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Dettaglio seduta n.124 del 21/06/11 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MOLINARI



(Alle ore 14.30 il Vicepresidente Molinari comunica che la seduta avrà inizio alle ore 15.00)



(La seduta ha inizio alle ore 15.02)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Carossa, Costa Raffaele e Cota.


Argomento: Contributi alle attività produttive

"Cogliere le opportunità per rilanciare il Piemonte", richiesta presentata dai Consiglieri Reschigna, Ronzani, Boeti, Lepri, Laus, Taricco, Motta Angela, Pentenero, Gariglio, Muliere, Manica e Placido (mozione n. 388 ordine del giorno n. 398 e interrogazione indifferibile e urgente n. 243 collegati al dibattito)


PRESIDENTE

Colleghi, la seduta pomeridiana è un Consiglio regionale straordinario avente ad oggetto "Cogliere le opportunità per rilanciare il Piemonte", richiesto da una serie di Consiglieri del Partito Democratico primo firmatario il Consigliere Reschigna, ai sensi dell'articolo 40 del Regolamento.
Sono collegati al tema odierno una mozione e un ordine del giorno: la mozione n. 388, presentata dai Consiglieri Ronzani, Boeti, Gariglio Laus, Lepri, Manica, Motta Angela, Muliere, Pentenero, Placido, Reschigna e Taricco, inerente a "Cogliere le opportunità per rilanciare il Piemonte" l'ordine del giorno n. 398 presentato dai Consiglieri Buquicchio e Ponso inerente a "Rilancio economico del Piemonte" Inoltre, è dichiarata assorbita l'interrogazione indifferibile e urgente n.
243 della Consigliera Manica, avente ad oggetto "Convegno 'Piano Straordinario per l'occupazione in Piemonte: le opportunità di finanziamento alle imprese', tenutosi il 16 ottobre 2010 a Romagnano Sesia (NO)".
La parola al Consigliere Ronzani, per l'illustrazione della mozione n.
388.



RONZANI Wilmer

Grazie, Presidente.
Il senso della nostra mozione è chiarissimo: chiediamo alla Giunta regionale di individuare, nel più breve tempo possibile - abbiamo indicato un termine, ma non ci impicchiamo sulle date - le aree e i distretti in crisi, ai sensi di una legge (la legge n. 99/2009) e del successivo Decreto Ministeriale, che fissa i criteri sulla base dei quali le Regioni dovranno individuare le aree in crisi e consente di accedere ad una serie di provvidenze per avviare i processi d'industrializzazione.
Altre Regioni lo hanno fatto: la Regione Toscana, nel dicembre 2010 quindi qualche mese fa, ha individuato le aree che possono godere, sulla base dei criteri fissati dal Regolamento e dal Decreto Ministeriale, dei benefici previsti dalla legge e ha avanzato, come prevede peraltro la procedura, un'istanza specifica al Governo nazionale, perché lo strumento con il quale veicolare le risorse nei territori regionali è lo strumento dell'Accordo di Programma.
Ricordo ai colleghi che le provvidenze previste sono risorse pubbliche e contributi in conto interesse, a favore di processi di reindustrializzazione di alcune porzioni del territorio italiano d'innovazione e ricerca (ne abbiamo parlato molte volte).
Il Piemonte, invece, non ha ancora provveduto. È vero - lo dico io per primo - sulla questione ci sono stati anche ritardi da parte del Governo nazionale (non è una novità: questo è un Governo che per mesi è stato senza il Ministro dell'industria), ma il ritardo del Governo a predisporre il Regolamento, peraltro approvato e licenziato il 20 marzo 2010, non giustifica minimamente il ritardo con il quale la Regione Piemonte ha creato le condizioni per accedere ai benefici previsti dall'articolo 2.
Poiché da quando è stato approvato il decreto che fissa i criteri è passato ormai un anno e mezzo - il decreto è datato 24 marzo 2010 - mi domando e domando all'Assessore competente cos'altro deve succedere affinché la Regione Piemonte si metta in condizione di fare quella ricognizione, di usare quei criteri per individuare le aree che consideriamo essere, in quanto aree in crisi, beneficiarie o potenziali beneficiarie di quelle provvidenze.
Il Piemonte e il Paese - non devo spiegarlo io all'Assessore Giordano tanto più in una fase nella quale si discuterà di una manovra di 40 miliardi, nel triennio - hanno bisogno di una politica industriale che consenta all'economia italiana di tornare a crescere. Naturalmente questo presuppone una serie di misure e di interventi di politica economica.
Occorre - e anche qui non penso di dire nulla di nuovo - abbandonare le vecchie politiche di settore, l'intervento sui fattori produttivi, e incominciare a ragionare su politiche di sistema.
Ripeto: non sto svelando niente di nuovo, perché la competizione sarà sempre più fra sistemi economico-territoriali.
In questo quadro, è evidente che sarà decisivo il segno che assumerà nei prossimi mesi, la politica industriale del nostro Paese.
Mi sia consentita questa digressione polemica: di cosa stiamo discutendo, in queste ore? Non lo chiedo all'Assessore Giordano, che ha discusso con noi, in Commissione, il programma per le attività produttive sul quale però vorrei fare una puntualizzazione.
Di cosa discute in questo momento il Paese, a fronte del fatto che è alle porte una manovra che avrà quell'entità, quel segno: 40, 45 miliardi? Noi discutiamo - questo è il cuore della discussione in corso queste ore in Parlamento - se trasferire o no alcuni Ministeri al Nord.
Constato che a Pontida parlavate di Ministeri, oggi la vicenda è derubricata agli uffici di rappresentanza. Rimane il problema che non è questa la questione della quale oggi dobbiamo discutere e, per quanto ci riguarda - questa è la nostra opinione, visto che sull'argomento è tornato autorevolmente il Presidente Cota in queste ore - crediamo che non di questo il Piemonte abbia bisogno. Crediamo che non vadano anche per questa via sottratte risorse alle politiche pubbliche, che vanno finalizzate invece al sistema produttivo per creare in giro per l'Italia e al Nord una rete di Uffici decentrati, che francamente non serviranno a cambiare il segno della politica economica ed industriale, che invece è il tema sul quale occorre discutere e confrontarsi.
Abbiamo discusso la settimana scorsa in Commissione il programma pluriennale di interventi per le attività produttive. L'abbiamo discusso perché questo programma è la declinazione del Piano per la competitività presentato ed annunciato nei mesi scorsi dalla Giunta che governa questa Amministrazione regionale. Abbiamo detto, e ripetiamo anche oggi, che quel piano contiene misure condivisibili. Abbiamo detto, e ripetiamo anche oggi che se c'è una critica che facciamo a quel piano, essa riguarda la quantità delle misure messe in campo. Troppe misure messe in campo rispetto alle risorse stanziate, per cui concreto è il rischio che una parte di quelle misure non produca gli effetti che immaginiamo sul terreno del sistema produttivo della nostra Regione. Ora, 340 milioni di investimenti non sono poca cosa, ma sono inferiori rispetto alle risorse stanziate negli anni precedenti.
Conosco l'obiezione che ha fatto in Commissione l'Assessore competente il quale ha spiegato questa minore quantità di risorse allocate con il fatto che vi è un problema di contenimento della spesa pubblica e che in verità la Giunta ha stanziato le stesse risorse spese nei cinque anni precedenti. Ma confermo che questa obiezione francamente non mi convince perché non possiamo ragionare prescindendo dalla situazione economica che riguarda e caratterizza il Piemonte.
Perché? Perché il ritardo accumulato da questa Regione e dal sistema Paese rispetto ai nostri competitori richiede viceversa risorse aggiuntive e che le politiche industriali diventino una priorità nella politica del Governo, perché la crisi in una Regione come il Piemonte, che anche negli anni passati ha anticipato sia per quanto riguarda la congiuntura sia per quanto riguarda i cambiamenti sociali ed economici ciò che succedeva nel resto del Paese, richiede una politica industriale capace di modificare il modello di sviluppo tradizionale e, in terzo luogo, perché questa crisi e l'esigenza di uscirne attraverso una forte politica di riqualificazione del sistema produttivo richiede l'impegno a destinare e a reperire risorse aggiuntive.
In questa regione - lo ha ricordato recentemente anche il Presidente della Confindustria che ieri ha parlato a Torino e poi a Biella su questo punto, ed io sono assolutamente d'accordo con la sua analisi - convivono punte di eccellenza, punti di forza del sistema economico, imprese che hanno vinto, in quanto hanno innovato, la sfida competitiva sul piano internazionale, ma accanto a questo - e da qui sorge l'esigenza di immaginare interventi sulle aree in crisi ed in declino - vi sono anche pezzi dell'apparato produttivo della nostra regione che, invece rappresentano nel sistema economico della nostra Regione un elemento di debolezza strutturale.
Nella nuova divisione internazionale del lavoro che si sta configurando, l'esigenza che il Piemonte ha è quella di far compiere un salto qualitativo al suo sistema produttivo, ponendo queste imprese nella condizione di vincere e di stare sui mercati internazionali.
Per questo poniamo il tema della ricerca di risorse aggiuntive. Nel programma...



PRESIDENTE

Volevo solo capire se intendeva intervenire solo sulla prima parte o su entrambe.



RONZANI Wilmer

Sommo le due parti, ma non parlerò per venti minuti.
Faccio l'esempio, perché calza nella discussione che stiamo facendo oggi, delle risorse che pure nel programma pluriennale per le attività produttive noi destiniamo ai processi di reindustrializzazione.
Lì, come i colleghi che sono in Commissione avranno naturalmente avvertito, c'è un impegno a destinare dieci milioni di euro esattamente per favorire processi di deindustrializzazione.
una misura che naturalmente condividiamo, ma è del tutto evidente quale sia la sproporzione tra le risorse che mettiamo in campo e il fatto che esistano in questa regione aree che vivono una fase di declino sotto il profilo industriale. Anche questa misura, peraltro necessaria, pensiamo rappresenti una ragione in più per fare in modo che venga al più presto attivato il meccanismo attraverso il quale accedere alle risorse e ai finanziamenti previsti dall'articolo 2 della legge n. 99. L'articolo 2 infatti è espressamente stato individuato e costruito per dare una risposta non al sistema delle imprese nel suo complesso, ma alle aree, ai distretti e alle Province in crisi delle Regioni italiane, dentro cui sta naturalmente una parte della crisi che investe i distretti e le aree economiche della nostra Regione.
Probabilmente so - e mi avvio alla conclusione - che discutiamo di una questione che riguarda il Piemonte, ma riguarda anche il resto del Paese discutiamo di un nodo con il quale qualsiasi politica di governo deve fare i conti, sia esso di centrodestra o di centrosinistra.
L'accusa che muovo al centrodestra è semmai quella di essersi in questi anni occupato poco della politica economica e di avere sottovalutato gli effetti della crisi.
Non devo spiegare io ai colleghi Consiglieri come per mesi ci siamo raccontati che questo Paese aveva superato la fase più acuta della crisi.
Oggi scopriamo - ahimè, anche perché abbiamo compiuto scelte sbagliate nei mesi passati - che alcuni nodi rimangono assolutamente da sciogliere e il principale di essi è rappresentato - lo dicevo all'inizio di questa mia illustrazione - dal fatto che il Paese cresce, ma cresce troppo poco e cresce troppo poco in rapporto alle esigenze non soltanto di assorbire quote di occupazione, a fronte del fatto che in questi due anni è aumentata la disoccupazione nel Paese, che colpisce prevalentemente i giovani compresi tra i 15 e i 29 anni.
Un'eventuale manovra che abbia quell'entità non è reggibile in assenza di una politica economica capace di accelerare i processi di crescita nel nostro Paese.
Lo ricordo, perché c'è stata in aula poco fa l'Assessore Porchietto adesso non la vedo, ma volevo fare un riferimento a questa questione perché l'altro paradosso - e questo riguarda interamente invece la politica della Giunta regionale - di questa situazione è che noi abbiamo speso la metà delle risorse destinate al sostegno al reddito.
C'era un impegno a stanziare 18 milioni di euro, ne avete stanziati nove con la finanziaria e il bilancio. Mi auguro che gli altri nove vengano stanziati con l'assestamento di bilancio. In ogni caso qui c'è un impegno a compiere una scelta di questo tipo da parte dell'Amministrazione, ribadito in Commissione in più occasioni, anche negli incontri con le parti sociali dall'Assessore Porchietto. Ma dei nove milioni stanziati effettivamente oggi, a consuntivo, scopriamo che abbiamo speso quattro milioni e mezzo.
Francamente una Regione, che deve assicurare un sostegno al reddito a famiglie e lavoratori privi di ammortizzatori sociali, che non spende neppure tutte le risorse stanziate (nove milioni a fronte dei 18) è una Regione che deve porsi qualche problema.
Questo ve lo dico molto francamente, colleghi della maggioranza. In passato non era successo. Spendiamo risorse per assicurare, per questa via accanto ad una politica industriale anche un sostegno al reddito a coloro che ne hanno effettivamente bisogno, perché la crisi, come sappiamo produce anche una certa desertificazione sul piano sociale. Tante famiglie hanno il problema di come campare e arrivare a fine mese, non essendo queste famiglie nella condizione di accedere agli ammortizzatori sociali.
Questo è quanto ai colleghi, al Presidente e agli Assessori noi volevamo dire. La mozione sottoposta a vostro esame è una mozione che pone noi crediamo, una questione di merito. Non ci facciamo illusioni.
Ci rendiamo conto che, anche qui, vi sarà un problema di risorse, ma poniamo all'Assessore e al Presidente Cota il problema di negoziare con il Governo le risorse da trasferire al Piemonte, perché anche questo è un problema! Avete raccontato ai piemontesi che avremmo avuto benefici maggiori in ragione del fato che il Governo centrale era un governo amico, un governo con la presenza della Lega. Ci avete spiegato che si apriva una pagina nuova nella politica economica dei trasferimenti al Nord. Non vorrei che proprio voi oggi sconsolatamente ci diceste che le risorse che verranno in Piemonte saranno poche, perché andranno divise.
Bene, il Piemonte è una regione che vive una crisi del suo sistema produttivo e in cui sono presenti e vanno individuate aree di crisi. Per queste ragioni, il Presidente Cota deve aprire su questo fronte un confronto e, se necessario, uno scontro con il Governo. E non possiamo scoprirci, abbiate pazienza, leghisti a Pontida e il giorno dopo ignorare cosa dichiariamo nei raduni della Lega.
I Ministeri: oggi scopriamo che avete accettato di fare gli uffici di rappresentanza. La Libia: poi ci restiamo. La politica industriale: eccetera, eccetera. Le tasse: mettendo insieme tutti, allevatori e chi ne paga troppe veramente! Bisogna trovare una quadra.
La mozione che noi presentiamo pone una questione di merito. Credo che noi ci possiamo naturalmente dividere sulle misure o sulle analisi, ma non credo che possiamo dividerci sulla richiesta che la Giunta regionale predisponga tutti gli atti necessari per accedere ai benefici, tanti o pochi che siano, previsti da una legge dello Stato nazionale superando un ritardo che, ahimè, c'è stato, perché in questi mesi non abbiamo fatto quelle iniziative che andavano assunte per metterci in condizione di essere fra le Regioni che, per prime, presentavano l'istanza al Governo.
La mozione quindi dice due cose semplicissime e credo difficilmente contestabili dalla maggioranza e dall'opposizione.
La prima è che la Regione si metta appunto in condizione di presentare quanto prima l'istanza al Ministero, che sulla base di questo impegno la Regione individui i settori in crisi e poi - questo è un secondo tempo di questa politica, non è un problema che ci riguarda oggi, anche perch esiste un vincolo di legge preciso nell'articolo 2 - e che precisi come impiegare al meglio quelle risorse. Ripeto, poche o tante che siano. In ogni caso risorse aggiuntive che vanno impiegate per contribuire a far fronte alla crisi che investe la nostra Regione e per favorire politiche di rilancio produttivo.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PLACIDO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Buquicchio, che illustra l'ordine del giorno 398, avente ad oggetto "Rilancio economico del Piemonte".
La modalità è la stessa di chi l'ha preceduto negli interventi in termini di tempo a disposizione.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Nell'ambito di questo discorso estremamente importante, relativo allo sviluppo per le aree di crisi, facciamo riferimento e partiamo da un impianto procedurale e legislativo che è contenuto nella legge n. 99 del 2009 e nel Decreto Scajola del 24 marzo 2010.
Ora, le Regioni, per identificare le aree e i distretti di crisi e di crisi complessa che abbiano un impatto sulla politica industriale nazionale rivolgono istanza al Ministero dello Sviluppo e così ne conseguono gli Accordi di Programma. Accordi di Programma che hanno la finalità della reindustrializzazione e, in assenza di Accordi di Programma, può essere avviata una procedura d'ufficio in base alle condizioni di gravità.
L'obiettivo principale, quindi, è la reindustrializzazione mediante Accordi di Programma e si auspica che questa possa essere la via maestra.
La metodologia di intervento mira a creare strumenti operativi che varino alla fine questo progetto di rilancio economico relativamente al territorio. Per quanto riguarda la gestione degli interventi economici, si fa riferimento ad Invitalia (Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo di impresa), ex Sviluppo Italia.
Quello che è importante ricordare è che l'individuazione delle aree e dei distretti di crisi compete al Ministero dello Sviluppo economico con proprio decreto, e nell'individuazione dei siti si dà priorità a quelle ricadenti nell'ambito dell'obiettivo convergenza del 2006 riguardante i fondi strutturali europei per la perequazione di competitività regionale.
Il coordinamento di attuazione dell'accordo di programma con la gestione finanziaria è affidato all'azione congiunta del Ministero dello Sviluppo e Invitalia.
Quindi, i settori di applicazione, riassumendoli, sono: l'internazionalizzazione dei prodotti made in Italy ed esportazione, e proprio in tale settore il Piemonte ritorna a crescere con il 13,9 l'incentivazione di nuovi contratti di sviluppo; la ricerca e l'innovazione industriale; l'imprenditoria femminile; la tecnologia della comunicazione.
L'Accordo di Programma si attua inoltre alle aree industriali destinate alla dismissione per le quali sia già stato presentato un nuovo progetto di attività produttiva.
Il ruolo della Regione non può essere quello di spettatore passivo degli iter procedurali, ma deve essere quello di catalizzatore e selettore politico del rilancio economico del suo territorio.
Bisogna vigilare sull'equilibrio generale ed armonico degli interventi di sviluppo rispetto ai vari settori e aree distrettuali, evitando la corsa agli accaparramenti cosiddetti a macchia di leopardo, secondo inveterate logiche di spostamento feudale delle risorse sui territori ritenuti più interessanti o più amici di altri, o maggiormente appetibili in termini elettorali.
Quindi, in osservanza del Decreto del 24 marzo, ai tavoli di concertazione vanno posti dei criteri da applicare all'intero sistema territoriale regionale mediante una metodologia rispettosa della congruenza e della crescita distribuita. È urgente quindi l'individuazione delle aree e dei distretti di crisi, ma non ce la si può cavare solo con questo.
urgente, ma questo non basta. Bisogna già iniziare a capire su quali basi e assi strategici il Piemonte deve crescere. Questi elementi, quindi, vanno portati al tavolo degli Accordi di Programma: è questo che i cittadini, in termini di compito, hanno affidato a noi eletti, oltre che alla Giunta.
Ora, fatte queste premesse, il dato relativo all'aggiornamento statistico degli elementi stessi, che ha dei tempi da non sottovalutare, ci fa capire che il sistema economico del territorio è a configurazione variabile. Il decreto Scajola prevede la revisione triennale dell'elenco dei Comuni compresi nelle aree di crisi...



PRESIDENTE

Consigliere, lei ha ragione. Colleghi, per cortesia...



BUQUICCHIO Andrea

No, ma posso continuare tranquillamente; tanto...



PRESIDENTE

Lei sa che la cosa importante è che rimanga agli atti.



BUQUICCHIO Andrea

I lavori diventano un teatrino, ma quello che in un certo senso mi offende - e dall'altro mi indispettisce - è l'assenza dell'Assessore. La scorsa settimana abbiamo chiesto di rinviare...



PRESIDENTE

Anche gli Assessori hanno dei problemi fisiologici: era qui e ritornerà prestissimo; deve avere proprio pazienza un attimo, Consigliere Buquicchio.
Non ritenevo di dover sospendere il Consiglio per questo, essendo la Giunta rappresentata.



BUQUICCHIO Andrea

No, no, no: non sospendiamo niente, Presidente. Mi auguro però che sia così e che l'Assessore torni al più presto perché altrimenti, se nella sua replica risponderà fischi per fiaschi, la brutta figura la farà lui e non certo io.
Dicevamo che il decreto Scajola prevede la revisione triennale dell'elenco dei Comuni compresi nelle aree di crisi. Sarebbe bene - io penso - che tale revisione avvenisse su base almeno biennale, per un più efficace monitoraggio degli elementi configuranti le situazioni di crisi e per una programmazione più sincrona rispetto alla variabilità degli scenari economico-occupazionali e quindi del tessuto territoriale. Questa considerazione andrebbe sostenuta in sede di concertazione e nell'ambito degli Accordi di Programma della nostra Regione, quindi dall'Assessore e dalla Giunta. Occorre perciò sostenere progetti strategici in termini di orizzonte temporale.
per questo che noi abbiamo presentato quest'ordine del giorno che impegna il Presidente della Giunta a sostenere, in sede di concertazione Stato-Regioni e nell'ambito degli Accordi di Programma, l'introduzione della revisione biennale dell'elenco dei Comuni appartenenti alle aree di crisi, al fine di un migliore e più efficace monitoraggio degli elementi configuranti le situazioni di crisi.
Detto questo, voglio affrontare - non a titolo emblematico e di esempio ma perché effettivamente le istanze dal territorio sono tante - degli argomenti che riguardano una parte del territorio sul quale noi dovremmo politicamente agire, oltre che vigilare in quanto eletti. Si capisce che la crisi iniziata nel 2009 riguarda, da Nord a Sud, tutte le Regioni e moltissimi territori, senza alcuna distinzione né geografica né politica: questo è ovvio. Allo stato attuale è molto difficile fare una classifica delle aree maggiormente colpite da questa crisi economica, tuttavia esistono delle realtà che hanno subito la crisi più di altre. Lo faccio a titolo di esempio, ma voglio trattare queste realtà di cui vi parlo ora.
Una di queste realtà è sicuramente il distretto industriale di Carmagnola e Bra: in questa zona, compresa, come tutti sappiamo, tra due Province, oltre alla crisi dell'industria metalmeccanica si è sommata anche quella relativa al comparto dell'agricoltura e della produzione di latte.
Nel Carmagnolese, infatti, moltissimi allevatori sono stati messi in ginocchio dalle restrittive quote latte - e su questo siamo trasversalmente abbastanza d'accordo - e dalle conseguenti salatissime sanzioni imposte dall'Unione Europea. Non è un caso che proprio a Carmagnola si siano concentrate le proteste più forti degli allevatori e che qui infatti, più che altrove, si sia fatto sentire il peso economico e sociale delle multe e questo voi lo sapete benissimo.
Inoltre, il Braidese - storicamente legato all'industria tessile, così come le zone del Biellese e del Chierese - ha subito la decisa e forte flessione del comparto registrata a livello nazionale ed europeo, a causa dell'agguerrita concorrenza delle aziende operanti nell'estremo Oriente.
quindi in questo triste contesto che va inquadrata la crisi industriale che ha colpito le due principali realtà produttive del distretto: la Teksid di Carmagnola e la Stars di Villastellone.
Pensate che nel giro di pochissimi anni, secondo attendibili stime, la crisi della Teksid ha prodotto la perdita di circa 2.000 posti di lavoro e quella della Stars di circa 3.000: quindi in tutto 5.000. Sono numeri estremamente preoccupanti se li rapportiamo alla popolazione di quel distretto, che è di appena 80.000 abitanti: 5.000 su 80.000 diventano veramente un allarme sociale.
Potrei parlarvi della storia e dei numeri del distretto Carmagnola-Bra e ricordare che il Consiglio regionale del Piemonte, con la deliberazione 227-6665 del 26 febbraio 2002, aveva istituito i nuovi distretti industriali sulla base dei sistemi locali del lavoro individuati dall'ISTAT, sulla base dei dati di pendolarità casa-lavoro e di indicatori quali l'indice di industrializzazione, la densità imprenditoriale, la specializzazione settoriale, la rilevanza del settore di specializzazione e il peso della piccola impresa nel settore di specializzazione.
Tra i nuovi distretti industriali risulta il nuovo sistema locale di Carmagnola che comprende, appunto, un bacino di dieci Comuni: Carignano Carmagnola, Villastellone, Bra, Caramagna Piemonte, Ceresole d'Alba Cherasco, Pocapaglia, Sanfré e Sommariva del Bosco. I dati dell'IRES parlano di un numero totale di addetti di 25.672, di cui 12.537 nel settore di specializzazione metalmeccanico, 6.850 nelle piccole e medie imprese.
Nell'ambito del distretto di Carmagnola-Bra, a differenza di altri distretti piemontesi, a fronte di una presenza numerica pressoché simile tra numero di imprese dell'industria (2.266), del commercio (2.232) e dei servizi (2.142), risulta che gli addetti dell'industria o provenienti da tale comparto hanno consistenza quasi doppia rispetto ai servizi e quasi triplicata rispetto al settore commercio.
Secondo un'indagine condotta dal Comitato del distretto, le imprese del territorio hanno manifestato i seguenti fabbisogni: servizi comuni alle imprese (infrastrutture e impianti) e tempi rapidi nel rilascio delle autorizzazioni, oltre a servizi atti a favorire l'internazionalizzazione delle imprese e l'apertura a nuovi mercati. Si tratta di un'esigenza manifestata in particolare dalle piccole aziende, che non hanno le risorse per fare questo passo da sole. È interessante osservare che la ricerca ha messo in evidenza che più del 33% delle imprese del Carmagnolese intervistate - pari a 25 su 65 - producono prevalentemente per un mercato internazionale: il 48% delle imprese dell'agro-alimentare e il 33% di quelle metalmeccaniche.
La ricerca, quindi, di nuovi spazi di mercato oltre frontiera rappresenta una strategia messa in atto da molte imprese per contrastare le difficoltà che si registrano a livello locale.
La necessità di arrivare a realizzare percorsi nella direzione della diversificazione della committenza e del prodotto, è un altro elemento che emerge nell'ambito dei fabbisogni, quindi l'indagine ha rilevato che le imprese metalmeccaniche orientano prevalentemente la propria produzione verso due o tre clienti.
Il 43% degli intervistati dichiara che fattura al maggior cliente più del 50% e un ulteriore 27% fattura tra il 25 e il 50%. Differente è il caso del comparto agroalimentare, nel quale sono una molteplicità di clienti a costituire il mercato dell'azienda.
Altro elemento che fa parte del capitolo dei fabbisogni è il reperimento di lavoratori motivati e di figure professionali particolarmente richieste. In questa direzione è fondamentale sviluppare il rapporto con il mondo della scuola e della formazione professionale.
Formazione professionale che va necessariamente rivista (lo conoscete il mio pensiero sull'argomento). L'esigenza di sostegno nel reperimento del personale è sollevato soprattutto da parte delle piccole imprese che lamentano il fatto che i lavoratori, spesso, non sanno adattarsi ad un contesto modesto come quello delle piccole aziende.
Ancora, tra i fabbisogni, c'è la verifica dell'applicazione di nuove tecnologie da parte delle aziende e le possibilità di sviluppo.
Detto questo noi, indubbiamente, in Consiglio regionale, dobbiamo tirar fuori qualcosa di più, qualcosa di diverso, qualcosa che migliori le aspettative in senso concreto, quindi ben venga la mozione degli amici del Partito Democratico che avranno sicuramente il nostro sostegno.
Ho ritenuto anch'io di dare il mio contributo con l'ordine del giorno che, come dicevo, è finalizzato alla revisione biennale.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

aperta la discussione generale.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Laus; ne ha facoltà.



LAUS Mauro

Grazie, Presidente.
Gli interventi che mi hanno preceduto hanno fatto una chiara analisi e fotografia della difficoltà del sistema produttivo della nostra regione.
Parto dalla fine dei loro interventi, in modo particolare dalla fine dell'intervento del Consigliere Ronzani. Il Consigliere chiude il suo intervento chiedendo come si comporta il Governo nazionale in merito alla situazione illustrata.
Ci tenevo a dare alcuni parametri del quadro nazionale. Il titolo è: "Mancano le risorse". Non è un proclama, perché sono numeri certi e concreti. Le aree di crisi industriale sono a secco di risorse (lo sa chi è andato a scartabellare nei diversi capitoli): da un lato il Ministero dello Sviluppo Economico affolla l'agenda di incontri con le aziende in difficoltà e, dall'altra, sa che, per i grandi Accordi di Programma, le possibilità finanziarie sono ridotte al minimo.
necessario fornire alcuni dati. Il punto di riferimento è la delibera CIPE del 26 giugno 2009, che assegna 300 milioni di euro sul fondo strategico per l'economia reale, volti a fronteggiare situazioni di crisi.
Da allora le cose sono andate a rilento, solo la metà di questa dote ha avuto una destinazione certa, il cosiddetto decreto Tirrenia, che assegna 140 milioni dei 300 al rifinanziamento del fondo di garanzia dello Stato per le imprese in amministrazione straordinaria. Ne restano 160 che sono ancora fermi.
Sulla carta, però, la loro destinazione è già decisa: Accordo di Programma per il rilancio di Termini Imerese dopo l'addio della FIAT e forse, il Piano di sostegno per l'indotto che ruota intorno agli stabilimenti di Pomigliano D'Arco, Melfi e Cassino. I problemi da evidenziare sono come si finanzieranno questi Accordi di Programma destinati ad altri settori e intanto il tempo passa.
L'Accordo di Programma per il Gruppo Antonio Merloni è stato finanziato con fondi residui della vecchia legge n. 181 e l'obiettivo del Ministero sarebbe di attingere al medesimo bacino anche per l'Accordo di Programma in fase di studio per l'area di Massa Carrara, crisi dei nuovi Cantieri Apuania, ma i rubinetti si chiuderanno presto.
Inoltre, soprattutto, ci si chiede come si finanzieranno Accordi di Programma destinati ad altri settori. L'Accordo di Programma per il Gruppo Antonio Merloni è stato finanziato con i residui della vecchia legge quindi è necessario fare salti mortali per individuare la copertura di altre operazioni rilevanti rispetto ai quadri che ogni Regione si accingerà a fare. Anche perché, altrimenti, il nuovo elenco delle aree industriali che il Ministero è chiamato a mettere a punto in accordo con le Regioni rischia di essere solo un contenitore vuoto.
Assessore Giordano, Presidente Cota e Giunta tutta, abbiamo - vado a parafrasare quello che dicevano i miei colleghi - un Governo amico. Se un Governo è amico, almeno mettiamoci sulla stessa frequenza del dialogo facciamo in modo di non trasformare i soliti convegni pubblici in strumentalizzazioni, trasferimenti di Ministeri una volta, trasferimenti di uffici di rappresentanza un'altra, ma facciamo e fate voi in modo - in modo particolare voi, che siete più amici di questo Governo - di mettere il Piemonte e l'interesse dei cittadini piemontesi al centro della vostra azione politica e trovate voi, con l'aiuto nostro, le risorse.
Come si diceva, possiamo dividerci sulla destinazione in un'area piuttosto che in un'altra, ma noi oggi vogliamo essere amici vostri, amici di questa Giunta, per questo oggetto, per fare quadrato e chiedere al Governo...



PRESIDENTE

Mi scusi, Consigliere Laus.
Colleghi, per cortesia! Chi interviene è costretto ad alzare il tono della voce per provare a coprire un brusio che da fastidio.
Per chi ha bisogno e sente la necessità di parlare, proveremo a fare uno speakers' corner fuori dall'Aula, così si esercita oltre il momento in cui può intervenire ufficialmente.
Prego, Consigliere Laus.



LAUS Mauro

Grazie, Presidente, ma la sua interruzione ha sospeso l'entusiasmo.
Credo che il messaggio sia arrivato all'Assessore Giordano, quindi ho anche la possibilità, grazie all'intervento del Presidente, di abbassare il tono della voce.
In sostanza, Assessore Giordano, oggi, tutti quanti insieme, votiamo questa mozione e tutti quanti insieme facciamo sentire la nostra voce a Roma. Dai dati che ho fornito, di cui lei è sicuramente al corrente desumiamo che o c'è un'azione politica forte, oppure andiamo solo ad allungare la sua agenda politica, per incontrare aziende e comparti in crisi che chiedono voce in questo Consiglio.
La voce, in questo consesso, deve essere dell'intero Consiglio regionale, per una materia così delicata e complessa.
Per questi motivi, invito anch'io a votare all'unanimità questa mozione.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Marinello; ne ha facoltà.



MARINELLO Michele

Grazie, Presidente.
Per quanto riguarda gli interventi del Gruppo del Partito Democratico abbiamo avuto il "buono", rappresentato dal collega Laus, che rivolge questo appello all'approvazione all'unanimità della mozione, e il "cattivo", rappresentato dal collega Ronzani, che talvolta sembra quasi che vada a tastare la maggioranza, a provocarla.
Su alcune tematiche importanti, come quella di cui stiamo parlando oggi l'individuazione delle situazioni industriali di crisi complessa - non servirebbero i cenni polemici che, invece, sono stati fatti. Ci fa piacere però, che sulla proposta "pontidiana" del decentramento dei Ministeri si sia aperto, anche in Consiglio regionale, un dibattito e un confronto.
Avremo quindi modo di approfondire la questione. Non credo, però, che sia questa la sede opportuna per affrontare questo tipo di mozione e per aprire polemiche in tal senso.
Dunque, noi che siamo cresciuti e diventati forza responsabile in Consiglio regionale decidiamo di non accettare le provocazioni, ma di provare a puntare comunque all'obiettivo comune, che è quello di giungere ad un'approvazione all'unanimità di una mozione, che, però, a nostro avviso, merita una piccolissima modifica.
Partiamo dal titolo suggestivo: "Cogliamo le opportunità per rilanciare il Piemonte". Credo che una filosofia simile non possa che essere condivisa. Tuttavia, cogliere le opportunità vuol dire guardare a Roma guardare alla legge n. 181/89, guardare al recente decreto ministeriale vuol dire sfruttare al massimo la possibilità di reperimento di finanziamenti europei; ma vuol dire anche ragionare con gli istituti di credito, cercare di creare sinergie con il tessuto produttivo piemontese.
Significa capire, come abbiamo fatto sin da subito - non ci voleva molto direi - che non basta più affidarsi esclusivamente al bilancio regionale.
un elemento che abbiamo compreso più che bene alla luce delle condizioni del bilancio regionale. Significa anche voler copiare quelle realtà dove si sono creati dei modelli efficienti ed importabili. Insomma, cogliere le opportunità per lanciare il Piemonte vuol dire attuare un ventaglio di azioni che ci consentano veramente di dare o di provare a dare delle risposte.
In quest'ottica, il decreto ministeriale del 24 marzo potrebbe essere un'opportunità, che, mi auguro, nessuno voglia però far passare come la panacea di tutti i mali o come una soluzione di quelle pesanti. Perch credo che non sia nella testa di nessuno l'idea che questo decreto sia in grado di offrire strumenti pesanti a favore dell'economia piemontese. I numeri che citava il collega Laus li conosciamo. È un'opportunità: cogliamola pure, ma non fermiamoci lì; approcciamoci a questo strumento con le dovute cautele. Questa credo che sia una premessa realistica, perché la realtà vera, dura, cruda ed indiscutibili è che non siamo di fronte ad un'area di crisi complessa o ad aree di crisi complesse in Piemonte o in Italia.
Siamo in presenza, purtroppo, di una macroarea di crisi complessa europea. Il Vecchio Continente è totalmente interessato, salvo qualche rara eccezione, da una situazione estremamente difficile. Il paradosso è che proprio l'Europa, attraverso le sue regole, vieta ai Paesi gli aiuti di Stato e impedisce, quindi, la possibilità, in situazioni così straordinarie come quella attuale, di intervenire in maniera più efficace nei confronti delle imprese e delle aziende in crisi.
Allora, la crisi che viviamo non è dovuta ad inerzia o ad inadeguatezza dell'azione regionale. Anzi, direi che la Regione Piemonte è più che sul pezzo. Non dimentichiamo quanto è stato fatto: qualcosa lo ha citato il collega Ronzani, sia pure con i suoi soliti condimenti. Ricordiamo, in particolare, il piano per l'occupazione da 390 milioni di euro, con misure che tentano di attrarre nuovi investitori in Piemonte.
In Piemonte un'opportunità era la campagna informativa - torniamo al concetto dell'opportunità - seguita poi da un piano per la competitività con altre centinaia di milioni messi sul campo.
Il Piemonte si è dunque distinto da questo punto di vista: forse per incisività, per velocità di esecuzione e per capacità di comunicazione ha creato uno di quei modelli in questo caso esportabili. Alcune misure hanno tirato bene, come si dice, altre meno. Quelle che hanno tirato meno si stanno rivisitando o ritarando, ascoltando anche coloro che vengono definiti "portatori di interesse".
Va fatta un'altra considerazione, che deriva dall'esperienza maturata sul territorio da cui provengo: come si è detto, alcune misure hanno tirato bene, altre male. Alcuni territori hanno risposto bene, mentre altri hanno risposto male.
Penso, ad esempio, che le aree di confine con la vicina Confederazione Elvetica siano state particolarmente penalizzate. Qui le misure del piano occupazionale non hanno attecchito, per un semplice motivo: la Confederazione Elvetica, infatti, attua, in un certo senso, una sorta di "concorrenza sleale" nei confronti del nostro Paese. Essendo al di fuori dall'Unione Europea, infatti, è in grado di mettere in campo strumenti (penso al progetto "Copernico" attuato in Canton Ticino) che consentono interventi rispetto ai quali le nostre misure appaiono veramente ridicole (non per un problema nostro, ma, appunto, per i vincoli imposti dall'Unione Europea). Quando in Svizzera offrono grandi agevolazioni sull'acquisto del terreno, propongono la defiscalizzazione addizionale totale per cinque anni, gli incentivi per le assunzioni, gli incentivi per gli investimenti finanziamenti a fondo perduto, è chiaro che le nostre aree limitrofe vengono penalizzate fortemente, per cui bisognerà cercare, probabilmente altri tipi di strumenti. Ed è proprio su questo che dovremo essere bravi per evitare che all'interno del sistema Piemonte ci siano aree e situazioni con la possibilità di uscire rapidamente dalla crisi e altre che rimangono al palo, proprio per la vicinanza con un Paese extraeuropeo.
C'è bisogno di un'attenta analisi delle situazioni di crisi a livello dei principali distretti o poli produttivi della Regione, nonché delle crisi di imprese con elevato impatto occupazionale, quindi quei sistemi complessi dove l'impresa "faro" è in crisi e coinvolge in maniera drammatica anche tutto il suo indotto (Silte, De Agostini, Bialetti Phonemedia sono solo alcuni esempi di una vera e propria emorragia occupazionale, che sembra, purtroppo, non aver fine). Ma non basta mappare o fare le cosiddette analisi di contesto. Sarà necessario integrare quelle analisi con le potenzialità di eventuali progetti di reindustrializzazione anche attraverso la ricognizione di progettualità esistenti nei diversi territori o in riferimento alle singole imprese.
Insomma, è un lavoro complesso, che richiede del tempo. Ecco perché la mozione è sì condivisibile - segue, tra l'altro, la scia di un lavoro che l'Assessorato (lo confermerà lo stesso Assessore Giordano) sta portando avanti da tempo - sebbene presenti una sola criticità: da qui, la nostra proposta.
La criticità si riferisce al termine perentorio relativo al passaggio in Commissione, che rischia di accelerare un lavoro che, forse necessiterebbe di tempi maggiori. Credo che sia giusto non andare a politicizzare un'operazione di questo genere, una mozione con questa filosofia, ma credo sia possibile trovare un compromesso: del deliberato al punto 2), la proposta che avanzo a nome del Gruppo della Lega Nord è semplicemente di evitare il termine perentorio di "30 giorni" e di inserire una frase del tipo "a presentare in tempi rapidi alla Commissione consiliare competente la proposta di individuazione delle situazioni di crisi industriale complessa all'interno del territorio regionale". Si chiede, dunque, di evitare l'inserimento di un termine così perentorio.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno del collega Buquicchio, credo che sostenere in sede di concertazione Stato-Regione quanto da lui illustrato sia un passaggio che si possa tranquillamente provare a fare.
Non costa nulla ed ha una filosofia ed una ratio spiegate molto bene dal collega Buquicchio.
Ritengo, quindi, che l'obiettivo di arrivare con una posizione unanime su questi due importanti documenti possa essere raggiunto con quella disponibilità che questa mattina non c'è stata.
Grazie.



LEARDI LORENZO



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Taricco; ne ha facoltà.



TARICCO Giacomino

Grazie, Presidente.
Brevemente, solo per esprimere alcune considerazioni.
Come è stato detto da alcuni colleghi, noi operiamo in un contesto di Unione Europea che in molti casi ci vieta la possibilità di mettere in campo interventi che potrebbero incidere in una situazione che, in questi mesi, vede ancora un significativo aumento del numero delle ore di cassa integrazione nella nostra Regione.
Credo sia assolutamente fondamentale e necessario cogliere tutte le opportunità che le normative ci danno.
Lo diceva prima il collega Marinello: noi siamo assolutamente convinti che non sarà questo il provvedimento che risolverà tutte le questioni.
Nonostante questo, crediamo sia un'opportunità da cogliere, soprattutto in un momento in cui non è sicuramente facile avere risorse significative da mettere in gioco.
Credo sia assolutamente necessario accoglierle.
Il senso della mozione che abbiamo presentato è di mettere in campo le opportunità che le normative ci danno, soprattutto di risorse che potrebbero arrivare, da livello regionale, anche nella nostra Regione, e di farlo perché altre Regioni si sono già attivate per farlo.
Crediamo ci siano significative realtà di difficoltà e di crisi della nostra Regione che meritano l'attivazione di questi strumenti e di queste opportunità.
Raccolgo la battuta del collega Marinello sulla questione dello spostamento dei Ministeri. Sull'onda di un confronto che facevamo con altri colleghi mi viene da fare una piccola sottolineatura: suggerirei, visto che ci incamminiamo verso lo spostamento dei Ministeri sul territorio, di spostare, seguendo lo stesso principio, gli Assessorati sul territorio nelle varie Province. Poi potremmo passare alla fase seguente: spostare gli Assessorati provinciali sui Comuni del territorio e magari gli Assessorati comunali nelle frazioni dei Comuni.
Questo è un federalismo applicato che credo potrebbe dare ottimi risultati.
Grazie.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la discussione generale e do la parola all'Assessore Giordano per una replica.



GIORDANO Massimo, Assessore allo sviluppo economico

Grazie, Presidente.
Colgo l'opportunità per ricordare a tutti i colleghi, anche alla luce di quanto ci siamo detti in Commissione (vorrei replicare soprattutto al Consigliere Ronzani, una replica rispettosa che non vuole essere polemica perché le repliche che non fanno sconti non necessariamente sono polemiche) che mi pare che le accuse fossero più che altro rivolte al Governo nazionale, accusato di essersi occupato poco di politica economica e di aver sottovalutato le difficoltà.
Questo non lo so, non spetta a me criticare un Governo in questo momento, un Governo della mia stessa parte politica. Certamente noi abbiamo fatto l'opposto di quanto il collega Ronzani diceva. Non ci siamo occupati poco di politica economica, ce ne siamo occupati tanto. Non abbiamo sottovalutato il problema, gli abbiamo dato la giusta evidenza. Non abbiamo avuto un approccio da catastrofisti, ma neanche un approccio da facili ottimisti e da superficiali, tant'è che abbiamo stanziato o, meglio abbiamo previsto di stanziare in tre anni o poco più un miliardo di euro.
Non è una cifra da poco; è una cifra enorme, non solo come valore assoluto dal mio modesto punto di vista, ma anche da un punto di vista relativo, se paragonate le difficoltà che in questo momento storico abbiamo come bilancio.
Difficoltà, dal nostro punto di vista, ereditata da un bilancio che fa acqua da tutte le parti. Nonostante questo, nonostante tutte le difficoltà abbiamo previsto di dare, con il nostro Governatore, con tutta la maggioranza e con tutto l'Esecutivo, priorità al un sostegno alle imprese e al mondo del lavoro.
Abbiamo ritenuto, non appartenendo alla scuola di pensiero dei facili ottimisti, che il Piemonte avesse bisogno - che abbia bisogno - di un forte sostegno al mondo dell'impresa.
L'abbiamo fatto con due piani non generici o astratti, ma concreti ed immediatamente applicabili, molti dei quali già partiti, alcuni esauriti ed altri in corso, con un apprezzamento complessivo delle parti sociali molto buono e con risultati, dal punto di vista della partecipazione delle aziende, superiori alle nostre previsioni.
Per questo motivo non condivido che ci sia stata da parte nostra una non messa in campo di tutto quello che era possibile mettere in campo o che le risorse fossero poche.
Alla ripetuta accusa del Consigliere Ronzani di esserci solo limitati ad una buona progettualità, ricordo il bonus fiscale, gli incentivi agli imprenditori che assumono, i prestiti partecipativi per aiutare le aziende a capitalizzare, il sostegno agli imprenditori che vogliono investire. Noi abbiamo fatto la scelta di tenere un intervento ad ambio raggio e di non scegliere un canale unico.
Le risorse non sono solo tante come valore assoluto e come valore relativo, perché, se vi ha una buona progettualità, aumentano.
Faccio degli esempi.
Il Protocollo che ufficiosamente abbiamo già definito e che dovremmo firmare nei prossimi giorni con il MIUR, per finanziare la piattaforma dell'auto, la piattaforma dell'aerospazio e la piattaforma delle bio tecnologiche, prevede il raddoppio delle risorse che noi mettiamo in campo da parte del Ministero.
L'accordo con il sistema camerale per finanziare il piano sull' internazionalizzazione, che è un'applicazione del piano strategico, prevede il raddoppio delle risorse.
Questa stamattina abbiamo firmato un accordo con ISA s.p.a., noto Ente strumentale del Ministero dell'Agricoltura, per veicolare in Piemonte tutte le misure che questo Ente mette in campo.
Nei prossimi giorni formalizzeremo un accordo con la Cassa Depositi e Prestiti per mettere in campo 150 milioni di euro per finanziare a tasso superagevolato alcune nostre misure.
Quindi, vedete, il piano strategico è la programmazione, e se poi c'è fortuna, capacità di chiudere accordi, inventiva e voglia di fare, le risorse si moltiplicano.
Secondo me, quindi, non può essere accolta l'obiezione di non aver fatto tutto il possibile. Noi abbiamo fatto tutto il possibile e forse qualcosa di più. Aggiungo anche che questa è la base di partenza.
Detto questo, ricordo che l'impostazione dei due piani e di tutte le misure non è un'impostazione tanto per mettere progetti e soldi sul terreno, ma ha una forte filosofia di fondo, che è quella di difendere la vocazione e la tradizione industriale di questa Regione. E riteniamo che se pur difficile, questa missione si possa fare se si accompagna il sistema delle aziende nella direzione di una maggiore capacità di innovazione nella maggior capacità di internazionalizzazione e nella maggiore capacità di aggregarsi per lavorare insieme, per superare il gap che le nostre aziende hanno di essere di taglia troppo piccola e se si ha voglia - come i colleghi so che hanno - di guardare con attenzione tutto il nostro lavoro si vede che questa filosofia ispira ogni nostra azione.
Così come i bonus fiscali sono per rendere il sistema territoriale più competitivo. Oggi ce lo siamo detti più volte: la concorrenza non è solo tra il mondo delle aziende e tra le aziende, ma è tra sistemi territoriali.
Noi abbiamo la Svizzera, il Veneto ha la Corinzia che fa una fortissima concorrenza, per cui dobbiamo costruire sistemi territoriali che siano in qualche modo capaci di essere competitivi fra loro. Questa è la linea che abbiamo preso.
Ora, senza voler svilire - perché il collega Ronzani e il Capogruppo del PD mi dicono che sono arrogante e non mi voglio portare via questa patente - quando ho letto, prima di leggere la mozione, il titolo del Consiglio straordinario, che recita: "Cogliere le opportunità per rilanciare il Piemonte", mi è parso roboante.
Rispetto a questa mozione, sento che il Gruppo dà la linea di votarla il parere è favorevole, ma è un titolo roboante. Ho poi letto la mozione ma dal titolo mi aspettavo molto di più. Ingenuamente, conoscendo anche la capacità di critica che avete messo in campo, è quasi un "contropiano" strategico capace di mettere in evidenza tutte le situazioni che noi non siamo riusciti a cogliere. Noi non abbiamo fatto, come alcune Regioni, che hanno scelto di sostenere, ad esempio, solo l'accesso al credito, ma abbiamo anche fatto la scelta, oltre di sostegno all'accesso al credito del bonus fiscale.
Come dicevo e come sapete bene, abbiamo fatto una scelta ad ampio raggio per consentire alle aziende di essere più competitive. Per nonostante questo, può succedere che si lasci qualche fianco scoperto perché si è stati disattenti, perché non si è riusciti con il tempo ad elaborare delle soluzioni, perché non ci sono stati i quattrini adeguati.
Quindi, ingenuamente mi aspettavo chissà che cosa.
In realtà, la mozione va su un argomento molto specifico ed apprezzabile, sul quale peraltro abbiamo fatto delle cose che sono un tassello di un mosaico più ampio. Poi risponderò al Consigliere Buquicchio di cui ho sentito tutto l'intervento, anche se sono uscito solo un momento.
vero, un tassello in più non fa male, ci permetterà di cogliere un'occasione in più, quindi ben venga. Non credo che potremo aspettare molto, se i quattrini che il Governo centrale ha previsto di stanziare o ha stanziato sono quelli che conosco io.
Magari riusciremo a portare a casa qualcosa in più, ma non c'è da aspettarsi molto e non c'è da interpretare questa come un'opportunità che sarà in grado di cambiare le sorti del Piemonte. Questo non per svilire, ma per dare il giusto taglio a questo tipo di intervento suggerito.
Venendo più nello specifico, non è che noi siamo stati con le mani in mano. Ricordo, prima di tutto a me stesso, che il decreto ministeriale citato nella mozione prevede due tipi di interventi, quello relativo alle aree di crisi industriale e alle situazioni di crisi industriale complessa.
Non sto a ricordare le cose che tutti sapete, ma sono due procedimenti diversi, che portano a conseguenze diverse. Il primo, quello delle aree di crisi industriale, porta all'applicazione degli interventi previsti dalla legge n. 181/89.
La situazione di crisi industriale complessa, quella prevista dagli articoli 3 e 4 del decreto ministeriale, è quella che prevede di fare Accordi di Programma che giustifichino un intervento specifico da parte del Governo, degli Enti locali, tra cui la Regione.
Sul primo punto è da mesi che lavoriamo con il Ministero. Il Consigliere Buquicchio ha detto: "Ogni due anni invece di tre"; chiedere non costa nulla. Consigliere Buquicchio, pensi che l'Unione Europea prevede che ogni cinque anni si facciano queste correzioni. Quindi, il fatto che l'Italia preveda che avvengano ogni tre anni, è già buono.
Abbiamo lavorato per mesi e duramente con i nostri uffici e riteniamo che i parametri previsti nel decreto ministeriale per poter essere identificati come aree di crisi industriali ci siano per diverse nostre aree. Non so se la documentazione che leggo vi è stata consegnata, ma mi riservo di farvela avere se non l'avete, perché c'è anche una cartina che individua i vari Comuni. Per il Piemonte risultano selezionate come aree di grave crisi i Comuni di Biella, Borgomanero, Borgosesia, Casale Monferrato Ciriè, Crescentino, Omegna, Pinerolo, Rivarolo Canavese e Susa. Si prevede che queste nuove aree saranno approvate dal Ministero nel corso delle prossime settimane.
Qui c'è stato un lavoro nostro e dei nostri uffici impegnativo e forte per collaborare e stimolare il Ministero a riconoscere la sussistenza di questi parametri.
Sulla seconda modalità prevista dal decreto ministeriale, che è la situazione di crisi industriale complessa, anche su questo abbiamo iniziato a lavorare.
La mozione ci ha aiutato? Sì, ci ha aiutato. Abbiamo incaricato l'IRES di cominciare a mettere in campo la competenza che ha per aiutarci a mappare le difficoltà che il decreto ministeriale chiede di individuare per definire il quadro di contesto dettagliato e tutte le elaborazioni delle basi dati di supporto.
Non so se qualche intervento lo abbia riconosciuto, ma mi pare di averlo sentito. Mentre sull'articolo 1 sono mesi che lavoriamo sull'articolo 2 la mozione ci ha dato una spinta. Lo riconosciamo.
Abbiamo valutato, ad esempio, il lavoro fatto sulla provincia del VCO territorio per il quale emerge in modo lampante la difficoltà; non c'è bisogno di approfondimenti, di studi o di dati, ma emerge in modo forte e chiaro la difficoltà.
Su quello abbiamo già fatto, parallelamente alla previsione del decreto ministeriale, un lavoro simile, che porta allo sbocco di cui alla norma, ma ad uno sbocco molto simile che sono gli Accordi di Programma.
Abbiamo approvato il piano strategico per il rilancio produttivo e la reindustrializzazione di quell'area. Il piano lo abbiamo approvato in Giunta, lo abbiamo spedito al Ministero, io sono stato personalmente con il nostro Governatore a parlare al Ministro e abbiamo aspettato che Romani venisse nominato per andare. Tra le altre cose, ricordo che qualche mese fa ne avevamo anche dato conto, avevamo portato l'istanza di riconoscere le aree di crisi. Avevamo portato questo Accordo di Programma per il VCO abbiamo sollecitato lui e il suo staff a cominciare a mettere la giusta attenzione sulle nostre aree che soffrono e che sono in difficoltà.
Tutto questo per dire che è apprezzabile il suggerimento e lo stimolo ma non siamo stati con le mani in mano e questo è un tassello in più di un mosaico già ricco che abbiamo cercato di costruire e che riteniamo cominci a dare dei buoni risultati. Poi se gli sforzi pubblici fossero in grado di cambiare gli scenari economici, forse quando c'è una politica seria, il mondo sarebbe migliore.
Si può portare un aiuto, soprattutto nei momenti di transizione come questo, in cui il sistema delle imprese va accompagnato in una direzione verso la quale forse da solo non sarebbe in grado di andare.
Nella prossima Giunta approveremo il programma della legge n. 34, che è stato due volte in Commissione, quindi anche la traduzione amministrativa del nostro piano strategico va avanti e fa il suo corso. Intanto noi in questi tre-quattro mesi necessari per arrivare alla traduzione del piano strategico non siamo stati a guardare, ma abbiamo cominciato già a costruire le misure che sono previste dal piano strategico, in modo che il giorno dopo approvata la legge n. 34 in Giunta, si possa partire con le prime misure che il nostro piano della legge n. 34 ha previsto come prioritarie.
Mi riservo, Presidente, eventualmente di dire qualcos'altro se i colleghi non sono soddisfatti o ritengono che il mio intervento abbia delle lacune.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Giordano.
La parola al Consigliere Reschigna per dichiarazione di voto sulla mozione n. 388.



RESCHIGNA Aldo

Grazie, Presidente.
Brevissimamente, vorrei fare alcune considerazioni.
Dico da subito, a scanso di equivoci, che la richiesta di modifica avanzata dal collega Marinello nel suo intervento viene da noi accolta.
Seconda considerazione. Assessore Giordano, possiamo discutere dei titoli delle mozioni. A noi più che i titoli ci interessava, e lo riteniamo sotto questo aspetto estremamente utile, discutere dei contenuti della mozione. Che noi non consideriamo né alternativa, né sostitutiva rispetto all'insieme degli interventi che l'Amministrazione regionale su questa materia sta mettendo in atto, semmai complementare.
Lei ha fatto alcuni riferimenti nella sua replica relativamente a situazioni puntuali del nostro territorio. Ebbene, le voglio ricordare che la richiesta che la Regione Piemonte individui le aree di grave crisi complessa nasce proprio del Ministero delle Attività economiche in relazione al fatto che il Ministero non considera sufficiente la deliberazione della Giunta regionale della presa d'atto del piano strategico da lei ricordato per quanto riguarda il Verbano Cusio Ossola. E proprio il Ministero delle Attività economiche ha richiesto un percorso di questo tipo, dentro al quale sta la possibilità di recuperare risorse poche o tante che siano, ma comunque utili.
Voglio ricordarle, Assessore Giordano, che le risorse che il Ministero ha messo a disposizione delle Province di Prato e di Massa Carrara, che la Regione Toscana ha individuato come area di grave crisi complessa, ai sensi della legge 99 del 2009, sono maggiori rispetto alla misura della deindustrializzazione contenuta all'interno del piano sulla legge regionale 34, che prevede dieci milioni di euro.
Credo che qui non si tratta di ragionare sull'entità delle risorse, si tratta di recuperare il massimo delle risorse disponibili per consentire l'avvio di progetti che consideriamo importanti, perché l'avvio della nostra riflessione nasce da questo dato: il Piemonte è la Regione che ha subito il processo di deindustrializzazione più alto in tutta l'Italia settentrionale e noi abbiamo bisogno di immaginare un nuovo percorso di reindustrializzazione del Piemonte che non può prescindere dalla presenza dell'industria manifatturiera, ma deve anche essere capace di guardare oltre.
Seconda considerazione. L'intervento di individuazione delle aree di grave crisi industriale apre comunque uno scenario che è quello della possibilità di intervento di Invitalia all'interno di queste aree, nel capitale delle società, nel capitale di rischio, come finanziamenti. Questo lo considero tutt'altro che una misura o una possibilità di intervento banale, perché questo può consentire un intervento nella fase di start-up nei confronti di aziende che altrimenti, probabilmente, farebbero più fatica ad avviare un percorso di insediamento all'interno della nostra regione. E questo è un altro elemento che da questo provvedimento pu derivare e può emergere.
Noi su questa materia, Assessore Giordano, le vogliamo solo ricordare che da parte di questo Gruppo consiliare c'è stato dall'inizio, a partire dalla discussione sul piano straordinario sul lavoro, un atteggiamento che non è né di collaborazione né di contrapposizione a prescindere, ma sono stati un intervento e una presenza tesi ad esprimere una serie di contributi.
Tuttavia, questa è anche l'occasione perché l'Assessore Giordano e la Giunta regionale si possano ricordare che c'è una misura, una norma legislativa che è stata inserita l'anno scorso nel mese di luglio all'interno della legge regionale di attuazione del Piano straordinario sull'occupazione, che è quella dell'abbattimento dell'IRAP per le aziende in condizioni di disagio all'interno della montagna marginale. Questa misura, a tutt'oggi, non ha ancora il provvedimento esecutivo.
Non vorrei che passasse il principio che le invenzioni dell'Assessore Giordano sono, di per sé, sempre delle scelte illuminanti, e le indicazioni da parte dei Gruppi di opposizione, forse, non hanno nemmeno questa capacità. Peraltro è una norma di legge. Peraltro siamo al mese di giugno.
Credo che sia corretto rappresentare al mondo economico che vive nella montagna marginale quali sono le aree interessate da questo provvedimento l'entità dell'intervento che è già stabilito all'interno della legge e le modalità attraverso le quali tutto ciò può avvenire. Quindi, non voglio occupare i dieci minuti che ho a disposizione per questo tipo di replica ma voglio solo che siano chiari alcuni elementi: è un contributo che abbiamo portato alla discussione, è un contributo che trova un riferimento in esperienze che in altre Regioni si sono già definite, presso la Regione Toscana in modo particolare.
Crediamo che sia utile per alcune aree territoriali del Piemonte crediamo che sia utile per aiutare una processo di reindustrializzazione di quelle aree territoriali; crediamo che sia utile perché la presenza e la possibilità di intervento di Invitalia nel capitale di rischio nella fase di start-up dell'avvio di un'impresa può aiutare l'insediamento di queste imprese all'interno della nostra realtà piemontese. Credo che abbiamo bisogno di operazioni di questo tipo.
Questo è il quadro entro il quale la mozione si muove e questo è il quadro entro il quale abbiamo ritenuto di sottoporla all'attenzione del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

In ordine all'ordine del giorno 398, la parola al Consigliere Buquicchio per dichiarazione di voto.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Brevissimamente.
Relativamente al nostro ordine del giorno e quindi alla risposta dell'Assessore, nonché a quanto affermato dal Vicecapogruppo della Lega Marinello, ringrazio per la loro adesione. Quindi, relativamente a questo non posso che ritenermi soddisfatto.
Mi associo anche alle conclusioni del Capogruppo del PD relativamente alla mozione avente come primo firmatario il Consigliere Ronzani. Rinnovo la mia adesione e comunque ritengo che questo confronto in Aula, oltre che nelle altre sedi, come le Commissioni, sia opportuno e, soprattutto giudico positiva l'apertura da parte della Giunta, oltre che delle forze di maggioranza, alle istanze che non sono state, almeno per quel che mi riguarda, proposte in modo provocatorio o polemico, ma nell'intento di dare, per quanto modesto che sia, un contributo.
Relativamente al contenuto dell'ordine del giorno, magari quel tassello potesse rappresentare la soluzione di un così grave problema, me ne rendo ben conto, ma poiché credo nella prevenzione, penso che l'acquisizione di un anno di tempo in più per poter monitorare e quindi riducendo da tre a due si dispone di un anno in più, nell'ambito del monitoraggio, per intervenire e provvedere tempestivamente.
Quando si parla di crisi e di occupazione, la tempestività dell'azione è sicuramente un requisito auspicabile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pedrale.
per chiarimenti sull'intervento dell'Assessore Giordano?



PEDRALE Luca

Chiedo scusa, Presidente, chiedo solo un chiarimento.
Il parere della Giunta è favorevole su entrambi gli ordini del giorno presentati dall'opposizione?



PRESIDENTE

Glielo chiediamo prima della votazione, se lei è d'accordo.



PEDRALE Luca

Noi qualche perplessità l'abbiamo. Se però la Giunta regionale ha deciso di esprimere parere favorevole, ci adeguiamo.



PRESIDENTE

Qual è il parere della Giunta regionale sulla mozione n. 388?



GIORDANO Massimo, Assessore allo sviluppo economico

favorevole, ma accogliendo la sollecitazione del Consigliere Marinello, che ha suggerito una correzione. Tecnicamente non so come possa avvenire, lo dirà la Presidenza.



PRESIDENTE

Se un firmatario prende brevemente la parola, può spiegare di quale correzione si tratta.
Prego, Consigliere Reschigna.



RESCHIGNA Aldo

Sostituire le parole ",entro 30 giorni," con le parole ",in tempi rapidi,".



PRESIDENTE

La mozione n. 388 è modificata al secondo capoverso degli impegni. Le parole ",entro 30 giorni," vengono sostituite con le parole ",in tempi rapidi,".
Ricordo che l'Assessore Giordano ha espresso parere favorevole.
Il numero legale è 29.
Indìco la votazione palese sulla mozione n. 388, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che l'articolo 2 della Legge 23 luglio 2009, n. 99, al fine di assicurare l'efficacia e la tempestività delle iniziative di reindustrializzazione nelle aree o distretti in situazione di crisi industriale e nei casi di situazioni complesse, nonché con impatto significativo sulla politica industriale nazionale, rende possibile la stipula di accordi di programma il cui finanziamento è sostenuto anche con fondi statali tali accordi prevedono un'attività integrata e coordinata di Regioni, Enti Locali ed altri soggetti pubblici e privati, la confluenza di risorse finanziarie e l'armonizzazione dei procedimenti amministrativi il Decreto Ministeriale del 24 marzo 2010 "Individuazione delle aree di crisi industriale. Riforma del sistema degli interventi di reindustrializzazione nelle aree e nei distretti in situazione di crisi industriale e di crisi industriale complessa, in adempimento a quanto disposto dall'articolo 2, comma 7, della legge 23 luglio 2009, n. 99" ed in particolare, gli articoli 3 e 4 definiscono i criteri e la procedura per l'individuazione delle aree o dei distretti in situazione di crisi industriale complessa l'articolo 4 del Decreto sopra richiamato stabilisce, nello specifico, che l'individuazione delle aree su cui attivare i suddetti accordi di programma possa conseguire, oltre che da un'analisi autonoma degli uffici ministeriali, anche da specifica istanza avanzata dalla Regione nel cui territorio ricade l'area o il distretto in crisi industriale, fermo restando l'accertamento delle condizioni previste dalla Legge. n. 99/2009 e previa consultazione con gli Enti e le Istituzioni interessate e le organizzazioni datoriali e sindacali rilevato che alcune Regioni italiane, a fronte del quadro normativo sopra delineato hanno già deliberato istanze al Ministero dello sviluppo economico per l'attivazione del procedimento di individuazione ed accertamento delle aree o distretti in situazione di crisi industriale complessa, nonché con impatto significativo sulla politica industriale nazionale almeno in un caso, quello della Regione Toscana, l'attivazione del suddetto procedimento sta portando, in queste settimane, alla definizione dell'accordo di programma, ai sensi dell'articolo 2 della succitata Legge n. 99/2009 considerato che il Piemonte è la regione, all'interno dell'Italia settentrionale, con il più consistente processo di deindustrializzazione nella nostra regione, sono presenti aree e distretti caratterizzati da perduranti fenomeni di crisi industriale particolarmente gravi e complessi resi ancora più gravi dall'evoluzione del quadro economico piemontese e dalla crisi, i cui effetti si fanno tuttora pesantemente sentire anche sul piano occupazionale nell'attuale situazione di scarsità di risorse, è d'obbligo che le Istituzioni perseguano con impegno ogni opportunità che possa favorire il rilancio dell'economia piemontese impegna la Giunta regionale a presentare, quanto prima, formale istanza al Ministero dello sviluppo economico per l'accertamento, ai sensi dell'articolo 4 del Decreto Ministeriale del 24 marzo 2010, della presenza sul territorio piemontese di situazioni di crisi industriale complessa, nonché con impatto significativo sulla politica industriale nazionale, al fine di fornire una rilevante e concreta risposta alle esigenze delle nostre realtà produttive in forte difficoltà a presentare, in tempi rapidi, alla Commissione consiliare competente, la proposta di individuazione delle aree o distretti in situazione di crisi industriale complessa all'interno del territorio regionale ad individuare adeguate strategie per sfruttare al meglio le risorse statali e comunitarie che possono contribuire in modo rilevante al rilancio economico del territorio piemontese".
Il Consiglio approva.
Passiamo adesso all'ordine del giorno n. 398, avente ad oggetto "Rilancio economico del Piemonte", di cui è primo firmatario il Consigliere Buquicchio.
Su quest'ordine del giorno è stato chiesto il parere della Giunta.
La parola all'Assessore Giordano.



GIORDANO Massimo, Assessore allo sviluppo economico

La Giunta esprime parere favorevole.



PRESIDENTE

L'ordine del giorno è messo in votazione senza proposte di modifica.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 398, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che Nonostante incoraggianti segnali di ricrescita economica nell'export piemontese ancora permangono sul territorio situazioni di crisi industriale in molte aree e distretti L'individuazione delle aree e distretti di crisi è conseguente alla relativa istanza presentata dalle regioni al Ministero dello Sviluppo Economico ai sensi del Decreto Ministeriale del 24 Marzo 2010.
La Legge 23 luglio 2009 n. 99 prevede la partecipazione delle istituzioni statali, delle Regioni e degli Enti locali agli accordi di programma considerato che L'obiettivo della reindustrializzazione, sostenuto dagli strumenti della concertazione, necessita di una programmazione puntuale nel tempo che tenga conto della variabilità dei settori e delle aree di crisi Il fattore tempo in situazioni di crisi è un elemento aggravante sia in termini di programmazione strategica che in termini di fruibilità delle risorse finanziarie disponibili tenuto conto che La revisione dell'elenco dei Comuni rientranti nelle aree di crisi ha scadenza triennale ai sensi dell'art 2 del Decreto Ministeriale 24 marzo 2010 impegna il Presidente della Regione Piemonte A sostenere in sede di concertazione Stato-Regione e nell'ambito degli accordi di programma l'introduzione della revisione biennale dell'elenco dei Comuni appartenenti alle aree di crisi al fine di un migliore e più efficace monitoraggio degli elementi configuranti le situazioni di crisi secondo criteri di programmazione più sincroni rispetto alla variabilità degli scenari economico-occupazionali e del tessuto territoriale".
Il Consiglio approva.
Dichiaro assorbita nel dibattito l'interrogazione a risposta indifferibile e ur gente n. 243 della Consigliera Manica.
Prima di chiudere la seduta, ricordo che è necessario - per coloro i quali non l'abbiano ancora fatto - recarsi presso il tablet alla mia sinistra (quindi alla destra dell'emiciclo) per la firma di uscita e successivamente, rifirmare al tablet alla mia destra (quindi alla sinistra dell'emiciclo) per la firma di entrata relativa all'adunanza delle ore 16.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 16.34)



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