Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.109 del 19/05/11 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MOLINARI



(La seduta ha inizio alle ore 10.23)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Procediamo con l'esecuzione dell'Inno Nazionale.



(In applicazione del dispositivo dell'ordine del giorno n. 9 "Unità d'Italia", approvato dall'Assemblea consiliare il 1° dicembre 2010 l'Assemblea, in piedi, ascolta l'Inno nazionale della Repubblica Italiana "Il canto degli italiani")



PRESIDENTE

Do atto che l'o.d.g. è stato comunicato con la convocazione. Non essendovi proposte di modifica, l'o.d.g. è approvato.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Boniperti, Botta Franco, Bresso Burzi, Bussola, Cantore, Carossa, Cattaneo, Comba, Costa Raffaele, Cota Giordano, Maccanti, Montaruli, Motta, Novero, Sacchetto, Spagnuolo Tentoni, Valle e Vignale.



LEARDI LORENZO


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

"Continuità assistenziale: servizi di riabilitazione, lungodegenza residenziali, domiciliari per persone non autosufficienti", presentato dai Consiglieri Reschigna, Lepri, Boeti, Pentenero, Motta Angela, Muliere Placido, Laus, Ronzani, Taricco, Manica e Gariglio


PRESIDENTE

Il Consiglio regionale odierno è un Consiglio straordinario richiesto dal Partito Democratico, sul tema "Continuità assistenziale: servizi di riabilitazione, lungodegenza, residenziali, domiciliari per persone non autosufficienti".



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MOLINARI



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Grazie, Presidente.
Il testo del documento che abbiamo depositato, in merito al quale è stata chiesta la convocazione straordinaria del Consiglio regionale, sarà illustrato dal collega Lepri.
Pongo una questione: noi abbiamo sottoscritto il documento, per vogliamo in Aula la presenza dell'Assessore Ferrero.
Il problema che poniamo non è banale, pertanto chiediamo di sospendere un attimo i lavori e, quando arriverà l'Assessore Ferrero, incominceremo immediatamente a illustrarlo.



PRESIDENTE

Sospendo la seduta per un quarto d'ora.



(La seduta, sospesa alle ore 10.25 riprende alle ore 10.46)



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PLACIDO



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Approfitto per ricordare che, durante la pausa dei lavori - la seduta di questa mattina terminerà alle ore 12.30 - l'Ufficio di Presidenza e i Consiglieri interessati incontreranno una delegazione del CGD (Coordinamento Genitori Democratici Alte Valli di Lanzo), che ha chiesto di essere audita viste le criticità che presenta l'Istituto Murialdo di Ceres in vista del prossimo anno scolastico.
L'incontro avverrà alle ore 12.30.
Possiamo aprire il dibattito sul tema odierno.
Ha chiesto la parola il Consigliere Lepri; ne ha facoltà.



LEPRI Stefano

Grazie, Presidente.
In un'Aula abbastanza distratta dalle vicende post elettorali, vogliamo porre l'attenzione - ringraziando naturalmente i Capigruppo e tutte le forze politiche per aver concesso questo Consiglio straordinario - su un tema molto rilevante: quello della continuità assistenziale, in modo particolare relativamente agli interventi che riguardano le persone anziane, le persone con disabilità e, per certi versi, anche le persone in condizione di minore età non autosufficienti, che hanno diritto, ai sensi delle leggi dello Stato e delle leggi nazionali, ai livelli essenziali di assistenza e a prestazioni in regime di post acuzie.
Sono soggetti che oggi vedono preclusi, per ragioni diverse - lo abbiamo sentito dalle associazioni audite qualche mese fa, ma basta ascoltare i tanti operatori delle Aziende Sanitarie Locali o dei servizi sociali - almeno in parte questi loro diritti.
Naturalmente nessuno vuole mettere la croce sulle spalle già appesantite dell'Assessore, perché sappiamo che i problemi non sono di facile risoluzione.
Evidentemente, la crescente richiesta di questi servizi pone dei problemi, soprattutto di compatibilità economica, che non possono essere trascurati o affrontati con leggerezza e sufficienza.
evidente che oggi siamo di fronte ad un dilemma: alcuni cittadini che, in quanto presi in carico, fruiscono di questi servizi o che sono più o meno seguiti per un certo numero di giorni, di settimane, in fase di post acuzie, ed altri che, invece, hanno sempre più difficoltà a seguire dei percorsi di post acuzie o di lungoassistenza.
Naturalmente, le fasi della post acuzie, lungodegenza e lungoassistenza, sono tra loro contigue, ma in questa situazione di difficoltà ci sono sempre più problemi nel riconoscere tale continuità e contiguità.
ovvio che il tema non è di facile risoluzione. Nelle scorse legislature è stato affrontato con l'emanazione di diversi provvedimenti che noi ricordiamo anche nell'ordine del giorno: in modo particolare, la legge 10, che sicuramente l'Assessore conosce, avendola votata (tra l'altro, è una legge votata in modo bipartisan); le delibere approvate con la Giunta Ghigo (ricordo la delibera n. 17/2005) o la delibera del 6 aprile 2009, n. 39, a firma degli Assessori Artesio e Migliasso, che definisce il riordino delle prestazioni domiciliari di lungoassistenza; l'ultima delibera del 28 gennaio 2011, n. 13, che ridefinisce i criteri di appropriatezza organizzativa soprattutto per quanto riguardo le fasi di post acuzie e quindi l'attività riabilitativa e quella di lungodegenza.
Mettendo insieme queste fonti normative, prendiamo atto dell'impegno almeno in termini d'indirizzo, che questo Consiglio regionale e le diverse Giunte hanno inteso assumere.
Nonostante quest'impegno, la praticabilità di questi indirizzi è sempre più difficile e complicata, al punto che non crediamo di sbagliare nel ritenere che oggi ci sono circa 10 mila persone (forse la stima è per difetto) che attendono interventi di lungodegenza e che è sempre più complicato il percorso di post acuzie. Non a caso, anche con alcuni punti di condivisione, la Giunta ha approvato la delibera n. 13, per riordinare e migliorare i percorsi di post acuzie.
Di fronte a questo dramma - di questo si tratta: un dramma che forse non tutti i Consiglieri colgono, ma a noi la situazione pare davvero drammatica e non più sostenibile - chiediamo al Consiglio di esprimersi in modo che la Giunta possa avere, anche confortata - noi confidiamo - da una larga espressione del Consiglio regionale, il consenso e la forza per operare delle scelte.
Sappiamo che il poter liberare le risorse per queste attività è, almeno in parte, legato alla possibilità di poter risparmiare sulle attività di cura ospedaliere e che questi risparmi non sono facilmente ottenibili, ma questa prospettiva non può essere troppo dilazionata.
Ci sono delle scelte che questa Giunta può fare senza che i costi si aggravino, perché la mancata presa in carico dei percorsi di post acuzie determina, in molti casi, un effetto di ritorno delle stesse persone presso le strutture ospedaliere, aggravando non solo le loro condizioni di salute ma anche le condizioni economiche che la Regione deve sopportare, a fronte del ping pong di persone che, proprio perché non curate a sufficienza e in modo appropriato nel post acuzie, tornano a riacutizzarsi e quindi a costare, nel breve e nel lungo periodo, più di quanto probabilmente sarebbe nel caso di un pronto ed appropriato intervento.
Nell'ordine del giorno ricordiamo, in particolare, che la legge n. 10 contiene al suo interno una norma rilevante - voluta dal collega Vignale poi accolta anche dall'allora maggioranza - secondo la quale è importante che le persone che hanno completato il percorso di post acuzie, o che vivono in una condizione di cronicità accertata, possono disporre - leggo testualmente - di primi interventi di cura.
la legge che lo impone, Assessore, non è un ordine del giorno.
La legge recita: "Accertata la condizione di non autosufficienza, la Regione è impegnata a garantire i primi interventi di cura, in attesa che venga definito un Piano di Assistenza personalizzato (il PAI) e in attesa che vi siano" - ahimè - "le risorse attualmente previste dalle delibere relativamente alle quote sanitarie e alberghiere che le diverse norme regionali e nazionali impongono e prevedono".
Noi le chiediamo, anzitutto, di completare il percorso d'applicazione della legge n. 10.
Vi sono diverse delibere di Giunta che devono essere adottate in applicazione di questa legge e che, da quanto mi risulta, non sono ancora state adottate. Mi riferisco alla definizione dei criteri di accesso, alle norme di compartecipazione, al problema della ridefinizione dei massimali o, comunque, della conferma dei massimali e dei volumi di intervento previsti dalla delibera n. 39 dell'aprile 2009, al modo attraverso cui deve essere organizzato il Piano di Assistenza Individualizzato e ad altre misure che la Giunta è chiamata ad adottare in applicazione di questa legge.
passato più di un anno dall'approvazione di quella legge e dall'insediamento della nuova Giunta, ma non ci pare - a meno che non ci siamo sbagliati - che siano stati adottati provvedimenti applicativi della stessa, che peraltro la legge impone alla Giunta di adottare.
Il secondo aspetto è particolarmente importante, vista la criticità e la drammaticità in cui ormai vivono migliaia di famiglie, costrette a svenarsi per provvedere alla cura dei propri congiunti.
Ciò che sollecitamente le chiediamo, Assessore, senza che questo precluda una completa presa in carico e una piena applicazione - lo voglio sottolineare - dei servizi definiti dalle leggi e dalle delibere prima citate, e senza che sia considerata una risposta conclusiva, ma piuttosto una risposta preliminare e di emergenza, è di applicare da subito, con un atto di Giunta, quanto disposto dalla legge n. 10. Qualora, cioè, il Piano Assistenziale Individuale non sia dotato entro 60 giorni, siano comunque assicurati i primi interventi di cura.
Siamo convinti che questo non rappresenti un costo in più, ma probabilmente comporti un risparmio in termini d'accessi impropri, di costi ospedalieri e quant'altro.
Questo vuol dire riconoscere alla persona e alla famiglia di un congiunto non autosufficiente una prima quota sanitaria, affinché possano organizzare i primi interventi di cura.
Si tratta - lo sottolineo nuovamente - di primi interventi di cura non risolutivi, che non possono essere considerati sostituivi di un intervento più complessivo, ma che darebbero, sin da subito, sollievo alle famiglie e ai cittadini e che in qualche modo ridurrebbero il grave peso assistenziale di cui molti familiari devono tenere conto.
Ringrazio l'Assessore e i colleghi Consiglieri per l'attenzione.



PRESIDENTE

Ricordo che all'incontro con la delegazione del CGD saranno presenti anche i Sindaci e le Istituzioni.
Ha chiesto la parola il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Grazie, Presidente.
Voglio evidenziare che questo Consiglio regionale straordinario su un tema da noi proposto, si sta svolgendo alla presenza di 19 Consiglieri dell'opposizione e di 16 Consiglieri della maggioranza, eppure nei mesi scorsi i componenti della IV Commissione del Consiglio regionale hanno ricevuto consistenti sollecitazioni da parte delle Associazioni del volontariato, tese a richiamare la nostra attenzione su alcune dinamiche che si stanno sviluppando nella nostra regione.
In modo particolare - e questa è la ragione per cui abbiamo richiesto come Gruppo consiliare del Partito Democratico, questo Consiglio regionale straordinario - siamo stati sollecitati su due questioni.
La prima: i provvedimenti sul Piano di rientro, sottoscritti tra la Giunta regionale e gli allora Direttori Generali delle Aziende Sanitarie Locali (fine primavera-inizio estate 2010) non hanno colpito i servizi sanitari, ma hanno certamente determinato una condizione di grandissima difficoltà e sofferenza, relativamente a tutto il tema dei servizi socio sanitari.
Ho ben presenti alcuni Piani di rientro nei quali determinate scelte assunte, che aspettano di essere concretizzate (ad esempio l'apertura di nuovi posti residenziali per la popolazione anziana non autosufficiente) venivano interrotte.
Da giugno-luglio del 2010, in questa Regione, obiettivamente e non è una forzatura politica, è più difficile, per una persona non autosufficiente, richiedere ed ottenere l'accesso ad una struttura residenziale.
Da giugno-luglio dell'anno scorso, in Piemonte, è obiettivamente, più difficile, per un malato psichiatrico, entrare in una comunità terapeutica o all'interno di gruppi appartamento, così come è più difficile, per un tossicodipendente, entrare in una comunità terapeutica.
Questo è il quadro che abbiamo di fronte.
Abbiamo anche chiesto - l'ha chiesto la Consigliera Artesio in uno dei dibattiti sul tema - un aggiornamento delle liste d'attesa su queste tematiche, ma la difficoltà nel rispondere alle informazioni richieste e al monitoraggio deciso dal Consiglio regionale non ci consente di fissare, in termini quantitativi, il problema e certamente non modifica la dimensione qualitativa dell'attuale problema.
Le sollecitazioni che le organizzazioni del volontariato hanno ripetutamente espresso in sede di IV Commissione, in questi ultimi mesi sono tese a richiamare la nostra attenzione su queste problematiche e a richiedere fatti concreti.
Il documento illustrato dal collega Lepri va in questa direzione.
Chiediamo che, sul tema delle politiche sociali e su tutto il tema delle tematiche socio-sanitarie, si passi da una condizione che non definisco d'abbandono, ma che certamente definisco di maggiore e più forte difficoltà rispetto al passato, ad un atteggiamento concreto teso a dimostrare, attraverso fatti concreti, che la politica regionale è in grado di porre qualche attenzione nei confronti di queste problematiche.
Nell'attesa sostanziale - che noi speriamo non sia troppo lunga, e ci batteremo per questo - che riprendano le normali condizioni d'accesso alle strutture residenziali per questi bisogni (che oggi sono insufficienti nella nostra regione), con questo documento chiediamo di attivare un'altra procedura, prevista dalla legge regionale n. 10 e illustrata dal collega Lepri.
Si tratta di una procedura che consente di testimoniare concretamente una condizione di vicinanza e d'attenzione a queste persone, da parte della politica di questa Giunta regionale.
Questo è il tema. Non abbiamo bisogno di molte parole per esplicitare questo concetto e per renderlo chiaro.
Questo è il tema che poniamo oggi all'attenzione dell'Assessore Ferrero e di tutto il Consiglio regionale. Non possiamo permetterci che una parte della comunità piemontese viva una condizione oggettivamente più faticosa e più difficile rispetto al passato, come ormai avviene da un anno a questa parte. Con questo non intendiamo che in passato la condizione fosse ottimale, ma certamente è regredita.
un'operazione che potrebbe determinare dei costi economici per la Regione - ne siamo convinti - ma voglio richiamare la sua attenzione sotto quest'aspetto.
Presidente Placido, è un po' complicato parlare; se disturba anche lei diventa complicato.



PRESIDENTE

Chiedo scusa, Consigliere Reschigna, ma discutevo con il collega Molinari per organizzare i lavori dell'Aula.



RESCHIGNA Aldo

Quest'intervento - dicevo - determina indubbiamente un onere economico per la Regione, ma, sotto quest'aspetto, vorrei richiamare la sua attenzione, Assessore, e quella della maggioranza di questo Consiglio regionale su una considerazione che il collega Lepri ha espresso poc'anzi.
Facciamo attenzione, perché, di fronte ad una non risposta, il cittadino non può accettare una condizione d'abbandono per lungo tempo perché il cittadino cerca una risposta: è la sua condizione. Il cittadino è in una condizione per la quale deve ricercare una risposta che soddisfi o tenti di soddisfare i propri bisogni.
Cosa succede oggi? Succede che si alza il livello d'inappropriatezza per quanto riguarda l'utilizzo delle strutture ospedaliere, perché l'unica risposta possibile per il cittadino, i cui bisogni possono essere affrontati attraverso una serie di altri interventi, rischia di diventare e di rimanere l'ospedale. Da questo punto di vista, invito il Presidente della Regione a non fare operazioni eclatanti sul piano dell'immagine magari recandosi di notte in un DEA di un ospedale per accorgersi che, per fortuna, i DEA funzionano anche di notte, ma ad andare nei reparti di medicina di molti ospedali della nostra regione.
In questo modo, si renderà conto che nei reparti di medicina il 70-75 dei posti letto è occupato da persone anziane e che il numero dei giorni di degenza di queste persone è alto, portando inevitabilmente la nostra regione al di fuori dei parametri sulla durata media della degenza ospedaliera.
Vale, dunque, la riflessione che facevo poc'anzi: il cittadino non pu rimanere in una condizione d'abbandono; alla lunga, il mancato impegno riguardo agli interventi sulla residenzialità o sulla domiciliarietà o l'attenuazione di questi interventi, sia sul fronte dei servizi residenziali sia sul fronte dei servizi domiciliari, alza il livello d'inappropriatezza, per quanto riguarda l'utilizzo degli ospedali piemontesi.
Pertanto, il risparmio non c'è sul piano economico e inoltre, non ottenendo risposte o servizi, il cittadino si trova nella condizione di dover cercare autonomamente un modo attraverso il quale soddisfare i propri bisogni.
La nostra richiesta di convocazione del Consiglio regionale straordinario (e il documento che abbiamo presentato) non è un fatto strumentale.
Il nostro Gruppo ha voluto manifestare la propria attenzione nei confronti del disagio che sta vivendo la comunità piemontese, formulando alcune proposte che ci auguriamo possano essere valutate con molta attenzione da parte sua e da parte della maggioranza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Boeti.



BOETI Antonino

Grazie, Presidente.
Abbiamo chiesto, come Partito Democratico, questo Consiglio regionale straordinario unito a quello di oggi pomeriggio, perché crediamo che le questioni della non autosufficienza e del riconoscimento economico, da parte dell'INPS, della disabilità siano due temi che possono essere trattati assieme.
Forse abbiamo discusso troppe volte in Consiglio regionale di quest'argomento, tant'è che non sembra esserci un grande interesse da parte dei Consiglieri. Certamente, se nella parte riservata al pubblico ci sono le associazioni si ha qualche ragione in più per intervenire, più di quanto i Consiglieri forse sentano il bisogno.
Noi svolgiamo ugualmente le nostre riflessioni, perché riteniamo siano questioni di grande importanza per la nostra regione.
Comincio con una riflessione sulla legge n. 1. Mi auguro che nella discussione che continueremo sul collegato alla finanziaria ci sia, da parte del Governo regionale, la disponibilità a ritirare l'emendamento.
Da circa sei mesi, da quando si discute del nuovo Piano Socio Sanitario, quando parliamo di sanità con i cittadini piemontesi diciamo ci che pensiamo sull'argomento e quando parliamo di assistenza con i cittadini ci riferiamo all'emendamento del Capogruppo Pedrale e di quanto questo lasci tutti un po' stupiti.
I cittadini non riescono a rendersi conto della ragione per la quale una legge definita da un Governo di centrodestra, attraverso l'ex Assessore Cotto, possa essere messa in discussione dallo stesso Governo regionale peraltro con un emendamento.
Ritengo che questo non faccia bene nemmeno all'amico Pedrale e mi auguro che ci siano le condizioni affinché questo provvedimento possa essere ridiscusso, perché quella era una legge di civiltà: stabiliva che le risorse devono essere uguali e implementate in base all'inflazione.
Inoltre, con il Piano Socio Sanitario, a partire dagli anni Ottanta, il Piemonte ha saputo tenere insieme sanità e sociale, ospedali e territorio.
Se qualcosa non funzionava nel Piano Socio Sanitario e nel sistema sanitario regionale, la Giunta aveva la possibilità di operare delle modifiche, senza cambiare modello.
Peraltro, su 20 Regioni italiane soltanto la Lombardia adotta un sistema diverso; inoltre, alcune Regioni italiane (che sono indicate come Regioni di riferimento, perché sanno tenere assieme i conti e l'efficienza del servizio) continuano - noi crediamo giustamente - a considerare opportuno che la sanità e il sociale procedano di pari passo, allo stesso modo degli ospedali e del territorio.
Se davvero dovesse passare il modello proposto dal centrodestra, si determinerebbe la creazione di Aziende "mostruose". Le Aziende Sanitarie Ospedaliere non hanno un budget, per cui sarebbero costrette a lavorare di più per offrire più servizi e per avere un maggiore compenso.
Questo porterebbe ad una concentrazione - peraltro avviene già oggi di risorse sul sistema sanitario a scapito dei territori e del sistema socio-assistenziale.
Ci sarebbero due Direttori generali: uno di serie A e l'altro di serie B. Quello di serie A sarà il Direttore generale che gestisce la spesa quello delle grandi Aziende mostruose. Il Direttore generale di serie B è quello del territorio, che si troverà a gestire - lo dico con rispetto - la "sfiga" che si presenterà ai Sindaci e le condizioni di disagio. Sarà quindi, un Direttore generale sminuito, impotente e incapace, perché non avrà le risorse necessarie per dare risposte alle richieste dei cittadini.
Come tutti sanno, in Italia ci sono 2.400.000 anziani disabili; di questi, 450 mila sono disabili gravi.
In Italia, quello che viene detto più frequentemente è che spendiamo troppo, anche se l'Italia offre soltanto all'1% di questa popolazione servizi adeguati, mentre negli altri Paesi europei la percentuale è maggiore: i Paesi Scandinavi arrivano al 18% e la Francia al 10%. Ci supera anche la Repubblica Ceca, che offre servizi importanti al 6% dei cittadini.
Questa valutazione si unisce alla riflessione sui tagli dei posti letto per acuti negli ospedali; obiettivo per il Piemonte è arrivare al 3,7% e non capiamo perché la Germania debba avere il 9,8% e la Francia l'8,6%.
Ci rendiamo conto delle ragioni per le quali nei Pronto Soccorso dei nostri ospedali ci sono i letti a castello: non ci sono posti letto nei reparti di medicina e nei reparti di lungodegenza per ospitare i pazienti che necessitano di cure.
Ancora un dato: in Piemonte ci sono 190 mila disabili: 74 mila vivono in un letto o su una sedia a rotella, comunque all'interno degli spazi domestici; 110 mila hanno impedimenti nelle funzioni quotidiane di cura della propria persona (vestirsi, lavarsi e mangiare); 41 mila hanno un deficit della vista, dell'udito o della parola.
Pertanto, la disabilità non è un evento eccezionale nella nostra regione, così come non lo è in alcuna altra parte del Paese. È un evento che potrebbe verificarsi in ogni momento per ognuno di noi o i componenti della nostra famiglia. È un avvenimento che distrugge, per quello che porta con sé, intere famiglie, che non si sentono sostenute a sufficienza dal sistema socio-sanitario.
Noi abbiamo provato a dare il nostro contributo, a partire dalla legge n. 1/2004, che era una buona legge.
Con il precedente Governo regionale abbiamo ipotizzato il raggiungimento del 2% ogni posto letto per over 65, ma non tutte le ASL hanno raggiunto quella percentuale. Quelle che non l'hanno raggiunta, si rendono conto che, con il blocco determinato in questo momento dal Governo regionale, rispetto alle nuove convenzioni, non la raggiungeranno più.
Abbiamo portato avanti la questione dell'investimento economico sull'assistenza domiciliare (è un concetto nuovo che abbiamo voluto su richiesta delle associazioni che si occupano di queste questioni) da un contributo di 200-400 euro, per l'assistenza intrafamiliare, fino a 1.300 euro, per un assistente familiare.
Abbiamo impostato una questione nuova: abbiamo legato il contributo solo ed esclusivamente al reddito del cittadino che necessita delle cure e non al reddito della famiglia. In passato, quando questa piccola legge di civiltà non c'era, molte famiglie si sono impoverite per assistere i loro familiari anziani o disabili, o i figli disabili, in ogni caso i disabili in generale.
Questo buon lavoro è stato riconosciuto da parte delle associazioni.
Noi avremmo voluto che le associazioni esprimessero anche rispetto al nuovo Governo regionale una posizione di disponibilità e riconoscimento del lavoro svolto. Non ci sembra che le cose stiano così, almeno fino a questo momento; poi, il Governo regionale e l'Assessore hanno quattro anni di tempo a disposizione per recuperare il disagio che si avverte in questo momento.
Il Consorzio di Moncalieri ha dichiarato - l'abbiamo letto sui giornali che i ragazzi disabili che solitamente andavano al mare (mi pare 47 ragazzi) quest'anno non ci andranno, se non pagheranno i genitori, perch il Consorzio non è in grado di finanziare quel progetto.
Il Consorzio di Nichelino, invece, ha chiesto un contributo ai disabili per il trasporto e la mensa, pur trattandosi di cittadini che percepiscono 250 euro d'accompagnamento e che dovrebbero pagare il 50%.
Questa è la realtà, mentre il Governo regionale - so che non è una decisione dell'Assessore, ma è un provvedimento adottato dal Presidente della Regione, sullo slancio di un convegno di Comunione e Liberazione investe 8 milioni di euro sul bonus bebè.
Magari ci sbagliamo, però riteniamo che la famiglia debba essere sostenuta in maniera diversa: se si vogliono sostenere i figli, occorre farlo dal secondo, terzo e quarto, piuttosto del primo.
Naturalmente è una questione di scelte: può darsi che quel migliaio di famiglie che hanno ricevuto il contributo siano contente, ma posso garantire che se il Governo regionale svolgesse un confronto con coloro che non hanno gradito quel provvedimento (con 8 milioni di euro sarebbe stato possibile ricoverare un migliaio di anziani disabili in RSA) il saldo sarebbe negativo per il nuovo Governo regionale, rispetto al provvedimento adottato e alle critiche che lo stesso ha sollevato.
Ma, come ho detto, ognuno fa le scelte che ritiene più giuste.
Il Governo non vi aiuta: il Fondo sociale per le non autosufficienze è stato completamente azzerato, passando da quasi 800 milioni, nel 2008, a 270 milioni - mi corregga se sbaglio - quest'anno.



(Il Presidente ricorda al Consigliere Boeti che il tempo a disposizione è terminato)



BOETI Antonino

Termino, Presidente.
Ritengo che il Governo regionale abbia interesse a mantenere questi servizi, mentre il Governo nazionale se ne frega completamente, preso com'è ad occuparsi delle questioni più importanti per il nostro Paese riguardanti il Presidente del Consiglio e le nomine dei Sottosegretari.
Rispetto a tali questioni, credo si consumi anche la sconfitta di un partito politico - la Lega Nord - che ha fatto, della battaglia sui territori e dei servizi sociali, una bandiera.
Assessore Ferrero, chiuderete i piccoli ospedali - magari non li chiuderete, ma li trasformerete - comunque smetteranno di svolgere la loro funzione per svolgerne un'altra; diminuirete - comunque non li aumenterete i servizi territoriali.
Ritengo davvero che, in questo modo, si sancisca il fallimento di un progetto politico, almeno in questo primo anno di Governo regionale ammesso che un progetto politico ci sia mai stato.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Boeti.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della classe I A, della Scuola Media "N. Costa" di Priocca (Cuneo)


PRESIDENTE

Informo i Consiglieri e quanti sono presenti in Aula che gli allievi della Scuola Media "N. Costa" di Priocca (Cuneo), classe I A, assistono ai lavori consiliari insieme ai loro insegnanti, ai quali auguro buona visita a Palazzo Lascaris.
Vi informo che è in corso un Consiglio straordinario - essendo il martedì il giorno dedicato ai lavori consiliari ordinari, mentre nella settimana si svolgono le sedute di Commissione sui vari argomenti - avente ad oggetto: "Continuità assistenziale: servizi di riabilitazione lungodegenza, residenziali, domiciliari per persone non autosufficienti".
Per capirci, intendo le case di riposo per anziani non più autonomi.
Vi auguro buona permanenza a Palazzo Lascaris, buona visita a Torino e buon rientro a Priocca.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

"Continuità assistenziale: servizi di riabilitazione, lungodegenza residenziali, domiciliari per persone non autosufficienti", presentato dai Consiglieri Reschigna, Lepri, Boeti, Pentenero, Motta Angela, Muliere Placido, Laus, Ronzani, Taricco, Manica e Gariglio (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo la discussione generale sulla continuità assistenziale.
Ha chiesto la parola la Consigliera Artesio; ne ha facoltà.



ARTESIO Eleonora

Grazie, Presidente.
La proposta di ordine del giorno avanzata dal Gruppo consiliare del Partito Democratico assume una valenza generale dei temi relativi alla continuità assistenziale e correttamente descrive il possibile percorso delle persone che, dalla risoluzione di una fase acuta di malattia, si trovino, poi, nelle condizioni di una necessaria stabilizzazione, nonché di un'eventuale, proseguita nel tempo, attività di lungoassistenza svolta a domicilio, piuttosto che in residenza.
La complessità del percorso di post acuzie pone l'ordine del giorno a richiamare questioni molto differenti e a concludere su una proposta operativa che, dal mio punto di vista, è condivisibile, ancorché ne chieda una puntualizzazione agli estensori.
Sostanzialmente, segnalo la complessità delle questioni che qui sono evocate.
assolutamente ovvio, in base all'esperienza individuale e delle organizzazioni dei sistemi, che nei territori connotati da un invecchiamento della popolazione e in un paese la cui caratteristica prevalente rispetto ai temi della salute è la convivenza con una malattia cronica, i temi della stabilizzazione, quindi della post acuzie, siano questioni diffuse, ma che richiedono competenza d'intervento e prossimità nell'erogazione delle cure.
Questo tema pone una prima questione che l'ordine del giorno presentato dai colleghi Consiglieri non evidenzia, ma che certamente il Consiglio deve avere presente: il fatto che l'applicazione del Patto per la Salute sottoscritto dalla Conferenza delle Regioni, con maggiore o minore adesione, come tutti i patti, come effetto di una mediazione, comporta per il Piemonte una diminuzione di 1.000 posti letto in acuzie e di 1.342 posti letto in post acuzie.
Pertanto, quando qui si fa riferimento alla necessità dei servizi di riabilitazione, si deve anche ricordare che lo si fa in un quadro prossimo futuro di riduzione dei posti letto.
Non ci è ancora dato sapere da quest'Amministrazione quali siano le intenzioni in ordine al governo di questa progressiva riduzione. Sappiamo che una prospettiva in alcuni ambiti, quale quello dell'area metropolitana torinese, prevedrebbe di convertire posti letto di post acuzie e riabilitazione - forse, talvolta - a livelli troppo specialistici e non rispondenti alle necessità prevalenti di lungodegenza o di lungoassistenza in luoghi di dimissioni protette o addirittura riconversione in nuclei di RSA.
Questa strada, per esempio, è stata quella battuta dalla Presidente della Regione Lazio, la quale si è trovata comprensibilmente a praticare una relazione politica, amministrativa ed economica con i soggetti che gestiscono l'ampio mondo della post acuzie che anche nella nostra regione sono prevalentemente soggetti accreditati convenzionati, essendo a tutti evidente che il tema del rimborso delle rette in riabilitazione è ben più gratificante che non il riconoscimento delle rette giornaliere in situazione di dimissione protetta, piuttosto che di RSA.
Una prima questione, dunque, è quella di capire se l'orientamento rispetto alle garanzie di continuità assistenziale che quest'Amministrazione regionale si propone sia quello di governare il tema dell'applicazione del Patto per la Salute in termini di riduzione dei posti letto, senza sottrarre opportunità di cura alle persone, ma adeguandole, in termini di specialità, ai prevalenti bisogni di salute; con diversi livelli, quindi, di specialità della riabilitazione, ma anche con presenza di lungodegenza.
Il secondo tema che i Consiglieri propongono è quello della deliberazione della Giunta regionale applicativa del Piano di rientro n.
13, del 28 gennaio 2011.
Nell'illustrarla, il Consigliere Lepri faceva riferimento ad una sua possibile condivisione in ordine alla compilazione di carattere tecnico professionale di quell'atto deliberativo, vale a dire in ordine al fatto che si ponevano dei tetti limite di permanenza all'interno del percorso di post acuzie, a seconda della gravità e della complessità dell'intervento e dell'età del degente.
Si cerca, in qualche modo, di fare leva su quella che viene giudicata un'appropriatezza standard per ridurre i costi di permanenza e degenza e per consentire una rotazione e una saturazione delle opportunità di ricovero.
Sappiamo che tale questione corrisponde a linee guida che le comunità scientifiche molto spesso elaborano. Devo ricordare che le recenti sentenze hanno dato un duro colpo alla cogenza delle linee guida di carattere clinico, richiamando in primis la responsabilità del medico - ancorch questo si attenga alle linee guida cliniche delle società scientifiche e agli indirizzi amministrativi della propria Regione - che risulta essere ancora l'unico responsabile della valutazione dello stato di salute della persona.
Le dimissioni precoci o il rispetto standardizzato e non personalizzato dei tempi di permanenza in riabilitazione, sono sempre responsabilità del medico; questo mi fa pensare ad una certa riottosità con la quale i medici proveranno ad applicare questi tetti cogenti di permanenza all'interno della riabilitazione.
Tuttavia, avendo ben conosciuto ed essendo anche stata accusata di non aver saputo fronteggiare il tema delle "porte girevoli" nella riabilitazione e nella post acuzie, accusata dal centrodestra esattamente a parti inverse e, come un pochino avveniva sempre in casa nostra, anche dal centrosinistra, so bene che quando vengono fissati dei tetti troppo rigidi le persone cercano le loro soluzioni e, se espulse in virtù di un'applicazione statica di circolari e regolamenti da un'opportunità di cure, vi rientrano con le modalità proprie della ricerca di soluzione, cioè tramite il Pronto Soccorso.
Questo non è un bel vivere per chi è costretto a trovare queste soluzioni, né in termini di rapporto con le istituzioni né in termini di governo della spesa.
Ciò che lascia perplessi in questi standard correlati alla degenza è il fatto, per esempio, che ad un certo punto si faccia riferimento alla questione della non appropriatezza di permanenza in ricovero per anziani ultra sessantacinquenni, se questo si prefigura in più di 15 giorni in Medicina Generale.
Mi sembra, questa, una questione davvero inquietante, come affermazione di carattere generale. Potremmo, poi, ragionare sulla partecipazione economica nella fase di post acuzie, che il Piano di rientro della Giunta prefigura - ma che non tende a risolvere in un Regolamento - e che anche alcune Associazioni di volontariato avevano preso in considerazione come ipotesi percorribile, dopo un periodo ragionevole di tempo a carico gratuito del Servizio Sanitario.
Quella soluzione, però, era immaginata per alimentare economicamente la certezza dell'inserimento in RSA o l'attivazione delle cure domiciliari in lungoassistenza e non certo per far quadrare il generale bilancio della sanità o il generale bilancio della Regione.
Veniamo all'ultimo e più cruciale aspetto: quello dei tempi di valutazione e soprattutto di concessione di benefici che derivano dalla valutazione dell'intensità assistenziale e della necessaria copertura socio sanitaria. Attendiamo ancora i dati che questo Consiglio dovrebbe ricevere trimestralmente; io ne ho, sporadicamente, alcuni relativi a Vercelli Cuneo, TO3. Il dato che emerge in modo drammatico è che, dalla seconda metà del 2010 al primo trimestre del 2011, non si sostituiscono i posti che si rendono liberi per decesso degli ospiti.
Ciò detto, cosa propone l'ordine del giorno? Certamente un tampone per cercare di colmare una falla.
La falla è che l'assenza di risposte del Servizio Sanitario, che valuta affermando il diritto, ma poi non produce la sostanziale procedura dei benefici, venga risolta attraverso l'anticipazione di un intervento sanitario per le persone valutate in condizione di non autosufficienza.
Da questo punto di vista, non si può che valutare ragionevole tale richiesta, ovviamente laddove la si veda come un beneficio a favore di coloro per i quali è valutata la condizione di non autosufficienza.
Mi domando soltanto questo: se, a fronte di leggi e deliberazioni che impegnerebbero le nostre Aziende Sanitarie a dare corso alla valutazione entro un periodo di tempo definito dalle deliberazioni, e poi all'erogazione dei benefici, noi abbiamo soggetti che da un anno non danno pratica applicazione a questi indirizzi, come possiamo pensare che l'introduzione di un'anticipazione della quota di competenza sanitaria possa essere assunta dalle nostre Aziende, soprattutto dovendo esse smantellare un sistema come quello della Città di Torino, che prevede la compilazione della graduatoria anche e solo quale esito della valutazione di carattere sociale, quindi con un chiaro pronunciamento della componente sociale delle Amministrazioni? Tuttavia, nell'incertezza di questa fase, qualunque soluzione vada verso l'accelerazione della risposta dovuta ai diritti esigibili della salute, mi trova d'accordo.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Artesio.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Mi riconosco nelle parole che ha espresso, con maggiore precisione di quanto non possa fare io, il collega Lepri e poi, ovviamente, il Capogruppo Reschigna. Sono anche d'accordo con quanto detto dalla collega Artesio anche se lo davo abbastanza per scontato.
Mi limiterò, dunque, a svolgere un paio di considerazioni più semplici rispetto al tema che stiamo affrontando.
Pur non essendo un esperto di tali questioni, ricordo quando, negli anni passati, quest'Aula discusse le politiche per la non autosufficienza e ricordo che quest'Aula impegnò tempo, dibattiti e risorse per finanziare queste politiche.
Ricordo quando discutemmo del fatto che la risposta non poteva che essere una risposta flessibile, perché diverse erano le esigenze e le situazioni che una politica di questo tipo avrebbe dovuto affrontare.
All'epoca il ragionamento riguardava le strutture per anziani, ma non soltanto quelle; allora noi c'ingegnammo sull'esigenza di immaginare politiche capaci, per esempio, di tenere l'anziano a casa, inventandoci gli "assegni di cura": tutte cose che dico con minore precisione di quanto non abbiano fatto i colleghi Lepri, Artesio e Reschigna, ma questo era il problema.
Ricordo anche quando, durante un'impegnativa discussione in questo Consiglio regionale all'epoca della Giunta Ghigo, noi usammo il Regolamento che altri usarono per qualche "marchetta" - per chiedere uno stanziamento di 30 milioni di euro, per implementare le convenzioni per gli anziani non autosufficienti.
Quel risultato lo portammo a casa in ragione del fatto che anche allora esisteva un problema grandissimo di liste d'attesa per gli anziani non autosufficienti che, pur avendo i requisiti per avere la convenzione in una casa di riposo, erano inibiti rispetto a quella possibilità poiché le risorse che all'epoca la Regione stanziava non erano adeguate.
Ricordo anche che, in seguito a quella discussione e con i cambi di maggioranza, quella politica continuò, nel senso che le Giunte successive di centrosinistra, in coerenza con quella battaglia, si posero il problema di non ridurre le risorse destinate a queste politiche.
Se guardiamo l'evoluzione anche dal punto di vista dei bilanci e della politica delle risorse, scopriamo che abbiamo continuato a destinare risorse aggiuntive alle politiche per fare convenzioni e finanziare assegni di cura.
Mi limito a quest'aspetto della questione.
Ricordo che allora, nonostante si trattasse di uno sforzo considerevole, ancorché insufficiente - era forte il divario tra le liste d'attesa e gli impegni di spesa - alcuni Consiglieri presenti in quest'Aula, che oggi hanno responsabilità di Giunta o che hanno importanti responsabilità nella maggioranza, criticavano la politica degli Assessori della Giunta precedente sottolineando un'esigenza che era condivisibile: nonostante quello sforzo, esisteva un divario tra quell'investimento finanziario, quella politica, e le esigenze di una popolazione che invecchiava.
A tale proposito, apro e chiudo una parentesi: dovremmo affrontare il grande tema dell'immigrazione anche da questo punto di vista, cioè considerando il fatto che viviamo in una regione in cui aumenta l'età media delle persone, il numero delle persone che invecchiano, e che il saldo tra nati e anziani è un saldo negativo.
Quando affrontiamo questo problema, la tendenza a ridurlo ad una polemica elettorale, e magari anche a qualcos'altro, è forte. Ma - ripeto c'era questo dato e questo dato dovrebbe essere all'attenzione di qualsiasi Amministrazione regionale: un Piemonte che invecchia e che ha tanti anziani non autosufficienti, che necessitano di vedere risolti i loro problemi.
Cos'è successo, Assessore Ferrero, se questi sono i precedenti? Cos'è successo da quando governate voi o da quando governa lei? Le Aziende Sanitarie sostengono - non il Consigliere Boeti, quindi non un collega di partito, che è prevenuto verso questa Giunta - che avete ridotto le risorse e che, quindi, sono nell'impossibilità di garantire le convenzioni dell'anno precedente.
Coloro che hanno beneficiato dell'assegno di cura, si sentono dire che questa garanzia non l'avranno in futuro, perché nessuno è in grado di avere certezze, per quanto riguarda le risorse trasferite.
Domando: è vero? È un'invenzione del collega Ronzani o è così? È vero o no che l'aver preso una serie di decisioni ha comportato un taglio dei trasferimenti alle ASL e che questo taglio si è riverberato sul numero delle convenzioni, non perché le abbiate ridotte, ma perché le risorse messe a disposizione consentono di finanziare meno convenzioni rispetto all'anno precedente? È così? Se è così, c'è un problema grosso come una casa, e non soltanto perch c'è una contraddizione evidente tra le cose che avete detto e le cose che fate.
Sarà pure un problema il fatto che io immagino un modo e poi faccio il contrario, oppure che dico certe cose e poi le contraddico, una volta che sono al Governo! E questo è un problema per le persone che dovremmo assistere o garantire attraverso queste politiche.
Il bilancio che io faccio, rispetto ai documenti che abbiamo presentato, discusso e che voteremo, è questo; è un bilancio che deriva da un complesso di decisioni, alcune delle quali riguardano il Governo. Non ho motivo di pensare che questo non dipenda anche dalle scelte del Governo, ma voi le avete difese quelle scelte! Non mi risulta che voi abbiate contestato la scelta di azzerare il fondo per la non autosufficienza; mi risulta che abbiate giustificato quella politica, sostenendo che c'erano ragioni di compatibilità o che avete detto anche questo, se non ricordo male - quei tagli avrebbero portato quest'Amministrazione a combattere gli sprechi e a raggiungere maggiore efficienza.
Non mi pare sia uno spreco il finanziamento delle convenzioni per gli anziani! Constato, invece, che quella politica, i tagli e le vostre scelte, ha comportato una riduzione delle risorse con le quali garantire i processi di convenzionamento degli anziani. E questo, in quel Piemonte di cui parlavamo, ha fatto sì che nei fatti i posti letto convenzionati attraverso la libera scelta dei cittadini siano minori, perché le ASL hanno minori risorse.
La domanda che pongo è la seguente: come pensate di affrontare tale questione? Come pensiamo di affrontarla, visto che in Piemonte la domanda si manifesta attraverso le liste d'attesa e naturalmente è una domanda che cresce? Il problema è duplice, Assessore: non abbiamo soltanto l'esigenza di garantire ciò che abbiamo garantito finora, ma che non stiamo più garantendo, perché sono minori le convenzioni che finanziamo; abbiamo anche l'esigenza di ampliare la possibilità di convenzionamento o la possibilità di ricorrere agli assegni di cura per essere assistiti nella propria casa dai propri familiari.
Su entrambi i versanti, non ci siamo, Assessore Ferrero! Il problema sono le risorse con le quali affrontiamo questa discussione.
Abbiamo una scadenza, a parte la mozione che voteremo oggi: l'assestamento di bilancio.
Sono occasioni nelle quali la Giunta dovrebbe dirci come intende affrontare la questione, perché non possiamo continuare a gestire una situazione nella quale diventa impossibile, per le famiglie, far fronte al problema.
Concludo con un'ultima considerazione, perché il dramma del Piemonte non dipende solo dalle vostre scelte, ma da una crisi più generale, che ha portato le famiglie a dover vivere con redditi inferiori.
La crisi ha prodotto disoccupazione e sono aumentate le difficoltà che le famiglie devono affrontare, qualora un loro parente anziano debba essere ricoverato in una struttura idonea.
Pertanto, in un momento in cui avremmo bisogno del massimo sforzo per garantire un aumento delle opportunità e delle possibilità, c'è una situazione esattamente contraria.
Questo è il punto! Ritengo che su tale questione, chi in passato ha giustamente sollecitato la politica regionale a fare dei passi avanti oggi dovrebbe farsi un esame di coscienza e compiere gli atti conseguenti, avendo compiti di responsabilità e di governo.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della 1 B della Scuola Media "N. Costa" di Priocca (Cuneo)


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti della Scuola Media "N. Costa", classe I B, di Priocca, in visita a Palazzo Lascaris.
in corso una seduta straordinaria del Consiglio regionale, che normalmente si svolge nella giornata del martedì. Ci sono una serie d'interventi sul tema della continuità assistenziale dei servizi di riabilitazione e lungodegenza residenziale e domiciliare, per persone non autosufficienti.
Detto in maniera più semplice, si tratta delle case di riposo per anziani non autosufficienti.
Vi auguro buona permanenza.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

"Continuità assistenziale: servizi di riabilitazione, lungodegenza residenziali, domiciliari per persone non autosufficienti", presentato dai Consiglieri Reschigna, Lepri, Boeti, Pentenero, Motta Angela, Muliere Placido, Laus, Ronzani, Taricco, Manica e Gariglio (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo il dibattito sulla continuità assistenziale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Angeleri; ne ha facoltà.



ANGELERI Antonello

Grazie, Presidente.
Il dibattito che stiamo sostenendo è di grande interesse per il nostro territorio, per il Piemonte, proprio come hanno evidenziato gli interventi di alcuni colleghi dell'opposizione.
Una constatazione sulla quale il Consiglio regionale concorda è che la nostra regione, insieme alla Liguria, è tra le regioni - se non la prima, a livello nazionale - ad avere una popolazione formata maggiormente da anziani. Una popolazione che tende ad avere, pertanto, maggiore necessità di una politica particolarmente attenta ai bisogni delle persone più anziane e svantaggiate.
Faccio quest'affermazione altrimenti sembra che, in quest'Aula, ci sia una divisione tra buoni e cattivi, tra chi è interessato a difendere quel tipo di politica che ho descritto e chi, invece, guarda con una sorta di superficialità quest'aspetto.
Non è così, tant'è che noi abbiamo accettato volentieri di avviare questo dibattito.
Consigliere Reschigna, non è un problema di quantità, perché oggi in Aula sono presenti più di quaranta Consiglieri - è una seduta straordinaria e oltre venti Consiglieri appartengono alla maggioranza: tutti stiano seguendo con attenzione il dibattito, a prescindere dalle divisioni politiche.
una discussione delicata, richiamata correttamente anche da parte di qualche collega dell'opposizione, vista la congiuntura economica particolarmente difficile.
Occorre tenere in considerazione quanto ha detto, nelle ultime battute il Consigliere Ronzani: ultimamente è cambiato il mondo, pertanto dobbiamo cercare di razionalizzare le risorse, che sono sempre meno, per gli Enti pubblici.
giusto fare un po' di chiarezza, infatti nel vostro ordine del giorno richiamate una serie di deliberazioni e leggi. L'ultima legge richiamata è quella pre-elettorale, del 18 febbraio 2010. Una legge che stanziava circa 12 milioni di euro su un'UPB - di cui non ricordo il numero - e 80 milioni di euro sul bilancio pluriennale 2009-2011.
Emerge un piccolo particolare, solo per chiarezza e per evitare che ci sia confusione e incomprensione in quest'Aula: quali delibere di Giunta regionale sono seguite alla legge pre-elettorale, 35 giorni prima della campagna elettorale del 26 e 27 marzo dello scorso anno? Quanti danari sono stati presi dai 92 milioni di euro? Come avete fatto, il 27 marzo, in una situazione in cui le urne erano ancora aperte, a togliere 700 milioni di euro di fondi già stanziati? Avreste avuto tranquillamente il tempo, credendo che questa fosse una cosa corretta e giusta - come qualcuno richiamava - di provvedere con DGR a stanziamenti interni. Invece, cosa avete fatto? Attraverso un ragionamento interno, avete utilizzato i "fondi Ferrero" (i 28 milioni del 2008 e i 31 milioni di euro del 2009) e l'avete aggiustata in questo modo.
Occorre essere chiari e dire le cose come sono andate nella realtà.
Se affrontiamo i problemi relativi agli assegni di cura e a tutte le problematiche che più volte sono state sollevate - non le voglio richiamare ritengo che nessun Consigliere possa essere disattento e non prendersi cura della difficile situazione demografica che sta vivendo il Piemonte.
Aggiungo che, proprio per nostra cultura, che va nella direzione della cura in famiglia, siamo favorevoli agli assegni di cura: un conto è l'affetto familiare, la cura che può dedicare una famiglia; un altro è il ricovero presso una casa di cura.
Penso sia difficile sostenere il contrario, e non lo dico solo da un punto di vista affettivo, ma anche economico. Sappiamo quanto costa il ricovero in una casa di cura: mediamente il doppio rispetto all'assegno di cura.
necessario fare un ragionamento serio, rispetto alla situazione economica, per capire quanto è possibile stanziare oggi e riproporre i concetti richiamati precedentemente.
Faccio queste affermazioni anche da un punto di vista personale: ho una situazione familiare che mi vede particolarmente attento a questi temi quindi comprendo in maniera inequivocabile la situazione.
L'ordine del giorno presentato e illustrato dal Consigliere Lepri sottoscritto da molti Consiglieri dell'opposizione, presenta una serie di valutazioni di carattere tecnico che richiamano le leggi vigenti, su cui noi non possiamo assolutamente esprimere valutazioni politiche.
Ci sono, però, alcuni aspetti che ci preoccupano e se l'ordine del giorno passasse in questo modo, con una valutazione superficiale, noi non avremmo lo spazio, ma soprattutto correremmo il rischio di non avere la copertura finanziaria, rispetto ad una situazione completamente diversa che deve essere in qualche modo ridisegnata.
Ecco perché, come maggioranza, abbiamo predisposto un nostro ordine del giorno, che "Impegna la Giunta regionale del Piemonte ad adottare le delibere previste dalla legge regionale n. 10/2010 ed in particolare quella relativa all'attuazione dell'articolo 5, comma 3, che individua le modalità attraverso le quali, qualora il PAI non sia adottato entro 60 giorni vengano assicurati i primi interventi di cura".
Questo dà una precisa indicazione rispetto al nostro tipo di cultura e di considerazione sugli interventi nei confronti di una popolazione che invecchia. Allo stesso tempo, garantisce una situazione che, rispetto al passato e ad una campagna elettorale che per fortuna si è conclusa, dovrà vederci molto più attenti, evitando qualsiasi tipo di strumentalizzazione che, su questi aspetti, sarebbe totalmente inadeguata, oltre che pericolosa.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della 1 C della Scuola Media Statale "N. Costa" di Priocca (CN)


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti della classe I C, della Scuola Media Statale "N. Costa" di Priocca, in visita a Palazzo Lascaris.
Come ho anticipato ai vostri compagni delle classi I A e I B, è in corso una seduta straordinaria sulla continuità assistenziale: servizi di riabilitazione, lungodegenza, residenziali, domiciliari per persone non autosufficienti. La seduta verte, dunque, sull'assistenza agli anziani non autosufficienti nelle case di riposo.
Vi auguro buona permanenza.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

"Continuità assistenziale: servizi di riabilitazione, lungodegenza residenziali, domiciliari per persone non autosufficienti", presentato dai Consiglieri Reschigna, Lepri, Boeti, Pentenero, Motta Angela, Muliere Placido, Laus, Ronzani, Taricco, Manica e Gariglio (seguito)


PRESIDENTE

Torniamo al dibattito.
Ha chiesto la parola il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Presidente, la mia è una richiesta rapidissima: può fornirci il testo dell'ordine del giorno illustrato poc'anzi dal Consigliere Angeleri? Grazie.



PRESIDENTE

Appena il documento giungerà alla Presidenza, provvederemo ad inserire il testo in rete, affinché possiate vederlo sui vostri personal computer.
Ha chiesto la parola il Consigliere Pedrale; ne ha facoltà.



PEDRALE Luca

Grazie, Presidente.
Non so se questo sgradevole odore di verdura fritta...



PRESIDENTE

Aria nuova in Consiglio regionale, collega Pedrale!



PEDRALE Luca

...vuole ricordare qualche pessima cucina che, purtroppo, è ancora presente in qualche casa di riposo del Piemonte, che dobbiamo tutti insieme...



(Commenti in aula)



PEDRALE Luca

Le vecchie case di riposo hanno anche questi problemi! Battute a parte, è anche un discorso di salubrità nostra, pertanto sarebbe opportuno capire da dove proviene questo cattivo odore! Tornando a discorsi più seri, voglio sottolineare e riprendere alcuni aspetti degli interventi che i Consiglieri, sia di maggioranza sia di minoranza, hanno fatto.
Rammentando anche l'ultima legislatura, ritengo che il tema dell'assistenza agli anziani, in particolare quelli non autosufficienti o malati cronici, sia stato uno dei pochi argomenti in cui si è riusciti a trovare - peraltro credo sia possibile farlo anche oggi e in futuro - una convergenza trasversale tra le parti.
All'epoca c'era l'Assessore Migliasso e furono presentati in più occasioni degli emendamenti, sia dalla maggioranza sia dalla minoranza, per aumentare i fondi per gli anziani non autosufficienti, per la residenzialità e per gli interventi domiciliari, in particolare per gli assegni di cura e il sostegno economico alle famiglie.
Devo rilevare che, pur tra le difficoltà economiche che negli ultimi decenni si sono susseguite (si è conclusa l'epoca dei bilanci degli anni Settanta e Ottanta, quando lo Stato ripianava a piè di lista le Regioni) si è riusciti ad incrementare queste risorse.
Siamo tutti consapevoli che la popolazione del Piemonte è tra le più anziane, a livello nazionale, pertanto, da questo punto di vista, soffre di una particolare criticità.
Ritengo, tuttavia, che qualcosa di positivo, così com'è stato fatto in passato, si possa ancora fare insieme, addirittura più che nel campo della sanità, laddove talvolta si registra uno scontro ideologico e le parti difficilmente riescono a trovare un'intesa. Relativamente al campo dell'assistenza, invece, c'è un'apertura mentale maggiore da parte di tutti.
Pertanto, quando abbiamo preparato il bilancio 2011, essendo consapevoli dell'importanza della tematica dell'assistenza (in particolare quella per gli anziani), abbiamo voluto che in quel settore, insieme a quello del lavoro e della sanità, gli stanziamenti non fossero diminuiti rispetto all'anno precedente.
Sapete che, per motivi sui quali non voglio intervenire, per non entrare in polemica, abbiamo ereditato una determinata situazione finanziaria, pertanto abbiamo dovuto operare un serio ridimensionamento di bilancio per alcuni Assessorati: cultura e turismo, in particolare, pur consapevoli che si tratta di settori importanti.
Abbiamo voluto preservare e privilegiare altri settori, fra i quali quello dell'assistenza.
Occorre apprezzare - lo voglio ricordare ai colleghi dell'opposizione ma anche al mondo dell'associazionismo, del volontariato e dell'assistenza che questa Giunta regionale e questa maggioranza hanno fatto la scelta di privilegiare il settore dell'assistenza, cercando di mantenere invariate le risorse rispetto l'anno precedente.
Probabilmente, questo non sarà sufficiente per dare una risposta alle richieste provenienti dal territorio: sarebbe interessante capire, da alcuni Direttori generali di ASL, il motivo per il quale sono state fatte certe scelte e non altre, ma questo rientra nell'autonomia gestionale dei Direttori generali delle Aziende Sanitarie; abbiamo voluto riconoscere loro una forte autonomia, pertanto dovranno rispondere del loro operato, se è vero quanto sostenevano alcuni colleghi, come il Consigliere Ronzani.
Più in generale, oggi cercheremo di avvicinare le nostre posizioni perché siamo consapevoli dell'importanza del tema della post acuzie e della riabilitazione, che si integra inevitabilmente con quello della sanità.
La riforma sanitaria presentata dall'Assessore Ferrero prevede una grande attenzione alla post acuzie e alla riabilitazione. Nella classificazione degli ospedali sono addirittura previsti gli ospedali di terzo livello, che hanno come funzione prevalente la riabilitazione della post acuzie e della continuità assistenziale, proprio perché siamo coscienti del problema degli anziani con malattie croniche o di coloro che necessitano di lunghi periodi di riabilitazione, che non possono essere ricoverati negli ospedali per acuti.
Inoltre, nella riforma sanitaria dell'Assessore Ferrero è prevista nell'ambito degli ospedali di terzo livello o nell'ambito dei CUP, la presenza di strutture come gli ospedali di comunità, che hanno la funzione di accogliere la post acuzie, la continuità assistenziale e i malati cronici, soprattutto delle fasce anziane della popolazione.
Questa maggioranza e questa Giunta regionale hanno, quindi, dimostrato grande attenzione verso questo settore, sia in termini di risorse - perch si è fatta la scelta di non intaccare né ridurre gli stanziamenti sul fronte assistenziale - sia in termini di scelte e di programmazione futura.
Si potrebbe fare certamente di più: un elemento che pongo come riflessione riguarda, ad esempio, gli assegni di cura per l'assistenza domiciliare, per i familiari o le badanti degli anziani non autosufficienti, che hanno riscosso grande successo. È un'idea nata con la Giunta regionale Ghigo, con l'allora Assessore Cotto e il sottoscritto proseguita dal centrosinistra nella legislatura seguente e portata avanti adesso, dall'Assessore Ferrero.
Su questo tema c'é una larga condivisione, perché costa meno un sostegno in famiglia, al domicilio, che un posto convenzionato in residenza.
Si potrebbe pensare di ridurre gli importi - lo pongo come elemento di riflessione - perché effettivamente si arriva anche a 1.300 euro per un anziano che assume una badante, non avendo il sostegno della rete familiare. Magari si possono ridurre leggermente gli importi degli assegni di cura, in modo da soddisfare più anziani e famiglie, riducendo anche le liste d'attesa.
una riflessione che presento senza alcun elemento matematico o econometrico a mia disposizione: potrebbe essere un correttivo da prendere in considerazione, magari in sede di assestamento di bilancio.
L'altro punto che spero vogliate apprezzare e prendere in considerazione - l'abbiamo già comunicato ieri, durante la discussione del collegato alla legge finanziaria - riguarda la nostra disponibilità a ritirare l'articolo che prevedeva l'abrogazione del fondo indistinto per i consorzi socio-assistenziali. Siamo disponibili a ritirare questo punto all'o.d.g., che considero un punto molto qualificante e importante, per dimostrare che non siamo chiusi alle vostre sollecitazioni o a quelle provenienti dall'esterno.
Pertanto, la nostra disponibilità a un recepimento delle vostre proposte c'è e ci sarà, sempre rimanendo con i piedi per terra e dimostrando il massimo della serietà.
La situazione economico-finanziaria del Piemonte è quella che conoscete: in gran parte è determinata da un'eredità della scorsa legislatura, pertanto, se apporteremo dei correttivi, delle integrazioni o dei miglioramenti, anche grazie alle sollecitazioni dei Consiglieri di maggioranza e di minoranza, questi avverranno compatibilmente con le risorse finanziarie che abbiamo a disposizione.
Sarebbe veramente indecoroso e poco bello, anche moralmente sgradevole fare eccessive promesse al mondo del volontariato, dell'assistenza e alle famiglie piemontesi e non riuscire minimamente a mantenerle.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Pedrale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Negro; ne ha facoltà.



NEGRO Giovanni

Grazie, Presidente.
Ho ascoltato con molta attenzione tutti gli interventi dei miei colleghi.
Voglio intervenire per sostenere l'importanza dell'ordine del giorno presentato dal collega Reschigna ed altri Consiglieri, avente ad oggetto: "Continuità assistenziale: servizi di riabilitazione, lungodegenza residenziali, domiciliari per persone non autosufficienti".
Cari colleghi, siamo di fronte ad un argomento d'estrema importanza pertanto è doverosa la presenza dell'Assessore Ferrero.
La riorganizzazione dei servizi assistenziali è molto importante, e forse nemmeno noi Consiglieri ci rendiamo pienamente conto di quanto lo sia.
Innanzitutto, chiedo di mantenere la continuità nell'assistenza domiciliare, nelle proprie abitazioni, caso per caso. Se questo non avvenisse, non poche famiglie sarebbero in estrema difficoltà.
Guai a quegli amministratori che non s'interessano degli indifesi quali gli anziani e i minori! Guai, se noi amministratori non andiamo incontro alle necessità di quegli anziani che hanno lavorato una vita e che hanno la sfortuna di soffrire di mali incurabili, pertanto richiedono l'assistenza giornaliera! Capisco le difficoltà estreme derivanti da più Governi e dai tagli che abbiamo subito, che continuiamo a subire, però - cari colleghi - nel campo della sanità occorre andare molto cauti, cercando di sensibilizzare la gente, ma noi stessi, per primi, affinché ci siano meno tagli possibile.
Non mi voglio dilungare, perché sarebbero molti i discorsi da fare: dobbiamo avere, tutti insieme, buona volontà.
Voglio evidenziare il discorso delle case di riposo. È vero, è cambiato tutto, ma in questo mondo moderno abbiamo maggiore necessità di case di riposo, perché il mondo moderno influisce anche su questo settore.
Faccio alcuni esempi: un tempo, un papà e una mamma allevavano quattro cinque o sei figli; oggi, nel mondo moderno, cinque o sei figli non sono più capaci di mantenere il loro papà o la loro mamma, se non sono più autosufficienti, e li "parcheggiano" nelle case di riposo.
Fortunatamente, da noi esiste ancora la tradizione di tenere i genitori nelle proprie abitazioni e questo è un segnale importante, che costa poco alla sanità e rende contente quelle persone, perché mangiare anche solo pane e cipolla a casa propria è centomila volte meglio che mangiare cioccolatini nelle case di riposo! Il mondo moderno, però, ci porta dall'altra parte, pertanto dobbiamo sostenere anche le case di riposo, perché mai come oggi abbiamo bisogno di questi istituti.
Termino qui,perché non mi voglio dilungare.
Per quanto riguarda la sanità, stiamo girando nelle varie città e province, con i nostri cittadini - quando è il caso, anche con l'Assessore in modo da mettere bene in evidenza la riorganizzazione sanitaria affinché dia il meglio di sé, per il bene comune dei nostri cittadini garantendo il massimo dei servizi.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Negro.
Questo era l'ultimo intervento; non so se l'Assessore Ferrero ha intenzione di intervenire.
Colleghi, abbiamo un quarto d'ora di tempo, poi dovremo incontrare la delegazione del Coordinamento Genitori Democratici Alte Valli di Lanzo e i Sindaci, che sono presenti da questa mattina davanti al Palazzo Lascaris.
Sono stati presentati due ordini del giorno dai seguenti primi firmatari: il collega Lepri, da una parte, e il collega Pedrale dall'altra. Mi sembrano abbastanza simili, pertanto invito i primi firmatari a verificare la possibilità di un ordine del giorno unico.
Diversamente, saranno posti in votazione separatamente.
Ci sono, poi, alcune interrogazioni, che non sono assorbibili.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della Fondazione Casa di Carità Arti e Mestieri "Città dei ragazzi" di Torino


PRESIDENTE

Prima di dare la parola all'Assessore Ferrero, informo i colleghi e quanti sono presenti in Aula che stanno assistendo ai nostri lavori gli studenti della Fondazione Casa di Carità Arti e Mestieri "Città dei ragazzi" di Torino, frequentanti il corso di formazione professionale "Riparazioni auto", ai quali, insieme ai loro accompagnatori, do il benvenuto a Palazzo Lascaris e auguro buona permanenza.
in corso un Consiglio straordinario sulla continuità assistenziale: servizi di riabilitazione, lungodegenza, residenziali, domiciliari per persone non autosufficienti.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

"Continuità assistenziale: servizi di riabilitazione, lungodegenza residenziali, domiciliari per persone non autosufficienti", presentato dai Consiglieri Reschigna, Lepri, Boeti, Pentenero, Motta Angela, Muliere Placido, Laus, Ronzani, Taricco, Manica e Gariglio (seguito)


PRESIDENTE

Il dibattito generale è terminato.
La parola l'Assessore Ferrero.



FERRERO Caterina, Assessore alle politiche sociali

Grazie, Presidente.
Ho ascoltato il dibattito di questa mattina e le argomentazioni legate ai due ordini del giorno proposti dal Consiglio.
Entrambi i documenti chiedono alla Giunta una questione assolutamente legittima e scontata: continuare ad attivarsi nel dare corso a tutta una serie di delibere attuative della legge n. 10, che sono in una fase di predisposizione e saranno sicuramente oggetto di prossimi dibattiti nell'ambito della Commissione o del Consiglio (deciderà il Consiglio in quale modalità).
Sollecitare la Giunta, tra le delibere attuative della legge n. 10, ad un'attività legata all'individuazione delle modalità attraverso le quali attivare uno dei commi previsti dall'articolo 5 - vale a dire come la Regione nella realtà riesce a garantire, sempre compatibilmente con le risorse disponibili, uno di questi percorsi, ovvero la garanzia dei primi interventi di cura - è sicuramente un tema importante.
L'opposizione individua una modalità; io ritengo che questa possa essere una delle modalità, ma non la modalità, determinata come unico modello attraverso il quale intervenire, perché l'articolo 5, al comma 3 perlomeno dal mio punto di vista, chiede di fare un ragionamento molto più ampio rispetto a come garantire i primi interventi di cura, che non necessariamente sono sempre un intervento di carattere economico (pare che una delle interpretazioni dell'opposizione sia quella che individua questa come unica).
Il fatto di fare un richiamo all'individuazione della modalità attraverso la quale attuare questo specifico comma, mi sembra il percorso più appropriato rispetto ad altri.
Al di là di questi ragionamenti, che ovviamente è giusto e corretto che il Consiglio svolga, vorrei fare qualche riflessione riguardo ad alcune considerazioni che sono state esposte da alcuni Consiglieri.
stato detto che questa Regione ha teso a giustificare il Governo nazionale sulla scelta d'azzeramento del fondo per la non autosufficienza che è stata compiuta.
Io non mi riconosco assolutamente in queste considerazioni, perché la Regione Piemonte, come tutte le Regioni italiane, ha sempre lavorato e assunto documenti all'unanimità di tutte le Regioni, nei confronti delle proprie posizioni anche di forte preoccupazione rispetto alle conseguenze che il taglio delle risorse - nello specifico anche di queste risorse - su questo tema, può comportare dal punto di vista complessivo dell'attuazione delle politiche sociali nell'ambito dei vari territori.
Non esistono documenti di questa Regione o prese di posizione della sottoscritta che evidenzino dei percorsi diversi: abbiamo sempre fatto un ragionamento comune, perché questo deve avvenire in un consesso come quello della Conferenza Stato-Regioni, all'interno della quale le Regioni si esprimono.
Questo è l'atteggiamento con il quale si sta lavorando in un'interlocuzione con il Governo, che ha portato addirittura gli Assessori alla sanità e alle politiche sociali di tutte le Regioni - io ero un po' un caso anomalo, avendo entrambe le competenze; in genere queste sono suddivise - a cercare una modalità attraverso la quale affrontare il tema delle risorse, soprattutto per quanto riguarda la parte della carenza di risorse sulla non autosufficienza.
Questa è la posizione della Regione a livello nazionale, che ovviamente è coerente con un interesse e una preoccupazione complessiva di tutte le Regioni.
La seconda considerazione che è stata svolta è legata al fatto che noi abbiamo tagliato i fondi alle Aziende e alle politiche sociali, pertanto in virtù di quest'aspetto, oggi abbiamo i problemi che abbiamo.
I numeri dicono un'altra cosa, perché nel Piano di rientro nell'Addendum, alla voce "Altra assistenza", quest'insieme di risorse aumenta (è previsto un aumento da 600 a 630 milioni di euro) e, per quanto riguarda le politiche sociali, il fondo di risorse regionali per la non autosufficienza non si è modificato nel 2010 e nemmeno nel 2011, perché è pari a 17 milioni di euro.
Questo non significa che non ci sono problemi; significa che nonostante gli sforzi delle Amministrazioni - compresa l'Amministrazione regionale - di incidere il meno possibile, non sulla spesa complessiva, ma sulla posizione di alcune voci nell'ambito della spesa complessiva, che ovviamente hanno dei risvolti che destano alcune preoccupazioni, ha avuto questo tipo di soluzione e non altre.
Il tema attraverso il quale poter vincolare maggiormente le risorse attribuite alle Aziende con una certa destinazione, rispetto a come avviene oggi, è sicuramente un tema sul quale occorre fare o avviare delle riflessioni, ma il combinato disposto taglio delle risorse e quindi dei servizi è un tema non così immediato rispetto alle valutazioni che ho sentito fare oggi.
sicuramente accaduto un fatto: a livello nazionale, il fondo sarà ancora disponibile per quest'anno. Il famoso "fondo Ferrero" è stato disponibile nel 2008, nel 2009 e nel 2010; poi questa risorsa non sarà più disponibile.
Pertanto, il discorso non riguarda la Regione Piemonte, ma tutte le Regioni, che per la verità su questi temi hanno un intervento molto differente. In ogni caso, il Piemonte inserisce una maggiore quantità di risorse rispetto alle altre Regioni del nostro Paese.
un tema sul quale ci si dovrà confrontare.



FERRERO Caterina, Assessore alle politiche sociali

BOETI Antonino (fuori microfono)



FERRERO Caterina, Assessore alle politiche sociali

L'unica speranza è che cada il Governo!



FERRERO Caterina, Assessore alle politiche sociali

Può essere una speranza vostra o una vostra chiave di lettura.
Personalmente non ritengo sia sufficiente cambiare i Governi per risolvere problemi complessivi di questa natura: penso sia necessario lavorare facendo un'analisi che non riguardi soltanto il come trovare delle risorse in più, che è sicuramente una delle modalità attraverso le quali affrontare questi temi; è stato correttamente rilevato che la richiesta di servizi di questa natura aumenta sempre di più, sia rispetto al tema della non autosufficienza e della cronicità sia rispetto al fatto che, nel frattempo, in questo periodo tutte le famiglie del nostro Paese sono state colte da una difficoltà economica molto più complessa rispetto agli anni passati.
stata posta, poi, una questione assolutamente corretta: il fatto che oggi il tema è sicuramente anche quello di muoversi rispetto all'attuazione di un altro percorso condiviso a livello nazionale, che è quello legato all'attuazione del Patto per la Salute.
In questo contesto, non è che non sia ancora stato fatto nulla: la Regione ha individuato - e il richiamo in questo senso è stato fatto anche nella delibera citata dall'ordine del giorno sull'appropriatezza - percorsi di creazione di strutture extraospedaliere e di continuità assistenziale a valenza sanitaria, che è uno dei percorsi che immaginiamo possa essere utilizzato per affrontare il tema della riconversione di alcuni posti legati alla riabilitazione e alla lungodegenza, che il Patto per la Salute ci richiama ad affrontare in alternativa, sotto un semplice aspetto della chiusura di questi posti letto.
Riteniamo che il percorso dell'individuazione di strutture che possono avere una dimensione di costo diversa da quella attuale, e non soltanto quella attuale, possa essere un percorso attraverso il quale non si vadano a chiudere quei posti letto, ma se ne converta una parte, con queste modalità.
Relativamente agli ordini del giorno, ho espresso il mio punto di vista sull'impegno.
ovvio che, con tutti i distinguo del caso, la legge n. 10 è una legge regionale e quest'Amministrazione, compatibilmente con le risorse disponibili, è impegnata ad individuare le modalità migliorative e attuative che la legge n. 10 prevede e che oggi non sono ancora atto deliberativo di questa Giunta.



PRESIDENTE

Passiamo ai due ordini del giorno.
Verifico l'impossibilità, da parte dei due primi firmatari, di sottoscrivere un solo documento.
Ha chiesto la parola il Consigliere Angeleri; ne ha facoltà.



ANGELERI Antonello

Posso chiedere, per cortesia, una sospensione di due minuti?



PRESIDENTE

Sospendiamo la seduta per qualche minuto.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 12.30 riprende alle ore 12.31)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Sono stati presentati due ordini del giorno: il n. 227, primo firmatario il Consigliere Lepri, e il n. 385, primo firmatario il Consigliere Pedrale.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 227, il cui testo recita: "Premesso che la legge regionale 18 febbraio 2010, n. 10, definisce le modalità con cui assicurare interventi a domicilio la delibera di Giunta regionale n. 39/2009 sui servizi domiciliari definisce il riordino delle prestazioni a sostegno della domiciliarità per la lungoassistenza di anziani non autosufficienti la delibera di Giunta regionale 30 marzo 2005, n. 17, definisce i parametri del nuovo modello integrato di assistenza residenziale a favore delle persone anziane non autosufficienti la delibera di Giunta regionale n. 13 del 28 gennaio 2011 ridefinisce i criteri di appropriatezza, organizzativo-clinico-gestionale per le attività di recupero e rieducazione funzionale e per le attività di lungodegenza Considerato che la Giunta regionale nei provvedimenti regionali finora adottati ha inteso dare disposizioni alle Aziende Sanitarie per migliorare il percorso di continuità assistenziale sia al momento della dimissione da ospedale sia al momento dell'ingresso nelle strutture della post acuzie sia di tipo ospedaliero che territoriali in particolare si prevede di realizzare strutture extraospedaliere di continuità assistenziale a rilevanza sanitaria per garantire continuità di cure ai pazienti che non possono seguire un percorso di cure in residenzialità o domiciliarità Considerato che al momento il sistema delle cure domiciliari delle ASL e degli enti gestori richiede un ripensamento del modello organizzativo-gestionale per consentire il superamento delle attuali frammentazioni degli interventi tra sanità ed assistenza e garantire una maggiore flessibilità rispetto all'intensità delle prestazioni da calibrare sui bisogni sanitari e sociali Atteso che occorre superare le attuali criticità nell'applicazione della DGR 39 e 56 garantendo alle famiglie più in difficoltà una presa in carico tempestiva ed appropriata Ritenuto inoltre che occorre procedere all'applicazione della L.R. 10/10 al fine di dare alla Regione Piemonte un nuovo modello organizzativo-gestionale delle cure domiciliari sia nella fase intensiva che estensiva Impegna la Giunta regionale del Piemonte ad adottare le delibere previste dalla L.R. 10/10 ed in particolare quella relativa all'attuazione dell'articolo 5, comma 3, che individua le modalità attraverso le quali, qualora il PAI non sia adottato entro 60 giorni vengano assicurati i primi interventi di cura".
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 385, il cui testo recita: "Premesso che la legge regionale 18 febbraio 2010, n. 10 (Servizi domiciliari per persone non autosufficienti) definisce le modalità con cui assicurare interventi a domicilio la delibera di Giunta regionale n. 39/2009 sui servizi domiciliari definisce il riordino delle prestazioni a sostegno della domiciliarità per la lungoassistenza di anziani non autosufficienti la delibera di Giunta regionale 30 marzo 2005, n. 17, definisce i parametri del nuovo modello integrato di assistenza residenziale a favore delle persone anziane non autosufficienti la delibera di Giunta regionale 28 gennaio 2011, n. 13, ridefinisce i criteri di appropriatezza, organizzativo-clinico-gestionale per le attività di recupero e rieducazione funzionale e per le attività di lungodegenza Considerato che la Giunta regionale nei provvedimenti regionali finora adottati ha inteso dare disposizioni alle Aziende Sanitarie per migliorare il percorso di continuità assistenziale sia al momento della dimissione da ospedale sia al momento dell'ingresso nelle strutture della post acuzie sia di tipo ospedaliero che territoriali in particolare si prevede di realizzare strutture extraospedaliere di continuità assistenziale a rilevanza sanitaria per garantire continuità di cure ai pazienti che non possono seguire un percorso di cure in residenzialità o domiciliarità al momento il sistema delle cure domiciliari delle ASL e degli enti gestori richiede un ripensamento del modello organizzativo-gestionale, per consentire il superamento delle attuali frammentazioni degli interventi tra sanità ed assistenza e garantire una maggiore flessibilità rispetto all'intensità delle prestazioni da calibrare sui bisogni sanitari e sociali Atteso che occorre superare le attuali criticità nell'applicazione della DGR 39 e 56 garantendo alle famiglie più in difficoltà una presa in carico tempestiva ed appropriata Ritenuto inoltre che occorre procedere all'applicazione della L.R. 10/2010 al fine di dare alla Regione Piemonte un nuovo modello organizzativo gestionale delle cure domiciliari sua nella fase intensiva che estensiva Impegna la Giunta regionale del Piemonte ad adottare le delibere previste dalla L.R. 10/2010 ed in particolare quella relativa all'attuazione dell'articolo 5, comma 3, che individua le modalità attraverso le quali, qualora il PAI non sia adottato entro 60 giorni, vengano assicurati i primi interventi di cura".
Il Consiglio approva.
Con queste votazioni terminano i lavori della seduta del mattino.
I lavori riprenderanno alle ore 14.30, con il secondo Consiglio straordinario su "Ritardi nelle pratiche di riconoscimento di invalidità civile".
Ricordo che in Sala Viglione è presente la delegazione del Coordinamento Genitori Democratici Alte Valli di Lanzo, con alcune Amministrazioni.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12.34)



< torna indietro