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Dettaglio seduta n.143 del 26/07/11 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



(Alle ore 14.30 il Presidente Cattaneo comunica che la seduta avrà inizio alle ore 15.00)



(La seduta ha inizio alle ore 15.02)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Carossa, Costa Raffaele, Giordano Sacchetto e Toselli.


Argomento: Industria (anche piccola e media)

Comunicazione della Giunta regionale in merito a "FIAT" (atti d'indirizzo n. 469, 470, 471, 472, 473)


PRESIDENTE

Come concordato nella seduta dei Capigruppo del 20 luglio u.s.
procediamo alle comunicazioni relative alla "questione FIAT" richiesta da parte della Consigliera Cerutti. In seguito si svolgeranno le comunicazioni relativamente alla ruolizzazione dei precari della Regione Piemonte.
Pertanto, do la parola al Presidente della Regione, Onorevole Cota, per la comunicazione.



COTA Roberto, Presidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente.
Innanzitutto ringrazio della sensibilità che è stata dimostrata dai Consiglieri regionali in questa richiesta di comunicazioni e di Consiglio sulla vicenda FIAT.
Il fatto è che, allo stato attuale, siamo in presenza di una situazione senza prese di posizioni ufficiali da parte dell'azienda FIAT, nel senso che la preoccupazione nasce dalla sentenza che è stata emessa il 16 luglio e che, con riferimento ai ricorsi presentati in relazione all'accordo che era stato sottoscritto, la sentenza nel dispositivo ha detto sostanzialmente che i sindacati che non hanno sottoscritto l'accordo comunque hanno diritto ad esercitare i diritti relativi alla rappresentanza aziendale. Però non sono ancora note le motivazioni del dispositivo.
A fronte di questa sentenza, non c'è stata una presa di posizione ufficiale dell'azienda né nei confronti del sottoscritto né nei confronti di tutti gli interlocutori economici, sociali e produttivi che operano in Piemonte; una presa di posizione che in qualche modo mette in discussione quelli che sono gli investimenti previsti dal programma Fabbrica Italia con riferimento agli stabilimenti piemontesi di Torino e di Grugliasco.
Dunque, allo stato attuale, non si può commentare una cosa che non c'è però ovviamente noi tutti sappiamo che, a fronte di questa sentenza, si aprono due questioni. Una prima questione è quella, se volete, normativa che potrebbe derivare dal contenuto della sentenza. Perché questione normativa? Perché la sentenza viene a riconoscere ai sindacati dei diritti di rappresentanza, ma non si occupa - leggeremo le disposizioni - della parte relativa ai doveri e cioè all'estensione, rispetto ai sindacati non sottoscrittori dell'accordo, degli impegni che invece sono stati sottoscritti dagli altri sindacati perché rappresentano la maggioranza dei lavoratori.
Allora evidentemente potrebbe porsi un problema di bilanciamento degli interessi, perché da un lato ovviamente c'è un aspetto legato alla rappresentanza che verrebbe esercitata, però dall'altro non c'è una validità del contratto per tutti i sindacati, anche per quelli che non hanno sottoscritto l'accordo, ma che sono in minoranza rispetto a tutti gli altri lavoratori.
Questo è un tema che non solo è oggetto di discussione, ma penso che debba anche essere oggetto di confronto istituzionale ai vari livelli; non è di stretta competenza della Regione, ma è evidente che il Presidente della Regione è molto attento a questo e si riserva di intraprendere tutte le iniziative che dovessero essere necessarie sul punto.
Il secondo aspetto è quello legato alla necessità di capire puntualmente tempi e modi di realizzazione degli investimenti previsti e quindi di avere un'interlocuzione nei prossimi giorni con i vertici della FIAT e con tutti i soggetti che sono protagonisti di questa situazione.
Ribadisco che l'obiettivo che il Governo regionale ha - ma penso sia un obiettivo assolutamente condivisibile - è quello che gli investimenti vengano effettuati al più presto e che naturalmente conseguente agli investimenti ci sia la garanzia dei posti di lavoro sul nostro territorio.
A quanto mi è dato di sapere, oggi dovrebbero anche essere noti dei risultati positivi in ordine ai primi due trimestri d'attività dell'azienda, quindi questo è un elemento ulteriore per chiedere a FIAT di non tradire quella che è la sua vocazione e di mantenere assolutamente tutto quanto è stato previsto d'investimenti sul nostro territorio.
Voglio ovviamente ascoltare il dibattito, ma ritengo che da questo Consiglio regionale possa emergere in maniera forte e chiara una voce spero - unitaria, legata al fatto che FIAT assolutamente deve mantenere gli investimenti sul nostro territorio e il nostro territorio, il Piemonte, non deve essere soltanto il luogo dove esiste una sede amministrativa, ma deve essere il luogo dove si producono le automobili, dove continueranno a prodursi le automobili sempre di più, cioè che venga riaffermata quella che è la vocazione produttiva del nostro territorio.
Vocazione che noi stiamo cercando di portare avanti, che anzi stiamo portando avanti con tutti i provvedimenti che il governo regionale ha varato dall'inizio della legislatura, e cioè provvedimenti volti a far venire e a mantenere le aziende in Piemonte, con tutto il portato di posti di lavoro.
Anche gli ultimi dati sulla situazione economica, sugli scambi finanziari, sulla produzione in Piemonte testimoniano che il nostro territorio ha una vocazione produttiva, perché abbiamo avuto un buon aumento dal punto di vista delle esportazioni.
Vorrei anche ricordare che il Piemonte, e in particolar modo la zona di Torino, ha in tutte le occasioni manifestato la propria vocazione produttiva con riferimento al comparto dell'automotive perché è di pochi giorni fa la presentazione di un progetto finanziato dalla Regione con un importo di 1,3 milioni d'euro - un progetto che complessivamente vale diecimilioni d'euro - che si realizza tra il Politecnico di Torino e General Motors, finalizzato all'ideazione e alla produzione di un motore elettrico ibrido. Quindi non è soltanto questione di uno o due stabilimenti che sorgono come cattedrali nel deserto, ma che sorgono in un contesto che fa del Piemonte la capitale dell'automotive. E questa è una motivazione in più che ci deve indurre a lavorare tutti insieme per raggiungere quest'obiettivo.
Mi attiverò per fissare tutti gli incontri istituzionali del caso evidentemente in base a quelle che sono le necessità.
Vi ringrazio; ascolterò il dibattito.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Cerutti.



CERUTTI Monica

Grazie, Presidente.
Noi pensavamo che fosse importante la sua presenza in questo dibattito proprio perché crediamo che sia importante un'assunzione di gran responsabilità da parte del Consiglio regionale e della Giunta.
In effetti lei, nel suo intervento, ha commentato la sentenza del Tribunale sul ricorso FIOM, ma noi siamo più interessati all'altro aspetto toccato dal Presidente.
Abbiamo chiesto queste comunicazioni perché crediamo che la Regione debba interessarsi in modo attivo al futuro della FIAT a Torino e in Piemonte. Non me ne voglia il Presidente - fa parte anche della politica ma come l'opposizione in Consiglio comunale a Torino ha chiesto conto al Sindaco Fassino di sollecitare FIAT rispetto agli impegni dichiarati, la stessa cosa chiede l'opposizione in Consiglio regionale al Presidente Cota.
Vorrei fare soltanto un minimo di storia perché non siamo al momento zero rispetto a tutto quello che è avvenuto in precedenza. Ricordo che proprio un anno fa, il 28 luglio, si era tenuto un tavolo istituzionale in Regione Piemonte su Mirafiori, convocato dal Ministro Sacconi dopo l'annuncio della delocalizzazione in Serbia.
In quella data, era confermato il piano Fabbrica Italia con investimenti a fronte di un sì convinto alle richieste aziendali, Sergio Marchionne diceva: "Diritti basati prima di tutto sui doveri". Queste affermazioni, tra l'altro, portavano proprio lei, Presidente Cota, a dire era apparso un articolo su un noto quotidiano nella parte cittadina - che "i piemontesi non battono la fiacca e le auto le sanno fare bene".
Evidentemente, queste affermazioni non sono bastate e non bastano. I lavoratori sono stati chiamati, con successivi referendum, ad una gran responsabilità e hanno, tra l'altro, risposto "sì". Sì ai doveri. La politica si è dimostrata molto tifosa nei confronti dell'azienda ma, nel frattempo, noi siamo qui ad affermare che dall'azienda non viene ancora alcuna certezza, anzi, arrivano segnali che sono comunque oggetto di preoccupazione. Il famoso piano di investimenti di 20 miliardi non ha ancora nulla di chiaro sul territorio piemontese italiano, nel frattempo sappiamo che c'è un investimento in Russia. Questo è stato dichiarato.
In controtendenza rispetto ad altre aziende, rileviamo che la cassa integrazione a Mirafiori aumenta, rispetto ad un dato generale che vediamo invece, in diminuzione.
La sentenza, che il Presidente ricordava, che riammette la FIOM in fabbrica è utilizzata per affermare, da parte dell'azienda, che le scelte sono congelate. Pensiamo che le relazioni sindacali non debbano essere costruite con le sentenze dei Giudici, però questo percorso è stato scelto e anche obbligato, proprio perché non è esistita alcun'interlocuzione, ma è valsa la logica del prendere o lasciare. In più la FIAT, ricordiamo - lei Presidente Cota, non l'ha ricordato nel suo intervento - ha presentato un ricorso al TAR su una variazione del famoso progetto TNE, sulla quale noi stessi, come forza politica, siamo stati perplessi rispetto alle ultime evoluzioni.
A che scopo è stato presentato questo ricorso? Le istituzioni cosa dicono? La Regione, che ha condiviso il progetto TNE anche in quest'ultima parte rispetto alla quale la FIAT ha presentato ricorso, ha posto degli interrogativi sulle procedure di bonifica. Su questo varrà la pena ritornare. Vogliamo capire come intendiamo muoverci nell'interlocuzione con l'azienda.
Noi pensiamo, infatti, che su TNE, per esempio, la vocazione produttiva debba essere riconfermata, magari aggiornata, non stravolta. La politica finalmente, su questo vorrei ribadire, deve avere una posizione meno subalterna nei confronti dell'azienda.
Oggi - è chiaro che siamo sul "pezzo", come direbbero i giornalisti in contemporanea, si è riunito il C.d.A. in Brasile - ieri è stato su FIAT Industrial e oggi su FIAT Chrysler - e sembra che le notizie siano positive, come il Presidente ricordava. Sembrerebbe che sia stato affermato: "Non abbiamo niente di negativo da riportare".
Saranno esplicitati quattro centri di comando, di cui uno dovrebbe essere in Italia, ma sappiamo che con la Chrysler siamo di fronte ad un nuovo gruppo globale, non abbiamo più un'interlocuzione con la FIAT: forse su questo le istituzioni e la politica non si sono ancora aggiornate.
Questo lo chiedo a lei, Presidente Cota. Rispetto ad una ripetuta richiesta di rispettare gli impegni, abbiamo un impegno scritto da parte della FIAT sugli investimenti in Italia? Se non sono smentita, la risposta è "no". Quale garanzia ha dato FIAT di non spostare la propria sede da Torino? Nessuna.
In questo momento, abbiamo semplicemente delle parole, degli impegni dei comunicati, ma non abbiamo nessun tipo di impegno preciso su carta.
questo ciò che le istituzioni dovrebbero cercare di avere dall'azienda.
Capiamo che non sia semplice, ma è passato un anno, siamo fermi e non possiamo utilizzare la questione della sentenza del Tribunale a giustificazione della FIAT. I lavoratori hanno deciso, responsabilmente, di accettare più doveri, la FIAT, a questo punto, non sta dicendo nulla di cosa intende effettivamente fare. A noi non piace fare le Cassandre e dire "noi lo avevamo detto".
Vorremmo che tutti insieme, questo sì, Presidente Cota, prendessimo finalmente coscienza del fatto che tutte le istituzioni, a partire dal Governo nazionale, assumessero un altro atteggiamento. Un atteggiamento non subalterno nei confronti di quest'azienda che, certamente, è diventata altro. Si mettano finalmente in atto tutti gli strumenti affinché gli investimenti su Mirafiori e anche ex Bertone - lo ricordiamo per quanto riguarda la nostra regione - si concretizzino.
Pensiamo che le risorse, le menti, le opportunità in Italia e in Piemonte, come lei stesso ha detto, esistano, altrimenti non faremo altro che accompagnare un probabilissimo declino industriale. Pensiamo sia importante ribadire, quindi, la vocazione produttiva, l'obiettivo investimenti al più presto, garanzia dei posti di lavoro - riprendo le stesse cose che lei ha affermato - ma con un ruolo finalmente attivo e non attendista o, magari, giustificatorio nei confronti di un'azienda che sembra attualmente utilizzare dei pretesti per non fare quello che chiediamo o, comunque, per rimandare nel tempo quello che noi invece ci attendiamo.
Magari, invece, alla fine - non so bene le tempistiche del Consiglio di Amministrazione in Brasile - avremo invece notizie bellissime, ma purtroppo non crediamo. Probabilmente, ancora oggi, non saranno ancora chiarite le vere intenzioni dell'azienda e le istituzioni, a questo punto, non possono più stare a guardare o ad aspettare.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Buquicchio; ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
La sentenza del Tribunale di Torino che tutti conosciamo e cui ha fatto riferimento sia il Presidente Cota sia la Consigliera Cerutti che mi ha preceduto, la sentenza che fa riferimento ad un ricorso avanzato dalla FIOM, di fatto, si potrebbe dire che ha rimesso la palla al centro. Oppure per usare un altro termine in gergo sportivo, ha suonato un gong dopo un lunghissimo match. Allora ci chiediamo: chi ha vinto e chi ha perso. Penso che non abbia vinto e non abbia perso nessuno.
Non ha vinto e, di fatto, non ha perso, la proprietà e nemmeno l'ala più radicale del sindacato metalmeccanico.
Di fatto, i Giudici hanno stabilito la legittimità del contratto avallato dalla maggioranza dei lavoratori e, allo stesso tempo, ha garantito la rappresentanza all'organizzazione maggiormente rappresentativa degli operai.
A questo punto cosa si fa? Ritengo che tutti debbano poter e saper fare la propria parte. È auspicabile che dopo questa sentenza non si producano nuovi conflitti sociali né tanto meno - e sottolineo il tanto meno giudiziari.
La FIOM deve tornare ad essere un sindacato che fa valere le proprie ragioni, non solo nelle Aule dei Tribunali, ma anche e soprattutto nelle fabbriche.
Dall'altra parte, la FIAT, alla luce del riconoscimento ottenuto sulla validità degli accordi stipulati, deve poter procedere, al più presto, agli investimenti legati al progetto Fabbrica Italia; investimenti che purtroppo, come tutti sappiamo e come tutti ribadiamo, sono più volte stati annunciati, ma ad oggi, di fatto, mai attuati. Ognuno deve fare e saper fare la propria parte: deve farlo la proprietà, lo devono fare i sindacati i lavoratori, le Istituzioni e la politica.
A proposito della politica, intesa in senso lato e non di Governo, non posso fare a meno di rilevare che in questa fase è stata assente. È stata la grande assente di questa partita.
Noi tutti, come classe dirigente, non siamo stati capaci di mediare e di trovare soluzioni adeguate per entrambe le parti. Questo era auspicabile, perché avremmo potuto prevenire ed evitare tutta una serie di sequele giudiziarie.
La politica - ripeto: non quella di Governo - è rimasta a guardare, e in qualche caso ha saputo fare di più: ha saputo, anche in un caso del genere, dividersi e magari fare il tifo per una delle due parti in conflitto. Queste sono situazioni, invece, in cui il buonsenso dovrebbe poter guidare e la politica, nel suo insieme, quella politica con la "P" maiuscola, dovrebbe poter assumere una funzione di arbitro imparziale cercando delle ragionevoli conciliazioni.
Al Senato, il partito Italia dei Valori - partito che rappresento in questo consesso - ha presentato una proposta di legge sulla rappresentanza e sulla democrazia nei luoghi di lavoro, per far rispettare in pieno l'articolo 39 della nostra Costituzione, che sancisce la libertà dell'associazione sindacale.
Mi piace ricordare che l'articolo 39, insieme all'articolo 49 della Costituzione (articolo che attiene ai partiti), purtroppo è rimasto lettera morta, a livello di articolo costituzionale: entrambi non hanno mai potuto avere un'attuazione legislativa da parte delle Camere.
Riteniamo e ritengo che occorra fissare la validità di accordi aziendali e nazionali, sempre solo dopo il voto referendario dei lavoratori interessati, per stabilire la rappresentanza dei sindacati in proporzione ai voti ricevuti alle elezioni democratiche per le RSU.
Con questo tipo di impostazione e di iniziativa legislativa vogliamo porre, o porci, l'obiettivo di chiudere definitivamente la stagione delle continue spaccature, delle divisioni, delle strumentalizzazioni, delle polemiche e, soprattutto, dell'assenza totale di regole chiare e condivise.
Quando ci sono regole chiare e condivise, tutto procede per il meglio.
Non può che essere così! Allora perché evitare le regole e non sforzaci per ricercarle e condividerle il più possibile? Riteniamo e ritengo che la legge debba essere e sia l'unico strumento per ridare, in questo caso ai lavoratori precari, il diritto di parola e di voto, restituendo pari dignità nei confronti dell'azienda. Allo stesso modo, la legge è l'unico strumento per consentire alla proprietà di attuare immediatamente le scelte nel caso in cui venissero avvallate dalla maggioranza dei lavoratori.
Che possa ritornare la politica - ad iniziare da quella di Governo, ma tutta nel suo insieme - ad essere protagonista e possa uscire da una fase nella quale potrebbe anche sembrare che abbia abdicato, dimostrandosi assente, alla risoluzione di problemi di estrema importanza per il Piemonte, per la nostra città e per la vita e il futuro dei nostri lavoratori e concittadini. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Artesio; ne ha facoltà.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
La comunicazione resa in questo Consiglio e l'opportunità data ai Gruppi consiliari di intervenire in questo dibattito, c'impone un ruolo non solo di cronaca, ma anche di assunzione di responsabilità. Diversamente da quanto alcuni colleghi pensano, non credo che la politica sia stata assente dalla vicenda FIAT; direi, piuttosto, che la politica delle Istituzioni è stata consenziente, intorno alla vicenda FIAT.
Credo che fin dall'inizio, quando in modo diretto è stata messa in discussione la possibilità di realizzazione di Fabbrica Italia, ci siamo trovati di fronte Istituzioni e politiche rappresentate nelle Istituzioni in un rapporto di totale assimetria. L'assimetria tra chi ha la titolarità o ritiene di averla, di poter decidere, di decidere degli investimenti, di decidere degli investimenti nella produzione e di decidere della loro traduzione in ambito finanziario, che non ha smesso di ricordare, alle Istituzioni e alla politica, che Fabbrica Italia è un progetto della FIAT non è un progetto delle relazioni tra la FIAT e le Istituzioni e che quindi, in quanto progetto della FIAT, può essere autonomamente determinato.
Di autonoma determinazione abbiamo visto recitare i capitoli successivi. Parlo di autonoma determinazione quando, in modo unilaterale si sono determinate le condizioni dell'organizzazione del lavoro, a patto di poter realizzare gli investimenti.
In quell'occasione abbiamo visto i vertici delle Istituzioni della Regione, della Provincia e del Comune creare quel clima volto ad assecondare le volontà dell'investitore a tutela della realizzazione delle automotive nella nostra regione e a tutela del mantenimento dell'occupazione.
Non possiamo ancora parlare di sviluppo; mentre allora, a dicembre parlavamo semplicemente - già ci sembrava un gran risultato - di consolidamento e di mantenimento dell'occupazione. Ma non è bastato l'esercizio referendario per garantire, all'investitore, la disponibilità di trattare, in Italia, quelle che sono le condizioni, a suo modo e a suo pensiero ottimali, per realizzare le condizioni di vantaggio che ritiene e sembra sia dimostrato di poter realizzare altrove e che ritiene indispensabili per mantenere la continuità della propria presenza in Italia.
Già stiamo vedendo, e lo dicevano i colleghi che sono intervenuti prima di me, che non soltanto in virtù di una politica industriale dell'Amministratore delegato, ma certamente con il consenso del Presidente Elkann, si è già passati ad una modalità per la quale la centralità italiana nella produzione automobilistica oggi non avrà più un solo centro di comando, ma ben quattro, tanti quante sono le aree nella quale essa è maggiormente presente: l'Europa, gli Stati Uniti, il Sudamerica e l'Asia.
Non più soltanto, quindi, una condizione di doppia testa, quella che temevamo quando affrontavamo la discussione sugli investimenti produttivi ovvero che potesse esserci la produzione localizzata in una dimensione organizzativa e geografica, e invece la cosiddetta regia, la cabina di regia, la mentalità legata alla creatività dei nuovi modelli in un altro.
Quante volte abbiamo discusso se fosse possibile distinguere in questo modo la capacità imprenditoriale e anche l'intelligenza di realizzazione dei soggetti deputati, siano essi dedicati alla progettazione siano essi dedicati alla produzione.
Ebbene, oggi, quella che ci sembrava una dicotomia pericolosa, è diventata, in realtà, una scissione in quattro.
Dentro questo quadro di evoluzione delle scelte industriali, ci ritroviamo in una condizione in cui sembra che il punto non si metta mai, e del resto Marchionne non fa mistero del fatto di non voler mettere il punto. Lo ricordo come il teorico del cambiamento in corsa e questo cambiamento in corsa ha prodotto già una serie di battute d'arresto successive.
Non solo Fabbrica Italia e il progetto FIAT, quindi Governo e Istituzioni locali ascoltino quali sono le intenzioni, ma non ritengano di potervi intervenire fattivamente, ma anche la sentenza del 16 luglio è diventata un'occasione per congelare gli investimenti perché l'unica cosa certa è che mentre attendiamo le motivazioni, temporaneamente sono stati stoppati gli investimenti.
Noi quindi siamo di fronte alla temporaneità e credo che dovremmo non solo realizzare un commento di cronaca, ma anche capire come responsabilmente per la parte che ci compete possiamo uscire dal ruolo degli spettatori che assistono o dei tifosi che assecondano per assumere un ruolo più diretto.
Ed è su questo che concentrerò la seconda parte del mio intervento e contemporaneamente rivolgo un invito all'intera Assemblea legislativa.
Quali sono le condizioni che sono in capo alle istituzioni locali per riuscire a rendere un po' più paritario e un po' più equilibrata questa relazione che fino a questo momento è stata così tanto asimmetrica? Asimmetrica forse anche psicologicamente, perché è inevitabile che le istituzioni che rappresentano i cittadini abbiano a cuore l'interesse pubblico.
E chi ha a cuore l'interesse pubblico e iscrive nell'interesse pubblico non solo le quote di investimento in Borsa, ma anche la tutela dell'occupazione, sicuramente si pone in un braccio di ferro con un carico maggiore, quello di riuscire a garantire anche i propri cittadini. Quindi per uscire da quest'asimmetria e riprenderci a pieno il potere di programmazione e di indirizzo che le istituzioni hanno, formulo una proposta specifica.
una proposta che non aggredisce il tema complessivo della situazione cioè quali sono le intenzioni planetarie di questa nuova dimensione produttiva, ma che riconduce ai perimetri della nostra responsabilità regionale. E sui perimetri della nostra responsabilità regionale provo a dire alcune cose chiare, che credo non possano essere disconosciute da nessuno dei colleghi del Consiglio regionale.
L'ente pubblico, proprio perché ha a cuore l'interesse pubblico, si è già occupato del mantenimento della produzione, in modo particolare della produzione automobilistica della nostra Regione.
Per farlo ha impegnato significativi investimenti dell'Amministrazione regionale, così come quelli dell'Amministrazione della Provincia di Torino e dell'Amministrazione del Comune di Torino. Faccio riferimento a Torino Nuova Economia.
Torino Nuova Economia è stata una scelta che ha realizzato prima con una disposizione di legge, poi con una deliberazione di Giunta regionale proprio l'Amministrazione piemontese, non certo per venire in soccorso a qualche operazione immobiliare o di riconversione territoriale dell'area FIAT, bensì per cercare, attraverso una collaborazione pubblico-privato, di incentivare gli investimenti produttivi da parte di FIAT.
Voglio ricordare che quella scelta, in realtà, ha prodotto sicuramente nell'immediato un risultato che, in parte, abbiamo condiviso, ma certo nel lungo periodo una gran delusione e disillusione degli impegni, perché la Grande Punto è stata realizzata un anno e successivamente la prosecuzione dell'attività produttiva in quell'area è stata rapidamente abbandonata.
Il resto degli investimenti che hanno interessato l'area A della zona Mirafiori non sono stati realizzati in capo all'attività produttiva manifatturiera, ma sono stati realizzati in capo all'intelligenza nella formazione e nell'innovazione, che è stata prodotta attraverso la collaborazione con gli Atenei piemontesi, in modo particolare faccio riferimento al Centro del Design.
La questione che ci dobbiamo porre è la seguente: se gli enti pubblici hanno già assunto una funzione diretta, non banale ed onerosa a carico delle Amministrazioni pubbliche, e quindi dei cittadini del Piemonte proprio per cooperare nella direzione del mantenimento delle attività produttive, dall'altro lato, non solo assistiamo ad una strategia che ci supera, ci travalica e c'ignora - ignora anche gli stessi che pure hanno cercato di assecondare le volontà produttive della FIAT - ma addirittura ci troviamo di fronte ad un interlocutore che anche in quel programma specifico delude delle aspettative.
Lo fa non ottemperando ai propri obblighi sulla bonifica dei terreni unico obbligo che rimaneva in capo a FIAT dopo l'acquisto realizzato dai soci di parte pubblica. Lo fa anche aprendo una diretta azione legale nei confronti degli ultimi atti di riorganizzazione territoriale adottate dal Comune di Torino. Il mio Gruppo consiliare ed io personalmente siamo molto contrari alla valutazione a fini commerciali dell'ultima variante urbanistica adottata dal Comune di Torino, ma non possiamo non rilevare che non si sta in una società a colpi di giudizi legali e di chiamate in causa.
Quindi, credo che sia giunto il momento di fare la nostra parte, almeno per quello che ci compete, cioè per Torino Nuova Economia riprendiamo le redini non da spettatori di quella situazione. Ed è per questa ragione che chiedo che, alla fine di questo dibattito, il Consiglio regionale si esprima su un ordine del giorno che chiede una convocazione straordinaria della Commissione con i soggetti di TNE per approfondire il nostro ruolo.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Voglio innanzitutto esprimere una convinzione e una preoccupazione. La convinzione è che, pur nel doppio messaggio che la sentenza recente del Tribunale di Torino offre, quella sentenza non cambia il quadro sostanziale delle relazioni che con il referendum all'interno delle fabbriche ha determinato una scelta molto chiara e molto precisa.
La convinzione però che voglio esprimere è che oggi non possiamo più rimanere fermi a quel quadro, perché quello che ci si offre ai nostri sguardi - ed è questa la fonte della gran preoccupazione - è che non vediamo sostanzialmente muoversi il programma d'investimento sotto l'egida di Fabbrica Italia.
Questo è lo scenario che abbiamo di fronte a noi, anzi lo scenario che abbiamo di fronte è uno scenario che vede rafforzare gli impegni di FIAT nella dimensione degli Stati Uniti e nella dimensione internazionale, cosa assolutamente importante, se questo non viene colto e costruito attraverso un disimpegno sostanziale di FIAT nella dimensione dell'Italia, del Piemonte e della Città di Torino.
Ed è questo il tema che noi oggi dovremmo cercare di affrontare: l'incertezza sui tempi della partenza degli investimenti del programma di Fabbrica Italia è un qualche cosa che deve preoccupare ciascuno di noi perché quando si crea una condizione di incertezza, si creano elementi che possono lasciare aprire qualunque possibile scenario.
Da qui sarò molto breve nel mio intervento, anche perché altri colleghi offriranno le loro osservazioni su quest'importante tema.
Due questioni sostanziali: noi dobbiamo ottenere certezza rispetto agli impegni di FIAT, alla sua presenza all'interno della nostra Regione e alla sua presenza all'interno del nostro Paese.
Lo possiamo fare sicuramente rafforzando il livello delle intese tra le Istituzioni locali nei confronti di FIAT. È importante che la Regione Piemonte, la Città di Torino e la Provincia di Torino non giochino ciascuno la propria carta, immaginando di potere essere da soli capaci di affrontare questo tema. Ma è importante anche un'altra questione: che finalmente la questione degli investimenti di FIAT diventi una questione nazionale perché è collegata fortemente al mantenimento di un'industria automobilistica all'interno nel nostro Paese. Così non è stato fino ad ora.
Le sorti dell'industria automobilistica in Germania, in Francia, in Giappone e negli Stati Uniti d'America non sono state affrontate unicamente dai governi locali, dalle singole città, dalle singole comunità locali sono state parte dell'intervento dei governi nazionali nel definire politiche industriali capaci di garantire una presenza dell'industria automobilistica in quei paesi.
Negli Stati Uniti d'America, FIAT i propri programmi li ha discussi con il Presidente degli Stati Uniti d'America e non con il Sindaco della Città di Detroit: è di questo che abbiamo bisogno.
Sostanzialmente, è da alcuni mesi che abbiamo una convinzione: il Piemonte, che è la regione all'interno dell'Italia settentrionale che ha subito il processo di più ampia deindustrializzazione, non è stato sino ad ora capace di far diventare questo un tema di rilevanza nazionale. Tale convinzione si accompagna ad un'altra: sino ad ora, le politiche industriali a livello nazionale hanno solo marginalmente toccato e coinvolto il destino dell'industria automobilistica del nostro paese e il destino di FIAT all'interno del nostro Paese.
Allora, invitiamo fortemente...



(Scampanellìo del Presidente)



PRESIDENTE

Chiedo scusa se interrompo l'intervento, però, veramente, tra brusii generalizzati e rumori alle mie spalle, credo che il Consigliere Reschigna abbia difficoltà a intervenire e noi ad ascoltare. Grazie.



RESCHIGNA Aldo

Allora, rivolgiamo un forte invito al Governo regionale relativamente a due questioni: innanzitutto, a rafforzare il livello delle intese e delle relazioni tra le Istituzioni locali, con la Città di Torino e con la Provincia di Torino, affinché le tre Istituzioni giochino la stessa partita con gli stessi strumenti e con la stessa convinzione.
Per quanto riguarda l'altro tema, Presidente, è nostra convinzione che oggi, se vogliamo ancora dare credibilità al programma di investimento di Fabbrica Italia, occorre che, senza aspettare quello che avverrà tra qualche mese, il destino dell'industria automobilistica all'interno del nostro paese diventi, finalmente, una gran questione nazionale e parte delle politiche industriali che si devono fare all'interno del nostro paese.
Senza questo sforzo e questo riferimento, credo che assisteremmo a sviluppi più densi di incertezza. Noi non ce lo auguriamo; anzi sollecitiamo un grande impegno affinché il programma di Fabbrica Italia trovi una partenza immediata e possa rassicurare i lavoratori, le organizzazioni sindacali e le istituzioni locali, cioè, sostanzialmente chi ha creduto alla scommessa del mantenimento dell'industria automobilistica all'interno del nostro paese. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
La parola alla Consigliera Bresso.



BRESSO Mercedes

Grazie, Presidente.
Svolgo una prima considerazione relativamente a quanto, poco fa, ha riferito il Presidente Cota, che mi pare insufficiente. Noi abbiamo capito che, giustamente, la Regione è interessata ed è preoccupata, ma non abbiamo capito qual è la posizione della Regione su tutta la questione complessiva che già alcuni colleghi hanno sollevato, in particolare l'ultimo intervento del Consigliere Reschigna.
Esprimo alcune brevissime considerazioni sulle questioni piemontesi perché penso anch'io che la questione non riguardi solo il Piemonte, bensì il nostro paese, cioè l'atteggiamento generale della nostra nazione nei confronti dei grandi o medi complessi produttivi che, però, hanno una valenza internazionale.
Prima di tutto, veniamo alle questioni piemontesi. C'è la vicenda di TNE, rispetto alla quale occorre richiamare la FIAT ai suoi doveri di partner di un progetto, che era un progetto di rilancio produttivo complessivo dall'area di Mirafiori, che riguardava sia l'impegno di FIAT a produrre a Mirafiori, sia l'impegno di FIAT, insieme ai partner - le istituzioni locali - a sviluppare in quell'area delle attività di tipo produttivo.
Allora, relativamente a questo - per certi versi, forse, è comprensibile - sono stati anni difficili, di crisi e di sfide con l'avventura Chrysler, che hanno distratto la FIAT da questa vicenda, per non può trattarsi di una distrazione permanente, altrimenti c'è un'unica soluzione: se FIAT ritiene di avere bisogno di quell'area, sulla quale non intende sviluppare alcun progetto, la riacquisti, tra l'altro la Regione credo abbia un certo fabbisogno di risorse e, quindi, sia soddisfatta, come tutte le altre Istituzioni, nel recuperarle; in caso contrario, occorre che si trasformi in un vero progetto.
Per quanto riguarda la vicenda delle relazioni sindacali, ribadisco anch'io un fermo richiamo alla FIAT, da un lato, al rispetto della legislazione italiana e degli stessi accordi che lei ha sottoscritto secondo le regole, che, però, dipendono dalla legislazione italiana, che sono state richiamate dalla sentenza, che è abbastanza salomonica: ribadisce la validità di quell'accordo, ma, pur essendo valido, non lede i diritti sindacali di chi ha votato contro e fa parte di un sindacato che non ha accettato l'accordo.
Anche in questo caso, credo occorra un richiamo politico alle responsabilità che una grand'azienda ha nel rispettare le caratteristiche di ogni paese: gli accordi siglati negli Stati Uniti hanno tenuto conto della realtà americana e gli accordi in Italia devono tenere conto della realtà italiana.
Però, la questione vera, sulla quale vorremmo capire cosa il Governo regionale intende fare rispetto alla vicenda FIAT e il Governo nazionale, è quella...



(Scampanellìo del Presidente)



BRESSO Mercedes

Anch'io trovo conveniente che almeno gli Assessori non disturbino il relatore, in questo caso della Giunta; altri, magari, lo fanno involontariamente, però almeno gli Assessori possono tacere.
Il punto vero che riguarda non solo il nostro Governo regionale, ma sicuramente anche quello nazionale, è un nodo non risolto della politica economica italiana.
Spesso ci lamentiamo di non avere le grandi multinazionali che hanno altri paesi europei - naturalmente gli Stati Uniti, ma, ad esempio, la piccola Svizzera ha più multinazionali dell'Italia, lo stesso vale per la Germania e vale perfino per la Spagna - e ci domandiamo come mai. Allora quando alcuni nostri gruppi imprenditoriali iniziano a sviluppare strategie internazionali, dobbiamo porci la questione, da un lato, di come accompagnarli e, dall'altro, di come evitare che, di fatto, diventi un trasferimento di queste aziende all'estero, anziché una strategia multinazionale centrata sul nostro pur piccolo paese Non dimentichiamo che è pur vero che non abbiamo grandi multinazionali ma abbiamo molte medie aziende, ormai fortemente multinazionalizzate, sulle quali e per le quali è necessaria una strategia produttiva, industriale e di governo dei fenomeni, anche valutando gli aspetti fiscali e contrattuali, che necessariamente variano quando un'azienda non ha più un solo paese di riferimento e comincia ad allargarsi.
Non dimentichiamo che FIAT non è Italia e Stati Uniti, ma FIAT è Italia, Stati Uniti, Brasile, India, Cina, Russia, Argentina, Cile, con una serie di accordi in continuo sviluppo, che potrebbero avere come cuore ormai, certo, non solo più Torino - Torino e Detroit. Da ciò potrebbero derivare aspetti molto positivi, attraverso un governo della questione altrimenti si corre il rischio che anche l'unica gran multinazionale abbandoni il territorio; di medie aziende, come ho detto, n'abbiamo molte ne abbiamo alcune a partecipazione statale, che stanno progressivamente sviluppando strategie all'estero.
Credo che a noi manchi l'idea di come, a partire dal paese Italia, si sviluppano delle strategie multinazionali senza distruggere la presenza nel nostro paese, senza distruggere un ruolo e anche un marchio che oggettivamente, oggi è positivo per il resto del mondo. Il brand Italia è ben considerato nel mondo, quindi credo che non sia neanche nell'interesse di FIAT abbandonare questa immagine di piccola multinazionale con origini italiane.
evidente, però, che ciò comporta tutta una serie di adeguamenti normativi ma anche di relazioni, non solo sindacali ed industriali, ma fra il Governo e i Governi regionali che hanno competenza in materie di politiche industriali e i diversi Gruppi, diversi da quelli attuali. Questo è ciò che personalmente vorrei sentire dal Presidente Cota piuttosto che dai responsabili delle politiche economiche produttive e del lavoro della nostra Regione. Perché, a mio avviso, è questo il tema che dobbiamo affrontare se non vogliamo che lo sviluppo internazionale delle nostre imprese significhi, semplicemente, fuga. Non possiamo ogni volta limitarci a dire che stanno fuggendo, per poi appurare che non abbiamo delle multinazionali: dobbiamo trovare un giusto equilibrio fra la sollecitazione della competitività a livello internazionale e il mantenimento della loro immagine, caratterizzazione e capacità di fare sistema con le aziende italiane, in particolare con quelle dell'indotto.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Lepri; ne ha facoltà.



LEPRI Stefano

Grazie, Presidente.
La sentenza del Tribunale ha decretato un pareggio, anche se qualcuno aveva sostenuto che avrebbe vinto la FIAT due a uno. In effetti, la FIOM ha portato a casa un risultato significativo, perché ha avuto riconosciuta la rappresentanza all'interno dell'azienda. Del resto, ci domandiamo come sarebbe stato possibile governare fabbriche importanti come quelle di Mirafiori senza la presenza del sindacato che registra più iscritti.
Ma anche FIAT e gli altri sindacati CISL e UIL hanno ottenuto un importante risultato: in particolare, hanno visto il riconoscimento del contratto aziendale, la validità, in modo particolare, del principio secondo cui la maggioranza dei lavoratori che siglano il contratto aziendale hanno diritto a vedere applicato per tutti i lavoratori ciò che il contratto ha definito.
D'altronde, ci domandiamo come sarebbe stato possibile oggi per FIAT lo chiediamo anche ai colleghi della minoranza che hanno espresso opinioni legittime, sia pure in parte difformi rispetto a quelle che stiamo noi rappresentando - gestire un'azienda senza che i tre sindacati maggiormente rappresentativi siano concordi negli obiettivi e, soprattutto, nel governo della stessa azienda e della stessa fabbrica, a fronte di fabbriche ubicate solo oltralpe - penso al nuovo stabilimento che ha inaugurato Toyota qualche giorno fa per la produzione della nuova Yaris - che funzionano come "orologi svizzeri" (forse è ancora poco!) e che puntano a quella qualità totale cui FIAT, evidentemente, deve mirare.
Oggi c'è il rischio che la FIOM non firmi in forza della sentenza del Tribunale e pensi di poter operare in modo libero, senza rifarsi alla contrattazione siglata dai sindacati che rappresentano la maggioranza dei lavoratori. A tal riguardo, vorremmo ribadire che questa è, anzitutto, una questione di democrazia: così come nelle aule di questo Consiglio, è inevitabile che la maggioranza decida, e non è possibile che una minoranza sia pure legittimamente rappresentativa, possa pensare di operare come se la maggioranza non esistesse. Soprattutto perché una fabbrica è un qualcosa di diverso da un'aula parlamentare o consiliare, dove, evidentemente, tutte le opinioni si possono confrontare e non vi è l'obiettivo di avere, invece un'unica voce espressa, appunto, dalla qualità totale cui, inevitabilmente le fabbriche che vogliono competere con successo devono puntare.
Noi pensiamo che FIOM, ottenuto questo importante riconoscimento, debba firmare e rientrare nella vita dell'azienda, e non possa tirarsi fuori e al contempo, godere del privilegio - legittimo, lo ripeto - della rappresentanza. Il rischio che è sotto gli occhi di tutti è che FIAT perda la volontà, magari anche un po' strumentalmente (non siamo così ingenui da non pensare che ci sia anche della tattica e del calcolo in questo), e voglia lasciar perdere il più importante investimento che l'Italia - e il Piemonte, evidentemente - può invece ottenere e valorizzare.
Noi crediamo che occorra essere più malleabili: FIAT, proprio perché ha ottenuto un importante riconoscimento attraverso l'accordo che Confindustria ha siglato con tutte e tre le sigle sindacali maggiormente rappresentative a livello nazionale - accordo che porta progressivamente a riconoscere, sia pure con gradualità, una crescente validità ai contratti aziendali, legando le retribuzioni all'incremento della produttività - non può continuare in questa posizione così rigida. Ma, al contempo, (e ancor di più vorremmo dire) FIOM non può arroccarsi in una posizione che mi pare antistorica o, comunque, poco utile per i lavoratori della nostra Regione e delle nostre fabbriche.
FIAT la smetta anche di pretendere l'impossibile dagli Enti locali e dalla Regione. Gli Enti locali e la Regione hanno fatto già molto - lo ricordava prima la collega Artesio - soprattutto attraverso l'investimento per l'acquisto delle aree ex Mirafiori, nelle quali hanno trovato sede le attività - speriamo future - di TNE. Su questo tema, che è evidentemente meno importante rispetto a quello cruciale delle nuove fabbriche, noi vogliamo avere maggior attenzione.
Concordiamo, dunque, con l'esigenza di un approfondimento in sede di Commissione, che possa far evidenziare le criticità del programma TNE attuale rispetto agli obiettivi che lo Statuto si era dato e che la Regione e gli enti locali avevano in animo di perseguire. Oggi è evidente la difficoltà nel trovare soluzioni produttive e industriali in quelle aree.
Peraltro, la volontà di creare in quell'area un'attività formativa importante per i nuovi ingegneri dell'automotive non può neanche essere considerata l'unica obiettivo che quell'area, insieme al Centro per il Design, si può dare.
Dunque, noi chiediamo, in modo particolare su questo tema, che FIAT abbandoni quell'atteggiamento di incomprensibile poca collaborazione: manca spesso addirittura la sua partecipazione nei Consigli di Amministrazione.
Ci domandiamo come mai abbia fatto ricorso: speriamo che non vi siano ragioni di natura economica, ma giustificazioni più nobili in questa sua volontà di ricorrere agli organi competenti.
In generale, siamo preoccupati del fatto che quell'area e quella vocazione di TNE, di cui abbiamo diretta responsabilità, non decolli come tutti avremmo voluto.
In conclusione, azienda e sindacati - lo dico anche in modo simbolico si ridiano la mano; provino a riaprire, in sincerità e senza più tatticismi, un confronto che, se aspettiamo ancora, rischia di essere tardivo e, alla fine, inutile. Riaprire quanto prima un confronto: è ci che questo Consiglio regionale, in particolare il nostro Gruppo, chiede a FIAT e ai sindacati. Lo ha detto bene anche l'ex Sindaco Chiamparino nonché l'attuale Fassino: "Noi siamo per una visione, se possibile partecipata delle aziende. Per noi la sfida è quella del modello tedesco di una società e di un sistema economico capace di mettere insieme attese diverse, le logiche dell'impresa, la difesa dei lavoratori e la loro valorizzazione".
in questa logica che chiediamo al Presidente di farsi parte attiva: lo ha già fatto, Presidente, e so che ci sono cose più facili. Questa è particolarmente difficile perché il suo ruolo è terzo, non ha una responsabilità diretta.
Ma le chiediamo, come hanno cercato di fare, credo anche i suoi colleghi di Provincia e di Regione, in modo che le parti sia avvicinino che ci si parli. Uso un termine da sociale: faccia da mediatore dei conflitti, faccia da facilitatore della comunicazione. Anche questo è un compito importante. Non tocca a lei decidere e alla sua Giunta e a questo Consiglio, ma lei può avere un compito importante (lei e l'Assessore) che le sollecitiamo, perché riteniamo che sia particolarmente utile.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PLACIDO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Grazie, Presidente.
Dicevo che il Presidente Cota nella sua relazione introduttiva ha fatto una fotografia credo abbastanza veritiera della situazione. Secondo me però, meno chiaro (può essere un limite mio) è ciò che la Regione che muove da quelle preoccupazioni intende fare per contribuire ad affrontare alcune questioni che questa vicenda ripropone in tutta la loro gravità.
Naturalmente, non devo ricordare al Presidente della Giunta e ai colleghi che stiamo discutendo dell'unica azienda multinazionale presente in questo Paese, o della principale azienda, e che discutere di FIAT in Piemonte significa discutere del futuro industriale del Piemonte e dell'Italia. Tutte ragioni che, diciamo così, consigliano un impegno della Regione, degli Enti locali piemontesi, del Governo (ma su questo tornerò) che obiettivamente non ho registrato finora nella misura che sarebbe necessaria.
Ora, il Presidente Cota ha giustamente detto che si riserva di leggere la sentenza. Io direi che quella sentenza due cose le dice però, se ho inteso. La prima è che quel piano presentato, quell'accordo ha una sua legittimità e questo è un punto indiscutibile. La seconda cosa che dice la sentenza è che quei lavoratori che hanno contestato quell'accordo hanno però il diritto di essere rappresentati nell'azienda.
Questo perché - io credo - è difficile pensare che le questioni di una grande azienda chiamata a misurarsi con i problemi della mondializzazione dell'economia possono essere affrontati prescindendo da un confronto con il mondo del lavoro. Tuttavia, c'è un punto fondamentale, io credo, che va sottolineato: è il fatto che da quella sentenza ad oggi una grande novità è intervenuta nel sistema delle relazioni sindacali di questo Paese.
Non siamo fermi soltanto alle sentenze! Non c'è un Paese immobile! Non è così! Perché nei giorni passati è intervenuta un'intesa tra Confindustria e sindacati che penso che abbia, dal punto di vista delle relazioni sindacali, un valore strategico. È una novità importantissima, che mi auguro influisca anche sulla vicenda della FIAT medesima.
Cosa dice l'accordo Confindustria-sindacati che ridisegna in qualche modo il rapporto tra sindacato e imprenditori nelle aziende? Immagina un diverso modello di relazioni sindacali.
Quell'accordo dice tre cose, Assessore Porchietto, fondamentalmente.
Primo, che è necessario naturalmente ricercare il massimo di consenso per governare i processi di ristrutturazione. Che le intese che vengono raggiunte per governare quei processi di trasformazione possono anche prevedere deroghe (l'accordo dice questo). Invita naturalmente le parti sociali, sindacati e Confindustria, a ricercare il massimo di consenso.
Riconosce il dissenso ma pone un problema: l'esigibilità degli accordi.
Perché è naturale che vi possono essere in un rapporto tra impresa e sindacato momenti di dialettica e di confronto. Non è scontato che un'intesa aziendale possa essere condivisa da tutti i lavoratori; è sbagliato negare a quei lavoratori che non condividono quell'intesa il diritto di continuare ad essere rappresentati in quell'azienda. Ma c'è un problema: è giusto che quell'intesa, se sottoscritta dalla maggioranza dei rappresentanti sindacali o condivisa dai lavoratori, diventi esigibile.
Questo è difficilmente contestabile. Perché in una fase come questa è necessario che trasformazioni, cambiamenti, piani abbiano, diciamo così, la possibilità una volta discussi e confrontati di essere realizzati.
Questo è un quadro nuovo, Assessore Porchietto e Presidente Cota rispetto a qualche mese fa. Perché la caricatura di cui si parlava (ve la ricordate?) di un sindacato arroccato sulle sue posizioni o diviso e di una Confindustria anch'essa arroccata sulle sue posizioni, è un quadro che è superato da quell'accordo.
un accordo, lo ricordo, sottoscritto da tutti i principali sindacati (CGIL, CISL e UIL) oltre che dalla Confindustria. Fatto che io ritengo positivo.
Mi auguro che il Governo, noi stessi, mi auguro soprattutto che la FIAT non prescinda da questo contesto politico completamente nuovo. Qual è il punto? Secondo me - mi avvio alla seconda considerazione - il punto vero è che mentre noi abbiamo, per quanto riguarda le relazioni sindacali, messo in campo un modello di relazioni che affronti in maniera corretta il tema di come governare un processo di trasformazione delle aziende in una fase complessa come questa coniugando la ricerca del consenso e la possibilità di decidere in questa vicenda. Chi non c'è o è stato assente, o non c'è stato nella misura necessaria è stato il Governo del Paese.
La FIAT ha fatto un grosso investimento a Detroit. Abbiamo letto in questi giorni che quella partecipazione è aumentata al 53%. C'è un problema che riguarda l'Italia e il futuro di questo Paese.
Ha ragione il collega Reschigna, perché è importante che la FIAT diventi più forte sul piano internazionale; non sono tra coloro che dicono che dovremmo rimpiangere questa politica: l'Italia ha bisogno di avere una grande multinazionale ma contestualmente abbiamo l'esigenza, però, che i piani e gli investimenti promessi e annunciati vengano realizzati in Italia, se non vogliamo che la politica e quei processi penalizzino il nostro Paese e determinino un processo di declino industriale che colpirebbe la più grande azienda d'Italia.
Ecco perché Marchionne deve abbandonare una linea, che ritengo reticente e ondivaga, sulla questione dell'investimento. E la vicenda della sentenza, e lo dico in tutta umiltà, non può essere utilizzata come pretesto per non decidere un'altra volta e per rinviare quella decisione.
Qui però, Assessore Porchietto, lo dico con molta franchezza, c'è un grande assente, che è il Ministro dell'Industria, il Governo del Paese.
Governo amico di questa Giunta regionale.



(Commenti in aula)



RONZANI Wilmer

No, Governo amico, io ritengo.
Ha ragione il Consigliere Reschigna su questo punto. Le grandi operazioni che hanno riguardato le multinazionali in Francia, in Germania e in questo caso anche la FIAT-Chrysler negli Stati Uniti d'America sono relazioni che hanno visto un ruolo dei governi nazionali, un ruolo importantissimo dei governi nazionali, che hanno assecondato e favorito con politiche pubbliche e con interventi finanziari quegli investimenti.
Non credo che l'Italia possa dire la stessa cosa dell'iniziativa che ha assunto su questi temi il Governo nazionale e non solo perché questo Paese che per mesi, nel momento in cui la crisi era più acuta (oggi, rimane acuta, intendiamoci) è stato senza Ministro dell'Industria, ma anche perch il Governo - ha ragione la collega Artesio - ha registrato le posizioni e in certi casi ha parteggiato per una forza in campo, senza svolgere una funzione, che consideravo determinante in una fase come quella, di favorire invece una negoziazione e di mettere in campo politiche capaci di favorire il processo d'investimento promesso da Marchionne e dalla FIAT.
C'è poi il problema della Regione; anche in questo caso ve lo dico molto onestamente: noi dovevamo e potevamo fare di più, possiamo e dobbiamo fare di più. Non c'è dubbio, infatti, che molto dipenda dal Governo, perch ormai la dimensione dell'impresa multinazionale FIAT richiede un intervento che risulta riduttivo anche se fatto nella dimensione nazionale.
evidente, però, che il Governo ha un ruolo determinante, ed è altrettanto evidente che questa triangolazione Governo-Regioni-Enti locali è decisiva, se vogliamo che si sblocchi la situazione e se vogliamo che la FIAT onori - perché di questo si tratta - un impegno fondamentale per il Piemonte e per il resto del Paese. Quegli investimenti, infatti, servono non soltanto al Piemonte per garantire occupazione e fare innovazione, ma servono all'azienda Italia, per fare in modo che una grande multinazionale mantenga radici solide nel nostro Paese. C'è quindi anche un problema vostro di iniziativa politica.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Angeleri; ne ha facoltà.



ANGELERI Antonello

Grazie, Presidente.
Anche se in maniera rapida, vorrei esprimere il parere della Lega Nord.
Penso sia importante che oggi il Presidente Cota sia venuto in aula e abbia espresso un parere che definirei inequivocabile su questa vicenda, al di là delle battute e degli interventi che ho sentito, anche da parte dell'ex Presidente che dice di non comprendere quale sia la posizione del Presidente.
Vedete, è importante la presenza del Presidente in aula, ma è molto più importante la posizione delle forze politiche che uscirà dall'Aula, che rappresenterà quindi la voce istituzionale della Regione Piemonte su una vicenda importante come questa.
vero infatti che la politica si deve riappropriare di alcune prerogative che ha sempre avuto e che ha perso in questi ultimi anni: cito per esempio la vicenda della TAV, dove qualche "fetta" di Parlamento è andata dietro a questa linea del tutto incomprensibile; per fortuna, da un punto di vista istituzionale, la maggioranza - la stragrande maggioranza è stata in linea, ma qualcuno ha deviato e lo ha fatto fortemente. Ebbene penso che su questo tema non ci possano essere deviazioni. È vero Consigliere Ronzani, che sono cambiati i modelli delle relazioni sindacali: è cambiato il mondo; l'hanno capito tutti, o quasi.
dunque importante che in una fase come questa ci sia una manifestazione da un punto di vista istituzionale del Consiglio regionale: il dibattito è qui ed è qui che le forze politiche esprimono il proprio pensiero rispetto al futuro economico. Altrimenti è troppo facile investire di responsabilità il Presidente, quasi fosse una figura a sé staccata da questo Consiglio: la sua è la posizione di questo Consiglio regionale.
Anche se si trattasse della presenza e della posizione del Presidente Cota, però, mi pare che si tratterebbe comunque di una posizione indubbia: se c'era da fare una scelta sul terreno occupazionale questa è stata la prima scelta fatta, scelta sulla quale il Presidente ha anche fondato la sua campagna elettorale; e dopo 45 giorni, non dopo un anno o sei mesi nei cinque anni precedenti alcuni provvedimenti di questo tipo non si erano mai presi - con una situazione economica difficile, sono stati stanziati quasi 400 milioni di euro proprio sul Piano occupazionale.
Vedete, quindi, che questa è la garanzia che su questa linea c'è una posizione seria e io penso che l'auspicio che ha formulato il Presidente nel suo intervento, che proprio da quest'Aula uscisse una posizione il più possibile unitaria, faccia sì che da quest'Aula esca anche una posizione di forza politica da parte nostra.
Mi auguro allora - e mi appello anche a tutti i colleghi - che come su altri temi si mettano da parte le posizioni di risulta e ci si concentri invece su una situazione che ci vede tutti quanti favorevoli. Come diceva prima il collega Ronzani, chi in Consiglio può manifestarsi contro l'unica multinazionale presente sul nostro territorio? Come diceva il Presidente chi può dire che in fondo ci basta la sede amministrativa? No: qui in Piemonte, per la tradizione, per la storia e per il fatto di aver accompagnato - con gli svariati Governi che si sono susseguiti - la tradizione e la storia economica del settore dell'auto anche da un punto di vista governativo, la posizione non può essere che quella di confermare da parte nostra una precisa volontà di dare ancora un futuro a questo settore in questo senso il prodotto interno lordo parla ancora chiaro, nonostante la situazione di crisi - e di esprimere una posizione molto ferma e unanime da parte di questo Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Gariglio; ne ha facoltà.



GARIGLIO Davide

Grazie, Presidente.
Sarò breve, però ci tenevo a dire queste cose. Il Presidente Cota è in Aula e apprezzo questo gesto: penso che la delicatezza dell'argomento renda molto positiva la sua presenza. Credo che qui non si possa affrontare questo dibattito, che riguarda una vicenda drammatica verso cui il Piemonte si sta avvicinando, continuando a dire che in trenta o in sessanta giorni si è fatto il Patto per il lavoro e l'occupazione.
Sono cose buone: si è fatto un po' di marketing, si sono un po' riprese cose che già c'erano; ma non è questa - e non è questione di fare polemica la soluzione con cui andare ad affrontare questa vicenda. Se infatti lei Presidente Cota, va a parlare con Marchionne dicendo "abbiamo fatto il Patto per il lavoro e l'occupazione, vi togliamo l'IRAP e vi diamo tali cose", non centriamo purtroppo l'oggetto e il vero problema sul quale lei si troverà a dialogare con l'Amministratore Delegato, e spero anche con gli azionisti, del Gruppo FIAT.
Innanzitutto diciamo che non si tratta solo del problema di FIAT. Molte volte i banchi del centrodestra hanno contestato, nella precedente legislatura, la politica della Giunta regionale sulla FIAT dicendo: "Agite sulla FIAT, sulla grande industria e non guardate le piccole e medie industrie padane". Noi, allora, dobbiamo parlare dell'indotto e del mondo dell'auto, perché sappiamo che se FIAT lascia e non investe su Mirafiori non avremo solo un problema legato a FIAT ma avremo a cascata un problema di spostamento da questo territorio di tutto il sistema dei fornitori e dei subfornitori.
Come fare, Presidente Cota, per chiedere e avere la certezza o la garanzia che FIAT investa in Piemonte quanto previsto nel programma Fabbrica Italia? Questo è un problema! Sono d'accordo con il collega Angeleri: non si può pensare che la persona che abbiamo di fronte, pur essendo il Presidente della Regione, abbia la bacchetta magica per garantire questo e credo che dovremo lavorare tutti insieme. Prima di questo Consiglio lei ha fatto un appello all'unità e penso sia giusto cogliere questo appello, perché è una battaglia che ci vede impegnati tutti insieme. Penso sia giusto lavorare a livelli istituzionali diversi, perch il problema riguarda lei qui, Presidente, ma anche il Sindaco della Città di Torino e il Presidente della Provincia. Sarebbe miope rinfacciare a lei adesso che siamo all'opposizione (o a parti invertite in Consiglio comunale a chi guida l'esecutivo) un'inerzia nell'affrontare questo problema, per bisogna centrare il problema e trovare le soluzioni.
Dagli interventi precedenti non mi pare che sia ancora stata trovata una soluzione: in questo emiciclo non abbiamo ancora chiaro quale potrebbe essere la soluzione per affrontare il problema. È un problema di portata drammatica. È la prima volta, nella storia, che lo troviamo di fronte a noi.
L'altro giorno FIAT ha incontrato le rappresentanze sindacali di tutti i paesi dove si trova l'azienda. Ad un certo punto, la globalizzazione potrà comportare che l'Amministratore delegato si sieda di fronte ad una rappresentanza sindacale unitaria di tutti i paesi e decida di concordare con loro, tutti insieme, delle regole quadro da applicare in tutti gli stabilimenti. In qualche modo si sta uscendo da un sistema tradizionale di accordi sindacali a cui eravamo abituati. È chiaro che FIAT ha un problema ha un problema circa l'esigibilità degli accordi e lo sta ponendo sul tavolo.
Presidente Cota, sarebbe opportuno sapere se FIAT ha già attuato o se attuerà la minaccia di uscire dall'Unione Industriale di Torino. Penso che sarà inevitabile e, se succederà, sarà molto negativo per il sistema della rappresentanza; del resto non possiamo negare agli imprenditori il pluralismo sindacale che è proprio di tutte le parti sociali, , ma se lo attueranno cambieranno le regole del gioco sul fronte della rappresentanza datoriale.
Allora cosa fare? Credo che ci debba essere, da un lato, uno sforzo comune che preveda anche una posizione molto ferma rispetto a quelle organizzazioni sindacali le quali devono capire che sostenere ogni posizione politica e sindacale è legittimo, ma che non si può pensare che dopo una fase di discussione e di votazione, le scelte assunte dalla parte prevalente della popolazione di un'azienda non siano vincolanti per tutti perché questo non dà garanzie di investimento. Se non ci sono garanzie di investimento qui, è chiaro che le si va a cercare altrove, e ormai è fin troppo facile cercarle altrove.
Dobbiamo far capire a tutti che non ci sono più le condizioni per garantire, indefinitamente, quei layout, quelle buone uscite di cui in passato hanno beneficiato lavoratori anziani delle aziende e quindi, se in futuro ci saranno chiusure di stabilimenti, questo inciderà sulla pelle di tante persone.
Dobbiamo capire e far capire che non è più accettabile che il mondo del lavoro sia separato in due, tra lavoratori tutelati sindacalmente e lavoratori giovani precari che pensano di non poter più avere in futuro queste garanzie.
Questa dicotomia del mondo del lavoro, giocoforza, sarà superata dalla storia, perché alla fine i precari saranno troppo forti, troppo numerosi e troppo "incazzati" da non accettare più questa situazione per cui c'è una fascia di protetti e una fascia di persone senza garanzie. Ma c'è anche un problema legislativo, e mi rivolgo a lei, Presidente, anche nella sua qualità di leader politico nazionale di una forza politica che oggi è nel Parlamento nazionale.
L'accordo interconfederale stipulato fa dei passi in avanti per garantire la soluzione dei problemi lamentati da FIAT, ma sappiamo che non basta, perché la clausola di tregua è vincolante per tutte le organizzazioni sindacali firmatarie dell'accordo interconfederale; ma se alcune organizzazioni non sono firmatarie - faccio l'esempio dei Cobas potrebbero tranquillamente far scattare scioperi ad oltranza, ad esempio contro l'applicazione dei contratti sul diciottesimo turno.
A questo punto mi chiedo se non è pensabile, forzando la mano intervenire con un intervento normativo che dia queste garanzie. Credo che occorra intervenire per garantire che all'interno dell'azienda ci siano regole del gioco. Sono regole che possono non piacere, ma è meglio avere regole che non piacciano, piuttosto che assistere inermi, o fingendo di accapigliarsi tra di noi, ma sostanzialmente inermi, al fatto che stiamo per perdere la più grande impresa industriale che abbiamo in questo Paese.
Questo è quello che accadrà. Credo che su questo dovremmo riflettere perché se un intervento normativo può essere la chiave per sbloccare questa materia, mi chiedo perché non percorrerla, ovviamente a livello nazionale.
Su ciò, rendiamoci anche conto che c'è questo problema e non è il caso di strumentalizzarlo gli uni contro gli altri. C'è un problema grosso come una casa: la FIOM, con il suo atteggiamento, sta dando e ha dato una grande via d'uscita per coloro che non erano davvero interessati a fare questi investimenti. Le Istituzioni, tutte insieme, devono lavorare per far sì che non ci siano scuse per non fare questi investimenti.
Credo che su questo si giochi davvero il futuro industriale della regione perché, con tutto rispetto, non penso che siano i patti per il lavoro, per l'occupazione, per gli sgravi e per l'internazionalizzazione della regione a garantire gli investimenti di cui questo Paese pu disporre.
Penso che la funzione vera delle Istituzioni pubbliche sia dare la garanzia che ci siano regole e che il sistema verrà riformato. Se non diamo queste garanzie, non saranno i pochi soldi che saremo in grado di mettere sul tavolo l'anno prossimo e l'anno successivo, a garantire una prospettiva industriale occupazionale a questo Paese.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Pedrale; ne ha facoltà.



PEDRALE Luca

Grazie, Presidente.
Partirei dalle interessanti riflessioni del Consigliere Gariglio.
chiaro che si può pensare di mantenere, per il presente e per il futuro grandi gruppi industriali e produttivi in Italia e, più specificatamente in Piemonte, solo se c'è un quadro normativo, un quadro legislativo e un quadro di garanzie preciso, su cui il legislatore deve lavorare.
Le forze più moderne e più riformiste del Piemonte, ma anche a livello nazionale, dovrebbero impegnarsi in questa direzione, ma senza ambiguità senza retromarce e senza timori reverenziali di fronte a qualche colpo di coda di un sindacalismo conflittuale, del quale abbiamo ancora avuto la dimostrazione qui in Piemonte, come nel resto d'Italia.
Questo sindacalismo ha ancora una forte presenza e forse è ancora aggrappato a vecchie ideologie e a vecchi sistemi industriali che, nei fatti, sono decisamente superati per la globalizzazione, anche perché, come diceva prima il collega Gariglio, c'è una massa di giovani e di meno giovani non più tutelati come un tempo, che alla fine non possono accettare che un'aristocrazia industriale e operaista continui a mantenere una serie di protezione, di garanzie e di privilegi superatati dal tempo.
chiaro, a parole è molto facile dire questo. È un processo di relazioni industriali e sindacali, ma anche di scelte politiche che le forze più avanzate, più moderne e più riformiste di questa Regione e di questo Paese hanno il dovere di fare.
Su questa partita ci deve davvero essere una comunità di intenti un'unione, una voglia di affrontare insieme i problemi e cercare di risolverli, sapendo qual è la situazione, conoscendo la competizione mondiale e sapendo che da altre parti, anche vicine a noi, vi sono disponibilità e costi di lavori inferiori. Per questo motivo, il mantenimento degli insediamenti produttivi e del programma di Fabbrica Italia presentato da FIAT tempo fa deve essere ulteriormente apprezzato, se viene confermato qui a Torino e in Piemonte, proprio perché in Regioni e in Nazioni neanche troppo lontane da noi, sempre nel contesto europeo (vedi nella vicina Europa dell'Est) il costo del lavoro è notoriamente inferiore.
Ebbene, detto ciò, è chiaro che certi impegni presi dalla FIAT devono essere mantenuti. La Regione e le Istituzioni devono fare la loro parte: devono incalzare, devono stimolare che i tempi e le promesse vengano mantenute. Mi sembra che il Presidente Cota e l'Assessore Porchietto stiano lavorando con grande impegno in questa direzione. Credo che alcuni risultati si potranno constatare nel medio periodo.
Certamente emerge anche la preoccupazione un po' più generale che comunque, diventando il Gruppo FIAT un gruppo internazionale con una presenza americana-statunitense molto significativa, il baricentro, il cuore del gruppo, possa allontanarsi da Torino e dal Piemonte. Questo è un rischio che, sicuramente, si può correre, tuttavia credo che ci siano le condizioni per cui l'automotive, il cuore, l'intelligenza del sistema produttivo FIAT, rimanga ancora principalmente a Torino e in Piemonte. Non fosse altro perché c'è una forza lavoro specializzata, difficile da trovare in altre zone d'Europa e del mondo.
Credo che per scelte strategiche, per scelte affettive e per convenienza, il gruppo FIAT non abbandonerà Torino. Abbiamo a disposizione un personale, una forza lavoro - possiamo ancora usare questo termine un po' superato, del vecchio secolo - così specializzata, con una tradizione così fortemente formata che non si può rinunciare e nessun grande gruppo industriale potrebbe farne a meno.
Di concerto, non sottovaluterei e non sminuirei quello che la Regione ha già fatto in termini di Piano dell'occupazione, in termini della competitività o anche nella partnership di certi progetti formativi, come quello che è stato annunciato nella comunicazione del Presidente Cota. Mi riferisco al progetto con il Politecnico sul motore ibrido cui la Regione contribuisce con un finanziamento significativo.
Il piano dell'occupazione e il piano della competitività consentono di creare attorno alla FIAT una serie articolata di tessuti imprenditoriali di piccole e medie imprese che fanno parte, storicamente, dell'indotto FIAT o che, in qualche maniera, sono ad esse collegate e che, grazie a provvedimenti che la Regione ha messo in atto in questo ultimo anno, hanno trovato linfa per reggere in un periodo difficile di congiuntura, hanno potuto consolidare e difendere il proprio tessuto produttivo ma soprattutto, hanno l'opportunità di cogliere la riprese quando questa giungerà non solo con i ritmi lenti che vive in questo periodo, ma quando avrà un processo un po' più decisivo e un po' più incisivo.
Credo che la Regione stia facendo la sua parte da un punto di vista istituzionale e di confronto e di dialogo con il gruppo FIAT. Nello stesso tempo, costruisce le condizioni sul tessuto regionale, in maniera tale che quelle piccole e medie imprese collegate dal gruppo FIAT rimangano sul mercato e siano ancora competitive e pronte a cogliere le opportunità della ripresa che speriamo giunga il più presto possibile.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Non volevo intervenire nel dibattito, ma ascoltando gli interventi dei colleghi mi è venuta voglia di farlo.
Anzitutto sottolineo come la sentenza dei giorni precedenti sul caso FIAT - checché ne dica l'illustre professor Ichino - secondo me, e secondo alcuni interpreti lettori della sentenza, sia una vittoria per la FIOM.
Se leggiamo bene il contenuto della sentenza, viene detto che viene data la responsabilità a FIAT di comportamento antisindacale. Questo sicuramente, è un risultato storico, soprattutto perché consideriamo le posizioni assunte dagli altri sindacati che si sono apertamente e preventivamente schierati dalla parte del datore di lavoro della multinazionale della FIAT. Quindi, usando una metafora, sono stati indirettamente bastonati anche gli altri sindacati.
La vittoria della FIOM è doppia perché chiedeva di essere reintegrata a Pomigliano nel pieno delle facoltà di tutti i diritti spettanti ai sensi dello Statuto dei lavoratori: questo è stato fatto. Potrà chiedere scioperi, potrà essere rappresentata, potrà chiedere soldi, potrà indire assemblee. Il risultato sicuramente è positivo, almeno da chi interpreta il mondo del lavoro in un certo modo.
Ho sentito tanti interventi da parte di colleghi che ritengo un po' pavidi - gli interventi, non tanto i colleghi - perché mi sembra che, a volte, più che alla Luna, si guardi al dito. Dobbiamo ancora capire qual è realmente il piano industriale e la quantità degli investimenti che FIAT vorrà spendere in Italia. Posto che la maggior parte della produzione si è trasferita all'estero - come si è parlato spesso, non si sa se il cuore o la testa resterà in Piemonte o in America - mi sembra che FIAT abbia preso un certo percorso. Non sarà certo questa sterile opposizione politica a far cambiare idea ad un colosso multinazionale. Un colosso che si sta spostando nettamente dalla produzione dei veicoli alla finanza. Sappiamo benissimo che la produzione di autovetture, soprattutto se con motori a combustione interna, è destinata al fallimento, se non alla scomparsa.
Ho sentito parlare di studi con il Politecnico per quanto riguarda la realizzazione di un motore ibrido, magari non c'è neanche bisogno della presenza di FIAT sul territorio, ma bisogna sottolineare che, mentre altri colossi dell'automobile, come Opel, hanno già realizzato auto elettriche o come Peugeot, Citroen e Nyssan, hanno realizzato auto pienamente elettriche al 100%, noi siamo ancora qui a parlare di un futuro ibrido per quanto riguarda la FIAT. Anche in questo campo, non è una multinazionale vincente almeno nella capacità di preconizzare e di prefigurare il futuro della mobilità.
Potremmo anche citare i lauti incentivi che la FIAT ha ricevuto nei decenni della storia italica, dalla Repubblica Italiana. C'è anche uno splendido libro sulla storia della FIAT che racconta quanti miliardi abbiamo dato alla FIAT di incentivi. Bisogna anche capire se ha senso continuare ad investire su posti di lavoro, che poi dobbiamo chiederci se sono precari, stabili, dignitosi o non dignitosi, andando noi a surrogarli con pesanti incentivi.
Non so se ho intuito bene l'intervento del Consigliere Pedrale che parlava di una certa aristocrazia operaia - magari ho inteso male - e dell'impossibilità di continuare a mantenere questi privilegi da parte dei lavoratori. Per mia fortuna non ho un passato da operaio e non conosco il passato lavorativo del Consigliere Pedrale, ma è facile parlare comodamente seduti da uno scranno, utilizzando solo la testa e l'intelletto e guadagnando 10-12 mila euro netti al mese. Risulta un po' più difficile dirlo a lavoratori che guadagnano 1.300-1.400 euro netti al mese.
Consiglio - ma è un consiglio che rivolgo anche a me, che non ho mai lavorato in fabbrica - di conoscere realmente quali sono le difficoltà e i cambiamenti che comporterà il nuovo contratto e la nuova modalità di lavoro e di economia per le posizioni che assumeranno i lavoratori in FIAT; di provarlo prima di lanciarsi in difficili interpretazioni riguardanti quelle che sono il sentire dei lavoratori e degli operai.
Auspico, da parte della Regione Piemonte - oggi è presente il Presidente Cota - una presa di posizione forte, visto che abbiamo la patata bollente in mano, di fare delle proposte costruttive per quello che deve essere un rilancio del PIL, ma un rilancio nel senso di una transizione economica che possa far sì che dalle aziende presenti in Piemonte escano dei prodotti utili alla collettività, che vengano fatti con un lavoro dignitoso per gli operai, e sostenibili, nel senso che non producano danni e quelli che gli economisti chiamano "esternalità negative", ma che producano benessere.
Finché terremo questo atteggiamento, da parte della politica, molto di sottomissione alla FIAT, ma anche ad altri gruppi industriali, ed avremo questa posizione di interlocutore subalterno, non potremo probabilmente far sì che avvenga quel cambiamento e quella transizione che su più fronti in diversi Paesi - che forse sono un po' avanti rispetto all'Italia nelle scelte economiche - sta avvenendo e che permetterà di affrontare una crisi economica, che è una crisi anche ambientale e di risorse.
Sappiamo che le risorse non sono illimitate e quindi man mano che in una semplice logica di domanda-offerta le risorse si riducono, ne aumenta il prezzo. Le risorse sono anche evidentemente un ambiente salubre, un'aria respirabile e, per quanto riguarda l'automobile, l'occupazione degli spazi.
Pensiamo alle nostre città, nelle quali siamo pieni di autovetture.
In base a queste riflessioni, anche se vedo che il Presidente Cota probabilmente non ha ascoltato molto del mio intervento, in quanto è preso in mezzo tra l'Assessore Quaglia e il Consigliere Leo, chiudo chiedendo al Presidente un atto di coraggio da parte di tutta la Giunta e di avere una posizione più forte nei confronti di qualunque azienda multinazionale o non multinazionale.



PRESIDENTE

Con l'intervento del collega Bono dichiaro chiuso il dibattito generale sull'informativa della Giunta regionale sulla FIAT.
Ha chiesto la parola il Presidente della Giunta, Roberto Cota.



COTA Roberto, Presidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente.
Ho ascoltato il dibattito e vi ringrazio, perché con diverse sfumature tutti gli interventi appaiono sicuramente animati dalla voglia di affrontare questa situazione nel modo migliore e di far sentire la voce delle Istituzioni affinché questi investimenti si realizzino al più presto e rimangano le produzioni sul nostro territorio con annessi posti di lavoro.
Nel dibattito sono stati anche sviluppati alcuni argomenti che avevo toccato nel mio breve intervento, in particolare il Consigliere Gariglio ha parlato dell'esigenza di un intervento normativo, perché gli accordi possono valere evidentemente per tutti e perché si possa superare quella che è la situazione di disequilibrio potenziale che può avere creato questa sentenza.
Ho sentito prima il Ministro Sacconi e mi ha detto che intende confrontarsi su questo punto con le organizzazioni sindacali. Quindi, mi affiancherò a lui in questo lavoro.
Vorrei cogliere anche l'indicazione che arriva dal Consiglio in ordine all'esigenza di avere una voce comune.
Sono d'accordo che ci sia una voce comune con la Provincia e con il Comune. Infatti avrete notato che ho più occasioni di avere a che fare con il Sindaco di Torino, perché la Regione ha tante situazioni che si interfacciano con la città capoluogo. Con il Sindaco di Torino ho sempre cercato di avere un rapporto assolutamente costruttivo, sia con Chiamparino sia con il Sindaco Fassino.
Questa è sicuramente una sollecitazione che raccolgo e che faccio mia.
Sarebbe positivo che anche il Consiglio regionale parlasse con una voce unica su un tema così importante, ovviamente se si riuscisse a trovare la sintesi in un documento.
Ho visto gli ordini del giorno presentati. È chiaro che più il documento è asciutto e non contiene valutazioni, più è semplice arrivare direttamente al punto.
L'ordine del giorno a firma del Consigliere Reschigna ed altri mi sembra una buona base di partenza. Se si facesse questo sforzo, ovviamente avrei anche una legittimazione che arriva da tutto il Consiglio regionale e coglierei positivamente questo aspetto.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Marinello; ne ha facoltà.



MARINELLO Michele

Presidente, le chiederei una sospensione dei lavori riguardo quest'argomento per affrontare la questione relativa ai precari, in modo da condividere un eventuale documento comune, che rappresenti una posizione unitaria del Consiglio sul tema FIAT.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 16.48 riprende alle ore 16.54)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Anche rispetto alle indicazioni date potremmo, in attesa di trovare la sintesi sull'ordine del giorno presentato in merito al dibattito FIAT passare all'informativa della Giunta regionale in ordine alla ruolizzazione dei precari. Durante il dibattito si potrebbe verificare la possibilità di trovare una sintesi condivisa sugli ordini del giorno sulla FIAT e votarli successivamente.


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente - Problemi del lavoro e della occupazione

Comunicazioni della Giunta regionale in merito a "Ruolizzazione precari"


PRESIDENTE

L'Assessore Quaglia è disponibile a rendere le comunicazioni della Giunta regionale relativamente a "Ruolizzazione precari".
Prego, Assessore, prenda pure la parola.



QUAGLIA Giovanna, Assessore alle risorse umane e patrimonio

La comunicazione verte in merito ad un incontro richiesto dalla delegazione regionale dei sindacati martedì 19 luglio alle ore 13, che si è svolto in Consiglio regionale, perché alla Giunta era arrivata la richiesta di avere un incontro congiunto con la Presidenza del Consiglio regionale in merito alle risultanze e alle proposte del Tavolo tecnico che era stato attivato, anche come comunicato, rispetto all'approvazione dei vari ordini del giorno di approvazione del bilancio 2011, riguardo ad un percorso che vedesse un chiaro iter per quanto riguardava il percorso di stabilizzazione del personale precario (209 addetti) che ha dei contratti a tempo determinato nell'Amministrazione. All'incontro erano presenti, insieme alla sottoscritta, anche il Presidente del Consiglio regionale e il Vicepresidente del Consiglio regionale, Roberto Placido.
Rispetto a tutto un percorso, che è già stato illustrato qui e in parte in Commissione, che ha determinato questa Amministrazione, vado alla parte propositiva dell'incontro di martedì scorso.
Le parti tecniche, cioè gli Uffici del personale della Giunta e del Consiglio, in collaborazione con i rappresentanti delle organizzazioni sindacali, hanno individuato un percorso legislativo che prevede alcune misure che consentono di sopportare il processo di riorganizzazione delle strutture della Regione, programmando una rimodulazione del personale attraverso un ricambio generazionale e la contestuale valorizzazione e il consolidamento di profili di professionalità interne e funzionali all'Amministrazione.
Non nascondo che questa parte un po' burocratica cui sono affezionati gli Uffici - ed è stato detto nell'incontro di martedì alla presenza anche del Presidente Cattaneo e del Vicepresidente Placido - va ad interessare una parte di personale che in questi anni ha lavorato per la Regione. Per cui il grado di professionalità, di lavoro e di occupazione rispetto a posti chiave stessi dei settori dell'Amministrazione è ben chiaro alla Giunta e anche al Consiglio regionale.
Quindi, lo sforzo che l'Amministrazione sta compiendo, in collaborazione con i rappresentanti sindacali, concerne l'individuazione di un preciso percorso che aiuti questo processo di stabilizzazione compatibilmente e nel rispetto della normativa vigente, che, nel frattempo è cambiata: questo - a quell'incontro è stato detto da tutti - ci preoccupa non poco.
La Giunta regionale, come già aveva dichiarato nell'incontro, ha predisposto un testo su cui domani si svolgerà ancora un incontro tecnico che è stato richiesto dai sindacati. C'è la volontà da parte nostra di approvare in Giunta questo disegno di legge, poi potranno esserci altre sollecitazioni e potranno essere intrapresi altri percorsi nella chiarezza e nella volontà di raggiungere questo obiettivo, che è comune, della Giunta, ma anche dei Gruppi consiliari che siedono in questo Consiglio regionale, altresì alla luce di vari ordini del giorno che i diversi Gruppi, almeno per quanto mi riguarda, nel momento dell'assestamento 2010 e del bilancio 2011, hanno presentato e sono stati votati all'unanimità da questo Consiglio regionale.
Questi percorsi - domani si terrà questo incontro tecnico - c'è la volontà di portarli avanti: se, come è stato ipotizzato, con un disegno di legge, questo verrà approvato dalla Giunta, verrà trasmesso al Consiglio regionale e nella prima riunione utile dei Capigruppo verrà presentato.
Insieme ai Capigruppo si cercherà anche di capire il percorso, che pu essere quello dell'Aula oppure quello di una Commissione legislativa, in cui affrontare il tema. Invece, se nell'incontro di domani o negli altri incontri tecnici, che magari anche nel mese di agosto possono svolgersi, si intravedono altri percorsi che hanno la condivisione, sia della parte tecnica, che riguarda gli Uffici del personale della Giunta e del Consiglio, sia delle organizzazione sindacali, c'è la più ampia disponibilità a confrontarsi su questi percorsi.
Ricordo a chi è presente in aula e ai Consiglieri che nei diversi tavoli politici in cui ci siamo confrontati c'era anche una rappresentanza del personale da stabilizzare. Quindi, credo che, per chiarezza, quanto è stato detto a questi tavoli possa essere stato ampiamente e nel dettaglio spiegato a tutti.
Mi auguro che l'individuazione di un percorso chiaro possa avvenire con tutti i Consiglieri e con il Consiglio regionale: la Presidenza del Consiglio regionale - prima con il Presidente Cattaneo e, poi, anche con il Vicepresidente Placido - su questo aveva espresso la propria disponibilità e credo non ci siano grandi problemi.
Lo dico a completezza dei Consiglieri regionali: nell'ambito dei tavoli tecnici che si sono riuniti in questi mesi, per ipotizzare il percorso di stabilizzazione, che prevede la trasformazione dei contratti a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato, è stata individuata la necessità di uno strumento legislativo che possa garantire gli Uffici nell'attuazione dei contratti. Su questo c'è la più ampia disponibilità come dal primo giorno, a confrontarsi.
Una volta che il tavolo tecnico di domani con le organizzazioni sindacali darà il via, il disegno di legge - così era stato ipotizzato - è da intendersi iscritto all'o.d.g. della Giunta di domani.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Quaglia.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Prendiamo atto dell'impegno dell'Assessore Quaglia a presentare un disegno di legge sulla materia e, da parte del nostro Gruppo, dichiariamo sin d'ora, la massima disponibilità affinché questo disegno di legge, una volta conosciuti i contenuti dello stesso, possa avere una celere approvazione da parte del Consiglio regionale. Agiamo nella consapevolezza che con questo tipo di provvedimento non ampliamo gli organici effettivi della Regione Piemonte, ma, sostanzialmente, creiamo una condizione per la stabilizzazione di personale che, all'interno della struttura della Regione Piemonte, opera da anni e senza il quale, probabilmente, anche alcuni uffici dell'Amministrazione regionale non sarebbero nella condizione di poter operare.
Sotto quest'aspetto, era utile la sua comunicazione nell'ambito dell'odierno Consiglio regionale; prendiamo atto in senso positivo del suo impegno alla presentazione di un disegno di legge e confermiamo la nostra disponibilità affinché il disegno di legge possa avere un celere iter di valutazione da parte della Commissione e del Consiglio regionale.
Non nascondiamo le difficoltà in un percorso di stabilizzazione che riguarda un numero consistente di dipendenti della Regione, ma - ripeto non è solo una questione di dovere morale nei confronti di collaboratori che operano, in alcuni casi, da molti anni, anche con professionalità molto alte, è anche un'esigenza volta a salvaguardare gli interessi stessi dell'Amministrazione della Regione. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Evidentemente, esamineremo il disegno di legge annunciato dall'Assessore Quaglia quando arriverà in Commissione. Però, ritengo doveroso, considerata l'esigenza d'ogni dipendente regionale nel mantenere ancorché precario, un posto di lavoro, svolgere preliminarmente alcune considerazioni, soprattutto per chi sedeva in quest'Aula nella precedente legislatura.
Nella VII Legislatura vennero effettuati dei concorsi, cosiddetti per i "portaborse", che suscitarono, ovviamente, grande scandalo: la Presidente Bresso per stabilizzare persone vincitrici di concorso, al di là del merito, ma oggettivamente vincitrici di concorso, resistette per circa due anni prima che i soggetti vincitori del concorso venissero inseriti all'interno dell'ente. Questo destò scandalo, clamore giornalistico e quant'altro. Segnalo che fra i precari della nostra Regione vi sono almeno tre tipologie differenti di lavoratori.
Ve ne sono alcuni che, ai sensi del combinato disposto tra la legge finanziaria Prodi (2006) e la finanziaria regionale Bresso (dicembre 2006) hanno diritto per legge ad essere stabilizzati: mi riferisco, cioè, a coloro che hanno iniziato a lavorare nel nostro ente prima - come recita la norma - del 30 settembre 2006; sono una trentina di dipendenti che sarebbe sacrosanto stabilizzare (ovviamente, lo dico rivolgendomi anche all'Assessore).
Vi è, poi, un'altra parte di dipendenti del concorso, anzi della selezione di lavoratori a tempo determinato, che è stata fatta, se non erro, nel 2008 o nel 2009, una percentuale dei quali vi ha partecipato con pieno titolo (come ho detto, non stiamo parlando di un concorso; poi quando discuteremo del testo, a parità di argomentazioni, entreremo nel merito). Come dicevo, una parte di essi - avranno avuto certamente tutti i meriti per risultare idonei alla procedura che hanno fatto - operavano soprattutto all'interno degli Assessorati, all'interno della Giunta eccetera, eccetera. Insomma, erano dipendenti che, in qualche modo, avevano un rapporto diretto con la politica e con la Giunta regionale di quel tempo.
Per essere assolutamente non manichei e per dire le cose come stanno se era una vergogna il concorso dei portaborse - perché così è stato definito - vale lo stesso principio per chi lavorava nelle Segreterie dei 14 Assessorati, per chi si occupava della loro comunicazione, eccetera eccetera (ovviamente, abbiamo nomi e cognomi di tutti); valgono allo stesso modo dei portaborse.
Allora, se si vuole fare un nuovo concorso per regolarizzare i portaborse, ce lo dite: "Abbiamo 30 o 40 dipendenti che hanno lavorato con la precedente Giunta regionale e che adesso intendiamo stabilizzare, anche se non c'è una norma statale o regionale che ce lo consenta. Noi lo vogliamo fare ugualmente".
A titolo personale sono contrario, perché dopo quella ventata di demagogia non si capisce perché chi, operando a tempo determinato all'interno e in collaborazione con gli Assessorati, ha potestà di essere stabilizzato, mentre quei disgraziati e luridi portaborse che, invece lavorano all'interno dei Gruppi consiliari non hanno modalità per essere stabilizzati. Se non c'è, non per nessuno. Esiste una modalità che è semplicissima: si chiama concorso ad evidenza pubblica. Se la Regione Piemonte necessita di nuovo personale, si stabilirà in quali luoghi e in quali modalità e si faccia un bel concorso.
Questa è una modalità che mi pare trasparente (salvo coloro che hanno diritto per legge ad essere stabilizzati). Ho trovato molto poco decoroso lo dissi in più di un'occasione all'Assessore Peveraro - che si stabilizzassero 2.000 precari in sanità e non 29 dipendenti regionali alcuni dei quali operano dal 2000 all'interno di quell'ente. Quelle categoria va stabilizzata, perché per legge lo possiamo fare da domani.
Sugli altri faremo alcune valutazioni.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Artesio; ne ha facoltà.



ARTESIO Eleonora

Confesso di avere avuto molte difficoltà a seguire la comunicazione dell'Assessore Quaglia, e, ancora di più, ad inquadrare l'impegno che la stessa ha assunto di fronte a quest'Aula e, da quanto ho capito, prima dell'incontro della settimana scorsa con le rappresentanze sindacali rispetto a quello che conoscevo di questa vicenda e rispetto a ciò che di questa vicenda avete discusso in Commissione e in Consiglio regionale in occasione dell'approvazione del bilancio di assestamento.
Posso solo augurarmi che la confusione sia personale e che, invece, ai lavoratori arrivino le rassicurazioni fondate e che i fatti succedano agli impegni e che quindi possano trovare confermate le loro aspettative in ordine al mantenimento della loro attività professionale.
Faccio soltanto queste osservazioni: ricordo che la precedente Amministrazione, attraverso procedure di evidenza pubblica, aveva prodotto una graduatoria di persone alle quali era indicata la prospettiva della stabilizzazione negli organici dell'Amministrazione regionale, la cui spalmatura, in termini economici, relativamente agli inquadramenti, era definita su un arco pluriennale.
Ricordo che quando si discusse il bilancio di assestamento, la sottoscritta (insieme ad altri colleghi) presentò un emendamento volto ad iscrivere nella pluriennalità del bilancio l'impegno economico per procedere all'inquadramento progressivo. Rammento, altresì, che mi fu risposto che l'impegno non era affatto contraddetto, anzi era confermato nella volontà della Giunta regionale, non solo per un principio di continuità amministrativa che un tempo era un valore e adesso vige la discontinuità, ma per una necessità oggettiva dell'Amministrazione regionale legata alla copertura di funzioni professionali necessarie all'attività ordinaria, congiunta al processo di snellimento - preferisco chiamarlo così che non svecchiamento - di quelle figure professionali che avendo maturato alcuni requisiti, desiderassero concludere la loro attività di dipendenza.
Comprendo che poi sono intervenuti dei provvedimenti di legge nazionale che, agendo sul tema delle dotazioni organiche del Consiglio e sul tema delle collaborazioni professionali dell'Ente Regione, hanno introdotto preoccupazioni e valutazioni in ordine all'andamento della spesa relativa al personale nel passaggio dall'anno 2010 all'anno 2011.
Quello che non riesco a capire, però, è il cambiamento di stile secondo il quale ciò che prima era dovuto come applicazione ordinaria di un diritto acquisito - perché così l'ho percepito, così l'ho vissuto nella Giunta precedente e così lo abbiamo motivato nell'emendamento al bilancio di assestamento - diventi, adesso, oggetto di una faticosissima trattativa che dovrà confluire in una legge regionale e, soprattutto, di una disponibilità alla concessione che muta le relazioni tre tra le parti. Un conto è l'applicazione dei diritti acquisiti, altro conto sono le concessioni. Sono due stili che, in un caso, afferiscono alle pubbliche trattative e alle pubbliche negoziazioni, nell'altro caso, alla concessione di favori, cosa che non mi appartiene culturalmente.
Mi auguro - visto che il Presidente Cota ha ritenuto di svolgere personali rassicurazioni rispetto alla delegazione presente, visto l'impegno formale dell'Assessore, visto l'impegno del Gruppo, per quel che può contare, a procedere in modo favorevole all'approvazione della legge da cui dipenderebbe questa possibilità di regolarizzare i rapporti di lavoro - che l'impegno vada in porto e si confermino le legittime aspettative. Se in sede di assestamento di bilancio avessimo affrontato il tema, come sembrava ordinario e naturale, forse, adesso, sarebbe più normale quello che, invece, stiamo facendo apparire come straordinario.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Taricco; ne ha facoltà.



TARICCO Giacomino

Grazie, Presidente.
Vorrei fare solo una considerazione, perché mi hanno colpito le parole proferite del Consigliere Vignale su questa vicenda, che credo che con il tema dei portaborse non c'entri assolutamente nulla.



(Applausi provenienti dalla parte dell'emiciclo riservata al pubblico)



PRESIDENTE

Per favore, capisco che siate direttamente interessati, però non è ammesso applaudire.



TARICCO Giacomino

Lo dico perché stiamo parlando di un concorso ad evidenza pubblica, che è stato bandito in virtù del recepimento di normative nazionali, e che era volto a coprire ruoli che già erano operativi in seno alle strutture regionali ma che erano gestiti da persone con contratti precari.
La valutazione che fu fatta in quell'occasione fu di individuare tutti i ruoli che erano coperti da personale precario e su questi bandire un concorso ad evidenza pubblica nel quale, coloro che già operavano all'interno di queste strutture, ebbero un punteggio aggiuntivo.
Ovviamente, ci furono anche alcune persone che operavano nei gruppi o negli Assessorati, ma sono qualche unità di persona, che però parteciparono in virtù del fatto che il concorso era ad evidenza pubblica: qualunque cittadino poteva partecipare. Non c'era alcun vantaggio (tanto per intenderci) in coloro che operavano non nelle strutture come svolgenti funzione di nessun genere nel concorso. Quindi, vorrei che questo fosse chiaro. Sono intervenuto solo per dire questo.
Credo sia logico che la Regione in virtù di quelli che erano gli impegni di percorso che erano stati assunti ottemperi a questi impegni, le cose che sono state dette mi trovano consenziente. Volevo solo chiarire che non vorrei che si ingenerasse un equivoco. Qui non stiamo parlando di un concorso come quello che fu fatto alla fine della VII Legislatura di stabilizzazione dei portaborse. Non c'entra nulla!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Boeti.



BOETI Antonino

Grazie, Presidente.
Non mi sono occupato nella passata legislatura, non avendo avuto incarichi anche di responsabilità, di questioni che riguardavano il personale.
Per carattere, credo che il personale, che appartiene alla Pubblica Amministrazione, debba fare il suo lavoro indipendentemente dal colore politico o dall'Amministrazione che vince le elezioni regionali. Nella mia esperienza amministrativa, fuori da qui (dove invece c'era la responsabilità), ho potuto verificare questo. Cioè, ho potuto verificare che il personale dei Comuni, della Regione o delle Province lavora indipendentemente da chi ha vinto le elezioni.
Nel corso della manifestazione che si è tenuta davanti al Consiglio regionale, è stato distribuito un documento (che, peraltro è di qualità e vorrei fare i complimenti a chi lo ha scritto).
Al secondo capoverso di questo documento, è scritto: "Abbiamo passato un regolare concorso pubblico, inserito in un percorso di stabilizzazione del personale precario della Regione, definito da un accordo aziendale ratificato dalla Giunta regionale con DGR n. 327961 del 28 dicembre 2007 accordo che nella premessa prevede che la prima fase di selezione pubblica per assunzioni sia eseguito da una futura trasformazione di tali rapporti di lavoro a tempo indeterminato". Leggendo questo, ho pensato che la questione fosse in questi termini, cioè che la situazione del personale del quale stiamo parlando non avesse nulla a che vedere e nessun tipo di rapporto con quella del concorso dei portaborse, ma che fossero persone che avevano definito un regolare concorso pubblico e che avessero il diritto di essere assunti a tempo indeterminato dalla Regione.
Questo dei precari è una questione che il Paese si sta portando dietro.
Abbiamo scambiato la flessibilità con la precarietà. Oggi il lavoro non è più flessibile, ma è sostanzialmente precario.
Ci sono centinaia e migliaia di persone nel nostro Paese che non sanno più se il futuro delle loro famiglie è un futuro serio, se possono contare su un posto di lavoro, quanto su quel posto di lavoro sia possibile mantenere la propria famiglia o costruirne una futura.
Credo che questa sia una situazione non più sostenibile per un Paese civile come il nostro.
I politici sono a tempo. Quante volte lo abbiamo detto? Il Sindaco infatti è pro tempore e questo vale anche per il Consiglio regionale, ma il personale su cui un'azienda, qualunque essa sia, può contare è un valore aggiunto rispetto ai beni immobili su cui qualunque Amministrazione dovrebbe poter contare.
Allora, credo che questo sia oggi l'oggetto del contendere e naturalmente quello che dice l'Assessore Quaglia cioè che è aperta una trattativa che deve avere l'obiettivo di risolvere la questione.
So che i sindacati avrebbero preferito più che un disegno di legge una DGR sulla quale poter costruire invece, un rapporto diverso. Naturalmente la Giunta decide qual è lo strumento, ma lo strumento che ci permetterà di dare una risposta a questi 209 precari credo che debba essere in qualche modo perseguito dal Consiglio regionale. Sono nostri colleghi di lavoro che lavorano in Regione da tanti anni e che hanno il diritto di poter costruire su un lavoro stabile il futuro delle loro famiglie.
Faccio ancora un a considerazione. Prima o poi la Giunta dovrà cercare di capire come si entra in Consiglio regionale. Credo che nelle prossime Amministrazioni ci si debba entrare necessariamente rigidamente per concorso. Credo che gli Assessori debbano scegliere il loro staff tra il personale dipendente della Regione e non tra gli amici, come dice ogni tanto il Presidente Cota e tra gli amici degli amici. Un ente che ha 3.000 dipendenti, all'interno dei quali necessariamente ci sono competenze e professionalità deve poter contare sulle competenze e sulle professionalità.
Credo che questo debba essere l'obiettivo dei futuri governi regionali: poter contare in maniera assoluta sul personale, contribuire perché questo personale venga formato, e poter contare appunto su chi rappresenta, come hanno scritto nel documento, non la parte peggiore del Paese, ma la parte sana, forte, viva e giovane su cui il Paese deve poter contare nei prossimi anni.
Concludendo, ringrazio l'Assessore per la disponibilità. Si apra finalmente un ragionamento che impedisca al dipendente del nostro Ente di venire davanti a Palazzo Lascaris a pensare di dover scommettere sul proprio futuro, ma che su quel futuro possa contare in maniera definitiva e sicura.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Grazie, Presidente.
Sulla questione hanno già detto molto i colleghi Reschigna e Boeti.
Assessore Quaglia e Presidente Cota, io la questione la affronto così: gli impegni si onorano. Non era obbligatorio - era giusto ma non era obbligatorio - che il Presidente Cota e l'Assessore al personale dichiarassero nei mesi passati che per loro quella dei precari è una priorità.
stato giusto averlo detto, credo. Le posizioni che hanno espresso nelle discussioni i colleghi Reschigna, Boeti e Taricco lo dimostrano, per non era obbligatorio. La Giunta poteva, Consigliere Vignale, assumere su questa questione un altro atteggiamento. Lo avremmo criticato, ma assumeva un altro atteggiamento.
Nel momento nel quale in più occasioni il Presidente Cota e l'Assessore al Personale, o perché hanno incontrato i sindacati, o perché hanno incontrato i precari, o perché hanno dichiarato pubblicamente il loro impegno di trasformare finalmente quei contratti in contratti di lavoro a tempo indeterminato, non ci sono altre soluzioni. Non vedo un'alternativa a questo fatto.
Dobbiamo insieme metterci in condizione di onorare quell'impegno a partire dalla Giunta regionale e il suo Presidente.
Francamente sono preoccupato dall'intervento che ha svolto il collega Vignale. Non soltanto perché ha confuso quella dei portaborse con una situazione completamente diversa, ma perché secondo me il suo intervento (tra l'altro il Consigliere Vignale è un autorevole membro della maggioranza, non è un Consigliere della minoranza) ha detto cose diverse mi è parso di capire - da un orientamento discutibile, non ancora determinato a sufficienza dall'Assessore, però qui espresso.
Vorrei capire su questa questione qual è il punto di vista della maggioranza che governa la nostra Regione alla luce delle dichiarazioni rese qui dall'Assessore Quaglia. Questa è la prima questione.
La seconda questione è quella che ha ricordato il collega Boeti: siamo in presenza di lavoratori e di lavoratrici che hanno vinto regolarmente un concorso. Ci siamo? Aver vinto un concorso ha consentito a questi lavoratori di essere assunti con un contratto di lavoro a tempo determinato. Giusto? Perfetto.
Un contratto di lavoro a tempo determinato e un contratto di lavoro precario. E tra questi 209 ci sono - se ho inteso bene - lavoratrici e lavoratori che sono precari da quattro, cinque, sei, sette, otto, nove persino dieci anni. Credo sia quindi ragionevole, collega Vignale, che l'Amministrazione regionale si ponga il problema, onorando un impegno che si è assunta: fare cioè in maniera che quei contratti di lavoro a tempo determinato vengano trasformati in contratti di lavoro a tempo indeterminato.
Lo dico però, Assessore Quaglia, non soltanto per una ragione che posso chiamare di giustizia - sei precario da dieci anni, avevamo immaginato insieme un percorso, abbiamo dichiarato in tutti i modi possibili che lì noi saremmo arrivati: è un atto di giustizia stabilizzare quel rapporto di lavoro e renderlo contratto di lavoro a tempo indeterminato - ma c'è anche un'esigenza dell'Ente, credo: c'è anche un'esigenza nostra.
Vorrei che la questione fosse chiara: non è soltanto per i problemi che la questione pone a quei lavoratori che dicono di volere finalmente non essere precari a vita e che vorrebbero che quel contratto promesso e quella stabilizzazione avvenissero, finalmente; c'è anche un'esigenza funzionale dell'Ente a risolvere in via definitiva e organica la questione stabilizzando quei rapporti di lavoro.
Allora, Assessore Quaglia, qui il punto è entrare nel merito della questione. Lei ha annunciato un disegno di legge? Non ne conosco i contenuti; ha rinviato un incontro che domani mattina dovrebbe - se ho inteso bene - definire ancora meglio i termini di un accordo possibile.
Noi, come ha detto il collega Reschigna, siamo pronti a discutere e ad affrontare seriamente la questione; non per piaggeria, ma per due ragioni semplicissime: una è quella che ho ricordato - un fatto di giustizia - e la seconda è che l'Ente, la Regione Piemonte ha bisogno di definire questa questione una volta per tutte.



PRESIDENTE

Grazie, collega Ronzani.
La parola alla Consigliera Pentenero.



PENTENERO Giovanna

Grazie, Presidente.
già stato detto molto ma vorrei aggiungere soltanto una considerazione, perché credo che cercare di ridurre a pura demagogia un tema così importante non giovi a nessuno. Credo che dal momento in cui un'Amministrazione svolge un concorso pubblico, una selezione pubblica perché ha fatto tale scelta - questo significhi investire sulla risorsa più importante che un Ente ha, cioè il proprio personale; e vuol dire che nel momento in cui si investe sulla propria ricchezza, cioè sul personale e su quei lavoratori che quotidianamente mandano avanti un Ente importante quale la Regione, questa sia una ricchezza che poi si deve cercare di mantenere.
Provare a spostare l'attenzione andando a cercare facili ragionamenti quali quelli sui portaborse o quant'altro, credo sia davvero un'azione strumentale che non giova a nessuno, ma che soprattutto non giova a quella che, come dicevo un attimo fa, credo sia la risorsa più importante che un Ente ha, cioè il proprio personale.
Ringraziamo per la comunicazione che oggi l'Assessore Quaglia ci ha fatto e ci auguriamo che, nel più breve tempo, si arrivi ad una definizione e si possa discutere all'interno di quest'Aula, considerando che in materia di personale regionale la Regione ha un'esclusiva competenza, fermi restando i parametri nazionali. Credo quindi che quest'Aula sia assolutamente legittimata a legiferare in tal senso, fatti salvi i contenuti della legge che ci sarà sottoposta. Davvero invito l'Aula a fare un ragionamento che non sia demagogico ma che tenga in considerazione le persone, le risorse umane e quindi quell'investimento strutturale e organizzativo che la Regione ha fatto in questi anni.
Se proviamo ad affrontare il tema in questa direzione, allora vuol dire che potremmo fare dei ragionamenti costruttivi, che ci portino a raggiungere degli obiettivi importanti. Se, diversamente, cerchiamo di spostare l'attenzione su questioni che davvero hanno semplicemente un carattere demagogico, non faremo di certo un'operazione positiva innanzitutto per l'Ente Regione. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Goffi.



GOFFI Alberto

Grazie, Presidente.
Anche se il tema si addice ad una facile demagogia - anche coloro che hanno premesso nell'intervento di non volerla in alcun modo percorrere, poi alla fine ci sono scivolati dentro - qui mi pare che ci siano almeno dei chiarimenti da fare.
Intanto ho sentito parlare di legittime aspettative da un lato e di concessione di favori dall'altro. Vivaddio, l'inquadramento giuridico è un inquadramento definito per legge e quindi è inutile dare delle definizioni che sono totalmente inappropriate agli inquadramenti del lavoro, se questi non sono conformi alla legge.
Mi spiego: certamente buona parte di coloro che sono oggi qui in rappresentanza ha acquisito non una legittima aspettativa ma, quantomeno l'interesse legittimo all'assunzione; alcuni di loro hanno addirittura acquisito - come ha ricordato il collega Vignale - un diritto all'assunzione, che è definito per legge; un'altra parte ha un interesse legittimo all'assunzione.
In questo caso, quindi, poco c'entra la legittima aspettativa del precario che normalmente e giustamente ambisce, come legittima aspettativa ad essere assunto. Abbiamo infatti due fattispecie diverse, che sono quella del diritto all'assunzione per alcuni e dell'interesse legittimo ad essere assunti per altri, perché è stata fatta comunque - non vogliamo chiamarla concorso - una selezione e si è espletata in ogni caso una procedura di ingresso alla Pubblica Amministrazione; piaccia o no.
Questa procedura d'ingresso, quindi, autorizza tutti a non parlare di concessione di favori, ma non possiamo parlare neanche di legittima aspettativa; siamo su un piano diverso: siamo sul piano di un diritto, che va dal diritto all'assunzione fino all'interesse legittimo. Questo lo dico perché noi, poi, non siamo completamente avulsi dal rischio di ricorsi anche in sede amministrativa e quindi è bene che queste valutazioni si facciano sulla base di inquadramenti del lavoro definiti per legge.
La seconda considerazione che mi permetto di fare è di carattere politico. Non credo che qui ci sia qualcuno che abbia interesse a fare la contrapposizione tra chi è a favore della stabilizzazione dei precari e chi non lo è: credo che il tema non sia questo. Potessimo assumere tutti i precari lo faremmo con grande facilità e anche con grande piacere, perch ci sono ovviamente delle professionalità che vanno aiutate e salvaguardate.
Il tema però è diverso: premesso quel che vi ho detto in merito alla diversità di impostazione - cioè sul fatto che alcuni hanno acquisito un diritto all'assunzione e buona parte ha un interesse legittimo - la Regione ha necessità della stabilizzazione? Ha l'effettivo bisogno di avere inquadrati a ruolo, questi 209 precari? Questa è la domanda che ci dobbiamo porre, se vogliamo esercitare il ruolo di amministratori.
Avendo visto l'inquadramento di buona parte di queste persone, a me pare che - anche nelle funzioni che saranno delegate alla Regioni nei prossimi anni - ci sia un'esigenza del nostro personale di essere qualificato. Ora, molti di loro sono per intanto dei ragazzi giovani e buona parte di loro sono laureati. Mi sono permesso - come immagino molti di voi - di farmi dare la documentazione e anche il curriculum professionale di buona parte di loro: mi pare si tratti di professionalità di alta qualificazione, cosa che capita purtroppo molto spesso. Prima il collega Bono citava Ichino: basta leggersi i libri di Ichino per capire come molto spesso i precari abbiano una qualificazione superiore rispetto al personale dipendente a ruolo.
Mi pare allora che, anche in prospettiva delle funzioni che verranno delegate alle Regioni e tenuto conto dell'alta qualificazione che hanno queste persone, si possa fare un ragionamento anche sereno, senza la contrapposizione tra chi vuole la stabilizzazione e chi la getta sul piano demagogico. Credo che siamo nelle condizioni di poter dire che buona parte di loro ha quasi acquisito un diritto - alcuni l'hanno proprio acquisito e che noi abbiamo l'esigenza di inquadrare un'alta specializzazione.
Detto questo, credo ci si possa tranquillamente sedere ad un tavolo trovando gli strumenti con le priorità che vengono date dall'inquadramento sul diritto del lavoro.
Gli unici strumenti che dovrebbero, in qualche modo, segnare il percorso della buona amministrazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Giovine; ne ha facoltà.



GIOVINE Michele

Ero in dubbio se intervenire o meno nel dibattito, anche perché mi rendo conto che sia alquanto complicato intervenire su questioni che riguardano sì l'amministrazione e il conto economico dell'Ente Regione, ma non dimentichiamo che riguardano anche la vita di 209 persone. Un aspetto che dovrebbe, in ogni caso, guidare sempre le nostre parole e anche le nostre consequenziali azioni.
Volevo accodarmi all'intervento del Consigliere Goffi. Ho apprezzato il 90% del suo intervento, soprattutto quando ha fatto una velata, e neanche tanto velata, critica agli oratori che ci hanno preceduto, sulla demagogia che trasudava nei loro interventi. Purtroppo, in coda al suo intervento anche il Consigliere Goffi è caduto nello stesso errore.
Le considerazioni avanzate sono tutte quante altamente valide. Trovo ingenerose alcune repliche fatte al Consigliere Vignale perché egli ha citato dei fatti storici che sono talmente evidenti a chi ha un minimo di onestà intellettuale, che non possono essere contestati.
Peraltro, ricordo anche ad alcuni colleghi che ci hanno preceduto che i famosi e vituperati portaborse che, per inciso, il sottoscritto non ha contribuito minimamente a proporre e a nominare in nessuna sua eccezione come direbbe forse qualcuno, sono in mezzo a noi, non come Alien, ma vivono in mezzo a noi, partecipano alle Commissioni, fanno funzionare le Commissioni, fanno funzionare il CORECOM, fanno funzionare il Consiglio.
La smetterei anche di definirli portaborse, li definirei lavoratori esattamente come tutti gli altri lavoratori e anche loro, lo voglio ricordare, hanno vinto un concorso, come tutti gli altri. Ha perfettamente ragione il Consigliere Goffi dicendo che hanno acquisito dei diritti che la legge consentiva.
Ciò promesso, mi auguro che si possa procedere a rispondere affermativamente alle aspettative dei lavoratori, in questo caso dei 209 lavoratori. Tuttavia, lo dico affinché rimanga a verbale e affinch qualcuno non venga fra qualche anno a dire "questo non c'era stato detto" ho grossi dubbi che tutto quello che oggi è stato paventato e prospettato sia fattibile alla luce delle ultime finanziarie, non l'ultima. Ritengo che ci sia la seria possibilità che qualunque tipo di provvedimento noi adottiamo in questa direzione sia, purtroppo, impugnabile dal Governo.
Questo, oggettivamente, va detto proprio per la premessa che ho fatto all'inizio.
Non è mai bello, al di là del conto economico che dobbiamo sempre tenere a mente, giocare con la vita delle persone. Grazie.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la discussione sulle comunicazioni relative a "Ruolizzazione precari".


Argomento: Industria (anche piccola e media)

Comunicazione della Giunta regionale in merito a "FIAT" (atti d'indirizzo n. 469, 470, 471, 472, 473) (seguito)


PRESIDENTE

Dobbiamo procedere alla votazione di alcuni atti di indirizzo sulle comunicazioni della Giunta regionale in ordine alla situazione FIAT.
Ordine del giorno n. 469 presentato dai Consiglieri Artesio, Stara e Cerutti, inerente a "Relazioni tra FIAT e Istituzioni locali" Ordine del giorno n. 470 presentato dai Consiglieri Reschigna, Gariglio Lepri, Boeti, Taricco, Cursio, Placido, Pentenero, Manica, Ponso, Negro Ronzani, Goffi e Muliere, inerente a "Investimenti FIAT in Piemonte e situazione TNE" Ordine del giorno n. 471 "Situazione della Società Torino Nuova Economia (TNE)" presentato dai Consiglieri Reschigna, Cerutti, Artesio.
Ordine del giorno n. 472 "Investimenti FIAT in Piemonte" presentato dai Consiglieri Reschigna, Carossa, Pedrale, Artesio, Cerutti, Negro.
Ordine del giorno n. 473 "Programmazione di una filiera alternativa e complementare alla produzione di automobili per lo stabilimento FIAT Mirafiori e l'indotto piemontese" presentato dal Consigliere Bono.
stato svolto il dibattito generale, quindi dobbiamo metterli in votazione.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Artesio; ne ha facoltà.



ARTESIO Eleonora

Volevo annunciare l'intenzione di ritirare l'ordine del giorno dal titolo "Relazioni tra FIAT e Istituzioni locali" di cui sono prima firmataria, congiuntamente alla Consigliera Cerutti e ai Consiglieri Stara e Buquicchio.
Il dispositivo di quell'ordine del giorno richiedeva la convocazione di una Commissione consiliare di approfondimento sulla questione TNE che ho visto riproposta nell'ordine del giorno del Partito Democratico, quindi ho sottoscritto la richiesta del Partito Democratico.
Non nascondo il fatto che la mia richiesta nasceva da un'analisi e da una valutazione che, avendo visto non essere sufficientemente condivisa, mi fa privilegiare il risultato della Commissione, rispetto alla convinzione sull'analisi che, peraltro, perdura e che spero possa convincere con il tempo i colleghi oggi più riottosi.



PRESIDENTE

L'ordine del giorno n. 469 è ritirato dai proponenti, così come il n.
470, avente come primo firmatario il Consigliere Reschigna.
Poiché non si può impegnare il Presidente del Consiglio regionale, propongo la seguente modifica: "Impegna l'Ufficio di Presidenza".
Indìco la votazione sull'ordine del giorno n. 471, sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale tenuto conto delle ultime vicende riguardanti la Società Torino Nuova Economia (TNE) ed, in particolare, quelle relative alla variante urbanistica votata di recente dal Comune di Torino ed al relativo ricorso presentato da FIAT. Tutto ciò sembra confermare le difficoltà nel perseguimento dei suoi obiettivi statutari impegna l'Ufficio di Presidenza ed il Presidente della Commissione consiliare competente a prevedere, quanto prima, un momento di approfondimento su TNE in Commissione".
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione sull'ordine del giorno n. 472, sul quale la Giunta regionale ha espresso parere favorevole, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte tenuto conto della situazione venutasi a creare dopo la sentenza del Tribunale di Torino impegna La Giunta regionale a svolgere ogni azione utile per favorire la ripresa del confronto tra le organizzazioni sindacali e l'azienda, al fine di far partire, in via definitiva, i nuovi investimenti a Mirafiori e Grugliasco".
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 473, sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario, il cui testo recita: "Premesso che: l'industria europea dell'automobile sta vivendo una fase di crisi dovuta alla sovrapproduzione, valutata dal presidente della Divisione Europea Ford, John Fleming, in un 35 che in Italia, secondo i dati dell'Osservatorio Autopromotec, vi sono circa 60 automobili per 100 abitanti, col record non invidiabile di 68 auto per 100 abitanti nella capitale Roma, ponendosi al primo posto assoluto distaccando notevolmente in Europa, Germania, Spagna e Francia con 50 auto e la Gran Bretagna con 49.
Che sempre secondo detto Osservatorio, questa situazione non dipende anche da un particolare legame degli italiani per l'auto, ma dalla scarsità dei servizi di trasporto pubblico che spesso rendono praticamente obbligatorio il ricorso all'auto privata.
Che ogni anno si spendono solo in manutenzione 778 euro, esclusi i costi dell'acquisto, dell'assicurazione, e i costi diretti ed indiretti dell'eccessivo utilizzo del veicolo privato (costi sanitari ed economici dei 219 mila incidenti, con 4731 morti e 310 mila feriti nel 2008, più le morti premature valutate dalll'AEA per inquinamento ambientale stimati in circa 50.000 in Italia, in parte ascrivibili ai fumi di scarico dei veicoli) Visto che: sembra delinearsi un futuro incerto per i lavoratori dello stabilimento FIAT Mirafiori e i 50 mila lavoratori dell'indotto FIAT in Piemonte nonostante gli accordi di natura "antisindacale" contro la FIOM, presi a Pomigliano e accolti anche a Torino che è necessaria una ristrutturazione mondiale della produzione di automobili soprattutto a livello europeo tendente alla diminuzione e alla produzione di veicoli elettrici, a fuel cells o comunque meno impattanti che è necessario non creare nuova disoccupazione, assistere le PMI dell'indotto in situazione di crisi ed i lavoratori il Consiglio regionale impegna il Presidente della Giunta Regionale a stimolare l'attecchimento della infrastruttura per la mobilità elettrica nella Regione Piemonte a far convergere FIAT e Politecnico su un progetto pilota di produzione di micro-cogeneratori ad uso condominiale per la produzione di energia elettrica e termica sul modello dell'ecoblue di Wolkswagen ad inserire nell'agenda politica del Governo nazionale norme che rendano possibile e burocraticamente semplice l'utilizzo di detti micro cogeneratori per la produzione e la messa in rete dell'energia elettrica a fare una seria programmazione sul territorio per aiutare l'insediamento di PMI che facciano ricerca ed innovazione su riduzione dei consumi e produzione da impianti ad energie rinnovabili diffusi e distribuiti a promuovere la nascita di Energy Service Company (ESCO) per la concreta adozione di dette pratiche sul patrimonio edilizio piemontese.
Il Consiglio non approva.


Argomento: Parchi e riserve - Protezione della natura (fauna, flora, minerali, vigilanza, ecc.)

Proseguimento esame disegno di legge n. 54, inerente a "Modifiche alla legge regionale 29 giugno 2009, n. 19 (Testo unico sulla tutela delle aree naturali e della biodiversità)"


PRESIDENTE

Proseguiamo con l'esame del disegno di legge n. 54, inerente a "Modifiche alla legge regionale 29 giugno 2009, n. 19 (Testo unico sulla tutela delle aree naturali e della biodiversità)", di cui al punto 5) all'o.d.g.
La parola all'Assessore Casoni per una comunicazione.



CASONI William, Assessore ai parchi e aree protette

Grazie, Presidente.
Il nocciolo della questione, per la quale avevamo sospeso la trattazione del punto questa mattina, era inerente...



PRESIDENTE

Chiedo scusa, Assessore.
Questa mattina c'è stata una sospensione su un importante provvedimento per individuare una soluzione. Credo che ogni Consigliere regionale debba essere messo in condizione di ascoltare la relazione dell'Assessore per fare il punto sul provvedimento e poi decidere come continuare; altrimenti andiamo a casa e ci riproviamo domani.
Prego, Assessore.



CASONI William, Assessore ai parchi e aree protette

Grazie, Presidente.
Questa mattina era stata sospesa la trattazione del disegno di legge per trattare altri argomenti, proprio nel momento in cui dovevamo definire un'intesa tra maggioranza e minoranza sul peso da dare ai ruoli dei Sacri Monti.
Abbiamo individuato un emendamento che salvaguardia e valorizza il ruolo del Sacro Monte di Varallo, pur non toccando la sede effettiva e legale che viene mantenuta a Crea, semplicemente mettendo in risalto il ruolo che l'Ente di Varallo aveva già in legge, ossia di centro per il restauro e, quindi, di valorizzazione del relativo patrimonio culturale.
Questo è un emendamento che presentato. L'ho confrontato con tutti i Capigruppo e mi sembra che possa essere una giusta mediazione, perch evitiamo la scorporamento dei Sacri Monti. Diamo una giusta valorizzazione al Sacro Monte di Varallo e manteniamo la sede legale, amministrativa e personale a Crea.
Direi, quindi, che tutti gli obiettivi possono dirsi in buona parte raggiunti da tutti i soggetti che avevano a cuore sia il Sacro Monte di Crea sia quello di Varallo sia il mantenimento unitario del sistema dei Sacri Monti, comprese le lettere e le sollecitazioni, arrivate a molti Consiglieri, di andare nella direzione di mantenere l'unitarietà del sistema dei Sacri Monti.
L'emendamento recita come segue.
All'articolo 10 del disegno di legge 54 è aggiunto il seguente comma 2 bis: dopo il primo paragrafo del comma 16 dell'articolo 15 della legge regionale 19, è inserito il seguente paragrafo: "Le sedute del Consiglio dell'Ente di gestione dei Sacri Monti si svolgono, alternativamente, nelle due sedi di Crea, sede legale e amministrativa, e nella sede di Varallo centro di riferimento per il restauro e per la valorizzare del sistema dei Sacri Monti".
Questo il testo letterale dell'emendamento.
Sostanzialmente, un Consiglio si svolge a Crea e uno Varallo alternativamente, essendo le due sedi che diventano sedi di Consiglio.
Volevo ancora aggiungere che, dopo averne parlato con i Capigruppo quest'opera di mediazione è stata accettata.
Ho proposto questo emendamento perché mi è stata data disponibilità dal Consigliere Taricco, dal Consigliere Negro - ne abbiamo convenuto anche con il Gruppo Movimento 5 Stelle - e dai Capigruppo di maggioranza, che gli emendamenti presentati sarebbero stati in gran parte ritirati. Ne rimanevano solo una decina sui quali, senza fare grandi dibattiti, potremmo già entrare nel merito.



PRESIDENTE

Sulla comunicazione dell'Assessore, che ha sostanzialmente preannunciato l'emendamento n. 117), trattato all'articolo 10, è possibile intervenire per chiarimenti.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Taricco; ne ha facoltà.



TARICCO Giacomino

Grazie, Presidente.
Solo una considerazione. Visto che si è faticosamente costruita una condivisione del percorso, chiederei a lei, Presidente, se mi è concesso di rileggerlo, dato che il testo dell'emendamento letto dall'Assessore Casoni non coincide con il testo che abbiamo in rete.
Poiché il testo dell'emendamento 117) che abbiamo sul computer è quello che fa testo, mi permetto di rileggerlo.
La parte che va sostituita è la seguente: "Le sedute del Consiglio dell'Ente di gestione dei Sacri Monti si svolgono, alternativamente, nelle due sedi di Crea, le sede legale ed amministrativa, e di Varallo, sede del centro regionale di riferimento per il restauro e per la conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale dei Sacri Monti".
La richiesta che noi faremmo e che avevamo concordato è che con questo emendamento - se l'Assessore dà l'assenso - viene tolta la "e" dopo le parole "centro di riferimento per il restauro".
Lo rileggo in via definitiva: "Le sedute del Consiglio dell'Ente di gestione dei Sacri Monti si svolgono alternativamente nelle due sedi di Crea (sede legale ed amministrativa) e di Varallo (sede del centro regionale di riferimento per il restauro, per la conservazione e valorizzazione dei Sacri Monti".
Se l'Assessore conferma che questa è la versione che andrà in votazione, da parte nostra c'è l'accordo e quindi ritireremmo i 49 emendamenti così come concordato.



PRESIDENTE

L'Assessore ha fatto un cenno di assenso. Quindi, l'emendamento verrà così modificato.
Ha chiesto la parola il Consigliere Negro; ne ha facoltà.



NEGRO Giovanni

Grazie, Presidente. Devo dire che sono più che soddisfatto del fatto che si sia trovata questa unità d'intenti tra più parti.
L'importante era non dividere i Sacri Monti; così facendo mi trova perfettamente d'accordo e questa è l'idea di tutti noi insieme. Voteremo a favore.



PRESIDENTE

Non essendoci altri interventi, riprendiamo l'esame dell'articolato.
ARTICOLO 3 Gli emendamenti presentati dal Consigliere Taricco rubricati n. 43), n.
112), n. 113), n. 114), n. 115), n. 95), n. 99), n. 94), n. 93), n. 96), n.
97), n. 98), n. 101), n. 102), n. 100), n. 103), n. 104), n. 105), n. 107) n. 108), n. 109) sono ritirati dal proponente.
Gli emendamenti presentati dal Consigliere Bono rubricati n. 19), n. 20) n. 21) e n. 22) sono ritirati dal proponente.
Emendamento rubricato n. 106) presentato dai Consiglieri Taricco, Stara Lepri, Motta Angela, Reschigna, Gariglio, Muliere, Ronzani, Pentenero Manica: All'articolo 3 del disegno di legge n. 54, dopo il comma 1 è inserito il seguente comma.
"1 bis. Al numero 3) della lettera c) del comma 2 dell'articolo 7 della l.r. 19/2009, dopo le parole "ed ambientali" sono inserite le seguenti parole: ", anche prevedendo adeguate risorse a sostegno degli interventi." La parola al Consigliere Taricco per l'illustrazione.



TARICCO Giacomino

Con questo emendamento chiediamo semplicemente che sia prevista, oltre che chiedere agli operatori, agli agricoltori e ai conduttori dei fondi che insistono nelle Aree protette di dovere mettere in atto tutta una serie di misure preventive, anche la possibilità - perché non è un obbligo prevedendo adeguate risorse a sostegno degli interventi.
Quindi, prevedere che se devono utilizzare ad esempio le trappole per catturare una determinata specie nociva, che si possa essere un contributo e un sostegno, qualora la Giunta lo decida, per sostenere questo tipo di attività, in modo che sia prevista per legge. Poi ovviamente, come sempre succede, gli eventuali interventi saranno messi in atto dalla Giunta.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Taricco.
Emendamento rubricato n. 7) presentato dall'Assessore Casoni: Dopo il comma 1 è inserito il seguente: "1 bis.Dopo il comma 2 dell'articolo 7 della l.r. 19/2009 è inserito il seguente: "2 bis. L'Ente a cui è affidata la gestione del Parco naturale del Bosco delle Sorti della Partecipanza di Trino persegue inoltre la finalità di tutelare e valorizzare le caratteristiche naturali, ambientali e paesaggistiche del Parco naturale del Bosco delle Sorti della Partecipanza di Trino nel pieno rispetto delle pratiche silvocolturali e dei diritti e delle consuetudini secolari previste dagli Statuti della proprietà collettiva indivisa del Bosco".
La parola all'Assessore Casoni per l'illustrazione.



CASONI William, Assessore ai parchi e aree protette

L'emendamento 7) è un emendamento di raccordo che riguarda il Parco naturale del Bosco delle Sorti della Partecipanza di Trino.
Sostanzialmente con questo mettiamo a posto il raccordo di testo per l'inglobamento di questo parco con un altro parco.



PRESIDENTE

Gli emendamenti rubricati n. 106) del Consigliere Taricco e n. 7) dell'Assessore Casoni sono stati illustrati.
Dichiaro aperta la discussione generale sull'articolo 3 e sugli emendamenti.
Non essendoci richieste d'intervento, dichiaro chiusa la discussione generale e le dichiarazioni di voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento rubricato n. 106) del Consigliere Taricco.
La parola all'Assessore Casoni per il parere della Giunta regionale.



CASONI William, Assessore ai parchi e aree protette

Il parere è negativo e spiego il motivo: questo fa parte di un articolo che era già stato oggetto di cassazione da parte della Corte Costituzionale. Quindi, avevamo proprio eliminato la parte perché già oggetto di cassazione nella precedente lettera n. 19.
Ribadisco che il parere è negativo.



PRESIDENTE

Il numero legale è 29.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 106).
La votazione non è valida per mancanza del numero legale per deliberare.
Ci trasferiamo al secondo piano, il Sala dei Morando, e immediatamente avviamo la Commissione per le nomine. Grazie.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.10)



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