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Dettaglio seduta n.118 del 09/06/11 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MOLINARI



(Alle ore 14.30 il Vicepresidente Molinari comunica che la seduta avrà inizio alle ore 15.00)



(Alle ore 15.01 il Vicepresidente Molinari comunica che la seduta avrà inizio alle ore 15.15)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



(Alle ore 15.15 il Presidente Cattaneo comunica che la seduta avrà inizio alle ore 15.20)



(La seduta ha inizio alle ore 15.18)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Procediamo con l'esecuzione dell'Inno Nazionale.



(In applicazione del dispositivo dell'ordine del giorno n. 9 "Unità d'Italia", approvato dall'Assemblea consiliare il 1° dicembre 2010 l'Assemblea, in piedi, ascolta l'Inno nazionale della Repubblica Italiana "Il canto degli italiani")



PRESIDENTE

Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione. Non essendoci proposte di modifica, l'o.d.g. è approvato.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Boniperti, Burzi, Cantore, Carossa Costa Raffaele, Cota, Giordano, Sacchetto, Tiramani e Vignale.


Argomento: Problemi energetici

"No al nucleare in Piemonte" richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio regionale presentata dai Consiglieri Reschigna, Motta Angela Muliere, Laus, Ronzani, Taricco, Dell'Utri, Manica, Buquicchio, Lepri Pentenero, Stara, Ponso e Boeti (Interrogazione n. 447, mozione n. 256 ordine del giorno n. 381, ordine del giorno n. 384 e ordine del giorno n. 397 assorbiti dal dibattito)


PRESIDENTE

Colleghe e colleghi, oggi siamo convocati in seduta straordinaria ai sensi dell'articolo 40 dello Statuto e dell'articolo 50 del Regolamento consiliare.
Vi è stata una richiesta di convocazione urgente del Consiglio regionale da parte del Gruppo del Partito Democratico in merito alla questione "No al nucleare in Piemonte".
Prima di dare la parola ai proponenti, comunico che sono collegate al dibattito: la mozione n. 256, "No al nucleare in Piemonte", presentata dai Consiglieri Reschigna, Taricco, Manica, Boeti, Ronzani, Lepri, Muliere Motta Angela, Pentenero, Placido, Laus, Gariglio l'ordine del giorno n. 397 "No al nucleare in Piemonte" presentato dai Consiglieri Buquicchio e Ponso sostituisce l'ordine del giorno n. 369 "Rinuncia al nucleare attraverso una legge abrogativa" ritirato dagli stessi proponenti l'ordine del giorno n. 381 "Insediamento centrali nucleari in Piemonte" presentato dai Consiglieri Biolé e Bono l'ordine del giorno n. 384, "Iniziative della Regione Piemonte in ordine al decreto legislativo di recepimento della direttiva 2009/28/CE" presentato dai Consiglieri Cursio, Laus e Negro l'interrogazione n. 447 "Garanzie di sicurezza per il rimpatrio dei cittadini piemontesi attualmente presenti in Giappone" presentata dal Consigliere Placido.
L'Assessore competente è l'Assessore Giordano, che sta raggiungendo l'Aula. Consigliere Reschigna, vuole attendere la presenza dell'Assessore competente? D'accordo.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 15.20 riprende alle ore 15.28)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Comunico all'Aula, prima di dare la parola ai richiedenti della seduta di Consiglio straordinario, che per iniziativa del primo firmatario - il Consigliere Biolé - l'ordine del giorno n. 381 è stato modificato.
Ha chiesto la parola il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Grazie, Presidente.
Abbiamo chiesto la convocazione di questo Consiglio regionale straordinario per discutere una mozione che abbiamo depositato da alcune settimane e che è di grand'attualità.
Voglio spiegare molto sinteticamente il senso di questa mozione e gli obiettivi che ci poniamo nel dibattito odierno.
nello stesso momento, una mozione contro e a favore di qualcosa proponendo però una politica da seguire. È contro l'inserimento di centrali nucleari all'interno della nostra regione, e su questo chiediamo, al Consiglio e alla Giunta regionale, una posizione di gran chiarezza che superi alcune contraddizioni o ambiguità che hanno caratterizzato i comportamenti della maggioranza e della Giunta su questa materia, nei mesi scorsi.
Voglio ricordare che il Consiglio regionale ha respinto un ordine del giorno su questa materia, il cui primo firmatario era il collega Boeti, e che, prima che il Presidente Cota assumesse una posizione di contrarietà all'insediamento di centrali nucleari in Piemonte, la sua posizione non era molto chiara.
Noi siamo contrari all'insediamento di centrali nucleari in Piemonte per diverse ragioni. Primo, perché è un'energia che continua a dimostrarsi non sicura; secondo perché con la scelta del nucleare, in questo momento non raggiungiamo l'obiettivo dell'indipendenza energetica, che è un obiettivo importante, perché la produzione d'uranio è molto limitata e caratterizza pochi Paesi. Questo, pertanto, rischia di diventare un altro fattore di condizionamento molto forte della politica energetica.
La terza ragione sta nel riconoscimento che, alla luce della scarsa sicurezza che ancora oggi rappresentano le centrali nucleari, molti Paesi del mondo occidentale, che molto tempo prima avevano deciso di installarle hanno maturato comportamenti diversi.
Vogliamo, pertanto, che il Consiglio regionale assuma un atto d'indirizzo che impegni fortemente la Giunta in questa direzione.
La mozione - come ho detto - è anche a favore di qualcosa. È una mozione che tende a rafforzare - e lo riconosciamo - un'iniziativa politica portata avanti dalla precedente Amministrazione regionale e ripresa dall'attuale Giunta regionale (con l'Assessore Giordano): quella di sviluppare la green economy all'interno della nostra regione.
L'attenzione che questa Regione porta da qualche tempo a tale materia ha due grandi valori ed obiettivi: uno, di tipo ambientale ed energetico l'altro, di voler rappresentare una soluzione alla crisi economica che attraversa il nostro territorio.
La green economy può diventare la ragione o una base fondamentale per la realizzazione di una nuova fase di certezza, sicurezza e sviluppo economico per il Piemonte.
Ecco perché abbiamo chiesto la convocazione di questo Consiglio straordinario e presentato un documento che chiede al Presidente, al Consiglio e alla Giunta regionale di esprimere con chiarezza e senza alcun'ambiguità la propria posizione nei confronti di questo tipo di prospettiva, indipendentemente dal fatto che domenica e lunedì prossimo la comunità nazionale è invitata a partecipare ad un referendum che chiede di eliminare l'ipotesi di ripresa della costruzione di centrali nucleari nel nostro Paese.
Voglio evidenziare che non abbiamo fatto volutamente un grande sforzo di fantasia nella presentazione di questa mozione; essa è, nei suoi contenuti fondamentali, la stessa mozione che è stata approvata qualche settimana fa dalla Regione Veneto, con il voto favorevole del Partito Democratico e della Lega Nord.
Chiediamo che il Piemonte non diventi retroguardia di questa consapevolezza e non diventi neanche retroguardia di quest'atteggiamento ma affronti questa sfida in senso positivo, nell'esprimere con molta nettezza la propria contrarietà all'insediamento d'impianti nucleari nel nostro territorio, dando, nello stesso momento, forza, volontà, risorse ed attenzioni al tema dello sviluppo delle energie rinnovabili e della green economy, considerata nella doppia valenza di strumento capace di superare o di aiutarci a superare, la crisi energetica, ma anche la crisi economica della nostra regione.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie a lei, Consigliere Reschigna.
Prima di procedere, ricordo - come ho detto in apertura - che sono collegati quattro atti d'indirizzo.
Pertanto, prima di dare la parola alla Giunta e di procedere con il dibattito generale, la Presidenza deve chiedere ai proponenti - al primo firmatario - se intendono illustrare ogni singolo atto d'indirizzo, anche perché nel dibattito gli ordini del giorno sono stati accorpati, oppure se rinunciano e lo fanno in sede d'intervento in discussione generale.
Incominciamo dalla mozione n. 256, presentata dal Consigliere Reschigna.
Consigliere, intende anche illustrarla?



RESCHIGNA Aldo

La considero illustrata con l'intervento.



PRESIDENTE

La mozione n. 256, pertanto, è illustrata.
Abbiamo ora l'ordine del giorno n. 381, modificato, presentato dai Consiglieri Biolé e Bono.
Intende illustrarlo, Consigliere Biolé? Prego, ha la parola.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
Come Gruppo del Movimento 5 Stelle abbiamo chiesto un Consiglio straordinario su un argomento che definire attuale è forse sminuire l'importanza dello stesso.
Le premesse del nostro ordine del giorno sono varie e si possono riassumere nelle problematicità, sia attuali e contingenti, come quelle sviluppatesi in Estremo Oriente poco tempo fa, sia quelle ormai sedimentate negli studi più importanti e approfonditi su questo tipo di tecnologia.
Per di più, abbiamo un esempio molto importante: poche settimane fa un'altra regione italiana - la Sardegna - che ha sottoposto la localizzazione dei siti nucleari sul proprio territorio a consultazione popolare, ha ottenuto un risultato d'affluenza piuttosto importante.
Sappiamo che la nostra regione presenta problematicità legate alla filiera nucleare passata, interrottasi dopo il referendum di 24 anni fa date dalla localizzazione, che si definisce "provvisoria", ma in realtà dare questa definizione diventa un po' ambiguo, della maggior parte delle scorie di residuo della filiera stessa.
Più volte in Consiglio si è parlato dei rischi, rapportati soprattutto al territorio in cui queste sostanze sono stoccate; per esempio, del rischio che si è corso pochi anni fa per un'alluvione che avrebbe potuto comportare serie problematiche e un incidente davvero devastante per tutto il Piemonte.
In questo momento assistiamo a centellinati trasporti di parte di queste scorie solide stoccate a Saluggia, in Provincia di Vercelli, che avvengono in modo quasi occulto rispetto all'informazione agli amministratori e soprattutto alla popolazione interessata. È importante che il Consiglio regionale e la Giunta possano esprimere un parere negativo rispetto ad un nuovo investimento locale in questo tipo di filiera, perch è davanti agli occhi di tutti che nessuna delle problematiche e delle risultanze rispetto al passato investimento sul nucleare nella nostra Regione e in tutta la nazione italiana è stata risolta, perché nemmeno c'è stata la volontà di trovare un piano che potesse in qualche modo risolverla.
Questo non ci stupisce perché globalmente nessuna nazione, sia in Europa sia in altre parti del mondo - per esempio negli Stati Uniti - ha potuto risolvere la problematica legata al "post", al "dopo", allo smantellamento delle centrali, in quanto il periodo temporale che va ad interessare lo stoccaggio di questo tipo di rifiuti - perché non sono altro che rifiuti molto speciali - non permette di trovare alcun tipo di soluzione. Riteniamo importante che non ci si vada ad inserire in una nuova problematica, da cui probabilmente non ci sarà la possibilità di uscire senza rischi di tipo sanitario ed ambientale per quanto riguarda la popolazione piemontese.
La modifica che ho voluto portare all'ordine del giorno è semplicemente di tipo tecnico, in quanto sappiamo che il quesito referendario su cui gli italiani sono chiamati ad esprimersi il prossimo fine settimana è stato modificato, dopo che ci sono stati vari tentativi per indebolire una delle pochissime espressioni di democrazia diretta demandata a tutti i cittadini si tratta quindi solo di una questione tecnica.
L'impegno che inseriamo all'interno dell'ordine del giorno è di insistere e riportare presso il Governo centrale il parere negativo all'eventualità di un insediamento sul territorio della nostra regione e un sollecito, già più volte fatto anche in altre sedi e trattando altri argomenti sempre legati al settore dell'energia, ad elaborare in modo oculato, pianificato e programmato un piano energetico regionale che investa su programmi d'insediamento di impianti da fonti rinnovabili diffusi, cioè non basati su grandi centrali disperse sul territorio regionale ma su piccole centrali che possano utilizzare l'energia del vento (il micro-eolico), l'energia dell'acqua (il mini-idroelettrico), quella derivante dal fotovoltaico, possibilmente sul costruito, e la micro cogenerazione: quattro settori che sia in altre parti d'Italia, sia in Europa e in altre Nazioni, stanno diventando la soluzione per questa problematica della carenza d'energia.
Chiediamo appunto alla Giunta di esprimersi in queste due direzioni.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Come ho comunicato prima, l'ordine del giorno n. 369,"Rinuncia al nucleare attraverso una legge abrogativa" presentato dai Consiglieri Buquicchio e Ponso è stato ritirato e sostituito dal n. 397 "No al nucleare in Piemonte" sempre a firma dei colleghi Buquicchio e Ponso.
La parola al Consigliere Buquicchio per l'illustrazione.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Questo è un argomento estremamente complesso, per il quale occorrerebbero ore e ore di conferenze, di dibattiti e tavole rotonde per potersi in modo serio misurare e confrontare su una serie di problemi che riguardano la nostra vita e non solo la nostra, ma soprattutto quella dei nostri figli e dei nostri nipoti. Non posso fare a meno di ricordare che un anno fa il partito che rappresento ha raccolto le firme per un referendum su questo, così come per altri argomenti, in una situazione di grande scetticismo da parte di molti altri. Oggi siamo lieti e contenti di poter verificare una condivisione su questo punto, così come sugli altri temi proposti dai referendum.
difficile stabilire da dove partire, su un argomento così complesso e allora vorrei partire dall'isola da San Matteo negli Stati Uniti. Molti di voi sapranno che nel 1944 è stato fatto un esperimento: su quest'isola sono stati portati in numero limitato delle renne - se non ricordo male, 27 e si è fatto in modo che potessero prolificare e riprodursi nel modo più naturale possibile. Dopo neanche vent'anni gli animali avevano superato le previsioni delle 1.600 unità, superando addirittura le 3.200 - che è il doppio - e si avvicinavano al punto di non ritorno, cioè oltre i 6.000 esemplari. Neanche dopo due anni dal raggiungimento di questo top si è avuta un'estinzione quasi totale degli animali: ne erano sopravvissuti solo 42. Si era calcolato che quel territorio potesse bastare, in termini di risorse naturali, ad una popolazione di un paio di migliaia di esemplari al massimo. Il superamento del limite massimo previsto rappresenta quindi l'estinzione o il ridimensionamento della specie.
Cari signori, sono discorsi che voi tutti, noi tutti e forse anch'io fino a poco tempo fa ritenevamo lontani e che dovessero riguardare gli altri, pensando che quando si arriva sul ciglio del precipizio ci sia poi la mano divina che ci risolve ogni problema: così non è. Noi abbiamo imboccato una via di non ritorno: l'inseguimento - dopo 200 anni nell'ambito dell'era industriale - della crescita continua del PIL come unico riferimento, rappresenta elemento di suicidio collettivo.
Emerge la necessità di inventarsi qualcosa di diverso dalla continua ricerca di nuove fonti energetiche, come se l'energia dovesse essere infinita e come se la terra, lo stesso, potesse essere infinita. Così non è.
necessario assumere, ma assumere sin da subito, una filosofia completamente diversa.
Ecco che arriviamo al nucleare. Dopo una trentina di anni di esperienza fallimentare che, come tutti ricordate, risale al dopoguerra, quando l'America, all'inizio della Guerra fredda aveva bisogno di riscattarsi in termine di immagine di fronte al mondo intero per quello che era successo in Giappone - con le due bombe atomiche sganciate e con i danni di vita oltre che di territorio, immani - aveva bisogno di riscattarsi e di proporre, come un idilliaco futuro, come la panacea universale, un sistema di fonte energetica che avrebbe potuto dare ricchezza infinita a tutto il mondo.
Questo si è rivelato quanto mai infedele alle previsioni e ha avuto la possibilità, in quegli anni, di avere un incremento, sia pure di gran lunga inferiore a quello che le previsioni avevano paventato e i sostenitori auspicato, solo in funzione del finanziamento pubblico che gli Stati Uniti all'epoca ritenettero di dover dare. Il mercato privato non si avvicinò più di tanto a questa avventura perché, al di là della valutazione dei rischi che oggi noi tutti mettiamo sul piatto della bilancia per valutare pro e contro, i rischi non furono minimamente calcolati. Fu fatta, invece, una valutazione di carattere economico.
Dal punto di vista economico il nucleare rappresentava, e rappresenta oggi così come domani, niente di meno che un punto favorevole.
I danni. Sicuramente ai danni i sostenitori, devo dire pochi ancora, al di là delle lobby industriali ed imprese che devono produrre le attrezzature e le centrali, al di là di loro e al di là di qualche politico che magari si fa pagare la campagna elettorale da queste stesse lobby, sono in pochissimi a ritenere che il futuro sia ascrivibile all'ambito nucleare.
Quale è o deve essere la soluzione di fronte ad un inquinamento, ad un effetto serra e ad una saturazione della CO2, del biossido di carbonio oltre ogni livello di immaginazione? È sufficiente la fonte rinnovabile, la fonte pulita, oltre quella nucleare, cioè l'eolica, il fotovoltaico, le biomasse (personalmente sono contrario) e l'energia idroelettrica? Possono essere sufficienti a rispondere alla richiesta di energia totale, globale? Sicuramente no.
C'è qualcuno che, addirittura, pensa a captare la CO2 senza porsi neanche il problema dei costi per ridurre i problemi dell'effetto serra e del riscaldamento del pianeta.
C'è ancora qualcun altro che auspica, vista che le fonti di carbone sono quelle, ad oggi, ritenute le meno esauribili a breve, un implemento del carbone. Questo va assolutamente in contraddizione con il discorso del contenimento della CO2.
Cari signori, non ci resta, se vogliamo essere persone serie e affrontare il problema, che studiarlo. Mi sono preso la briga di leggere diversi testi di coloro che sono favorevoli e di coloro che sono contrari mi sono fatto una mia opinione e, probabilmente, da medico, mi è stato anche più facile (di solito faccio lo stesso anche quando affronto temi giuridici, senza essere un giurista). Quando si fa politica e la politica ha la presunzione di imporre con delle proprie scelte la vita degli esseri umani, bisogna approfondire i problemi e non parlare con superficialità e tanto meno, per interesse personale.



PRESIDENTE

L'ultimo atto di indirizzo, il n. 384, è a firma dei Consiglieri Cursio, Laus e Negro.
La parola al Consigliere Negro per l'illustrazione.



NEGRO Giovanni

Grazie, Presidente.
Il tema che stiamo discutendo si inserisce, forse non a caso, nel dibattito che si sta sviluppando nel Paese su uno degli argomenti sottoposti a referendum di domenica e lunedì prossimi.
Penso sia necessario un grande sforzo di onestà e verità. Su di un tema così importante non è sufficiente esprimere un "sì" o un "no". Dico questo perché il discorso del possibile utilizzo di energia nucleare si inserisce nel più vasto argomento della capacità che deve avere il nostro Paese di soddisfare il fabbisogno energetico totale.
Intendo anzitutto esprimere tutto il mio disappunto ed il mio sconcerto nei confronti di una classe dirigente nazionale, nessuno escluso, che da decenni non riesce ad esprimere una chiara e credibile proposta di sviluppo energetico. Non da ultimo, su pressione dell'Unione Europea, si è elaborato un piano di incentivi per le fonti alternative. Incentivi dal valore doppio rispetto agli altri Paesi europei con la conseguenza che non si è sviluppata una consapevolezza civica di partecipazione ad un diverso modo di produrre e di consumare energia, quanto piuttosto una rincorsa al business con centinaia di ettari sottratti all'agricoltura perché le grandi società retribuiscono a tale punto da rendere più produttivo cedere terreno fertile a loro piuttosto che coltivarlo. Ed il Ministero dell'Agricoltura che fa? Anzi, che cosa ci sta a fare? Sappiamo tutti che le fonti alternative rappresenterebbero solo una quota delle necessità. Fotovoltaico, eolico e geotermico non arrivano a soddisfare il fabbisogno del nostro Paese.
Avviandomi alla conclusione, elenco in sintesi tre punti sui quali dobbiamo riflettere. Come ho già detto prima, la quantità d'energia prodotta in Italia è scarsa e viene soddisfatta dall'acquisto all'estero di materiale fossile, creando una forte dipendenza nei confronti degli altri Paesi produttori d'energia e di materia prime.
Dopo il precedente referendum l'Italia ha cessato ogni ricerca sull'energia atomica, per cui l'eventuale scelta nucleare ci metterebbe ancora una volta, in mani straniere, le uniche, ad oggi, a poterci offrire la tecnologia adatta.
La scelta nucleare ha come problema irrisolto quello delle scorie radioattive, la cui vita è di circa 24.000 anni. Vale a dire che dovremo assumerci la responsabilità oltre ogni immaginazione generazionale.
Questi tre elementi, combinati e sommati, mi fanno ritenere questa scelta impercorribile. E non è una questione piemontese piuttosto che lombarda o pugliese: è un problema di serietà per l'oggi e di responsabilità per il domani.
In questi giorni si discute molto sulle scelte operate da alcuni Paesi che, nel volgere di pochi anni, spegneranno le centrali nucleari. Mi riferisco, ad esempio, alla nostra vicina Germania. Pochi dicono, però, che è stato avviato un programma per la costruzione di otto nuove centrali a carbone. Quasi nessuno cita l'incarico del Premio Nobel Carlo Rubbia italianissimo, ricevuto direttamente dal Cancelliere tedesco Merkel, per la ricerca sull'uso del torio a fini di produzione di energia nucleare.
Per chiudere questo mio intervento, desidero riprendere quanto detto in apertura. Sul tema energetico la discussione va posta in termini scientifici seri, di cui la politica si può fare da interprete. Ad oggi queste garanzie non le trovo e, pertanto, mi schiero apertamente per un "sì" al voto referendario. Di conseguenza, dichiaro l'adesione del nostro Gruppo alla proposta che è stata presentata dai colleghi.
Gentile Presidente, se mi consente ancora un post scriptum, volevo dire che la somma di risparmio e di dispersione energetica in Italia è calcolata nel 25% circa dei consumi.
Mi permetta ancora di leggere quanto ho trovato su La Stampa on-line poche righe: "Adottare complessivamente uno stile di vita rispettoso dell'ambiente e sostenere la ricerca e lo sfruttamento di energie appropriate che salvaguardino il patrimonio della creazione e siano senza pericoli per l'uomo: devono essere priorità politiche ed economiche". Lo ho la affermato Benedetto XVI nel discorso ai nuovi ambasciatori di Moldavia Guinea Equatoriale, Siria, Ghana e Nuova Zelanda, facendo riferimento alle "innumerevoli tragedie" che hanno toccato quest'anno "la natura, la tecnica e i popoli". "La vastità di tali catastrofi ci interroga", ha detto il Papa. "È l'uomo che viene prima, è bene ricordarlo. L'uomo a cui Dio ha affidato la buona gestione della natura, non può essere dominato dalla tecnica e diventarne soggetto", ha aggiunto. E "tale presa di coscienza deve portare gli Stati a riflettere insieme sul futuro a breve termine del pianeta, davanti alle loro responsabilità verso la nostra vita e le tecnologie". Secondo il Pontefice "diventa necessario rivedere totalmente il nostro approccio alla natura".
Il Papa ha auspicato "un cambio di mentalità" per "avviare rapidamente a un'arte di vivere insieme che rispetti le alleanze tra l'uomo e la natura, senza la quale la famiglia umana rischia di sparire". Inoltre "l'insieme dei Governanti deve impegnarsi a proteggere la natura, aiutarla e adempiere il suo ruolo essenziale per la sopravvivenza dell'umanità".
Mi fermerei qui, Presidente. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei, Consigliere Negro.
Dichiaro conclusa la fase di illustrazione degli atti di indirizzo collegati al dibattito.
Ha chiesto di intervenire, a nome della Giunta regionale, l'Assessore Giordano; ne ha facoltà.



GIORDANO Massimo, Assessore all'energia

Grazie, Presidente. Rivolgo un saluto anche ai colleghi.
Mi riserverò un brevissimo intervento, trattandosi di un tema di cui si discute da anni, in diverse direzione e con differenti argomentazioni. Mi limiterò, dunque, a fissare alcune brevi considerazioni.
Questo, di per sé, è un dibattito sempre molto ideologico; ma quando lo si affronta subito dopo che sono successi episodi tragici come quello del Giappone implementa la propria struttura ideologica nell'impostazione.
Sono convinto che se ci fosse meno ideologia e più approccio equilibrato, forse si potrebbe ragionare meglio: se i sostenitori del "sì" al nucleare riuscissero a comprendere che anche i sostenitori del "no" qualche ragione ce l'hanno, e, viceversa, se i sostenitori del "no" riuscissero ad accettare anche la validità delle argomentazioni degli altri, magari il dibattito sarebbe più serio, meno ideologico e, forse, di questo la gente - la nostra gente - ne avrebbe merito. Perché, poi, chi porta avanti tematiche come queste, cerca di convincere con il bombardamento di assunti che sono spacciati come "verità assolute". Forse la nostra gente meriterebbe un dibattito più equilibrato, con l'esposizione delle ragioni del "pro" e quelle del "contro", che entrambe le posizioni hanno, consentendo anche ai non addetti ai lavori e ai non esperti di poter formulare, in qualche modo, un giudizio più autonomo.
Detto questo, è evidente che quando si discute di energia si parla di tante cose: parliamo di bollette, di qualità della vita della gente, del portafoglio delle persone normali, di competitività delle aziende, di spese per le aziende, si parla di geopolitica. Insomma, ciascuno potrebbe tirar fuori uno di questi argomenti e parlarne per almeno 45 minuti, e vedere quali ipotesi si vogliono sviluppare. Ma direi che non è questo il momento.
Vedremo, poi, in sede di dibattito, che cosa accadrà.
Che cosa stiamo facendo? La nostra posizione, esternata dal nostro Governatore sia in campagna elettorale, sia dopo la vittoria - adesso non so se sono in grado di esprimere il suo pensiero in modo adeguato, ma ci proverò - era, per quanto ho capito io, non pregiudizialmente contraria al nucleare, richiamando quasi le ragioni che, poi, il Governo ha adottato per approvare la moratoria. "Noi - ha sostenuto - siamo uomini del fare attenti a portare alla nostra gente il più possibile positività. Sappiamo che il nucleare ha dei problemi, ma non ne siamo pregiudizialmente contrari, perché vogliamo capire e saperne di più. Magari le nuove tecnologie sono più rassicuranti in termini di sicurezza delle centrali o in termini di smaltimento delle scorie". Personalmente, la posizione del nostro Governatore l'avevo condivisa da subito, ma col cuore, non per spirito di corpo.
Il Governo decide, poi, di emanare la legge che approva la moratoria e noi, inevitabilmente se questa era la nostra premessa impostazione, siamo stati d'accordo con la posizione del Governo. Non è, quindi, un "essere d'accordo" perché lo dice il Governo e perché noi siamo "appiattiti" sulle posizioni dello stesso, ma per coerenza rispetto alle premesse: se abbiamo sostenuto quelle cose, di fronte ad un atteggiamento del Governo era naturale posizionarci in tal modo.
Il Governo regionale, sulle politiche energetiche, non è nelle condizioni di poter cambiare il modo, però la sua la può dire, delle politiche intelligenti le può costruire, in qualche modo può portare delle positività. Da settimane oramai, se non da mesi, ci siamo posti l'obiettivo di costruire un Piano Energetico Regionale (o, meglio, di aggiornarlo), un piano nuovo, che tenga conto delle tante novità occorse in questi anni, e che, ovviamente, avrà come capitolo fondamentale il sostegno alle fonti rinnovabili, nelle quali noi crediamo. Ma anche in questo senso, non essendo noi ideologizzati, ci crediamo, ma ci vogliamo capire sempre di più. Anche sul fotovoltaico avete visto le posizioni che abbiamo assunto: siamo a favore, ma non a tutti i costi, perché ci sono altre opzioni di pari importanza, o magari più valide. Vogliamo capire.
Vogliamo verificare per l'idroelettrico, per il fotovoltaico, per le biomasse. Siamo tendenzialmente a favore, ma nello spirito di chi non ha un approccio ideologico.
Abbiamo costituito, per produrre questo piano strategico sull'energia un gruppo di lavoro di esperti, anche perché vogliamo farci aiutare da chi ne sa di più; vogliamo non essere troppo condizionati, perché capite bene che quando si parla di questi temi ci sono fortissimi interessi che si muovono non sempre in modo negativo, non sempre allo scopo di raggiungere obiettivi negativi, ma con le proprie finalità.
Per riuscire a governare un percorso così complicato, così importante e così strategico per la nostra politica, abbiamo deciso di costituire questo gruppo, al cui interno ci sono persone di un certo livello (mi riservo, se lo vorrete e se sarete interessati, di farvi avere gli atti di approvazione della Commissione, che vi daranno notizia di come vogliamo lavorare), per non essere condizionati e per essere aiutati a fare un buon lavoro.
Abbiamo intenzioni serie; poi magari non riusciremo a produrre un prodotto di grande qualità, ma partiamo con una buona ambizione: fare qualcosa che possa aiutare a coordinare le politiche territoriali e le politiche dei portatori di interessi privati, mettendole in rete rispetto alle nostre politiche. Non dimentichiamo che su questo tema ci sono importanti finanziamenti europei. Uno degli assi fondamentali dei fondi strutturali è proprio sulle risorse destinate a questo settore.
Mi permetto di chiarire il fatto che il nostro gruppo di lavoro non è un "consulentificio". Mi pare che il capo della Commissione percepisca un piccolo gettone e tutti gli altri lavorino gratis, anche perché per queste persone era un onore dare un proprio contributo.
Ripeto: abbiamo intenzioni serie. Ci vorrà qualche mese perché le procedure, come ben comprendete e mi insegnate, sono complesse, ma tra gli obiettivi prioritari che ieri in Commissione mi sono permesso di indicare ai colleghi vi è il piano per i giovani, il piano per l'internalizzazione e il piano strategico sui confidi, che puntiamo, se ci riusciremo, a chiudere prima dell'estate. Da settembre puntiamo a concentrarci - intanto la Commissione continuerà a lavorare - sul piano energetico, con l'obiettivo di definirlo entro l'anno. Ovviamente il dibattito non sarà solo con i consulenti, ma sarà con tanti altri soggetti e, principalmente, con la Commissione competente che, spero, voglia darci qualche consiglio intelligente che, se sarà il caso, ci permetterà di correggere la rotta.
Grazie.
Mi riservo, Presidente, se il mio intervento non verrà considerato sufficientemente completo, di fare delle repliche, qualora i colleghi me lo chiedessero.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Giordano.
Dichiaro aperto il dibattito generale.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Laus; ne ha facoltà.



LAUS Mauro

Grazie, Presidente.
Il cuore del mio ragionamento e il cuore della mozione presentata dal Gruppo del Partito Democratico nasce dalla volontà del Governo di avviare iniziative finalizzate alla costruzione di centrali nucleari, stabilendo il necessario coinvolgimento delle Regioni interessate, con l'espressione di un parere obbligatorio, consultivo, ma non vincolante.
Colleghi, di teorie brillantemente argomentate, per chi è a favore del nucleare e per chi è contro il nucleare, ce ne sono a bizzeffe; e chi, come me, non ha un approccio ideologico, occupa questi pochi minuti per marcare delle posizioni politiche.
Non ho alcuna intenzione, quindi, di esporre la migliore argomentazione contro il nucleare, perché io sono contro il nucleare. Ho il dovere e la responsabilità politica di ricordare al Governatore Cota e alla sua maggioranza che, quando c'è una maggioranza, i processi politici si governano e non si subiscono, e quando i processi politici si governano devono essere, a mio avviso, tassativamente governati non a geografia variabile: nel Veneto sì; in un'altra Regione no; in un'altra ancora sì, e nel Governo nuovamente sì.
Se da un punto di vista formale esprimiamo un giudizio per la nostra Regione Piemonte, da un punto di vista politico chiediamo a questo Governo che è parte integrante del Governo centrale, di assumersi una responsabilità omogenea.
Negli ultimi mesi, colleghi - e mi rivolgo in modo particolare ai colleghi della Lega - credo voi stiate esagerando nel caratterizzarvi secondo un mio personale giudizio (opinabile, magari posso anche sbagliare) come partito di lotta e partito di governo.
Questo non va assolutamente bene.
Il mio intervento, quindi, è per chiedervi di tirare fuori dai vostri corpi la vostra anima: l'anima vera che non si vede più. Vi chiediamo di staccare possibilmente la spina dagli interruttori sbagliati. È un sussulto: sto scuotendo la vostra coscienza; sto scuotendo la vostra responsabilità che ultimamente latita! Ripeto, non si può essere di lotta e di Governo. Nessuno ha la verità in tasca; nessuno è detentore e domiciliatario del sapere umano, ci saranno sicuramente dei vantaggi per i pro e per i contro, ma questa mia argomentazione è a testimonianza di quanto diceva poco fa l'Assessore Giordano, per dimostrare che noi non abbiamo un approccio di natura ideologica, però, nel metodo dell'azione politica, questo comportamento agli occhi del nuovo Paese Piemonte e della nostra Italia, a mio avviso è insopportabile.
Votando no al referendum sul nucleare, non solo in Piemonte ma anche in Italia, potete riacquistare una vostra dignità non politica, perché ce l'avete (ci mancherebbe altro), ma di coerenza comportamentale. Voglio rimarcare che nel Veneto dite delle cose, in Piemonte ne dite altre e a Roma altre. Chissà che direte domani.
Il suggerimento è di votare "sì" a questa nostra mozione. Elaborate - è stato già iniziato, portateci a conoscenza dei vostri lavori - un piano regionale energetico alternativo.
Date forma e concretezza alle vostre iniziative con finanziamenti, per creare un fondo che possa alimentare lo studio e la realizzazione di energie alternative a quelle del nucleare.
Grazie, Presidente.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PLACIDO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Grazie, Presidente.
Io ero tra coloro che qualche anno fa ritenevano giusta e condividevano la scelta del nucleare. Non ho difficoltà a riconoscerlo e ho partecipato a discussioni nelle quali sostenevo con convinzione questa opzione di politica energetica. In questi anni ho cambiato opinione.
Ora, così come non considero ideologico l'atteggiamento di coloro che sono per il nucleare, vorrei che non venisse considerato ideologico l'atteggiamento di quelli che sono contro il nucleare. C'è naturalmente una discussione aperta.
Però quando sento dichiarare che non possiamo decidere sulla base dell'emozione, naturalmente in parte condivido questo ragionamento, ma la politica di governo, quando affronta questioni come queste, non deve prescindere dai fatti. Sarebbe singolare il contrario. Cioè sarebbe singolare se ad un certo punto, di fronte a tragedie che hanno segnato e rischiano di segnare per anni porzioni intere di territori e di Stati, la politica non facesse un ragionamento e non avviasse una riflessione per tirare delle conclusioni.
Ho molto riflettuto sulla vicenda di Chernobyl prima e anche di Fukushima, ma davvero è banale o può essere ridotta ad un fatto strumentale l'atteggiamento di chi, a partire da quella vicenda, fa una riflessione che lo porta oltre alla scelta del nucleare? Non lo credo.
Stiamo discutendo di un Paese che era il primo in fatto di tecnologie.
Era il Paese più tecnologico insieme agli Stati Uniti d'America: il Giappone. E quel Paese ha avuto difficoltà enormi e gigantesche ad affrontare quell'emergenza e le conseguenze saranno devastanti nel tempo.
Quella vicenda ci consegna una situazione drammatica dal punto di vista dell'omertà e delle complicità.
Di fronte a tragedie come queste è giusto interrogarsi? Fanno bene quei Paesi che dicono che è fondamentale aprire una riflessione e decidono, ad esempio come la Germania e la Svizzera, di presentare un piano che dismette nel corso degli anni le centrali nucleari? Naturalmente immaginando un'alternativa, perché di questo stiamo discutendo. Penso che quei Paesi facciano bene e che abbiano fatto bene a decidere in questo modo.
Trovo invece - lasciatemelo dire non per ragioni polemiche - singolare il comportamento del nostro Governo di fronte a quella vicenda.
Quando tutti noi eravamo ancora incollati ai televisori ed eravamo travolti da quelle notizie, un'ora dopo, Romani, il Ministro dell'Industria italiano, di un Paese che non ha fatto la scelta del nucleare - non c'era neanche da difenderla quindi, perché non l'aveva ancora fatta quella scelta, c'era solo un piano tutto da realizzare - l'unica cosa che ha saputo dire è la seguente: "Noi andiamo avanti per la nostra strada".
Ho trovato quella dichiarazione un capolavoro di insensibilità politica, di mancanza di cultura della realtà e di governo. Naturalmente poi Romani ha corretto il tiro, ma ha corretto il tiro non perché nel frattempo il Governo ha maturato una convinzione diversa - cosa rispettabilissima e legittima - ma ha maturato un orientamento diverso perché si avvicinava la prospettiva delle elezioni amministrative.
singolare quella confidenza, carpita da un giornalista, in quella chiacchierata tra la Prestigiacomo e Romani.
Mentre il mondo e gli Stati moderni discutevano come fare per superare il nucleare e se superarlo, questi due fenomeni discutevano che bisognava prendere una posizione strumentale per superare lo scoglio elettorale.
Questo è quanto si è detto in quella confidenza che è stata carpita. E naturalmente a partire da questo fatto è stata avviata una riflessione, con la quale il Governo ha presentato un emendamento, con il quale ha fatto finta di abbandonare il piano energetico.
Poiché incombeva il referendum, qual è stata la scelta? Presentare un emendamento, far credere agli italiani di abbandonare il piano energetico che prevede di realizzare le quattro centrali, delegittimare il referendum evitare una prova referendaria che potrebbe mettere una pietra tombale sulla scelta nucleare. Non lo dico io questo, ma lo dice la Cassazione perché se voi leggete le motivazioni della Cassazione, scoprite che la Cassazione dichiara che il referendum va fatto perché quell'emendamento rinviava ed ampliava, quindi non abrogava, la possibilità di fare ricorso al nucleare. Questi sono i fatti.
Ora, credo che il Governo naturalmente - su questo ha ragione l'Assessore Giordano - abbia il diritto di fare delle scelte. Ma fatela una scelta! Assessore Giordano, non devo dirlo a lei, perché è troppo accorto per non saperlo, ma vi rendete conto che è iniziato il balletto delle posizioni su questa questione? Che mentre il Ministro dell'Industria della Repubblica italiana dichiarava che voleva il nucleare, non c'è stato un solo Governatore del centrodestra che ha detto: "Io sono pronto a fare la mia parte". Ed è cominciato il balletto dello scarico della responsabilità.
Zaia: "Non faremo centrali nel Veneto"; siamo d'accordo, però dillo al tuo Ministro. Cota: "Noi siamo una Regione che ha il problema di Trino" perché uno dei siti individuati era quello. Non so cosa avrebbe fatto in quel caso il collega Pedrale. Dubito che il collega Pedrale avrebbe sostenuto la scelta di fare a Trino un'altra centrale nucleare. Immagino che il collega Pedrale si sarebbe messo di traverso, perché il suo territorio era ostile ad una scelta del genere.
Questi sono i fatti. Noi diciamo che il nucleare è pericoloso oggi, non ci sono alternative: è costoso, non è risolto il problema delle scorie l'uranio non è inesauribile e via dicendo.
Immaginiamo quindi che l'Italia debba utilizzare un'opportunità, perch sarebbe singolare che un Paese che non è entrato nel nucleare ci entrasse in questo momento, mentre altri Governi decidono un programma di disimpegno. E non regge l'argomento che tanto abbiamo le centrali sull'uscio di casa, perché non è una ragione per aggiungere pericolo a pericolo. E in ogni caso non è una ragione per non fare una scelta di politica energetica innovativa.
Noi siamo invece per investire e per considerare strategico l'investimento su acqua, vento, sole, efficienza energetica, risparmio energetico, cioè un'altra politica energetica, che non è soltanto lo strumento con il quale evitare una scelta ed un'opzione carica e gravida di rischi, ma è anche un modo per ripensare allo sviluppo economico del nostro Paese, perché questa cosa fa il paio con la discussione aperta sul modello di sviluppo e sulle politiche di sviluppo del nostro Paese.
Mi sarei augurato e mi auguro ancora che la maggioranza oggi, tanto più di fronte al fatto che vi è un'articolazione di posizioni sul piano politico nazionale, non si schieri contro la nostra mozione. Sarei invece interessato ad un voto unitario, che impegna questa Giunta regionale non soltanto ad opporsi al nucleare, ma a scommettere sulle economie e sulle fonti rinnovabili. Credo che sarebbe una scelta positiva.
Dico anche che, per fortuna, domenica e lunedì andremo a votare. E dico per fortuna, perché la schizofrenia con la quale è stata gestita questa politica e questa questione finora assegna un valore ancora maggiore alla scadenza referendaria di domenica e di lunedì.
Pensiamo che un'assunzione di responsabilità da parte del Consiglio regionale sarebbe in questo momento un fatto politicamente rilevante. Siamo anche dell'opinione che bisogna lavorare per una vittoria dei sì ai referendum, perché quella, di fronte a questa schizofrenia della politica energetica italiana, ci consentirebbe non solo di mettere una pietra tombale sulla scelta nucleare, ma di imporre al Governo e alle classi dirigenti di questo Paese (a tutti i livelli, compresi noi) di fronte alla necessità di affrontare per davvero la sfida delle fonti rinnovabili per costruire, in questo Paese, un'altra politica energetica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Buquicchio.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Non posso esimermi dal ringraziare i pochi colleghi...



PRESIDENTE

Mi perdoni, Consigliere Buquicchio, mi dispiace interromperla, ma i Consiglieri intervengono quando la Giunta è presente.
Approfitto di questa breve interruzione per chiedere se ci sono colleghi che intendono iscriversi per intervenire nel dibattito; in tal modo intendo evitare che altre richieste si aggiungano all'ultimo momento.
Hanno già chiesto di parlare i Consiglieri Angeleri, Ponso, Artesio Goffi, Stara, Botta Marco e Dell'Utri.
Questa interruzione è stata utile per fare il punto della situazione.
Grazie.
Prego, Consigliere Buquicchio.



BUQUICCHIO Andrea

Vorrei riprendere le argomentazioni che ho cercato di esplicitare nel mio precedente intervento, ma non posso fare a meno di riallacciarmi a quanto ha detto l'Assessore.
Assessore, a mio modesto avviso, non si tratta di un approccio ideologico; forse, il mio lo è ancor meno; semmai può esistere un minus da questa parte.
L'approccio ideologico mi sembra di constatarlo da parte della Giunta e, forse, anche dalla stragrande maggioranza dei Consiglieri della coalizione di maggioranza, a parte i presenti, che ringrazio.
Ritengo che in questo caso il Presidente Cota abbia fatto una fuga in avanti. Una fuga in avanti che, come la maggior parte delle fughe in avanti, lascia allo scoperto...
Buona sera, ragazzi. Stiamo parlando del nucleare.



PRESIDENTE

Collega Buquicchio, non si sostituisca alla Presidenza. La ringrazio.
sempre apprezzato.



BUQUICCHIO Andrea

Parliamo del loro futuro, Presidente, non certo del nostro. Noi sicuramente quei 150 anni di vita che ci restano li abbiamo coperti dai residui fossili, ma loro no.
L'approccio ideologico sta nel fatto che voi già sapete come votare gli ordini del giorno di quest'oggi! Voi già sapete che dovete perseverare sulla linea che avete intrapreso.
Voi già sapete che nonostante si sia trattato di una fuga in avanti da parte dell'esimio Presidente Cota, quella linea va sostenuta! Va sostenuta per la presunzione e l'orgoglio di non dover mai ammettere di aver sbagliato! Eppure, mi dispiace di dovervelo far notare, questa è una scelta in grande contraddizione con la filosofia federalista del vostro partito.
Poi, siete davvero isolati. Lasciamo stare i governi regionali di centrosinistra dell'Emilia Romagna e Toscana, che si sono espressi tutti in modo contrario, ma ci sono fior di amministratori della vostra parte politica - parlo del centrodestra in modo più allargato e comprensivo come, per esempio, Renata Polverini, che dichiara: "In tempi rapidissimi il Lazio diventerà energeticamente autosufficiente e in pochi anni andrà addirittura in surplus. Potremo esportare energia e venderla ad altre regioni".
Gianni Alemanno pensa che "Il Lazio possa fare a meno del nucleare mettendo in campo progetti per la produzione di energia alternativa".
Luca Zaia dichiara: "Da parte mia, per il referendum sull'acqua e sul nucleare arriveranno altrettanti sì".
Consideriamo anche il risultato del referendum in Sardegna: non è stato mai raggiunto un quorum del genere! Ha votato il 59,34% degli aventi diritto e tra questi il 97,64% ha detto no al nucleare.
Adesso il Presidente Cota si trova in grande difficoltà. Io, per voglio aiutarlo. Presidente Cota, assumiamoci tutti insieme la responsabilità di fare retromarcia.
Non vogliamo criminalizzare nessuno, perché ognuno è libero di scegliere determinate vie, però tutto è legittimo, anche sbagliare, se in buona fede. Tuttavia, non si può perseverare nell'errore, di fronte a tutta una serie di elementi documentati di inaccettabilità, di perseguire questo tipo di obiettivo, perché da un punto di vista economico, filosofico e politico è inaccettabile perseguire questa linea! Sinora abbiamo vissuto sotto l'influenza di un miraggio, noi abbiamo consumato il pianeta in cui viviamo! Non ci siamo resi conto dell'insostenibilità di quello che pretendevamo in termini di crescita.
Quindi, serve un'autoregolamentazione.
Il nucleare sarebbe l'ennesimo alibi per potersi chiudere gli occhi e procedere a grande velocità verso il precipizio. Il nucleare darebbe quelle illusioni.
Quindi, penso sia un errore concentrare gli elementi di negatività e di handicap verso il rischio, perché c'è chi, dall'altra parte, cercherà di essere convincente dicendo che le centrali di ultimissima generazione, con tutti i criteri di massima osservanza relativi alla sicurezza, possono ridurre il rischio al minimo. Ma non è questo che ci interessa.
A noi interessa il discorso che quella via intrapresa ci distolga dall'investire risorse e dal cambiare atteggiamento, in termini di stile di vita, da alternative serie e sostenibili. È un patto con il diavolo! Lo ricordate il patto con il diavolo? In cambio di una vita di ricchezza e di salute, però limitata negli anni, poi si affrontava inesorabilmente la morte.
E noi stiamo andando verso la morte del pianeta, se non ci rendiamo conto che le scelte fatte negli ultimi 200 anni...
vero che nell'era industriale abbiamo raggiunto enormi soddisfazioni in termini egoistici, sicuramente, devo dire, più a vantaggio di una parte del pianeta che dell'altra. Infatti, abbiamo sfruttato le risorse di popolazioni che abbiamo lasciato morire di fame per far crescere determinate parti del pianete; vedi, in particolare, il Vecchio Continente.
Ma è da lì che noi dovremmo partire nel ridimensionamento! È da qui dall'Europa, che deve partire e sta partendo! Stranamente in Italia la si pensa in modo diverso: il Presidente Cota, mi dispiace, è uno dei pochi che la pensa in modo diverso; mi spiegherà poi dove vorrà andare a posizionare questi siti e mi spiegherà poi come farà a convincere la popolazione, che ha già pagato tutto quello che avrebbe potuto pagare anche in termini di depositi di scorie nucleari. Come farà? Me lo spiegherà e siccome è una persona capace e intelligente non gli mancheranno sicuramente i mezzi per farlo, purché mantenga la buona fede nell'ambito del confronto.
Di fronte alla buona fede, Assessore, a me piace infatti confrontarmi: se lei è in grado di confutare le mie tesi, la ringrazio perché lei mi arricchisce; non se lei mi accusa di pregiudizio ideologico, quando sono io che vedo nell'atteggiamento del governo di questa Regione un pregiudizio ideologico, perché già l'assenza in quest'Aula sta a indicare che voi avete già deciso come bocciare le nostre mozioni. E questo è uno schiaffo alla civiltà, è uno schiaffo al Piemonte, è uno schiaffo al futuro. Grazie.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



PRESIDENTE

Grazie a lei, Consigliere Buquicchio.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della Scuola Elementare "San Bernardo" di Ivrea (TO)


PRESIDENTE

Saluto a nome dell'Assemblea i ragazzi e le ragazze della V A della Scuola Elementare "San Bernardo" di Ivrea e i loro insegnanti, che stanno seguendo i nostri lavori e ai quali do il benvenuto.


Argomento: Problemi energetici

"No al nucleare in Piemonte" richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio regionale presentata dai Consiglieri Reschigna, Motta Angela Muliere, Laus, Ronzani, Taricco, Dell'Utri, Manica, Buquicchio, Lepri Pentenero, Stara, Ponso e Boeti (Interrogazione n. 447, mozione n. 256 ordine del giorno n. 381, ordine del giorno n. 384 e ordine del giorno n. 397 assorbiti dal dibattito) (seguito)


PRESIDENTE

Proseguiamo il dibattito inerente a "No al nucleare in Piemonte!".
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Angeleri; ne ha facoltà.



ANGELERI Antonello

Grazie, Presidente.
Penso che questo sia un argomento molto delicato e che, quale argomento delicato, dovrebbe essere affrontato con serietà e quindi fuori da quelle classiche arringhe che inneggiano al popolo, ma invece con una valutazione attenta delle prospettive che noi abbiamo, rispetto alle scelte energetiche che questo Paese e questa nostra Regione devono fare.
un Paese curioso il nostro, perché parliamo di nucleare sempre quand'è avvenuto qualcosa il giorno prima, quindi evidentemente in un clima e in una situazione di non serenità. Ricordiamo la vicenda di Chernobyl e il referendum successivo sul nucleare; ricordiamo purtroppo la vicenda giapponese e ovviamente il voto sul nucleare di domenica; ricordiamo ogni tanto, in questi venticinque anni, qualche sparuto intervento di qualche parlamentare su queste cose.
Allora, penso innanzitutto che parlare in un momento come questo sia difficile: chi è quel pazzo che politicamente direbbe in questo momento: "Sì, noi siamo per il nucleare a tutti i costi?" Nessuno, questo è garantito. E comprendo anche i cambiamenti che ci sono stati. Noi qui infatti non diamo lezioni, ma - abbiate pazienza - non vogliamo neanche riceverne da nessuno. Allora, se si cambiano le convinzioni - anche sulla scorta di lezioni che magari riceviamo dalla vita, sulla scorta di insegnamenti e di indicazioni - richiamo una cosa che diceva prima l'Assessore Giordano, che condivido in pieno: da dove partiamo? Innanzitutto partiamo dal comprendere quali sono, rispetto ad un investimento, i ritorni che rispettino l'ambiente, che facciano sì che questo Paese e questa nostra regione in particolare, possano essere fonte di energia e, conseguentemente, essere un aiuto importante per l'economia di questo territorio.
Ho ascoltato tutti gli interventi, anche quelli di chi ha dichiarato con estrema franchezza in Aula di essere stato prima nuclearista, come il collega Ronzani. Tra l'altro, collega, eri in buona compagnia perché lo stesso tuo Segretario di partito Bersani è sempre stato un convinto nuclearista: basta vedere cosa ha sottoscritto nel 2007 con gli Stati Uniti in tema di nucleare, quando faceva il Ministro.
Al di là delle polemiche, di cui adesso mi interessa poco, vogliamo parlare per esempio della conduzione e della situazione di questa nostra regione - e di tutto questo nostro Paese - rispetto al problema di carattere energetico e rispetto all'indipendenza energetica? Quale "indipendenza" energetica? La "dipendenza" energetica: sappiamo tutti che noi in questo Paese, a seguito di una politica più volte osteggiata nel passato da una gran parte della sinistra, oggi rispetto al resto d'Europa noi paghiamo l'energia il 30% in più e che in Italia molte aziende non sono competitive e, non essendolo, perdono posti di lavoro.
Guardiamo anche le conseguenze di queste scelte, che nel nostro Paese ci hanno portato in una condizione di difficoltà economica importante rispetto alle altre nazioni d'Europa: vedi la Germania, la Francia, la Svizzera. Vi devo far vedere la cartina delle 195 centrali nucleari che ci sono in Europa? È qua la cartina: circondano tutto l'arco alpino. L'ho detto giusto per far capire, caro collega Ronzani, che non basta la scelta recente della Svizzera di dire no al nucleare: ci vuole probabilmente un ragionamento di tipo diverso a livello europeo.
Abbiamo visto per esempio cos'è successo nel 1986 - lo dico a te che sei "anziano" come me, non solo di quest'Aula ma anche in termini anagrafici - quando ci fu l'incidente di Chernobyl: ricordiamo tutti cos'è capitato nella Pianura Padana, dove nessuno mangiava la verdura, dove bisognava stare attenti a comprare il latte - si comprava quello a lunga conservazione - e tutte le conseguenze di questa vicenda. Penso allora che rispetto a questa situazione abbia ragione l'Assessore Giordano quando parla di un argomento fortemente ideologizzato che viene portato in quest'Aula; ma non ideologizzato perché coloro che sono sfavorevoli al nucleare appartengono per forza ad una certa area politica e chi è favorevole no: è ideologizzato perché qui si tratta di un referendum politico sul Governo, in questo momento. C'è un ragionamento che state politicamente facendo, che è completamente diverso e lo sappiamo molto bene: è inutile che ce lo nascondiamo tra di noi.
Questo è ideologizzare una partita che invece deve essere ragionata e su cui dobbiamo ricercare con certezza i dati delle prospettive che pu dare una scelta rispetto ad un'altra. Questo è fare un ragionamento serio in Aula: fare un ragionamento che ci dà i risultati di un intervento che prima annunciava l'Assessore Giordano affidando l'incarico ad un gruppo di esperti, in modo da dare una lettura la più asettica possibile rispetto ai risultati e agli investimenti da effettuare in questo settore: l'eolico, il fotovoltaico e altri ancora.
Sappiamo un'altra cosa e lo sappiamo tutti quanti ma, in questo momento, da una parte è utile non dirlo: tutte le energie alternative non sono sufficienti a coprire il fabbisogno di energia di questo Paese. Qual è l'alternativa? Le parole? Cerchiamo di essere seri e non di strumentalizzare a tutti i costi un voto quale quello di domenica che vede il nostro movimento lasciare completamente libero il cittadino di scegliere. Questo è anche il rispetto del referendum.
Questo non è un voto, questa è una scelta di grande correttezza nei confronti dei cittadini, di grande correttezza rispetto ad un tema delicato, in un momento altrettanto delicato, che vede, purtroppo, molti in particolare del centrosinistra, strumentalizzare politicamente rispetto alla situazione di questo Paese, un argomento che non ha bisogno di strumentalizzazioni.



(Commenti del Consigliere Ronzani)



PRESIDENTE

La prego, Consigliere Ronzani.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Segretario Ponso, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



PONSO Tullio

Grazie, Presidente.
Gli ordini del giorno in oggetto, su una materia così delicata arrivano a pochi giorni da un quesito referendario molto importante che stiamo prospettando ai nostri cittadini. Il Governo ha fatto di tutto per impedire che il quesito referendario sul nucleare potesse essere celebrato.
Un referendum che arriva a coronamento di lavoro di mesi e mesi di raccolta firme che il mio partito, tra i primi, ha voluto portare avanti per questa importante decisione a livello energetico e a livello ambientale nel nostro Paese.
All'Assessore Giordano volevo dire che non ritengo che sia uno scontro ideologico, almeno per quanto riguarda il nostro partito, e lo posso dire con certezza anche a tutti coloro che sostengono con forza la negatività di percorrere la strada del nucleare.
Il nostro è un Paese strano. Già alcuni decenni fa, lo sanno tutti i colleghi Consiglieri, con una consultazione referendaria il popolo italiano si pronunciò in maniera negativa nei confronti dell'avventura, chiamiamola così, difficile, complessa e pericolosa come quella del nucleare. Ma siamo in Italia e mentre da altre parti la sovranità popolare sarebbe stata rispettata, ecco che dobbiamo nuovamente perdere tempo, denaro e rischiare l'invalidamento. Abbiamo rischiato l'invalidamento di questa consultazione referendaria, per tornare a chiedere agli italiani che cosa vogliono quando si erano già espressi chiaramente alcuni decenni fa.
La constatazione che non si tratta di un dibattito ideologico sta nei fatti. Il Consigliere Angeleri ha messo in evidenza che solo pochi Stati in Europa non vogliono il nucleare. Mi sembra invece che, proprio nel nostro ordine del giorno, il mio Capogruppo - che credo sia autorevole e preparato - abbia messo in evidenza che: Austria e Polonia non hanno avviato le loro centrali; Danimarca, Grecia, Norvegia e Irlanda hanno rinunciato alla costruzione; Germania, Belgio, Olanda, Scozia, Spagna e Svezia hanno deciso di frenare, addirittura non costruire più centrali nucleari. Qui c'è tutta l'Europa, Consiglieri! Un punto è questo: cosa stanno facendo gli altri? L'ultimo è l'esempio della Germania, uno dei Paesi più industrializzati del contesto europeo.
Molti Stati stanno ottenendo egregi successi nel fotovoltaico, nell'energia eolica, nell'idroelettrico: strada che dovremmo sicuramente percorrere. Non saranno le uniche fonti per garantire l'approvvigionamento energetico, ma comunque quella del nucleare è persa. Ricordo ancora una volta che il territorio italiano non può fornire l'uranio, ma l'uranio arriva dal Sudafrica e dal Congo e il suo prezzo, recentemente, ha subito fortissimi aumenti. L'uranio non sarà perenne.
Il Consigliere Angeleri ha fatto presente che siamo accerchiati, che siamo minacciati dalle centrali nucleari (il Consigliere non ha parlato di minaccia), ma tutte queste centrali nucleari e l'uranio per farle funzionare servirebbe, statisticamente, dal punto di vista scientifico, per quaranta/cinquant'anni e poi saremo daccapo. E noi cosa faremo? Magari fra dieci anni riusciranno a partire centrali di quarta generazione, come sostiene il Governo, centrali obsolete e avremmo, a breve, la mancanza di carburante, cioè l'uranio stesso.
Veniamo all'ipotesi del Piemonte in cui chiediamo fortemente che ci sia una presa di posizione della Giunta a che non sia un territorio nuclearizzato, proprio per la sua forte antropizzazione, cioè la presenza di insediamenti abitativi diffusi che non permetterebbero, comunque, per motivi minimi di sicurezza, accettare una centrale nucleare nel nostro territorio.
Questa è la nostra presa di posizione concreta, non certo ideologica fatta di fatti in cui crediamo e in cui siamo sicuri che, dal punto di vista del verdetto popolare, potremmo avere un'ulteriore soddisfazione dopo la consultazione referendaria che si avvierà il fine settimana e che darà un messaggio forte e univoco a quello che il Governo dovrebbe evitare.
L'invito è di perseguire strade alternative che sono il futuro, sia dal punto di vista della sicurezza, che dal punto di vista dell'economia.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Artesio; ne ha facoltà.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
Domenica e lunedì prossimo con lo svolgimento dei referendum avremo, io credo, non solo una partecipazione convinta che permetterà di raggiungere il quorum, ma anche un'adesione alle proposte referendarie di abrogazione quindi un convinto sì ai quesiti referendari, in particolare al quesito relativo al nucleare.
Credo che questo passaggio, che è un passaggio di democrazia diretta permetterà di rendere giustizia a molte sovrastrutture culturali che abbiamo visto esercitarsi durante la discussione di raccolta delle firme durante la campagna referendaria e anche oggi in quest'Aula.
Una sovrastruttura culturale secondo la quale le persone non sono in grado di determinare la propria opinione e di ragionare su questioni strutturali e complesse, se non sull'onda dell'emozione. Un popolo, quindi che si muove sostanzialmente secondo i sentimenti. I sentimenti sono parte importante nella costruzione delle percezioni e nella costruzione delle convinzioni; è molto agitato il tema di sentimenti su altre politiche, come quelle relative alla sicurezza urbana.
A questi nostri cittadini non si riconosce la capacità di discernere bensì solo quella di agire in base alle emozioni.
Una sovrastruttura culturale secondo la quale la cittadinanza, oltre a non agire se non in base alle emozioni, andrebbe protetta da una classe politica, quella sì, che non si muove secondo le emozioni, ma secondo il discernimento e fa del proprio meglio per la nostra gente, come abbiamo sentito riecheggiare in quest'Aula.
Vorrei sottolineare che la gente non è vostra, non è nostra, ma la gente si autodetermina e aspetta, da chi ha deciso la rappresenti nei livelli istituzionali, valutazioni e assunzioni di responsabilità.
In ultimo, credo che la partecipazione ai requisiti referendari renderà giustizia di questa corsa ad ostacoli fatta di presunte revoche, fatta della necessità di ricorrere alla Corte Costituzionale che ha costellato la libera espressione della volontà popolare. Quindi - dicevo - noi, in realtà, siamo alla vigilia di un'espressione di democrazia diretta.
Tuttavia, bene hanno fatto i colleghi Consiglieri che, attraverso la presentazione di mozioni e di ordini del giorno, hanno richiamato anche quest'Aula all'espressione di una responsabilità. Bene hanno fatto, perch quest'Aula, che vuole almeno nella parte del proprio Esecutivo ammantarsi di un'autorevolezza di capacità, competenze e discernimento, per di più correlata e corredata da equipe, gruppi tecnici e consulenze volontarie non ha saputo costruire una posizione nel dibattito lineare. Perché - lo voglio ricordare - abbiamo assistito al "sì", al "ni", al "forse", in quest'Aula e nelle dichiarazioni dei nostri rappresentanti istituzionali.
Primo atto dell'Amministrazione Cota: la revoca del ricorso avanzato dalla precedente Giunta.
Secondo atto: il ricorso sì, è stato fatto, ma perché sappiamo che intanto in Piemonte non ci saranno siti disponibili.
Terzo atto: in ogni caso, il Governo terrà conto dell'espressione e dell'opinione delle Regioni.
Quarto atto (quello sì, dopo il disastro): forse, questo sì per paura di non saper più parlare alle emozioni della gente, così come è stata ricordato anche nell'intervento dell'Assessore, e per rincorrere il rischio di una sonora smentita rispetto a questo atteggiamento ondivago; smentita registrabile attraverso il risultato del 12 e del 13 giugno.
Sono grata a chi, sia pure in "zona Cesarini", a due giorni dall'espressione referendaria, ha chiesto a quest'Aula un pronunciamento responsabile. E dico la mia: è una mia di contrarietà alla decisione possibile in un momento futuro di eventuale ritorno al nucleare; dico la mia, che è di "voto sì" al referendum contro il nucleare.
ovvio che in questa situazione, sia pure in misura marginale per il forte oscuramento in cui i quesiti referendari si sono trovati a mobilitarsi - oscuramento mediatico ma non sociale - si sono confrontate delle tesi.
La prima tesi: dicono che l'elettricità nucleare sarebbe molto più economica di quella prodotta con fonti fossili. Ma non dicono che in altri Paesi senza il nucleare, come l'Austria, con poco nucleare come la Germania (22% dell'elettricità) o, viceversa, con molto nucleare come la Francia (77%), l'elettricità costa circa la stessa cifra. Dunque, il costo o la tariffa non è determinata sul contributo nucleare.
Dicono che l'energia nucleare ridurrebbe la dipendenza energetica dall'estero. Ma non dicono che i reattori previsti sostituirebbero solo il 2% dei combustibili fossili importati in Italia.
Dicono che l'energia nucleare diminuirebbe le emissioni di CO2 aiutando così l'ambiente. Ma non dicono che ingenti quantità di acqua sarebbero inquinate nell'estrazione dell'uranio e, così, sottratte a scopi utili come l'agricoltura.
Dicono che le centrali nucleari sono sicure. Ma non dicono che in Germania i bambini che vivono in un raggio di cinque chilometri intorno alle centrali nucleari si ammalano di leucemia due volte di più rispetto agli altri bambini.
Dicono che si conosce e si controlla il ciclo del combustibile nucleare. Ma non dicono nemmeno cosa si debba fare delle scorie, perché non si sa. E quando hanno provato a stoccarle in depositi profondi, ad esempio in Germania, ci si è ricreduti in pochi anni e si è dovuto ricorrere allo svuotamento del deposito.
Dicono che a 100 chilometri dai nostri confini, con la Slovenia, con la Francia e con la Svizzera, ci sono centrali nucleari. Ma non dicono che la concentrazione radioattiva delle nubi diminuisce con il cubo delle distanze, e che la stessa Francia oggi ricomincia a parlare di referendum antinucleare e che l'Agenzia francese per la Sicurezza Nucleare potrebbe decidere di fermare la costruzione dei nuovi prototipi.
Quindi, come si vede, gli elementi per determinare una riflessione confortata di dati tecnici, c'erano, ci sono e ci saranno ben oltre l'emozione che oggi si vuole attribuire al recente disastro accaduto in Giappone, e ben oltre le consulenze cui qui, oggi, si vuole fare ricorso.
Credo, quindi, che se la nostra Regione avesse voluto coscientemente e seriamente assumere le proprie responsabilità di rappresentanza, quelle appunto della "nostra gente" prima richiamata, avrebbe potuto semplicemente proseguire in una linea politica che l'Amministrazione precedente aveva già individuato, di indisponibilità alla pratica e al riscorso al nucleare, non solo come indisponibilità territoriale ad ospitare, bensì come indisponibilità culturale, ambientale e politica rispetto a questo ricorso energetico. Concludendo con il fatto che forse sarebbe meglio mettere allo studio le consulenze e i gruppi tecnici per ragionare sui potenziamenti rispetto al settore delle energie rinnovabili, che viene sempre svilito sottolineando sempre l'impossibilità che vi si ricorra in forma sostitutiva, ma pronti come siamo a guardare all'Europa e alla Francia quando chiamiamo in campo le centrali nucleari, meno pronti siamo a ricordare che in Germania circa 300.000 persone lavorano stabilmente nel settore delle energie rinnovabili.
Per le ragioni che ho cercato di elencare, ringraziando i colleghi che hanno operato in questa direzione, voterò favorevolmente agli ordini del giorno e alle mozioni presentate dai Gruppi consiliari che li hanno illustrati.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Goffi; ne ha facoltà.



GOFFI Alberto

Grazie, Presidente.
Tutti gli interventi che si sono susseguiti fino ad ora hanno avuto la medesima premessa: che questa non diventi una discussione ideologica.
Francamente, noi abbiamo un problema di "dipendenza energetica", che oggi arriva all'86%, colmata - ma questo è un problema che riguarda più i colleghi del centrodestra - oggi dalla Russia di Putin e dai Paesi islamici, sulla quale, peraltro, nessuno dice (tantomeno il Governo) con quali strumenti e con quale piano energetico si pensa di farvi fronte.
Anzi, da più parti - in questo le responsabilità sono assolutamente trasversali - si acquista giornalmente l'energia nucleare all'estero e poi ovviamente, dell'energia nucleare è dice tutto il male possibile.
I temi veri oggi trovano poca cittadinanza in questo Consiglio regionale. E vi dirò il perché.
Trovo questa discussione abbastanza inutile; la capirei se fosse avvenuta in un Consiglio regionale francese, tedesco o svizzero, Paesi che da trent'anni hanno fatto una scelta coerente, ovviamente per loro, sulla dipendenza energetica: hanno detto sì al nucleare, sì alle costruzioni delle centrali nucleari, ed oggi vivono grazie alle centrali nucleari.
giusto, quindi, che dopo gli avvenimenti in Giappone e dopo la difficoltà economica di sostenere i costi delle centrali nucleari, la Francia, la Germania e la Svizzera si siano poste alcune perplessità sul continuare o meno l'investimento nel nucleare.
Forse a buona parte dei colleghi del Consiglio regionale è sfuggito il fatto che l'Italia è fuori dall'energia nucleare da trent'anni, quindi stiamo discutendo di nulla. Poiché la vera motivazione per cui il nucleare in Italia non avrà futuro è dovuto al fatto che non ci sono le risorse economiche (e la moratoria del Governo rende praticamente impossibile, per i prossimi anni, reperirle), stiamo cercando di ideologizzare molto questa discussione, distinguendo tra chi è favorevole e chi non è favorevole al nucleare quando, di fatto, il nucleare è già morto.
Il nucleare è morto in partenza! Su questo dissento dal collega Ronzani che ritiene che la Corte Costituzionale, in realtà, abbia fatto questo passaggio lasciando qualche spazio. È vero, il Presidente Berlusconi, come al solito, lascia degli spazi, ma in realtà si deve confrontare con una condizione oggettiva, che è la mancanza di risorse.
In Italia, le risorse per il nucleare non ci sono: non c'erano cinque anni fa, non ci sono adesso, tanto più se si farà una moratoria. Dovremmo discutere di questi investimenti fra qualche anno. Non ci saranno proprio quindi in realtà stiamo facendo una discussione sul nulla. Sul nulla! Quello che è ancora più grave è che sul nulla il Presidente Cota prenda anche delle posizioni. Dovrebbe saperlo meglio di me che si sta discutendo sul nulla, però prende delle posizioni perché oggi, lo sport preferito della Regione Piemonte e del suo Presidente, è di essere ben voluto dal Premier e dal Vicepremier Bossi.
Altra ragione per affrontare questa discussione e per affrontare un tema come quello del nucleare non c'è. Non c'è nei fatti e quindi, dato che non voglio essere corresponsabile di una discussione inutile, che sarebbe stata ben vista in una conferenza ma non in un Consiglio regionale, che fino a prova contraria deve adottare dei provvedimenti legislativi e votare delle leggi, mentre qui non si assume un provvedimento, non si vota una legge, tanto più parliamo di un provvedimento già morto dal punto di vista governativo, non parteciperò al voto.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MOLINARI



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Pedrale; ne ha facoltà.



PEDRALE Luca

Grazie, Presidente.
Anche oggi, come già altre volte, abbiamo assistito a dibattiti a volte stucchevoli, a volte abbastanza seri, a volte del tutto strumentali.
Questa è una richiesta di Consiglio regionale fatta alla vigila di un referendum, sperando di creare qualche problema all'interno della maggioranza di centrodestra che governa la Regione Piemonte. Forse è stato fatto anche in altre Regioni; probabilmente è una strategia che la sinistra fa a livello nazionale, per cui non ci sorprendono certi toni e certi accenti utilizzati da alcuni esponenti dell'opposizione.
Cercherò di dimenticare e accantonare gli aspetti strumentali del dibattito, aspetti emersi negli interventi precedenti, per cercare di fare una riflessione molto semplice e di buon senso (questo grande buon senso spesso evocato qui in Aula e in tutta Italia, credo invece sia emerso).
Credo che la strada migliore nel campo energetico sia stata, fosse e potrebbe essere un giusto equilibrio fra energia fossile, energia rinnovabile e nucleare. Così ci sembrava fosse la strada più corretta da seguire: lo avevano fatto le Nazioni più evolute dell'Europa (vedi la Germania e i paesi scandinavi).
Indubbiamente, l'evento giapponese ha rimodificato un quadro che, al di là dell'aspetto emotivo, ha fatto riflettere Paesi come la Germania, dove si è decisa la disattivazione di numerose centrali nucleari.
Parallelamente, il Governo italiano ha fatto bene a provvedere ad una moratoria del piano nucleare nazionale, proprio per avere il tempo giusto al di là del momento emotivo dovuto alla comprensibile ansia e paura che l'evento di Fukushima ha determinato nelle scorse settimane, per fare una riflessione più generale su tutta questa tematica così importante per il nostro Paese.
Probabilmente fra qualche mese raggiungeremo conclusioni in un senso o nell'altro: potranno avere ragione alcuni colleghi che già hanno annunciato la fine completa del nucleare. Questo non sono in grado di dirlo, ma nessuno è in grado di dirlo se è motivato da un minimo di buon senso.
Quello che è certo è che il nostro Paese ha un grave deficit energetico una delle due o tre palle al piede più pesanti che abbiamo e che ha sempre limitato la crescita e lo sviluppo economico del nostro Paese. A volte ci domandiamo perché la crescita del PIL dell'Italia è minore di altri Paesi uno dei motivi principali è il deficit energetico, cosa che altre Nazioni viene facile fare l'esempio della Francia - non hanno. Il costo dell'energia elettrica per l'industria è mediamente del 20-30% superiore in Italia rispetto ad altri Paesi europei.
Con buon senso, essendo realisti e governando un popolo che ha mente e corpo, è giusto rispettare l'emotività, l'ansia e la paura dei cittadini ma nello stesso tempo è giusto guardare in prospettiva, chiedendoci cosa fare del piano energetico nazionale e come impostare lo sviluppo energetico del nostro Paese. Probabilmente bisognerà puntare di più sulle energie rinnovabili, ma qui occorre uscire da alcuni luoghi comuni o dal pensare che con l'energia rinnovabile si riesca a colmare tutto il fabbisogno energetico del nostro Paese nel breve periodo.
Ovviamente credere a tutto ciò sarebbe una sciocchezza o un'illusione.
Certo, dobbiamo insistere su queste fonti energetiche rinnovabili, ma dobbiamo anche essere consapevoli che queste non risolveranno tutti i nostri problemi.
Bisognerebbe cercare, anche nel nostro piccolo a livello regionale, di non fasciarci eccessivamente la testa e di cercare di non abbandonare la ricerca su tutti i fronti, quello rinnovabile e quello nucleare.
Ricordo a quei colleghi presenti nella legislatura 2000-2005, che proprio qui in Piemonte ci fu tentativo bipartisan di portare avanti un progetto alternativo al nucleare tradizionale, basato sulla fissione nucleare. Mi riferisco a quello generalmente chiamato "nucleare sicuro" o "nucleare pulito", basato sulla fusione nucleare, che, secondo gli esperti nell'ipotesi di un incidente provocherebbe un'emissione di radiazioni pari a quella di un impianto radiologico di un ospedale, quindi con effetti quasi nulli.
Ricordo il progetto Ignitor del professor Coppi. Qui fu presentato un disegno di legge firmato dal sottoscritto e dal collega Saitta, che divent successivamente Presidente della Provincia di Torino, proprio nella direzione di cercare una via d'uscita sul nucleare, puntando sul cosiddetto "nucleare sicuro".
Invito la Giunta, ma anche tutto il Consiglio regionale, a riprendere quel progetto: fu presentato un disegno di legge, la Regione Piemonte avrebbe stanziato dei soldi, su questo progetto c'erano risorse nazionali all'interno del bilancio dell'ENEA e credo che quelle risorse ci siano ancora.
Il Piemonte potrebbe proporre di riaprire la ricerca sulla fusione nucleare e magari potremmo dare un contributo, non ideologico, ma senza pregiudizi, per individuare quelle strade che possano favorire la copertura del fabbisogno energetico del nostro Paese, su percorsi più sicuri di quelli che attualmente il nucleare, nonostante tutto, può garantire.
All'epoca, proprio i pregiudizi e alcune chiusure mentali ideologiche che ho sentito esprimere anche oggi, impedirono di portare avanti il progetto; fu anche individuata l'area in cui poteva essere fatta la ricerca, non la produzione di energia nucleare verso la fusione, ma semplicemente la ricerca, ma anche solo quell'ipotesi fu cassata - mi spiace dirlo - dalle forze di sinistra che allora erano presenti in Consiglio regionale, soprattutto quelle provenienti dal Comune di Trino Vercellese, dove questa ricerca doveva essere realizzata.
Mi spiace che, come sempre, quando si parla di quest'argomento emergano, più che le riflessioni e il buonsenso, le chiusure ideologiche o le strumentalizzazioni dovute al particolare momento politico.
Per questo motivo, esprimeremo il nostro voto contrario agli ordini del giorno presentati, ma speriamo che in futuro, conclusosi il momento elettorale referendario e l'emotività presente in queste settimane, si possa aprire un dibattito serio, pacato e costruttivo sul piano energetico regionale, che veda una riflessione sulle fonti energetiche rinnovabili, ma anche su altri tipi di fonti di approvvigionamento energetico, che potrebbe portare, ad esempio, alla riapertura della riflessione sulla fusione nucleare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Botta Marco.



BOTTA Marco

Grazie, Presidente.
Il dibattito odierno non può che risentire del momento in cui si svolge ed è un peccato, perché probabilmente un ragionamento fatto in un momento diverso avrebbe potuto portare conclusioni differenti, in particolare da parte di chi ha a cuore il governo di questa Regione, ma anche il governo generale della nostra comunità.
Questo dibattito non è tanto un dibattito su "nucleare sì, nucleare no"; è un dibattito che ci deve portare ad affrontare il problema dell'approvvigionamento energetico del nostro Paese.
Non si può non prendere le mosse dal fatto che l'Italia ha una fortissima dipendenza dalle fonti energetiche d'importazione: oltre l'86 dell'energia consumata in Italia è importata dall'estero. Questo è un fatto, non è una valutazione del centrodestra né del centrosinistra.
Di quella percentuale, una grandissima parte è data dall'importazione di carburanti fossili o energia nucleare.
Vi è, inoltre, un limitato utilizzo delle fonti energetiche cosiddette "rinnovabili", che rappresentano circa il 16% dell'energia consumata in Italia; di questo 16%, il 12% è costituito dall'energia idroelettrica.
facile definire le energie rinnovabili come le energie che risolvono tutti i problemi, ma quando, poi, si cerca di capire come fare a svilupparle, si scopre che, per esempio riguardo all'energia idroelettrica i problemi sono ugualmente gravosi. Infatti, quando si parla di salti d'acqua, di dighe o di impianti che permettano di incrementare fortemente questo tipo di energia, ci sono le levate di scudi.
Il 12,5% dell'energia è fornito dall'energia idroelettrica, l'1,5-2 dalla geotermica, il 2% dalle biomasse e l'1% circa dall'energia eolica.
Anche per queste forme d'energia le polemiche ormai si sprecano: tutti prima sostenevano che l'energia eolica fosse eccezionale, mentre adesso ci sono enormi problemi derivanti dall'impatto ambientale. E allora, non facciamo più l'eolico, perché le pale deturpano il paesaggio! Anche riguardo all'energia solare non procediamo, perché giustamente il solare frena l'utilizzo dei terreni e dei territori, deturpando il paesaggio.
Occorre trovare, però, una soluzione e non continuare a pensare di utilizzare l'energia derivante dai fossili, quindi il petrolio, perché il Golfo del Messico è lontano e le catastrofi petrolifere riguardano minimamente l'Italia! Occorre assumersi coscientemente e doverosamente un impegno anche rispetto alle altre forme d'energia, che creano anch'esse dei problemi.
Non dimentichiamo che abbiamo una previsione di aumento d'uso dell'energia di circa il 2% medio annuo, fino al 2040, quindi l'energia che oggi utilizziamo aumenterà del 30-40% nei prossimi vent'anni: o diciamo ai cittadini e alle imprese di non utilizzare più energia, oppure bisognerà fare uno sforzo per trovare nuove forme d'energia.
Il nostro Paese - lo abbiamo detto - è uscito dal nucleare nel 1987, ma è anche il Paese che utilizza in maniera più massiccia l'energia elettronucleare. Circa il 20% del fabbisogno di energia elettrica è fornito dalle centrali nucleari della Francia, Svizzera e Slovenia.
Questo è un fatto; è una realtà di cui dobbiamo tenere conto! Il costo dell'abbandono del nucleare nel 1987 è stato stimato all'incirca in 100 miliardi di euro, per il nostro Paese. Inoltre, nella bolletta elettrica paghiamo una tassa sullo smantellamento degli impianti nucleari italiani esistenti, di circa 165 milioni di euro l'anno.
giusto, dunque, parlare di una nuova strategia energetica nazionale che punti decisamente alla diversificazione delle fonti di energia, alle aree geografiche di approvvigionamento, al potenziamento delle infrastrutture energetiche, allo sviluppo delle fonti rinnovabili, con i problemi cui accennavo, alla promozione del risparmio dell'efficienza energetica, ma non possiamo non pensare ad un rilancio della ricerca sul nucleare e sui suoi sviluppi futuri, anche perché i costi delle nuove energie sono veramente molto elevati.
Pensate che per produrre con gli impianti fotovoltaici l'1 dell'energia elettrica di cui l'Italia ha bisogno, bisognerebbe installare tre GW di moduli solari fotovoltaici, con un costo di circa 20 miliardi di euro: quanto è sufficiente per installare tre o quattro impianti nucleari.
Il solare termodinamico è sicuramente un'energia alternativa interessante; peccato che le dimensioni per ottenere 1.000 MW d'energia termodinamica solare sono di circa 32 km quadrati. Equivale a coprire di pannelli solari un Comune con circa 20 mila abitanti, per ottenere questa quantità di energia con costi non inferiori ai cinque miliardi di euro.
Noi - è stato già detto - avevamo un'industria nucleare molto avanzata prima dell'abbandono del nucleare da parte italiana, ma dobbiamo dire che le nostre aziende fortunatamente non sono rimaste con le mani in mano.
Esistono ancora aziende italiane attive nel campo del nucleare, come l'Ansaldo Nucleare, la Mangiarotti Nuclear, che stanno sviluppando impianti nucleari nelle regioni che ancora oggi investono nel nucleare.
Certo, negli ultimi tempi, in particolare dopo la tragedia giapponese molti Paesi hanno fatto delle serie riflessioni sul nucleare dettate più da motivazioni politiche che non da motivazioni energetiche, perché non possiamo non dire che la posizione tedesca sia dovuta ad una riflessione sui pericoli del nucleare. Quello sta alla base, ma la motivazione vera è una motivazione politica.
Non è che la Merkel ha annunciato l'abbandono del nucleare immediatamente dopo il Giappone; ha annunciato l'abbandono del nucleare dopo aver perso pesantemente le elezioni nei territori laddove si è votato e dove c'è stato aumento spropositato di voto alla coalizione verde.
Quindi, non disegniamo sempre l'Italia e gli italiani come una banda di opportunisti che assumono delle posizioni perché sono spinti dagli eventi.
I politici, anche quelli maggiormente rappresentativi, e forse la Merkel lo è, molto spesso si comportano anche sospinti da questa emozione popolare.
Noi non possiamo non tener conto del costo della nostra bolletta energetica che grava sulle famiglie e sulle imprese.
Possiamo permetterci una bolletta energetica di circa 60 miliardi di euro all'anno, quattro punti di PIL superiore alla media europea? Possiamo pensare di dipendere quasi totalmente da altri Paesi per il nostro sviluppo energetico? La geopolitica ha ancora un senso anche in campo energetico? chiaro che per noi diversificare è un fatto indispensabile, ma in questa diversificazione dobbiamo tenere presente che abbiamo bisogno comunque di sviluppo, abbiamo comunque bisogno di poter dare soluzioni ai nostri imprenditori per rimanere e continuare ad essere competitivi.
Chi si pone contro ad una rimodulazione delle fonti energetiche per permettere un maggiore sviluppo della nostra imprenditoria, in realtà si pone contro lo stato sociale, perché senza sviluppo economico, senza sviluppo delle attività imprenditoriali non riusciremo più a sostenere lo stato sociale con le caratteristiche che oggi abbiamo.
Il referendum ci dirà cosa ne pensano gli italiani, ma dopo l'ondata di emozione che sicuramente contribuirà agli esiti di questo referendum, noi dovremmo ritornare a sederci e a ragionare sia come Regione Piemonte, ma soprattutto come Governo nazionale per dare una risposta chiara ai nostri fabbisogni energetici, perché questa è la grande sfida che questo Paese deve assumersi per i prossimi anni, per le sue famiglie e per le sue imprese.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Dell'Utri; ne ha facoltà.



DELL'UTRI Michele

Grazie, Presidente.
La politica è obbligata a valutare in base ai fatti. Il primo fatto è che i giapponesi, che sono la massima espressione di competenza mondiale sul nucleare, non sono in stati in grado di tutelare la propria salute quindi la conseguenza prima ed immediata è che il nucleare è pericoloso costoso ed inquinante.
La politica tuttavia non può non considerare anche l'aspetto economico la crescita del Paese e dei Paesi e, di conseguenza, quello che è il fenomeno, il faro con cui i vari Paesi confrontano la propria forza e il proprio PIL.
Qui apro delle virgolette, perché non sono parole mie. "Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia o dei loro momenti di svago. Il PIL non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari. Il PIL non comprende l'intelligenza del nostro dibattere o l'onestà dei nostri pubblici dipendenti. Il PIL non tiene conto né della giustizia dei nostri tribunali né dell'equità nei rapporti fra di noi. Il PIL non misura n l'arguzia né il coraggio né la nostra saggezza né la nostra conoscenza n la nostra compassione né la devozione al nostro Paese. Il PIL misura tutto in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta.
Il PIL può dirci tutto sull'America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani".
Robert Kennedy dopo questo discorso, a breve, morì e il PIL a cinquant'anni di distanza continua ad essere il parametro il moloc di riferimento per le economie mondiali. Però tanto è vero che il PIL è il riferimento di valutazione dei Paesi per se stessi, tant'è vero che vi è stato Chernobyl e Fukushima.
Quindi, i Moderati non potranno che votare a favore delle mozioni presentate oggi.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Segretario Novero, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



NOVERO Gianfranco

Grazie, Presidente.
Ci tenevo ad intervenire per fare alcune brevi considerazioni.
inutile che faccia dei discorsi amplissimi, perché tutti noi ci siamo documentati. Io più mi documento, più nascono delle incertezze. Secondo me su questo tema la verità non ce l'ha nessuno. Però la verità va cercata.
Stamattina sono stato colpito da una notizia giornalistica. Il professor Romano Prodi dice che lui al primo referendum ha votato a favore perché sostanzialmente è a favore, ma siccome non abbiamo più fatto ricerca colpa del Governo di centrodestra - mancando la ricerca in Italia, noi saremmo dipendenti dall'estero per la tecnologia. Quindi, lui voterà contro il nucleare, perché non vuole che noi dipendiamo dalla tecnologia estera.
Ma io dico una cosa: oggi noi dipendiamo dal petrolio estero dipendiamo dall'energia nucleare estera. Argomenti così mi fanno cadere le braccia. Ci sono altri argomenti per dire "no" al nucleare, però ci sono anche altri argomenti per dire "no" al consumo energetico.
Sono perfettamente d'accordo e l'intervento che ho più apprezzato dal punto di vista del contenuto è stato quello del collega Buquicchio, le cui idee mi pare siano molto simili a quelle dei colleghi del Movimento 5 Stelle.
Nel 1999 in Provincia di Torino ho protestato, perché d'estate avevo dovuto mettermi la giacca invernale in aula, perché faceva freddo, mentre in inverno faceva caldo e mi dovevo mettere la giacca estiva.
Poi sono arrivato in Regione. Oggi avevo un po' freddo, perché c'era l'aria condizionata, mentre l'altra settimana avevo caldo, ma ero terrorizzato perché ho pensato che quando fuori farà più caldo, avrò più freddo qui dentro.
Non lo fa solo l'Aula del Consiglio regionale, perché la nostra società ormai abitua i bambini a vivere nell'aria condizionata d'estate. Ormai consumiamo più energia d'estate per raffreddarci che d'inverno per scaldarci.
Io sono all'antica. Accendo ancora la stufa quando ho freddo. Però, è da tre settimane che la stufa a legna non l'accendo più, se non per scaldare l'acqua.
Tremo un po' al mattino e un po' alla sera, ma ho di nuovo messo più coperte nel mio letto. Ma non ho mai pensato veramente di "condizionare" l'intera casa.
Sarò antidiluviano, sarò contro il progresso e contro tutto.
Inorridisco quando sento che il PIL deve salire. Capisco che deve salire se no non abbiamo più lavoro. È da una vita, è da quando sono nato che il PIL sale. Da quanti secoli è che sale? Ma quanto può salire? Poniamoci questi problemi.
Per me questo referendum non è la soluzione, ma la soluzione è un'altra. Probabilmente, non è nemmeno quella degli Amish, che a me piacciono molto. Ma ho appreso che la cacca dei cavalli che usano loro produce CO2.
Ho cinque pecore e un cane. Continuo a tenere questi animali che continuano a inquinare il pianeta. Allora, attenzione, a me è stato detto che non devo più usare la legna per scaldarmi, perché produco CO2. Poi, ho scoperto che l'albero che cade, se non viene bruciato nella stufa comunque, nel decadimento, consuma ossigeno. Allora, abbattiamo le foreste? Aiuto! C'è l'erba! Che cosa facciamo? Dibattiamo, esaminiamo, ma prima di tutto adeguiamo i nostri comportamenti. Bisogna far sì che la nostra società tenda al risparmio energetico.
Oggi non si sa più cosa fare per produrre energia elettrica. Dalle mie parti tutte le fabbriche, fino a quando avevo dieci anni, funzionavano con la corrente dell'acqua. Ma, anche lì, il mio Comune, che voleva costruire due centrali idroelettriche, è stato bloccato, perché si diceva che avrebbero rovinato non so cosa.
Sono d'accordo che sia tutto un problema, ma non sono d'accordo a votare sì al referendum di domenica prossima, perché il sì dice: "Quella roba lì non la voglio e il resto va bene". Non va bene niente nella politica energetica dell'uomo moderno.
Vediamo se possiamo fare qualcosa. Quasi sempre, finora, come tutti gli italiani, ho dato ragione al Presidente Napolitano, ma questa volta gli do torto, perché il Presidente Napolitano non può dirmi che devo andare a ritirare le schede.
Domenica devo esprimere il mio voto. Sono obbligato. Una delle modalità di voto è non ritirare le schede. Allora, non camuffiamo. Quando certi referendum erano antipatici anche alla "morale corrente" (per non usare altri termini), mi hanno spiegato che anche se non fossi andato a ritirare la scheda, avrei votavo ugualmente, perché è una modalità di voto.
Allora io domenica non ci sarò. Io andrò a votare stando a casa mia.
Non so nemmeno che cosa dice esattamente il mio partito, scusatemi perché su un argomento del genere, con tutto rispetto, spero che i colleghi non si arrabbino. Su questo argomento ho deciso per conto mio. La decisione è stata sofferta, ma io domenica non andrò a votare per una mia scelta.
Se penso che l'Ordine dei Medici, Consigliere Buquicchio, obbliga i suoi iscritti ad ritirare la scheda, mi vergogno. Perché non è possibile che l'Ordine dei Medici dica ai propri iscritti che, deontologicamente parlando, sono obbligati ad andare a ritirare la scheda. Non funziona perché il non ritirare la scheda è una forma di voto.
Non dico che sia quella giusta. Ma è una forma legittima, che io userò.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Cercherò di essere breve, anche perché all'inizio non volevo intervenire, ma ho sentito tali e tante cose, qualcuna anche un po' campata in aria, forse, che mi sono un po' sentito in dovere di intervenire.
Come spesso succede, da un anno a questa parte, non ho ritenuto molto soddisfacente l'intervento dell'Assessore competente. Inoltre, ho sentito altri interventi, che io considero di partito, da parte di Consiglieri che hanno rappresentato la posizione del loro partito, che considero un po' assurde.
Ne cito una, quella del collega Angeleri, che se non sbaglio ha detto che è contrario al nucleare, o meglio: "Adesso chi potrebbe essere favorevole, però non andrò a votare perché sono referendum contro il Governo".
Sono sicuro che il Consigliere Angeleri sa benissimo che tendenzialmente, c'è un solo modo in cui si esercita l'iniziativa popolare dei referendum, ovverosia dei referendum che intendono abrogare delle leggi. Le leggi, Consigliere Angeleri, sono fatte dai governi tendenzialmente - non sono fatte dalle patate o dalle barbabietole. Quindi tendenzialmente, l'iniziativa popolare si fa contro delle leggi che sono state fatte dai governi.
ovvio che - ancora sempre tendenzialmente - si fanno contro delle leggi recenti e non si fanno magari contro leggi fatte da due o tre governi precedenti. Perché se una legge non piace alla popolazione tendenzialmente, la popolazione si organizza per raccogliere le 500 mila firme che la nostra Costituzione richiede per indire un referendum abrogativo.
Quindi, immaginiamo che non si tratta di referendum contro l'esecutivo di un Paese, ma contro delle scelte prese dal Governo (o da tutto il Parlamento all'unanimità, non interessa), con un esercizio di democrazia consentitoci dalla nostra Costituzione.
Quando sento il collega Novero dire che non andrà a votare, esercitando così il suo diritto di voto stando a casa, gli rispondo che non è vero.
Consigliere Novero, questo è un grave vulnus della democrazia. È vero che è presente nella nostra Costituzione, almeno nei Regolamenti attuativi, per consideri che il non voto, in questo caso, pesa di più di un voto. Perch il quorum c'è ai referendum, ma non c'è alle elezioni. Come mai questo? Ce lo siamo mai chiesto? Quindi, se lei sta a casa farà sì che magari non si raggiunga il quorum, che è molto alto (50%) e quindi in questo caso si contravviene alla possibilità dell'impegno civile, perché comunque il voto è un diritto/dovere.
Invece, sarei molto più contento... Non dico dare indicazioni perch sono pienamente d'accordo con la collega Artesio, il voto non è di proprietà dei partititi o dei movimenti, ma è di proprietà dei cittadini però la esorto, collega Novero, a compiere il suo dovere civico e ad andare a votare.
Il fatto che in un Consiglio regionale si affermi "non vado a votare" è sicuramente un dato che non mi fa contento. Per fortuna non siamo arrivati a dire "andate al mare" com'è stato fatto negli anni precedenti da alcuni esponenti politici, però volevo farla riflettere sul significato in sé. Il quorum, di per sé, è una grave distorsione all'utilizzo di questo strumento di esercizio di democrazia e di potere popolare. Il quorum non c'è nelle elezioni politiche e non c'è, neanche per i referendum, in altri Paesi. Se facciamo un'analisi, il quorum c'è solo in pochissimi Stati europei: non c'è per esempio in Francia, in Spagna, in Gran Bretagna, in Irlanda, in Svezia, in Finlandia, in molti Länder tedeschi. Buona parte dell'Europa quindi, non ha il quorum ai referendum.
Questo dunque è sicuramente un problema grave, soprattutto per le motivazioni che ho detto prima per le quali si può dichiarare di andare o meno a votare. È infatti possibile il boicottaggio da parte dei partiti che sono contrari oppure che pensano, con un'opera di dietrologia, che si tratti di referendum contro il Governo, mentre in realtà - ripeto - sono l'espressione di un esercizio di democrazia popolare.
Per quanto riguarda invece il Partito Democratico, ho sentito la posizione del Consigliere Ronzani che almeno ha avuto il coraggio di dire di aver cambiato idea. Spero però che questo non sia avvenuto solo per l'incidente di Fukushima, perché altrimenti avalleremmo le tesi - che sinceramente respingo - sull'emotività del cittadino medio. Tra l'altro, un Consigliere dell'esperienza del collega Ronzani non dovrebbe essere emotivo, ma avere una sua posizione chiara, assolutamente non ideologica e non - come abbiamo detto prima con il collega Biolé - "banderuolica" (utilizzo un neologismo, me lo permetta anche chi prende nota) e cambiare idea a seconda delle catastrofi o di come batte il vento del consenso politico.
Noi abbiamo infatti la responsabilità, come rappresentanti, di avere delle posizioni chiare supportate da dati scientifici: se si è favorevoli al nucleare bisogna sapere dimostrare il perché, cosa che sinceramente oggi non ho sentito molto; parimenti, se si è contrari bisogna dimostrare il motivo. Non siamo, infatti, qui a menare il can per l'aia ma a cercare di dare un indirizzo che possa aumentare il benessere della collettività, la sicurezza, la salute e la prosperità degli italiani e, nel nostro caso, dei piemontesi.
Per quanto riguarda i calcoli che sono stati fatti, ci sarebbe molto da dire e molto da correggere. Innanzitutto mi preme soltanto sottolineare una cosa: in Italia, dai dati che sono diffusi, noi abbiamo già una quantità di potenza nominale installata, in termini di centrali esistenti, superiore al picco di richiesta di energia elettrica, che avviene - come ha detto giustamente il Consigliere Novero - d'estate, proprio perché usiamo i condizionatori. Il picco è stato però di 55 gigawatt e noi abbiamo installazioni già per 100/102 gigawatt. Ci chiediamo dunque perché dobbiamo andare a costruire altre centrali; ma non solo nucleari, anche di altro tipo.
Ovviamente, poi, il nucleare ha una sua filiera che - rispondo al collega Botta - non è solo nella costruzione dell'impianto ma anche nel reperimento della risorsa fissile, quindi l'uranio, e anche nello smantellamento della centrale che costituisce costi enormi. Il nucleare infatti costa moltissimo nella gestione delle scorie e nello smantellamento degli impianti. Lo sappiamo tutti perché sborsiamo sulle bollette dell'energia elettrica la quota A2 che serve a pagare lo smantellamento delle centrali.
Esiste poi il fatto di dover trovare questo fantomatico deposito nazionale in cui metterci le scorie, fatto tecnico su cui hanno fallito i tedeschi e su cui stanno fallendo gli americani; quindi non gli ultimi degli ultimi, come qualcuno magari potrebbe dire tragicomicamente degli italiani. I tedeschi non hanno identificato un posto sicuro - e neanche gli americani nello Yucca Mountain - perché non esiste un posto che sia sicuro per ere geologiche, dal momento che i rifiuti restano radioattivi per ere geologiche.
L'essere umano deve quindi iniziare a pensare a cicli: non pu continuare a pensare - in questo caso do ragione al Consigliere Novero - di poter rivolgersi a tecnologie che lasciano degli scarti. La natura infatti ragiona a cicli e noi invece ragioniamo facendo i disastri e mettendo sotto il tappeto quel che rimane, cosa che non ha molto senso. Una tecnologia che lascia dei rifiuti che non si possono trattare e che non si sa come gestire è una follia tecnica e quindi in teoria la politica non dovrebbe rivolgervisi, al di là dell'emotività legata a Fukushima o meno. Questi sono dati concreti.
Poi possiamo parlare delle energie rinnovabili. Il conto che è stato fatto dal Consigliere Botta - di circa 7.000 euro a kilowatt - è francamente già un po' sovrastimato per la situazione attuale ma dobbiamo pensare che, se andassimo a installare potenze dell'ordine di più gigawatt ovviamente la spesa del singolo kilowatt scenderebbe moltissimo probabilmente intorno ai 1.000 euro. Ovviamente un pannello fotovoltaico poi resta lì: non ha dei costi di manutenzione, non ha dei grossi costi si smaltimento e non comporta problematiche ambientali. Bisogna quindi saper andare ad analizzare tutti i dati relativi alle energie rinnovabili.
ovvio che ogni produzione di energia ha le sue complicazioni: per esempio il letame dovrebbe avere in teoria anche una funzione, se lo sapessimo usare, oppure potrebbe produrre biogas nei biodigestori; e sappiamo tutti che la legna inquina tanto quanto il carbone e che sicuramente è più pulito il gas naturale. Dobbiamo però produrre energia.
Le pale eoliche magari sono brutte ma le stiamo mettendo: mettiamole magari più piccole e meno deturpanti, nella logica, di cui diceva prima il mio collega Biolé, di una produzione di energia distribuita - di piccola taglia e distribuita - in modo che si possa esercitare la democrazia anche nella produzione e nel consumo di energia.
Infatti, finché saremo in mano a grossi gruppi industriali - che siano i francesi, come vuole il Governo di centrodestra, o gli americani, come voleva Bersani giustamente citato (abbiamo saputo da WikiLeaks che nel 2007, quand'era al governo il centrosinistra, ha firmato un accordo sull'energia nucleare) - si tratterà sempre di tecnologie molto grosse difficilmente gestibili, centralizzate e che negano la democrazia e rendono ovviamente il cittadino dipendente dai costi delle materie prime e quindi assolutamente non libero. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei.
Dichiaro chiusa la fase di discussione generale.
Ha chiesto di poter replicare il Consigliere Buquicchio; ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Cercherò di essere breve, anche senza dire tutto quello che avrei voluto, perché ritengo di aver detto abbastanza nel precedente intervento.
Adesso vorrei solamente spiegare in particolare agli amici e colleghi della Lega Nord perché, pur avendo firmato quello di altri colleghi, ho presentato quest'ordine del giorno, che sostituiva in ogni caso un altro documento presentato diverso tempo fa; però è uguale, colleghi della Lega identico: ho solo cambiato "Veneto" con "Piemonte" e ho tolto, se avete notato, la parola "biomasse", ma su questo siete abbastanza in linea anche voi, quindi vi sono andato anche incontro.
Mi rendo conto che la Regione Veneto è la Regione Veneto e la Regione Piemonte è la Regione Piemonte e che il Governatore del Veneto è persona diversa da quello del Piemonte. Mi rendo conto che, purtroppo, il Presidente Cota ha fatto una fuga in avanti che mi auguro, per onestà intellettuale, prima o poi riconosca: non chiedo che dica di aver sbagliato, ma magari che dica di voler rivedere la sua posizione; non potrà fare diversamente, dopo l'esito del referendum di domenica e lunedì.
Noi però non dobbiamo parlare di referendum e di tutti gli elementi ad esso legati. Consentitemi una considerazione: viviamo in un Paese l'Italia, che non è in grado di costruire una soletta ad un aula scolastica degna di nota, con tutti gli elementi di sicurezza; e per questa scarsa attenzione nei confronti della sicurezza noi in Italia facciamo morire anche dei bambini. Possiamo noi oggi ritenerci maturi e in grado di costruire tutto quanto è necessario intorno ad una centrale nucleare, anche di ultima generazione, per poter parlare di sicurezza? Io penso proprio di no e basterebbe solo questo, che peraltro riveste l'aspetto del rischio che ho detto di non voler toccare, perché ho toccato quello economico. È un abbaglio! Cari colleghi, che dite che noi continuiamo ad approvvigionarci dagli Stati limitrofi: approfonditelo quest'argomento! Costa meno comprarle là perché loro comunque devono vendere quell'energia, avendo fatto un investimento scellerato, e non saprebbero dove metterla se non la vendessero a noi! Se oggi investissimo miliardi e miliardi per le centrali nucleari, il costo delle bollette non diminuirebbe ugualmente (basta un po' di buonsenso per capirlo!). E allora, perché rifiutarsi di votare un ordine del giorno come questo? Sono tantissimi gli elementi che giocano a favore di una scelta del genere, pertanto ho presentato questo documento - non sto a illustrarlo perché lo dovreste conoscere benissimo - che è identico agli altri, tranne la parola "biomasse", che ho ritenuto di togliere per un convincimento personale e per una grande perplessità nei confronti di quell'argomento.
Se non sarà votato, emergerà che la Lega Nord in Piemonte ragiona in un modo e nel Veneto in un altro.
A questo punto mi appello anche ai colleghi del PdL, chiedendo: "Cosa pensate di un atteggiamento del genere?".
Lasciate stare il discorso antigovernativo e, per un momento, pensate ad un interesse globale! Lasciate stare gli interessi del Governo e gli interessi berlusconiani! Siete capaci, per un attimo, di estraniarvi da quel discorso? Noi non lo stiamo facendo, io non lo sto facendo: è una questione di filosofia di vita, di stile di vita e ritengo vada cambiato, altrimenti andremo inevitabilmente verso il suicidio globale.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Buquicchio.
Ha chiesto di replicare anche il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Utilizzerò pochissimo tempo.
Il dibattito odierno ha intrecciato una mozione, presentata dal mio Gruppo in tempi non prossimi alla consultazione referendaria, che affronta il tema dell'indisponibilità del Piemonte ad ospitare centrali nucleari.
Tale mozione si è intrecciata indubitabilmente - era inevitabile - con la prossima consultazione referendaria.
Ho ascoltato il dibattito che si è sviluppato; ho ascoltato anche le opinioni dei colleghi della maggioranza e mi permetto di evidenziare un tema che per noi è centrale, dopo la discussione odierna.
Oggi, ma non è per noi una novità, abbiamo avuto la conferma che il livello di autonomia politica della Regione Piemonte è molto basso. Molte Regioni d'Italia governate da coalizioni di centrodestra hanno assunto posizioni molto chiare, su questa materia, perché l'autonomismo regionale richiede anche una capacità, da parte di chi governa, di saper interpretare i bisogni, le possibilità, le opportunità, oserei dire le sensibilità che si respirano all'interno della propria comunità.
Votare contro la nostra mozione non vuol dire votare contro, o non partecipare, oppure partecipare alla consultazione referendaria. Votare contro la nostra mozione significa non esprimere un'autonomia politica e programmatica, rispetto alle questioni e agli atteggiamenti riguardanti il Piemonte.
Questa non è una novità: un governo regionale con un'impronta e una direzione politica espressa dalla Lega Nord dovrebbe avere la capacità, non dico di sganciarsi da logiche di politica nazionale, ma di non essere succube e supino a tali logiche. Lo stanno dimostrando altri Presidenti di Regioni amministrate dal centrodestra. In Piemonte non lo si vuole dimostrare e votare contro la nostra mozione ha un significato politico molto preciso: non significa entrare nel merito della prossima consultazione referendaria, ma significa che questo Governo regionale e questa maggioranza in Regione non sono di per sé contrari al fatto che in Piemonte sorgano delle centrali nucleari.
Alla comunità piemontese la valutazione di tutto ciò.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a lei, Consigliere Reschigna.
Non essendoci ulteriori richieste d'intervento, dichiaro chiusa la fase delle repliche.
Il parere della Giunta regionale è contrario su tutti gli atti di indirizzo.
Indìco la votazione palese sulla mozione n. 256, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte Premesso che con la legge 23 luglio 2009 n. 99 e il relativo Decreto attuativo recante 'Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese nonché in materia di energia', il Parlamento ha approvato la volontà del Governo di avviare iniziative finalizzate al ritorno alla produzione di energia nucleare in Italia, con la costruzione di ben 10 centrali nucleari sul territorio nazionale lo scorso 2 febbraio la Corte Costituzionale, con sentenza n. 33/2011, ha dichiarato illegittimo l'articolo 4 del Decreto Delegato (D.lgs 15 febbraio 2010, n. 31) in materia di localizzazione nucleare, stabilendo il necessario coinvolgimento delle Regioni interessate dai siti atomici, le quali dovranno, inoltre, esprimere un parere preventivo, obbligatorio anche se non vincolante, rispetto alle scelte del Governo Rilevato che Austria e Polonia non hanno avviato le loro centrali già costruite Danimarca, Grecia, Norvegia e Irlanda hanno rinunciato alla costruzione Germania, Belgio, Olanda, Scozia, Spagna e Svezia hanno deciso di frenare o addirittura non costruire più centrali nucleari nel loro territorio puntando sulle energie rinnovabili così come tanti altri Stati stanno investendo grandi risorse sull'energia solare termica e fotovoltaica sull'energia eolica, sulle biomasse e l'idroelettrico, nonché sulla promozione del risparmio energetico di edifici e impianti con il nucleare non ci si libera dalla dipendenza energetica dall'estero.
Il nostro Paese è infatti sprovvisto di riserve d'uranio nel proprio sottosuolo e questo risulta l'unico combustibile utilizzabile per gli impianti nucleari, anzi il 90% dello stesso è prodotto in solo una decina di Stati nel mondo, tra i quali il Congo e il Sudafrica. Il costo dell'uranio ha inoltre subito recentemente fortissimi aumenti passando dai 7 dollari a libbra del 2001 ai 137 del 2008 le riserve di uranio - calcolate dall'Unione Europa - sono tali da permettere l'alimentazione dell'attuale parco mondiale consistente in 443 centrali funzionanti per circa cinquanta/sessanta anni, produzione che soddisfa solo il 5,8% del fabbisogno energetico dell'intero pianeta l'ipotesi di costruire una centrale nucleare in Piemonte non pu prescindere dall'analisi di alcune notevoli criticità. In primo luogo, il rischio sismico. In secondo luogo, la forte antropizzazione del territorio ovvero la presenza di insediamenti abitativi diffusi, che rendono impossibile collocare un impianto nucleare rispettando la distanza dai centri abitati solitamente indicata per garantire i livelli minimi di sicurezza. In terzo luogo, la presenza di una centrale nucleare potrebbe avere conseguenze negative sull'economia - anche turistica - del Piemonte Considerato che la ricerca nel settore nucleare sia per scopi energetici sia per usi diversi, anche medico-strumentali è certamente da favorire e promuovere la risoluzione sul clima approvata il 25 novembre 2009 dal Parlamento europeo a maggioranza riafferma il problema sicurezza ed esprime che '...
pur sottolineando che una transizione internazionale verso un'economia a basse emissioni di carbonio porterà il nucleare ad essere elemento importante del mix energetico nel medio termine, pure precisa che la questione di sicurezza del ciclo va affrontata in modo adeguato e a livello internazionale...' la strategia decisa in sede europea propugna di realizzare entro il 2020 almeno il 20% di riduzione di gas serra, in particolare la CO2 attraverso la produzione di almeno il 20% di energia da fonti rinnovabili e il miglioramento del 20% dell'efficienza energetica di edifici e macchinari obiettivi questi assai più impegnativi e rilevanti del programma nucleare del Governo su questa strada può decollare - in particolare in Piemonte - una nuova epoca di green economy capace di promuovere ricerca, imprenditoria innovativa e nuove prospettive di lavoro anche per maestranze diversamente qualificate, ovvero una nuova, ecologica e diffusa spinta industriale il mercato sta premiando l'innovazione, l'efficienza e il ricorso alle fonti rinnovabili e la spinta della green economy può produrre in Italia fino a un milione di posti di lavoro Ritenuto che riguardo alla ripresa della produzione di energia nucleare in Italia ci si debba attenere alla volontà popolare espressa nelle forme previste dalla Costituzione Auspica la più ampia partecipazione alla prossima consultazione referendaria Impegna la Giunta regionale ad esprimere fin da ora parere negativo all'eventualità di un insediamento in regione Piemonte di centrali nucleari, invitando il Governo della Repubblica a rispettare i pareri espressi dalle Regioni a elaborare un Piano energetico regionale contenente forti programmi d'investimento per lo sviluppo e la diffusione di tecnologie che utilizzino fonti di energia rinnovabili a valutare l'istituzione di un congruo fondo per l'efficientizzazione energetica di edifici pubblici e privati che intendano conseguire l'inserimento nella classe energetica B o A di casa-clima ad invitare i parlamentari piemontesi ad attivarsi per promuovere una modifica della legge in premessa che salvaguardi il diritto alla autodeterminazione anche in materia energetica, previsto dal Titolo V della Costituzione".
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 381, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale Premesso che con la legge 99 del 23 luglio 2009 'Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia' il Parlamento italiano ha approvato il ritorno del nostro Paese all'investimento nel settore elettronucleare, prevedendo l'installazione di 10 centrali in Italia e individuando la regione Piemonte come probabile sito la nostra regione detiene il record italiano di stoccaggio scorie della passata stagione nucleare, con circa l'80% del materiale residuo presente sul territorio nazionale e sta lentamente e con difficoltà provvedendo alle procedure preliminari volte ad uno stoccaggio meno critico, tramite costosi trasporti delle scorie solide per il riprocessamento e la cementificazione delle enormi quantità di scorie liquide a febbraio la Corte Costituzionale, con sentenza n. 33/2011, ha riconosciuto l'illegittimità dell'articolo 4 del Decreto Legislativo 31 del 15 febbraio 2010, che regolamenta la localizzazione delle centrali nucleari, sancendo il diritto delle Regioni interessate dai siti ad esprimere parere preventivo nei confronti delle scelte del Governo centrale a metà maggio la Corte Costituzionale, con sentenza 165/2011, ha ulteriormente sottolineato come 'per la trasmissione, la distribuzione e la produzione dell'energia e delle fonti energetiche che rivestono carattere strategico nazionale, il Governo debba obbligatoriamente trovare l'intesa con le Regioni, senza poter fare ricorso a poteri sostitutivi', bocciando di fatto la volontà del Governo che, in caso di mancata intesa avrebbe potuto decidere da solo, nominando dei Commissari che, con poteri straordinari, avrebbero agito al posto delle Regioni la Regione Sardegna ha recentemente sottoposto la possibile localizzazione dei siti nucleari sul proprio territorio a consultazione popolare tramite referendum confermativo, ottenendo un risultato di affluenza del 60% a fronte di un quorum richiesto del 33 Visto che la maggior parte dei Paesi europei ed extraeuropei ha deciso di sospendere le proprie filiere di produzione elettronucleare, puntando su energie rinnovabili quali solare fotovoltaico, eolico e idroelettrico l'Italia è priva di giacimenti di uranio, per cui risulta poco sostenibile la tesi comune secondo la quale il nucleare libererebbe il nostro Paese dalla dipendenza energetica dall'estero il costo dell'uranio, con l'esaurimento delle riserve militari, sta subendo forti aumenti che ne hanno centuplicato il prezzo in pochi anni anche all'estero le riserve di uranio sono tali da permettere l'autonomia delle attuali centrali per pochi decenni il Piemonte, pur essendo ricco di acqua a bassa profondità, rappresenta un territorio piuttosto critico per l'insediamento di centrali elettronucleari a causa della sismicità del territorio, l'antropizzazione molto diffusa è indetto per i prossimi 12 e 13 giugno il referendum nazionale abrogativo della legge 99, strumento indispensabile di partecipazione popolare, il cui risultato è indispensabile per verificare la volontà dei cittadini italiani e, in particolare, piemontesi sul ritorno alla filiera elettronucleare Impegna la Giunta regionale ad esprimere presso il Governo centrale parere negativo all'eventualità di un insediamento in regione Piemonte di centrali nucleari a elaborare un Piano energetico regionale che investa su programmi di insediamento di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili diffusi sul territorio, quali microeolico, mini idroelettrico, fotovoltaico non a terra e microcogenerazione".
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 384, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale Premesso che il Decreto Legislativo recante 'Attuazione della Direttiva 2009/28/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 23 aprile 2009, sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili recante modifica e successiva abrogazione delle direttive 2001/77/CE e 2003/30/CE', approvato dal Consiglio dei Ministri in data 3 marzo 2011, mette in serio pericolo lo sviluppo delle energie da fonti rinnovabili in Italia il mancato accesso agli incentivi per gli impianti che, ancorch autorizzati, non siano entrati in funzione entro la data del 31 maggio 2011, di fatto annulla tutti gli incentivi previsti dal terzo conto energia dell'agosto 2010 nel decreto richiamato vi sono norme estremamente penalizzanti quali: il limite di potenza incentivabile fissato, per il fotovoltaico, a 8.000 MW con eliminazione, raggiunta tale soglia, di qualsiasi tipo di meccanismo incentivante la procedura delle aste al ribasso prevista per l'aggiudicazione di impianti di potenza superiore a 5 MW che, nei fatti, riduce le garanzie contro possibili infiltrazioni della criminalità organizzata il costo in bolletta per il finanziamento alle energie rinnovabili, di per sé già assai modesto, viene imputato solo per il 40% allo sviluppo di quest'ultime, mentre il restante 60% è destinato agli incentivi che sono tuttora devoluti per le cosiddette 'energie assimilabili', le fonti fossili, i rifiuti, nonché per la chiusura del ciclo del vecchio nucleare Considerato che il comparto delle energie rinnovabili, in un difficile momento economico e sociale quale quello attuale, è stato uno dei pochi a crescere in termini di fatturato, occupazione e utili prodotti nel solo settore del fotovoltaico sono circa 140 mila le persone direttamente o indirettamente occupate a livello nazionale gli effetti economici negativi generati dal Decreto Legislativo approvato dal Consiglio dei Ministri in data 3 marzo 2011 sono stimabili in almeno un punto percentuale del PIL, con un danno diretto per l'erario, a causa della contrazione del gettito, di quasi 20 miliardi di euro, oltre ai maggiori costi derivanti dalla cassa integrazione e dai sussidi di disoccupazione il Decreto Legislativo de quo di fatto impedisce ai Comuni di ricevere centinaia di milioni di euro all'anno a titolo di 'compensazioni ambientali', risorse che sarebbero, invece, indispensabili visti i minori trasferimenti statali continuando la realizzazione di impianti fotovoltaici ad un ritmo quale quello fino ad ora tenuto, entro la metà del 2012 l'energia erogata per mezzo del sole sarebbe stata pari, se non superiore, a quella che le quattro ipotetiche centrali nucleari previste dal Governo potrebbero erogare non prima del 2020 un programma di incentivazioni al fotovoltaico, decrescenti nel tempo, come quello approvato nell'agosto del 2010 ed entrato in vigore appena all'inizio del 2011, avrebbe consentito, grazie al continuo miglioramento dell'efficienza ed alla rapidissima diminuzione dei prezzi, di poter disporre tra pochi anni di energia solare, così come di energia eolica allo stesso costo di quella convenzionale, garantendo all'Italia un futuro di energia tutta rinnovabile e a costi contenuti e stabili nel tempo per le ragioni sopra esposte, il Decreto Legislativo sta producendo la paralisi nella quasi totalità dei progetti in essere con conseguenze negative per il settore anche a seguito del blocco dei finanziamenti già deliberati dalle banche il Decreto Legislativo approvato dal Consiglio dei Ministri pone l'Italia in netta controtendenza rispetto alla politica energetica europea che punta, invece, decisamente sullo sviluppo delle energie da fonti rinnovabili tale normativa appare come un tentativo di annullare le prospettive del fotovoltaico e di altre fonti rinnovabili per dare spazio alla reintroduzione del nucleare Affermato che il Piemonte individua nelle politiche della green economy un importante strumento per garantire lo sviluppo sostenibile della regione la scadenza indicata dal Decreto Legislativo porta con sé il rischio di chiusura di molte imprese del settore con conseguente perdita di posti di lavoro anche in Piemonte Tutto ciò premesso e considerato Impegna la Giunta regionale ad avviare una rapida indagine al fine di conoscere la situazione regionale delle autorizzazioni in corso in tema di nuovi impianti destinati alle energie rinnovabili, valutando le ripercussioni che l'approvazione del Decreto Legislativo sopraccitato potrebbe avere sull'economia e sull'occupazione nel nostro territorio a chiedere con determinazione in sede di Conferenza Stato-Regioni il ritiro del Decreto Legislativo approvato dal Consiglio dei Ministri in data 3 marzo 2011 o, in subordine, una sua modifica tale da garantire la sopravvivenza del settore legato alle fonti rinnovabili, recependo le istanze delle organizzazioni di categoria, delle banche e delle associazioni in modo da assicurare la fattibilità e la stabilità finanziaria dei progetti autorizzati e in corso di realizzazione oltre che a salvaguardare i livelli occupazionali ad attivarsi nei confronti del Governo affinché si promuova un tavolo di confronto diretto con i rappresentanti dei settore, le associazioni ambientaliste e le parti sociali, finalizzato alla definizione di un quadro di incentivazioni stabile e di lungo periodo tale da assicurare un efficace percorso di sviluppo e di riordino del settore a promuovere un'azione di sviluppo e di sostegno alla produzione di energia da fonti rinnovabili a ribadire la ferma contrarietà della Regione Piemonte al programma nucleare del Governo italiano oltre che l'assoluta indisponibilità a ricevere sul territorio regionale nuove centrali nucleari".
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 397, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte Premesso che con la legge 23 luglio 2009 n. 99 e il relativo Decreto attuativo recante 'Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese nonché in materia di energia', il Parlamento ha approvato la volontà del Governo di avviare iniziative finalizzate al ritorno alla produzione di energia nucleare in Italia, con la costruzione di ben 10 centrali nucleari sul territorio nazionale lo scorso 2 febbraio la Corte Costituzionale con sentenza n. 33/2011 ha dichiarato illegittimo l'articolo 4 del Decreto Delegato (D.lgs 15 febbraio 2010, n. 31) in materia di localizzazione nucleare, stabilendo il necessario coinvolgimento delle Regioni interessate dai siti atomici, le quali dovranno, inoltre, esprimere un parere preventivo, obbligatorio anche se non vincolante, rispetto alle scelte del Governo Rilevato che Austria e Polonia non hanno avviato le loro centrali già costruite Danimarca, Grecia, Norvegia e Irlanda hanno rinunciato alla costruzione Germania, Belgio, Olanda, Scozia, Spagna e Svezia hanno deciso di frenare o addirittura non costruire più centrali nucleari nel loro territorio puntando sulle energie rinnovabili così come tanti altri Stati stanno investendo grandi risorse sull'energia solare termica e fotovoltaica sull'energia eolica e l'idroelettrico, nonché sulla promozione del risparmio energetico di edifici e impianti. Inoltre, la Germania ha recentemente deciso di dismettere le centrali presenti sul proprio territorio con il nucleare non ci si libera dalla dipendenza energetica dall'estero.
Il nostro Paese è infatti sprovvisto di riserve d'uranio nel proprio sottosuolo e questo risulta l'unico combustibile utilizzabile per gli impianti nucleari, anzi il 90% dello stesso è prodotto in solo una decina di Stati nel mondo, tra i quali il Congo e il Sudafrica. Il costo dell'uranio ha inoltre subito recentemente fortissimi aumenti passando dai 7 dollari a libbra del 2001 ai 137 del 2008 le riserve di uranio - calcolate dall'Unione Europa - sono tali da permettere l'alimentazione dell'attuale parco mondiale consistente in 443 centrali funzionanti per circa cinquanta/sessanta anni, produzione che soddisfa solo il 5,8% del fabbisogno energetico dell'intero pianeta l'ipotesi di costruire una centrale nucleare in Piemonte non pu prescindere dall'analisi di alcune notevoli criticità. In primo luogo, la forte antropizzazione del territorio, ovvero la presenza di insediamenti abitativi diffusi, che rendono impossibile collocare un impianto nucleare rispettando la distanza dai centri abitati solitamente indicata per garantire i livelli minimi di sicurezza. Inoltre, la presenza di una centrale nucleare potrebbe avere conseguenze negative sull'economia - anche turistica - del Piemonte Considerato che la ricerca nel settore nucleare sia per scopi energetici sia per usi diversi, anche medico-strumentali è certamente da favorire e promuovere la risoluzione sul clima approvata il 25 novembre 2009 dal Parlamento europeo a maggioranza riafferma il problema sicurezza ed esprime che '...
pur sottolineando che una transizione internazionale verso un'economia a basse emissioni di carbonio porterà il nucleare ad essere elemento importante del mix energetico nel medio termine, pure precisa che la questione di sicurezza del ciclo va affrontata in modo adeguato e a livello internazionale...' la strategia decisa in sede europea propugna di realizzare entro il 2020 almeno il 20% di riduzione di gas serra, in particolare la CO2 attraverso la produzione di almeno il 20% di energia da fonti rinnovabili e il miglioramento del 20% dell'efficienza energetica di edifici e macchinari obiettivi questi assai più impegnativi e rilevanti del programma nucleare del Governo su questa strada può decollare - in particolare in Piemonte - una nuova epoca di green economy capace di promuovere ricerca, imprenditoria innovativa e nuove prospettive di lavoro anche per maestranze diversamente qualificate, ovvero una nuova, ecologica e diffusa spinta industriale il mercato sta premiando l'innovazione, l'efficienza e il ricorso alle fonti rinnovabili e la spinta della green economy può produrre in Italia fino a un milione di posti di lavoro Ritenuto che riguardo alla ripresa della produzione di energia nucleare in Italia ci si debba attenere alla volontà popolare espressa nelle forme previste dalla Costituzione Auspica la più ampia partecipazione alla prossima consultazione referendaria Impegna la Giunta regionale ad esprimere fin da ora parere negativo all'eventualità di un insediamento in regione Piemonte di centrali nucleari, invitando il Governo della Repubblica a rispettare i pareri espressi dalle Regioni a dichiarare l'indisponibilità ad ospitare nel territorio regionale ulteriori centri anche temporanei, per lo stoccaggio, smaltimento o smistamento di scorie radioattive a elaborare un Piano energetico regionale, da integrare con quello nazionale, contenente forti programmi d'investimento per lo sviluppo e la diffusione di tecnologie che utiliz zino fonti di energia rinnovabili a valutare l'istituzione di un congruo fondo per l'efficientizzazione energetica di edifici pubblici e privati che intendano conseguire l'inserimento nella classe energetica B o A di casa-clima ad invitare i parlamentari piemontesi ad attivarsi per promuovere una modifica della legge in premessa che salvaguardi il diritto alla autodeterminazione anche in materia energetica, previsto dal Titolo V della Costituzione".
Il Consiglio non approva.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.08)



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