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Dettaglio seduta n.131 del 05/07/11 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



(La seduta ha inizio alle ore 17.04)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Sono in congedo i colleghi Costa Raffaele, Bussola, Gregorio, Cantore e Cota.



PRESIDENTE

Sospendiamo la seduta per qualche minuto.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 17.05 riprende alle ore 17.07)



PRESIDENTE

La seduta riprende.


Argomento: Sistema informativo regionale

"Quale futuro per il CSI Piemonte?" richiesta di sessione straordinaria ai sensi dell'articolo 50 del Regolamento interno del Consiglio regionale Consiglieri Laus, Reschigna, Cerutti, Muliere, Gariglio, Ronzani Buquicchio, Pentenero, Taricco, Artesio, Manica, Placido, Negro e Motta Angela (atti d'indirizzo collegati)


PRESIDENTE

Siamo convocati in seduta straordinaria, ai sensi dell'articolo 50 del Regolamento. La richiesta inerente a "Quale futuro per il CSI Piemonte?" di cui al punto 2) all'o.d.g., è presentata dai Consiglieri Laus Reschigna, Cerutti, Muliere, Gariglio, Ronzani, Buquicchio, Pentenero Taricco, Artesio, Manica, Placido, Negro e Motta Angela.
Prima di dare la parola ai richiedenti per illustrazione della richiesta di Consiglio in seduta straordinaria, facciamo il punto sugli atti d'indirizzo collegati.
Al momento abbiamo depositati due atti d'indirizzo: ordine del giorno n. 409, "Quale futuro per il CSI Piemonte?" presentato dai Consiglieri Laus, Artesio, Boeti, Buquicchio, Cerutti, Cursio Gariglio, Manica, Motta Angela, Muliere, Negro, Pentenero, Placido, Ponso Reschigna e Taricco ordine del giorno n. 413 "Governance CSI Piemonte", presentato dai Consiglieri Motta Massimiliano, Boniperti, Burzi, Costa Rosa Anna, Tentoni Valle e Vignale.
La prima richiesta d'intervento è del proponente l'ordine del giorno n.
409. Prego, Consigliere Laus.



LAUS Mauro

Com'è noto, questa seduta del Consiglio regionale doveva servire a fare chiarezza - o almeno a cominciare a fare chiarezza - sulle intenzioni della Regione rispetto al futuro del Consorzio per il Sistema Informativo piemontese, dopo le dimissioni - definiamole, a voler essere ingenui improvvise - del Consiglio d'Amministrazione. Le aspettative rispetto a questo nostro incontro sono misurabili dalle attese di 1.200 lavoratori: tenete a mente questo dato, perché ho il sospetto che si siano perse di vista le priorità e voglio provare a recuperarle.
Ricordo che il Consiglio d'Amministrazione del CSI aveva rassegnato le proprie dimissioni lo scorso 15 giugno per effetto della mancata osservanza della cosiddetta "legge Brunetta", che prevede una riduzione dei componenti degli organi di governo e di controllo delle società a partecipazione pubblica, oltre all'eliminazione delle loro indennità. La legge è del 2010 e la Giunta Cota ha dimostrato di averla ben presente e di averla digerita e recepita, come ha confermato l'Assessore Maccanti la scorsa settimana in un intervento fatto proprio in aula: vi prego, tenete a mente anche questo dato. E tenete a mente che il CdA di Renata Ranieri - pur se rimasto in carica lo spazio di uno starnuto - ha fatto in tempo ad affidare l'incarico per la stesura di un piano industriale che finalmente aggiornasse le strategie e gli assetti del CSI: un documento che attendevamo entro l'estate.
Ebbene, con tutta questa carne al fuoco, con le aspettative dei lavoratori, l'attesa del piano industriale e con la spada di Damocle della legge Brunetta pendente da un anno, ieri (e solo ieri) - guarda caso alla vigilia di questa nostra seduta - l'avvocato di fiducia del Presidente Cota avrebbe scoperto che l'illegittimità del Consiglio d'Amministrazione non sussisterebbe: meglio tardi che mai! Perdonatemi, ma non me la sento di spingere la mia ingenuità fino a tanto. La notizia che il CdA dimissionario avrebbe sospeso appunto le proprie dimissioni, per auto-riconvocarsi il 19 luglio, aggiunge incertezza all'incertezza.
Una cosa invece è chiara: questa maggioranza è più interessata a fare la guerra al suo interno che non a rispondere alle aspettative dei lavoratori e dei consorziati. È una guerra tutta interna al centrodestra che vede il Presidente Cota impegnato nella "politica" di Quinto Fabio Massimo, il "Temporeggiatore".
Mentre la maggioranza si misura nell'arte del guerreggiare e il CdA si diletta con giri di valzer, al CSI non si riescono a garantire né le auspicabili prospettive future, né una corretta gestione ordinaria.
Parliamo del presente? Alcuni grossi contratti di appalto, come quello del 118, sono in scadenza. E se nessuno si prenderà la responsabilità di firmarli, i committenti, anche pubblici, avrebbero fatto sapere che si rivolgeranno, probabilmente, ai privati.
Mentre si attendono notizie ufficiali sulle sorti del CdA, si fa di giorno in giorno più concreto il rischio che la fornitura di servizi ai cittadini subisca gravi rallentamenti, se non, addirittura, una battuta di arresto.
Ora proviamo ad immaginare il futuro. Colleghi, qui oggi non stiamo parlando di una bocciofila, con tutto il rispetto per l'attività meritoria delle stesse. Il CSI è una delle principali aziende italiane nel campo dell'Information and Communication Technology e il comparto ICT in Piemonte rappresenta oltre il 6% del prodotto interno lordo regionale, secondo solo all'automotive. Il comparto impiega 110.000 persone, distribuite in 14.000 imprese, che certo non sono state risparmiate dalla crisi.
In questo scenario, il Consorzio soffre per l'assenza di un piano industriale strategico, che non è più rinviabile e che è rimasto, una volta ancora, incastrato nei tatticismi della politica, in particolare quelli cui ci stano costringendo ad assistere la Giunta e i colleghi della maggioranza.
C'è, poi, la questione delle risorse. Come confermato in occasione della presentazione dell'ultimo bilancio, le commesse sono in fase di contrazione: 156,7 milioni di ricavi annui nel 2010, contro i 166,5 nel 2009. In generale, le Pubbliche Amministrazioni stanno subendo tagli fortissimi. Per compensare i minori trasferimenti pubblici vanno trovate quindi, nuove soluzioni.
Tanto per parlare ancora di aspettative, la Giunta Cota ha confermato recentemente di voler implementare l'incarico dato a CSI per l'informatizzazione della sanità regionale. Questo è lodevole, ma mi risulta che i sistemi infirmatici delle Aziende Sanitarie Regionali ad oggi non dialoghino tra di loro e non ci sia alcuna legge che attualmente obblighi le Aziende ad avere una base infrastrutturale comune. Quindi, come abbiamo visto, le difficoltà non mancano e l'incresciosa vicenda del CdA dimissionario non solo ha messo in crisi la normale attività del Consorzio ma ha riproposto alla nostra attenzione una questione ben più ampia e mai affrontata, ovvero la richiesta di cambiamento strutturale e strategico per il CSI proveniente dagli stessi enti consorziati. Oggi il dilemma è: bisogna preoccuparsi prima di che cosa fare o di come farlo? Io, naturalmente, non vengo a proporre una soluzione preconfezionata.
Vengo, invece, ad alzare il tappeto sotto il quale la Giunta ha nascosto i problemi, più preoccupata dagli equilibri interni alla sua maggioranza, che non delle strategie per rilanciare il Consorzio.
tempo che Cota abbandoni l'abito del "temporeggiatore" e venga allo scoperto con posizioni chiare e soluzioni concrete.
Al CSI c'è un problema evidente di strategie che finirà per avere inevitabili ricadute sulla sua organizzazione e soprattutto dovrà tener conto dei cambiamenti del mercato, oltre che della penuria di risorse di cui soffre la Pubblica Amministrazione. Questo tema non è secondario rispetto a quello della governance.
In questo Consiglio sono presenti le rappresentanze sindacali interne al Consorzio che chiedono agli enti di rinsaldare il patto sancito a suo tempo e di mantenere l'attuale veste consortile, secondo la logica della condivisione degli investimenti. Su questo non voglio prendere posizioni ma ci tengo a registrare il loro timore che la politica perda di vista il valore sociale del CSI, il suo legame con il territorio, anche in relazione al mantenimento dei livelli occupazionali.
Parte della maggioranza parla, invece, già di "spacchettamento" e della costituzione di un nuovo soggetto. Ma con chi? E per fare che cosa? A mio giudizio, è un fatto inconfutabile che le quote consortili non siano adeguate al valore produttivo. Ciò va a danno principalmente della Regione, che garantisce oltre il 70% del conto economico complessivo.
Colleghi, in una situazione simile, con il futuro di 1.200 persone nelle mani e davanti il destino di un intero comparto, non possiamo stare a guardare dal buco della serratura la "taranta" dell'attuale CdA, in attesa che trovi pace.
Legge Brunetta o no, c'è l'urgenza che il Governo di questa Regione prenda posizioni chiare e le palesi a questo Consiglio, affinché si rimetta davvero in moto il meccanismo fintamente interrotto con le dimissioni (o pseudo tali) dei suoi vertici.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola l'Assessore Maccanti; ne ha facoltà.



MACCANTI Elena, Assessore ai rapporti con società a partecipazione regionale

Grazie, Presidente.
Interverrò nella mia qualità d'Assessore alle partecipate per informare il Consiglio regionale circa i recenti sviluppi rispetto al mio ultimo intervento in aula la scorsa settimana, in risposta ad un'interrogazione del Question Time.
Per quanto riguarda, invece, le strategie, lascerò la parola al collega Massimo Giordano, che è competente per materia.
Innanzitutto vorrei fare una ricostruzione un pochino più precisa rispetto a quella fatta dal Consigliere Laus, che probabilmente ha preferito concentrarsi sugli aspetti di strategia tralasciando, magari alcuni elementi legati, invece, alla governance.
Consigliere Laus, non vi è stata alcuna superficialità da parte della Regione nell'affrontare il complessissimo tema d'adeguamento dello statuto del CSI al decreto legge n. 78, che impone alle società la riduzione a cinque nei Consigli d'Amministrazione e, laddove esistano dei contributi pubblici, la gratuità delle cariche ricoperte.
Come ho detto, impone la riduzione a cinque nei Consigli d'Amministrazione della società. Il decreto legge - lo ricordo - è stato approvato in via definitiva il 31 luglio scorso e non si applicava in via diretta alla Regione. Tant'è che la Regione lo ha recepito nella manovra di bilancio, che è entrata in vigore a partire dal 5 gennaio di quest'anno.
Sulla base di questi elementi - noi abbiamo richiesto un parere sul percorso da avviare - l'attuale Consiglio d'Amministrazione è pienamente legittimo, poiché, avendo la Regione Piemonte recepito il decreto legge il 5 gennaio - decreto legge che, lo voglio ripetere, non si applicava in via diretta alle Regioni, ma doveva essere in qualche modo recepito - è chiaro che il riferimento del decreto legge sull'obbligo d'adeguamento a cinque dei Consigli d'Amministrazione si applica, così come dice il decreto legge a partire dal rinnovo successivo.
Detto questo, noi crediamo che la ratio del decreto legge debba venire applicata e quindi stiamo lavorando per la riduzione a cinque dei Consigli d'Amministrazione attraverso un percorso che, ovviamente, rispetti le leggi, rispetti le prerogative dei consorziati e, ovviamente, rispetti le prerogative del Consiglio regionale. Ricordo che il CSI si fonda su una legge regionale e che le nomine e gli adeguamenti statutari - ma soprattutto le nomine - sono di competenza del Consiglio regionale.
Quindi il percorso, prima di valutazione e dell'obbligo d'adeguamento del Consorzio al decreto legge n. 78, non era automatico. Questo è un consorzio costituito da tre soci fondatori, da due enti sostenitori, da sette Province, da oltre 70 enti consorziati, quindi è una situazione diversa rispetto a partecipate della Regione Piemonte con una governance e un sistema di soci diverso.
Oggettivamente, essendo questo un consorzio di cui la Regione Piemonte detiene il 20% di quote azionarie e i cui adeguamenti statutari devono essere approvati dapprima dal Consiglio d'Amministrazione e poi dall'Assemblea con i due terzi di maggioranza - quindi una maggioranza assolutamente qualificata - è stato un percorso che ci ha visti attenti, ma soprattutto rispettosi - questo ci tengo davvero a sottolinearlo - di quelle che sono anche le prerogative del Consiglio regionale.
Il 15 giugno scorso il Consiglio d'Amministrazione ha rassegnato le sue dimissioni. Prima ancora, il 2 maggio, c'è stata un'assemblea durante la quale si è assunto l'impegno a fare gli approfondimenti del caso rispetto all'obbligatorietà d'adeguamento al DL n. 78. Il Consiglio d'Amministrazione ha ritenuto di dare le sue dimissioni per non incorrere nella possibile nullità degli atti.
Noi abbiamo acquisito il parere il quale ci sostiene rispetto al fatto che l'adeguamento debba avvenire a partire dal rinnovo successivo ma soprattutto, ci rassicura sul fatto che gli atti compiuti dal Consiglio d'amministrazione, dal suo insediamento e compiuti in questa fase dal Consiglio d'amministrazione, sono atti legittimi.
Ieri il Presidente Cota ha inviato una lettera al Consiglio d'Amministrazione dove rassicura rispetto a questo percorso e dove si chiede al Consiglio d'Amministrazione di proseguire nell'adeguamento statutario. Ricordo che, ai sensi dello Statuto e della legge regionale del CSI, l'adeguamento e la modifica statutaria spetta al Consiglio d'amministrazione.
Crediamo che questo sia un percorso ancora da seguire, ma assolutamente praticabile. Crediamo sia possibile che il Consiglio d'Amministrazione, in queste settimane pienamente legittimato, possa procedere alla modifica dello Statuto, per poi arrivare a settembre all'approvazione del nuovo Statuto e in assemblea per pubblicare eventualmente i bandi di nomina e consentire al Consiglio regionale di svolgere il suo ruolo.
Questo è il percorso per quanto riguarda la governance, un percorso trasparente che, ripeto, è stato teso a dare garanzia di legittimazione ai Consiglio d'Amministrazione. Un Consiglio d'Amministrazione che, come è stato ricordato, ha anche compiti importanti e, allo stesso tempo, è tenuto a rispettare la legge istitutiva del Consorzio e le prerogative del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Giordano.



GIORDANO Massimo, Assessore alla tecnologia delle comunicazioni

Grazie, Presidente.
Fornisco ai colleghi qualche dato sul CSI. Prima di tutto per ricordarlo a me stesso o a quei colleghi che magari non hanno avuto la possibilità di approfondire la tematica (non credo che tutti siano esperti del CSI).
Cercherò anche di raccontare - sperando di non annoiare troppo e di non portare via troppo tempo - quale attività è stata espletata in quest'anno da parte del CSI, quale attività di riorganizzazione, quale progettualità è stata sviluppata, a dimostrazione del fatto che la Giunta regionale non solo non si è disinteressata del CSI, ma ha fatto tutto quello, dal mio punto di vista molto modesto, era nelle sue possibilità fare. Alla fine farò alcune considerazioni sulla strategia complessiva.
Sappiamo bene che il CSI progetta, realizza e gestisce sistemi informatici complessi. Il valore della produzione è composto da 65 milioni di euro di servizi per la Regione, 35 per la sanità e 50 per gli Enti locali, di cui quasi 40 milioni di euro concentrati sulla città e sulla provincia di Torino. Per circa 100 milioni di euro, il CSI eroga il servizio ai tre principali enti consorziati e, per i restanti 50 milioni fornisce servizio al mercato della sanità degli Enti locali.
Il CSI gestisce oltre duemila applicazioni, 1.500 data base, 1.900 server, 450 terabyte di archiving in due server farm, oltre duemila chilometri di rete a banda larga e fornisce supporto a circa 30 mila utenti.
Recentemente il CSI ha avviato nuove iniziative rivolte specialmente al mondo degli Enti locali più piccoli, come il servizio di riscossione dei tributi e il centro servizi per la gestione associata. La struttura del CSI è composta da 1.200 dipendenti, di cui poco meno di mille addetti alla produzione - sviluppo e gestione dei sistemi, consulenza e assistenza - cui si aggiungono oggi circa 400 risorse esterne che nel 2009 erano 800.
Il 90% dei dipendenti opera nella sedi torinesi mentre un centinaio di persone sono distribuite nelle sedi di Novara, Cuneo e Alessandria.
Il CSI può lavorare solo per gli enti consorziati a causa delle limitazioni introdotte nelle 2006 dal cosiddetto decreto Bersani e opera in regime di affidamento diretto essendo una struttura considerata in house.
interessante rilevare che il CSI fornisce diversi servizi direttamente ai cittadini e alle imprese attraverso un rapporto amministrativo intermediato dagli enti pubblici. Alcuni esempi sono le pratiche tributarie, le pratiche del lavoro e le pratiche della salute.
Noi non siamo qui per fare i censori di chi è arrivato prima di noi, ma il CSI che c'era prima era figlio di un mondo che c'era prima. Oggi i soldi pubblici che possono essere conferiti sono decisamente inferiori. Infatti il CSI soffre di alcune debolezze strutturali, tra cui la diminuzione progressiva dei volumi di attività a causa della contrazione - non contingente e destinata a perdurare, secondo noi - delle risorse pubbliche una dimensione eccessiva dell'organico in relazione al valore della produzione; vincoli normativi da ente pubblico; obbligo di addebitare ai propri soci solo i costi sostenuti senza produzione di margine per autofinanziamento di investimenti; una cultura interna alcune volte ancora troppo orientata all'approccio da ente pubblico.
In questo primo anno abbiamo intrapreso una serie di attività che provo a riassumere e che hanno cercato di superare queste debolezze strutturali.
Infatti nel corso del 2010 e nel 2011 il CSI ha effettuato una profonda riorganizzazione interna per migliorare la propria efficienza riducendo i costi di produzione e le spese generali per ben 30 milioni di euro e si stimano ulteriori 20 milioni di euro di risparmi da attività di efficientamento per il 2011. Oggi il Consorzio presenta ricavi per oltre 150 milioni, un utile netto di un milione e 600, un margine industriale (margine operativo lordo) in linea con le azioni del settore informatico paragonabili per dimensione e tipologie di attività.
Da giugno 2010 - racconto l'attività di riorganizzazione interna - ha adottato un'organizzazione tipica di molte grandi aziende di consulenza e servizi informatici, articolata secondo il modello basato sulle business unit.
Tale modello consente di garantire maggiore rapidità responsabilizzazione e valorizzazione delle competenze.
Nel corso del 2010 sono state - per quanto riguarda la riqualificazione del posizionamento del personale - identificate le persone che potevano essere trasferite da attività di staff e pertanto non direttamente produttive, ad attività di produzione ed erogazione di servizi ai clienti unitamente alle persone per le quali era opportuno un impiego in diverse aree aziendali al fine di incrementarne la produttività. Tale processo ha interessato circa 120 persone - il 10% della popolazione aziendale - e si è concretizzato in un'azione ritenuta efficace di riqualificazione e formazione teorica che, complessivamente, ha consentito ulteriori risparmi nell'acquisizione di risorse esterne.
Piano di evoluzione tecnologica. Dal 2010 il CSI ha un piano di evoluzione tecnologica quinquennale che descrive la piattaforma e le architetture di riferimento su cui devono essere sviluppati i prodotti e i progetti.
Questo piano, ereditato da un gruppo di lavoro interno verificato da una base esterna, identifica le iniziative di dismissione e di riconversione di tecnologie obsolete e non più vantaggiose dal punto di vista economico. Il piano è già in corso di attuazione e ha consentito alcuni rilevanti risparmi.
Sistema di contabilità industriale. Al fine di implementare il nuovo modello di consuntivazione dei costi per consentire agli enti consorziati di ricevere le prestazioni del consorzio in regime di esenzione IVA, è stato realizzato nel corso del 2010 il nuovo modello di contabilità industriale secondo il criterio del full costing, pertanto oggi su ogni singola commessa, per ogni prestazione erogata, il CSI è in grado di determinare il costo complessivo e comprendere i costi indiretti nei costi gestionali. Questo nuovo sistema di contabilità ha permesso di risparmiare 10 milioni di euro.
Investimenti. Gli investimenti in ricerca e sviluppo per una realtà come il CSI sono estremamente importanti, in quanto garantiscono la continuità in termini di prodotti tecnologicamente moderni a vantaggio dei clienti consorziati. In passato gli investimenti erano realizzati dal CSI solo a fronte di specifici contributi da parte dei clienti stessi e si concretizzavano in affidamenti di incarichi per la realizzazione di queste innovazioni.
Dal 2010, il CSI ha iniziato a realizzare investimenti interni attingendo le economie generate dai risparmi delle attività correnti.
Naturalmente si è assoggettato il processo degli investimenti ed una rigorosa metodologia di valutazione, non solo dal punto di vista tecnico ma soprattutto da quello di bilancio, al fine di garantire sia la corretta imputazione dei costi sia la loro capitalizzazione, a fronte di uno specifico e sostenibile piano di ammortamento.
Nuove progettualità.
Nel corso del 2010 sono state presentate, ai soci consorziati, molte iniziative finalizzate all'innovazione dei loro processi, con importanti ricadute sia in termini di efficienza sia di qualità dei servizi erogati ai propri utenti. In particolare, per quanto riguarda la Regione, le principali aree oggetto di proposta sono state le seguenti: la sanità elettronica; realizzazione di una piattaforma unificata per il fascicolo sanitario elettronico a livello regionale; ricetta sanitaria elettronica centro di prenotazione unico regionale; laboratorio di analisi unico federalismo fiscale; costituzione dell'anagrafe tributaria regionale attraverso un'unificazione dei processi di riscossione dei tributi, a livello regionale e locale; gestione associata degli Enti locali realizzazione del centro servizi condivisi per gli Enti locali, al fine di facilitare la gestione in forma sociale; sburocratizzazione; attuazione del processo unificato per la gestione delle pratiche dello sportello unico delle attività produttive del modello digitale edilizio; rete di iniziative turismo e cultura per la promozione integrata del territorio e nuovi sistemi di bilancio per grandi enti e sanità.
Collaborazione sul mercato nazionale ed internazionale.
Sono state avviate numerose iniziative di collaborazione con Enti al di fuori del Piemonte, nei limiti imposti dalla normativa vigente, quindi entro il perimetro previsto dal Codice dell'Amministrazione digitale.
In particolare, si segnalano le seguenti iniziative: attivazione del partenariato interregionale per lo sviluppo del Protocollo Sigmater accordo di programmazione con la Regione Emilia Romagna; accordo di collaborazione con la Provincia di Catania; accordo di collaborazione con il Comune di Milano.
Sul fronte internazionale, l'attività svolta ha condotto la qualificazione del CSI per circa venti progetti molti significativi e distribuiti in diverse aree geografiche, con particolare riferimento ai paesi emergenti.
Nel quadro delle misure di sviluppo del comparto ICT regionale s'inserisce il nuovo programma di acquisto di servizi, mediante destinazione di accordi quadro, avviato dal CSI Piemonte. Tale nuovo modello di approvvigionamento è parte integrante del cosiddetto "Piano ICT" presentato al tavolo di crisi dell'ICT.
In particolare, il Piano, presentato dagli Assessori allo sviluppo economico, alla salute e al lavoro è stato siglato nell'accordo del 18 aprile 2011, concertato ed approvato dalle associazioni rappresentative delle imprese, dei sindacati, della Camera di Commercio, della Città di Torino e della Provincia di Torino. Occorre rimarcare che è la prima volta che il documento di pianificazione del settore ICT, nelle sue linee guida è oggetto di concertazione con tutte le parti sociali. In particolare, il nuovo modello di Procurement della Pubblica Amministrazione regionale intermediata dal CSI, è stato condiviso con i rappresentanti delle imprese e, successivamente, sono stati definiti gli aspetti attuativi, specifici e necessari per la pubblicazione delle prime procedura di gara.
Nel merito, l'iniziativa indirizza, attraverso il consorzio, la spesa pubblica in ICT dei principali Enti piemontesi, verso il comparto, secondo le seguenti linee guida: selezione di tre fornitori e raggruppamenti di imprese per ogni area tematica di intervento sui sistemi informativi instaurazione di un rapporto di fornitura destinato a rimanere stabile per un minimo di due ed un massimo di tre anni, con ognuno dei tre fornitori o raggruppamenti di fornitori; scelta dei fornitori attraverso la procedura di evidenza pubblica definita di accordo quadro bifasico, prevista dal Codice degli appalti, già sperimentata con successo da altre stazioni appaltanti per servizi analoghi.
In particolare, l'impostazione del programma consente alle imprese di favorire la specializzazione, la creazione di competenze distintive l'acquisizione di referenze spendibili sul mercato nazionale ed internazionale e la programmazione di investimenti nel medio periodo; ai lavoratori, di contare sul coinvolgimento in progetti di maggiore durata temporale, quindi su una concreta stabilità occupazionale; alla Pubblica Amministrazione e al consorzio di disporre di competenze e capacità tecniche professionali più specialistiche.
In un contesto economico produttivo locale, caratterizzato da alcune importanti debolezze strutturali, quali il nanismo e la non particolare specializzazione, il CSI può rappresentare un importante strumento di politica e sviluppo economico per il comporto dell'ICT piemontese, se accompagnato da un forte ed intenso percorso di efficientamento, come quello che riteniamo di avere già intrapreso.
Infine, considerato il contesto di crisi economica attuale, favorire il rilancio dell'informatica pubblica, quale strumento di politica industriale per le imprese e le occupazioni attraverso il prevalente ricorso a filiere di aziende locali, rappresenta un obiettivo prioritario per l'Amministrazione regionale.
Detto questo, il Consiglio d'Amministrazione è stato invitato da noi da subito, ad elaborare un nuovo piano industriale.
Riteniamo che il nostro impulso, il nostro stimolo - poi è evidente che è il CSI che lo deve tradurre - è stato uno stimolo importante perché, dai dati oggi evidenziati, il percorso di efficientamento, di riorganizzazione e di formazione è stato un percorso importante.
Noi crediamo in un'attività di continuo stimolo, affinché il CSI divenga sempre più uno strumento capace di fornire servizi alle Pubbliche Amministrazioni efficaci, farlo con efficienza, fare in modo che i cittadini possano beneficiare di questi servizi, ma va fatto attraverso un percorso come quello che in qualche modo, magari sinteticamente, ho cercato di mettere in evidenza, perché un CSI che può contare su fiumi di denaro pubblico è figlio di un mondo che non c'è più.
In questo senso intendevo l'affermazione fatta prima.
Sulla delineazione di questo piano industriale, che il CSI farà, noi ovviamente porteremo i nostri stimoli, elaboreremo anche al nostro interno un'ipotesi di scenario. Non siamo ideologici sull'approccio a questi temi teniamo un approccio sempre pragmatico. Per noi l'obiettivo è portare efficienza, è rinforzare il sistema e far sì che il CSI sia uno strumento anche di politica industriale, per far crescere tutte le piccole e medie imprese del comparto dell'ICT che oggi hanno delle difficoltà dal punto di vista delle dimensioni e della specializzazione.
Verificheremo se, al fine di rinforzare il sistema, sarà utile fare delle privatizzazioni, parziali o complete, di alcune divisioni del CSI. Lo valuteremo con approccio sereno; ovviamente ascolteremo con attenzione quanto dirà il Consiglio, perché per noi l'indirizzo del Consiglio è un indirizzo di cui siamo tenuti, ma con piacere ne terremo conto.
Questo ha lo scopo di rinforzare - ripeto - il sistema complessivo, per garantire un futuro più certo ai lavoratori, non per dare loro un futuro di precarietà.
Oggi riteniamo che queste tematiche vadano guardate con serenità e senza approcci ideologici, sapendo che ci sono anche logiche di mercato di cui si deve tenere conto, avendo, come obiettivi, quelli che ho cercato di indicare, tra i primi quello di garantire occupazione che oggi, da parte del CSI, ovviamente è data in modo consistente.



PRESIDENTE

A questo punto darei la parola ad uno dei firmatari degli ordini del giorno n. 409 e n. 413, essendo due atti d'indirizzo, e poi procederei con un'unica discussione, com'era si era inteso alla Conferenza dei Capigruppo.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Spagnuolo; ne ha facoltà.



SPAGNUOLO Carla

Prima di ascoltare le relazioni che lei ha annunciato, quindi concordando con la sua impostazione, chiederei di avere la relazione dell'Assessore Giordano, se è possibile, perché ha dato numeri e riflessioni che mi sembrava fossero scritte.
Chiederei, se è possibile, di averle, altrimenti chiederemo il testo.
Se non ci sono difficoltà la facciamo stampare, perché è una relazione importante e significativa della Giunta. Mentre la relazione dell'Assessore Elena Maccanti si è soffermata su un'informazione e sull'applicazione legislativa, quindi è stata relativamente facile, almeno per me, da seguire e percepire, la relazione dell'Assessore Giordano, invece, è più corposa: contiene elementi, valutazioni e numeri, pertanto mi sembra utile averla per il dibattito.
Grazie.



PRESIDENTE

Consigliera Spagnolo, le facciamo pervenire il resoconto stenografico penso che entro 20-25 minuti saremo in grado di consegnare, a chi la richiede, una copia dell'intervento dell'Assessore Giordano.
Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 409, avente ad oggetto "Quale futuro per il CSI Piemonte?", presentato dal Consigliere Laus, che lo dà per illustrato.
Abbiamo, poi, l'ordine del giorno n. 413, inerente a "Governance CSI Piemonte", presentato dal Consigliere Motta Massimiliano e altri.
La parola al Consigliere Motta Massimiliano, per l'illustrazione.



MOTTA Massimiliano

Grazie, Presidente.
Mi riservo, poi, una serie di chiarimenti, o meglio, considerazioni nella discussione generale sul CSI Piemonte.
Mi limito ad evidenziare lo spirito dell'ordine del giorno, nella speranza di farmi comprendere, perché molte parole sono state fatte attorno a questo documento.
L'ordine del giorno porta la firma di alcuni Consiglieri che, per natura o per una serie di attenzioni espresse negli anni nei confronti del soggetto titolato a gestire i sistemi informativi degli Enti consorziati fra cui la Regione Piemonte, hanno pensato che fosse venuto il momento di dare una configurazione alla governance dell'ente strumentale un po' più consona al mercato, vale a dire anche la possibilità di proporre il Consorzio in un'ottica che possa guardare oltre gli enti consorziati.
C'era parso persino un momento propizio per applicare un adeguamento della legge, che non parte solo dalla legge Brunetta, ma è un qualcosa che viene successivamente alla legge Bersani.
Qualcuno ha eccepito dicendo che si stanno consumando delle discussioni interne alla maggioranza che fanno attrito. No, c'è una discussione, perch non si può pretendere che tutti pensino nella stessa maniera e soprattutto che non abbiano delle motivazioni per le loro posizioni! Pertanto, l'opportunità che offre l'applicazione della legge Brunetta è un qualcosa che viene successivamente alla legge Bersani. Con quest'affermazione, ma anche con quelle che ci saranno nella discussione generale sul CSI, guardo anche a quello che è stato fatto, a quanto si è impegnata la scorsa Giunta rispetto al CSI Piemonte, in termini di strategia, di piano industriale, anche di governance, in termini di poter ricevere quanto dovuto.
Non dimentichiamo che uno dei maggiori debitori del CSI Piemonte è il Comune di Torino, che non è mai stato amministrato dal centrodestra, che ancora oggi si permette il lusso di dettare regole e diktat, senza aver pagato il conto, che si aggira intorno ai 50 milioni di euro. Probabilmente sarebbe una goccia nel mare, ma se incominciasse a mettere mano al portafoglio e a pagare quello che deve, probabilmente potremmo metterci sullo stesso piano, per la discussione.
Dicevo che ci sembrava quasi un'occasione più unica che rara quella di poter adeguare lo Statuto del CSI, che, al di là di una piccola modifica di alcuni articoli (credo all'articolo 1 e all'articolo 20) nel 2005, non è mai stato modificato. A memoria del sottoscritto, che nasce nel 1965 e incomincia ad occuparsi della politica intorno ai primi anni '80, ad oggi non ricordo che il CSI abbia messo mano al suo Statuto sovente. Credo ci siano state due o tre date: l'ultima è sicuramente quella del 2005.
Dal 2005 ad oggi, un soggetto che vuole essere competitivo, come il CSI, che si occupa di Information and Communication Technology, ha la necessità di rivedere al proprio interno gli organi e i poteri di coloro che dovrebbero fare le politiche.
Vedete, noi possiamo dare gli indirizzi, e mi limito solo a dire questo nell'ambito della discussione generale, ma poi, all'interno dell'azienda c'è chi deve condurre l'azienda stessa verso il "più", nell'ambito del bilancio.
Allora, i numeri che ha fornito l'Assessore sono sicuramente importanti, ma non rappresentano l'efficienza massima e la potenzialità massima che si possono raggiungere nell'ambito del CSI Piemonte.
Evito di leggere tutta la parte del disposto, che pone un ambito nuovo fra le quote consortili, che non sono mai state toccate dal 1975 ad oggi (quindi quella fondazione del 1975 rimane la stessa, nel 2011, con condizioni completamente diverse), e il valore della produzione, che è quello che fa andare avanti il Consorzio sul mercato.
Pertanto - e vado alla conclusione - le tre soluzioni che si propongono in quest'ordine del giorno vedono, indipendentemente da chi governa, la possibilità di regolare uno strumento: noi contribuiamo al valore della produzione per il 70%, contando anche la parte delle Aziende sanitarie.
Quindi, è una soluzione che prevede la possibilità di un nuovo CdA dove ci siano, adeguandolo ai cinque componenti, due componenti nominati dalla Regione, un componente nominato dalle Aziende sanitarie, uno nominato dagli Enti e uno da Comune e Province.
Una seconda soluzione è quella, sempre nell'ambito dei cinque componenti, di avere tre componenti nominati dalla Regione, di cui uno espressione delle minoranze in Consiglio, ma con la ridistribuzione dei poteri nell'ambito della Presidenza, della Direzione Generale e di un Comitato tecnico-scientifico.
Sfido molti di voi a conoscere il compito e i risultati che il Comitato tecnico-scientifico è riuscito a dare in questi anni, visto che ha un compito d'indirizzo.
La terza soluzione è la seguente: se Enti consorziati, in ambito dell'assemblea, non ritenessero strategica la Regione Piemonte per il CSI Piemonte, tentare di creare un qualcosa d'alternativo, che vada nell'ottica citata dall'Assessore, cioè nella possibilità di vedere un soggetto che sia a partecipazione privata, magari non totalmente, o comunque anche in ambito maggioritario, ma un soggetto che utilizzi in maniera più produttiva le risorse che vengono messe a disposizione del Consorzio, che ricordo essere il 70% del valore della produzione del CSI.



PRESIDENTE

Entrambi gli atti di indirizzo sono stati illustrati, pertanto dichiaro aperta la discussione generale.
La parola al primo iscritto, Consigliere Pedrale.



PEDRALE Luca

Il mio intervento riguarda più che altro l'organizzazione dei lavori della seduta odierna.
Dalle relazioni svolte dall'Assessore Maccanti e dall'Assessore Giordano, ma anche dagli interventi dei colleghi Laus e Motta, mi pare siano emersi elementi molto importanti e molto stimolanti di riflessione e di approfondimento: sono stati comunicati anche dei dati numerici; è stato aperto un primo orizzonte sul piano industriale del CSI; sono state svolte delle riflessioni sulla governance e sulle prospettive possibili che il CSI potrà intraprendere nel futuro.
Tutti questi elementi m'inducono a presentare la seguente proposta: innanzitutto, per arricchire ulteriormente la riflessione su questa materia, molto importante per la Regione, con gli interventi che seguiranno da parte di Consiglieri sia della maggioranza che della minoranza, ma successivamente, chiedo di avere il tempo, anche in base ad un'attenta lettura delle relazioni degli Assessori (in particolare quella dell'Assessore Giordano), di proseguire ancora un po' il dibattito la prossima settimana, per poi addivenire ad una votazione sugli ordini del giorno.
Quindi, inviterei questa sera a prolungare e approfondire la discussione, magari potendola ancora proseguire la prossima settimana avendo a disposizione anche dati ulteriori e potendo approfondire la relazione svolta dall'Assessore Giordano, per poi giungere ad una votazione degli ordini del giorno la prossima settimana.
Pertanto, chiedo ai colleghi del PD se c'è questa disponibilità e convergenza.



PRESIDENTE

Mi sembra che il Consigliere Reschigna abbia annuito.
La parola al Consigliere Reschigna per rispondere alla proposta.



RESCHIGNA Aldo

A noi interessa questa sera svolgere alcune riflessioni e confrontarci sul tema oggetto degli interventi degli Assessori Maccanti e Giordano, ma per conto del nostro Gruppo, del collega Laus.
Poi, in ordine all'esigenza di riflettere alla luce del confronto politico, che mi auguro molto alto, che questa sera svolgeremo in aula, non abbiamo alcuna difficoltà al riguardo a votare le mozioni martedì prossimo.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola alla Consigliera Cerutti.



CERUTTI Monica

Grazie, Presidente.
Vorrei ricordare al Capogruppo Pedrale che, comunque, altri Gruppi hanno sottoscritto la richiesta di questo Consiglio, come il Gruppo che presiedo, proprio perché pensiamo che, finalmente, la politica debba assumere il suo ruolo di indirizzo nei confronti di una realtà aziendale così importante per i dipendenti che vi lavoravano - prima è stato ricordato il numero, ma vi sono anche i dipendenti di tutte le aziende che lavorano con il CSI Piemonte - quindi, proprio per il settore dell'ICT piemontese, affinché sia fattore effettivo di traino per l'economia e di crescita reale del benessere del nostro territorio, anche per l'informatica nella Pubblica Amministrazione, che credo sia tema politico che questo Consiglio debba affrontare - sarebbe una nostra sconfitta! Oggi cominciamo e la prossima settimana proseguiremo questo dibattito ma vorremmo che non fosse un semplice esercizio oratorio, una puntata di quella "saga" - è un portale che noi leggiamo - che ci dà sempre indicazione delle nuove puntate, senza mai approdare ad una scelta. Invece occorre ci sia l'avvio serio della definizione degli indirizzi per un piano strategico.
Francamente, non abbiamo compreso l'intervento dell'Assessore Giordano: sarà un limite del nostro Gruppo, un limite personale, perché, da una parte, si evocano una debolezza strutturale e un presunto efficientamento dall'altra, invece, viene enunciata una serie di attività, che avremo modo di esaminare puntualmente. Quindi, non si comprende anche il calo delle attività cui, invece, l'Assessore Giordano faceva riferimento.
Le RSU del CSI Piemonte chiedono un rinsaldarsi del patto tra gli Enti per rafforzare e rilanciare il ruolo e il mandato del Consorzio confermandone la sua missione di consorzio pubblico al servizio dei cittadini.
Noi pensiamo sia giusto riaffermare questa missione, anche se dobbiamo comprendere in cosa si sostanzi il rilancio dell'Azienda. Ricordiamo che il CSI Piemonte nasce nel 1975 a mezzo della legge regionale n. 48, che indica quale compito del consorzio - vogliamo leggerlo proprio perché pensiamo sia importante ricordarlo - "la progettazione, la realizzazione e la gestione di un sistema regionale di elaborazione dei dati che, operando nel quadro della politica regionale di programmazione e promuovendo la connessione tecnica ed operativa degli enti ed organizzazioni consorziati, garantisca lo scambio diretto delle informazioni e delle conoscenze, l'utilizzazione in comune delle risorse, la standardizzazione delle procedure; faciliti l'accesso alle tecniche informatiche da parte degli Enti di minore dimensione e la loro estensione a nuovi settori operativi di interesse sociale; favorisca la formazione di tecnici dell'informatica orientati ai problemi economico-sociali della Regione".
Possiamo dire che questo compito sia superato? Probabilmente no, forse è da attualizzare. Oggi, il CSI conta 82 enti consorziati, oltre a gestire in alcuni casi integralmente, i loro sistemi informativi; eroga servizi trasversali, cioè condivisi da più livelli amministrativi, a tutta la comunità piemontese. Si tratta di un modello organizzativo che ha in s l'opportunità di fare sistema tra gli enti; forse, la politica dovrebbe interrogarsi perché finora non ha utilizzato quest'opportunità, proprio perché gli enti non hanno mai valorizzato questo modello, che il CSI ha già proposto un po' di tempo fa e che, forse, in realtà, bisognerebbe poter valorizzare.
Oltre a questo, il CSI accompagna le imprese ai siti del territorio verso la competizione nazionale e internazionale, all'accesso ai relativi finanziamenti, con oltre 15 milioni di euro all'anno di nuovo fatturato per 120 imprese locali; svolge attività internazionali: sono stati avviati 44 progetti in 17 paesi extra Unione Europea e sono state attivate collaborazioni con 15 paesi dell'Unione Europea.
Quest'aspetto ci sembra anche molto importante e ci permette di dire che il CSI sta lavorando con le altre imprese, anche al di fuori dell'Italia.
Questi sono alcuni elementi che indicano che la realtà di cui stiamo parlando non rappresenta la migliore delle aziende possibili - questo non è il senso del mio intervento - ma neanche un carrozzone da smantellare.
Abbiamo già presentato diverse interrogazioni per sollecitare un'assunzione di responsabilità; in particolare, a fine aprile, abbiamo presentato un'interrogazione per il Question Time sul piano strategico dell'ICT - vi faceva riferimento l'Assessore Giordano - in cui veniva delineato il ruolo del CSI come stazione appaltante, a fronte di 150 milioni di euro da investire, superando l'approccio del body rental con le commesse "a corpo".
Questo è un elemento certamente importante; però, ci siamo chiesti come ciò fosse possibile senza avere ancora un piano industriale dell'azienda e con un orientamento che, probabilmente, non avrebbe valorizzato efficacemente le competenze interne rispetto ad un nuovo compito verso cui probabilmente, il CSI avrebbe dovuto attrezzarsi.
Il 28 giugno abbiamo chiesto ufficialmente che la Giunta chiarisse - a questo faceva riferimento l'Assessore Maccanti nel primo intervento - quali erano le sue intenzioni, a fronte delle dimissioni del Consiglio d'Amministrazione che, come abbiamo appreso oggi, in realtà, risulta, in qualche modo, rilegittimato.
A questo punto, un conto è la definizione della composizione del Consiglio d'Amministrazione - sarà anche da ridefinire il rapporto tra gli enti consorziati, con una necessaria modifica dello Statuto - ma, in questo momento, c'interessa maggiormente l'elemento strategico.
Siamo stati tacciati - l'Assessore Giordano forse lo ricorda - di eccessivo pessimismo rispetto al futuro del CSI Piemonte; oggi francamente, non sappiamo se lui lo dobbiamo inserire nella schiera degli ottimisti o dei pessimisti nei confronti dell'azienda.
Da una parte, certo c'è la questione finanziaria che non è mai stata affrontata pienamente, cioè l'esposizione nei confronti degli istituti di credito per il ritardo degli incassi da parte di alcuni enti. Questione che nel tempo sembra essere una delle più problematiche.
Non ci rassicurano le considerazioni del Direttore generale, che afferma che lo stato di salute economico-finanziaria del CSI è in linea con le previsioni iniziali e che anzi il volume della produzione lavorabile nell'anno è leggermente superiore alla capacità produttiva. Quindi, non capiamo come questo si sposi con ciò che ha detto l'Assessore Giordano.
E sempre il Direttore generale dice: "Nulla c'è di nuovo sotto il sole se non l'unica idea di cui si sente parlare da molti anni, ormai sempre dalle stesse fonti: quella di staccare dei pezzi o sottrarre delle attività per destinarle a non meglio precisati nuovi soggetti con motivazioni e finalità che almeno dal punto di vista industriale non vengono espresse".
Questo è ciò che vorremmo comprendere, perché ci sembra essere un po' l'idea ispiratrice che muove il documento presentato dalla maggioranza.
Le domande che invece bisognerebbe porsi nell'affrontare seriamente la questione sono: quali indicatori di efficacia, efficienza ed economicità rendono l'evidenza che sia arrivato il tempo di mettere in discussione la mission del CSI se va avanti un'ipotesi, che è quella che sembrerebbe essere portata avanti dal documento della maggioranza? Quali degli attuali compiti del CSI si ritiene meglio non affidarglieli più e perché? Ho sentito nell'intervento dell'Assessore Giordano evocare presunte privatizzazioni. Ma quali sarebbero e perché? Noi vogliamo comprendere. Anche perché a questo punto pensiamo che non sia stato individuato un modello di governance dell'informatica pubblica. Noi pensiamo, invece, che sia oggetto di discussione politica. Pensiamo che prima di parlare di presunte privatizzazioni e anziché pensare a spezzatini vari non ci si debba chiudere nella posizione opposta della conservazione ma effettivamente si debba riparlare veramente di quello che può essere il futuro del CSI in una sua valorizzazione e anche in un suo possibile efficientamento (pensiamo ci sia anche l'esigenza di discuterne).
Inoltre, pensiamo sia necessario dare di nuovo valore al fatto che il CSI offra un servizio pubblico, e non faccio retorica. Anche la questione referendaria pone nell'ambito della politica il tema del pubblico, il pubblico che ha riassunto una sua specificità positiva.
Quindi, in questo senso pensiamo che il patrimonio di informazione e conoscenza debba essere bene comune e non merce. Non semplicemente facendo riferimento alla salvaguardia dei dati, secondo magari una concezione vecchia, ma considerando l'insieme di sistemi e servizi che, da un lato favoriscono uno snellimento burocratico della Pubblica Amministrazione e dall'altro, permettono ai cittadini di avere un rapporto migliore con le istituzioni anche e soprattutto in ambiti delicati ed essenziali come la sanità e il mondo del lavoro.
Ripeto, si tratta di salvaguardare e rafforzare un vero e proprio servizio pubblico, non quindi di salvare il figlio di un mondo passato perché vorremmo che il CSI divenga un elemento di efficienza che apparterrà al nostro futuro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Buquicchio.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Penso che un argomento come questo non debba essere oggetto di tentativi "di cappello" da parte di nessuno perché questo è uno dei tanti problemi che attengono alla gestione della nostra Regione. È uno dei tanti problemi che, come ricordava prima la Consigliera Cerutti, risale alla volontà fondativa di molti anni fa.
Purtroppo, come tante cose che sono nate molti anni fa, richiedono inevitabilmente una revisione. È vero che non gli chiediamo che un'auto di tre o quattro anni fa abbia il bollino blu, però anche l'auto ha bisogno oltre che di manutenzione, di revisione. Perché comunque le cose cambiano ed è necessario aggiornare la mission di diversi anni fa alle circostanze odierne.
Allora sicuramente è indubbio che l'alta tecnologia informatica rappresenti un elemento estremamente importante che va al di là, come diceva la Consigliera Cerutti, di quello che è il mero compito informatico ma secondo lei ha anche una valenza di tipo culturale. Però, qui ci differenziamo un po' dalla Consigliera Cerutti e quindi dal Gruppo che lei rappresenta.
Consentitemi di porre un attimo da parte il problema della legittima aspettativa di tutti i dipendenti che, in modo sacrosanto, chiedono qual è il loro futuro, che noi consideriamo come un problema da risolvere sicuramente, ma anche un problema da trattare a parte, per farci una domanda estremamente doverosa, che ritengo non possa essere scontata sulla semplice richiesta di valutazione di quelle che sono le prospettive.
Allora noi sicuramente assistiamo a quasi un cabaret, devo dire, perch tra il valzer delle dimissioni, autosospensioni, lettere del Presidente Cota, reintegri e via di seguito, diciamo che lo spettacolo è stato abbastanza ridicolo.
Così come ridicolo, da un certo punto di vista, è voler partire da una considerazione che trattasi di un Consiglio d'Amministrazione complesso, di un CdA nel quale l'assetto, dal punto di vista politico, è forse (tra virgolette) ingovernabile e, quindi, prendiamo in considerazione anche uno stralcio della quota di quell'ente rispetto a quella dell'altro.
Veramente un'ipotesi di questo genere, scusatemi, con tutto il rispetto per chi l'abbia formulata (non so chi), è ridicola! Allora, a quel punto se il problema è uno, lo vogliamo trasformare in due e magari in tre problemi.
Il problema è a monte. Il problema è a monte, perché rispetto quello che la collega Cerutti ha detto quando sostiene: "Non consideriamolo così facilmente come un carrozzone da demolire". Un momento! Non sarà un carrozzone da demolire, bisogna rispettare coloro che ci hanno dato la vita e il proprio impegno. Ma vogliamo rimodulare? Vogliamo valutare l'opportunità ad oggi di mantenere in quest'assetto, in queste condizioni con questo bilancio, in questo momento di crisi un consorzio siffatto? O vogliamo, come diceva il Consigliere Motta, pensare che, trattandosi di un servizio, ma non di un servizio essenziale come quello dell'acqua, si possa legittimamente ipotizzare che, in un momento di crisi e di grave difficoltà di governance come questo, possa anche aprirsi al privato o dobbiamo avere paura - in questo caso, ritengo non legittimamente - dell'apertura a un privato che possa, ovviamente con regole da stabilire, salvaguardare in primis l'occupazione? Perché le richieste utopistiche in termini occupazionali non sono a volte sostenibili. Tutti vorremmo dare tutto a tutti.
Vediamo quello che sta succedendo nella sanità. Se si prende in considerazione la necessità di una riforma sostanziale, si deve anche considerare che quella riforma può essere proprio utile - con il sacrificio di qualcuno - a salvare gli interessi di tutti. Allora indubbiamente condivido la proposta - partita da alcuni banchi e accolta dal Capogruppo che siede davanti a me - di non votare nulla oggi e di continuare questo confronto magari in altra sede, per svolgere realmente e fuori dalle enunciazioni un po' forzose una reale analisi, seria e coraggiosa.
facile infatti dare in modo demagogico ragione ai più; dar torto ai più è molto scomodo: si corre il rischio di prendersi qualche fischio e qualche pomodoro, ma penso che sia un dovere della politica, se vuole affrontare in modo serio le problematiche che è chiamata a risolvere, non fare scelte sempre demagogiche e populistiche ma - proprio in nome del popolo, in nome dei più, in nome di coloro che non vogliono perdere l'occupazione - trovare delle soluzioni sostenibili.
Ripeto infatti che in questo momento è utopistico pensare di continuare a governare determinate problematiche con le logiche del passato. In passato si poteva accontentare un po' tutti, in modo clientelare. Oggi noi dobbiamo tutti insieme - non è un concetto di destra o di sinistra: è un concetto di buon governo - uscire dalle logiche clientelari e in questo modo potremo trovare soddisfazione per i più, nell'interesse della comunità. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gariglio.



GARIGLIO Davide

Grazie, Presidente.
Penso che l'ordine del giorno "a testata multipla" (a testata tripla) che hanno presentato alcuni colleghi del Gruppo del Popolo della Libertà metta quest'Assemblea regionale in una condizione che definirei con l'aggettivo "surreale".
Presidente, noi stiamo discutendo sul futuro di un Consorzio - potremo definirlo un'azienda - estremamente importante, pubblica e di cui noi siamo i committenti principali e in aula - con i soldi pubblici di questa discussione e i costi dell'impegnare tante intelligenze per questo dibattito - ci stiamo arrovellando sui pesi, sulle quote di partecipazione sul valore della produzione determinata dalle varie committenze, sul numero di posti che dobbiamo avere in Consiglio d'Amministrazione, sulla governance (poi nobilitiamo tutto questo con un termine anglosassone): sugli assetti - chiamiamoli con un'espressione più da tranvieri - di governo nel Consiglio d'Amministrazione. A me pare un po' surreale: non perché questi siano problemi di secondo piano, ma perché sono il punto finale di un ragionamento che non si è sviluppato.
Noi non possiamo quindi sviluppare in questa sede un discorso sugli assetti, sui pesi, sulla composizione del Consiglio d'Amministrazione del CSI se non capiamo cosa noi vogliamo dal CSI: non cosa vuole il CSI da se stesso; non - mi permetto di dirlo e non me ne vogliano loro - cosa i dipendenti del CSI vogliono dal CSI; ma cosa la comunità regionale si aspetta dal CSI; cosa coloro che sono stati eletti e sono rappresentanti della comunità regionale si aspettano dal CSI. Non si tratta del problema di affidare la creazione di un piano strategico ad un gruppo di tecnici fossero anche i migliori del settore. Noi non dobbiamo sapere cosa l'Università vuole per l'Università, ma dobbiamo sapere cosa la comunità vuole dall'Università. Dobbiamo sapere, in questo caso, cosa la comunità vuole dal CSI.
Penso che il problema sia un problema tutto nostro e che forse va anche allargato. Il punto non è solo quale mission diamo al CSI, ma qual è trovo lo spunto dalla presenza dell'Assessore all'industria - la politica industriale, qual è il disegno di sviluppo che noi abbiamo per il settore dell'ICT. Assessore, questo non l'abbiamo capito dalla sua relazione seppur nell'ultima parte lei qualcosa abbia detto. Prima di commentarlo però, ci riserviamo di leggere bene quel che lei ci ha riferito.
Ci pare, infatti, che per certi versi questo problema se lo pongano più i rappresentanti delle RSU con il loro documento, dove si dicono alcune verità: che stiamo parlando di una società che è la più grossa società di ICT che abbiamo in Piemonte, che è l'Ente che ha avuto una funzione guida dello sviluppo di questo settore industriale, anche rispetto al mondo privato, e che noi dobbiamo capire se il Piemonte vuol dire qualcosa nell'ICT anche nel futuro e, per dire questo, che rapporto dev'esserci tra la società che abbiamo creato e che continuiamo a tenere in vita e le società private; come e se può esserci uno sviluppo del settore dell'ICT e come debba declinarsi nel rapporto con i privati.
Che poi la Regione abbia due componenti del Consiglio d'Amministrazione, che uno venga dalla sanità, tre siano nominati dal Consiglio regionale (di cui uno dall'opposizione) è una questione che dovete decidere voi: non è questo il problema. Il problema è cosa vogliamo fare, quale sviluppo deve avere questo settore, che mission dobbiamo dare di conseguenza alla realtà a noi collegata, tenendo conto che su questo noi possiamo dire qualcosa non solo con un investimento in politica industriale, ma ragionando su quel che spendiamo ogni anno in termini di commesse che tutto il sistema pubblico - e in particolare la Regione, con il sistema della sanità - procura al CSI.
E mi chiedo anche: abbiamo dei benchmark, Assessore? Sappiamo com'è strutturata la sanità; parliamo della sanità perché è il settore in cui dalla sua relazione e da quel che diciamo sempre - sappiamo che vanno fatti i maggiori investimenti. Ci sono dei benchmark su com'è l'informatizzazione negli altri Paesi europei e su quali sono i livelli di eccellenza? Possiamo, con il sistema dell'ICT piemontese, raggiungere quei livelli? Serve qualcosa? Basta un'alleanza CSI-aziende private, oppure serve portare qualcun altro a bordo? Penso che sia questo l'elemento su cui aprire la discussione.
Noi ci riserviamo, Assessore, di approfondire la sua relazione e le considerazioni che ha fatto, ma penso che si debba parlare prima della politica in generale e delle ricadute che questa può avere sul sistema delle imprese e del lavoro in questa Regione. I posti nel Consiglio d'Amministrazione sono una cosa "alta", "nobile", di cui ci appassioniamo tutti, ma si tratta del passo successivo di un discorso che, se non ha queste fondamenta, non penso possa svilupparsi dalla coda. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Burzi.



BURZI Angelo

Grazie, Presidente.
Connettendomi con l'ultima parte dell'intervento del collega Gariglio compio un passo successivo. Siamo però già in ritardo, perché è passato oltre un anno anche di questa legislatura.
Dapprima infatti inizio con un ringraziamento per i colleghi dell'opposizione, che con simpatica gentilezza ci hanno obbligati a discutere in aula di quest'argomento, perché credo che meglio sarebbe stato secondo me - se noi autonomamente avessimo deciso di parlarne: non è mica mai proibito a gente di maggioranza di occuparsi di una cosa, se la ritiene importante; e, di sicuro, la sensazione che abbiamo dato sinora come maggioranza e come Giunta è di non avere attribuito al tema l'importanza che secondo me deve avere.
La seconda parte del discorso che intendo fare è: prima i fatti e poi le opinioni. Il CSI è un ente strumentale della Regione; l'ha ricordato nell'intervento iniziale l'Assessore Maccanti, intervento che condivido quasi integralmente se non fosse per la parte meramente formale di attenzione, Assessore, ai rapporti con il Consiglio: su questo tema non ho visto alcun'attenzione, da parte di questa Giunta, sul Consiglio. Infatti escludo che le riforme che voi state proponendo, se non mi sono distratto (e le assicuro che non l'ho fatto), siano state, in alcun modo, né discusse né socializzate con il Consiglio. Pertanto, sull'attenzione riportata al Consiglio regionale e da più parti invocata, credo che la valutazione sin qui espressa da parte della Giunta sia di larghissima insufficienza.
un ente strumentale: lo dico per mia madre, che ci segue in diretta; ma allora, occorre spiegarle che cosa vuol dire "ente strumentale". Voleva dire - e vuol dire ancora oggi - un qualcosa che serve come strumento. A chi? Alla Regione, perché è un ente strumentale della Regione. Non a caso ci fecero una legge. Quando? Nel 1978, 1979 o 1977: insomma, 33 anni fa (l'età di Cristo). In termini di informatica - sarà l'unica volta che far un modestissimo accenno tecnico - siamo nel paleozoico rispetto ad oggi.
Anzi, forse ancora prima! Serve ad oggi? Ha ragione il collega Gariglio sul cui intervento, conoscendolo bene, nutro qualche difficoltà a capire se aderire o meno, perché mi ha un pochino preoccupato sentirgli dire che lui è totalmente disinteressato alla ripartizione dei posti. Perché mi racconta una fiaba o un film che non ho mai visto! Però, poi, se dimentico questa parte - ma la dimentico per simpatia estrema nei riguardi del collega Gariglio - dice una cosa giusta e la risposta ce la dobbiamo dare noi: questo strumento, indipendentemente da cosa ha fatto fino a ieri (e per un attimo mi astengo dall'esprimere delle opinioni, perché vorrei rimanere sui fatti), serve ancora alla Regione Piemonte? Cribbio - direbbe l'ingegner Burzi, visto che è in pubblico - molto più di quando nacque. Perch chiunque, per esempio, si volesse occupare seriamente (non a parole) di efficienza - e Gesù solo sa se la Giunta, che in questo momento è rappresentata da due autorevoli membri della Lega più un pezzo del Capogruppo della Lega claudicante - dovrebbe averne bisogno, perché questa Giunta ha bisogno di efficienza come il pane. Intanto perché è uno dei motivi per cui io credo ci abbiano votati.
Vorrei che venisse ricordato che ci hanno votato per portare efficienza. La gente che ha votato la Lega o noi, è gente che ritiene che nel mondo pubblico non vi sia, a torto o a ragione, sufficientemente efficienza. Sono venuto a Pontida ad origliare e ho sentito, anche recentemente, che la gente della Lega continua a pensarla così.
Chiunque si occupi di efficienza, non può non sapere - se non lo sa, si vada ad informare, e se sostiene qualcosa di diverso dice delle sciocchezze sapendo di dirle - che l'unica leva disponibile nel pubblico (non nel privato, perché noi siamo e vogliamo rimanere nel pubblico) è la IT o ancora più correttamente, la ICT. Abbiamo lo strumento idoneo oggi? Qui ci dobbiamo fermare un attimo per non inventare delle cose. Leggerò con attenzione il suo intervento, Assessore Giordano, ma mi consenta anche un commento: la conosco oramai bene e mi fa male al cuore vedere, su una delega che considero strategica per la Regione, uno come lei che parla di tutto a braccio, dover leggere degli appunti che, tra l'altro, non conosceva neanche tanto bene, indipendentemente da chi glieli ha scritti.
Sappia che qui si può dire quello che si vuole e, volendo, potrei dire di peggio, ma mi fermo qui. Nel suo intervento, se ho sentito bene, c'era almeno un'inesattezza forte. Lei, ad un certo punto, ha letto - perché non lo ha citato a memoria - che nel corso dell'ultimo anno, nell'ambito del CSI, è stata fatta un'efficienza di circa 50 milioni (ha detto: "30 più 20"). Vada a rileggere gli appunti.



GIORDANO Massimo, Assessore alla tecnologia delle comunicazioni (fuori microfono)

Ha capito male.



BURZI Angelo

Ma mettiamo che fosse 30: neanche se viene giù Gesù le credo! Ma non a quello che lei ha detto, ma a quello che è successo.
Però proporrei un metodo più serio, perché l'efficienza non è una cosa opinabile, è una cosa misurabile. Il CSI nel 2009, internamente commissionò a se stesso un documento che lei, Assessore all'informatica credo non avrebbe alcuna difficoltà a reperire e a leggere (o a farsi interpretare), svolto da uno dei più importanti consulenti internazionali nel mondo dell'ICT, anche pubblico, che è Booz Allen (maggio 2009 è la targa del documento). Codesto documento, per essere chiari, commissionato da Rovaris per finalità interne (quindi escludo che fosse un documento orientato ad una critica sanguinosa, perché chiunque abbia conosciuto Rovaris sa che non poteva che essere così), assicura che all'interno dell'Ente all'epoca c'era un margine d'inefficienza che il consulente valutava dal 12% al 18%, che, tradotto in milioni d'euro di allora, erano 180 (lascio fare a voi il calcolo di quanto sia il 12% e quanto sia il 24%). Tenderei ad escludere in maniera categorica - ma basterebbe misurarla che quest'anno si sia prodotta un'efficienza di questa misura. Diversa è la contrazione dei ricavi. Ma se qualcuno mi confonde la contrazione dei ricavi con l'efficienza, i miei dubbi sull'attuale stile di management del CSI, che sono già alti, molto alti, altissimi, aumentano.
A che cosa serve il CSI? A strumento dell'efficienza della funzione pubblica. Dove? Secondo me, quasi dappertutto. Però partirei anch'io, come suggeriva il collega Gariglio (su questa parte facilmente convengo), dalla delega più importante che la Regione segue. Perché la segue la Regione? semplice: perché lo Stato centrale ce l'ha data perché non la voleva tenere! Non ha mica dato la sanità alle Regioni perché ci trova simpatici.
Ha dato la sanità alle Regioni perché dal centro - e temo, al momento anche in periferia - viene vissuta erroneamente come un problema e non come un'opportunità. E noi contribuiamo, anche qui in Piemonte, a considerarla tale.
Com'è lo stato del sistema informativo sanitario del Piemonte? Uso le parole tra virgolette dell'attuale Direttore Moriondo, che è stato il più generoso ad esprimersi: lo considera "deplorevole". Se chiedete in giro a chiunque si occupi di questa cosa, che è un prodotto attorno al quale girano circa 150 milioni d'euro all'anno, sceglierei un'altra fonte per me apprezzata e non sospetta.
Sceglierei l'attuale Assessore neonominato della Giunta Fassino Stefano Gallo, che fino all'altro ieri era (e credo lo sia tuttora, sia pure in fase di transizione) responsabile dell'area informatica del CTO che rispetto a "deplorevole", l'altro ieri avrebbe detto delle cose più decise, ma oggi che fa l'Assessore - per cui si mette la giacca e la cravatta tutti i giorni e cerca di avere un atteggiamento più moderato e conforme al suo nuovo ruolo - e dice una cosa banalissima: "Sai quante persone al CTO si occupano d'informatica? 38". E secondo voi, in un'azienda dell'importanza del CTO, che è il principale Centro Traumatologico del Piemonte, uno dei principali del Nord Italia, ha senso che ci siano 38 dipendenti (e tralascio la valutazione che lui dà della qualità degli stessi. Chiedetene conferma a lui nella prossima riunione di maggioranza o di Giunta)? Certo che ha senso. Ha senso per come si sono svolte le cose dal 1978 ad oggi. E come si sono svolte? È accaduto che - come vedete, sto passando alle opinioni, perché ho quasi terminato i fatti - con gran capacità, gran qualità professionale e chiarezza politica, del tutto antitetica alla mia, ha creato la governance del CSI, incentrandola su se stessa.
Che cosa è successo per circa 32 anni? Che le parti che dovevano essere utenti, la Regione in primis, hanno semplicemente accettato che l'organo che doveva essere di trasmissione all'ente strumentale diventasse regista esecutore e controllore. Cioè la compagnia di giro era interamente gestita dal CSI, giusto o sbagliato che fosse. Questo ieri.
Se è vero che il sistema informativo è deplorevole, qualcuno si dovrà porre il problema di come cambiarlo. Perché se non si vuole cambiare - è semplice! - basta lasciare le cose come stanno. Ma se si vuole cambiare qualcuno deve dire dove si trovano i soldi e dove si trovano le capacità.
Il resto sono tutte "palle"!



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Artesio; ne ha facoltà.



ARTESIO Eleonora

L'ultimo intervento ha aggiunto un elemento di chiarezza, alla non chiarezza che ho rilevato negli interventi dei due Assessori.
L'Assessore Giordano ha continuato a commentare la situazione attuale facendo riferimento alla necessità di superare l'ideologia. Il Consigliere Burzi ha chiuso come ha chiuso. Devo dire che per qualcuno che volesse approcciarsi alle questioni con un po' di chiarezza di informazione e un po' di certezza di dati, né l'uno né l'altro approccio hanno molto aiutato ad una comprensione in questa direzione.
Dato che, normalmente, quando le idee sono confuse o quando si vuole far passare una convinzione già consolidata praticandola senza doverla dimostrare si fa riferimento all'ideologia, il continuo richiamare all'ideologia mi sembra preoccupante. Vorrei ricordare che, in senso etimologico, l'ideologia non è di per sé un fatto negativo. L'ideologia è caso mai, l'immagine che la mente si forma di una situazione confrontandola con altre immagini. Esattamente quello che noi dovremmo fare quando ragioniamo sulle scelte che dobbiamo assumere nell'intenzione di consolidare o di cambiare. Invece qui ci si è fatti scudo di non avere un atteggiamento ideologico per dimostrare che, non essendo ideologici sarebbe bene sperimentare un'altra forma, quella alla quale si è accennato nella conclusione degli interventi, vale a dire scelte di privatizzazione più o meno parziali che comportino più o meno modifiche degli assetti societari.
Quando si ragiona di una modalità di gestione pubblica e unitaria, si è portatori di un'ideologia. Quando, senza dare dimostrazioni ed evidenze, si fa riferimento a scelte diverse - in questa fattispecie possibili privatizzazioni - si è superiori alle ideologie.
Questo è l'atteggiamento apodittico nel quale noi svolgiamo la discussione.
Per una che vorrebbe formarsi un'immagine confrontandola con altre, ci sono alcuni elementi di confusione e di riconduzione ad unità che in questa discussione dovremmo preliminarmente avere. La prima questione. Ogni volta che ci siamo approcciati al tema, ci è stato detto che va distinta la questione della governance dalla questione della mission (sempre usando le terminologie invalse). Sulla questione della governance siamo in un'assoluta contraddittorietà tra i comportamenti del Consiglio di amministrazione, gli indirizzi dell'esecutivo e le posizioni politiche della maggioranza.
Sulla questione della vocazione produttiva o, meglio, del quadro industriale, siamo in un atteggiamento altrettanto confuso tra dichiarazioni della direzione generale, ipotesi di gruppi di lavoro non ancora rese pubbliche, suggestioni indicate nella relazione dell'Assessore e ipotesi dichiarate nel documento di maggioranza di questo Consiglio. Per una come me che vorrebbe orientarsi, ci sono alcune questioni da chiarire.
La questione della governance. Si dice: non esiste un problema di governance a priori, esiste una questione di governance legata all'applicazione, decisa autonomamente, della Regione di assimilazione agli indirizzi delle normative Calderoli-Brunetta. Poiché questo tipo di indicazione è di carattere volontario, abbiamo le modalità e i tempi per determinare chi, quando e come dovrà allinearsi su queste indicazioni. Su questo iniziano almeno due pateracchi.
Primo pateracchio. Il Consiglio d'Amministrazione si dimette prima di ricevere gli indirizzi da parte della Giunta esecutiva: 17 giugno dimissioni, 22 giugno indicazione degli indirizzi con atto deliberativo al rappresentante della Regione. Delibera della Giunta regionale che detta gli indirizzi e definisce la composizione societaria: del tutto diversa da quella suggerita nell'ordine del giorno/mozione, depositato dalla maggioranza in Consiglio. La partecipazione della Regione è diversa negli indirizzi dati al rappresentante della Regione, rispetto a quelli proposti all'interno dell'ordine del giorno della maggioranza del Consiglio.
Terza situazione, quella della consulenza assegnata all'avvocato Clarizia che dice tranquillamente: "Il Consiglio di amministrazione pu rivedere il proprio Statuto". Secondo quali indirizzi? Quelli forniti dalla Giunta o quelli che emergeranno dal voto del Consiglio regionale? A chi ha bisogno di esaminare il tema senza ideologia, sorge una prima preoccupazione. Immagino quei consiglieri di amministrazione come cercheranno di orientarsi.
Secondo tema. Condivido abbastanza il fatto che la questione del Consiglio di amministrazione non sia un mero problema di adeguamento volontario agli indirizzi di carattere legislativo nazionale, bensì un riflesso della situazione contraddittoria nella quale versa l'organismo, e di conseguenza chi lo dirige, rispetto agli indirizzi che le parti societarie assegnano e non assegnano, e che quindi non sia una questione di mero adeguamento.
Veniamo agli indirizzi assegnati. Abbiamo assistito - scusate la banalità di chi è in grado di ricostruire le situazioni soltanto con degli atti ufficiali o para-ufficiali, e non con delle suggestioni possibili di chi ha più consapevolezza - anche dal punto di vista degli indirizzi, ad una serie di contraddizioni interne al CSI, a scavalco tra il CSI e la parte politica, che si sono del tutto riflesse anche nella discussione di questa sera.
La prima questione è il versante che chiamerei rassicurazione dell'interno per poter agire liberamente nelle relazioni politiche e nei rapporti con organismi che, essendo nominati e terzi, non devono soggiacere a particolari elementi di trasparenza e comunicazione. Qual è la categoria che comprendo in questo tipo di titolo? La categoria è quella delle considerazioni sul Consorzio rese il 7 giugno dal dottor De Capitani.
Rassicurazioni che, sostanzialmente, sostenevano questo (veniva anche ricordato dalla Consigliera Cerutti): il volume della produzione lavorabile nell'anno è leggermente superiore alla nostra attuale capacità produttiva che non prevediamo di dover diminuire. Sotto il profilo finanziario la situazione è stabile rispetto all'anno scorso e non si vedono situazioni di criticità straordinaria. Tuttavia, in virtù di un atteggiamento non ideologico, cioè di un atteggiamento che, pur prendendo atto di una situazione che avrebbe, a detta di De Capitani, caratteristiche di stabilità, si vuole procedere in una visione più lungimirante, si dà mandato ad un gruppo di lavoro composto da esponenti degli atenei torinesi da consulenti - non so se sia lo stesso a cui faceva riferimento il Consigliere Burzi, ma non credo - e dal Direttore generale. Il gruppo di lavoro dovrebbe definire delle modalità di un nuovo quadro industriale che però - dice sempre De Capitani - non necessariamente introducono la possibilità di cambiamenti nell'assetto societario. Perché queste questioni, queste idee - che è lo spin off del sistema sanitario - dice De Capitani, sono sempre solo quelle di staccare dei pezzi o di sottrarli per destinarli a non meglio precisati oggetti.
Nell'incontro del 16 giugno con le RSU, dove si commenta anche la questione delle dimissioni del Consiglio d'Amministrazione, si fa riferimento ad un secondo scenario che prevede la ricerca di nuovi clienti e mercati fuori dalla nostra regione. Questo scenario potrebbe comportare il cambio della veste societaria del CSI.
Venendo al documento che la maggioranza propone alla discussione questa sera, insieme a due passaggi che fanno riferimento al cambiamento dell'assetto societario, si individua la possibilità di una creazione di un nuovo ramo di impresa la cui caratteristica, gestendo anche la mole più considerevole delle attività realizzate all'interno del Consorzio per conto delle politiche regionali, che è la parte delle politiche sanitarie, si realizza quella terziarizzazione cui si faceva riferimento anche nella comunicazione dell'Assessore.
In questo quadro, non vorrei che ad un'ideologia - che normalmente viene contestata a un'altra parte, cioè la nostra - se ne contrapponga un'altra, vale a dire l'ideologia secondo la quale, senza chiedere conto senza dimostrare, senza dare garanzie né di efficienza né di potenziamento delle attività, si faccia riferimento alle ipotesi di parziali privatizzazioni, come la soluzione della modernità contemporanea.
In questo quadro, proprio per non indulgere nell'ideologia, vedo un'unica soluzione possibile. Rimettere in campo quella condizione nella quale le persone - ad iniziare da noi, l'assemblea elettiva dei Consiglieri regionali - riescono a costruirsi un'immagine della situazione. Vale a dire, riescono a ritrovare condizioni di chiarezza e di trasparenza dal punto di vista dei canali informativi e della comunicazione, che consentano ai soggetti in campo di costruirsi un'immagine fondata sui confronti della realtà della situazione.
Chiedo che il lavoro che viene condotto dal gruppo di lavoro - di cui vorrei conoscere meglio la composizione - possa essere reso disponibile agli attori istituzionali e ai lavoratori del settore, in modo particolare possa essere confrontato e con le dirigenze e con le RSU del CSI, affinch ci possa essere una chiara comprensione delle previsioni sulle quali si muove il disegno del quadro industriale.
Inoltre, chiedo alla Giunta di conoscere se gli indirizzi dati al rappresentante regionale siano quelli vigenti, o se la votazione di un ordine del giorno della maggioranza, che ne presuppone una composizione diversa, muterà la posizione della Giunta regionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Spagnuolo; ne ha facoltà.



SPAGNUOLO Carla

Grazie, Presidente.
Farò un intervento molto semplice ed elementare, consapevole che noi abbiamo davanti l'esame di una struttura, il CSI, che da decenni lavora presso la Regione Piemonte e che, a fasi, quasi come una tappa che si è susseguita più o meno a decenni successivi o anche un po' meno, ha sempre portato a riflessioni sulla sua efficienza, sul suo livello di preparazione, sul suo rapporto con gli Enti locali, sul suo rapporto con gli Enti locali più importanti, sulla sua professionalità, sul suo regime a volte di monopolio (anche questo nell'arco degli anni si è affrontato) sui suoi costi e sulla sua efficienza. Tutti ragionamenti assolutamente legittimi.
chiaro che rispetto ad un ente così importante e ad una struttura così importante, questi ragionamenti ci stanno tutti. Ci stanno, in particolare, in momenti come quello che stiamo attraversando di crisi economica, di riordino di quelle che sono un po' le competenze, gli assetti interni, le problematiche e il futuro di strutture così importanti in una fase per tutte le Regioni certamente di transizione.
Noi arriviamo a questo ragionamento perché questo è stato innescato dalle dimissioni del Consiglio d'Amministrazione, ci siamo trovati davanti ad un fatto. Riepilogo perché non so se ho capito benissimo, spero di sì.
Di fronte a questo fatto, che sottintendeva certamente una grande preoccupazione, condivisibile, la Giunta si è attestata. La relazione dell'Assessore Maccanti in proposito alle dimissioni del Consiglio d'Amministrazione e alla validità degli atti compiuti, è una relazione rassicurante (fin qui ho capito bene, vedo che mi si fa cenno di sì).
chiaro che ci si pongono dei punti interrogativi. Anche all'interno del nostro Gruppo noi abbiamo avuto dei ragionamenti e delle riflessioni.
stato redatto un ordine del giorno che non reca la mia firma, per una ragione estremamente semplice, che non è aprioristicamente di dissenso (credo di averlo detto anche ai colleghi del mio Gruppo che hanno firmato questo documento): di fronte ad una questione così complessa, che dura da più di trent'anni, nel lavoro della Regione Piemonte, nel rapporto con gli Enti locali, con realtà importantissime come il Comune di Torino, con campi d'intervento così nodali - ad esempio, quello della sanità - è evidente che dare o anticipare delle soluzioni, così come reca una parte di quell'ordine del giorno, mi sembra un compito un po' arduo per un Consigliere regionale.
Io, ad esempio, non posseggo tutti gli elementi che mi potrebbero far sostenere che è meglio una soluzione piuttosto che un'altra.
Questa è la ragione per la quale non ho firmato l'ordine del giorno, il cui primo firmatario è il collega Massimiliano Motta, che evidentemente come altri colleghi, anche per formazione personale - ognuno ha la sua formazione - ha più elementi per esprimersi. Certamente il collega Burzi essendo stato Assessore in questo settore, può esprimersi con una conoscenza di causa superiore a quella che posso avere io.
Ho sentito delle affermazioni da parte dell'Assessore Giordano, che mi sento di condividere. L'Assessore Giordano ha detto: "Stiamo per fare un percorso importante; dobbiamo pensare ad una politica di sviluppo. Non voglio avere un approccio ideologico in proposito, ma voglio avere un approccio di carattere programmatico, che ci porti a delle logiche di politica industriale che s'ispirino a questi principi e che non partano in maniera orientata, aprioristicamente".
Il collega Massimiliano Motta sostiene: "Ci troviamo di fronte a momenti nei quali possiamo dire che non c'è il massimo dell'efficienza questo è un momento abbastanza topico per vedere se e come riorganizzare l'ente".
Tutto questo è assolutamente legittimo. Ritengo che occorra distinguere i compiti del Consiglio da quelli della Giunta, e per questo motivo ho richiesto la relazione dell'Assessore Giordano, che conteneva molti dati ed esprimeva una complessità che non può essere colta immediatamente.
Abbiamo davanti a noi un lavoro da svolgere: sono stati presentati diversi documenti, consegniamo alla Giunta regionale il contenuto di essi la Giunta regionale farà le proprie elaborazioni, una parte di noi pu concorrere a costruire una sorta di gruppo di lavoro di confronto che ci porti a delle soluzioni condivise, che vadano verso la logica dello sviluppo del CSI, che ci portino a verificare la problematica dei costi, le problematiche contenute qua e là nei documenti rispetto alla governance anche se siamo tranquilli - ed è la cosa più importante per me - che quanto è stato fatto è salvo.
Ritengo che nel prossimo appuntamento che ci sarà, avremo le condizioni, da un lato la Giunta, dall'altro la maggioranza, dall'altro ancora l'insieme del Consiglio, per individuare la proposta migliore che la Giunta farà, anche alla luce delle osservazioni provenienti dalla maggioranza e dall'opposizione.
Diversamente, non mi sento di smentire chi ha proposto delle idee perché probabilmente sono idee che derivano dall'approfondimento dei percorsi.
Non so stabilire, in questo momento, quale sia il percorso migliore penso che occorra ispirarsi a principi di governo. Sono ben convinta che una maggioranza che opera deve mettersi nella condizione di governare rispettando la storia di un ente, il personale, le tradizioni e ciò che si è consolidato e magari anche un po' incrostato dentro una struttura che ha tanti anni, decidendo di svolgere la propria funzione e la propria azione di governo.
Pertanto, quando abbiamo svolto la prima discussione, mi sono permessa di dire al Gruppo - rispettando le ipotesi di lavoro presentate e consegnate all'attenzione della Giunta - di chiedere alla Giunta di fare sintesi attraverso un rapporto di condivisione - questo è ovvio che io lo chieda - prima di tutto con la maggioranza che noi rappresentiamo, in una logica di tranquillità.
A mio avviso, non ci sono assolutamente contrapposizioni; sappiamo che affrontiamo un tema che ha una grande storia passata, in positivo, ma anche qualche ombra. Ci sono state anche molte ombre, non ci nascondiamo dietro un dito, ci sono stati anche tanti ragionamenti che potevano ascrivere ad una particolare parte una sorta di forza di questo Consorzio.
Questa è una storia che abbiamo alle spalle; oggi c'è un tempo diverso e l'approccio non programmatico e non ideologico ci servirà a chiudere, in tempi brevissimi, questa partita importante per il Piemonte, per gli Enti locali, per il Comune di Torino, per tutta la struttura dei Comuni del Piemonte, decidendo anche le cose più complesse, ma in una logica che veda un confronto e un rapporto sempre importante di costi-benefici, tenendo conto che le professionalità non si devono né distruggere né pensare di inventarle tanto facilmente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reschigna.



RESCHIGNA Aldo

Grazie, Presidente.
Nel merito, ritengo che la posizione del Gruppo sia stata illustrata in modo assolutamente chiaro dai colleghi Laus e Gariglio. Richiamo integralmente i loro interventi, perché hanno indicato la dimensione di come questo Gruppo voglia affrontare con serietà il problema.
Mi permetto di fare pochissime considerazioni, partendo dalla vicenda politica che il dibattito di questa sera ha evidenziato.
Dico subito che, se avessimo più cura, rispetto al rendere più fortemente evidente lo scontro in atto all'interno della maggioranza e tra la maggioranza e la Giunta, noi non avremmo accondisceso a che il Consiglio regionale questa sera non votasse le mozioni e rinviasse il voto a martedì prossimo.
Lo abbiamo fatto, perché probabilmente questa sera, in quest'aula, si è consumato uno dei più rilevanti attacchi alla Giunta regionale, dall'inizio della legislatura ad oggi.
Probabilmente, i contenuti e le ragioni di quest'attacco stanno nella vicenda del CSI, ma ho la sensazione che questa vicenda sia stata e sia utilizzata per altre questioni e altri livelli di scontro all'interno della Giunta regionale.
Noi, però, siamo fortemente preoccupati (lo dico qui, tanto su questi temi, nei prossimi giorni e settimane, torneremo), perché non sono così convinto che la lettera del Presidente Cota di ieri abbia risolto i problemi.
Voglio brevemente tornare ad alcune questioni.
La prima: innanzitutto, è assolutamente inspiegabile come sia nata la questione della necessità che il Consiglio del consorzio del CSI sia riconducibile o meno alle disposizioni del decreto Brunetta.
Mi hanno raccontato che un ufficio della Regione Piemonte ha mandato al CSI la richiesta che ogni componente autocertificasse il fatto di ottemperare o meno alle disposizioni del decreto Brunetta.
Se così fosse - e non ho dubbi che così è stato - questa vicenda è stata affrontata con molta superficialità, perché ha innescato uno scontro politico e ha reso ancora più evidente, all'esterno, una condizione di insicurezza e di incertezza che riguarda una delle più grandi società - lo dico impropriamente perché so che è un consorzio - partecipate e controllate dalla Regione Piemonte: 1.200 dipendenti, un volume d'affari rilevante ed una presenza, all'interno di un mercato, molto dinamico. Non è neanche positivo il fatto che l'assemblea del 30 giugno sia stata rinviata perché non solo doveva affrontare questioni collegate alla decisione del Consiglio d'Amministrazione a seguito dell'assoggettamento o meno del decreto Brunetta, ma doveva affrontare un confronto tra soci consorzisti del CSI, in merito all'indirizzo che i soci davano nella costruzione di un piano strategico, istituzionale ed industriale che ne riguardasse il futuro.
Il fatto che quest'assemblea non si sia svolta, e che l'intendimento sia quello di convocarla per il mese di settembre, non fa altro che prolungare una condizione di incertezza.
In questa condizione di incertezza ci sono alcuni rischi che voglio dichiarare molto apertamente.
Il rischio vero ed iniziale è che il CSI, che ha certamente una condizione precaria sotto il profilo finanziario, trovi ancora più difficoltà rispetto al mondo bancario. Questo rischia di pregiudicare ancora più fortemente la propria capacità di funzionare e di guardare al futuro. Il rischio vero e reale è che mentre il consorzio è fermo (perch quando accadono situazioni come questa si determina una condizione di paralisi), il mercato si muove da solo.
Sappiamo benissimo che ci sono dei contratti in capo alle Aziende Sanitarie Locali che sono in scadenza. Sappiamo benissimo che, in questa condizione di incertezza, quello che nella pubblica amministrazione appare come uno dei mercati su cui nei prossimi anni vi sarà più necessità di investimento e di attenzione rivolta, rischia, data la condizione precaria del sistema informatico sanitario regionale, di non essere governato e di finire in preda a sollecitazioni da parte di altri soggetti.
Voglio solo richiamare la vostra attenzione rispetto ad un quadro che non si è assolutamente risolto con la lettera del Presidente Cota di ieri ma che rischia, se non vengono assunte decisioni forti e precise, di determinare, senza che nessuno la dichiari, una progressiva condizione di abbandono nei confronti del consorzio, che rischia di determinare anche una progressiva condizione di allontanamento del consorzio dal sistema della Pubblica Amministrazione piemontese.
Vorrei che questa sera fossimo in grado di esprimere alcune certezze traducendole in un documento che abbia la capacità di funzionare anche in termini di indirizzo, rispetto a questo lavoro che va affrontato con estrema urgenza.
Prima considerazione. Siamo convinti che ci sia uno spazio ancora molto forte di presenza, da parte del consorzio, all'interno del sistema della Pubblica Amministrazione e del sistema dell'informazione della Pubblica Amministrazione. Non c'è solo la difesa di un patrimonio che deriva dal passato, c'è la consapevolezza che su questo c'è ancora molto da fare e da migliorare, a partire dalle vicende della sanità, dove esiste un sistema scollegato e arcaico, e dove molte Aziende Sanitarie Locali non sono in grado di dialogare tra di loro. Vorremmo capire se la Giunta regionale nell'affrontare quest'indispensabile priorità, intende avvalersi e consolidare un ruolo del CSI su questa tematica.
Seconda considerazione: noi non siamo prigionieri di una forma giuridica. Credo che in questa discussione una possibilità di trasformazione della dimensione consortile ci possa stare ed è uno degli elementi su cui siamo disponibili a ragionare.
Terza questione: dobbiamo avere consapevolezza che il CSI rappresenta un patrimonio importante, una grande intuizione che in questa Regione è stata concretizzata e attuata nel passato. Dobbiamo avere la consapevolezza che oggi il consorzio ha alcune difficoltà che meritano attenzione e che meritano di essere affrontate. Da qui la necessità della costruzione di un piano industriale strategico che rilanci l'azione del CSI.
Questo può essere fatto se c'è, innanzitutto, una gran dimostrazione da parte dei principali soggetti che oggi aderiscono al CSI, di essere disponibili a credere e a investire sul futuro di questa presenza, pur sottoponendola a tutte le revisioni, pur rendendosi conto che ci sono ancora livelli di inefficienza che devono essere migliorati ed eliminati, e pur sottoponendo a revisione tutta un'esperienza che ha dato risultati positivi, così come ha manifestato anche qualche difficoltà.
Questo messaggio deve essere chiaro ed esplicito, e noi chiediamo che il Consiglio regionale lo esprima mercoledì prossimo con un documento che l'Aula è chiamata ad esaminare.
Quarta questione. Lo dico con molta nettezza: non affronto il tema della governance all'interno del CSI come un fatto di per sé risolutore e staccato da tutti gli altri ragionamenti. Mi dispiace, ma questo è il discrimine rispetto alla mozione presentata da Consiglieri appartenenti alla maggioranza. La governance è uno dei problemi, ma non si pu affrontare e ridare certezza al futuro del CSI immaginando che questa sia la madre di tutte le battaglie.
Infine, all'interno di un ragionamento che dà fiducia, che ricrea un clima di certezza, che ridefinisce il ruolo, che dice come la Pubblica Amministrazione intende rapportarsi, che dice se la Regione vuole investire sulla sanità all'interno del CSI o meno, ci deve essere anche una riflessione sulla governance.
possibile perché è lecito, come è assolutamente lecito che ciascuno lo possa esprimere, ma dentro una riflessione che non sia la madre di tutte le battaglie o un tema estrapolato da altre questioni che devono essere affrontate da parte di noi tutti.
Ultima considerazione: c'era chi immaginava che affrontare questa sera la discussione in questo Consiglio regionale straordinario, come l'abbiamo intesa noi come Gruppo, avesse il significato di far perdere del tempo.
No! Noi abbiamo la convinzione che, di fronte ad atteggiamenti poco chiari ed ondivaghi da parte della Giunta regionale su questa materia fosse indispensabile un'assunzione di gran responsabilità da parte del Consiglio regionale.
Il livello degli interventi che, come Gruppo, abbiamo espresso sulla materia, a parte quello del sottoscritto, conferma quanto noi consideriamo importante manifestare un'attenzione nei confronti di questo tipo di realtà. Purtroppo, o per fortuna per altri aspetti, il livello della discussione all'interno della maggioranza e nei rapporti con la Giunta regionale ha evidenziato che su questo tema si stava consumando una delle tante battaglie nei rapporti tra la maggioranza e la Giunta, piuttosto che una riflessione che riguardi il futuro.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MOLINARI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Proverò a fare una riflessione che è incentrata non totalmente sulla governance, ma per provare a dimostrare come in realtà lo strumento della governance sia uno strumento fondamentale, facendo una premessa rispetto alla situazione che noi ci troviamo oggi a discutere.
evidente che vi sono posizioni all'interno della maggioranza e anche della Giunta che non sono tutte totalmente in sintonia, ma credo che questo sia un aspetto positivo e non un aspetto negativo, perché questa maggioranza ha il coraggio di affrontare un tema che è uno dei tanti su cui, al di fuori dell'Aula, quando si fanno discorsi informali, tutti siamo in grande sintonia, ma quando si tratta di trasformare in atti concreti diventa un po' più complesso.
Generalmente - e non vale solo per il CSI - la conservazione ha strumenti di solidità nel mantenere un sistema così com'è o, al limite, nel garantire piccole efficienze a un sistema così com'è decisamente maggiori rispetto a quelli del cambiamento.
Certamente la conservazione di un sistema quale è stato il CSI, in particolar modo negli ultimi anni, è gradita ad una parte di imprenditoria anche piemontese, che è sussidiata dal momento che beneficia della presenza importante dei milioni del CSI; è certamente ben vista da tutti i soggetti che operano all'interno del CSI, sia direttamente dai dipendenti, sia dai soggetti beneficiari, e se volessimo buttarla - non è il compito che voglio svolgere - in aspetti più demagogici, anche dai soggetti che dal CSI hanno trasversalmente beneficiato (i vari consulenti).
Ho fatto una brevissima analisi dei dati, dal 2005 al 2010 (vado un po' a memoria, ma penso di non sbagliare). Il CSI commissiona a terzi, quindi oltre al lavoro svolto dai circa mille dipendenti, quasi 285 milioni di euro di lavoro. Lo dico quasi a memoria, ma ho un elenco massiccio di carte che ho spulciato per scoprire i soggetti che beneficiavano dei 285 milioni.
Allora è evidente che la conservazione ha molti più aspetti per dire: "Manteniamo il sistema così com'è rispetto al cambiamento".
Tuttavia, credo che per questa parte politica il cambiamento, che è molto più complesso rispetto alla conservazione, sia un dovere perché è un dovere che corrisponde ai valori del centrodestra. Non si tratta semplicemente di efficienza in senso lato, ma della buona gestione del denaro dei cittadini, perché i soldi utilizzati dal CSI non sono di un beneficiario terzo, ma è denaro pubblico.
Credo che il nostro compito sia anche quello della discontinuità, anche della discontinuità - lo dico all'Assessore, che ha la delega all'innovazione, alla ricerca e alle attività produttive - coraggiosa nei confronti di alcuni mondi. C'è una parte di imprenditoria piemontese che ha beneficiato - in modo assolutamente legittimo - del CSI e che vede in esso uno strumento utile per continuare a svolgere il proprio lavoro e avere alcune commesse provenienti dal CSI stesso.
Purtroppo oggi non siamo più nella condizione di poter fare questo perché il CSI rivela delle inefficienze rispetto a quanto la Regione Piemonte spende, rispetto alla produttività dei dipendenti, rispetto al lavoro dato all'esterno e rispetto al valore che i sistemi che noi acquistiamo hanno rispetto al mercato.
Ho citato in quel piccolo libello che avevo pubblicato, ma in altre occasioni, nessuno spenderebbe 300 mila euro per realizzare un sito, ma noi l'abbiamo fatto per il comparti della sanità, dell'artigianato e del commercio; parlo dei cinque anni precedenti perché solo di questi mi sono occupato. In sanità abbiamo ottocento sistemi informativi differenti che in molti casi non dialogano fra loro.
Allora è evidente che anche in questo caso il tema dell'efficienza unitamente a quello del risparmio, è un altro tema centrale, perché noi stiamo cercando con fatica e con coraggio di attuare una riforma sanitaria i cui confini dovranno essere sempre maggiormente definiti, andando a entrare in un mondo estremamente delicato, perché è evidente che quando si va a creare efficienza rispetto a servizi sanitari che si forniscono alla popolazione, il livello di attenzione e anche di contrarietà che ogni tanto si incontra è estremamente elevato.
Noi sul CSI abbiamo l'enorme possibilità di garantire spese minori cioè una spesa minore da parte della Regione, non solo con il mantenimento dei servizi, ma con il miglioramento dei servizi.
La Regione e le ASL spendono più di 150 milioni di euro ogni anno, ma poiché siamo in una situazione di difficoltà economica, è evidente che è indispensabile fare efficienza su alcuni settori che non influiscono in modo impattante. E perché per questo è indispensabile la governance? Il collega Gariglio ha detto "decidete voi" e lo prendiamo per buono. Ricordo che quando volevamo decidere (lei sa cosa ne pensavo io rispetto alla governance di GTT) era un po' più attento, non si parlava di politiche industriali, si parlava di assetto azionario, ma questa è solo una battuta.
Ritengo che invece la governance sia determinante, perché è evidente che quando un ente come la Regione spende (direttamente per il proprio tramite o tramite le ASL o le ASO) il 70% di della spesa complessiva del CSI deve garantirsi la maggioranza all'interno del Consiglio d'Amministrazione.
Il collega Reschigna giustamente diceva: "Non ci impicchiamo rispetto alla ragione e alla modalità con cui deve chiamarsi il consorzio, se è un consorzio, se cambierà assetto societario". Ma qual è nel mondo normale quello del privato - non che il mondo pubblico sia più bello o più brutto quello in cui c'è un investitore che mette i suoi soldi, un soggetto che ha il 70% del valore economico di un'azienda e che è in minoranza in Consiglio d'Amministrazione? Non c'è. Non c'è da nessuna parte.
Allora, per questo noi riteniamo che la governance sia centrale certamente, e su questo il collega Gariglio sa bene che una non può essere scissa dall'altra, le politiche industriali rispetto all'ICT devono essere poi il centro. La governance deve essere il punto di partenza per poter fare politiche industriali unitamente agli altri soggetti pubblici, gli istituti di ricerca, l'Università, il soggetto privato che collabora con il CSI.
Faccio un solo esempio: voi pensate a quale importante intervento dovremmo fare nel campo della sanità, dove oggi abbiamo 120 milioni di euro che le ASL o le ASO annualmente spendono, in parte con il CSI e in parte non con il CSI e non per caso non con il CSI, perché scelgono di non utilizzare il CSI.
Allora, è evidente che se noi avremo la governance del soggetto potremo individuare delle modalità con cui intervenire in modo rilevante all'interno del sistema informatico sanitario perché dovrà essere un pezzo determinante della nostra riforma, perché si controlla il dato.
Vi faccio un solo esempio, che molti colleghi conoscono: nei singoli pronto soccorsi moltissimi sistemi informatici sono distinti l'uno dall'altro, per cui se una sera vengo ricoverato all'Ospedale Maria Vittoria e, successivamente, all'Ospedale Giovanni Bosco - lo dico apposta perché rientrano nella stessa ASL - avendo due sistemi informatici differenti, se quindici giorni prima, nella prima struttura, mi hanno fatto tutti gli esami, quindici giorni dopo, nella seconda struttura me li rifanno tutti, perché non conoscono le vicende pregresse.
Ho citato quest'episodio perché abbiamo vissuto un caso un po' più drammatico, quello del paziente psichiatrico che ha causato la morte di una persona: era stato ricoverato quindici giorni prima da una parte e dall'altra non avevano visto che, in realtà, era un secondo ricovero in un breve arco temporale per motivi importanti, perché i sistemi non dialogano tra di loro.
In conclusione: è evidente che la governance, unita alle politiche industriali, è un pezzo determinante. È importante che questa maggioranza con chiarezza, provi a individuare una sintesi - difficile quando si parla di un sistema complesso come questo - in modo trasparente all'interno della maggioranza, all'interno della Giunta, del luogo deputato: all'interno del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Motta Massimiliano; ne ha facoltà.



MOTTA Massimiliano

Grazie, Presidente.
Intanto, vorrei cominciare a fare un po' di chiarezza perché, qui, ogni tanto, si perde un pochino la cognizione, magari si guardano i documenti che interessano di più, per tenere nel ruolo delle parti la distinzione tra maggioranza ed opposizione.
Proprio perché penso che questo non sia un problema di colore politico ma un problema del sistema, dopo cercherò di declinare in un intervento il più possibile strutturato la motivazione per cui crediamo che la scelta all'interno di questo Consiglio, anche in riferimento alle linee strategiche di un soggetto come il Consorzio del CSI Piemonte, sia determinante per aumentare l'occupazione dello stesso CSI Piemonte, in qualsiasi forma questo Consiglio esprima le linee di indirizzo nell'ambito di un Ente costituito per legge regionale e non per legge di un qualche altro ente.
Le dimissioni del Consiglio d'Amministrazione nascono dalla forzatura di un personaggio che mi pare si chiami Saitta, il quale ha scritto una lettera a tutti gli Enti consorziati dicendo che quel Consiglio d'Amministrazione era illegittimo, perché non aveva applicato la legge Brunetta, nel tentativo di accelerare, comunque, una diatriba - mettetela come volete - all'interno di un Consiglio d'Amministrazione dove la governance di un ente come la Regione Piemonte - che, ripeto, ha un valore della produzione che, in un momento di crisi, è comunque un qualcosa che importa e non poco - è del 70%, per consumare alle spalle - non voglio fare populismo - sicuramente dei dipendenti del CSI Piemonte.
Allora, a totale tutela e all'unanimità, nel Consiglio d'Amministrazione del CSI Piemonte è stata proposta una richiesta agli Enti consorziati affinché avessero la manleva, se non altro, di capire se erano legittimi o meno tutti gli atti che avevano assunto, comprese le assunzioni e i contratti che avevano firmato.
Sapete qual è l'unico ente che ha risposto? La Regione Piemonte. Questo dà atto di quanto interesse ci sia nel reale governo del CSI Piemonte e dell'assenza, invece, della strumentalizzazione di alcune situazioni.
Dopodiché, non vorrei neanche dimenticarmi - forse qualcuno se n'è dimenticato - che lo Statuto assegna compiti ben precisi al Consiglio d'Amministrazione, a quello che è un Comitato tecnico-scientifico.
Sicuramente, il Consigliere Laus ci spiegherà, perché ha studiato bene il soggetto CSI Piemonte, cosa fa il Comitato tecnico-scientifico, perch sicuramente ne avrà sentito parlare tantissime volte.



(Commenti del Consigliere Laus)



MOTTA Massimiliano

Bravissimo, lo sapevo che tu eri preparato, sicuramente conoscerai anche tutti i piani di sviluppo che ha presentato all'interno del Consiglio d'Amministrazione e quanto, poi, questi siano stati applicati.
Comunque, il Direttore generale, andando per sommi capi, ha la gestione dell'attività del personale, dell'organizzazione delle attività dell'attuazione del piano del Consorzio, diciamo della stragrande maggioranza di quelli che sono i reali poteri.
Per quanto riguarda il Direttore generale, comunque - poi concludo altrimenti sembra quasi un attacco al direttore generale, che assolutamente non vuole essere oggetto del mio intervento - questa scelta è avvenuta durante la Giunta Bresso e l'allora Assessore Bairati, attraverso una società di cacciatori di teste a cui è stata attribuita una commessa da 500 mila euro per tirar fuori una short list di tre soggetti che, guarda caso venivano scelti su 650 o 550 candidati. Quindi, anche lì mi pare ci sia qualche scollamento rispetto alla realtà dei fatti. Forse, tutto parte da una strumentalizzazione un po' eccessiva e dalla stortura anche di una situazione che sicuramente pochi e poche volte hanno preso in considerazione, soprattutto questo Consiglio.
Mi stupisco che, comunque, molti Consiglieri regionali si tirino indietro rispetto alle scelte. Se non compiamo le scelte all'interno di questo Consiglio regionale rispetto ad un soggetto costituito attraverso una legge regionale, qualora decidessimo di chiudere questa esperienza annullando la legge regionale costitutiva del Consorzio, che comunque attribuisce dei compiti e dovrebbe dare le linee di indirizzo, mi stupisco di fronte al fatto che accettiamo - questo lo ha scelto anche la Giunta Bresso - di dare un piano di attività, discutendolo anche nella Commissione competente, relativamente ad un soggetto come SCR.
Poi, ci stupiamo di parlare, comunque, di indirizzi del CSI Piemonte che è un soggetto strettamente legato all'Ente Regione e le cui linee strategiche dovrebbero comunque essere discusse. Non siamo avulsi dal mondo esterno! Non credo che, all'interno della nostra competenza più o meno specifica, non si possa comunque individuare quale sia il percorso migliore: c'è un confronto e il confronto dovrebbe individuare delle soluzioni.
Nell'ambito di qualsiasi analisi di quelle che possono essere le fasi di un nuovo piano industriale, che tiene conto della specificità del CSI Piemonte, cioè gestire e sviluppare servizi per gli enti consorziati - poi riprenderò la questione del nostro ordine del giorno, che intendeva cambiare l'ottica della parola "consorziato" - sono presenti attività e fasi che prevedono la revisione del modello, la riorganizzazione e l'ambito della riduzione dei costi. Questo non lo dico io, ma è indicato in una prima parte di studio condotto da cinque soggetti individuati, diciamo così, dalla struttura, che portano il nome del professor Terna, del professor Rossetto, del Professor Donna, della professoressa Marcella Serale e del dottor Lo Bianco (di cui tre sono dell'Università di Torino uno è dell'ISMAN e uno è del Business Integration Partners Spa), che hanno un compito ben preciso: il piano industriale del CSI Piemonte.
Anch'io sono interessato tanto quanto voi a vedere quale sarà la produzione di questo gruppo di lavoro relativamente ad un piano industriale competitivo del CSI Piemonte, che - per riprendere un passaggio dell'Assessore Giordano - ritengo anche di strategica importanza. Proprio per le esigenze di sviluppo all'interno del CSI Piemonte, dove alcuni prodotti o comunque alcuni software vengono sviluppati per il nostro Ente la cosiddetta "collaborazione interregionale", cioè l'ambito del riuso costituisce un ambito strategico molto importante che, ad oggi, annovera alcune convenzioni, che chiaramente non sono frutto solo esclusivamente di questa maggioranza - perché comunque la maggioranza che oggi porta i risultati non è ancora riuscita a dare proprio le sue linee di indirizzo annoverare il fatto di avere dei protocolli con la Regione Emilia Romagna con la Provincia di Catania e la collaborazione con il Comune di Milano è poca cosa, per un ente come il CSI Piemonte.
Allora, vorrei comprendere - anche per sommi capi - come sia impossibile che un piano strategico, già solo per la parte dei sistemi informativi che toccano la Pubblica Amministrazione nell'ambito della sanità - vale a dire la costituzione di una piattaforma sanitaria elettronica, tutto l'ambito della tele-medicina, la ricetta elettronica, la parte della rete dei medici di medicina generale, la tessera sanitaria e tutto il sistema contabile utile anche per avere dei dati certi al controllo - e poi potremo parlarne anche per gli altri ambiti che il CSI Piemonte tocca per compito dell'Ente Regione, non possa, se ben organizzato e se ben strutturato, creare occupazione.
Non so se poi il soggetto sarà solo esclusivamente pubblico. Oggi esiste comunque un soggetto totalmente pubblico - che è anche una S.p.A.
che è SCR Piemonte ma, nell'ambito dei sistemi informativi, esiste Lombardia Informatica, dove c'è la certezza della committenza. Non oso pensare, infatti - e cerco di concludere - che ci sia un soggetto consorziato e che - e qui sta l'errore - Comune e Provincia di Torino si permettano il lusso di dare tot milioni di euro all'esterno e non darli al CSI Piemonte; e non oso pensare come, a fronte di un debito che - prima mi sono sbagliato - non è di 50 milioni di euro, ma dall'ultima verifica è di 71 milioni di euro, il Comune di Torino pensi in ogni caso di non mettere mano al portafoglio e dare un poco di ossigeno alle casse del consorzio.
Ripeto allora che il cambiamento - dove i consorziati siano chiamati a non mettere solo più una piccola quota ma a dare gli strumenti economici reali dello sviluppo, sia dei sistemi informativi ma anche per lo sviluppo dello stesso Ente e quindi anche per la sua crescita - sia d'obbligo. Infatti, se dopodomani noi mettessimo veramente in campo tutte le strategie di qualsiasi piano industriale - che potrà essere più o meno condivisibile in tutte le sue parti - si potrebbero addirittura raddoppiare le risorse umane ad oggi impiegate.
L'ultimo tema è poi la verifica - per questo che il Consiglio e le Commissioni competenti devono intervenire - dell'utilità della partecipazione del CSI in tot altri consorzi, che spesso in passato avevano un significato ma che ad oggi ne hanno poco e tolgono energie ed economicità al consorzio stesso.
Grazie.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Laus; ne ha facoltà.



LAUS Mauro

Grazie, Presidente.
stato già detto tutto e non desidero aggiungere nulla, anche perch il nostro Capogruppo è stato chiaro. Abbiamo voluto dare un approccio costruttivo e abbiamo cercato di fare un'analisi legittima; altre analisi legittime sono state fatte da altri colleghi. Faccio solo una considerazione di metodo: dato che spesso, per non dire sempre, gli ordini del giorno - come si dice in gergo - "non si negano a nessuno" e visto che abbiamo trattato una materia di così vasta portata, non pensiamo di chiudere questo dibattimento - è quindi un invito - con l'approvazione di documenti il prossimo martedì e farlo finire lì. L'invito, quindi, è che in Commissione ci sia un confronto concreto: che la Giunta arrivi dunque con delle proposte e che su queste proposte si discuta. Colgo l'occasione - e chiudo - per leggere un'interrogazione firmata da alcuni Consiglieri complessivamente una ventina e tra questi il Capogruppo Pedrale, i colleghi Boniperti, Botta, Burzi, Bussola - sulla gara di servizi n. 05/11 del CSI Piemonte: la "Gara europea per l'acquisizione di servizi di sviluppo manutenzione e assistenza in ambito informatico e affini, mediante Accordo Quadro" detto cluster.
Cosa voglio dire? Che ad un certo punto in quest'interrogazione - e condivido: non stiamo facendo un'opposizione non costruttiva - i colleghi di maggioranza, tanti, dicono che il CSI Piemonte non ha ancora presentato e non ci risulta formalizzato, il piano strategico e di attività del 2011: né alla Commissione competente, né ai Consiglieri regionali sottoscriventi.
La relazione iniziale che ho fatto io, quindi, vi è stata fatta in sostanza anche dai colleghi di maggioranza che, suonandovi un campanello, vi dicono: "Cara Giunta, svegliatevi perché siamo in ritardo" e che nel metodo vi invitano ad un confronto in Commissione.
Ho terminato e ringrazio gli Assessori Maccanti e Giordano per quanto vorranno fare nei prossimi mesi. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Goffi.



GOFFI Alberto

Grazie, Presidente.
Ho atteso fino all'ultimo per intervenire perché il nostro Gruppo non è mai stato nella gestione di questo Ente e volevo ascoltare gli interventi di tutti. Mi viene da dire che chi è senza peccato scagli la prima pietra.
Possiamo infatti anche pensare - come ci ricordava il Consigliere Burzi che il CSI deve essere utilizzato come strumento per arrivare all'efficienza della Pubblica Amministrazione, ma non pensiamo che i problemi del CSI siano causati, oggi, dalla legge Brunetta: semmai la legge Brunetta è un fattore scatenante - motivo per cui ne parliamo - ma non è certamente la causa.
La causa delle disgrazie di questo Ente vanno ricercate molto indietro e soprattutto nel fatto che la politica per molto tempo ha utilizzato il CSI come uno strumento di lottizzazione e come uno strumento di forte potere. Ricordo infatti perfettamente - e qua probabilmente lo ricordano molti Consiglieri comunali - le lunghe audizioni che si facevano in Consiglio comunale a Torino, in cui venivano ascoltati con una certa frequenza il Direttore, il Presidente, gli Amministratori e in cui ci facevamo spiegare con altrettanta frequenza quali erano le motivazioni che portavano a delle consulenze esterne di personaggi con cognomi noti fratelli o sorelle di personaggi politici con cognomi altrettanto noti, la cui professionalità nessuno ha messo in discussione; l'opportunità sì però: quella l'abbiamo messa in discussione molte volte.
Oggi, quindi, pensare che tutto ciò nasca per la questione Brunetta mi pare francamente un approccio metodologico che non rende giustizia alla storia del CSI e di come è stato gestito in questi anni. E con altrettanta franchezza ritengo - magari da professionista che si occupa anche di qualche azienda nel settore privato - che il CSI sia un miracolo, perché è rimasto in piede nonostante vi siano oggi - non un tempo - da un lato la debolezza della politica, che non decide e che non riesce a trovare una sintesi in quella situazione del Consiglio d'Amministrazione, imbarazzante per tutti, e dall'altro una situazione in cui c'è un Ente regionale "pantalone" e c'è un ente fruitore - il Comune di Torino - che, con altrettanta capacità straordinaria, riesce a godere di servizi senza pagarne i compensi. È un fattore che, francamente, va considerato per i suoi aspetti. Nel senso che l'unico elemento vero che si può dire, è che oggi il CSI sta in piedi grazie alla professionalità dei tanti che ci lavorano, perché diversamente, in qualunque situazione privata, il CSI sarebbe già da tempo chiuso.
Ma se questa è la fotografia attuale, dobbiamo pensare, in qualche modo, di trovare una soluzione. Credo che oggi sarebbe stato utile discutere su tre piani: il primo è come recuperare i crediti. Questo rappresenta un problema, dal momento che non mi pare di cogliere nei debitori l'intenzione né la voglia spasmodica di versare quanto dovuto (anche perché non mi pare che vi siano risorse disponibili); il secondo è la riduzione dei costi, ivi incluse - lo dico con grande franchezza - tutta una serie di consulenze note, la cui necessità, come ripeto, va valutata in base alla professionalità e non alla notorietà del cognome. In ultimo occorre sapere qual è la linea vera di rilancio e di sviluppo per dare efficienza non solo al CSI, ma a tutti coloro che ne sono fruitori, così come la Regione Piemonte.
Dunque, al di là delle valutazioni e delle discussioni giuridiche sul fatto che questo ente possa essere o meno sottoposto alla legge Brunetta e a tutte le conseguenze che ne derivano, sarebbe opportuno uscire un pochino dal metodo - metodo che, per carità, è sempre stato utilizzato, per cui non è certo una novità - che è quello di fare la guerra sui posti nei Consigli d'Amministrazione e di cercare di lottizzare la società. Usciamo da quella logica, perché non ce lo possiamo più permettere - a rischio la chiusura e apriamo un tavolo di consultazione vero, in cui l'opposizione farà la sua parte e ciascuno di noi si metterà a disposizione per trovare una governance che sia di efficienza. Perché quella che c'è stata sino ad oggi tutto è meno che una governance di efficienza. È una governance di opportunità.
Allora, se le linee sono queste, le dico con franchezza, Assessore Giordano, che sono troppo generiche. Non sono linee che ci consentono di intavolare, oggi, una vera relazione sul rilancio, perché i problemi sono altri rispetto a queste finalità.
Nella sua relazione c'é una finalità su cui credo tutti concordino: l'importanza dell'informatica, oggi intesa come informazione, comunicazione ed efficienza, che credo nessuno metta in discussione. Il problema è che non si capisce bene come arrivarci. E per farlo, credo sia obiettivo di tutti riportare intanto una barra su chi è "pantalone". "Pantalone" oggi è la Regione: che piaccia o meno, non è una questione di colore politico.
Oggi chi paga è la Regione. Lo si riporti in Regione. Ma dato che il problema è così complesso - mi pare che le discussioni all'interno della vostra maggioranza siano tali per cui non vi è la serenità nell'affrontarlo ci sia almeno la disponibilità, da parte della Giunta, ad aprire un tavolo ampio con tutta l'opposizione per uscire da questa situazione. È un atto di responsabilità che credo faccia bene alla politica, ma anche al le prospettive della società. Diversamente, vi dovrete accontentare della politica debole e dello spettacolo che è andato in scena oggi all'interno della maggioranza, ma non potrete certamente pensare che questo vi porterà a risolvere alcuni problemi.



PRESIDENTE

Non essendovi ulteriori richieste di intervento, dichiaro chiuso il dibattito generale.
La Giunta intenderebbe replicare prima della votazione degli ordini del gior-no, in una seduta che domani, in sede di Conferenza dei Capigruppo alle ore 13 (al termine dei lavori antimeridiani), si vorrà programmare.
Come ho detto poc'anzi, dichiaro chiusa la discussione generale, sia sulle comunicazioni sia in merito ai due atti d'indirizzo.
Vi ringrazio per l'attenzione e vi auguro buona serata.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termina alle ore 19.43)



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