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Dettaglio seduta n.141 del 21/07/11 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



(Alle ore 14.30 il Presidente Cattaneo comunica che la seduta avrà inizio alle ore 15.00)



(La seduta ha inizio alle ore 15.00)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Procediamo con l'esecuzione dell'Inno Nazionale.



(In applicazione del dispositivo dell'ordine del giorno n. 9 "Unità d'Italia", approvato dall'Assemblea consiliare il 1° dicembre 2010 l'Assemblea, in piedi, ascolta l'Inno nazionale della Repubblica Italiana "Il canto degli italiani")


Argomento: Commercio

Disegno di legge n. 55, inerente a "Disposizioni urgenti in materia di commercio" (inversione all'o.d.g.)


PRESIDENTE

Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione. Chiedo se vi siano proposte di modifica.
Ha chiesto la parola il Consigliere Carossa; ne ha facoltà.



CAROSSA Mario

Grazie, Presidente.
Vista la convergenza dell'Aula dimostrata già ieri sera, le chiedo di iniziare, se è possibile, con la dichiarazione di voto e la votazione finale del disegno di legge n. 55 sul commercio.
Grazie.



PRESIDENTE

Il Consigliere Carossa propone di anticipare alla seduta di oggi, la prosecuzione dell'esame del disegno di legge n. 55, quale punto 2) all'o.d.g, dopo le comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale.
Qualcuno si oppone?



(L'Assemblea, tacitamente acconsente all'inversione all'o.d.g.)



PRESIDENTE

L'o.d.g., come modificato, è approvato ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento, così come modificato.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Buquicchio, Cota, Costa Raffaele Molinari, Montaruli, Sacchetto e Toselli.


Argomento:

b) Nomine e designazioni effettuate dalla Giunta e dal suo Presidente


PRESIDENTE

Ai sensi dell'articolo 37, comma 2 bis dello Statuto, si dà atto che sono state trasmesse le informative da parte del Gabinetto della Presidenza della Giunta regionale in merito a n. 3 decreti di nomina della Presidenza della Giunta regionale e a n. 4 deliberazioni di nomina della Giunta regionale. (Allegati a disposizione presso l'Ufficio Aula).


Argomento:

Approvazione processi verbali sedute precedenti


PRESIDENTE

Sono approvati i processi verbali del 28 giugno e del 5 luglio 2011.


Argomento: Commercio

Esame disegno di legge n. 55, inerente a "Disposizioni urgenti in materia di commercio" (atti d'indirizzo collegati n. 464, 460)


PRESIDENTE

L'esame del disegno di legge n. 55, inerente a "Disposizioni urgenti in materia di commercio", di cui al punto 2) all'o.d.g. prosegue con la discussione dell'articolato e degli emendamenti ad esso riferiti.
Nella seduta pomeridiana di ieri sono stati approvati gli articoli 2 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10 e 11 del disegno di legge n. 55, altrimenti definito "disegno di legge sul commercio".
All'articolo 12 sono stati illustrati e votati gli emendamenti rubricati 23) e 35). Gli emendamenti rubricati 16) e 15) sono stati dichiarati decaduti dalla Presidenza.
stato l'illustrato l'emendamento 34) bis che successivamente è stato ritirato.
Pertanto, abbiamo un articolo vuoto.
stato annunciato un emendamento, quindi sospendo la seduta per cinque minuti.
La seduta è sospesa.
(La seduta, sospesa alle ore 15.04 riprende alle ore 15.16)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Sono stati presentati un emendamento e un subemendamento.
L'emendamento 34 ter) è a firma di una serie di Capigruppo e di Consiglieri. Mi è stato chiesto di riferire ai Consiglieri che è possibile sottoscrivere l'emendamento.
L'emendamento verrà illustrato dal primo firmatario, Consigliere Vignale.
Su tale emendamento è stato presentato un subemendamento dal Gruppo Movimento 5 Stelle.
Per primo verrà illustrato l'emendamento, anche se irrituale, così tutta l'Aula sarà a conoscenza dell'argomento, successivamente verrà illustrato il subemendamento che lo intende modificare. In votazione, invece riprenderemo l'ordine normale, e metteremo in votazione prima il subemendamento.
Emendamento rubricato n. 34 ter) presentato dai Consiglieri Vignale Pedrale, Lepri, Ronzani, Negro, Carossa, Spagnuolo, Leardi, Giovine, Lupi Laus: All'articolo 12 aggiungere il seguente comma 4: "4. La presentazione delle domande, per le istanze di rilascio di autorizzazioni per nuove aperture e trasferimento di sede di esercizi di vendita superiore a mq. 4500, è sospesa fino all'approvazione della nuova deliberazione relativa agli indirizzi generali per l'insediamento delle attività del commercio di cui all'art. 3, commi 2 e 3 della l.r. 28/1999 e comunque non oltre dodici mesi dall'approvazione della presente legge. Tale limitazione si applica alla scomposizione di autorizzazioni commerciali già autorizzati e alla ridefinizione della composizione interna dei centri commerciali già autorizzati con esclusione degli ampliamenti e della riduzione della superficie di vendita e delle domande presentate in aree industriali dismesse o oggetto di riqualificazione urbanistica sul patrimonio esistente che non preveda l'utilizzo di nuovo suolo.".
La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
L'emendamento già illustrato in sede di Commissione commercio, che in un primo momento faceva parte del collegato alla finanziaria, prevede, non più come in una prima stesura, la sospensione per dodici mesi delle domande già presentate e non ancora autorizzate, ma prevede la sospensione, fino alla nuova approvazione della delibera di programmazione commerciale (ricordiamo che l'ultima è stata approvata nell'ottobre 2006), della presentazione delle domande, salvo quelle presentate su patrimonio già esistente, quindi in aree industriali dimesse o in aree non industriali, ma oggetto di riqualificazione urbana, senza che venga consumato del suolo.



PRESIDENTE

Altri firmatari intendono intervenire in fase di illustrazione sull'emendamento 34 ter)? Procediamo con il subemendamento.
Subemendamento rubricato n. 35) (all'emendamento n. 34 ter) presentato dai Consiglieri Biolé, Bono: Nell'emendamento n. 34 ter della Giunta regionale la parola "4500" è sostituita dalla parola "3000".
La parola al Consigliere Biolé per l'illustrazione



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
Come si legge dal subemendamento, condividiamo la ratio da cui è scaturito l'emendamento a firma del collega Vignale, sia nella parte che impone questa sospensione fino alle nuove linee guida delle nuove licenze sia nella parte in cui vengono escluse, da questa sospensione, tutti quegli insediamenti che riutilizzano e rifunzionalizzano tessuto ed edifici già esistenti.
Il nostro subemendamento modificherebbe l'indicazione quantitativa della superficie, indicata nell'emendamento come 4.500 metri quadri. Nel subemendamento a firma del mio Gruppo è di 3.000 metri quadri, quindi includendo altri insediamenti che risultano superiori a 3.000 metri quadri fino a 4.500 come indicato nell'emendamento.
Grazie.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la fase dell'illustrazione.
Comunico all'Aula che è già disponibile in linea tutto il testo del disegno di legge così come approvato, fino al comma 1 dell'articolo 12.
Procediamo con la discussione generale sugli emendamenti e sull'articolo. Poiché nessun Consigliere chiede la parola, dichiaro chiusa la discussione generale.
Ci sono dichiarazioni di voto? La parola all'Assessore Casoni per il parere della Giunta regionale.



CASONI William, Assessore al commercio e fiere

Accogliamo l'emendamento 34 ter) e non il submendamento 35), perché il limite della concessione regionale parte dai 2.500. Sotto i 2.500 è già competenza comunale delegata ai Comuni, quindi non avrebbe senso bloccare per 500 metri la fase in più. Non possiamo ingessare completamente la domanda regionale che questo comporterebbe, perché 4.500 è considerata ancora una media distribuzione, non una grande distribuzione: è stato messo correttamente il limite che noi poniamo tra la media e la grande distribuzione.
Quindi, il parere sul subemendamento n. 35) all'emendamento rubricato n. 34 ter) è contrario.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Casoni.
Indìco la votazione palese sul subemendamento rubricato n. 35).
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 34 ter).
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 12, così come emendato.
Il Consiglio approva.
Adesso procediamo in questo modo: svolgeremo le dichiarazioni di voto sull'intero testo, poi sospenderemo la trattazione del testo prima di procedere al voto finale, per trattare i due atti d'indirizzo collegati: ordine del giorno n. 464 presentato dai Consiglieri Bono e Biolé, inerente a "Sostegno ai negozi o punti rivenditori di prodotti, alimentari o di atro tipo, sfusi o con imballaggi primari" ordine del giorno n. 460 presentato dai Consiglieri Ronzani, Reschigna Muliere, Manica, Lepri, Taricco, Motta Angela e Spagnuolo, inerente a "Il commercio ambulante non deve essere sottoposto alla direttiva Bolkestein" Ha chiesto la parola il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.
Scusi, Consigliere Reschigna, abbiamo dimenticato un articolo. Siamo quasi al termine dei lavori prima della pausa estiva! C'è ancora l'articolo 13: la comunicazione alla Commissione Europea.
ARTICOLO 13 Indìco la votazione palese sull'articolo 13.
Il Consiglio approva.
Passiamo quindi alle dichiarazioni di voto.
La parola al Consigliere Reschigna.



RESCHIGNA Aldo

Grazie, Presidente.
Voteremo a favore del disegno di legge, perché nel corso della discussione in Commissione e in Aula il disegno di legge originale della Giunta è stato profondamente modificato, in punti importanti, accogliendo le proposte che il Gruppo consiliare del Partito Democratico aveva presentato.
Tornerò sul merito delle stesse.
In questo momento, però, vorrei evidenziare alcuni elementi. Il primo: durante la seduta di questa settimana, da parte della maggioranza e della Giunta, è stata chiesta ed ottenuta l'inversione dell'o.d.g. del Consiglio regionale per approvare questo disegno di legge.
La gestione della discussione in Aula è stata quanto di più sconvolgente possa rappresentarsi ai nostri occhi: abbiamo avviato la discussione sull'articolato senza che la Giunta regionale presentasse il complesso degli emendamenti, abbiamo proseguito la discussione in Consiglio nella giornata di ieri grazie al voto del Gruppo consiliare del Partito Democratico e degli altri Gruppi di opposizione.
La maggioranza, su un provvedimento straordinario e rilevante, non aveva la garanzia dei numeri per andare avanti.
Abbiamo anche ascoltato l'annuncio di ieri sera, un comunicato stampa del Consigliere Vignale, che alle 18.45 annunciava l'approvazione della legge regionale sul commercio, così com'è stato riportato ieri sera dal telegiornale regionale del Piemonte, nonostante ieri sera ci si stesse rendendo conto di come stava procedendo la discussione.
Invito la maggioranza e la Giunta, quando considera straordinari alcuni provvedimenti, di attrezzarsi, perché a questa straordinarietà deve essere corrisposta non una politica di annuncio, ma una politica di impegno affinché i provvedimenti possano essere approvati.
Quando in aula si sono affrontate tematiche che riguardano la vita economica del Piemonte - lo abbiamo fatto sul Piano straordinario del lavoro e su altre leggi - questo Gruppo ha dimostrato che, più che alle questioni di battaglia ostruzionistica e alle schermaglie procedurali, è interessato ad esprimere una grand'attenzione nei confronti di chi all'interno del Piemonte, oggi è parte della vita economica e vive una condizione di grandissima sofferenza e difficoltà.
A maggior ragione, lo abbiamo fatto nel merito delle questioni e voglio ricordare brevemente che su questo disegno di legge c'è stata una straordinaria politica d'annuncio da parte della Giunta, incominciata circa un anno fa, poco dopo il risultato elettorale delle elezioni regionali, con una dichiarazione roboante: sarebbero stati concessi 90 anni agli ambulanti per avere la garanzia della continuazione della propria attività.
Poi, i 90 anni sono diventati 60 e un giorno in Commissione e, nello stesso pomeriggio, gli anni da 60 sono diventati 40.
Poi, in Aula, finalmente, si è dato retta a quello che il Gruppo consiliare del Partito Democratico ha sostenuto dall'inizio di questa discussione: che non è con questi strumenti che si risolve il problema del commercio su area pubblica, ma attraverso un inserimento all'articolo 4 di un emendamento, a firma anche del nostro Gruppo, votato ieri, che affronta al cuore le questioni.
Ma la stessa questione riguarda la moratoria sulla gran distribuzione.
Voglio ricordare l'annuncio forte che era stato espresso dalla Giunta regionale: "Si ferma la gran distribuzione". Oggi votiamo questo provvedimento avendo una consapevolezza: all'epoca di quell'annuncio c'erano 30 domande presenti in Piemonte per insediamenti di gran distribuzione; oggi ce ne sono due; 28, nel frattempo, hanno preso la strada dell'autorizzazione e il testo di quella moratoria, così com'era stato consegnato all'interno della discussione nella Commissione consiliare, è un testo diverso da quello che abbiamo approvato poc'anzi perché noi ci siamo posti, nella discussione di merito all'interno di questo provvedimento, anche nell'atteggiamento e nel comportamento di coloro che volevano non apparire come i paladini della gran distribuzione ma a dare certezza di regole e di comportamento.
E crediamo che l'emendamento che è stato testé votato sia non solo una certezza, ma corrisponda anche ad un'altra esigenza che avvertiamo sulle politiche territoriali del Piemonte, che è quello di evitare il consumo di nuove aree e quello invece di accompagnare un processo di riqualificazione urbana e di ridisegno urbano delle nostre città.
La chiudo qua, Presidente. Inviterei sinceramente la Giunta regionale e la maggioranza ad abbandonare l'atteggiamento degli annunci - perché in questo primo anno abbiamo visto su tutti i provvedimenti che agli annunci non hanno mai fatto seguito comportamenti reali e concreti, che gli annunci hanno subito un processo di confronto nel merito, che sono stati fortemente ridimensionati perché erano annunci sbagliati - e di dare più retta ad una politica che guarda a modificare le reali condizioni della vita economica del nostro Paese, prestando attenzione a chi oggi svolge attività economica, ad abbandonare un atteggiamento politico improntato sulla demagogia e ad affrontare un atteggiamento reale e concreto che guarda agli interessi della comunità piemontese.
Così potremo dare il nostro aiuto. Noi con questa legge abbiamo dato il nostro contributo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Giovine; ne ha facoltà.



GIOVINE Michele

Grazie, Presidente.
Cercherò di essere estremamente sintetico.
Il nostro voto sarà favorevole ad un provvedimento che era atteso da parecchio tempo in Piemonte e sul quale ringraziamo il notevole lavoro di coordinamento tra le varie proposte, che giungevano dai Gruppi del Consiglio regionale, che l'Assessore Casoni ha fatto.
Lo ringraziamento soprattutto per l'accoglimento dell'ultimo emendamento che è stato votato con parere favorevole, credo all'unanimità dell'Aula, che è quello sulla moratoria sulla gran distribuzione, ma in particolar modo siamo soddisfatti dell'attenzione che questo Consiglio regionale e questa maggioranza finalmente ha dato ad una categoria economica molto importante, che è quella dei mercatari ambulanti.
Infatti, bisogna ricordare a tutti noi che quando si parla di economia reale, in Piemonte non si parla solo di FIAT, anzi direi che in futuro sempre di più si parlerà di piccolo e medio commercio, di piccola e media impresa, di piccolo e medio artigiano.
Gli ambulanti sono una realtà economica molto importante. In passato pagavano una realtà che non vivevano, in quanto venivano additati come grandi evasori, come gente che si arricchiva facendo poco. Ebbene, invito chiunque a provare a fare l'ambulante per un po' di mesi per vedere cosa significa alzarsi alle 4 o alle 5 del mattino, cosa significa dovere combattere contro l'abusivismo più illegale che non trova mai la sanzione giusta, ma che invece per chi cerca di stare nelle regole trova sempre una gran durezza nell'applicazione delle regole, dover combattere contro le merci che arrivano dall'estero non si sa bene come e quando ma hanno sempre dei prezzi più competitivi rispetto a quelle italiane, di dover affrontare un mercato globale che certo non agevola il piccolo commerciante. Fra tutti quelli che pagano di più questo sistema di cose sono sicuramente gli ambulanti.
Quindi, ringrazio l'Assessore Casoni, questa maggioranza e l'intero Consiglio per l'apporto utile che è stato dato all'iter del provvedimento perché finalmente si vede questa categoria economica importante del Piemonte non più come una categoria da combattere in quanto considerati degli eversori e degli evasori, ma una categoria economica importante e fondamentale per la spina dorsale economica del nostro Piemonte.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Pedrale; ne ha facoltà.



PEDRALE Luca

Grazie, Presidente.
Mi è spiaciuto ieri pomeriggio non essere presente, perché so che ci sono stati dei momenti simpatici durante il dibattito, ma che non hanno impedito alla fine che si trovasse un percorso preciso ed efficace per una rapida approvazione di questo disegno di legge molto atteso dal comparto del commercio.
Cercherò di essere equilibrato e di non cambiare le tonalità del mio intervento, che volevo svolgere, anche se ho sentito l'ultimo intervento del Presidente di Gruppo Reschigna, che invece ho visto preso un po' troppo da tonalità polemiche.
un provvedimento dove sicuramente anche l'opposizione ha contribuito e ha dato il suo aiuto e noi lo riconosciamo. Non succede spesso questo quindi lo vogliamo sottolineare.
Nello stesso tempo però vogliamo ricordare che nella passata legislatura l'Amministrazione regionale precedente su questa materia aveva combinato molto poco. Con noi, piaccia o no, nel giro di un anno alcuni risultati sono stati portati a casa. Innanzitutto è stata data una certezza normativa al comparto del commercio, che viveva molto nell'incertezza.
stata confermata la politica della maggioranza di centrodestra di un controllo e di una riduzione della presenza della gran distribuzione con una moratoria di un anno per gli insediamenti sopra i 4.500 metri quadri.
Questa è comunque una risposta al piccolo e medio commercio che sia attendeva.
L'onere aggiuntivo per il fondo per rivitalizzare il piccolo commercio e per dare gli strumenti al commercio tradizionale di ammodernarsi e di prepararsi meglio, anche da un punto di vista tecnologico, alle richieste della clientela, soprattutto una clientela che, per fortuna, in Piemonte sta diventando anche una clientela non solo stanziale, ma anche di tipo turistico, c'è stato con l'aumento dell'onere aggiuntivo del 25% a carico della gran distribuzione.
Inoltre, in maniera significativa, ed era una partita molto complessa e delicata, si è fatta la scelta coraggiosa dal punto di vista politico di estrapolare il tema del commercio degli ambulanti dalla normativa Bolkestein.
Da questo punto di vista, come sugli altri temi che ho sottolineato in precedenza, possiamo affermare che la Regione Piemonte è un po' capofila, è sicuramente tra le Regioni all'avanguardia in una concezione diversa del commercio, non chiusa da pregiudizi, attenta al commercio tradizionale, al territorio, alla necessità il più possibile di tenere in vita le aperture commerciali nei paesi, dove negli ultimi decenni invece vi è stata una forte desertificazione commerciale; nel contempo però dando una certa flessibilità e riconoscimento alla presenza delle grandi distribuzioni.
E, non ultima, questa scelta che ho detto essere coraggiosa da un punto di vista politico, quella di enucleare la tematica del commercio degli ambulanti dalla normativa Bolkestein.
Pertanto, con soddisfazione possiamo affermare che uno dei punti qualificanti del programma elettorale della maggioranza di centrodestra è andato in porto in tempi relativamente brevi, ma non disconosciamo che un contributo significativo e serio è giunto anche da parte dell'opposizione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Anche noi come Gruppo Movimento 5 Stelle daremo voto favorevole nel complesso al disegno di legge, così com'è stato emendato in definitiva dal lavoro sia della Commissione sia dal lavoro del Consiglio. Un lavoro che ha visto partecipare tutte le opposizioni in maniera costruttiva.
Quindi, diamo atto anche di avere trovato dei punti di contatto con la Giunta e la maggioranza su tematiche che erano importanti e fondamentali non tanto o non solo perché le avevamo decise o perché erano nel programma elettorale di alcuni Gruppi, ma perché anche una classe di commercianti mercatali interessati dal disegno di legge, hanno avuto la forza di comunicare quest'urgenza e questa necessità.
Quindi, vorrei sicuramente ascrivere un po' paradossalmente e un po' provocatoriamente il merito ai mercatali, nel senso che sono riusciti a fare sentire la loro voce, a volte con azioni eclatanti - ricordiamo il tuffo "reale" nel Po con anche il tentativo da parte di alcuni mercatali di darsi fuoco, che è sventato dalle forze dell'ordine. Io e il collega Biol quella sera eravamo in zona e abbiamo assistito e quindi abbiamo cercato di mediare.
stata sicuramente un'azione importante da parte della componente interessata, che ha fatto sì che il disegno di legge procedesse più in fretta di quanto potesse sembrare, visti anche i tempi dell'Aula e le difficoltà di approvazione di altri disegni di legge. Noi siamo quindi contenti di quest'esclusione dalla direttiva Bolkestein, direttiva liberalizzatrice di cui è prevista l'applicazione in Europa per alcune categorie di servizi in favore del libero mercato.
In ogni caso fanno riflettere sia il dato politico globale sia quello locale: vengono cioè fatte delle leggi a livello europeo che fanno da cornice - perché devono essere recepite - alle normative dei vari Stati comunitari e che spesso sembrano andare - poi ognuno darà le sue valutazioni politiche - contro la logica e il comune sentire all'interno dei singoli Paesi. Attorno alla direttiva Bolkestein, infatti, sono emerse diverse contestazioni in seno all'Unione Europea, anche intorno al concetto stesso di "Europa". Ricordiamo che si sono svolti dei referendum nazionali sul consenso all'ingresso in Europa o, meglio, sulla ratifica del Trattato di Lisbona, che hanno visto alcune nazioni - come l'Olanda e la Francia esprimersi in senso contrario, senza che queste opinioni siano poi state tenute in considerazione. Ma il dato politico globale europeo è sicuramente importante e da tenere in considerazione.
dunque un fatto positivo che oggi la Regione Piemonte s'inserisca nelle prime fila tra le Regioni italiane che vanno ad analizzare in profondità quali sono le ripercussioni e le conseguenze di un'eccessiva liberalizzazione e di un'eccessiva apertura dei mercati europei, quando tutte le nazioni non sono ancora allo stesso livello, sia nei servizi sia per quanto riguarda il mercato in generale.
Il dato dunque è importante e accogliamo favorevolmente anche la moratoria per quanto riguarda i centri commerciali sopra i 4.500 metri quadrati. Noi avremo preferito anche qualcosina di più, ma ci rendiamo conto che poi diventa difficile mediare con le forze lobbistiche - quelle sì - di chi è portatore dell'interesse della gran distribuzione organizzata.
Anche in questo caso riconosciamo che devono essere le Associazioni dei piccoli commercianti al dettaglio a far sentire la loro voce perché la politica, ogni giorno sempre di più, è fatta di contrapposte forze che tirano da una parte verso l'interesse e il profitto di pochi e dall'altra verso l'interesse dei molti e del bene comune. A volte i politici si trovano un po' in mezzo, tirati per la giacchetta da una parte e dall'altra.
anche positivo - e mi avvio a chiudere - l'aumento degli oneri aggiuntivi di urbanizzazione, sempre per l'incentivo del piccolo commercio.
Noi avevamo proposto quei due o tre emendamenti - di cui uno anche recepito e proveremo a riproporre quest'impegno con un ordine del giorno.
Se l'argomento ha davvero riscosso un minimo interesse da parte delle forze di maggioranza o dall'Assessore, eventualmente si può valutare insieme, per quanto riguarda i negozi di prodotti sfusi, se con un'altra tempistica all'interno della Commissione possa essere possibile creare una normativa ad hoc proprio per incentivare questo tipo di negozi di vicinato.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire, per la Giunta regionale, l'Assessore Casoni ne ha facoltà.



CASONI William, Assessore al commercio e fiere

Grazie, Presidente.
Anch'io vorrei, prima che si passi alla votazione dell'articolato ringraziare tutti coloro che hanno lavorato a questo provvedimento: riconosco un lavoro condiviso dalla Commissione, dall'Aula e dai relatori che hanno attivamente collaborato a far sì che questa proposta potesse trasformarsi in una legge.
Devo però anche dire che questa è la prima legge che interviene sul commercio dopo molti anni. In precedenza, cioè, non erano stati approvati provvedimenti, anche se quelli contenuti in questo testo sono solo una piccola parte: stiamo già ulteriormente lavorando e colgo anche l'occasione per annunciare che a settembre presenterò un piano quinquennale della programmazione commerciale, che darà anche una prospettiva di certezza nel tempo e rispetto alle azioni che dovranno essere intraprese in futuro in questo settore. Già questo disegno di legge, però, raggiunge alcuni degli obiettivi che come Giunta regionale c'eravamo dati.
Un anno fa - è vero - noi abbiamo sollevato il problema in maniera pesante, ma questo ci ha aiutato a Roma a diventare - cosa che per esempio qui non si sa - la Regione trainante su questa materia: noi oggi per primi in Italia, approviamo una legge che estrapola il settore degli ambulanti dalla normativa Bolkestein e questo è un risultato che adesso - vedrete tutte le altre Regioni perseguiranno nei prossimi mesi; lo sappiamo perch gli iter sono già in atto.
Fa anche piacere che a livello nazionale ci considerino la Regione che su questo tema ha lavorato di più, si è fatta più sentire e ha difeso a spada tratta quella che era una giusta esigenza del settore degli ambulanti, quella di avere certezza sul futuro del proprio lavoro. Oggi cioè, in una situazione di instabilità, uno dei primi obiettivi che c'eravamo dati era di sottrarre i 16.500 ambulanti della nostra Regione con le famiglie parliamo probabilmente di 70-80.000 persone coinvolte - da una situazione di insicurezza economica. Questo è più di un aiuto al lavoro; è più di una norma che inserisce dieci, venti o cento lavoratori: noi qui stiamo dando certezza a 16.500 aziende che adesso potranno avere la certezza di aver garantita, nel futuro, la tranquillità economica.
Per raggiungere questo risultato, già nella prima stesura della legge lo ricordo perché è importante - noi avevamo previsto una duplice possibilità. Mi fa anche piacere leggere che la prima parte della lettera che la Conferenza Stato-Regioni ha scritto al Governo ricalca esattamente la prima parte del nostro articolo 4: è stato cioè operato un "copia e incolla" che è stato firmato da tutte le Regioni italiane. Anche questo quindi, denota quanto la nostra azione sia stata di traino in questa fase.
Avevamo detto che avremmo voluto tutelare di più i piccoli commercianti. Anche in questo caso, si trattava di provvedimenti che si sarebbero potuti prendere in qualunque momento. Abbiamo messo un onere aggiuntivo sulla grande distribuzione per finanziare la creazione di un Fondo regionale da destinare ai negozi di vicinato e ai piccoli esercizi.
Lo abbiamo anche rimarcato cogliendo due emendamenti presentati dal Movimento 5 stelle; così come ne abbiamo condivisi e accolti molti del Partito Democratico e come abbiamo lavorato bene con il Presidente della Commissione Vignale, i Consiglieri Carossa, Pedrale, Spagnuolo, Negro: veramente in tanti hanno lavorato attivamente, senza però uscire dai binari che avevamo indicato, cioè certezza agli ambulanti e meno grande distribuzione, alla quale viene chiesto di pagare un po' di più per supportare i negozi di vicinato.
Ecco, con la chiusura di questo disegno di legge e con la moratoria di un anno per i centri superiori ai 4.500 metri quadri, possiamo dire che per un anno non sarà più possibile presentare domande, se non quelle relative ad edifici inseriti nel contesto del recupero ambientale. Questo quindi è un grande segnale che vogliamo dare. Sentiamo parlare da tante parti di grandi superfici commerciali che si vorrebbero insediare su terreni agricoli: con questo provvedimento blocchiamo, di fatto, per un anno anche operazioni che si dovessero muovere su questa linea. Nel frattempo, come dicevo prima, metteremo mano alle normative generali del commercio ripianificando in tutta la regione le aperture e tutto il resto.
Concludendo, voglio dire che si tratta veramente di un provvedimento importante e, come si diceva, è anche un punto del nostro programma elettorale. Termino però in ogni caso ringraziando l'opposizione che - devo riconoscere - su questo provvedimento ha lavorato nell'interesse del Piemonte, dei 312.000 commercianti e dei 16.500 ambulanti della nostra regione, che, se moltiplicati per i componenti delle loro famiglie ammontano a circa un milione di persone, le quali potranno trarre piccoli o grandi benefici anche da questo disegno di legge, se non altro una certezza normativa nel loro lavoro e nella loro continuità. Grazie.



PRESIDENTE

Non essendoci richieste di chiarimento sull'intervento della Giunta regionale, riprendiamo con le dichiarazioni di voto.
La parola al Consigliere Negro.



NEGRO Giovanni

Grazie, Presidente.
A mio avviso, la data odierna del 21 luglio è importante: è stato ribadito poc'anzi dall'Assessore Casoni che è la prima volta, forse, in Italia, che si parla di commercio, dell'inserimento delle regole, di assegnare più certezza a quei commercianti e quegli ambulanti che, fino ad ieri, non avevano alcun tipo di garanzia.
Il merito è di tutti, si è lavorato bene in Commissione, maggioranza e minoranza, tutti i relatori, ritengo che tutti i Capigruppo abbiano collaborato egregiamente. Questo è il metodo con cui si deve proseguire.
Il disegno di legge n. 55 è importante e come Gruppo UdC dichiaro che siamo favorevolissimi all'approvazione, così come ieri eravamo favorevoli all'approvazione dell'articolo 4, per dare più garanzie e sicurezza a questi ambulanti.
Anche per quanto riguarda l'emendamento n. 34, presentato quale primo firmatario dal Consigliere Vignale, è giusto inserire dei paletti, per evitare la crescita continua di questi grandi supermercati della gran distribuzione, che abbiamo in surplus.
Sono d'accordo in relazione a certi criteri, così come si evince dalla presentazione dell'emendamento, di cui anch'io sono firmatario, e a sfruttare meno terreno, utilizzando gli edifici già esistenti di dimensione fino a 4.500 metri. È giusto non sprecare, ma mantenere il territorio e l'ambiente. Esprimo dissenso nei confronti delle piccole e medie imprese compresi gli ambulanti.
Noi dichiariamo il voto favorevole, non vado oltre e ringrazio tutti coloro che hanno lavorato insieme, maggioranza e minoranza, per registrare prima delle vacanze, un esito che permette un respiro in più a tutti i nostri commercianti.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Artesio.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
Anch'io ho chiesto la parola per esprimere la dichiarazione di voto favorevole a questo disegno di legge.
A cornice, vorrei svolgere alcune considerazioni parzialmente fuori dal coro dell'unanimità che, fino a questo momento, è stato cantato dagli interventi dei Gruppi consiliari, che, legittimamente, hanno ricordato la soddisfazione per aver raggiunto alcuni risultati concreti di chiarezza e di comunicazione esterna, anche per avervi contribuito.
Inizio proprio dall'ultima dichiarazione dell'Assessore Casoni, che ha annunciato che la Regione intende svolgere appieno il proprio ruolo di indirizzo e di programmazione attraverso la presentazione di un piano quinquennale particolarmente dedicato allo sviluppo dell'economia nell'ambito della distribuzione, quindi nell'ambito del commercio.
Se fosse stata la sottoscritta a dichiarare, con un annuncio l'edizione di un piano quinquennale, in quest'aula sarebbero riecheggiate alcune battute sul desiderio di eccesso di programmazione, che caratterizza la mia formazione politica e culturale. Sarà per quest'eccesso che accolgo con soddisfazione quest'annuncio, invece, perché mi sembra che con questo pur lodevole disegno di legge, in realtà, non abbiamo definito una strategia. Abbiamo realizzato due obiettivi, che condivido - quindi, voter a favore di questo disegno di legge - ma che non ritengo certo adeguati e sufficienti per lo svolgimento del ruolo di indirizzo in ambito economico che, invece, compete alla Regione.
Quale primo obiettivo, abbiamo cercato di definire la questione relativa alla distribuzione, nell'ambito del mercato, delle diverse modalità di distribuzione commerciale, tendendo a realizzare compiutamente un equilibrio tra la gran distribuzione e la media e piccola distribuzione ma anche un equilibrio dal punto di vista del disegno del tessuto urbanistico delle nostre città.
Più che ragionare sugli equilibri, abbiamo cercato di inserire dei contenimenti e, soprattutto, abbiamo cercato di contenere quanto, ormai, è sotto i nostri occhi, che appartiene ad una deriva delle condizioni della finanza locale e delle strategie di programmazione urbanistica, di cui ovviamente, non è stato fatto cenno in questo disegno di legge.
Solo per dire qual è l'ampiezza dei problemi sotto i nostri occhi ampiezza che qui non abbiamo certamente affrontato - voglio accennare una questione: sempre di più, attraverso politiche urbanistiche votate alla deregolamentazione dei sistemi di programmazione urbanistica, si stanno avviando profonde trasformazioni, soprattutto di porzioni del tessuto urbano nelle aree metropolitane, secondo le quali due principi vengono strutturalmente sacrificati. Il primo principio è quello del consumo del suolo; il secondo principio è quello della possibilità per gli enti pubblici di adire, con le proprie risorse, attraverso i bilanci delle amministrazioni comunali, investimenti che consentano un adeguato rispetto degli standard tra le residenze e i servizi.
sotto i nostri occhi, non distante dal cuore di questa città, quanto sta avvenendo dal punto di vista delle varianti in deroga del Piano Regolatore Generale della Città di Torino e non ho alcun imbarazzo a farvi riferimento, perché posso vantare una coerenza e una continuità politica su questi aspetti, essendo anche il Gruppo comunale che mi corrisponde oppostosi, nel tempo, a questo tipo di varianti urbanistiche. Sempre di più, in nome della necessità di trovare dei cofinanziatori agli interventi di riqualificazione urbana, si pongono le possibilità per trasformare porzioni rilevanti del territorio, che altrimenti si sarebbero potute devolvere, in logica di servizi pubblici, in luoghi di atterraggio della distribuzione, soprattutto della gran distribuzione, in cambio della possibilità di compensazioni in interventi di riqualificazione.
Quindi, il primo tema riguarda le modalità di armonizzazione del piano quinquennale dell'Assessore Casoni con le politiche urbanistiche di questa Giunta, che, recentemente, nell'adozione di un disegno di legge di urbanistica presentato alla Giunta che sarà sottoposto al Consiglio, hanno avuto un ulteriore tassello. Non voglio, però, eludere questa questione perché se, oggi, sottolineiamo soddisfazione, poi dovremo essere coerenti nel futuro.
Accanto al tema dell'equilibrio tra grande e piccola distribuzione, la seconda questione riguarda la sicurezza e la continuità del lavoro, in modo particolare nell'ambito delle aree mercatali e dei posteggi nelle aree mercatali, che con questo disegno di legge abbiamo ritenuto - giustamente di confermare e che intenderemo ulteriormente rafforzare con un atto di indirizzo di questo Consiglio regionale nei confronti degli enti deputati e, in modo particolare, dell'applicazione della direttiva Bolkestein. Ora con una certa sorpresa, persino con un velo di ironia, ho visto in questo Consiglio regionale susseguirsi...
Presidente, le chiedo quanto tempo avevo a disposizione.



PRESIDENTE

Cinque minuti, ma può concludere.



ARTESIO Eleonora

Chiedo scusa, ho sbagliato.



PRESIDENTE

stata sufficientemente disturbata, può parlare almeno ancora per un minuto.



ARTESIO Eleonora

Grazie.
Ho visto susseguirsi dichiarazioni di Gruppi consiliari - per non dire "rincorse" - per fare in modo che ciascuno potesse indossare la maglietta dell'essere stato il più contrario alle direttive Bolkestein o di essere oggi, il più contrario alle direttive Bolkestein.
Dico che assisto con una certa ironia, perché voglio ricordare - chi vuole va a leggersi i verbali del voto nel Parlamento europeo - che, se è vero che i Parlamentari della Lega hanno votato contro - allora erano scarsamente rappresentati - l'unica forza politica che ha votato compattamente contro, con un numero di un certo rilievo, è stata la mia.
Ma, da allora, il dileggio nei confronti di coloro che negli anni si sono mantenuti coerenti ad una certa politica - contro la politica delle liberalizzazioni, la politica della semplice capacità della concorrenza come sistema di regolazione della vita tra le persone - è stato ampio e devo dire, purtroppo, trasversale.
Mi fa piacere che, almeno per quanto riguarda le aree del commercio, in particolare quelle del commercio mercatale, quella che era una politica minoritaria oggi abbia conquistato la maggioranza di questo Consiglio e anche il partito maggiore dell'opposizione.
Ne ricavo una soddisfazione per gli esiti concreti e spero di poter trovare convergenza sull'aspetto culturale più complessivo. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Cerutti; ne ha facoltà.



CERUTTI Monica

Grazie, Presidente.
Anch'io, in questo momento, non rappresento una voce fuori dal coro per cui mi unisco alle considerazioni positive rivolte a questo disegno di legge. Magari otterrei più attenzione facendo considerazioni diverse, ma credo di poter riprendere tranquillamente le valutazioni che faceva poco fa l'Assessore. Le motivazioni che portano anche il mio Gruppo ad esprimere un voto positivo sono quelle testé illustrate. Vorrei soltanto ricordare che proprio all'inizio del mandato questa Giunta aveva fatto alcune dichiarazioni condivisibili sui centri commerciali. Bisogna rilevare che dopo un anno, riusciamo a portarle a compimento. Effettivamente, sulla questione dei centri commerciali saranno necessarie ulteriori riflessioni proprio perché le questioni che insistono sul proliferare di questi centri sono di diverso genere: prima la collega accennava al tema del consumo del suolo. La stessa idea di sviluppo urbanistico dei centri urbani (e di quello che sta in essi) rappresenta un elemento di riflessione, che potrebbe essere sviluppato anche in altre Commissioni, proprio perché si ragiona su uno sviluppo del territorio che non consideri il centro commerciale come unico "centro di aggregazione".
Dunque, il sostegno al commercio al dettaglio (o del piccolo commercio) è opportuno dal punto di vista occupazionale ed economico, ma anche come elemento di presidio sul territorio, proprio nell'ambito di quelle politiche indirizzate a quella che un tempo veniva definita "sicurezza" tema non più tanto in auge (la loro presenza sul territorio, infatti scoraggia la nascita di luoghi che generano una sensazione di insicurezza).
Farei anch'io un breve cenno alla questione Bolkestein, perché siamo soddisfatti che si proceda nella direzione anticipata, quella di escludere gli ambulanti da quanto previsto dalla direttiva.
Anche noi - in questo senso mi ha preceduta la collega Artesio rivendichiamo una certa coerenza. Peraltro, ho già potuto riscontrare una certa coerenza fra l'attività svolta in Consiglio comunale e un ordine del giorno approvato il 14 febbraio 2005 sempre in Consiglio comunale, che chiedeva di non approvare la direttiva Bolkestein, di cui ero prima firmataria (avrebbe potuto avere una maggioranza, anche se non così condivisa, anche nell'ambito di tutto il centrosinistra). Probabilmente eravamo già precursori di questi temi (magari lo siamo anche su altri) e in questo senso proviamo una certa soddisfazione nel vedere che anche le forze politiche che allora sembravano voler andare verso un liberismo spinto adesso invece, almeno sul tema degli ambulanti, si trovano ad ammettere che, forse, era meglio andare in altra direzione.
In questo senso, non possiamo che accogliere positivamente la proposta elaborata dall'Assessore e dal Consiglio regionale, perché va nella direzione che condividiamo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Carossa; ne ha facoltà.



CAROSSA Mario

Grazie, Presidente.
Complimenti, Assessore Casoni, perché da qualunque parte la si giri quando un disegno di legge su una materia così importante è votato da tutta l'Aula, significa che la sua capacità di proposta, di mediazione e di accoglimento di interventi e di suggerimenti da parte dell'opposizione com'è giusto e doveroso che sia, è stata grande. Mi complimento, perché al di là di qualsiasi piccola o gran polemica, alla fine questi sono i fatti.
Grazie a noi - a lei, soprattutto - il Piemonte è capofila in Italia in questa materia. È un dato certamente importante.
Mi ritengo assolutamente soddisfatto e come Gruppo, naturalmente voteremo a favore di questo disegno di legge, anche perché per noi della Lega rappresenta il compimento di un cammino iniziato già a livello europeo. Non dimentichiamo l'emendamento a firma di Matteo Salvini, grazie al quale l'Unione Europea non potrà dirci di no e impugnare questa legge che oggi andremo a votare favorevolmente. Dunque, questo è un passaggio molto importante.
Volevo solamente ricordare - concedetemelo - che l'Europa, ancora una volta, con la direttiva Bolkestein si è dimostrata - almeno i suoi burocrati - assolutamente lontana dalla realtà dei singoli territori. Lei prima, citava giustamente il numero di ambulanti in Piemonte: 16.500.
Quando questi "personaggi europei" parlano dei loro Paesi, dove nemmeno in alcuni Stati del nord Europa ci sono tanti ambulanti come in Piemonte si comprende il motivo per cui non si rendano conto degli impatti che possono avere in altri Stati certi provvedimenti, appunto come la direttiva Bolkestein, su alcuni settori del commercio e dell'attività economica.
una gran carenza dell'Europa quella di "dimenticare" di cercare una certa omogeneizzazione e comprensione di tutte le problematiche dei vari componenti della Comunità Europea.
Tornando a noi, oltre a rivolgere i complimenti a lei, ringrazio - non ho timore di farlo - tutto il Consiglio regionale, perché al di là di alcune discussioni, che in alcuni momenti sono state più accese, in altri più pacate, c'è stato un ottimo lavoro in sede di Commissione, che si è concretizzato in Aula.
Ringrazio veramente tutto il Consiglio regionale.
Mi permetto solamente di ribadire, come penultimo passaggio l'importanza di essere riusciti a stralciare dalla Bolkestein il settore dei mercati. Non dimentichiamo quanta importanza riveste questo settore nella società piemontese, nella società dei grossi centri. Nella città di Torino, per esempio, ma non solo, i mercati hanno sempre rappresentato una "valvola di sfogo", quel paracadute verso le problematiche economiche: quanti operai, usciti dalle fabbriche non per propria volontà, sono riusciti a reggere l'urto di questa crisi economica entrando in questo settore! Persone che - lo sappiamo tutti, è già stato ricordato anche dai banchi dell'opposizione e dal Capogruppo Pedrale - faticano molto soprattutto in questo periodo, con un magro guadagno.
Una risorsa, quella dei mercati, non solo per gli operatori, ma anche per tutta una parte della popolazione. Ricordiamo quante persone al mercato e solamente al mercato - riescono a farsi le "borsate" di verdura, tanto per dirla chiara! Aspetto che in questo momento è particolarmente importante.
Ultimissima considerazione: mi permetto di ricordare - lo dico con una piccolissima punta polemica, ma concedetemela - che la nostra sarà anche una maggioranza e una Giunta che fa gli annunci; però la differenza verso altre Regioni è che facciamo gli annunci, ci mettiamo un po' di più o un po' di meno, e poi portiamo a casa per i piemontesi - non certo per noi - i risultati.
Voglio ricordare che dopo alcune problematiche a livello cittadino, il Presidente Cota ha incontrato il 1° luglio di quest'anno, non dell'anno scorso, in piazza Castello, in Giunta, una delegazione degli ambulanti che protestavano in città. Oggi siamo al 21 luglio, sempre di quest'anno, e andiamo ad approvare questo disegno di legge.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Dell'Utri; ne ha facoltà.



DELL'UTRI Michele

Grazie, Presidente.
Se in generale la coerenza fra parole e fatti è rara nella vita normale, lo è ancora di più in politica. In questo caso testimonianza di apprezzamento nei confronti del lavoro dell'Assessore.
In secondo luogo, in relazione alla Bolkestein, oltre all'aspetto positivo per i mercatari veri e propri, in realtà l'Assessore ha tutelato anche la salute dei politici che nelle campagne elettorale si sono impegnati nei mercati, nel momento che erano degli elementi di difficoltà quasi fisica nel permanere. Dal momento che le campagne elettorali sono una all'anno, ringrazio anche per questo il lavoro dell'Assessore.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa le dichiarazioni di voto.
Prima di procedere alla votazione finale, dobbiamo trattare i due atti d'indirizzo collegati.
Il primo è l'ordine del giorno n. 464 presentato dai Consiglieri Bono e Biolé, inerente a "Sostegno ai negozi o punti rivenditori di prodotti alimentari o di atro tipo, sfusi o con imballaggi primari".
Il secondo è l'ordine del giorno n. 460 presentato dai Consiglieri Ronzani Reschigna, Muliere, Manica, Lepri, Taricco, Motta Angela e Spagnuolo inerente a "Il commercio ambulante non deve essere sottoposto alla direttiva Bolkestein".
Li illustriamo separatamente e poi, se ci fosse un breve dibattito, lo faremo in modo unificato.
La parola al Consigliere Bono per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 464.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Brevemente, perché magari nella mole di lavoro dell'Aula non è stato letto da tutti i Consiglieri.
L'emendamento presentato in Aula è stato trasformato in un ordine del giorno. è una richiesta al Consiglio regionale di impegnare la Giunta a proporre, alla Commissione competente, provvedimenti atti ad introdurre forme di incentivo e/o sostegno a questi negozi, che mettono in vendita prodotti alimentari o di altro tipo (tipo detersivi), sfusi, qualora possibile, o comunque con la minor quota possibile di imballaggi, ovvero con imballaggi riutilizzabili. L'esempio classico è il vino: può essere acquistato nella bottiglia con il tappo di sughero, oppure sfuso direttamente, potendo riutilizzare la bottiglia.
Sono negozi che si stanno diffondendo: a Torino ce ne sono almeno tre e so che si stanno diffondendo in tutte le province. Molto spesso hanno difficoltà ad iniziare, come tutte le attività imprenditoriali, ma una volta iniziato, c'è proprio un decollo, si crea una clientela molto forte fidelizzata. È uno stile di vita diverso, nel senso che ci s'impegna ad avere, anche con i propri acquisti, un impatto politico, economico ed ambientale. Molte volte in questi negozi si trovano prodotti a chilometro zero, perché con meno imballaggi è quasi una scelta obbligata. Provengono al massimo da 100 chilometri, essendo non imballati e quindi freschi, ma molto spesso sono anche biologici, cioè con produzione ancora più attenta alla sostenibilità.
Non mi dilungo oltre perché non avrebbe senso.
L'ordine del giorno, quindi, chiede al Consiglio di provare a valutare quest'impegno, questa volontà di impegnare la Giunta o, comunque, di analizzare nella Commissione competente eventuali provvedimenti che possano andare ad incidere in questo senso, magari all'interno di quel fondo che abbiamo istituito oggi nella legge regionale, con oneri di urbanizzazione aggiuntivi, proprio per stimolare, all'interno della categoria dei negozi di vicinato, negozi di questo tipo, di cui sicuramente in Regione Piemonte c'è una forte richiesta.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ronzani per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 460.



RONZANI Wilmer

Grazie, Presidente.
Il nostro ordine del giorno, lo dico a tutti i colleghi che hanno votato questo provvedimento, è coerente con il voto che abbiamo espresso sull'articolo 4 del testo.
I colleghi sanno che l'articolo 4 è quello che norma, nel modo in cui sappiamo, la partita degli ambulanti. Sul punto, però, dobbiamo sapere che c'è una responsabilità del Governo nazionale. Siamo in presenza di un pronunciamento del Parlamento europeo, di una risoluzione del Parlamento europeo, che invita la Commissione ad espungere dalla Bolkestein l'ambulantato. Siamo in presenza di un pronunciamento unitario delle Regioni, cui ha fatto riferimento l'Assessore Casoni e che abbiamo recepito nell'articolo 4, che, recependo la direttiva Bolkestein, invita il Governo a modificare il decreto legislativo 59.
Noi dobbiamo fare questo. Questo è il senso dell'ordine del giorno perché sarebbe paradossale - ed è già paradossale, lasciatemelo dire - che nonostante il Presidente del Consiglio a Torino avesse dichiarato un anno e mezzo fa che lui avrebbe modificato quel decreto, è passato un anno e il Parlamento ha votato due leggi comunitarie e una manovra, in cui affronta il tema del commercio: parla degli orari nelle città turistiche, ma si dimentica, guarda caso, di inserire questa norma.
Il problema quindi rimane aperto. Esiste, è tutto là! Noi diamo forza ad un ragionamento, ma occorre che il Governo abbia contezza di questo e compia un atto che avrebbe dovuto compiere tempo fa: modificare.
Questo è il senso dell'ordine del giorno.
Colleghi, è vero: su questo provvedimento abbiamo assunto, come ricordava il Consigliere Reschigna, un atteggiamento di responsabilità come sempre.
Consigliere Pedrale, noi siamo un partito di governo momentaneamente all'opposizione. Non lo dimentichi mai! Siamo un partito di governo momentaneamente all'opposizione (spero momentaneamente).
evidente, quindi, che l'unica bussola che usiamo per affrontare le questioni oggetto delle nostre discussione e i provvedimenti in Consiglio regionale, sono la congruità di quei provvedimenti rispetto ai problemi di questa Regione.
Noi, non da oggi, rivendichiamo il fatto di essere un partito che ha una linea politica sui temi del commercio.
Questo provvedimento è importante per tante ragioni e contiene sostanzialmente, due novità. Ricordo ai colleghi, però, che non è una novità quella sugli oneri aggiuntivi. C'era già. Chi, intervenendo, ha fatto riferimento a questa novità, non conosce bene il provvedimento perché la questione degli oneri aggiuntivi esiste nella legislazione regionale. È vero, collega Muliere? Noi siamo tra gli artefici - e lo dico immeritatamente - di quella norma. Con questo provvedimento, però, facciamo un'altra cosa: non introduciamo il principio degli oneri aggiuntivi, ma stabiliamo esattamente come ripartire questo gettito, perché diversamente da prima, quando il gettito andava ai Comuni, con questo provvedimento lo ripartiamo, in parte in capo ai Comuni - 75% - e in parte finanziamo il fondo regionale sul commercio, che abbiamo istituito con questa legge.
Questa, quindi, non è una novità. Scusate, ma non è una novità.
Consigliere Pedrale, non è una novità.
Le novità, invece, sono due.
La prima è la normativa sull'ambulantato, che riteniamo la più corretta, perché va alla radice del problema. Sono spariti i 90 anni, i 60 e i 45 che non avrebbero rafforzato ma indebolito le imprese dell'ambulantato ed esposto il settore a una serie di impugnazioni, essendo la norma illegittima, e abbiamo invece immaginato una soluzione condivisa e costruita in sede di Conferenza delle Regioni - è vero, Assessore Casoni che "tira fuori" l'ambulantato da lì.
Esattamente come vorremmo che facesse il Governo in sede nazionale espungendo quella roba dal decreto legislativo n. 59. Questo è il punto e questa soluzione, secondo noi, è quella più corretta, perché va alla radice del problema.
La seconda novità è quella sulla moratoria. Provo una gran simpatia per il collega Pedrale, però ogni tanto mi sembra il dottor Jekyll e Mister Hyde. Sapete perché? Il collega Pedrale, che ieri non era presente per impegni, si è attribuito il merito politico, come maggioranza, riguardante l'emendamento che introduce la moratoria.



(Commenti in aula)



RONZANI Wilmer

No, no. Questa è - consentimi - una battuta polemica.
Il Consigliere Pedrale, che oggi dice che quest'emendamento è quello che noi abbiamo voluto e sostenuto, si dimentica probabilmente che proprio lui, cioè il collega Pedrale, Capogruppo del PdL, era presentatore di un emendamento in Commissione (che poi è stato ritirato, forse, perché la maggioranza ti ha sconsigliato di portarlo in votazione) che prevedeva che il blocco riguardasse gli insediamenti con superficie superiore a 6.000 metri quadri. Qui parliamo di 4.500! È un'altra cosa! Lo dico perché naturalmente considero la norma sulla moratoria un norma importante. Rispetto ai ragionamenti fatti da voi, noi aggiungiamo che questa misura si giustifica per tante ragioni, ma in particolare per una ragione, e cioè per la ragione che bisogna mettere mano a una riforma della programmazione del commercio. È questo punto che giustifica una moratoria che abbiamo individuato in 12 mesi! Assessore Casoni, mi consenta di fare una critica: lei aveva annunciato di voler presentare questi provvedimenti... Perché si arrabbia sempre? Oggi neanch'io sono polemico!



(Commenti in aula)



RONZANI Wilmer

Oggi sono meno polemico del solito!



PRESIDENTE

Collega Ronzani, le do atto che è meno polemico del solito, per concluda.



RONZANI Wilmer

L'Assessore Casoni dice che presenterà il provvedimento, perché la prima moratoria pensata dalla Giunta era già finalizzata a quest'obiettivo.
Assessore Casoni, presenti quanto prima il progetto di riforma. Noi ripeto - essendo un partito di governo momentaneamente all'opposizione siamo pronti a discutere. Le annuncio che abbiamo già delle idee che siamo interessati a confrontare con le vostre.
Sull'ordine del giorno, trattando argomenti che in larga misura abbiamo recepito nell'articolo 4, confido sul fatto che l'Aula esprima un voto unitario.



PRESIDENTE

Abbiamo fatto già un ampio dibattito su questo provvedimento. Presumo non sia necessario il dibattito. Vi ringrazio.
Pertanto, ricordo che, non essendoci dichiarazione di voto sugli ordini del giorno, dobbiamo procedere prima del voto finale a votare gli ordini del giorno, sui quali chiedo alla Giunta di esprimere un parere.
Il primo ordine del giorno è quello presentato dai Consiglieri Biolé e Bono, l'altro dal Consigliere Ronzani.
La parola all'Assessore Casoni.



CASONI William, Assessore al commercio e fiere

Grazie, Presidente.
Sull'ordine del giorno dei Consiglieri Biolé e Bono, come ho già detto loro, vorrei dire che stiamo lavorando a un provvedimento congiunto con l'Assessorato all'ambiente, che non riguarda solo questa particolarità perché secondo me la soluzione non è solo la vendita di prodotti sfusi.
Stiamo trattando, proprio per gli imballaggi in generale nei supermercati, materiali biodegradabili e tutta una serie di composizioni.
Posso dare alcune anticipazioni sul nuovo Piano su cinque linee, una delle quali si chiama "Green economy", cioè economia commerciale "verde".
Il nuovo Piano conterrà una serie di azioni mirate ad eliminare imballaggi e utilizzare materiali riciclabili e biodegradabili, per il commercio di tutti i prodotti.
Per queste ragioni chiederei di ritirarlo in attesa di quest'iniziativa, perché è troppo limitante e troppo specifico per metterlo in votazione. Non posso dire che daremo un aiuto solo ai negozi che fanno queste cose, perché è una piccola goccia in un mare che assieme dobbiamo navigare. Questo è un provvedimento più ampio, quindi chiederei ai Consiglieri interessati di ritirarlo. Se lo vogliono mantenere, darei un voto di astensione. Cioè lascio la libertà all'Aula, perché non sono contrario, ma nello stesso tempo è un piccolo problema che, assieme a tanti altri piccoli problemi, formano un mare molto grande. Per quanto riguarda l'ordine del giorno del Consigliere Ronzani, il parere della Giunta è favorevole, anche perché l'impegno contenuto nel dispositivo l'abbiamo già affrontato. Abbiamo già coinvolto le altre Regioni e ieri l'architetto Vernoni si è recata a Roma affinché il Governo recepisca la parte finale di quest'azione. Tuttavia, poiché ne condivido lo spirito (è un'azione che abbiamo già fatto), esprimo parere favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giovine.



GIOVINE Michele

Grazie, Presidente.
Intervengo per chiarimenti e per dichiarare, con l'accordo dei primi firmatari, che sottoscrivo anch'io i presenti ordini del giorno. Mi fa molto piacere che l'Assessore l'abbia ripreso nel suo intervento, al di là di quello che c'è scritto nel dispositivo di impegno per la Giunta...
Le premesse sono sacrosante, infatti...



PRESIDENTE

Chiedo scusa. Non riesco a capire cosa stia dicendo il collega Giovine.
Chiedo un po' di collaborazione. Collega Leo, per favore.
Prego, continui.



GIOVINE Michele

Il collega Leo dà sempre un contributo sempre molto positivo anche solo con la presenza.
Mi sembra molto importante, soprattutto in una fase storica attualissima in cui si parla delle problematiche dei rifiuti e richiamo perché mi pare sia di queste ore, il caso di Napoli, un ordine del giorno che dà un significativo contributo proprio per la riduzione dei rifiuti (penso al secondo punto dell'ordine del giorno che viene presentato). Ecco perché credo che debba essere accolto favorevolmente.
Quindi, per questo motivo lo sottoscrivo e lo voto con gran favore.
Ringrazio i colleghi del Movimento 5 Stelle per averlo presentato all'attenzione dell'Aula.



PRESIDENTE

Collega Bono, mantiene o ritira l'ordine del giorno n. 464?



BONO Davide

Lo manteniamo.



PRESIDENTE

Lo mantiene.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 464, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale visto che: sempre più si stanno diffondendo sul suolo piemontese negozi e punti vendita di prodotti alimentari o di altro tipo sfusi o con imballaggi primari, qualora inevitabili, riutilizzabili la vendita di tali prodotti ha una triplice importanza: eliminano una spesa superflua per il consumatore; riducono l'afflusso di rifiuti agli impianti di smaltimento con minor oneri per la collettività; riducono i costi secondari ambientali di gestione degli impianti di smaltimento dei rifiuti e i relativi costi sanitari molte volte questi negozi rivendono prodotti locali e freschi proprio in virtù dell'assenza di imballaggi che impone il rifornimento con prodotti molte volte questi negozi rivendono prodotti biologici, proprio perch fautori di stili di vita più sostenibili è auspicabile aiutare economicamente e politicamente questi negozi perch rappresentano non solo una possibilità di cambiamento di stili di vita meno impattanti sull'ecosistema e quindi, in ultima analisi, sulla speranza di vita dei cittadini e la loro salute (come stato di benessere psicofisico) ma una necessità in un momento di crisi economica strutturale, determinata non tanto o non solo da una crisi finanziaria ma anche e soprattutto da una crisi di scarsità di risorse, per cui ogni spreco delle stesse è deprecabile impegna la Giunta regionale a proporre alla Commissione competente provvedimenti atti a introdurre forme di incentivo e sostegno ai negozi o punti rivenditori di prodotti alimentari o di altri tipo, sfusi o con imballaggi primari riutilizzabili." Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione sull'ordine del giorno n. 460, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che Il Parlamento Europeo, prendendo atto della preoccupazione espressa dalle rappresentanze dei venditori ambulanti su aree pubbliche rispetto all'applicazione a tale attività della direttiva 2006/123/CE (c.d.
"Direttiva Bolkestein"), ha invitato in data 5 luglio 2010 gli stati membri ad escludere il commercio ambulante dall'applicazione di tale direttiva Lo Stato italiano ha recepito la citata direttiva comunitaria con il D.Lgs 26 marzo 2010 n. 59, "Attuazione della direttiva 2006/123/CE relativa ai servizi nel mercato interno" non prevedendo l'esclusione del commercio ambulante dall'applicazione della direttiva La Conferenza Unificata Stato regioni in data 7 luglio 2011 si è espressa anch'essa invitando il Governo a modificare il D.Lgs 59/2010, nel senso di escludere il commercio ambulante dall'applicazione dell'articolo 16 considerato che il Presidente del Consiglio, incontrando le rappresentanze del commercio ambulante della provincia di Torino in data 23 marzo 2010, si era espresso a favore di una esclusione del commercio ambulante dall'applicazione della direttiva 2006/123/CE constatato che la manovra finanziaria (legge 15 luglio 2011, n. 111, "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, recante disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria"), malgrado scelga di intervenire in modo significativo sul tema del commercio e malgrado quanto sopra richiamato, ignora il tema in oggetto impegna la Giunta regionale ad agire presso il Governo per emanare al più presto una modificazione del D.Lgs 59/2010, escludendo il commercio ambulante dalla direttiva 2006/123/CE.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione nominale sull'intero testo di legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 46 Consiglieri votanti 45 Consiglieri hanno votato SÌ 45 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio approva.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame proposta di deliberazione n. 100, inerente a "Legge 24/12/1993, n. 560 - Integrazione del piano di vendita degli alloggi di edilizia residenziale pubblica siti nella provincia di Torino"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare la proposta di deliberazione n. 100, di cui al punto 2) all'o.d.g.
Tale proposta di deliberazione è stata licenziata all'unanimità dalla II Commissione il giorno 16 febbraio 2011.
Emendamento rubricato n. 1) presentato dall'Assessore Cavallera: Il settimo capoverso è sostituito dal seguente: ''considerato che è entrata in vigore la legge regionale 11 luglio 2011, n.
10 (Disposizioni collegate alla legge finanziaria per l'anno 2011), il cui articolo 19, di modifica dell'articolo 54 della l.r. 3/2010, prevede che fino all'entrata in vigore del regolamento attuativo dell'alienazione degli alloggi ai sensi della l.r. 3/2010, la Regione, a seguito di conferma degli enti proprietari, approvi integrazioni ai piani di vendita già adottati ai sensi 1. 560/1993 esclusivamente in relazione a proposte presentate prima dell'entrata in vigore della l.r. 3/2010;" La parola all'Assessore Cavallera per l'illustrazione.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'edilizia residenziale

Si tratta di un emendamento di natura tecnica.
Dobbiamo cambiare le premesse perché il disegno di legge collegato alla finanziaria cui si faceva riferimento, adesso è diventato legge e quindi non bisogna più citare il numero 101, bensì il numero 10, cioè legge 11 luglio 2011.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Cavallera.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 1).
Il Consiglio approva.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, indìco la votazione palese sulla proposta di deliberazione n. 100, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Esame proposta di deliberazione n. 136, inerente a "Legge regionale 5 dicembre 1977 n. 56 e s.m.i. e legge regionale novembre 1978 n. 69 e s.m.i. - Piano delle Attività Estrattive della Provincia di Novara (PAEP) costituente variante al Piano territoriale provinciale"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare la proposta di deliberazione n. 136, di cui al punto 3) all'o.d.g.
Tale proposta di deliberazione è stata licenziata a maggioranza dalla II Commissione il giorno 1 giugno 2011.
La parola all'Assessore Cavallera per l'illustrazione.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'urbanistica e programmazione territoriale

Grazie, Presidente.
Si tratta del primo provvedimento settoriale riguardante le attività estrattive che costituisce variante del Piano Territoriale Provinciale di Novara.
stato l'occasione per sperimentare sia la Valutazione ambientale strategica - la VAS - sia anche un rapporto stretto di co-pianificazione tra la Regione e la Provincia. Naturalmente il provvedimento è stato esaminato dalla CTU - la Commissione Tecnica Urbanistica regionale integrata, nel caso particolare, dalla Commissione per i Beni ambientali della Regione. Ciò ha permesso di raccogliere osservazioni e discutere di una serie di emendamenti e di modifiche proposte in quella sede che accolte dalla Provincia sono entrati nel parere della CTU e conseguentemente, di diritto, nel documento che noi stiamo approvando.
Si individuano dunque qui le attività estrattive in poli di riferimento. Naturalmente si salvaguardano le aree di maggior pregio dal punto di vista ambientale: i SIC, le ZPS e le fasce A e B per quei corsi d'acqua che prevedono la definizione di queste fasce. Ora, è chiaro che qui si parla di attività estrattive finalizzate al circuito delle costruzioni e che altra cosa è la manutenzione dei fiumi su cui ovviamente s'interviene per ragioni idrauliche.
Direi comunque che si tratta tutto sommato di un provvedimento che ha permesso di mettere in risalto, per una serie di ragioni, la necessità di modificare la normativa (l.r. 56/1977); inoltre, ha costituito anche una sperimentazione di funzionamento sia della normativa stessa che è da aggiornare sia un modello di impostazione dei rapporti bilaterali tra la Regione e le Province nel momento in cui si procede ad una pianificazione o generale o settoriale, al fine di evitare di instaurare un rapporto burocratico del tipo "io faccio il Piano e te lo mando; tu fai le osservazioni e me lo rendi", perché allora a questo punto le cose vanno all'infinito.
Ovviamente l'iter di questo provvedimento è iniziato precedentemente: sono provvedimenti che riguardano il 2009, il 2010 e che concludono tutto il percorso nel 2011.



PRESIDENTE

Non vi sono richieste di intervento in sede di dibattito generale n per dichiarazioni di voto.
Do atto che il numero legale è sempre 27.
Indìco la votazione palese sulla proposta di deliberazione n. 136, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Esame proposta di deliberazione n. 137, inerente a "Legge regionale 5 dicembre 1977 n. 56 e s.m.i.. Variante n. 2 al piano territoriale di coordinamento provinciale della Provincia di Torino - 'PTC2'"


PRESIDENTE

Adesso dobbiamo trattare la proposta di deliberazione n. 137, di cui al punto 4) all'o.d.g., licenziata a maggioranza dalla II Commissione il 15 giugno 2011.
La proposta di deliberazione è data per illustrata e non vi sono essendovi richieste di intervento in sede di dibattito generale né dichiarazioni di voto.
Indìco la votazione palese sulla proposta di deliberazione n. 137, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Esame proposta di deliberazione n. 97, inerente a "Approvazione del Piano territoriale regionale ai sensi dell'articolo 7 della legge regionale 5 dicembre 1977, n. 56 (Tutela ed uso del suolo)"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame della proposta di deliberazione n. 97, di cui al punto 5) all'o.d.g. Tale proposta di deliberazione è stata licenziata a maggioranza dalla II Commissione il 2 febbraio 2011.
Ha chiesto di intervenire l'Assessore Cavallera per l'illustrazione; ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'urbanistica e programmazione territoriale

Grazie, Presidente.
Essendo passato un po' di tempo, possiamo riepilogare i contenuti del PTR. Prima di tutto traccio un inquadramento circa l'importanza o comunque la necessità di procedere al suo aggiornamento, che secondo noi è propedeutico a quello che sarà poi un adempimento importante del Consiglio regionale, vale a dire l'approvazione del Piano paesaggistico regionale.
La Regione Piemonte è dotata di un PTR che risale al 1997, che ovviamente verrebbe sostituito da questo nuovo ad eccezione delle norme di attuazione relative ai caratteri territoriali e paesaggistici, che continuano ad applicarsi fin tanto che non andremo ad approvare il nuovo Piano paesaggistico regionale. Per la cronaca, questo Piano è già stato pubblicato in precedenza, è in fase di salvaguardia e sono state presentate più di 500 osservazioni; noi le abbiamo già controdedotte e quindi siamo in grado di attivare un lavoro che si svolgerà in Commissione e che poi ovviamente arriverà in Aula.
Questo PTR, quindi, è anche un documento che si raccorda alle modifiche che nel quindicennio - perché partiamo dal 1997 - si sono verificate....



(Scampanellìo del Presidente)



PRESIDENTE

Scusi, Vicepresidente.
Stiamo trattando la deliberazione sul Piano territoriale regionale.
vero che non è una legge ma una deliberazione; però non è che stiamo variando una cosetta da nulla.
Chiedo per cortesia una maggiore attenzione e soprattutto maggior collaborazione anche per mettere in condizione il Vicepresidente della Regione di svolgere il proprio intervento. Se non mi ha ascoltato Consigliere Motta, ho detto chiaramente che vorrei maggior attenzione perché si tratta di una proposta di deliberazione importante: per cortesia!



CAVALLERA Ugo, Assessore all'urbanistica e programmazione territoriale

Grazie.
Come dicevo, si tratta appunto di ridefinire gli strumenti di governo del territorio ai vari livelli amministrativi, ma altresì di tenere conto del mutato quadro, anche sulla base di normative che dal livello nazionale vengono a volte avanzate - come si dice - a spizzichi e bocconi.
Naturalmente questo Piano territoriale è già orientato nell'ottica della co pianificazione e della sussidiarietà amministrativa e ovviamente trarrà poi la sua legittimazione operativa con il nuovo disegno di legge di modifica della legge n. 56, che abbiamo recentemente presentato all'attenzione del Consiglio, rispetto al quale è prevista l'assunzione di decisioni in ordine alle consultazioni, credo nella prossima seduta della Commissione.
Sostanzialmente, il Piano Territoriale è diviso in tre parti. Prima di tutto, come in tutti i piani, vi è il quadro di riferimento, che deriva dalla lettura del territorio, naturalmente da un punto di vista delle criticità di questo territorio e anche rispetto alla storicità delle stratificazioni dell'esistente. Cioè, gli aspetti insediativi, gli aspetti socio-economici, gli aspetti morfologici, paesaggistici, ambientali ed ecologici, che sono gli elementi da valutare e da combinare in ordine alle scelte che riguardano la trama delle reti e dei sistemi locali territoriali, che, ovviamente, caratterizzano questo vasto territorio della Regione Piemonte.
Naturalmente, vi è una parte strategica che tende a indirizzare, ma anche a coordinare, le politiche e i progetti che sono stati mandati avanti a livello istituzionale nelle varie realtà, nell'ambito dei poteri e dei ruoli in capo ai Comuni e alle Amministrazioni provinciali, che sono titolari della redazione del Piano Territoriale Provinciale. Certamente abbiamo una scala spaziale molto ampia e dobbiamo raccordarci e tenere conto della nostra posizione di confine verso la Francia e la Svizzera nonché delle ragioni e delle questioni legate all'adiacenza con la Lombardia e la Liguria, con tutte le problematiche infrastrutturali, di sviluppo e anche di tutela di importanti componenti territoriali e ambientali esistenti in questo contesto.
Poi, il Piano contiene anche una parte statutaria, cioè regolamentativa. Come tutti i piani, ci sono degli indirizzi e delle norme più vincolanti. Non vi è nulla di eccezionale rispetto ad un orientamento di fondo, che, ormai, sta diffondendosi e che è condiviso, contraddistinto dalla salvaguardia del territorio, dalla riconversione e dal riuso essendo la nostra una Regione di antica industrializzazione - di tutti i contesti territoriali e urbanistici in abbandono o scarsamente utilizzati così da essere valorizzati e, allo stesso tempo, salvaguardando l'occupazione di nuovo territorio.
Da un punto di vista pratico, diciamo gestionale e di articolazione, il piano è strutturato in trentatre ambiti di integrazione, naturalmente di integrazione territoriale. Rispetto a ciascuno di questi ambiti sono stati condotti i vari approfondimenti, con le connessioni positive e negative quelle attuali e quelle potenziali, strutturali e dinamiche, che devono essere oggetto di una pianificazione integrata, che il piano ovviamente definisce come strategici, seguendo una logica ovviamente multipolare e sfruttando la ricchezza e la varietà dei sistemi produttivi, culturali e paesaggistici presenti nella nostra Regione. Non è il caso che adesso che io articoli le varie realtà territoriali, per fortuna costituiscono la ricchezza e l'integrazione delle diversità che tendono a costituire anche una risorsa per la nostra Regione.
In sostanza, ritengo che questo provvedimento costituisca un adempimento, intanto, di aggiornamento del Piano Territoriale del 1997 e comunque, un consolidamento e una spinta ad attività normative - lo dicevo prima: la modifica della legge n. 56 - e anche di pianificazione che, ai sensi di legge, per il ruolo rivestito dal Piano paesaggistico regionale costituirà l'adempimento forse di pianificazione più importante cui saremo chiamati nei prossimi mesi.
Concludo dicendo che determinati contesti locali molto rilevanti - ad esempio, quello di Novara o quello di Torino nord, nel quale si rilevano le interferenze e le connessioni tra Torino, Settimo, San Mauro e i comuni confinanti - già attualmente si interviene, in assenza dell'aggiornamento della normativa urbanistica, con protocolli d'intesa, con accordi di pianificazione oppure mediante la predisposizione di master plan relativi alle infrastrutture che devono essere realizzate in quelle località.
Infine, volevo ringraziare anche i nostri Uffici, che in questi mesi hanno lavorato per preparare tutti i documenti, compreso il Piano Territoriale Regionale, che oggi sono alla nostra attenzione per l'approvazione.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Cavallera.
Dichiaro aperto il dibattito generale.
La parola al Consigliere Reschigna.



RESCHIGNA Aldo

Nella consapevolezza che il tema non riscuote...



(Scampanellìo del Presidente)



PRESIDENTE

Capisco che ci sono delle...



RESCHIGNA Aldo

Presidente, forse c'è bisogno di una sospensione del Consiglio regionale per consentire alla maggioranza di non litigare spudoratamente in aula.



PRESIDENTE

Non credo che qualcuno stia litigando. Semplicemente, credo siano in corso...



RESCHIGNA Aldo

Lei è un po' distratto oggi!



PRESIDENTE

Capita anche a me.
Chiedo scusa.
Credo siano in corso delle discussioni.



RESCHIGNA Aldo

Lei è un po' distratto, glielo garantisco io.



(Scampanellìo del Presidente)



PRESIDENTE

Scusate, ho già richiamato prima.
Capisco che, magari, ci sono delle aspettative sul punto successivo però ritengo che questo punto sia veramente molto importante.
Il Vicepresidente della Regione ha svolto una relazione molto puntuale: chi è interessato al punto deve avere il diritto di esprimere la propria opinione, di avere l'attenzione dell'Aula e, poi, l'Aula di farsi un'opinione e di procedere alla votazione.
Prosegua, Consigliere Reschigna.



RESCHIGNA Aldo

Grazie, Presidente.
Continuo ad avere la consapevolezza che l'argomento che stiamo affrontando non interessa.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 17.01 riprende alle ore 17.18)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Riprendiamo dall'intervento che stava svolgendo il Consigliere Reschigna, il quale ha la facoltà di riprendere la parola.



RESCHIGNA Aldo

Posso dire che è un po' deprimente la situazione?



PRESIDENTE

Può dire quello che vuole, perché, purtroppo, però...



RESCHIGNA Aldo

Checché se ne dica - poi, ognuno di noi può raccontare alla comunità piemontese la favoletta che gli riesce meglio - la situazione in questo Consiglio regionale, da una settimana a questa parte, è a un livello di scarsa dignità. O siete nelle condizioni di fare il Consiglio regionale allora ci impegniamo tutti in una discussione di merito sui problemi altrimenti la smettiamo, perché stiamo veramente rasentando livelli di scarso rispetto e di scarso prestigio nei confronti dell'istituzione regionale.
Detto molto francamente ciò, alcune brevissime considerazioni che serviranno, sostanzialmente, a motivare come mai oggi stiamo vivendo una situazione che, per alcuni aspetti, giudichiamo paradossale.
Sono i giochi della vita: l'Assessore Cavallera quest'oggi ha presentato la relazione sul Piano Territoriale Regionale, di cui ha chiesto l'approvazione; Piano che per il 95%-96% è uguale a quello che era stato stilato dall'Assessore Conti nella precedente legislatura e che l'Assessore Cavallera, nella sua veste di portavoce del Gruppo del PdL in II Commissione, aveva impedito che arrivasse in Aula.
Noi che abbiamo sostanzialmente contribuito alla discussione attorno a questo Piano Territoriale Regionale oggi esprimeremo un voto di sola presenza. Cercherò di spiegarne i motivi.
vero che l'attività emendativa esercitata dall'Assessore in gran parte riguardava aspetti meramente formali: mi riferisco a situazioni che col tempo, sono andate a modificarsi tra la fine della VIII Legislatura e l'inizio della IX. Ma è altrettanto vero che le modifiche e gli emendamenti hanno eliminato sia dal testo della relazione sia da altri documenti una serie di riferimenti non tanto al disegno di legge sul governo del territorio presentato a suo tempo (nella precedente legislatura) dall'Assessore Conti, ma alla necessità che la Regione Piemonte si doti di una legge sul governo del territorio. Questo lo consideriamo un grande limite, che esprime, peraltro, quella che io considero una fase di basso interesse e approccio culturale nei confronti delle tematiche legate alla pianificazione territoriale.
Si apre, dunque, una contraddizione di fondo, perché il Piano Territoriale Regionale, così com'è stato costruito e così come risulta sostanzialmente dopo l'attività emendativa esercitata dall'Assessore in sede di II Commissione - lo ha detto sostanzialmente l'Assessore Cavallera nella sua relazione - ha una dimensione strategica. Non è un Piano che impone vincoli; offre dei riferimenti in chiave strategica per ciascun ambito individuato all'interno del sistema territoriale piemontese, dentro cui collocare la pianificazione sulla scala locale; pianificazione che però, deve avere un carattere strategico.
Se viene a mancare questo tipo di coordinamento, questo tipo di legame o d'impostazione culturale al tema, ci troveremo sostanzialmente di fronte ad un Piano Territoriale Regionale che fra qualche tempo finirà nel cassetto, perché non sarà in grado di incidere o non verrà assunto come riferimento fondamentale a livello di sforzo di pianificazione locale.
Tutto ciò in un momento in cui, anche all'interno della nostra Regione, ci sono Amministrazioni che avvertono con grandissima evidenza il limite di una legislazione nazionale che ha dentro di sé una logica di gestione degli usi e dei suoli regionali secondo una dimensione più statica e puntuale.
Questo è il problema fondamentale che abbiamo di fronte.
L'impianto della legge urbanistica regionale di cui disponiamo - la legge n. 56 - era sicuramente moderno all'epoca in cui era stata formata e approvata, ma dentro di sé conteneva anche uno scenario e dei riferimenti molto precisi: la mancanza, per gran parte o per la totalità dei Comuni piemontesi, di strumenti urbanistici adeguati; la maggior parte dei Comuni piemontesi aveva un piano di fabbricazione, qualcun altro neanche quello la necessità di limitare, in una fase d'espansione della vita economica (e non solo), l'uso dei suoli nella nostra Regione.
Questa legge, che continua a mantenersi all'interno dell'impianto legislativo della nostra Regione, è stata progressivamente modificata tanto che oggi viviamo una contraddizione molto profonda. Abbiamo una legge che aveva come obiettivo fondamentale quello di limitare il consumo del suolo e abbiamo una Regione che negli ultimi quindici anni, invece, il consumo del suole lo ha incrementato a dismisura (così com'è avvenuto sostanzialmente, in tutte le Regioni).
Vi è un'ulteriore situazione che mi preoccupa molto, legata soprattutto al tema della fiscalità locale. Vorrei ricordare che il federalismo municipale ha come elemento fondamentale il prelievo che si fonda non sulla prima casa, ma sulle seconde case e sulle attività economiche. E noi sappiamo quanto abbia inciso, nella volontà espansiva di molti Comuni, la difficoltà di approvvigionamento delle risorse economiche e quanto abbia inciso, nell'espansione dell'uso dei suoli all'interno dei Comuni, il fatto di consentire alle Amministrazioni locali di poter usare gli oneri di urbanizzazione non solo per pagare investimenti, ma per pagare, in parte la spesa corrente. Questo è ciò che ha aperto quel tipo di scenario.
Che cosa abbiamo, allora, di fronte? C'è un Piano Territoriale Regionale che, rispetto alla proposta presentata dall'Assessore Cavallera ha una dimensione strategica: immagina di offrire dei quadri di riferimento dentro i quali collocare la pianificazione a livello provinciale e a livello locale; ma c'è un atteggiamento culturale e politico - che peraltro rispetto, sebbene non lo condivida - da parte dell'Amministrazione regionale di intervenire sulla legge urbanistica regionale vigente ancora con la logica di cercare di modificarne alcuni "pezzi", per rispondere sostanzialmente a che cosa? Ad uno dei bisogni, che è certamente importante, che è quello dei tempi certi nella costruzione e nell'approvazione dei piani regolatori; tempi certi rispetto a questo tipo di situazione, alla logica della fase delle procedure nella formazione e nella approvazione dei piani regolatori.
Non intendo sottovalutare questo aspetto, che è rilevante e che ha pesato fortemente rispetto agli atteggiamenti di molti Comuni nel corso di questi anni, anche in riferimento alle necessità o alle scelte che hanno assunto molti Comuni di non arrivare più alla fase di costruzione di un nuovo piano regolatore, ma di affrontare le nuove tematiche che riguardano le trasformazioni urbane attraverso varianti parziali o varianti generali ai sensi della legge n. 1 che abbiamo approvato nella precedente legislatura.
Tutto ciò avviene nel momento in cui la nostra Regione inevitabilmente ha fatto i conti con una crisi economica che incide anche sulle politiche territoriali: abbiamo spazi enormi per politiche di ridisegno e di riqualificazione urbana all'interno delle nostre città e non ne avremmo la necessità.
Noi abbiamo votato il Piano Territoriale di coordinamento della Provincia di Torino che è fortemente innovativo sotto quest'aspetto, perch assume come riferimento fondamentale la scelta di evitare il consumo di nuovo suolo. Questo lo consideriamo un elemento certamente importante.
Rispetto a questa discrasia - un Piano Territoriale Regionale che vuole avere una prospettiva e una dimensione strategica, e un intervento prossimo sulla legislazione urbanistica regionale che, invece, conferma una dimensione statica nella programmazione - noi intravediamo una grande contraddizione. E nelle grandi contraddizioni, anche se abbiamo discusso in passato, nella precedente legislatura, con l'Assessore Conti e con i tecnici incaricati della costruzione di questo pregevole e importante strumento, noi esprimeremo un voto di sola presenza. Grazie.



PRESIDENTE

Non essendo altre richieste di intervento, dichiaro chiusa la discussione generale.
Non essendoci richiese d'intervento per dichiarazione di voto, indìco la votazione palese sulla proposta di deliberazione n. 97, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Patrimonio culturale regionale (linguistico, etnologico, folcloristico, storia locale)

Esame proposta di legge al Parlamento n. 10, inerente a "Modifica alla Legge 15 dicembre 1999, n. 482 (Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche)"


PRESIDENTE

Mi è stato riferito che la proposta di legge n. 10 potrebbe essere approvata velocemente: procediamo pertanto con l'esame della proposta di legge n. 10, di cui al punto 7) all'o.d.g.
Se l'Aula acconsente, diamo per letta la relazione.



(L'Assemblea, tacitamente, acconsente)



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la discussione generale e pongo in votazione l'articolo 1.
ARTICOLO 1 Indìco la votazione palese sull'articolo 1.
Il Consiglio approva.
Ci sono dichiarazioni di voto sull'intero testo? Per le proposte di legge al Parlamento occorre ricordare che, dopo l'approvazione dell'intero testo di legge, i proponenti devono indicare a quale ramo del Parlamento intendono inviare la proposta.
La Presidenza si permette di porre, all'attenzione dei proponenti l'opportunità di inviare la presente legge alla Camera dei Deputati, in quanto sono depositate tre proposte di legge di analogo contenuto, tra cui una firmata dal Presidente Cota e dall'Assessore Maccanti.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Motta; ne ha facoltà.



MOTTA Angela

Grazie, Presidente.
Identica richiesta che avrei fatto anch'io; quindi, accolgo con piacere il suo suggerimento.



PRESIDENTE

Procediamo con la votazione dell'intero testo della proposta di legge al Parlamento n. 10.
Indìco la votazione nominale sull'intero testo di legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 46 Consiglieri votanti 45 Consiglieri hanno votato SÌ 45 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio approva.


Argomento: Sistema informativo regionale - Telecomunicazioni

Esame ordine del giorno n. 447 presentato dal Consigliere Stara, inerente a "Il CSI necessita di un nuovo piano strategico"; ordine del giorno n. 461 presentato dalle Consigliere Cerutti e Artesio, inerente a "Rilancio del CSI-Piemonte e della sua mission"; ordine del giorno n. 465 presentato dai Consiglieri Reschigna, Lepri, Boeti, Placido, Pentenero, Bresso, Laus Taricco, Muliere, Manica e Ronzani, inerente a "Prospettive del CSI Piemonte"; ordine del giorno n. 466 presentato dai Consiglieri Motta Massimiliano, Costa Rosa Anna, Cantore, Burzi, Boniperti, Spagnuolo Vignale, Cortopassi, Tentoni, Leo, Comba, Botta Franco, Bussola, Pedrale Valle, Botta Marco e Mastrullo, inerente a "Governance CSI-Piemonte"


PRESIDENTE

Procediamo con il punto 6) dell'o.d.g.
Si tratta dell'illustrazione degli ordini del giorno sul quale il Consiglio regionale si era impegnato a trattare in altra seduta, al termine del Consiglio straordinario avente come tema "Quale futuro per il CSI Piemonte?".
Ordine del giorno n. 447 "Il CSI necessita di un nuovo piano strategico" presentato dal Consigliere Stara.
Ordine del giorno n. 461 "Rilancio del CSI-Piemonte e della sua mission" a firma delle Consigliere Cerutti e Artesio.
Ordine del giorno n. 465 "Prospettive del CSI Piemonte" presentato dai Consiglieri Reschigna, Lepri, Boeti, Placido, Pentenero, Bresso, Laus Taricco, Muliere, Manica, Ronzani, che sostituisce l'ordine del giorno n.
409 "Quale futuro per il CSI Piemonte?" presentato dai Consiglieri Laus Artesio, Boeti, Buquicchio, Cerutti, Cursio, Gariglio, Manica, Motta Angela, Muliere, Negro, Pentenero, Placido, Ponso, Reschigna, Ronzani Taricco.
Ordine del giorno n. 466 "Governance CSI-Piemonte" presentato dai Consiglieri Motta Massimiliano, Costa Rosa Anna, Cantore, Burzi, Boniperti Spagnolo, Vignale, Cortopassi, Tentoni, Leo, Comba, Botta Franco, Bussola Pedrale, Valle, Botta Marco, Mastrullo) che sostituisce l'ordine del giorno n. 413 "Governance CSI - Piemonte" presentato dai Consiglieri Motta Massimiliano, Boniperti, Burzi, Costa Rosa Anna, Tentoni, Valle, Vignale Ha chiesto di intervenire il Consigliere Motta; ne ha facoltà.



MOTTA Massimiliano

Vorrei che fosse chiaro che il nuovo ordine del giorno presentato, che porta comunque le firme del Gruppo del PdL, di cui io sono primo firmatario, sostituisce quello che...



PRESIDENTE

Sì, l'ho appena detto.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Stara per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 447; ne ha facoltà.



STARA Andrea

Grazie, Presidente.
Il senso di questo ordine del giorno è legato alla constatazione di un perdurante stato di incertezza in cui versano gli organi dirigenziali del CSI.
In sostanza, questa potrebbe essere l'occasione per far sì che il CSI risponda in pieno alle straordinarie sfide dell'oggi e del domani, per cui l'Ente nacque. Trattandosi di una materia molto articolata e molto complessa, sarebbe un peccato che tutto il dibattito svolto in Aula si traducesse in un continuum rispetto allo status quo delle cose.
Sarebbe necessaria un'ulteriore riflessione sulla questione.
Personalmente ho un particolare pensiero, ma credo che il solo esplicitarlo sia non positivo rispetto all'evoluzione del CSI. Ritengo ci sia la necessità che, sul ruolo del CSI, sulle sue funzioni, sulla fotografia dello stato in cui versa e su un'analisi più approfondita, si possa poi addivenire a una possibile soluzione o a più proposte di soluzione che rispondano alle vere esigenze dell'ente.
La mia richiesta, sulla quale sollecito un po' di attenzione anche ai Capigruppo della maggioranza, è semplicemente di istituire al più presto una Commissione composta da tecnici di comprovata esperienza nel management di struttura ICT che possa, nel più breve tempo possibile, fornire tecnicamente le possibili linee di indirizzo del futuro ente.
Credo che la politica abbia bisogno in questo caso di ulteriori approfondimenti con tecnici ed esperti. Credo che la politica abbia bisogno di conoscere più nel dettaglio il reale stato dell'ICT e anche degli esperti che oggi il sistema produttivo esprime in Piemonte.
Quindi, ritengo che il coinvolgimento di tali esperti per trovare insieme a loro la soluzione di tipo tecnico più funzionale che risponda alle esigenze e che, ovviamente, risponda anche alle esigenze della politica e alle esigenze di giusta preoccupazione del settore del mondo del lavoro che, all'interno del CSI e anche nell'indotto, produce la propria attività, potrebbe essere utile.
Ci sono soluzioni alternative che, nello stesso tempo, possono riuscire a rispondere alle esigenze di mantenimento del livello lavorativo, così come rispondere alle vere esigenze di finalità del CSI, che oggi credo siano assolutamente intaccate. Sono soluzioni che la politica deve capire come applicare e come portare a termine.
Queste soluzioni sono anche diverse. Sono state anche e ricordo, a chi non lo sapesse, che sono state utilizzate anche in altre Regioni: la Regione Sicilia, ad esempio, è stata abbastanza coraggiosa in questo settore.
Sono soluzioni che si ripropongono nel sottolineare che oggi c'è bisogno di una svolta, sia per quelle che sono le necessità di investimento da parte degli enti pubblici che ormai sono privi di risorse, sia purtroppo per il fatto che oggi il supporto del CSI non è così funzionale all'ente pubblico stesso.
Accenno anche ad una possibile soluzione che non è presente in questo ordine del giorno, ma che può essere il frutto di un dibattito, e cioè pensare a un ruolo del pubblico che mantenga una governance forte di un nucleo che esprima il core business e la gestione del CSI, ma che possa offrire, coinvolgendo ovviamente e aprendo a un possibile bando pubblico quelli che sono i servizi che la Pubblica Amministrazione nei prossimi anni attua, con un percorso di razionalizzazione, con tutte le cautele e le precauzioni nel caso nel settore lavorativo.
Ho accennato a quella che può essere un'ipotesi, ma sicuramente c'è la necessità che la politica non chiuda ancora una volta gli occhi di fronte a un problema che sta diventando insostenibile, che ancora una volta la politica non si accontenti esclusivamente di gestire lo status quo rimandando la problematica, di nuovo, fra cinque anni, quando il problema sarà ancora più grave. Quindi, sarebbe utile che tutti noi perdessimo un po' di tempo per approfondire meglio con gli esperti del settore una possibile soluzione per il CSI per poi, finalmente, riuscire ad esprimere quelle che sono le necessità e le giuste preoccupazioni rispetto al CSI.
Invito tutti a valutare bene questo ordine del giorno, perché l'impegno è esclusivamente quello di fare un approfondimento in Commissione con degli esperti per poi demandare alla fase successiva la soluzione.



PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 461, presentato dalle Consigliere Cerutti e Artesio.
La parola alla Consigliera Cerutti per l'illustrazione.



CERUTTI Monica

Grazie, Presidente.
Anche noi abbiamo ritenuto che fosse necessario presentare un nuovo atto in questo Consiglio, anche a fronte della discussione che vi è stata e che ha dato modo di confrontarci come Consiglieri regionali su quello che è il futuro del CSI Piemonte.
Devo assicurare che nel nostro atto abbiamo cercato di riprendere alcune questioni, che nella discussione generale non hanno avuto, a nostro avviso, il giusto taglio, cioè non sono state prese esattamente per quello che sono, perché magari non si è andati al di là di alcune parole d'ordine relative all'efficientamento, al fatto che il CSI (riprendo le parole dell'Assessore Giordano) sia comunque figlio di un mondo passato e in questo senso, necessariamente, si debba arrivare ad una sua riorganizzazione.
Si prende in considerazione il fatto che il rilancio del CSI Piemonte debba sicuramente passare anche all'interno di quello che può essere finalmente - un piano industriale e la necessità di sua rivisitazione.
Considerando però l'ammissione del CSI Piemonte ancora attuale e andando però a chiedere, in modo puntuale, il fatto che si vada effettivamente a considerare quelli che sono i parametri di efficienza, anche perché non si va, nella discussione generale, mai oltre a quelli che sono alcuni luoghi comuni, che tra l'altro sono stati confermati anche nel dibattito della volta scorsa.
In questo senso, senza andare a riproporre tutti gli elementi di carattere numerico che certamente sono molto importanti per la realtà piemontese, si tratta di 1.200 dipendenti e si tratta di una realtà che ha un ruolo importante all'interno dell'ICT piemontese e dell'ICT italiana.
Abbiamo però una specificità del CSI, che è questa sua natura consortile pubblica che, tra l'altro, e lo vogliamo ribadire, costituisce la garanzia che informazione e conoscenza siano beni comuni, che sono certamente alla base anche di un corretto governare, appunto, quella che è la cosa pubblica.
Pensiamo che la mission originaria del CSI Piemonte abbia comunque dato una garanzia di funzionamento agli enti consorziati e anche agli enti sostenitori, ed è stato elemento importante anche per quanto riguarda la formazione di diverse competenze al suo interno, anche un po' al di là di alcuni - ripeto - luoghi comuni e stereotipi, che invece magari sono molto diffusi all'interno dell'ambito politico.
Una delle questioni centrali, quella relativa ai sistemi informativi delle Aziende Sanitarie, è stata più volte ripresa, ma vorremmo ribadire anche perché altrimenti non si sa esattamente di cosa si sta parlando, che è il frutto di una gestione svolta in totale autonomia dalle ASL. Tra l'altro, su questa disomogeneità si era cercato di avviare un riordino attraverso il programma SIRSE.
Questo è un punto che bisogna prendere in considerazione perch altrimenti si fa, come si dice, di tutta l'erba un fascio. Si afferma che non funziona nulla oppure che comunque abbiamo delle fonti di diseconomia quando in realtà ci sono state delle scelte che sono state portate avanti dalle singole ASL e c'è certamente l'esigenza di arrivare ad una maggiore organicità e a una razionalizzazione.
Nel frattempo, abbiamo il tema del Consiglio d'Amministrazione, che appunto era decaduto, ma poi è stato nuovamente rilegittimato. Sappiamo che però adesso alcuni dei suoi componenti hanno comunque confermato le dimissioni. In questo senso, pensiamo che certamente il tema di quella che sarà la parte più di carattere amministrativo non sia elemento di poco conto, però vogliamo ribadire il fatto che il tema legato allo Statuto e al Consiglio d'Amministrazione non ha una rilevanza così diretta rispetto a quello che invece può essere finalmente un piano industriale, un piano di attività che il CSI Piemonte può mettere in atto, avendo però dalla politica degli indirizzi.
Finora la politica non ha fornito indirizzi al CSI Piemonte e in questo senso il nostro ordine del giorno vuole impegnare la Giunta regionale a confermare l'integrità e la natura pubblica del CSI Piemonte, proprio perché riteniamo importante il trattamento dell'informazione, che è un bene pubblico, proprio perché pensiamo che ciò possa essere garanzia del servizio che viene fornito ai cittadini.
Riteniamo che sia il ruolo fondamentale dell'informazione e della conoscenza, intese appunto come beni comuni, a valorizzare il ruolo decisivo dell'ICT come leva per l'efficientamento del sistema delle Pubbliche Amministrazioni del Piemonte e a fornire al più presto al CSI Piemonte, di concerto con gli altri enti promotori e quelli sostenitori (di questo sembrava anche ci fossimo dimenticati nel passato dibattito), un futuro.
Certamente la Regione ha un ruolo importante, ma esistono gli altri enti promotori e quelli sostenitori che, come penso i Consiglieri sappiano sono distinti all'interno dello Statuto del CSI, per cui, finalmente, è importante che vengano forniti degli indirizzi che siano gli input per un piano industriale, che rilanci, rinnovi certamente e rafforzi la mission il motore dell'innovazione della Pubblica Amministrazione, volano, appunto del comparto della ICT piemontese, in cui trovi certamente spazio un percorso di razionalizzazione dei sistemi informativi delle ASL.
Non vorremo però che questo aspetto di mancata razionalizzazione dei sistemi informativi delle aziende sanitarie sia il pretesto per avviare una sorta di creazione di quello che è stato più volte richiamato come spezzatino oppure ci sia l'idea di un superamento dell'attuale assetto del consorzio con la fuoriuscita dalla Regione oppure la creazione di uno spin off in ambito sanità.
Ho sentito l'intervento del Consigliere Stara e certamente c'è bisogno di un approfondimento per ragionare su dei dati ed andare oltre quelli che sono i luoghi comuni, perché anche nella definizione di uno spin-off della sanità non si è mai entrati nel merito di indicazioni quali-quantitative oggettive o oggettivabili alla base di ipotesi e neanche si è quantificato o qualificato l'impatto atteso da tale scelta. O si entra nel merito dei numeri oppure si fanno semplicemente delle considerazioni molto generiche.
Da questo ordine del giorno emerge la volontà di aprire un ragionamento che non è quello del mantenimento e della conservazione; nello stesso tempo però c'è la richiesta di essere consapevoli che si sta trattando una realtà molto importante e che sarebbe un peccato disperderla in nome di un presunto efficientamento che, magari, se non si hanno chiari gli obiettivi non viene neanche realizzato.
In questo senso pensavamo fosse opportuno definire meglio quello che può essere un obiettivo che il Consiglio regionale con la Giunta possono percorrere insieme per affrontare una volta per tutte la questione CSI che ormai si sta rimandando troppo nel tempo.
Da una parte c'è chi lo considera come un carrozzone che necessariamente bisogna andare a spacchettare e dall'altra si pensa che per non assumere scelte si lascia tutto così com'è. Forse è opportuno capire qual è la strada intermedia, avendo però la consapevolezza di cosa si sta parlando, altrimenti si ragiona soltanto secondo dei luoghi comuni.
Certamente la questione sanitaria è molto importante ed è altrettanto importante che ci sia un'assunzione politica, perché anche da parte del CSI si possano finalmente mettere in atto quelle possibilità che il CSI ha e che possono far sì che ci sia un effettivo risparmio dal punto di vista economico per le aziende sanitarie e, di conseguenza, anche per la stessa Regione.



PRESIDENTE

Passiamo all'ordine del giorno n. 465, inerente a "Prospettive del CSI Piemonte".
La parola al Consigliere Reschigna per l'illustrazione.



RESCHIGNA Aldo

Più di trent'anni fa nasceva il CSI in Piemonte. Nel corso di questi anni ha svolto un ruolo importante, che è quello di creare anche solo una fase di protezione della Pubblica Amministrazione, che si incontrava in modo forte con le trasformazioni che avevano portato la gestione dei dati e delle informazioni come elemento indispensabile della vita.
Noi consideriamo il lavoro svolto nel corso di questi trent'anni come un lavoro importante e positivo. Però crediamo che dopo 35 anni dalla nascita del CSI, salvaguardando una funzione pubblica all'interno della gestione dell'informatica nei confronti della Pubblica Amministrazione, ci sia la necessità della ridefinizione di un nuovo patto, anche perché le scommesse che abbiamo di fronte sono importanti.
C'è il tema, che ricordava la collega Cerutti poc'anzi, della riorganizzazione dei sistemi informativi all'interno delle aziende sanitarie locali.
Ne voglio aggiungere un altro, che secondo me è strategico nei prossimi anni, che è quello di come accompagniamo su queste basi il riordino dei poteri locali in Piemonte che, nella realtà piemontese, certamente è un fatto importante e necessario.
Da qui il nostro ordine del giorno, che vuole scommettere ancora su un nuovo ruolo da parte del CSI, sulla necessità della costruzione di un nuovo patto tra i soci fondamentali: la Regione, la Provincia di Torino, il Comune di Torino e gli altri enti consorziati, come l'Università, che mi sembra molto tagliata fuori da questi ragionamenti che si stanno facendo.
Un nuovo patto che definisca anche la governance all'interno di questo elemento e di questo ragionamento, che ridefinisca ancora l'attualità dell'attuale forma giuridica e consortile, che ridefinisca sostanzialmente la missione e il piano industriale che riguardi il futuro del CSI.
questo un tema che può riguardare esclusivamente le Giunte? Noi diciamo di no. Noi crediamo che questo è un tema che deve riguardare, in modo particolare per quanto riguarda la Regione, l'intera Aula e l'intero Consiglio regionale, perché è un tema fondamentalmente strategico e la funzione di questo Consiglio regionale è quella di misurarsi non tanto sulla gestione quanto sulla programmazione e sulla dimensione legislativa.
Ecco perché noi non immaginiamo che questa questione, così attuale in queste settimane e in questi mesi, possa essere unicamente oggetto di attenzione da parte della Giunta regionale, ma deve vedere un forte coinvolgimento da parte del Consiglio.
Noi siamo preoccupati del fatto che una condizione di incertezza che sta durando da mesi all'interno del CSI possa indebolire ulteriormente l'esperienza del Consorzio e l'importanza dello stesso.
una condizione d'incertezza che si sta prolungando e quando una struttura, un Consorzio, un ente, una società entra in una condizione di incertezza, diventa certamente più debole.
Per questo è importante una forte iniziativa da parte del Consiglio regionale che cerchi di dare il proprio contributo nella costruzione di questo nuovo patto tra i soci fondamentali pubblici, perché le sfide che abbiamo di fronte e la necessità di collocare il CSI all'interno non solo dei servizi nei confronti della Pubblica Amministrazione, ma come elemento indispensabile nella riorganizzazione dei sistemi informativi che riguardi la sanità o nel riordino dei poteri locali all'interno della nostra Regione, deve vedere il CSI non in una condizione di debolezza o di fragilità.
Affrontare unicamente le problematiche della governance, estrapolandole sostanzialmente dal complesso dei temi e delle difficoltà che riguardano il CSI, dal nostro punto di vista sarebbe come non vedere la complessità di questa situazione e non affrontarla per quella che deve essere, con un grande sforzo che restituisca una nuova funzione al CSI, che gli restituisca la certezza di poter operare nei confronti della Pubblica Amministrazione e all'interno del sistema dell'ICT piemontese.
Ci auguriamo che sul CSI non avvenga una sorta di regolamento di conti, ma che ciascuno dia il proprio contributo in Aula e nei prossimi mesi, perch questa esperienza rivisitata e ripuntualizzata possa comunque continuare.
Lo chiedono i lavoratori di questa struttura, ma credo che lo chiedano anche i bisogni della Pubblica Amministrazione che va riformata, ma in questo percorso di riforma il consorzio non può essere certamente lasciato solo.



LEARDI LORENZO



PRESIDENTE

Procediamo con l'ordine del giorno n. 466, avente ad oggetto "Governance CSI-Piemonte".
La parola al Consigliere Motta Massimiliano per l'illustrazione.



MOTTA Massimiliano

Grazie, Presidente.
Nell'ascoltare gli interventi dei colleghi che hanno presentato i loro ordini del giorno, credo che nella rivisitazione di questo nuovo ordine del giorno che abbiamo presentato e che sostituisce quello precedente, che si limitava e che era stato al centro della discussione fatta dal Consiglio l'accusa che era stata mossa da tutti gli interventi del Consiglio è che sembrava quasi che puntasse solo ed esclusivamente a vedere una resa dei conti sulla parte della governance del CSI Piemonte.
Ci siamo fatti interpreti di parecchie istanze e credo un po' che tutto quel che ho sentito - seppur nelle rispettive sfumature, che negli ordini del giorno sono articolate in maniera diversa - sia raccolto in questo nuovo ordine del giorno che è stato presentato e che porta le firme dei Consiglieri del Popolo della Libertà. Si tratta sicuramente di una sintesi di quello che è un cambiamento necessario per un soggetto che deve sicuramente adeguarsi alle nuove logiche del mercato e dell'ambito dell'ICT, deve avere delle linee di indirizzo chiare da parte della politica (e quindi di chi governa) e deve prevedere un preciso e netto impegno, da parte dei soci attualmente consorziati, di contribuire nella maniera adeguata e soprattutto puntuale.
In questo quadro, quindi, abbiamo riformulato un dispositivo - non vi sto a leggere tutta la premessa, perché la parte di adeguamento della legge 122 è qualcosa alla quale dobbiamo attenerci e non dobbiamo discutere della bontà di rispettare una legge o meno - che mantiene in ogni caso in piedi l'impianto del valore di una produzione, che nel tempo si è sicuramente discostato da quelli che erano i principi ispiratori del Consorzio: vale a dire che le quote consortili non rispettano ad oggi il valore della produzione e che c'è una questione legata all'entità della contribuzione dei singoli enti.
Nella parte del dispositivo, quindi, sono stati aggiunti degli impegni espressi nella parte in cui il testo dice che il Consiglio regionale sostiene la Giunta nella richiesta al C.d.A. di approvare le modifiche allo Statuto per l'adeguamento alla legge 122 del 2010, in modo da assicurare nell'ambito del nuovo C.d.A. la rappresentatività della Regione attraverso l'espressione di due membri e quella della Provincia, del Comune di Torino e degli Enti territoriali consorziati con l'indicazione di un membro ciascuno; tutto questo nell'ottica di realizzazione dei punti previsti dall'ordine del giorno, che successivamente sono citati.
In riferimento alla convocazione della prossima assemblea del CSI, in maniera che questa sia anche consequenziale con gli atti dovuti, il documento chiede al Presidente e alla Giunta che si impegnino entro l'autunno del 2011 - quindi entro un termine che riteniamo assolutamente breve, per tutto quel che abbiamo visto nel passato rispetto a degli indirizzi che, come citava prima qualcuno, non sono mai stati dati nel tempo - a predisporre un piano di rilancio dell'ICT pubblica regionale.
Tale piano deve prevedere: la trasformazione della natura giuridica del Consorzio in una forma giuridica nuova e idonea ai tempi attuali, di proprietà pubblica e nell'ambito della quale i soci pubblici abbiano un peso e una rappresentanza rispetto al volume d'affari conferito al nuovo soggetto; il mandato al rappresentante della Regione di incaricare il C.d.A. a verificare e a certificare i residui attivi e passivi del Consorzio, predisponendo un piano di recupero degli eventuali crediti da esigere dai consorziati (riteniamo questo un punto indispensabile, perch qualsiasi promessa a voce non è sufficiente rispetto ai debiti che hanno alcuni consorziati); la predisposizione del piano industriale di attività prioritarie dei soci pubblici che, dotato delle necessarie risorse economiche - perché riteniamo che se non vi si mettono le risorse economiche difficilmente qualsiasi piano potrà essere attuato - dovrà essere sottoposto alla Commissione regionale competente che dovrà esprimere parere preventivo vincolante all'approvazione dell'attuazione.
Credo che anche l'ultimo intervento del Consigliere Reschigna - se l'ho interpretato bene - intendesse proprio dire che questo Consiglio, tramite la Commissione competente, debba in ogni caso entrare nel merito. In questa maniera, intanto, si inizia un percorso di un nuovo reale rilancio del CSI Piemonte, si mettono le adeguate risorse, si dà una configurazione più moderna e realistica rispetto alla collocazione del Consorzio rispetto al mercato e rispetto alle attività proprie degli enti che si avvalgono dei servizi del Consorzio.
chiaro che in più abbiamo chiesto anche di trasmettere questo ordine del giorno al Presidente del Consorzio - che in linea generale è comunque espressione di questo Consiglio - perché si verifichino sia le comunicazioni agli altri enti, in maniera che nessuno arrivi impreparato all'Assemblea, sia la presa d'atto degli organi competenti.
Ho terminato per quanto riguarda l'illustrazione, dopodiché mi riservo di dire il resto in sede di dibattimento generale. Mi scuso soprattutto per il disturbo che ho recato durante la seduta per il quale lei, Presidente mi ha giustamente ripreso più volte.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



PRESIDENTE

Lo apprezzo, grazie. I quattro ordini del giorno sono dunque illustrati.
Ricordo che si è già svolto un ampio dibattito nel corso del Consiglio straordinario sul tema; ovviamente apriremo una discussione generale ma per quanto possibile, chiederei di contenere i tempi, lasciando ovviamente ad ognuno la valutazione di svolgere il proprio intervento come ritiene entro i limiti regolamentari.
Il primo iscritto a parlare è il Consigliere Burzi.
La parola al Consigliere Burzi.



BURZI Angelo

Grazie, Presidente.
Intanto inizio ringraziando la Giunta per la collaborazione che nell'ultimo periodo ha prestato su questo tema. L'ultima volta che facemmo il dibattito ebbi anche, nell'ambito del mio intervento, parole di critica che non rinnego affatto, perché all'epoca erano molto motivate, almeno secondo me; credo però che altrettanto motivati siano i ringraziamenti per le attenzioni che in questo momento la Giunta sta dedicando al tema.
Qual è il tema? Faccio riferimento, in questo caso, all'intervento che ho sentito prima, quello del collega Stara, che condivido praticamente al cento per cento tranne che su un punto che poi, in qualche modo, ha fatto da minimo comune denominatore anche ad altri interventi: il tema di cui quest'Aula si deve occupare non è il CSI, ma è l'utilizzo dell'ICT - o dell'IT - nell'ambito delle funzioni pubbliche.
Il CSI è stato lo strumento negli ultimi 33 anni; perfino chi come me è estremamente critico nei riguardi dell'attuale struttura del CSI lo vede come strumento anche dei prossimi decenni, ma evidentemente adeguato a cosa? A ciò che la funzione pubblica richiede e a ciò che in primis richiede la Regione, che ha l'onore e l'onere di determinare le strategie della funzione pubblica nell'ambito del proprio territorio e in qualche modo, avendo potestà legislativa, anche di informare rispetto a queste strategie gli enti sotto-ordinati di come queste tecnologie possano - se possono - essere utili; a chi? Ai cittadini.
Prendete per esempio l'articolo di ieri su La Stampa a firma di Raphael Zanotti; ma forse è di stamattina, devo averlo letto in anticipo. Bene come al solito nell'articolo ci sono delle cose condivisibili e altre meno: per esempio trovo che sia eccessivamente ottimistico immaginare che nell'ambito del nostro sistema della sanità pubblica, si possano derivare da un utilizzo efficace delle tecnologie le efficienze che lui immagina pari circa a un miliardo di euro; se non è un miliardo, però, sono certamente alcune centinaia di milioni che stiamo spendendo, riducendo l'efficacia del servizio che in questo momento stiamo prestando, come giustamente l'articolo riporta.
infatti, di solare evidenza che se un sistema informatico che si è andato creando per sovrapposizioni gestisce nell'ambito delle nostre numerose Aziende Sanitarie qualcosa come 700 applicazioni diverse, questo potrebbe significare che qualcuno ha dato il mandato - e so che non è stato così - "fate quello che volete, l'importante è che ciò che fate voi sia diverso da quello che fa il vicino"; ma neanche dando questo mandato avremmo ottenuto lo stesso esito.
Questo è uno spreco non più accettabile, dati i conti che siamo chiamati a discutere, ed è anche una riduzione di efficacia.
Quando un paziente - talora può capitare - all'interno della stessa città, ad esempio Torino, viene curato alle Molinette e poi si sposta al CTO la lettura degli esami diagnostici fatti alle Molinette non sempre molto raramente, è disponibile e, se disponibile, utilizzabile dal sistema informativo del CTO. È pazzia? No, è quanto le Giunte che si sono succedute in questi anni - nessuna esclusa - le Direzioni regionali che hanno gestito queste cose - nessuna esclusa - le direzioni delle aziende - nessuna esclusa - hanno prodotto.
Sempre l'articolo, giustamente, dice che per fare qualcosa è necessario disporre di tempo e risorse: su questo dovremmo riflettere.
Per riflettere, bisogna dapprima accantonare quello che è un falso problema, che è dato da una preoccupazione, che comprendo a titolo individuale, in quanto viviamo in un momento in cui ottenere un lavoro è più difficile che ottenere una tonnellata di cocaina. Io abito in via Della Rocca - che è una delle vie centrali, peraltro, a parte me, abbastanza bene abitata: ci vive l'Onorevole Ghiglia, il Senatore Ghigo e alla fine della via credo abiti il Sindaco - ma provate a uscire fuori e a ordinare una tonnellata di cocaina: sono convinto che non subito, ma entro due o tre ore, vi faranno delle offerte concrete. Se provate a cercare un posto di lavoro - tutti voi fate lo stesso lavoro del sottoscritto e sapete benissimo quanto un posto di lavoro oggi sia determinante - sapete bene che non c'è.
Capisco la preoccupazione dei lavoratori del CSI, ma occorre dire loro, con estrema chiarezza, che, nella sanità pubblica efficace ed efficiente che noi dovremmo essere in grado di rendere disponibile, di gente che dovrà fare il loro lavoro - non necessariamente in corso Unione Sovietica, non necessariamente con le stesse scrivanie - dovrà essercene un numero maggiore: oggi ci sono 1.200 scrivanie e ce ne dovranno essere parecchie e parecchie centinaia di più! Questo è sviluppare il lavoro, non difendere e tutelare quel posto di lavoro! Evidentemente, non è né possibile e n utile, perché inefficace, senza utilizzare inutili definizioni tipo "carrozzone", che, evidentemente, non qualificano l'importanza e la qualità di ciò che c'è nel CSI.
Quindi, il tema concerne la definizione della forma giuridica: bene soltanto un pazzo, oggi, potrebbe immaginare per un ente strumentale pubblico la forma consortile. Stabilito che ciò rappresenta il medioevo delle forme giuridiche pubbliche - ci ha serviti dal 1978 fino ad oggi trattasi di definirne una nuova.
So che l'Assessore su questo è d'accordo, si tratterà di valutare le forme nuove. Mi si permetta di dire che, tra le tante forme possibili, una S.p.A. di proprietà pubblica - assimilabile, per certi versi, a Finpiemonte, per fare un esempio, ma, poi, lì, il know how si spreca credo potrebbe garantire l'indispensabile proprietà pubblica del bene l'informazione - e all'interno della S.p.A., evidentemente, di proprietà pubblica, devono conferire i soci che intendono andare su questo percorso: Comune? Comune. Provincia? Provincia. Francamente, non so bene perché le ASL dovrebbero esserci, visto che sono dipendenti dalle politiche regionali, ma non voglio escludere nessuno, chiunque voglia parteciparvi pesando la propria quota, il proprio rappresentante, quindi il proprio potere decisionale, in funzione del lavoro che porta, cioè "le azioni si pesano e si contano", anche dopo la frase di Enrico Cuccia che ha, in qualche modo, contraddistinto un tempo, anche lì finito, in Mediobanca.
La governance, però, è il problema meno importante, ma bisogna affrontarlo. Il vero problema è fare in modo che si decida se porre rimedio ai sistemi informativi sia della Regione - pubblico - che della sanità, che sono le due aree rispetto alle quali credo questa legislatura debba confrontarsi.
evidente che il confronto su questo tema - non è un ordine del giorno, pur totalmente condivisibile - obbligherà la Giunta ad occuparsene ma non potrà garantire alla Giunta la capacità di essere efficace, perch la capacità di colloquio con altri enti dovrà essere molto ampia.
Conosciamo già due elementi. Innanzitutto, mancano le risorse. Prima o poi parleremo di assestamento e di conti: sappiamo benissimo che, in questo momento, in Regione, tutto c'è tranne le risorse necessarie per realizzare le tante politiche di interesse pubblico di cui avremmo bisogno.
Mancano anche gli stili: nessuno si permetta di dire - sarebbe una bugia - che chi ha causato il disastro del sistema informativo sanitario che, oggi, subiamo come cittadini e, essendone responsabili, come amministratori - può arrogarsi il principio di riformare un qualcosa che è stato l'oggetto dei danni previsti.
Si tratta - in questo esprimo nuovamente condivisione: è pieno di esperti il mondo dell'informatica e anche dell'informatica pubblica - di sentire quelli che la Giunta riterrà più autorevoli e di fare in modo che il Consiglio su queste fasi sia coinvolto, perché è una legge a cui dovremo provvedere. Infatti, il CSI è nato da quest'Aula e le strategie pubbliche siano espresse nell'ambito della legge di bilancio e in qualunque altra legge, in quest'Aula devono nascere. Il controllo affinché le strategie pubbliche vengano applicate efficacemente ed efficientemente è un altro dei compiti che credo questi Consiglieri dovrebbero assumersi.
Se soltanto l'avvio di questo percorso potesse avvenire in questa legislatura credo che noi avremmo fatto, finalmente, una cosa utile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Lepri.



LEPRI Stefano

Grazie, Presidente.
Penso che - lo dice il nostro ordine del giorno - non siamo più autorizzati - vorrei dire "in grado" - a proseguire in assenza di una strategia nel campo dell'ICT.
Concordo con il collega Burzi, che ha svolto una disamina onesta e vorrei dire, impietosa dello stato della nostra informatica regionale.
Non sono arrivato a 700 applicazioni, come prima veniva ricordato dal collega, ma sono sicuro della veridicità di quanto ha detto, perché mi ricordo di avere fatto osservare all'allora Presidente Bresso che mi era capitato di verificare l'avvio di un bando per la fornitura di pacchetti informatici identico da parte di aziende sanitarie addirittura limitrofe perfino nello stesso periodo.
Per pietà di patria, non cito i soggetti, anche perché non tutti i mali possono essere attribuiti al presunto regolatore o governatore: non è detto che quando due Direttori generali non si parlano il colpevole sia chi dovrebbe coordinarli. Cito questo fatto, ma potrei andare indietro nel tempo.
La dimostrazione che in sanità si è speso moltissimo e che, oggi, si è in una situazione drammatica è data dai fatti. Però, vorrei anche dire all'Assessore - che ora non c'è - che per ripartire - non so cosa sia successo in queste due settimane - occorre darci una mossa. Non so quali siano i colloqui intercorsi tra il collega Burzi e l'Assessore, ma, certo ad oggi, salvo sia male informato, non esiste - evidentemente la colpa va riportata anche alle precedenti amministrazioni - un conto consolidato tranne che non sia stato fatto in queste settimane e, naturalmente, sarei ben lieto di poterlo avere - delle risorse complessivamente spese dal sistema sanitario e, più in generale, da tutto il sistema della Regione Piemonte, nel campo complessivo dell'ICT.
Vedete, dai dati che mi sono stati forniti - che, probabilmente, sono imprecisi - risulta, per esempio, che, nel campo della sanità, la quota di mercato del CSI rispetto alla spesa complessiva oscilli tra un 25 e un 30 per cento. Quindi, siamo di fronte ad una situazione certamente inefficace ma, sicuramente, non di monopolio o di quasi monopolio, in capo al consorzio pubblico.
Questo lo voglio dire anche perché non so bene - mi sia consentito all'interno di un'Aula un po' disattenta - se quella situazione così drammatica, che probabilmente è replicabile anche negli altri comparti, ad esempio quello dei trasporti e degli altri settori di cui dobbiamo occuparci, è riconducibile ad un disinteresse generale o, piuttosto, ad interessi particolari, perché anche questa è un'ipotesi che non possiamo esplorare in questa sede, ma che verrebbe la tentazione di prefigurare. Ma siccome finora, com'è stato ben ricordato, ce n'era per tutti, mentre ora no, anche il disinteresse - o l'interesse, a seconda di come lo si voglia definire - deve confrontarsi con la realtà: non è più possibile, cioè sprecare quanto finora abbiamo sprecato, per cui è assolutamente necessario razionalizzare.
Cosa vuol dire? Significa, per esempio, cominciare, come ho già detto a definire la spesa consolidata, a mettere insieme la spesa storica individuando quelli che sono i comparti e le applicazioni che possono essere sicuramente unificate e, quindi, oggetto di efficienza, significa per esempio, come ben ha fatto il CSI, cominciare a mettere in rete queste informazioni.
Sono sorpreso - ma neanche tanto - di una modestissima intuizione: il CSI ha costituito il cosiddetto "portale dei contratti del riuso", uno strumento conosciuto da molte Amministrazioni che consente alle Aziende Sanitarie (o a qualsiasi Pubblica Amministrazione) di potersi avvalere, se quel contratto lo prevede, dello stesso pacchetto software, pagando semplicemente il costo della manutenzione o degli applicativi integrativi.
Ebbene, questo è un primo passo che si può subito fare, senza aspettare la rivoluzione o la futura programmazione nel campo della ICT.
Dunque c'è bisogno, anzitutto, di una nuova volontà politica. Noi su questa sfida siamo disponibili e interessati, perché vogliamo tutelare le grandi professionalità, pubbliche in particolare ma anche private, che in Regione Piemonte vi sono e che devono essere, evidentemente, molto meglio organizzate e impiegate.
Per questo bisogna mettere da parte particolarismi e interessi particolari, e occorre rimettere al centro l'interesse generale, la focalizzazione rispetto agli obiettivi e la capacità di risolverli. La Giunta sarà capace di fare tutto ciò? Noi cominciamo a sollecitarla col nostro ordine del giorno. Ci auguriamo che si possa passare, anche attraverso un confronto franco, dalle tante parole e da una politica che è mancata in questi anni, a dei fatti concreti.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Artesio; ne ha facoltà.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
Abbiamo avviato questa discussione partendo da una situazione di urgenza che riguardava l'organizzazione del Consiglio di Amministrazione e lo Statuto del CSI. Ne abbiamo fatto un'occasione per riprendere, ognuno credo con obiettivi differenti (forse questa migliore definizione degli obiettivi dovrebbe essere dichiarata), il tema della missione della Regione da un lato, rispetto alla costruzione della società dell'Informazione, e del CSI dall'altro, della natura e dei rapporti di potere interni all'organismo che sovrintende al CSI, perché questo è ed era chiarissimo nella prima versione dell'ordine del giorno presentata dal Gruppo PdL, e all'idea di quale quadro industriale che discende necessariamente da indirizzi politici sia necessario oggi.
Vorrei provare, allora, a ripercorrere la composizione di queste aspettative diverse, la cui mancata composizione sta creando il clima di insicurezza che qui è stato ricordato, partendo per distinzione e provando a definire, in modo mi auguro più puntuale, almeno per me, alcune questioni.
In tutti i nostri documenti abbiamo scritto che c'è bisogno di una rinnovata iniziativa di indirizzo politico. Dire "rinnovata iniziativa" e dire "necessità di un indirizzo politico" non significa negare che questo sia esistito. Poi si può ragionare del fatto che non sia stato tradotto operativamente, si può ragionare che non si siano raggiunti gli obiettivi prefissi, ma non si può solo negare la mancanza di alcuni indirizzi politici. Credo che chi li nega, in realtà voglia perseguire un altro scopo, che non è la ridefinizione di indirizzi politici, ma è esattamente il punto da cui sono partita, cioè i rapporti di potere interni al Consiglio di Amministrazione e la natura giuridica del CSI.
Perché dico che non è vero che sono mancati gli indirizzi politici? Perché l'Amministrazione precedente - e non è un elemento che ricordo a particolare onore e a particolare merito, perché probabilmente gli obiettivi non sono stati raggiunti - ha elaborato degli elementi di indirizzo. E, facendolo, ha anche definito di chi si sarebbe dovuto avvalere e perché. Se non ricordiamo quegli indirizzi, neghiamo il "di chi ci si sarebbe dovuti avvalere" e il "perché".
Proverò, allora, a ripercorrere questi indirizzi, cominciando dagli elementi che fanno riferimento all'approvazione delle linee guida. Perch sono esistite le linee guida, non c'è stata sempre una "vacanza di attività di programmazione".
Partirei proprio dalla definizione delle linee guida del Servizio Informativo Regionale che sono state adottate all'inizio del 2007 sulla scia del Vertice di Lisbona del 2000 (non spreco parole che altri saprebbero dire meglio di me), che iniziavano, però, da una definizione ovvero della necessità di completare il Sistema Informativo Regionale da "sistema di un ente" a "sistema integrato dell'intera Pubblica Amministrazione piemontese", ai fini di lavorare in una logica di sistema per assicurare a tutti i soggetti, pubblici e privati, la possibilità di rinnovarsi e innovare attraverso le tecnologie il proprio modo di stare all'interno, da un lato, di un Piemonte più competitivo, e, dall'altro, di un sistema di vita sociale che fosse capace di lavorare sull'inclusione.
Questi - l'inclusione digitale con questi principi - sono stati gli indirizzi ai quali si è ispirato il programma regionale. Ed è un dato.
Questo programma regionale si è poi avvalso, con atti successivi, di due scelte che giudico fondamentali: la prima, che non viene mai ricordata è quella dell'accordo strategico che è intercorso tra la Regione Piemonte e CSI Piemonte esattamente per individuare le forme gestionali e di sviluppo del Sistema Informativo Regionale. Non è un caso che, definiti i compiti di indirizzo della Regione, si sia scelto con chi quei compiti dovessero essere realizzati. E, di nuovo, se in quest'aula lo si ignora, è perch volendo ribadire il potere di indirizzo, è più comodo ignorare quali ne siano i soggetti attuatori, forse perché si vuole intervenire a cambiarli ma al momento non lo si dice.
Ricordo che la politica intrapresa dalla Regione Piemonte, orientata ad una razionalizzazione dei servizi informatici (lo si diceva già allora, ma non era sinonimo di contenimento o di variazione o di riduzione o di distacco di rami d'azienda) in una logica di standardizzazione definizione di regole condivise - al fine di favorire una gestione unitaria che permetta il contenimento della spesa per l'erogazione dei servizi l'ottimizzazione della spesa per lo sviluppo in una logica di economicità dell'impiego delle risorse tecniche e strumentali, rientra nell'ottica di garantire un adeguato equilibrio tra la spesa per le attività ordinarie e gli interventi di sviluppo nell'innovazione.
Considerato che la Regione Piemonte, per realizzare quegli obiettivi ritenuti prioritari, vuole formalizzare un accordo strategico triennale con il CSI Piemonte, che consenta di individuare, sulla base delle risorse disponibili, le strategie in un arco pluriennale dal 2007 al 2010, perch dichiara la delibera - attraverso l'assegnazione diretta a tale Ente sono raggiungibili le finalità di indirizzo politico del sistema informativo regionale.
Non è vero che mancassero gli indirizzi e non è vero che non fosse chiaro con chi quegli indirizzi dovessero essere realizzati, tant'è che chiusa la definizione delle linee guida e del protocollo, ecco che, dopo l'accordo strategico, si arriva all'approvazione del documento: piano triennale per la società dell'informazione del Piemonte.
Il problema è che è triennale e quindi, quando diciamo che manca l'indirizzo politico, vuol dire che manca la traduzione. Dobbiamo ragionare che cosa si vuole, se in continuità o in discontinuità, di quegli indirizzi politici per i futuri anni avvenire.
In base a come sta andando la discussione, una discussione che sembra negare che si possano dare indirizzi politici, o sembra negare che lo si possa fare con le forme riconosciute con le quali lo facevamo, cioè con il protocollo strategico con il CSI, sorge legittima la possibile preoccupazione da parte mia, o il sospetto - chiamatelo come volete - che si parli di politica per provare ad agire su altre questioni, cioè sulla natura della collaborazione che noi vogliamo mettere in atto con il CSI.
Sembra che non si voglia mettere in atto il fatto che gli indirizzi politici si possano tradurre in un accordo strategico con questo soggetto.
Perché dico questo? Perché quando l'accordo trovato in maggioranza usa formule volutamente general-generiche, la preoccupazione è che si stia agendo verso contorni indefiniti. Perché dico formule general-generiche? Perché ragionare - cito testualmente l'ordine del giorno - "di forma giuridica nuova, idonea ai tempi attuali di proprietà pubblica può avere mille declinazioni. Una ce l'ha data prima il Consigliere Burzi, ma ce ne possono essere altre che ancora non conosco e che mi fanno immaginare che questa forma giuridica nuova possa avere elementi più complessi sulla tutela dell'occupazione e, ancora di più, sulle prospettive. È vero che le prospettive sono di governance, ma sono anche di definizione degli strumenti operativi.
Ultima battuta: se c'è un'accusa - almeno questa, fortunatamente, non posso assumerla a mio carico - che al sistema sanitario non possa essere attribuita, è che gli elementi di irrazionalità qui richiamati siano ascrivibili ad un periodo storico. Il fatto che ci fossero circa 700 applicativi diversi, caso mai è stato denunciato da questa amministrazione nel mandato precedente, provando a porvi mano con il programma SIRSE provando a porvi mano chiedendo di intervenire su un processo di governance, mettendo in capo all'ARESS, attraverso un programma operativo e un gruppo di lavoro condiviso con il CSI e con le aziende sanitarie, la riscrittura di questa governance.
Mi chiedo: come mai l'ARESS non ha più gli indirizzi operativi in questo compito? Come mai si risolve tutto con il portale sulla salute? Credo che ci siano alcuni principi da definire.
esattamente il tema della dimensione pubblica e la necessità che tutti i ragionamenti, che la Commissione o il Consiglio vorranno fare partano da questo principio.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Laus; ne ha facoltà.



LAUS Mauro

Grazie, Presidente.
All'inizio della discussione lei ha ricordato ai colleghi, quindi anche al sottoscritto, che il dibattito è già stato ampiamente affrontato in altra seduta. Mi permetto di fare solo alcune battute.
L'ordine del giorno è stato brillantemente presentato dal mio Capogruppo. Non so se è il clima pre-vacanza, ma volevo tracciare una linea di demarcazione su questo argomento, tra la maggioranza che governa da più di un anno, e le opposizioni. Volevo ricordare, non tanto ai presenti quanto a chi ci ascolta all'esterno, che c'è una responsabilità di questo Governo. C'è una responsabilità di questo Governo! Come Gruppo del Partito Democratico, insieme ai colleghi delle opposizioni, abbiamo chiesto un Consiglio regionale straordinario sul CSI proprio perché questo Governo regionale era latitante, al di là delle disquisizioni tecnico giuridiche del Consiglio di amministrazione attuale che ancora, nel giro degli ultimi giorni, è nuovamente peggiorato (e mi risulta che ci siano lettere inviate al Rettore del Politecnico per "trovare una quadra").
Non voglio entrare nel dettaglio giuridico, però c'è una confusione politica sul CSI e, aggiungerei, all'interno della Giunta regionale che rappresenta il governo della Regione.
Qualche collega diceva che la politica non ha fornito gli indirizzi. Ha ragione, Consigliera Cerutti, non ha fornito gli indirizzi, ma in questo particolare momento storico è la Regione, è questo Governo regionale - è il Governatore Cota, così ci capiamo - che doveva fornire degli indirizzi.
Doveva fornire degli indirizzi! Non è questa l'Aula per trovare soluzioni giuridiche.
La composizione del Consiglio di amministrazione e la governance sono sicuramente importanti, ma sono tasselli che si inseriscono in un quadro più complesso.
A noi manca sia il primo tassello sia il quadro più complesso. Convergo con il collega Motta sul metodo: dobbiamo vederci in Commissione, perché è lì che si fa il confronto. Noi, come opposizione, tenteremo di dare delle soluzioni.
Quindi ancora una linea di demarcazione tra il passato ed oggi, con responsabilità vostre. Il collega Lepri diceva che siamo disponibili, ma lo siamo per il futuro. Ad oggi abbiamo suonato un campanello d'allarme per dire che anche sul CSI questo Governo regionale è latitante.
Personalmente non sono interessato alle diatribe dei Gruppi interni di maggioranza e, per correttezza, non mi interessano.
Sulla questione del CSI possiamo dire che gli aspetti sono tre.
Il primo, è una questione politica e la politica deve dare gli obiettivi.
La seconda è giuridica e la terza gestionale. Sulla terza posso anche non intervenire in Consiglio, perché due mesi fa imparato ad accendere il computer.
Sul primo e sul secondo punto, sicuramente qualche suggerimento, io, i colleghi del Partito Democratico e dell'opposizione, in Commissione sapremo darlo.
Grazie, Presidente, e mi scuso se mi sono dilungato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pedrale.



PEDRALE Luca

Grazie, Presidente.
Cercherò di essere molto breve.
Credo che l'opportunità determinata dagli adempimenti di legge nazionali in ordine alle riduzioni dei Consigli d'Amministrazione degli Enti, fra cui quello del CSI, ci abbia consentito di entrare nel merito del problema del futuro del CSI. Però, come è stato detto da più Consiglieri qui non si trattava di ragionare sulle attività del CSI presenti o future quanto di cominciare a porre le basi e le fondamenta per consentire davvero in un secondo tempo al CSI di cogliere le sfide che il mondo imprenditoriale, la società, la comunità piemontese ci richiede come supporto informatico e telematico essenziale per l'attività della Pubblica Amministrazione regionale.
Però, prima di fare questo passaggio era necessaria una riflessione sulla cosiddetta governance, cioè sul governo, sulla capacità di azione di questo importante organismo regionale, che, com'è stato detto, ha una lunga storia, che ha svolto sicuramente un ruolo importante, forse in alcuni casi sicuramente non in maniera efficiente, che forse ha ampliato le proprie attività senza un coordinamento coerente con le risorse che i tempi recenti offrivano. Probabilmente, bisognava governare e ricondurre a una attività meno estensiva quello che il CSI ha svolto in questi anni.
Comunque, quello che è stato nel passato non lo possiamo più correggere; viceversa, dobbiamo guardare al futuro. Allora, per un futuro in cui il CSI sia davvero uno strumento efficiente che raccolga le esigenze della società piemontese e della nostra Pubblica Amministrazione, è necessario incominciare a rivedere la sua natura giuridica, perch sicuramente quella attuale è obsoleta. Pertanto, il Gruppo del PdL, ma abbiamo apprezzato con estremo piacere che la Giunta regionale e l'intera maggioranza lo hanno condiviso, ha espresso la necessità di una riflessione sul futuro della natura giuridica del CSI, poiché quella attuale non è più all'altezza dei tempi e deve essere in qualche maniera rivista e modificata.
Sicuramente noi pensiamo a una forma societaria che potrebbe essere quella di una Società per Azioni, sicuramente pubblica, dove vi sia però un rapporto, una proporzione, una reciprocità puntuale fra la presenza azionaria e il valore della produzione che il singolo socio apporta alla Società stessa. Cosa che oggi, purtroppo, non avviene, è un problema da risolvere. Quindi, questa è una necessità, un'opportunità che riteniamo di dover cogliere.
Riteniamo altresì, e lo abbiamo indicato nel nostro ordine del giorno che da parte dei rappresentanti della Regione e all'interno del CSI vi si un'azione di monitoraggio della situazione dei residui passivi e attivi perché ci risulta che alcuni soci non abbiano ancora adempiuto ai propri impegni e questo soprattutto quando si tratta di soci istituzionali, è una nota non positiva, sia da un punto di vista contabile, sia da un punto di vista delle relazioni istituzionali.
Inoltre, riteniamo che, una volta che venga inquadrata questa situazione, sia opportuno che il CSI presenti un Piano industriale all'altezza della situazione attuale, quindi in una situazione dove le risorse non sono immense, e che venga sottoposto all'attenzione della Commissione consiliare competente. Quindi, in qualche maniera, rivalutiamo anche di più il ruolo del Consiglio attraverso questo passaggio della Commissione permanente del Consiglio regionale.
Sarà in quella sede, non tanto oggi, che dovremo e potremo fare delle proposte, fare delle critiche, fare delle riflessioni su quanto a tratti è emerso nel dibattito odierno come in quello passato. Si affronteranno situazioni che devono essere sicuramente modificate e cambiate. È stato citato il caso della sanità, che è sicuramente uno dei casi più clamorosi: l'incapacità di avere dei sistemi informatici che dialoghino in tempo reale fra le varie ASL. Come anche l'incapacità, in tempo reale, di capire cosa succede anche, ad esempio, a livello delle consulenze che vengono fatte nell'ambito regionale, nell'ambito delle stesse Aziende Sanitarie.
Tutto questo per far sì che l'attività del CSI aiuti a ridare alla Regione una maggiore efficienza e un'azione che vada appunto a limitare e a combattere gli sprechi.
per questo che paradossalmente, se si vuole, è necessario prima avere le idee molto chiare sulla governance, sulla natura giuridica presente e futura del CSI e poi, immediatamente dopo, presentare un Piano industriale che sia attuale e che sia all'altezza dei tempi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Angeleri.



ANGELERI Antonello

Grazie, Presidente.
Cercherò di essere breve.
Volevo solo esprimere quello che era il parere della Lega in merito a questo dibattito e sottolineare che voteremo a favore dell'ordine del giorno che ha come primo firmatario il collega Motta, ma anche per voler in qualche modo rassicurare coloro che oggi, rispetto ad una proposta e ad un ragionamento che viene sottoposto all'interno di quest'Aula su cui sarà utile, ovviamente, riflettere, sono coinvolti. Sto parlando dei 1.200 dipendenti e delle 400 risorse esterne, che devono in qualche modo essere rassicurati.
Qualcuno, anche in Aula, ha parlato di questo clima di insicurezza, in particolare nei confronti dei lavoratori, come se fosse responsabilità di questo ultimo anno di governo del Presidente Cota. Penso che l'insicurezza forse, sia più per noi che siamo seduti qua che non per i dipendenti. Lo dico perché solamente un pazzo potrebbe ragionare in un senso diverso.
Ritengo utile, invece, che in Aula si sia affrontato un tema così come lo ha affrontato la Giunta, ossia in maniera corretta e di indirizzo, in termini di riorganizzazione interna, di questa profonda riorganizzazione data dalla Giunta, in particolare dall'Assessore Giordano. Penso sia in linea con una situazione che però deve vedere dall'altra parte una presenza sul mercato altrettanto forte.
CSI può lavorare solo per gli enti consorziati a causa delle limitazioni introdotte nel 2006 dal cosiddetto Decreto Bersani e quindi opera in regime di affidamento diretto essendo una struttura in house.
Bisogna probabilmente ragionare in un modo diverso. Penso che sia utile innanzitutto dare questo segnale da parte nostra, però allo stesso tempo e lo dico al collega Reschigna che non vedo presente in aula ma che immagino segua dai monitor il dibattito - non penso, almeno per quello che ci riguarda, che qua si debba maturare nessuna vendetta. Noi non abbiamo assolutamente pensieri in questa direzione.
Penso piuttosto che excusatio non petita, accusatio manifesta. C'è qualche segreto o pensiero recondito nel cassetto di chi ha pensato ad un ragionamento sul CSI di vendetta? Lo dico con estrema chiarezza: da parte nostra assolutamente no.
Noi pensiamo al servizio che il CSI potrà dare ai piemontesi e ai cittadini piemontesi e - lo dico con altrettanta chiarezza - non avvalleremo neanche ragionamenti, se mai ci fossero e sono convinto che non ce ne sono, di vendetta, almeno quelli di cui parlava il collega Reschigna.
Invece sì al discorso di efficacia e di efficienza; il collega Lepri parlava di alcuni dati che, se corrispondono a verità, fanno sicuramente pensare, perché se è vero che la quota nella sanità del CSI è solamente del 25-30%, è evidente che c'è qualcosa che non torna o nella conduzione e gestione del sistema informativo nel suo complesso e del sistema sanitario oppure nel servizio che il CSI offre alla sanità. I casi sono due, non possono essere altri.
Quindi, è sicuramente una riflessione da fare, perché alcuni esempi citati in Aula sulla mancanza forse di un coordinamento all'interno del sistema sanitario, anche tra due ospedali - come l'esempio che faceva prima il collega Burzi - che dovrebbero appartenere fra poco ad un'unica entità è un ragionamento che deve preoccuparci proprio in termini di efficienza e di efficacia e di servizio del sistema sanitario nel suo complesso.
Volevo solo annunciare che noi saremo favorevoli a questo ordine del giorno, siamo ovviamente molto attenti e saremo molto attenti all'interno della Commissione che dovrà esprimere, come è scritto, un parere preventivo vincolante, ma l'attenzione sarà, come sempre da parte nostra, nei confronti dei cittadini e sicuramente non nei confronti di qualcuno o del passato.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Cercherò di essere rapido, perché è già stato detto molto su questi ordini del giorno sul CSI, anche se poi dalle parole dovremo passare ai fatti.
Ho chiesto di apporre la firma all'ordine del giorno che ha come prima firmataria la collega Cerutti, sostanzialmente perché condivido sia le premesse sia i punti di richiesta d'impegno che si chiede alla Giunta regionale.
Sicuramente è condivisibile il punto riportato nella presente illustrazione riguardante l'integrità e il mantenimento della natura pubblica del CSI Piemonte. Questo lo dico, perché avendo sentito gli interventi che hanno preceduto, mi sembra che sia evidente come ci sia stata una generale ammissione di colpe, dicendo che c'è una responsabilità oggettiva o soggettiva da parte di tutte le forze che si sono succedute negli anni, non dico proprio da quando è nato il CSI, ma parliamo degli ultimi 10-15 anni. Nonostante la difesa anche un po' d'ufficio dell'ex Assessore Artesio, sicuramente è venuta a mancare, oltre alle linee di indirizzo che ha elencato, la tramutazione in qualcosa di pratico.
Quindi, la volontà politica mi sembra che, almeno da quello che si pu evincere dalla storia del CSI, sia quella di una logica di logoramento, di aggiunta di consulenti o comunque di personale che vada ad aumentare ed ingigantire la struttura, facendo sì che vengano perse quelle che erano le competenze fondamentali del CSI, andando a svuotare quelle che sono le competenze e le potenzialità oggetto dell'azienda stessa.
Il Consigliere Lepri ha parlato del bisogno di una nuova volontà politica. Ovviamente spero che la nuova volontà politica nasca in questa legislatura. Se me lo si permette, sono un po' scettico, visto che ci sono voluti molti anni per far sì che questa nuova volontà si concretizzasse.
Di sicuro bisogna essere ottimisti e positivi, quindi sperare in un dato importantissimo come quello della gestione degli applicativi e dei software per la sanità e, finalmente, al di là delle discussioni e delle diatribe politiche, che si arrivi al dato concreto della realizzazione di un unico software con cui gestire eventualmente solo la manutenzione o i nuovi step e le nuove evoluzioni dello stesso.
un problema enorme di mancanza di comunicazione e di riduzione dell'efficienza di un servizio che si dà ai cittadini e si ha un problema enorme di costi.
In questo caso non vedo assolutamente quale sia l'impossibilità e la difficoltà che impedisce la realizzazione di questa che dovrebbe essere ed è, almeno a parole, una volontà politica di tutti.
Molte domande sono state fatte. Ho ascoltato l'intervento del collega Stara ed è condivisibile l'idea di dare a delle persone anche esterne o comunque riconosciute il compito di fare un'analisi reale di quelli che sono i bisogni per il piano industriale più che la governance, che è una questione che deve essere discussa al di fuori dei pregiudizi politici e partitici, eventualmente in Commissione. Ma dobbiamo comunque chiederci sapere e dirci che qualunque consulenza, se viene pagata dalla Regione stessa o dai soggetti consorziati, può essere pilotata in un certo modo.
Quindi, questa consulenza la paghiamo prima e firmiamo un contratto di indipendenza, come si fa nelle ricerche scientifiche, in cui gli estensori della ricerca firmano che hanno piena libertà di affermare e di dichiarare quelli che sono i risultati della ricerca, a prescindere dagli stessi e a prescindere che piacciano o meno ai promotori della stessa.
Questo sarebbe l'unico modo per riuscire a dare un documento che permetta di risolvere veramente i problemi del piano industriale più che della governance dell'azienda CSI e per far sì che le competenze l'esperienza e le persone che sono al suo interno non vengano smantellate e perse, perché come hanno dimostrato i movimenti per l'acqua pubblica, il passaggio al privato non è la panacea di tutti i mali, anzi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giovine.



GIOVINE Michele

Grazie, Presidente.
Cercherò di essere sintetico, anche perché sono stato caldamente invitato ad esserlo dai colleghi di maggioranza e, peraltro, anche da quelli di opposizione. Sono molto felice che si sia arrivati alla presentazione di un ordine del giorno corale di maggioranza che va ad affrontare quello che ormai da anni è evidentemente ritenuto da più parti un problema che non era più oltremodo dilazionabile.
Condivido pienamente l'80% dei punti espressi dall'ordine del giorno in particolare perché ovviamente si occupa del tipo di governance che si deve andare a delineare. Non sono d'accordo con l'intervento del collega Laus che dice che questa non è la sede: vivaddio, se non è il Consiglio regionale il posto deputato a discutere e a prendere decisioni, allora non so quale possa essere la sede. Non so quali fossero le sedi dove si prendevano nel passato le decisioni sul CSI e soprattutto su cosa dovrà fare nel futuro questo importante - almeno finora - organismo. Questo è il problema dei problemi che mi auguro questa maggioranza e, più in senso lato, questo Consiglio sappiano affrontare.
Chiudo ricordando che anche nella scorsa legislatura c'era stato un ampio dibattito sul CSI in senso lato. Voglio citare qui, per onor di firma, due colleghi che oggi non ci sono più; non perché siano passati a miglior vita, ma perché non hanno avuto la fortuna o la sfortuna - dipende dai punti di vista - di essere qui oggi in Consiglio regionale insieme a noi. Si tratta dei colleghi Chieppa e soprattutto Robotti, che oggi mi risulta essere in Sinistra Ecologia Libertà. Mi ricordo delle battaglie molto forti, in Commissione e a volte anche in Aula, che vedevano addirittura il collega Robotti e il collega Burzi avere, sulla questione del CSI, esattamente e incredibilmente lo stesso punto di vista. Credo che questo sia sintomatico del fatto che, così come sono, le cose evidentemente non vanno bene. Grazie, colleghi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Stara.



STARA Andrea

Prendo la parola solo trenta secondi per ricordare uno dei più grandi temi che però non è ancora uscito in quest'aula e cioè quello dei dati trattati dal CSI e dei processi sottesi alla gestione degli stessi. Tutti i dati che ha raccolto fino adesso e che raccoglierà il CSI sono un tema enorme: enorme; e lo stiamo vedendo anche rispetto a questioni legate alla quotidianità.
Vi ricordo quindi - perché è un tema presente nell'ordine del giorno al di là delle altre questioni - che questo è uno dei temi in cui anche la politica deve riflettere, perché la gestione e il trattamento dei dati che sono e saranno a disposizione del CSI sono una questione fondamentale legata alla democrazia e al patrimonio, che l'Ente pubblico deve avere.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei. Dichiaro chiuso il dibattito generale.
Chiedo all'Assessore Giordano se intende svolgere un breve intervento anche per esporre all'Aula il parere sui singoli ordini del giorno.
La parola all'Assessore Giordano.



GIORDANO Massimo, Assessore alla tecnologia delle comunicazioni

Grazie, Presidente.
Il parere della Giunta è favorevole limitatamente all'ordine del giorno presentato dal Gruppo del PdL e non favorevole nei confronti degli altri.
Colgo l'occasione per fare anche qualche breve osservazione di replica al dibattito.
Prima di tutto sono contento che il Consigliere Burzi - non me ne voglia - abbia fatto un intervento opposto al primo, critico, nonostante la posizione dell'Esecutivo sia rimasta la stessa. Ritengo infatti che l'ordine del giorno presentato dal Popolo della Libertà - non lo dico per svilire il lavoro, anzi ringrazio il Gruppo del Popolo della Libertà per lo stimolo e l'attenzione su un tema così importante - non faccia altro che sintetizzare la posizione della Giunta già espressa nel dibattito nella seduta precedente.
Quest'Esecutivo è stato attento, in questi mesi, al tema dell'ICT: lo ha fatto evidenziandolo nel Piano sulla competitività e lo ha fatto producendo un piano sull'ICT appoggiato da tutte le parti sociali che ha delineato delle azioni e delle misure concrete, molte delle quali sono già partite, a sostegno del mondo dell'ICT che è uno dei più importanti, dal punto di vista imprenditoriale, che ha la nostra Regione.
All'interno del quadro del Piano per l'ICT, e quindi di misure concrete a sostegno di questo mondo imprenditoriale, ci sta il tema dell'ICT pubblica e - particolare nel particolare - il tema del CSI che da parte nostra ha visto attenzione in questi mesi con quelle attività, che dal nostro punto di vista sono state buone, di taglio dei costi, di efficientamento, di riqualificazioni del personale che in ogni caso l'ICT stesso ha operato. Non leggo neanche una nota, peraltro: questa volta, a differenza dell'altra, parlo a braccio, anche per testimoniare un po' di passione su un tema che mi sta a cuore come tutti gli altri.
L'impegno nostro come Esecutivo è di predisporre in tempi brevi, fatta quest'attività di efficientamento in questi mesi, un Piano di rilancio da proporre al Consiglio attraverso la Commissione, che in qualche modo cerchi di valorizzare al meglio un Ente, concepito trent'anni fa e più con uno strumento giuridico e una forma che forse non sono i migliori possibili che si possano ipotizzare. Dopo un certo numero di anni il mondo è cambiato e anche le sfide: ce ne sono anche alcune appassionanti che ci aspettano nel campo dell'ICT. Soprattutto dovremmo, dal nostro punto di vista, cercare di ragionare in questo modo.
vero che il CSI è un Ente strumentale - non solo della Regione ma di tanti altri Enti pubblici -, ma un Ente strumentale ben governato pu diventare uno strumento di politica industriale per far crescere tutto il comparto, soprattutto quello privato. Certamente lo strumento dello job rental che veniva praticato prima che arrivassimo noi non è adeguato per far sì che si possa dire che il CSI possa essere utilizzato come strumento di politica industriale.
Mi pare dunque che l'ordine del giorno vada nella direzione da noi annunciata nello scorso Consiglio regionale. Il nostro Piano cercherà ovviamente di fare la migliore previsione strategica possibile sottolineando che noi vogliamo valorizzare questo strumento non solo nella direzione di ente strumentale, tenendo conto del fatto che ci sono grandi spazi di efficientamento ma anche grandissime professionalità, che in questi anni sono cresciute all'interno di un contesto che può certamente fare di più se la politica è in grado di tracciare una rotta adeguata alle sfide che ci aspettano.
Grazie, Presidente, per avermi dato la parola.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Procediamo con la votazione dei quattro ordini del giorno, cominciando dal n. 447 a firma del Consigliere Stara.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 447, sul quale l'Assessore Giordano, a nome della Giunta regionale, espresso parere contrario, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che Il Consorzio per il Sistema Informativo piemontese (CSI) ha rappresentato e rappresenta un elemento essenziale nello sviluppo del settore ICT piemontese e più in generale della diffusione della cultura digitale sul nostro territorio considerato che Il perdurante stato di incertezza in cui versa il Consiglio di Amministrazione del CSI che ha visto nel breve volgere di qualche settimana dapprima le dimissioni di tutti i membri e quindi la sospensione delle stesse Al momento non risultano esiti dal gruppo di lavoro incaricato dal CdA del CSI di scrivere un piano strategico che dia risposta alle nuove esigenze provenienti dai Soci rilevato che Al momento il CSI non abbia un Piano Strategico né, di conseguenza, un Piano Industriale che gli consenta di adeguare i propri assetti organizzativi ed economici per porlo in grado di affrontare le sfide per il prossimo triennio ritenuto che La situazione in cui versa il CSI e l'incertezza sul futuro a cui sono soggette le maestranze non possa più attendere oltre una appropriata ridefinizione della mission e degli assetti anche attraverso delle appropriate scelte organizzative che possano portare ad un adeguamento della struttura dei costi del Consorzio in linea con le esigenze dei Soci I dati trattati dal CSI ed i processi sottesi alla gestione degli stessi costituiscano un patrimonio ineguagliabile ed inalienabile di proprietà dei Soci che, a prescindere dall'assetto organizzativo del CSI, non potranno essere oggetto di privatizzazione alcuna impegna la Giunta Regionale A definire nel più breve tempo possibile il nuovo assetto del CdA del CSI in accordo con gli altri Soci consortili Ad istituire nel più breve tempo possibile una commissione composta da tecnici di comprovata esperienza nel management di strutture ICT che in un breve lasso di tempo possa definire le linee di indirizzo del piano strategico ed i necessari assetti organizzativi del futuro CSI anche lavorando congiuntamente con la Direzione del Consorzio stesso e confrontandosi con gli altri Soci consortili".
Il Consiglio non approva.
Il numero legale è 27.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 461, sul quale l'Assessore Giordano, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che: il CSI-Piemonte è nato, più di trent'anni fa, per mettere a sistema i servizi e i sistemi informativi degli Enti consorziati e per essere il motore dell'innovazione e dell'ammodernamento della PA piemontese il CSI-Piemonte, con i suoi 1200 dipendenti, è l'azienda ICT più significativa nella nostra regione e una delle più importanti sull'intero territorio nazionale il CSI-Piemonte alimenta un indotto di aziende e professionisti ICT che conta centinaia di lavoratori.
Considerato che: la natura consortile pubblica del CSI-Piemonte costituisce la garanzia che informazione e conoscenza siano beni comuni la mission originaria del CSI-Piemonte ha garantito per più di trent'anni servizi e soluzioni informatiche innovative per i Consorziati, permettendo economie di scala fra gli Enti della PA e favorendo il riuso del software e la circolarizzazione delle competenze e delle esperienze applicative l'attuale situazione di frammentazione dei sistemi informativi delle aziende sanitarie è il frutto di una gestione svolta in totale autonomia dalle aziende sanitarie piemontesi, cui si era avviato un riordino attraverso il programma SIRSE.
Rilevato che la riduzione dei componenti degli organi di amministrazione imposta dalla legge 30 luglio 2010, n. 122 (c.d. legge Brunetta) non comporta di per s il ridisegno o la ristrutturazione del CSI-Piemonte, né la revisione del suo mandato istitutivo ad oggi non sono stati forniti al CSI-Piemonte i necessari input per la redazione di un Piano Industriale che definisca nel dettaglio i modi e i tempi con cui la sua mission possa essere perseguita e rinnovata nei prossimi anni il Consiglio di Amministrazione del CSI-Piemonte ha prima rassegnato e poi sospeso le dimissioni, determinando di fatto una situazione di forte instabilità ed incertezza per il Consorzio stesso e per i suoi lavoratori il CSI-Piemonte esercita da tempo un ruolo fondamentale di volano economico ed industriale nel panorama ICT piemontese, ruolo che, già incrinato dalla riduzione delle risorse per l'ICT, rischia di essere messo definitivamente in crisi dall'attuale situazione di forte incertezza il Consiglio straordinario del 5 luglio 2011, dedicato al futuro del CSI Piemonte, ha visto emergere chiaramente l'ipotesi di un superamento dell'attuale assetto del Consorzio con la fuoriuscita della Regione Piemonte dal Consorzio, o quantomeno, a mezzo di uno spin-off dal Consorzio delle attività in ambito Sanità, senza peraltro fornire le indicazioni quali/quantitative oggettive o oggettivabili alla base di tale ipotesi n quantificare o qualificare gli impatti attesi da una tale scelta.
impegna la Giunta Regionale a confermare l'integrità e la natura pubblica del CSI-Piemonte, quale garanzia del servizio pubblico che esso fornisce ai cittadini e del ruolo fondamentale dell'informazione e della conoscenza come beni comuni a valorizzare il ruolo decisivo dell'ICT come leva per l'efficientamento del sistema delle Pubbliche Amministrazioni del Piemonte a fornire al più presto al CSI-Piemonte, di concerto con gli altri Enti promotori e con quelli sostenitori, chiari input per un Piano Industriale che ne rilanci, rinnovi e rafforzi la mission di motore dell'innovazione della PA e volano del comparto ICT piemontese, in cui trovi spazio un percorso di razionalizzazione dei sistemi informativi delle aziende sanitarie".
Il Consiglio non approva.
Il numero legale è 27.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 465, sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte premesso che costituiscono obiettivi prioritari e non derogabili dell'azione di governo l'efficienza e l'efficacia della Pubblica Amministrazione, sempre più orientata all'interazione diretta con il cittadino anche attraverso l'utilizzo delle tecnologie dell'Information e Communication Technology (ICT), che rendono altresì ormai possibile l'integrazione e l'unitarietà del processo amministrativo tenuto conto del ruolo di volano che l'innovazione nella Pubblica Amministrazione attraverso l'adozione delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, svolge a favore dello sviluppo del settore ICT stesso, che si sta progressivamente orientando da una frammentazione di operatori verso la creazione di soggetti industriali di medio-grandi dimensioni del patrimonio di conoscenze presenti in CSI-Piemonte (all'interno del proprio personale) in termini di: processi amministrativi, funzionalità delle applicazioni utilizzate dalle Pubbliche Amministrazioni piemontesi organizzazione delle informazioni contenute nei data base pubblici, ed osservato che nelle organizzazioni ad elevata complessità e dimensione (imprese, banche, enti) la tendenza consolidata al momento è quella di gestire in proprio ed in modo sempre più integrato il proprio Sistema Informativo osservato altresì che il rapporto di 'in house providing' e di esenzione IVA oggi esistente fra il CSI-Piemonte ed i suoi principali soci permette flessibilità di rapporti nel processo di definizione degli obiettivi strategici e nella loro taratura continua secondo le necessità e le disponibilità contingenti ritenuta non più procrastinabile la necessità di una risposta complessiva alle istanze prima evidenziate in termini di innovazione nella Pubblica Amministrazione e sviluppo del settore ICT, come del resto l'Amministrazione Regionale si è già impegnata a fare in vari confronti con le parti sociali, e ritenuto altresì che tale obiettivo necessariamente comporta una definizione puntuale e prospettica delle risorse economiche che dovranno essere investite (a fronte di ben individuati benefici) rilevata infine la comune disponibilità degli enti consorziati nel CSI-Piemonte ad affrontare in collaborazione con la Regione Piemonte questi temi, come del resto si è iniziato a fare su iniziativa del Consiglio di Amministrazione del CSI-Piemonte ora dimissionario, con la creazione di un gruppo di lavoro volto alla ridefinizione di un nuovo Piano Industriale per il CSI-Piemonte ovviamente contestualizzato nello scenario descritto impegna la Giunta regionale a farsi promotore con gli altri soci affinché si possa, con urgenza ridotare il CSI-Piemonte di un CdA nel pieno delle sue funzioni, perch oltre ovviamente alla gestione ordinaria possa collaborare attivamente con la Regione e gli altri enti consorziati nell'elaborazione dei punti che seguono a definire con certezza le necessità gestionali, gli obiettivi di sviluppo e le collegate disponibilità finanziarie per il Sistema Informativo della Regione e del comparto sanità nel breve-medio periodo provvedendo con sollecitudine ai relativi affidamenti verso il CSI Piemonte, onde dare continuità all'operatività del CSI-Piemonte stesso a svolgere un'accurata analisi e riportare al Consiglio Regionale quanto l''ente consolidato' Regione (comprensiva di ASL, Agenzie Regionali e Società controllate) impiega complessivamente nella spesa ICT, evidenziando le possibilità di sinergie ed economie in collaborazione con gli Enti Locali a riformulare il piano regionale dell'innovazione nella PA e dello sviluppo ICT al cui interno dovranno essere definiti: obiettivi di sviluppo e modalità di gestione dei singoli Sistemi Informativi, nonché dell'evoluzione delle sinergie esistenti (oggi gestite attraverso il CSI-Piemonte) modalità di governance, mission e valorizzazione del patrimonio immateriale del CSI-Piemonte".
Il Consiglio non approva.
Il numero legale è 27.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 466, sul quale la Giunta regionale ha espresso parere favorevole, il cui testo recita: "Premesso che il 31 luglio 2010 è entrata in vigore la legge 122 (Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, recante misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica), la quale all'art. 6 contiene specifiche previsioni in materia di contenimento costi della PA.
In particolare l'art. 6 comma 2: 'A decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto la partecipazione agli organi collegiali, anche di amministrazione, degli enti, che comunque ricevono contributi a carico delle finanze pubbliche, nonché la titolarità di organi dei predetti enti è onorifica'.
All'art. 6 comma 5: 'tutti gli enti pubblici, anche economici, e gli organismi pubblici, anche con personalità giuridica di diritto privato provvedono all'adeguamento dei rispettivi statuti al fine di assicurare che, a decorrere dal primo rinnovo successivo alla data di entrata in vigore del presente decreto, gli organi di amministrazione e quelli di controllo, ove non già costituiti informa monocratica, nonché il collegio dei revisori, siano costituiti da un numero non superiore, rispettivamente a cinque e a tre componenti.... La mancata adozione dei provvedimenti di adeguamento statutario o dì organizzazione previsti dal presente comma nei termini indicati determina responsabilità erariale e tutti gli atti adottati dagli organi degli enti e degli organismi pubblici interessati sono nulli'.
L'art. 6 comma 20, però, prevedeva che 'Le disposizioni de! presente articolo non si applicano in via diretta alle regioni'.
Ed è questo il motivo per cui, in occasione del rinnovo degli organi del CSI dello scorso autunno la Regione non sì è posta il problema dell'adeguamento a tale normativa.
Premesso inoltre che la normativa è cambiata a gennaio 2011, in quanto con la legge regionale di bilancio del 31 dicembre 2010, (n. 26), la Regione, ha sancito l'adesione volontaria al dettato dell'art. 6 della legge 122:'1.La Regione con riferimento all'allegato A e adeguando, ove necessario, la normativa regionale, aderisce volontariamente ai principi di coordinamento della finanza pubblica e alle regole di riduzione dei costi degli apparati amministrativi, secondo quanto disposto dal comma 20 dell'articolo 6 del decreto legge 31 maggio 2010. n. 78 convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122'.
Considerato che il CSI rientra pienamente tra i soggetti destinatari degli obblighi di adeguamento di cui ai commi 2 e 6 della legge 122 e, pertanto, con decorrenza da gennaio 2011, la partecipazione al CdA deve considerarsi onorifica e, con minor urgenza, ma, comunque, parrebbe senza ritardo, il CdA deve essere ridotto da 9 membri a 5.
Senza ritardo perché, ancorché la legge 122 faccia decorrere l'adeguamento degli Statuti dal primo rinnovo successivo all'entrata in vigore della legge stessa, la ratio della manovra economico finanziaria messa in atto con tutta la legge 122, impone di provvedere senza ritardo e non aspettare la prossima scadenza fra 5 anni. (Tra l'altro le conseguenze del mancato adeguamento sono molto gravi e, anche se la Regione può considerarsi tranquilla quanto al rispetto della legge 122, forse qualche problema in più dovrebbero porselo tutti gli altri Consorziati per i quali la 122 era applicabile già da luglio 2010).
Considerato infine che le motivazioni principali, che dovrebbero motivare le scelte, a seguito delle riunioni di approfondimento tecnico (se ne sono tenute ben tre) a cui ha sempre partecipato la Direzione Innovazione, in quanto competente per i Sistemi, è emersa la necessità di procedere con una modifica dello Statuto nell'articolo che disciplina il numero dei componenti del CdA, senza per che sia stato ancora risolto il nodo della sorte dell'attuale Consiglio, se cioè, questo debba intendersi decaduto nel momento dell'approvazione dello Statuto nuovo oppure se sia necessario che gli Enti provvedano alla revoca delle nomine effettuate lo scorso anno.
Tale inadempienza ha provocato le dimissioni dell'attuale CdA (come preannunciato dalla lettera inviata dal Presidente del CSI-Piemonte, a nome dei Consiglieri agli Enti Consorziati il 07/06/2011), giustamente timoroso dei rischi personali derivanti dal loro permanere in carica in condizioni di dubbia legittimità. La situazione venutasi a creare, ad avviso del gruppo consiliare del PdL, (come da documento già sottoscritto da 14 Consiglieri), costituisce un'occasione unica in quanto obbliga le parti a ridiscutere lo Statuto, non solo sul numero dei componenti del CdA ma anche sulla 'Governance' (poteri del CdA, Presidente, Direttore, Comitato Tecnico Scientifico, etc.,), nonché la 'Mission' di quanto fino ad oggi è stato il Consorzio stesso.
Tenendo conto che la forma giuridica del consorzio e l'attuale distribuzione delle quote consortili, mai riviste, non sono correttamente pesate rispetto alla rappresentanza negli organi e rispetto ai poteri decisionali del Consorzio.
Infatti la situazione attuale e la storia non tengono in dovuta considerazione il 'Valore della Produzione', in quanto la Regione Piemonte e le Aziende Sanitarie della Regione consorziate per il 2010 risultano un valore pari al 69,57 per cento del Conto Economico (euro 107912 migliaia di euro - vedi allegati) rispetto alla Provincia di Torino e Comune di Torino che complessivamente raggiungono un valore della produzione pari al 23,63 per cento, esprimendo gli stessi amministratori anche rispetto alla proposta avanzata alla Giunta dagli Assessori competenti dei due Enti citati. Questa breve illustrazione evidenzia come la situazione prospettata della nuova Governance (vd. 'Decisioni della Giunta' del 22 giugno u.s.) non sarebbe rispettosa dei valori e dei volumi d'affari.
Il Consiglio regionale.
chiede al Presidente della Giunta Regionale e agli Assessori competenti, in riferimento alla convocazione della prossima assemblea del CSI-Piemonte, di adottare una delle tre soluzioni specificate di seguito: Proporre ai Consorziati la formazione di un nuovo CdA che consenta il governo del Consorzio da parte della Regione dove la maggioranza sia qualificata per l'Ente (2 Reione 1 ASL consorziate).
Proporre ai Consorziati la modifica dello Statuto a 5 componenti del CdA di cui 3 all'Ente Regione, uno alla minoranza consiliare, ridefinendo i poteri attribuiti al CdA: Presidente, Vice Presidente e Consiglieri Direttore Generale e Comitato Tecnico Scientifico.
Comunicare in Assemblea la fuoriuscita dell'Ente Regione e delle ASL consorziate, con cessione di ramo d'azienda e personale del CSI-Piemonte per la costituzione di un nuovo soggetto consortile o società a partecipazione pubblica regionale".
Il Consiglio approva.
Mi permetto di ricordare che nella giornata di domani, venerdì 22 luglio, è convocata la I Commissione alle ore 9.30 in sede legislativa - pertanto, la Commissione si terrà in aula consiliare - mentre per le giornate di martedì 26, mercoledì 27 e giovedì 28 è convocato il Consiglio regionale; giovedì 28 è prevista anche la seduta serale alle ore 20.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.13)



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