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Dettaglio seduta n.138 del 19/07/11 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

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Argomento:


LEARDI LORENZO



(Alle ore 14.32 il Consigliere Segretario Leardi comunica che la seduta avrà inizio alle ore 15.00)



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PLACIDO



(La seduta ha inizio alle ore 15.03)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bussola, Burzi, Costa Raffaele Cota, Giordano, Montaruli e Toselli.


Argomento: Commercio

Disegno di legge n. 55, inerente a "Disposizioni urgenti in materia di commercio" (inversione all'o.d.g.)


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Carossa; ne ha facoltà.



CAROSSA Mario

Grazie, Presidente.
Chiederei all'Assessore Casoni, che non vedo presente, in ogni modo chiedo all'Aula se è possibile fare un'inversione della discussione dei disegni di legge, quindi accantonare l'esame del disegno di legge n. 54 quello sui parchi - ed affrontare la discussione del disegno di legge n.
55: "Disposizioni urgenti in materia di commercio".
Dico questo senza voler sottolineare alcunché: sulla questione commercio ci sono stati dei problemi, nelle scorse settimane, nella nostra città e non solo, pertanto consideriamo più urgente tale argomento.
Se l'Assessore Casoni è d'accordo, chiediamo quest'inversione, per procedere con il disegno di legge n. 55.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Chiediamo al rappresentante della Giunta regionale che la comunicazione di questa sera, alle ore 17, sia svolta dal Presidente della Regione o dall'Assessore regionale al bilancio.
Chiedo scusa, ma, dopo le vicende che si sono verificate, non credo che l'autorevolissimo Vicepresidente della Giunta regionale, Cavallera, possa essere - come dicono dalle mie parti - il prezzemolo che si mette ovunque! Su questa materia, ci sono due responsabilità politiche in capo alla Giunta, due persone che possono rappresentare il pensiero della Giunta regionale: il Presidente della Giunta e l'Assessore regionale al bilancio.
Chiedo formalmente che la comunicazione sia svolta da uno di loro oppure dall'Assessore alla sanità, che potrebbe essere maggiormente in grado di rappresentare tale pensiero.
Dico questo, perché mi sembra che i buoni propositi del Presidente Cota (quelli di frequentare un po' di più quest'Aula), dopo i risultati elettorali negativi, si siano persi per strada.
Seconda questione: poiché ho la parola, intervengo in merito alla richiesta presentata dal collega Carossa, che mi sembra configurabile come una richiesta d'inversione di punti all'o.d.g.
Su tale richiesta, esprimiamo parere contrario, ma non ci limitiamo a questo, perché vorremmo che fossero chiare alcune questioni, perché è in campo anche il diritto delle opposizioni di partecipare in modo preciso e puntuale ai lavori d'Aula.
Era incominciata la discussione generale su un provvedimento; durante la Conferenza dei Capigruppo era stato condiviso che quel provvedimento andasse a conclusione.
Noi consideriamo altrettanto prioritario l'esame del disegno di legge relativo ai provvedimenti urgenti sul commercio, ma una cosa deve essere chiara: se c'è una programmazione dei lavori dell'Aula, rispetto ai quali i Gruppi d'opposizione si organizzano anche per l'attività emendativa, non si può presentarsi il pomeriggio e chiedere l'inversione dei punti all'o.d.g.! Aggiungo di più: poiché questo fatto aleggiava nell'aria da questa mattina: correttezza avrebbe voluto che se ne facesse parola con i Capigruppo d'opposizione.
Per queste ragioni, non solo esprimo il parere contrario, ma invito sinceramente la maggioranza a non inasprire ulteriormente i rapporti all'interno dell'Aula.
Siamo pronti ad entrare nel merito della discussione del testo unico sulle aree protette; immaginando che oggi e domani si sarebbe andati avanti con quel provvedimento, non ci siamo organizzati sull'attività emendativa relativamente al provvedimento sul commercio, e, come noi, anche altri Gruppi d'opposizione.
Non consentire questo ruolo in capo ai Gruppi d'opposizione, mi sembra un vulnus su cui riflettere attentamente.
Grazie.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola all'Assessore Maccanti, ricordo che c'è una proposta d'inversione di punti all'o.d.g., con un intervento a favore e uno contro.
Intendo la proposta del Consigliere Carossa a favore...



(Commenti del Consigliere Giovine)



PRESIDENTE

Consigliere Giovine, la proposta è a favore; contro si è espresso il Consigliere Reschigna.
In base all'articolo 58, commi 6 e 7, del Regolamento, si pone in votazione la proposta d'inversione di punti all'o.d.g., dopodiché, se vorrà intervenire, vale anche per la Giunta, volentieri.



(Il Consigliere Carossa chiede la parola)



PRESIDENTE

Prego, Consigliere Carossa.



CAROSSA Mario

Capisco le ragioni dell'opposizione, però mi permetto di dire - so che stamattina non è stata accettata una determinata richiesta - che il 90 delle volte in cui si arriva in aula e c'è una richiesta d'inversione da parte dell'opposizione - non solo voi - d'inserire nell'ordine dei lavori...



(Commenti in aula)



CAROSSA Mario

Lo dico tranquillamente, proprio per spiegare che non vuole essere un dispetto (lungi da me, questo).
Mi permetto anche di dire che possiamo iniziare la discussione e che se volete procedere con l'attività emendativa, alle 17 cambiamo argomento pertanto avete - io spero di no, vivamente - tutto il tempo per l'attività emendativa, tra oggi e domani.
Grazie.



(Proteste dai banchi dell'opposizione)



PRESIDENTE

Colleghi, per cortesia! Scusate colleghi, è stata presentata una richiesta molto precisa di variazione di punti all'o.d.g. Il nostro Regolamento, all'articolo 58 comma 6 e 7, è molto chiaro: c'è un intervento a favore, con la precisazione, ulteriormente chiara, è un intervento contro, del Presidente Reschigna.
Procediamo alla votazione, poi ci sarà tutta la disponibilità a far intervenire, in base al Regolamento, chi lo richiederà opportuno.
Ricordo che il numero legale è...



PRESIDENTE

ANGELERI Antonello (fuori microfono)



PRESIDENTE

Presidente, chiedo una sospensione di cinque minuti.



PRESIDENTE

Non è possibile, perché siamo in fase di votazione.



PRESIDENTE

ANGELERI Antonello (fuori microfono)



PRESIDENTE

Non siamo ancora in votazione, non l'ha ancora detto! Non l'ha ancora detto, attenzione!



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

Cinque minuti di sospensione.



(Accese proteste dei Consiglieri Ronzani e Reschigna)



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 15.12 riprende alle ore 15.17)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
stata presentata una richiesta d'inversione di punti all'o.d.g., con lo svolgimento di un intervento a favore e uno contro.
Se non ci sono problemi, porrei in votazione la proposta d'inversione di punti all'o.d.g., altrimenti, c'era il collega Giovine che voleva intervenire.
Ripeto: siamo, in base...



(Commenti del Consigliere Muliere)



PRESIDENTE

No, ha chiesto una sospensione, è una cosa diversa.



(Commenti del Consigliere Muliere)



PRESIDENTE

Colleghi, per cortesia!



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Può essere anche una soluzione.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

RESCHIGNA Aldo (fuori microfono)



PRESIDENTE

Però, sia chiara una cosa: è la prima volta che si chiede una sospensione dei lavori d'Aula e i Consiglieri non escono dall'aula e manco se ne parla!



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Colleghi, per cortesia!



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Colleghi! Mettiamo in votazione la richiesta d'inversione di punti all'o.d.g.
Il numero legale è 27.



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

Per cortesia, non siamo in un bar! Chi pensa di essere in un bar vada a fischiare altrove! Indìco la votazione palese sulla richiesta d'inversione di punti all'o.d.g.
Il Consiglio approva.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Colleghi, per cortesia!



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Chiedere è lecito, rispondere è cortesia.
Procediamo con l'esame del disegno di legge n. 55, inerente a "Disposizioni urgenti in materia di commercio", di cui al punto 8) all'o.d.g.
Relatore di maggioranza è il Consigliere Vignale; relatore di minoranza il Consigliere Ronzani.
Il provvedimento è stato licenziato a maggioranza dalla III Commissione il 3 febbraio 2011.
Chiedo se i relatori intendono intervenire.
Collega Vignale, mi scusi: il Consigliere Giovine ha chiesto di intervenire in merito a quale argomento?



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Non decido io, è in base al Regolamento. Se mi esplicita, volentieri.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Non è un coro, non siamo in una chiesa.
La parola al Consigliere Giovine, al quale chiedo di esplicitare il motivo del suo intervento.



GIOVINE Michele

Grazie, Presidente.
Intervengo anche in modo strettamente inerente alla gestione dei lavori d'Aula e mi ricollego altresì a quanto è accaduto stamani.
Infatti, questa mattina condividevo pienamente le censure proposte dal Consigliere Reschigna e dal Consigliere Ronzani, espresse forse con toni un pochino sopra le righe, verso la Presidenza, in merito alla decisione anzi, definita prerogativa da parte del Presidente - di non concedere i 30 minuti di sospensione senza neanche chiedere il parere dell'Aula - ricordo peraltro, che sarebbe stato sufficiente che un qualunque Capogruppo chiedesse la sospensione e questa avrebbe dovuto essere data. È ovvio ed evidente, in presenza di un nutrito pubblico in rappresentanza di una parte importante di Piemonte, che attendeva delle risposte relativamente ad un ordine del giorno, che la Presidenza abbia fatto quello che era giusto fare, ma sarebbe stato auspicabile chiedesse il consenso a procedere, che sicuramente da parte nostra avrebbe ottenuto.
Le preoccupazioni sollevate oggi dai colleghi Ronzani e Reschigna dell'opposizione, affinché questo non diventasse una prassi, sono assolutamente condivisibili. Però, consentitemi, colleghi, su una chiama di 26 più sette punti all'o.d.g. - il collega, mai troppo rimpianto Presidente Gariglio la definirebbe una chiama di natura manzoniana - dire che passare dal punto 7) al punto 8) all'o.d.g. è equivalente ad un golpe all'interno dell'Istituzione del Piemonte, perché non si è stati in grado di preparare per tempo gli emendamenti, mi sembra, tutto sommato un'obiezione un pochino debole: essendo voi un nutrito gruppo di Consiglieri d'opposizione - ho una certa esperienza in merito - potevate preparare tutti gli emendamenti che volevate.
Credo che, tra l'altro, vi siano gli emendamenti che sicuramente avete discusso e presentato all'epoca in Commissione; credo che il Regolamento consenta anche, con tre Capigruppo, di presentarli ora.
Tutte le altre considerazioni svolte sono di natura squisitamente politica, perché che all'interno della maggioranza ci sia una discussione sulla destinazione dei Sacri Monti...



PRESIDENTE

Mi scusi, Consigliere Giovine.



GIOVINE Michele

Concludo, Presidente.



PRESIDENTE

La ringrazio e le chiedo la cortesia.



GIOVINE Michele

Concludo.
Per quanto riguarda tutte le altre constatazioni che sono state effettuate a latere (sulla debolezza o la forza dell'Assessore, sul ragionamento all'interno della maggioranza), anziché sfruttare quest'inversione dell'ordine dei lavori, per cercare una sintesi anche in tema dei Sacri Monti, si vuole sfruttare questo momento per mettere in atto una sterile politica strumentale.



GIOVINE Michele

RESCHIGNA Aldo (fuori microfono)



GIOVINE Michele

Non è che lo dici tu quello che dobbiamo fare noi!



GIOVINE Michele

Ma io...



PRESIDENTE

Collega Reschigna e collega Giovine, per cortesia!



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Colleghi, per cortesia!



GIOVINE Michele

Dire che questo equivale...



PRESIDENTE

Consigliere Giovine!



GIOVINE Michele

Mentre su certe cose avete pienamente ragione, ora censurarci anche sulla richiesta d'inversione all'o.d.g., che era assolutamente prevedibile...



PRESIDENTE

Consigliere Giovine, la invito a concludere il suo intervento.



GIOVINE Michele

Credo che la maggioranza avesse tutto il diritto di farlo. Posso anche non condividere la richiesta dei cinque minuti, che è stata palesemente strumentale; peraltro, ci siamo consultati con il collega Pedrale e con il collega Carossa, che non era necessario uscire dall'aula. Per carità, mi rendo conto che può avere un significato la modalità...



PRESIDENTE

Collega Giovine, mi scusi, sono passati quattro minuti, non mi sembra che abbia...



GIOVINE Michele

Presidente, ho concluso. Grazie.



PRESIDENTE

La ringrazio.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Colleghi, per cortesia! Darò la parola a tutti coloro che la chiedono.
Volevo approfittarne se, per gentilezza, mi permettete, di richiamare l'articolo 59 del Regolamento interno del Consiglio regionale in ordine al numero legale per deliberare. Il comma 4 di tale articolo recita: "I richiedenti la verifica del numero legale sono sempre considerati presenti agli effetti della votazione" e ai sensi del successivo comma 5: "Il Presidente, qualora abbia accertato l'impossibilità di procedere ad una votazione per mancanza del numero legale, rinvia la prosecuzione del dibattito sull'oggetto in esame ad una successiva seduta. Passa quindi ad altro argomento dell'ordine del giorno o sospende la seduta per un tempo non inferiore a 30 minuti, qualora lo richieda il Presidente di un Gruppo consiliare o un suo delegato".
Il Presidente del Consiglio non ha tante prerogative d'interpretazione perché il nostro Regolamento è chiaro, pur avendo rilevato qualche problema nell'iter.
In questo caso, è consuetudine che il Presidente del Consiglio, quando si verifica la mancanza del numero legale, sospenda per 30 minuti, ma il dettato del comma è molto chiaro: è scritto che "passa ad altro argomento o sospende la seduta".
Quindi, il Presidente del Consiglio nella seduta di questa mattina ha interpretato correttamente il Regolamento e ha utilizzato una sua prerogativa. Vi ringrazio per l'attenzione.
Faccio solo un invito ai colleghi; abbiamo tutto il tempo davanti, se però utilizzate la sintesi per far capire al Presidente del Consiglio pro tempore, qual è l'argomento, vi ringrazio in anticipo.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Richiamo l'articolo 84 del Regolamento, che recita: "Gli emendamenti e subemendamenti sono presentati dai Consiglieri o dalla Giunta al Presidente del Consiglio almeno 24 ore prima della seduta consiliare nella quale è iscritto all'o.d.g. il provvedimento e comunque prima dell'inizio dell'esame dell'articolato. La Giunta può presentarli in ogni momento".
Chiedo all'Assessore Casoni, per procedere all'avvio della discussione: è in grado in questo momento, nel momento nel quale comincia la discussione generale sul provvedimento, di dichiarare e di illustrare quali sono gli emendamenti che la Giunta presenta? Presidente, noi vorremmo - ed è per questo che chiedo che venga sospesa la seduta - prendere visione degli emendamenti che ha presentato in questo momento. Non mi risultano presentati prima, quindi immagino che la Giunta nel momento nel quale chiede che si apra la discussione su questo tema, sia in grado di comunicare all'Aula se e quali emendamenti presenteranno nella discussione.
Quindi, chiedo all'Assessore Casoni di dirci se la Giunta ha in questo momento depositato, perché dovremmo prenderne visione, degli emendamenti al testo del provvedimento al nostro esame. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Pedrale; ne ha facoltà.



PEDRALE Luca

Grazie, Presidente. Mi sembra che non ci sia alcuna necessità di interrompere i lavori, perché c'è stata una votazione con un'inversione all'o.d.g.
Adesso mi pare che siamo nella fase della legge sul commercio, quindi procediamo su questa strada. Sono assolutamente contrario ad un'interruzione dei lavori dell'Assemblea che ormai sono iniziati.



PEDRALE Luca

RONZANI Wilmer (fuori microfono)



PEDRALE Luca

Gli emendamenti li avete presentati o no?



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Boeti; ne ha facoltà.



BOETI Antonino

Dato che il Consigliere Giovine ha distribuito perle di saggezza volevo fare una richiesta, approfittando del fatto che c'è l'Assessore Quaglia L'Assessore ha incontrato un po' prima i precari della Regione Piemonte, che chiedevano davanti al Palazzo Lascaris in via Alfieri - sono circa 300 lavoratori precari - un incontro con la Regione e chiedevano anche un confronto con i Consiglieri regionali rispetto al futuro loro e delle loro famiglie.
Il fatto che ci siano persone che, a tempo determinato, continuino a lavorare per la Regione - peraltro sono persone che hanno svolto un regolare concorso - effettivamente nel momento nel quale diciamo (lo diciamo tutti, centrodestra e centrosinistra) che dobbiamo guardare ad un mondo che sia flessibile nel lavoro, ma non precario, chiedevo all'Assessore Quaglia se può fare nell'arco di questo pomeriggio una comunicazione rispetto a questo argomento.
Noi vorremmo sapere, se ci è consentito, dall'Assessore che cosa si è detto con questo personale e qual è l'orientamento del governo regionale rispetto a questi 300 precari, se è intenzione del governo regionale di stabilizzarli, in maniera da garantire un futuro a loro e alle loro famiglie.
Di questi tempi con la crisi economica che stiamo attraversando, con la difficoltà di trovare un lavoro, capisco il fatto che questi lavoratori guardino il loro futuro con una certa preoccupazione.
Si tratterebbe di stabilizzare persone che lavorano già per la Regione quindi non ci sarebbe un aumento dei costi per le casse regionali. Mi è parso di capire in queste discussioni di questi mesi che il governo regionale è interessato alla stabilizzazione delle persone precarie, chiedo all'Assessore se può fare una comunicazione e dirci come stanno le cose e qual è l'orientamento.
Naturalmente come Partito Democratico siamo disponibili a verificare percorsi di legalità, che possano portare alla stabilizzazione di questi lavoratori.



PRESIDENTE

Vi prego un momento d'attenzione.
L'incontro di oggi era un incontro ufficiale già programmato tra l'Assessore Quaglia, che ha la delega, e le organizzazioni sindacali.
Poiché c'era la seduta del Consiglio, l'incontro si è svolto nella pausa dei lavori ed è stata chiesta la presenza dall'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale.
Una comunicazione nel merito sarà fatta alla Conferenza dei Capigruppo che si farà parte diligente di avvisare tutti i Consiglieri.
Noi abbiamo votato un'inversione di punto all'o.d.g. Dopo un intervento a favore e uno contro, con precisazione, l'Aula ha acconsentito ad invertire l'o.d.g.
Siamo nella fase, con tutta la disponibilità a fare intervenire chiunque, da parte di due relatori di svolgere il loro lavoro per iniziare l'iter.
Se non ci sono fatti personali o altre cose significative, non mi sembrano che ci siano argomenti che possano bloccare l'inizio dei lavori del provvedimento, che è stato regolarmente votato dall'Aula.
Quindi, non siamo nella fase in cui bisogna intervenire; se non ci sono fatti significativi, che vi prego di esplicitare nel giro di pochi secondi il nostro Regolamento non consente di aprire una discussione così estemporanea a questo punto su un tema, certamente importante, ma che non c'entra niente con quello che dobbiamo fare.
Ha chiesto la parola il Consigliere Buquicchio.
Le chiedo di esplicitare in pochi secondi il motivo così importante che pensa di segnalare all'Aula.



BUQUICCHIO Andrea

Presidente, la ringrazio.
Non so se è così importante, però visto che sono intervenuti altri colleghi, io mi prendo cinque secondi, al di là della richiesta della comunicazione, che ritengo - come lei giustamente ha detto - non fattibile in questo momento. Però sulla faccenda dei precari, anche noi come Italia dei Valori siamo sensibili e particolarmente attenti e quindi auspichiamo che l'Assessorato e l'Assessore voglia poter fare tutto quello che sarà necessario per tranquillizzare questi giovani, nell'ambito di una politica di rinnovamento sia di risorse sia di competenze. Grazie.



PRESIDENTE

un auspicio che condividiamo tutti.


Argomento: Commercio

Esame disegno di legge n. 55, inerente a "Disposizioni urgenti in materia di commercio"


PRESIDENTE

Procediamo pertanto con l'esame del disegno di legge n. 55, di cui al punto 8) all'o.d.g.
Relatore di maggioranza è il Consigliere Vignale; relatore di minoranza il Consigliere Ronzani.
La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca, relatore di maggioranza

Grazie, Presidente.
Innanzitutto voglio, in qualità non soltanto di relatore ma anche di componente nonché Presidente della III Commissione, ringraziare i Commissari e gli uffici per il lavoro che è stato svolto sul disegno di legge n. 55, che, come credo vedremo nella discussione, non trova la sua unanimità, ma che certamente la Commissione ha in molte parti o in alcune parti modificato, migliorandolo e svolgendo quello che è il ruolo legislativo della Commissione.
Il disegno di legge n. 55, "Disposizioni urgenti in materia di commercio", affronta sostanzialmente una modifica alla legge regionale n.
28, con alcune sue parti assolutamente importanti. Perlomeno tre: quello che è contraddistinto da una grande attenzione per il commercio di vicinato e per il commercio ambulante, l'aumento della quota dal 15 al 25% che coloro i quali presentano domanda per l'apertura di un grande o medio centro commerciale devono versare all'Amministrazione regionale al momento dell'autorizzazione. Questo non solo concederà più risorse da destinare al fondo per i Comuni e al fondo regionale, come istituito all'interno del disegno di legge n. 55, ma eviterà che vi siano molte domande di speculazione finanziaria immobiliare sul commercio.
Delle circa 100 domande presentate nel 2006, poco più di una ventina sono poi trasformate in reali punti che si sono aperti, perché in molti casi ci sono degli operatori immobiliari che legittimamente presentano domande per vedere se successivamente riescono a trovare un acquirente.
Questo però comporta il fatto che, dal momento della presentazione della domanda al momento dell'autorizzazione e dell'insediamento, passino molti anni, anche più di dieci.
La legge in oggetto, invece, limita fortemente, per le medie e grandi strutture di vendita, il tempo, per cui non si potrà arrivare ad un periodo superiore ai cinque anni per le grandi strutture di vendita dal momento in cui si è presentata la domanda al momento della realizzazione.
Vi sono poi alcune modifiche relativamente alle sanzioni e vi è anche una parte - che non è la parte più importante, ma certamente una parte importante della legge - che risponde al mondo dell'ambulantato.
Com'è noto a tutti i colleghi - dico noto, perché da più di un anno ascoltiamo correttamente le problematiche che il mondo ambulante ha posto alla Giunta e al Consiglio regionale tutto, venendo più volte a manifestare davanti a Palazzo Lascaris - una Direttiva europea (la Direttiva servizi meglio nota come Direttiva Bolkestein) ha introdotto una serie di misure di liberalizzazione del mercato interno europeo. Per ciò che riguarda il mercato ambulante, è previsto che la concessione di posteggio non abbia più un rinnovo automatico, come accade oggi dopo 10 anni, ma che vada messa a bando.
Ciò ovviamente ha creato un primo grande allarme all'interno del mondo dell'ambulantato. Per questa ragione, la legge prevede (articolo 4) il fatto che il mondo ambulante non sia inserito all'interno della Direttiva europea e, di conseguenza, della legge 59/2010 (la legge che recepisce la Direttiva Bolkestein). Questo anche per un motivo funzionale rispetto alla Direttiva europea stessa, perché va a regolamentare le aree naturali: è evidente che, com'è accaduto per altre tipologie distributive commerciali (giornalai, tabaccai e quant'altro), il servizio di mercato ambulante è un servizio che si svolge su un'area pubblica e non su un'area naturale.
L'articolo 12 (norme transitorie e finali) prevede che, in applicazione di alcuni aspetti di deroga previsti dalla legge 59 e dalla stessa Direttiva Bolkestein, il periodo di validità delle concessioni di posteggio sia prorogato per anni 40. Questa posizione - il concetto della proroga delle licenze esistenti - come abbiamo visto, è stata anche poi ripresa da altre Regioni italiane ed è oggetto di discussione nella Conferenza Stato Regioni.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire, in qualità di relatore, il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer, relatore di minoranza

Grazie Presidente, grazie colleghi.
Vorrei innanzitutto sgomberare il campo da una questione, che per noi ha un valore politico.
Voi non troverete mai nel Partito Democratico una forza ostile e contraria a discutere dei problemi del commercio. Quindi, per quanto ci riguarda, questa discussione siamo ben contenti di farla e la faremo, come abbiamo fatto in Commissione - di questo ringrazio il Presidente Vignale che mi pare in qualche modo abbia dato atto del fatto che in Commissione si è svolto un confronto di merito, anche se acceso, sul provvedimento.
Non troverete in noi, dicevo, una forza politica ostile a discutere di queste questioni, per una ragione che abbiamo più volte ribadito e rimarcato in Commissione: noi parliamo di un settore, quello del commercio nelle sue varie articolazioni, che sta subendo pesantemente i contraccolpi della crisi economica. Anche per questa ragione, credo sia aperto il problema, che la manovra del Governo non affronta, di una politica volta a garantire una crescita dell'economia del nostro Paese, della quale avrebbero un beneficio anche i settori riguardanti il commercio nelle sue varie articolazioni, che ha un peso determinante, sempre più consistente dentro l'economia del nostro Paese. Non devo ricordare ai colleghi sicuramente non devo ricordarlo al collega Casoni - che il commercio, nella sua accezione più ampia, rappresenta il 15% del PIL nazionale, grosso modo.
Spero che i colleghi che hanno preteso questa discussione mi ascoltino però! Presumo che voi abbiate imposto questa discussione nella considerazione che parlavamo di un tema importante, quindi vorrei invitare il Consigliere Pedrale a consentirmi di discutere, perché non posso parlare con una persona girata di schiena, abbiate pazienza!



PRESIDENTE

Collega Pedrale, per cortesia, torni al suo posto e presti attenzione all'intervento del Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Naturalmente è un peso politico economico non indifferente perché, per l'appunto, il commercio rappresenta il 15% del PIL nazionale ed è un settore che, pur ristrutturandosi e riorganizzandosi nel corso degli anni fatto questo che pone una serie di questioni nella politica di governo del settore del commercio - dà lavoro al 20% della popolazione attiva e occupata del nostro Paese.
Di conseguenza, per quanto ci riguarda, è fuori discussione l'esigenza di mettere mano a provvedimenti che abbiano anche un carattere d'urgenza perché il provvedimento che stiamo discutendo, come i colleghi sanno, ha essenzialmente un carattere d'urgenza.
Devo dire che l'Assessore Casoni, durante la discussione sul disegno di legge sul commercio contenente le misure urgenti, per motivare l'esigenza di fare in fretta e di approvare quel provvedimento, annunciò - ma è uno dei tanti annunci che ha fatto nella sua vita politica, credo senza la corrispondenza dei fatti - che avrebbe presentato di lì a poco una riforma complessiva della legge sul commercio.
Noi siamo pronti naturalmente a discutere anche di questo; mi auguro che l'Assessore Casoni voglia essere conseguente rispetto a quell'impegno e voglia, il più presto possibile, consentirci non soltanto di discutere le misure urgenti, ma di discutere anche in che modo l'Amministrazione regionale e la sua Giunta intendono affrontare i temi della programmazione della legge 28 e della delibera sulla programmazione.
Ciò che ha infastidito il Gruppo del PD, Presidente Placido, non è il fatto che si avviasse questa discussione; dimostreremo nelle discussioni io e i colleghi che interverranno, che noi siamo pronti a entrare nel merito e ad avanzare anche delle proposte migliorative e modificative del provvedimento, ma ciò che ha dato fastidio è il fatto che questa maggioranza ha imposto quella discussione non perché avesse una sensibilità particolare per i commercianti - del resto, se guardo quei banchi, mi rendo conto che lì non c'è sensibilità. Lì c'è il vuoto assoluto, Presidente. Il vuoto assoluto! Hanno imposto all'opposizione la discussione sul commercio e i Consiglieri regionali presenti in aula, fatta eccezione del Consigliere Vignale, Botta ed altri, sono quattro gatti.
Sono cinque Consiglieri, Presidente! Tutto ciò mi serve per dimostrare che questo "ambaradan" che hanno messo in piedi non c'entra nulla con il tema del commercio, sul quale il Consigliere Vignale, che personalmente considero persona rigorosa e molto seria, sa che esistono alcune "questioncine" ancora aperte, al punto che in Commissione ci eravamo lasciati con l'intendimento di fare il punto sulle questioni aperte prima di arrivare in Aula, senza per questo riconvocare formalmente una riunione della Commissione che aveva licenziato il provvedimento per l'Aula.
Ciò detto, la ragione per cui avete deciso di imporre un cambiamento di rotta non è data dal fatto che improvvisamente questa maggioranza ha scoperto di avere una vocazione o una sensibilità verso il settore del commercio, ma perché la Lega - lo dico "papale papale" perché risulti agli atti - ha presentato, in maniera assolutamente legittima, un emendamento che riguarda i Sacri Monti. La Lega ha presentato un emendamento che scorpora l'unitarietà dei Sacri Monti.
Credo che questa questione abbia creato un po' di discussione all'interno della maggioranza, essendo evidente che quest'emendamento sconfessa, prima di tutto, l'Assessore Casoni, il quale in Commissione ha difeso un testo diverso, un testo che difendeva l'unitarietà dei Sacri Monti.
Capite? Questo è il problema. In Commissione abbiamo discusso un progetto di legge presentato dal vostro Assessore che sosteneva la necessità di difendere l'unitarietà dei Sacri Monti, però poi in Aula succede una cosa strana: mentre inizia la discussione sulle aree protette un Gruppo - o un Consigliere o un Gruppo di maggioranza - presenta un emendamento che smonta un pezzo importante del disegno di legge.
Cosa fa la maggioranza? In un Paese normale, una maggioranza discute e decide una posizione. Ma siccome questa maggioranza in questo momento non è in grado di esprimere una linea, ha deciso di non prendere una posizione e ha rinviato la questione delle aree protette, questione che l'Assessore Casoni considera strategica per la nostra regione.
Vi ricordate quando l'Assessore Casoni intervenne in quest'Aula magnificandoci la sua esperienza compiuta in Spagna? Casoni venne a dirci che era stato in Spagna a visitare alcuni parchi e riteneva che fosse possibile e necessario mutuare l'esperienza dei parchi spagnoli in Italia.
Ci disse che avrebbe presentato in Italia, sulla base di quella straordinaria esperienza vacanziera, alcuni emendamenti, con i quali modificare le aree protette.
Il provvedimento che l'Assessore Casoni ha presentato in Aula, per quanto riguarda le aree protette, non tiene minimamente conto di questa questione; anzi, si è incagliato per responsabilità e per divisioni interne alla maggioranza.
Nasce da questo, e da nient'alto, caro Consigliere Vignale e caro Presidente, il tentativo, anzi, la decisione di imporci la discussione sul commercio. Non c'era una vocazione, una sensibilità; c'era il problema di immaginare una via di uscita per evitare il corto circuito, rappresentato dal fatto che su un tema qualificante di quel provvedimento voi non eravate d'accordo.
Veniamo al commercio, caro Presidente del Consiglio e caro Assessore Casoni.
vero, c'è stata, per le ragioni che ricordavo, una discussione importante in Commissione, a conferma del fatto che non è vero che quest'opposizione è soltanto ostruzionistica, perché questa barzelletta che raccontate ogni tanto fa comodo, soprattutto per fare una caricatura delle nostre posizioni. Siccome voi avete dei problemi che non potete affrontare perché se le affrontate esplodono le contraddizioni, il modo migliore per affrontare il tema é parlare male dell'opposizione, dando una caricatura della nostra posizione politica, immaginando che una parte dei lavori d'Aula, nonostante un nuovo Regolamento e un nuovo Statuto, non procedono non perché voi, in realtà, siete una maggioranza che in questo momento fatica a stare insieme, ma per colpa di quest'opposizione che su varie questioni, sia in Commissione sia in Aula, assumerebbe atteggiamenti di ostruzionismo.
Non è vero! Ho ragione, Consigliere Vignale? Il Consigliere Vignale non Wilmer Ronzani, il Presidente della Commissione ha testé confermato il fatto che in Commissione noi abbiamo svolto un confronto costruttivo.
Personalmente non ho difficoltà a riconoscere al Consigliere Vignale che il suo senso di equilibrio nell'affrontare questa questione, che ha toccato punti delicati, ci ha permesso di rendere quel confronto proficuo e positivo; tanto è vero che il provvedimento che dobbiamo esaminare, e per il quale stiamo facendo la discussione generale, è un provvedimento molto diverso da quello presentato dall'Assessore Casoni.
Voi direte che fa parte della dialettica democratica. Non c'è dubbio nelle Assemblee elettive una maggioranza presenta un provvedimento; una minoranza lo contesta; una minoranza avanza proposte alternative e una parte della maggioranza si rende conto che magari il provvedimento è talmente sgangherato da richiedere qualche correzione di rotta.
Questo è uno di quei casi, collega Laus, in cui un provvedimento sgangherato è stato corretto in corso d'opera attraverso un confronto positivo svoltosi in III Commissione.
Il testo che stiamo esaminando è un testo molto diverso da quello presentato inizialmente dalla Giunta, il che conferma, caro Assessore Casoni...
Poi glielo ricordo.



CASONI William, Assessore al commercio e fiere (fuori microfono)

Due righe!



RONZANI Wilmer

Due righe? Vuol dire che ha perso qualche puntata. Non sono due righe poi glielo dimostro. Tanto è vero che il testo che oggi abbiamo al nostro esame in Aula è un po' diverso da quello che la Giunta ha presentato e trasmesso in Commissione.
Innanzitutto, e vengo a qualche modifica che abbiamo apportato, caro Assessore Casoni - e spero che lei si ricordi - all'articolo 3 del provvedimento che stiamo esaminando, dopo un confronto - ammetto - molto serio e molto costruttivo, abbiamo fatto in modo che la quota di onere aggiuntivo, dovuta per nuovi insediamenti da destinare al fondo regionale per la qualificazione del commercio, fosse del 30% e non del 70.
corretto, Consigliere Vignale? Perfetto! un cambiamento che abbiamo portato in Commissione o no? Perfetto! Assessore Casoni, Presidente, sto dicendo che abbiamo apportato questo cambiamento in Commissione. La ragione era semplicissima: ritenevamo che bisognasse utilizzare quelle risorse, e che una parte degli oneri aggiuntivi, che devono pagare coloro che realizzano nuovi insediamenti andassero a finanziare il fondo del commercio, che peraltro questa Giunta regionale, che agita il tema del commercio quando fa comodo, ha definanziato in questi anni. L'Assessore Casoni è l'Assessore che porta sulle sue spalle la responsabilità di aver definanziato le risorse destinate al commercio.
Con questi interventi destiniamo al fondo sul commercio il 30% delle risorse, ma è passata l'idea, sostenuta da noi (e naturalmente non solo da noi), che il restante 70% delle risorse dovesse continuare ad essere destinato ai Comuni contigui all'area nella quale si realizza un grande insediamento commerciale, per evitare e contrastare quei fenomeni di disartificazione commerciale.
L'emendamento del collega Muliere - mi riferisco ad una passata legislatura - era stato studiato in intesa e d'accordo con l'Assessore Picchetto, perché noi dobbiamo governare i processi che riguardano il settore del commercio e governarli significa fare in modo che non vi sia questo dualismo e questa contrapposizione tra gran distribuzione e piccolo commercio.
Un modo per governare questi fenomeni è fare in modo che il piccolo commercio, che deve riqualificarsi e rivitalizzarsi, deve poter contare su risorse.
Da qui discende la scelta di inventare quest'onere aggiuntivo a carico della gran distribuzione e da qui discende la scelta, oggi, di far in modo che queste risorse non vadano - come l'Assessore Casoni pensava - per il 70% a riqualificare il Fondo del commercio e per il 30% ai Comuni, ma il contrario: che questo rapporto, cioè, sia invertito e che ai Comuni vada il 70% mentre invece al Fondo per riqualificare il commercio il 30%. È un risultato che sottende un'idea: è una politica, non è una cosa che abbiamo inventato così.
Poiché noi teniamo ferma quella barra - non contestiamo l'idea che, di fronte al fatto che voi tagliate le risorse al commercio occorra in qualche modo rifinanziare quel fondo - aggiungiamo semplicemente che questa scelta non può in alcun modo contraddire l'altra, che noi consideriamo naturalmente importante e decisiva, che è quella che ci spinge a finanziare i Comuni per contrastare i fenomeni di desertificazione. L'esperienza fatta in questo campo è un'esperienza articolata - sarebbe interessante poterne discutere - e consegna fondamentalmente la possibilità di dare, su quest'esperienza, un giudizio positivo. Il testo, poi, non è più lo stesso anche per un'altra ragione: perché, su proposta...



PRESIDENTE

Collega Ronzani, lei avrebbe avuto a disposizione 15 minuti.



RONZANI Wilmer

Mi spiace, Presidente, ma mi prendo altri minuti. Ci avete imposto una discussione?



PRESIDENTE

Ad ogni modo, la discussione avviene all'interno di quanto è previsto dal Regolamento.



RONZANI Wilmer

Presidente, in dieci minuti finisco.



PRESIDENTE

No, collega Ronzani: i dieci minuti li può utilizzare dopo. I relatori hanno a disposizione 15 minuti, poi può intervenire nel dibattito generale.
Non mi costringa a toglierle la parola: lei avrà dieci minuti nel corso del dibattito generale.



RONZANI Wilmer

Vado avanti, Presidente. L'altro giorno, in effetti, il Consigliere Comba ha parlato 26 minuti, ma in ogni caso non voglio discutere di questo.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Collega Muliere, la prego! Lei è già prenotato per il dibattito generale.



RONZANI Wilmer

Vado avanti, Presidente.
In secondo luogo, noi abbiamo ottenuto una modifica significativa, che è quella che porta dal 15 al 25% la quota di onere dovuto - ne faceva cenno, credo, il Consigliere Vignale - al momento del rilascio dell'autorizzazione; questo per evitare - diciamo così - che vi sia troppa facilità nel rilascio delle autorizzazioni: introducendo un aumento dell'onere, noi vogliamo scoraggiare per questa via la richiesta di autorizzazione, ritenendola una richiesta che dev'essere naturalmente affrontata e gestita in un contesto di politica di programmazione.
Rimangono però aperte, Presidente, due questioni; interverrò poi nel corso della discussione generale su un'altra. Ne cito una delle due, quella cui ha fatto riferimento prima il collega Vignale: la questione dell'ambulantato. Le chiedo cinque minuti, Presidente, e finisco.



PRESIDENTE

Anche meno: le ricordo che aveva 15 minuti a disposizione...



RONZANI Wilmer

Noi siamo perché la questione sia affrontata seriamente. Naturalmente credo che la Giunta non l'abbia fatto, inizialmente; noi siamo passati infatti - lo ricorderà l'Assessore Casoni - da varie ipotesi: da quella che avremmo dovuto rilasciare concessioni per novant'anni, a 40, a 45, a 60.
Certamente credo che una soluzione debba essere trovata e che debba essere una soluzione ragionevole, perché va tutelato un diritto sacrosanto: quello di questi imprenditori a poter esercitare la propria attività facendolo, al tempo stesso, potendo rientrare degli investimenti che compiono. Da questo punto di vista penso che una soluzione possibile sia stata individuata, a due livelli: dal Parlamento europeo che qualche settimana fa ha approvato...



(Commenti dell'Assessore Casoni)



RONZANI Wilmer

Mah, adesso...
Su indicazione dell'Assessore Casoni dubito, comunque ne prendo atto.



CASONI William, Assessore al commercio e fiere (fuori microfono)

Per iniziativa di Matteo Salvini della Lega Nord.



RONZANI Wilmer

Perfetto! Quindi adesso lei cos'è, un rappresentante della Lega Nord?



(Commenti dell'Assessore Casoni)



RONZANI Wilmer

Prendo atto.
Esiste invece una risoluzione del Parlamento europeo - l'ho vista, ne sono in possesso - che invita il Parlamento europeo ad escludere dal decreto legislativo n. 59 l'ambulantato. Non capisco perché - siccome la sa a memoria e dal momento che lei ha rapporti con il Governo e il Parlamento in questa manovra questa norma non sia stata inserita...



(Commenti dell'Assessore Casoni)



PRESIDENTE

Assessore Casoni, mi scusi: se vuole intervenire, deve chiedere la parola.



RONZANI Wilmer

Dopodiché c'è stato un accordo in sede di Conferenza Stato-Regioni, che a noi è stato comunicato dalla Regione Marche; e ho anche il testo, caro Assessore Casoni. Noi, naturalmente, siamo perché un eventuale emendamento recepisca quel testo. Ma siccome lei sostiene che su questa questione il Governo abbia fatto la sua parte, le domando per quale ragione il Governo non abbia inserito quest'emendamento, sostenuto all'unanimità dalle Regioni italiane - ce lo dice la Regione Marche: all'unanimità! - nella manovra presentata in questi giorni.
Dal momento che in questa manovra vi siete occupati di varie questioni curandovi per esempio anche degli orari nelle Città d'arte, nessuno v'impediva o impediva alla maggioranza, che naturalmente ha imposto e approvato questa manovra, di inserire lì dentro l'emendamento concordato in sede di Conferenza delle Regioni.
In quella sede, naturalmente, le Regioni italiane hanno sottolineato l'esigenza che la partita dell'ambulantato venga estromessa dal decreto legislativo n. 59. Noi crediamo, Consigliere Vignale, che questa possa essere la soluzione che rappresenta un dignitoso punto di compromesso.
Questa soluzione non è quella presentata all'inizio dalla Giunta regionale perché la Giunta regionale, caro Assessore Casoni, aveva presentato all'inizio l'ipotesi di novant'anni di concessione, facendo addirittura una proposta che gli Uffici della Regione Piemonte hanno considerato incostituzionale: lei lo sa meglio di me; si legga i documenti degli Uffici del Consiglio regionale, i quali segnalavano che questa misura era incongrua! Noi siamo dell'opinione che la partita possa essere affrontata in maniera ragionevole e corretta, facendo nostro il punto di vista delle Regioni italiane che sottolineano l'esigenza di escludere l'ambulantato dal decreto legislativo n. 59.
Mi fermo qui, Presidente: ho ancora molte cose da dire che dirò durante la discussione generale. Grazie.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Ronzani: la intendo già prenotato per il dibattito.
Dopo le due relazioni, passiamo alla discussione generale; prima per ha chiesto la parola l'Assessore Casoni; ne ha facoltà.



CASONI William, Assessore al commercio e fiere

Intervengo per correttezza.
Siccome il Consigliere Ronzani evidentemente ha informazioni che non sono aggiornate - so che dal mio Assessorato riceve costanti informazioni ma evidentemente non tutte -, comunico che il 22 è convocata una riunione.
Consigliere Ronzani, si faccia dire dall'ingegner Talarico - dal quale ha ricevuto quel fax della Regione Marche - chi ha fatto quella proposta.
L'ingegner Talarico della Regione Marche le dirà che l'ha avanzata la Regione Piemonte; che l'ha fatta digerire a tutte le altre Regioni italiane; che in una prima fase c'erano cinque Regioni favorevoli e che nell'ultima ce n'erano 15; che quella non è la sua posizione, ma è quella che la Regione Piemonte ha rappresentato a Roma. Sul fatto che non fosse inserita in legge, Consigliere Ronzani, si legga l'articolo 3 della prima proposta di legge dove noi dicevamo che quello utilizzato dagli ambulanti non è da considerarsi suolo pubblico demaniale come quello delle spiagge e dove chiedevamo di estrapolare questo tema.
Lei adesso intravede uno sbocco; tenta di insinuare che questo sbocco sia frutto di un lavoro altrui; le posso garantire che questa strada l'abbiamo perseguita dall'inizio, l'abbiamo portata a Roma, l'abbiamo fatta digerire dalle altre Regioni e probabilmente il 22 la porteremo a casa, con ringraziamenti di tutte le Regioni. Chieda alle Regioni Emilia Romagna e Toscana, che me ne hanno dato merito, chi in Commissione si è battuto per queste cose: si faccia mandare i resoconti e li porti a verbale in quest'Aula. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Casoni.
Siamo al dibattito generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Muliere; ne ha facoltà.
Ricordo che il tempo a disposizione, nel dibattito generale, è di dieci minuti.



MULIERE Rocco

Grazie, Presidente.
Mi permetta di sostenere che avremmo potuto evitare questa tensione con un'attenzione minima: sarebbe stato sufficiente terminare il dibattito generale della legge sui Parchi ed incardinare il disegno di legge sul commercio.
Con atti come questo, si creano unicamente tensioni; del resto - l'ha riconosciuto il collega Vignale e l'ha ricordato il collega Ronzani - in Commissione, quando abbiamo discusso quest'argomento, c'è stata la massima disponibilità, da parte nostra, al confronto.
Non capisco questi atti che definisco "di prepotenza". C'erano forse ancora un paio d'interventi; c'era la replica dell'Assessore, sarebbe finito il dibattito generale della legge sui Parchi e si sarebbe potuto chiedere al Consiglio d'incardinare questo disegno di legge. Invece, non si consulta la minoranza, si reagisce come avete reagito: continuate pure così, dopodiché non vedo perché dobbiate scandalizzarvi del fatto che l'opposizione reagisca in questo modo.
Come dobbiamo reagire, se non alzando la voce? Assessore, lei sa che in Commissione abbiamo cercato di entrare nel merito di questo provvedimento.
Voi affermate che il provvedimento va nella direzione di sostenere il commercio di vicinato, però sapete quanto me - se non più di me - che il commercio in generale è un settore in difficoltà, per evidenti motivi: una crisi non ancora superata, anzi, che in questi giorni dimostra il suo volto peggiore.
Del resto, quando c'è una debolezza della politica, un vuoto politico è evidente che il Paese cada nelle mani della speculazione economica perché sta succedendo questo: siamo in mano alla speculazione.
Naturalmente c'è una forte preoccupazione, soprattutto nei settori come quello dell'impresa, della piccola impresa, del commercio dell'artigianato, che soffrono più di altri, in questa situazione di difficoltà.
evidente che non possiamo permetterci di discutere di questo disegno di legge senza capire cosa stia succedendo all'esterno, fuori di quest'aula. Sta accadendo quello che sostenevo prima: le famiglie sono in difficoltà.
E come fa a non essere in difficoltà un settore come il commercio, se le famiglie hanno difficoltà ad arrivare alla fine del mese? Il Parlamento ha approvato una finanziaria e noi responsabilmente abbiamo contribuito, nel tempo, a fare in modo che il Parlamento potesse approvare quella finanziaria, ma siamo stati e siamo fermamente contrari nel merito, perché discutiamo dei problemi del commercio, ma chiediamo alle famiglie di pagare il ticket sanitario (ne parleremo dopo) o decidiamo che non potranno più usufruire degli sgravi fiscali che avevano fino a pochi giorni fa. E poi parliamo di commercio? evidente che, se c'è una contrazione dei consumi, i commercianti sono in difficoltà, soprattutto il commercio di vicinato.
Ho partecipato, insieme all'Assessore Casoni ed alcuni colleghi, ad una piacevole assemblea di commercianti, che hanno posto alcuni problemi esistenti nel Novese; una zona che ha la presenza forte dell'outlet di Serravalle, con un grandissimo flusso di persone (oltre 3 milioni l'anno) che vive un momento di difficoltà, così come gli altri commercianti del Piemonte.
Mi permetto di ricordarle - Assessore - che lei si era impegnato a portare le linee per la nuova programmazione del commercio in Piemonte. Non so a che punto sia il lavoro, quali siano gli elementi che guidano la nuova programmazione, la futura programmazione del commercio in Piemonte; ci aspettavamo di discutere questo disegno di legge in presenza delle linee della nuova programmazione del commercio in Piemonte.
così che si dovrebbe fare e l'Assessore si era impegnato in questa direzione: nel momento in cui discutiamo un provvedimento importante per il futuro del commercio, contemporaneamente dobbiamo portare almeno in Commissione le linee programmatiche.
Queste norme non bastano, non sono sufficienti.
Procediamo a frammenti: prima un disegno di legge, poi le linee programmatiche, infine il disegno di legge sulla nuova programmazione economica.
Sarebbe stato importante avere un insieme di provvedimenti che facessero capire qual è l'idea sul futuro del commercio di questa maggioranza e di questa Regione, invece procediamo con un disegno di legge che pone questioni importanti, sulle quali abbiamo dato la disponibilità a discutere.
La questione del moratoria: siamo stati noi a chiedere di separare la questione della moratoria dal collegato e inserirla in un provvedimento riguardante il commercio. In quel momento, in Commissione, stavamo discutendo questo disegno di legge e, in merito alla moratoria, abbiamo posto questioni di merito; non ci siamo opposti a quella proposta, proprio perché conosciamo le difficoltà che vive il settore del commercio e anche se la questione della moratoria avrebbe potuto aiutarci a capire meglio i provvedimenti che dobbiamo assumere, abbiamo dato la nostra disponibilità.
Nello stesso tempo, però - come ho già detto - abbiamo chiesto di conoscere le linee programmatiche. Invece, discuteremo della questione delle moratoria in assenza delle linee programmatiche sul futuro del commercio.
Questo era l'impegno, se non ricordo male - Assessore - e lei aveva detto: "Siamo pronti a portare, nel giro di pochi mesi, le linee programmatiche".
C'è, poi, la questione della Direttiva Bolkestein, sulla quale abbiamo discusso molto ultimamente, perché abbiamo ricevuto diverse volte le delegazioni degli ambulanti che protestavano davanti al Consiglio regionale, i quali hanno posto problematiche collegate alla questione della Direttiva Bolkestein.
Non so come andrà a finire tale questione, perché ultimamente non l'ho seguita; l'Assessore ha fornito qualche informazione nel dibattito generale, ma approfondiremo meglio la questione relativa al numero degli anni delle licenze.
Voglio ricordare a tutti i colleghi che l'anno scorso, in campagna elettorale, in tutti i mercati si discuteva di tale questione, perché c'era una promessa verbale evidente, del Presidente della Regione Piemonte, il quale aveva promesso di portare a 99 anni le licenze per il commercio dell'ambulantato.
Adesso siamo arrivati ad anni... Non so quale sia il numero degli anni stabiliti in conclusione di questa lunga vicenda.
Quello che voglio dire è che su queste problematiche non si può fare propaganda. Occorre entrare nel merito, perché sono sempre medaglie con due facce e armi a doppio taglio. C'è un po' di differenza quando si promettono 99 anni e, poi, si arriva a - magari arriveremo a 25! Poi, c'è una questione generale di concetto e di liberalizzazioni: questo Paese soffre dell'assenza, oggi, di una forza in grado di porre in essere una politica di liberalizzazioni. Lo abbiamo fatto noi in parte, non siamo riusciti a fare tutto ciò che volevamo fare e voi, adesso, avete una difficoltà enorme a mettere in campo una politica di liberalizzazioni allora, continuiamo qui a discutere di queste questioni! Quindi - termino, Presidente - mi auguro che nel dibattito generale le questioni che noi abbiamo posto in questi interventi, che ritengo di merito e non strumentali...



(Commenti dell'Assessore Casoni)



MULIERE Rocco

Lei dice che il mio è un intervento strumentale, allora, nel suo intervento dirà quali sono gli elementi strumentali del mio intervento, ma fanno parte della discussione.
In ogni caso, anche se noi volevamo continuare a discutere dell'altro disegno di legge, in questo dibattito generale stiamo ponendo delle questioni, speriamo di avere delle risposte.



PRESIDENTE

Grazie, collega.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Colleghi, oltre a lei, hanno chiesto di intervenire il Consigliere Reschigna, la Consigliera Spagnuolo, il Consigliere Boeti e il Consigliere Vignale.
La parola al Consigliere Reschigna. Successivamente, interverrà il Consigliere Ronzani.



RESCHIGNA Aldo

Innanzitutto, vorrei dire - avremo modo di parlarne a partire dalla Conferenza dei Capigruppo di domani - che il comportamento tenuto oggi in aula non aiuta a costruire rapporti corretti tra maggioranza e opposizione.
Vorrei anche aggiungere che, ribadito con molta forza questo tipo di valutazione da parte del nostro Gruppo, quando c'è di mezzo la vita economica della nostra regione, noi non intraprendiamo battaglie ostruzionistiche.



(Commenti in aula)



RESCHIGNA Aldo

Lo so, però cosa vuoi che ti dica! Faccio fatica anch'io, così è.
Quando c'è di mezzo la vita economica della nostra Regione, noi non diamo vita a battaglie ostruzionistiche.
Sappiamo benissimo che c'è un punto, in questo momento, all'interno della condizione del nostro Paese e della nostra regione, caratterizzato dalla fatica degli operatori economici e del loro tentativo di sopravvivere ad una crisi sempre più violenta e devastante, rispetto alla quale occorre serietà di comportamento da parte di tutti noi.
Ecco perché su questo provvedimento noi c'impegneremo su alcune questioni di merito, ma non avvieremo un'iniziativa ostruzionistica.
Le questioni di merito, però, si pongono, ne riassumo velocemente due.
Per quanto riguarda la prima: noi abbiamo detto in sede di Commissione lo vogliamo ribadire qui in aula - che la soluzione che la Giunta regionale ha immaginato durante tutti questi mesi relativamente alle problematiche del commercio su area pubblica non è convincente.
Per alcuni aspetti, era una soluzione assolutamente demagogica...



(Commenti in aula)



RESCHIGNA Aldo

Scusate.
Voglio ricordare che, all'inizio di questa legislatura regionale, il Presidente Cota aveva dichiarato un termine di 99 anni per la durata del commercio su area pubblica; poi, durante il dibattito in Commissione abbiamo assistito ad una presentazione continua di emendamenti, che lo hanno portato a 60 e a quarant'anni. Su questa parte, il testo è ancora oggi quanto di più incomprensibile possa esistere: infatti, il testo del disegno di legge prevede, sostanzialmente, di fissare la durata in quarant'anni, fatti salvi accordi diversi sulla durata definiti in sede di Conferenza Stato-Regioni.
Sappiamo che, in sede di Conferenza Stato-Regioni, gli anni non passeranno mai; ma sappiamo anche, come dimostra la vicenda delle attività balneari, che qualunque strada s'intraprenda su questo percorso è assolutamente pericolosa.
Crediamo, e ne siamo fermamente convinti, che l'unico modo - su questo cogliamo positivamente le iniziative che sono state assunte anche da parte del nostro partito e di rappresentati del nostro partito a livello nazionale e a livello di Parlamento europeo - sia stralciare dalla Direttiva Bolkestein le tematiche relative al commercio su area pubblica: questa è la soluzione ai problemi.
Se non passasse questo tipo di soluzione, ci troveremmo di fronte anche con il disegno di legge che stiamo discutendo in questo momento in aula, a soluzioni assolutamente provvisorie e non rassicuranti.
Anche per quanto concerne la seconda questione chiederei all'Assessore Casoni maggiore rispetto nei confronti dell'Aula, in quanto lei ha dichiarato, in un momento sia pure di molta tensione all'interno di quest'aula, oggi, che la Giunta regionale non avrebbe presentato emendamenti. Noi sappiamo che la Giunta regionale...



(Commenti dell'Assessore Casoni)



RESCHIGNA Aldo

Oggi l'ha dichiarato: non aveva presentato emendamenti.



(Commenti dell'Assessore Casoni)



RESCHIGNA Aldo

Certo.
Noi sappiamo che la Giunta regionale presenterà emendamenti a questo disegno di legge. Sotto quest'aspetto, forse, sarebbe stato opportuno, per una Giunta e una maggioranza che intendono chiedere una discussione molto accelerata su questo disegno di legge, non affrontare nel corso del dibattito il tema dell'iniziativa emendativa, assolutamente legittima in qualunque momento, ma tale da non aiutare un percorso celere a questo disegno di legge.
Se la Giunta regionale e la maggioranza ravvisavano urgenza nell'assunzione di questo disegno di legge, avrebbero potuto depositare correttamente gli emendamenti, i quali sarebbero stati oggetti di una valutazione e anche di un confronto in sede di dibattito generale: gli emendamenti che saranno presentati non saranno emendamenti di poco conto ma riguarderanno e coinvolgeranno pezzi consistenti dell'impianto di questo disegno di legge.
Sotto quest'aspetto, voglio ricordare una discussione che abbiamo già svolto in Commissione in ordine alla durata della moratoria per la gran distribuzione. L'Assessore Casoni aveva presentato una proposta assolutamente impraticabile dal nostro punto di vista, relativamente ad una durata molto lunga, perché anche questo settore appartiene alla vita economica ed è assolutamente necessario che, in questo momento di gran difficoltà, l'Amministrazione regionale si ponga nelle condizioni di offrire elementi di certezza nei confronti del mondo dell'economia.
Se il ragionamento sulla certezza nei confronti del mondo dell'economia riguarda pezzi della vita economica e non alcuni soggetti, diventa un po' complicato ragionare in termini coerenti rispetto a tematiche di questo tipo.
Mi piacerebbe molto che il Presidente Cota venisse in aula ad esprimerci la sua opinione su questa materia, perché, avendo partecipato al Congresso regionale della Lega della Cooperative, ho ascoltato in quell'ambito il Presidente Cota dichiarare in modo molto aperto che sul tema della moratoria sulla gran distribuzione ci avrebbe pensato.
Probabilmente, è comodo e conveniente dire certe cose quando si è in certi ambienti e, poi, comportarsi in modo diametralmente opposto quando ci si trova nella condizione di avere altri interlocutori.
Noi non siamo i difensori della gran distribuzione, però, invochiamo un principio: anche la gran distribuzione, oggi, necessita di certezze relativamente alle modalità riguardanti la propria esistenza e il proprio sviluppo. In tal senso, occorre costruire un punto di equilibrio tra la presenza della gran distribuzione e la difesa delle piccole e medie attività commerciali presenti nella nostra regione, sulle quali pesano gravi problemi e condizioni di grand'aggressività. La politica deve essere capace di costruire queste sintesi.
E sotto quest'aspetto ha ragione il Consigliere Muliere quando, nel suo intervento, ricordava il fatto che ad oggi, a metà del mese di luglio secondo gli impegni che l'Assessore Casoni aveva assunto in Commissione sarebbero già state presentate alla data odierna le linee guida per la riforma del commercio sulla gran distribuzione all'interno della nostra regione.
Ricordo benissimo che l'Assessore Casoni aveva giustificato una moratoria superiore ad un anno nel momento in cui si stava discutendo in Commissione il collegato alla legge finanziaria, quindi quattro o cinque mesi fa, sostenendo che nel mese di luglio era nelle condizioni di presentare le linee guida, i dati quantitativi e anche gli elementi qualitativi della riforma del commercio, ma che ci sarebbe stato agosto che poi l'autunno sarebbe stato decisamente occupato dalla discussione sulla legge di bilancio e che probabilmente per il calendario e per gli impegni dell'Aula avere davanti una moratoria superiore ad un anno era elemento che consentiva un rassicurante tempo entro il quale avere la certezza di un'approvazione da parte del Consiglio regionale della riforma della legislazione in materia di gran distribuzione commerciale.
Noi prendiamo atto, non senza qualche amarezza, Assessore Casoni, che sono passati cinque mesi dal momento in cui lei aveva assunto questi impegni all'interno della I Commissione e non abbiamo ancora assolutamente colto e capito quali sono queste linee guida, né come intende riformare la legislazione regionale sulla gran distribuzione in materia di commercio all'interno della nostra Regione.
Le consiglieremmo però di non far pagare ad altri il prezzo della sua lentezza decisionale o della sua lentezza nella presentazione di idee e di proposte, perché se lei oggi riproponesse un emendamento con la stessa durata, sarebbe uno schiaffo rispetto ad un settore di cui noi non ci assumiamo il ruolo di difensori d'ufficio, ma certamente su un punto riteniamo di dovere tutelare, che è quello di un settore che ha bisogno certamente e probabilmente di nuove regole, ma sicuramente di una condizione di certezza. La stessa condizione di certezza economica che oggi il mondo dell'economia chiede a noi tutti.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Grazie, Presidente.
Per svolgere soltanto due brevi considerazioni. La prima esula un po' dalla nostra discussione, ma in verità ha un nesso strettissimo, perché ha senso parlare di commercio oggi, però vorrei che tutti noi avessimo contezza del fatto che parlare di commercio in questa condizione economica e sociale del Paese qualche problema lo pone.
Se il tema oggi è una forte riduzione dei consumi e se la manovra che il Governo ha varato qualche giorno fa, per la sua entità e per come è organizzato il prelievo che riguarda per lo più le famiglie e una parte delle famiglie, tutto questo potrà avere conseguenze dirette sulla domanda di consumi, tutto questo potrà avere conseguenze dirette sullo stato di salute del commercio nel nostro Paese, che vive difficoltà di varia natura che sono strettamente collegate alla crisi del nostro Paese.
Quel che la manovra del Governo non ha affrontato è l'altro corno del problema, rappresentato dall'esigenza di avviare qualche politica di crescita dell'economia italiana, perché in sua assenza non soltanto non paghiamo il debito che l'Italia ha, ma corriamo il rischio di non determinare le condizioni affinché le famiglie italiane abbiano la possibilità di rivolgersi al mercato ed un maggiore potere di acquisto oltre che negare a settori come questo la possibilità di vivere in condizioni meno gravose la crisi che investe il nostro Paese.
Per questo oggi dobbiamo avere ben chiaro questo fatto: la manovra, da questo punto di vista, non affrontando il tema della crescita dell'economia italiana, è una manovra che rischia di avere effetti devastanti su una parte del Paese, sulle famiglie e in parte anche sul settore del quale ci stiamo occupando. Questa è la prima considerazione che volevo fare.
La seconda riguarda invece un tema che ci ha divisi nella discussione in Commissione e riguarda la questione delle concessioni e dell'ambulantato.
Se avessimo affrontato la questione con serietà e rigore sin dall'inizio, non avremmo avuto nulla da obiettare, perché per primi ci siamo resi conto che la questione era complicata e complessa.
evidente che ricomprendere a pieno titolo questo settore nel decreto legislativo n. 59 avrebbe determinato effetti preoccupanti e devastanti quindi era giusto immaginare una discussione e una ricerca per trovare un punto di soluzione possibile che fosse però ragionevole, soprattutto che non confliggesse con il decreto legislativo n. 59, perché su quel tipo di soluzione - quella che la Giunta ha immaginato ed approvato, anche se è passata dai 99 anni ai 40 - se vive così e se non si modificano le condizioni di partenza, ha ragione il collega Reschigna: è improponibile e impraticabile. Per questo la via maestra era un'altra.
La via maestra non era quella di immaginare i 99 anni di concessione ritenendo in questo modo di essere più coerenti nel difendere il settore.
La via maestra era quella che alcuni hanno ipotizzato ed immaginato di fare in modo che il settore fuoriuscisse dal decreto legislativo n. 59, perch tutte le altre soluzioni (i 99 anni, i 45 e i 40) ponevano evidentemente un problema di conflitto con quell'impostazione e con quel decreto legislativo. Quindi, andava cercata una soluzione diversa.
Non posso non ricordare ai colleghi della maggioranza che il Presidente del Consiglio dei Ministri, nel marzo 2010, durante le elezioni regionali incontrava le associazioni degli ambulanti del Piemonte, discuteva con loro e comunicava che il Governo avrebbe predisposto un provvedimento con il quale affrontare la questione. Cosa che francamente non è avvenuta e ancora oggi, Assessore Casoni, il Governo non ha assunto una posizione in merito.
Invece il Governo deve assumerla. Chi, se non il Governo, può proporre una modifica del decreto legislativo n. 59? Le Regioni non possono farlo le Regioni hanno proposto una soluzione, ma chi, se non il Governo, pu fare sua quest'impostazione? Noi dovremmo nel nostro provvedimento tenere conto di questo punto di equilibrio raggiunto in sede di Conferenza Regioni unificate, ma questo risultato ha un valore importante, soprattutto sul piano politico, perch rappresenta il punto di convergenza raggiunto dalle Regioni che dicono: "Noi riteniamo che l'ambulantato debba essere escluso dal decreto legislativo n. 59". Questo dicono le Regioni, ma converrete con me - e questa non è una polemica pregiudiziale - il fatto che le due soluzioni messe in campo attualmente (il pronunciamento del Parlamento europeo l'emendamento unitario presentato dalle Regioni) non risolvono la questione in assenza di un provvedimento del Governo. Ma il Governo non l'ha assunto Assessore Casoni. Il Governo non ha assunto un provvedimento su questa questione.
Possiamo girarla come vogliamo. Sarei stato più contento se lei oggi avesse potuto dire non tanto che al Parlamento Europeo l'emendamento l'ha proposto qualche parlamentare italiano, cosa solo in parte vera - mi permetto di smentirla su questo punto - ma mi sarei augurato che lei dicesse oggi che, di fronte all'intesa raggiunta in sede di Conferenza unificata delle Regioni, il problema riguardava il Governo del Paese Governo che aveva lo strumento per affrontare questa questione.
Insisto su questo punto. Capirei se questo fosse accaduto qualche mese fa, quando la discussione era completamente aperta in Commissione, collega Vignale. In quella discussione intervenne anche la collega Spagnuolo ricordo perfettamente. Allora non c'erano le condizioni per affrontare questa questione, ma oggi ci sono tutte.
Quindi, chi ha impedito e chi impedisce in questo momento al Governo di dare una risposta normativa alla questione? Darla significa, non tanto e non solo, che dovremmo inserire quella norma nel nostro provvedimento facendo nostro l'emendamento unitario presentato dalle Regioni, ma significa soprattutto sollecitare e pretendere che il Governo prenda atto di questo, che prenda atto del fatto che c'è un pronunciamento del Parlamento europeo e che prenda atto del fatto che c'è un'intesa raggiunta in sede di Conferenza unificata con le Regioni.
Questa è la via maestra. Non ci stiamo inventando niente di nuovo.
Le soluzioni che invece ha proposto in Commissione questa maggioranza e che ci sono nel provvedimento, configgono con il decreto legislativo 59 perché i 90 o i quarant'anni configgono con il decreto legislativo 59. Mi ricordo quando il collega Reschigna, intervenendo, fece una scommessa con l'Assessore Casoni, disse: "90, 40 e poi saranno 25".
Oggi tutti prendiamo atto che la soluzione non era quella di indicare una durata della concessione, perché quella durata della concessione confliggeva con l'impostazione della Bolkestein, diventata, lo ricordo a tutti, decreto legislativo 59, per iniziativa del Governo Berlusconi perché il decreto legislativo 59 è stato approvato dal Governo Berlusconi.
Non mi risulta che da quel momento in poi, nonostante sia emerso questo putiferio, nonostante il Governo abbia ritenuto, non so se a torto o a ragione, di inserire nella manovra approvata recentemente dal Parlamento un riferimento agli orari, per quanto riguarda le città turistiche, non si sia sentita l'esigenza di normare anche questa questione, dando una risposta normativa al problema che dovremmo affrontare in sede d'esame del disegno di legge sul commercio.
Mi permetto, caro Assessore Casoni, di avanzare un dubbio: credo che il Governo non abbia inserito nel suo decreto, nella manovra approvata recentemente, una norma riguardante questa questione, perché valgono ancora le cose che ricordai in Commissione a tempo debito, cioè il fatto che il Ministro dell'Industria, il Ministro Romani, su questa questione aveva avanzato alle associazioni e alle Regioni una serie di riserve circa l'esigenza di trasferire e di modificare quel decreto legislativo.
Mi auguro di sbagliare, ma questi sono i fatti. Se sin dall'inizio la Giunta regionale, anziché proporci i 99 e poi i 45 anni, avesse immaginato quella soluzione che è la via maestra, avremmo evitato discussioni infinite. Probabilmente avremmo evitato questa discussione.
Presidente, non posso che essere d'accordo con le considerazioni svolte dal collega Reschigna, circa l'esigenza che noi, di fronte ad un provvedimento che ha carattere d'urgenza, dobbiamo immaginare anche una discussione che riguardi il ridisegno della programmazione.
Noi siamo pronti a farla questa discussione.
Ricordo ai colleghi e al Presidente Vignale che ci assumemmo insieme quest'impegno in Commissione. L'impegno era che avremmo approvato il provvedimento sul commercio ritenendolo d'urgenza e che avremmo poi lavorato insieme per definire un quadro normativo nuovo, per quanto riguarda la programmazione. Ad oggi - ahimè - non è ancora successo, mentre ciò di cui abbiamo bisogno, insieme con un provvedimento che affronti queste questioni d'urgenza, è una ridefinizione del quadro della politica di programmazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Spagnuolo; ne ha facoltà.



SPAGNUOLO Carla

Grazie, Presidente.
Sarà un intervento molto breve e non tanto sul testo del disegno di legge presentato dalla Giunta che si presenta per quello che è: "Disposizioni urgenti in materia di commercio".
un provvedimento che ha delle caratteristiche legate ad un determinato settore del commercio ed ha obiettivi molto precisi, rispetto alla grande tematica dell'ambulantato in particolare.
un provvedimento mirato, nato in un momento particolare, ormai alcuni mesi fa, che arriva solo oggi alla discussione in aula. È in aula da parecchio tempo e più volte con il Consigliere Vignale ci siamo detti e abbiamo auspicato che la discussione di questo provvedimento in aula fosse un po' più celere.
Ho ascoltato i primi interventi; le relazioni le ho ascoltate nel corridoio. Il mio banco era vuoto, ma stavo ascoltando il relatore di minoranza.
indubbio che questo testo parla ad un settore in particolare, quello degli ambulanti, su cui storicamente è facile fare della demagogia e fare interventi di carattere strumentale (li abbiamo visti nel corso degli anni da una parte e dall'altra, se così possiamo dire). Oggi, nel momento in cui parliamo di ambulantato e di interventi a sostegno e a favore dell'ambulantato, parliamo di un settore che si è profondamente trasformato nel corso degli anni e nel corso dei decenni.
Ad una fase iniziale di decenni or sono, ove l'ambulante aveva determinate caratteristiche, anche di natura socio-economica, è seguita poi una fase di una certa ricchezza, se vogliamo dire. L'ambulante era un po' sinonimo di un commercio semplice, di territorio veloce e anche abbastanza remunerativo. Questa situazione è venuta completamente meno, nel senso che oggi l'ambulantato continua ad essere un settore molto interessante, dal punto di vista sociale, soprattutto per i cittadini, perché possono trovare, soprattutto le fasce meno abbienti, una risposta a bisogni veri.
L'ambulantato, quindi, rappresenta un settore molto importante per fasce di popolazione e anche per determinate caratteristiche urbane, ma è un settore in grande difficoltà o che, comunque, ha perso condizioni di relativo vantaggio che lo hanno contraddistinto e caratterizzato negli anni.
In questo campo, credo di dover dare atto all'Assessore al commercio Casoni di aver fatto un grande sforzo in questo senso o, quanto meno, di cercare di fare un grande sforzo in questa direzione, perché cerca all'interno di quelle che saranno le decisioni del raggruppamento nazionale del Governo, di essere un po' il portavoce di coloro che si sforzano di sollecitare le decisioni più favorevoli ad un settore in crisi e che pu essere messo ancora più in crisi da una determinata applicazione della Bolkestein.
Questo è stato discusso a fondo e mi sembra, anche dagli ultimi colloqui avuti con l'Assessore Casoni, che si continui a lavorare in questa direzione e che ci sia la volontà, dell'Assessore in prima persona, di attivarsi rispetto alle decisioni che le Regioni, d'intesa con il Governo cercheranno di assumere.
Altrettanto è cambiata la grande distribuzione, che certamente non rappresenta più ciò che ha rappresentato nel corso degli anni scorsi. Ha una dimensione, tuttavia, d'utilizzo, anche per ragioni d'organizzazione per ragioni d'organicità, per ragioni di servizi che la grande distribuzione consente, che devono permanere. Questo provvedimento tende a rivedere gli oneri rispetto alla grande distribuzione, per riordinare complessivamente questo comparto.
Il mercato, come sa chi ha un po' d'esperienza, come ho avuto io nel corso degli anni, sia come amministratore sia per la piccola esperienza anche privata, che ho affrontato in questi ultimi anni, è una realtà che si seleziona da sola e che trova poi le sue risposte. Indubbiamente il mercato ha bisogno di liberalizzazione, ma nel contempo ha bisogno anche di sostegni e credo che si debba andare in entrambe le direzioni. È abbastanza interessante un aspetto che ha concluso una parte degli interventi del collega Ronzani e, prima, anche del collega Reschigna. È vero, infatti, che il commercio - e soprattutto un certo tipo di commercio - ha bisogno di certezze; però il mercato di per sé non è caratterizzato da certezze: il mercato è caratterizzato da questo incontro della domanda e dell'offerta che risente profondamente, oggi, di una crisi economica in corso per la quale sono necessari dei provvedimenti.
Quello che mi sento di dire in questo momento, però, ed è la ragione per la quale ho preso la parola - al di là di tutte le altre cose dette dal relatore di maggioranza e dal relatore di minoranza, che hanno un loro dialogo serrato anche in questo momento ed evidentemente non hanno bisogno degli apporti di altri - è che proprio il comparto del commercio, Assessore Casoni, ha bisogno di non essere isolato.
Credo quindi che anche nella sua azione all'interno della Giunta, nel momento in cui ha già studiato o sta studiando e sviluppando le linee programmatiche più vaste del commercio, debba cercare, Assessore Casoni, di non essere isolato. Il commercio, di per sé, è molto, ma non è tutto: il commercio ha bisogno di un'organizzazione della città e del territorio di un certo tipo; ha bisogno di un collegamento stretto con il turismo; ha bisogno di interventi di carattere economico-finanziario che sostengano coloro che lo esercitano e che sostengano anche le azioni integrate del mondo del commercio nel proprio insieme.
Il commercio, in una città, non è un insieme di banchi o un insieme di negozi. Bisogna, cioè, cambiare questo tipo di concezione: a questo sono già arrivate fortemente anche le organizzazioni sindacali. Se noi vogliamo sostenere il commercio al dettaglio, infatti, e vogliamo compiere un'azione che sia anche di utilizzo della stessa grande distribuzione, dobbiamo in qualche modo, non isolando il commercio dalle politiche di organizzazione della città, vedere il commercio singolo come una realtà di commercio associato: dobbiamo ragionare per vie, per mercati, per rioni e per un'organizzazione più vasta che vada al di là del singolo negozio o del singolo banco; perché il singolo negozio o il singolo banco, presi a s sono una realtà che molto difficilmente può essere una realtà che sta a galla e che è vincente. Pensiamo a tutte le politiche che si stanno facendo e non sono discorsi separati - nel campo di tutto ciò che rappresenta l'enogastronomia di qualità; pensiamo a quello che è il commercio in alcuni territori e in alcune città della nostra regione: vediamo che il discorso che tiene insieme qualità, presentazione, igiene e collegamento di un'attività con un'altra risulta essere una ricetta vincente.
Assessore Casoni, la ringrazio del provvedimento che ha preso indubbiamente lei ha un compito, che è quello di seguire a livello governativo l'evoluzione di tutta questa materia. Il senso del mio intervento, però, è quello di un'attenzione - cui la richiamo dal punto di vista politico e di governo - a vedere questa materia profondamente compenetrata con altre materie di governo della Giunta regionale, vale a dire il turismo, il territorio, gli interventi a supporto della categoria il sistema e la modalità di trasporto che consentano, per esempio, ai cittadini di raggiungere le zone del commercio, e le misure per poter sempre più sviluppare quell'integrazione tra commercio ambulante e commercio al dettaglio, nell'ottica dei "centri commerciali naturali" che sono una scommessa vincente.
Non isolandosi probabilmente si possono superare anche quelle situazioni individuali che oggi vedono una categoria estremamente in difficoltà. Non è soltanto una questione di numeri e non è soltanto una questione di norme: è una questione di governo e di programmazione delle città e dei territori in funzione dell'utilizzo e dello sviluppo di un settore.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola al Consigliere Boeti, ricordo che in base agli accordi alle ore 17 è prevista, come sapete, la comunicazione della Giunta regionale sul tema dei ticket sanitari.
Sempre in merito all'organizzazione dei lavori, segnalo che questo pomeriggio era anche prevista una parte riguardante le nomine, che verrebbe spostata a domani mattina perché non ci sono le condizioni per rispettare la tempistica sulle comunicazioni della Giunta sul tema dei ticket sanitari, al quale sono poi collegati due ordini del giorno.
Il dibattito generale, quindi, non termina; si sospende dopo l'intervento del collega Boeti; passiamo alle comunicazioni della Giunta sui ticket sanitari verificando, a seconda della durata di questa discussione, se la ripresa dei lavori del Consiglio in fase di dibattito generale sul provvedimento relativo al commercio è possibile ancora in questa seduta oppure domani mattina.
Visto l'assenso dell'Aula, ha la parola, per l'ultimo intervento prima del punto successivo, il Consigliere Boeti.



BOETI Antonino

Grazie, Presidente.
un peccato il fatto che non si riesca a discutere di disegni di legge il cui dibattito non sia figlio di questioni e di problemi che possono riguardare la maggioranza. Noi avremmo voluto con più serenità affrontare questa discussione, che è una discussione di grande importanza, senza averlo dovuto fare dopo un atteggiamento e una posizione di arroganza da parte del Governo regionale e della maggioranza. Anch'io non ricordo, in sei anni di lavoro qui dentro, una sospensione dei lavori perché non c'era il numero legale: questo non è mai successo nella storia di questa Regione e mi auguro, naturalmente, che non debba più verificarsi.
Questo è un disegno di legge del quale avremmo voluto discutere in maniera diversa. Noi sappiamo che in Piemonte ci sono circa 312.000 attività commerciali ed artigianali: è un settore quindi di grande importanza, che potremmo definire strategico per la nostra regione e per le sue prospettive di sviluppo economico.
un settore che è stretto tra le novità degli ultimi quarant'anni determinate dalla grande distribuzione, all'interno della quale...
Presidente, mi scusi: può invitare anche lo stesso Assessore a seguire?



PRESIDENTE

La ringrazio, collega, perché mi permette di ricordare al Consigliere Ronzani - che prima è stato molto "puntuale" - che naturalmente la cosa vale per tutti. La ringrazio, collega Boeti.



BOETI Antonino

Noi abbiamo ascoltato tutti i suoi 35 minuti; il Consigliere Ronzani ha parlato per 35 minuti non perché ami le parole: ritengo che gli fosse dovuto.
Dicevo che il settore è stretto tra la novità degli ultimi quarant'anni, rappresentata dalla grande distribuzione, all'interno della quale - occorre ricordarlo - lavorano migliaia di persone, di famiglie all'interno della desertificazione dei centri storici. Come tutti sappiamo all'incremento e allo sviluppo della grande distribuzione si è accompagnata, purtroppo, la moria di negozi nei Comuni e nelle città.
C'è un termine che il centrodestra utilizza frequentemente, ogni volta che presenta un disegno di legge: "epocale". Mi auguro - Assessore Casoni che anche questa non sia una riforma epocale, perché la riforma più epocale è quella sanitaria, rispetto alla quale in ogni comune di questa regione (Ovada, Venaria, Domodossola, Avigliana) ci sono rivolte rispetto ai provvedimenti che state adottando.
Ricordo anche - Assessore Casoni - le sue dichiarazioni epocali che fece all'inizio della legislatura (appena nominato Assessore), con un grido che la gran parte delle attività commerciali voleva sentire: "Basta alla grande distribuzione".
Peccato che, poi, la grande distribuzione abbia fatto ricorso al TAR lo abbia vinto, e gran parte delle domande che erano in attesa...



CASONI Wilmer, Assessore al commercio e fiere (fuori microfono)

Erano due.



BOETI Antonino

Allora, se erano poche, non era il caso di gridare: "Basta alla grande distribuzione".
Rispetto a tali questioni, fino a questo momento, siete sempre stati sconfitti: non ne avete imbroccata una! L'ultima sconfitta riguarda il ricorso rispetto alla questione della legge 194.
Sarebbe interessante discutere di commercio partendo dai centri commerciali naturali: questa bella parola che indica che il commercio in sede fissa e il commercio ambulante stabiliscono una sinergia, mettono insieme le forze per poter lavorare. Naturalmente, nei centri commerciali naturali passa la riqualificazione dei centri storici, che è un'occasione per vivere meglio all'interno delle nostre città, ma è anche un'occasione ed una prospettiva di sviluppo e lavoro.
I commercianti affermano che le luci dei propri negozi rendono migliore la vita dei nostri comuni; ritengo che abbiano ragione e sono soddisfatto perché la piccola battaglia portata avanti dai Consiglieri del Gruppo del Partito Democratico, che prevede il 70% dei finanziamenti ai Comuni e il 30% al commercio, sia stata condivisa anche dalla maggioranza.
Pertanto, le parole d'ordine sono: commercio in sede fissa, centri storici, centri commerciali naturali, ambulantato.
Voglio soffermarmi un momento sui centri commerciali che hanno caratterizzato lo sviluppo e l'attività dei nostri comuni e delle nostre città, negli ultimi anni.
Sono d'accordo, in generale, sul fatto che possano essere ospitati all'interno delle città dove è necessario recuperare vecchi immobili dismessi; qualche volta, purtroppo, la crisi dell'industria ci ha costretti a sostituire aziende in cui lavoravano migliaia di operai con un centro commerciale naturale e ritengo che i centri commerciali non debbano più essere realizzati sulle aree agricole o sulle aree servizi.
Abbiamo bisogno di preservare il territorio agricolo dei nostri comuni e città; un centro commerciale può sorgere su un'area dismessa, ma non ha più senso e futuro il fatto di localizzarlo in un'area agricola. Svolgo ora, una riflessione su una questione che, in questo periodo, tiene banco sui giornali, riguardo alla durata della concessione agli ambulanti. Lo dico come uomo informato dei fatti; ogni tanto capita, perché ho fatto l'ambulante, con mio padre, in Calabria, così come sono informato dei fatti per quanto riguarda i centri commerciali, perché ho fatto il fattorino in molti centri commerciali, negli anni dell'università.
Relativamente alla concessione agli ambulanti - Assessore Casoni avete superato voi stessi: il Presidente Cota è passato da 99 anni a 60 infine a quarant'anni.
Ricordo la frase celebre: "Avranno la concessione per 99 anni", con titoloni sui giornali rispetto a questa grande promessa del governatore rispetto alla quale siete scesi a botte di 20, come se fosse un'azienda in fallimento. Lei sa - Assessore Casoni - che, quando c'è un fallimento, ogni volta il curatore fallimentare scende del 20%. Voi avete fatto la stessa cosa: siete scesi a poco a poco. Oggi, come sosteneva il collega Vignale la norma transitoria parla di quarant'anni e non sappiamo se quest'opportunità che inserite potrà essere osteggiata dall'Unione Europea.
Ricordo che in Commissione è stato detto: "Questa è una cosa che decidiamo noi". Vedremo come finirà! Ritengo che la garanzia del lavoro, del posto di lavoro (in questo caso è proprio un posto), debba valere per tutti, per gli ambulanti e per i commercianti, perché il futuro della propria azienda è un futuro determinante per se stessi e per la propria famiglia.
Sono, dunque, d'accordo con la proposta avanzata dal mio partito: quella di togliere i mercati dalla Direttiva Bolkestein.



(Commenti dell'Assessore Casoni)



BOETI Antonino

anche la tua, Casoni, ci mancherebbe! Ancora una volta, chi non batte un colpo, in questa vicenda, è il Governo, che sembra assolutamente indifferente a tutto ciò che succede intorno.
Basta pensare al fatto che il Paese era sull'orlo del fallimento, la settimana scorsa - e lo è ancora - e l'unico assente era il Presidente del Consiglio, che non si capiva bene dove fosse. Qualcuno gli ha detto: "Se non vuoi che la situazione peggiori, facci la cortesia, questa settimana non farti vedere e soprattutto non farti sentire", e mi sembra che il Presidente del Consiglio abbia raccolto l'invito.
Quello che ci rattrista è che, a livello nazionale, ma anche regionale non ci siano provvedimenti di lunga gittata; tutti i provvedimenti hanno il fiato corto, cioè hanno l'obiettivo di risolvere un problema contingente di dare risposte ad un pezzo di comunità, ma non contengono quelle linee programmatiche cui faceva riferimento il Consigliere Muliere, che naturalmente ci aspettavamo, non solo come corollario, ma come determinante accompagnamento al disegno di legge che l'Assessore ha presentato.
Termino con una considerazione: abbiamo consentito che la Finanziaria avesse in Aula un percorso veloce, rispondendo all'invito del Presidente della Repubblica. Ogni tanto lo dico ai "rottamatori" del mio partito, a coloro che pensano che dopo una certa età sia necessario smettere di fare politica (un po' ragione ce l'hanno!): l'uomo su cui fanno affidamento oggi gli italiani è un uomo di 84 anni, che proviene da una storia politica importante; non è figlio dell'oggi, ma è un uomo di 84 anni, che garantisce il nostro Paese.
Dicevo, è una finanziaria che non si occupa dello sviluppo, che modificherà i rapporti tra il PIL e il nostro debito pubblico, alla fine come i mercati hanno dimostrato, è una finanziaria inutile.
Speriamo che almeno il Governo decida che forse è il momento di chiudere baracca e burattini!



PRESIDENTE

Grazie. Dichiaro sospeso l'argomento.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO


Argomento: Ordine pubblico e sicurezza - Fondi sanitari

Comunicazioni della Giunta regionale in merito relativa a "Ticket in sanità" (atti d'indirizzo collegati n. 451 - 452 - 456)


PRESIDENTE

Passiamo ora alle comunicazioni della Giunta regionale, richieste questa mattina, riguardanti la questione "ticket in sanità".
La parola al Vicepresidente della Giunta regionale, Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Vicepresidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente.
Com'è noto, la situazione è in fase d'approfondimento da parte dell'Amministrazione, ma ritengo opportuno fare un riepilogo, dividendo l'intervento in due parti: la prima riguarda il ticket di Pronto Soccorso la seconda riguarda il ticket per le prestazioni ambulatoriali.
Per quanto riguarda il ticket di Pronto Soccorso, i cittadini pagano l'importo di 25 euro in caso di diagnosi in uscita definita e codificata con il cosiddetto "codice bianco".
Questo ticket era stato introdotto nel 2007, con la legge n. 296.
Naturalmente, quando parliamo di ticket parliamo anche di esenzioni rispetto alle quali vorrei fare un riepilogo, anche se, in questi giorni, i giornali hanno proceduto a delle puntualizzazioni.
La nostra casistica delle esenzioni ricomprende i minori di sei anni le persone con età superiore a 65 anni e con un reddito inferiore ai 36 mila euro; i lavoratori in mobilità; i disoccupati con reddito inferiore a 8.263,31 euro, che si eleva a 11.362 euro con carichi familiari, quale la moglie; i titolari di pensione sociale e i titolari di pensione al minimo con reddito inferiore a 8.263,31 euro: anche in questo caso, con il coniuge a carico, si eleva a 11.362 euro; infine ci sono coloro che sono definibili come indigenti, ai sensi di una circolare che risale al 16 aprile 1991.
Poi, ci sono le esenzioni riguardanti i malati cronici, per le cosiddette patologie, dove, naturalmente, c'è tutta una casistica, ma, in questo caso, la limitazione attiene alla patologia stessa.
La manovra finanziaria lascia inalterata la situazione, pertanto non interviene sul ticket di Pronto Soccorso. Ovviamente, la gestione di questi casi, per quanto riguarda la diagnosi, non può che essere affidata alla deontologia del medico di Pronto Soccorso, il quale qualifica l'accesso e il ricoverato cui è stato attribuito il codice bianco - soggetto al pagamento del ticket -ma, trattandosi di un Pronto soccorso, dove l'accesso può avvenire di notte o in condizioni di difficoltà che possiamo definire logistiche, il pagamento può avvenire dopo. Qui, semmai, il discorso riguarda la diligenza, che senz'altro esiste, ma si può rafforzare, fermo restando che la qualificazione del codice bianco compete al medico di Pronto Soccorso. Successivamente si deve passare alla riscossione, che avviene attraverso i sistemi di pagamento in loco. Può essere utile avere dei sistemi automatici di pagamento oppure si può utilizzare il bollettino di conto corrente. Recentemente, a un mio familiare al Pronto Soccorso hanno dato un modulo per il pagamento attraverso la tesoreria, che è una banca diffusa in tutta la provincia; quindi la questione è stata risolta.
Invece, per quanto riguarda le prestazioni ambulatoriali, entriamo nella casistica che è stata innovata attraverso la legge finanziaria. La situazione precedente, quella che, oggi, contingentemente, è ancora in essere, prevede il pagamento di ticket che variano a seconda della tipologia delle prestazioni ambulatoriali che vengono prescritte: vanno da un minimo di 0,7 centesimi fino ad un massimo di 36 euro, sommando le varie prestazioni ambulatoriali che vengono prescritte sulla cosiddetta ricetta rossa - non so come comunemente venga definita - attraverso la quale è possibile richiedere fino ad un massimo di otto prestazioni ambulatoriali.
Naturalmente, sono ricompresi i vari accertamenti, le analisi piuttosto che le radiografie, cioè prestazioni eseguibili presso gli ospedali pubblici oppure presso i centri convenzionati autorizzati. Comunque, l'attuale situazione prevede che si arrivi ad un massimo di 36 euro. Naturalmente anche in questo caso ci sono tutte le esenzioni, che, avendole appena esplicitate, non ripeto.
La legge finanziaria consente nei confronti dei soggetti che non sono esenti di applicare una quota fissa aggiuntiva, fino ad un massimo di dieci euro.
Attualmente, la Giunta regionale non ha ancora assunto alcuna decisione. Ovviamente, c'è stata una valutazione in ordine agli effetti di una totale o parziale applicazione di questa quota. A questo proposito posso dire che, sulla base dei riscontri della direzione sanità, le ricette interessate, cioè emesse nei confronti di soggetti che non hanno diritto all'esenzione, sono valutate in 7,3 milioni di euro, che, moltiplicati per dieci, rappresenterebbero per la Regione un introito di 73 milioni di euro in ragione di un anno. Ovviamente, per quanto riguarda l'anno corrente essendo già verso la fine di luglio, l'effetto, qualora fosse applicata non potrebbe che essere rappresentato da circa 30 milioni.
Comunque, prima di decidere la Giunta regionale ha un percorso brevissimo, ma molto significativo: nella giornata di domani è previsto un incontro con le organizzazioni sindacali sulla riforma sanitaria regionale.
Ovviamente "la lingua batte dove il dente duole" e, certamente, domani sarà un'occasione anche per approfondire questa tematica.
Comunico altresì che è previsto per domani un incontro delle Regioni con il Ministro della Salute: è indetta a Roma presso la Conferenza delle Regione una riunione preparatoria e sarà l'occasione per uno scambio di vedute e di informazioni da parte delle varie Regioni.
Ovviamente, le decisioni saranno assunte a ragion veduta, dopo avere analizzato l'aspetto dell'incidenza finanziaria sia sul servizio sanitario regionale sia sulle singole persone, fermo restando che traiamo anche una forte indicazione per rafforzare tutti i percorsi - adesso era in corso il rinnovo delle esenzioni ticket attraverso l'invio di comunicazione al domicilio dei soggetti beneficiari dell'esenzione stessa - affinché i percorsi di autocertificazione siano il più possibile facilitati.
Per quanto riguarda l'insieme delle persone soggette al pagamento del ticket, naturalmente, occorre valutare anche l'effetto del ticket, che è pur sempre un prelievo, e sotto questo profilo credo che nessuna Amministrazione, se non in caso di giustificazione o di necessità, possa procedere in questo senso. Certamente, sappiamo che i ticket, sia quello del 2007 che quello attuale, hanno anche un deterrente dal punto di vista dell'appropriatezza o meno o della ridondanza delle richieste di accertamenti ripetuti, quando fosse necessario.
Non dimentichiamo che nei casi cronici si ricorre all'esenzione, perch ovviamente c'è l'esenzione per patologia.
Questa è una situazione che non è ancora definitiva, quindi ci si riserva nei prossimi giorni, non appena tutti questi elementi saranno completamente raccolti, di esporre nella Commissione o dove ritengono i Capigruppo quella che sarà la posizione finale della Giunta regionale del Piemonte.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Bresso; ne ha facoltà.



BRESSO Mercedes

Non so se non l'ho sentito. Lei ha detto quanto valgono i ticket per ricetta, cioè dieci euro, ma non ci ha detto quanto valgono i codici bianchi.



CAVALLERA Ugo, Vicepresidente della Giunta regionale

Posso acquisire gli elementi, ma per i codici bianchi non cambia nulla perché è in vigore dal 2007. In sede di Commissione si può approfondire e senz'altro lo faremo, però quello che cambia è solamente l'ambulatoriale.



PRESIDENTE

Dichiaro aperto il dibattito generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Tiramani: ne ha facoltà.



TIRAMANI Paolo

Grazie, Presidente.
Volevo riportare, visto che ci sono i rappresentanti della Giunta e gli altri componenti della Commissione sanità, così come in quella Commissione avevo già ribadito la mia posizione, quello che è il pensiero di chi vive e di chi conosce la sanità.
Non voglio esprimermi sul ticket per le visite ambulatoriali che la finanziaria ha introdotto, perché sarà la Giunta a dover valutare come strutturarlo, se applicarla, o se fare un'esenzione a fascia.
Quello che volevo dire invece riguarda proprio i codici bianchi, che è un piccolo cavallo di battaglia che sto portando avanti.
Come ha giustamente detto il Vicepresidente Cavallera, dal 2007 i codici bianchi in Regione Piemonte, così come in tutta Italia, perché il Ministero della Salute aveva già informato tutte le Regioni, devono essere applicati.
C'è un piccolo particolare che non sfugge a chi conosce il mondo sanitario: molte persone intasano il Pronto Soccorso, anche per problemi marginali, caricando di lavoro i medici del Pronto Soccorso.
Cosa succede? Succede che molto spesso gli stessi medici, non supportati adeguatamente nelle operazioni di dimissioni, per accelerare le procedure, quindi per avvantaggiare i cittadini e per cercare di "smaltire" le code che si creano, devono dimettere i pazienti in codice verde. Tutti sapete che se le dimissioni avvengono in codice verde, giallo o rosso, il ticket non si paga.
La mia proposta - che ho espresso più volte in Commissione e che spero la Giunta possa utilizzare o farne tesoro - è quella di usare gli impiegati amministrativi a supporto dell'attività dei medici di Pronto Soccorso.
Come fare? Tante volte anche chi è dimesso con codice bianco riceve il ticket e poi non si reca al CUP e non paga, e quindi tutto questo lavoro è inutile.
Credo, senza fare tanta demagogia, proprio per questo surplus di amministrativi che esiste e per il fatto che la DGR del 28 gennaio ha evidenziato, con il blocco totale di nuovi assunti, proprio perché ce ne sono tanti, che debbano essere messe a disposizione del Pronto Soccorso almeno due o tre persone che possano alternarsi, ritirando prima della visita il documento e restituendo il documento solo dopo aver pagato il ticket.
A me è successo sfortunatamente di visitare dei Pronto soccorso in prima persona. C'è la persona ipocondriaca che si reca quattro volte a settimana al Pronto Soccorso; c'è chi ha una spina nel dito e ha paura di togliersela da solo e si reca al Pronto Soccorso; altri, che non vogliono passare dal medico di base perché c'è coda, trovano una soluzione più favorevole passando dal Pronto Soccorso creando disagi ai cittadini che hanno veramente bisogno.
Quindi, creando una sorta di front office dove degli impiegati amministrativi prendono i documenti dei pazienti, prendono la ricevuta e solo quando hanno questa ricevuta restituiscono i documenti, riusciremmo a creare una situazione di assoluto filtro, ma questo a favore dei cittadini.
Non possiamo più permetterci di avere situazioni paradossali ed incredibili; e non possiamo neanche obbligare i poveri medici a dover fare un lavoro che non compete loro. Non devono loro compilare i referti, dare i bollettini; ad ognuno il proprio compito, chi è medico deve fare il medico chi è amministrativo deve fare l'attività amministrativa.
Visto che c'è un surplus, facciamoli lavorare insieme, riusciamo a recuperare risorse; magari con quelle risorse che finalmente recuperiamo possiamo non far pagare il ticket per le visite poliambulatoriali, ma diamo una risposta concreta. Molti furbetti, che adesso vanno al Pronto Soccorso solamente per non fare la coda dal medico di base, ritornano dal medico di base, perché è inspiegabile anche questa cosa, cioè che troppi medici di famiglia sono dei ricettari viventi.
Senza voler offendere nessuno, troppi si limitano semplicemente a fare solo la ricetta e a dirottare il lavoro sul Pronto Soccorso. Ad ognuno il suo per una migliore sanità piemontese. Non credo che sia questo uno slogan, credo che sia un dato di fatto e ne avevo già parlato anche in Commissione, riscontrando trasversalmente pareri favorevoli. Vediamo di muoverci in tal senso, cercando di recepire quello che è un suggerimento che parte proprio dagli operatori: creiamo il front office perché abbiamo personale in abbondanza. In tal modo recuperiamo risorse e diamo delle risposte concrete ai cittadini.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Boeti; ne ha facoltà.



BOETI Antonino

Grazie, Presidente.
Devo dire che, come Gruppo consiliare, non c'interessa tanto sapere oggi come la Regione intende organizzare anche rispetto a queste questioni i suoi servizi.
Abbiamo provato, in questo primo anno e mezzo di legislatura, a spiegare al Governo regionale che avrebbero potuto modificare le cose che non funzionavano utilizzando meglio il personale, da quello amministrativo a quello tecnico, senza preoccuparsi di modificare il modello socio sanitario. Quel modello che è utilizzato da 19 Regioni su 20, da quasi tutti i Paesi europei, che mette insieme sanità e sociale, ospedale e territorio.
Il nuovo Governo regionale, piuttosto che concentrarsi sulle questioni attinenti all'organizzazione dei servizi, modificando le cose che non andavano bene, si è preoccupato, almeno fino a questo momento, come dicevo nell'intervento precedente e scatenando reazioni furibonde in tutti i Comuni della nostra Regione, di modificare il modello, come se la questione che attiene al soddisfacimento dei bisogni di salute dei cittadini fosse una questione di modello e non una questione d'organizzazione dei servizi.
Credo che il ticket, che è il doppio ticket - poi farò qualche riflessione su entrambi - che il Governo nazionale ha imposto con questa manovra finanziaria, sancisca la sconfitta del Governo e, sulle questioni sanitarie, anche la vostra.
Un Governo, il cui Presidente del Consiglio ha detto per 17 anni: "Una promessa semplice: la riduzione delle tasse", che con questa manovra finanziaria arriva al 44%. In Europa siamo secondi soltanto alla Norvegia e sappiamo che i servizi sociali offerti da quei Paesi sono tutt'altra cosa rispetto a quelli offerti da noi. Ho provato a spiegare al Governo regionale che se volevamo adottare un modello europeo, il modello migliore era quello della Danimarca. La Danimarca offre servizi socio-sanitari di qualità: le cure odontoiatriche, ad esempio, sono offerte gratuitamente a tutti fino a 25 anni e dopo si paga qualcosa. Lo dico perché ricordo la promessa del Presidente Cota che, sull'entusiasmo della vittoria elettorale, aveva detto: "Offrirò le cure odontoiatriche gratuite a tutti i piemontesi". È passato un anno e mezzo e nessuno si è accorto del fatto che non si è potuta mantenere questa promessa.
Parlavo di sconfitta del Governo, ma anche della vostra.
In questi giorni ascoltiamo la soddisfazione del Presidente e dell'ing.
Monferino (devo dire più parco di parole, forse per il mestiere svolto sino a questo momento) dire: "Finalmente si è invertita la rotta. Nel primo trimestre abbiamo risparmiato 18 milioni di euro".
Tuttavia, dei 18 milioni di euro di risparmio, 8 milioni sono dovuti al fatto che, per la fine dell'anno, 1626 persone perderanno il posto di lavoro. L'ing. Monferino dice che non sono stati licenziati: non è stato rinnovato il contratto. Come se ci fosse qualche differenza! Rispetto a queste due questioni ci saremmo aspettati che il risparmio fosse figlio, come la Lega ci aveva promesso in campagna elettorale dell'eliminazione degli sprechi. Si sta invece verificando un risparmio peraltro modesto: se pensiamo a 18 milioni di euro moltiplicati per 4 arriviamo a quasi 80 milioni di euro. Il piano di rientro prevede un risparmio di 150 milioni di euro, nella migliore delle ipotesi siete alla metà di quanto avete promesso ai cittadini.
Se penso alle dichiarazioni lette in questi giorni dell'ing. Monferino e del dottor Zanon, ovviamente se è vero quello che i giornali riportano (perché non siamo presenti quando i due direttori, uno commissario ed un direttore, vengono intervistati), emergerebbe il fatto che in Piemonte possiamo risparmiare 500-600 milioni di euro sulla sanità (e l'assessore Cavallera, Assessore in pectore, conferma).
Allora mi chiedo - ed è questa la ragione per la quale abbiamo presentato un ordine del giorno - se possiamo risparmiare 500-600 milioni di euro sulla sanità senza colpo ferire, e la conferma entusiastica dell'Assessore Cavallera ci fa ritenere che ci sia un lavoro in corso che sta cercando di raggiungere quell'obiettivo, qual è il problema all'interno di 500 o 600 milioni di risparmio, utilizzare 29 milioni di euro per evitare questo ennesimo balzello nei confronti dei cittadini di questa Regione? Se siamo in grado di risparmiare 500-600 milioni di euro sulla sanità all'interno di questi metteteci anche questi 29 milioni. Credo che i cittadini di questa regione vi saranno grati.
vero quanto detto dall'Assessore Cavallera: il ticket di 25 euro dipende dal Pronto soccorso e dalla sua organizzazione, ma c'è qualche cittadino di questa regione che lo paga. Il balzello più autentico è rappresentato dai dieci euro che si aggiungono alla prescrizione degli esami di laboratorio e alle visite specialistiche. Dato che oggi, per una visita specialistica, si pagano già 36 euro, se aggiungiamo i dieci euro fanno 46 euro, credo che ci sia in atto, da parte del Governo nazionale una sorta di privatizzazione strisciante del sistema sanitario. Se si devono spendere 50 per una visita, probabilmente se ne aggiungono altri dieci o 20 e ci si rivolge ad una struttura privata, dove è possibile soprattutto nelle strutture accreditate, con 50-60 euro ricevere una visita specialistica.
Se l'obiettivo del Governo regionale è di avvicinare i cittadini di questa regione alla privatizzazione dei servizi, abbia il coraggio di dirlo.
Oltretutto, Presidente Cattaneo, dopo un anno sono ancora in attesa di avere chiarimenti sulle liste di attesa delle visite specialistiche. Come confronto politico, oggi siamo arrivati al CSI: non so quanto tempo ci vorrà per poterle avere. Dato che sappiamo che l'attesa per le visite specialistiche è aumentata, dovendo aspettare tre o quattro mesi per una visita ortopedica piuttosto che cardiologia, e dovendo tirare fuori anche 50 euro, i cittadini di questa regione potrebbero rivolgersi al privato piuttosto che continuare ad utilizzare le strutture pubbliche.
Sette Regioni di questo Paese - Valle d'Aosta, Trentino, Emilia Romagna, Toscana, Sardegna, Veneto ed Umbria - non hanno aderito.
Voglio sottolineare il Veneto, dove la crisi economica è stata dure come da noi: il Veneto ha avuto un miliardo di passivo rispetto ai conti del suo sistema sanitario ma, nonostante questo, il Presidente Zaia ha detto: "Noi non intendiamo applicare questo balzello".
Se lo fa una Regione che ha un miliardo di passivo ed è in piano di rientro come noi, mi chiedo perché non possiamo farlo anche noi. Oggi mi aspetto che il centrodestra voti l'ordine del giorno che abbiamo preparato e presentato, con l'obiettivo di dire ai piemontesi che è intenzione del Governo regionale, essendo sensibile alle difficoltà economiche che investono gran parte della popolazione, evitare che una visita specialistica si trasformi in un salasso per gli abitanti di questa Regione.
Termino il mio intervento con un invito al Consiglio regionale: votare questo ordine del giorno vuol dire non fare niente di straordinario, ma adeguarsi a quello che stanno decidendo le Regioni che offrono, come noi servizi di qualità, e sono sicuro che saranno apprezzati dalla popolazione di questa Regione.



PRESIDENTE

Comunico all'Aula che è stato depositato un terzo ordine del giorno, da parte dei colleghi Bono e Biolé, ed è già inserito in rete.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Artesio; ne ha facoltà.



ARTESIO Eleonora

Mi auguro che alla conclusione di questo dibattito il Consiglio regionali desideri e sia in grado di esprimere una propria posizione e una propria volontà in ordine a questa questione.
Il Consiglio regionale non è soltanto il ratificatore di decisioni e di meditazioni della Giunta regionale, del suo Presidente e dei suoi tecnici è anche l'interprete e il rappresentante della popolazione regionale.
In quanto rappresentante e interprete della popolazione regionale è titolato - e di qui deriva la responsabilità di aver depositato, con la collega Cerutti, un ordine del giorno - a prendere una posizione in ordine alle questioni che i cittadini piemontesi avvertono con urgenza e con preoccupazione.
Il fatto che la questione dei ticket sanitari e della compartecipazione degli utenti al costo delle cure sia una questione che i piemontesi avvertono con urgenza, credo sia elemento sul quale possiamo convenire.
Partiamo da una prima valutazione.
Come sempre, in campo di decreti urgenti in ambito finanziario, e ancora di più quando questi decreti toccano le misure del patto per la salute, si agisce cambiando le carte in tavola. È innegabile, a qualunque parte politica si appartenga, che con questa manovra si è venuto meno ad un accordo datato 2006, che prevedeva, in sede di patto per la salute, la disponibilità in capo al Governo centrale di coprire verso le Regioni le mancate entrate derivanti dall'applicazione dei ticket nelle visite specialistiche.
Si trattava di un importo che annualmente ammonta, per il Governo, a 836 milioni di euro nel 2012 e 850 negli anni precedenti, e che nell'ambito di due tranche venivano ristorati alle Regioni per compensare le mancate entrate dei ticket. Anche alla luce di quest'impegno le Regioni hanno sottoscritto il patto per la salute; anche alla luce di questo impegno le Regioni sono intervenute nell'accordo per il riparto del fondo sanitario nazionale. Quindi non si cambiano le carte in tavola.
Questa è una prima questione che dovrebbe vedere tutte le Regioni gelose della loro autonomia, almeno sulle materie concorrenti, intervenire in maniera ferma.
Fermamente è intervenuto Errani; fermamente è intervenuto Rossi fermamente è intervento Zaia, che ha ancora ricordato che il tema della sanità è una questione di stabilità nazionale, ma rivendica ad ogni territorio il diritto di governare queste questioni specifiche.
Fermamente tutti meno che il Presidente Cota.
La seconda questione è relativa ai comportamenti attuali, perché mentre la Giunta pensa e aspetta lumi dalle successive riunioni romane, e mentre noi discutiamo, succedono alcuni comportamenti contradditori nei territori che non possono che creare ulteriore disorientamento tra la gente e ulteriore irritazione verso la politica. Credo che questa sia una questione che di nuovo dovrebbe vederci tutti concordi.
Non è ragionevole che le Aziende Sanitarie da venerdì mattina non abbiano ricevuto una lettera, una circolare, una telefonata dagli Uffici dell'Assessorato alla sanità della Regione Piemonte. Non è ragionevole che di fronte all'assenza di una telefonata, di una circolare, di una lettera ci siano delle situazioni nelle quali vengono prestampate le aggiunte di dieci euro a modulo - com'è accaduto in una delle più grosse strutture sanitarie accreditate - che immediatamente dopo l'iniziativa sia smentita in attesa delle meditazioni della Giunta regionale e che si vagheggi di rimborsi a chi ha già pagato. Ogni momento che lasciamo trascorrere nella meditazione della Giunta regionale è un elemento di incertezza; e chi ha cuore soltanto la finanza, come il Direttore regionale dell'Assessorato alla sanità - non di certo io che parlo -,sappia che ogni giorno in cui non si pronuncia è comunque un giorno in cui vengono meno queste entrate.
Allora, rispetto alle cose che abbiamo ascoltato, rispetto all'idea di mettere in atto un bizantino comportamento di differenziazione per fasce di reddito - che richiederà non so quanti giorni per essere studiato, non so quante settimane per essere rielaborato dai territori - non vale la pena in questa situazione specifica, di comportarci come già hanno dichiarato di volersi comportare le Regioni nominate dal collega Boeti e decidere che anche la Regione Piemonte assume su di sé, per i mesi dell'anno finanziario che ci rimangono - da luglio (ormai agosto), fino al 31 dicembre 2011 l'onere delle mancate entrate dei ticket sulla specialistica? Quell'onere che, come veniva ricordato dal Vicepresidente di questa Giunta, porterebbe la Regione a doversi impegnare per una spesa aggiuntiva - intesa come mancata entrata - per circa 30 milioni di euro. Credo che questa sia l'unica decisione possibile per il Piemonte; che sia una decisione equa nei confronti di cittadini che - lo ricordiamo ogni volta che parliamo di altri temi, come quelli dell'economia di questa regione - sono già particolarmente provati sul piano dell'occupazione, sul piano della stabilità del lavoro, sul piano della riduzione dei consumi e sono ancora più pesantemente provati sul campo delle politiche sociali.
Ricordo, infatti, ai colleghi Consiglieri che soltanto giovedì scorso abbiamo preso atto del fatto che mancheranno al fondo sociale regionale 11 milioni; e quel fondo sociale regionale si occupa esattamente delle fasce più vulnerabili che, essendo vulnerabili economicamente - come c'insegna l'epidemiologia - lo sono anche sanitariamente e che, molto più di altre devono ricorrere a controlli; e non è detto che tutte le condizioni di salute di cui parliamo rientrino nelle esenzioni che il collega Pedrale ci snocciolava.



(Commenti in aula)



ARTESIO Eleonora

Vorrei provare a "tirare fuori gli attributi" che il Consigliere Pedrale rivendicava, facendo leva sulla forza della mia intelligenza.



PRESIDENTE

Scusate! Possiamo sciogliere quel capannello, per favore? Grazie!



ARTESIO Eleonora

Il collega Pedrale ha detto: "Fagli tirar fuori i coglioni". Abbiate pazienza! Io cerco di sopperire a quegli attributi con la forza dell'intelligenza e proseguo.



PRESIDENTE

Per favore! Prego, Consigliera.



ARTESIO Eleonora

Allora, torno a capo della questione e alla necessità, che noi proponiamo con l'ordine del giorno, che il Piemonte non applichi i dieci euro di ticket sulla diagnostica fino alla fine di quest'anno e che, nel contempo, si assumano le valutazioni che si ritengono più eque: quelle che venivano ricordate prima, relativamente allo scaglionamento dei redditi sempre che non si riesca a convincere il Governo che non può essere eluso un impegno che era contenuto nel Patto per la Salute. Pacta sunt servanda anche per questo Governo! Concludo, nella confusione e nel rumore...



PRESIDENTE

Mi scusi, collega Artesio.
Consigliere Mastrullo e Assessore Cirio, per favore! Un conto è parlare e un conto aprire una riunione in aula.
Grazie e continui, Consigliera Artesio.



ARTESIO Eleonora

Termino, nella calma che l'Aula ancora mi consente, per i minuti conclusivi di proposta. Cerchiamo allora di non dire delle cose contraddittorie a seconda degli oggetti di cui parliamo e dei posti in cui parliamo. Ci è stato detto che siamo in una situazione di difficoltà del bilancio della Sanità: ce lo siamo sentiti dire nei cinque anni precedenti da parte dell'opposizione e ce lo sentiamo dire, come colpa del governo precedente, da un anno e mezzo. Non vedo allora la ragione dell'ottimismo con il quale il Presidente Cota venerdì ha sentito il dovere di rassicurare i piemontesi sul fatto che i conti della Sanità sono sotto controllo. Se i conti della Sanità sono sotto controllo la rinuncia al ticket è uno sforzo che ci possiamo assumere, in tutela delle fasce più deboli.
Ho sentito suggestive ipotesi di riorganizzazione della valutazione dei "codici bianchi" e dei "codici rossi" da parte di alcuni Consiglieri: lodevole sforzo, peccato che si dica che bisogna ricorrere di più agli amministrativi e poi sabato, nel conclave della Lega, si dica che tutti gli incarichi lavorativi sospesi sono degli amministrativi. Allora, o gli amministrativi servono e non bisognava sospenderli, o gli amministrativi non servono; e di questi, otto milioni di euro sono la quota del risparmio ventilato dei 18.
Cerchiamo quindi di non usare - almeno su una questione su cui i cittadini ci guardano - delle doppie verità, a seconda delle assemblee in cui parliamo, e di avere un unico comportamento lineare: quello dell'autonomia decisionale della propria Regione e quello della tutela delle fasce più deboli. Indichiamo al Presidente Cota e alla sua Giunta che nei prossimi incontri romani il Piemonte possa dichiarare di non volere applicare i ticket.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pedrale.



PEDRALE Luca

Grazie, Presidente.
Quando vengono applicati i ticket da parte di qualsiasi Governo si apre una telenovela che ormai è diventata un po' stucchevole da troppi anni.
Ricordo solo due dati oggettivi. Innanzitutto, per quanto riguarda il ticket da 25 euro per i cosiddetti "codici banchi", si tratta di una misura già in vigore, introdotta dal Governo Prodi nella legge finanziaria n. 296 ma questo non lo dico con polemica: è un dato oggettivo.
D'altronde è innegabile che negli ultimi anni vi sia stato un certo abuso dell'utilizzo del Pronto Soccorso, proprio per evitare le visite a domicilio oppure per superare le liste di attesa. Bisogna anche peraltro essere onesti intellettualmente e ricordare che vi è una serie di esenzioni così ampia e così numerosa che, per chi veramente ha dei problemi economici, sociali, familiari o di malattie croniche, questo onere viene sicuramente meno; alla fine l'incidenza sulla popolazione, quindi, è un'incidenza piuttosto limitata e, in qualche caso, anche propedeutica all'utilizzo dei canali più corretti per le visite mediche. Questo per quanto riguarda il ticket sul Pronto Soccorso.
Constato con piacere che la Giunta regionale del Piemonte diversamente da altre Giunte regionali che, magari in maniera demagogica hanno adottato immediatamente certe decisioni - ha invece preferito approfondire il problema da un punto di vista organizzativo, contabile e finanziario, vedere se era possibile - e si sta studiando in questo senso l'applicazione per quanto riguarda le visite specialistiche, la vera incidenza, i veri proventi che eventualmente questo ticket porterebbe quindi se il gioco vale la candela - tanto per capirci - e poi, a sua volta, se all'interno di questo ticket si possa stilare una graduatoria, a seconda dell'età e del reddito della popolazione.
Questo - l'ha spiegato molto bene il Vicepresidente Cavallera - sarà oggetto di discussione con i sindacati, nelle prossime ore. Ci sarà, poi un approfondimento più generale in Conferenza Stato-Regioni, pertanto ritengo che la Regione Piemonte, esaminata la situazione con calma, senza patemi d'animo o voglie demagogiche, potrà adottare il provvedimento più equilibrato, realistico e di buonsenso.
ovvio che questo lavoro necessita ancora di un approfondimento quindi bene ha fatto la Giunta regionale a prendersi qualche margine temporale, in modo che, entro la fine della settimana, possa prendere una decisione finale, a mente più fredda, sulla tematica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Mi riconosco completamente nei ragionamenti svolti dal collega Boeti.
Voglio concentrarmi su tre questioni.
La prima riguarda il carattere della manovra, perché l'introduzione dei ticket è inserita all'interno di una manovra che ha un carattere molto posso usare un termine? - classista.
Se consideriamo dove vengono prelevate le risorse attraverso quella manovra, e sommiamo la questione riguardante l'intervento sulle pensioni, i tagli alla sanità, i tagli ai Comuni, avvertiamo che saranno le famiglie del ceto medio, le famiglie meno abbienti, a pagare il prezzo più alto.
Era possibile prevedere un'altra manovra, assumendo come riferimento quei saldi? Certo che sì: era possibile realizzare una manovra che avesse un segno leggermente o, comunque, sensibilmente diverso. Questo non è avvenuto e il fatto che ci fosse un'urgenza per evitare che la speculazione finanziaria indebolisse ulteriormente il nostro Paese e l'euro, ha spinto il Parlamento a votare in fretta e furia la manovra.
stata una scelta dettata da un senso di responsabilità dei Gruppi d'opposizione, però la manovra rimane una manovra particolarmente severa che si accanisce contro coloro che stanno peggio.
Il secondo aspetto importantissimo e negativo di questa manovra è che quest'ultima non avvia una fase di crescita, in una condizione nella quale lo stock del debito può essere abbattuto soltanto se a fianco di una politica di rigore viene realizzata una politica di crescita e di rilancio dell'economia del nostro Paese, che è la condizione per dare respiro alle famiglie italiane, oltre che all'economia stessa.
In questo contesto, si pone la questione dei ticket, ed è per queste ragioni che la considero una scelta particolarmente sbagliata e, in certi casi, anche odiosa, perché è evidente che avrà un impatto terribile su alcune migliaia di famiglie.
Vengo alla seconda questione, Vicepresidente Cavallera, per segnalare l'incertezza con la quale la Giunta regionale ha affrontato tale problematica.
Sono in disaccordo con lei: di fronte all'esigenza di assumere una posizione chiara (non contesto il fatto che la Giunta voglia anche capire quali sono i conti della sanità, e non soltanto della sanità) ed anche al fatto che molte Regioni hanno dichiarato che non applicheranno il ticket la Regione Piemonte una scelta la poteva fare.
Siete liberissimi di non compiere quella scelta, ma potevate anche farlo, condividendo l'atteggiamento di molte Regioni italiane (nove, se non ricordo male) che, di fronte a una decisione come quella, hanno ritenuto di non applicare alcun aumento. Quelle Regioni hanno deciso di far fronte con risorse proprie al mancato gettito derivante dall'introduzione del ticket di dieci euro.
Il Piemonte - caro collega Pedrale - poteva fare questa scelta.
L'ha rinviata? Non l'ha fatta? Rinvia tutto alla Conferenza Unificata? Intanto segnalo che esistono Regioni che, di fronte a quell'eventualità, hanno assunto subito una posizione e ci sono Regioni che si presenteranno al tavolo della Conferenza Unificata per dire: "Noi quel ticket non lo applichiamo".
Naturalmente, questa Regione poteva fare anche un'altra scelta, non l'avrei condivisa, ma poteva dire: "Guardate che noi, per un complesso di ragioni di merito" - e io sarei contrario e poi spiegherò perch "riteniamo che quella misura debba essere introdotta".
Voi non avete intrapreso né l'una né l'altra strada, e questo clima d'incertezza e confusione che dura da sabato e domenica - Vicepresidente Cavallera - ha fatto sì che alcune Aziende Sanitarie applicassero il ticket.
Di questo, chi ha la responsabilità: il Gruppo del PD o il Presidente Cota, Assessore ad interim? Chi vi ha impedito, pur nell'attesa di assumere una posizione, di comunicare alle Aziende Sanitarie che c'era una fase d'interregno nella quale nulla doveva essere deciso? Chi ve l'ha impedito? Avete un manager che dirige la sanità e, per tutta risposta, siamo una Regione che ha determinato un clima di confusione tale per cui ci sono cittadini che hanno pagato il ticket e cittadini che non l'hanno pagato quando voi avete detto: "La nostra Regione, questa Giunta, non ha ancora deciso".
Abbiate pazienza, ma questo merita una censura politica che chiama in causa pesanti responsabilità.
Chi ha impedito alla Giunta regionale di dire: "Noi, in attesa di operare una valutazione più approfondita, di conoscere i dati che ci fornirà il direttore generale della sanità, comunichiamo alle ASL, da qui in poi, fino a un contrordine o a un diverso ordine, di non applicare i ticket"? Abbiate pazienza: siamo una delle Regioni che hanno dimostrato, su tale questione, di avere le idee più confuse di questo mondo! Ci sono Regioni che hanno detto: "Noi non l'applichiamo", e io sono d'accordo con loro. Ci sono Regioni che, invece, stanno riflettendo, ma nel frattempo hanno evitato che capitasse ciò che è successo in Piemonte mentre il Piemonte, che non ha deciso, nel contempo ha applicato una parte dei ticket, perché alcune ASL li hanno applicati.
il colmo, Vicepresidente Cavallera! È il colmo! Siamo l'unica Regione che, non avendo ancora deciso cosa fare, ha in parte applicato i ticket: pensate che paradosso! Siamo l'unica Regione che, pur avendo deciso di non decidere, per il momento - e questo è legittimo - ha applicato i ticket, perché alcune Aziende Sanitarie lo hanno fatto.
Abbiate pazienza! È il colmo! Ultima considerazione: noi dovremmo ragionare - l'intervento del collega Boeti è chiarissimo ed è la ragione per la quale alcune Regioni italiane hanno dichiarato di non voler applicare il ticket - su quello che ci hanno raccontato in queste ore gli operatori della sanità indipendentemente dal loro colore politico.
Gli operatori hanno detto: "Guardate che, già oggi, il ticket che paga un utente che si rivolge alla sanità pubblica incide per 36 euro, pertanto il nuovo ticket di dieci euro che avete deciso d'introdurre porta il ticket complessivo a 46 euro. State attenti, perché se l'incidenza dei ticket diventa questa, la gente non andrà più a farsi visitare dalla sanità pubblica e si porrà il problema, eventualmente, di aggiungere qualche euro per farsi visitare dalla sanità privata! Quale è il risultato, qual è il saldo di quest'operazione? I ticket concepiti in funzione dell'esigenza di contenere il disavanzo della sanità non otterranno questo risultato, perché i cittadini che, eventualmente dovranno pagare i dieci euro in più, a fronte dell'esborso di una somma complessiva ammontante a 46 euro, preferiranno non andare, per esempio all'ospedale di Biella, ma rivolgersi ad un altro ospedale privato o a una casa di cura privata! Dalle mie parti si dice: "cornuti e bastonati", Presidente Cattaneo! Non otteniamo il risultato in relazione al gettito, perché la gente non pagherà i dieci euro di ticket, che complessivamente ammonterà a 46 euro come ricordavo prima: la gente andrà altrove rispetto alla sanità pubblica! Allora, sono queste le ragioni che dovrebbero, secondo me, non già consigliare il Presidente Cota di tenere aperta una riflessione, ma di fare tutti i ragionamenti che vogliamo sui conti della sanità.
Aggiungo questo perché siamo in una Regione che, in passato, ha avviato un processo di superamento del pagamento dei ticket, pur individuando delle fasce di reddito. Quindi, è particolarmente paradossale questo fatto: una Regione, che in passato ha fatto questa scelta, oggi opta esattamente per la scelta contraria, tra l'altro, andando controcorrente rispetto a quell'orientamento che stanno assumendo - non dico la maggioranza - tante Regioni italiane. Tra l'altro, sono Regioni che stanno offrendo servizi di qualità, come giustamente ricordava il collega Boeti.
Per questo, credo che il comportamento che noi abbiamo assunto - ho terminato, Presidente - sia stato ispirato da una logica di confusione totale.
Allora, mi auguro che queste settimane e questi giorni servano alla Giunta e al Presidente Cota per decidere che il Piemonte si allinei a quelle Regioni che dicono che è ingiusto e sbagliato, per le ragioni che abbiamo ricordato, applicare il ticket. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
La parola al Consigliere Angeleri.



ANGELERI Antonello

Grazie, Presidente.
Ritengo importante questo dibattito, perché rischia di interferire con le tasche dei cittadini, quindi ritengo corrette le valutazioni attente dell'Assessore Cavallera.
In questi casi, la fretta non è una buona consigliera e le Regioni che si sono subito dichiarate contrarie piuttosto che favorevoli, senza valutare con attenzione la situazione all'interno della propria regione non so sulla base di quale dibattito interno alla Giunta, o al loro Consiglio regionale, abbiano agito.
Reputo l'atteggiamento del Presidente Cota, dell'Assessore Cavallera e di questa Giunta - lo diceva lei prima, collega - oltre che responsabile attento.
Voi avete presentato un ordine del giorno che ha come oggetto "No all'introduzione dei ticket in sanità previsti dalla Manovra economica Tremonti", però, colleghi - mi rivolgo anche al collega che si occupa di sanità da un punto di vista professionale come il Consigliere Boeti, che è intervenuto prima - c'è un piccolo particolare, perché nell'impegnativa si dice di "evitare l'applicazione del ticket in Piemonte reperendo risorse alternative ed evitando gli sprechi per consentire la copertura delle mancate entrate quantificate in 30 milioni di euro": ma se l'avessimo detta noi una cosa del genere ci avreste accusati di qualunquismo e di superficialità! Allora, le accuse adesso ve le prendete voi! facile scrivere un ordine del giorno di questo tipo, è facilissimo! Pensate che scienziati sono da alcune parti: ci spiegano che dobbiamo evitare gli sprechi e che dobbiamo trovare risorse alternative!



(Commenti del Consigliere Boeti)



ANGELERI Antonello

Come, Consigliere Boeti? Mettendo, per esempio...



PRESIDENTE

Collega Angeleri, si rivolga alla Presidenza, per favore.



ANGELERI Antonello

Per esempio, aumentando la benzina?



PRESIDENTE

Consigliere Boeti, per favore, poi potrà parlare.



ANGELERI Antonello

Posso proseguire?



PRESIDENTE

Prego.



ANGELERI Antonello

Aumentando la benzina oppure aumentando l'IRAP....



(Commenti del Consigliere Boeti)



PRESIDENTE

Consigliere Boeti, per favore! Lei, Consigliere Angeleri, veda di rivolgersi alla Presidenza.
Prego.



ANGELERI Antonello

Abbia pazienza, il mio modo è questo, cosa devo fare?



PRESIDENTE

Intendevo dire che se butta benzina, il Consigliere Boeti, ovviamente reagisce! Prego.



ANGELERI Antonello

Io ho parlato di aumento della benzina! Aumentando la benzina e aumentando l'IRAP, quindi costringendo le aziende cui noi ci rivolgiamo anche nel piano occupazionale, nel piano per la competitività, nel piano giovani, cercando di agevolare l'insediamento su questo territorio, diminuendo l'IRAP da una parte e aumentandola, per esempio, dall'altra, perché, comunque, i 30 milioni di risorse dobbiamo reperirli! Penso che il ragionamento svolto dall'Assessore Cavallera sia determinato da un grande senso di responsabilità, che è quello innanzitutto, di valutare quanto questo incida in particolare sulle categorie più deboli.
Poi, è stato fatto l'elenco, che conosciamo a memoria tutti quanti sulle esenzioni presenti su questo territorio, a cominciare dai disoccupati fino ad arrivare alle famiglie indigenti e ai malati cronici, nonché ai lavoratori in mobilità; insomma, c'è tutta una casistica che, ovviamente tutti i colleghi Consiglieri penso conoscano a memoria.
Credo, però - lo dico al Presidente, che lo riferisca al Consigliere Boeti, che stimo da un punto di vista professionale....



PRESIDENTE

Me ne farò carico.



ANGELERI Antonello

Chiedo scusa.
Credo che, in qualche modo, soprattutto in tali situazioni, dato che voi parlate di fair play e di un ragionamento - e in questi casi lo condivido - da fare anche insieme all'interno del Consiglio regionale relativamente a iniziative difficili, che, comunque, coinvolgono tutti i piemontesi dall'inizio alla fine, questo fair play debba esserci da entrambe le parti.
Non è che il fair play dobbiamo averlo noi e, poi, voi andate a spiegare collega Boeti - che, sostanzialmente, non possiamo mettere le mani nelle tasche dei cittadini! Si è accorto, collega Boeti, che è cambiato il mondo da qualche anno a questa parte? Si è accorto che ci sono due Paesi in quest'Europa, quali il Portogallo e la Grecia, che sono sull'orlo del fallimento? E che uno Stato come l'Illinois è addirittura fallito? Si è accorto che siamo in un momento di questo tipo, che registra queste difficoltà a livello internazionale oppure vive in un suo mondo particolare? Mi auguro che, rispettando e stimando il collega Boeti, si accorga che in questo momento, ci sono delle difficoltà di tipo diverso. Allora abbiate pazienza, non si può parlare di una sconfitta del Governo e di una sconfitta della Regione, ma della sconfitta di un sistema economico mondiale, che ha fallito! È un altro discorso, che non interferisce con il governo di una Città, di una Regione o di uno Stato! Allora, il percorso di cui parlava l'Assessore Cavallera credo sia un percorso necessario anche di confronto con le altre Regioni, con gli altri Presidenti delle Regione, con le altre Regioni e tra gli Assessori alla sanità per comprendere come intervenire e per evitare di gravare ed andare a toccare ancora una volta le tasche dei cittadini.
Penso che in questo senso, da parte nostra, ci sia sostanzialmente un ragionamento sugli ordini del giorno presentati dall'opposizione. Sono ordini del giorno che esprimono legittimamente un parere, ma sono fondamentalmente incompleti e, a mio avviso, da un punto di vista politico non certo da un punto di vista tecnico, irricevibili.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Cerutti; ne ha facoltà.



CERUTTI Monica

Grazie, Presidente.
I colleghi dell'opposizione hanno già detto molto e aggiungo semplicemente alcune considerazioni, che sono quelle di ringraziare il Vicepresidente Cavallera, che con senso di responsabilità è venuto qua praticamente a dirci nulla rispetto a quello che ha deciso la Giunta regionale.
Comprendo l'esigenza da parte della Giunta di approfondire, però in questo momento il Consiglio regionale e anche i cittadini piemontesi auspicano maggiore chiarezza.
Già i miei colleghi hanno riferito di questa scarsità di chiarezza che ha fatto sì che le stesse aziende sanitarie non comprendessero come procedere.
E non si tratta di essere demagogici, come hanno detto alcuni Consiglieri della maggioranza, nel rifiutare questa manovra da parte del Governo nazionale. La manovra nazionale è una manovra iniqua, molti l'hanno definita come manovra che ha in sé quella che viene chiamata della "macelleria sociale".
Noi stiamo parlando di sanità, ma sappiamo che rispetto ad altri tagli che interverranno sugli Enti locali, verranno fatti dei pesanti tagli ad altri servizi o comunque le stesse Amministrazioni e gli stessi Comuni non sapranno come diversamente procedere. Quindi, verrà messo a rischio quello che chiamiamo il welfare municipale.
Tutti questi tagli andranno ad incidere su alcune fasce della popolazione, fasce di reddito basso e medio. In questo senso, è necessario che da parte nazionale e regionale si vada a scegliere altri tipi di strade.
La riforma del ticket è stata rifiutata da alcune Regioni; si tratta di Regioni anche di colore diverso, non necessariamente solo quelle di centrosinistra, quindi non si può dire che questo atteggiamento da parte delle Regioni sia un atteggiamento di parte, demagogico o populista nei confronti del Governo nazionale, ma vi sono Regioni che decidono di andare in altre direzioni perché ritengono il provvedimento iniquo.
Vorrei sottolineare, come hanno già fatto altri colleghi, che si tratta di un provvedimento che rischia di andare a favorire il mercato privato della sanità. Questo è un elemento non di poco conto, che deve essere particolarmente presente a chi invece considera la sanità come un bene comune e quindi la salute come un bene comune da difendere e un bene da difendere nell'ambito del pubblico.
Non sto a ripetere le considerazioni già fatte in modo puntuale, ma credo che si debba verificare e rilevare una unitarietà da parte di tutta l'opposizione. Magari su altre questioni abbiamo invece rilevato posizioni articolate e plurali.
Su questo provvedimento, non in termini demagogici, da parte di tutta l'opposizione vi è un rifiuto a dire al Governo regionale di procedere in altre direzioni, e non semplicemente perché si è all'opposizione.
In questo senso rileviamo, e l'abbiamo considerato insieme ad altre Consigliere dell'opposizione, che nel frattempo la Giunta, anziché decidere sulla questione legata ai ticket, ha invece oggi deliberato, andando a rispondere all'annullamento che vi è stato da parte del TAR del protocollo che va a definire la presenza delle associazioni e dei soggetti che possono essere ammessi all'interno dei consultori.
In questo senso ha deliberato, accogliendo necessariamente quello che è stato l'annullamento da parte del TAR, quindi, di fronte a questa nuova sconfitta, che tra l'altro - vorrei ribadire - è una sconfitta anche di un'impostazione da parte di questa Giunta, che è andata a negare un principio sacrosanto, che è il principio della laicità delle istituzioni per cui si deve comunque andare a governare indipendentemente da quelle che sono le sensibilità dei singoli, bisogna definire delle regole che sono valide per tutti. E, in particolare, su questo tema applicare la legge n.
194, che già prevede quello che deve essere un principio di autodeterminazione da parte delle donne, quindi un diritto che chiaramente non è un elemento che deve essere considerato uno strumento di controllo delle nascite.
In questo senso, abbiamo questa deliberazione, che andremo a verificare successivamente, che equipara le associazioni pro-vita con le altre associazioni che risultano essere ammesse, se hanno nel loro statuto un'attività a favore delle donne...



PRESIDENTE

Chiedo, scusa.
C'è un brusio insopportabile. Chiedo che, per rispetto a chi sta facendo l'intervento e per i colleghi che intendono ascoltare, almeno le condizioni minime dovrebbero essere ripristinate.



CERUTTI Monica

Credo che i Consiglieri stiano discutendo sul ticket e di alta strategia sull'applicazione o meno del ticket sanitario, perché al momento non si è ancora deciso e credo che ferva la discussione in merito.
Per chiudere il mio intervento, ritengo che questa nuova deliberazione da parte della Giunta dovrà essere sicuramente oggetto di approfondimento ma rilevo, con gli altri colleghi dell'opposizione che, anziché occuparsi del tema di cui ci stiamo occupando oggi, la Giunta ha portato avanti un provvedimento che, dal nostro punto di vista, risulta essere discutibile e che forse in questo momento non aveva tutta questa urgenza.
Noi chiediamo di votare il documento che è a prima firma della collega Artesio, anche perché riteniamo che sia dovere di questo Consiglio regionale dare un'indicazione in merito, perché se la sanità è una delle nostre competenze principali come organismo regionale, crediamo che sia necessario intervenire.
Quindi chiediamo a tutto il Consiglio di decidere, non perché pensiamo di portare avanti un atto che ha del populismo o della demagogia, ma perch riteniamo che questo governo regionale debba invece pensare a come ricavare le risorse necessarie. Se effettivamente la riforma sanitaria porterà a quella riduzione di costi così come più volte ci ha detto il Presidente Cota - che ci dispiace non sia in Aula oggi - pensiamo che questo provvedimento rispetto ai ticket sia del tutto iniquo nei confronti dei cittadini e delle cittadine piemontesi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Lepri; ne ha facoltà.



LEPRI Stefano

Molto è stato detto, ma volevo accodarmi a quanti danno un riconoscimento di martire al nostro povero Vicepresidente che, come un soldatino, si presta sempre a prendere le frecce dell'opposizione, in assenza di una Presidenza autorevole e, in questo caso, anche di un Assessore che, guarda caso, è anche il Presidente.
Al di là del suo ruolo, che ben medesima e che ha già sperimentato da molti anni, siamo piuttosto delusi dalla sua risposta. Le giustificazioni le ha, perché evidentemente si serve di uffici che non dipendono da lui: se diventasse Assessore alla sanità, probabilmente li farebbe funzionare meglio.
Ci domandiamo, ad esempio, com'è possibile che lei, Assessore, venga in Aula facendo una stima dell'eventuale ricavo, soltanto moltiplicando il numero delle ricette rosse per dieci.
Ci saremmo aspettati di avere, di fronte alla comunicazione della vostra volontà di approfondire (speriamo che questo non duri delle settimane facendoci arrivare al ridicolo) una stima dell'effettivo introito, che tenga conto, per esempio e soprattutto, del verosimile effetto (ci saranno studi in questo senso) di piazzamento e di trasferimento di cittadini che passerebbero dall'offerta pubblica, o accreditata e convenzionata, a quella privata pura, magari anche tenendo conto dell'effetto di riduzione stimata dell'acceso alle prestazioni specialistiche, in riferimento al maggior costo.
Credo che un ufficio, come quello dell'Assessorato regionale, che non disponga di stime e di studi in questo senso, non sia meritevole di un riconoscimento.
Poiché ho motivo di credere che questi studi vi siano, mi domando come non sia stato possibile, per un Consiglio regionale che discute di questi temi, avere una stima minimamente attendibile di quello che potrebbe essere l'effettivo incasso a seguito dell'eventuale adozione di questo provvedimento.
L'altra considerazione è di grande conferma del pressappochismo che contraddistingue questa Giunta in non poche occasioni.
Forse siamo l'unica Regione in Italia - lo hanno già detto altri colleghi - che è riuscita, al contempo, a decidere di prendere tempo e ad autorizzare, o perlomeno a non bloccare, le aziende sanitarie nell'applicazione del ticket. È un risultato spettacolare, nella sua contraddizione e nella sua contraddittorietà, ma adesso mi chiedo, come è verosimile intuire dalle vostre volontà - per certi versi anche comprensibili - se vorrete procedere nella determinazione di applicazione questi ticket, cosa succederà? Nel caso in questione, quelli che hanno pagato non dovranno rimborsare, ma nell'ipotesi, che mi sembra improbabile che voi ci ripensiate, o meglio ci pensiate (perché avete detto che non ci avete ancora pensato), quindi nell'ipotesi in cui darete corso alla non applicazione del provvedimento, cosa succederà? Rimborserete i cittadini? Farete fare una coda ai cittadini per poter restituire a loro dieci euro? Mi sembra davvero un'operazione ispirata alla logica "dilettanti allo sbaraglio".
Poiché dite di essere capaci ad esercitare una cultura manageriale (magari lo dimostrate, perché oggi non mi pare che sia così), questa è la dimostrazione plastica di come, invece, ci vorrebbe, ancor prima della managerialità, un po' di buon senso, quel buonsenso che si riconosce ed è propria della famosa casalinga di Voghera, e che voi, invece, avete dimostrato, almeno in questo caso, di non avere per nulla.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cursio; ne ha facoltà.



CURSIO Luigi

Grazie, Presidente.
Credo che il Presidente Cota abbia perso una grande occasione un'occasione che in questo anno e due mesi di attività non si è avuto modo di vedere.
La sua campagna elettorale, nonché il discorso di insediamento del 3 maggio, verteva esclusivamente sulla riduzione o, comunque, grandemente incentrato sulla riduzione agli sprechi in sanità. Qualora non se ne fosse accorto, il 17 maggio feci un intervento e puntualizzai alcuni settori secondo me evidenti, così macroscopici e lapalissiani, ove lo sperperio è così grande da dover adoperare anche quel minimo buonsenso per ridimensionarlo.
Oggi mi sarei atteso, da parte del Presidente, una considerazione quasi euforica nel dire: "Noi non abbiamo bisogno di applicare alcun ticket perché abbiamo così grandemente risparmiato che non ne sentiamo il bisogno".
Invece, ahinoi purtroppo, nel corso di questo anno e due mesi circa non è avvenuto nulla di tutto ciò: i tagli sono stati a volte orizzontali, a volte verticali e qualche volta trasversali. Insomma, un disegno geometrico certamente poco delineato e poco chiaro.
Va da sé che, se il buonsenso predominasse o prendesse un minimo il sopravvento, magari in uno sprazzo di qualche giornata illuminata dovrebbero essere presi in esame due punti essenziali - e cito solo questi due - che sono quelli riguardanti il numero in esubero di apparecchiature che vengono acquistate in questa nostra regione, nonché il costo farmaceutico, grandemente più alto rispetto a qualsiasi altra comparazione a livello europeo. Perché non considerare quello spreco un'occasione per rimpinguare in parte le casse e fronteggiare settori che purtroppo oggi vengono tagliati? Ecco, faccio un'enorme fatica e non so se questa fatica che esprimo prima o poi verrà percepita come tale. Credetemi, però: è abbastanza avvilente non essere minimamente ascoltato su questioni che con il minimo buon senso - ma proprio il minimo - potrebbero portare ad un ridimensionamento delle spese. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei, collega Cursio.
La parola al Vicepresidente Placido, che interviene in qualità di Consigliere.



PLACIDO Roberto

Grazie, Presidente.
Colleghi, devo dire che questa legislatura mi riserva molte sorprese anche se siamo solo all'inizio - possiamo migliorare, mi auguro - e segnala sempre più la distanza che c'è tra il Paese reale e il Paese legale. Siamo in un momento in cui, infatti, pur in maniera comprensibile viste la difficoltà internazionale e nazionale in particolare - perché le cose vanno male ma ci sono coloro per i quali vanno peggio -, si toccano gli interessi degli strati più deboli della popolazione.
Il tema della sanità, poi, mi permette nella sede deputata di fare una riflessione, avendo potuto usufruire recentemente dei servizi e avendoli potuti sperimentare personalmente. Ho rifiutato un'intervista, perché non era un argomento su cui farlo e perché in alcuni casi bisogna anche prestare attenzione: non ho voluto utilizzare i mezzi di stampa per raccontare l'esperienza personale, perché non siamo in un reality show realtà in cui qualcuno cerca di trasformare qualsiasi cosa succeda in questo Paese. Ho potuto verificare, forse per la legge del contrappasso perché poi evocando le disgrazie ce si vanno a cercare, come mi ha detto una volta mia nonna -, l'eccellenza e i problemi della sanità piemontese: l'eccellenza di alcuni reparti straordinari e i problemi; perché quando una persona - una qualsiasi, non chi ha una carica istituzionale - si trova a rischio della vita, non può stare una notte nel Pronto Soccorso con altre 49 barelle.
Nell'intervento che avevo fatto alcune settimane fa avevo proprio parlato della pratica, che ormai è diventata prassi, delle barelle nei Pronto Soccorso, non solo a Natale o a Ferragosto: allora eravamo a maggio e io l'ho sperimentata tra la fine di giugno e i primi di luglio. Su questo, come purtroppo ho detto diverse volte, ritorneremo. Ma il problema più odioso è quello dei ticket.
Per carità, Assessore Cavallera, io sono andato a guardare - rispetto ad una polemica che il Capogruppo del Partito Democratico ha fatto questa mattina - il Regolamento, che è molto chiaro: la Giunta è un organo collegiale, rappresentata dal suo Presidente, da qualsiasi degli Assessori e a maggior ragione dall'Assessore Cavallera che va bene per tutte le stagioni, anche perché ha grande esperienza ed equilibrio. La cosa che per è preoccupante, anche politicamente, e che imporrà per forza di cose al Gruppo del Partito Democratico e all'opposizione un cambio di marcia nei confronti della Giunta regionale - e non può essere diversamente - è che in una situazione come questa il Presidente della Giunta regionale, che è anche Assessore alla Sanità - quindi non c'è neanche il pretesto di dire che se non c'è il Presidente della Giunta viene l'Assessore alla Sanità perché si tratta della stessa persona - non sente la necessità, il dovere politico di venire a rispondere su un tema come quello dei ticket. Questo infatti, non è solo un obbligo: venire il Consiglio regionale e rispondere su un tema così sentito è un dovere politico; ci sono dei temi che pesano economicamente anche in maniera maggiore, ma ce ne sono altri - e questo è uno di quelli - che sono tra gli argomenti più odiosi.
Noi siamo di fronte dunque ad un Presidente della Giunta regionale che non c'è, non si sa dove stia, oppure si sa ma non si dice, oppure si dice a mezza voce, si vocifera - siamo a buon punto, quando si prende questa china che non viene in Consiglio regionale a dire cosa fa la Regione Piemonte sui ticket. È evidente che è una scelta politica: ci sono altre Regioni l'hanno detto i colleghi che sono intervenuti prima - che hanno detto chiaramente che non applicheranno i ticket. Nel frattempo c'è chi è più veloce della luce, come diceva quel cartone animato di qualche anno fa molti colleghi lo ricorderanno, era Goldrake -, come qualche direttore di ASL che, prima ancora della decisione ufficiale, ha pensato di "mettersi al sicuro" mettendo i ticket.
Se il Presidente Cota, allora, non ha sentito il dovere - se neanche in un'occasione come questa ha sentito il dovere - di venire in Consiglio regionale, ci vuole qualche cosa che va oltre le possibilità umane Assessore Cavallera, e non basta l'esperienza di un democristiano di lungo corso e di lunga navigazione per coprire quel che non è possibile coprire perché non ci sono più le condizioni. Il Presidente Cota avrebbe dovuto venire in Consiglio regionale, nella sede deputata, farci sapere se la Regione Piemonte avrebbe messo i ticket oppure no, come hanno fatto altre Regioni; fra l'altro, si tratta di Regioni di segno politico tra loro diverso, perché mi sembra che il Presidente del Veneto sia dello stesso partito del Presidente Cota, ma ha avuto il coraggio politico e, in questo caso, la schiena dritta di dire - l'ho sentito in televisione: "Noi ai veneti questa cosa non la faremo pagare". Penso di non averlo sentito solo io.
Restiamo in attesa di avere la fumata bianca per capire quale sarà l'Assessore alla Sanità, con questa vacanza di delega che è diventata inaccettabile: l'80% del bilancio della Regione non ha una sua delega precisa. Oramai siamo al "toto-Assessore", al "toto" del "toto": perché c'è da scegliere l'Assessore importante e poi c'è la distribuzione conseguente e vedo molti colleghi della maggioranza che sono più presi da queste vicende, piuttosto che dai problemi che ha di fronte la Regione.
Faccio gli auguri a chi sarà toccato, forse ne ha bisogno più il diretto interessato, dei piemontesi.
Ritengo - e concludo - che il Presidente Cota abbia perso ancora una volta l'occasione di svolgere un ruolo politico, di guida della sua maggioranza, della Regione Piemonte, in un'occasione particolare.
L'ho già detto in un altro intervento e lo voglio ripetere; è uno slogan che mi riporta ai bellissimi anni Settanta, che si dimostra sempre più attuale: "Aumentano le tasse, aumenta la benzina, Governo ladro Governo di rapina!".
Siamo quanto mai in questo momento: la benzina basta vedere dov'è; le tasse aumentano, perché ormai è incontrovertibile che con questo Governo le tasse sono aumentate sensibilmente e la manovra - votata per costrizione e non per convinzione, per salvare il Paese dal baratro - colpisce principalmente le fasce più deboli.
Se c'era un segnale da dare su uno dei provvedimenti più odiosi e iniqui - quello sui ticket - fra l'altro avendo sperimentato, negli anni passati, l'inutilità di tale strumento che non risolve i problemi, era quello di svolgere un ruolo politico.
Il Governo ha perso tale occasione.
L'ho già detto, cari colleghi della maggioranza: sulla sanità, sarete spazzati via!



(Commenti dei Consiglieri di maggioranza)



PLACIDO Roberto

un film che abbiamo già visto e questa era un'occasione straordinaria; non averla colta, al di là delle difficoltà, dà il segno di un'incapacità e, per quanto riguarda il Presidente Cota, anche di un disinteresse - ed è la cosa più grave - nello svolgere il proprio ruolo di Presidente della Regione.
L'impressione che si ha, sempre più forte, è che lui abbia altri interessi, che risiedono, non in Piemonte, ma in qualche altra regione o città. Ne tragga le conseguenze, perché in questa situazione non ce lo possiamo permettere.
Grazie, Presidente, e mi scusi se ho abusato del tempo a disposizione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Negro.



NEGRO Giovanni

Grazie, Presidente.
Ho ascoltato con molta attenzione i diversi interventi dei colleghi della maggioranza e dell'opposizione.
Da un lato, apprezzo il Vicepresidente Cavallera, che si è espresso pubblicamente. Devo riconoscere che si sta arrampicando sui vetri: fa tutto ciò che può fare un Assessore, nonché Vicepresidente della Giunta importante come lui.
I tagli sono dovuti a un discorso finanziario e, da questo punto di vista, condivido in parte alcuni interventi: non si doveva accettare, a livello nazionale, tagli drastici anche per i piemontesi.
L'ho detto più volte: la sanità piemontese è tra le migliori in Italia (se non sbaglio siamo al terzo posto).
Pertanto, mi sarei opposto a quei tagli, però l'esigenza è questa.
Per quanto riguarda i ticket e il discorso dei codici bianchi, sono d'accordo con il collega della Lega Nord: i cittadini li devono pagare.
Sul resto sono molto meno d'accordo. Invito, però, il Presidente Cota sono certo che si stia prodigando - a venire in Aula, a discutere insieme questa problematica, perché in un momento così critico, di crisi, è complicato dover dire ai cittadini che pagheranno un ulteriore ticket.
Abbiamo approvato un piano di rientro; come si fa a prevedere un piano di rientro e poi dire: "Non pagate i ticket"? Occorre decidere insieme quale tipo di piano di rientro è necessario cosa possiamo offrire ai cittadini.
Mentre venivo in Consiglio, ho sentito alla radio che il Presidente Formigoni ha deciso di non far pagare i ticket ai cittadini lombardi.
Probabilmente la Regione Lombardia ha qualche soldino in più, anzi ce l'ha sicuramente, perché ha ricevuto quello che noi non abbiamo avuto.
Il Presidente Formigoni ha ottenuto il doppio di noi: se non erro, 400 milioni l'anno di trasferimento statale.
Capisco che lui possa permettersi di non far pagare i ticket, perché la Regione lombarda paga il dovuto allo Stato, dando un grosso contributo ai propri cittadini.
Mi pare che il Piemonte sia in difficoltà a fare questo. Ecco perch non bisogna sperperare, parlare a vanvera; occorre sederci attorno a un tavolo, tutti insieme, senza fare ostruzionismo, e cercare la via migliore per andare incontro ai cittadini, a coloro che non riescono ad arrivare alla fine del mese.
Questo me lo auguro e spero - sono ottimista - che non si mettano i bastoni fra le ruote, ma che si cerchi di andare incontro ai cittadini piemontesi.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Ho ascoltato con attenzione gli interventi dei Consiglieri che mi hanno preceduto.
Sicuramente la materia è ostica, perché la manovra economica del Ministro Tremonti, in un momento di crisi economica strutturale, non temporanea, va a mettere candidamente - lo dicono tutti - le mani nelle tasche dei cittadini.
particolarmente spiacevole pensare che vengono inseriti dei balzelli su prestazioni riguardanti la salute, quindi l'accesso alla sanità da parte dei cittadini che, pagando le tasse, hanno il diritto a vedere garantiti i livelli essenziali di assistenza.
Certo, non è introducendo una tassazione di 10 euro su una ricetta che viene negato il diritto di accesso alle cure e all'erogazione delle stesse d'altra parte, non mi sembra nemmeno che quest'introduzione capovolga il mondo sanitario, in senso positivo.
L'Assessore Cavallera ha parlato di 7,3 milioni di ricette - quelle fuori esenzione - che sono state prescritte in Piemonte; tale numero moltiplicato per dieci euro, fa 73 milioni di euro.
Quest'anno - siamo oltre metà anno - sarebbero 30 milioni di euro.
Mi unisco, quindi, al coro di chi sostiene che sono tanti soldi ricordando, però, che c'è già in Piano di rientro, quindi stiamo facendo una manovra, come Regione Piemonte, abbastanza pesante, e stiamo analizzando gli sprechi che ci sono stati.
Ricordo che c'è un blocco del turnover e lo stesso dottor Monferino ha dichiarato che inizia a vedere un inizio di rientro; certo, eventualmente bloccando e tagliando il personale, però se ci sono questi riscontri positivi e se sappiamo benissimo tutti che riscontri nettamente positivi potranno avvenire in tre, quattro o cinque anni - e non vedo perché ci si debba piegare ulteriormente ad una richiesta di tagli - o, meglio, ad una richiesta di balzelli in più - da parte del Governo centrale.
Ovverosia, la Regione ha già accolto, ovviamente, dall'interno del piano di rientro - quindi c'è una certa cogenza e obbligatorietà - le richieste che provengono da Roma, pertanto non comprendiamo perché, tra le tante Regioni che hanno rifiutato l'introduzione dei ticket sanitari sulle prestazioni specialistiche ambulatoriali - parliamo di Regioni governate sia dalla destra che dalla sinistra, come è già stato detto prima, quindi non è una questione ideologica - la Regione Piemonte mantenga ancora una posizione che non è chiara.
Insomma, chi non dissente, di solito, è favorevole, quindi sembra si stia delineando una posizione; poi, ovviamente, domani e dopodomani si svolgeranno gli incontri sia tra i Presidenti di Regione che tra gli Assessori competenti alla sanità, delineando una situazione in cui verranno accolte queste richieste.
Sottolineo che, tra l'altro, l'Assessore Cavallera ha parlato di strumento deterrente all'inappropriatezza prescrittiva per quanto riguarda il ticket da dieci euro sulle prescrizioni mediche di esami, di prelievi del sangue e di visite specialiste ambulatoriali. Non lo ritengo in modo particolare uno strumento deterrente, perché, ad oggi, Assessore Cavallera le prescrizioni vengono fatte dai medici. Quindi, il paziente non pu andare dal medico e dire, magari non stando così tanto male, di non prescrivergli l'esame perché non riesce a pagare i dieci euro in più. È il medico che, secondo scienza e coscienza, decide cosa prescrivere, quanto prescrivere e quando prescrivere.
Quindi, in questo caso, da medico quale peraltro sono, ribalterei totalmente l'ottica e direi che, se c'è un problema di inappropriatezza prescrittiva, innanzitutto, ci vengano forniti i dati della regione Piemonte, divisi per ASL e per medico - tra l'altro, sono già stati raccolti - così da valutare se c'è realmente appropriatezza prescrittiva e intervenire sul prescrittore. Lì, sì, tagliamo inefficienza e sprechi.
Tutti i miei colleghi medici sanno benissimo che si prescrive inutilmente una marea di esami. Sono esami che un tempo si prescrivevano ma, con un semplice aggiornamento scientifico, si scopre che non si devono più prescrivere. Lì c'è una grande sacca di inefficienza, di sprechi e di soldi che, in realtà, non vengono bene gestiti e che, addirittura, possono provocare dei danni, in quanto, a volte, logica vuole che un valore sballato tra cento esami si trovi. Questo, addirittura, crea delle ansie e il cosiddetto disease-mongering, cioè la creazione di malattie quando non ci sono; quindi, oltre ad essere un costo per la società, è anche un costo per il cittadino in termini di qualità di vita, di ansia e quant'altro.
Non penso assolutamente che l'introduzione di questo ticket costituisca un bene né dal punto di vista economico né dal punto di vista della prestazione sanitaria erogata, come abbiamo cercato di spiegare brevemente.
Tra l'altro, non è equa, perché in una ricetta, che prevede fino a otto prescrizioni al suo interno, che sia prescritto un esame, quale, ad esempio, una valutazione del sangue, oppure otto si aggiungono comunque i dieci euro, quindi non è assolutamente proporzionale.
Assolutamente, riteniamo che in tal senso la Regione Piemonte debba allinearsi alle altre Regioni, che, ormai, sono diventate otto, che rappresentano un coro di "no"; deve fare diligentemente il suo compito spiegando che già si vive una situazione caratterizzata da un piano di rientro abbastanza duro, in cui si sta tirando la cinghia: ci sono i primi risultati positivi, ma questi ancora di più si vedranno nei prossimi anni.
Quindi, non è assolutamente necessario introdurre questo ticket sanitario sulle prestazioni specialistiche ambulatoriali, a maggior ragione perch come detto precedentemente, non apporterebbe una maggiore appropriatezza prescrittiva, cui si perviene con i controlli dei medici prescrittori.
Per quanto riguarda i ticket sui codici bianchi, mi unisco a quanto espresso precedentemente da alcuni colleghi, tra cui il Presidente dell'UdC, Negro. Chi conosce un minimo l'ambiente del Pronto Soccorso sa che, in effetti, c'è un'affluenza di persone, che, poi, si riscontra hanno patologie lievi oppure non acute, che si recano al Pronto Soccorso non tanto per la coda - in effetti, collega Tiramani, segnalo che ci sono code molto lunghe anche in Pronto Soccorso, purtroppo - ma per una maggiore sicurezza o una rapidità degli esami, perché gli esami vengono prescritti e si possono fare.
Quindi, in questo caso, sicuramente, è necessario provare a mantenere tale sistema - infatti, è già previsto il regime di ticket sanitario per i codici bianchi - e a controllarlo meglio, affinché venga realmente pagato: noi, come Gruppo, siamo totalmente favorevoli. Altresì, è necessario controllare il funzionamento degli altri presidi sanitari presenti sul territorio: ad esempio, occorre chiedersi se la medicina di famiglia e la continuità assistenziale funzionano bene. Il fatto che tanti pazienti accedano al Pronto Soccorso indica che la rete della medicina familiare o della continuità assistenziale non è funzionante o non riesce a proporre e produrre quell'assistenza che fa sì che il cittadino stesso, di fronte a sicurezza e garanzia, non debba recarsi al Pronto Soccorso. Sappiamo che molte volte, il cittadino si reca al Pronto Soccorso perché lo studio ambulatoriale del proprio medico di famiglia è aperto dalle ore 8 alle ore 13 e dalle ore 13 alle ore 20 non sa a chi rivolgersi.
Quindi, è molto importante lavorare anche per quanto riguarda il campo della medicina di famiglia, come dico spesso anche in Commissione, e della continuità assistenziale, proprio perché, così, si ridurrebbero gli accessi impropri in ospedale, potremmo trattare bene quelli che sono gli accessi propri al Pronto Soccorso (codici verdi, gialli e rossi), libereremmo risorse e potremmo assolutamente fare a meno - lo ribadisco - soprattutto in questo momento, dell'introduzione di questo ticket sanitario che è iniquo, non è funzionale ed è uno strumento che, sicuramente, nel momento storico e unico che stiamo vivendo non è assolutamente utile alla razionalizzazione delle spese e all'efficientamento del servizio che stiamo cercando di perseguire. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
La parola al Consigliere Carossa.



CAROSSA Mario

Grazie, Presidente.
Ho cercato di ascoltare con molta attenzione gli interventi succedutisi in queste due ore e non per ultimo l'intervento che mi ha preceduto del Capogruppo Bono, che mi trova assolutamente d'accordo, e non solo il sottoscritto, sul fatto che - è uno dei punti della riforma sanitaria che verrà portata avanti da questa Giunta e da questa maggioranza - occorre fare in modo che la medicina di famiglia sia utilizzata in modo corretto che funzioni meglio rispetto al funzionamento attuale.
altrettanto chiaro che, se certe necessità vengono intercettate dalla rete dei medici di famiglia, le persone non devono recarsi al Pronto Soccorso. Tante volte questo accesso al Pronto Soccorso avviene per sopperire ad una mancanza di orari di apertura degli ambulatori dei loro medici di famiglia e, in alcuni casi, anche - dobbiamo dirlo - per una mancanza, forse, di fiducia - purtroppo - verso i loro medici di famiglia che sono visti, a causa di una cultura sbagliata che si è imposta negli ultimi anni - sbagliando, naturalmente - quasi come erogatori di esami, di ricette od, eventualmente, di giorni di mutua.
In relazione a questo deve esserci un'inversione di tendenza, proprio per evitare gli intasamenti ai pronto soccorsi. Però, non dimentichiamo ulteriormente, come ha detto giustamente prima il collega Tiramani, che occorre verificare l'utilizzo di questa legge. Non a caso parlo di utilizzo: la legge sui ticket in riferimento ai codici bianchi del Pronto Soccorso costituisce, come hanno già detto diversi colleghi, un'imposizione che è stata inserita nel 2007 dal Governo centrale - mi pare dal Governo Prodi - che ritengo corretta. Non è che tutte le cose provenienti dall'altra parte sono da buttare via: assolutamente, si deve sempre ragionare e quando qualcosa va bene occorre dire che va bene. Certo che bisogna migliorare e fare in modo che, effettivamente, non rimanga, come mi sembra, solamente sulla carta.
Ho sentito tante cose e mi permetto - non riesco, Presidente, a essere molto moderato - di esprimere alcune parole: questo dibattito è esemplificativo di cosa sta avvenendo nella nostra Regione. Ho sentito citare il Governatore Rossi della Toscana, il Presidente Errani dell'Emilia Romagna, il Presidente Zaia del Veneto e mi permetto di dire che né Rossi in Toscana né Errani in Emilia Romagna, che hanno già fatto la riforma sanitaria - cosa che noi vogliamo andare a fare adesso perché non è stata fatta prima - non hanno avuto per alcuni anni un Assessore alla sanità come la Artesio, non hanno avuto per cinque anni un Governatore - non presente in Aula e me ne dispiace perché mi piace dire le cose in faccia - come l'ex Presidente Bresso.
Signori, sarebbe bello dire: "Noi il ticket non lo applichiamo", certo che sarebbe bello. Anzi, sarebbe bellissimo! Pensate che noi che siamo in maggioranza non saremmo contenti se la Giunta potesse non applicare questo ticket? Non so cosa farà la Giunta, stanno facendo dei calcoli e stanno esaminando a fondo l'incidenza di questo ticket in Regione Piemonte.
Decideranno, spero e sono sicuro al meglio, costretti da quello che abbiamo trovato.
Vi ricordo, cari signori, che la Giunta e questa maggioranza nella sanità, nonostante tutte le difficoltà trovate e che ci siamo anche causati noi stessi, ha fatto nel primo trimestre 2011, per la prima volta - mi permetterei di dire, da sempre - un'inversione di tendenza nella spesa sanitaria. È pochissimo, meno 18 milioni, ma un'inversione di tendenza importantissima.
Adesso ci ritroviamo quest'ulteriore problema, perché è un problema.
Questo ticket che è stato imposto dal Governo centrale è un problema, non neghiamolo. In un momento in cui si sta cercando in tutte le maniere di venire a capo del deficit nella sanità, noi ci ritroviamo questo. Non nascondiamoci dietro ad un dito: è un problema.
A me personalmente come leghista mi "rompe" che devo stare qua ad intervenire su questo, quando stiamo cercando, in maggioranza, di salvare questo benedetto Paese! Vi ricordo che se ci fosse la Padania, se ci fossero le Regioni del Nord, noi qua non staremmo a discutere di ticket, perché staremmo bene cari signori. Diciamocelo, dobbiamo avere il coraggio di dircele queste cose.
Noi stiamo cercando come leghisti di salvare questo Paese! Magari non cantiamo l'inno di Mameli, magari non ci mettiamo imbandierati, però stiamo cercando di salvare questo Paese, nonostante voi e nonostante quello che state facendo.



(Scampanellìo del Presidente)



CAROSSA Mario

Ho premesso che non sono capace di essere moderato.



PRESIDENTE

Faccia uno sforzo!



CAROSSA Mario

Proprio non ci riesco! Non riesco a capire il comportamento di quest'opposizione. Mi aspettavo un'opposizione un minimo costruttiva, un'opposizione responsabile. Per l'ennesima volta mi sono ritrovato davanti ad un'opposizione che è un'opposizione veramente... un'opposizione... Non concludo la frase. Come vede, Presidente, ho fatto uno sforzo, quindi ne tenga conto.
Mi chiedo e vi chiedo: dove andiamo a tagliare? Ripeto che non so cosa deciderà la Giunta, ma dove andiamo a tagliare? Sul socio-assistenziale? Per non introdurre il ticket, dobbiamo tagliare sulla cassa integrazione? Andiamo a tagliare sulla cultura, che vi piace tanto? Sul Teatro Regio magari? Personalmente lo spero. Andiamo a tagliare sul trasporto pubblico locale? Ditecelo, non alzate sempre l'asticella. È troppo facile.
un'opposizione da Novella 2000, dove un capo del maggior partito di opposizione fa interrogazioni da Novella 2000.
Mi permetto di dire - e mi dispiace che non ci sia ma non è colpa mia se sono intervenuto adesso e non è presente il Presidente Reschigna un'opposizione del genere...
Noi non abbiamo fatto un ordine del giorno, noi abbiamo detto "d'accordo", nonostante quello che diciate. Siamo d'accordo tante volte e saremo sempre di più d'accordo, noi della maggioranza. D'accordo tutti quanti, non abbiamo presentato un ordine del giorno.
Respingeremo i vostri, aspetteremo fiduciosi i conti. Perché bisogna fare i conti, non fare demagogia! I conti bisogna fare! Aspetteremo i conti da parte della Giunta e poi valuteremo. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Buquicchio; ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Ringrazio il Presidente e voglio tranquillizzare l'amico Mario Carossa perché su questo argomento, quello della sanità, con il mio intervento come se ce ne fosse bisogno, le dimostrerò ancora una volta che lo ritenendo argomento su cui non è possibile farsi la guerra, ma bisogna insieme trovare soluzioni il più possibile condivisibili.
Noi ci potremmo dividere sulla legge sul commercio, ci potremmo dividere su come considerate voi l'impostazione della scuola, sul bilancio sui criteri con cui ritenete che si debbano spendere i soldi pubblici relativamente ad altri ambiti. Ma sulla sanità, caro Carossa, io ho sempre dimostrato di avere a cuore essenzialmente le problematiche nel merito.
Ed ora qui effettivamente ci troviamo e vi trovate in termini di responsabilità di governo regionale di fronte a decisioni assunte da manovre di Governo nazionale.
Noi dobbiamo partire da quello, quindi non c'è da arrabbiarsi.
ovvio che ci sono Regioni che per motivi di virtuosità o per altri motivi hanno deciso di dire no a questa possibilità che il Governo nazionale dà, che non è un'imposizione, ma è ovvio che poi il bilancio va fatto quadrare.
Per dimostrarti che non è un discorso fazioso non analizzo di chi sono le responsabilità. In Piemonte ci troviamo in una situazione tale per cui non possiamo manifestare tutte queste virtù sul piano del bilancio sanitario, per cui un provvedimento noi lo dobbiamo assumere.
Io, probabilmente differenziandomi dal pensiero più che legittimo di autorevoli colleghi della mia coalizione, ritengo che i ticket, non da oggi ma da ieri e da sempre, in ambito sanitario dovessero essere applicati. A chi? Mai alle fasce più deboli, però da una certa fascia di reddito in su non solo è giusto, ma doveroso che tutti paghino e contribuiscano alla spesa sanitaria.
Questa è la nostra impostazione di Gruppo, questa è la nostra impostazione di partito e questa è la mia impostazione. E non lo dico oggi sedendo tra i banchi della minoranza; basta andare a rivedere sul mio sito quello che dicevo in campagna elettorale nel mio programma, quando ancora non si sapeva se eravamo in maggioranza o in minoranza.
Quindi, la posizione sui ticket è una posizione, come già dal primo momento ho ritenuto di dover esprimere, che mantengo.
Relativamente ai codici bianchi, è inutile rimbalzarsi le responsabilità, perché le responsabilità, se vogliamo fare un'analisi seria e non faziosa, non sono di questo o di quel tipo di governo. Le responsabilità dei codici bianchi attengono innanzitutto a questa faccenda e cerco di esplicitare il mio pensiero.
Il cittadino ha diritto, nel momento in cui avverte un malessere e non è in grado di identificarlo perché non è medico, di rivolgervi ad un servizio sanitario per avere una risposta.
Se manca una risposta adeguata sul territorio, si rivolge al Pronto soccorso.
Mi spiegate, quindi, se non dal territorio e se non dal medico di base da dove parte il problema? Il medico di base, non per volerlo giustificare ha anche le sue ragioni, che attengono, a torto o a ragione, ad un sistema che, dal punto di vista medico legale, da una decina di anni o giù di lì tende a penalizzarli in modo pesante.
In questo devo dire che i media fanno la loro parte: notizia su tutti i telegiornali di quel paziente che, girando da un Pronto soccorso all'altro alla fine è morto per un versamento polmonare che nessuno gli ha diagnosticato. Ma benedetto Dio, quel versamento polmonare lo avrebbe già dovuto diagnosticare il suo medico di base! E questo è un caso nel quale il medico di base a ragione viene penalizzato dalla medica legale e dalla giurisprudenza; ma ci sono tanti altri casi in cui il medico di base prudenzialmente, fa che togliersi da ogni possibile responsabilità, fa il foglio e invia il paziente al Pronto soccorso.
Le ragioni dell'aumento negli ultimi anni, e del trend in crescita dei codici bianchi, sono da attribuirsi anche a questo tipo di andazzo. Noi siamo un Paese strano: a volte difendiamo a spada tratta coloro che sbagliano - e sbagliano anche in modo franco - altre volte penalizziamo, in modo veramente inopportuno, chi compie errori definiti colposi, non per leggerezza ma proprio per impossibilità.
Allora iniziamo a modificare - e sono d'accordissimo - il territorio.
Iniziamo a creare una rete di supporto al cittadino che non sia, come ha ricordato anche la collega Artesio, sul modello delle cure primarie che tendeva a valorizzare e a premiare un'esigua quota di medici che si vedevano 2.000, 2.200 o 2.300 al mese in più per esplicitare compiti che già gli appartenevano. Deve essere una medicina di gruppo; una rete sul territorio è più che opportuna. E lì, se poi il medico non compie appieno il proprio dovere, per competenza, scienza e quant'altro gli compete, è ovvio che bisogna intervenire.
Vedremo, quindi, che l'indirizzo in ospedale, relativo a questi codici bianchi, cambierà trend, altrimenti corriamo il rischio di vedere modificare, come molti hanno notato e detto, il codice bianco in codice verde, perché il sistema, e noi lo sappiamo bene perché siamo italiani, si chiude a riccio di fronte alle emergenze di qualsiasi tipo, quindi c'è poi un'intesa tra tutti, dall'infermiere al medico, dall'aiuto al primario, per chiudere un occhio, facilitare e andare incontro.
Non si deve andare incontro a nessuno. Chi sbaglia paga, ma chi non sbaglia e vuole lavorare bene, deve avere tutti i mezzi per poterlo fare.
Ultima nota relativa al ticket: oltre una fascia di reddito, che si pu discutere (l'ho indicata intorno ai venti mila euro, ma si può discutere tranquillamente) è bene che i cittadini intervengano con ticket adeguati nell'ambito del sistema sanitario. Ma su tutto, perché c'è chi non se lo può permettere e non gli si deve chiedere neanche un euro su una ricetta; e c'è chi se lo può permettere e può tranquillamente affrontare, in quegli ambiti, qualche spesa di modico rilievo, rispetto a quello che è il suo reddito.
Grazie.



PRESIDENTE

Consigliere Cursio, vuole intervenire?



CURSIO Luigi

Vorrei intervenire per fatto personale, perché ritengo che il Consigliere Carossa abbia omesso di ascoltarmi, perché se mi avesse ascoltato...



PRESIDENTE

Consigliere, sarebbe irritale questo tipo di fatto personale. Dato che oggi vengo accusato di costituire una serie di precedenti, soprattutto dal collega Ronzani...
Dichiaro chiuso il dibattito generale.
Abbiamo tre ordini del giorno depositati: l'ordine del giorno n. 451 presentato dalle Consigliere Artesio e Cerutti, inerente a "Rinvio applicazione ticket sanitari" l'ordine del giorno n. 452 presentato dai Consiglieri Boeti, Bresso Gariglio, Lepri, Manica, Motta Angela, Muliere, Pentenero, Ponso Reschigna, Ronzani e Taricco, inerente a "No all'introduzione dei ticket in sanità previsti dalla manovra economica Tremonti"; l'ordine del giorno n.
456 presentato dai Consiglieri Bono e Biolé, inerente a "Contrarietà alla reintroduzione dei ticket sanitari previsti dalla 'manovra economica' del Governo sulle prestazioni specialistiche ambulatoriali".
Questi ordini del giorno sono da illustrare o li possiamo ritenere illustrati dal dibattito? Bene, li diamo per illustrati.
Qualche Consigliere vuole intervenire in dibattito generale sugli ordini del giorno? Ha chiesto di intervenire il Consigliere Boeti; ne ha facoltà.



BOETI Antonino

Mi rendo conto che l'ora è tarda e quindi li diamo per illustrati.
Avremmo voluto, all'interno di posizioni predefinite per ognuno di noi lasciare che questa giornata si concludesse, ma l'intervento del capogruppo della Lega Nord ci impone qualche riflessione.
Nel Piano di rientro stilato dal Governo regionale di centrodestra firmato il 2 agosto 2010, si evince, mi pare a pagina 5 o 6, che il Piano di rientro è figlio del debito accumulato nel secondo Governo Ghigo e che invece il Governo di centrosinistra, negli anni, pur utilizzando risorse dei piemontesi che avrebbero potuto essere utilizzate in altro modo, ha sempre colmato i suoi deficit di bilancio, ma non abbiamo lasciato debiti i quali debiti si ingigantiscono.
Ho letto proprio oggi una dichiarazione del dottor Zanon: "Siamo arrivati, in questo momento, a due miliardi e 200 milioni di euro di debito lasciato dal Governo regionale precedente".
Il Consigliere Carossa dice che con la Padania sarebbe andato meglio.
Può anche darsi, ma allora perché non la fate? Siete al Governo, avete spiegato anche ai vostri elettori per realizzare il federalismo fiscale allora mi chiedo che cosa aspettate a farlo. Mi sembra, invece, che vi stiate dibattendo in ben altri argomenti.
Il Consigliere Angeleri chiedeva se mi ero accorto che il mondo è cambiato. Noi sì; me ne sono accorto. È Tremonti che non se n'è accorto; è Sacconi che non se n'è accordo; è Rotondi che non se n'è accorto. Sono loro che hanno continuato a dire in questi anni che la crisi in Italia era figlia dell'opposizione della sinistra; che il Paese non era sull'orlo del fallimento; che non c'erano grandi problemi, tant'è che il Governo si stava apprestando a diminuire la pressione fiscale.
Per fortuna che non l'hanno diminuita, perché i redditi più alti avrebbero pagato in percentuale 3.500 euro in meno di tasse l'anno; e, dato che io ritengo che quelli che guadagnano di più debbono pagare di più, già su quell'ipotesi non sarei stato d'accordo. Noi ci siamo accorti che il Paese era sull'orlo del fallimento: è il Governo nazionale, Consigliere Carossa, che non se n'è accorto! Il Consigliere Angeleri diceva ancora di voler aumentare la benzina.
L'avete già fatto, non ci sono problemi: è uno dei provvedimenti della manovra finanziaria. Il fondo sociale è passato da 700 milioni di euro del 2008 a 272; e per il 2014 se ne prevedono 45. Il fondo per la non autosufficienza l'avete azzerato. Non capisco cosa dovete fare ancora per portare al fallimento i servizi socio-sanitari di questo Paese. Nella manovra c'è un taglio di otto miliardi e mezzo di euro, riferita al sistema socio-sanitario: otto miliardi e mezzo di euro! Non c'è alcun Paese europeo che taglia sui servizi socio-sanitari, sull'istruzione e sulla scuola: solo il governo italiano.
Come diceva il Vicepresidente della Giunta, se questo governo regionale è in grado di risparmiare 500-600 milioni di euro, non capisco qual sia il problema, Consigliere Carossa, a trovarne 29. Il Vicepresidente Cavallera ha confermato che risparmierete 500-600 milioni di euro: l'ha fatto prima.
Trovate anche 29 milioni di euro! Ho usato una parola - e concludo, Presidente, perché è tardi - che non mi piace: la parola "sprechi"; l'ho adoperata un po' provocatoriamente. Noi però vorremmo capire quali sono gli sprechi che fino a questo momento avete identificato; parlo delle questioni sanitarie: fateci una relazione per il Consiglio o almeno per la IV Commissione.
La Regione dica: "Abbiamo identificato questi e questi altri sprechi il risultato è un risparmio di questa cifra; vi stiamo dimostrando che governiamo la Regione come si deve". Fino a questo momento i risparmi sono stati ottenuti licenziando i dipendenti e fino a questo momento gli sprechi non li abbiamo visti; speriamo che prima della fine della legislatura ci si possa accertare di quel che è successo e del risparmio conseguente agli sprechi che sono stati individuati.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Cursio per una precisazione; ne ha facoltà.



CURSIO Luigi

Vorrei rispondere al collega Carossa, che secondo me non si colloca all'opposizione, ma al governo. Voglio ricordarglielo questo, perché forse se ne dimentica: è un elemento importantissimo.
Il Presidente della Giunta, infatti, ha incentrato la sua campagna elettorale esclusivamente - o comunque prioritariamente - sugli sprechi; ha fatto una campagna del genere e addirittura io ricordo benissimo - e poi è agli atti - che il 3 maggio gran parte del suo discorso era incentrato sulla Sanità e sulla riduzione degli sprechi in Sanità. Ma tutto questo non è avvenuto. Ce ne rendiamo conto? Salvo poi fare qualche passo nel medioevo e dire: "Però noi abbiamo trovato, noi abbiamo fatto...". Sono stanco di ascoltare qualcuno che fa passi indietro, perché ci sarà sempre qualcun altro che in passato ha "omesso", ha "evitato", oppure ha "sperperato".
Vorrei che guardassimo al futuro perché il latte versato è versato.
Allora dico che se le considerazioni devono essere fatte sulla base di argomenti passati e quindi sui rancori, i risentimenti e non so cos'altro evidentemente non si ha voglia di amministrare questa Regione. Grazie.



PRESIDENTE

Non essendovi ulteriori richieste di intervento sugli ordini del giorno, dichiaro chiuso il dibatto generale.
La parola al Vicepresidente Cavallera per la replica.



CAVALLERA Ugo, Vicepresidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente.
Il dibattito è stato ampio e l'ora è quella che è, quindi cercherò di sintetizzare al massimo qualche considerazione. Prima di tutto affronto il discorso che ribadiva ancora il collega Boeti: disavanzo o non disavanzo e come stanno le cose. Credo che, quando si è in presenza di un piano di rientro, è chiaro che ogni recupero dal punto di vista delle spese non pu che andare a coprire il piano di rientro.
Credo quindi che tutti coloro che hanno veramente a cuore il futuro della sanità piemontese siano d'accordo che è opportuno contenere una spesa corrente importante, ma da esaminare sotto il profilo dell'appropriatezza per potere concentrare eventuali risorse in quel percorso di modernizzazione sotto il profilo strutturale e delle attrezzature su cui tutti conveniamo e che oggi vediamo in qualche modo al palo.
Il disavanzo della sanità, quindi, ha un risvolto immediato di tipo finanziario; ma anche da un punto di vista sostanziale non fa avanzare anzi, le crea difficoltà - la grande professionalità dei nostri operatori che non si trovano in una condizione ottimale in un percorso virtuoso. Il primo effetto, dunque, del pareggio e del recupero sotto il profilo delle spese sarà quello di attivare dei circuiti virtuosi e, magari, di contribuire a quel maggior equilibrio tra territorio e ospedali cui molti degli intervenuti hanno fatto riferimento.
La collega Artesio diceva: "Non avete dato disposizione, siamo nel caos". Io ho qui una comunicazione mandata il 18 a tutte le Aziende sanitarie regionali. Non so dirle se è partita alle sette del mattino, a mezzogiorno o alle undici; credo però naturalmente che, di fronte ad una materia così complessa - dove chiunque di noi che segua queste cose si informa da Il Sole 24 Ore ad altri mezzi di comunicazione - è chiaro che quanto si deve fare una comunicazione ufficiale si deve disporre delle disposizioni ufficiali e a quel punto si interviene e si precisa alle ASL alle ASO, a tutti i centri anche privati e a tutte le federazioni: a tutti i normali soggetti di riferimento per quanto riguarda le comunicazioni.
Ovviamente concordo con gli interventi di alcuni colleghi di maggioranza che hanno contribuito a mettere in risalto le difficoltà nelle quali ci stiamo muovendo.
Per quanto riguarda poi le ulteriori considerazioni circa l'azione del Presidente e il suo ruolo, credo che nell'operatività ci si debba dislocare tra Giunta che tiene i rapporti con il Consiglio e Giunta e Presidente che devono comunque mantenere una serie di relazioni con fatti che sono in movimento nella nostra regione, trovando la giusta sintesi e la giusta interlocuzione. È chiaro che parlare di ticket non comporta un'interlocuzione facile, ma credo che comunque noi oggi siamo riusciti a dare il senso di una cautela che in una materia come questa bisogna assolutamente seguire.
Faccio presente, collega Ronzani, che con la legge n. 296 del 2006 il governo Prodi aveva istituito - a proposito di incertezze - il ticket dei 25 euro per il Pronto Soccorso e quello dei dieci euro per le visite ambulatoriali. Successivamente ci ha ripensato e con la legge 64 del 2007 se non sbaglio, ma ho qui i dati - hanno poi eliminato il ticket. È passato quindi qualche mese e abbiamo cambiato idea.
Noi non vorremmo fare questo: consentiteci qualche giorno di riflessione per poter fornire i dati.
Al collega Lepri voglio ricordare che noi non siamo pressappochisti: sappiamo che, rispetto all'anno precedente, ci sono esattamente 7,3 milioni di ricette non esenti da ticket. Questo è il dato di partenza.
Apprezzo le proposte costruttive del Consigliere Buquicchio, che suggerisce di costruire delle risposte o degli approcci legati al reddito.
L'avrei sottolineato alla fine: i ticket sono esenti per tutta una serie di fasce che ho già elencato (i minori di sei anni, i maggiori di 65 anni, i redditi fino a 36 mila euro, le persone in mobilità e i cassaintegrati, le pensioni sociali, le pensioni al minimo, che non superano gli 8.200 e rotti euro).
Il collega dice: "Da sei a 60 anni, a seconda della casistica, possiamo stabilire una soglia sopra la quale far pagare?".
Il Parlamento ha chiamato a contribuire coloro che non sono esenti dal ticket, che sono le categorie più modeste, le meno abbienti. Rifletteremo in quel senso e porteremo al Consiglio e alla Commissione, dopo aver assunto le decisioni collegiali...



CAVALLERA Ugo, Vicepresidente della Giunta regionale

RONZANI Wilmer (fuori microfono)



CAVALLERA Ugo, Vicepresidente della Giunta regionale

Che fine ha fatto l'esenzione in Piemonte?



CAVALLERA Ugo, Vicepresidente della Giunta regionale

L'esenzione che riguarda il Piemonte è un'esenzione a livello nazionale, perché nella nostra regione si applicano quelle, salvo alcune precisazioni, in ordine...



(Commenti del Consigliere Ronzani)



CAVALLERA Ugo, Vicepresidente della Giunta regionale

L'esenzione è il sistema: avevamo il ticket sul Pronto Soccorso, che naturalmente, quando è stato abolito a livello nazionale, è stato abolito anche nella nostra regione.



CAVALLERA Ugo, Vicepresidente della Giunta regionale

RONZANI Wilmer (fuori microfono)



CAVALLERA Ugo, Vicepresidente della Giunta regionale

Quindi la Regione Piemonte ha deciso di farlo autonomamente.



CAVALLERA Ugo, Vicepresidente della Giunta regionale

No, perché è stato abolito a livello nazionale.
Colleghi, consentite di esprimere il nostro giudizio, che riteniamo corrisponda alla realtà, perché il ticket è stato abolito con una famosa legge nazionale.
Per concludere, ritengo che gli ordini del giorno, essendo documenti che cercano di far decidere prima che avvenga la pausa di riflessione della Giunta, sono in contrasto con la nostra impostazione.
Pertanto, dal punto di vista della Giunta regionale, gli ordini del giorno sono da respingere, non perché, nel merito, non abbiano qualche spunto di riflessione o di valutazione, ma perché tendono a porre un risultato prima ancora dell'approfondimento, che non sarà rimandato alle calende.
Come ho detto, ci saranno dei confronti con le organizzazioni sindacali ed anche tra le Regioni, ad iniziare da domani, in sede di Conferenza delle Regioni.
Ritengo di non dovermi dilungare ulteriormente, ma di aver fornito qualche risposta; tutto è opinabile e in quest'Aula non mancano certo coloro che prendono delle posizioni in contrasto con le nostre, come quelle che sono state esposte doviziosamente.



PRESIDENTE

Passiamo agli ordini del giorno.
Prego i colleghi di prendere posto, perché dobbiamo svolgere alcune votazioni.
La Giunta ha espresso la propria contrarietà su tutti e tre gli atti d'indirizzo.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 451, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale verificato che la manovra finanziaria adottata dal Parlamento introduce prospettive di riduzione dei trasferimenti statali alle regioni in ambito sanitario e socio assistenziale e, nell'immediato, ripristina i ticket sulle visite specialistiche e conferma quello sui codici bianchi per gli accessi ai Pronto Soccorso, rivelatisi questi ultimi inefficaci ai fini dell'appropriatezza del ricorso all'ospedale constatato che alcune regioni hanno autonomamente valutato l'inopportunità di applicare queste ulteriori forme di prelievo dal reddito dei cittadini in ambito sensibile quale quello della salute, impegnandosi di conseguenza a coprire con il bilancio regionale le mancate entrate dei ticket.
appreso che gli organi d'informazione hanno riportato ampiamente le dichiarazioni del Presidente Cota sul fatto che il Piemonte ha i conti sotto controllo in sanità, per la prima volta da molti anni secondo le parole del Presidente pertanto non sussisterebbero ragioni economiche per negare un comportamento di favore nell'interesse dei cittadini piemontesi in linea con quelle regioni che lo hanno già adottato.
Esprime Un orientamento favorevole al rinvio dell'applicazione dei ticket e all'esonero dagli effetti per come reintrodotti nella manovra finanziaria almeno fino alla fine del 2011.
auspica che in sede di Conferenza dei Presidenti delle regioni, programmata per il 21 luglio 2011, la Regione Piemonte adotti l'orientamento qui indicato dal Consiglio Regionale, assumendo gli atti amministrativi conseguenti in analogia a quelli delle regioni, come l'Emilia Romagna e la Toscana, che hanno assunto a proprio carico gli oneri derivanti dalla manovra finanziaria in questo campo".
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 452, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che la legge di Conversione, con modificazioni, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, recante 'Disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria' (c.d. Manovra Tremonti) prevede, nell'ambito delle misure per la razionalizzazione della spesa sanitaria, la reintroduzione di una quota di compartecipazione (ticket) a carico dei cittadini pari a 10 euro per le visite specialistiche e 25 euro per gli accessi al Pronto soccorso con Codice Bianco le Regioni italiane hanno quindi facoltà di applicare tali provvedimenti in alternativa a partire del 2012 o dall'entrata in vigore della Legge di Conversione, che avverrà il prossimo 25 luglio con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale considerato che l'introduzione dei ticket creerebbe, qualora venga applicata, un danno grave ai cittadini piemontesi ed anche al servizio sanitario poich obbligherebbe ad una maggior spesa anche per effettuare esami di base rischiando al tempo stesso di favorire indirettamente la Sanità privata l'adozione di tale misura colpisce soprattutto le classi più deboli in un momento di grave crisi economica rischiando di mettere a repentaglio il fondamentale diritto alla salute, peraltro garantito nella Costituzione della Repubblica italiana (articolo 32) rilevato che sono ormai sette le Regioni italiane che, muovendo dalle considerazioni sopra richiamate, hanno deciso di non applicare i ticket sanitari previsti dalla Manovra economica constatato che la contrarietà delle sette Regioni (Valle d'Aosta, Trentino Alto Adige, Emilia Romagna, Toscana, Sardegna, Veneto e Umbria) travalica qualsiasi schieramento politico ispirandosi al principio comune in base a cui non è proponibile gravare ulteriormente sui bilanci delle famiglie impegna la Giunta regionale ad evitare l'applicazione dei ticket in Piemonte, previsti dalla legge di Conversione del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98 reperendo risorse alternative ed evitando gli sprechi per consentire la copertura delle mancate entrate, quantificate in 30 milioni di euro." Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 456, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che la legge di conversione dei di n. 98 del 6 luglio 2011 "Disposizioni urgenti per io stabilizzazione finanziaria" prevede tra le altre misure di tagli e razionalizzazioni delle spese, la reintroduzione dei cosiddetti ticket sanitari, cioè una quota di compartecipazione alla spesa sanitaria da parte dei cittadini sia per i passaggi in Pronto Soccorso con Codice Bianco pari a 25 euro che per le visite specialistiche ambulatoriali pari a 10 euro posto che detti ticket sanitari hanno avuto alterne vicende, con reintroduzioni e soppressioni, di cui l'ultima reintroduzione dei ticket per i Codici Bianchi con la finanziaria del 2007, Ministro Turco, e hanno avuto diversa attuazione di Regione in Regione è giusto che parte dei Codici Bianchi vengano gestiti da strutture altre che il Pronto Soccorso (Continuità Assistenziale, Medicina di Famiglia) proprio per decongestionare e permettere il trattamento tempestivo ed efficace di patologie più gravi e complesse i ticket per Codici Bianchi sono esentati al di sotto di un certo reddito Sottolineando che le prestazioni ambulatoriali hanno già un loro costo, sempre esentabile al di sotto di un certo reddito del paziente non è possibile dirottare i pazienti della specialistica ambulatoriale su altre strutture se non quelle ospedaliere private ribadito che non sono stati minimamente tagliati i costi della politica nonostante le promesse di Tremonti diverse Regioni, con Giunte di diverso colore (Valle d'Aosta, Trentino Alto Adige, Emilia Romagna, Toscana, Sardegna, Veneto e Umbria) hanno dichiarato la loro indisponibilità a sovraccaricare ulteriormente le famiglie in un periodo di crisi economica strutturale esprime la propria contrarietà all'introduzione dei ticket sanitari sulle prestazioni specialistiche ambulatoriali".
Il Consiglio non approva.
Ha chiesto la parola il Consigliere Pedrale; ne ha facoltà.



PEDRALE Luca

Presidente, suggerirei di chiudere i lavori con quest'ultima espressione di voto sugli ordini del giorno e di riprendere domani con la legge sul commercio.



PRESIDENTE

Il Consigliere Pedrale propone di interrompere i lavori: se nessuno si oppone, terminiamo.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.36)



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