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Dettaglio seduta n.13 del 29/06/10 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MOLINARI



(Alle ore 10.00 il Vicepresidente Molinari comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.30)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



(Alle ore 10.30 il Presidente Cattaneo comunica che la seduta avrà inizio alle ore 11.30)



(La seduta ha inizio alle ore 11.00)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Approvazione processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione.
In assenza di proposte di modifica, l'o.d.g. è approvato ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione processi verbali precedenti sedute", comunico che sono a disposizione e riproducibili, su richiesta, i processi verbali delle sedute del 22 giugno ed è approvato il processo verbale della seduta del 15 giugno 2010.



(L'Aula, unanime, acconsente)



PRESIDENTE

*****


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Botta Franco, Burzi, Cantore, Cota La Rocca, Pedrale e Spagnuolo.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

b) Variazione composizione Gruppi consiliari


PRESIDENTE

Comunico che, nella seduta del 28 giugno 2010, l'Ufficio di Presidenza ha preso atto che il Consigliere Luigi Cursio svolgerà le funzioni di Vicepresidente del Gruppo consiliare Italia dei Valori-Lista di Pietro e che il Consigliere Paolo Tiramani, che ha sostituito Gianluca Buonanno, ha aderito al Gruppo Lega Nord-Bossi.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

c) Riassunzione, ai sensi ex articolo 92 del Regolamento, di progetti di legge presentati nell'VIII legislatura


PRESIDENTE

L'Aula acconsente al rinvio in Commissione della proposta di legge n.
360: "Norme tecniche ed interventi finanziari per favorire l'autonomia e la vita di relazione delle persone con disabilità attraverso la promozione dell'accessibilità ambientale ed il superamento delle barriere architettoniche e percettive", riassunta ai sensi dell'articolo 92 del Regolamento (richiesta della Consigliera Artesio).


Argomento: Industria (anche piccola e media)

Interrogazione n. 12 della Consigliera Cerutti, inerente a "Situazione occupazionale Seat Pagine Gialle"


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g., inerente a "Svolgimento interrogazioni ed interpellanze", iniziamo con l'esame dell'interrogazione n. 12.
La parola all'Assessore Giordano, per la risposta.



GIORDANO Massimo, Assessore all'industria

Grazie, Presidente.
Questa è una vicenda che ha avuto anche risalto sugli organi di stampa pertanto proverei a sintetizzarla nel seguente modo, ma essendo una realtà aziendale molto nota, credo non necessiti d'inquadramenti e presentazioni.
L'oggetto del contendere tra le organizzazioni sindacali e l'azienda riguarda la cessione del ramo d'azienda Data Center, che diventa l'occasione per un confronto tra le parti, che si declina su altre questioni che, in realtà, oggi, ancora non sono delineate.
Mi spiego meglio: le organizzazioni sindacali prendono spunto dall'esternalizzazione di questo ramo d'azienda per dire alla proprietà: "Non sarà mica questo un destino inevitabile di diverse forme d'esternalizzazione, che in qualche modo possono penalizzare una struttura organizzativa di grande qualità!", soprattutto in relazione al fatto questo viene evidenziato in modo forte dalle organizzazioni sindacali - che questa è un'azienda che produce una grandissima quantità d'utili.
Siccome siamo in una fase - questo lo abbiamo verificato avendo incontrato entrambe le parti - di riorganizzazione interna, perché gran parte dell'attività si sta rivolgendo ad internet, uno dei timori che le organizzazioni sindacali evidenziano è che ci possa essere uno sbilanciamento a sfavore della realtà piemontese. Però, su moltissime questioni siamo al processo alle intenzioni: le parti possono fare quello che credono, ma, per quanto riguarda la nostra posizione, dobbiamo anche stare attenti a come ci poniamo.
Riepilogo i passaggi: ho personalmente incontrato sia i rappresentanti dell'azienda sia i rappresentanti sindacali, peraltro rendendolo pubblico attraverso un comunicato. Abbiamo dato la nostra disponibilità a convocare le parti, se sarà il caso, per svolgere una funzione che non sconfini dal nostro ruolo, ma che possa aiutare le organizzazioni sindacali e i lavoratori ad essere rassicurati su alcune questioni.
So che il confronto è stato anche acceso, perché ci sono stati degli scioperi, però, per arrivare ad una risposta secca alla Consigliera, vorrei assicurare che l'impegno da parte nostra c'è stato e si è concretizzato nell'avere organizzato questi incontri, oggi, separati.
Noi prestiamo attenzione a quelle intenzioni denunciate, sulle quali non abbiamo elementi, verificando che non vi siano ulteriori azioni che possano confermare le paure dei sindacati. Già da oggi faccio presente che se dovessi avere elementi che possano confermare queste paure, il nostro intervento, ovviamente, sarebbe immediato.
Mi riservo di svolgere ulteriori considerazioni, se mi verranno richieste; comunque rimango a disposizione.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
La parola alla Consigliera Cerutti.



CERUTTI Monica

Grazie, Presidente.
Ringrazio l'Assessore. Comprendo che, per certi aspetti l'interrogazione si possa inserire anche nel contesto delle relazioni sindacali. Quindi, è chiaro che, relativamente a certi elementi, la politica può esercitare un'azione che, chiaramente, però, non è determinante nell'ambito delle relazioni sindacali e industriali.
Replico alla considerazione dell'Assessore che afferma che non bisogna fare il processo alle intenzioni: in molte situazioni è meglio prevenire che, poi, rincorrere quello che - ahimè - dobbiamo rincorrere già in molte altre situazioni aziendali.
In questo senso, la presentazione dell'interrogazione vuole anche dimostrare l'attenzione da parte della politica ad una questione importante, proprio perché Seat è una realtà importante per il nostro territorio. Come diceva l'Assessore, Seat Pagine Gialle è una realtà molto conosciuta e importante per la città di Torino e per il Piemonte. Tra l'altro, vorrei ricordare che con l'Amministrazione comunale si è sostenuto il suo recente insediamento sulla Spina 3, proprio nell'ottica di concentrare tutta una serie d'attività legate appunto all'information e communication technology.
Quindi, stride il fatto che adesso si prenda in considerazione la cassa integrazione piuttosto che la cessione di rami d'azienda, quando, così come ha detto l'Assessore, questa realtà è in salute, anche se è chiaro che come è già stato detto in altre sedi, è in corso un travaglio strutturale proprio per quella che è l'evoluzione dalla carta al web, che chiaramente determina un ripensamento dell'organizzazione di Seat Pagine Gialle.
La politica dovrebbe provare a far sì che con questa riorganizzazione venga garantita una realtà così importante per il nostro territorio, i livelli occupazionali e anche la loro qualità.
Per questo vorrei ricordare che le organizzazioni sindacali, cui si faceva riferimento e per cui ci sono stati momenti certamente di rivendicazione e anche di conflittualità, hanno però dimostrato grande responsabilità, proprio perché hanno sottoscritto nel febbraio 2010 un accordo con il Ministero del Lavoro per la messa in cassa integrazione di 300 lavoratori, di cui 146 a Torino.
In questo senso quindi c'è l'esigenza di avere una maggiore definizione di quello che è il piano industriale, proprio perché nel piano industriale si va ad inserire da una parte l'esternalizzazione che ricordava l'Assessore, ed è relativa alla parte del ramo d'azienda dedicato all'esercizio dell'attività di gestione data center, network, fonia ed informatica distribuita, che è vero che riguarda un numero contenuto di lavoratori che però devono essere garantiti rispetto a quello che è il loro futuro, e non si comprende, visto il lavoro e la salute dell'azienda, per quale motivo debbano essere inglobati in un'altra realtà ormai conosciuta che è l'engineering. Abbiamo letto su La Stampa l'intervista del 27 giugno dell'amministratore delegato, che dà precise rassicurazioni, assicurando che il data center di Pagine Gialle verrà rilanciato. Però sappiamo che l'engineering ha già una serie di persone in cassa integrazione, così come viene notato nell'intervista e quindi non vorremmo che questa situazione andasse ad interessare questi lavoratori.
Pertanto, le organizzazioni sindacali chiedono garanzie rispetto al fatto che non solo Seat ma anche i lavoratori possano, nel caso che questo passaggio non abbia buon esito, rientrare in Seat Pagine Gialle.
Abbiamo poi la questione relativa alla cassa integrazione di un numero rilevante di persone e, anche in questo, senso credo che valga la pena che l'amministrazione, cioè la Giunta regionale, continui a mantenere l'attenzione.
Quindi, la mia richiesta esplicita nei confronti dell'Assessore proprio perché in questo mio doppio ruolo ho già potuto sottolineare il problema di Seat Pagine Gialle anche nell'Amministrazione comunale, è che i tre livelli (Comune, Provincia e Regione) si muovano insieme e possano effettivamente costruire un tavolo su cui poter esercitare un'azione di rilievo nei confronti dell'azienda. Infatti, credo che le tre realtà debbano muoversi in modo coordinato, proprio per essere più forti e poter far sì che un'azienda importante come la Seat rimanga sul nostro territorio.
Dico questo anche perché la Seat Pagine Gialle si va ad inserire in un discorso più generale relativo all'information technology torinese e piemontese, di cui invece vediamo realtà in crisi. Quindi, credo che da parte dell'Assessore Giordano ci debba essere una particolare attenzione nel piano lavoro e abbiamo visto che c'è una parte destinata a questo settore, però crediamo che debba essere fatto di più e che pertanto le realtà singole debba essere necessariamente salvaguardate.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Interrogazione a risposta indifferibile e urgente n. 40 del Consigliere Buquicchio, inerente a "Organizzazione della Scuola Pubblica in Regione Piemonte"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione a risposta indifferibile e urgente n.
40.
La parola al Consigliere Buquicchio per l'illustrazione.



BUQUICCHIO Andrea

La ringrazio e rinuncio all'illustrazione. La do per illustrata sia per farmi perdonare del ritardo sia perché ho già chiesto all'Assessore Cirio di essere il più esaustivo possibile, come sicuramente lo sarà, e spero possa essere soddisfacente nella risposta.
Quindi, cedo il mio tempo all'Assessore per un'illustrazione più puntuale. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cirio.



CIRIO Alberto, Assessore all'istruzione

Grazie, Presidente.
Ringrazio il Presidente Buquicchio che in questo modo mi permette di cercare di essere il più completo possibile. Mi perdonerà se leggerò un documento, ma essendo le domande di carattere molto tecnico e molto specifico, ho cercato di dare delle risposte che fossero le più esaurienti possibile.
Rimane il fatto che al termine della discussione di quest'interrogazione metterò a disposizione del Presidente Buquicchio e di chiunque volesse, questi appunti su cui risultano i dati ufficiali relativi all'organizzazione della scuola pubblica in Piemonte nell'ambito dell'anno scolastico 2010-2011.
In relazione alle informazioni richieste nell'interrogazione in oggetto, si forniscono i seguenti elementi informativi. Per le scuole d'ogni ordine e grado si richiede qual è il numero di docenti e del personale tecnico amministrativo previsti per il periodo 2010-2011.
Innanzitutto, tengo a precisare quali sono le competenze tra noi e lo Stato nella questione scuola, competenze che andranno - e mi auguro al più presto - riordinate all'interno dell'applicazione del Titolo V della Costituzione, che ci permetterà di ragionare su una scuola gestita ed impostata a carattere regionale, ma fino ad allora le competenze sono ancora diversificate.
La definizione delle dotazioni organiche del personale docente e tecnico amministrativo viene effettuata dal Ministero dell'Università e della Ricerca di concerto con il Ministero dell'Economia e delle Finanze attraverso l'approvazione annuale di un apposito decreto, che annualmente viene trasmesso alle Direzioni Regionali, quindi la Direzione Regionale del MIUR della Regione Piemonte, per l'applicazione in sede locale. Questo decreto contiene al suo interno le tabelle con lo specifico delle dotazioni organiche complessive per la Regione.
Per l'anno scolastico 2010-2011 l'organico del personale per il Piemonte è stato così attribuito: organico docenti 42.861, quindi sono 42.861 i docenti in ogni ordine e grado di scuola che abbiamo in Piemonte per l'anno prossimo, mentre l'organico ATA, che sarebbe il personale amministrativo e di segreteria, è di 15.285. Nello specifico, credo interessi sapere all'interrogante che, sull'organico docenti, abbiamo 1.639 in meno rispetto all'anno scolastico 2009-2010, e rispetto all'organico ATA abbiamo 966 posti in meno rispetto all'anno scolastico 2009-2010, che si è concluso da qualche giorno.
La seconda richiesta del Consigliere Buquicchio è di sapere qual è sono il numero di docenti e di personale amministrativo che erano occupati nel 2009-2010.
I docenti erano 44.500 - da qui la sottrazione rispetto ai 42.861 dell'anno prossimo che ci dà i 1.639 posti in meno - mentre gli addetti dell'organico ATA erano 16.251, che sottratti ai 15.285 (dotazione per l'anno scolastico 2010-2011) fa 966 posti in meno.
La terza richiesta era sapere, per le scuole d'ogni ordine e grado quali variazioni sono previste nella formazione delle classi, avendo personale in meno, e come questo si riverserà sulle classi. Posso dare adesso una risposta che non è ancora completa, nel senso che questa è una competenza che viene svolta dagli Uffici Scolastici Provinciali, quindi sono questi a definire e a spalmare il numero dei docenti sulle scuole secondo le esigenze che hanno raccolto, sulla base degli indirizzi che vengono forniti dalla Direzione regionale.
La Direzione regionale, nella definizione di questi indirizzi, opera sulla base della legge prevista dalla riforma Gelmini.
Secondo la legge, le Regioni, gli Enti locali e le organizzazioni sindacali vengono opportunamente coinvolti nella fase d'elaborazione del piano d'assegnazione delle risorse d'organico alle singole province.
Sostanzialmente accade che Roma dà il budget a Torino (inteso come Regione Piemonte); la Regione Piemonte sente la Direzione regionale della scuola quindi il Ministero sente l'Assessorato regionale all'istruzione, gli Assessori provinciali all'istruzione, le organizzazioni sindacali e decide come ripartire questo numero, in questo caso come distribuire questa riduzione.
La distribuzione di questa riduzione è stata concordemente definita in modo puramente proporzionale, per cui se una certa provincia rappresenta il 20% delle scuole piemontesi, ad essa corrisponde il 20% della riduzione del personale.
In questo lavoro veniamo coinvolti ad un tavolo in cui l'attore principale rimane comunque la Direzione regionale.
La mia risposta non è ancora completa perché nell'attribuzione degli organici c'è la fase di diritto, che è questa - i numeri che vi sto elencando - e poi c'è la fase di fatto.
La fase di diritto si fonda sulle previsioni, quella, di fatto, sulla concretezza. Questi numeri, quindi, potrebbero aumentare, anzi sicuramente aumenteranno ancora, non in modo particolare, ma è comunque previsto un loro incremento.
La quarta richiesta è di sapere quali sono le misure che la Regione Piemonte intende intraprendere per favorire lo svolgimento dell'attività scolastica.
Specificando che condividiamo lo spirito della riforma Gelmini, siamo disposti, come abbiamo detto più volte, essendo il Piemonte una regione con determinate peculiarità geomorfologiche (una regione di piccoli Comuni, una regione dei Comuni montani, una regione nel cui territorio coesistono situazioni di criticità montana, ma anche di criticità marginale nella gran metropoli), all'insegna dell'applicazione del federalismo, ad intervenire anche con risorse regionali per affrontare determinate situazioni di criticità. Lo abbiamo fatto attraverso l'inserimento della misura I 7 "Pi scuola" all'interno del piano straordinario per l'occupazione, stanziando dieci milioni d'euro. Questi dieci milioni d'euro verranno investiti per sostenere le scuole nei piccoli Comuni, laddove queste, sulla base della riforma dello Stato, avessero situazioni di criticità; nelle aree montane e metropolitane disagiate, attraverso un incremento dell'organico in via sussidiaria (intervenendo sussidiariamente allo Stato) per consentire il mantenimento del tempo scuola consolidato; per sostenere la qualità didattica favorendo la costituzione di classi non eccessivamente numerose e per ridurre il fenomeno del precariato nella scuola.
Queste sono le tre direttrici su cui spenderemo queste risorse attraverso un bando che è in corso di definizione. Appena il Ministero avrà definito l'organico di fatto, ossia quando avremo i numeri certi e definiti, pubblicheremo il bando per attribuire queste risorse. È probabile che sia un bando a cui parteciperanno le scuole, quindi se una scuola ci chiedesse un insegnante in più, noi Regione, se ha i requisiti, daremo le risorse e la scuola le spenderà per assumere l'insegnante in più.
Specifico che non è la Regione che si sostituisce allo Stato; la logica è tutt'altra. Preso atto di una riforma dello Stato sull'istruzione questo è come la viviamo e come la interpretiamo - che secondo noi andava fatta, lo Stato può arrivare a degli standard particolari. Ora, la Regione Piemonte non è l'Emilia o la Basilicata, ma ha altre caratteristiche. Se è una regione virtuosa, è giusto che possa far fronte alle proprie esigenze e alle proprie sensibilità, attraverso l'utilizzo di risorse regionali, che sono appunto questi 10 milioni.
Al punto 5 l'interrogante chiede come saranno distribuite, nel rapporto tra scuole statali e paritarie, le risorse finanziarie del bilancio regionale. È bene precisare che, in applicazione della legge regionale n.
28 del 2007 ("Norme sull'istruzione, il diritto allo studio e la libera scelta educativa") e del Piano triennale d'intervento in materia di istruzione, diritto allo studio e libera scelta educativa, un solo intervento è mirato specificatamente al sostegno alle scuole paritarie, ed è quello caratterizzato dai contributi che diamo ai Comuni per concorrere al funzionamento delle scuole materne autonome e previsti dall'articolo 14 della legge regionale 28/2007, finanziati nel bilancio al capitolo 151941 sul quale sono stati previsti, ad oggi, 7 milioni d'euro, finalizzati alle risorse che noi diamo ai Comuni per le scuole materne.
Tutte le altre risorse del bilancio regionale in materia di istruzione sono trasferimenti che facciamo agli Enti locali, in particolare a Comuni Province e Comunità montane, o contributi che diamo a singoli individui (borse di studio, interventi di sostegno) come previsti dalla legge regionale 28/2007.
Al punto 6 viene richiesto se sono previste, da parte dell'Assessorato all'istruzione, misure, di che tipo e per quali importi, a sostegno dei docenti che seguono gli allievi che presentano disabilità.
Sul punto, specifico che la Direzione regionale ci ha tranquillizzato dicendo che i livelli di presidio, da parte del personale docente che avevamo nell'anno appena concluso, saranno i medesimi che avremmo nell'anno 2010-2011.
bene comunque ricordare che la misura che abbiamo inserito - 10 milioni di euro - nel piano straordinario per l'occupazione, prevede l'approvazione di un bando rivolto alle scuole piemontesi, prioritariamente della scuola primaria e secondaria di primo grado per una serie di interventi, tra cui la prevenzione e il recupero degli abbandoni e della dispersione scolastica; l'offerta di servizi e interventi differenziati volti ad ampliare e qualificare la partecipazione della persona al sistema di istruzione e formazione; la realizzazione di progetti di sperimentazione organizzativa, didattica e educativa; la realizzazione di progetti mirati al sostegno didattico e educativo degli allievi in condizioni di svantaggio sociale con necessità educative speciali. All'interno di questa misura quindi, è specificatamente previsto che, laddove non arriva lo Stato possiamo arrivare noi. Abbiamo visto che queste sono le previsioni...



PRESIDENTE

Chiedo scusa, Assessore, ma siamo oltre il doppio del tempo consentito.
La invito a concludere.



CIRIO Alberto, Assessore all'istruzione

Chiedo scusa, ma altrimenti dicono che non sono completo. Al punto 7 viene chiesto se sono previste misure, di che tipo e per quali importi, a sostegno dei docenti e del personale tecnico amministrativo precari.
La misura citata del Piano straordinario per l'occupazione prevede l'approvazione di un bando rivolto alle scuole piemontesi prioritariamente della scuola primaria e secondaria di primo grado per l'utilizzo personale docente e amministrativo, tecnico e ausiliario, precario. Sostanzialmente la misura che noi abbiamo chiamato "Più scuola", ha la sua struttura portante nel fatto di garantire migliori livelli di istruzione, ma anche un'appendice importante come misura di sostegno al precariato scolastico su cui martedì scorso ho discusso personalmente con il Ministro Gelmini.
Martedì scorso abbiamo anche già depositato a Roma la convenzione che ci permetterà di assumere, con questi dieci milioni di euro e sulla base dei nostri calcoli, tra 350 e 400 persone, tra personale docente e personale ausiliario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Buquicchio per la replica.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Assessore.
La ringrazio perché è stato sufficientemente esaustivo, per quanto mi riguarda, dal punto di vista tecnico. Ha dato risposte puntuali che mi soddisfano, dal punto di vista tecnico. Ovviamente c'è un peccato originale che mi fa ritenere di essere solo parzialmente soddisfatto, che riguarda l'aspetto politico, cioè la sua condivisione della riforma Gelmini, che ovviamente noi non apprezziamo minimamente.
Nonostante questo peccato originale, questo handicap di fondo, vedo che lei si sta impegnando per risolvere i gravi problemi che sicuramente peseranno su questo settore, quindi concludo augurandole un buon lavoro e soprattutto, rivolgendole l'invito di adoperarsi sempre di più, anche sotto il profilo economico, per migliorare, non solo quei numeri che, dal punto di vista quantitativo, in termini di organici, auspicheremmo tutti che possano essere migliorati, ma anche sotto il profilo dei numeri che riguardano la finanziaria, quindi quei settori, quei comparti e quei capitoli a cui facevano riferimento le mie richieste. Grazie, Assessore.


Argomento: Rapporti Regioni - Governo - Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Esame ordine del giorno n. 6 dei Consiglieri Lepri, Boeti, Gariglio, Laus Manica, Motta Angela, Muliere, Pentenero, Placido, Reschigna, Ronzani e Taricco, inerente a "I tributi di competenza statale trasferiti in quota alle Regioni devono essere riversati direttamente"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 6, avente ad oggetto "I tributi di competenza statale trasferiti in quota alle Regioni devono essere riversati direttamente", presentato dai Consiglieri Lepri, Boeti Gariglio, Laus, Manica, Motta Angela, Muliere, Pentenero, Placido Reschigna, Ronzani e Taricco, di cui al punto 4) all'o.d.g.
Ha chiesto la parola il Consigliere Lepri, per l'illustrazione; ne ha facoltà.



LEPRI Stefano

Grazie, Presidente.
Abbiamo presentato il seguente ordine del giorno, cui teniamo molto per cui chiederei all'Aula un po' di attenzione, trattandosi di una questione molto rilevante. Peraltro, ringrazio anche la Giunta per la considerazione.
una suggestione che abbiamo già cominciato a proporre alla Commissione competente (la I Commissione), perché il tema della liquidità che la Regione dovrebbe assicurare al sistema delle imprese, in modo particolare alle imprese che lavorano per la nostra Regione, oggi appare purtroppo, ancora piuttosto macchinoso e, soprattutto, lento e tardivo.
Le ragioni sono note: abbiamo difficoltà sul piano della gestione della liquidità. Sono vecchie e annose vicende che ci siamo portati dietro anche nei cinque anni di amministrazione di centrosinistra, che abbiamo provato ad affrontate con qualche risultato certo non pienamente soddisfacente.
La causa è sostanzialmente riconducibile alla lentezza con cui lo Stato trasferisce le quote attribuite alla Regione per i tributi di competenza statale, in modo particolare il gettito IRPEF, il gettito IRES e il gettito IVA arrivano mediamente con più di un anno di ritardo, con tutto ciò che ne consegue, ovvero abbiamo analoghi, se non più lunghi, ritardi nei pagamenti da parte della nostra Regione.
In attesa del federalismo fiscale - non so se questa parola risveglia l'attenzione dell'Aula (peraltro, domani è annunciato una discussione da parte del Ministro Tremonti: l'unica cosa che sembra certa è che si risparmierà, per cui mi pare di capire che invece di nuovi soldi alle Regioni, in modo particolare a quelle virtuose del Nord, com'era stato promesso in molte campagne elettorali, di certo ci saranno dei tagli, il tutto naturalmente venduto come "recupero di efficienza") - e di poter commentare, quindi, questa miracolosa rivitalizzazione delle competenze intermedie, con le magnifiche e progressive sorti definite dall'onnicomprensivo e onnisciente Ministro per l'economia, nonché dai Ministri competenti...
Anticipo che proprio ieri abbiamo depositato un ordine del giorno proprio affinché le competenze attribuite dal Presidente Berlusconi al Ministro Bossi siano garantite, perché siamo preoccupati del fatto che le riforme annunciate sul federalismo fiscale possano trovare un ostacolo dal fatto che c'è un conflitto di competenza nell'attribuzione delle deleghe tra il neo Ministro Brancher e il Ministro Bossi.
Insomma, ci sono molte questioni ancora aperte. Ma torno a quella più importante, di cui stiamo parlando oggi.
Noi chiediamo all'Aula di poter considerare questa proposta: in attesa del federalismo fiscale, che è un po' come "L'isola che non c'è", di Peter Pan - peraltro noi speriamo che ci sia, anche se al momento sono solo annunci - facciamo qualcosa di concreto. Facciamo in modo che, così come già riconosciuto alla Regione Friuli Venezia Giulia con il decreto legislativo n. 137 del 2007, sia possibile, per tutte le Regioni, a cominciare dal Piemonte, incassare direttamente i tributi di competenza statale che vengono poi riconosciuti in quota alle Regioni.
Dunque, perché non fare ciò che è stato riconosciuto alla Regione autonomia Friuli Venezia Giulia, e concedere il 60% del gettito IRPEF, il 45% del gettito IRES e il 91% del gettito IVA direttamente su un conto intestato alla Regione e allocato presso la Tesoreria centrale dello Stato? Se così fosse, naturalmente, di colpo sparirebbero quelle grandi difficoltà di liquidità con cui oggi dobbiamo far fronte.
In altri termini, siccome i tributi sono, almeno in parte, attribuiti poi alle Regioni, seppur di competenza statale, nulla ostacolerebbe essendovi già un caso concreto, a nostro avviso (anzi sarebbe un buonissimo segno verso il federalismo fiscale) se si potesse prevedere l'incasso diretto presso un conto infruttifero ordinario, intestato alla Regione medesima, istituito presso la Tesoreria centrale dello Stato.
Noi chiediamo al nostro Consiglio regionale di approvare quest'ordine del giorno per far sì che la nostra Giunta e il nostro Presidente possano intraprendere una dura trattativa con il Governo, finalizzata a ciò che prima ho ricordato. Grazie.



PRESIDENTE

Dichiaro aperto il dibattito generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
L'ordine del giorno n. 6 pone un problema che è noto a tutte le Amministrazioni, in particolare a quelle regionale, che non hanno la possibilità di incassare un tributo diretto, ma vivono relativamente con quelli che sono i trasferimenti statali.
Noi sappiamo quanto pesa la lentezza dei trasferimenti dello Stato in questa Regione, sotto molti punti di vista: innanzitutto da un punto di vista economico, nel senso che la Regione è obbligata ad accendere mutui per anticipare una parte dei trasferimenti che vengono poi riconosciuti dallo Stato, ovviamente in misura non pari a quello che è l'importo complessivo, per cui questo comporta anche un ritardo sui pagamenti dei fornitori (questo è uno dei motivi che comporta il ritardo dei pagamenti ve n'è un altro che, invece, sta all'interno della struttura del bilancio della nostra Regione, di quanto s'imputa in cassa rispetto alla competenza che è sempre una spesa inferiore; ma, come ho detto, riguarda un altro aspetto).
Nelle sue indicazioni, al di là dell'articolazione delle percentuali l'ordine del giorno è, di per sé, condivisibile, cioè condiviso nei principi. Tanto è condiviso che il Governo nazionale non solo ha attuato il federalismo fiscale, ma ha provveduto già ad attuare il primo decreto relativamente al patrimonio. Ricordiamo - giusto per distinguere fra chi dice e chi fa - che il centrosinistra presentò nella precedente legislatura, a prima firma del collega Placido, un ordine del giorno che sostanzialmente ricalcava quanto è stato approvato sul decreto del federalismo demaniale, ovvero di concedere agli Enti su cui il demanio dello Stato è presente la possibilità della loro gestione.
Entro luglio (almeno questa è la tabella che si è data il Governo, ma anche le Aule del Parlamento) i colleghi sanno che s'intendono licenziare i decreti attuativi sul federalismo fiscale, che consentiranno di fare esattamente quanto c'è scritto in un ordine del giorno, che, come si dice non si negherebbe a nessuno (poi arriviamo alla modalità sull'espressione di voto). Ma rimane un atto di indirizzo esercitato a tempo tardivo.
Ricordo che, fino a pochi mesi fa, alla guida delle Regione esisteva un'altra Giunta che non mi sembra (posso pure ricordarmi male, rispetto alla memoria) che abbia prodotto atti rispetto alla richiesta del trasferimento e della possibilità di incassare direttamente una parte delle imposte. Né che in seno al terzo Governo Berlusconi (o al quarto), né al Governo Prodi, né a quello successivo abbia intavolato una seria trattativa per arrivare ad una situazione quale quella del Friuli Venezia Giulia, che però i colleghi sanno bene essere una Regione autonoma, che, come altre Regioni autonome, ha la possibilità di trattenuta diretta di una parte del gettito erariale.
L'attuazione del federalismo fiscale non è una promessa elettorale, è una legge già votata dal Parlamento e già diventata attuativa in una parte.
Ovviamente ci andranno i tempi di trasferimento della gestione (per esempio sul federalismo demaniale), mentre i tempi dovranno essere tendenzialmente più brevi per il gettito: ovviamente si parla del 2012. Non è una cosa semplice, ma non sarebbe una cosa semplice neppure se quest'ordine del giorno fosse già stato approvato precedentemente, perché comunque, com'è noto, trasformare anche solo le competenze di cassa e di tesoreria dal trattenerle da parte dello Stato a trasferirle, invece, dallo Stato alle Regioni comporta un ridisegno delle modalità di versamento e dei tempi stimati, in ogni caso, al 2012.
Pertanto, se si riuscirà da una parte con i fatti, cioè con le leggi votate e i decreti che verranno approvati entro luglio, dall'altra parte con una tempistica ridotta per una materia così complessa, cioè quella di garantire alle Regioni di avere una percentuale decisamente maggiore di introito diretto, sarebbe certamente un aspetto importante. Ricordo che è stata aperta una timida trattativa per l'incasso diretto dell'IRAP che non ha portato ad alcun compimento, se non uno o due incontri dell'Assessore Peveraro con i ministri di turno. Quindi, per carità, si tratta del gioco delle parti. Però, visto che i colleghi firmatari per la gran parte sono colleghi che erano presenti nella scorsa legislatura e che hanno assunto anche ruoli di governo, è evidente che si può anche essere incoerenti rispetto alle modalità non di pensiero - perché è sempre stato condiviso il fatto di sostenere la possibilità di incasso di una parte del gettito - ma rispetto, poi, alle espressioni di voto.
Non servono i distinguo, però rileviamo per esempio che, rispetto all'unico atto parlamentare che garantisce quanto c'è scritto in questo documento, cioè l'attuazione del federalismo, una parte dei partiti di cui fanno parte i sottoscrittori si è espressa astenendosi - non leggo tutte le firme - come ha fatto il Partito Democratico, o votando contro come ha fatto l'UDC; ma non mi sembra che l'ordine del giorno sia firmato dall'UDC.
Noi siamo coerenti e riteniamo che sia una cosa da attuare. Lo siamo talmente che a livello nazionale l'abbiamo certamente detto in campagna elettorale, l'abbiamo votato con una legge dello Stato e l'abbiamo attuato con un primo provvedimento che è il decreto sul federalismo demaniale entro il mese di luglio vi saranno gli altri per la successiva attuazione.
Ci sembra quindi che quest'ordine del giorno, pur condiviso nelle sue parti, sia ampiamente superato da quelli che sono gli atti approvati all'interno del Parlamento, ed è comprensibile a tutti che non sarebbe possibile andare ad una convenzione come quella del Friuli, che è stato possibile realizzare perché si tratta di una Regione a Statuto autonomo che, come altre, ha la possibilità, per norme, prassi e tradizione, di trattenere una parte dei propri gettiti erariali, oppure di veder riconosciuti dallo Stato un numero di trasferimenti decisamente maggiore per singolo abitante rispetto a quello delle Regioni a Statuto ordinario.
Per questo motivo, il voto che esprimeremo sull'ordine del giorno sarà contrario; non, come dicevo, per una non condivisione dell'ordine del giorno, ma perché lo riteniamo superato dagli atti legislativi.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Carossa; ne ha facoltà.



CAROSSA Mario

La ringrazio, Presidente.
Sarò velocissimo, molto più veloce del Consigliere Vignale, che ringrazio per l'ottimo intervento che testé ha fatto.
Voglio solo ribadire che - uso dei termini molto soft - è quantomeno curioso che adesso tutti gli esponenti del centrosinistra facciano a gara per essere i federalisti, soprattutto fanno a gara per essere i primi su qualsiasi discorso riguardante il federalismo fiscale.
Guardate, ribadisco anche per la Lega Nord il voto contrario a quest'ordine del giorno. Il Governo sta lavorando in questa direzione molto bene e aggiungo un'altra cosa: la maggior garanzia per un'ottima e corretta interpretazione del federalismo e, soprattutto, di quello fiscale è avere in questa Regione, un governatone della Lega Nord.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Taricco; ne ha facoltà.



TARICCO Giacomino

Grazie, Presidente.
Intervengo solo per fare un paio di considerazioni. Ovviamente mi riconosco totalmente nelle riflessioni già introdotte dal Vicepresidente del nostro Gruppo Stefano Lepri e dalle motivazioni che in qualche misura sono contenute e stanno dietro a quest'ordine del giorno. Mi permetto di fare solo una considerazione: credo che sia singolare che coloro che perseguono o che annunciano di perseguire nei fatti il federalismo, in tutte le occasioni che poi si presentano di passare dalla teoria ai fatti siano sostanzialmente contrari o percorrano strade che vanno in un'altra direzione.
Io non mi sarei addentrato a fare ragionamenti che esulano da quello che era il contenuto specifico di quest'ordine del giorno, che, come mi pare - serenamente ci sta a cuore il federalismo - non dovrebbe suscitare grandi perplessità sull'utilità a camminare in questa direzione. Trovo singolare che ci si venga a dire - ne comprendo la modalità e le ragioni perché in queste stagioni lo sentiamo ripetere continuamente come un mantra che il Governo sta facendo la cosa giusta e ci fidiamo di quello che fa il Governo: va benissimo.
Credo che, guardando questa finanziaria e guardando tutta una serie di provvedimenti che stanno venendo avanti in questa stagione, al di là dell'enunciazione di un federalismo, la prassi concreta, di fatto, stia camminando in tutt'altra direzione. E quindi mi permetto di dire che, per quel che ci riguarda, non è tanto quel che si enuncia concretamente come orizzonte salvifico che ci fa federalisti, ma come nel concreto le scelte i comportamenti e i singoli atti vanno nel merito in quella direzione e costruiscono il federalismo. Perché qui, in nome di un supposto futuro lontano, salvifico federalismo, di fatto stiamo smantellando tutto ciò che di autonomia e di federalismo reale esisteva e le grandi scelte, dalla finanziaria in giù, disegnano un Paese che ha le caratteristiche di tutti i sistemi, meno di quello realmente federalista.
Credo quindi che quest'ordine del giorno dovrebbe essere votato. Ci sta a cuore un segnale al Governo che noi vogliamo nei fatti, e non negli enunciati, andare verso il federalismo.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Lepri.



LEPRI Stefano

Abbiamo ascoltato le considerazioni dei due colleghi di maggioranza e devo dire che non mi hanno convinto, lo dico soprattutto al collega Vignale che adesso mi ascolta. A me non pare che sia una buon'argomentazione dire che "siccome voi non lo avete fatto, allora non lo facciamo neanche noi, in attesa di qualcuno che lo farà". E poi si è detto "ma noi lo faremo". A me non risulta sinceramente che in questo momento, nelle tante carte ipotetiche che girano e da ciò che leggiamo dalla cronaca dei giornali, ci sia anche l'incasso diretto di queste tre imposte. Se c'è, informatemi: a me non pare che nella legge delega ci sia anche quest'indicazione.
Quello che è certo è che tutte le Regioni avrebbero uno straordinario bisogno di poter incassare da subito i tributi, di cui poi hanno necessità per pagare i loro fornitori. Sinceramente trovo curioso che le uniche argomentazioni vere siano del tipo "lo faremo" (tranne non trovare traccia anche nella discussione di questi giorni, di quest'intendimento) oppure "visto che non l'avete fatto, non lo votiamo". Allora posso dirvi: visto che non siamo stati così bravi da farlo, ma siete convinti che si debba fare, allora fatelo! Certamente, se voi lo farete, noi vi appoggeremo.
Il Consigliere Carossa è preoccupato della nostra insistenza, ma è un'insistenza legata all'idea secondo cui noi siamo, forse da prima della vostra attenzione, federalisti. Mi ritrovo nella cultura politica di Don Sturzo, quindi posso dire al Consigliere Carossa che sono autonomista della prima ora ma, comunque, avremo modo di discutere di queste cose.
Il tema è che noi vogliamo il federalismo vero, almeno quanto voi, ma tutti gli annunci si scontrano con i fatti. Noi vi sfidiamo sui fatti e questo è un fatto concreto: avete voglia di chiedere al Governo che fin da subito, o nei provvedimenti discussi nelle prossime ore, ci sia chiaramente l'indicazione per cui i tributi regionali debbano essere incassati direttamente? Sì o no? Se questa è la vostra volontà, non c'è motivo di non votare quest'ordine del giorno, se non per l'ennesima tattica. Non c'è nessuna ragione per dire "siccome noi non siamo stati in grado di farlo, non votiamo quest'ordine del giorno".
Se nel merito siete convinti, come avete detto, che quest'ordine del giorno ha del buon senso, non c'è nessuna ragione per non votarlo.



PRESIDENTE

Non essendoci richieste di intervento per dichiarazione di voto, indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 6, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che i tributi di competenza statale trasferiti in quota alle Regioni sono oggi riversati con molta lentezza il D.Lgs 137/2007, nel dare attuazione allo statuto speciale della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, prevede all'articolo 1 che 'le quote dei proventi erariali spettanti alla regione autonoma Friuli Venezia Giulia...
sono riversate... direttamente alla Regione...' nel gennaio 2009 tale previsione si è sostanziata in una Convenzione tra Agenzia delle Entrate e Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia la suddetta procedura riguarda il 60% del gettito Irpef, il 45% del gettito Ires e il 91% del gettito IVA dovuti alla Regione Friuli Venezia Giulia relativamente ai versamenti che abbiano luogo nella Regione stessa in attesa che il Disegno di legge n. 1117 'Delega al Governo in materia di federalismo fiscale, in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione' sia definitivamente approvato e così introduca un'ampia autonomia delle Regioni nella definizione e nella riscossione diretta delle imposte e dei tributi.
Considerato che: il trasferimento da parte dello Stato delle entrate fiscali spettanti alle Regioni comporta un notevole ritardo nella effettiva disponibilità delle risorse il Paese - e la Regione Piemonte in particolare - si trovano oggi a fronteggiare una crisi economica particolarmente grave, che richiede alle Regioni di impegnare risorse consistenti in misura di rilancio dell'economia locale tra le misure di contrasto alla crisi vi è la riduzione dei tempi di pagamento per le imprese che svolgono prestazioni per la Regione o per enti da essa finanziati come le ASL.
Tutto ciò premesso, in attesa della riforma federale e del conseguente federalismo fiscale, il Consiglio regionale del Piemonte.
Impegna la Giunta A intraprendere una trattava con il Governo finalizzata a definire attraverso un confronto nell'ambito della Conferenza Stato - Regioni, il diretto incasso da parte delle Regioni delle quote dei proventi erariali di propria competenza.
Ciò mediante atti (decreto ministeriale, regolamento o, se necessario legge) che prevedono procedure quali quelle previste dal comma 2 articolo 1, del D.Lgs 137/2007: 'Le quote dei proventi oggetto di versamento unificato e di compensazione nell'ambito territoriale sono riservato (...) direttamente alla Regioni su conto infruttifero ordinario, intestato alla Regione medesima, istituto presso la Tesoreria centrale dello Stato'".
Il Consiglio non approva.



PRESIDENTE

Prima di passare al prossimo punto all'o.d.g., volevo informare l'Aula che davanti a Palazzo Lascaris vi è un presidio di lavoratori delle cooperative che effettuano le pulizie nelle scuole e che hanno chiesto un incontro con il Presidente della Regione e con i rappresentanti dei vari Gruppi politici.
L'incontro, come avviene per prassi, è fissato alla fine dei lavori di questa mattina, quindi presumibilmente intorno alle ore 13. Chiedo all'Assessore Cirio, se è presente in aula, di tenerne conto. L'incontro avverrà in Sala Viglione.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita - Industria (anche piccola e media)

Esame mozione n. 5 dei Consiglieri Reschigna, Boeti, Gariglio, Laus Manica, Motta Angela, Muliere, Pentenero, Placido, Ronzani e Taricco inerente a "Interventi normativi in materia di imposta regionale sulle attività produttive"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della mozione n. 5, di cui al punto n. 5) all'o.d.g.
Ha chiesto di intervenire, per l'illustrazione, il Consigliere Ronzani ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Inizierei così il mio intervento: il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi, come dice un proverbio. Questa mattina, poi illustrerò la mozione, i giornali radio hanno annunciato che nel nostro Paese la pressione fiscale, in questi due anni, è aumentata, ed è salita, al 43,4%.
Addirittura, un ufficio studi che va per la maggiore dichiara che, in realtà, in Italia, la pressione fiscale, oltre a gravare principalmente sul mondo del lavoro dipendente, in verità attorno al 49-50%, viene considerata deducendo il lavoro nero. Non voglio aprire una disputa adesso sulla pressione fiscale e sull'entità, tuttavia constato che in Italia, in questi anni, è aumentata la pressione fiscale. Lo dicono ambienti che non possono essere accusati di essere vicini al centrosinistra, lo dicono i dati, i fatti.
Per una ragione singolare e non prevista, questi dati vengono annunciati nello stesso momento in cui il Presidente del Consiglio, dal Brasile, annuncia agli italiani che il suo Governo non ha messo le mani nelle tasche degli italiani. È singolare il ragionamento. Da una parte l'ISTAT dichiara che in questi anni è aumentata la pressione fiscale (2008 2009), anni nei quali non penso abbia governato lo Spirito Santo, ma il centrodestra. Una coalizione di Governo che ha fatto della battaglia per ridurre la pressione fiscale, il suo cavallo di battaglia. Questo avviene mentre il capo del Governo racconta il solito film, cioè descrive un Paese nel quale, in questi anni, l'azione di Governo avrebbe, quanto meno stabilizzato la pressione fiscale. Il che non è, perché è aumentata la pressione fiscale.
Aggiungo che la manovra fiscale e finanziaria, della quale stiamo discutendo, contribuirà ad aumentare la pressione fiscale, semplicemente scaricherà questa responsabilità sul sistema delle autonomie locali.
L'altra operazione che viene fatta, una furbizia di breve momento, è quella di immaginare che il grosso dei tagli vengano pagati da Regioni, Province e Comuni. Le Regioni, le Province e i Comuni avranno di fronte a sé le medesime due alternative: ridurre i servizi, oppure mettere mano ad un aumento delle tariffe, un altro modo per aumentare la pressione sui redditi delle famiglie e delle imprese.
Presidente, ho fatto questo ragionamento perché siamo in presenza di alcuni nodi critici che, in verità, anche la più abile delle campagne di comunicazione non può offuscare, ed è il fatto che in questo Paese vi è una forte pressione fiscale. Siamo al quinto posto. La prima è la Svezia e la Danimarca, ma vi permetto di dirvi che siamo in presenza, in questo caso di Paesi che hanno politiche di welfare radicalmente diverse da quelle del nostro. A fronte di una fortissima pressione fiscale, il sistema dei servizi e delle politiche sociali è, in quei casi, un sistema che protegge i cittadini, cosa che non avviene per il nostro Paese. Naturalmente, vi è un nodo che riguarda anche la crescita.
evidente che l'aumento della pressione fiscale può essere affrontato non soltanto combattendo l'evasione fiscale. Il Governo oggi ha introdotto una serie di misure con le quali rintracciare i redditi che aveva soppresso qualche anno fa sostenendo che erano misure autoritarie e burocratiche.
Oggi, queste misure vengono reintrodotte, a conferma del fatto che ci si rende conto che vi è un nodo che riguarda l'evasione fiscale, ma vi è sicuramente un altro problema. Questo Paese, se vogliamo ridistribuire il carico fiscale sui ceti, ha bisogno anche di tornare a crescere. Penso effettivamente che questo sia un problema che abbiamo di fronte e che la manovra del Governo, in verità, allontana una prospettiva e una politica di crescita.
Ho fatto questa considerazione, Presidente, perché siamo in presenza di comportamenti che contraddicono gli assunti sui quali si fonda la politica di questo Governo. Qui emerge una questione dirimente che contraddice anch'essa gli assunti su cui si fonda la politica del Governo, è l'atteggiamento nei confronti dell'IRAP.
Questa Giunta ha tentato di utilizzare la deduzione sull'IRAP nel piano del lavoro. Do atto alla Giunta di aver inserito una norma che prevede, ad un'impresa che assume un lavoratore con un contratto a tempo indeterminato di portare in deduzione il terzo anno, 15 mila euro. Si tratta di un vantaggio monetario di 585 euro ma, come ho già detto in Commissione e lo ripeto in aula, la misura, ancorché significativa, è inefficace, perché già oggi un'impresa che intenda trasformare un contratto di lavoro in contratto di lavoro a tempo indeterminato ha la possibilità di fare ricorso a misure più vantaggiose. Poiché questa misura non è cumulabile, è ragionevole pensare che l'impresa che intende assumere un lavoratore con un contratto a tempo indeterminato si avvalga di queste altre misure, quelle più vantaggiose ai fini dell'incentivo. È chiaro il ragionamento? Tuttavia l'IRAP è un nodo che deve essere sciolto e deve essere risolto. Mi pare di capire che qui, però, siamo in presenza di comportamenti che in qualche modo contraddicono anche la politica di questa Regione.
Vi do conto del fatto che, in sede di Conferenza Unificata Stato Regioni, è in corso una discussione interessante; per esempio, questa discussione prevede che quella riduzione non sia soltanto di 15 mila euro ma di 30 mila euro. È una discussione che noi ci sentiamo naturalmente di fare, perché ci consentirebbe, diciamo così, di alzare l'asticella e rendere magari competitivo e conveniente un intervento sul fronte, per esempio, dell'occupazione.
Ma c'è un nodo che quella discussione non affronta, o non affronta per una Regione come la nostra. Voi sapete che l'IRAP è un tributo considerato regionale e che siamo in attesa che, da parte del Governo, venga adottato uno schema di regolamento per dare attuazione a tale disposizione.
In sede di Conferenza Unificata stiamo discutendo della possibilità di consentire alle Regioni una potestà effettiva di intervento sull'IRAP, non soltanto per fare deduzioni, ma per intervenire sulle aliquote fino ad azzerarle. Personalmente penso che questa sia una misura da sostenere e da condividere, perché è evidente che, in una fase nella quale occorre dare la scossa all'economia e favorire politiche di crescita e di investimento, non c'è dubbio che una misura come questa potrebbe essere positiva. Il fatto che la Regione possa intervenire sull'IRAP per favorire politiche di occupazione o politiche di investimenti o nuovi insediamenti a costo zero (zero IRAP) per due, tre, quattro anni, sarebbe una misura che diversamente da quelle previste nel piano del lavoro vostro, potrebbe avere un certo impatto sull'economia e rappresentare una scossa vera e propria.
Non è così - non c'è l'Assessore Cirio, ma glielo ricordo - per la misura degli insegnanti, in quanto è apprezzabile che la Giunta regionale destini 10,52 milioni di risorse aggiuntive messe nel piano per assumere insegnanti, ma vi vorrei ricordare che si tratta di un intervento sostitutivo di quello che avrebbe dovuto fare il Governo.
Noi stiamo impiegando risorse regionali per opporci o mitigare la politica dei tagli del Governo. Questo non è federalismo, questo è supplenza del Governo, per fare cose che dovrebbe fare il Governo e che invece fa la Regione, che avrebbe assai più utilmente potuto utilizzare i dieci milioni di euro impiegati per assumere 500 insegnanti. Toccava alla Gelmini assumere, e la Gelmini invece ha tagliato! Questa è la verità, il resto sono frottole! Abbiate pazienza! Comunque, sull'IRAP sono perché affrontiamo di petto questa questione.
Constato però, Presidente, che nella bozza di emendamento all'esame della Conferenza unificata, nel quadro di un ragionamento che riconosce alle Regioni una potestà in termini di intervento sull'IRAP, le Regioni che avrebbero il potere di intervenire sulle aliquote fino ad azzerarle sono tutte meno la nostra. Non c'è la Lombardia, non c'è il Veneto, non c'è il Piemonte, ci sono invece altre Regioni: francamente questo non me lo spiego, soprattutto da parte di un Governo a partecipazione leghista di una Regione a guida leghista. In sostanza, lì cosa fate? Qual è la discussione in corso in quella Conferenza Unificata? Io sono perché affrontiamo questa questione con criteri selettivi, sia chiaro; sono anch'io perché questo ragionamento venga fatto seriamente e quindi non in maniera demagogica. Mi sembra fuori dal mondo che non possa essere presa in considerazione la possibilità che anche al Piemonte affrontando dei criteri selettivi che vanno individuati, venga riconosciuta questa potestà di intervento sull'IRAP, fino al punto di azzerarla dentro una politica di crescita.
Voi questo non lo dite, il governo leghista del Piemonte queste cose non le dice, e non mi pare che in sede di Conferenza unificata voi discutiate di questa eventualità per fare in modo che le Regioni italiane possano, a seconda dei problemi che hanno, utilizzare questa leva fiscale per fare politica di crescita; non lo state facendo lì, per il momento.
La mozione nostra, quindi, ha tre significati: 1) sollecitare il Governo a dar seguito alla norma che stabilisce che l'IRAP è un tributo regionale, e dar seguito significa approvare in fretta il regolamento; 2) fare in modo che l'IRAP venga riconosciuta come tributo regionale riconoscendo alle Regioni la possibilità di intervenire sull'IRAP fino al punto azzerarla, a determinate condizioni; 3) la riscossione, problema del quale ha parlato il collega Lepri: questa è una Regione che ha un credito (noi, voi, il centrosinistra che c'era prima e vari governi, vari colori) nei confronti dello Stato di 2,5 miliardi di euro (5.000 miliardi di vecchie lire).
Naturalmente questa questione è molto delicata e comporta un piano di rientro; comporta innanzitutto che a noi venga data la possibilità attraverso lo strumento della discussione, di avere risorse e di fare in modo di evitare questa triangolazione Stato-Regioni, perché le risorse ci consentono di fare sin da subito politiche di bilancio diverse da quelle che siamo costretti a fare per effetto del fatto che la potestà impositiva non è ancora pienamente nostra. Grazie.



PRESIDENTE

Dichiaro aperta la discussione generale.
Ha chiesto la parola la Consigliera Porchietto; ne ha facoltà.



PORCHIETTO Claudia

Grazie, Presidente.
Mi permetto di fare un minimo di cenni storici sulle motivazioni che hanno portato l'introduzione dell'IRAP in Italia, perché ritengo che siano fondamentali per poi giungere al dunque su quelli che sono gli impegni che in questo caso, la mozione in oggetto chiede alla Giunta regionale.
Come premessa, vorrei ricordare al collega che, nel momento in cui venne sancita l'introduzione dell'IRAP, in Italia vigevano cinque tributi con varie competenze diverse che erano deducibili fiscalmente da quella che era la base imponibile, e questa scelta non venne fatta da un Governo di centrodestra, ma da un Governo di centrosinistra; dopodiché riconosco che ognuno, nei Governi successivi, si appropriò del fatto che l'IRAP andava rivista e poi sistematicamente diventava difficile intervenire sulla stessa, anche se erano non soltanto i lavoratori, ma in particolare gli imprenditori, a chiedere che si facessero lumi soprattutto sulla possibilità di rivedere il processo fiscale messo in atto con l'IRAP, vale a dire la sua indeducibilità dalla base imponibile.
Una richiesta che a più riprese ho fatto in passato e che ho seguito con molta attenzione è stata quella di valutare quanto il famoso cuneo fiscale generasse benefici nel momento in cui, per tutta una serie di motivi, la base imponibile dell'IRAP veniva modificata dai vari Governi.
Mi permetto soltanto di ricordare che, in realtà, anche il cuneo fiscale e la modifica della base imponibile dell'IRAP è cambiata minimamente, perché comunque erano i dati dello Stato che non ci permettevano di fare diversamente dal punto di vista della capacità di incentivare l'avvio di nuove attività imprenditoriali o di rimettere in moto un'economia.
Passiamo al punto dell'impegno che si chiede alla Giunta regionale.
Rispetto a tutta la fase delle premesse, dal punto di vista tecnico colgo quanto i colleghi hanno evidenziato ed evidenzio anch'io, ovvero che sarebbe opportuno che in un tavolo, possibilmente il più congiunto possibile, facessimo delle proposte da sottoporre alla Giunta regionale per riuscire a dare un supporto normativo da trasferire al Governo centrale per ragionare su un modo diverso di condividere un'imposta regionale sulle attività produttive.
Ricordo ancora al collega Ronzani che se oggi la nostra pressione fiscale sta salendo è perché abbiamo un grosso problema: i redditi su cui stiamo andando a conteggiare le aliquote fiscali stanno notevolmente diminuendo, quindi non abbiamo avuto un incremento dell'imposizione fiscale in termini assoluti. In realtà, abbiamo avuto un problema molto più grande: il processo generato dal fatto che i redditi si stanno riducendo.
Il grosso problema che da sempre evidenziamo per quanto riguarda la base imponibile IRAP è che paradossalmente abbiamo sempre più imprese che sono oggetto di imposizioni fiscali pur presentando un risultato d'esercizio ante imposte negativo. Questo lo sappiamo tutti, ma mi permetto di dire che personalmente non condivido la richiesta di un impegno alla Giunta regionale per avviare azioni di riduzione delle aliquote IRAP al fine di incentivare l'avvio di nuove attività imprenditoriali, perché in passato ciò non ha prodotto i risultati sperati.
Riducendo, modificando la base imponibile, incrementando o attuando azioni per incrementare l'occupazione attraverso il riconoscimento di contribuzioni o di decontribuzioni sulla base imponibile IRAP, in realtà non abbiamo ottenuto gli effetti che avremmo voluto ottenere.
Mentre sono assolutamente a disposizione dei colleghi per un ragionamento di condivisione di un progetto che ci porti a valutare in modo corretto come noi possiamo proporre una base imponibile diversa ai fini IRAP, che dia veramente quel volano che ci serve, mi permetto di aggiungere che, oggi, su questo ordine del giorno non vedo, invece, quella opportunità che potrebbe cogliere non soltanto la classe imprenditoriale piemontese ma, in particolare, la base occupazionale che vogliamo incrementare attraverso un'azione sulle aliquote IRAP.
Pertanto, non posso fare altro che annunciare la nostra dichiarazione di voto in senso negativo su questa mozione.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Porchietto.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Marinello; ne ha facoltà.



MARINELLO Michele

Grazie, Presidente.
Sarò molto breve, in quanto l'intervento della Consigliera Porchietto sintetizza perfettamente la situazione e la nostra posizione.
Vede, Consigliere Ronzani, riprendendo le sue osservazioni, ci sono tante questioni singolari, come lei le ha definite. Il centrosinistra ha accusato per mesi il Governo Berlusconi additandolo come un governo che cercava di nascondere la crisi, come un governo costituito da personaggi definiti "facili ottimisti", però, guardando quanto abbiamo ereditato, ci pare che anche il Governo regionale guidato da Mercedes Bresso fosse ottimista. La Presidente non si era accorta che la crisi era presente perché non abbiamo trovato quegli strumenti che, oggi, a distanza di poche settimane dalle elezioni, voi proponete.
Credo ci fosse tempo prima per proporre soluzioni che aiutassero l'economia del nostro territorio. Ricordo che in 40 giorni abbiamo presentato un Piano lavoro, definito straordinario, che gestisce l'emergenza. È il primo passo che facciamo per aiutare, o cercare di aiutare, l'economia piemontese.
In quel Piano lavoro, lo ricordava anche lei, c'è una misura, la n. 11 dell'Asse II (Competitività), che prevede, per le aziende che incrementeranno nei tre anni di imposta successivi a quello in corso al 31 dicembre 2010 il numero dei lavoratori assunti a tempo indeterminato, il riconoscimento di una riduzione forfettaria di 15 mila euro dell'IRAP per ogni lavoratore assunto fino al terzo anno compiuto. È una misura che sicuramente non sarà ottimale, ma è un primo segnale concreto in un momento in cui è assolutamente necessario avere chiaro il quadro della situazione finanziaria della Regione. Sapete tutti che non è un periodo di vacche grasse, per forza dobbiamo fare delle scelte. Con questa misura aiutiamo direttamente le aziende che assumono, senza proporre strumenti di aiuti a pioggia, che, in questo momento, probabilmente non possiamo permetterci.
In conclusione, vorrei anche sfatare un mito, in quanto ogni intervento articolato da parte dell'opposizione in Consiglio regionale dipinge una Regione Piemonte guidata dal Governatore Cota succube in sede di Conferenza Stato-Regioni, assolutamente accondiscendente nei confronti delle decisioni del Governo centrale e che non fa sentire la sua voce: guardate che non è assolutamente così! Intanto, la Regione comincia a partecipare assiduamente alle Conferenze Stato-Regioni e a far sentire la sua voce, ma sicuramente non è urlando e manifestando che si portano a casa i risultati. La garanzia circa la posizione della Regione Piemonte, che è ferma e forte, che fa sentire la voce dei piemontesi a livello centrale, è data proprio dal nostro Presidente Cota.
I risultati si vedranno, ma già si ravvisano: un passo lo abbiamo fatto con la misura n. 11 dell'Asse II del Piano lavoro, che abbiamo redatto in 40 giorni. Sicuramente abbiamo altre iniziative, che stiamo portando avanti, speriamo ci venga concessa la possibilità di lavorare in tal senso.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Marinello.
La parola al Consigliere Taricco.



TARICCO Giacomino

Grazie, Presidente.
Non entro nel merito delle motivazioni sottostanti questa proposta che abbiamo espresso in termini di provvedimento. Credo che le motivazioni esposte dal Consigliere Ronzani vadano nella direzione di creare effettivamente uno strumento che può aiutarci in questo momento di difficoltà dell'economia; può essere uno strumento importante per sostenere le imprese, che possono rafforzare la propria presenza economica nella nostra Regione ed è una strada che andrebbe verificata ed esperita.
Ho seguito l'intervento della Consigliera Porchietto: accolgo e annoto le sue perplessità, rimango convinto che questo potrebbe rivelarsi uno strumento importante.
Mi permetto di rivolgere una brevissima considerazione al Consigliere Marinello. Innanzitutto, relativamente alla sua affermazione, che ho già sentito più di una volta ("Abbiamo iniziato a partecipare ai tavoli nazionali della Conferenza Stato-Regioni"), suggerisco la consultazione di qualche verbale, perché nella scorsa legislatura la presenza alle Conferenze Stato-Regioni è stata praticamente totalitaria, non è che avete cominciato, bensì, nella migliore delle ipotesi, continuate ad essere presenti a questi tavoli.
In secondo luogo, probabilmente, dovrebbe ricordare al Presidente Cota che non è urlando che si portano avanti i risultati e si ottengono risposte, perché la manifestazione di ieri sera e gli atteggiamenti tenuti in questi giorni non credo denotino una grande consapevolezza in questo senso. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Taricco.
La parola al Consigliere Boeti.



BOETI Antonino

Grazie, Presidente.
Anticipo una riflessione e una domanda che avrei rivolto oggi pomeriggio al Presidente Cota, in maniera da dedicare completamente l'odierna seduta pomeridiana all'intervento svolto dal Presidente l'altra settimana. La inserisco in questo ragionamento, anche per le riflessioni del rappresentante della Lega, con una premessa. Relativamente al Piano lavoro presentato dalla Giunta, naturalmente, attendiamo di vedere i risultati. Continuare a dire di avere conseguito risultati straordinari su un Piano lavoro, a nostro avviso modesto, che però deve ancora naturalmente, dispiegare le sue potenzialità, se le ha, mi sembra un po' presuntuoso.
Ricordo l'incontro con la Bialetti, subito dopo l'insediamento del Presidente Cota, quando avevo partecipato ad una trasmissione televisiva dove un rappresentante del centrodestra aveva detto che stavano dimostrando di occuparsi in maniera seria delle questioni del lavoro. Ebbene, la Bialetti ha chiuso, se non sta chiudendo: vorrei che ve ne occupaste provando a risolvere i problemi piuttosto che prendere atto del fatto che in questa regione le aziende chiudono. La riflessione vale per tutte le aziende insediate su questo territorio, ad esempio nella Valle di Susa.
Non vediamo l'Assessore al lavoro, che non è un frequentatore abituale di questo Consiglio regionale. Prima o poi, bisognerà spiegargli che è un Assessore regionale e che ogni tanto un giro in Consiglio gli farebbe anche bene, potrebbe aiutarlo a comprendere meglio il clima che si respira e soprattutto, i problemi degli abitanti di questa regione.
Svolgo una riflessione sulla forza della Regione, ricordando che il Presidente Cota in campagna elettorale ha detto ai piemontesi: "Dovete votare noi, perché, così, le capacità negoziali dei cittadini della regione aumenteranno, essendo il Governo dello stesso colore politico, quindi saremo agevolati nel rapporto".
Mi rivolgo ai rappresentanti della maggioranza per dire che due giorni fa i giornali riportavano le dichiarazioni dell'Assessore Bonino in ordine ai pedaggi del sistema tangenziale, secondo le quali non avrebbero mai permesso un aumento per compensare l'impossibilità di fare adesso, da un momento all'altro, un casello per il raccordo di Caselle. Oggi, la Repubblica scrive che dal primo luglio l'aumento sul sistema tangenziale aumenterà di 25 centesimi, cioè quasi di 500 lire.
Allora, vorrei capire se questo Governo regionale ha davvero forza contrattuale con il Governo, come fa continuare a parlare di federalismo se non c'è nemmeno la possibilità di dire la propria su un raccordo che porta all'aeroporto della città e che valore hanno le parole che vengono dette.
Peraltro, Presidente, lei è di Verbania e non sa che uno di questi aumenti sarà sul casello di Bruire. Una vecchia battaglia che i Rivolesi hanno perso e che prevedeva lo spostamento, se non l'eliminazione delle barriere della tangenziale, perché tutti i cittadini che passano attraverso la Val di Susa per non pagare il casello, attraversano la città su corso Susa ed ogni giorno ci sono circa 20-30 mila automobili.
una battaglia persa, perché il casello è rimasto, e corso Susa a Rivoli continua ad essere intasata.
Noi naturalmente faremo la nostra parte; chiederò al Sindaco di Rivoli di fare un volantinaggio al casello di Bruire per spiegare che per l'ennesima volta il sistema tangenziale subirà un aumento dei pedaggi.
Costa oggi quasi - lo dico a quelli che hanno la mia età e sono abituati a parlare ancora in lire - 3.000 lire attraversare un casello a Bruire. E lo dico anche alla Lega, perché una delle battaglie della Lega era che la Salerno-Reggio Calabria era gratuita mentre qui si paga anche l'aria che respiriamo. La Salerno-Reggio Calabria continua ad essere gratuita e il Governo ritiene invece di imporre l'ennesimo balzello agli abitanti di questo territorio.
Se è vero, com'è vero - e non ho ragione per non crederlo - che il colore del centrodestra regionale e quello del centrodestra nazionale sono uguali, chiedo a questa Giunta regionale, all'Assessore Bonino e al Presidente Cota di intervenire presso il Governo, perché questo ennesimo balzello non debba essere pagato dai territori di questa Regione.
Quando questo succederà, ogni volta che pronuncerete la parola federalismo, ascolteremo con attenzione, altrimenti penseremo che state scherzando.



PRESIDENTE

Non essendoci altri interventi, dichiaro chiusa la discussione generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Lepri; ne ha facoltà.



LEPRI Stefano

Grazie, Presidente.
Le osservazioni dei colleghi di maggioranza non ci hanno convinto nemmeno questa volta.
Innanzitutto questa mozione dice una cosa, cioè che prima erano l'IVA l'IRES e l'IRPEF che - noi ricordiamo - ad oggi vengono incassate dallo Stato.
Ora, con questa nostra mozione ricordiamo all'Aula che anche l'IRAP viene incassata dallo Stato e arriva alla nostra Regione dopo circa un anno e mezzo. Quindi, in attesa della messianica riforma del federalismo fiscale, vorremmo che si facessero dei passi semplici.
Se il Parlamento votasse un'indicazione per cui le Regioni cominciano ad incassare direttamente le imposte loro attribuite, questo sarebbe già un grandissimo passo avanti.
Noi prendiamo atto oggi da questa discussione che questa maggioranza che si riempie la bocca di federalismo fiscale, in realtà non vuole o, per lo meno, attende che qualcun altro si muova per consentire alla nostra Regione di incassare direttamente i tributi che sono nostri, che toccano a noi.
Seconda considerazione di cui prendiamo atto: questa legge è una legge fintamente federalista, perché qui si è ricordato nel primo capoverso della nostra mozione che dal 1° gennaio 2010 è istituita con legge regionale l'IRAP. Peccato che le Regioni non possano decidere praticamente nulla su questa imposta, perché possiamo decidere eventualmente sulle aliquote sulle deduzioni e sulle detrazioni, ma solo nei limiti imposti dalla legge dello Stato e non possiamo modificare, come richiede la collega Porchietto la base imponibile.
Siamo disponibili naturalmente ad approfondire in una logica di confronto maggioranza-minoranza le questioni. Quindi, ben venga l'apertura della collega Porchietto ad approfondire dal punto di vista contenutistico la materia, ma a noi oggi preme rappresentare questo fatto: che le leggi che consentono alla nostra Regione di incassare i tributi di nostra competenza sono ispirati ad una logica statalista e centralista e che questo Parlamento regionale oggi non intende modificare questo orientamento.



PRESIDENTE

Non essendoci dichiarazioni di voto, indìco la votazione palese sulla mozione n. 5, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che la legge 244/2007 ha previsto che 'l'imposta regionale sulle attività produttive (IRAP) assume la natura di tributo proprio della regione e, a decorrere dal 1º gennaio 2010, è istituita con legge regionale' l'articolo 3 della legge regionale 35/2008 ha istituito l'imposta regionale sulle attività produttive l'effettiva attuazione di tali previsioni è subordinata all'adozione, da parte del Governo nazionale, dello schema di regolamento tipo di cui al comma 44 dell'articolo 1 della legge 244/2007, da cui dovranno discendere al sensi della legge 244/2007, conformi regolamenti regionali sempre in accordo con la legge 244/2007, una volta compiuti gli atti regolamentari di cui sopra, l'Agenzia delle Entrate manterrà comunque le funzioni di liquidazione, accertamento e riscossione secondo quanto previsto dalla legge 244/2007, 'e Regioni non possono modificare le basi imponibili; nei limiti stabiliti dalle leggi statali possono modificare l'aliquota, le detrazioni, le deduzioni, nonch introdurre speciali agevolazioni la Corte Costituzionale con ripetute sentenze (sentenze n. 216 del 2009, n.
193 del 2007, n. 155 del 2006 e n. 431, 381 e 241 del 2004) ha ritenuto illegittime previsioni di legge regionali che operassero sull'IRAP al di fuori di quanto previsto dalla normativa statale; nella prima delle citate sentenze, la Corte precisa che 'né a conclusioni diverse può condurre l'art. 1, comma 43, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato - legge finanziaria 2008), a norma del quale l'Irap «assume la natura di tributo proprio della Regione' e in futuro - a partire dal 2010, a norma dell'art.
42, comma 7, del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 207 (Proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni finanziarie urgenti) convertito, con modifiche, dalla legge 27 febbraio 2009, n. 14 - sarà istituita con legge regionale' in quanto, secondo la Corte, 'queste disposizioni non modificano sostanzialmente la disciplina dell'Irap, che rimane statale' rimanendo quindi allo Stato il compito di 'regolare compiutamente la materia e a circoscrivere con precisione gli ambiti di intervento del legislatore regionale' e ancora che 'la disciplina, anche di dettaglio, dell'Irap è riservata alla legge statale e che l'intervento del legislatore regionale è ammesso solo nei termini stabiliti dallo Stato' le cui norme riconoscono 'alle Regioni sia pure nei limiti stabiliti dalle leggi statali - di modificare l'aliquota, le detrazioni e le deduzioni nonché di introdurre speciali agevolazioni, ma vietano loro di modificare le basi imponibili' evidenziato che l'attuale assetto normativo preclude alla Regione la possibilità di disporre dei dati relativi al flusso dell'IRAP - salvo procedere all'acquisto presso l'Agenzia delle Entrate - nonché dell'addizionale IRPEF e dell'IVA di competenza regionale e di conseguenza diventano impraticabili azioni di individuazione dell'evasione nonché si incontrano forti difficoltà nella formulazione di previsioni sulle conseguenze di provvedimenti regionali in materia la riscossione da parte dello Stato e il successivo versamento alle casse regionali determina una sofferenza finanziaria che per la Regione Piemonte è oggi stimabile in circa un miliardo e mezzo di euro, pari ad oltre un anno di imposta considerato che la maggioranza delle Regioni italiane, tra cui il Piemonte, hanno introdotto specifiche agevolazioni per categorie di attività o di imprese l'attuale contesto richiede azioni significative di rilancio dell'economia e che appare in particolare necessario sostenere chi, in una fase ancora pesantemente contrassegnata dalla crisi, sceglie di dare avvio a nuove attività imprenditoriali con conseguente creazione di posti di lavoro l'IRAP rappresenta un aggravio consistente per le imprese e che, in particolare per imprese neocostituite, il suo sgravio rappresenterebbe un incentivo rilevante.
Tutto ciò premesso e considerato impegna la Giunta regionale a agire per quanto già ad oggi in potere delle Regioni, attraverso azioni di riduzione delle aliquote IRAP al fine di incentivare l'avvio di nuove attività imprenditoriali o più in generale nell'ambito di politiche di incentivo volte al rilancio dell'economia intraprendere una decisa azione nei confronti del Governo per: ottenere una rapida approvazione del Regolamento previsto dalla legge 244/2007 diminuire in modo significativo i tempi di incasso delle imposte regionali eventualmente prevedendo l'incasso diretto da parte della Regione assicurare in modo non oneroso il flusso di informazioni necessarie all'elaborazione di politiche di agevolazione e di attività di controllo dell'evasione".
Il Consiglio non approva.


Argomento: Rapporti Regioni - Governo - Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Esame ordine del giorno n. 14 dei Consigliere Buquicchio, Artesio, Carossa Cattaneo, Cerutti, Comba, Cortopassi, Leardi, Mastrullo, Molinari, Negro Novero, Placido e Porchietto, inerente a "Cessata rivalutazione dell'indennità integrativa speciale"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 14, di cui al punto 6) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Buquicchio per l'illustrazione.



BUQUICCHIO Andrea

Qui parliamo di un argomento che in modo trasversale penso debba e possa interessare tutti. Quindi, in apertura chiedo pochi minuti di attenzione e mi rivolgo ovviamente anche alla maggioranza, perché senza i voti della maggioranza questo ordine del giorno non può passare, non per convincervi, ma solo per illustrarvi - poi le considerazioni le farete voi l'opportunità di non dividerci su questo argomento, ma di fare un'istanza che penso possa essere condivisa da tutti, perché riguarda i diritti di migliaia di cittadini che hanno contratto, non per colpa loro, ma per negligenza dello Stato, gravissime malattie come l'aids, l'epatite virale (la C e la B), a seguito di contagio con sangue infetto.
A loro, di fatto, spetterà un terzo in meno della pensione che finora percepivano e questo in forza dell'articolo 11, comma 13 e 14, del noto d.lgs. 78/2010.
Di fatto, noi faremmo fare a loro un salto indietro di diciotto anni quando ancora le cifre erano in lire e questo comporterà la perdita di un terzo del valore di indennizzo. Perché? Perché quei due commi, il 13 e il 14, che noi chiediamo di abolire vanno ad influire sulla indennità integrativa speciale che incide sul 95 del totale. Quindi, l'adeguamento ISTAT potrebbe rimanere solo relativo a quella quota che si chiama indennizzo che riguarda solo il 5%.
Quindi, diciamo che il Governo sta facendo una lotta ai falsi invalidi che noi condividiamo pienamente, ma in questo caso non mi sembra opportuno fare una lotta ai veri invalidi, che sarebbero penalizzati ingiustamente da questa norma, che facciamo in tempo a chiedere di abrogare.
Sicuramente non farlo comporterà un ricorso alla Corte Costituzionale ed anche eventualmente alla Corte di Strasburgo, che relativamente al caso dei talassemici si è già espressa in modo da censurare il comportamento dell'Italia.
Ed è per questo, ma non mi dilungo ulteriormente, che chiedo un voto a tutti, soprattutto alla maggioranza, per far sì che sia accolta questa istanza e che la Giunta possa trasmetterla a chi di dovere.
Ringrazio anticipatamente e sono a disposizione per ulteriori ragguagli. Grazie.



PRESIDENTE

Dichiaro aperta la discussione.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Costa; ne ha facoltà.



COSTA Rosa Anna

Grazie, Presidente.
Non possiamo che dare una valutazione assolutamente positiva dell'ordine del giorno. Si tratta di persone che hanno contratto questa invalidità indipendentemente dalle loro attività, magari anche con qualche responsabilità da parte di istituzioni, enti pubblici, ospedali e quant'altro.
doveroso che ci sia l'opportunità di una rivalutazione. Stiamo affrontando tempi di forte crisi che colpisce persone che in alcuni casi sono impossibilitate a lavorare o, comunque, a svolgere un lavoro che consenta loro di avere maggiori opportunità economiche.
Occorre attivare, nell'ottica di una responsabilizzazione verso queste persone, tutte le possibilità che abbiamo, anche nei confronti del Governo nazionale, affinché ci sia questa rivalutazione e che queste persone abbiano l'opportunità di godere di un atteggiamento di riguardo, proprio perché la loro infermità è dovuta ad una situazione indipendente dalla loro volontà, magari aggravata da cure, cui generalmente ci si sottopone con molta fiducia. Esprimo, a nome del Gruppo PdL, la volontà di votare a favore di questo ordine del giorno. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Porchietto; ne ha facoltà.



PORCHIETTO Claudia

Grazie, Presidente.
Aggiungo pochi particolari a quanto già espresso dalla collega Costa.
Il tema toccato da questo ordine del giorno è molto importante, e ringrazio il collega Buquicchio per averlo portato tempestivamente all'attenzione del Consiglio, ma vorrei andare oltre: vorrei chiedere l'autorizzazione al collega Buquicchio di poter sottoscrivere l'ordine del giorno a nome della maggioranza, perché incondizionatamente lo approviamo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Marinello; ne ha facoltà.



MARINELLO Michele

Grazie, Presidente.
Esclusivamente per ringraziare il Consigliere Buquicchio per questo ordine del giorno che solleva una problematica, come già ricordato, molto rilevante.
Credo che, nell'ambito di un provvedimento che voleva sanare alcune situazioni o irrigidirne altre, sia sfuggita questa problematica, invece molto importante. Annuncio sicuramente il voto a favore del Gruppo Lega Nord e chiedo la possibilità che componenti del Gruppo siano considerati firmatari. Grazie.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la discussione.
Do la parola al Consigliere Buquicchio per una replica e gli chiedo per cortesia, di esplicitare l'assenso o il dissenso alla richiesta di aggiunta di firme.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
La mia non è una replica, ma è un intervento per ringraziare l'interessamento di tutte le forze politiche e dire che l'ordine del giorno è sicuramente aperto alla firma di coloro che me l'hanno chiesto e di tutto il Consiglio. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Pentenero; ne ha facoltà.



PENTENERO Giovanna

Grazie, Presidente.
Intervengo per testimoniare anche l'adesione del nostro Gruppo all'ordine del giorno proposto dal Consigliere Buquicchio e per ringraziarlo della sua tempestività. Il tema che ha sottolineato sicuramente merita l'attenzione di tutto il Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Il Consigliere Buquicchio acconsente a chiunque di aggiungere la propria firma al documento. Presso il banco della Presidenza è a disposizione il modulo e un nostro collaboratore sta girando nei banchi per far firmare il documento.
Ci sono dichiarazioni di voto? Ha chiesto di intervenire il Consigliere Negro; ne ha facoltà.



NEGRO Giovanni

Come Gruppo UDC, mi considero soddisfatto e mi congratulo con il Consigliere Buquicchio. Siamo favorevolissimi a questo riguardo. Grazie.



PRESIDENTE

Non essendoci altre richieste d'intervento per dichiarazioni di voto procediamo con la votazione dell'ordine del giorno.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 14, il cui testo recita: "Premesso che: L'articolo 11, commi 13 e 14 del DL 78/2010, nega la rivalutazione dell'indennità integrativa speciale con decorrenza retroattiva tale indennità riguarda tra gli altri le vittime di sangue infetto che per tale motivo hanno contratto malattie quali l'epatite virale e l'AIDS con conseguenze gravissime per le loro vite la mancata rivalutazione di tale indennità pregiudicherà in maniera drammatica la vita degli aventi diritto considerato che la Costituzione prevede, all'articolo 117, potestà legislativa concorrente Stato-Regioni in materia di previdenza complementare ed integrativa.
Tutto ciò premesso il Consiglio regionale, sostenendo coloro che usufruiscono dell'indennità in oggetto, impegna il Presidente della Giunta regionale affinché: promuova, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, un'iniziativa per la cancellazione dell'articolo 11 - commi 13 e 14 - del Decreto 78/2010".
Il Consiglio approva.


Argomento: Rapporti delle Regioni con l'ordinamento comunitario - Produzione e trasformazione dei prodotti

Esame ordine del giorno n. 21 dei Consiglieri Carossa, Marinello, De Magistris, Gregorio, Angeleri, Porchietto, Montaruli, Mastrullo, La Rocca Burzi, Pedrale, Costa Rosa Anna, Cortopassi, Costa Raffaele e Cantore inerente a "Richiesta di sospensione versamento I rata legge 33/2009 e VI legge 119/2003"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 21, di cui al punto 7) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Carossa per l'illustrazione.



CAROSSA Mario

Grazie, Presidente.
Questo ordine del giorno, com'è descritto nell'oggetto, riguarda una richiesta al Governo, da parte di questo Consiglio regionale, di sospendere il versamento della prima rata della legge 33/2009 e della VI rata della legge 119/2003.
un discorso che riguarda le quote latte, di cui si parla oramai da 15 anni e che si sta risolvendo molto lentamente. È una questione partita intorno agli anni '80. Nei primi anni tutto è andato per il meglio, ma da 15 anni a questa parte l'Unione Europea ha richiesto ai vari Stati membri di pagare lo splafonamento di queste quote.
I problemi - senza farla troppo lunga per non tediare - sono assolutamente noti. Ultimamente si sono aggiunti anche alcuni elementi; uno di carattere generale, relativo alla crisi economica che colpisce tutto il mondo economico, ma soprattutto, il mondo agricolo. I prezzi che, invece di aumentare, quantomeno alla radice o alla fonte, diminuiscono; invece il consumatore paga sempre di più. Le spese che aumentano sempre di più proporzionalmente per gli agricoltori. E questo è un primo problema.
Il secondo è che sono state svolte, su richiesta dell'ex Ministro Zaia delle indagini dai Carabinieri del NAC, nel cui referto si evinceva che effettivamente, non si riteneva che ci fossero stati questi splafonamenti.
Pertanto, proprio alla luce di questi due nuove problematiche - crisi economica e rapporto dei Carabinieri - richiediamo di sospendere le rate delle quote relative alla legge 119/2003 (hanno già iniziato a pagare cinque rate e dovrebbero pagare entro quest'anno la sesta) e la prima rata della legge 33/2009, che è quella che sanerebbe tutta la problematica inerente alle quote latte; in tal senso, si richiede di aspettare posticipare e vedere, nel frattempo, che si risolvano questi problemi e soprattutto, attendere che le indagini condotte dai Carabinieri, quindi da un Corpo assolutamente al di sopra di ogni sospetto di essere di parte (penso che tutti quanti abbiano il nostro stesso giudizio), vengano ulteriormente approfondite dagli organi politici a Roma, per verificare cosa è capitato effettivamente in quegli anni.
Per questi motivi, chiediamo l'approvazione di questo ordine del giorno. Sappiamo che, in queste ore e in questi giorni, a Roma, ci sono contatti ad alto livello, proprio per vedere di risolvere tale problematica.
Auspichiamo, quindi, l'approvazione di questo ordine del giorno.
Grazie.



PRESIDENTE

Dichiaro aperta la discussione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Taricco; ne ha facoltà.



TARICCO Giacomino

Grazie, Presidente.
Mi permetto di rilevare che trovo singolare la presentazione da parte del Capogruppo della Lega Nord di un ordine del giorno che richiede la sospensione della prima rata della legge n. 33, dopo che, per mesi, ci avevano raccontato che quella norma era il "toccasana" per tutti i problemi di secoli di incompetenti che avevano gestito la questione delle quote latte, che era arrivato il nuovo messia che aveva risolto tali problemi per cui la soluzione ideale trovata per risolvere tutte le suddette questioni era, appunto, la legge n. 33, che era buona sotto tutti i punti di vista.
Adesso, come per incanto, lo stesso partito che aveva costruito monumenti alla beatificazione e alla santificazione del Ministro che aveva "inventato" la legge n. 33, chiede la sospensione della legge.
Apro dunque il mio intervento dicendo che trovo quantomeno singolare questo tipo di approccio al tema.
Venendo al merito, invece, la legge n. 33 è stata una forzatura bestiale, che ha pesantemente danneggiato i produttori che avevano rispettato il quadro normativo di riferimento fino a quel momento, per due motivi.
Il primo è che in Italia la stragrande maggioranza dei produttori aveva o rispettato la legge sulle quote latte fin dal suo esordio oppure, nel 2003, alla luce delle indicazioni che dava la legge n. 119, aveva avviato un percorso di rateizzazione delle multe dovute, con un rientro pieno in quello che era il quadro normativo, acquistando le quote latte, in molti casi facendo investimenti anche pesanti per fare questo tipo di operazione e mettersi in regola per produrre, come prevede la legge, nel rispetto delle quote assegnate o pagando il prelievo per il superamento sostanzialmente.
Nel 2008 (fine 2007-primavera 2008), grazie ad una negoziazione, come Paese Italia ottenemmo, da parte dell'Unione Europea, l'assegnazione di un quantitativo aggiuntivo pari al 2% della produzione, che avrebbe dovuto essere ripartito sui produttori, secondo i criteri che la legge n. 119 prevedeva.
Questa assegnazione non è stata fatta, perché si era detto che doveva servire a risolvere un problema più grande, ovvero quello del pieno rientro dentro le regole di tutti i produttori che non lo erano. È stata fatta un'ulteriore trattativa che ha ottenuto due finalità: un aumento - quello che avrebbe dovuto essere chiamato "atterraggio morbido" - del 5% delle quote di produzione per tutti i Paesi europei. In tutti gli altri Paesi europei fu assegnata una percentuale dell'1% all'anno per cinque anni fino alla scadenza del regime; per l'Italia fu ottenuto tutto anticipatamente, a condizione che questo tipo di processo portasse ad un pieno rientro nel regime delle quote di tutti i produttori che erano fuori.
Qual è stato il risultato di tutta questa storia? È molto semplice: 5 più 2% equivale ad un 7% di produzione, che avrebbe dovuto essere ripartito, secondo i dettami della legge in vigore, sui produttori che avevano da sempre rispettato la legge sulle quote latte. Nella legge n. 33 tale percentuale fu invece assegnata ai produttori che la legge non l'avevano rispettata, come meccanismo per permettere a questi di rientrare in una sorta di "compensazione" che prevedeva, da una parte, che coloro che erano fuori dalla legge ottenessero questo "regalo", che era un diritto degli altri produttori (il 7%) e, come contropartita, si avviava il rientro dentro il regime delle quote attraverso la rateizzazione.
In merito a questa legge, ero tra coloro che avevano detto da sempre che si trattava di una grandissima porcata, perché in realtà la finalità non era quella di rientrare per coloro che non avevano rispettato il regime previsto dalla legge dentro le quote, ma era un modo per fare il "gioco delle tre carte", cioè creare una dilazione di un anno, per trovare i cavilli legali per riavviare la manfrina! Ci state certificando, nei fatti, che quello che noi avevamo detto cioè che questa era una legge truffa, che serviva esclusivamente per guadagnare un anno di tempo - era una sacrosanta realtà. Infatti, la richiesta che viene avanzata oggi è quella di rinviare l'applicazione delle norme. Tradotto, cosa vorrebbe dire? Molto semplicemente, significa che nella nostra Regione, in questo nostro Piemonte, in questo momento ci sono 2.800 aziende che producono latte; di queste 2.800 quasi 2.600 hanno rispettato i dettami delle regole e, in base alla legge, l'anno scorso avrebbero dovuto ricevere l'assegnazione di quote aggiuntive per permettere loro quello che viene chiamato "l'atterraggio morbido". Non gliele abbiamo date; abbiamo spiegato loro che era un sacrificio necessario per riportare a sintesi ed unità il settore, e per permettere a coloro che erano fuori di rientrare nella legge; che questi avrebbero pagato la rateizzazione e che in cambio gli avremmo dato un fondo di intervento economico che, attivando 45 milioni di euro di interesse, permetteva prestiti agevolati.
Adesso, cosa stiamo spiegando loro? È semplicissimo: nessuno sa che fine hanno fatto i 45 milioni di euro, per cui non esistono le contropartite economiche; inoltre, il motivo per cui hanno rinunciato ad una misura che gli spettava per legge, per permettere agli altri di regolarizzarsi tramite rateizzazione, non verrà realizzato, perché in realtà adesso inneschiamo un meccanismo che sappiamo dove comincia, ma non sappiamo dove finisce.
Credo che questo sia una vergogna, che sancisce e certifica che tutte le cose che avevamo detto relativamente al comportamento inconcepibile del Ministro e del Parlamento in quel momento, nel varo della legge n. 33 erano sacrosante verità.
Qui l'unica verità è quella che disse l'Onorevole Bossi quando, in un comunicato stampa affermò: "Come Lega Nord abbiamo degli amici che non lasceremo a piedi". Ed è quello che sta capitando: la Lega Nord chiede di non lasciare a piedi i loro amici. Questo è il tema di cui stiamo discutendo! Per quel che riguarda il rinvio della rateizzazione della sesta rata prevista dalla legge 119 - qui c'è anche l'Assessore che avrà questi dati molto più aggiornati dei miei, che lo sono a un mese e mezzo fa - risulta che su circa 1.400 produttori che stanno rateizzando secondo la legge 119 quasi 1.200 hanno già versato la rata. Di che cosa stiamo parlando? Tra l'altro alla data che avevo io, da quanto desunto dai dati di Agea, le rate erano di una media per azienda di 2.600 euro. Allora, qui è inutile che ci raccontiamo una fiaba: quella della legge 119 è la foglia di fico che serve mettersi davanti per chiedere la rateizzazione in base alla legge 33; non stiamo parlando d'altro. Qui voi chiedete, fingendo di attuare un provvedimento di carattere generale, di tutelare in realtà gli interessi di alcuni vostri amici, che fino ad oggi non hanno mai rispettato le regole.
Perché un Ministro di parte vostra è andato al Governo e ha fatto la più grande delle porcate legislative che si sia mai vista - la legge 33 - con l'impegno...



(Commenti del Consigliere Carossa)



TARICCO Giacomino

Questa è grandiosa! Perché l'unica finalità reale di questa azione...



(Commenti e proteste in aula)



PRESIDENTE

Consigliere Carossa! Lasci continuare, per favore.
Prego l'Aula di ascoltare il Consigliere Taricco con attenzione grazie.
Prego, Consigliere Taricco: continui.



TARICCO Giacomino

L'unico obiettivo reale di questa azione è quello che noi avevamo detto un anno e mezzo fa, quando si discuteva di questo. E cioè che questa non è una legge per riportare a unità il settore; non è una legge che serve a far rientrare dentro le regole tutto il settore: è una legge che è stata inventata, costruita e pianificata per far saltare il settore e permettere a coloro che non avevano più appigli giuridici, a fronte della necessità di dover rientrare dentro le regole, di poter eludere le normative vigenti grazie all'aiuto dello Stato.
Questa vostra richiesta, tra l'altro, arriva persino tardi. Mi risulta ho presentato stamattina un'interrogazione all'Assessore - che l'Assessore, senza neanche aspettare la modifica legislativa, abbia già consigliato alle Province di andare con calma nel dare il via alle procedure previste per legge. Quindi ci siamo anche portati avanti con il lavoro, nel senso che, prima che modifichiamo la legge, diamo già istruzioni alle Province di fare quello che la legge dirà poi domani di fare... Va benissimo, mi sembra una prassi innovativa, anche da un punto di vista giuridico-normativo; credo che siamo in una stagione in cui di innovazione ne vediamo tanta e una più, una meno, può fare gioco! Non ho parole per definire quello che oggi viene presentato; credo che si commenti da solo, ma soprattutto credo che confermi tutte le cose che un anno fa avevamo detto sarebbero successe e che puntualmente stanno accadendo. Coloro che hanno in questi anni rispettato le regole, coloro che si sono battuti per fare unità nel settore, sì, ma dentro le regole avranno tutti gli elementi per valutare quali sono le vere politiche che si mettono in atto e quali le finalità che ci si prefigge. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire l'Assessore Sacchetto.



SACCHETTO Claudio, Assessore all'agricoltura

Grazie, Presidente.
Innanzitutto noto con piacere che il Consigliere Taricco parla ancora con molta passione di un tema che ormai appassiona pochi, cioè questa interminabile vicenda legata alla problematica delle quote latte, che peraltro in tutta Europa ha riguardato in questi quindici anni soltanto l'Italia. I casi quindi sono due: o l'Italia è l'unico Paese d'Europa ad avere degli allevatori "disonesti", altrimenti questa questione è stata gestita all'italiana, e sappiamo tutti benissimo cosa vuol dire "all'italiana".
Lei dice che è necessario rispettare la legge e che bisogna tutelare coloro che hanno rispettato la legge e le regole. Penso che su questo nessuno possa eccepire e siamo tutti perfettamente d'accordo. Però si è nelle condizioni di rispettare quel che si conosce. Lei sa benissimo e mi insegna - visto che ha più esperienza politica di me - che la vicenda della quote latte nasce all'inizio degli anni '80, quando l'allora Ministro dell'Agricoltura Pandolfi (se non ricordo male il nome) firmò in sede europea il nuovo regime delle quote latte. Lei sa benissimo che il regime delle quote latte ha iniziato ad impattare sul sistema lattiero-caseario italiano dall'annata 1995-96 - passarono dunque oltre dieci anni - e ci significa che questa questione è stata gestita all'italiana.
Dopo questi dieci anni, dalla metà degli anni '80 a quella degli anni '90, come è sempre successo in questo Paese - perché ci sono le regole europee e quant'altro, ma noi andiamo avanti come siamo sempre andati e arrivederci e grazie - dall'oggi al domani l'Unione Europea ha detto allo Stato italiano: "Così non va più bene". A quel punto, lo Stato italiano ha detto agli allevatori: "Signori, da domani pagate, altrimenti non ci siamo più".
Apro una parentesi anche su quella che è stata la gestione e l'assegnazione delle quote (quota B, eccetera), negli anni in cui ci sono stati degli allevatori, specialmente i piccoli e i piccolissimi, e specialmente nelle zone di montagna e nei nostri territori, che si sono ritrovati a non avere più le quote, anche possedendo magari tre, quattro o cinque capi prima della regimazione delle quote stesse. Quindi evidentemente, perlomeno all'inizio, qualche lacuna nella gestione dal punto di vista del pubblico, su questa questione, c'è stata. Oggi, quindi dividere con una linea gli onesti dai disonesti, piuttosto che quelli che osservano la legge da quelli che non la osservano, va bene ma fino ad un certo punto. Bisogna che tutti si assumano le proprie responsabilità.
Siccome l'origine e la natura delle colpe deriva - ripeto - da una gestione all'italiana della questione, è anche giusto che l'ente pubblico se ne faccia carico. Nel nostro caso noi lo diciamo come partito che fin da subito, quindici anni fa, sposò questa causa. Non per motivazioni squisitamente politiche: lo fece per motivazioni non dico di giustizia sociale - perché è esagerato e non renderebbe sicuramente l'idea - ma perché fin da subito notammo che c'era qualcosa che non andava nella gestione di questa questione.
Credo che quando lei afferma, Consigliere Taricco, che queste persone questi allevatori non possono più aggrapparsi a nessun appiglio giuridico questo sia vero fino ad un certo punto, per il semplice motivo che, se in quindici anni non hanno ancora pagato, evidentemente qualche appiglio giuridico l'hanno trovato, e ciò evidentemente vuol dire che le loro ragioni non sono proprio completamente infondate.
Ciò detto, sono perfettamente d'accordo e all'interno del mio movimento non mi sono mai iscritto al partito più estremista, ma su tale questione mi sono sempre collocato in una posizione quantomeno moderata. Essendo io appunto, Assessore regionale all'agricoltura, ritengo che un Assessore regionale all'agricoltura debba cercare sempre di fare gli interessi di tutti gli agricoltori. Perché, comunque sia, ci sono alcune regioni del Sud in cui i contributi SCAU non sono mai stati pagati e quello sì che è un ladrocinio ai danni dell'erario e dei cittadini. Questa gente è gente che in ogni modo ha sempre solo munto e, fino a prova contraria - io non sono un avvocato - non mi pare che sul Codice Penale ci sia un articolo che prevede il reato di mungere delle vacche.
Ciò detto, è vero che all'interno del sistema, così come c'è chi ne ha approfittato a monte, generando tutta la confusione in cui qualcuno ci ha guadagnato - perché comunque qualcuno ci ha guadagnato con le quote di carta, eccetera - è anche vero che c'è stato chi ha approfittato del fatto che non venissero pagate le multe e che si rimanesse al di fuori delle regole. Di questo sono perfettamente consapevole e l'ho sempre affermato in ogni sede. Tuttavia, nel mezzo ci sta la stragrande maggioranza degli allevatori e, fra chi ha aderito alla legge 119 e chi ha deciso di aspettare la legge 33, vi è una linea intorno alla quale ci stanno moltissimi allevatori che nel 2003, quando è stata promulgata dal Ministro Alemanno la legge 119, si sono trovati a un bivio, a dover scegliere: o rateizziamo in linea con la legge 119, oppure continuiamo a sperare che si risolva la questione in altri termini.
Io non mi sentirei di dividere con questa linea gli onesti dai disonesti o i cialtroni dai virtuosi. Il fatto che non si sia ancora risolta questa questione rivela che su questa tematica la politica si è dimostrata tremendamente immatura, oppure poco seria e non attenta alle risoluzioni che si potevano trovare. Perché questa questione, se si voleva la si poteva risolvere anni fa in maniera molto meno impattante nei confronti delle aziende agricole.
Noi oggi diciamo una cosa semplicissima: da un lato ci sono delle aziende - come lei ha giustamente ricordato, Consigliere Taricco - che hanno già pagato cinque rate; alcune hanno addirittura già pagato la sesta rata come previsto dalla legge n. 119. Si citavano prima 1.700 aziende, ma dagli ultimi aggiornamenti che ho, ne rimangono circa 250 in Piemonte che non hanno ancora pagato la sesta rata. Questi allevatori vanno tutelati.
Vanno tutelati anche ricorrendo alla legge n. 33, che prevede 45 milioni di euro del fondo che doveva andare a vantaggio di questo. Come Regione, tramite tutte le nostre poche risorse finanziarie, cercheremo di fare la nostra parte per tutelare coloro che hanno comprato le quote, che le hanno affittate e che hanno pagato la rata come previsto dalla legge n.
119.
Dall'altro lato dobbiamo anche renderci conto della contingenza attuale, sia dal punto di vista economico, sia anche, e soprattutto, dal punto di vista dei nuovi sviluppi della questione.
L'indagine portata avanti dai NAC è un fattore importante, visto e considerato che queste indagini sono quasi concluse la politica dovrà nelle prossime settimane, valutare l'effettiva validità di questo dossier di cui, come diceva il Consigliere Carossa, siamo perfettamente convinti (se ci verrà dimostrato il contrario, siamo anche pronti ad altre risoluzioni).
Allo stato attuale è necessario fermarsi un attimo e aspettare il dossier predisposto dai Carabinieri e non da uno studio privato.
necessario fermare l'orologio e vedere quali possono essere le soluzioni che si prospettano all'orizzonte.
Questo per fare chiarezza, una volta per tutte, sul fatto che non abbiamo quattro amici che dobbiamo tutelare ad ogni costo, ma per il semplice motivo che, anzitutto, quando il nostro movimento sposa una battaglia la porta avanti fino in fondo. Riteniamo ancora oggi che indipendentemente dagli sviluppi che ci sono stati, di quelli che hanno approfittato del fatto di rimanere fuori dalle regole - gli allevatori italiani, nel nostro caso quasi tutti sono nel nord del Paese, abbiano subito sia trent'anni fa, con il regime delle quote che è stato devastante per il nostro Paese perché importava latte, sia dal '95 al '96 un'ingiustizia dietro all'altra. Gli allevatori sono le uniche vittime di questo sistema perverso di cui i colpevoli sono i politici.



PRESIDENTE

Ricordo ai Consiglieri che abbiamo preso l'impegno di incontrare la delegazione delle cooperative dei lavoratori delle scuole. Fatto salvo il diritto di tutti ad intervenire, inviterei l'Aula a concludere il dibattito generale, in modo che si possa porre in votazione il documento e onorare l'impegno che abbiamo preso.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere segretario Novero, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



NOVERO Gianfranco

Grazie, Presidente.
Cercherò di essere veloce, ma quando mi tirano la barba, mi fanno male e quindi devo reagire. Consigliere Taricco, se lei non avesse usato con tanta foga il termine "porcata", io sarei stato zitto, non avevo intenzione di intervenire. Sappiamo già tutto. Se lei mi cita quel termine, quando ci sono delle "porcate" le denuncio.
Una porcata è stata quando le organizzazioni sindacali, che lei mi pare conosca, hanno detto ai nostri amici coltivatori diretti - sono amico di tutti i coltivatori diretti, compresi quelli della CIA - "ma sì"..."ma la"..."ma dai, là"..."intanto poi finisce in qualche maniera, vai tranquillo". Si tratta di lavoratori, anche se sono padroni. Un esponente di sinistra mi ha detto: "Quelli sono padroni perché sono i proprietari delle vacche". Ho risposto che sono anche dei lavoratori, che si svegliano alle quattro del mattino e vanno dormire quando il sole tramonta. Sono dei lavoratori da difendere. La loro organizzazione di categoria li ha indotti in errore, magari qualche funzionario ha sbagliato.
Ma quella gente che lavora con quei ritmi, avrebbe dovuto vendere le mucche, non essere padrone, rimanere senza reddito, perché qualcuno li ha indotti in errore. Questa è stata una grande porcata! Le quote latte, lo sappiamo tutti, allora, sono state vendute in cambio delle acciaierie del Meridione. Non so nemmeno qual era il Governo dell'epoca, non mi interessa. Sono i Governi dell'epoca che hanno fatto questa scelta.
Oggi, invece, c'è ancora una porcata - lo chiedo all'Assessore Sacchetto, magari con l'aiuto del Consigliere che conosce bene l'argomento che va interrotta ed è questa cosa incredibile per cui il mio Comune come tanti altri della montagna, ha affittato a delle cooperative, che non si sa nemmeno chi sono, tutti i ghiacciai e le rocce che possiede. Questa è una porcata che continua da anni. Mi ricordo che era già stata denunciata dal dottor Valpreda, ma poi ha continuato ad andare avanti così. Queste cose devono finire, su questo dobbiamo scandalizzarci.
Aiutiamo gli amici che, nonostante li si inciti ad abbandonare tutto vogliono continuare a lavorare, vogliono fare il contadino o il margaro.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Goffi; ne ha facoltà.



GOFFI Alberto

Grazie, Presidente.
Non amo, quando si parla di questioni che riguardano - su questo sono d'accordo con il Consigliere Novero - lavoratori, utilizzare i termini di partigianeria, o parlare di porcate, così come parlare di chi è stato più furbo e chi meno.
Tuttavia occorre, anche nell'interesse dell'Aula, definire le leggi per quello che sono. Ci sono due leggi, una legge del 2003 che possiamo definire di prima sanatoria, e una seconda legge del 2009, che possiamo definire di seconda sanatoria che voi, in modo molto furbo e astuto, avete confuso all'interno di questo ordine del giorno.
State facendo paragoni e mettendo insieme due provvedimenti che francamente, hanno motivazioni molto diverse. Basta leggere i lavori preparatori di entrambi per rendersene conto. All'epoca c'era una vicenda che chiudeva una stagione molto lunga, in cui molti produttori di latte si trovavano in grande difficoltà, stagione che venne chiusa indicando il 2003 come confine. Quel confine, tanto per intenderci e lo dico ai colleghi della provincia di Torino, ha fatto sì che 700 produttori della provincia di Torino aderissero a questa prima sanatoria.
Non so quali sono e quante sono le persone a cui voi dovete rispondere io devo rispondere a quei 700 produttori di latte che, nella provincia di Torino, pensarono fosse cosa giusta aderire alla prima sanatoria, perch quello era il limite, e che oggi si trovano di fronte a non so quanti che invece, se ne fregarono di quella possibilità che venne data dallo Stato unica volta in cui venne data tale possibilità - e che oggi hanno una legge a disposizione, che noi non abbiamo condiviso, ma che la Lega ha chiesto a gran voce al Parlamento nazionale, cioè la legge n. 33 del 2009. Cosa succede? Di qui abbiamo quelli regolarizzati nel 2003 (700 produttori di latte nella provincia di Torino) a cui è giusto, date le difficoltà economiche e dato anche il principio di legalità e di rispetto che loro hanno dimostrato, pensare di sospendere la sesta rata.
Noi siamo d'accordo sulla sospensione. Infatti, per quella parte dell'ordine del giorno che avete indicato per sospendere la sesta rata nella legge 119, io sono d'accordo. Quelle erano le persone che hanno aderito, si trovano in un momento di difficoltà, allora aiutiamoli.
Non capisco, invece, quelli che se ne infischiarono allora. Arriviamo alla legge n. 33 del 2009 e oggi pensiamo di sospendere non la sesta rata ma la prima rata, però hanno già usufruito di tutti questi anni in cui altri pagavano tranquillamente e loro non pagavano, dopodiché arriviamo alla prima rata in cui devono versare e chiediamo di sospendere.
Allora chiariamo una volta per tutte questi aspetti anche all'Aula, che magari è disinteressata sull'argomento perché è molto complesso e, una volta che sono stati chiariti, forse riusciamo anche a trovare una sede istituzionale in cui discutere. Discutiamo, però, dando la giusta definizione, perché è vero che sono lavoratori, ma vi chiedo: che differenza c'è con i datori di lavoro che oggi non riescono a versare i contributi INPS, ai quali voi glieli raddoppiate dopo 60 giorni se non riescono a pagarli? Quelli meritano meno, secondo voi, degli allevatori? A mio giudizio meritano esattamente nello stesso modo, ma rispetto a questi dal 2001 in avanti non si è mai fatta una sanatoria, anzi gli si vanno a ipotecare le case, gli si vendono i beni. Di questi ultimi non ce ne occupiamo; ci occupiamo di una sparuta truppa che non connoto dal punto di vista politico - forse sono vostri, forse sono anche miei, non lo so - e dico solo che, prima di pensare di sospendere la prima rata della seconda sanatoria, pensiamo di sospendere la sesta rata della prima sanatoria perché questi meritano di più di quelli che invece arrivano all'ultimo momento e pensano di accodarsi ad un meccanismo che sana tutto.
Allora, se vogliamo fare un ragionamento serio relativamente a questo ordine del giorno, sono disponibile, ma scorporiamo i due elementi, che devono essere trattati per via separata, con votazioni separate, in modo assolutamente diverso.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la discussione.
La parola al Consigliere Taricco per dichiarazione di voto.



TARICCO Giacomino

Grazie, Presidente.
Credo siano necessarie due o tre precisazioni. Anch'io, di primo acchito, sarei portato a prendere in considerazione le riflessioni che faceva testé il Consigliere Goffi. Faccio però una riflessione di fondo.
Noi ci troviamo in questa situazione: su oltre 1.500 aziende che hanno rateizzato secondo la vecchia legge 119, la stragrande maggioranza ha pagato la propria rata così come previsto dal piano di rateizzazione. Ora credo che in Piemonte vi siano sostanzialmente quattro tipologie di aziende: su 2.800 aziende, 1.000 hanno rispettato le regole fin dall'inizio, cioè hanno mantenuto le quote che avevano o hanno comprato nuove quote per poter stare entro la quota loro assegnata come lavoro (metà dei produttori); dell'altra metà, l'80% ha rateizzato secondo la legge 119 e dal 2003 ha avviato un piano di rientro mettendosi in regola, pagando le multe pregresse e comprando nuove quote; di queste, l'80% oggi ha versato la rateizzazione così come previsto. Quindi, oggi abbiamo sostanzialmente metà dei produttori che è dall'inizio dentro le regole così com'erano l'80% della rimanenza che ha avviato la prima rateizzazione e ha versato quanto di sua competenza; poi abbiamo un 20% della rateizzazione relativa alla legge 119 che non ha ancora versato quei 2600 euro di media; infine 200 produttori circa (230 o 250, adesso non ricordo il numero esatto) che avevano rateizzato secondo la legge 33, per i quali si chiede la proroga.
Ritengo che su questo occorra fare una valutazione seria. Personalmente sono d'accordo su tutte le riflessioni, cioè se andiamo indietro agli anni '87 e '88 sicuramente di "cavolate" ne sono state fatte tante e di errori ne sono stati commessi molti, ma tengo a precisare che dal '96 in poi è partito un percorso che nel 2003 ha portato all'obiettivo di mettere in regola tutto il sistema.
Ora, possiamo anche andare a recuperare cosa aveva detto qualcuno nel 1987, e va benissimo, ma credo che, dopo 15 anni, chi aveva a cuore di mettersi dentro le regole in modo che tutto il sistema fosse regolarizzato aveva tutti gli strumenti e i percorsi per farlo; poi sono d'accordissimo sul fatto che all'inizio sono stati commessi molti errori, tanti sbagli e via discorrendo.
Sotto questo profilo, penso che occorra fare un'operazione di equità anche perché chi ha già pagato e si è messo a posto non può essere in questo Paese il solito "cornuto e mazziato" che aveva solo da non pagare prima.
Questo è un Paese molto strano, dove se io rispetto le regole e faccio quello che devo fare, poi mi sento pure dire che sono fesso perché avevo solo da non farlo, visto che poi arriva la sanatoria.
Ecco, tutto questo non è un bel segnale, non è una bella pagina quella che noi chiediamo di scrivere al Governo con questo ordine del giorno.
Soprattutto non è una pagina rispettosa di quell'80% di produttori che nella nostra regione le regole le hanno rispettate fin dall'inizio e che a questo punto si sentono dire, non che sono stupidi, ma sicuramente che sono stati poco avveduti, perché se facevano diversamente e non rispettavano le regole come ha fatto qualcuno, alla fine avrebbero pure avuto la medaglia perché hanno interpretato correttamente quello che era lo spirito della norma.
Chiudo l'intervento con una considerazione. Sono disponibile e contentissimo di fare riflessioni e confronti su questo tema dove e in qualunque occasione si ritenga di farlo. Credo che l'Assessore dovrebbe fare l'Assessore e non fare il rappresentante di punta della Lega Nord.
Capisco che lui è al tempo stesso Consigliere della Lega Nord e Assessore però quando interviene l'Assessore mi piacerebbe sentire la "autorevolezza delle istituzioni" e non un riferimento a "noi" come partito .
Mi piacerebbe sentire che l'Assessore parla a nome della Giunta e del governo regionale e non a nome di un partito.



(Commenti dell'Assessore Sacchetto)



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 21, il cui testo recita: "Premesso che A seguito dell'emanazione della legge 33/2009 lo Stato italiano ha avviato un percorso finalizzato alla risoluzione delle annose questioni legate alle quote latte.
Considerato che Il percorso individuato prevedeva che, a fronte del riconoscimento di quote aggiuntive rispetto alla primaria assegnazione, le Aziende eccedenti la quota aderissero alla rateizzazione degli importi di prelievo ancora dovuti.
Rilevato che Il contenzioso instauratosi a seguito dell'emanazione della citata legge ha ritardato e reso meno certo l'avvio di tale percorso; inoltre successivamente, proprio sulla base di indagini svolte dai Carabinieri del NAC, nonché delle conclusioni a cui è pervenuta la Commissione di indagine amministrativa istituita con decreto ministeriale 25 giugno 2009 n. 6501 emerge la necessità di accertare la correttezza delle modalità di applicazione delle norme in materia di quote latte.
Tenuto conto che Ad oggi sono però numerose le Aziende chiamate ad effettuare il versamento della prima rata dovuta in conseguenza della legge 33/2009, nonché il versamento della sesta rata della legge 119/2003; queste Aziende affrontano una situazione di grave crisi del comparto lattiero caseario derivante dal difficile andamento di mercato nel 2009 e 2010, caratterizzato da costi di produzione nettamente più elevati dei ricavi.
Considerato che Queste situazioni allarmano i consumatori italiani ed evidenziano in modo ancor più palese la contraddizione riguardante le difficoltà vissute da numerose delle nostre Aziende specializzate che, sebbene in grado di garantire l'approvvigionamento di latte di elevata qualità, rischiano di dover interrompere tale produzione per l'impossibilità di sostenere le notevoli spese conseguenti alle rateizzazioni citate.
Ritenuto che In un momento straordinario come l'attuale e in considerazione di quanto sopra citato, occorra venire incontro alle esigenze dei produttori tramite l'individuazione di soluzioni tali da sospendere anche il versamento della rata dovuta ai sensi della legge 33/2009, senza peraltro determinare penalizzazioni di qualsiasi tipo su premi o pagamenti connessi alla PAC nonché la sospensione della VI rata della legge 119/2003.
Il Consiglio regionale impegna la Giunta regionale A proporre l'avvio di un confronto finalizzato ad individuare sedi di discussione e modalità immediate di soluzione".
Il Consiglio approva.
Ricordo ai colleghi che alle ore 14 è convocata la I Commissione e che i suoi lavori si svolgeranno in Sala A, e che alle ore 14.30 ci ritroveremo convocati per la seduta di Consiglio regionale relativa al dibattito in ordine all'intervento del Presidente della Regione tenutosi in aula il 22 giugno 2010; in coda a questo dibattito, continueremo la trattazione dei due punti rimasti inevasi stamattina, come stabilito nella Conferenza dei Capigruppo.
Adesso, per chi è interessato, in particolare i Presidenti dei Gruppi consiliari, andremo a incontrare la delegazione delle cooperative che si occupano delle pulizie delle scuole in Sala Viglione.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.19)



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