura va finanziata di più, soprattutto nei momenti di crisi; questo mi hanno insegnato a scuola.
L'altro elemento, che cercherò di esporre in due minuti, rappresenta secondo me la cosa più grave: l'azione politica del governo regionale sui ritardi di pagamento della cultura e non solo - non voglio offendere entrando nei rapporti personali - è un azione politica imbrogliona. Voglio dire, cioè, che non siete voi degli imbroglioni, ma l'azione politica e la comunicazione che fate sui ritardi di pagamento nella cultura è un'azione che imbroglia.
Volevo usare un altro termine - ci ho pensato - ma non è possibile sostituire quello: è un'azione politica imbrogliona. Quando ci sono dei ritardi di pagamento alle Fondazioni e agli Enti culturali, che a loro volta ritardano i pagamenti nei confronti dei fornitori, si tratta di una responsabilità della Regione e non può assolutamente il Governatore Cota con il "Ministro" Giordano, spiegare ai giornalisti che con l'aiuto dell'accesso al credito si risolve il problema. Spiego io anche a lei ci che ho cercato di spiegare anni fa all'Assessore Peveraro, quindi al di là della destra o della sinistra.
Se il debitore è l'Ente regionale, paghi l'Ente regionale gli oneri passivi; li metta in bilancio e non vada a scaricarli sulle istituzioni culturali, perché queste purtroppo non sempre possono a loro volta fronteggiare i loro bisogni e li scaricano sui fornitori; e quando neanche i fornitori - e mi avvio alla conclusione - riescono a fronteggiare queste richieste, si scaricano sull'anello più debole che è sempre lì che ci aspetta: il cittadino e il lavoratore.
Assessore Coppola, anche su questa partita io sono quindi personalmente al suo fianco. Ho utilizzato il termine "imbrogliare" in riferimento alla comunicazione: non mi sarei mai permesso e non mi permetterei mai di offendere né l'Assessore né i colleghi di maggioranza. Grazie, Presidente e mi scuso per i quarantacinque secondi di ritardo.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PLACIDO



PRESIDENTE

Passiamo alla trattazione dell'ordine del giorno n. 437 presentato dal Consigliere Stara, inerente a "Aumento della percentuale di risorse finanziarie disponibili per il comparto cultura fino all'assestamento del bilancio 2011".
La parola al Consigliere Stata per l'illustrazione.



STARA Andrea

Grazie, Presidente.
Visto che la discussione si espleta in questa maniera - e cioè prima la presentazione degli ordini del giorno e delle mozioni e poi successivamente l'apertura di un dibattito unico - approfitto dei dieci minuti di presentazione anche per riprendere le motivazioni di questo Consiglio straordinario, già accennate dal Consigliere Leo. Il tema, cioè, è il perché si è voluto un Consiglio straordinario sulla Cultura.
Credo fortemente che manchi la percezione - non da parte di alcuni Consiglieri, fra cui i primi firmatari degli atti di indirizzo, ma anche altri di maggioranza e di opposizione - che il tema della cultura, se non lo si affronta oggi per il prossimo futuro in termini di pianificazione e programmazione, rischi di scomparire. Soprattutto, su questa battaglia non c'è alcuna motivazione di appartenenza politica, voglio essere chiaro da questo punto di vista.
Il tentativo di gestione e le modalità in cui abbiamo operato Consiglieri bipartisan, a partire da un buon lavoro esercitato in Commissione, che ha prodotto anche una modifica del codice etico per venire incontro alle modalità di rendicontazione delle realtà culturali piemontesi, ne sono la dimostrazione. Siamo di fronte ad una necessità come se in un Consiglio comunale si dovesse approvare un nuovo piano regolatore.
In questo caso, cosa si fa? Si cerca di coinvolgere quelle che sono le vere funzioni di pianificazione, di programmazione e le competenze del Consiglio regionale. Perché è nell'Esecutivo, come dice il termine, che sta la gestione. Su questo siamo pronti a collaborare ogniqualvolta l'Assessore e la Giunta lo riterranno opportuno. Ma credo che sia altrettanto necessario che il Consiglio si riappropri delle proprie funzioni, perch rispetto alle risorse che sono disponibili, in un sistema sempre più complesso di governo degli enti pubblici nazionali, dove - non lo possiamo nascondere - le risorse sono via via decrescenti, c'è la necessità, ad un certo momento, di fermarsi e di riflettere.
Il Consiglio regionale, a fronte di una riflessione seria e approfondita, decida come intende intervenire nel settore della cultura individui politiche di pianificazione e di programmazione coinvolgendo il settore della cultura, per garantire certezze nei prossimi anni. Invece purtroppo - si sta andando avanti senza sapere cosa ci riserva il futuro.
Da questo punto di vista, registro un primo dato, che sfortunatamente è di grossa amarezza: mi sarei aspettato, dopo tanti anni che questa Regione non convoca un Consiglio straordinario sulla cultura, che fosse presente anche il Presidente della Regione Piemonte.
Mi fa piacere che siano presenti alcuni esponenti della Giunta, in particolare l'Assessore, ma proprio perché non è questione che riguarda solo l'Assessore ma l'intero Consiglio e la Giunta, mi sarebbe piaciuto che il Presidente fosse presente, non per ascoltare critiche, ma per capire e fare finalmente un approfondimento serio su quelle che sono le tematiche che il settore cultura pone da diversi anni alla Regione.
Non dobbiamo perdere l'occasione di comprendere come il settore cultura abbia la necessità di essere considerato da questa Regione Piemonte come una priorità, per due ordini di questioni: la prima, che per me è prioritaria, è che dobbiamo capire che la cultura, come è stato detto rappresenta la cartina tornasole del progresso civile e sociale di un Paese, per cui si avverte la necessità di capire che il ruolo vero della cultura è questo; la seconda questione è per il "motore" che rappresenta oggi, nel 2011 o nel prossimo futuro, anche in vista di un cambiamento dei modelli economici mondiali, in termini di comparto produttivo, lavorativo e di ricaduta sull'indotto.
Con sempre maggior fatica le associazioni culturali, gli enti e le realtà culturali piemontesi riescono a mantenere il livello quantitativo e qualitativo dell'offerta culturale. I tagli riguardano sia gli enti più grandi sia le piccole e media realtà culturali. È questo il tema fondamentale che deve rappresentare la base di partenza per discuterne insieme alle realtà del mondo culturale (tutti gli enti, non solo la Regione, quindi anche la Provincia e i Comuni), che devono gestire il settore.
Se non garantiamo almeno una base di partenza, che peraltro io giudico oramai alla soglia della sopravvivenza oltre che della decenza, priviamo innanzitutto la nostra società di quegli stimoli di progresso e di civiltà che hanno caratterizzato la storia del nostro Paese e della nostra Regione.
Ma comporta, soprattutto, una ricaduta vera e reale che già abbiamo potuto analizzare durante le audizioni con dati numerici certi di un comparto lavorativo diretto e indiretto che rischia, a seconda delle circostanze solo in Piemonte un taglio di oltre 40.000 posti di lavoro. Tra l'altro parliamo di un settore che è anche tra i meno pagati in Europa.
Il tema di questo Consiglio, oltre che il suggerimento a tutti i Consiglieri qui presenti, non è tanto quello di riuscire ad approvare o meno una mozione (sappiamo anche che peso possano avere delle mozioni). Non è questo il tema.
La volontà è comprendere che oggi siamo arrivati ad un momento in cui ci si deve fermare e programmare immediatamente, attraverso delle risorse che devono assolutamente essere reperite, un nuovo modello di pianificazione e di programmazione per il prossimo futuro.
Qua non stiamo a vedere quale mozione della maggioranza o della minoranza sarà approvata; qua vogliamo individuare un percorso che deve partire fin da subito, perché la percezione della mancanza di informazioni che noi Consiglieri avvertiamo sulla certezza in questo settore e che le stesse associazioni e gli enti culturali vivono da troppo tempo è netta.
Il nostro sistema - la questione, quindi, riguarda la storia del sistema contributivo degli enti e delle associazioni culturali - è fondato sul contributo. Il contributo è l'ultima obbligazione che la Regione ha rispetto a quelli che sono gli impegni di spesa concordati. Esistono realtà culturali che devono ancora recepire i contributi risalenti ad attività del 2009 e rendicontate nel 2010. So che recentemente c'è stato uno sforzo in tal senso, ma la Regione, ovviamente, paga per primi gli stipendi, le consulenze legali, le spese legali, le fatture e per ultimi i contributi.
C'è un concetto distorto per cui le realtà culturali concordano con l'ente pubblico quella che è l'offerta culturale sul territorio, ma lo fanno in base alle risorse, a quel patto d'onore che si esercita tra l'ente pubblico e le realtà culturali, che poi, sempre più stesso, viene disatteso. Nel recente passato, abbiamo visto situazioni in cui le attività svolte hanno avuto ricadute straordinarie sui territori, ma che a fine anno o a fine attività si sono sentite dire: "Signori miei, ci dispiace, ma sull'attività svolta il taglio è del 20-30-40%".
Credo che questo modello possa essere superato solo nel momento in cui si ha uno zoccolo importante e duro di risorse finanziarie che può essere individuato in quella che già nella pianificazione del bilancio la stessa Regione aveva previsto; una risorsa del bilancio di previsione di circa 70 milioni di euro, più, ovviamente, le risorse nazionali. Da lì dobbiamo cercare di partire e creare insieme un meccanismo virtuoso che consenta agli enti, alle realtà e alle associazioni di pianificare per i prossimi tre anni l'attività che si svolge nel nostro Paese.
Rimando, ovviamente, al dibattito generale, ma mi aspetto un atteggiamento positivo e non di contrapposizione. Vi è la necessità di ritornare in Commissione, dopo questo Consiglio straordinario, con la volontà di entrare nel merito da parte di tutti i Consiglieri per cercare di rispondere ad un'esigenza reale che ha prodotto ricchezza, cultura e posti di lavoro. Grazie.



(Applausi provenienti dalla parte dell'emiciclo riservata al pubblico)



PRESIDENTE

Per cortesia! Vi è già stato detto prima che non si applaude e non si tifa: non è uno spettacolo, ma un Consiglio regionale. È un'Assemblea legislativa.
Chi non rispetta queste regole è pregato di andare altrove. Grazie.
Procediamo all'illustrazione della mozione n. 446 presentata dai Consiglieri Pentenero, Boeti, Botta Franco Maria, Buquicchio, Bussola Cortopassi, Costa Rosa Anna, Laus, Leo, Lepri, Motta Angela, Motta Massimiliano, Reschigna, Stara, Taricco e Toselli, inerente a "Interventi urgenti a sostegno del sistema culturale piemontese".
Ha chiesto la parola la Consigliera Pentenero per l'illustrazione; ne ha facoltà.



PENTENERO Giovanna

Grazie, Presidente.
Vorrei ringraziare i Consiglieri che con le loro mozioni, via, via presentate, arricchiscono il dibattito generale su un tema che oggi vede quest'Aula particolarmente attenta. Credo che su questo dobbiamo anzitutto esprimere un giudizio positivo.
Mi auguro che questa attenzione e questa forte presenza si trasformi con l'approvazione di atti che testimonino la volontà concreta di arrivare ad un risultato positivo, in un settore che è strategico non solo per la Regione Piemonte, ma per il nostro Paese.
Uno scrittore cinese - premio Nobel della letteratura nel 2002 - ci ricorda che la cultura non è un lusso, ma una necessità per tutti quanti noi. Mi sembra che questo pensiero faccia parte dell'azione politica di molti colleghi presenti in aula, ma non si trasformi poi in atti concreti.
Forse è il caso di parlare del settore della cultura all'interno della nostra regione non solo per il valore che questo occupa all'interno del quadro regionale e nazionale, ma anche ricordandoci che il settore della cultura occupa uno spazio all'interno del PIL della nostra regione. Occupa uno spazio che è all'incirca pari all'1,33% del PIL del Piemonte.
Ogni anno, attraverso le attività culturali, abbiamo un'attività che è pari a 1,7 miliardi. Credo che questi dati non ci debbano sfuggire ma soprattutto, credo che non ci debba sfuggire che, ad esempio, il settore del teatro e della danza, ha sviluppato una dimensione imprenditoriale che stando ai dati di un consuntivo del 2009, ha prodotto 75.082 giornate lavorative, tre milioni di oneri sociali versati e un fatturato complessivo pari a 38 milioni di euro, del quale il 40% arrivano da contributi pubblici e il 12% da sponsorizzazioni. Forse dovremmo fare attenzione a quel 48 cioè alle entrate che derivano dal mercato, dal cosiddetto botteghino e dalla rivendita degli spettacoli e da altri servizi collegati.
L'occupazione ammonta a 927 persone, se parliamo del settore della musica, non soltanto per quello che attiene i dati che Assomusica ci fornisce, ma anche per il settore della musica classica, che occupa all'interno del panorama regionale ruoli importanti. Cito soltanto l'Unione Musicale, il Teatro Regio, l'orchestra sinfonica Stefano Tempio e molte altre realtà per le quali il valore è riconosciuto non solo all'interno della nostra regione e del nostro Paese, ma anche a livello mondiale.
I dati che abbiamo a disposizione sul settore della musica ci fanno dire che abbiamo oltre 100 lavoratori, 300 stagionali per le produzioni estive, con un fatturato complessivo di 16 milioni e abbiamo circa 367 mila spettatori paganti, la stessa cosa possiamo riscontrarla nel settore del cinema: circa 850 addetti e 5.826 unità di personale tecnico impiegato, a fronte di un'attività complessiva di 287 milioni di euro.
Abbiamo il settore delle biblioteche, le Fondazioni previste all'interno della legge ricordata prima, dove abbiamo circa 140 addetti. Se noi osserviamo i dati di bilancio a disposizione, constatiamo che nell'assestamento 2010, abbiamo una riduzione di circa il 43% delle risorse e quest'anno continuiamo con una riduzione del 28%.
Una riduzione che, se sarà confermata all'interno dell'assestamento, se i dati che oggi circolano sono reali, arriverà a circa il 50%. L'Assessore potrà dire che le risorse citate nella mozione oggi hanno un importo diverso: 15 milioni erano quelle assegnate alla Direzione con il programma operativo all'inizio dell'anno, oggi queste risorse ammontano a 24 milioni.
Ma che cosa succede? A fronte di questa destinazione di risorse, la programmazione dell'attività del settore cultura oggi è praticamente inesistente.
Le associazioni culturali, chi da anni lavorano e programmano con la Regione Piemonte e gli Enti locali, immaginano di poter continuare la programmazione della propria attività. Vengono stipulati contratti, vengono stipulati programmi di stagioni teatrali, musicali e quant'altro, ma non c'è nessuna certezza o nessuna indicazione dell'attività di programmazione che la Regione intende attuare all'interno del proprio territorio. Questo è il dato più drammatico con il quale il settore oggi si trova a dover fare i conti.
Certamente sono stati fatti dei passi in avanti attraverso la delibera della Giunta regionale sulla rendicontazione, per la quale abbiamo avviato un confronto costruttivo. Certamente sono stati avviati una serie di confronti, ma siamo di fronte ad una situazione che oggi assume i toni dell'emergenza e i toni di persone che, come citavo un attimo fa, corrono il rischio di non avere un'occupazione.
Non stiamo facendo un ragionamento in termini di valore assoluto del mondo della cultura che, come dicevo prima, è uno di quei settori per i quali dobbiamo riconoscere la necessità all'interno della nostra regione.
Stiamo parlando di un settore per il quale da settembre e forse da oggi anzi, con assoluta certezza già da oggi, lo leggiamo dagli articoli di Associazioni culturali che sono costrette a licenziare i propri dipendenti oppure non hanno neanche un euro a fronte di una programmazione già avviata queste persone si ritroveranno a non avere un'occupazione.
Nel mese di maggio abbiamo inviato una lettera ai tre Assessori competenti - l'Assessore alla cultura, l'Assessore al lavoro e l'Assessore alle attività produttive - affinché attivassero un tavolo di crisi perch di fronte ad un'emergenza come quella che si sta prefigurando, ci fosse un lavoro congiunto e si mettessero in campo anche tutte quelle opportunità che permettono a queste persone di garantire un reddito, a fronte di una situazione per la quale a settembre non ci sarà più nessuna possibilità occupazionale.
Questo tavolo oggi non è ancora stato attivato e nemmeno le ridotte forme di ammortizzatori sociali non potranno essere beneficiati da un settore che, ricordo, fa parte, per l'1,7%, del PIL della nostra regione.
Queste sono le situazioni con le quali ci dobbiamo confrontare. Non vorrei che la discussione in aula fra maggioranza e minoranza si limitasse a constatare o a denunciare che, nella legislatura precedente, sono stati messi in atto delle soluzioni di tipo amministrativo per le quali, ancora oggi, l'Assessorato deve restituire quota parte delle risorse a Finpiemonte. Sarebbe un dibattito sterile.
vero, oggi dovete restituirle, tuttavia questa modalità, ritenuta non adeguata e non corretta all'inizio del mandato del Presidente Cota e quindi dell'Assessore Coppola, oggi viene riproposta e viene riproposta anche in altre direzioni. Più volte abbiamo evidenziato quest'aspetto in Commissione.
Non mi sembra che, a fronte di una situazione per la quale si è evidenziato un'inadeguatezza dal punto di vista economico e dal punto di vista della programmazione, poi si sia messo in atto qualche strumento per modificarlo. Anzi, si è andati avanti con questo tipo di impostazione.
ovvio che, nel momento in cui si fa il bilancio, nel momento in cui si vanno a difendere le risorse della propria Direzione, bisogna tenere in considerazione i pagamenti pregressi. Se sono pagamenti pregressi che trovano corrispondenza all'interno degli atti amministrativi, l'Assessore ha l'obbligo di ricordare alla Direzione bilancio che queste risorse devono essere contemplate. Se non si fa questa operazione, è ovvio che il destinatario delle risorse, prima o poi, verrà a richiedere il debito che si è costituito in precedenza. Spero siano notizie infondate quelle che oggi circolano all'interno della Regione Piemonte secondo cui anche in assestamento, oltre al 30% ricordato prima, cioè alla cifra attualmente assegnata alla Direzione, ci sarà un ulteriore taglio del 30%. La matematica non è un'opinione, i numeri non possiamo camuffarli.
Assessore, in conclusione di questo mio intervento, quello che noi vogliamo, come già ricordato negli interventi precedenti, con il Consiglio di oggi, è che lei abbia il sostegno del Consiglio regionale per andare a difendere un settore che è vitale e che non è soltanto un lusso, come qualcuno vuole far credere.
Non è un lusso: è un settore importante per il nostro Paese.
Voglio ricordare la frase che il maestro Muti ha detto durante un concerto a Roma, in occasione dell'Unità d'Italia, ricordando che la cultura è la guida della nostra società: "Tutto nasce dal fatto che la cultura è considerata marginale, non importante. Questo offende sia persone che, come me, non hanno bisogno di lavorare in Italia, sia i nostri artisti, che vengono visti come questuanti, con la mano tesa per avere qualche spicciolo in mano. Io mi sento offeso come cittadino italiano. Gli artisti sono fondamentali, tanto è vero che la prima cosa che fanno le dittature è tappare la bocca alle menti pensanti. Non sto dicendo che tra noi esiste una dittatura, ma fatta qualche eccezione, come il Presidente Napolitano, i politici pensano spesso che la cultura sia passatempo inutile".
Non facciamo che le parole di un illustre maestro come Muti diventino patrimonio della cultura politica italiana.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 15.52 riprende alle ore 15.53)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 449, avente ad oggetto "Legge regionale 49/84, problemi relativi alla variazione nella composizione della tabella degli Enti beneficiari", presentato dal Consigliere Buquicchio, che ha la parola per l'illustrazione.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Con quest'ordine del giorno affronto un problema particolare.
Relativamente alle argomentazioni attinenti i tagli della cultura, sono prenotato nel dibattito generale, quindi in questo intervento mi limito a illustrare l'ordine del giorno, sottoscritto da altri colleghi del mio Gruppo ed altri Gruppi, come il Consigliere Biolé.
Con la legge regionale 49/84 ci si occupava anche della tabella relativa agli Enti beneficiari e alla composizione.
Questa legge, come sapete tutti benissimo ed anche meglio di me promuove l'attività educativa e culturale, attraverso l'erogazione ad Enti Istituti, Fondazioni ed Associazioni di rilievo regionale. L'erogazione di questi contributi avviene in base alla presenza dei soggetti citati in quell'apposita tabella cui facevo riferimento in apertura. Per i soggetti non presenti nella tabella, la legge regionale 49/84 prevede che, a fronte di domande presentate dai soggetti non inclusa, la Giunta regionale "pu proporre ogni due anni - leggo testualmente il virgolettato - al Consiglio regionale di deliberare modificazioni circa la determinazione dei contributi da assegnare a ciascuna Istituzione e variazioni nella composizione della tabella".
Agli uffici preposti della Regione Piemonte sono giunte alcune richieste (non poche), in alcuni casi reiterate nel corso del tempo, per l'inserimento nella tabella sopra citata. Ad oggi, i soggetti richiedenti non hanno ancora ricevuto alcuna risposta sull'esito della richiesta.
Inoltre, i referenti di alcuni di questi soggetti richiedenti, ai fini dell'erogazione dei contributi avendo loro stessi proposto regolare domanda, hanno richiesto l'intervento del Difensore Civico regionale denunciando una condizione di possibile discriminazione, nonché anche di cattiva amministrazione. Tra le varie motivazioni di discriminazione indicate nelle istanze presentate al Difensore Civico regionale, sono state segnalate: primo, possibili presenze, all'interno della tabella che determina l'assegnazione dei contributi, di soggetti che nel corso del tempo potrebbero aver perso i requisiti necessari; due, esclusione di associazioni ed enti che, sebbene in possesso di requisiti richiesti, non riescono ad ottenerne l'inserimento.
Con quest'ordine del giorno si impegnerebbe la Giunta, oltre che l'Assessore, affinché venga data una celere risposta ai soggetti richiedenti e vengano chiariti i motivi di omissione, ovvero di ritardo nella risposta da parte degli uffici competenti nei confronti dei soggetti richiedenti.
Inoltre, venga predisposta per tutti i soggetti, sia quelli già presenti in tabella sia quelli richiedenti l'ingresso, una valutazione dei requisiti necessari per l'accesso ai contributi, al fine di eliminare ogni forma di possibile discriminazione.
Si chiede che la valutazione, riportata al punto precedente, possa avvenire attraverso una modifica della legge regionale in oggetto. Tale valutazione dovrà essere effettuata dagli uffici regionali competenti senza alcun onere aggiuntivo per il bilancio regionale.
Senza alcun onere aggiuntivo per il bilancio regionale! Quest'ultima dovrà avvenire attraverso la fornitura della documentazione necessaria, da parte dei soggetti interessati esclusivamente in formato digitale.
Questo è quanto si chiede nell'ordine del giorno sul quale mi auguro che l'Assessore voglia esprimere parere favorevole e che, di conseguenza possa essere votato dall'Aula.
Ho condiviso con piacere la mozione presentata dal collega Laus; così come, con altrettanto piacere, ho ricevuto dall'Assessore il suo invito lettera inviata in data 19 luglio 2011 - ad istituire un gruppo di lavoro al fine di trattare con una certa urgenza l'aggiornamento della tabella prevista nell'articolo 2 della legge 49/84, per l'assegnazione dei fondi agli Enti.
Diciamo che c'è una volontà di impegno su questo fronte e non posso che congratularmi. Naturalmente mi sono dato disponibile a dare il mio contributo, con l'intento di individuare tutti insieme un procedimento di valutazione imparziale - sottolineo questo "imparziale" perché alla fine concluderò il mio intervento con una frase forte - per la scelta dei soggetti meritevoli a cui assegnare i fondi previsti.
Dico questo perché non credo faccia piacere a nessuno dei presenti in aula, compresi gli spettatori, sapere che alcuni referenti di questi Enti richiedenti, che da anni richiedono l'inserimento in tabella, hanno presentato al Difensore Civico delle loro memorie.
Sempre con un certo disagio ho letto, tra le motivazioni della possibile disparità, quelle che ho enunciato prima. Questo non mi fa certo piacere.
Credo, quindi, che l'Assessore abbia fatto bene a promuovere un tavolo di lavoro, coinvolgendo tutta l'Assemblea senza distinzione fra maggioranza ed opposizione, provando a dare la soluzione ad un problema che dura, a mio avviso ma non solo a mio modesto avviso, da troppo tempo.
Mi auguro anche che l'Assessore voglia proseguire con questo metodo con un procedimento di coinvolgimento dell'Assemblea per trattare tutti i temi più importanti che attengono alla cultura. Forse il tema del finanziamento può sembrare l'argomento meno nobile e meno importante, ma per quanto mi riguarda, per quanto riguarda il mio Gruppo e il mio partito ci adopereremo affinché quei criteri di imparzialità possano sempre e comunque essere applicati, al di fuori delle logiche di appartenenza perché come in altri ambiti, soprattutto nella cultura, l'appartenenza non ci azzecca proprio niente e noi diciamo ad eventuali "lupi famelici" che non siamo disposti a fare la parte degli agnelli sacrificali e, qualora la fame di questi lupi si dovesse manifestare in modo sgradevole ed inaccettabile, saremo pronti ad avvelenare i pozzi nei quali tendono ad abbeverarsi da troppo tempo.



PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 482, avente per oggetto "Una nuova legge per la cultura piemontese", presentato dai Consiglieri Marinello, Leo, Molinari, Pedrale, Bussola, Leardi, Novero, Spagnuolo Botta Marco, Mastrullo, Costa Rosa Anna, Vignale, Carossa Ha chiesto la parola per l'illustrazione il Consigliere Marinello; ne ha facoltà.



MARINELLO Michele

Grazie, Presidente.
Spero di non bere ai pozzi a cui faceva riferimento il Consigliere Buquicchio. È una scena che mi ha lasciato decisamente perplesso.
Intervengo quale primo firmatario di una mozione che nasce dal frutto del lavoro di confronto con altri colleghi. Ho l'onore e l'onere di essere il primo firmatario in quanto Presidente della Commissione cultura.
Inizio con una premessa molto poco da Presidente di Commissione, una premessa politica doverosa alla luce di alcuni passaggi che ho sentito negli interventi di chi mi ha preceduto e alla luce di qualche notizia che sta già trapelando su quello che sarà l'esito della seduta consiliare di oggi.
La premessa è che qui non c'è chi sta con Coppola o con chi sta con Cota. Questa è la premessa doverosa. L'Assessore alla cultura non è in una trincea diversa da quella in cui combatte il Presidente Cota. E qui non si deve supportare l'Assessore alla cultura per avere maggiore forza nei confronti di qualcun altro, del Presidente Cota nello specifico, perch Coppola è nella stessa trincea, vive le difficoltà che sta vivendo la Regione come le vivono tutti i suoi colleghi di Giunta, vive i problemi della Regione Piemonte, che oggi sono i problemi di tutte le Regioni.
La Lega Nord, il PdL, i Pensionati, i Verdi Verdi, Coppola e Cota giocano tutti sullo stesso campo e giocano tutti dalla stessa parte. Questa è una premessa.
Coppola non è, come qualcuno lo vuole dipingere, un Assessore che non sa imporsi; Coppola è un Assessore che ha capito che il mondo è cambiato come l'hanno capito in tanti anche se qualcuno non l'ha ancora capito - e che, in un mondo cambiato, bisogna cercare di trovare soluzioni nuove e strade nuove da percorrere, per ridisegnare un sistema che sia per spesa storica sia per tipo di scelte - consentitemelo - qualche vizio di fondo ce l'ha.
Noi non stiamo con o contro Coppola, perché è un tema che non ci appassiona, che non abbiamo nemmeno immaginato di dovere affrontare, che non concepiamo nemmeno.
Noi stiamo con la Giunta, dentro alla quale l'amico Coppola è un esponente serio, preparato, disponibile, intelligente e capace. Questa è la premessa politica per contestualizzare la posizione della Lega Nord.
L'affermazione che la cultura vive un momento difficile per il ridimensionamento delle risorse pubbliche investite a suo sostegno, è vera.
un'affermazione sacrosanta e non si può negare quelli che sono gli elementi negativi che il ridimensionamento della spesa a favore della cultura genera nel sistema culturale, come sono veri i risvolti occupazionali che citava il collega Leo nel suo intervento che riguardano il settore della cultura.
La cultura è un elemento produttivo forte del sistema socio-economico piemontese. Su questo non ci sono dubbi da parte di nessuno.
Però l'affermazione che la cultura vive un momento difficile va contestualizzata in una realtà complessiva, non soltanto in riferimento al fatto che la stessa affermazione è valida per altri settori altrettanto importanti, ma anche contestualizzata rispetto alla situazione nazionale e rispetto alle caratteristiche del sistema culturale piemontese.
Cerchiamo di argomentare. I ridimensionamenti delle risorse a disposizione hanno caratterizzato anche altri settori. Nel momento in cui il bilancio vede delle contrazioni così forti come sono le contrazioni che stiamo vivendo in questo periodo, inevitabilmente si deve andare ad intervenire su altri settori, che non sono settori che hanno minore dignità rispetto alla cultura. Ne cito alcuni. Lo sport, il turismo, la protezione civile, le opere pubbliche, l'ambiente non sono settori secondari all'interno della realtà degli ambiti di azione della Regione Piemonte.
Sono settori importanti e strategici, che hanno subito anch'essi un ridimensionamento delle cifre a disposizione.
Quindi, quando si sceglie di limitare i danni in alcuni settori che si ritengono strategici, come ad esempio la sanità - fermo restando che sulla sanità concordo pienamente con quanto affermava il collega Leo, cioè che la riforma del sistema sanitario è l'unica strada che salva non la sanità ma la Regione Piemonte - le politiche sociali, con tutti i problemi che sappiamo esserci nelle politiche sociali - perché fermo restando l'impegno della Regione, abbiamo un taglio dello Stato che genera problemi l'istruzione, il trasporto pubblico locale.
Quando si scelgono dei settori che si ritengono strategici e su quelli si cerca, come dicevo in maniera un po' forzata, di limitare i danni, si fa una scelta politica.
una scelta condivisibile? Per noi è una scelta obbligata. Quindi, non possiamo che condividere una scelta di quel tipo.
una scelta solo piemontese? Non credo proprio. Credo che tutti di fronte ad un ridimensionamento delle cifre a disposizione, ipotizzino di individuare alcuni settori sui quali toccare meno ed altri da sacrificare.
In Regione Piemonte non si sta sacrificando solo il settore della cultura, ma tanti altri settori per il semplice motivo che non è che ci sia un accanimento nei confronti di quel settore. Ci mancherebbe! Saremmo tutti degli imbecilli, e visto che ritengo di non essere imbecille, come ritengo che non lo sia l'Assessore Coppola o il Presidente Cota o i colleghi della maggioranza, sappiamo che si devono fare delle scelte politiche. Lo sappiamo noi come lo sa l'universo della cultura piemontese.
Che cosa succede nelle altre Regioni? Vale la pena dirlo, tenendo presente che nel 2010 la Regione Piemonte ha impegnato 93 milioni e mezzo 55 milioni al Titolo I, 37 milioni al Titolo II, quindi agli investimenti.
L'Emilia Romagna passa da 29 milioni a 23. La Liguria da 10 a 5,2; la Lombardia da 55 a 22, mentre la Toscana - questo è un dato che dovremo verificare perché è tirato giù all'ultimo momento - da 106 a 40. È un dato da prendere con beneficio di inventario. Il Veneto da 31,8 milioni a 14,2.
Non è una realtà piemontese, è una realtà nazionale ed è il secondo elemento di valutazione. In primo luogo, la scelta politica di gestione interna al bilancio, in secondo luogo il panorama nazionale.
una questione nazionale e quando si sentono dichiarazioni come quelle del Ministro dei Beni Culturali di poco tempo fa, ci si chiede se tutti coloro che hanno responsabilità di governo in Italia oggi, a qualunque livello, hanno capito e hanno piena consapevolezza di quale deve essere il nostro ruolo di forze di governo, perché il ruolo di forze di governo in questo momento credo che sia il peggiore in termini di situazione e di ambito di movimento degli ultimi anni, forse degli ultimi decenni.
Veniamo rapidamente al sistema piemontese. Tra chi sostiene che di cultura non si mangia e chi pensa che la cultura sia al centro dell'universo, ci sono tanti momenti intermedi di compromesso e credo che su quelli si debba lavorare.
Un passaggio su quanto abbiamo ereditato si potrebbe anche fare, perch l'Assessore Coppola per primo, ma tutti coloro che hanno lavorato nella Commissione cultura sanno quali sono le difficoltà di una situazione di gestione dei fondi della cultura, diciamo discutibile. Ma va sottolineato che in Piemonte non è la sola la Regione che chiude i rubinetti, se vogliamo forzare il concetto: c'è anche la Provincia, c'è anche il Comune di Torino.
Va sottolineato che il problema dei tagli alla cultura è un problema molto torinese, e ve lo dice il Presidente della Commissione cultura che arriva dall'ultima provincia dell'impero, che ha l'Assessore provinciale che si è occupato di politiche culturali ed il sindaco.
Il problema dei tagli alla cultura in altri territori non è sentito per il semplice motivo che in altri territori l'effetto del ridimensionamento dei budget della cultura è quasi impercettibile. Lo dice chi proviene da un territorio - il Verbano Cusio Ossola - piccolo, assimilabile ad un quartiere di Torino, ma che ha le settimane musicali di Stresa, il Festival Giordano, rassegne teatrali importanti, un teatro che opera con un buon livello di qualità.
Allora, la realtà è che la risposta che la politica deve dare - questo è il senso della mozione - non è quella di cercare di salvare la cifra, i numeri, di cercare di mantenere quella quota a favore della cultura, perch sappiamo che quella quota possiamo mantenerla quest'anno, magari facendo sforzi, ma l'anno prossimo saremo nella stessa situazione, l'anno dopo saremo in una situazione ancora peggiore.
Allora, la risposta che la politica seria deve dare non è "salviamo il salvabile, appoggiamoci e sosteniamo l'Assessore alla cultura in una battaglia epocale nei confronti dei cattivoni che vogliono tagliare la cultura". La risposta che la politica deve dare è una riforma complessiva della normativa e del sistema culturale piemontese. Questo è il senso della mozione, che non cita cifre, che non dice che dobbiamo per forza mantenere i soldi che c'erano del 2010 anche nel 2011, perché potrebbe anche essere un risultato, ma è un risultato a brevissimo termine con poco respiro perché l'anno prossimo ci troveremo nella stessa situazione.
Allora, il documento dice che vale la pena avviare da subito un confronto e un'opera di concertazione con il sistema culturale, ma non solo con quello torinese, con il sistema culturale piemontese! Un tavolo che comprenda non solo i torinesi!



PRESIDENTE

Concluda, per favore.



MARINELLO Michele

Un tavolo che comprenda tutti i territori, che cerchi di ragionare in tempi brevi e con un'operazione efficace di revisione del sistema culturale su una nuova normativa. Questo è il percorso e la risposta politica che possiamo dare, perché la difesa strenua della cifra e dell'impegno sul capitolo di bilancio non è fare politica seria.
La politica seria in una situazione come questa è guardare al medio lungo termine, cercare di trovare percorsi e risposte di revisione del sistema. Questo è quanto ci chiede quel sistema culturale con cui abbiamo la possibilità e l'onore di confrontarci quotidianamente. Grazie.



PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 483, avente ad oggetto "Mantenimento del sistema Biblioteche e Archivi della Regione Piemonte" presentato dai Consiglieri Stara, Pentenero e Reschigna.
La parola al Consigliere Stara per l'illustrazione.



STARA Andrea

Sarò breve, perché non ritengo giusto intervenire più del dovuto avendo già illustrato una mozione.
Ricordo solo che esiste anche un sistema della pubblica lettura, della formazione permanente, dello studio e della ricerca rappresentato nel nostro territorio regionale dalle biblioteche pubbliche e dai sistemi bibliotecari territoriali, dagli archivi storici e privati e dagli istituti culturali, che è complementare rispetto al resto del settore culturale.
Come semplice informazione, voglio solo ricordare che questa nicchia questa realtà importante del nostro sistema culturale piemontese muove ogni anno circa tre milioni di visitatori con tre milioni e mezzo di prestiti e con oltre quattro milioni di documenti librari e multimediali, per cui, in aggiunta, anche al resto delle mozioni c'è anche questa.
La mozione non chiede impegni specifici, ma di salvaguardare questo sistema, perché questo sistema è entrato in crisi e necessita, non solo da adesso, ma da diverso tempo, di una rimodulazione della tutela del patrimonio archivistico e bibliotecario e anche un'attenzione da parte del Consiglio.



PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 484, l'ultimo, avente ad oggetto "Nuove politiche culturali e testo unico sulla cultura", presentato dai Consiglieri Burzi, Valle, Vignale, Tentoni, Costa Rosa Anna e Comba.
La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Credo sia importante ricordare almeno una ragione delle difficoltà che indubitabilmente l'Assessore Coppola e la Regione Piemonte hanno dovuto vivere dall'inizio nello svolgimento e nel finanziamento delle attività culturali: un'eredità, - è stato ricordato in altri casi, ma pare essere stata dimenticata almeno da alcuni colleghi - di più di 25 milioni di euro di, per così dire, fatture emesse, che la precedente Giunta, con una modalità contabile singolare - fu un'invenzione, credo, dell'Assessore Peveraro - prevedeva di erogare stanziando il 50 per cento su un'annualità e il 50 per cento sull'annualità successiva.
Quando il centrodestra ha vinto in Regione Piemonte ha trovato più di 25 milioni di euro di fatture da pagare su attività già svolte. Questa è un'anomalia finanziaria che, certamente, ha condizionato fortemente l'attività, ed è indubitabile, ma lo sa bene chiunque - non dico le associazioni - abbia letto una determina dirigenziale dell'Assessorato alla cultura e che vedeva nel dispositivo finale che il 50 per cento dei fondi era anticipato nell'annualità corrente e il 50 per cento dei fondi veniva destinato nell'annualità successiva.
Non è accaduto nelle tante modalità distratte di conduzione del bilancio in alcun altro settore, se non quello culturale, ed è una delle fortune che l'Assessore Coppola ha avuto. Però, è evidente che quando a questo si assomma anche un ragionamento, che è quello della necessità di riduzione del costo della macchina pubblica della Regione Piemonte, è evidente che assommando queste due cose vi è un dato quantitativo che entra in difficoltà.
Dico necessità di riduzione della macchina pubblica, perché ricordo - i colleghi lo sanno bene - che questa Regione funzionava spendendo più di 12 miliardi di euro l'anno e incassandone 11 miliardi dai cittadini e dai trasferimenti dello Stato, senza che provenissero da debito. Quindi, il rimanente miliardo e rotti che ogni anno mancava per la quadratura di un bilancio, come se fosse il bilancio di un'azienda o di una famiglia, si faceva con debiti. Siamo stati costretti ancora noi a farlo nell'ultimo anno anche per questo motivo.
evidente che per l'addizione tra una parte di spese già esaurite e la necessaria e doverosa riduzione del costo della macchina regionale, salvo voler indebitare maggiormente la Regione e quindi le generazioni i cittadini piemontesi che con i bilancio, con la loro tassazione devono pagare, è necessario che vi sia un governo della cultura che sia quanto mai attento rispetto a ciò che, come diciamo nell'ordine del giorno, è indispensabile, prioritario e necessario, dimenticandosi il superfluo.
Vedete, il mondo della cultura non è il mondo perfetto. Ho avuto l'interesse di leggermi qualche centinaia di determine dirigenziali relativamente al mondo della cultura. Chiunque avesse la voglia di sfogare questa curiosità vedrebbe che all'interno degli investimenti che la Regione Piemonte fa ve ne sono certamente molti meritori che finanziano grandi piccole e medie istituzioni culturali, ma vi sono un sacco di soldi buttati via, perché noi spendiamo decine di migliaia di euro per attività convegnistiche, per mostre di tre giorni, per mostre che hanno un numero limitatissimo di visitatori.
Recatevi, quando credete, al Museo di Scienze naturali. A volte ospitiamo degnissime mostre, altre volte molto meno. Non farò esempi puntuali perché sarebbe scorretto nei confronti dei tanti meritori, ma si capisce che c'è un margine di possibilità, in un corretto rapporto costo beneficio, di utilizzo delle risorse che, anche a cifra invariata, ci consente di finanziare la buona cultura piemontese.
Credo che una parte dei cittadini - parlo da esponente del centrodestra che ci ha votati chiedano al centrodestra discontinuità, ma non solo questo, perché chiedono anche che vi sia una continuità amministrativa su alcune grandi scelte che le Amministrazioni precedenti hanno fatto, a cominciare dalle grandi istituzioni culturali, dalla Venaria, dai circuiti sabaudi e religiosi, come su molte altre iniziative, il che è certamente un dato positivo. Ma credo che quando una coalizione vince sostenuta dai propri elettori, questa non rappresenta solo dei partiti differenti che governano una Regione, ma rappresenta anche dei valori e delle culture differenti che si dovrebbero esprimere con politiche culturali differenti.
Credo che due aspetti distinguano in particolar modo alcune Amministrazioni, quelle comunali soprattutto: l'architettura - cioè la revisione dei Piani regolatori - e le politiche culturali; sono i due veri tratti distintivi, uniti a quelli dell'economia, che dovrebbero caratterizzare la distinzione - ove esista - fra due schieramenti differenti che con valori, idee e programmi differenti si confrontano e prendono il voto dagli elettori.
La discontinuità dev'essere in qualche modo coraggiosa: deve interessare anche le grandi istituzioni culturali, perché anche queste non sono istituzioni sempre efficientissime; anche - e qualche volta soprattutto - all'interno delle grandi istituzioni culturali, che costano percentuali elevatissime della spesa corrente regionale, vi sono livelli di inefficienza assolutamente alta. Credo allora che ci vada coraggio con le grandi istituzioni e anche con alcuni beneficiati.
Vedete, in questa Regione non tutte le Associazioni culturali sono uguali: vi sono pochi fortunati, che sono i convenzionati, e vi sono moltissimi meno fortunati che sono i non convenzionati. Convenzionato, per intenderci, è il Premio Grinzane Cavour; ma non è l'unico.
Il Premio Grinzane Cavour veniva finanziato non a rendiconto, come avviene per qualsiasi Associazione: veniva finanziato con una Convenzione che la Giunta regionale ha stipulato. Per la verità si iniziò nell'ultimo anno della Giunta Ghigo e il fenomeno continuò in maniera molto più abbondante con l'Assessore Oliva, che però individuò altre Convenzioni. Noi abbiamo allora, nella nostra Regione, due differenti tipologie di soggetti che attuano politiche culturali: le associazioni "normali", che presentano il progetto, devono vederselo approvare (spesso quando già hanno realizzato l'iniziativa), e altre associazioni che invece hanno un enorme beneficio perché sanno che di anno in anno otterranno quelle centinaia di migliaia di euro e che con quelle svolgeranno le loro attività.
Allora anche questo, Assessore, non va bene. Lo dico pur trattandosi di un'eredità che lei ha ricevuto, ma sulla quale però si può intervenire.
Bisogna infatti - salvo le grandi istituzioni - che tutti lavorino allo stesso modo: presentino un progetto, se lo vedano finanziato, forniscano su quel progetto la rendicontazione; se la rendicontazione è a posto fino all'ultima virgola il contributo viene loro erogato e se la rendicontazione non è a posto il contributo erogato viene loro ridotto, come accade a tutti gli altri. Anche questa è discontinuità, che rispetto alle politiche culturali dev'essere di natura politica (e non certo partitica) e che rispetto alla facilitazione del mondo della cultura dev'essere di natura amministrativa: non è possibile pensare che esistano associazioni - la gran parte - che iniziano attività, non sapendo se queste attività verranno poi finanziate; alcune rischiano in proprio e altre semplicemente non le realizzano perché non se lo possono permettere.
C'è poi un problema, che non è solo della cultura; è proprio un problema della nostra Regione, figlio della legge di bilancio che abbiamo magari modificabile, pur con difficoltà: quello dei ritardi di pagamento che in molti casi non riguarda solo il mondo produttivo ma anche le Associazioni culturali che hanno certe difficoltà.
Occorre inoltre una revisione normativa: chiediamo che venga fatto un testo unico, perché noi oggi abbiamo troppe differenti leggi che finanziano il settore culturale. Alcune di queste, poi, sarebbero assolutamente da superare: credo che la legge che finanzia alcune Fondazioni - e dico alcune perché sono nominativamente indicate all'interneo della legge stessa - non sia più al passo con la normalità. È infatti una legge che è servita in anni differenti a finanziare singoli soggetti: Fondazioni altisonanti che hanno un gran numero di "amici" all'interno della nostra Città e che ottengono un beneficio da una legge che consente loro di avere, ogni anno la certezza di ottenere contributi, mentre gli altri no.
Allora, il giorno in cui avremo creato un po' di discontinuità politica e culturale all'interno di questa Regione, avremo messo molti alla pari e avremo il coraggio di intervenire anche rispetto alle grandi istituzioni culturali che credono in qualche modo di essere intoccabili - certamente hanno una "buona stampa" che le sostiene: basta ricordare il Premio Grinzane Cavour e quanto certa "buona stampa" lo abbia sostenuto - avremo fatto del bene al sistema culturale piemontese e credo che non ci porremo più problemi di entità economica.
All'interno delle cose che ci siamo permessi di indicare, infatti, ci sono tali e tante risorse da soddisfare legittime richieste di molto del mondo della cultura, che egregiamente rappresenta e migliora la nostra attività culturale nella nostra regione.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la fase di illustrazione dei sette atti d'indirizzo.
La parola alla Consigliera Pentenero per il primo intervento del dibattito generale.



PENTENERO Giovanna

Rinuncio, Presidente, perché la richiesta di intervenire era legata alla mozione precedente. Mi riservo dunque di parlarne alla fine.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pedrale.



PEDRALE Luca

Grazie, Presidente.
Credo che oggi l'Assemblea del Consiglio regionale stia facendo un buon lavoro, che una volta tanto non è ammantato da ipocrisia ma è il tentativo di dare un contributo serio al mondo della cultura in un momento che sappiamo non facile. Le risorse finanziare generali che un tempo l'Amministrazione regionale - ma anche le Amministrazioni pubbliche in senso lato - poteva utilizzare e gestire nel campo culturale si sono infatti fortemente ridotte. È quindi apprezzabile il lavoro da parte di tutti i colleghi - sia della maggioranza sia della minoranza - che hanno presentato delle mozioni, molte delle quali ricche non solo di riflessioni sulla stretta attualità, ma anche di proposte operative e concrete.
Segnatamente - sottolineando comunque la positività di tutte - mi permetto di ricordare la mozione presentata dai colleghi Leo, Pentenero ed altri e in particolare il lavoro svolto in questi giorni dal collega Leo con me e con altri Consiglieri di maggioranza, insieme all'Assessore Coppola e al Presidente Cota, per porre al centro dell'attenzione della politica piemontese il tema della cultura, senza infingimenti e inutili buonismi espressivi, ma dicendo quali sono veramente i problemi e la cruda realtà.
La cruda realtà è che la Regione non ha più i soldi di un tempo, non è più ricca come un tempo: un tempo si potevano fare politiche culturali sapendo di avere a disposizione grandi risorse e oggi non è più così.
Abbiamo ereditato una situazione finanziaria difficile, in particolare sul settore della sanità: più di un miliardo e 200 milioni di debito certificato che dovremo cercare di coprire trovando le risorse adeguate.
Capite che, di fronte a temi come quello della sanità o della disoccupazione, riuscire comunque a porre al centro dell'attenzione della politica piemontese la cultura è già di per sé un buon risultato e un successo dell'Assemblea odierna.
Come ho detto, abbiamo minori trasferimenti anche dallo Stato, per la situazione di difficoltà finanziaria nota a tutti. Però bisogna dire anche le cose come stanno: c'è pure un certo disimpegno, probabilmente dovuto ad analoghi problemi di liquidità finanziaria, da parte del Comune di Torino e della Provincia. E qui si pone anche un po' il problema della differenziazione della situazione in Piemonte, nel quale certe criticità e certe difficoltà sono evidentemente più sentite nell'area torinese che in altre zone della regione.
Detto questo, però, non piangiamoci addosso, perché in ogni caso oggi la cultura, in Piemonte, è per fortuna il risultato di politiche di Amministrazioni di diverso colore politico, ma è un tessuto vivo articolato, diffuso su tutto il territorio, che produce e per fortuna continua a produrre crescita sociale, morale e civile.
Se alcune tensioni sociali in Piemonte - ci sono e nessuno le nega sono sempre state ricondotte in un certo alveo, è perché forse c'è una maturità e una diffusione della cultura non indifferente.
Questo è avvenuto grazie a scelte vincenti compiute nel recente passato, quando si è deciso che il Piemonte non dovesse essere unicamente una regione a vocazione industriale o addirittura automobilistica, ma dovesse aprirsi ad altri settori, come la cultura, il turismo e lo sport.
Le Olimpiadi del 2006 sono state senz'altro la sintesi vincente e positiva di quelle scelte; anche la cultura ha tratto giovamento da questo e ancora oggi vediamo degli effetti positivi di quella scelta, compiuta nel recente passato.
In merito alla cultura, qualcuno a volte semplifica, per ignoranza o semplicemente in buona fede, sottovaluta il fatto che, al di là della crescita morale e civile, la cultura, nel suo complesso, porta anche sviluppo economico, posti di lavoro, occupazione. Questo è un aspetto che non dobbiamo trascurare ed emarginare.
Pertanto, non dimentichiamo che il sistema culturale porta sviluppo economico e soprattutto valorizziamo quegli eventi, quelle manifestazioni culturali ed artistiche che hanno la capacità di attrarre visitatori in Piemonte, perché consumano e stanziano sul nostro territorio, determinando uno sviluppo economico positivo per lo stesso.
Certamente, ci sono anche dei problemi di autoreferenzialità; questo è un tema che so che l'Assessore Coppola sta cercando di affrontare e che tutti noi dovremmo cercare di considerare, liberi da pregiudizi ideologici.
Gli eventi, le manifestazioni, gli istituti, gli enti che storicamente hanno avuto ed hanno ancora grandi meriti, non possono essere visti come gli unici riferimenti nella diffusione e nello sviluppo culturale del Piemonte.
Alcuni di questi magari hanno avuto dei problemi e cercano comprensibilmente di vivere in una maniera un po' troppo autoreferenziale pertanto occorre dare dei segnali di cambiamento, cercando non soltanto di fare un'analisi della situazione e delle difficoltà, ma anche di avanzare delle proposte.
sicuramente necessaria una riqualificazione della spesa per la cultura in Piemonte; occorre cercare di aprirsi a quei movimenti culturali e a quelle realtà diffuse sul territorio che magari, non avendo un adeguato supporto mediatico, sono state un po' dimenticate e penalizzate. Penso alla cultura di prossimità, un mondo d'associazionismo culturale ingiustamente classificato come minore, soltanto perché magari non ha la possibilità di comprare pagine di pubblicità sui quotidiani piemontesi, ma che esiste ed ha una funzione molto importante sul territorio.
Se vogliamo avviare una politica culturale nuova in Piemonte, è necessaria una riforma e una modifica della legge "madre" della cultura, la legge regionale n. 58, che ha sicuramente svolto un'importante funzione, ma che denota i suoi anni. È necessaria una sua riformulazione, una sua modifica, una sua apertura - mi permetto - anche al coinvolgimento del mondo dei privati, del no profit e delle fondazioni bancarie.
Questo è lo spirito che vogliamo lanciare, soprattutto in quest'occasione: non essendoci le risorse pubbliche che c'erano in passato a livello regionale, a livello degli Enti locali, a livello statale, è bene aprirsi maggiormente al mondo delle fondazioni bancarie e dei privati.
Tra l'altro, questi ultimi hanno degli stimoli e degli strumenti per ottenere delle deduzioni fiscali significative, pertanto, con la dovuta e giusta attenzione, senza fare passi precipitosi, occorre aprire con questi un dialogo, per un coinvolgimento a 360 gradi, che possa consentire l'arrivo di nuove risorse per la cultura piemontese.
So che l'Assessore Coppola intende avviare un tavolo di confronto con le associazioni culturali, previsto con la deliberazione regionale dell'aprile 2011, nel tentativo coerente di dare sempre più una dimensione internazionale alla cultura piemontese, cercando collaborazioni con fondazioni, privati ed enti anche al di fuori del territorio italiano.
Penso alla Francia, alla Svizzera e a quelle nazioni che storicamente sono più legate al territorio piemontese, che peraltro hanno importanti fondazioni bancarie e culturali con le quali è giusto intrecciare rapporti più stretti.
Pertanto, per concludere, occorre fare uno sforzo di realismo, d'onestà intellettuale.
Faccio una battuta, per farvi capire come noi, cittadini piemontesi, se siamo qui a discutere con questa passione è perché la pensiamo diversamente da altre nazioni. Pensate che in Portogallo, per affrontare la crisi economica, fra le tante decisioni che hanno assunto, hanno deciso di eliminare il Ministero della Cultura.
Noi sosteniamo esattamente il contrario, ma per non correre i rischi del Portogallo occorre immaginare una politica culturale moderna, nuova non più legata a vecchi schemi, ma capace di aprirsi a nuovi strumenti finanziari, che portino quelle risorse necessarie per tenere alto il profilo della cultura piemontese.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bresso.



BRESSO Mercedes

Grazie, Presidente.
Che i tempi sono difficili credo sia nella consapevolezza di tutti.
Tuttavia, faccio rilevare che, com'è noto, non abbiamo ancora - ed è male il consuntivo 2010. Tra il consuntivo 2009 e l'ultimo dato che abbiamo l'assestamento 2010 - le differenze sono molto piccole, in termini di cifre.
Pertanto, non stiamo parlando ancora di un inquieto futuro, nel quale i tagli saranno sempre più grandi - come dice il Ministro Tremonti - ma stiamo parlando di una situazione che è assolutamente comparabile fra i due anni.
Questo, per avere alcuni elementi di chiarezza.
Inoltre, far ricadere la responsabilità di ogni problema economico sulla sanità è tema usurato e pure sbagliato.
vero che i costi della sanità aumentano ovunque nel mondo, più del PIL ed anche più del PIL comprensivo dell'inflazione, ma è anche vero che nel nostro Paese si è passati da deficit molto importanti (che venivano colmati successivamente e che hanno visto crescere la spesa sanitaria di tutte le regioni) ad un accordo fra le Regioni e lo Stato per portare i livelli della spesa sanitaria su livelli tollerabili, che consentissero di fornire i servizi senza lasciare debiti, perché questo, giuridicamente, era difficile da sostenere e molto scorretto.
Pertanto, non ci sono ragioni strutturali per cui, almeno fino a quest'ultimo anno, ci si debba trovare di fronte ad una drastica riduzione delle spese, degli impegni delle spese, in alcune materie e, in questo caso specifico, della cultura.
Non ci sono neanche le ragioni che continuamente vengono avanzate dei finanziamenti a scavalco, perché credo che rientri assolutamente nella norma - la collega Pentenero ricorderà che lo facevamo anche per l'istruzione, ad esempio - che quei settori che non usano l'anno solare per la propria attività, ma l'anno che va dall'estate all'estate successiva vengano finanziati con una garanzia di finanziamento che vada anche nella prima metà dell'anno successivo, in modo da poter tenere le stagioni. Il principio era chiaro: si finanzia una quota nell'anno in corso e una nell'anno dopo; quota che però era prevista e si sapeva che sarebbe andata nel bilancio successivo (bilancio che, tra l'altro, veniva presentato in precedenza, per cui c'era una logica in questa operazione).
Ovviamente, quando c'è una soluzione di continuità politica, la soluzione di continuità amministrativa non ci può essere, quindi l'impegno dev'essere mantenuto, così come abbiamo fatto noi con quelli che ci siamo trovati.
Questo tanto per chiarire che i costi della cultura e la decisione di investire o meno sulla cultura è un tema tutto politico, che riguarda le scelte di questa maggioranza. Non riguarda accumuli di problemi del passato.
Le scelte di questa maggioranza sono state finora chiare in termini numerici, non solo di tagli formali, ma anche di tagli sostanziali. A tutt'oggi - per il 2011 - la cifra di cui si è autorizzato l'impegno è di poco più di 15 milioni (non parliamo della spesa), con una situazione estremamente difficile per tutto il settore culturale, che attende delle notizie.
Vorrei farvi notare che questa maggioranza non ha mai presentato, pur essendo un documento obbligatorio - Presidente, glielo ricordo - il Documento di Programmazione Economica Finanziaria. Non è mai stato presentato: non solo non è stato approvato, non è mai arrivato a noi.
da questo documento che noi potremmo capire quali sono le intenzioni.
Il Documento di Programmazione Economica Finanziaria è fatto apposta per dare il quadro complessivo pluriennale delle intenzioni politiche di una maggioranza.
Manca proprio: è così, ve lo siete dimenticato. È un atto obbligatorio...



(Brusìo in aula)



BRESSO Mercedes

Siccome mi pareva stupito di questa notizia...
Esiste un documento che calibra già quello che, a livello nazionale, si vota ogni anno in questa stagione (adesso è stato votato rapidamente per le ragioni che lei sa), che programma la spesa e dà le indicazioni normalmente per l'intero triennio, perché noi non abbiamo dei bilanci autorizzativi (in realtà lo sono, ma sono sempre poco attendibili). Mentre è il documento di programmazione che deve dire quali sono le intenzioni politiche nei vari settori e quindi le cose che qui ci sono state dette.
C'è stato detto, sostanzialmente, che il fondo alla cultura è certamente importante, ma che non è una priorità assoluta in momenti difficili, per cui andrà in diminuzione.
Bene. Noi, però, non vogliamo saperlo così. Noi vogliamo un documento generale che dica quali sono le grandi voci su cui voi, negli anni difficili e bui che ci attendono, intendente investire, quelle su cui intendete disinvestire e quelle su cui intendete più o meno mantenere la situazione attuale. Non vogliamo dei "racontar", vogliamo dei dati e delle proposte chiare e comprensibili.
In particolare, da lei Assessore, credo che il mondo della cultura si aspetti non una pacca sulla spalla, nel senso di dire "vedrai che più o meno ce la faremo", ma una chiara prospettiva di che cosa accadrà quest'anno, l'anno prossimo e l'anno dopo ancora (almeno tre anni), sempre che ci sia ancora, ma uno deve lavorare come se ci fosse...
Le ragioni potrebbero essere molte.



(Commenti dell'Assessore Coppola)



BRESSO Mercedes

Uno considera che ci sarà, perché programma il proprio lavoro. Se no lo lascerà a qualcun altro.
Serve un qualcosa che dica chiaramente quali sono non solo le intenzioni finanziarie, ma le politiche culturali di questa maggioranza e quindi, quali settori andranno potenziati, come pensate di farlo, se ci sono o meno risorse, e come pensate di affrontarle (non genericamente dicendo "vengano anche le fondazioni e diano una mano", ma con un accordo con le fondazioni che specifichi che cosa le stesse sono disponibili a cofinanziare, e quindi su che cosa si può effettivamente contare).
Lei sa anche che, forse, basterebbero alcune cose molto modeste, come cominciare a garantire davvero a inizio anno le risorse, anche attraverso strumenti innovativi, che consentano di evitare i costi bancari che, com'è noto, rappresentano una fetta ahimè crescente, a fronte dei ritardi nei pagamenti. Servono strumenti tecnici, ma soprattutto politici, per capire quali sono le intenzioni della vostra maggioranza nelle politiche culturali.
A tutt'oggi non lo sappiamo. Sappiamo solo che stanno iniziando le crisi, i rischi di fallimento e i licenziamenti. Lei sa che questo è un settore nel quale non c'è bisogno di licenziare, perché basta non confermare o non fare più uno spettacolo e la persona si trova, talvolta senza alcuna copertura. Qualcuno, per la sua professione, dispone di coperture, altri non le hanno. Anche questo è un tema che va affrontato.
Credo che la dignità di un settore produttivo come la cultura debba essere riconosciuta, mettendo anche a punto, magari attraverso delle proposte nazionale (laddove noi non possiamo intervenire), degli strumenti che consentano da un lato ai lavoratori di avere delle coperture nei momenti di difficoltà, dall'altro alle imprese di ricevere garanzie, come qualunque impresa, di continuità lavorativa.
vero che la cultura è un settore che ha bisogno di una quota di finanziamento pubblico, almeno per come la si intende in questo Paese. Da noi non c'è l'abitudine di pagare 300 o 400 euro per un biglietto di spettacolo, come invece avviene in altre parti del mondo (del resto, se la cultura non è per nulla sovvenzionata, questi sono i costi reali da sostenere). Ma non è la nostra situazione e credo che non sia nemmeno la nostra volontà. Noi pensiamo che sia un bene di merito e, come tale, debba essere fornito di un contributo pubblico, per consentire anche a chi dispone di poche risorse, di fruire dei beni culturali.
Certamente lei deve incontrare le associazione e le istituzioni culturali e con loro definire le regole, i programmi e il futuro. Ma noi vogliamo capire - non so se lo farà oggi, mi auguro di sì - qual è la politica che lei ci propone e quali sono i tagli e le incentivazioni (ci sarà pur qualcosa che vuole incrementare!) e cosa ritiene che vada più o meno bene così.
Globalmente, le chiediamo anche di ricordare al suo Presidente - non essendo mai presente non si riesce a parlargli! - che il Documento di Programmazione Economica Finanziaria è un atto dovuto; è lo strumento attraverso il quale noi possiamo capire, nella cultura come in tutti gli altri settori, dove intendete andare a parare e, quindi, su cosa dobbiamo dare battaglia per modificare, eventualmente, le linee politiche che ci avete sottolineato.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa



(La seduta, sospesa alle 16.51 riprende alle ore 16.56)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Colleghi, ci sono ancora undici Consiglieri iscritti a parlare, più la replica dell'Assessore e sette votazioni.
La seduta odierna è convocata fino alle ore 19.
Riprendiamo, poi, i lavori alle ore 20, con la seduta ordinaria per la trattazione del disegno di legge n. 54.
Se il dibattito continua con questo taglio, non sarà possibile concludere l'argomento nella giornata di oggi. Chiedo, pertanto - e lascio alla sensibilità di ciascuno - di effettuare degli interventi più brevi rispetto ai dieci minuti regolamentari, in modo che si possa concludere questa seduta consiliare.
Differentemente, non essendo - com'è noto - nelle disposizioni della Presidenza la possibilità di modificare il calendario gregoriano n l'orologio, dovete sapere, due ore prima di arrivare alle ore 19, che se proseguiamo con questo ritmo non sarà possibile concludere l'argomento.
Lascio, quindi, alla sensibilità e alla disponibilità di ciascuno, come ho detto prima.
La parola al Consigliere Boeti.



BOETI Antonino

Grazie, Presidente.
Voglio prendere in parola il Consigliere Pedrale e non indulgere nel buonismo, altrimenti quest'incontro non avrebbe senso.
Vedo l'Assessore Coppola solo, tra i banchi della Giunta; noi abbiamo pensato - Assessore - che lei sia stato solo fino a questo momento, a difendere gli interessi del suo settore. Probabilmente l'Assessore al bilancio avrebbe dovuto stare vicino a lei, ad ascoltare quello che c'era da dire, ma naturalmente ognuno fa le proprie scelte.
E, appunto, per non indulgere nel buonismo, affermo che non vorrei che la stessa riforma epocale che sta investendo la sanità regionale (1.626 persone licenziate quest'anno e 82 milioni di euro di risparmio sul personale previsto per l'anno prossimo) investisse anche il settore della cultura, altrimenti avremmo più preoccupazioni di quelle di cui discutiamo in questo momento.
Siamo tutti certi che i tanti progetti che hanno caratterizzato la rinascita della nostra regione, quelli che oggi ci rendono orgogliosi di far crescere in Piemonte i nostri figli, siano stati legati alla cultura intesa anzitutto al recupero del patrimonio storico ed architettonico.
un lavoro svolto dal precedente Governo regionale di centrodestra che ha continuato il Governo regionale di centrosinistra. Cercherò di non utilizzare i dieci minuti - per rispondere all'invito del Presidente - ma voglio citare il Castello di Rivoli, che ci ha resi famosi nel mondo come sede dell'arte contemporanea (un museo sul quale le riflessioni devono essere fatte: costa molto, naturalmente, ma che, come ho detto, ci ha resi famosi nel mondo, in questo settore); la Reggia di Venaria, un grande sogno realizzato che forse sta monopolizzando molti settori dell'economia culturale della regione, che forse lavora in maniera isolata, che avrebbe bisogno di essere in rete con il resto delle residenze reali.
Il recupero di questo patrimonio ha permesso ai Comuni di recuperare i loro centri storici: intorno al castello o alla casa medievale hanno riqualificando i centri storici, speso milioni di euro, contribuendo a muovere l'economia.
Possiamo dire che oggi, in Piemonte, anche i muratori hanno lavorato grazie a questa rinascita culturale. Questo ha incentivato il turismo, ma soprattutto è avvenuto perché è piacevole vivere all'interno di città riqualificate, dove sia possibile assistere ad uno spettacolo teatrale o ascoltare un concerto.
Accanto alla storia, il presente: non soltanto i grandi enti culturali ma tutte le associazioni che animano d'inverno i piccoli teatri e d'estate le piazze dei Comuni più piccoli, magari quelli montani, quelli nei quali lo spettacolo teatrale o l'ascolto di una poesia avvengono con la giacca a vento addosso.
Sappiamo che questo mondo oggi è in pericolo e per questo non siamo qui in un embrasse nous collettivo che liscia il pelo a quelli che sono presenti in aula, agli operatori del settore.
Le responsabilità ci sono, certamente, e sono però...



PRESIDENTE

Chiedo scusa, Consigliere Boeti.
Bisogna continuare il dibattito con delle condizioni minimali, pertanto invito i Consiglieri accanto all'Assessore a non formare un capannello, per gentilezza.
L'Assessore deve essere messo nelle condizioni di ascoltare.



(Commenti del Consigliere Carossa)



BOETI Antonino

Si può stare accanto senza disturbare.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Scusate, al momento sono io il Presidente; poi vedremo, più avanti.
Chiedo di poter esercitare la mia prerogativa di regolare l'Aula.
Chiedo, per cortesia, che il Consigliere Boeti, che ha diritto, come tutti gli altri suoi colleghi, di intervenire, abbia le condizioni minime per essere ascoltato, o meglio, che i colleghi che lo volessero ascoltare siano messi in condizione di poterlo fare.
Continui, Consigliere Boeti.



BOETI Antonino

La ringrazio, Presidente. A quest'ora, e dopo due ore di dibattito, è normale un po' di calo d'attenzione.
Dicevo che le responsabilità ci sono e sono le vostre.
La finanziaria dell'anno precedente ha tagliato al Piemonte 90 milioni di euro, in due anni.
Oggi l'Assessore Maccanti parlava di 390 milioni di euro in meno.
Ci sono stati due Presidenti di Regione in Italia, che si sono detti favorevoli. Ricordo le dichiarazioni dei Presidenti Cota e Zaia, che hanno detto di essere d'accordo, perché "eliminando gli sprechi, saremo in grado di garantire alle nostre regioni un livello di qualità delle nostre prestazioni e una buona qualità della vita".
Anche rispetto alla recente finanziaria non abbiamo sentito la voce del Presidente Cota alzarsi forte e chiara, come ha chiesto un grande Presidente della Repubblica, e dire: "Noi non ci stiamo, non siamo disponibili ad assistere impotenti alla regressione della qualità della nostra esistenza".
Ricordo anche - perché le responsabilità contano - che il centrodestra nazionale governa questo Paese, negli ultimi dieci anni, da otto anni e due mesi (118 mesi sono di governo di centrosinistra).
Pertanto, dire che ci sono dei problemi e che bisogna farsene carico collettivamente, come se le responsabilità non esistessero, è una cosa che non funziona.
Questa mattina abbiamo ascoltato i Sindaci del Cuneese, che protestavano contro i tagli di 12 milioni di euro ai consorzi socio assistenziali. L'Assessore Maccanti, con un occhio rivolto a questo pomeriggio (lo dico all'Assessore), ha affermato che bisogna assumersi la responsabilità della scelta. È come dire: "Se noi dobbiamo finanziare" con un occhio rivolto a questo pomeriggio - "i consorzi socio assistenziali, non possiamo certamente continuare a finanziare la cultura".
Lo dico anche qui, perché ognuno si assuma la propria responsabilità: noi non siamo disponibili a mettere in concorrenza negativa i settori importanti per la nostra vita. È importante assistere un anziano a casa, è importante avere un posto all'asilo nido, è importante - allo stesso modo disporre di un gruppo teatrale che animi le nostre piazze, perché quello spettacolo non è inutile: mette assieme una comunità, che riscopre, intorno allo spettacolo, il gusto di stare assieme.
Questo non è meno importante di un posto all'asilo nido o di un ricovero all'interno di una RSA.
Le responsabilità, quindi, sono del Governo nazionale; lo stesso che sta aprendo i Dipartimenti a Monza! Lo dico, perché, quando si fa attenzione alle spese, occorre capire qual è l'orientamento nazionale.
Ma le responsabilità sono anche del Governo regionale, del suo Presidente, che non ha difeso la cultura e tutti gli altri settori di questa regione (mi auguro non dell'Assessore; lo capiremo quando concluderà, con la sua risposta, quest'incontro).
Dall'Assessore, però, voglio sentire parole concrete. Non ho mai pensato di diventare Assessore (sono un ortopedico di passaggio all'interno di quest'Aula), ma se fossi stato l'Assessore alla cultura per dieci minuti, oggi sarei andato dal Presidente Cota e gli avrei detto: "Caro Presidente, oggi pomeriggio incontro il Consiglio regionale, in merito a quest'argomento. Ci sarà qualche centinaio di operatori del settore che vogliono sentire quello che abbiamo da dire. Lei mi deve dire quali sono gli impegni che oggi posso prendere rispetto al Consiglio regionale e rispetto a questo mondo".
Assessore Coppola, lei non può restare, nella sua conclusione, sul generico. Abbiamo bisogno di sapere, come diceva la Consigliera Bresso qual è la politica culturale di questa regione, quali sono le risorse destinate a questo settore.
Se lei resterà sul generico, questo sarà uno dei tanti pomeriggi inutili di questo Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliere Spagnuolo; ne ha facoltà.



SPAGNUOLO Carla

Grazie, Presidente.
Cercherò di prendere poco tempo e sono sicura che il mio sarà un intervento impopolare e fuori dal coro.
Parto dalle ultime parole del Consigliere Boeti: certamente questo Consiglio rischia di essere completamente inutile. Lo poteva essere sin dall'inizio.
Rischia di essere completamente inutile perché, se l'esercizio che noi mettiamo in piedi è quello di dire "quando c'eravamo noi, le cose andavano in un certo modo", oppure "quando eravamo all'opposizione, le cose andavano in un altro modo", non andremo da nessuna parte. Credo che non daremo nessun concreto contributo né a lei, Assessore, né alle associazioni - una parte delle quali sono alle nostre spalle, non so chi siano, ma le saluto tutte - ma nemmeno a quanti operano nel campo della cultura, con estrema difficoltà.
Dobbiamo dirci delle verità. Intanto, per stemperare l'ambiente, non ritengo assolutamente che l'Assessore Coppola sia solo. L'Assessore Coppola ha dalla sua una serie di caratteristiche personali e politiche per cui solo non è, solo non sarà e solo non è mai stato, per quello che mi risulta.
Al di là dell'ironia sottile, quando si parlava di trovare un candidato a Sindaco per la Città di Torino - e non fu un compito facile - lei si assunse l'onere di una battaglia molto coraggiosa, difficile, presumibile come esito, ma noi tutti ci dicevamo e vantavamo il fatto che lei Assessore Coppola, al di là della sua storia, delle sue caratteristiche personali, del background che portava con sé, aveva anche un elemento estremamente positivo: era l'Assessore alla Cultura della Regione Piemonte.
Il nostro Paese, il Piemonte, è una regione di cultura. Non è avvenuto negli ultimi dieci anni, certamente ci sono state delle ombre, anche in importanti associazioni culturali. Per carità, tutto questo è grave, ma credo di poter dire che questa regione, dal suo nascere, si è caratterizzata per una straordinaria e continuativa azione culturale che ha visto impegnati, nel corso dei decenni, le maggioranze che si sono susseguite anche con forti contributi da parte delle opposizioni che si sono succedute.
Voglio ricordare che il Presidente Viglione acquistò la Mandria inaugurando una straordinaria stagione di interdisciplinarietà della cultura. Noi ci limitiamo a vedere la cultura negli stanziamenti nell'Assessorato e non in una complessiva organizzazione di ciò che cultura produce, ad iniziare dal territorio (in qualche misura, mi sembra abbia detto la stessa cosa anche il Consigliere Vignale nel suo intervento). Non vediamo che la cultura si sviluppa anche dall'intreccio delle competenze, e basta pensare a quale grande azione, non solo sportiva, ma anche culturale abbiamo compiuto insieme al Comune di Torino con le Olimpiadi, che hanno trasformato parte della città e parte del Piemonte, che hanno prodotto immagine, che hanno prodotto cultura. Abbiamo acquisito elementi nuovi che parlano di altro, ma che sono cultura.
Sono un'appassionata della cultura, per esempio, del paesaggio, che ha una sua disciplina all'interno delle Università italiane, ma che ha una sua applicazione, in particolare, in Piemonte. Il sistema dei Parchi, di cui abbiamo parlato, non è la cultura della nostra regione? Credo che si debba inaugurare una stagione nuova, perché la crisi che noi viviamo riguarda moltissimi comparti, non soltanto quello della cultura. Nella cultura è più facile vedere ciò che si può fare in negativo ma bisogna interpretare diversamente il governo del Piemonte nel suo complesso per vedere quanto si può ulteriormente salvare del nostro impianto culturale, un impianto culturale che in Italia e all'estero ci invidiano.
Penso alla Mandria, al Castello di Rivoli citato ieri. Penso al recupero delle Residenze Sabaude. Penso alle grandi istituzioni culturali che certamente al loro interno devono anche assumersi la responsabilità di riorganizzare da sole, eventualmente, un proprio bilancio alla luce della crisi nazionale e internazionale che esiste. Penso al ruolo dei privati.
Nella storia, da che cosa è stato caratterizzato, in definitiva, il nostro Paese? I mecenati chi erano? Rispondevano ad un tempo culturale storico diverso, ma erano certamente dei privati che si sono assunti l'onere di passare alla storia e alla storia sono passati.
Questa Regione è passata anche alla storia per cose importantissime che hanno visto maggioranza e opposizione lavorare insieme. Il sistema dei Parchi, per esempio, che rappresenta un risultato importantissimo, è stato una delle grandi vittorie di questa Regione nel suo insieme. Credo che si debba ragionare in termini un po' diversi. Lei, Assessore, deve governare la trasformazione perché i soldi non ci sono, e bisogna avere il coraggio culturale, ideale, politico e morale di dire alla gente che non ci sono soldi.
Dobbiamo salvare il grande impianto che abbiamo fatto e lo dobbiamo salvare facendo leva, per esempio, sui privati, sugli istituti culturali sugli istituti bancari, non solo su una nuova forma di mecenatismo. Mi ricordo, perché non sono giovane, quando in Regione Piemonte si criticavano gli Agnelli e quando si diceva "sono tutti bravi ad investire i propri capitali a Venezia". Siamo tutti bravi a ristrutturare palazzo Grassi e renderci buoni e capaci.
Mi ricordo anche altri ragionamenti che venivano fatti. È troppo facile avere popolarità facendo, per esempio, le grandi mostre che ti tolgono una marea di risorse, ma che tolgono risorse anche all'insieme del mondo della cultura cui dobbiamo anche guardare, che è il mondo di coloro che fanno cultura. Abbiamo bisogno di cultura e aggregazione sociale. Non abbiamo soltanto bisogno delle grandi mostre, nel nostro tempo abbiamo bisogno di cultura e di aggregazione sociale. Dobbiamo anche guardare ai poveri, che devono avere cultura, che devono poter gestire cultura sul territorio. Che cosa facciamo per questo? Chi coinvolgiamo? Coinvolgiamo le piccole e grandi associazioni? Coinvolgiamo le parrocchie, le chiese e i circoli politici? Quando si governa in tempi di trasformazione, e questo è un tempo di trasformazione da tutti i punti di vista, dobbiamo reinventare il modo di governare.
Voglio fare un piccolo esempio in negativo che mi riguarda e un piccolo esempio in positivo. Noi tutti siamo portatori, nella nostra testa, dei tempi facili. Trent'anni fa, quando c'era un organismo che voleva costituirsi, noi rispondevamo: fate un circolo, fate un programma, prendete un'iniziativa e noi ve la finanziamo. Tutti noi facevamo così. Questi tempi sono passati, questa cosa non regge più.
Tuttavia mi ricordo alcune cose, perché ho fatto una grande esperienza di amministrazione presso l'Assessorato al commercio della Città di Torino.
Quando ho iniziato avevo venti milioni di lire per la promozione commerciale. Coinvolsi tutte le vie di Torino e istituimmo 65 Associazioni commerciali che facevano cultura a loro spese. Nei cinque anni di mandato sviluppammo questo bilancio e passammo da venti milioni di lire a 500 milioni di lire.
Una miseria! chiaro - e qui una cosa la voglio dire, perché le cose bisogna anche dirle, altrimenti questo dibattito è completamente inutile - se della cultura si fa l'azienda culturale dei propri amici a cui non si dà l'impiego ma il contributo, questa roba non regge più. Non reggerà mai più! Io l'ho vissuta perché ho vissuto decenni di vita politica e ho visto la trasformazione: noi non siamo più in grado di fare l'azienda culturale di settori che ci sono vicini, o meno vicini. Per decenni non saremo più in grado di farla. Certo, la mentalità non cambia e qua mi faccio - e guardo il collega Laus - una piccola autocritica. Quando nei giorni scorsi una piccola associazione, non so se culturale o meno, l'Associazione della laicità nelle Istituzioni (diciamo che è un povero che si aggira portando avanti un progetto culturale) mi ha segnalato di essere fuori dall'elenco dei contributi, la prima cosa che mi venne in mente da dire è stata: "Mettiamolo nell'elenco di quelle Associazioni che possono avere il contributo". Poi, ragionando da politica, capisci che questa stagione è finita.
A lei il compito, magari, di diventare il numero uno.
Al Presidente della Giunta regionale magari il compito di essere alfiere, magari anche di un intreccio di deleghe che consentano di poter fare cultura in un'interdisciplinarietà di cui, secondo me, oggi c'è bisogno più di prima.
Un grande plauso a lei che ha questo compito che, a mio avviso, ha tutte le caratteristiche per governare la trasformazione anche nel campo della cultura.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Cerutti; ne ha facoltà.



CERUTTI Monica

Grazie, Presidente.
Ho condiviso l'inizio dell'intervento della Consigliera Spagnuolo proprio perché il rischio del dibattito di oggi è che non si arrivi ad un nulla di fatto e che ciascuno reciti a soggetto, dalla maggioranza e dall'opposizione, facendo considerazioni che sono piuttosto scontate.
Da una parte, è chiaro che la cultura è tutto, quindi va ad interessare diversi settori, al di là di quello di cui si occupa in modo specifico l'Assessore Coppola, che ha comunque capitoli di bilancio da gestire.
Dall'altra, è chiaro che i settori devono essere valutati nella loro interdisciplinarietà, proprio perché c'è trasversalità in tutto ciò che viene portato avanti dal Governo regionale.
Dopodiché, credo che occorra andare al di là dei luoghi comuni, che sono quelli che contrappongono - come diceva già il Consigliere Boeti - il sociale alla cultura. Lo stesso Assessore Coppola, nell'altro suo ruolo di Consigliere comunale, ha più volte assistito ad una diatriba, più volte riportata sui giornali, ad un dibattito stucchevole che ha messo in contrapposizione cultura a sociale. In particolare, qui in Regione coinvolge, come ha detto all'inizio il Consigliere Leo, il tema sanità.
Bisogna invece avere un approccio diverso, perché occorre capire che, a livello comunale, il welfare comprende il sociale e la cultura, così come a livello regionale, comprende le diverse politiche che hanno tutte uguale dignità.
Questo mi permetto di dire all'Assessore Coppola, proprio perché ho stima nei suoi confronti. La difesa d'ufficio che hanno fatto molti esponenti della maggioranza, e la stima or ora attribuitagli dalla Consigliera Spagnuolo, per me sono comunque fonte di preoccupazione. Nel momento in cui le si dice che effettivamente sta facendo bene il suo lavoro, e intanto le sue risorse vengono inesorabilmente tagliate, e le si dice che sarà in grado di percorrere strade nuove o di governare un'epoca di trasformazione, sicuramente lei saprà affrontare le sfide, ma se fossi al posto suo sarei piuttosto preoccupata, proprio perché è una sfida che risulta essere piuttosto complessa, proprio perché, in realtà, si decide in realtà si decide di non decidere - di tagliare, e probabilmente non avviare effettivamente una scelta a lungo respiro sugli intenti della Regione.
Tutto questo perché investimento nella cultura non significa spreco.
Non sto a ricordare le percentuali del PIL dell'Italia e della nostra regione, però ricordo che parliamo di posti di lavoro, quindi di ben 37 mila addetti in Piemonte, senza considerare l'indotto.
Tra l'altro, faccio un rilievo che forse nessuno ha riportato (o magari mi è sfuggito): si parla di persone con un'età media tra i 30 e i 45 anni interessati in questo settore, tra l'altro in maggioranza donne.
chiaramente un settore importante. Il turismo culturale legato agli investimenti culturali ha anche notevole risalto, dal punto di vista economico. In realtà si tratta di investire risorse che, per certi aspetti sono contenute rispetto al ritorno che possono avere dal punto di vista economico.
La cultura che crea ritorni economici duraturi non è solo quella dei grandi eventi (e su questo credo che ci intendiamo), ma soprattutto quella portata avanti dalle associazioni attive sul territorio, che però con questi tagli, che qui mi sembra vengano confermati, non hanno alcuna prospettiva di continuità delle proprie attività.
I piccoli progetti culturali sul territorio hanno necessità di orizzonti medio-lunghi per dare risultati apprezzabili, come insegnano i piani territoriali di valorizzazione integrata del patrimonio culturale, portati avanti dalla Regione negli ultimi anni. Qui vorrei fare una considerazione in più, che forse varrebbe la pena fare: occorre darsi effettivamente una programmazione per comprendere i ruoli dei diversi soggetti pubblici che operano. Sappiamo, essendo stati - e lei lo è ancora - Consiglieri comunali a Torino, che spesso non si comprende bene qual è il ruolo del Comune piuttosto che della Regione. Su questo dobbiamo anche essere un po' più chiari nella programmazione: capire dove si vuole andare, a risorse scarse.
Questo, però, non significa tagliare in modo indiscriminato.
Sappiamo, per esempio, che purtroppo Torino e il Piemonte, da capitali della cultura contemporanea italiana, stanno perdendo terreno in favore di altre città, seppur dati come il turismo (ricordiamo, per esempio, quelli relativi al periodo di capodanno) erano comunque dati positivi.
Da questo punto di vista, due esempi risultano essere lampanti: l'arte contemporanea ha trovato, nella nostra regione, la più alta convergenza di forze pubbliche e private che ne hanno fatto il faro per tutto il Paese.
Ricordiamo il Castello di Rivoli, già ricordato, che fino all'apertura del Maxxi di Roma rappresentava il più importante museo di arte contemporanea in Italia, però ha perso terreno; la Fondazione Sandretto Rebaudengo; la GAM; la Fondazione Merz; il Parco di Arte Vivente (esperimento unico in Italia). Nessuna città italiana poteva vantare, fino a pochi anni fa, una concentrazione di istituzioni pubbliche e private dedicate all'arte contemporanea così importanti. Un'altra questione è legata al cinema, su cui lei ha avuto parole critiche, ma non rispetto ai finanziamenti regionali. Su questo vale la pena fare una riflessione aggiuntiva, proprio perché quello che viene investito non può essere valutato solo in un'ottica costi-ricavi, ma in una più appropriata relazione di costi e benefici.
Abbiamo Film Commission, che ha sicuramente dato grossi impulsi all'attività culturale sul nostro territorio e qui, proprio per cercare di non dilungarmi troppo, potrei riportare diversi dati positivi che ci fanno dire che, accanto ad un sistema di piccoli soggetti, c'è anche un sistema pubblico e privato di grandi soggetti.
A questo punto, da questo dibattito bisogna capire, al di là degli atti che verranno approvati, come si intende procedere. Per certi aspetti, visto che la Consigliera Bresso ricordava che questa Giunta non si è dotata di uno strumento come il Documento di Programmazione Economica Finanziaria sto al vostro programma, cioè al programma presentato dal Presidente Cota.
Con questo programma mi rassicuro, perché si parla dell'economia della cultura. Abbiamo una pagina che tutti possono ritrovare in rete e, in particolare, noi abbiamo che in questa pagina si dice: "Gli investimenti nel settore della cultura devono quindi continuare ad essere intesi anche come uno dei tanti motori di sviluppo economico-sociale capaci di creare occupazione".
Su questo penso che la maggioranza, avendo presentato questo programma risulterà essere coerente e fra i punti indicati nel programma si dice: " indispensabile definire un piano strategico per la cultura che coniughi sostenibilità, managerialità e forte capacità di creare occupazione e sviluppo". Probabilmente questo è uno degli obiettivi che ci si può dare con lei, Assessore, e con la minoranza a disposizione per poter lavorare per dire che, nel dibattito successivo che faremo sull'assestamento di bilancio e sulle risorse, sarà necessario avere delle certezze sui finanziamenti.
Se prima il Presidente di Gruppo Pedrale o il Presidente di Commissione Marinello dicevano che non si tratta tanto di salvare le cifre, però le cifre sono un elemento importante e mi sembra che su questo si debba convenire. Dall'altra queste strade nuove che, come veniva detto l'Assessore può essere in grado di intraprendere, possono essere strade che vanno a definire finalmente un piano strategico per la cultura, in grado di dare un respiro che non sia semplicemente a breve, ma a medio-lungo termine¸ per far quindi capire quale sarà il futuro per il sistema culturale in Piemonte.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MOLINARI



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Artesio; ne ha facoltà.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
Due questioni, una di ordine generale in ordine alle caratteristiche della nostra discussione e una proposta concreta, in conclusione.
Quella di carattere generale: lo stile della nostra discussione. Si diceva prima che occorre rendere utile soprattutto la seduta nella quale assumiamo posizioni non mediate dal lavoro di Commissione, ma posizioni esterne, di fronte ai rappresentanti delle organizzazioni alle quali si rivolgono le nostre scelte.
Parto da un principio: ho la sensazione che finché non smetteremo di assumere dei punti di partenza, dandoli come dati di fatto sui quali non si può incidere e provando quindi semplicemente ad assecondare il dato di fatto, provando a ridurre il danno, non riusciremo a trovare né grandi guizzi di fantasia né grandi percorsi concreti.
Faccio due esempi e spero di non indispettire troppo i colleghi. Il primo esempio è partire dal dato di fatto che "il mondo è cambiato", senza mai l'onere di argomentare l'affermazione; "il mondo è cambiato e non ci sono più le mezze stagioni e i giovani non sono come quelli di una volta".
Immagino che la questione sia far presente a tutti ciò che invece argomentabile: vale a dire che siamo classe politica, cittadinanza, attori economici, tutti fortemente preoccupati del rischio che la crisi del debito sovrano greco si estenda al resto del sistema.
Bene, in questo senso abbiamo un'aggiornata e maggiore preoccupazione.
Però se il mondo è cambiato, non sono cambiate le soluzioni e forse il problema sta nel cominciare a cercare soluzioni differenti.
Perché dico che il mondo è cambiato, ma le soluzioni no? Vi cito due esempi, immagino altrettanto irritanti.
Primo, un misto di economia e di etica: ieri con un voto trasversale il Parlamento ha rifinanziato con 23 miliardi la spesa militare, metà dell'ultima manovra del decreto della finanza pubblica.
Secondo: se non è cambiato l'atteggiamento della politica verso le spese militari, nemmeno lo è quello del rapporto tra lo Stato e le autonomie locali. Siamo a meno 6,4 miliardi di trasferimenti verso gli Enti locali tra il 2013 e il 2014, cui si aggiungono nel 2014 meno cinque miliardi per la sanità.
Il mondo sarà cambiato, le ricette che, da circa 15 anni a questa parte, questo Paese sceglie per risolvere ed affrontare i cambiamenti del mondo sono sempre le stesse, e anche nella cultura, visto che siamo all'ultimo posto in Europa dal punto di vista del trasferimento delle risorse pubbliche.
Quindi, prima questione: almeno quando abbiamo un dibattito monotematico, proviamo ad assumere i punti di partenza, decidendo di provare a mettere in discussione delle soluzioni diverse e non adeguarsi a quelle note.
Secondo: lo dicevano i colleghi prima. Sono preoccupata di come affrontiamo la discussione proprio per le caratteristiche del dibattito odierno.
Siamo stati oggi in Commissione ad ascoltare i consorzi socio assistenziali e la Giunta, che li ha accolti in modo garbato ed anche in modo responsabile, ha però ricordato a tutti che se tutti siamo responsabili delle nostre priorità, dobbiamo cominciare a dire che la priorità delle nuove povertà si deve non solo annunciare, ma si deve anche praticare, a cominciare da quando invece in un Consiglio che si sarebbe tenuto di lì a poche ore - questo - sicuramente le opposizioni avrebbero chiesto aumenti di trasferimenti per la cultura.
E così anche ho sentito cominciare questa discussione, ricordando soprattutto ai soggetti presenti che soltanto con la ristrutturazione della spesa nella sanità si salvano le altre politiche.
Mi chiedo se le nostre sensibilità politiche si debbano manifestare a seconda della platea che noi incontriamo o se pensano i colleghi che sia poi tanto difficile strutturare una prossima seduta di Consiglio regionale nella quale siano presenti, anziché i rappresentanti delle associazioni culturali, i rappresentanti delle organizzazioni dei malati, piuttosto che i rappresentanti delle associazioni di tutela dei diritti delle persone disabili. E mi chiedo se noi riteniamo che sia civile affrontare in aula una discussione, lavorando e galleggiando su questa contrapposizione.
Credo che sia un dato incivile tentare di mettere in contrasto i diritti, un dato peraltro che ci rende un pochino più meschini, e soprattutto un dato che non risolve i problemi, perché mettere in contrapposizione tra il diritto alla salute, il diritto all'istruzione, il diritto alla cultura e il diritto al piacere dell'incontro con il bello e con l'arte non porta da nessuna parte.
Vengo alla proposta, augurandomi, a cominciare da me, che la discussione futura possa avere un punto di partenza più profondo e possibilmente un modo di governare le difficoltà che non sia quello di costruire la concorrenza tra i diritti delle persone e coloro che li praticano.
La proposta è la seguente. Tutti hanno detto che non stiamo soltanto parlando - e già sarebbe molto - del diritto alla crescita all'apprendimento e al bello, ma stiamo parlando anche di un settore economico. Quindi, faccio questa proposta concreta. Intanto vorrei che l'economia complessiva della nostra Regione fosse salvaguardata con una migliore rappresentanza, nel senso di più negoziale rappresentanza della nostra Regione nelle sedi governative. Ci veniva detto: meno 390 milioni al Piemonte e sembra che non stiamo reagendo se non qualche sopracciglio sollevato rispetto a questo annuncio.
Ma, al di là di questo, la questione che mi sembra importante e, forse in qualche modo, più concreta è la seguente. Se crediamo alle parole che pronunciamo, cioè se davvero siamo convinti che il settore culturale è un settore economico, che produce il benessere del territorio e che consente una diffusa occupazione oggi a rischio, proviamo a connettere alcune questioni.
In questa Regione si è annunciato di tagliare quasi tutto, tranne una cosa, che è l'unica di cui ci si fa vanto, che è il piano per lo sviluppo e l'occupazione: 390 milioni di euro. Nelle misure, negli assi e nelle strategie del piano per lo sviluppo della Regione Piemonte non c'è una misura indirizzata alla promozione culturale e agli operatori culturali eppure moltissime delle misure che sono state adottate, e che sono tutte orientate alle imprese, non sono misurabili. La ripetizione è voluta! Quanti degli investimenti alle imprese hanno prodotto stabilizzazione di un'attività economica, conversione di posti di lavoro precari in posti di lavoro a tempo indeterminato? Quanti degli investimenti che hanno fruito di denaro pubblico non hanno avuto l'obbligo di dichiarare né di fronte alla sala del Consiglio né di fronte a quella della Giunta di quale miglioramento oggettivo sono stati portatori, oppure se quell'investimento è stato possibile solo grazie all'ente pubblico o magari non sarebbe stato possibile senza il denaro pubblico? Non lo dice una pericolosa estremista, lo dice la relazione della Commissione qualità per la normazione, che ci ha ricordato che con tutti i fondi trasferiti alle imprese - parlo delle imprese produttive manifatturiere - non siamo in grado di quantificare di quanto si sia elevato il PIL regionale e di quanti posti di lavoro in più si siano creati, perché in quel mondo c'è una risposta apodittica, come quella che il mondo è cambiato. È la globalizzazione. Perché in quel mondo l'economia non è più una scelta sociale com'era stata, ma è diventata una scelta naturale. C'è lo tsunami! C'è stato l'investimento e il radicamento nel territorio, ma poi ci possiamo trasferire in un'altra parte del Paese dell'Europa o non dell'Europa, perché là il costo del lavoro è inferiore.
Se noi crediamo che l'economia culturale sia, come tutti ci sforziamo di dire, davvero anche un settore economico, se crediamo che questo settore economico possa non essere sottoposto alla sfida della globalizzazione, se crediamo che nella cultura difficilmente il mercato si satura - tutti gli altri imprenditori ci dicono che c'è la saturazione del mercato - perch nella cultura la saturazione del mercato non c'è, visto che l'aumento del piacere di apprendere è potenzialmente e continuamente in espansione allora la mia proposta concreta è questa.
Quelle risorse ci sono, 390 milioni di euro nel bilancio regionale; non sappiamo quale esito abbiano prodotto né sulla richiesta interna n sull'occupazione. Una quota di quel piano straordinario per lo sviluppo, il 10%, è la differenza tra i fondi che erano impegnati nel 2009 e quelli che sono previsti nel bilancio di previsione del 2011, si sposti sul settore "economia della cultura". Ci presenti l'Assessore, insieme all'Assessore Giordano, un nuovo asse del piano straordinario per l'occupazione intitolato "economia per la cultura". Se lo faranno lo voteremo, altrimenti lo presenteremo come emendamento nel bilancio di assestamento di settembre.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Buquicchio; ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Anche se è irrituale, l'ora è tarda e ci sono tanti colleghi prenotati voglio solo fare i complimenti alla collega Artesio, perché ha espresso dei concetti che mi sembra di dovere condividere appieno. Dopodiché, rinuncio al mio intervento.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Negro; ne ha facoltà.



NEGRO Giovanni

Grazie, Presidente.
Intanto prometto di essere breve perché il tempo è prezioso e tante parole si sono dette già in quest'aula.
Mi collego all'intervento della collega Spagnuolo, la quale è preoccupata che questo Consiglio, alla fine della fiera, non serva. Io invece sono convinto che serva.
Siamo tutti quanti consapevoli di questo momento di crisi che coinvolge non solo il Piemonte e non solo l'Italia, ma l'intera Europa; ultimamente anche le casse degli Stati Uniti piangono e il debito pubblico colpisce anche questo grande Stato. Nonostante tutto ciò, però, si è indetto un Consiglio straordinario su questo discorso della cultura. Mi riferisco al primo intervento che ha fatto il collega Leo, con il quale ho anche firmato un documento: noi come Gruppo dell'UDC condividiamo l'importanza della cultura in Piemonte, pure perché anche nel settore della cultura esistono molti posti di lavoro; guai se venissero a mancare.
Noi politici dobbiamo fare la nostra parte: è vero, si devono fare delle scelte. Stamattina ci siamo incontrati con una manciata di Sindaci della Provincia di Cuneo che - anche loro - ribadiscono la necessità di non tagliare sul Piano Socio Sanitario: questi famosi 12 milioni in meno che mancano. Devo dire di condividere una parte dell'intervento del Consigliere Boeti: ha ragione perché mancano questi introiti dal livello nazionale.
Oramai, però, non dobbiamo piangerci addosso: le alte sfere superiori a noi così hanno deciso e noi dobbiamo fare delle scelte chiare e precise per sostenere questo Piemonte in tutti i suoi aspetti. Qui c'è in ballo il futuro della cultura piemontese. Noi vogliamo sempre di più accrescere la cultura e particolarmente quella rivolta ai giovani.
Come diceva l'amico Marinello, dobbiamo fare una politica seria: una politica con dei valori veri che purtroppo in questo mondo moderno stanno scomparendo. Anche questa è cultura. Sostengo che l'ignoranza di vita non favorisce la crescita, ma l'uomo e la donna ricchi di cultura uniscono e fanno crescere il nostro Paese e, nel nostro caso, anche il Piemonte.
Ognuno di noi deve sostenere la propria tesi, ma sono certo che il Piemonte ce la farà. Dobbiamo aprire un forte dialogo: solamente così possiamo fronteggiare questa crisi. Io però sono un ottimista e ho fiducia: sono certo che l'Assessore Coppola - che ha un compito non molto semplice cercherà, insieme al Presidente Cota e a tutti noi, di fare il possibile per sostenere il settore della cultura che è uno dei settori più importanti che esistono in Piemonte.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reschigna.



RESCHIGNA Aldo

Guardi, Presidente, parlerò meno di tre minuti perché molto è stato detto e non vorrei contribuire con il mio intervento a rendere un po' stanca, e alla fine anche un po' inutile, la discussione odierna in Consiglio regionale.
Vorrei evitare sostanzialmente che l'importante seduta di oggi si traducesse in un esercizio rituale. Vorrei anche evitare che questa discussione oggi finisse all'insegna di un principio: quello per cui tanto, "un ordine del giorno non si nega a nessuno" e la politica, poi, fa altre strade e segue altri percorsi.
Allora, Assessore Coppola, le vorrei dire in meno di tre minuti e in modo molto diretto che cosa mi attendo alla fine di questo Consiglio regionale: tre cose; le dico a lei e a tutta la Giunta regionale, perch lei è parte di quella Giunta e all'interno degli atteggiamenti e delle scelte politiche di quella Giunta noi non distinguiamo tra buoni e cattivi.
Vengo alle tre cose.
possibile dare immediatamente certezza al settore della cultura senza aspettare che questo settore a settembre od ottobre possa sapere l'entità dei contributi e il livello delle iniziative che lei intende sostenere, non per il 2012 ma nel 2011? Riusciamo almeno oggi a porre una questione in modo molto chiaro, molto netto e molto diretto? Noi sappiamo che le risorse non si stampano e sappiamo che i soldi non possono essere fotocopiati.
Però sappiamo altrettanto che questi settori - vale per la cultura ma mi rivolgo al Vicepresidente della Giunta regionale Cavallera, vale per le politiche sociali e per l'istruzione - hanno sul bilancio una percentuale di stanziamenti impegnabili pari al 40%. Siamo alla fine di luglio; dieci giorni fa, Assessore, ho controllato: in riferimento agli stanziamenti delle UPB dell'Assessorato alla Cultura, sono risultati impegnati 13 milioni e 823.000 euro. Qui rischiamo sostanzialmente che chi ha programmato, fatto, costruito iniziative nel corso di quest'anno saprà solo a quella data, tra settembre e ottobre, che fine farà. Riusciamo almeno a dare certezza rispetto alle risorse del 2011? Chiedo che la settimana prossima la Giunta regionale definisca con esattezza quali sono le risorse che assegna effettivamente sulla cultura per il 2011 e consenta all'Assessore Coppola e alla Direzione dell'Assessorato alla Cultura di poter comunicare le scelte in modo chiaro e diretto, senza aspettare settembre od ottobre.
Passo alla seconda questione. Sappiamo che in questo momento stanno soffrendo pezzi consistenti della comunità piemontese. Sappiamo che in questo momento in cui le risorse economiche sono limitate c'è un'esigenza che riguarda tanti settori della nostra regione. E sappiamo che in queste occasioni la politica deve fare quel che le compete, cioè l'assunzione della responsabilità di scegliere ciò che è prioritario e ciò che non lo è.
Su questa discussione sulle priorità che riguardano la comunità piemontese, noi come Gruppo consiliare del Partito Democratico siamo disponibili a confrontarci fino in fondo, però chiediamo sostanzialmente una cosa: chi governa ha la responsabilità di enunciare le priorità; chi governa ha la responsabilità di dire, rispetto a limitate risorse a disposizione, quali sono gli assi sui quali intende fare delle scelte. Noi daremo il nostro contributo, noi formuleremo anche le nostre proposte; noi non saremo quelli che verranno qua a dire che ogni settore della vita della regione sarà prioritario. Ma voi dovete assumervi la responsabilità di indicare alla comunità piemontese le scelte e il perché di quelle scelte.
Noi vi diciamo parimenti che non è possibile che anche tutto ciò venga rinviato al mese di ottobre. Noi viviamo una condizione in cui la legge di assestamento di bilancio non è stata presentata e verrà presentata, se va bene, al mese di settembre. Normalmente è quello il luogo nel quale si ha contezza sostanziale del passaggio tra gli stanziamenti a bilancio e le effettive scelte dell'Amministrazione regionale, che tengono conto delle effettive risorse a disposizione, dei bisogni della comunità piemontese e anche delle scelte e delle priorità. Riuscite a presentare questo quadro nei prossimi giorni? Noi vi sfidiamo su questo: la politica è assunzione della responsabilità di decidere.
Vengo alla terza questione. Assessore Coppola e Vicepresidente Cavallera, siamo in un momento in cui la Regione Piemonte non sarà in grado di garantire né al sistema culturale, né al sistema sociale, né al sistema dell'istruzione piemontese le risorse che era abituata a garantire negli anni precedenti, perché ci sono meno fondi sul bilancio della Regione a seguito dei minori trasferimenti dello Stato.
Tuttavia, permettetemi di aprire e chiudere una parentesi, ma rilevo quanto erano inappropriate e inopportune quelle affermazioni, che abbiamo sentito qualche mese fa in aula e sugli organi di comunicazione, secondo cui, di fronte alla pericolosità della manovra finanziaria del Governo nazionale, quella manovra non avrebbe creato sconquasso alla comunità piemontese, perché l'Amministrazione regionale avrebbe operato nei tagli degli sprechi, delle inefficienze e tutto sarebbe stato salvaguardato.
Rispetto a questo quadro e a queste scelte, che non saranno in grado di garantire alla comunità il livello delle prestazioni in ambito culturale in ambito sociale ed in ambito educativo cui era abituata, è così coerente che l'Amministrazione regionale destini altre risorse per iniziative che non appartenevano al livello della protezione sociale di questa Regione? così coerente che, mentre voi non siete nelle condizioni di dire quali sono le risorse per la cultura, per le politiche sociali, per l'istruzione avete però assegnato il 100 per cento delle risorse a bilancio sul bonus bebè e avete assegnato il 100 per cento delle risorse a bilancio sulle gite scolastiche all'interno della realtà piemontese? La politica e l'Amministrazione in questo momento, devono assumersi la responsabilità di definire le priorità, evitando demagogie, tutti, ma a partire da voi innanzitutto, e vi invito ad agire in tal senso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gariglio.



GARIGLIO Davide

Grazie, Presidente.
Mi aggancio all'intervento del mio Capogruppo. Svilupperò in linea con il suo alcune brevi considerazioni. Penso che noi dobbiamo usare parole di verità. Sono già state dette in parecchi interventi, le ripeto.
Primo punto. La cultura è un settore economico, che favorisce lo sviluppo territoriale, lo qualifica, è un settore che crea occupazione, non è un settore fuori dal mondo e non può non essere considerato con la dignità che si deve ad un settore economico, e come tale va trattato. Non avrebbe senso porsi il problema di incentivare con i piani tanto decantati allo sviluppo economico, da un lato, e, dall'altro, non rendersi conto che l'ignavia su certi fronti rischia di portare dei danni nell'ambito di quell'occupazione che con le altre misure si vuole aiutare.
Secondo punto. Il federalismo introdotto e tanto declamato, introdotto in un contesto di alto debito pubblico, è un federalismo che non poteva come abbiamo più volte detto, non tradursi in un federalismo per abbandono quindi con tagli che ricadono sulle spalle degli Enti locali e dei cittadini. In questo Paese è stata venduta l'illusione per tanto tempo che si potesse fare con questo debito pubblico un federalismo che comportasse un beneficio per i cittadini di tutte le parti del Paese, specialmente del Nord, ma la situazione di finanza pubblica in cui ci muoviamo dimostra che questa era un'illusione.
Dette queste due verità (la cultura è settore economico, e in questo contesto economico il federalismo non è una panacea, ma provoca un effetto verità anche positivo), mi verrebbe da chiedere, Assessore Coppola richiamando un pensatore che è lontano dalla sua cultura: che fare? Mi sentirei, Assessore, di dire che il compito che le è assegnato è difficile, ma se adottasse dei principi direttivi e si muovesse su alcune linee, forse, questa regione potrebbe uscire in modo meno sofferto da questa crisi sul versante culturale. Provo a dirne alcune: innanzitutto definire le linee strategiche. Lo ha già detto il mio Capogruppo e il Consigliere Vignale lo ha rivendicato lucidamente nel suo intervento: chi vince le elezioni le vince sulla base di un indirizzo politico, sta a voi indicare la linea strategica. Volete finanziare le iniziative culturali di grande richiamo, che attraggano il turismo? Volete finanziare la cultura di prossimità? Sono scelte politiche, ma dite quali, perché tutto non si pu fare, quindi occorre definire le strategie.
La seconda questione è stata richiamata prima dal mio Capogruppo: definire con certezza le risorse e programmarle. In questo, Assessore Coppola, lei non è l'unico in difficoltà: possiamo parlare della situazione dei consorzi socio-sanitari, ma pensiamo al trasporto pubblico. Oggi, gli Enti locali dovrebbero ridurre del cinque per cento le risorse su un'annualità quasi terminata, l'anno prossimo del dieci per certo. Abbiamo scaricato sugli Enti locali dei tagli senza dirglielo prima, e, adesso, a fine anno, gli Enti locali che hanno contrattualizzato dei servizi si vedono imposti dei tagli che retroattivamente non possono fare. Quindi, non è colpa vostra se le risorse sono diminuite, ma se non spiegate bene ai cittadini quello che succede, date affidamenti che poi non siete in grado di mantenere, quindi create dissesto tra gli operatori del settore.
Terzo elemento. Selettività e sostenibilità dovrebbero diventare le parole guida di ogni gestione, anche nel settore della cultura: selettività, sostenibilità, rapporto con le fondazioni bancarie e con gli Enti locali. Non tutto quello che è stato fatto in passato da amministrazioni di centrodestra e poi di centrosinistra deve essere salvato e va continuato. A chi dice che tutto deve rimanere uguale a se stesso rispondo che la conservazione in sé non ha assolutamente una logica di buonsenso, occorre rivedere criticamente, in un momento in cui le risorse diminuiscono, le cose che merita finanziare e continuare a sostenere.
Faccio alcuni esempi: alcune iniziative faraoniche messe in piedi negli anni passati possono essere ripensate, perché occorrerebbe una misurazione degli effetti, una cultura del controllo di gestione, guardare qual è la ricaduta che certe iniziative hanno avuto sul territorio, misurare se iniziative che comportano grande esborso di denaro pubblico e che sopravvivono indenni al passare di amministrazioni di centrodestra e di centrosinistra devono continuare a essere finanziate.
Inoltre, Assessore, occorre ragionare in una logica in cui le risorse si contraggono in un rapporto con le fondazioni e con gli altri Enti locali. Mi chiedo se ha senso - si è parlato della Città di Torino - che in una situazione di incertezza economica e di contrazione delle risorse si spendano soldi per fare nuovi investimenti e nuovi musei, quando, poi, non abbiamo i soldi per garantire l'apertura delle strutture che già ci sono? Mi chiedo se dobbiamo continuare a immaginare di costruire sempre musei senza avere le risorse per garantire l'ordinaria gestione.
Gli ultimi investimenti fatti negli anni passati - parlo di Torino, ma potrei citare altri esempi - meritavano questi investimenti? Soprattutto siamo in grado di reggere come sistema dei poteri pubblici complessivi? Noi Regione non siamo una monade nell'ambito dei poteri pubblici di questo territorio. Ha senso che le fondazioni bancarie, che sono enti locali funzionali, non territoriali, ma pur sempre enti della comunità, possano avere nel settore culturale una pianificazione propria disgiunta degli indirizzi politici che vengono decisi non a livello regionale, ma da tutti i poteri pubblici? È corretto che le fondazioni possano decidere autonomamente sganciandosi da una logica di programmazione complessiva? Di farsi i propri musei, di finanziare i propri investimenti, di andare dietro nelle politiche culturali agli interessi di coloro che di volta in volta sono gli amministratori delle fondazioni? Non sono uno che parla con leggerezza di questi temi, ma la situazione è delicata e se vogliamo parlare di verità dobbiamo dircelo, non possiamo fingere di non vedere. Ci sono alcune cose che vanno governate e il soggetto principale che può candidarsi a governarle, Assessore, è lei. Per farlo bisogna avere anche la propensione a misurarsi con soggetti che non sono né di destra, né di centro, né di sinistra, che dialogano con tutti che parlano con tutti, ma che vanno ricondotti ad un tavolo congiunto.
Infine, vorrei anche dire che occorrerebbe fare attenzione quando si valuta un'iniziativa: abbiamo operatori culturali che hanno continuato anche in periodi di vacche magre e di tagli di bilancio, a mettere in piedi e a fare attività; abbiamo invece altri enti e altri operatori che, se non sono finanziati a piè di lista, non fanno alcuna attività. Non possiamo fare di tutta l'erba un fascio, perché non tutti sono uguali. Non si pu pensare che gli enti pubblici siano un "bancomat" a cui attingere. Occorre che ci sia, in qualche modo, la capacità di fare squadra e sinergia.
Assessore - ultima considerazione - le chiederei, come recita l'ordine del giorno presentato dalla collega Pentenero, di attivare il tavolo di confronto previsto dalla delibera di Giunta del mese di aprile, perché è quanto mai opportuno.
Avrei un'ulteriore richiesta, Assessore: faccia trasparenza, perché sul sito della Regione Piemonte, in ottemperanza alla normativa di cui al Decreto del Presidente della Repubblica n. 108 del 2000, è pubblicato l'albo dei beneficiari. Ma per sapere se un soggetto è beneficiario bisogna interrogare il sistema e si riceve la risposta. In pratica, è pubblicato ma dobbiamo interrogare il sistema. Rendiamolo pubblico rendiamolo scaricabile! Consentiamo a tutti i cittadini piemontesi di sapere chi finanziamo e per quali progetti. Rendiamolo trasparente: è il modo migliore per obbligarci tutti al massimo rispetto delle regole affinché tutti sappiano quello che è stato fatto.
Assessore, so che su questi temi è sensibile, per cui la prego di aiutarci ad avere la possibilità di conoscere apertamente, senza istanze di accesso ma semplicemente collegandosi via internet - cosa possibile per i Consiglieri, così come per qualsiasi comune cittadino - come la Regione ha speso, spende e spenderà risorse che saranno sempre più esigue. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Grazie, Presidente.
Intanto devo dire che negli interventi che si sono succeduti, come ha precisato giustamente il collega Reschigna, quasi tutto è già stato detto.
Si tratta, forse, di mettere ancora un attimo in ordine le considerazioni ma prenderei come base l'intervento del Presidente Reschigna e quello del collega Gariglio, che gli è succeduto subito dopo, perché per buona parte li condivido.
Farei, innanzitutto, una premessa: intanto mi dispiace che i banchi della Giunta siano più vuoti del necessario e, soprattutto, che non sia presente l'Assessore Giordano. Perché, come è stato correttamente ricordato, il settore della cultura - l'importanza del quale evidentemente, è declinabile a seconda dei soggetti che lo esaminano - è uno dei settori portanti della socioeconomia di questa nostra Regione, e nessuno più dell'Assessore competente - credo - dovrebbe porre attenzione a questo come a tutti gli altri mondi.
Il secondo commento è rivolto all'Assessore - non me ne vorrà - che, in un ritaglio di tempo, mi ha detto: "Siete stati cattivelli". Io ho riletto gli interventi, perché magari mi erano sfuggite alcune parti. Intanto credo che l'Assessore non abbia ancora ben visto cosa significhi essere "cattivo", e poi, davvero, forse non ha letto bene o con attenzione i termini dell'impegno, che mi sembrano, invece, facilissimamente condivisibili, purché le premesse siano condivise.
E allora - direbbe l'amico Muliere e credo perfino la collega Artesio credo che debba essere contestualizzato quanto avviene. Perché se la discussione di oggi dovesse semplicemente essere una riproposizione della politica culturale degli anni 1990-1995-2000 (Presidente Ghigo, Assessore Leo) o dell'ultimo quinquennio (Presidente Bresso, Assessore Oliva) evidentemente non terremmo in conto che le circostanze esterne sono del tutto diverse. Ma il fatto che siano del tutto diverse, non dev'essere attribuito ad una sorta di incuria o di sfortuna che ha inutilmente colpito questa Regione.
Se uno si occupa di cultura e del Piemonte credo che debba dire: "Se fossi a Mantova e avessi avuto i Gonzaga prima di me - "prima di me" in senso lato, ovviamente, come piemontese - se fossi a Firenze e ci fossero stati i Medici o se fossi a Venezia e ci fosse stata una lunga sequela di Dogi, evidentemente il compito di un Assessore alla cultura sarebbe più facilmente declinabile da tutti i punti di vista". Ma siamo in una terra che ha la storia che ha, e che ha una fortissima componente culturale andandone a identificare le radici (che ci sono, andandole a cercare) e che deve trovare, conseguentemente, ad oggi, le differenze rispetto a ieri.
E quali sono le differenze oggettive? Se i sindacati dicono - tutti i Segretari dei Confederati - che nella versione più ottimistica nell'ultimo anno si sono persi 500.000 e fischia posti di lavoro (di quelli palesi) per cui la quota del Piemonte è, occhio e croce, 40.000 o 50.000 - credo che tutti ne siano consci - significa che siamo all'interno di una crisi socio-economica, ma mica piemontese o italiana o dell'Europa occidentale? No, di tutte le economie occidentali. Di questo bisogna tener conto.
La seconda considerazione è che siamo all'interno di una Regione che non casualmente, era la più indebitata d'Italia. Anche questo non è avvenuto per caso, ma è accaduto nel corso di una serie di politiche attuate da Giunte di centrodestra e di centrosinistra (nessuna esclusa neanche l'ultima del centrosinistra, che ha completato con una certa accelerazione le politiche di indebitamento precedentemente svolte).
A questa simpatica situazione di indebitamento della Giunta regionale più indebitata di Italia, si aggiunge un modesto buco di bilancio che gli analisti anche più superficiali valutano in due miliardi di euro (se siamo ottimisti).
Allora, paragonare queste situazioni oggettive e socio-economiche esterne all'interno della cultura occidentale a quelle che c'erano nel 1995 2000 parrebbe follia. A mio avviso, è da lì che bisogna partire, Assessore e lo ha detto con una certa chiarezza anche la Consigliera Spagnuolo; dal prendere atto delle differenze (perché ci sono e non se ne può fare a meno) e da esse trarne le opportunità.
Quali sono le opportunità? Lei ne ha tante, Assessore: ha l'opportunità di rivedere un quadro normativo che è obsoleto. Perché se la legge n. 58 (che, ricordo, ho faticato ad imparare quando sono entrato in Regione) a me sembrava uno splendido modello di consociativismo, non a caso era splendidamente gestita dall'ecumenico Assessore che mi siede dietro e che all'epoca sedeva già in Giunta (Leo insieme a Cavallera sono nati praticamente in Giunta, contestualmente alla creazione delle Regioni!) indifferenti ai cambi (ma allora si poteva permettere, perché le circostanze lo consentivano), ma se l'impianto era obsoleto nel 1995 figuriamoci se non lo è oggi.
Se i ritardi di applicazione delle misure, qualunque esse siano, che una Giunta applica... Mi spiace sempre che non sia presente l'Assessore Giordano, perché il problema riguarda l'efficacia delle misure, che non sono particolarmente criticabili, sono una fotocopia non particolarmente innovativa di quanto ha fatto l'ex Assessore Bairati (poco più o poco meno: cambiano le cifre e il modello della comunicazione, e spero che cambi l'esito finale e sostanziale). Se le misure le applichiamo nel 2009 e le erogazioni dei fondi, qualunque esse siano, non avvengono nel 2011, c'è un problema di efficacia. E l'efficacia delle misure legislative ed amministrative è un compito specifico della Giunta. Ma non di una Giunta qualunque, ma della vostra Giunta oggi, della Giunta Bresso ieri e di quella che vi succederà nel 2015, qualunque colore avrà.
La revisione dell'impianto normativo al momento non si è vista, né di attenzione all'efficacia di come le risorse vengono erogate in qualunque modo, né se vengono erogate.
Fa specie che quando capita il caso Soria o Grinzane, modesto nell'entità rispetto al clamore che ha generato, tutti ci si è affannati nel dire: "Dobbiamo effettuare più controlli". Ma qual è stato l'esito di quel dibattito in Regione? Zero. E con questo perpetuiamo la modalità che eroghiamo quello che riteniamo possibile o discrezionalmente utile, ma soprattutto mai controlliamo l'efficacia di quello che abbiamo fatto.
Il controllo dell'efficacia delle politiche è fondamentale per una Giunta, caro Assessore Coppola. Non lo dico a Cavallera perché è inutile ma lei è sufficientemente giovane perché le cose possano cambiare Cavallera su queste cose era insensibile nel 1990, quando era già un alto dirigente del gruppo doroteo, figuriamoci adesso. Lei, invece, è sufficientemente giovane per trarne le conseguenze. Credo che sia utile che cambi.
Ma deve cambiare perché non può scegliere, non ha altra strada e l'unica strada che può percorrere è quella del cambiamento legislativo dell'efficacia e poi della discontinuità con il passato.
Vedete, anche nell'essere cattolici non si può sempre ritenere che il mondo cattolico sia perennemente immutabile. Il Concilio Vaticano II è stato di un tenore, poi è arrivata la Centesimus Annus...



(Commenti in aula)



BURZI Angelo

Il fatto di essere laico, orgogliosamente laico, non fa di me necessariamente un ignorante della cultura cattolica! Ed anche Ratzinger è diverso. Io sono molto più vicino a Ratzinger, che distingue, che non accetta relativismo, che non ama l'ecumenismo, che non ama il buonismo, che non ama le politiche indifferenziate.
Anche nella "ridottezza" delle risorse che lei ha e che in questo primo anno ha distribuito, come le è stato ricordato nell'intervento del collega Vignale, molte cose secondo noi non sono così oggettivamente sostenibili.
Di alcune si avverte con chiarezza la traccia dell'indicazione politica che non è grave, basta che non sia eccessiva.
Ha ragione il Consigliere Reschigna: è grave che non ci sia l'assestamento, ma è altrettanto grave che quest'Aula si ostini a parlare di CORECOM e non si occupi di assestamento di bilancio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dell'Utri.



DELL'UTRI Michele

Grazie, Presidente.
Assessore Coppola, gnôthi seautón, ovvero "conosci te stesso" (in greco attuale, gnôthi sautón), era la scritta che compariva sul frontone del tempio dell'Oracolo di Delfi, dove c'era la Pizia che faceva i vaticini ed è una scritta che riporta un pensiero di Talete, che fu uno dei sette savi base della cultura fondamentale del mondo greco, che è la nostra cultura.
Questo, per affermare che, in generale, l'ignoranza - come riteneva Socrate è la madre di tutti gli errori e di tutte le devianze.
Socrate parlava di maieutica, ovvero l'arte di far nascere dall'individuo la conoscenza, al fine di operare al meglio.
Tenga presente che due, secondo la sociologia moderna, sono gli elementi che definiscono la decadenza di un sistema e di una società: la mancanza di soldi (verso cui stiamo rapidamente andando) e la mancanza di cultura.
Partendo da questi assunti, torno all'oggi.
Il politico italiano che, per sondaggio, ripetuto più volte negli anni è considerato il più gradito è il Presidente Napolitano. Giustamente, il Presidente Napolitano, due mesi fa, al Giffoni Film Festival ha dichiarato che la cultura è assolutamente da tutelare come valore base per la società in cui ci troviamo, e lui oggettivamente ha ben poco da tutelare: ha ottant'anni, se non di più, e di conseguenza non può che parlare per i posteri. I posteri, in parte, siamo noi e, in parte, sarà suo figlio.
Pertanto, il Consigliere Marinello ha ragione quando sostiene che il mondo è cambiato.
Il mondo della cultura è cambiato. È vero.
Se si andava a fare un'intervista agli operai che uscivano dalla FIAT negli anni Settanta o Ottanta, ti parlavano di politica (non importa di quale colore); testimoniavano un atteggiamento mentale.
Se vai adesso, a parte la preoccupazione per la crisi, le risposte sono sul "Grande fratello", quindi è vero che il mondo è cambiato. Assessore Coppola, lei ha un ruolo di comando, pertanto possiede, in contemporanea anche una dimensione morale per fare in modo che questa società non permanga in una direzione di assoluta decadenza.
Quindi: colpo di reni e cerchi di mantenere il bilancio saldo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segretario Ponso, che interviene in qualità di Consigliere.



PONSO Tullio

Grazie, Presidente.
Egregi colleghe e colleghi, prima di esprimermi sull'argomento di quest'oggi, mi preme sottolineare un aspetto utile, per far capire i motivi per i quali noi tutti oggi siamo qui a discutere una cosiddetta "ennesima situazione urgente".
L'aspetto di cui parlo è un tratto che unisce il Governo della nostra Regione con quello di Roma: la totale assenza - ritengo - di una strategia per affrontare i problemi del nostro Paese; problemi che, non essendo trattati nei tempi e nei modi necessari, diventano, di conseguenza, delle emergenze.
Abbiamo assistito, in questi giorni, all'approvazione di una manovra finanziaria che rimanda agli anni a venire gli interventi necessari per azzerare il deficit dello Stato. In questo caso, per fortuna, i mercati finanziari l'hanno capito immediatamente, costringendo il Ministro dell'Economia e delle Finanze, Giulio Tremonti, ad effettuare immediatamente una manovra più incisiva, seppure ancora ampiamente insufficiente, pena un aumento del tasso d'interesse sui mercati capitali.
Ho fatto questo breve excursus per evidenziare come, in presenza di un arbitro terzo (definiamolo così), in grado di valutare e modificare le politiche implementate dal Governo, queste ultime possono essere cambiate radicalmente, al fine di essere migliorate.
Purtroppo, l'arbitro terzo in grado di far cambiare idea al Governo (in questo caso il Governo regionale) non è presente in tutti gli ambiti. Uno di questi, è sicuramente quello della cultura.
Per parlare del sistema culturale piemontese, è bene ricordare le recenti dimissioni del Ministro dei Beni e delle Attività Culturali, Bondi dimissioni che sono utili per evidenziare lo stato di crisi in cui versa il sistema.
In estrema sintesi, nella sua lettera di dimissioni, il Ministro ha rimarcato l'impossibilità di svolgere il suo ruolo.
Non vorrei annoiarvi nel rileggere tutta la sua missiva, ma alcuni passi li ritengo molto utili alla discussione odierna.
L'ex Ministro scrive: "Ho accettato l'incarico di Ministro della Cultura, perché convinto che su questo terreno si giocava una partita importante. In questo ruolo posso avere fatto degli errori, ma ho realizzato delle riforme importanti e ho imposto una linea alternativa, in senso compiutamente liberale e riformatore alla politica culturale della sinistra. Purtroppo, in questo sforzo non sono stato sostenuto con la necessaria consapevolezza dalla stessa maggioranza di Governo. Questo mancato sostegno è avvenuto oltretutto nel momento in cui mi sono trovato più in difficoltà".
E rimarca, ancora: "Pur non avendo io mai scaricato su altri la responsabilità della mancanza di fondi, che pure è stata l'accusa più frequente rivoltami dalla sinistra, le vicende del Decreto 'milleproroghe' hanno ulteriormente evidenziato la mia incapacità di mantenere fede agli impegni che avevo preso e nel richiedere almeno un minimo di coerenza nell'ambito dei provvedimenti riguardanti la cultura".
"Un minimo di coerenza nell'ambito dei provvedimenti riguardanti la cultura": è da questa frase che voglio ricollegarmi alle politiche culturali del Piemonte.
Negli ultimi dieci anni, grazie anche agli investimenti degli Enti locali che hanno favorito la costruzione di un sistema culturale articolato e diffuso sul territorio regionale, questo settore è stato in grado, non solo di garantire occupazione e sviluppo economico, ma soprattutto (aspetto mai da dimenticare) di promuovere la crescita sociale, culturale e civile delle nostre comunità.
Credo sia sotto gli occhi di tutti l'importanza del sistema culturale in un contesto di grande cambiamento socio-economico, come quello piemontese.
Da questo punto di vista, l'ultimo tassello di un prezioso mosaico è senza dubbio la Reggia di Venaria, con i suoi circa 800 mila visitatori nel 2010, i quali hanno trasformato il centro storico di una città caratterizzata nel dopoguerra per forma urbana, stili di vita ed economia alla grande industria di un tempo.
In tutto questo, la Regione Piemonte cosa fa? Da quando si è insediato il Governo di centrodestra, il bilancio della Direzione Cultura ha subito dei pesanti tagli e, come se non bastasse, a questi problemi di ordine economico si aggiungono quelli di carattere finanziario. Ricordo, infatti, che ci sono associazioni che aspettano ancora il saldo dei contributi regionali assegnati per le attività svolte nel 2009.
Nessuno vuole mettere in dubbio le difficoltà nel gestire una situazione così difficile come quella che attraversa il nostro Paese e il Piemonte, però ritengo che alcuni segnali forti si possano e si debbano dare in quest'ambito.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Motta; ne ha facoltà.



MOTTA Massimiliano

Grazie, Presidente.
Non mi sono preparato un intervento, anche se questo non vuol dire che la mia attenzione sull'argomento sia minore. Come non è minore, dal mio punto di vista, per tutti gli argomenti che toccano la crisi economica e i tagli che si è costretti a fare per una contingenza economica e per una serie di situazioni che li rendono necessari. Questo credo che sia un atto di responsabilità.
Quando si è governato in modo irresponsabile, si arriva a determinati risultati. Non voglio fare eccessivamente il polemico perché poi mi si accusa di strumentalizzare gli interventi per accendere qualche animo o sollevare qualche discussione. Tuttavia, se oggi parliamo di certe cifre è anche perché siamo partiti da una certa condizione. Cito solo la delibera del 29 marzo, ad elezioni avvenute con cui, orizzontalmente, furono tagliati fondi a tutte le Direzioni, compresa la Cultura, che, comunque riguardavano contratti pluriennali sottoscritti.
Il buon modo di governare che ci è stato insegnato è quello del buon padre di famiglia, che non sottoscrive impegni che non è in grado di onorare. Dato che qualcuno aveva la presunzione che i piemontesi non si accorgessero che non erano ben governati, si erano sottoscritti contratti che scadranno tra il 2012 e il 2013. Si è stati costretti, l'Assessore in primis - visto e considerato che Internet ci permette di non perdere tempo potete andare a verificare le prime conferenze stampa dell'Assessore Coppola, non perché voglio dire che è sempre colpa degli altri, ma perché è un dato di fatto - in occasione del primo bilancio, a utilizzare oltre il 50% delle risorse per far fronte a determinati impegni sottoscritti da altri. Quest'anno siamo nelle stesse e identiche condizioni.
Dopodiché, con quello che rimane si può fare poco. Per me la politica responsabile è quella che cerca di agire con le risorse reali e non sulla carta. Altrimenti ci si trova in difficoltà, perché i soldi, fino a prova contraria, non si reperiscono così facilmente se, effettivamente, non c'è copertura. Nonostante le difficoltà, credo che questa Giunta, in particolare l'Assessore Coppola, sia riuscita a reggere e a far sì che Torino fosse realmente protagonista, come meritava di esserlo, in occasione dell'anniversario dei 150 anni dell'Unità d'Italia.
Mi limito solo a ricordare la mostra su Vittorio Emanuele II, che è stata la mostra più visitata d'Italia negli ultimi cinque anni. Perch tanto successo? Perché sono state utilizzate non solo ed esclusivamente le poche risorse che erano a disposizione, ma anche perché una politica innovativa ha messo a circuito una serie di soggetti che hanno, tutti quanti, contribuito a far sì che quelle poche risorse disponibili, oltre che essere cassa di risonanza, dessero opportunità per grandi eventi.
Qualcuno ha citato la Reggia di Venaria. Se dovessimo fare un confronto tra quanto mise lo Stato rispetto a quello che mise la Regione Piemonte sicuramente direi qualcosa di scontato. Quest'anno l'Assessore ha dimostrato grandi capacità perché ha mantenuto la nostra città al centro di un evento che l'ha resa protagonista.
Ho sentito le cose più strampalate. Mi dispiace che qualcuno, come il Consigliere Gariglio - è anche nella logica di alcuni personaggi - faccia il suo intervento e poi, visto che è riuscito a dire la sua, se ne va.
Dovrebbe sapere che non è necessario che tutti gli Assessorati mettano in rete i contributi. Forse il Consigliere Gariglio non sa che da due anni a questa parte esiste un albo pretorio on line in cui la Pubblica Amministrazione, dovendosi adeguare alla legge Brunetta, è obbligata a pubblicare tutto quello che viene stanziato. Guardo caso, visto e considerato che noi non siamo sempre critici, riteniamo questo un sistema ottimamente gestito dal CSI Piemonte (posso anche indicare il sito internet dove si possono visionare i contributi su cui, teoricamente, questa Giunta non sarebbe trasparente).
Sicuramente esiste un problema di reinventare una politica della cultura, ma questo è un suggerimento sottovoce, rivolto ad una Giunta sicuramente attenta che poi, in ambito di assestamento di bilancio, anche noi come maggioranza avremo modo di stimolare adeguatamente in merito. Un dibattito che, senza togliere nulla ad un Consiglio dedicato, dovrebbe trovare anche le sedi opportune per far sì che si passi dalle parole ai fatti. Secondo me dovrebbe svolgersi all'interno delle Commissioni e dei gruppi di lavoro che possono elaborare e offrire contributi.
giusto dare l'attenzione mediatica ad un Consiglio dedicato, ma in Commissione vedremo quanto collaboreranno tutti i Consiglieri di minoranza che oggi sono intervenuti.
Sicuramente bisognerà reinventarsi un sistema di fare cultura.
Correttamente, il Consigliere Marinello ha fatto riferimento ad un sistema Piemonte, ma io farei riferimento ad un sistema nazionale e, soprattutto ad un sistema interassessorile. La cultura deve coinvolgere l'ambiente l'ambito dell'energia, la sanità, e così via. Credo che alcune iniziative possano essere sicuramente sostenute anche solo per valorizzare il patrimonio che questa Regione possiede e riesce a mantenere in essere.
Reinventarsi è sicuramente una possibilità per mettere a fattore comune quelle poche risorse che diligentemente i nostri dirigenti stanno utilizzando, perché chiaramente, come dicevo prima, la politica del buon padre di famiglia impone di non spendere i soldi che non si ha in tasca, ma solo quelli che si ha a disposizione. Può mettere a fattore comune una serie di risorse che aiuteranno a risollevare il sistema culturale.
Molte sono le istanze e le richieste specifiche su un ambito per loro importante, perché spesso riguarda la professionalità che consente loro l'unica occupazione possibile.
Personalmente credo che, fino ad oggi, sia da parte della Giunta Cota sia dell'Assessore Coppola non ci sia stata mai la porta chiusa ad avere udienza o, comunque, ad essere ascoltati per risolvere quelli che possono essere i problemi, se non altro per dare una certezza che molti altri in passato non hanno dato o che, comunque, hanno nascosto dietro false promesse.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Laus; ne ha facoltà.



LAUS Mauro

una domanda tecnica sull'ordine dei lavori.
Visto che alle ore 19 termina la seduta, potremmo lasciare il tempo rimasto all'Assessore per intervenire.
Mi rimetto al suo alto buonsenso.



PRESIDENTE

Se tutti rinunciano.
Devo dare atto che l'Assessore si era appena avvicinato al banco della Presidenza con questa preoccupazione. Dato che siamo convocati fino alle ore 19, mi aveva detto che intendeva intervenire, anche per rispondere ai quesiti posti.
A questo punto, darei la parola alla Giunta regionale e poi proseguiamo con il dibattito.
Prego, Assessore Coppola, prenda pure la parola.



COPPOLA Michele, Assessore alla cultura

Che io e il collega Laus si abbia una visione sovente simile, è certificato anche da questo suo intervento. Mi ero appena alzato ed avvicinato al Presidente per chiedere se era possibile iniziare a dare qualche risposta.
Vorrei che il mio cognome fosse scritto tra l'elenco dei colleghi Consiglieri regionali che ritengono fortemente che questo momento di riflessione, di discussione, di confronto e di dibattito sia utile. Se è vero che alcuni hanno manifestato la preoccupazione su una potenziale inutilità di questo incontro, io non lo credo assolutamente. Anzi, come hanno evidenziato diversi colleghi intervenuti, la lettera che ho scritto al Presidente Cattaneo qualche settimana fa, invitando il Consiglio a partecipare al Gruppo di lavoro che è già stato istituito, Consigliere Laus, non è volontà ma è un'azione certa, e la richiesta di indicare tre rappresentanti dell'Assemblea regionale per sostenere, in questo senso sì l'Assessore nel formulare alla Giunta una proposta di modifica di quella tabella, vuole evidentemente significare che il punto di vista, non solo mio personale ma di questa Giunta regionale, nei confronti del Consiglio, è un punto di vista di forte volontà di collaborazione e di condivisione specialmente nelle questioni che possono andare oltre gli aspetti di parte e che possono superare le sensibilità dei singoli.
Se vogliamo non sprecare questa occasione, dobbiamo fare delle ammissioni. Alcuni le hanno fatte; alcune sono state riconosciute e alcune ammissioni devono essere anche scomode, perché non potrò mai negare - l'ho detto in televisione e lo ripeto qui oggi a verbale - che la prima cosa che mi disse la dottoressa Formento, accogliendomi in Assessorato in Via Bertola, fu la seguente: "Caro dottor Coppola - ci davamo del lei per il primo quarto d'ora della nostra conoscenza e del nostro incontro - dobbiamo trovare 40 milioni di euro per pagare gli impegni del 2009 e per fronteggiare quasi completamente gli impegni dell'anno in corso".
Vede, Presidente Bresso, lei ha ragione che forse si tratta di una modalità, però mi piacerebbe - anche se non so se ne sarò in grado, non so se ci riuscirò, lo dico con franchezza perché non ho paura a mettere la faccia sulle sfide difficili - al termine di questa legislatura (che auspico nel 2015, a differenza sua) non lasciare a chi verrà dopo degli impegni. Mi piacerebbe non lasciare a chi verrà dopo degli oneri: impegni ed oneri che sono svincolati della sua volontà.
giusto quello che lei dice, ossia il farsi carico, nell'anno successivo, della quota che resta di uno stanziamento previsto a bilancio e coperto a bilancio nell'anno in corso, ma la verità è che quella risorsa che mi sono impegnato a destinare dovrebbe essere ferma nelle casse della Regione e non fare invece affidamento al bilancio dell'anno successivo che, di fatto, non ho ancora approvato.
Questa è una modalità che francamente non condivido e che non mi convince. Attenzione, modalità alla quale anch'io parzialmente sono obbligato.
Alcuni lo hanno detto, hanno fatto emergere un tema di fondo che credo sia invece cruciale nella riflessione su che cosa significhi cultura e comparto della cultura nella nostra Regione. Ma qual è stato il ruolo della Regione negli ultimi anni? È vero o no che la nostra Regione si è sostituita alla Città di Torino? Questo è corretto? A quale logica risponde? Io una risposta me la sono data: risponde alla volontà di non voler affrontare il tema della gestione delle risorse pubbliche, della loro contrazione e della loro effettiva ricaduta sul territorio.
Come diceva la Consigliera Artesio, quando si dice che il mondo è cambiato, forse si dovrebbe dire che il mondo è crollato in alcune circostanze. Lo ricordo perfettamente, perché era il 15 settembre (giorno in cui sono nato e il giorno in cui è nata la figlia della Consigliera Cerutti): era il 15 settembre del 2008 quando Lehman Brothers dichiar bancarotta. Se quella bancarotta era incerta, erano invece certe le conseguenze che avrebbe generato in tutto il sistema occidentale.
Ritengo che, come classe politica - voglio assumermi anch'io una responsabilità perché sedevo in Consiglio comunale - abbiamo deciso di affrontare in ritardo questa situazione; evidentemente, la comunità politica, che aveva responsabilità di governo, ha scelto di rinviare costantemente all'anno dopo ogni singolo problema e ogni singola situazione scomoda.
Del resto, too big to fail e oggi alcuni sostengono che il too big to fail di Lehman Brothers si possa applicare magari a qualche grande e corposa istituzione culturale: non commettiamo quest'errore! Ecco perché dico che, in alcune parti del dibattito, certe lacune sono emerse e, se vogliamo che questa riflessione sia davvero funzionale dobbiamo scattare una fotografia che tenga conto di tutto quello che c'è sul tavolo. Perché se nel 2007 la città di Torino ha stanziato per la cultura - dice l'Osservatorio culturale del Piemonte - 124 milioni di euro nel 2009 ne ha stanziati 71, e questa contrazione, che pareggia al 42 evidentemente avrà un significato, avrà una valenza.
Dobbiamo ragionare insieme su come sarà il prossimo anno. Dico il prossimo anno per parlare di futuro e certamente sono il primo a rendermi conto che un imbarazzo evidente c'è: stiamo parlando del 2011, oggi è fine luglio e non abbiamo ancora definito né le cifre né le risorse. Al riguardo, ha ragione il Consigliere Reschigna. Tuttavia sono ottimista anche perché il Presidente della Commissione bilancio, Consigliere Burzi ha detto che ci darà una mano a definire tempi e modalità per dare risposte, quindi accolgo la sua disponibilità come un impegno pubblico ad aiutarci e a sostenerci.
Al di là delle differenti sensibilità, al di là della corretta contrapposizione politica democratica, dobbiamo riconoscere un punto di partenza dal quale tutti insieme iniziare a muovere dei passi. Se oggi qui non ci fosse l'Assemblea regionale, ma se oggi qui ci fosse la comunità piemontese che ha a cuore la cultura, gli occupati della cultura e i lavoratori della cultura, certamente riconoscerebbe la difficoltà oggettiva nella quale ci troviamo.
Credetemi, al di fuori di Palazzo Lascaris non fanno distinzione fra maggioranza e minoranza: dicono che la classe politica fallisce. E allora se qui oggi vogliamo rappresentare la comunità piemontese che ha a cuore la cultura e i lavoratori della cultura, dobbiamo insieme riconoscere questa difficoltà e avere il coraggio di un cambio di visione.
Serve un lavoro responsabile, difficile. I lavori responsabili, da che mondo è mondo, sono sempre difficili, e credo che noi lo si stia facendo e che si debba continuare a farlo.
Quando, in quest'anno, ci siamo assunti la responsabilità di tagliare qualche fronzolo e qualche orpello, non l'abbiamo fatto perché non c'erano le risorse: lo abbiamo fatto perché riteniamo che sia giusto farlo.
Noi abbiamo agito. Dico questo pubblicamente, anche sapendo che alcuni possono non condividerlo e che altri possono ritenere insufficiente quello che abbiamo fatto, ma non ho certamente la presunzione di non scrivere colpe nel mio operato, d'altronde solo chi non fa non sbaglia.
Guardate, le direttrici che abbiamo scelto di perseguire sono facili sono chiare: sostenere l'offerta culturale di qualità. Nella riunione avvenuta di recente, il giorno stesso in cui il Ministro dei Beni Culturali era in Piemonte, noi ci siamo incontrati nel tardo pomeriggio proprio per dire che va sostenuta la professionalità dell'offerta culturale.
Abbiamo detto che la seconda direttrice imprescindibile è quella volta a garantire i livelli occupazionali, e ha ragione chi ricordava (forse il Consigliere Leo, ma sicuramente anche qualcun altro) che lo stipendio medio di un lavoratore neo mondo della cultura è uno stipendio paragonabile a quello di un operaio, nella stragrande maggioranza non si tratta di sostenere redditi straordinari.
La terza direttrice irrinunciabile - e mi spiace che sia uscito il Consigliere Gariglio, perché in realtà per me è un vanto: siamo i primi ad averlo fatto - riguarda la sostenibilità, la misurabilità e la trasparenza.
Siamo pronti - davvero, credetemi - a sedere a qualunque tavolo per essere giudicati su questi aspetti.
Abbiamo scelto di non pubblicare l'elenco completo, sapete perché? Perché è scomodo da decifrare. Così abbiamo ritenuto in una valutazione che siamo però pronti anche a cambiare perché ciò che conta è far sì che comodamente e facilmente una persona che paga le tasse in Piemonte possa comprendere in che modo io - indirettamente, ma comunque con una responsabilità politica evidente - ho destinato quelle risorse e a quali soggetti, soprattutto per quali iniziative.
Mi ha fatto piacere che in diversi abbiamo scelto di non negare comunque la nostra storia. È di ieri o l'altro ieri la notizia del milione di visitatori alle mostre organizzate per le celebrazioni "Italia 150".
Qualcuno ha citato il Presidente Napolitano: è vero. E non si può negare che il ruolo della Regione in quest'anno di lavoro sia stato fortemente apprezzato anche dalle altre Amministrazioni (comunale e provinciale) per aver, in tempo utile, essere riuscita a risolvere problemi e pendenze che riguardavano queste celebrazioni.
Quando si parla della Reggia di Venaria, si fa bene a testimoniarlo come esempio, anche perché la responsabilità quasi esclusiva si pu ascrivere al governo del Presidente Ghigo.
Però ci sono anche delle realtà complicate. Non si può parlare di Rivoli e non dire, come abbiamo fatto in Commissione tutti con estrema franchezza, che Rivoli, purtroppo, rappresenta - alcuni usarono quest'espressione - un fiore non sbocciato. Io dico di più: un'opportunità che diventa un problema. Perché se noi avessimo risolto il problema di Rivoli o non lo avessimo trovato, per me sarebbe molto più facile dare risposte puntuali anche nei tempi alle tante Associazioni che evidentemente, in una logica di priorità che si evidenziano, purtroppo - e non ne sono fortemente convinto, ma subisco questa decisione - sono messe subito dopo alla soluzione del bilancio e del Museo di Rivoli.
Vi dico questo perché non si può affermare che il problema riguarda la contrazione dei trasferimenti dalla Regione al Museo medesimo. Mi spiace che sia uscito il Consigliere Boeti, ma ascolterà la registrazione. In realtà, nel 2010 - lo dico oggi perché l'ho scoperto tre giorni fa nel bilancio consuntivo approvato presentato agli azionisti - il Museo di Rivoli ha incrementato i costi del personale e ha ridotto i proventi diversi, quelli commerciali e quelli da sbigliettamento e ticket.
Non si può scrivere sul bilancio consuntivo del Museo di Rivoli che la perdita di 500.000 euro legata all'anno 2010 sia responsabilità della contrazione dei trasferimenti delle risorse, perché abbiamo scoperto che nel 2010, a differenza di quello che ci era stato detto in Commissione, c'è stato un incremento di costi del personale e c'è stato un forte decremento delle entrate.
Quello che voglio dire, per dare un indicazione di carattere politico che mi auguro di poter condividere con il Comune di Torino, è che se l'arte contemporanea è un riferimento e su questa vogliamo scommettere - in questo senso, la Regione ha già dato la propria disponibilità - allora bisogna avere il coraggio di creare un contenitore nuovo, unico, che metta insieme Rivoli, la Galleria d'Arte Moderna, Artissima e che ragioni già in presenza delle OGR, perché avremo un solo Consiglio di Amministrazione, un solo ufficio amministrativo, un solo ufficio stampa, ma la cosa più importante se le istituzioni di questo territorio condivideranno questo indirizzo - è che obbligheremo i soggetti che lì operano a dialogare, a fare sistema, a condividere scelte e a condividere promozione, perché oggi questo non avviene.
stato giusto domandarsi: quanto vale il sistema culturale in termini turistici? Quanto vale per i ristoranti, per i negozi? Quanto vale per il nostro territorio, per i nostri alberghi? Ed è corretto evidenziarlo qui quest'oggi. Però è anche vero che, mentre ammettiamo dei segni più dobbiamo riconoscere che è giunto il momento per avere il coraggio di decidere, il coraggio di annullare quella modalità sbagliata per la quale si diceva sì, si diceva sempre sì, a prescindere da aspetti importanti quali quelli che io evidenziavo prima.
Ecco perché le tre direttrici, ecco perché la sostenibilità, la misurabilità, la ricaduta effettiva sul territorio: ne siamo costretti non più solo per scelta, ma per obbligo e dovere morale.
Quando ragioniamo di Film Commission, ormai non è importante arrivare ad uno stanziamento a fondo perduto perché una produzione scelga il Piemonte; se questa fosse una conferenza stampa, direi che non è così importante che Penelope Cruz venga a girare qui a Torino, ma ritengo che sia più rilevante evidenziare che la Regione deve scegliere di compartecipare - lo stiamo facendo con il fondo FIP - agli utili che deriveranno da risultato al box office e al botteghino delle produzioni che in Piemonte si fanno.
E allora questa scommessa positiva, ponderata e misurata ci metterà nella condizione di fare un investimento nel mondo del cinema, quindi destinare una risorsa in uscita, ma prevedendone un'entrata.
Si è parlato dell'Assessore Giordano, che, invece, voglio ringraziare perché non sono d'accordo con quanto stava emergendo. Ha ragione anche in questo la collega Spagnuolo: ragionare insieme per generare maggiore compartecipazione nelle scelte è una irrinunciabile priorità.
Oggi parlo sovente dell'AGIS, non posso non farlo: è di qualche giorno fa la delibera approvata dalla Giunta che stanzia un milione e mezzo di fondi europei - che sono dell'Assessore Giordano - a supporto delle piccole e medie imprese cinematografiche, fino a cinque schermi, che attraverso un upgrade tecnologico, in sostanza, potranno portare la tecnologia del digitale nelle sale, non solo ed esclusivamente come sostegno alla piccola e media impresa - certamente per quello - ma, in maniera ancora più importante, per portare sul territorio piemontese, nelle iniziative di prossimità, nei cinema di prossimità, nella presenza anche più lontana contenuti culturali prodotti qui in Piemonte.
Scherzavo con il Sovrintendente Vergnano quando gli dicevo che mi piacerebbe che la prima del Regio fosse vista anche in un piccolo cinema ad Alessandria o, magari, proiettata su uno schermo di una parrocchia recuperato e restituito a quella cittadinanza che non potrà venire, anche soltanto per ragioni di distanza, a Torino, per beneficiare di uno spettacolo certamente meraviglioso.
Ho ben presente quante cose siano ancora da fare, non crediate che vada tutte le sere a casa soddisfatto, pensando di non aver sbagliato nulla o di aver completato l'elenco delle cose che avrei voluto fare nella giornata però la cosa più importante è realizzare una strategia vera e condivisa con gli altri soggetti che nel territorio hanno responsabilità. Io per primo dichiarai che le fondazioni bancarie non devono essere dei bancomat, ma devono essere obbligate a sedersi ad un tavolo, insieme anche altri enti pubblici, a fare programmazione, per arrivare alla certezza delle risorse e ad una programmazione - io dico triennale - dei contributi, che almeno alcune realtà, le più importanti e le più grandi, devono avere.
Come possiamo pretendere di chiedere risparmio e riduzione di costi se non mettiamo un soggetto nella condizione di conoscere per gli anni che ha davanti quali sono le risorse sulle quali può fare certamente affidamento! Soprattutto lo abbiamo fatto noi: Consigliera Bresso, mi scusi, ho molto rispetto per lei, intanto perché lei è stata Presidente di questa Regione questo glielo riconosco, però, in alcuni tratti del suo intervento mi sembrava che lei fosse una straniera. Siamo dovuti intervenire noi per tentare di rimediare quella farraginosa scelta burocratica nella rendicontazione dei contributi delle associazioni! Riconoscere che alcune scelte sbagliate del passato sono state fatte forse, per rimediare ad alcune situazioni sarebbe importante, ci aiuterebbe. Ad esempio, per quanto riguarda l'armonizzazione, che vorremmo realizzare oggi in Piemonte, è assurdo che un'associazione, rivolgendosi alla Regione, al Comune o ad una fondazione bancaria, incontri tre modalità diverse di richiesta di contributo, per modalità diverse di rendicontazione dei costi.
C'è un tasto dolente che pochi hanno affrontato, anche i Consiglieri regionali che hanno un'origine certamente diversa dalla mia, che, anche qui, la Consigliera Spagnuolo, invece, ha tirato fuori con grande capacità.
Noi dobbiamo avere il coraggio, come classe politica e dirigente, di denunciare un grande assente: i grandi capitali privati della nostra città di Torino e del Piemonte dove sono? Se è vero che esiste una scusa legata ad una fiscalità non comoda penso al tax credit nelle produzioni cinematografiche, che funziona - ci sono altre città e altre regioni dove le grandi famiglie e i grandi capitali privati hanno dimostrato di avere una sensibilità, che non è soltanto mediatica, sventolando, magari, una mutanda! Hanno dimostrato di avere una certa attenzione e una voglia vera di scommettere sul territorio che li ha visti protagonisti.
Faccio degli esempi: Venezia, Milano e Roma, dalla Fondazione Prada al sostegno al Colosseo o, ad esempio, banalmente, ricordo la scelta di diventare socio fondatore privato del Teatro alla Scala di Della Valle con cinque milioni di euro. Se il nostro Teatro Regio vedesse due o tre famiglie importanti del nostro Piemonte restituire alla comunità pubblica quello che in questi quindici anni ha fatto, scommettendo sulle istituzioni culturali, il tono della riflessione di quest'oggi sarebbe diverso.
Invece, sapete come funziona? Nella stragrande maggioranza dei casi il capitale privato realizza un'iniziativa di carattere culturale e chiede il finanziamento al pubblico! Credo che su questo si debba tutti avere uno scatto d'orgoglio, perch il momento è difficile, drammaticamente difficile. È proprio per le ragioni che vi ho esposto, per i principi al quale credo si ispiri il mio lavoro che sono il primo a chiedere, come ho fatto con il Vicepresidente Cavallera e con l'Assessore al bilancio, di non rivedere al ribasso la manovra di assestamento in relazione al bilancio di previsione, sapete perché? Sono convinto che i numeri lo dicano chiaramente senza girarci intorno: questo settore ha già dimostrato di avere un grande senso di responsabilità e credo che altro non si possa chiedere.



(Applausi provenienti dalla parte dell'emiciclo riservata al pubblico)



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 18.54 riprende alle ore 18.55)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Credo che i Consiglieri regionali, per primi, dovrebbero dare l'esempio, soprattutto se si chiede al pubblico di attenersi alle regole comportamentali di quest'aula.
Residuano ancora cinque interventi in discussione generale, la possibilità di effettuare sette repliche e le sette votazioni. Sono le ore 18.56 e avevo avvisato per tempo in tempo che, non essendo nella disponibilità della Presidenza né cambiare il calendario gregoriano n l'orologio, prima o poi, sarebbero arrivate le ore 19; pertanto, chiedo all'Aula, essendo convocati fino alle ore 19, se vogliamo proseguire i nostri lavori, sapendo che, comunque, alle ore 20 siamo convocati; in particolare, chiedo ai colleghi iscritti a parlare se rinunciano ai loro interventi.
La parola al Consigliere Pedrale.



PEDRALE Luca

Il dibattito è stato molto interessante e anche utile, abbiamo già avuto delle iniziali risposte da parte dell'Assessore.
Alla ripresa, se vogliamo fare una Conferenza dei Capigruppo, per decidere se proseguire i lavori o meno: mi sembra che impedire ai Consiglieri di intervenire non sia elegante.



PRESIDENTE

Va bene.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Reschigna.
nella disponibilità dei signori Capigruppo chiedere una riunione della Conferenza dei Capigruppo, alla ripresa, per proseguire il Consiglio.
Quindi, se lei la chiede - oltretutto, è un autorevole Capogruppo - si pu fare, ricordo, però, che siamo convocati con due convocazioni distinte.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Alla ripresa dei lavori a settembre?



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Chiedo scusa, avevo inteso un'altra cosa.
Certo, se non c'è la volontà di proseguire, inevitabilmente...
La parola al Consigliere Reschigna.



RESCHIGNA Aldo

Impiego trenta secondi per manifestare il mio pensiero. Credo che nel dibattito tutti i Gruppi abbiano avuto modo di esprimere le loro considerazioni e che sia utile che il Consiglio regionale chiuda con il voto sui documenti.
Per quanto riguarda i Consiglieri del PD iscritti a parlare che non sono ancora intervenuti, mi assumo la responsabilità nel dire che rinunciano...



PRESIDENTE

Hanno già rinunciato, tranne il Consigliere Lepri.



RESCHIGNA Aldo

Rinunciano tutti ad intervenire, però non possiamo, dopo quattro ore di dibattito, non votare gli ordini del giorno: votiamo questi documenti senza neanche più intervenire e questa sera riprendiamo con l'esame del testo unico sulle aree protette.
Se si pensa di votare i documenti la settimana prossima o a settembre dichiaro fin da subito che non sono d'accordo perché occorre rispettare le regole che ci siamo dati.
Sono stati svolti gli interventi, votiamo tutti i documenti che sono stati presentati, senza neanche fare le dichiarazioni di voto, tanto le opinioni sono state espresse, e alle ore 20 riprendiamo con la seduta ordinaria.



PRESIDENTE

Allora, le dichiarazioni di voto per gli ordini del giorno non sono previste e su questo, quindi, siamo già d'accordo perché il Regolamento non le prevede. Mi sia consentito però di esprimere il rammarico all'Aula perché la Presidenza, prima delle ore 17 - quando c'erano 11 iscritti a parlare - aveva avvisato che mancavano, appunto, 11 iscritti a parlare e aveva invitato l'Assemblea, ovviamente per quanto possibile - ricordo perfettamente le parole "nella libertà e nella disponibilità dei singoli" perché è giusto che fosse così - a cercare di fare degli interventi più brevi.
Da questo invito è scaturita l'iscrizione di ulteriori 13-14 Consiglieri, equamente ripartiti tra le opposizioni e la maggioranza (perché ovviamente è agli atti la lista di chi ha parlato); avevo avvertito del fatto che avremmo potuto avere sette potenziali repliche e sette votazioni. Mi devo pertanto rimettere all'Aula perché siamo convocati fino alle ore 19.
Ci sono due proposte diverse: quella del Consigliere Pedrale che dice di aggiornare questo dibattito in quanto i Consiglieri che devono ancora intervenire nel dibattito - i colleghi Lepri, Cortopassi, Angeleri Tiramani, Tentoni - hanno diritto di farlo; la proposta del Consigliere Reschigna cui sembra utile che, dopo quattro ore di dibattito, il Consiglio regionale si esprima e che propone quindi che si passi direttamente alla votazione dei sette atti di indirizzo.
Mi pare che entrambe le proposte abbiano un loro senso, però non è nella disponibilità del Presidente decidere, in assenza di un accordo.
Conseguentemente, applico pedissequamente la convoca e interrompo i lavori perché sono arrivate le 19, oppure - in presenza di queste due tesi mettiamo al voto le proposte e vediamo come procedere.
Ha chiesto la parola il Consigliere Pedrale; ne ha facoltà.



PEDRALE Luca

Non sapevo della decisione del Gruppo del Partito Democratico di ritirare i propri interventi. Nello stesso tempo, impedire ad altri Consiglieri di intervenire mi sembra davvero antipatico. Se vogliamo possiamo fare, alla ripresa dei lavori, una brevissima - ma brevissima davvero - Conferenza dei Capigruppo per decidere cosa fare: io non la considero una cosa complicata.
Si può al limite poi decidere di rinunciare, ma ci sono Consiglieri con cui non ho avuto tempo di parlare, alcuni anche che non fanno parte del mio Gruppo, che magari vogliono comunque intervenire.



PRESIDENTE

Va bene: mi sembra che non ci siano le condizioni per andare avanti.



PEDRALE Luca

Si può anche riprendere alle 21.



PRESIDENTE

Dicevo solo che non mi pare ci siano le condizioni per andare avanti ora.
Ha chiesto la parola il Consigliere Stara; ne ha facoltà.



STARA Andrea

Discutiamo da quattro ore. Ci sono iscritti a parlare appartenenti all'opposizione che hanno rinunciato. Va bene la legittimità delle scelte però poi ognuno si prende la sua responsabilità.
Se alla fine, infatti, prima delle vacanze non riusciamo a votare insieme delle mozioni e degli ordini del giorno che - non noi - il mondo della cultura sta aspettando...



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Scusate! Non ho ancora dichiarato chiusa la seduta.
In merito al tema della responsabilità, questa - scusate, non sta a me dirlo - è una responsabilità complessiva dell'Aula. Due ore fa la Presidenza aveva avvisato per tempo: non ho colto - e mi sia consentito dirlo, visto che i verbali mi fanno onore e testimonianza - la disponibilità da una parte e dall'altra, tranne qualche mosca bianca (li definisco così) ad accorciare i propri interventi.
L'abbiamo dunque detto per tempo.
Alla ripresa dei lavori incominceremo con una Conferenza dei Capigruppo, che si terrà all'inizio della seduta ordinaria serale.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.02)



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