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Dettaglio seduta n.135 del 12/07/11 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MOLINARI



(I lavori iniziano alle ore 14.30 con l'esame delle interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 100 del Regolamento interno del Consiglio regionale)


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 651 presentata dal Consigliere Negro, inerente a "Acceleratore lineare (LINAC)-ASO Cuneo"


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n.
651, presentata dal Consigliere Negro che ha la parola per l'illustrazione.



NEGRO Giovanni

Grazie, Presidente.
L'interrogazione a risposta immediata si è resa necessaria perch nonostante le rassicurazioni della precedente domanda rivolta all'Assessore e discussa il 5 aprile, pare non ci sia stato seguito.
Vale a dire, ad oggi, nonostante i vari contatti con l'Assessorato da parte del Commissario ASO di Cuneo, nulla pare essersi sbloccato. Il bando di gara risulta ancora bloccato.
Occorre ricordare che l'apparecchiatura da sostituire è datata 1993 ben oltre il grado di vetustà di queste sofisticate macchine. Tant'è che è stato depositato il documento di dismissione del LINAC a far data da ora ad un anno.
Com'è scritto nelle premesse dell'interrogazione, dopo l'acquisto dell'apparecchiatura, occorrono circa otto-nove mesi per l'installazione e l'attivazione. Quindi, la richiesta che faccio è pressante per non gravare ulteriormente sulla funzionalità del reparto di Radioterapia dell'ASO di Cuneo a danno e disagio grave per i cittadini.
Chiedo all'Assessore se può dare una risposta a questo riguardo, perch mi pare abbastanza urgente.
Tengo ancora a precisare che secondo le varie statistiche questo macchinario dovrebbe essere usato per 180 mila abitanti e noi siamo oltre i 500 mila abitanti. In realtà ne abbiamo ancora una ma è vecchia che necessita di una sostituzione.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Cavallera per la risposta.



CAVALLERA Ugo, Vicepresidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente.
In data 16 giugno 2008, con deliberazione n. 49, la Giunta regionale assegnava, tra l'altro, all'Azienda Sanitaria Ospedaliera S. Croce e Carle di Cuneo la somma di euro 2.500.000,00 per la sostituzione di un acceleratore lineare ed informatizzazione 6-10 MeV (LINAC del 1993), che è quello da sostituire, e la somma di euro 500.000 per il Sistema di gestione informatica della radioterapia.
In data 28 dicembre 2009, l'Azienda ha chiesto alla Regione "il finanziamento di un terzo bunker in cui installare il nuovo acceleratore lineare per permettere la continuità assistenziale consentendo all'apparecchiatura in via di sostituzione di continuare ad essere utilizzata per tutto il periodo necessario".
L'Azienda con la nota suddetta ha segnalato inoltre che la sostituzione del Varian costringerà per almeno cinque-sei mesi a sottoporre i pazienti a trattamento con un solo apparecchio: ciò potrebbe comportare in caso di guasto dell'unico acceleratore funzionante, l'interruzione di una terapia vitale per quei pazienti sottoposti a terapia curativa e di conseguenza alla ricrescita tumorale durante la pausa forzata con compromissione irreparabile della cura.
Con deliberazione n. 77 del 30/12/2009 la Giunta regionale ha autorizzato la spesa di euro 600.000,00 per la predisposizione di un terzo bunker per la radioterapia accogliendo la richiesta dell'Azienda.
La Direzione Sanità, con nota del 6 dicembre 2010, ha comunicato il congelamento di tutti i finanziamenti assegnati con la DGR n. 49 del 16 giugno 2008, per i quali non era ancora stata richiesta, da parte dell'Azienda Sanitaria, l'autorizzazione all'appaltabilità dell'intervento.
Comunque, la sostituzione dell'acceleratore lineare, oggi carente di copertura finanziaria, sarà inserito nel programma di finanziamento 2012.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione a risposta immediata n. 653 presentata dal Consigliere Ronzani, inerente a "Elisoccorso del quadrante Biella-Novara-VCO e Vercelli"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 653, presentata dal Consigliere Ronzani che ha la parola per l'illustrazione.



RONZANI Wilmer

Grazie, Presidente.
La deliberazione sulla riorganizzazione dell'emergenza sanitaria territoriale, una delle tante che avete adottato nel quadro del Piano di rientro, prevede alcune cose.
La prima è che i mezzi destinati ad attività diurna di elisoccorso debbano passare da cinque a quattro. Secondo, che le elisuperfici di questi quattro mezzi vadano individuate una in provincia di Torino, una in Provincia di Cuneo, una in Provincia di Alessandria e una (quella che rimane delle quattro) all'interno del quadrante, che come lei sicuramente sa, è un quadrante del quale fanno parte quattro province: Biella, Novara Vercelli e Verbania.
Attualmente, Vicepresidente Cavallera, i cinque elicotteri destinati all'attività di soccorso utilizzavano o utilizzano cinque elisuperfici e precisamente, le seguenti elisuperfici Torino, Cuneo, Alessandria, Novara e Vercelli.
Ma poiché la deliberazione cui ho fatto riferimento dispone una riduzione da cinque a quattro del numero dei mezzi, è del tutto evidente che il taglio verrà effettuato su uno degli elisoccorsi impegnati nel quadrante. Nel quadrante, cioè, cui fanno riferimento le province di Novara, Biella, Vercelli e Verbania.
Come ho già avuto modo di ricordare, la deliberazione specifica per che, per quanto riguarda l'elisuperficie, essa vada individuata non già a Novara o a Borgosesia e cioè in una delle sedi attualmente esistenti, bensì all'interno di una delle quattro Province che fanno parte del quadrante (Biella, Vercelli, VCO e Novara).
La ragione, Assessore Cavallera, lei forse non la conosce, ma io sì perché in passato mi sono occupato di queste questioni, è abbastanza semplice. La ragione è che a Biella è in corso di completamento il nuovo ospedale; il progetto prevede, anche - diciamo così - perché il sito viene considerato non dalla politica (che molte volte si intromette in questioni che non la riguardano) ma dagli Uffici regionali, quindi una struttura terza rispetto agli orientamenti della politica, il più idoneo sotto il profilo tecnico, funzionale e logistico. Ecco perché il progetto prevedeva che lì si realizzasse un'elisuperficie.
La discussione era ad un punto così maturo e così avanzato che già si parlava della possibilità di realizzare insieme al nuovo ospedale anche l'hangar per ospitare l'eventuale mezzo di elisoccorso.
La domanda che le faccio è chiarissima ed esige una risposta altrettanto chiara. Avete individuato la sede della elisuperficie nel quadrante? Glielo chiedo per tantissime ragioni, la principale però è questa: da un po' di settimane, come sempre più spesso capita in questi casi, alcuni esponenti della maggioranza danno per scontata questa o quella o soluzione. Naturalmente, credo sulla base di legittime valutazioni, ma che prescindono - ritengo - da qualsiasi criterio funzionale, tecnico logistico.
Io non so a che titolo questi colleghi dicono che la sede sarà a Novara piuttosto che a Borgosesia e non so neppure su che base facciano questa valutazione.
Voi, però, questo potete dirlo e dovete dirlo. Per questo confido Vicepresidente Cavallera, in una risposta che, per quanto riguarda il problema che ho sollevato, sia almeno abbastanza precisa.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Cavallera per la risposta.



CAVALLERA Ugo, Vicepresidente della Giunta regionale

La recente deliberazione 44-1980 del 29 aprile scorso ha definito la revisione del servizio territoriale di Elisoccorso 118, prevedendo l'impiego di quattro mezzi, di cui uno anche con operatività notturna. La stessa deliberazione prevede che tale revisione comporterà un adeguamento della rete regionale delle elisuperfici a servizio delle destinazioni sanitarie, coerentemente con il nuovo assetto della rete ospedaliera, al fine di ottenere l'operatività 24 ore su 24.
Come più volte ricordato, e intendo qui ribadirlo, la Regione ritiene di procedere con la massima prudenza nel definire la collocazione sia dei mezzi territoriali che dei mezzi aerei, pertanto la possibile configurazione finale è ancora al vaglio degli uffici regionali, tenendo conto di alcune considerazioni. L'elisuperficie di Borgosesia è stata costruita recentemente, collocata nel nuovo ospedale, dotata di hangar e risulta già autorizzata per una operatività sulle 24 ore. All'interno del Quadrante, inoltre, ha una migliore collocazione rispetto alla sua centralità, per il raggiungimento delle zone periferiche.
Rispetto alla realizzazione dell'elisuperficie prevista nel progetto di costruzione dell'ospedale di Biella, questa risulterebbe finalizzata all'operatività dell'ospedale stesso. Era stato effettuato uno studio di fattibilità per la costruzione di un hangar presso l'ospedale, che peraltro risultava attuabile da un punto di vista tecnico, ma ad oggi il progetto non è stato finanziato. Sotto il profilo della centralità rispetto al Quadrante, Biella risulterebbe avere comunque una buona collocazione.
Per quanto riguarda Novara, l'attuale base operativa non è sicuramente privilegiata per i noti fenomeni meteorologici. Ad oggi, l'elisuperficie è in un territorio congestionato in un centro abitato e la costruzione dell'elisuperficie prevista per il nuovo ospedale avrebbe una funzione operativa rispetto all'ospedale stesso, sgravando in parte l'attività della base individuata.
Sono state esposte le considerazioni alla base di un processo decisionale che ha portato la deliberazione a pronunciarsi come si è pronunciata, definendo il Quadrante. Tuttavia, si deve raccogliere la sollecitazione, da parte del Consigliere, in ordine al fatto che si debba comunque decidere in tempi più celeri la possibilità, di contro, anche con criteri prettamente tecnici e operativi il più oggettivi possibili.
Questa è la fotografia della situazione, così com'è stata esposta da parte della Direzione.


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione a risposta immediata n. 652 presentata dal Consigliere Boeti, inerente a "Grave depotenziamento della stazione internazionale ferroviaria di Oulx"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 652, presentata dal Consigliere Boeti che ha la parola per l'illustrazione.



BOETI Antonino

Grazie, Presidente.
Ho presentato quest'interrogazione su sollecitazione del Sindaco di Oulx e dell'Amministrazione comunale perché, come tutti sanno, la stazione internazionale ferroviaria di Oulx è al centro del più importante comprensorio sciistico piemontese.
La stazione, peraltro, costituisce il collegamento indispensabile attraverso il Monginevro, con Briançon e tutti i centri che vi fanno cornice, e i cittadini e turisti del Briançonese si servono abitualmente della stazione di Oulx, collegata con servizio di autobus e di navetta, per recarsi a Parigi e nel resto della Francia.
Risulta che la pianta organica della biglietteria nella stazione di Oulx sia mutata dal 1° maggio, con una domanda di trasferimento in uscita, cioè una dipendente non lavorerà più in quella stazione. Per questa perdita, la Direzione di Trenitalia avrebbe deciso, a partire dal 1° luglio (l'interrogazione l'avevo preparata due settimane fa, ma poi il Consigliere Taricco mi aveva chiesto di sostituirla con un'altra che riteneva più urgente e l'ho fatto, però adesso vorrei capire come stanno le cose), di chiudere la biglietteria internazionale di Oulx il mercoledì e il giovedì pomeriggio e quella di Bardonecchia il martedì e il mercoledì pomeriggio orari in cui transitano due delle tre coppie di treni internazionali che oggi transitano attraverso quella stazione.
In conseguenza di questa riduzione di personale, la proposta di Trenitalia comporterà due scenari possibili: o le biglietterie di Oulx e di Bardonecchia rimarranno chiuse il sabato, la domenica e le festività infrasettimanali al mattino, oppure biglietterie sempre aperte nei giorni festivi nel periodo di alta stagione turistica e sempre chiuse negli altri periodi, evidentemente a vantaggio dei turisti, ma a scapito dei residenti.
Volevo sapere se all'Assessore ai trasporti risulta quest'intenzione da parte di Trenitalia; se le cose stanno veramente così e cosa pensa di fare l'Assessorato per evitare che una stazione internazionale possa ritrovarsi senza personale.
Poco fa l'Assessore Bonino ha annunciato che spenderemo nove milioni d'euro per le stazioni della Val di Susa. Se però non ci mettiamo dentro del personale, forse conviene risparmiare i soldi.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Cavallera per la risposta.



CAVALLERA Ugo, Vicepresidente della Giunta regionale

Attualmente le biglietterie d'Oulx e Bardonecchia sono aperte dal lunedì alla domenica dalle 6.40 alle 19.50, con un totale di 14 turni settimanali.
Da un'analisi effettuata sugli incassi delle biglietterie, si rileva che Bardonecchia e Oulx registrano un incasso medio a turno (per turno s'intende mezza giornata) molto al di sotto della media piemontese e, nello specifico, mediamente a turno, Bardonecchia incassa 660 euro e Oulx 876 euro - questa è la media - mentre la media piemontese è di circa 1.200 euro.
Si sottolinea che su 34 stazioni piemontesi solo 9 registrano un incasso medio sotto i mille euro.
In rapporto agli incassi delle biglietterie, è prevista una modifica dell'orario d'apertura da 14 turni a 12 turni settimanali, come di seguito riportato: . Oulx dalle 6.40 alle 19.50 il lunedì, martedì, venerdì, sabato e domenica; dalle 6.40 alle 13.15 il mercoledì; e il giovedì dalle 13.15 alle 19.50 .Bardonecchia dalle 6.30 alle 19.40 il lunedì, martedì, venerdì, sabato e domenica; dalle 6.30 alle 13.05 il mercoledì; e dalle 13.05 alle 19.40 il giovedì.
In relazione alle 2 coppie di treni internazionali Artesia al momento in funzione (9240 Milano-Torino-Parigi, in partenza da Oulx alle 9.02 e da Bardonecchia alle ore 9.12; 9248 Milano-Torino-Parigi, in partenza da Oulx alle 18.30 e da Bardonecchia alle 18.40; 9241 Parigi-Torino-Milano, in partenza da Bardonecchia alle 12.15 e da Oulx alle 12.25; 9249 Parigi.
Torino-Milano, in partenza da Bardonecchia alle 19.57 e da Oulx alle 20.07), si evidenzia che, in concomitanza con l'orario di transito dei treni stessi, le biglietterie delle stazioni di cui sopra non saranno operative, rispettivamente, un giorno la settimana.
In merito a quanto descritto dall'interrogante circa i possibili scenari futuri, si precisa che gli orari d'apertura delle biglietterie di cui sopra prevedranno sempre 12 turni settimanali.
Potrà variare la scelta dei due giorni settimanali nei quali effettuare il turno di mezza giornata a seconda che si sia in alta o in bassa stagione.
La Direzione di Trenitalia Piemonte, inoltre, ci ha rassicurato sull'infondatezza dell'ipotesi che gli orari delle biglietterie d'Oulx e Bardonecchia prevedano la chiusura d'intere giornate.
Si tratta, quindi, di mezze giornate, calibrate in rapporto agli andamenti stagionali del turismo e dei trasporti.


Argomento: Referendum abrogativo e consultivo - Caccia

Interrogazione a risposta immediata n. 655 presentata dal Consigliere Buquicchio, inerente a "Caccia, avvio delle procedure per indire referendum a favore della riduzione dell'attività venatoria"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n. 655, presentata dal Consigliere Buquicchio, che ha la parola per l'illustrazione.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Assessore, lei sa bene che tanti anni fa, oramai quasi 24 anni fa, 60 mila cittadini piemontesi raccolsero le firme per un referendum; referendum che fu dichiarato ammissibile perché corretto, e dichiarato ricevibile perché le firme erano più che valide.
Ovviamente lei il contenuto lo conosce: si tendeva a proteggere le 25 specie selvatiche che sono ancora oggi cacciabili.
Ora, questo rappresenta un problema sotto diversi aspetti. Un aspetto è quello della democrazia costituzionale, per cui bisognerebbe poter rispettare la volontà di questi cittadini; e dopo 24 anni non c'è stata questa volontà: devo dirlo a tutti coloro che avrebbero dovuto assumersi la responsabilità.
Il 29 dicembre dello scorso anno la Corte d'Appello, però, nella I Sezione civile, ha finalmente dato il via libera. Si sarebbe quindi potuto anche accorpare questo referendum agli altri che sono stati già votati in una data diversa da quella delle elezioni amministrative e magari risparmiare un po'. La cosa strana - e l'abbiamo più volte sottolineato nelle ore e ore di dibattito in Aula sul collegato alla finanziaria - è che proprio in quella finanziaria - nonostante questa premessa che, per carità devo riconoscere, sicuramente frutto di un accordo politico tra le varie parti - si sia dato il via a delle operazioni che molto probabilmente i cittadini, con il loro voto al momento del referendum, risolveranno nel modo più democratico possibile.
Ci chiediamo quindi quale sia la volontà della Giunta al riguardo e anche se non ritenga che, proprio per rispetto a questo criterio che enunciavo prima, non si debba rivedere la forzatura che, ancora una volta in ambito di Commissione competente, si vuole fare relativamente alle varie proposte di legge sulla caccia. La nostra - con gli amici del Movimento 5 Stelle - parte da questo discorso del referendum.
Penso che una cosa sia certa; poi tutto è possibile, ma presumibilmente il risultato di quel referendum risolverà appieno ogni problematica e quindi mi permetto di dire, con tutto il rispetto, che ignorarlo mi sembra politicamente un po' miope, come scelta. Attendo comunque cortesemente un suo riscontro al riguardo.



PRESIDENTE

Per la Giunta regionale, risponde l'Assessore Sacchetto.



SACCHETTO Claudio, Assessore alla caccia

Grazie, signor Presidente.
Darò lettura della risposta congiunta, mia e della collega Maccanti, in riferimento ai quesiti che ha posto il Consigliere Buquicchio con l'interrogazione.
La normativa regionale che disciplina le modalità d'indizione e svolgimento del referendum abrogativo regionale è contenuta nella legge regionale del 16 gennaio 1973, n. 4 e successive modifiche e integrazioni "Iniziativa popolare e degli Enti locali e referendum abrogativo e consultivo", oltre che naturalmente nello Statuto regionale, negli articoli dal 77 all'82.
La citata legge si occupa del referendum abrogativo al Titolo II articoli 10 e seguenti. In tale ambito trova disciplina l'intero procedimento da attuare per esercitare l'iniziativa popolare mediante l'organizzazione e lo svolgimento del referendum stesso.
Al fine di rispondere al quesito posto dall'interrogante, è importante porre attenzione ai tempi da osservare per l'indizione del referendum stesso, quale atto prodromico a dare l'avvio ad una serie di adempimenti rigidamente imposti dalla normativa elettorale, a garanzia della validità della procedura referendaria che, in caso contrario, ne risulterebbe inficiata invalidando l'esito della votazione.
Recita a riguardo l'articolo 20, commi 1 e 2, della legge regionale n.
4: "Con proprio decreto il Presidente della Giunta, sentita la Giunta indice il referendum, ... fissando la data di convocazione degli elettori in una domenica compresa tra il 15 aprile ed il 15 giugno". "La data del referendum è fissata in una domenica compresa tra il 50° e il 70° giorno successivo all'emanazione del decreto di indizione". Per il referendum abrogativo, pertanto, la legge stabilisce un unico "ambito temporale annuale" compreso tra i mesi di aprile e giugno, in analogia con la normativa statale di cui all'articolo 34 della legge n. 352/1970 riguardante il referendum previsto dall'articolo 75 della Costituzione.
Si ricorda inoltre che, ai sensi dell'articolo 39 della legge regionale n. 4/73, il contestuale svolgimento di referendum nazionali con referendum regionali è facoltà da esercitarsi da parte del Presidente della Giunta regionale "previa Intesa tra Regione e Ministero dell'Interno". Tale Intesa si rende necessaria per disciplinare, oltre alle modalità di suddivisione dei costi, gli aspetti procedurali che differiscono e pertanto richiedono un esplicito accordo quali, a titolo di esempio, la diversa durata delle votazioni (previste in due giornate per il referendum nazionale e in un'unica giornata per quello regionale), la suddivisione delle spese da sostenere, l'utilizzo dei seggi e degli scrutatori, oltre alla scelta del colore delle schede, fattispecie quest'ultima espressamente richiamata al secondo comma del citato articolo 39.
Alla luce di tali considerazioni, e tenuto conto che la sentenza cui si riferisce l'interrogante è diventata definitiva il 9 maggio scorso, non è stato possibile rispettare per il 2011 l'ambito temporale tassativo previsto dalla legge per la procedura di indizione del referendum che verrà, pertanto, rimandata all'anno prossimo.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione a risposta immediata n. 658 presentata dal Consigliere Bono inerente a "Chiusura punto nascite e Country Hospital a Domodossola"


PRESIDENTE

Passiamo alla trattazione dell'interrogazione a risposta immediata n.
658, presentata dal Consigliere Bono.
La parola all'interrogante per l'illustrazione.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
L'illustrazione dell'interrogazione sarà molto breve perché breve è anche il quesito che abbiamo posto. Abbiamo saputo, sia dai giornali sia dai contatti sul territorio, che a Domodossola è prevista la chiusura immediata del Punto nascite e, da settembre, probabilmente anche quella del Country Hospital; queste, almeno, sono le voci che girano, tant'è che diverse mamme e diverse signore, alcune anche in stato di gravidanza, hanno occupato prima il Municipio di Domodossola e poi anche l'Ospedale San Biagio della città.
Da quel che si sapeva, sembrava che il Punto nascite dovesse essere chiuso solo temporaneamente durante le ferie, in quanto mancava - complice anche il blocco del turn over - il personale stesso per garantire l'erogazione almeno dei servizi essenziali e che dovesse poi riaprire a settembre. Il fatto è che si è saputo - e questo è trapelato anche sui giornali - che è già programmata la rimozione dell'arredo e delle apparecchiature presenti nel Punto nascite.
Allo stesso momento, ad un altro livello, sembra che anche l'Ospedale pediatrico - chiamato Country pediatrico - verrà smantellato, almeno a quel che si evince anche dalle prese di posizione dell'ASL del VCO, nonostante il presidio fosse stato aperto solo nel 2007 (quindi da molto poco) e che alcuni dei versamenti in beneficenza che sono stati fatti nel corso della manifestazione del "Giugno domese" sarebbero andati a finanziare parte del materiale dello stesso Punto nascite.
Interroghiamo quindi il Vicepresidente Cavallera - pur nelle more della vacanza dell'Assessorato alla sanità - se può dare a noi, ma soprattutto ai cittadini, una risposta chiara e certa su quale sia il destino del Punto nascite e del Country pediatrico a Domodossola. Al di là della situazione complicata e difficile, infatti, i cittadini, le mamme e le famiglie chiedono una risposta certa, perché l'incertezza crea imbarazzo e una situazione di malcontento che poi è difficile gestire. Grazie.



PRESIDENTE

La parola, per la risposta, al Vicepresidente Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Vicepresidente della Giunta regionale

In riferimento all'interrogazione in oggetto, è necessario formulare le seguenti precisazioni: non si è verificata, da parte di un gruppo di mamme l'occupazione presso l'Ospedale San Biagio di Domodossola; come appreso dal Sindaco di Domodossola, non si è realizzata neppure l'occupazione presso il Municipio, in quanto il Sindaco ha messo a disposizione delle mamme alcuni locali per consentire loro di confrontarsi sulla tematica.
stata stabilita la temporanea sospensione del Punto nascite di Domodossola, dalle ore 8 di lunedì 11 luglio, sino al 30 settembre 2011; ma non è stata prevista la chiusura del Country pediatrico a Domodossola. Non è previsto il trasferimento di arredi o apparecchiature dal Punto nascite di Domodossola, tanto meno per la durata della sospensione dell'attività di degenza.
Con lettere prot. N. 45770 e 45964, rispettivamente del 7 e 8 luglio 2011, il Commissario dell'ASL del VCO ha provveduto a comunicare al Direttore del Presidio unico pluri-sede, ai Direttori di Dipartimento aziendale, nonché al Prefetto del VCO, la temporanea sospensione (a partire dalle ore 8 di lunedì 11 luglio sino al 30 settembre 2011) delle attività di degenza di Ostetricia-Ginecologia presso il presidio di Domodossola ed il conseguente trasferimento delle attività di Ostetricia-Ginecologia per il periodo indicato presso l'Ospedale Castelli di Verbania.
La decisione è conseguenza delle carenze di personale (carenze che si trascinano dal 2007) che, per le turnazioni estive e la diminuzione dovuta al parziale blocco del turnover, renderebbe più precaria la copertura dei turni di attività.
Il presidio verbanese garantisce una struttura ampia e accogliente, in grado di assorbire fino a mille parti senza alcun investimento aggiuntivo.
Nel periodo sopraccitato i parti previsti sarebbero una trentina. L'ASL ha quindi davanti un lasso di tempo congruo per approfondire le questioni legate al punto nascita di Domodossola, per riaprirlo in condizioni di sicurezza o trovare soluzioni alternative condivise con il territorio.
Informo l'interrogante che per il pomeriggio di oggi è confermato l'incontro, preannunciato dagli organi di stampa, tra il Direttore regionale della sanità e la delegazione dell'Ossola composta da future mamme che hanno manifestato in questi giorni e amministratori locali.


Argomento: Produzione e trasformazione dei prodotti - Protezione della natura (fauna, flora, minerali, vigilanza, ecc.)

Interrogazione a risposta immediata n. 657 presentata dal Consigliere Biolé, inerente a "Neonicotinoidi"


PRESIDENTE

Proseguiamo i lavori esaminando l'interrogazione a risposta immediata n. 657, presentata dal Consigliere Biolé, che ha la parola per l'illustrazione.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
L'interrogazione nasce da segnalazioni che risalgono fin dall'anno 2004, quando alcuni apicoltori piemontesi denunciavano situazioni piuttosto critiche per quanto riguarda la moria degli insetti, talvolta con una perdita dell'80% delle popolazioni all'interno delle aziende apicole, a causa dell'uso indiscriminato di pesticidi contenenti sostanze neonicotinoidi.
In questo momento particolare, coincidente con il trattamento della Flavescenza dorata della vite, il problema continua a riproporsi, creando numerose problematiche alle aziende di questo tipo che sono nelle vicinanze delle vigne, soprattutto in provincia di Asti.
Oggi esistono più di 50 prodotti che contengono questo tipo di sostanza utilizzati in floricoltura, orticoltura e frutticoltura. Gli stessi apicoltori hanno cercato da più tempo di portare a conoscenza anche dell'ente Regione questo tipo di situazione piuttosto critica.
In base al "Principio di precauzione" stabilito dalla stessa Unione Europea, riteniamo che potrebbe essere opportuno chiedere una messa al bando dell'utilizzo di questo tipo di sostanze per aprire eventualmente un tavolo tecnico che possa stabilire l'opportunità o meno di utilizzare in apicoltura questo tipo di sostanze. Il problema si presenta in particolare per le api, però interessa chiaramente anche tutti gli altri insetti.
nota a tutti l'importanza di questo tipo di insetto, non solo per l'economia regionale, ma anche per il mondo agricolo, sanitario e ambientale.
Per di più, è importante rilevare che nei prodotti derivanti dal miele questa sostanza non è stata rilevata, mentre in tutti gli altri prodotti utilizzati per finalità terapeutiche, come per esempio la cura delle leucemie infantili, la sostanza è presente (la questione, dunque, è ancora più grave rispetto a quello che potrebbe causare in un prodotto più commerciale).
Chiediamo quindi all'Assessore se non ritenga opportuno sospendere l'utilizzo di tali pesticidi, o quantomeno chiedere la messa al bando del suo utilizzo in modo precauzionale e la conseguente apertura di un tavolo di confronto che possa affrontare la tematica nei suoi aspetti più specifici. Grazie.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Sacchetto; ne ha facoltà.



SACCHETTO Claudio, Assessore all'agricoltura e foreste

In merito all'interrogazione in oggetto, si fa presente quanto segue.
Gli insetticidi neonicotinoidi sono una famiglia di insetticidi di recente introduzione nel comparto della difesa delle piante. Per alcune caratteristiche peculiari, ad esempio la sistemicità, hanno avuto un largo impiego su numerose colture (alberi da frutto, vite e altre ancora).
In Italia, l'impiego in viticoltura è avvenuto con la registrazione del principio attivo neonicotinoide Thiamethoxam sulla vite contro le cicaline nel 2005. In Piemonte, come in altre regioni italiane, a partire dalla fine degli anni Novanta si è diffusa una pericolosa malattia della vite denominata Flavescenza dorata. Questa avversità, che può compromettere la coltura della vite causando ingenti danni economici ai viticoltori, è causata da un fitoplasma di cui è vettore una cicalina (Scaphoideus titanus). L'immissione in commercio di un nuovo insetticida particolarmente efficace contro l'insetto vettore della Flavescenza dorata, visto anche il numero limitato di altre sostanze attive disponibili a seguito del processo di revisione dei fitofarmaci avviato dall'Unione Europea, ha fatto sì che i formulati a base di Thiamethoxam abbiano avuto largo impiego in campo viticolo non solo in Piemonte, ma anche in altre regioni, essendo questa sostanza attiva inserita nelle linee guida nazionali per i disciplinari agroambientali del Programma di Sviluppo Rurale.
A seguito dell'introduzione dell'utilizzo di questo insetticida, in viticoltura sono stati segnalati nel 2006 svariati casi di avvelenamento delle api e spopolamento degli alveari in diverse aree del Piemonte. Queste morie sono state prontamente segnalate dalle associazioni di apicoltori e ciò ha permesso di indagare sulle cause di questo fenomeno, legato principalmente, ai trattamenti effettuati in concomitanza con il periodo di fioritura dei vigneti, contravvenendo con quanto previsto dalla legge regionale n. 20, del 3 agosto 1998, che vieta l'effettuazione di trattamenti insetticidi sulle colture in fioritura o in presenza di fioriture spontanee sottostanti.
Il Settore Fitosanitario Regionale, a seguito di contatti con le associazioni degli apicoltori, ha provveduto ad inserire nei comunicati relativi all'effettuazione dei trattamenti insetticidi contro Scaphoideus titanus rivolti ai tecnici viticoli, specifici riferimenti alla legge sopramenzionata, nonché la necessità di intervenire con insetticidi di sintesi solo dopo la fioritura della vite, ad allegagione avvenuta, in assenza di fioriture nell'interfilare dei vigneti e in assenza di vento per evitare fenomeni di deriva delle soluzioni insetticide.
A seguito di queste indicazioni, riportate poi dai tecnici nei bollettini destinati ai viticoltori, la situazione è decisamente migliorata, com'è stato riconosciuto dalle stesse associazioni del settore apicolo. La Regione Piemonte si è inoltre attivata dal 2004 al 2005 per avviare un programma di monitoraggio sull'impatto delle sostanze insetticide sulle api, in collaborazione con l'Università di Torino DIVAPRA e l'Associazione Aspromiele.
I risultati del monitoraggio realizzato in questi anni hanno evidenziato una riduzione dei casi di avvelenamento, confermando quindi la possibilità di conciliare la difesa della vite con la salvaguardia delle api. Inoltre, le analisi effettuate su campioni di api morte da parte dell'Istituto Zooprofilattico Sezione di Asti negli scorsi anni sono servite per la preparazione del dossier che ha portato alla sospensione, da parte del Ministero della Salute, dell'uso di sementi di mais conciate con neonicotinoidi. Negli ultimi anni, i casi di avvelenamento riconducibili all'utilizzo del neonicotinoide Thiamethoxam nei vigneti del Piemonte sono diventati sporadici e legati all'effettuazione del trattamento in prossimità della fioritura da parte di pochi viticoltori, evidentemente non informati o poco attenti al rispetto della normativa regionale.
La viticoltura piemontese comprende anche un gran numero di aziende di piccole dimensioni, condotte da operatori non professionali, per cui è possibile che qualcuno intervenga con trattamenti in modo scorretto.
Peraltro, le stesse associazioni hanno riconosciuto un sostanziale miglioramento della situazione a seguito del divieto di utilizzo del seme di mais conciato con neonicotinoidi e la sempre maggiore attenzione dei viticoltori nell'effettuazione dei trattamenti.
Sarebbe auspicabile da parte delle autorità sanitarie un approfondimento sulla specifica situazione del territorio di Rocchetta Tanaro, al fine di individuare le cause della mortalità nell'area.
Considerata la gravità dell'epidemia di Flavescenza dorata che interessa la viticoltura piemontese, si ritiene che la sospensione dell'utilizzo di formulati a base di Thiametoxam in vigneto, riducendo ulteriormente il già ristretto numero di insetticidi utilizzabili, dovrebbe essere oggetto di ridefinizione da parte del competente Ministero. Come conseguenza diretta si potrebbe avere un ulteriore aggravarsi della malattia e dei danni economici arrecati.
Inoltre, con riferimento alla richiesta di messa al bando immediata dell'uso di sostanze contenenti neonicotinoidi, si fa presente che non fa parte delle competenze della Regione la possibilità di sospendere l'utilizzo di un prodotto fitosanitario autorizzato in tutto il territorio nazionale, su una determinata coltura.
Tale prerogativa, infatti, spetta esclusivamente al Ministero della Salute, ai sensi del D. lgs. n. 194/1995.
Ciò nonostante, la Regione Piemonte ha già attivato dei contatti con il Ministero della Salute, in modo da riuscire ad affrontare la problematica e cercare una soluzione per ridurre al minimo la moria delle api all'interno dell'areale viticolo piemontese.
Grazie, Presidente.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione a risposta immediata n. 654 presentata dalla Consigliera Artesio, inerente a "Intesa ministeriale e riqualificazione profili professionali De Tomaso S.p.A."


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione a risposta immediata n. 654, presentata dalla Consigliera Artesio, che ha la parola per l'illustrazione.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
L'interrogazione si propone con caratteristiche d'urgenza, quindi assorbe un'altra interrogazione sullo stesso oggetto, che ho presentato, in rapporto alle recenti questioni relative all'indisponibilità/impossibilità della De Tomaso a pagare il canone di locazione.
La vicenda riguarda il percorso di acquisizione del ramo d'azienda, da Pininfarina a De Tomaso Automobili S.p.A., questione sulla quale le Amministrazioni regionali - quella attuale e quella precedente - si erano nel tempo, caratterizzate particolarmente per l'impegno in ordine al mantenimento dei livelli occupazionali e alla necessità, ai fini del mantenimento dell'occupazione, di riqualificazione dei profili professionali stessi.
La materia è particolarmente nota: è stata oggetto di numerosi pronunciamenti e attenzioni degli organi di stampa e di numerosi incontri intercorsi tra il Ministero dello Sviluppo Economico, la Regione Piemonte e la Regione Toscana.
Fino a una settimana fa circa, la questione che c'interessava, oggetto di un'interrogazione ordinaria, riguardava le modalità con le quali l'attuale Giunta regionale realizza l'impegno che si era stilato a livello ministeriale, in ordine alle competenze delle Regioni ad intervenire sul Piano formativo, a integrazione e complemento dell'impegno del Ministero competente.
Ricordiamo, ovviamente, che la questione chiama in causa la responsabilità imprenditoriale del soggetto che subentra nell'acquisizione del ramo d'azienda, ma, per le competenze di riqualificazione e formazione coinvolge gli enti istituzionali. Quindi, in quella fase, la nostra preoccupazione e curiosità era indirizzata, ovviamente nella direzione di poter confermare il procedimento che si era concordato, sull'impegno relativo alla riqualificazione professionale dei lavoratori.
Le recenti notizie comparse introducono un clima d'insicurezza aggiuntivo ed è su questo clima che chiedo all'Assessore degli elementi d'aggiornamento, in modo particolare per quello che riguarda le garanzie in ordine al proseguimento della tutela della cassa integrazione per i lavoratori, ma anche, più complessivamente, alla modalità con la quale la Regione interpreta questi fatti recenti: se possono essere attribuiti ad un particolare e singolare incidente di percorso o se possono, invece, essere riferiti ad una preoccupazione più sostanziale degli impegni assunti dalla società De Tomaso.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Porchietto, per la risposta.



PORCHIETTO Claudia, Assessore al lavoro

Grazie, Presidente.
Se l'Aula lo permette, faccio alcune brevi premesse per inquadrare il tema, soprattutto per chi non ha tutta la conoscenza dei fatti che hanno preceduto questi ultimi tempi.
Molto velocemente, in primis voglio evidenziare che la società De Tomaso ha programmato l'acquisizione del ramo d'azienda sia della Pininfarina, relativo allo stabilimento di Grugliasco, sia della ex Delphi di Livorno, che opererà nello stabilimento di Guasticce.
Pertanto, in questo momento la Regione Piemonte sta gestendo tale situazione insieme alla Regione Toscana, in particolare insieme all'Assessore Simoncini.
La società De Tomaso ha attivato una procedura di richiesta della Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria per ristrutturazione aziendale complessivamente, tra Piemonte e Toscana, per circa 1.070 addetti.
Per attivare il processo di ristrutturazione aziendale nei due stabilimenti, per la produzione di veicoli di alta gamma, occorre l'impiego di professionalità appositamente qualificate. A fronte di questo, stante che la Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria è finalizzata al reinserimento lavorativo di 1.040 addetti, è stata prevista una riqualificazione dei profili professionali mediante idonei percorsi di formazione, in funzione della quale potrà partire il nuovo processo produttivo.
Le parti sociali (Regione Piemonte, Regione Toscana e Ministero del Lavoro) hanno siglato, il 10 dicembre 2009, presso il Ministero del Lavoro un accordo. Successivamente, il 29 luglio 2010, è stato siglato un ulteriore accordo, sempre dalle parti che ho chiamato in causa, con il quale il Ministero del Lavoro si è impegnato a contribuire, con circa 20 milioni di euro, alla copertura di parte dei costi previsti per la formazione professionale dei lavoratori oggetto della riqualificazione.
In data 23 marzo 2011, la Commissione Europea ha ritenuto l'aiuto alla formazione, per un importo complessivo di 19.204.207 euro, compatibile con il mercato intero, perché i tempi prolungati nel far avviare questi processi formativi sono legati ad una lunga azione che la DG Concorrenza in ambito europeo, ha ritenuto di dover esperire prima di dare l'autorizzazione a procedere con questi percorsi, con l'aiuto così siglato dal Ministero del Lavoro.
Il Ministero del lavoro, a fronte della decisione della Commissione Europea, ha impegnato, con decreto del 1° maggio 2011, in favore della società De Tomaso, l'importo di 16.955.739 euro, per le attività formative previste dal Piano "Orientati al Futuro", presso lo stabilimento di Grugliasco, e per 2.248468 euro per le attività formative, previste dallo stesso Piano, presso la sede di Guasticce, in Toscana.
In data 16 maggio è stata siglata una convenzione tra il Ministero del Lavoro e la Direzione Regionale per l'Istruzione, Formazione Professionale e Lavoro della Regione Piemonte, per la realizzazione delle attività formative previste dal Piano, presso lo stabilimento di Grugliasco.
Il contributo previsto per la parte da realizzarsi nella nostra regione, pari a 16.955.739 euro, sarà corrisposto direttamente alla società De Tomaso, senza passare dalla Regione Piemonte, dal Ministero del Lavoro in quattro tranche.
Vengo al punto oggetto dell'interrogazione.
Il primo acconto, pari al 40% del contributo assegnato allo stabilimento insito a Grugliasco, pari a 8.782.295 euro, è previsto entro dieci giorni dalla presentazione della polizza fidejussoria da parte della società, tenuto conto dell'avvio progressivo delle attività formative per circa 400 lavoratori. I successivi acconti e il saldo finale saranno erogati successivamente alla verifica della spesa, il cui controllo è in capo alla Regione Piemonte.
La Regione Piemonte, inoltre, provvederà a certificare le competenze acquisite dai lavoratori nei percorsi formativi, secondo quanto previsto dal Piano Formativo approvato dalla Commissione Europea.
Su questo tema, in questo momento, l'azienda sta valutando il percorso a lei più confacente, per rilasciare la garanzia fideiussoria richiesta dal Ministero del Lavoro.
Pertanto, ad oggi, non sono stati avviati i percorsi formativi, poich la società De Tomaso non ha ancora comunicato al Ministero del Lavoro gli estremi della polizza di garanzia del 40% di acconto che riceverà, nel momento in cui avvierà i percorsi formativi legati alla formazione di ambito nazionale.
Da questo punto di vista, gli Uffici della Finpiemonte si sono resi disponibili fino al momento in cui, circa un mese fa, in un tavolo convocato congiuntamente dalla sottoscritta e dall'Assessore Giordano presenti sia l'azienda sia le rappresentanze sindacali. In quel frangente l'azienda evidenziò la sua difficoltà nel reperire un soggetto che erogasse tale fideiussione in tempi rapidi.
Quindi, immediatamente la Finpiemonte S.p.A. si è resa disponibile a lavorare insieme all'azienda, ed è quanto in questo momento si sta facendo perché non si è ancora individuata una strada che l'azienda ritiene perseguibile per ottenere questa polizza fideiussoria a garanzia delle risorse messe a disposizione dal Ministero del Lavoro.
Questo è il motivo per cui, in data 30 giugno, la mia Direzione ha ricevuto una lettera da parte dell'azienda De Tomaso in cui si comunicava che i percorsi formativi, che avrebbero dovuto avere avvio il 3 luglio quindi qualche giorno fa, sarebbero slittati, presumibilmente, all'inizio di settembre.
Per quanto riguarda il secondo punto evidenziato nell'interrogazione, a fronte dell'evidenziazione da parte della proprietà dell'immobile di Grugliasco, ad oggi, di un mancato pagamento di due rate dell'affitto dello stabilimento con la richiesta da parte della società proprietaria di una lettera che richiede il pagamento delle stesse, ricordo, tra l'altro, che il collegio sindacale dell'azienda proprietaria dell'immobile ha evidenziato, in una nota, la necessità di verificare il pronto pagamento delle due rate non ancora corrisposto da parte della De Tomaso. Quindi, per il mancato avvio dei corsi nei tempi concordati in occasione del tavolo convocato un mese fa e anche per il mancato pagamento delle due rate, si è ritenuto sia dalla parte della Regione Piemonte che della Regione Toscana a fronte di queste due problematiche, di chiedere al Ministero dello Sviluppo Economico e al Ministero del lavoro un tavolo congiunto con le Regioni che si terrà giovedì 14 luglio, per affrontare insieme all'azienda e subito dopo insieme alle rappresentanze sindacali (che tra l'altro ho incontrato in modo assolutamente informale, questa mattina, quando hanno chiesto presso gli Uffici della Regione in Piazza Castello un incontro per evidenziare quali erano le loro preoccupazioni) tali problematiche.
Come dicevo, subito dopo l'incontro del 14 luglio, in cui auspichiamo che l'azienda presenti un piano industriale aggiornato degli investimenti (in particolare, per noi del sito di Grugliasco, ma per la Regione Toscana anche del sito di Guasticce), affronteremo il tema dell'erogazione della formazione e, da parte dell'azienda, dell'erogazione della fideiussione necessaria per sbloccare il 40% dei fondi che il Ministero del Lavoro ha messo a disposizione.
Quindi, auspico che la prossima settimana ci possano essere delle risposte da parte dell'azienda in merito alle problematiche che sono state evidenziate anche attraverso l'interrogazione.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione a risposta immediata n. 656 presentata dalla Consigliera Cerutti, inerente a "Nuovi trasporti ferroviari di scorie radioattive"


PRESIDENTE

Proseguiamo con l'esame dell'interrogazione a risposta immediata n.
656, presentata dalla Consigliera Cerutti, che ha la parola per l'illustrazione.



CERUTTI Monica

Grazie, Presidente.
Noi ritorniamo su un tema che è già stato più volte affrontato in quest'Aula ed affrontato anche mediaticamente (non più tardi di oggi, il sito nazionale di la Repubblica vi dedica spazio), proprio perché riteniamo che su un argomento così importante sia necessario la massima trasparenza.
Massima trasparenza che peraltro è dovuta dalla legge regionale n. 5 del 18 febbraio 2010, quindi approvata dal passato Consiglio regionale, che appunto è una legge più generale che prevede una serie di azioni volte a proteggere dai rischi da esposizione a radiazioni ionizzanti. In particolare, abbiamo presente il fatto che stiano transitando nella nostra regione dei treni che appunto portano dai depositi, dai siti nucleari presenti sul nostro territorio fuori regione delle scorie nucleari; tra l'altro, ricordiamo che nel frattempo vi è stato anche il referendum che ha dato un segno in direzione diversa rispetto a ciò che finora è stato portato avanti da questo Governo regionale e in particolare abbiamo avuto notizia di due passaggi nel febbraio e nel maggio di quest'anno. Avrebbe dovuto - anche qui andiamo su indicazioni che ci vengono dai media esservi un nuovo passaggio il 10 luglio, che probabilmente risulta essere stato rimandato e in particolare, sempre su quest'anno sono previsti almeno altri due trasporti.
Quindi, vorremmo comprendere come questa Giunta intende muoversi proprio perché crediamo che, in palese contrasto anche con la volontà che si è espressa durante il referendum del 12 e del 13 giugno, continuiamo ad avere un comportamento che non è quello della trasparenza rispetto al passaggio di questi convogli.
L'ultimo dovrebbe essere passato nelle città di Novara, Alessandria Torino. Comprendiamo che possano esservi delle esigenze legate anche alla sicurezza, però bisogna comprendere quindi come ottemperare a due requisiti che magari possono essere in contrasto fra loro, ma vanno però poi contro in particolare se si procede così come è stato per i due passaggi precedenti, andando a non applicare quella che appunto è la legge regionale che è stata approvata l'anno scorso.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ravello.



RAVELLO Roberto Sergio

Grazie, Presidente.
Anzitutto ritengo sia fondamentale precisare che i trasporti programmati per il 2011 e per parte del 2012 sono finalizzati sia al trasferimento al centro di riprocessamento di Le Hague in Francia, ma del combustibile nucleare irraggiato che attualmente è stoccato presso il deposito Avogadro di Saluggia e la centrale nucleare Fermi di Trino. Non si tratta quindi di scorie o di rifiuti radioattivi. Sono due cose molto diverse.
vero che entro il 2020 i cosiddetti vetri che deriveranno dalle attività di riprocessamento torneranno in Italia perché siano collocati nel deposito nazionale di stoccaggio. Questo è frutto di accordi internazionali intercorsi che hanno visto il coinvolgimento dei rispettivi Governi italiano e francese.
importante, però, ricordare, ma siamo certi che la Consigliera Cerutti ne sia a conoscenza, e anzi saremmo lieti se favorisse l'ulteriore conoscenza di questo che non è un aspetto di dettaglio, che, pur mantenendo un certo livello di radioattività, questi vetri che ritorneranno saranno anzitutto in forma più stabile, avranno una volumetria ridotta e, quindi saranno gestibili con maggiore sicurezza rispetto alla condizione attuale.
Non si ritiene che questa operazione abbia o possa avere alcuna relazione temporale e logica con quelle che erano state a suo tempo definite nella nuova strategia nucleare italiana, poiché queste azioni sono finalizzate alla risoluzione delle problematiche lasciate aperte dalla precedente stagione nucleare in Italia e, trattandosi di operazioni di allontanamento del combustibile nucleare presente dal passato, si ritiene che siamo perfettamente coerenti (ma tornerò più avanti su questo punto) con l'espressione della volontà popolare.
Infatti, le ricordo, Consigliera Cerutti, che la Regione Piemonte, a partire dalla VII Legislatura, ha condiviso e sostenuto l'urgenza di realizzare tutte le attività legate ad infrastrutture temporanee che potessero essere destinate al deposito di materiale radioattivo.
L'Ente si è attivato, appunto, fin da quel tempo per incrementare e garantire la sicurezza del materiale presente nella nostra regione; ha costantemente manifestato - anche il sottoscritto l'ha fatto in più occasioni in quest'Aula - l'urgenza di individuare un sito nazionale per il deposito e questa linea è stata comunque confermata e portata avanti anche dalla precedente Giunta nella scorsa legislatura.
vero che un'interruzione dei trasporti comporterebbe la permanenza del combustibile irraggiato negli attuali siti ed è vero che questo impedirebbe - non lo si può non riconoscere - le azioni di dismissione e di decommissioning, procrastinando sine die il mantenimento di stoccaggi in impianti che hanno ormai raggiunto il termine della loro vita operativa.
Quindi, non riteniamo accettabile pensare di impedire le azioni di adeguamento ed aumento di sicurezza dei depositi, al fine - perché non lo si può escludere - di porre lo Stato in una situazione emergenziale che lo costringa a definire il sito per la costruzione del deposito nazionale.
Riteniamo che questa posizione, oltre ad essere dubbia nella sua efficacia sia - da parte di chi la sostiene - irresponsabile e scellerata, poich mette a rischio - da parte di chi la sostiene - la sicurezza delle popolazioni interessate dalla presenza degli impianti e verso le quali siamo certi che anche questo sia condiviso in maniera assolutamente trasversale - si devono garantire tutte le azioni finalizzate a mettere in sicurezza il territorio nel quale vivono.
A completamento della risposta, è opportuno precisare che dal 2007 la Regione Piemonte ha rilasciato la propria intesa per il trasporto di combustile irraggiato proveniente dalle centrali italiane solo in tre occasioni - forse è scappato uno "zero" nella scrittura dell'interrogazione, dove parla di 30 occasioni nelle quali la Regione avrebbe esercitato le proprie competenze autorizzative in materia - e più nello specifico si tratta del piano di trasporto del combustibile proveniente da Caorso, del trasporto di due barre di combustibile proveniente da Saluggia e dell'attuale piano di trasporto dai siti di Saluggia e di Trino.
Per perfezionare la risposta - lo ha detto anche lei - come può avere constatato, nelle prime ore del giorno 11 luglio non si è effettuato alcun tipo di trasporto.
Tornando sul punto più politico, tengo a precisare che tutte le attività di trasporto del materiale presente sul territorio piemontese avvengono, sono avvenute e avverranno nell'assoluto rispetto della volontà popolare espressa recentemente, nel momento in cui gli italiani hanno esercitato la loro sovranità. Non riteniamo si possa anche solo intravedere un legame tra la volontà di rinunciare al ricorso all'energia nucleare e la necessità di portare avanti il programma di decommissioning. Però, per correttezza e onestà intellettuale, devo manifestare comunque un certo stupore per una richiesta che ci pare sia stata avanzata tra le righe di questa interrogazione, poiché interrompere il trasporto del combustibile nucleare irraggiato presente negli impianti piemontesi significherebbe interrompere il programma di dismissione e, soprattutto, costringere le popolazioni a continuare la convivenza con gli stessi impianti.
Non intendiamo assumerci questa responsabilità, poiché riteniamo contrasti, innanzitutto, con il buonsenso, ma, soprattutto, con la necessità di rimuovere definitivamente elementi che, anche solo in misura potenziale, possano rappresentare un rischio per l'ambiente e i piemontesi.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata.



(Alle ore 15.33 il Presidente dichiara esaurita la trattazione delle interrogazioni a risposta immediata)



(La seduta ha inizio alle ore 15.34)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Cantore, Costa Raffaele, Cota Giordano, Marinello e Vignale.
Il numero legale è 28.


Argomento: Parchi e riserve - Protezione della natura (fauna, flora, minerali, vigilanza, ecc.)

Esame disegno di legge n. 54, inerente a "Modifiche alla legge regionale 29 giugno 2009, n. 19 (Testo unico sulla tutela delle aree naturali e della biodiversità)"


PRESIDENTE

Come deciso questa mattina, procediamo con l'esame del disegno di legge n. 54, inerente a "Modifiche alla legge regionale 29 giugno 2009, n. 19 (Testo unico sulla tutela delle aree naturali e della biodiversità)", di cui al punto 4) all'o.d.g.
Relatore di maggioranza è il Presidente della Commissione, Consigliere Comba; relatori di minoranza i colleghi Taricco e Bono.
La parola al relatore di maggioranza, per l'eventuale lettura della relazione.



COMBA Fabrizio, relatore di maggioranza

Grazie, Presidente.
La legge regionale 29 giugno 2009, n. 19, "Testo unico sulla tutela delle aree naturali e della biodiversità", ha profondamente riorganizzato il Sistema regionale delle aree protette integrandolo con la disciplina dei siti di Rete Natura 2000.
Prima dell'entrata in vigore del Titolo II (Aree protette), si reputa necessario procedere ad alcune significative modifiche della legge regionale in questione, anche al fine di rafforzare ulteriormente il ruolo dell'Amministrazione regionale nell'ambito del Sistema delle aree protette piemontesi, con particolare riferimento alle aree a gestione regionale garantendo così una maggiore efficienza ed efficacia ai processi di governo e di tutela delle predette aree.
Le modifiche proposte traggono spunto dalla necessità di operare una semplificazione dell'agire amministrativo ed un contenimento dei relativi costi, che si traducono anche nella significativa riduzione dei componenti del Consiglio degli Enti gestori delle aree protette a gestione regionale nella previsione di un procedimento più celere per le modificazioni parziali dei confini delle aree protette e in una maggiore snellezza e celerità dei processi di pianificazione territoriale delle stesse.
La legge in argomento, inoltre, è stata fatta oggetto di una pronuncia della Corte Costituzionale (Sentenza n. 193 del 4 giugno 2010), che sancendo l'illegittimità di alcune norme, ha determinato la necessità di provvedere alla revisione delle disposizioni invalidate.
Nel dettaglio, si propongono le seguenti modifiche. In relazione all'esigenza di rafforzare il ruolo dell'Amministrazione regionale, si ritiene opportuno, in ragione della loro natura di enti strumentali pressoché interamente finanziati da risorse regionali, che la nomina dei Presidenti degli Enti di gestione delle aree protette sia effettuata dal Presidente della Giunta regionale, senza la preventiva proposta della comunità delle aree protette, pur mantenendo - per ovvie ragioni di leale collaborazione tra le Istituzioni - l'intesa con quest'ultima.
Si dispone altresì di ridurre a quattro il numero dei Consiglieri, al fine di adeguare il Testo unico ai recentissimi orientamenti normativi di contrasto alla crisi finanziaria del Paese.
A seguito di tale riduzione si è ritenuto opportuno prevedere un solo componente designato dalla Giunta regionale nei Consigli degli Enti di gestione, per favorire la rappresentanza degli Enti locali.
In considerazione della loro specificità, tale principio non è applicato ai Sacri Monti, il cui Consiglio risulta pertanto composto da 15 componenti, di cui uno designato dalla Giunta regionale e 14 (due per ciascun Sacro Monte) designati in modo paritario dalle Amministrazioni comunali e religiose interessate.
Il Presidente dell'Ente di gestione dei Sacri Monti è nominato secondo criteri di rappresentatività del territorio con Decreto del Presidente della Giunta regionale, d'intesa con gli Enti locali interessati. Tutti gli Enti di gestione sono tenuti a conformarsi tempestivamente alle direttive formulate dalla Regione.
In sede di istruttoria in Commissione, si è deciso di attenuare le prerogative di vigilanza in senso stretto, inizialmente attribuita alla Regione nei confronti degli Enti gestori, sostituendo il termine "di vigilanza" con quello "di verifica", in quanto la Regione potrà valutare alla luce delle politiche, dei programmi regionali, degli indirizzi e degli obiettivi specifici assegnati agli Enti di gestione, l'attività da questi compiuta ed i risultati conseguiti.
A fronte della necessità di assicurare ai processi di pianificazione inerenti le aree protette regionali tutta la dovuta snellezza e celerità postulata dai più recenti orientamenti di riforma della Pubblica Amministrazione, si affida alla Giunta regionale, sentita la Commissione tecnico-urbanistica e la Commissione regionale per la tutela e la valorizzazione dei beni culturali e ambientali riunita in sede congiunta l'approvazione dei piani d'area.
In sede d'esame in Commissione, l'originaria proposta di modifica della norma è stata integrata da una disposizione che prevede che sul piano d'area sia altresì espresso il parere della competente Commissione consiliare.
Alla luce delle esigenze e delle considerazioni espresse, si propone anche l'abrogazione del comma 8 dell'articolo 26 che circoscrive le competenze della Giunta regionale alla sola approvazione delle varianti parziali non modificative dei contenuti strutturali o normativi dei piani d'area.
In attesa dell'entrata in vigore del Titolo II della legge n. 19/2009 sono comunque fatti salvi, anche con riferimento alle aree contigue e alle zone naturali di salvaguardia, i piani d'area attualmente vigenti ed adottati.
Con riferimento all'articolo in questione, si è anche provveduto ad una riscrittura del comma 1, invalidato per effetto della sentenza della Corte costituzionale, allo scopo di specificare la valenza territoriale di tale piano, salvaguardando la prevalenza del piano paesaggistico di cui al decreto legislativo del 22 gennaio 2004 n. 42 (Codice dei beni culturali e del paesaggio) (Art. 12 di modifica dell' art. 26 della l.r. 19/2009).
Scopo analogo si prefigge altresì la modifica al comma 3 dell'articolo 27 della l.r. 19/2009 avente ad oggetto i piani naturalistici delle aree protette (Art. 13 del disegno di legge).
Le modifiche proposte invece agli articoli 7 comma 2, 22 comma 4 e 26 comma 2 lett. f bis) del testo unico sono dettate dall'esigenza di meglio esplicitare il favorevole orientamento dell'Amministrazione regionale verso lo sviluppo delle potenzialità turistiche e delle altre forme di fruizione delle aree protette compatibili con la tutela ambientale specifica di tali aree (Art. 3, 11 e 12 del disegno di legge).
In tale nuova concezione dell'area protetta si colloca altresì la norma che prevede che la Giunta regionale definisca con deliberazione, sentita la Commissione consiliare competente, un marchio unico per i soggetti gestori del sistema regionale delle aree protette piemontesi con il quale identificare le produzioni agro-alimentari (Art. 14 del disegno di legge che modifica all'art. 29 della l.r. 19/2009).
Al fine di conseguire una maggiore semplificazione del sistema è attribuita alla Giunta regionale la competenza ad effettuare, con propri atti, parziali modificazioni dei confini delle aree protette qualora queste si rendano necessarie per garantire l'effettivo raggiungimento delle finalità per le quali l'area è stata istituita, senza dover ricorrere in questi circoscritti casi allo strumento legislativo. Anche in questo caso in sede di esame in Commissione, è stato previsto che le modifiche siano disposte d'intesa con gli enti locali interessati e sentito il parere vincolante della competente Commissione consiliare (Art. 6 del disegno di legge che inserisce l'art. 10 bis alla l.r. 19/2009).
I medesimi principi sono adottati in merito all'istituzione e alla modifica dei confini delle aree contigue. Anche in questo caso, infatti, le aree sono istituite (o modificate) con deliberazione della Giunta, sentita la competente Commissione consiliare (Art. 2 del disegno di legge che modifica l'art. 6 della l.r. 19/2009).
Il presente disegno di legge prevede una prima attuazione di dodici aree contigue: 1. Area contigua del Bosco delle Sorti della Partecipanza di Trino 2. Area contigua della Stura di Lanzo 3. Area contigua della Fascia fluviale del Po-tratto torinese 4. Area contigua di Fontana Gigante 5. Area contigua della Fascia fluviale del Po-tratto vercellese alessandrino 6. Area contigua della Fascia fluviale del Po-tratto cuneese 7. Area contigua della Palude di San Genuario 8. Area contigua Spina Verde 9. Area contigua dell'Alpe Devero 10. Area contigua Gesso e Stura 11. Area contigua dell'Alta Val Strona 12. Area contigua dei Laghi di Avigliana.
In tale modo, con emendamento in Commissione, si trasformano in aree contigue le zone naturali di salvaguardia adiacenti ad aree protette considerato che tali zone non possono più far parte del novero delle aree protette propriamente dette, a seguito della pronuncia di invalidità costituzionale (Corte cost. n. 193/2010).
L'istituzione delle aree contigue consentirà dunque di avere per queste zone un regime pianificatorio diverso dal restante territorio regionale salvaguardando, al tempo stesso, i risultati ottenuti in termini di tutela ambientale sulle predette aree nel corso degli ultimi decenni. La disciplina delle aree contigue proposta mette infatti in evidenza la relazione funzionale esistente tra queste e le aree protette adiacenti relazione che sarà valorizzata anche dalla pianificazione e dalla programmazione regionale che dovrà essere realizzata d'intesa con gli enti locali cui spetterà poi l'attuazione della stessa.
L'intervento sovraordinato della Regione, che si rende necessario al fine di avere una pianificazione coordinata di questi territori, non pregiudica infatti le competenze pianificatorie locali a cui è poi rimessa la fase attuativa.
Sotto il profilo delle modifiche territoriali si segnala in particolare che le proposte di modifica al comma 2 dell'articolo 10 della l.r. 19/2009 si rendono in grandissima parte necessarie allo scopo di istituire le nuove aree protette per le quali la Giunta regionale ha acquisito gli atti deliberativi da parte delle amministrazioni locali che ne hanno richiesto l'istituzione (Art. 5 del disegno di legge che modifica l' art. 10 della l.r. 19/2009).
Tra i parchi naturali a gestione regionale: il Parco naturale dell'Alta Valle Pesio e Tanaro cambia denominazione in Parco naturale del Marguareis il Parco naturale dell'Alta Valle Antrona trova il proprio presupposto nella sua recente istituzione ad opera della legge regionale 22 dicembre 2009, n. 33 il Parco naturale dell'Alta Val Sesia viene integrato in Commissione in Parco naturale dell'Alta Val Sesia dell'Alta Val Strona.
Tra le riserve naturali a gestione regionale: sono state inserite la Riserva naturale delle Grotte del Bandito, la Riserva naturale delle Grotte di Bossea, la Riserva naturale del Bric Montariolo, la Riserva naturale Castelnuovo Scrivia e la Riserva naturale Isola Santa Maria la Riserva naturale della Confluenza del Sesia e del Grana viene integrata in Riserva naturale della Confluenza del Sesia e del Grana e della Garzaia di Valenza.
Tra le riserve naturali a gestione provinciale, in Commissione è stata inserita la Riserva naturale del Neirone.
Infine, tra le riserve naturali a gestione locale è stata inserita la Riserva naturale Spina verde.
In conseguenza delle modifiche sopra illustrate, di ciascuna nuova area protetta si indica, con apposita modifica all'articolo 12 della l.r.
19/2009, il rispettivo soggetto gestore. È da sottolineare che l'istituzione delle nuove aree non comporta la creazione di nuovi enti strumentali di gestione, in quanto l'affidamento è posto in capo agli enti già previsti o ad amministrazioni locali (Art. 8 del disegno di legge che modifica l' art. 12 della l.r. 19/2009).
Con riferimento alle problematiche di illegittimità costituzionale ed in ragione del fatto che la Corte costituzionale ha ribadito il principio in base al quale le Regioni non possono prevedere e normare tipologie di aree protette diverse ed ulteriori rispetto a quelle riconosciute dalla normativa statale, si è provveduto ad eliminare dal titolo II della l.r.
19/2009 l'intera disciplina delle zone naturali di salvaguardia che, a seguito della pronuncia di invalidità costituzionale non possono più far parte del novero delle aree protette propriamente dette.
Le zone naturali di salvaguardia non trasformate in aree contigue, in quanto non adiacenti ad aree protette, pertanto sono state inserite nell'elenco delle aree componenti la rete ecologica regionale di cui all' articolo 2 della l.r. 19/2009 (Art. 1 del disegno di legge che modifica l' art. 2 della l.r. 19/2009).
Allo scopo poi di non vanificare completamente i risultati ottenuti sulle predette aree nel corso degli ultimi decenni in termini di salvaguardia ambientale, tali zone sono state disciplinate nel Titolo IV ora appositamente rubricato "Zone naturali di salvaguardia e corridoi ecologici" (Artt. 23-25 del disegno di legge di modifica del titolo IV con l'inserimento degli artt. 52 bis e 52 ter alla l.r. 19/2009).
Le zone naturali di salvaguardia sono, infatti, caratterizzate da particolari elementi di interesse naturalistico-territoriale, importanti da tutelare attraverso il raggiungimento delle finalità che la legge ha individuato, per esempio, nella tutela degli ecosistemi, nella promozione di iniziative di recupero naturalistico, nello sviluppo delle potenzialità turistiche.
Sono state classificate zone di salvaguardia le seguenti aree: 1. Zona naturale di salvaguardia della Collina di Rivoli 2. Zona naturale di salvaguardia dei Boschi e delle Rocche del Roero 3. Zona naturale di Salvaguardia del Bosco delle Sorti - La Communa 4. Zona naturale di Salvaguardia della Dora Riparia 5. Zona naturale di Salvaguardia del Monte Musinè 6. Zona naturale di Salvaguardia Tangenziale verde e laghetti Falchera.
L'istituzione e la modificazione dei confini territoriali di un'area di salvaguardia avviene con deliberazione della Giunta regionale, di concerto con gli enti locali e sentita la competente Commissione consiliare.
A seguito delle modifiche introdotte in materia di aree contigue e zone naturali di salvaguardia in sede di esame in Commissione, si è proceduto a coordinare l'art. 31 della l.r. 44/2000 relativo al regime autorizzativo in materia di cave e torbiere, precisando che sono escluse da tale disciplina le istanze riferite a cave ubicate non solo in aree protette a gestione regionale, ma anche in aree contigue o in zone naturali di salvaguardia (Art. 30 del disegno di legge).
In coerenza con l'esigenza di contenimento della spesa pubblica e allo scopo di non irrigidire con una previsione di rango legislativo le scelte organizzative dell'Ente di gestione dei Sacri Monti in ordine alla figura professionale da preporre alla direzione del Centro di documentazione dei Sacri Monti, calvari e complessi devozionali europei si propone l'abrogazione del comma 3 dell'articolo 32.
Per le stesse ragioni si propone altresì l'abrogazione dei commi 4 e seguenti dello stesso articolo 32, sopprimendo il comitato tecnico scientifico ivi previsto, organismo consultivo non più contemplato per le altre tipologie di aree protette.
Sono altresì previste. Una è data dalla istituzione di un Centro per la conservazione dei Sacri monti piemontesi con sede presso il Sacro Monte di Varallo, in considerazione della particolare rilevanza artistico architettonica che il Sacro monte in questione riveste nell'ambito del Sito UNESCO dei Sacri monti e più in generale a livello europeo, nonché per l'esperienza acquisita nel corso degli anni nel campo del restauro (articolo 15 del disegno di legge che inserisce l'articolo 32 bis alla l.r.
19/2009).
L'ulteriore integrazione è data dalla costituzione di comitati consultivi dei Sacri monti piemontesi.
In particolare, è previsto che ne sia istituito uno per ciascun sacro monte, composto da un minimo di tre membri ad un massimo di sette, nominato d'intesa dalle amministrazioni comunali e religiose interessate tra soggetti con esperienza in materia storico-artistica ed architettonica. Il comitato, che formula proposte operative all'ente di gestione, elegge al suo interno un presidente e un vice presidente ed è convocato almeno due volte l'anno. Ai suoi componenti non spetta alcun'indennità o rimborso (articolo 16 del disegno di legge che inserisce l'articolo 32 ter alla l.r.
19/2009).
In materia di gestione faunistica si procede invece alla riformulazione dell'articolo 33 della l.r. 19/2009 che, nell'attuale stesura, si limita a rinviare tout court alla disciplina contenuta nella l.r. 36/1989. Tale intervento normativo trova giustificazione nell'esigenza di disciplinare modalità di gestione della fauna selvatica che siano più funzionali e coerenti rispetto a quelle contemplate nel corpus normativo della l.r. 36/1989, divenuto ormai obsoleto e di cui, pertanto, si prevede l'abrogazione. L'articolo 33, nella formulazione che si propone, detta le disposizioni di principio che devono normare la materia e rinvia poi la disciplina tecnica di dettaglio ad un successivo regolamento delegato alla Giunta regionale, da emanarsi entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore del titolo II della l.r. 19/2009 (articolo 17 del disegno di legge che modifica l'articolo 33 della l.r. 19/2009).
In coordinamento alla nuova riformulazione dell'articolo 33, si fa una modifica all'articolo 8 della l.r. 19/2009 che conteneva un rinvio alla l.r. 36/1989 (articolo 4 del disegno di legge).
In merito alla gestione faunistica, in sede di Commissione il dibattito si è incentrato in particolar modo sulla norma che consente ai cacciatori pur a titolo oneroso e solo ove autorizzati dal soggetto gestore dell'area protetta, di effettuare abbattimenti e altri interventi previsti dall'articolo in questione. A fronte della perplessità manifestata in Commissione nei confronti di tale previsione, è ora previsto che l'adozione delle deliberazioni della Giunta regionale di definizione dei criteri e dei requisiti necessari per l'autorizzazione, debba acquisire preventivamente il parere della competente commissione consiliare.
Nel corso del dibattito in Commissione si è altresì convenuto di porre in capo alla Giunta l'onere di informare il Consiglio regionale in merito allo stato di attuazione della gestione faunistica, in particolare avuto riguardo ai risultati ottenuti ai fini del raggiungimento e della conservazione dell'equilibrio faunistico e ambientale nelle aree protette.
Tale modifica si sostanzia nell'aggiunta di un comma all'articolo 62 della legge 19/2009 (articolo 28 del disegno di legge che modifica l'articolo 62 della l.r. 19/2009).
Si propone, altresì, una modifica all'articolo 36 della l.r. 19/2009 in materia di risarcimenti per danni prodotti dalla fauna selvatica all'interno delle aree protette. In considerazione dell'ingente numero di risarcimenti finanziati ogni anno dalla Regione per i danni suddetti, si è ritenuto di sollecitare gli imprenditori agricoli ad attuare le misure preventive (finanziate dai soggetti gestori) di contenimento dei danni subordinando il risarcimento del danno da loro subito all'adozione di adeguate opere di prevenzione. L'originale previsione, che poneva in capo al soggetto gestore dell'area protetta l'onere di risarcire il soggetto che ha subito il danno, è stata sostituita da un'altra che pone tale onere in capo alla provincia. La medesima è, dunque, individuata quale soggetto unico che provvede alla liquidazione entro novanta giorni dalla data dell'accertamento (in luogo dei centoventi sino ad ora previsti). A tal fine è necessario che l'imprenditore agricolo segnali il danno entro dieci giorni dalla contestazione e non oltre trenta giorni dall'evento (articolo 19 del disegno di legge che modifica l'articolo 36 della l.r. 19/2009).
All'articolo 43 della l.r. 19/2009 è inserito un nuovo comma, il quale dispone che, all'interno dei siti facenti parte di Rete Natura 2000 l'abbattimento di piante di alto fusto, motivato dall'esigenza di garantire la pubblica incolumità o la stessa tutela di beni immobili, sia consentito previa comunicazione scritta al soggetto gestore del sito. In tal caso l'intervento di abbattimento può essere eseguito decorsi quindici giorni dalla data di presentazione della comunicazione al soggetto gestore, fatta eccezione per i casi di rischio incombente debitamente documentato, in cui l'intervento può essere eseguito dalla data di presentazione della comunicazione. È, comunque, sempre fatto salvo il potere del soggetto gestore di effettuare sopralluoghi e di prescrivere modalità di abbattimento e di ripristino (articolo 21 del disegno di legge che modifica l'articolo 43 della l.r. 19/2009).
Al fine di garantire la necessaria omogeneità di approccio al sistema di competenze degli enti interessati dalla disposizione, si propone poi una modifica dell'articolo 55, comma 20 della l.r. 19/2009, con l'aggiunta della specificazione che le sanzioni amministrative pecuniarie, ivi comprese quelle irrogate ai sensi della l.r. 32/1982, non solo siano introitate, ma anche irrogate dai soggetti istituzionali (Regione, province e comuni) a cui compete la gestione delle aree sul cui territorio è accertata la violazione (articolo 26 del disegno di legge che modifica l'articolo 55 della l.r. 19/2009).
Con riferimento allo stesso articolo si propone, altresì, l'inserimento del comma 11 bis che contempla una sanzione amministrativa di tipo pecuniario per chiunque impedisca la realizzazione degli interventi di gestione faunistica di cui all'articolo 33 della legge medesima. Qualora l'impedimento dovesse comportare anche danni all'ambiente o alle colture agrarie, la norma prevede altresì una responsabilità risarcitoria del soggetto colpevole.
A seguito delle modifiche proposte agli articoli 14 e 15 della l.r.
19/2009 sulle modalità di nomina dei Presidenti degli enti di gestione, si rende necessaria anche una modifica di mero coordinamento delle norme transitorie contenute all'articolo 56 che disciplinano le modalità per il primo insediamento degli organi degli enti in questione, eliminando, in particolare, tutti i riferimenti alla proposta della comunità dell'area protetta in ordine alla nomina del Presidente dell'ente di gestione, non più prevista (articolo 27 del disegno di legge che modifica l'articolo 56 della l.r. 19/2009).
In merito alle disposizioni generali in materia di gestione delle aree protette, in Commissione è emersa l'opportunità di precisare che le aree protette a gestione provinciale possono essere altresì gestite da enti strumentali di diritto pubblico della provincia competente. A tali enti si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni relative agli enti di gestione delle aree protette regionali (articolo 7 del disegno di legge che modifica l'articolo 11 della l.r. 19/2009).
Per effetto invece dell'inserimento del Parco naturale dell'Alta Valle Antrona nel novero delle aree protette disciplinate dal testo unico in questione si propone all'articolo 63 (Abrogazione di norme) l'abrogazione della legge regionale 22 dicembre 2009 n. 33 istitutiva del Parco medesimo.
Analogamente, nel medesimo articolo si propone l'abrogazione della legge regionale 8 giugno 1989, n. 36 (Interventi finalizzati a raggiungere e conservare l'equilibrio faunistico ed ambientale nelle aree istituite a Parchi naturali. Riserve naturali e Aree attrezzate) posto che, a seguito delle modifiche operate all'articolo 33, l'intera disciplina della gestione faunistica sarà contenuta nel predetto articolo del Testo Unico e nel Regolamento che seguirà sulla stessa materia (articolo 31 del disegno di legge che modifica l'articolo 63 della l.r. 19/2009).
In ragione delle modifiche proposte all'articolo 10 e all' articolo 52 bis della legge regionale 19/2009, nell'elencazione delle aree protette e delle zone naturali di salvaguardia si procede alla sostituzione dell'Allegato A della l.r. 19/2009 contenente l'elenco delle cartografie delle suddette aree (articolo 32 del disegno di legge).
Inoltre, si provvede alla correzione di alcuni errori materiali riscontrati agli articoli 34, 38, 43 e agli Allegati C e D della legge regionale 29 giugno 2009, n. 19 (articoli 18, 20, 21, 33 e 34 del disegno di legge).
Infine, in un apposito articolo relativo alle abrogazioni sono state raccolte tutte le disposizioni abrogative e soppressive che erano distribuite nell'articolato (articolo 35 del disegno di legge).
La V Commissione ha svolto un'analitica istruttoria del disegno di legge, esaminando ben 184 emendamenti. Pertanto, il testo licenziato ha tenuto conto anche di alcune proposte emendative della minoranza e alcune di esse si è ritenuto di rinviarle all'esame dell'Aula, per permettere ulteriori approfondimenti. Si auspica ora una approvazione da parte di questa Assemblea che porti a termine le necessarie modifiche alla legge regionale 19/2009 per la riorganizzazione del sistema regionale delle aree protette.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Taricco, relatore di minoranza.



TARICCO Giacomino, relatore di minoranza

Penso che dall'articolata e approfondita relazione del collega sia emerso con tutta evidenza il grosso lavoro che è già stato fatto in sede di Commissione per affrontare, affinare e migliorare il testo che ci era stato proposto, in virtù di alcune urgenze. Quando avevamo preso visione di questo testo di modifica della legge n. 19/2009, eravamo consapevoli che vi erano almeno un paio di questioni che richiedevano e necessitavano un approfondimento, prima tra tutte la sentenza della Corte Costituzionale che aveva messo in discussione quell'ipotesi di organizzazione e di tutela delle aree protette nella nostra Regione, che in qualche misura era stata ritenuta dalla Corte non coerente con la normativa quadro nazionale.
Eravamo quindi consapevoli che da questo punto di vista era necessario porre mano ad una modifica normativa che riportasse, in termini di coerenza, la nostra legge regionale dentro il quadro della normativa nazionale. Mi riferisco a tutto il tema delle Aree naturali di salvaguardia e delle soluzioni nuove che andavano ricercate sotto questo profilo.
Dall'altra parte, vi era una normativa nazionale che imponeva la riduzione degli organismi di gestione e che ci imponeva di ripensare la modalità con cui erano stati impostati i meccanismi di autogestione e di governo delle aree protette nella nostra Regione.
Quando la Giunta presentò il suo testo rimanemmo complessivamente non favorevolmente colpiti dal fatto che - insieme alla necessità di affrontare questi due nomi e di apportare, come sempre succede, una serie di elementi di "manutenzione normativa", cioè la necessità di correggere alcuni errori materiali e di affinare alcune altre norme - vi fossero inserite una serie di questioni sulle quali avevamo ricevuto diverse istanze e pesantemente pregiudicanti l'idea di tutela del territorio da un punto di vista ambientale e di salvaguardia della biodiversità, che avrebbero necessitato di un'attenzione particolare. Faccio riferimento soprattutto al percorso che era stato individuato per la nomina degli Organismi di gestione delle aree protette che, dal nostro punto di vista, rischiava di ricreare quello scollamento tra i territori su cui insiste l'Area protetta e l'Organismo di gestione dell'Area protetta stessa; meccanismo che dava automaticamente alla Regione la maggioranza all'interno degli Organismi di gestione e che quindi esautorava in qualche misura il territorio dalle proprie scelte di autogestione.
Devo dire che, sotto questo profilo, c'è stato un lavoro importante e approfondito in sede di Commissione che secondo noi ha permesso di raggiungere - mettiamola in questi termini - un equilibrio da "minimo sindacale": dal nostro punto di vista continuiamo ad essere convinti che sarebbe stato auspicabile che la scelta del Presidente fosse posta in capo alle comunità locali sul cui territorio l'Area protetta insiste; crediamo però che, alla luce di come si era partiti in questa vicenda, la soluzione trovata - cioè due componenti dei Consigli nominati da parte della Regione tra cui il Presidente, due in capo alle comunità locali e uno in capo alle Province - sia una sorta di "minimo sindacale" che però può avere una sua sostenibilità.
Ripeto: per quel che ci riguarda, continuiamo ad essere convinti che sarebbe meglio se la nomina del Presidente fosse in capo ai soggetti individuati dalle comunità locali, perché crediamo - per quella che è la missione specifica che la legge di riferimento (la n. 19) assegna alle aree protette - sarebbe meglio se fossero le stesse aree protette a governare le scelte, le decisioni e i processi che riguardano il proprio territorio.
L'Assessore Casoni, nella presentazione del suo disegno di legge, ha più volte affermato - cosa che noi condividiamo - che le aree protette debbano essere un luogo dove la questione della tutela dell'ambiente e della biodiversità del territorio è centrale - sia per la specificità del territorio cui si riferisce sia per l'unicità del patrimonio faunistico e di flora esistente - ma che, al contempo, questa salvaguardia e questa tutela debbono guardare in avanti e trovare le strade per valorizzare in positivo la ricchezza e la peculiarità di quel territorio.
Ecco, noi condividiamo questo tipo di approccio; proprio per questo però crediamo che, essendo in gioco la valorizzazione di quel territorio di quel contesto su cui insistono delle comunità, meglio sarebbe stato e meglio sarebbe che fossero quelle comunità e quei territori a governare più da protagonisti le scelte che riguardano il futuro di quel territorio.
Dopodiché, nella necessità di trovare - come sempre succede quando si tratta di costruire percorsi politici, oltre che scelte legislative - un punto d'incontro e di compromesso, abbiamo accettato una soluzione che, pur non convincendoci, ci sembra già comunque molto migliore della soluzione da cui eravamo partiti.
Sull'altro grosso nodo relativo agli obblighi cui dovevamo ottemperare cioè quelli di trovare una nuova codificazione a quelle che nella norma precedente erano state individuate come "Aree di salvaguardia" - ma con un'accezione che le poneva in una situazione "intermedia" tra le aree protette e le aree ordinarie -, crediamo che il compromesso trovato di definire una parte significativa di queste aree - cioè soprattutto quelle contigue alle aree protette e segnatamente, all'interno di queste, quelle che riguardano aree fluviali - come "aree contigue" crediamo sia una soluzione nettamente migliorativa rispetto al passato.
Voglio solo ricordare, per chi conosce le aree di protezione intorno al Po e - per quanto riguarda, per esempio, la provincia dalla quale io provengo - l'area che riguarda la fascia di tutela del Gesso e dello Stura questo tipo di scelta diventa fondamentale. Avremmo corso infatti il rischio di smantellare tutta una porzione di tutele e di protezioni riconducendo l'effettiva Area protetta a porzioni di territorio che oserei definire quasi non significative, cosa che avrebbe voluto dire buttare nel cestino decenni di lavoro di valorizzazione, di tutela e di miglioramento del contesto territoriale.
Buona parte delle aree su cui si erano sviluppati progetti di valorizzazione ambientale e territoriale insistevano su aree che, ai sensi della pronuncia della Corte Costituzionale, venivano a trovarsi totalmente fuori dalle aree protette. Noi avremmo quindi fatto dieci anni di lavoro per poi buttarlo nel cestino dicendo che non serviva più a nulla.
Crediamo che la soluzione che si è individuata in sede di Commissione sia - come dicevo - un notevolissimo passo avanti. Ci sono ancora alcuni nodi che richiederanno un approfondimento e una riflessione nel corso del dibattito, che riguardano, innanzitutto, il modo con cui legare più fortemente, per quanto possibile, il destino e il futuro delle aree contigue a quello delle aree parco protette, alle quali sono sostanzialmente connesse e collegate in un unico progetto di valorizzazione.
L'altra questione da approfondire crediamo sia legata ai controlli: alcune soluzioni che avevamo proposto in sede di Commissione non erano state ritenute giuridicamente percorribili degli uffici, ma il tema rimane comunque aperto. Perché come accade, per esempio, nel parco del Po cuneese se centinaia di ettari, alla luce della nuova codificazione, si trovano dentro l'area parco, mentre tutto il resto della superficie viene a collocarsi in un'area contigua (per cui non più in area parco), è chiaro che se il controllo da parte del parco può essere esercitato solo sull'area protetta, avremo un problema di effettività del controllo, nel senso che non potrà esservi alcun tipo di controllo.
Noi crediamo che nel corso del dibattito ci sarà spazio per mettere a punto una definizione puntuale su questo aspetto, che ci aiuti a meglio fornire di strumenti i soggetti che saranno chiamati all'impegno nella gestione.
Riteniamo che il lavoro svolto in Commissione, finalizzato a trovare un punto di equilibrio per quanto riguarda la modificazione normativa introdotta sulla gestione dei piani d'area, sia stato prezioso ed importante. Si avvertiva la necessità di superare i limiti di una norma concepita più come salvaguardia che come agibilità da parte dei piani d'area - la norma che prevedeva il passaggio in Consiglio per l'approvazione e le modificazioni dei piani d'area era oggettivamente troppo complicata; non per nulla, talvolta erano necessari degli anni per una modifica! - e di governare comunque un processo, gestendolo sostanzialmente.
Noi crediamo che la scelta adottata, che prevede una forte concertazione con i territori e una condivisione in seno alla Commissione dei processi avviati, rappresenti un buon punto di equilibrio probabilmente, può essere ancora perfettibile, ma crediamo che su questo si sia lavorato bene, così come si sono affinate bene le scelte che riguardano le modifiche in determinate occasioni di confine e di porzioni di territorio nella definizione.
Riteniamo che si sia lavorato bene anche sulla questione particolare e peculiare di ricerca di un equilibrio per quanto riguarda il complesso dei Sacri Monti. È stato fatto uno sforzo importante sapendo che dovevamo comporre punti di vista non sempre totalmente coincidenti.
Noi non eravamo convinti - peraltro, continuiamo ad avere grosse perplessità in merito - sulla necessità di intervenire su tutto il sistema della gestione faunistica all'interno delle aree protette. Detto questo crediamo che il lavoro che è stato fatto, anche in questo caso per costruire una modalità di gestione delle questioni faunistiche all'interno delle aree parco sufficientemente condivise, sia stato assolutamente importante e pregevole, perché ha migliorato significativamente il testo da cui si era partiti. Lo stesso discorso vale per la questione dei risarcimenti danni.
L'accentuazione del tema della prevenzione e della modalità di coordinamento complessivo attraverso normative condivise da tutte le aree parco crediamo sia stata una scelta importante.
Sul tema introdotto all'articolo 21 (di cui conosciamo le motivazioni che ne stanno all'origine), relativo alla possibilità di intervenire su alberi ad alto fusto per governare situazioni complesse che sappiamo vi è la necessità di dover affrontare, crediamo siano ancora utili alcune limature. Abbiamo presentato in questo senso un emendamento per puntualizzare meglio le modalità di intervento, ma condividiamo la necessità di disporre di uno strumento per intervenire.
In conclusione, crediamo che si sia fatto un grosso lavoro di ricerca di un punto di vista condiviso e sufficientemente accettabile da parte di tutti. Noi abbiamo presentato un certo numero di emendamenti, con la massima disponibilità a ritirarne alcuni se ci saranno le serenità necessarie e la volontà di lavorare costruttivamente per concentrare la nostra attenzione su quattro o cinque questioni molto puntali. Non è dunque nostra intenzione fare barricate o complicare la vita.
Massima disponibilità, quindi, se coglieremo quella volontà di fattivo concorso di tutti alla costruzione di un testo condiviso, a ritirare larga parte degli emendamenti presentati, perché la volontà è quella di fare un lavoro utile al Piemonte, consapevoli del fatto che abbiamo appuntamenti importanti che non possiamo smarrire in questo tipo di percorso.
Voglio veramente augurarmi e augurare all'Aula, che, come già si è potuto fare su altre norme, si trovi la strada per una collaborazione fattiva che aiuti a costruire qualcosa di buono per il Piemonte e per la tutela ambientale del nostro territorio. Grazie, Presidente.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PLACIDO



PRESIDENTE

Grazie, collega Taricco.
Se la Presidenza del Consiglio ricevesse i documenti che lei indicava potremmo organizzare meglio i nostri lavori. La ringrazio.



TARICCO Giacomino

Stanno arrivando.



PRESIDENTE

Il terzo relatore del provvedimento è il Consigliere Bono, che ha facoltà di intervenire.



BONO Davide, relatore di minoranza

Grazie, Presidente.
Sarò sicuramente più breve dei relatori che mi hanno preceduto, in quanto molto è già stato detto. Mi preme comunque intervenire perché questo corposo disegno di legge ci ha visto impegnati, spesso in prima persona nel tentativo di emendarlo nel senso che noi ritenevamo più positivo possibile, per addivenire ad una sintesi che, seppure non possiamo ritenere sufficiente, rappresenta comunque il risultato che oggi è possibile (anzi che è stato possibile nei mesi precedenti, poiché il lavoro in Commissione è di qualche mese addietro) con la Giunta attuale.
Come sapete, è stato messo mano al testo unico delle aree naturali sulla tutela delle biodiversità, che è stato presentato dalla Giunta Bresso nel giugno 2009, inserendo le cosiddette zone naturali di salvaguardia, che erano poste all'interno delle aree protette come gestione tutelata pretendendo però di farvi cacciare all'interno liberamente. La Corte Costituzionale lo aveva impugnato e con sentenza n. 193 del 2010 ne aveva dichiarato l'illegittimità costituzionale (infatti, nelle aree protette di qualunque paese non si caccia, al massimo si fa un controllo delle specie per evitarne il soprannumero e il conseguente squilibrio ecologico).
La patata bollente è passata, così, alla Giunta Cota, che ha dovuto elaborare piuttosto in fretta una risposta all'illegittimità segnalata precedentemente. È stata concessa una deroga fino al mese di aprile 2011 poi prorogata anche in merito alle nomine dei CdA degli enti parchi.
Il testo della Giunta, ovviamente, è stato depositato a settembre, ma tra varie consultazioni (bilancio e finanziaria) si è potuto iniziare la discussione in Commissione solo il 10 gennaio (lo preciso giusto per ristabilire un po' di storia).
Le scelte possibili erano due: ritornare alle zone naturali di salvaguardia all'interno delle aree protette, impedendovi la caccia a tutti gli effetti, oppure farle uscire dal novero delle aree protette.
Ovviamente, la Giunta Cota, nella persona dell'Assessore Casoni, ha fatto una scelta, che è politicamente lecita, ma non corretta dal nostro punto di vista, secondo la quale le zone naturali di salvaguardia dovevano essere stralciate dai parchi e affidate, come gestione, ai Comuni (non più agli enti parco), con un articolo che intimasse ai Comuni di perseguire finalità di tutela degli ecosistemi, del recupero naturalistico, di riequilibrio urbanistico-territoriale, di gestione della fauna equilibrata, di sviluppo delle potenzialità turistiche sostenibili dell'ex area protetta.
Con i tagli dei trasferimenti ai Comuni diventa difficile gestire quanto detto e poter essere sicuri.
Nel corso di una Commissione, l'Assessore Casoni ci ha risposto che non ci sarebbero stati grossi problemi, perché i Piani regolatori dei Comuni riguardanti le aree ex zona naturale di salvaguardia, sarebbero passati sotto gli occhi vigili della Regione. Naturalmente, l'Assessore Casoni non ci ha rassicurati più di tanto, perché qualcosa può sempre scappare.
Siamo riusciti a proporre, insieme a molte associazioni di tutela ambientale e a tecnici, l'inserimento delle zone naturali di salvaguardia almeno in parte, nella fattispecie delle aree contigue previste dalla legge nazionale n. 394/1991, all'articolo 32, sulle quali saranno redatti idonei piani e programmi per la gestione della caccia, della pesca e delle attività estrattive, per la tutela dell'ambiente e della biodiversità.
Pertanto, non possiamo ritenerci completamente soddisfatti da questa scelta, ma è stata l'unica sintesi cui è stato possibile addivenire.
All'interno dell'articolo 32 della legge nazionale n. 394/1991, la Regione potrebbe disciplinare l'esercizio della caccia cosiddetta "controllata", riservata, cioè, ai soli residenti dei Comuni dell'area protetta e dell'area contigua.
Un'azione di questo tipo ci vedrà sicuramente impegnati in prima persona, per cercare almeno di limitare la caccia a queste condizioni anche perché - faccio un brevissimo excursus - sulla testa dei piemontesi pende il referendum sulla caccia del 1987.
Poiché non vogliamo portare avanti una battaglia ideologica anticaccia abbiamo voluto analizzare nel dettaglio tutti gli articoli.
Sicuramente, la gestione delle aree protette è fondamentale nel suo complesso di finalità e servizi non economicamente misurabili, che esse portano.
Alla lettera b) del comma 5, dell'articolo 33 - ad esempio s'introduce la gestione faunistica nelle aree protette a titolo oneroso: i cacciatori, pagando il giusto - ovviamente questo "giusto" è molto soggettivo e, soprattutto, politicamente interpretabile - saranno liberi di entrare e gestire a modo loro la fauna - noi diciamo così - ovviamente sotto la diretta responsabilità e sorveglianza dell'Ente Parco, e secondo i criteri definiti da un non meglio precisato regolamento della Giunta regionale.
Pertanto, si va a stralciare la legge del 1989, riguardante la gestione faunistica all'interno delle aree protette, e la si sostituisce con un regolamento scritto dalla Giunta regionale.
Noi questo non lo riteniamo corretto, poiché si va a minare ed esautorare il potere sovrano dell'Assemblea legislativa: il potere legislativo, cioè emanare le leggi che il potere esecutivo renderà esecutive.
Demandare un semplice regolamento ci sembra quantomeno riduttivo.
Abbiamo discusso a lungo con l'Assessore Casoni, anche a latere delle Commissioni stesse, quindi un dialogo c'è stato: l'Assessore Casoni ha avuto l'illuminazione e ha compreso che i Parchi sono un costo e al momento non producono molto reddito.
Il Ministro Tremonti, da una parte, e il Presidente Cota, dall'altra chiedono sacrifici a tutti gli Assessori, pertanto la risposta più semplice è stata quella di liberarsi - secondo il nostro giudizio - di una parte delle ex aree protette, cioè le zone naturali di salvaguardia, cedendole ai Comuni, per farle fruttare secondo i crismi dello sviluppo compatibile e del turismo sostenibile.
ovvio che lo sviluppo compatibile è un po' ossimorico, nel senso che al momento, pensare a possibilità di crescita in maniera compatibile risulta un po' tendente all'impossibile. Ci rendiamo conto, che la situazione economica è quella che è, però pensare di incassare i soldi della gestione faunistica che sino ad oggi spetta ai gestori dei Parchi, ci sembra quantomeno riduttivo.
Siamo convinti che le aree protette siano, per definizione, titolari di territori protetti, per quanto riguarda il territorio, la flora e la fauna sui quali s'investe, anche per la gestione del personale, per poterle preservare, affinché continuino ad erogare quei servizi naturali, tra cui acqua, aria e cibo pulito, ma anche servizi per il turismo realmente sostenibile, non monetizzabile, ma dal valore inestimabile.
Pertanto, non si tratta di servizi pubblici di rilevanza economica, che producono un gettito che deve pareggiare la spesa.
Nella stessa interpretazione, s'inserisce l'affidamento, o meglio, la nomina dei CdA degli Enti Parco.
C'è una visione molto aziendalistica (addirittura pari ad una società per azioni), per cui gli azionisti possono anche essere in maggioranza, ma il Presidente del Parco deve essere nominato dall'azienda, cioè dalla Regione.
Su questo dibattito politico non ci siamo appassionati molto, perch per noi il tema precipuo, fondamentale, è quello della salvaguardia delle aree protette e delle funzioni che esse svolgono. Consideriamo giustissimo sacrosanto - anche perché lo richiede i livello nazionale - ridurre i membri dell'Ente Parco ad almeno cinque, ma relativamente alle nomine da parte della politica - che sia regionale, provinciale o delle comunità locali (i Comuni) - interessati all'Ente Parco, il dibattito non ci appassiona.
Ci appassionerebbe di più - e l'avevamo proposto con un emendamento in Commissione - poter aprire a delle nomine che riguardino le associazioni ambientaliste, o comunque associazioni a tutela del territorio, o comitati presenti sul territorio, che vivono, conoscono e presidiano il territorio.
La difficoltà è proprio quella di far convivere punti di vista opposti: la nostra visione politica con quella presentata dall'Assessore Casoni.
Speriamo che in futuro si possa addivenire ad una sintesi anche in evoluzione, che permetta che i nostri Parchi non siano - come descritti dall'Assessore - un'entità museale, morta, ferma e inutilizzabile, ma un qualcosa di fruibile da un turismo consapevole e sostenibile, che permetta agli stessi di rimanere in vita e fornire servizi utili.
Chiudo affermando che anche noi segnaliamo l'appunto sull'articolo 21 riguardante la possibilità di tagliare alberi per motivi di pubblica sicurezza, sia per le persone sia per gli immobili, che, in caso d'urgenza prevede il taglio immediato subito dopo l'avvenuta comunicazione.
Chiediamo all'Assessore Casoni di poter riscrivere insieme quest'articolo, perché ci rendiamo conto che ci sono motivi di pubblica sicurezza, ma occorre dare il tempo all'Ente Parco di fare il sopralluogo perché se nove persone su dieci taglieranno quegli alberi che veramente mettono a rischio l'incolumità delle persone, potrebbe esserci una persona su dieci che si metterà a tagliare, all'interno dell'area Rete Natura 2000 quegli alberi che magari non sono a rischio.
Chiediamo che venga tolta la parte emergenziale, che vengano mantenuti i 15 giorni della comunicazione e che sia necessario il sopravvenuto sopralluogo da parte dell'Ente Parco, per il taglio.
Anche noi abbiamo presentato una serie d'emendamenti: molti riguardano gli articoli precedenti al 21, ma siamo sicuri che se addiverremo ad una sintesi su quest'articolo, potranno essere discussi molto velocemente e rapidamente.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Bono.
aperta la discussione generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Grazie, Presidente.
Vorrei intervenire in sede di discussione generale perché possano essere rese chiare alcune ragioni delle riflessioni che lo Gruppo regionale del PD vuole porre su questa materia.
Noi abbiamo espresso un giudizio fortemente negativo rispetto al disegno di legge, così com'era stato licenziato dalla Giunta regionale e trasmesso all'Aula.
Questo nostro giudizio fortemente negativo è stato confermato da consultazioni molto partecipate che hanno visto la presenza di moltissimi esponenti dei Sacri Monti, delle aree protette, delle comunità locali e delle Amministrazioni provinciali. Porre con molta nettezza che il disegno di legge della Giunta potesse essere modificato in parti sostanziali.
Noi riconosciamo il fatto che all'interno del lavoro della Commissione consiliare molte delle questioni che erano oggetto di forti critiche da parte della Comunità piemontese sono state affrontate e risolte positivamente anche con soluzioni che consideriamo intelligenti.
Noi crediamo sia necessario, all'avvio di questa discussione sul modifiche al testo unico, riproporre alcune esigenze.
La prima. Noi avvertiamo l'urgenza che il Consiglio regionale assuma velocemente e licenzi velocemente le modifiche al testo unico. Da più di un anno a questa parte la realtà delle aree protette e dei Sacri Monti nella nostra Regione è in una condizione emergenziale. Siamo in una condizione di un prorogato degli organi, siamo in una condizione nella quale si è interrotta una capacità di progettazione all'interno di queste aree e di affermazione di questo ruolo.
Siamo in una condizione emergenziale, anche perché alcune aree protette che erano state istituite alla fine della precedente legislatura regionale (ho in mente in modo particolare quella dell'alta Valle Antrona) ed erano state istituite su forte istanza delle Comunità locali perché nel corso degli anni si è interrotta eliminata la forte cesura tra l'esigenza della tutela dell'ambiente e del territorio e le aspettative delle Comunità locali, oggi quelle aree non decollano, non partono.
Ancora recentemente c'è stata una lettera con la quale i sindaci della Valle Antrona chiedono che almeno possa essere finanziato il piano di area del Parco della riserva dell'alta Valle Antrona.
Perché questo può innestare all'interno delle Comunità locali anche un meccanismo di riprogettazione di una capacità ed un ruolo economico che tenga conto con la sostenibilità ambientale e con la salvaguardia dell'ambiente.
Siamo in una condizione emergenziale nel momento in cui è cresciuta la cultura del cittadino e l'attenzione da parte del cittadino è nell'immaginare che l'area protetta non è un vincolo, ma può essere una risorsa e un'opportunità di protezione di un valore destinato a durare nel tempo, con anche una sostenibilità della vita economica e, in modo particolare, dell'offerta turistica.
cresciuta la quota di persone che si rivolgono oggi verso il sistema delle aree protette come meta anche di periodi di proprio soggiorno turistico.
Siamo in una condizione emergenziale perché non ci sono le risorse economiche per dare una vita dignitosa al sistema delle aree protette. A malapena, con la legge di bilancio del 2011 sono state garantite le spese di funzionamento degli enti.
Con il collega Ronzani sono stato la settimana scorsa presso il Sacro Monte di Varallo e ci siamo resi conto che, rispetto ad una pianta organica di nove persone, ce ne sono cinque in servizio, una è distaccata presso una pinacoteca all'interno della Città di Varallo. Quell'area protetta - è solamente un esempio - vive oggi una condizione di grandissima difficoltà.
Ecco perché noi vogliamo che l'approvazione del testo del disegno di legge di bonifica al testo unico possa anzitutto fare uscire da una condizione emergenziale una situazione come quella che ho cercato di descrivere.
Lo diceva il collega Taricco sul finire della sua relazione di minoranza: abbiamo presentato e depositato una serie di emendamenti, perch vogliamo capire come avverrà la discussione e l'intervento del Consiglio regionale su questo testo unico durante i lavori consiliari.
Per essere chiaro, se si vuole tornare indietro rispetto ai punti acquisiti all'interno del lavoro della Commissione, la nostra opposizione sarà dura.
Se si vorrà ancora cogliere nel merito una discussione in Aula per cercare di migliorare alcune questioni che ancora il lavoro della Commissione, pur proficuo, non ha compiutamente definito, il nostro contributo sarà unicamente portato sul merito.
E quali sono le questioni che noi poniamo con molta centralità? La prima. Noi non vogliamo - a scanso di ogni equivoco, lo dico perché a me piace parlare e in modo chiaro e in modo diretto - che si spezzino gli equilibri di questo disegno di legge.
Quando dico che non si spezzino gli equilibri gli equilibri all'interno del disegno di legge significa che non può essere spezzato il momento unitario di gestione dei Sacri Monti all'interno della nostra Regione perché è sbagliato, perché ce lo chiedono tutti i rettori di tutti i Sacri Monti della nostra Regione, perché il sistema dei Sacri Monti è diventato patrimonio dell'UNESCO concepito nella sua unitarietà e non come singoli pezzetti.
Se qualcuno ha in mente che all'interno della discussione in Aula, come pure è stato in modo ostentato dichiarato sugli organi di comunicazione nel corso delle settimane e dei mesi scorsi, ci deve essere una soluzione per cui ci sono vinti e vincitori, questo renderà complicatissima la discussione in Aula sul disegno di legge di modifica al testo unito delle aree protette.
Abbiamo portato avanti in Commissione una battaglia, noi come Gruppo consiliare del PD, ma anche con molti altri colleghi dell'opposizione e non solamente dell'opposizione, tesa sostanzialmente a riportare a un ruolo di protagonismo le comunità locali e in modo particolare sul sistema dei Sacri Monti, le comunità locali e gli ordini religiosi che gestiscono oggi i singoli Sacri Monti, che oggi rappresentano nel testo licenziato dalla Commissione il punto centrale della gestione unitaria del sistema dei Sacri Monti.
Se qualcuno pensa di voler spezzare questa gestione unitaria vuol dire che si ritorna indietro rispetto al punto di equilibrio acquisito all'interno del dibattito in Commissione e come tale noi lo valuteremo e rispetto al quale adegueremo i nostri comportamenti.
Noi vogliamo però che possa avviarsi con il mese di settembre la procedura di nomina dei componenti gli organi. Questo è un obiettivo che ci poniamo.
Dicevo prima, in un passaggio della mia riflessione, che è un anno che i Consigli sono in una fase di prorogatio; è un anno che il sistema delle aree protette dei Sacri Monti vive una condizione di ordinaria amministrazione; è un anno che questo sistema che è un pezzo centrale del patrimonio culturale e naturalistico della nostra regione vive senza alcun tipo di prospettiva.
Credo che in questo momento, al di là del tema rilevante delle risorse noi abbiamo il dovere di dare certezza a un sistema, e abbiamo il dovere di dare certezza a questo sistema anzitutto consentendo e ponendoci come obiettivo quello della fuoriuscita dalla fase emergenziale.
Vogliamo anche che l'approvazione di questo disegno di legge possa consentire l'eliminazione di una serie di situazioni di tensione locale che si stanno determinando sia sul sistema delle aree protette sia sul sistema dei Sacri Monti.
Guai chi pensa di giocare una sua battaglia che ha unicamente come obiettivo quello dell'acuirsi delle tensioni.
Le tensioni che hanno portato alle dimissioni della totalità del Consiglio del Sacro Monte di Varallo sono lo specchio di una situazione di guerra sul tema dei Sacri Monti che non porterà noi, ma la Giunta regionale, da nessuna parte.
Allora, abbiamo bisogno di restituire certezza, serietà e anche equilibrio ai rapporti con le comunità locali. Noi ci auguriamo che questo avvenga attraverso una discussione di merito che, però, deve necessariamente salvaguardare i punti di equilibrio raggiunti nel lavoro delle Commissioni e una condizione di equità per tutti i soggetti che all'interno della nostra Regione sono parte di un sistema ricco di aree naturalistiche e di Sacri Monti. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Buquicchio; ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Questa discussione, che avviene in un'aula estremamente rumorosa e distratta, riguarda il disegno di legge n. 54.
Non posso che prendere atto che molti colleghi hanno contribuito al lavoro in Commissione per rivisitare e migliorare la proposta della Giunta sull'argomento.
Pur non potendo, ovviamente, partecipare ai lavori di tutte le Commissioni, essendo anche stato assente alla maggior parte della discussione che ha riguardato questo argomento, non posso esimermi, in qualità di Consigliere oltre che di Capogruppo, dall'esprimere alcune perplessità relative a questo disegno di legge.
Tutti dovremmo chiederci a quali necessità e a quali obiettivi si rivolge questo disegno di legge. Il ruolo di noi legislatori dovrebbe partire da un'analisi quanto più oggettiva e meno di parte possibile rispetto agli indirizzi ambientali ed economici del nostro territorio.
Se l'obiettivo fosse solo quello di ridisegnare o riattribuire ruoli dirigenziali in Enti di gestione di aree naturali o protette del territorio sarebbe uno sterile resettaggio di gestione del patrimonio ambientale del Piemonte, in funzione dei cambiamenti della rappresentanza politica e degli avvicendamenti del Governo regionale. Quindi, l'obiettivo della discussione deve guardare ben oltre.
L'organizzazione normativa, per quanto di competenza della Regione delle aree protette e l'individuazione degli indirizzi programmatici, in termini di politiche di tutela ambientale e della biodiversità, sono interconnessi con le potenzialità di sviluppo economico del territorio e con la qualità ambientale.
Il ruolo dell'Amministrazione regionale deve essere, pertanto, primario, ma non può essere limitato a questioni di organigramma degli Enti gestori, n può essere finalizzato a dotare il Sistema delle aree protette piemontesi di vincoli a geometria variabile, includendo o escludendo aree in base ad opportunistiche o - peggio - interessate valutazioni che durano l'arco di un'amministrazione del Governo regionale. Un tessuto, qualsiasi tessuto sollecitato ciclicamente con estensioni e restrizioni fluttuanti, come tutti i fenomeni che sono soggetti a fatica ciclica, rischia di indebolirsi nella sua trama - parlo della trama del tessuto.
Il concetto stesso di biodiversità, intesa come variabilità di ogni origine esistente tra gli organismi viventi, è legato alla resistenza ambientale o - meglio ancora - al concetto di resilienza ambientale, ossia quella caratteristica del sistema nel ritrovare le condizioni biologico ambientali perdute in seguito ad impatti e variazioni introdotte nell'ecosistema da fattori esterni indotti. È come una pallina di gomma che tende a riprendere, dopo la costrizione in una mano, il proprio stato.
Quindi, scelte politiche errate possono ritardare o - addirittura compromettere questa resilienza ambientale.
La definizione delle aree protette è, pertanto, una scelta della massima delicatezza. La biodiversità è un obiettivo legato al territorio che va oltre i confini regionali - per cui è delicatissimo - e fa riferimento a tre distinti livelli di realizzazione: quello della variabilità genica, che caratterizza i tratti caratteristici di ogni specie; quello della variabilità tra le differenti specie presenti in tutto l'ecosistema e quello della variabilità ambientale.
Ciò dimostra come questo tema in discussione riguardi tutta una serie di aspetti inerenti la sfera delle risorse agricole-forestali-zootecniche della tipicità di prodotto, del turismo, delle acque interne, del settore dei trasporti e delle infrastrutture. Il tutto è inerente all'incidenza sulle aree urbane; quindi, anche le scelte urbanistiche rappresentano un importante elemento, per esempio, nella variazione di impermeabilizzazione dei suoli: sono tutti aspetti inerenti alla idrogeologia.
Pertanto, la tutela delle aree protette e le strategie per il recupero della biodiversità devono essere affrontate rispetto a tali settori tematici. Perciò, dobbiamo anche valutare quanto le modifiche proposte dal presente disegno di legge possano coerentemente essere confrontate con quanto dibattuto in questi ultimi mesi anche in materia di urbanistica e rispetto alla più recente discussione in materia venatoria e di tutela del patrimonio faunistico.
Tra gli altri argomenti, ho citato anche l'urbanistica: in tale ambito infatti, l'incremento della biodiversità può avere effetti positivi sull'ambiente, in particolare sulle polveri sottili. In alcune città, per aumentare il volume verde, oltre che in superficie, si stanno avviando progetti basati, ad esempio, sull'estensione verticale di specie erboree sugli edifici, noto come "bosco verticale".
Non ultima, legata alla biodiversità, c'è la sfera della salute, quindi il tema riguarda anche le politiche sanitarie.
La strategia per la biodiversità ha tappe realizzative molto più articolate rispetto a quanto proposto da questo disegno di legge in oggetto di discussione. Quando si parla di tutela delle aree protette e di biodiversità bisogna tenere conto di uno scenario normativo molto più vasto e di obiettivi ancora più lungimiranti, a partire dall'attuazione di Rete Natura 2000, fino alle risoluzioni comunitarie che puntano alla drastica riduzione del tasso di perdita di biodiversità e di sistemi ecosistemici entro il 2020, addirittura ripristinandone una significativa quota parte.
L'anno 2010, come tutti sapete, è stato proclamato dall'ONU Anno Internazionale della Biodiversità, dimostrando così che questo non è un obiettivo regionale, né nazionale, ma mondiale.
Per il raggiungimento delle varie strategie è necessario un supporto legislativo adeguato, nei limiti della potestà delle Regioni, che riescono a dettare gli indirizzi sui settori che impattano la biodiversità adeguando perciò le normative in materia di aree protette, inoltre individuando le relative risorse finanziarie. Il Titolo V della Costituzione attribuisce allo Stato la potestà legislativa in materia di tutela ambientale degli ecosistemi, mentre trasferisce alle Regioni e agli altri Enti territoriali le competenze gestionali in altri settori, i quali impattano la biodiversità.
Si tenga presente che, per la realizzazione delle strategie che riguardano la tutela ambientale, occorre, innanzitutto, l'efficacia di un sistema e di uffici regionali per la biodiversità, con funzioni di monitoraggio e conservazione.
Diventano quanto mai importanti i piani d'azione regionali per la tutela delle aree naturali e della biodiversità.
Questi piani devono definire funzioni ecologiche per stabilizzare ecosistemi sul medio e lungo periodo e non a scadenza di legislatura.
Al di là di alcuni aspetti di revisione normativa dettati dal pronunciamento della Corte Costituzionale nel 2010 sulla legge regionale 19/2009, ribadisco che gli obiettivi ed eventuali modifiche non possono ridursi ai criteri delle nomine né alla revisione degli elenchi delle aree protette o dei relativi confini, senza che sia stato prima definito il loro ruolo all'interno dei piani di tutela naturalistici e paesaggistici.
Mi rendo conto dell'equilibrio ecosistemico globale del territorio.
Il tempo a mia disposizione sta per terminare, per cui avremo modo di confrontarci ulteriormente nel corso della disamina dei vari articoli.
Assessore, non ho presentato emendamenti. Sarò attento allo svolgimento dei lavori e mi auguro che tutti gli aggiustamenti necessari, compresi quelli che hanno segnalato i colleghi, possano trovare soddisfazione, per cui seguirò i lavori e il mio voto sarà condizionato dall'esito degli stessi.
Vorrei concludere con una bella frase di Trilussa, che fa riferimento alla qualità della vita. Sono solo due righe. Diceva Trilussa: "C'è un'ape che se posa su un bottone de rosa, lo succhia e se ne va. Tutto sommato la felicità è una piccola cosa".
E la felicità per la nostra popolazione dipende dalla capacità di noi legislatori.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Muliere; ne ha facoltà.



MULIERE Rocco

Grazie, Presidente.
Sia la relazione del collega Taricco che gli interventi che mi hanno preceduto hanno messo in evidenza alcune questioni.
Vorrei partire da quella che è stata non soltanto la discussione in Commissione, ma dalla consultazione su questo disegno di legge. L'Assessore si ricorderà, come gli altri colleghi che hanno partecipato a questa consultazione, della grande partecipazione che c'è stata, a testimonianza che questo è un disegno di legge molto sentito o, meglio, non tanto il disegno di legge in sé, ma la questione che riguarda la vita dei parchi e delle aree protette della nostra Regione.
Raramente c'è stata una partecipazione così amplia, a testimonianza dell'attenzione nei confronti della questione dei parchi e delle aree protette, ma anche ad una preoccupazione emersa dagli amministratori e di chi vive con attenzione la vita dei parchi della nostra Regione, perché la preoccupazione emersa relativamente alle proposte avanzate inizialmente in questo disegno di legge avevano creato una forte preoccupazione.
Grazie al lavoro delle consultazioni e al lavoro che abbiamo fatto in Commissione, alcune questioni sono state riviste e il collega Reschigna ha già messo in evidenza quali sono le nostre preoccupazioni e qual è l'attenzione al dibattito che ci sarà sul disegno di legge; rispetto al dibattito noi valuteremo il nostro atteggiamento.
Ricordo una questione che ha posto l'Assessore inizialmente nel presentare la necessità di arrivare ad una modifica della legge n. 19, cioè di vedere le nostre aree protette e i nostri parchi naturali come un elemento importante anche della nostra vita economica piemontese, cioè aumentare la fruibilità turistica dei nostri parchi.
Questo è un concetto rispetto al quale noi possiamo anche esprimere un atteggiamento positivo, cioè è evidente che se c'è una maggiore fruibilità ed una maggiore partecipazione dei cittadini piemontesi alla vita dei nostri parchi è un fatto positivo, ma non dobbiamo perdere di vista che il nostro obiettivo è e deve sempre rimanere quello di salvaguardare l'ambiente dei nostri parchi. Non possiamo disgiungere questi due grandi obiettivi: prima di tutto salvaguardare l'ambiente e, nello stesso tempo se vogliamo incrementare la fruizione, questa fruizione deve essere compatibile con l'obiettivo di fondo e principale che noi abbiamo.
Se perdiamo di vista questo obiettivo finale, rischiamo di andare a sbattere la testa contro il muro.
La preoccupazione emersa nelle consultazioni era una preoccupazione fondata, che noi abbiamo ascoltato e spero che tutta l'Aula abbia recepito a partire dal nostro Assessore.
Noi avevamo espresso una preoccupazione molto forte relativamente alla questione delle zone di salvaguardia. C'è stato un dibattito all'interno della Commissione ed è stato sottolineato come, dopo la sentenza della Corte Costituzionale, dobbiamo attenerci a quel presupposto molto importante di cui diceva il collega Taricco: dobbiamo tenere uno stretto collegamento tra le zone di salvaguardia e un coordinamento molto forte tra le zone di salvaguardia e le aree protette e i parchi naturali della nostra Regione. Questo è un altro elemento importante.
Abbiamo sentito levarsi un grido di allarme e di protesta nei confronti della decisione che ha assunto la Giunta regionale di fare in modo che i Presidenti dei parchi non venissero più nominati secondo le indicazioni del territorio. Anche prima venivano nominati dalla Giunta regionale come avverrà adesso, ma prima c'era un'indicazione precisa che veniva dai territori e che la Giunta regionale recepiva.
C'è un elemento di fondo rispetto al quale non c'è un accordo dopodiché, ci rendiamo conto che bisogna andare avanti e bisogna anche superare quella questione che richiamava il collega Reschigna, cioè dobbiamo dare una governabilità alle nostre aree protette e al sistema dei Sacri Monti, ma nello stesso tempo la questione del rispetto del territorio non riguarda soltanto questo disegno di legge. C'è una spinta che viene avanti da un anno a questa parte che voi avete posto in questo disegno di legge, ma anche su altre questioni, dove il tentativo è quello di accentrare le decisioni e non decidere secondo le indicazioni dei territori. Questo è un elemento che ci divide; è un elemento rispetto al quale siamo molto critici, perché avremmo preferito lasciare invariata la norma che regolava la nomina dei Presidenti dei parchi.
Questo è un punto di debolezza molto serio del disegno di legge che vogliamo sottolineare con forza.
C'è invece un elemento che mi vede consenziente, relativo all'approvazione dei Piani d'area. Il fatto che il Piano d'area venga approvato dalla Giunta e non più dal Consiglio è un fatto positivo, perch abbiamo visto qual è stato l'iter relativamente ad alcuni Piani d'area.
Nella scorsa legislatura ho seguito personalmente il Piano d'area del Parco delle Capanne di Marcarolo: è assurdo ed impossibile aspettare quattro o cinque anni per l'approvazione di un Piano d'area. Così come i Piani regolatori, anche i Piani d'area per i parchi naturali sono elemento importante per lo sviluppo compatibile.
Ecco perché sarebbe opportuno e corretto attuare una procedura più snella nell'interesse delle parti di territorio coinvolto.
L'ultima questione è relativa al sistema dei Sacri Monti.
Non possiamo permetterci di indebolire questo sistema, mettendo in crisi un equilibrio ormai consolidato. Tra l'altro, non dovremmo impegnare solo risorse, ma anche dedicare un'attenzione particolare verso questo sistema. Si tratta di un sistema che diventerà patrimonio dell'UNESCO, ma è una grande risorsa su cui occorre aumentare, come per i Parchi, la fruizione turistica.
Il sistema dei Sacri Monti è un grande patrimonio su cui dobbiamo avere un'attenzione particolare.
Se c'è un tentativo di indebolire questo sistema, noi ci opporremo.
Poiché abbiamo visto che ci sono tentativi che vanno nella direzione - non so se condivisi o meno dall'Assessore - di indebolire il sistema dei Sacri Monti, noi ci opporremmo fortemente.
un grande patrimonio che non solo va salvaguardato, ma va valorizzato nell'interesse di tutto il sistema Piemonte, non solo dal punto di vista culturale-artistico e naturale, ma anche economico.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Grazie, Presidente.
I colleghi che mi hanno preceduto hanno spiegato le ragioni della nostra iniziale contrarietà ad un provvedimento che abbiamo criticato. Devo dire che quella prima bozza del disegno di legge venne, prima di tutto bocciata dalla comunità locali, prima ancora che dai Gruppi di opposizione.
Non posso dimenticare come si sono svolte quelle consultazioni e con quale caparbietà le comunità locali criticarono l'impostazione originaria del provvedimento.
In Commissione c'è stata una discussione, una discussione seria che dimostra che la rappresentazione secondo la quale il Gruppo del PD sarebbe soltanto un gruppo impegnato a fare ostruzionismo, può servire per avere qualche titolo sul giornale, ma nei fatti non corrisponde alla realtà. Nei fatti, su molti provvedimenti - questo è uno di quelli - se si apre un confronto costruttivo e positivo in Commissione, il Gruppo del PD e gli altri Gruppi di opposizione non mancano di far avere alla Giunta quelle sollecitazioni che, come risulta da questa esperienza, non possono che migliorare il testo in esame.
Ora, che questo testo, Assessore Casoni, possa essere approvato, senza togliere nulla al confronto, nel giro di poco tempo, dipende da voi. Vorrei che fosse chiaro! Voi avete nelle mani le chiavi per risolvere questo problema. Questo testo, dopo il confronto in Commissione, può, come ha ricordato il relatore di minoranza Taricco, speditamente, o comunque senza difficoltà, attraverso un confronto che l'Aula può gestire in tempi relativamente brevi, giungere ad una sua approvazione definitiva.
Noi crediamo che il testo che abbiamo discusso in Commissione, che comunque crediamo debba essere ulteriormente modificato in Aula, non sollecita un atteggiamento pregiudiziale, che il PD non ha avuto su questa questione.
Dipende però da voi.
Ve lo dico a titolo e a scopo preventivo, per evitare che voi possiate commettere l'errore commesso sul collegato, quando vi siete incaponiti a sostenere una certa impostazione che ha bloccato l'Aula per settimane, per poi constatare tutti insieme che una maggiore ragionevolezza, peraltro su questioni di merito (molto di merito), se messa in campo sin dall'inizio avrebbe consentito a voi di approvare quel provvedimento, sicuramente importante per la Regione Piemonte, in tempi ragionevoli e brevi.
Questo ve lo dico a nome del PD e a titolo preventivo, perché dovete sapere che su questa vicenda e su questo testo sono ovviamente possibili forzature (voi siete la maggioranza, non sarebbe la prima volta che le fate). Tuttavia dovete mettere sul piatto della bilancia i pro e i contro e valutare cosa conviene a questa politica regionale.
Dobbiamo capire se a questa politica regionale conviene, come ha più volte sollecitato l'Assessore in Commissione - più volte, più volte sollecitato dall'Assessore Casoni in Commissione - approvare un testo per dare una legge di governo e di sistema al settore, oppure se dobbiamo stare qui a discutere di questioni non affrontate in Commissione e che vengono improvvisamente, presentate e affrontate in Aula.
Uomo avvisato mezzo salvato, Assessore Casoni! Uomo avvisato mezzo salvato, politicamente, è ovvio.
Noi naturalmente avremo da presentare alcuni emendamenti - io stesso sono firmatario di alcuni - ma sono il pane quotidiano per un confronto che si svolge in Aula: la Giunta può dichiarare di riceverli e approvarli oppure potrà respingerli, ma li voteremo. Noi siamo minoranza e voi maggioranza, alla fine vedremo se questi emendamenti migliorativi del testo avranno un significato.
C'è però un punto che per noi è pregiudiziale e lo hanno ricordato senza ombra di dubbio, i colleghi che mi hanno preceduto: il nostro relatore di minoranza, il Capogruppo del PD in Aula, Consigliere Reschigna l'ex capogruppo del PD in Consiglio regionale, collega Muliere, e lo ricordo anch'io.
Noi abbiamo sostenuto - sulla base di un'impostazione condivisa in Commissione, che ha un valore molto di merito e che rappresenta un'opzione politica - l'esigenza che il sistema dei Sacri Monti viva in quanto sistema unitario. Riteniamo infatti - e in questo siamo ancora d'accordo con l'Assessore Casoni, naturalmente se non ha cambiato opinione - che quel sistema vada promosso in maniera unitaria. E in questo siamo confortati non soltanto da una valutazione di merito, perché è difficile pensare a una politica di promozione del sistema dei Sacri Monti in presenza di iniziative volte a impoverire e a smantellare il carattere unitario di questo sistema: è difficile pensare ad una cosa del genere. Ma in questo siamo confortati da una serie di prese di posizione - che io non vi leggo perché credo sia una conoscenza di tutti i colleghi Consiglieri - in primis dei Direttori dei Sacri Monti, i quali - fatelo dire a me - ci hanno detto: "Guardate, non fate stupidaggini! La legge richiede un governo di sistema il sistema unitario dei Sacri Monti vive in quanto sistema unitario; che non vi passi per la testa di smembrarlo, per ragioni che non si spiegano sul piano del governo!".
Il punto, infatti, è questo: sul piano del governo di quel sistema non si spiegano iniziative volte a indebolirlo e a dividerlo. Questa è la nostra opinione: è stata, rimane e sarà la nostra opinione. Spero vivamente che rimanga la posizione dell'Assessore Casoni.
La seconda questione - e mi avvio alle conclusioni, caro Presidente - è che noi manteniamo una riserva sulla questione che, per esempio, riguarda il potere della Giunta di nominare i Presidenti delle aree protette. Qui la questione - ha ragione il collega Muliere - ha un valore non solo di principio, ma anche un valore funzionale. Perché ha un valore di principio? Perché siamo in una fase nella quale voi ci raccontate un giorno sì e l'altro anche che bisogna fare contare di più le comunità locali e perch voi siete una maggioranza dentro cui è presente un'anima che insiste moltissimo sulla centralità del ruolo delle comunità: ci avete spiegato in tutti i modi possibili e immaginabili che il problema era che i territori avrebbero dovuto contare di più nella politica regionale. E trovo davvero singolare che poi, alla prova dei fatti, scopriamo che, dovendo decidere chi nomina i Presidenti, ecco che l'anima centralista della Regione Piemonte (o l'anima centralista del centrodestra, che governa la Regione Piemonte) riappare con grande forza.
Noi pensiamo che sia un errore e lo diciamo per ragioni funzionali: perché il sistema avrebbe più capacità di funzionare se fossero le comunità locali, e non la Giunta regionale, a scegliere il Presidente. In passato l'esperimento che abbiamo compiuto su questo punto è stato positivo, perch lì nasceva un'indicazione, la Giunta interagiva con i territori e, insieme ai territori, nominava i Presidenti delle aree protette e dei Parchi.
Riflettete su questo punto! Perché - vedete - questa proposta è contraddittoria rispetto alle cose che ci dite tutti i giorni. Naturalmente io sono ormai smaliziato e so molto bene che c'è una politica raccontata e una politica "fatta" e che molte volte, per il centrodestra, la politica "fatta" è agli antipodi rispetto alla politica raccontata; e questo è un esempio evidente di questo fatto, no? È un esempio evidente! "Padroni nel nostro territorio" dite; e poi chi sceglie i Presidenti delle aree protette? Il Presidente della Giunta regionale e non, invece, le comunità che lo indicano. Dopodiché non sono io che in questi anni ho raccontato al Piemonte che bisognava "essere padroni nei nostri territori"; non sono io: è un pezzo della vostra maggioranza che ha teorizzato queste cose. Avverto che c'è un'incoerenza rispetto a quest'impostazione.
Ho finito, Presidente Placido. Assessore Casoni, naturalmente tocca a voi della maggioranza decidere: siete maggioranza anche per questo. Noi faremo la nostra parte; abbiamo dimostrato di volere contribuire a migliorare questo provvedimento con delle proposte. Vi dico a titolo preventivo: non prendetevela con l'opposizione. Vi abbiamo detto adesso nel corso della discussione generale, cosa abbiamo in testa e vi diciamo adesso che ogni iniziativa che fuoriesca da questa impostazione si scontrerà con la nostra opposizione. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Segretario Ponso, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



PONSO Tullio

Grazie, Signor Presidente ed egregi colleghe e colleghi.
Il progetto di legge che ci accingiamo a discutere nelle prossime sedute di Consiglio ha grande rilevanza nell'ambito della pianificazione e della conservazione del nostro territorio. A due anni dall'approvazione del Testo unico sulle biodiversità, mentre la legge n. 19 non è ancora operativa nelle sue parti più qualificanti, la si modifica mediante il progetto di legge che sarà discusso nelle prossime sedute consiliari.
Certamente anche chi sta parlando conviene sul fatto che era necessario un progetto di legge che desse un maggiore coordinamento alle parti del testo unico che sono state oggetto di censura da parte della Corte costituzionale con la sentenza 193/2010; ma il testo proposto dall'Assessore Casoni, e che ha subito ulteriori variazioni durante i lavori della Commissione consiliare competente, intacca profondamente l'impianto originale della legge e va al di là di questa semplice operazione.
In più parti del testo proposto che andremo a discutere traspare la ferma volontà di questo governo regionale di abbandonare la strada percorsa da tutti i governi che si sono succeduti in Regione dal 1975 ad oggi i quali, al di là del colore politico -lo sottolineo -, hanno sempre considerato le aree protette come bene comune da tutelare e conservare permettendo, attraverso una legislazione di buona qualità, la creazione di un sistema di aree protette di eccellenza nazionale.
Scorrendo le norme dell'articolato che andremo a discutere e votare nelle prossime sedute, si nota immediatamente che queste modifiche al testo unico sulle aree protette apporteranno una nuova impostazione a tutta la legge. La missione primaria attribuita agli Enti gestori, da sempre tesa ad assicurare la conservazione degli ambienti protetti e la tutela delle biodiversità presenti sul territorio, viene abbandonata per perseguire altri obiettivi, oggi secondari e marginali, quali il potenziamento della fruizione turistica all'interno delle zone protette e la gestione attiva della fauna selvatica, mediante gli abbattimenti selettivi.
Come ha già sottolineato il collega Ronzani oggi, con scelte fortemente centraliste e mal giustificate da esigenze di snellimento delle procedure amministrative e gestionali, nonché dalla necessità di effettuare tagli ai costi di gestione delle aree protette, si cancellano spazi di democrazia rappresentativa e si soffocano le scelte gestionali delle singole Arre protette, imponendo scelte dettate direttamente dal governo regionale.
Tutto ciò traspare con evidenza in più punti del progetto di legge proposto e in particolare in quelle norme che stabiliscono che il Presidente degli Enti Parco sia nominato direttamente dalla Giunta regionale, senza la preventiva consultazione delle comunità delle aree protette, e che riducono, in nome di una presunta razionalizzazione della spesa, i componenti del Consiglio nominati dalle comunità delle aree protette eliminando i rappresentanti delle componenti sociali interessate alla gestione. Noto su questo punto che lo stesso scopo potrebbe essere raggiunto, anche con maggior risultato, diminuendo in modo consistente le indennità del Presidente e dei Consiglieri che invece non vengono toccate dal progetto di legge.
Inoltre si permette alla Regione, in quanto finanziatrice degli Enti Parco, di poter esercitare un controllo diretto e invasivo sugli atti di gestione, richiedendo alle Amministrazioni dei Parchi di adeguarsi alle eventuali direttive impartite, senza un contraddittorio. In aggiunta si dispone un sistema di decurtazione dei fondi di dotazione annuale delle singole aree protette nel caso in cui le Amministrazioni non attueranno con pervicacia i piani di contenimento delle specie faunistiche nei modi e nei tempi decisi dalla Giunta regionale.
Queste proposte, che limitano l'autonomia gestione delle singole aree protette, sono portate in Consiglio nonostante una parte politica della maggioranza da sempre faccia dell'autonomia dei vari territori e del decentramento decisionale un suo cavallo di battaglia. Probabilmente quando si arriva al Governo, per esigenze superiori, si dimentica quanto detto nelle piazze ai propri elettori. In più, sotto la pressione evidente della lobby venatoria, che rappresenta comunque un gruppo di interesse estremamente marginale rispetto alla maggioranza dei piemontesi, si stravolge il sistema degli interventi di contenimento della fauna selvatica in eccesso, introducendo norme che permetteranno ai cacciatori probabilmente non ancora pienamente soddisfatti dalle modifiche apportate alla legge sulla caccia a seguito dell'approvazione del disegno di legge n.
101, di partecipare ad interventi di contenimento delle specie selvatiche all'interno delle aree protette anche se non residenti. Prepariamoci quindi, in aperto contrasto con la normativa nazionale sulle aree protette a veder scorazzare con le armi e sparare anche all'interno delle aree protette piemontesi cacciatori provenienti da tutta Italia.
Tutto ciò non può che farmi formulare forti riserve sull'utilità delle modifiche proposte, poiché, dopo l'approvazione di questa legge, il Piemonte avrà una normativa sulle aree protette molto meno efficace di quella attuale, che sancirà un declino del sistema delle aree protette piemontesi trasformandole da esempio di eccellenza in campo nazionale, nel campo dello studio e della conservazione della biodiversità del nostro territorio, ad un parco divertimenti per gitanti domenicali e per cacciatori. Grazie per l'attenzione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Botta Marco; ne ha facoltà.



BOTTA Marco

Grazie, Presidente.
Intervengo per commentare, in fase di discussione generale, questa proposta che ci pare importante, perché parliamo di una materia in cui il Piemonte dispone di una grande tradizione storica. È già stato ricordato che siamo Regione leader nel campo della tutela ambientale, della creazione di parchi e di aree protette. Mi pare che questa normativa vada nella direzione che è stata tracciata dai legislatori nelle precedenti legislature.
Del resto, non è un caso che questo disegno di legge regionale sia modificativo di un testo unico, quello approvato verso la fine della scorsa legislatura, relativamente al quale, in allora, come Gruppi di opposizione facemmo una pesante opposizione perché su tanti punti non eravamo d'accordo. Oggi che siamo maggioranza, per scelta della Giunta ma anche per scelta di questa maggioranza, ci si innesta su quel testo unico andando a modificare alcune norme in esso contenute.
Avremmo potuto fare scelte normative diverse, creando, ad esempio, un nuovo testo, completamente rinnovato. Il fatto che ci si innesti su un testo che, sia pure criticato nella sua stesura, rappresenta comunque un punto di partenza sicuramente importante, costituisce una valutazione positiva nella continuità, ma rappresenta certamente anche la volontà di apertura, su differenze, su diversità di impostazioni e su nuovi concetti che riteniamo, come maggioranza, sia nostro dovere portare in discussione.
Il segno di questa legge vuole proprio essere quello di un nuovo approccio al concetto di parco e di area protetta.
Cari amici, non possiamo dimenticare, come purtroppo ho sentito fare nei tanti interventi precedenti, come molto spesso la creazione di parchi e di aree protette siano stati visti, da quelle comunità locali di cui tanto ci riempiamo la bocca, come un fatto negativo, una sorta di impedimento talvolta come una iattura per tante aree del nostro Piemonte. Noi vogliamo modificare questo approccio. Vogliamo che l'area protetta e il parco diventi, come ho anche sentito formulare da alcuni di voi, una risorsa e un'occasione di sviluppo per il territorio. Per fare questo è necessario un approccio, un'idea, un concetto diverso di parco.
Bene ha fatto la Giunta regionale ad introdurre subito una differenziazione all'inizio del suo disegno di legge, attribuendo un forte significato all'attività e alle potenzialità turistiche, e alle altre potenzialità di fruizione dell'area protetta, che soltanto se vista in questa maniera pu far pace veramente con le comunità su cui è collocata e diventare quel volano di sviluppo economico che deve essere per avere un senso.
Non più, quindi, la volontà di blindare, di chiudere o di porre sotto vetro un territorio, ma, sempre nel rispetto della biodiversità, dell'ambiente e delle caratteristiche naturali di quell'area, dare ampio spazio elle attività umane, alle attività economiche, concedere ampio spazio alle attività umane ed economiche, e alla possibilità di portare risorse e sviluppo anche all'interno di queste aree.
Le aree parco non possono più essere considerate dei "musei intoccabili". Devono essere considerate sicuramente per il loro altissimo valore naturale, ma devono anche rappresentare aree in cui l'uomo, con intelligenza e con capacità, sappia mettere a frutto le risorse ambientali come momento economico di sviluppo del territorio. Da qui, la questione turistica ma anche la questione venatoria selettiva.
A nessuno sfugge come il parco sia diventato molto spesso - lo sanno bene i colleghi dell'opposizione - il rifugio di tanti animali nocivi ai nostri raccolti e agli stessi cittadini, che in qualche maniera bisogna stanare; ecco, quindi, la necessità di intervenire in questo senso.
Un altro problema che viene sollevato riguarda la governance del parco per usare un termine molto in voga oggi. A tal riguardo, mi stupiscono le prese di posizione dei colleghi dell'opposizione. Innanzitutto abbiamo mantenuto nel nostro disegno di legge la razionalizzazione del numero dei parchi. Siamo intervenuti, secondo i dettati delle norme nazionali, sul numero dei componenti dei Consigli di Amministrazione, limitandoli a cinque (due di nomina regionale, due di nomina delle comunità locali, uno di nomina delle Province) e - fatto che sembra creare il massimo scandalo abbiamo detto che il Presidente dell'Ente Parco deve essere di nomina regionale.
Non penso che questo sia uno scandalo. Voi sapete - perlomeno lo sa benissimo il collega Ronzani, così come gli altri colleghi dell'opposizione che la Regione spende tra i 30 e i 40 milioni di euro ogni anno per i parchi, opera giusta e meritoria (20-25 milioni di euro sono destinati agli stipendi di coloro che sono impegnati a lavorarvi, il resto per opere di manutenzione e spese di mantenimento). Forse bisognerebbe investire qualcosa in più! Ebbene, l'ente che è impegnato nel mantenimento di questa macchina importante, che sono i nostri parchi, destinandovi decine di milioni di euro ogni anno - questo da decine e decine di anni - compie un peccato se indica il Presidente del parco? Cari signori, non mi pare. Non mi pare per il principio di responsabilità; non mi pare perché le comunità locali non sono state escluse dalla governance del parco. Anzi, sono maggioranza della governance del parco! Mi pare, invece, che, giustamente, chi mette gran parte delle risorse anzi, sostanzialmente la totalità delle risorse - che servono a far funzionare questi Enti che - ripeto - dovranno anche avere la capacità di creare economia nelle zone in cui sono collocati. Mi sembra più che legittimo ed appropriato - non c'è alcuna spoliazione, semmai era anomala la situazione precedente - che l'Ente che si assume queste responsabilità possa anche dare un'indicazione sulla Presidenza del Parco.
Mi fa piacere che sia stata colta l'intelligente modifica relativa ai Piani d'area, perché anche in quest'ambito occorre sburocratizzare, rendere più rapida ed immediata l'accoglibilità delle richieste provenienti dagli Enti Parco, che hanno bisogno di vedere nell'Ente Regione, in particolare nella Giunta regionale, un interlocutore che fornisca risposte immediate alle proprie richieste.
Pertanto, accolgo con piacere le positive indicazioni pervenute anche dall'opposizione su questo punto, che è estremamente qualificante del disegno di legge regionale.
Vado, ora, a parlare d'alcune criticità che sono state segnalate, in particolare quella relativa ai Sacri Monti. È una pagina che dobbiamo scrivere assieme, perché i Sacri Monti rappresentano un grande patrimonio per il Piemonte.
Ritengo che l'unitarietà dei Sacri Monti debba essere mantenuta, non fosse altro perché, ponendosi fuori da quest'unitarietà, si rischia di perdere la tutela dell'UNESCO alla complessità del sistema dei Sacri Monti.
Le scelte contenute nel disegno di legge vanno a riconoscere quest'unitarietà, dando anche una dimostrazione di attenzione ad un Sacro Monte in particolare - che può essere considerato un modello esemplare di Sacro Monte - attribuendogli una caratura particolare e accentrando presso di esso un momento di sviluppo anche artigianale ed artistico molto importante.
Su questo tema, occorre procedere con grande cautela, ma occorre salvaguardare l'unitarietà e l'importanza che i Sacri Monti piemontesi hanno raggiunto in questi anni di lavoro comune.



PRESIDENTE

Scusate, colleghi, al momento ci sono ancora otto richieste d'intervento. C'era un'ipotesi di terminare i lavori alle ore 18, pertanto il dibattito generale non si concluderebbe questa sera...
Direi che c'è condivisione; vi ringrazio.
Ha chiesto la parola il Consigliere Tiramani; ne ha facoltà.



TIRAMANI Paolo

Grazie, Presidente.
Intervengo innanzitutto per commentare la legge che andremo ad approvare, già discussa in Commissione.
un provvedimento che riprende una legge già esistente (la legge n.
19, riguardante la tutela della biodiversità) e che va a ridisegnare i confini soprattutto dei Parchi e delle Riserve Naturali.
Com'è stato detto, sia l'opposizione sia la maggioranza presenteranno qualche emendamento, e questo è abbastanza logico, poiché i territori soprattutto per quanto riguarda i Parchi, hanno effettuato le loro segnalazioni. Infatti, in questi giorni sono già stati preavvisati su come impostare il lavoro futuro - qualora fosse approvata la legge - e alcuni Sindaci hanno segnalato delle criticità - in maniera assolutamente trasversale - per garantire la maggiore territorialità e la maggiore collaborazione tra i territori.
Mi preme sottolineare una questione. Ho ascoltato gli interventi e ho notato un certo tipo d'atteggiamento, per quanto riguarda i Sacri Monti e ovviamente, anche il mio territorio.
Ritengo non sia stato approfondito un caso (noi sosteniamo da diversi anni, almeno tre, che la legge n. 19 non l'abbia mai preso in considerazione), ossia la tutela del Sacro Monte di Varallo, che anche la Curia ha più volte citato come il Sacro Monte più importante.
Nessuno vuole intraprendere azioni minatorie o clamorose, però c'è un dato di fatto che non viene mai analizzato: il Sacro Monte di Varallo è l'unico Sacro Monte dove il Comune è proprietario di tutti i muri, mentre per gli altri Sacri Monti non è così.
Già solo per questo motivo, dovrebbe avere un'autonomia, così come l'hanno quei Parchi che sono proprietari di tutti gli edifici e le territorialità.
Se il Comune è proprietario delle mura, non capisco perché il Sacro Monte di Varallo non possa essere autonomo nella gestione, senza intaccare il principio per cui andremmo a perdere il patrimonio dell'UNESCO. Si parla solamente di gestione, di proposte concrete che possono permettere all'Ente di risparmiare denaro.
Il collega Reschigna ha aperto il proprio intervento dicendo che quest'Ente, così come gestito, ha carenza di personale, ma questa nuova legge non può sopperire a tale mancanza: forse occorre gestire meglio le risorse.
Sono assolutamente favorevole, in questo senso; vediamo come presentare l'emendamento, ma non ritengo che questo sia fonte d'ostruzionismo. Credo che il problema sia un altro: la parte politica.
Probabilmente a qualcuno non piace chi amministra il Comune di Varallo non dispiace il fatto che questo Sacro Monte da sempre riconosciuto, dalla Curia e dagli stessi padri da voi citati, come il Sacro Monte più importante, poi però venga considerato in secondo piano.
Non voglio fare una lotta di cortile, sostenendo che il Sacro Monte di Varallo è più bello del Sacro Monte di Crea, pertanto deve essere capofila non mi permetto di mettere questo in discussione. Mi appello al fatto che essendo il Comune di Varallo - state tutti attenti - proprietario delle mura, il Sacro Monte deve avere la giusta autonomia e poter gestire le proprie mura in maniera autonoma.
Non credo che si chieda molto e soprattutto questo è coerente con altre eccezioni già previste dalla legge n. 19, sulla gestione dei Parchi delegata a Province e a Comuni.
Presenteremo, pertanto, un emendamento per rivendicare questo principio in assoluta chiarezza, senza ledere i diritti di altri, ma andando a rimarcare questo senso d'appartenenza, proprio perché, come ha detto il collega Ronzani - e mi vanto di questo - "padroni a casa nostra".
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Tiramani.
Ha chiesto la parola il Consigliere Lepri; ne ha facoltà.



LEPRI Stefano

Parto dalla fine dell'intervento del collega Tiramani: "padroni a casa nostra".
Per carità, ciascuno la pensa come ritiene, però, in questo caso, non siamo di fronte ad una bottega, un negozio o una casa: siamo di fronte a un disegno più complessivo.
Tante volte il "padroni a casa nostra" non va oltre il confine della casa propria, e allora v'invito, poiché ormai l'annuncio è stato fatto non siamo di fronte a delle illazioni o supposizioni o ipotesi, ma siamo di fronte a un intendimento che una forza di maggioranza ha dichiarato di voler esplicitare, con la presentazione dell'emendamento - a riflettere sul fatto che questa è una scelta irragionevole.
L'ha già spiegato bene il collega Botta, il cui intervento ho apprezzato per larga parte, relativamente al punto in questione: siamo di fronte ad un sistema che riguarda i Sacri Monti, che rischia - con l'emendamento annunciato - di essere dilapidato.
Siamo di fronte, in sostanza, a un sistema che ha l'ammirazione del mondo, dell'UNESCO, che lo ha riconosciuto come un unicum integrato, come un tutt'uno costruito nei secoli in forza e per rappresentazione della fede cristiana, anche di fronte al rischio degli invasori, o presunti tali, come a suo tempo si consideravano, ma che ha caratteristiche uniche non solo per la sua storia, ma proprio per le caratteristiche architettoniche, per la profonda religiosità che ha ispirato quelle opere e per poi la unicità nei tratti architettonici e anche evidentemente turistici che l'insieme dei Sacri Monti rappresenta.
Ora noi saremmo di fronte - mi consentite ancora il condizionale, ma ormai è meglio usare il futuro - ad un tentativo molto becero (io lo chiamerei di mera bottega) di dividere questo sistema dei Sacri Monti magari mettendo anche a rischio il riconoscimento da parte dell'UNESCO del carattere di straordinaria unicità di questo sistema per un mero interesse di bottega. Forse, per una ritorsione nei confronti di un direttore ligio al suo dovere, che non risponde in modo ossequioso al padrone di turno.
Perché di questo si tratta, se siete padroni a casa vostra, probabilmente perché c'è un padrone che pensa di fare così a casa sua. Noi non siamo disponibili a rompere l'unicità di questo sistema così straordinario per capricci personali.
Non c'è nessuna ragione che questo avvenga e abbiamo colto anche dalle parole autorevoli dai banchi della maggioranza che ci pare non vi sia, da questo punto di vista, un'unicità. Quindi, suggeriamo, magari al Capogruppo, di riflettere ancora prima di presentare questo emendamento perché è davvero privo di ogni fondamento.
La seconda considerazione riguarda la governance. Lo ha già illustrato bene chi mi ha preceduto: noi siamo di fronte ad una proposta certamente migliorativa rispetto alle prime proposte che l'Assessore aveva avanzato ma con ancora una peccato non gravissimo, ma certamente criticabile, che è quello per cui si ritiene di attribuire alla Regione la nomina del Presidente.
L'assetto complessivo (cinque Consiglieri, di cui due della Regione uno della Provincia e due delle Comunità locali) alla fine, è convincente Assessore. È una formulazione equilibrata, ma non ci convince l'indicazione, seppure mitigata dal fatto che la Giunta dovrà sentire le Comunità locali, che sia la Regione a nominare il Presidente. Ma non perch non ci fidiamo della capacità di scelta della Giunta (che naturalmente oggi è di un colore e domani sarà di un altro), ma perché pensiamo che questa sia una scelta che va in controtendenza rispetto a quella logica a cui quell'emendamento fa riferimento. Da una parte, si vuole essere autonomisti, si vuole riconoscere autonomia alle comunità locali al punto che si vuole frammentare un disegno unico e straordinario come quello dei Sacri Monti e, dall'altra, invece si ripristinano germi e tentazioni centraliste.
Perché qui non siamo di fronte, come nel caso delle ASL, ad una gestione diretta in capo alla Regione Piemonte. Se la gestione è diretta, è evidente che la nomina dei Direttori deve avvenire dagli organi della Regione stessa. Qui siamo di fronte ad una funzione di programmazione in capo alla Regione: esattamente come in cento altri comparti attribuiti alle autonomie locali o, nella fattispecie, agli Enti gestori, ovvero gli enti che gestiscono i parchi e le aree protette.
Quindi siamo di fronte ad una delega gestionale, e non una gestione direttamente esercitata dalla Regione. E, così come avviene per quasi tutte le deleghe affidate a soggetti di rango inferiore, ma non meno importanti naturalmente, c'è motivo di sostenere e ritenere che la Regione possa tranquillamente esercitare, anzi debba esercitare le sue funzioni attraverso leggi gestite con attenzione, attraverso gli strumenti di programmazione che la legge continua a riservargli opportunamente, ma non attraverso l'esercizio di gestione concreta della stessa funzione che appunto è attribuita agli enti e, come tale, dovrebbe essere, anche per quanto riguarda la nomina, del Presidente affidata a quell'organo e, in modo particolare, alle comunità locali.
L'ultima osservazione che faccio riguarda l'equilibrio che ci sembra convincente, anche se qualche ritocco ancora ci accingiamo a farlo con alcuni emendamenti che il nostro esperto, il collega Taricco, sta per presentare in riferimento al ruolo nuovo che le aree contigue dovranno affrontare ed esercitare.
Ci pare un equilibrio ragionevole quello che si è trovato tra i compiti delle aree contigue, quelli delle zone di salvaguardia e le aree protette.
La soluzione dell'avere individuato le aree contigue e l'aver precisato le realtà che appunto faranno capo a questa fattispecie, è sostanzialmente convincente, quindi su questo punto non faremo le barricate, ma presenteremo qualche emendamento per precisare ulteriormente compiti e scopi delle aree contigue.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carossa.



CAROSSA Mario

Grazie, Presidente.
Cercherò di essere veloce.
Inizio, e non voglio essere polemico, con il sorriso, dicendo che ho il terrore di quando il Partito Democratico non sarà convinto di una proposta di legge o non sarà assolutamente soddisfatto dai lavori fatti dalla Commissione. Perché, se a valle del discorso che c'è stato, prima del relatore di minoranza, il Consigliere Taricco, poi dell'intervento del Consigliere Reschigna, è stato ripetuto più e più volte che erano stati fatti ottimi lavori da parte della Commissione, una modifica della legge regionale condivisibile, e che si era d'accordo in pratica su tutto, poi ci ritroviamo più di cento emendamenti. Ripeto, mi viene il terrore quando mai non sarete d'accordo su qualcosa.
Avremo modo sicuramente di parlare ulteriormente anche per quanto riguarda la questione dei Sacri Monti, ma non vorrei che uno sforzo, di cui ringrazio la Commissione e l'Assessore Casoni in primis, di modificare una legge regionale sui parchi e sulle biodiversità si riduca a una questione sui Sacri Monti, perché non è così. Non è così! Quella dei Sacri Monti è eventualmente un piccolo pezzettino di questa legge.
Legge che ritengo importante, per alcuni punti: ritengo che sia importante, perché si è riusciti, si riuscirà con l'approvazione di questa modifica, a fare per prima cosa una riduzione degli enti da 29 a 15 (mi corregga, Assessore, se per caso sbaglio); una riduzione anche seguendo le disposizioni della legge nazionale dei componenti dei Consigli d'Amministrazione da una media di 10/15 per ente a cinque persone componenti i Consigli d'Amministrazione.
Quindi non si sfugge a nessuno dei due traguardi con questa modifica: il fatto sicuramente di un risparmio, e sappiamo tutti quanto ce n'è bisogno a livello regionale, ma anche, mi permetto di dire, uno snellimento dei modi in cui vengono gestiti questi parchi.
Mi avvio alla conclusione: soprattutto - secondo me, questo è il punto più importante - con questa modifica di legge si cerca di fare un passo in avanti verso un modo di vivere e di pensare i parchi, che, purtroppo, in Italia - e, comunque, nella nostra regione - ancora non esiste, avvicinando la gestione e la valorizzazione dei parchi e di queste aree protette alle modalità con cui vengono vissute e gestite all'estero.
Mi permetto di dire che all'estero non è che non ci siano aree protette o siano meno protette che da noi, anzi, forse è il contrario, però in tanti paesi esteri i parchi e le aree protette vengono vissute in maniera decisamente diversa, che costituisce il punto fondamentale di questa legge: avvicinarci a questo modo, anche culturale, di vivere i parchi e le aree protette.
Non è vero che si vogliono semplificare determinate cose! Però, si vuole fare in modo che le aree protette siano vive e che i parchi siano sempre meno musei.
Signori, abbiamo dei parchi che sono musei! Le persone che hanno la sfortuna - dovrebbe essere una fortuna! - di risiedere all'interno dei parchi o delle aree protette appaiono come delle statue all'interno di questi musei! Statue che non possono muoversi! Statue che per fare qualsiasi cosa devono produrre chili e chili di carte! E i chili di carte cari signori, lo sapete meglio di me, non rappresentano la migliore protezione di queste aree, ma complicano la vita di coloro che hanno la sfortuna di abitare lì, oltre ad essere un costo non solo per loro, ma anche per gli Enti pubblici; certo non costituiscono una protezione migliore! Mi permetto di dire che è questa la grande sfida, che vuole avviare un modo culturale di vivere diversamente i parchi e le aree protette. Questo è quanto si vuole fare con la modifica di questa legge. Questo è motivo per cui - mi permetto di fare un po' di politica - i Verdi e gli ambientalisti in Italia non hanno mai sfondato e, in pratica, sono scomparsi a livello partitico, a differenza, invece, di quanto verificatosi in diversi stati esteri, ad esempio in Germania, dove, sicuramente, le aree protette sono più protette e gestite meglio. Qui, però, i Verdi tedeschi, che su certe cose sono molto più duri dei nostri, su altre capiscono, soprattutto, il fatto che non si può - e termino - come dicevo prima, trasformare i nostri parchi e le nostre aree protette in musei imbalsamati, che è quanto si vuole fare con la modifica alla legge sulle aree naturali.
Anche per quello, auspico e invito, soprattutto il maggiore partito di opposizione, il Partito Democratico, a riflettere ulteriormente - mi permetto - sempre secondo la logica di ognuno, relativamente alla loro posizione su questa modifica di legge, che non deve essere vista ed estremizzata solamente, altrimenti mi permetto di dire che diventa una mera scusa, quindi non ci sto più.
Da parte vostra, non solo deve riguardare una modifica sulla gestione dei Sacri Monti, che, tra l'altro - voglio dirlo molto chiaramente, l'ho sentito dire qui - sicuramente, non comporta nessun problema a livello di UNESCO, nessun problema a livello internazionale! Sicuramente non tolgono la tutela dell'UNESCO sui Sacri Monti perché, magari, la gestione di Varallo viene data al Comune di Varallo. Mi permetto di dire che questa è una bugia - è una bugia veniale, ma è una bugia - che non si deve portare avanti per cercare di fare ostruzionismo relativamente ad una legge, che invece, ritengo assolutamente buona e opportuna per il Piemonte.



PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto la parola la Consigliera Pentenero; ne ha facoltà.



PENTENERO Giovanna

Grazie, Presidente.
Vorrei riprendere le parole utilizzate del Consigliere Carossa nell'intervento che mi ha preceduto quando, con una certa confusione, in riferimento alle politiche ambientali all'interno del nostro Paese dichiara che il Partito dei Verdi non si è mai affermato perché nell'arco della propria storia ha portato avanti politiche radicali o estremistiche.
Confesso che all'interno di questo tipo di ragionamento non riesco a comprendere il nesso logico nel momento in cui ci avviamo ad approvare una legge che definisce il sistema di governo dei parchi della nostra regione in qualche modo consolidando, attraverso una trasformazione, un'esperienza che nella nostra regione esiste da qualche anno. Quindi, non riesco a comprendere il nesso logico con questo tipo di riferimento, però mi pare che nel suo intervento si parlasse di governance, di tutela e di valorizzazione delle bellezze esistenti all'interno della nostra regione e nei parchi attualmente vigenti.
Questo non può che essere condivisibile; però, è davvero inspiegabile malgrado si proclamino questi valori, sottolineando l'importanza e la bellezza di alcune parti del nostro territorio, e si riaffermi la volontà di una governance nuova, che possa migliorare il patrimonio esistente, la difficoltà legata al modello per il quale tutti i Sacri Monti - i quali rappresentano una peculiarità unica al mondo, tant'è che c'è stato un riconoscimento da parte dell'UNESCO come patrimonio proprio - sono riuniti all'interno di un Ente.
Dopo aver pronunciato espressioni condivisibili, secondo le quali è necessaria una nuova governance all'interno dei nostri parchi, non si comprende perché il modello dei Sacri Monti, che trovano in un'unica dimensione la governance, insieme ad elementi di valorizzazione e di progettazione, arrivati in Aula, improvvisamente, non vada più bene questo avviene al termine di un percorso che ci ha visti lavorare in modo unitario e assolutamente condiviso in sede di Commissione - quindi bisogna stralciare un pezzo dei Sacri Monti.
Probabilmente, a qualcuno questo fa comodo. Al contrario, quando si tratta di provvedere a delle nomine, queste devono essere fatte dal Presidente della Giunta, se, però, c'è qualche territorio interessato allo stralcio di un pezzo del proprio territorio - ricordo che si tratta di pezzo di territorio importante - questo non deve più stare all'interno di un elemento di programmazione e di governance complessivo, come finora era stato definito. È davvero incomprensibile questo tipo di atteggiamento soprattutto quando è frutto di un lavoro comune svolto all'interno della Commissione.
Allora, davvero sorge spontaneo cercare di comprendere la motivazione e mettere in atto tutti gli strumenti che quest'Aula ha a disposizione perché un tale obiettivo non si è raggiunto; almeno ci fossero delle motivazioni con le quali poter argomentare la situazione e conoscere il motivo per cui non va più bene il sistema di governo con il quale i Sacri Monti, oggi, trovano all'interno di un unico soggetto la sintesi di governo, la sintesi progettuale e la sintesi di valorizzazione Non viene addotta alcun tipo di motivazione, semplicemente si invocano elementi quali la governance e le politiche legate in modo radicale a qualche partito che è esistito all'interno del nostro Paese, che oggi forse non gode di buona salute. Ma non viene addotta nessun'altra motivazione o spiegazione, nessun altro elemento che possa farci comprendere per quale motivo l'indirizzo dato dalla Commissione oggi non sia più valido.
Spetta a quest'Aula cercare di convincere e trovare tutti gli strumenti, affinché quest'obiettivo non raggiunga il proprio obiettivo cioè questa legge non può contenere al suo interno un emendamento che preveda lo smembramento dell'ente che gestisce i Sacri Monti.
Ci sono poi una serie di altri aspetti, che devono essere presi in considerazione e che sono già stati ricordati negli interventi che mi hanno preceduto.
Parliamo di decentramento, parliamo di coinvolgimento degli Enti locali, parliamo di federalismo, di un ente che sia in grado di progettare quale è la funzione che compete ad una Regione, poi però ci troviamo di fronte ad una legge che lascia in mano al Presidente della Giunta la possibilità di nominare i Presidenti in seno al Consiglio di Amministrazione in seno agli Enti parco che caratterizzano la legge in discussione. Anche questo è davvero un elemento inspiegabile, che non pu vederci d'accordo.
Credo che sia ancora utile sottolineare ancora una volta come il frutto di un lavoro condiviso, il frutto di un lavoro di discussione, che è durato parecchi mesi in seno alla Commissione, oggi corre il rischio di non trovare più elementi di sintesi e di condivisione.
L'invito che rivolgiamo all'Aula è quello di ritornare indietro, di fare un passo indietro e di ripartire da una discussione serena, ma soprattutto di fare grande attenzione a quegli emendamenti e quei provvedimenti che metterebbero in seria difficoltà e in seria discussione anni e anni di lavoro dei soggetti che hanno gestito i Sacri Monti che sono presenti all'interno della nostra regione.



PRESIDENTE

Sono le ore 18, l'accordo era di terminare i lavori.
Pertanto, possiamo considerare quello della Consigliera Pentenero l'ultimo intervento di questa seduta. Ricordo che ci sono altri colleghi che si sono iscritti a parlare: i Consiglieri Manica, Negro, Stara, Boeti ed altri che lo riterranno.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.00)



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