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Dettaglio seduta n.115 del 31/05/11 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



(Alle ore 15.01 il Presidente Cattaneo comunica che la seduta avrà inizio alle ore 15.10)



(Alle ore 15.09 il Presidente Cattaneo comunica che la seduta avrà inizio alle ore 15.15)



(La seduta ha inizio alle ore 15.16)


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Boniperti, Bresso, Cantore, Comba Costa Raffaele, Giordano, Goffi, Leo e Motta Massimiliano.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Comunicazioni del Presidente della Giunta regionale, Roberto Cota, inerenti a "Problematiche della sanità"


PRESIDENTE

Proseguiamo il dibattito generale sulle comunicazioni del Presidente Cota svolte stamani e relative a "Problematiche della sanità".
La prima Consigliera iscritta è la collega Manica, che ha pertanto la parola.



MANICA Giuliana

Presidente, ci troviamo di fronte a fatti di notevole gravità, che riguardano la sanità piemontese, che vedono coinvolti direttamente un collaboratore dell'Assessore, Commissari, Direttori generali appena nominati e importanti personalità del mondo della sanità piemontese.
Una tale vicenda sembra farci fare drammaticamente un passo indietro di più di cinque anni, annullando quasi cinque anni di buon governo del centrosinistra - poi il dibattito su come si fanno le politiche sanitarie e le scelte in sanità tra maggioranze e opposizioni è sempre aperto e sempre legittimo - in cui, ininterrottamente, la sanità piemontese non è mai stata neanche sfiorata dall'ombra di uno scandalo che riguardasse direttamente le strutture regionali o le Aziende Sanitarie: cinque anni di buon governo sanitario! Drammaticamente, è stato compiuto un passo indietro, ci sembra di essere ritornati a una vicenda precedente, di Giunte precedenti, in cui una serie di scandali, culminati con la vicenda Odasso, avevano fatto precipitare la sanità piemontese ai minimi termini della sua credibilità con la costruzione, nel contempo, di un debito sulle vicende della sanità piuttosto consistente.
Di tutto questo alcuni fatti sorprendono: innanzitutto, che questo salto indietro sia avvenuto, Presidente, in tempi così brevi - a un anno e poco più della sua amministrazione - e assolutamente cortocircuitati, di dimensioni tutt'affatto trascurabili, posto che siano solo quelli che noi oggi conosciamo, visto che non abbiamo alcuna possibilità, né volontà, di sostituirci agli organi competenti per andare ad indagare oltre.
Noi - glielo diciamo con molta fermezza - separiamo nettamente la vicenda di carattere giudiziario, di cui si occupa la Magistratura - nei confronti della quale noi non abbiamo alcuna ossessione, ma, invece, piena fiducia - dalla vicenda di carattere politico-amministrativo.
Rispetto a quest'ultima pongo una premessa. È gravissimo quando si verificano questi fatti nella Pubblica Amministrazione, in qualsiasi caso e rispetto a qualsiasi argomento di cui ci si occupi, ma in un campo come quello della sanità, in cui si parla della salute dei cittadini, che costituisce uno dei beni più importanti per ognuno di noi e per un'intera collettività, sono tanto più odiosi se avvengono in un clima in cui si annunciano strette clamorose proprio sulla sanità piemontese, dal punto di vista dei finanziamenti, delle risorse di personale e delle risorse più complessive: nel momento in cui ai cittadini si tagliano i servizi dall'altro lato si presenta questa immagine.
Presidente, secondo lei, vicende come queste avvengono per caso? Avvengono perché c'è, qua e là, qualche mela marcia? Tra l'altro, le mele marce non bisognerebbe mettercele o non bisognerebbe riportarcele in una serie di situazioni di responsabilità all'interno della sanità piemontese.
Secondo lei, queste cose avvengono casualmente o avvengono, come già era successo in passato, nel momento in cui si allentano le maglie di una cultura di programmazione, del tenere all'interno del Piano Sanitario e delle leggi il governo di un settore complesso, che costituisce l'80% del bilancio regionale, in parte di spesa corrente, e molto di più se contiamo anche il conto capitale? Presidente, si pensa che tutto vada bene se una tale situazione, con oltre 50 mila dipendenti in Piemonte, viene governata in segreto e senza programmazione? Tutto va male, diventa un campo di mele marce, un intero frutteto da questo punto di vista, perché la programmazione - elemento democraticamente verificabile - e i Piani Socio Sanitari applicati sono l'unica strada, non la strada del segreto e del "decidono in pochi e, poi, non si capisce neanche chi decide", perché ci sono Assessori che non fanno gli Assessori ci sono tecnici che non fanno i tecnici, in quanto fanno gli Assessori quando dovrebbero fare altro. Quindi, quando lei propone quella separazione giusta - tra i compiti di indirizzo della politica e ciò che devono fare i tecnici, verifichi cosa sta succedendo nella sanità piemontese: l'esatto contrario.
Insieme alla caduta della programmazione, al chiudere nel segreto delle chiuse stanze e a colpi di delibere la gestione di un settore complesso c'è la seconda questione, quella di tecnici che fanno gli Assessori e di Assessori che non fanno gli Assessori, ma fanno altro, che determina situazioni di grave confusione.
Poi, Presidente, c'è n'è una terza, che è di grande rilievo.
Conoscendola da molti anni, sono rimasta molto stupita dal taglio del suo intervento di oggi, in quando mi è sembrato un uomo prigioniero nelle espressioni - si rifarà nella replica. Fino a questo momento mi è sembrato un intervento talmente succinto dal sembrare il discorso di chi non si rendeva neanche conto dell'ordine di gravità della situazione in cui si trovava o faceva finta di non rendersene conto.
Presidente, era forse prigioniero delle contraddizioni e degli scontri interni alla sua maggioranza, tra Lega e PdL, una delle cause della situazione a cui siamo arrivati? Forse le avevano detto di moderare i toni anche in seguito ad una sconfitta elettorale, in cui direi che la vicenda di Novara - soprattutto su di lei - inevitabilmente, pesa come un macigno di diverse tonnellate? Era prigioniero di questo, Presidente, nel momento in cui stava rispondendo di queste questioni? Guardi, ne abbiamo avuto nettamente la sensazione e nella sua replica ci dirà esattamente come stavano le cose.
Su questa vicenda, in questo momento, pesano tanti argomenti.
Principalmente, la mancanza di trasparenza, la mancanza di una volontà di programmazione e l'annuncio di mirabolanti riforme della sanità, che semplicemente, tendono a riportare in una sanità come quella piemontese prevalentemente pubblica, dei modelli che funzionano in altri luoghi, dove sono presenti grandi colossi privati, inserendo il tutto in un lungo dibattito su architetture di ingegneria, mentre, da un'altra parte, si fanno le delibere e si gestiscono i bandi e gli appalti in un modo piuttosto che in un altro.
Questo è il registro che deve essere cambiato, oggi non possiamo uscire così da quest'aula. Lei, se vuole recuperare quel tacitiano e imbavagliato intervento che ha svolto in apertura di questa seduta, può dire al Consiglio una sola cosa: che cambia registro, che inverte - qui, sì, fa una vera rivoluzione copernicana - la strada intrapresa fino a questo momento e riprende la strada della programmazione.
Faccia un Piano, cambi anche il Piano precedente, ma attraverso una legge con un'ampia consultazione del Piemonte; coinvolga il territorio e gli amministratori, oltre che il Consiglio regionale e i sanitari all'interno degli ospedali. Cambi immediatamente registro, riportiamo sulla strada della programmazione i contenuti, riportiamo tutte le vicende delle nomine al di fuori delle strette singole obbedienze ed appartenenze politiche alla Lega o al PdL e riportiamo in campo, per quanto riguarda le nomine in sanità fino all'ultimo primario di questa Regione, il criterio delle competenze nel modo più ampio possibile.
In questo modo, se si fa così, di mele marce se ne trovano poche, si trovano interi cestini di rose che possono fiorire nella sanità piemontese ma noi attendiamo che nella sua replica ci dica questo non tanto per noi ma per dare oggi una speranza a quei tanti operatori che nella sanità piemontese continuano a lavorare, nonostante i suoi tagli, con grande abnegazione, ma soprattutto ai cittadini che quei tagli e che questi scandali pagano in modo molto più grave sulla loro persona tutti i giorni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Angeleri.



ANGELERI Antonello

Grazie, signor Presidente.
Vorrei partire, a differenza degli altri colleghi, da un ringraziamento nei confronti del Presidente Cota, che è venuto qui oggi con umiltà, ma anche con altrettanta chiarezza e rigore, quindi non con sproloqui. Ha parlato di una vicenda delicata che tocca alcune persone peraltro singolarmente.
Ma lo voglio ringraziare anche perché nella chiusura del suo intervento ha parlato molto chiaramente di questa riforma sanitaria e della volontà di questa maggioranza di andare avanti in una direzione.
Rispetto al richiamo di tipo politico che hanno fatto diversi colleghi della maggioranza, in riferimento ad un confronto con l'opposizione che si richiede su una vicenda complessa come quella della sanità, vorrei sottolineare solo alcune curiosità, perché se da una parte si richiede questo confronto, dall'altro, proprio cominciando dall'intervento del Presidente del Gruppo di maggioranza relativa Reschigna, all'inizio del suo intervento - cito le sue stesse parole - vien detto: "Noi non facciamo né i magistrati né i poliziotti".
Però alla fine del suo intervento non basta la sensibilità dimostrata da un Assessore in una vicenda appena iniziata di rimettere le deleghe nei confronti del Presidente, ma si chiedono delle dimissioni. Quindi, non si fanno né i poliziotti né i magistrati, ma ci si atteggia come se si fosse dei giudici.
un atteggiamento, peraltro tipico di una sinistra, che non è mai cambiato in quest'Aula - parlo io che forse ho avuto qualche esperienza in questa direzione e su questa materia.
Vorrei solo ricordare, ad esempio, in relazione all'ultimo intervento della Consigliera Manica - mi dispiacere citarla in questa occasione quando, in qualità di Capogruppo dei DS in due legislature fa, dopo che il sottoscritto diede le dimissioni da Assessore, chiese le dimissioni da Consigliere regionale. È a verbale e ci sono alcuni colleghi che se lo ricordano. Parliamo del 1998-99.
Siamo nel 2011 e sento il collega Boeti, che oltre a fare un infelice parallelismo con il Presidente Carter quando richiama la capacità di mantenere un buon rapporto tra maggioranza e opposizione - Carter, lo sappiamo tutti, è stato forse uno dei peggiori Presidenti degli Stati Uniti alla fine del suo intervento cita Alì Babà. E questo è un atteggiamento di collaborazione istituzionale di coloro che vogliono un rapporto serio su un tema che interessa tutti i cittadini piemontesi? Forse sono io che non capisco, Presidente, ma avendo ascoltato gli interventi dei colleghi trovo curioso questo modo di intervenire, cercando di infangare un sistema quale quello della sanità, considerandolo come un sistema fondamentalmente malato da quando siamo arrivati noi. Lo ha detto la Consigliera Manica adesso, dopo cinque anni di buon governo della sinistra.
Quando andava bene, nei cinque anni precedenti si perdevano 400 milioni di euro all'anno e, quando andava male, 500 milioni. Questo era il buon governo della sinistra.
Essendovi oggi una situazione completamente diversa da un punto di vista economico e di bilancio di questa Regione, vi è quindi una necessità non solo una volontà politica, di cambiare un sistema sanitario che deve essere comunque recepito in modo diverso. In questo senso, se ci fosse collaborazione da parte delle opposizioni e un senso delle istituzioni andrebbe veramente bene, perché sono convinto che un confronto serio andrebbe bene a tutta la maggioranza. Ma un confronto serio è difficile averlo quando ci sono due pesi e due misure.
Ben venga la volontà del Presidente di andare in questa direzione e mi auguro che ci sia un cambiamento di atteggiamento da parte delle minoranze che hanno espresso interventi con toni completamente diversi anche all'interno dello stesso PD. Un PD in parte forcaiolo, che chiede le dimissioni dell'Assessore su una vicenda che non è una vicenda che interessa quest'Aula, perché non siamo deputati noi a decidere su cosa è successo. Quindi, ci vuole un profondo rispetto nei confronti della Magistratura, perché è uno dei tre poteri di questo Stato, un rispetto istituzionale.
un rispetto istituzionale che vorrei sottolineare, e lo dico perch arrivato alla soglia dei cinquant'anni, non ho problemi a dire che le cose che penso in quest'Aula.
Certo che una conferenza stampa a mezzogiorno del venerdì prima della tornata elettorale è una coincidenza quanto meno strana. È una coincidenza quanto meno strana, perché per esempio mi vengono in mente i parallelismi con la vicenda del sindaco Chiamparino dell'ottobre 2000, quando ricevette l'avviso di garanzia proprio sulle vicende dei contributi elettorali. Lui chiese giustamente di essere ascoltato immediatamente, immediatamente fu ascoltato in quell'occasione e la chiusura della vicenda avvenne immediatamente con delle responsabilità personali. Anche in quel caso come diceva il Presidente Cota - le mele marce sono state messe da parte e qui le mele marce devono essere messe da parte.
Mi spiace che non ci sia la Presidente Bresso, perché vorrei ricordare anche la vicenda del Grinzane Cavour. Potrei ricordare moltissime cose, per cui un atteggiamento diverso sarebbe auspicabile.
Penso che per costruire un rapporto tra maggioranza ed opposizione su una vicenda complessa come quella attuale, che si complica ulteriormente rispetto ad una situazione di bilancio difficile, dobbiamo chiedere all'opposizione che, se vuole un confronto, bisogna in qualche modo cambiare atteggiamento.
A questo riguardo, richiamo l'intervento della Presidente della IV Commissione, Carla Spagnuolo. È vero: bisogna credere ed amare il proprio territorio, bisogna evitare qualsiasi tipo di strumentalizzazioni e non nei confronti dei colleghi o nei confronti delle parti politiche e nei confronti della maggioranza, ma avere più rispetto nei confronti delle istituzioni.
Se c'è questo rispetto, noi siamo disponibili a confrontarci su una materia seria che è di tutti i cittadini piemontesi.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Gariglio; ne ha facoltà.



GARIGLIO Davide

Grazie, Presidente.
Voglio esordire riprendendo le parole del mio Capogruppo.
Nell'intervento del Consigliere Reschigna, ci siamo collocati in una logica di garantismo: noi non ci iscriviamo al partito dei forcaioli; non sono della nostra parte politica coloro che, in altre stagioni, sono andati in Parlamento portando dei cappi e incitando il linciaggio di una classe politica. Non è quello che noi abbiamo fatto qui: stiamo continuando il dibattito con grande trasparenza e con toni moderati.
Sarebbe utile che coloro che stanno eccependo sui toni dell'opposizione andassero a rileggersi cosa, a parti invertite, fu detto dai Consiglieri del centrodestra quando, nella Regione Abruzzo, successe un presunto scandalo che portò alle dimissioni, per senso di responsabilità, da Presidente della Giunta regionale del Presidente Ottaviano Del Turco, poi assolto dalla Magistratura.
Chi si ricorda del fatto e dei toni dei partiti del centrodestra, non dovrebbe oggi venire a eccepire sui nostri toni, che sono molto più civili e pacati.
Personalmente, Presidente, per rapporti personali, per simpatia personale e per rispetto verso questa istituzione, mi auguro che l'Assessore Ferrero possa dimostrare il prima possibile la sua estraneità sul piano penale ai fatti fin qui riportati dai giornali.
Né, caro collega Angeleri, è utile richiamare il caso del Grinzane Cavour, perché il caso del Grinzane Cavour è un caso - come sapete - in cui la truffa ai danni della Regione fu ordita da una serie di persone estranee alle Segreterie particolari e al di fuori di responsabilità personali dei membri della Giunta regionale. Faccio notare che su questo caso la Giunta regionale si è costituita parte civile in giudizio per difendere la Regione. Sarà curioso vedere sul caso in questione quali saranno le vostre scelte, se si dovesse andare avanti nel procedimento, perché, come sapete quanto a costituirsi parte civile questa Giunta regionale non è mai molto sollecita (abbiamo discusso un caso che ha toccato l'Assessore Sacchetto solo qualche mese fa).
Presidente Cota, nel rispetto che le devo come Presidente della mia Regione, sono rimasto molto perplesso dal tono notarile con cui lei ha affrontato il passaggio in Consiglio regionale, quasi che fosse una comunicazione, una sorta di ANSA un po' più specifica da dare agli addetti ai lavori su quello che è successo. Io mi permetto di farle un invito pacato ma fermo: scenda con i piedi per terra, torni con i piedi in Piemonte, torni a occuparsi della Regione a cui lei ha promesso di fare da Presidente della Giunta regionale, torni a occuparsi di questa Regione.
Perché in questa vicenda, Presidente Cota, delle responsabilità sue dal punto di vista politico ci sono e sono grosse come una casa.
Non si può pensare che si esca da questo dibattito dicendo: "Ci sono delle mele marce, vediamo come se la cava l'Assessore. Ci sono delle persone che probabilmente, sul piano penale, hanno commesso degli illeciti ma io non c'entro nulla". No, Presidente: qua ci sono delle sue responsabilità grosse come una casa! La prima responsabilità è la sua assenza, il fatto che lei è percepito come un Presidente che non sta in Piemonte, che non si occupa della Regione, che è più propenso a occuparsi dei destini della sua forza politica e della sua carriera personale che non della Regione che deve amministrare.
Il secondo punto: lei ha una responsabilità politica oggettiva, perch lei non può oggi fingere di ignorare quello che tanti nel mondo politico e nel mondo delle imprese sapevano, cioè che dentro il sistema di amministrazione largo della Regione c'erano persone a latere delle figure istituzionali che si muovevano con un'autonomia politica e un'autonomia decisionale molto maggiore a quella che sarebbe stata propria del loro incarico, perché avevano in qualche modo una delega, una copertura.
Queste cose si sapevano, queste cose non sono limitate al caso in esame; di queste cose si parla in tante e tante altre vicende, meriterebbe di andare a occuparsi anche di diverse gare in alcune importanti strutture ospedaliere di questa città che stanno avvenendo. Sulla modalità di gestione di queste procedure vi è, tra gli operatori economici, una discussione, ormai alla luce del sole. Quindi meriterebbe occuparsi di più di questi aspetti, per evitare che chi ha troppo potere lo possa esercitare al di fuori dei propri limiti.
Altro elemento: qui è coinvolto un Direttore che lei, Presidente, ha nominato. I Direttori li ha nominati lei, con la sua Giunta. E quando li ha nominati, ha detto sprezzantemente: "Noi riporteremo ordine, riporteremo pulizia, toglieremo gli affari, separeremo la politica dall'amministrazione". Ebbene, qualche cosa - se saranno dimostrate e se fossero veritiere le notizie che leggiamo sui giornali - non è andata così Presidente, e lei non può fingere che questo non sia successo. Una responsabilità politica di questo è imputabile a lei come Presidente del Piemonte e non solo ai partiti che hanno proposto a lei queste nomine.
Infine, Presidente, lei sta costruendo - probabilmente in buona fede un sistema nella sanità pubblica che con l'accentramento dei poteri, ad esempio per l'accreditamento delle strutture socio-sanitarie in capo ai Direttori dell'ASL e alle strutture regionalidell'Assessorato, crea un concentrato di potere quale mai c'è stato, crea un sistema che non ha contrappesi, un sistema che, al di là della bontà dell'organizzazione in s che noi contestiamo - si presta - l'abbiamo più volte detto in quest'Aula, ma lei non c'è mai stato - a delle degenerazioni.
Presidente, noi la invitiamo a verificare e a stare attento a quello che può succedere, perché poi non debba tornare qui, come avviene oggi, a dire: "Mi spiace, comunque noi proseguiamo con la nostra linea politica".
Da ultimo, penso che la cosa che, al di là delle differenza fra maggioranza e opposizione, più colpisca di quello che è successo in questi giorni è il leggere le intercettazioni sui giornali - sempre che chiaramente la notizia sia veritiera - che, citando un funzionario regionale, lo si qualifica con un epiteto e si dice "questo è un fesso vuol far risparmiare soldi alla Regione", e poi si vedono le persone che erano fuori dal palazzo del Consiglio questa mattina, disabili gravi venuti qui a protestare perché i tagli, frutto dei risparmi che non riusciamo a fare, si ripercuotono sulla vita di tante persone.
Penso che sia l'aspetto umano a colpire di più dell'intera vicenda: da una parte, c'è chi gestisce soldi pubblici, che sono sempre più scarsi, e che dice "ma a che serve risparmiare? C'è qua una mangiatoia!" - sembra di risentire le intercettazioni della cricca della Protezione Civile dopo il terremoto de L'Aquila - e, dall'altra parte, ci sono le persone, le più sfortunate di questa società, che vengono qui a protestare perché la penuria di risorse comporta dei tagli per loro e per le loro famiglie tagli che incidono sulla loro vita.
Allora, Presidente, penso che da questa situazione, dopo questo dibattito, dovrebbe venirci un ammonimento. Siamo comunque sulla stessa barca, siamo amministratori della Regione da parti diverse, abbiamo il dovere di cercare di dare tutti la migliore risposta alla nostra comunità che nessuno di per sé è senza peccato originale, nessuno è immune dall'errore, che la tracotanza a volte non paga, che le difficoltà ci sono per tutti.
Credo che a questa Regione, ai piemontesi e, soprattutto, alle persone che questa mattina erano qui fuori e che si attendevano da noi e dal nostro dibattito un miglioramento delle loro condizioni di vita, a volte, possa servire un po' più di umiltà, un po' più di senso del dialogo, un po' di maggiore collaborazione, un po' di senso del limite nel dire: "Discutiamo perché riconosco di non avere il dogma, di non avere soluzioni certe per risolvere i problemi".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Muliere.



MULIERE Rocco

Grazie, Presidente.
Ho apprezzato l'intervento della Consigliera Spagnuolo di questa mattina, per il suo equilibrio e per alcune sue considerazioni.
Credo che neanche a noi faccia piacere discutere di questioni giudiziarie collegate alla sanità. Quando qualcuno scredita le Istituzioni o il lavoro di tante persone oneste non fa piacere a nessuno, tanto meno a noi.
Avremmo voluto discutere in Aula, Presidente, di sanità, di politica sanitaria, cosa che abbiamo fatto raramente, come hanno ricordato i colleghi. Noi ci permettiamo di dire che vorremmo batterla politicamente e non per situazioni di questo tipo. Semmai vogliamo vincere dal punto di vista politico, perché nel confronto con i cittadini vogliamo essere giudicati per le politiche e per il progetto politico, ma non vorremmo discutere su queste questioni. Sta di fatto, però, che ci sono.
Vorrei ritornare su una sua affermazione, Presidente, quando lei ha affermato: "Non è un caso se ho voluto Monferino". Questa è una frase che ci deve far riflettere.
Se ricordo bene, lei ha nominato il Direttore Monferino nel mese di novembre o dicembre. Cosa significa? Vuole dire che bisognava porre un argine in una situazione che si era venuta a creare? Perché dice: "Proprio per questa situazione che si è verificata ho dovuto nominare una persona e una personalità dell'esperienza di Monferino"? Questa è un'affermazione che deve far riflettere soprattutto in quest'Aula, perché noi dobbiamo fare una valutazione di carattere politico.
Mi permetta, Presidente, trovo pesante quanto è avvenuto per quanto riguarda una certa figura. Lei ci ha ricordato questa mattina che il signor Gambarino aveva un contratto di collaborazione con l'Assessore. A noi spetta dare un giudizio politico e non di altro tipo, anche perché non è nel nostro ruolo, però questo signore (che aveva un contratto di collaborazione) aveva un ruolo importantissimo all'interno dell'Assessorato, da quanto apprendiamo dai giornali.
Poi, c'è una cosa gravissima, che viene prima di ogni altra: doveva ricondurre a "miti consigli" alcuni funzionari della Polizia giudiziaria che si occupavano di prevenzione. Questo è di una gravità smisurata, perch stiamo parlando della sicurezza sul lavoro! È di una gravità estrema questo intervento! Ma il signor Gambarino, che era un collaboratore dell'Assessore prendeva decisioni ed era un punto di riferimento: parliamo però di un collaboratore.
Ora, se la politica sapeva è molto grave; se la politica non sapeva è molto grave lo stesso. Perché un collaboratore non deve avere quel ruolo! Un collaboratore (lo dice la parola stessa) deve collaborare e non decidere all'interno dell'Assessorato! Sei o sette anni fa, quando sono successi altri scandali nella sanità sono avvenuti al fuori dell'Assessorato. Ora stiamo parlando, invece, di questioni che si svolgevano all'interno dell'Assessorato e coinvolgevano lo staff dell'Assessore! Come è già stato detto dal Consigliere Reschigna, spero che l'Assessore possa chiarire la sua situazione, però c'è una responsabilità politica! Perché un collaboratore non può decidere, non può avere quel ruolo che aveva! Quello è un ruolo che deve svolgere la politica, altro che dividere la politica dalla sanità! La politica deve prendere delle decisioni e quando la politica manca avvengono queste cose. Qui è mancata la politica, perché qualcuno ha abdicato al suo ruolo e ha fatto decidere altri che non dovevano decidere! Questo è un fatto grave, Presidente, molto grave. Questa è una responsabilità politica e non di altro tipo.
Voglio dire queste cose con la massima pacatezza, ma anche con un po' di rabbia. Ognuno di noi in quest'Aula ha un ruolo sul suo territorio: parla, discute, si confronta, verifica quanto sta accadendo in questo periodo.
Come è stato detto, ci sono centinaia e centinaia di medici ed infermieri, volontari che svolgono il loro ruolo con impegno, perché ci credono, al di là del fatto che siano dipendenti della Regione, perch credono nel loro ruolo. Adesso si trovano, ancora una volta, in seria difficoltà, per alcuni versi smarriti in questa situazione. Noi dobbiamo essere consapevoli di quanto sta accadendo nella sanità piemontese.
Forse, voi avete un disegno lucido. Forse, avete un progetto lucido che volete perseguire. Noi non lo condividiamo, ma ci vogliamo confrontare.
Però mi permetta di dare un giudizio: a me sembra che ci sia una confusione enorme in questo periodo. Se avete in testa un disegno, lo dovete poi perseguire. Ho assistito a certe riunioni e certi incontri.
L'ultimo è avvenuto ad Acqui Terme, quando i Sindaci della valle che fa riferimento ad Acqui volevano confrontarsi con l'Assessore e con il Vicepresidente della Regione, che era presente, perché sono preoccupati dell'eventuale declassamento da dipartimento di emergenza a pronto soccorso. È stato detto loro: "State tranquilli. Non cambierà nulla". Ma come non cambia nulla? Se avete un'idea e l'avete scritto nelle deliberazioni dovete spiegare perché! Dovete spiegarlo! E non andare sul territorio e giustificarvi dicendo che non cambierà nulla! Giustamente un sindaco ha detto: "Assessore, se non cambia nulla riscriva la deliberazione, così l'ospedale di Acqui avrà un DEA e non un pronto soccorso". Mentre sappiamo benissimo che in quella deliberazione è scritto che se c'è un pronto soccorso non può esserci un reparto di cardiologia.
Ecco, se avete un progetto lo dovete sostenere! Ci dovete credere! Ma siete voi i primi a non crederci, perché non avete il coraggio di sostenere sul territorio certe posizioni che prendete attraverso le deliberazioni.
Presidente, lei aveva due strade per affrontare il tema di una riforma della sanità. La prima era quella del confronto sul territorio, al di là del Consiglio, con gli operatori, le forze sindacali, le forze del volontariato e i Sindaci. I Sindaci! Non sono strumentalizzati da noi Presidente. Ci sono Sindaci del centrodestra che stanno manifestando con la fascia tricolore, organizzano le manifestazioni e non sono strumentalizzati dal centrosinistra! Se non ve ne accorgete, male per voi! L'altra strada è quella che avete scelto. Quella di riformare la sanità piemontese attraverso le deliberazioni, che sono certo lo strumento di attuazione del Piano di rientro, ma è un altra strada! Quando decidete di declassare i pronto soccorsi e i DEA, quando decidete di ridurre i posti letto e quindi chiudere alcuni reparti, voi lo avete fatto e lo state facendo attraverso deliberazioni e non attraverso il confronto.
Presidente, per fare le riforme ci vuole credibilità, ci vuole autorevolezza. Quando si chiedono i sacrifici, bisogna essere credibili perché quando i cittadini piemontesi, come quelli italiani, sono chiamati a fare degli sforzi, sono disponibili a farli se chi li chiede è credibile.
Pertanto, per riformare la sanità piemontese, non nella direzione che volete voi - e noi ci opporremo a quell'impostazione - occorre essere credibili.
Noi riteniamo che quanto è avvenuto in questi giorni e, dal punto di vista politico, in quest'ultimo anno, faccia perdere credibilità e autorevolezza alla vostra direzione politica. Senza autorevolezza e credibilità non si possono fare le riforme, tanto più in un settore importante come quello della sanità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marinello.



MARINELLO Michele

Grazie, Presidente.
Sarò breve, ma devo per forza intervenire e non me lo chiede né il Presidente Cota né il mio Gruppo: me lo urla la mia coscienza.
Il silenzio, in un'occasione come questa, potrebbe essere inteso come paura o vergogna e io non ho paura e non ho niente di cui vergognarmi.
Noi non abbiamo paura. Paura di cosa? Non ho e non abbiamo niente da nascondere.
Paura di cosa, d'eventuali errori o scorrettezze operati da persone che nemmeno conosco? Paura di cosa, delle presunte malefatte di alcune delle tante persone nominate, che per quelle presunte malefatte sono già state sospese e sono in attesa di giudizio? Paura di cosa? Se quelle malefatte saranno dimostrate, gli autori verranno spazzati via, com'è giusto che sia e senza che lo chieda qualcuno senza che lo chiediate voi; non ne abbiamo bisogno, perché, in quel caso tutti sappiamo cosa è giusto fare.
Non ho e non abbiamo motivi per avere paura e per stare in silenzio perché la vostra indignazione è la nostra indignazione. L'indignazione dei piemontesi è la nostra indignazione, tale e quale, anzi forse la nostra è ancora più profonda, perché quanto è accaduto ci colpisce direttamente.
Questa mattina ho ricevuto un messaggio su Facebook, quello strumento tremendo, in cui c'era scritto: "Siete tutti corrotti".
No! Non ci stiamo, non ci sto! Non lo tollero, questo! Non è giusto perché la vostra indignazione e l'indignazione di colui che mi ha mandato quel messaggio è la nostra, è la mia indignazione! Non ci sono da una parte i buoni e dall'altra i cattivi: questa è una chiave di lettura - consentitemelo - un po' di parte. Ci sono eventualmente, i disonesti e ovunque: i disonesti ci sono di qua e ci sono di là e dico "eventualmente", perché l'idea che in quest'Aula si stia già consumando un processo mi lascia fortemente basito.
E allora, il silenzio potrebbe essere frainteso. Di fronte ad una parentesi triste, che speriamo possa finire entro breve e che ha aperto una ferita profonda, non posso e non possiamo stare in silenzio dopo aver ascoltato alcuni interventi, questa mattina.
L'intervento del collega Boeti, ad esempio - che non vedo - non è l'unico, ma a mio avviso è, in alcuni frangenti, scorretto ed offensivo come scorrette ed offensive sono quelle mezze frasi buttate lì, quelle insinuazioni. Discutibili sono quegli interventi che vogliono mettere in relazione i fatti di cui parliamo oggi con la riforma, che vogliono far credere che da parte della minoranza ci siano i depositari del vero e della legalità, mentre da questa parte ci sono i truffatori.
Il collega Boeti sa che mi è simpatico e che lo stimo, ma non si deve esagerare: il Presidente Cota non è Alì Babà e, soprattutto, noi non siamo i quaranta ladroni.
Quelle mezze frasi buttate lì offendono e feriscono chi, come me, come noi, lavora da anni onestamente e con il solo interesse di tutelare la propria terra e la propria gente.
Quanto è accaduto, per chi ha questo tipo d'approccio, è lacerante profondamente lacerante. Pensare di essere anche solo avvicinato a termini come concussione e corruzione mi fa rabbrividire e ci fa rabbrividire.
Consentitemi, allora, una forzatura che fa il pari con le vostre: quello che state facendo questa mattina è uno sciacallaggio squallido, uno squallido sciacallaggio! Un'occasione per sfogare, nello stesso tempo, la frustrazione di chi non governa questa Regione, perché ha perso le elezioni, e l'entusiasmo per un risultato elettorale insperato, che dà speranze per il futuro.
Guardate, almeno per quello che riguarda la Regione Piemonte avete ancora quattro anni per sperare; quattro anni in cui non è pensabile che l'atteggiamento sia quello di questa mattina: quello dei censori e degli accusatori, quello dello squallido sciacallaggio.
Io sono una persona onesta, lo è il mio Presidente, lo sono i miei colleghi. Noi siamo delle persone oneste e non possiamo tollerare di essere dipinti in maniera differente, non possiamo tollerare che sia insinuato il viscido dubbio, perché di viscido dubbio si tratta; il confronto politico ci può stare, anche aspro e duro, anche serrato sui contenuti, ma il giudizio morale non è accettabile.
L'ostentazione di una superiorità morale, peraltro tutta da verificare e di dubbio gusto, non è accettabile e l'essere guardati con diffidenza senza sapere nulla della nostra storia, di quanto abbiamo fatto, di quanto facciamo, di quanto vogliamo fare, senza sapere nulla dei nostri valori e del nostro approccio alla politica, beh, tutto questo è intollerabile e inaccettabile.
Come neofita di questo Consiglio regionale vi devo dire che non mi aspettavo di trovare un clima così. È disgustoso! Grazie.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Pentenero.



PENTENERO Giovanna

Grazie, Presidente.
Partendo dalle ultime riflessioni, voglio ricordare al collega Marinello che quando si esce da quest'Aula, questa pagina della politica fa male a tutti; non fa male a una parte o all'altra, fa male a tutti, perch i messaggi che arrivano dai cittadini sono messaggi di un grande senso di sfiducia nei confronti della politica e delle istituzioni.
Nessuno di noi ha avuto un atteggiamento moralista questa mattina; nei nostri interventi abbiamo cercato di mettere in evidenza la grande delusione che abbiamo provato venerdì, l'amarezza con la quale abbiamo dovuto affrontare i cittadini di fronte ad affermazioni come quelle che sono state ricordate, secondo le quali risparmiare denaro pubblico potrebbe essere addirittura un'infamia.
Sono frasi che fanno male quando si parla di sanità, ma fanno male quando si parla di qualsiasi politica pubblica e di denaro pubblico.
Pertanto, non ritengo che i colleghi questa mattina abbiano utilizzato frasi moralistiche o espresso giudizi nei confronti di qualsivoglia persona. Questa mattina abbiamo semplicemente provato a svolgere un'analisi politica, cercando di comprendere come si possa continuare ad essere così ostinati nei confronti di una serie di scelte riguardanti la sanità piemontese, che fino ad oggi hanno prodotto soltanto risultati nefasti.
triste constatare che, malgrado tutto questo, c'è l'ostinazione ad andare avanti nei confronti di quella linea, affermando che si ha bisogno di una rivoluzione copernicana; rivoluzione che è stata spesso e volentieri proclamata.
Questi sono i risultati della rivoluzione copernicana all'interno della sanità piemontese! Voglio, poi, ricordare al collega Carossa, il quale ha detto che questa rivoluzione copernicana porterà grandi risparmi, che non ci pare di aver visto grandi risparmi all'interno degli atti amministrativi che sono stati prodotti fino ad oggi.
Ricordo - ma su questo sarete sicuramente pronti a smentire qualsiasi affermazione - di aver ricevuto, durante un dibattito con l'allora Assessore alla sanità, Ferrero, la seguente risposta alla domanda che chiedeva quale fosse il motivo per il quale si volesse cambiare la sanità piemontese: "Non c'è nessuna dimostrazione che un nuovo modello - quello che viene definito il nuovo modello di riforma copernicana della sanità di riforma porti dei risparmi".
Mi è stato risposto questo dall'Assessore, quindi non si comprende per quale motivo si voglia modificare l'assetto delle Aziende Sanitarie o dividere l'aspetto sanitario da quello sociale.
Non si capisce per quale motivo la nostra Regione, dotata di una legge chiamata Piano Socio Sanitario - perché si tratta di una legge votata da quest'Aula nella legislatura precedente - la smantelli a colpi di atti amministrativi e la svuoti, non ponendosi nemmeno l'interrogativo se questo modo di procedere possa essere legittimo o meno. Il fatto che una legge venga smontata attraverso atti amministrativi, sia svuotata e veda eliminate tutte le sue parti più importanti attraverso deliberazioni che vanno a stravolgere e modificare in modo importante e assolutamente non comprensibile alcuni suoi aspetti, senza considerare che esiste una legge votata dal Consiglio regionale, è davvero una situazione inspiegabile.
Se prima veniva ricordato che non si comprende perché sia stata fatta una conferenza stampa dei Gruppi di minoranza - o, meglio, del Gruppo consiliare del PD - posso rispondere al collega Angeleri che non si comprende per quale motivo l'Assessore Ferrero abbia fatto una conferenza stampa due settimane prima delle elezioni in una realtà del Piemonte Chivasso, quando i cittadini chiedevano da tempo l'approvazione del progetto dell'Emodinamica. Si trattava però di un progetto che era stato approvato e realizzato dalla Giunta precedente, quindi in qualche modo presentare le prove di risparmio, testimoniate dai numeri e dai dati forniti dagli operatori del territorio, in una conferenza stampa organizzata qualche giorno prima delle elezioni, è come minimo discutibile.
Oggi leggiamo sui giornali, a testimonianza di quel che dico, che il Commissario straordinario dell'Azienda TO4 dichiara che l'urgenza della conferenza stampa era un'esigenza elettorale. Di fronte ad un'affermazione come questa, chiedo al Presidente se il Commissario stesse in quel momento tutelando le esigenze di una struttura quale quella dell'Emodinamica o se stesse tutelando l'interesse del responsabile della struttura privata alla quale è stato affidato il servizio: responsabile che, stranamente, faceva parte della tavola rotonda mentre i primari, che fino a quel momento avevano fornito gli elementi tecnici e retto le sorti dei reparti, erano messi in seconda fila e quindi nemmeno chiamati al tavolo per raccontare qual era lo stato di attuazione del progetto.
Mi chiedo il senso di questo atteggiamento: se questo sia una prova di come gli atti amministrativi che sono stati compiuti siano una prova di risparmio, una dimostrazione chiara e concreta del nuovo Piano Sanitario che passa - ricordo - attraverso deliberazioni e non attraverso una legge e delle linee che questa Giunta e il Presidente intendono portare avanti all'interno della sanità.
Vede, Presidente, credo che l'autorevolezza di una Giunta passi anche attraverso il fatto che questa venga acquisita per tramite della sua Assemblea consiliare: l'autorevolezza la si acquisisce anche in questo modo, con la capacità di costruire percorsi, progetti e un dialogo importante con l'Aula consiliare. Voi fino ad oggi questo non avete voluto e non volete farlo, perché è molto più semplice immaginare di chiudere il tutto attraverso degli atti amministrativi: atti amministrativi che non vengono concertati e che non trovano risposta in alcuno dei proclami che spesso sono stati fatti, cioè quelli di ridurre i costi riuscendo nello stesso tempo a dare qualità alla sanità. Mi sembra che oggi abbiate parlato soltanto di riduzione di risorse, cosa che implica necessariamente la chiusura di tutta una serie di servizi. La nostra azione però continuerà e su questo vostro atteggiamento, procederà in modo assolutamente forte chiaro e preciso.
Ricordo ancora, per esempio, che non si comprende quale tipo di risparmio abbia determinato il fatto che l'Azienda TO4 - sempre quella ahimè - avesse già stipulato con l'autorizzazione della Regione il convenzionamento per una nuova RSA, quando le liste d'attesa sulle RSA sono impressionanti e non è stata concessa alcuna altra forma di convenzionamento: è stata concessa però in una realtà che neanche si era avviata a mettere il primo mattone per costruire la nuova struttura; per avevamo già concesso il convenzionamento per una nuova RSA. Mi sembra anche questo un grande segnale di una nuova "riforma" della sanità e di un atteggiamento di "grande sensibilità e attenzione" sull'utilizzo del denaro pubblico.
Queste cose fanno male alla politica, fanno male a tutti noi che rappresentiamo le Istituzioni e la politica di questa Regione e di questo Paese.
Presidente, credo che forse sia il caso che lei resti un po' di più in Consiglio. So che forse non le piace tanto: non le piace tanto doversi confrontare e doversi misurare. Credo però davvero che alla politica piemontese, a tutti i settori della politica - non solo a quello sanitario anche agli altri settori importanti per i quali una Regione importante come la nostra è chiamata ad operare e a lavorare - forse farebbe bene che lei fosse un po' più presente in mezzo a noi. Forse le farebbe bene volersi misurare un po' di più con la realtà e le complessità con le quali i cittadini - e di conseguenza questo Consiglio - deve confrontarsi ogni giorno, quotidianamente.
Da oggi - rinnovo quanto è già stato detto dai miei colleghi - saremo una minoranza sempre attenta e concretamente vigile e concretamente sulle questioni che i cittadini ci pongono, ma soprattutto sugli atti che questa Giunta e questa maggioranza ci proporranno. Sicuramente, però, se fino ad oggi l'abbiamo fatto con garbo, con attenzione e in modo preciso, lo faremo in modo più forte ricordando che esistono delle Commissioni all'interno delle quali si svolgono attività istruttorie, di approfondimento e di conoscenza sui provvedimenti che la Giunta ci propone.
Non le faremo sconti, Presidente, soprattutto perché crediamo che questa Regione meriti di essere governata un po' meglio.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Taricco; ne ha facoltà.



TARICCO Giacomino

Grazie, Presidente.
Devo dire che ho sentito già tanti interventi e molte delle cose che avrei voluto dire le ho già sentite esprimere dai colleghi. Anch'io mi iscrivo nell'elenco di coloro che, quando hanno letto nelle trascrizioni delle intercettazioni e nella lista delle accuse che sono comparse sui giornali, sono stati in qualche misura colpiti, turbati e feriti dalle cose che lette. Anch'io sono tra coloro che non possono fare a meno di notare come lei, Presidente, sia venuto qui oggi perché è successo un disastro e sottolineare come lei, venendo qui solo quando ci sono cose di tale straordinarietà, sia quasi estraneo a quest'Aula.
Sono stato colpito e sorpreso dalle parole che i giornali le hanno attribuito e dall'atteggiamento che da quelle parole traspare: come se la questione non la riguardasse, come se la questione fosse relegabile a qualcun altro che ne rispondeva personalmente, perché lei non era toccato da questa vicenda; "qualcun altro" che sono altre persone, altri partiti le cosiddette "mele marce".
Ecco, molti collegi l'hanno già detto e voglio ripeterlo anch'io: lei è il Governatore di questa Regione, è il responsabile di ciò che fa e di come si pone la sua Giunta. Lei, in qualche misura, ha scelto o ha avallato un sistema di relazioni e un modo di operare; lei, in qualche misura, ha scelto o ha avallato lo stile e i comportamenti che i suoi Assessori, la Giunta nel suo complesso e l'insieme della maggioranza mettono in atto nelle scelte che quotidianamente vengono portate avanti in quest'Aula e in questa Regione.
stato detto - e ne sono assolutamente convinto - che le indagini le farà la Magistratura e che in quella sede verranno decise o meno le colpevolezze: lasciamo quindi che di questo si occupino gli inquirenti e la Magistratura. Credo però che qui ci sia un atteggiamento che complessivamente in questi mesi è venuto avanti: un atteggiamento che è stato trasposto in tante scelte e in tanti comportamenti - in molti casi diversi Assessori hanno reso evidente questo - e cioè che "comandiamo noi decidiamo noi come si fa". Una sorta di autoritarismo autoreferenziale della Giunta e della maggioranza.
Anche gli atteggiamenti che ultimamente abbiamo visto riproporsi in quest'Aula rispetto alla gestione del collegato alla finanziaria riflettono un atteggiamento molto muscolare, del tipo: "Comandiamo noi, fatevene una ragione, decidiamo noi tempi, modalità e funzionamento".
Lo stesso percorso "muscolare" si è scelto per la riforma sanitaria: le scelte - non mi addentro nel merito - poste in essere, le delibere, la quasi presa in giro legate alle vicende che riguardano il Piano Socio Sanitario regionale. Tutto il percorso è partito, ci è stato detto che sarebbe stata presentata una proposta di Piano Socio Sanitario su cui discutere entro la fine di febbraio. Siamo all'inizio di giugno; abbiamo conoscenza, accedendovi ad alcuni spezzoni che girano, di quelli che dovrebbero essere i contenuti del Piano.
Credo non sia minimamente rispettoso delle prerogative di quest'Aula il comportamento che su queste questioni è stato posto in essere. Le stesse idee che stanno avanzando sulle questioni che riguardano il comparto del sociale e dell'assistenza rispondono a questo tipo di logica. Una logica secondo cui meno persone sono coinvolte nelle scelte e nelle decisioni meglio e più velocemente si fa.
L'idea di fondo è che se si riesce a ricondurre tutte le scelte nelle mani di sette od otto persone fidate, tutto funziona meglio. Nel momento in cui si chiede ai piemontesi di accettare che dovranno essere fatti dei sacrifici, che ci saranno dei tagli, che molti dovranno adeguarsi all'idea che, probabilmente, per la presa in carico per anziani non autosufficienti i tempi necessari per le cure e le visite dovranno dilungarsi e protrarsi e si fanno tagli e si riducono servizi, l'atteggiamento di coloro che hanno responsabilità di governare questi processi dovrebbe essere molto diverso.
La cosa che più mi ha colpito leggendo i giornali è percepire che parrebbe - ripeto, sarà la Magistratura a dirci se è vero o non è vero che ci siano o che possano esserci stati dei comitati d'affari intorno a vicende che riguardano la qualità della risposta sociale e sanitaria che diamo ai cittadini. Tali comitati si sarebbero organizzati per lucrare su queste questioni. Vi sarebbero manager, da voi nominati, che, come primo atto, avrebbero acquistato o affittato a loro disposizione auto blu per prestigio e scelte personali. Parrebbe che siano state affidate consulenze esclusivamente per motivi di interesse personale. Credo che tutti questi fatti dovrebbero suonare come un forte campanello d'allarme.
Condivido le questioni che richiamava prima il Consigliere Marinello.
Non do per scontato che questo tipo di indignazione e di malessere sia una questione soltanto nostra. Credo assolutamente che l'abbiano vissuta in tanti questo tipo di malessere. Ed è per questo che, assolutamente in linea e in sintonia con quello che si diceva prima, dovrebbe essere preso maggiormente in considerazione quello che in qualche misura tanti cittadini piemontesi in questi mesi ci hanno chiesto e tramite nostro vi hanno chiesto, cioè aprire un vero confronto sulle scelte e le motivazioni da mettere in campo sulla sanità e sulla riorganizzazione dei servizi.
Occorre dare trasparenza alle scelte che si stanno facendo, rendere agibili tutte le occasioni e le iniziative di controllo. Credo che debba essere chiaro che quando in quest'Aula si dice che i Consiglieri hanno una funzione di controllo e di ispettiva, non significa puntare il dito contro qualcuno, ma è semplicemente perché tanti occhi vedono meglio di pochi.
Credo non faccia bene a nessuno avere l'impressione che, da parte della Giunta, vi sia la volontà di non dare trasparenza ai propri atti e di voler gestire, in segrete stanze, scelte e decisioni. Sicuramente non fa bene alla Giunta, ma non fa bene al Piemonte.
Non è che gli atti di controllo e le ispettive che le minoranze possono mettere in atto sono contro qualcuno, ma servirebbero per dare trasparenza.
Se le scelte che si stanno portando avanti sono fatte esclusivamente nell'interesse dei piemontesi, non c'è niente da nascondere da parte di nessuno. Si fa tutto tranquillamente, in un confronto sereno, alla luce del Sole.
Ho colto nell'intervento della Consigliera Spagnuolo due sollecitazioni che vorrei fare mie. Credo che questa vicenda, che sicuramente non fa piacere a nessuno, ci consegni un segnale importante e, come tutte le vicende, anche le meno piacevoli, ci deve insegnare qualcosa. In questo senso mi permetto di augurare a noi tutti, e di augurare a lei, Presidente di fare tesoro di quello che è successo in termini di maggiore disponibilità e confronto con il Consiglio tutto, sulle scelte che si dovranno mettere in atto da una parte e, dall'altra, di "esercitare" uno stile meno muscolare. Tutti hanno a cuore gli interessi dei piemontesi soprattutto di chi in Piemonte fa più fatica.
Fatti come quelli accaduti fanno male a tutti. La Magistratura farà la sua strada ed è giusto che faccia il percorso che dovrà fare. Tuttavia, se tutti insieme possiamo meglio ragionare e confrontarci su come mettere in atto decisioni, scelte e comportamenti che aiutano a rendere trasparente e limpido il sistema tanto da rendere impossibile che accadano cose come quelle che abbiamo letto sui giornali in questi giorni, avremmo fatto qualcosa di buono per il Piemonte e non avremo vanificato quello che è accaduto.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della Scuola Elementare "Leonardo Da Vinci" di Envie (CN)


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti della Scuola Elementare "Leonardo Da Vinci" di Envie in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Comunicazioni del Presidente della Giunta regionale, Roberto Cota, inerenti a "Problematiche della sanità" (seguito)


PRESIDENTE

Proseguiamo il dibattito sulle comunicazioni rese dal Presidente Cota.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Segretario Ponso, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



PONSO Tullio

Grazie, Presidente.
Egregio Presidente Cota, la notizia positiva nella squallida vicenda delle tangenti che riguardano la sanità è il comportamento del Direttore generale Paolo Monferino, che riabilita il lavoro dei tanti funzionari onesti e dei dipendenti che quotidianamente operano per il corretto funzionamento della macchina amministrativa regionale.
Ma questo rischia di essere l'unico aspetto positivo di una vicenda che è ancora più squallida, in quanto colpisce un settore delicato e già soggetto a tagli e riduzioni di servizi che, ricordiamo, sarebbe a beneficio dei cittadini che hanno problemi di salute.
altrettanto grave il fatto che questo scandalo colpisca un settore sul quale lei, Presidente Cota, aveva impostato gran parte della sua campagna elettorale quando parlò di una sanità da ristrutturare dopo gli anni, da lei definiti, di malgoverno Bresso. Una sanità che sotto il governo Bresso non ha mai risentito di scandali che, invece, ci riportano alla stagione dell'amministrazione Ghigo, quando la Magistratura intervenne e sanzionò i comportamenti scorretti portati in essere allora.
La Magistratura sta indagano e, fino al termine delle indagini permarrà la presunzione di innocenza per gli accusati allo stato delle cose, tuttavia dobbiamo prendere atto che la vicenda non riguarda solo i bonus bebè con gara d'appalto revocato, ma anche la nomina del Direttore sanitario del carcere, la convenzione tra l'ospedale di Chivasso e una clinica privata senza dimenticare, da quanto emerge dalle intercettazioni telefoniche, gli interventi operati per bloccare i controlli sulla sicurezza nel lavoro. Semplicemente inaudito.
L'intreccio tra i personaggi implicati ha portato i giornali a rievocare il termine "cricca", e il quadro desolante che emerge è quello classico della politica dei favori e dei privilegi per i soliti noti.
L'Italia dei Valori è sempre stata attenta a denunciare gli sprechi di denaro pubblico e le situazioni poco chiare, soprattutto in materia sanitaria e specialmente in un periodo in cui la sanità continua ad essere uno dei comparti che subisce i maggiori e continui tagli nel bilancio regionale. Anche oggi non ci possiamo esimere dal condannare quanto è successo.
Apprezziamo molto il gesto di rimettere le deleghe operato dall'Assessore Ferrero; gesto, peraltro, inevitabile a parer nostro. Ma riteniamo anche che l'Assessore Ferrero non debba pagare per tutti e non debba, soprattutto, pagare per gli attriti interni alla maggioranza, tra PdL e Lega, come da tempo siamo abituati a vedere, con le conseguenti voci di avvicendamento alla guida dell'Assessorato che si sono susseguite nei mesi scorsi.
Certo, egregio Governatore Cota, che la vicenda tangenti la mette di fronte alla necessità di rivedere la politica della sua Amministrazione, e non solo nell'ambito specifico della sanità. Forse è giunto il momento di lasciare da parte il populismo paraleghista dietro il quale vi siete nascosti sino ad oggi, con il comportamento conseguente che vi ha portato ad essere partito di Governo a Roma e di opposizione in periferia, dove vi lamentate dei tagli e delle inefficienze del Governo, lo stesso Governo che, poi, puntellate nei palazzi romani.
meglio, Presidente Cota, che abbandoniate la vostra politica fatta di annunci cui non fanno seguito i fatti, di allarmi provocati per spaventare la gente, per poi proporre azioni costruttive. È giunto il momento di iniziare ad operare concretamente per il bene dei piemontesi, con una politica che vi porti anche ad un confronto costruttivo con l'opposizione smettendo la politica di contrapposizioni dietro la quale, fino ad oggi, vi siete nascosti. Non è un caso, Presidente Cota, che la discussione che avviene in Aula avvenga il giorno dopo i ballottaggi che hanno sancito la fine del "berlusconismo", ma, parallelamente, hanno dimostrato la fallacia della stessa politica leghista che ha perso molto del sostegno popolare sul quale si era basata sino ad oggi, perdendo ruoli di comando in molte Amministrazioni, non ultima quella a lei cara, l'Amministrazione novarese.
Lei ha anche fortuna, Presidente Cota, perché sia le vicende politiche nazionali, sia questa squallida storia di uomini corrotti e di tangenti avvengono dopo solo un anno dalla sua Amministrazione regionale. Potrà quindi fare tesoro di queste due vicende per reimpostare la politica della sua Giunta, iniziando magari da un maggior rispetto per quest'Aula, che troppo spesso ha dovuto registrare le sue assenze causate anche dalle frequenti comparse televisive.
Una sua maggiore presenza a Torino, vicino ai suoi Assessori, che hanno dimostrato di aver bisogno comunque di un punto di riferimento preciso potrà evitarle, in futuro, amare sorprese come quella che ha dovuto constatare in questo frangente che ha coinvolto la sanità. Si ritenga quindi fortunato, Governatore Cota, perché ha ancora il tempo di raddrizzare la navigazione della sua barca amministrativa prima che affondi definitivamente. Grazie.



PRESIDENTE

Il dibattito è concluso.
La parola al Presidente della Regione, Roberto Cota, per la replica.



COTA Roberto, Presidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente Cattaneo.
Innanzitutto vorrei precisare - non l'ho detto prima, in sede di comunicazioni, perché penso che la procedura e l'ordine dei lavori del dibattito necessitasse proprio l'ascolto dei vostri interventi - che sono rimasto particolarmente colpito da quanto è successo; particolarmente colpito come cittadino, come uomo e, ovviamente, come Presidente della Regione. Mi sento, quindi, profondamente ferito.
Ovviamente, la Magistratura accerterà quelle che saranno le responsabilità (ci mancherebbe altro che in quest'aula si voglia, da parte vostra, men che meno da parte mia, esprimere dei giudizi su questioni che non si conoscono, perché è in corso l'indagine della Magistratura), per sono rimasto profondamente colpito da quello che è successo, e se si dovessero accertare delle responsabilità di qualcuno, intendo, per quanto mi riguarda, come Presidente della Regione, affrontare le responsabilità senza pietà, cercando di fare un'azione di pulizia quanto più profonda possibile.
Detto questo, ho ascoltato il dibattito: ci sta, nel senso che le opposizioni fanno il loro lavoro. Certi toni, magari, sarebbe stato meglio non utilizzarli, però voi fate comunque il vostro lavoro.
Tuttavia, visto che sono state sollevate più questioni, vorrei ribadire quanto segue. La prima questione è relativa all'attività che il Governo regionale ha svolto quest'anno: è stato un anno di grande lavoro; è stato un anno che ha portato a molti fatti concreti. Onestamente, se dovessi fare dei paragoni, o anche solo elencare le azioni, le decisioni e i problemi che sono stati impostati e già risolti in questo primo anno di azione del Governo regionale, dovrei dire che è stato fatto moltissimo. Moltissimo.
Forse, qualcuno potrebbe ritenere che è meglio diluire negli anni le cose, galleggiare, fare una politica di galleggiamento. Ma noi abbiamo fatto veramente moltissimo, affrontando alcune grandi questioni che riguardano il Piemonte, dal problema del lavoro, all'occupazione, che è poi la questione che affligge tante persone, impostando un Piano giovani - lo stiamo preparando, poi lo divulgheremo e ci confronteremo con le organizzazioni sindacali - tanto che possiamo dire che il Piemonte oggi è una Regione che, da questo punto di vista, offre veramente delle grandi opportunità. Questo è stato il frutto di un'azione politica, di un'azione di Governo e di un'azione amministrativa.
Abbiamo affrontato il problema dei trasporti, che era stato abbandonato da anni.
Abbiamo affrontato il problema della sanità fronteggiando due questioni: il problema del buco e il problema di una riforma strutturale che, in prospettiva, potesse evitare, evidentemente, il verificarsi di nuovi buchi.
Se vogliamo essere onesti, dobbiamo dirci le cose come stanno. Certo ci sono dei problemi; del resto, governare una Regione è difficile e voi lo sapete sicuramente: non è tutto semplice, ci sono degli ostacoli, delle difficoltà e magari si commettono anche degli errori dal punto di vista politico e amministrativo.
una realtà complessa quella del Piemonte. Dovete riconoscere, per che se è stato fatto un piano di rientro sulla sanità, non è stato fatto così, perché il Governo regionale si è alzato una mattina e ha deciso: "Oh che bello, facciamo un piano di rientro". Avrei preferito non farlo, ma questo lo sapete tutti. Noi abbiamo dovuto fare subito - e velocemente - un piano di rientro altrimenti la sanità della Regione Piemonte sarebbe stata commissariata! E le scelte che sono state operate, di contenimento della spesa e di razionalizzazione, sono tutte figlie della necessità di adempiere a questo piano di rientro, perché altrimenti la spesa sarebbe andata ulteriormente fuori controllo.
Noi siamo riusciti, nel 2010, a rispettare tutti i parametri. Ma questo lo abbiamo fatto per sistemare una situazione che abbiamo ereditato; così come abbiamo ereditato una difficilissima situazione di bilancio, che non è stata denunciata. È troppo comodo governare dicendo "tanto c'è qualcun altro che arriva e che sul groppone ha le mille difficoltà e i problemi da risolvere"! Ciò che sto dicendo non è una cosa soggettiva, ma assolutamente oggettiva, perché ci siamo ritrovati, andando indietro negli anni nei bilanci, cancellazioni di impegni che poi non corrispondevano a quelli che erano (e che sono stati nel tempo) i bilanci delle ASL.
Questa è la situazione che dobbiamo affrontare e se vogliamo avere un rapporto franco - maggioranza e opposizione - queste cose dobbiamo dircele perché non è una cosa soggettiva, è una cosa oggettiva: questo problema noi lo abbiamo affrontato con responsabilità.
Poi, cosa abbiamo realizzato? Abbiamo impostato una riforma sanitaria in prospettiva, che, ovviamente, non è ancora entrata in vigore, perch dovrà essere discussa in Consiglio regionale. Quindi, quando si parla dei danni di una presunta riforma sanitaria, voi parlate di un qualcosa che non è ancora stato approvato, che non è ancora entrato in vigore.
Allora, va bene tutto, discutiamone, voi potete dire che non va bene.
Noi diciamo che, assolutamente, va bene e che questa riforma è l'unica via che ha la Regione Piemonte per uscire, in prospettiva, dalle difficoltà con le quali noi, oggi, ci misuriamo, dal punto di vista della mancanza di risorse e della necessità di assicurare dei servizi efficienti ai cittadini.
Vedete, le vie sono due ed io, ovviamente, esprimo la nostra posizione.
La prima soluzione prevede che si chiudano gli ospedali, cioè, si taglino gli ospedali, si chiudano i piccoli ospedali. Questa è una scelta che hanno operato diverse Regioni, allora si deve avere il coraggio di dirlo, tanto la gente può anche controllare quali sono le Regioni che hanno scelto una politica di chiusura degli ospedali: la Regione Liguria, la Regione Toscana, la Regione Lazio e la Regione Puglia - massiccia nel secondo mandato del Presidente Vendola, dopo una politica più attendista nel primo mandato, poi i nodi sono arrivati al pettine. Questa è una strada.
L'altra strada è quella dell'organizzazione degli ospedali in rete. Noi abbiamo scelto questa seconda strada, quindi confrontiamoci pure, è frutto di una decisione politica.
La strada degli ospedali in rete consente di salvaguardare anche i piccoli presidi sul territorio ed è dettata dalle caratteristiche proprio del territorio della nostra regione, che presenta grandi distanze, dove raggiungere un luogo piuttosto che un altro richiede anche diverso tempo.
Questa è la filosofia che presiede la scelta della rete.
Ho sentito parlare del coinvolgimento dei Sindaci. Il fatto che si scorporino le ASL territoriali rispetto alle Aziende Ospedaliere, quindi che queste ultime, in prospettiva, acquistino i servizi dagli ospedali rafforza il ruolo delle ASL territoriali e, di conseguenza, rafforza anche il ruolo dei Sindaci.
Queste sono questioni di merito, di cui parleremo durante il dibattito in Consiglio regionale, però - raccolgo l'invito al dialogo e vi ringrazio dobbiamo anche renderci conto che questa riforma va fatta, non possiamo pensare di non farla, è necessaria proprio nell'interesse dei cittadini.
Questo è quanto è stato fatto dal punto di vista delle scelte di governo dell'Amministrazione.
Poi, all'interno della struttura della Regione ci sono diverse persone che operano. Queste persone operano o all'interno della Direzione regionale, quindi della struttura della Regione, oppure operano come amministratori delle ASL e delle Aziende Ospedaliere. Ho sentito dire: "Il Presidente della Regione deve sapere". Vi dico che il Presidente della Regione, con riferimento a quello che fanno i direttori delle ASL o delle Aziende Ospedaliere - dal mio punto di vista - non solo non sa, ma non deve sapere. Il mio concetto di politica applicata alla sanità è il seguente: la Regione, attraverso atti legislativi e atti di governo, dà le linee, poi dei tecnici attuano quelle che sono le linee. Questo è il mio concetto ed è il concetto che, evidentemente, chiedo presieda tutta la sanità piemontese.
Poi, ci sono le strutture della Regione, cioè la Direzione della sanità della Regione. Allora, durante il dibattito ho sentito determinate espressioni e rispetto a quanto è successo la Magistratura accerterà speriamo che lo faccia nel più breve tempo possibile - però, delle due l'una.
Allora, o non è successo niente, nel senso che non sono stati commessi reati, né sono state commesse irregolarità all'interno della struttura della Direzione regionale, quindi capite che questa polemica è un po' montata. Oppure, se dovesse essere successo qualcosa, vorrei farvi presente se dovesse essere successo qualcosa - che il sistema dei controlli interni ha funzionato! Questo vuol dire che è stata predisposta una struttura in così poco tempo, che è costituita non da una persona, ma da diverse persone - è giusto che l'esempio lo si faccia con una persona, ma si tratta di diverse persone - che quando c'è una pratica amministrativa provvede alla necessaria istruttoria. Questa mattina, anche quando abbiamo parlato della questione dei pannoloni, abbiamo detto di una questione che è stata oggetto di approfondimento da parte degli uffici, che non è arrivata in Giunta perché c'era un approfondimento corretto da parte degli uffici, quindi della Direzione. Allora, vuol dire che il sistema dei controlli interni qui, a differenza del caso Soria, per esempio, ha funzionato. Questo lo voglio riaffermare assolutamente con forza.
Nel dibattito sono state espresse cose specifiche, per esempio relativamente alla mia presenza. Vorrei rappresentare il fatto che sono presente al 100% delle sedute di Giunta. Credetemi, lavoro molte ore al giorno e rispetto alla presenza sul territorio ho fatto una scelta per cercare di capire e conoscere il Piemonte il più possibile. Ad ogni modo sono presente il 100% delle volte in Giunta, perché...



(Commenti in aula)



COTA Roberto, Presidente della Giunta regionale

No, ho fatto una scelta e non faccio svolgere - neanche una volta - una riunione di Giunta senza la mia presenza, perché voglio anche imparare il lavoro di Presidente della Regione, quindi approfondire ed essere presente sempre in Giunta. Non lo fanno tutti! Invece, ho scelto di essere presente in Consiglio regionale quando ci sono questioni che riguardano il Presidente della Regione, avendo delegato un Assessore ai rapporti con il Consiglio: ho fatto una scelta.
Raccolgo anche la sollecitazione, in un certo qual modo, soprattutto in questo momento, che non è facile, di spostare un po' il tiro, nel senso di essere presente un po' di più in Consiglio regionale. Quindi, raccolgo questa sollecitazione, la faccio mia, nel senso che cercherò anche di utilizzare questo come strumento per aprire, se possibile, un dibattito ed un confronto in questa stagione di riforme.
Per quanto riguarda le questioni specifiche di cui si è detto, ho sentito parlare dell'ARESS: non è un ufficio di comunicazione, ma uno sportello al cittadino, che, peraltro, ha riscontrato già molte presenze.
Altrimenti, "ufficio di comunicazione" sembra che sia una cosa che serve per un opuscolo che viene mandato, come peraltro è successo anche nelle passate legislature. No, ARESS è uno sportello dove si danno delle informazioni ai cittadini.
Vi ringrazio anche per l'apporto che avete dato a questo dibattito e rimarco il fatto che noi crediamo profondamente in questa riforma, che sarebbe la prima riforma attuata per modernizzare il sistema sanitario da quando esiste la Regione. Tutti gli altri processi di riforma derivavano da modifiche della legge statale che poi venivano recepite dalla Regione dal punto di vista dello status giuridico degli enti che dovevano presiedere al governo della sanità.
Credo moltissimo in questa riforma, perché penso che ci possa portare verso una sanità più moderna, di cui abbiamo bisogno in Piemonte. E vi prego di non dire delle cose che non sono vere, perché noi non abbiamo assolutamente intenzione di smantellare la sanità pubblica o di chiudere tutto il pubblico per fare entrare il privato. Sapete perfettamente che non si potrebbe neanche fare.
Lo sapete tutti, la sanità pubblica oggi ha circa 58 mila dipendenti, e sapete benissimo che una scelta del genere non si può fare.
Però nel contempo tutti voi sapete, perché siete persone competenti che, in una prospettiva che comporta l'aumento della durata della vita e le modifiche delle tipologie di cure, è sicuramente necessario un riequilibrio del rapporto tra la sanità di prevenzione di territorio e la sanità acuta degli ospedali, anche perché i tempi e i parametri di ricovero si riducono sempre di più, e che la sanità delle cure domiciliari o la sanità rappresentata dalle strutture di RSA, anche per un'appropriatezza delle cure, è sempre più indispensabile. Questo lo sapete e ovviamente noi abbiamo il dovere di rapportare il sistema rispetto a quelle che sono le esigenze del nostro territorio.



PRESIDENTE

Dichiaro chiuso il punto.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio alla delegazione del Centro territoriale permanente 3 di Torino


PRESIDENTE

Saluto la delegazione del Centro territoriale permanente 3 di Torino in visita a Palazzo Lascaris, alla quale auguro buona permanenza.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 16.49 riprende alle ore 16.54)



PRESIDENTE

La seduta riprende.


Argomento: Trasporti su ferro

Comunicazioni della Giunta regionale inerenti a "Linea ferroviaria TAV Torino-Lione"


PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente della Giunta regionale, Ugo Cavallera, che svolgerà delle comunicazioni relativamente alla linea ferroviaria Torino Lione.



CAVALLERA Ugo, Vicepresidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente.
Ovviamente, intervengo sulla base di una traccia predisposta dalla collega Bonino che è inderogabilmente assente, ma vista l'importanza dell'argomento desideriamo comunque svolgere la comunicazione su fatti che hanno avuto ampio risalto giornalistico e che fanno riferimento a quanto è avvenuto lunedì notte, poco dopo le due.
In quell'occasione alcuni manifestanti No TAV (ai quali, secondo le forze dell'ordine, si sarebbero aggiunti esponenti dell'area anarco insurrezionalista torinese) hanno fatto oggetto di una fitta sassaiola gli operai della SITAF che avrebbero dovuto cominciare i lavori per la realizzazione di uno svincolo sull'autostrada del Frejus. Quest'opera, come è noto, è funzionale all'apertura del cantiere per la costruzione della galleria geognostica di Chiomonte.
I lanci dei sassi sono proseguiti per circa un'ora e, di fronte al rischio di colpire camionisti e automobilisti di passaggio, è stata disposta la chiusura del traffico nel tratto interessato dalla A 32.
stata tentata una mediazione con i manifestanti per addivenire ad una soluzione pacifica, ma senza successo.
Così, di fronte all'impossibilità di avviare i lavori garantendo al contempo l'incolumità dei lavoratori, la polizia ha deciso di sospendere l'operazione.
In seguito, nel corso delle attività di ripulitura e sgombero della sede stradale per consentire la riapertura al traffico (la corsia sud è rimasta chiusa sino alle 6.30, mentre quella nord fino alle 4.30), sono state sequestrate parecchie pietre, centinaia. Nel report è stato indicato un determinato peso, quindi erano corpi contundenti lanciati che senz'altro potevano arrecare danno.
Nel frattempo, agendo secondo un piano preordinato, i cosiddetti No TAV si sono premuniti di bloccare ogni via di accesso all'area del cantiere di Chiomonte, non esitando ad ostruire le strade con tronchi d'albero e guardrail divelti. Si calcola che nel complesso si siano attivate 200/300 persone che, divise in gruppetti, hanno agito seguendo una strategia evidentemente studiata da tempo nei minimi dettagli.
Tant'è che qualcuno dei leader No TAV ha dichiarato sui giornali (tra virgolette): "Abbiamo schierato le truppe ordinate sulla montagna e le riserve in pianura e faremo di tutto per impedire l'avvio dei lavori" (chiuse le virgolette giornalistiche). Parole che ben si adattano ad uno stile che potremmo definire militaresco. Ovviamente, in un senso non proprio.
Alcuni di questi manifestati hanno funto da sentinelle, avvisando il resto dei manifestanti dell'arrivo dei lavoratori SITAF scortati, com'è noto, da un certo numero di carabinieri e poliziotti, ma in un numero senz'altro limitato. Le forze dell'ordine erano in assetto anti-sommossa però in numero - lo sottolineo - limitato e tale da assicurare l'incolumità delle persone. Dai telefoni cellulari di questi che io ho definito "sentinelle" sono partiti gli avvisi e i manifestanti sono entrati in azione creando una serie di ostruzioni e barricate che hanno bloccato in ogni caso l'avvio dei lavori, anche se la colonna della SITAF fosse riuscita a passare indenne alla sassaiola.
Fra i blocchi approntanti merita un cenno quello realizzato sul sentiero proveniente dal Giaglione, dove per l'erezione della barricata è stato utilizzato il materiale di un muro di contenimento, che dopo è risultato sbrecciato, fatto, quindi, con l'incentivazione del franamento parziale di questo contenimento.
Un presidio No TAV è stato infine anche piazzato presso uno dei magazzini della società Italcoge, la ditta valsusina che, in associazione temporanea d'impresa, insieme alla società Martina, si è aggiudicata l'appalto per le opere propedeutiche all'avvio dello scavo della galleria geognostica.
All'indomani mattina, cioè martedì 24, è proseguita l'occupazione del sito de La Maddalena da parte dei No TAV, così come sono continuate le azioni di blocco alle vie di accesso. A tal proposito, una quindicina di manifestanti con un camper e qualche transenna ha ostruito il passaggio di strada dell'Avanà di Chiomonte, creando una sorta di casello artigianale tramite il quale controllare il passaggio delle persone.
Ai giornalisti presenti i manifestanti avrebbero definito il blocco della strada come l'ingresso alla "Libera Repubblica della Maddalena".
I carabinieri della stazione locale hanno tentato di convincere i manifestanti a rimuovere l'ostacolo, ma senza successo così come non ha avuto esito la richiesta di presentare i documenti di identità ai militari quindi non è restato altro da fare se non procedere all'effettuazione delle fotografie, cui seguirà eventualmente un'identificazione ed eventuali qualora ci fossero gli elementi, denunce che hanno raggiunto in alcuni casi, almeno si ritiene, persone già note alle forze dell'ordine.
Nel complesso i comportamenti sono censurabili, forse, anche penalmente per questa nottata di resistenza all'avvio dei lavori. I manifestanti hanno prodotto anche danneggiamenti alle strutture autostradali, comportamenti che hanno ostacolato senz'altro la sicurezza dei trasporti e l'interruzione di un pubblico servizio.
Ulteriori ipotesi saranno poi vagliate, definite e circostanziate dalle forze preposte. Infatti, le forze dell'ordine hanno - risulta - spedito a Roma un rapporto dettagliato sui fatti accaduti a Chiomonte.
Successivamente, espleteranno tutte le azioni per identificare coloro che hanno provveduto al lancio delle pietre. Naturalmente, operazioni non certo paragonabili ad una carezza sul volto.
Tutto ciò premesso, anche con riferimento a frasi e affermazioni contenute in documenti che ha dato risalto all'interno di quest'Aula, mi pare evidente che potremmo dire che la militarizzazione contestata dai Consiglieri che hanno sottoscritto un documento all'attenzione dell'Aula non è oggetto di discussione. Semmai si potrebbe osservare che questa militarizzazione è più rinvenibile nel comportamento dei gruppi dei manifestanti, piuttosto che da parte delle forze dell'ordine, che ritengo abbiano agito con il massimo rispetto della cautela e con grande professionalità.
Questa è stata senz'altro una specie di militarizzazione, attuata con posti di blocco tesi a valutare coloro che transitavano, per assicurare o meno l'accesso al sito della Maddalena, ribattezzato "Libera Repubblica della Maddalena". Lo scopo era quello d'impedire ai lavoratori della SITAF di andare sul posto.
evidente che le istituzioni democratiche ed anche le forze dell'ordine, che hanno il monopolio della forza pubblica al servizio della legge, devono adottare comportamenti consoni alle decisioni assunte.
Ritengo che non si possa consegnare alcun territorio della nostra Repubblica, tanto più della nostra Regione, a qualsivoglia gruppo che si arroga la difesa di presunti interessi generalizzati della popolazione.
Sarebbe come dire che lo Stato si arrende e cessa d'essere tale rinunciando ad utilizzare gli strumenti in suo possesso per garantire la legalità; legalità che è anche testimoniata dall'attuazione di provvedimenti che sono stati legalmente stabiliti e democraticamente avallati da istituzioni che traggono la loro legittimazione dall'elezione popolare o dalla fiducia che le Camere danno, ad esempio, al Governo.
Auspichiamo, pertanto, un adeguato intervento da parte delle forze dell'ordine, alle quali - ribadisco - riconosciamo sensibilità e professionalità per assicurare l'incolumità degli operai che saranno chiamati a lavorare nel cantiere della galleria geognostica di Chiomonte garantendo il libero transito sulle strade della Valle di Susa e assicurando la convivenza con coloro che legittimamente possono o vogliono manifestare.
Oggi abbiamo preso nota della manifestazione che è stata organizzata dalla CISL e ritengo di poter affermare, pur considerando tutte le difficoltà che erano insite in una manifestazione di quel tipo, che è stata una manifestazione molto significativa (non sta a me giudicare se sia riuscita o meno).
Non dimentichiamo che anche in passato, nei momenti di acuta tensione sociale, alcuni gruppi di lavoratori hanno assunto determinate posizioni magari anche contro quello che poteva sembrare l'orientamento maggioritario, che poi la storia ha indicato come la strada più giusta da intraprendere.
Nel momento in cui riportiamo questi fatti, auspichiamo ci sia, come c'è stato, da parte di tutte le istituzioni locali una volontà concorde (è stata manifestata in tutte le sedi: Regione, Provincia e Comune di Torino) anche se è pleonastico, perché è insito sia nello Statuto della Regione Piemonte sia nella prassi di questo Consiglio e della Giunta regionale, una disponibilità al confronto con tutti coloro che, pur organizzandosi per manifestare il proprio pensiero e la propria volontà, devono avere il rispetto dei principi basilari della convivenza civile e democratica.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Cavallera.
Sulle comunicazioni della Giunta regionale ogni Consigliere pu chiedere chiarimenti, intervenendo una volta sola, per non più di cinque minuti.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Cercherò di sfruttare i pochi minuti a disposizione per rispondere a quanto affermato dall'Assessore Cavallera.
Abbiamo chiesto di conoscere le posizioni della Giunta, vista come organo collegiale, riguardo alle dichiarazioni irresponsabili che si sono susseguite nelle ultime settimane, da parte di parlamentari, Presidenti di Provincia, neo eletti Sindaci o Assessori di questa Giunta regionale.
Ovviamente bisogna interpretare il politichese, ma mi sembra che lei abbia detto: "Auspico un adeguato intervento delle forze dell'ordine".
Occorre capire cosa voglia dire "adeguato", perché ricordo che durante l'incontro avvenuto all'Unione Industriale, cui era presente anche l'Assessore Bonino - che adesso purtroppo non c'è - si era auspicato un intervento risolutivo con forza. Non uso altre parole, dico solo con forza ovviamente tutti possiamo intendere e capire, anche perché non siamo nuovi a veri e propri attacchi contro cittadini inermi in Val di Susa, in occasione dell'inizio dei cantieri relativi all'opera della TAV Torino Lione.
Ricordiamo le botte date dalle forze dell'ordine ai cittadini nel 2005 a Venaus, o quelle date nel 2009, sempre in Val di Susa, dove si ebbero dei feriti gravi come la signora Marinella, che riportò una frattura del setto nasale e lesioni agli organi interni (un ovaio).
Quando si parla d'adeguato intervento delle forze dell'ordine, le posizioni sono sicuramente discordanti.
Quando sentiamo dire "militarizzazione al contrario", prendiamo atto che si voleva fare una battuta (non so se l'abbia scritta lei o l'Assessore Bonino), ma non mi sembra il caso di scherzare, perché si parla realmente di militarizzazione della Valle, perché quegli interventi sono stati ribattuti da diverse ansa e ripresi anche dai telegiornali.
sbagliato, dunque, pensare d'istituire un ulteriore sito militare e strategico, a interesse nazionale, dove i militari hanno anche la possibilità di sparare sui civili, com'è stato fatto in Campania per gli inceneritori e le discariche.
Poiché si citavano le regole di buona convivenza, citerei anche la Costituzione, che è un valore un po' più alto e fondante, che stabilisce che il popolo è sovrano e non i rappresentanti eletti, anche se qualche Solone del Popolo della Libertà vorrebbe modificare l'articolo 1 trasformandolo da "La sovranità appartiene al popolo " a "La sovranità appartiene al Parlamento".
La Costituzione, fino ad oggi, stabilisce che la sovranità appartiene al popolo, pertanto non possiamo che dissentire.
La militarizzazione sarebbe sicuramente un gesto sbagliato o assurdo ma anche la violenza, perché ricordo all'Assessore Cavallera - forse non è l'Assessore più competente in questa materia, perché le deleghe sono dell'Assessore Bonino - che l'Unione Europea c'impone il consenso delle popolazioni, per la realizzazione dell'opera.
Pertanto, se non vi è il consenso delle popolazioni interessate dal tracciato (la città di Torino e l'alta e bassa Val di Susa), l'opera non si può realizzare; in teoria non verrebbero neanche stanziati i finanziamenti europei (672 milioni di euro).
Non stiamo parlando quindi di una violenza perpetrata dai cittadini: stiamo parlando in questo caso di una violenza perpetrata dallo Stato, in contraddizione con i paletti e i parametri richiesti dall'Europa. Infatti se l'Europa in questo caso fortunatamente dice che o c'è il consenso o l'opera non si fa, viene calpestato un diritto laddove la popolazione sia contraria - e lo dimostrano la Comunità montana e la maggioranza della Val di Susa, che sono contrarie all'opera - e sarebbe un assurdo pensare di fare l'opera lo stesso.
Sottolineo tra l'altro i dati fantasiosi che sono stati letti ed elencati - probabilmente su relazione della Polizia - che riportano come l'autostrada sia stata chiusa per motivi di sicurezza. Così non è Vicepresidente Cavallera e cari colleghi del Consiglio - i pochi che ancora sono presenti e gli ancora meno che mi ascoltano - perché l'autostrada era stata chiusa preventivamente proprio per permettere ai mezzi degli operai che dovevano iniziare le opere di cantierizzazione di avvicinarsi a quel pezzo di autostrada stessa - tra l'altro in senso contrario a quello di marcia - da cui si doveva spaccare il guard-rail e far scendere i mezzi di trasporto.
Non c'è quindi assolutamente stata interruzione di pubblico servizio: questo glielo posso dire perché ero lì presente.
In merito a tutto il resto, i sassi non sono stati lanciati - tra l'altro abbiamo sentito le cifre fantasiose di 100, 200, 300, 400, ecc.
contro alcuno degli operai, che erano tra l'altro distanti ben un chilometro dal sito. In questo caso ribadisco che la violenza viene perpetrata dallo Stato e dai suoi rappresentanti quando vanno contro una direttiva europea.
Cerco di chiudere, Presidente: noi chiediamo nel merito una posizione della Giunta e del Consiglio. Lo faremo con un documento che abbiamo firmato, se riusciremo mai a discuterlo - in quanto abbiamo chiesto cinque volte l'inversione dell'ordine del giorno, ma ci è stata negata - sulla condanna della richiesta dell'uso della forza e della militarizzazione in Val di Susa.
Ricordo infine - ma faccio proprio un accenno veloce perché non vi è più tempo - che le ditte che sono state messe nelle condizioni di lavorare ovvero la Martina s.n.c. e l'Italcoge, sono delle ditte - visto che si parla di manifestanti già "attenzionati" dalle forze dell'ordine - già "attenzionate" dalla Procura.
Ricordiamo in particolar modo che la Italcoge è seguita dal 1974 dalla Procura anche per quanto riguarda l'Antimafia, in quanto vicina al clan dei Mazzaferro e che dal 1974 al 2005 è stato tutto un fiorire di cause e di processi riguardanti appalti truccati, cartelli, tangenti e quant'altro.
Chiedo perché la Regione abbia dovuto scegliere con trattativa privata quindi non andando a gara - proprio una ditta come questa e una ditta come la Martina che è una ditta fallita, che sta nel capannone di Susa (Via Couvert 37) abusivamente, perché non ha pagato il leasing dell'affitto del capannone.
Sono domande che ovviamente noi tutti ci poniamo e che ci fanno ricordare tristi vicende dell'Alta Velocità Milano-Napoli, andata praticamente per l'80% in mano ad aziende che facevano parte della criminalità organizzata, come scritto pure dal Giudice Imposimato, anche relatore della Commissione parlamentare Antimafia.
Grazie.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PLACIDO



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Artesio; ne ha facoltà.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
Svolgo un breve intervento in un'aula distratta solo per fare riferimento al modo con il quale la vicenda della quale ci stiamo occupando, che ha ripercussioni strutturali sul territorio della Valle e rischia di averne di immediate rispetto alla situazione locale dei rapporti con la popolazione, se in realtà è rappresentata giornalisticamente in termini di atteggiamenti e teorie "irriducibili" da parte dei contrari alla TAV, vede altrettanti "irriducibili", che tendono a costruire un clima sostanzialmente di provocazione sul piano culturale, che possiamo ritrovare nell'area dei sostenitori del progetto TAV; spiace dire, purtroppo, anche in chi ha delle responsabilità istituzionali.
Cito la dichiarazione, trasmessa a mezzo ansa, dell'Assessore Bonino: "In Val di Susa non c'è un'opposizione del popolo alla Torino-Lione, ma agitatori di professione che si oppongono a qualsiasi opportunità di sviluppo. Questi agitatori si spostano per il Paese, evidentemente alimentati da flussi di denaro, a diffondere falsità e disinformazione su cui varrebbe la pena che chi di dovere approfondisse. Alcuni valsusini sono vittime di queste persone che cercano di disorientarli".
Bene, credo che una dichiarazione come questa, oltre ad essere inappropriata da parte di un rappresentante delle istituzioni, sia anche un'importante sottovalutazione di ciò che invece sono i sentimenti della popolazione della Val di Susa. E quando si rischia di semplificare gli interi sentimenti di una popolazione, si rischia anche di avere una visione falsificata della realtà e di pensare che soltanto premendo un po' il pedale sull'acceleratore si possano superare facilmente le resistenze.
Questo è quello che traspare dalle parole dell'Assessore Bonino.
Certamente, il movimento No TAV non è riconducibile ad un'associazione di agitatori; certamente, il movimento No TAV non è riconducibile ad un'unica sensibilità: né quella ecologista, né quella della sinistra, n quella del Movimento 5 Stelle. Certamente, c'è una trasversalità in quel tipo di sensibilità che merita qui nelle Istituzioni un altro tipo di attenzione e di rispetto, e le obiezioni che quel movimento tendeva a rappresentare avrebbero meritato nel tempo un altro tipo di considerazione Mi spiace dire che lo stesso stile muscolare, adottato dall'Assessore Bonino fino al limite dello stile diffamatorio, è stato talvolta condiviso da altre organizzazioni di rappresentanza, sulla base del conflitto e del dilemma che costantemente entra in campo in questi casi: il conflitto tra lavoro-sviluppo e ambiente, che viene immediatamente assimilato a conservazione.
Di qui si fa strada l'invito a prendere parola, a manifestare e ad assumere evidenza pubblica che alcune associazioni dell'imprenditoria hanno rivolto ai loro stessi associati, immaginando in prospettiva che al "popolo della resistenza ambientalista" potesse opporsi il "popolo del lavoro".
Ebbene, anche quel fronte ha fortunatamente al proprio interno persone che si dissociano da questo tipo di rappresentazione della situazione e che vorrebbero andare nelle condizioni di evitare questo tipo di rapporto muscolare.
Anche oggi, quindi, commentando la cronaca recente, ma soprattutto temendo le conseguenze delle cronache dei giorni prossimi, si è recitato un film che abbiamo continuato a vedere per anni. Mi dispiace che su questioni come queste si lasci sempre campo alla spettacolarizzazione piuttosto che andare nella logica della riflessione, riflessione che avrebbe comportato ascolto. Certo è che finché le ragioni dei tanti - che non sono pochi agitatori - vengono rappresentate sempre soltanto attraverso gli eventi spettacolari, rischiamo che la politica non possa essere ricondotta a ragione. Credo infatti che sarebbe ragionevole per la politica tornare a prendere in considerazione le ragioni del no.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Angeleri; ne ha facoltà.



ANGELERI Antonello

Grazie, Presidente.
proprio il nostro Gruppo che ha chiesto la relazione su quanto è capitato qualche giorno fa in Val di Susa e la relazione del Vicepresidente Cavallera mi pare una relazione esaustiva che fa chiarezza su una vicenda che vedeva, da parte di un Gruppo consiliare presente in quest'Aula, della lista del comico Beppe Grillo, ribaltare le responsabilità di una situazione che abbiamo sentito dal Vicepresidente essere estremamente chiara.
La battuta che è stata fatta, mi sembra dal Consigliere Bono, in quest'Aula è che ci sarebbe stata una militarizzazione della valle e che quindi le responsabilità di quanto accaduto sarebbero della Polizia e di chi aveva dato loro precisi ordini.
Mi pare di capire, da quanto ha detto il Vicepresidente, che le cose stiano in un modo un po' diverso. Ho sentito parlare di due o trecento persone. Tra l'altro credevo, sinceramente, conoscendo un po' la Val di Susa, che fosse abitata da qualche decina di migliaia, invece ho appreso che la maggioranza, cioè due o trecento persone della Valle, costringono al blocco un'iniziativa che tutto il Paese, o gran parte, comunque una percentuale che va bene oltre il 50%, ha deciso di portare avanti, per tutte le implicazioni positive che, secondo noi, ci sono.
Mi pare anche di ricordare che proprio questa Regione, prima d'Italia ha varato una legge sui grandi cantieri proprio per venire incontro ad una possibile situazione che si sarebbe venuta a creare nella valle rispetto al progetto dell'Alta Velocità.
Riprendendo le parole del Vicepresidente Cavallera il quale, ad un certo punto, ha detto che si trattava di due o trecento persone, divise in gruppetti, che hanno studiato nei minimi dettagli, collegandosi anche attraverso telefonini, e avrebbero - dichiarazione dei No TAV - fatto di tutto per impedire l'inizio dei lavori, quindi bloccando l'entrata in azione degli operai SITAF, con il lancio di diverse pietre.
A me pare che l'accusa di militarizzazione della Valle, per quello che riguarda questo Gruppo consiliare, non ci stia proprio. Anzi, ho l'impressione che la responsabilità di una situazione che ha messo in difficoltà tutta la Val di Susa per il blocco dell'autostrada, sia da addebitare totalmente a chi ha inscenato questa manifestazione.
Penso che la buona volontà di lavorare in collaborazione con gli abitanti e con gli amministratori della Valle da parte di questa Giunta regionale, e direi anche gran parte di questo Consiglio che ha votato la legge sui grandi cantieri, ci sia. L'unica valutazione che posso fare conseguente rispetto a quanto sento, è che ci sia una valutazione elusivamente di ordine ideologico che blocca qualsiasi cosa. Diventa difficile stare dietro a due o trecento persone che rappresentano ovviamente, una minoranza nella minoranza. All'interno di queste due o trecento persone abbiamo più volte visto esserci infiltrazioni che nulla c'entrano con coloro che abitano la Valle.
Non so se ci possa essere un dialogo su questa vicenda, certo è che il Piemonte - lo abbiamo dimostrato con l'approvazione della legge sui grandi cantieri e lo voglio ribadire in quest'Aula a nome della Lega - non pu perdere questa occasione che, da un punto di vista economico, sicuramente può considerarsi irripetibile.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Biolé; ne ha facoltà.



BIOLE' Fabrizio

Grazie, Presidente.
La dichiarazione del Presidente del mio Gruppo è ovviamente da me condivisa su vari punti. Semplicemente mi sento di aggiungere un piccolo appunto a chi, come il collega Angeleri, già dalla scorsa settimana, quando chiedevamo di affrontare l'esame dell'ordine del giorno n. 262 contro le dichiarazioni di militarizzazione della Valle, ha fatto istintivamente dichiarazioni che non corrispondono a verità. Devo dire, in questo momento che trovo una certa qual volontà di essere recidivo su questo.
Emerge un pressappochismo su quanto sta accadendo e sulla descrizione che trae spunto esclusivamente dalle notizie apparse sui giornali che poco sono attenti o vogliono essere attenti a ciò che sta accadendo a Chiomonte.
Credo che una delle maggiori problematiche sia quella dell'informazione.
L'informazione su un argomento così importante, al di là della posizione che uno possa avere, è molto scarsa, ma la problematica più grave è che è piuttosto distorta. Già è stato detto che, in realtà l'infrastruttura autostradale è stata chiusa al traffico molto prima di quelle marginali reazioni di alcuni presidianti. Già è stato detto che il fatto di dare definizioni come agitatori di professione o simili non rende assolutamente ragione alla realtà di una popolazione che sta cercando semplicemente di difendere il territorio, insieme con il diritto alla salute, con l'ambiente che circonda questa autodichiarata Repubblica della Maddalena e che, come abbiamo cercato di descrivere in discussione della legge citata, le motivazioni sono veramente molte.
La disinformazione nasce dai giornali e nasce dal fatto che probabilmente, molti, anche rappresentanti istituzionali, non hanno la volontà, e l'abbiamo verificato personalmente, di confrontarsi con le motivazioni scientifiche che portano verso l'unica opzione possibile, cioè l'opzione"zero".
Chiudo dicendo che - vedo che il Vicepresidente non è più presente in aula, quindi mi rivolgo ai colleghi, agli Assessori presenti, al Presidente del Consiglio e al Consigliere Angeleri intervenuti prima di me - il mio invito, che penso condivida anche il Presidente del Movimento cui appartengo, è di avere la bontà e l'umiltà di accompagnarci su quei luoghi per vedere veramente con mano che cosa è questa resistenza pacifica assolutamente pacifica, del popolo No TAV.
Sono sicuro che, in cuor suo, se dovesse vivere questo tipo di esperienza, capirebbe che le dichiarazioni istintive di cui parlavo inizialmente lascerebbero il tempo che trovano e si potrebbe evitare di pronunciarle.
Grazie.



PRESIDENTE

Con questo intervento, per certi versi pranoterapeutico, si chiude il dibattito relativo alla comunicazione sulla questione TAV.
Ricordo ai colleghi che domani, 1° giugno 2011, è convocata alle ore 13.30 la Conferenza dei Presidenti di Gruppo in Sala dei Morando.
Nell'invitare i Consiglieri a firmare la fine seduta, ringrazio tutti e auguro buona serata.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17.34)



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