Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.10 del 15/06/10 - Legislatura n. IX - Sedute dal 28 marzo 2010 al 24 maggio 2014

Scarica PDF completo

Argomento:


LEARDI LORENZO



(Alle ore 10.01 il Consigliere Segretario Leardi comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.30)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE CATTANEO



(La seduta ha inizio alle ore 10.31)



PRESIDENTE

La seduta è aperta. Prego i Consiglieri di prendere posto.
Do atto che l'o.d.g. odierno è stato comunicato con la convocazione della seduta consiliare; chiedo, pertanto, se ci sono proposte di modifica dello stesso.
In assenza di proposte di modifica, l'o.d.g. è approvato, ai sensi dell'articolo 58 del Regolamento.


Argomento:

Approvazione processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione processi verbali precedenti sedute", comunico che sono a disposizione e riproducibili, su richiesta, i processi verbali delle sedute dell'8 giugno 2010, e che sono approvati i processi verbali delle sedute del 25 e 26 maggio 2010.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Goffi, Negro, Buonanno, Cota, Botta Marco, Pedrale, Tentoni e Burzi.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato sul processo verbale dell'adunanza in corso.
Colleghi, c'è un brusìo fastidioso, proveniente soprattutto dalla barcaccia di destra; chiedo scusa, vorrei poter continuare la seduta.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

c) Dimissioni dalla carica di Consigliere regionale dell'onorevole Buonanno


PRESIDENTE

Sono pervenute alla Presidenza le dimissioni dalla carica di Consigliere regionale dell'Onorevole Gianluca Buonanno; ho trasmesso la lettera alla Giunta per le Elezioni, per i procedimenti di rito.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Prima di iniziare i lavori, vi informo che fuori dal Palazzo c'è una manifestazione dei lavoratori dell'AGES - un'azienda in crisi - che chiedono di essere ricevuti in delegazione. Di norma, incontriamo le delegazioni nella fase di sospensione del Consiglio regionale, all'ora di pranzo, però oggi la seduta è unica, pertanto non sappiamo quando termineranno i lavori del Consiglio.
Poiché via Alfieri e un po' tutto l'isolato sono bloccati, dopo essermi consultato con la Giunta regionale, ritengo opportuno riceverli subito, anche per un buon governo del quartiere, prevedendo un incontro di circa mezz'ora come massimo.
Se l'Aula acconsente, procederei in questo senso: li incontriamo, come al solito, in Sala Viglione, dove sarà presente la Giunta e ovviamente i Consiglieri che riterranno opportuno ascoltare questi lavoratori e le loro problematiche.
Ha chiesto la parola il Consigliere Toselli; ne ha facoltà.



TOSELLI Francesco

Grazie, Presidente. Chiedo all'Ufficio di Presidenza di prevedere nelle prossime riunioni che svolgerà, uno spazio nelle sedute di Consiglio d'ogni martedì, fino a fine legislatura, per audire coloro che chiederanno di incontrare gli Assessori e i singoli Gruppi.
Ritengo opportuno prevedere questo spazio, perché ogni martedì in cui si riunisce il Consiglio regionale ci sono associazioni, organizzazioni sindacali, imprese, lavoratori e quant'altro che chiedono d'essere auditi.
Pertanto, o prevediamo uno spazio per queste audizioni (sappiamo che sarà così per i prossimi cinque anni), oppure applichiamo quanto è stato previsto dall'Ufficio di Presidenza nelle passate legislature, e cioè, se non vado errato - il Presidente mi corregga, perché ho la memoria corta che durante la pausa pranzo, qualora l'Ufficio di Presidenza ritenesse necessario e non obbligatorio, siano auditi i richiedenti da parte dell'Aula, dei Consiglieri e degli Assessori. Se così è, calendarizziamo sempre, tutti i martedì, queste audizioni per l'ora di pranzo, perché ogni martedì ci sarà sempre qualcuno davanti al Palazzo che chiederà d'essere audito. Grazie.



PRESIDENTE

Consigliere Toselli, mi sembra inopportuno prevedere uno spazio per ricevere le delegazioni, anche se la proposta ha una sua ratio. Questo perché bisogna valutare di volta in volta; abbiamo già trovato lo spazio per il question time e altre questioni, e a furia di trovare spazi rischiamo di non avere più il tempo per i lavori del Consiglio regionale.
Relativamente alla pausa pranzo - probabilmente lei era disattento - ho detto che oggi siamo convocati in seduta unica, quindi la pausa non è prevista. Se la seduta finirà presto, andremo a pranzo, altrimenti daremo un contributo alla diminuzione del carico calorico dei Consiglieri regionali, per la giornata! Detto questo, Consigliere Toselli, ho chiesto all'Aula se era disponibile, anche per una questione di responsabilità, poiché questa delegazione è molto numerosa e blocca l'intero quartiere (sia via Alfieri sia parte di via Arsenale), a riceverla subito, così non facciamo attendere inutilmente i lavoratori fino all'una e contribuiamo ad una buona gestione delle vie intorno al Palazzo.
Il Consiglio, pertanto, è aggiornato alle ore 11.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 10.38 riprende alle ore 11.16)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Informo i colleghi che non erano presenti in Sala Viglione che abbiamo incontrato la delegazione dei lavoratori dell'AGES; erano presenti anche le forze sindacali. Ci è stata rappresentata la difficoltà, in particolare sullo stabilimento di Santena; riguardo allo stabilimento d'Asti, ci è stata prospettata una situazione quantomeno più serena.
Da parte delle forze sindacali, è stata chiesta l'istituzione di un tavolo di crisi. La Giunta regione, in questo senso, ha dato la piena disponibilità (erano presenti sia l'Assessore Elena Maccanti che il Vicepresidente Roberto Rosso). La Giunta ha anche comunicato ai rappresentanti delle forze sindacali e alla delegazione dei lavoratori una richiesta bipartisan che i parlamentari di tutte le forze politiche piemontesi stanno rappresentando al Presidente della Commissione Attività Produttive in Parlamento riguardo ad una richiesta di slittamento di un semestre dalla data del commissariamento (6 agosto) per avere più tempo su questa questione.
Ritengo quindi che l'incontro sia stato molto utile; peraltro, si è anche sviluppato nei tempi che ci eravamo dati.


Argomento: Rapporti Regioni - Governo

Conseguenze nel contesto Piemonte della cosiddetta "Manovra Tremonti" e le valutazioni del Presidente della Giunta regionale, on. Cota (sessione straordinaria ai sensi art. 50 del Regolamento su richiesta dei Consiglieri Artesio, Buquicchio, Bono, Biolé, Reschigna, Pentenero, Laus, Lepri Taricco, Cerutti, Ronzani e Muliere) (collegati: ordine del giorno n. 15 dei Consiglieri Carossa, Lupi e Porchietto inerente a "Razionalizzazione delle risorse e applicazione del federalismo fiscale" ordine del giorno n. 16 dei Consiglieri Reschigna, Artesio, Bresso Buquicchio, Cerutti, Laus, Lepri, A. Motta, Muliere, Ronzani e Taricco inerente a "Gravi effetti sul tessuto socio-economico piemontese della manovra finanziaria approvata dal Governo" ordine del giorno n. 18 dei Consiglieri Placido, Bresso e Buquicchio inerente a "La manovra finanziaria colpisce le energie rinnovabili"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del punto 3) all'o.d.g., inerente a "Conseguenze nel contesto Piemonte della cosiddetta 'Manovra Tremonti' e le valutazioni del Presidente della Giunta regionale, on. Cota". Si tratta di una sessione straordinaria del Consiglio regionale ai sensi dell'articolo 50 del Regolamento, su richiesta dei Consiglieri Artesio, Buquicchio, Bono, Biol Reschigna, Pentenero, Laus, Lepri, Taricco, Cerutti, Ronzani e Muliere.
Sull'argomento sono stati presentati due ordini del giorno: ordine del giorno n. 15 dei Consiglieri Carossa, Lupi e Porchietto inerente a "Razionalizzazione delle risorse e applicazione del federalismo fiscale" ordine del giorno n. 16 dei Consiglieri Reschigna, Artesio, Bresso Buquicchio, Cerutti, Laus, Lepri, A. Motta, Muliere, Ronzani e Taricco inerente a "Gravi effetti sul tessuto socio-economico piemontese della manovra finanziaria approvata dal Governo" Non essendovi alcun Consigliere che intende illustrare la richiesta di convocazione, la parola all'Assessore Maccanti.



MACCANTI Elena, Assessore agli affari istituzionali

Grazie, Presidente.
La Giunta regionale non ha inteso sottrarsi a questo importante momento di confronto con il Consiglio regionale sul tema della manovra varata dal Governo e delle ricadute sul nostro territorio, manovra che è attualmente ancora all'esame delle competenti Commissioni parlamentari e sui tavoli di confronto con Enti locali e parti sociali. Il dibattito è tutto aperto e come sapete, il confronto è serratissimo.
Proprio in queste ore, infatti, è in corso a Roma la Conferenza straordinaria delle Regioni e delle Province autonome, che elaborerà un documento comune da sottoporre al Governo e che oggi alle 17 incontrerà le parti sociali. È questa la ragione per cui il Presidente della Giunta regionale non può partecipare al nostro Consiglio regionale straordinario.
La manovra si inquadra nella crisi dell'euro, una crisi diversa da tutte quelle precedenti, che coinvolge tutti i Paesi europei e che nel nostro è aggravata dal peso del debito pubblico.
Oggi in Italia abbiamo uno Stato che intermedia più del 50% della ricchezza prodotta ogni anno dai suoi cittadini e dalle sue imprese. Un costo non più sostenibile.
Ed una spesa pubblica ingente, capillare e scarsamente responsabilizzata.
Tutto ciò deriva certo dai Governi della cosiddetta Prima Repubblica che negli Anni Ottanta hanno moltiplicato per otto il debito pubblico, ma anche da alcune riforme che possiamo definire incompiute. È stato dato il via ad un processo di decentramento, che è partito con le leggi Bassanini ed è proseguito con la riforma del Titolo V, non solo in ambito di funzioni, ma anche di competenze, peccato che il finanziamento abbia continuato ad essere trasferito. Ciò ha determinato uno scollegamento tra il centro di spesa e il centro d'entrata che ha portato alla più assoluta deresponsabilizzazione, all'impossibilità di garantire la trasparenza e conseguentemente, al venir meno di un controllo democratico da parte del cittadino.
A tutto ciò si è aggiunto il problema di aver sempre fatto riferimento alla spesa storica, determinando il completamento di un meccanismo che rappresenta l'esatto contrario della virtuosità, in base al quale chi più spendeva - quindi chi era meno efficiente - più ha ricevuto, mentre chi spendeva meno ed era più efficiente ha continuato a ricevere meno.
Abbiamo avuto numerosi tentativi di controllo, con vari patti di stabilità e con sanzioni senza grande efficacia. Di fatto, abbiamo assistito, in dieci anni, alla quasi duplicazione della spesa sanitaria.
Sicuramente una parte dell'innalzamento è collegabile anche all'allungamento della durata media della vita e ad un aumento dei costi della tecnologia. Tuttavia, è da ritenere che un raddoppio della spesa nel giro di dieci anni non sia propriamente correlabile all'aumento dell'entità della prestazione.
Ancor più indicativo è il costo delle pensioni d'invalidità: da quando con il Titolo V, si è dissociato il soggetto che eroga da quello che dovrebbe controllare, si è passati da sei a 14 miliardi d'euro. Quindi abbiamo più che raddoppiato le pensioni d'invalidità. È certo il mancato controllo che porta ad una realizzazione di questi disastri da un punto di vista economico. Ciò ha corrisposto ad un'esplosione della spesa pubblica che tutti gli anni viene contrastata da leggi finanziarie che continuano a diventare sempre più impegnative.
La migliore ricetta contro le spese eccessive e contro il malaffare è la riduzione della spesa pubblica e quindi dell'intervento dello Stato nell'economia. Sono questi gli obiettivi che il Governo ha dichiarato di voler raggiungere con questa manovra, che è certo una manovra decisamente importante. I numeri li conosciamo tutti, si tratta di 12 miliardi l'anno 24 per i due anni, con l'obiettivo di ridurre la spesa e combattere l'evasione fiscale. Il primo obiettivo è di abbassare il rapporto tra deficit e PIL dal 5% attuale al 2,7% nel 2012, ossia al di sotto del 3 così come richiesto dall'Unione Europea per ristabilire la credibilità dell'eurozona.
Il decreto è costituito da 56 articoli divisi in due parti, la prima per garantire la sostenibilità finanziaria e la seconda per incentivare la competitività economica.
La manovra è incentrata su tagli alla spesa pubblica, su una riduzione dei costi della politica e della pubblica amministrazione. Dal lato delle entrate, le misure si concentrano sul contrasto all'evasione fiscale e contributiva. Tra gli altri provvedimenti, viene decisa la partecipazione dei Comuni alla lotta all'evasione, a fronte di un maggiore introito sulle somme recuperate. Sono rafforzate le verifiche incrociate fra INPS e Agenzia delle Entrate e introdotta la tracciabilità attraverso le fatture telematiche, mentre sono escluse nuove imposte o aumenti di quelle esistenti.
Ma vediamo cosa succede negli altri Stati.
La Grecia si è per ora salvata con una manovra di 30 miliardi in tre anni, circa 12-13 punti del PIL greco. La Spagna ne ha decisa una da 50 miliardi, alla quale si è aggiunto un supplemento di 15 miliardi. La Francia una da 100 miliardi d'euro in tre anni. La Germania taglierà 10 miliardi da qui al 2016; in totale 60 miliardi. L'aggiustamento di bilancio dell'Italia è minore perché il Governo ha ben operato in questi due anni.
Ora è chiaro che nell'ambito della manovra da 24,9 miliardi, il cui peso ricade pesantemente sugli Enti locali, occorre individuare dei meccanismi per premiare gli Enti locali virtuosi che hanno ben amministrato, che hanno un avanzo di bilancio che però non possono utilizzare per via del Patto di stabilità, i quali non possono essere trattati allo stesso modo di chi ha gestito male le risorse.
Questa è la via da seguire, come ha più volte sottolineato anche il Governatore del Piemonte, nell'ambito di una giusta politica di razionalizzazione: quella di premiare le realtà virtuose e colpire invece chi non ha ben amministrato, secondo il principio della responsabilizzazione introdotto dal federalismo fiscale. Ci sono infatti Regioni che hanno ancora ampi margini di recupero per via d'alti tassi d'evasione fiscale o di sprechi scandalosi, altre che hanno già almeno in parte razionalizzato.
Da questo punto di vista, la manovra deve essere migliorata; su questo sta lavorando la Conferenza delle Regioni e su questo c'è anche l'impegno del nostro Governatore, perché è chiaro che, di fronte ad un'esigenza che chiama tutti ad un atto di responsabilità, occorre che siano le Regioni a lavorare per presentare una proposta di razionalizzazione.
Secondo dati assolutamente approssimativi e basandosi semplicemente su una riduzione lineare di circa il 10% dei trasferimenti, il contributo della Regione Piemonte alla manovra potrebbe essere stimato in 800 milioni d'euro (nei due anni). Inoltre, è previsto un accantonamento del 10% dei fondi Bassanini, quelli per intenderci che finanziano le funzioni conferite, per ulteriori 58 milioni. Tali fondi però non rappresentano una riduzione tout court ma verranno riattribuiti alle Regioni, che daranno attuazione alle altre misure di contenimento della spesa, secondo un meccanismo premiante per gli enti virtuosi. È poi in fase di contrattazione la vicenda relativa ai fondi FAS, ovvero lo sblocco delle somme già individuate dalle Regioni con i PAR (Piani Attuativi Regionali), già comunicati al CIPE ma non ancora erogate.
Occorre però attendere per vedere con quali correttivi il decreto sarà convertito in legge e solo allora potremo davvero fare i conti e capire quale sarà l'impatto sulla nostra Regione, sulle nostre Province e sui nostri Comuni.
Intanto tengo a sottolineare che la Regione Piemonte, nell'assestamento di bilancio che stiamo discutendo nelle Commissioni di merito, pur in un forte contenimento della spesa, ha mantenuto tutti i finanziamenti agli Enti locali, sia alle Province per le funzioni conferite, sia ai Comuni per l'esercizio associato d'alcune funzioni, e sono allo studio provvedimenti che aiutino i comuni virtuosi a superare i vincoli del Patto di stabilità.
Certo occorrerà entrare, come ho già annunciato in Commissione, nella spesa storica per un migliore utilizzo delle risorse.
Concludo, precisando che i minori trasferimenti non pregiudicano in alcun modo la costituzione del fondo unico per l'attuazione del federalismo fiscale, la cui tabella di marcia, come ha dichiarato il Ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli, resta invariata: entro giugno verrà varato il decreto legislativo sull'autonomia impositiva dei Comuni e sui costi standard.
Il passaggio dalla spesa storica ai costi standard trasformerà la manovra per il futuro in una lotta agli sprechi invece che ad un taglio lineare.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Grazie, signor Presidente.
Non ho voluto intervenire all'inizio della seduta anche perché era programmato un incontro con i lavoratori dell'AGES. Lo dico all'inizio del mio intervento.
Noi sappiamo che oggi è assente il Presidente Cota e devo dire che siamo stati preventivamente informati di questa sua assenza.
Sappiamo che è a Roma perché impegnato nella Conferenza dei Presidenti delle Regioni proprio a discutere della manovra finanziaria.
Quindi, non poniamo oggi questioni strepitoso sotto questo aspetto, ma certamente anticipo sin da ora che depositeremo una richiesta perché la settimana prossima il Presidente Cota venga in Consiglio regionale e spieghi al Consiglio regionale il senso di una scandalosa intervista, che oggi appare su tutti gli organi più importanti di informazione.
Lo dico come Presidente di un Gruppo che non ha presentato ricorsi e non ha sottoscritto ad oggi questi ricorsi, ma lo dico innanzitutto esprimendo grandissima solidarietà nei confronti di quelle forze politiche che hanno sottoscritto quei ricorsi.
Noi abbiamo voluto in questo avvio di legislatura caratterizzare il nostro impegno più sul piano dell'opposizione politica nei confronti di questa Amministrazione regionale, ma questo non vuole dire assolutamente che in noi non sia presente l'esigenza di legalità e di tutela della legalità, anche di chiarezza presso il Tribunale Amministrativo in merito allo svolgimento delle scorse elezioni regionali.
Noi siamo una forza politica che accetterà qualunque tipo di decisione verrà espressa, ma proprio per questo non accettiamo che ci siano n pressioni politiche né elementi che portino ad una contrapposizione barbara del confronto politico tra chi oggi in questo momento rappresenta la maggioranza e chi oggi rappresenta le forze politiche di opposizione.
Su questo, signor Presidente, chiederemo che il Presidente Cota la settimana prossima venga e spieghi al Consiglio regionale.
Vengo al tema del Consiglio regionale odierno richiesto dai Gruppi di opposizione. È vero, Assessore Maccanti, che sulla manovra sugli anni 2011 2012 presentata dal Governo nazionale il dibattito è in corso. Ma se abbiamo chiesto la convocazione straordinaria del Consiglio regionale per discutere di questi problemi, è perché semplicemente, in questo dibattito assordante è stato il silenzio da parte della Regione Piemonte.
Noi non siamo una forza politica che non considera le difficoltà del Paese, dell'economia, della situazione di grandissima incertezza ed insicurezza che questa crisi economica sta provocando sul futuro dei nostri concittadini. Semmai questa sottovalutazione è appartenuta negli anni passati alle forze politiche che oggi rappresentano la maggioranza all'interno del Governo nazionale.
Ci ricordiamo tutti, Assessore Maccanti, quelle che sono state le sottovalutazioni rispetto alla gravità, all'ampiezza e anche alla durata di questa crisi economica, sulla fine nel 2008, gli annunci, ripetuti nel corso del 2009 ed anche in questo avvio di 2010, di una crisi superata, di una crisi della quale si stavano già intravedendo vie d'uscita luminose.
La responsabilità politica vera della sottovalutazione di questa crisi appartiene al Governo nazionale e alle forze politiche che sostengono oggi questo Governo nazionale. Non a noi, che abbiamo ripetutamente chiesto, in dibattiti parlamentari e anche all'interno di dibattiti in questo Consiglio regionale, che si ragionasse fino in fondo sulla reale portata di questa crisi e ci si assumesse fino in fondo un atteggiamento di grande responsabilità.
Devo dire che ho ascoltato con molta attenzione la sua relazione. È la prima volta che abbiamo avuto la possibilità, in queste settimane di dibattito molto intenso su questi temi, di ascoltare l'opinione del Piemonte, attraverso il Presidente o attraverso la sua Giunta regionale.
Sino ad ora abbiamo ascoltato posizioni assolutamente timide, che non avevano assolutamente il coraggio di affrontare la tutela degli interessi del Piemonte, certo in un atteggiamento di corresponsabilità politica nei confronti delle problematiche che il Paese nazionalmente stava affrontando e vivendo.
Abbiamo ascoltato l'opinione di altri Presidenti di Regione, che hanno rappresentato un quadro della situazione molto diverso da quello che lei ha rappresentato, Assessore Maccanti, e non sono Presidenti di Regione classificabili all'interno di forze politiche di centrosinistra.
Dire che una manovra che in questo momento può determinare minori introiti per la Regione Piemonte per quanto riguarda parte del 2011 e parte del 2012, per circa 900 milioni di euro, assommando le riduzioni previste dal primo comma dell'articolo 14, le riduzioni sui trasferimenti rispetto alle funzioni delegate dalla Bassanini, l'eliminazione della compartecipazione sull'accisa sul gasolio che negli ultimi anni ha sostituito per le Regioni i trasferimenti statali sul finanziamento del trasporto pubblico locale, e si tratta di cifre imponenti; dire che tutto questo non debba e non possa rappresentare nessun impatto negativo sul bilancio della Regione Piemonte, o che tutto questo sia affrontabile e gestibile attraverso un'operazione di razionalizzazione della spesa pubblica regionale è, a mio parere, raccontare ed esprimere una pia illusione.
In questi giorni stiamo discutendo all'interno delle Commissioni consiliari il disegno di legge sull'assestamento di bilancio. E voglio dire che quello che voi state rappresentando all'interno di questo disegno di legge sull'assestamento di bilancio è ben poca cosa rispetto a quello che dovrete rappresentare, in termini di legge e di bilancio, per gli esercizi 2011 e 2012.
Di fronte a voi - ma vorrei dire in un atteggiamento, sotto questo aspetto, di grande corresponsabilità - di fronte a noi, di fronte alla comunità piemontese, se questa manovra andrà a compimento, ci saranno due possibili scenari.
Il primo, il Piemonte rialzerà la pressione fiscale sui cittadini, con un'inversione di tendenza rispetto alla scorsa legislatura regionale, che aveva reagito ad un'esperienza storica che aveva caratterizzato le precedenti legislature regionali. Il secondo, una fortissima contrazione della capacità di erogazione e di mantenimento dei livelli dei servizi, o di una possibile contrazione della possibilità, per l'amministrazione regionale, di procedere a politiche di investimento, che sono anche uno strumento attraverso il quale si può dare un contributo per la fuoriuscita della crisi.
Entrambi questi scenari sarebbero devastanti, in questo momento, per la comunità piemontese. È per queste ragioni che chiediamo che l'amministrazione regionale piemontese, ed è il senso dell'ordine del giorno che abbiamo rappresentato, esca da questo silenzio assordante ed assuma con coraggio la posizione che altri Presidenti di Regione hanno assunto nel confronto con il Governo. Anche perché, Assessore Maccanti all'interno di questa manovra non c'è quel meccanismo di riequilibro tra Regioni virtuose e Regioni non virtuose. Lo ricordava ancora questa mattina il professor Ricolfi in un articolo di fondo su La Stampa, dopo che nelle settimane precedenti anche altri commentatori e giornalisti hanno rappresentato una situazione del genere. Non c'è tutto questo all'interno di questa manovra.
Se consideriamo - personalmente l'ho letto molto velocemente - l'ordine del giorno presentato dai Gruppi di maggioranza in questo Consiglio regionale, possiamo interpretarlo come espressione della grave sottovalutazione, da parte di questa Giunta regionale, nei confronti degli effetti e delle conseguenze che la manovra stessa è in grado di produrre sull'amministrazione regionale piemontese e, conseguentemente, sulla comunità piemontese.



PRESIDENTE

stato presentato un terzo ordine del giorno: ordine del giorno n. 18 dei Consiglieri Placido, Bresso e Buquicchio inerente a "La manovra finanziaria colpisce le energie rinnovabili" Ha chiesto di intervenire la Consigliera Artesio; ne ha facoltà.



ARTESIO Eleonora

Abbiamo chiesto la convocazione di questa seduta monotematica per conoscere, dal Presidente della Giunta e dalla Giunta, non solo le valutazioni in ordine alla manovra, ma anche le conseguenze sul territorio regionale e le misure di contenimento che l'amministrazione avesse inteso assumere.
Non abbiamo ascoltato nulla di questo. Abbiamo ascoltato una brutta copia delle dichiarazioni del Ministro Tremonti; quindi non possiamo che continuare ad esprimere le nostre perplessità. Intanto, le Regioni che si autodefiniscono virtuose, o che sono unanimemente riconosciute come Regioni virtuose, a cominciare dalla Lombardia (veniva già ricordato prima), hanno imputato a questa manovra la responsabilità di assestare un colpo chirurgico al federalismo amministrativo e hanno, in modo dettagliato, per voce sia del Presidente Formigoni sia dell'Assessore al bilancio della Regione Lombardia (cito loro e non il Presidente Errani perché potrei, da questo punto di vista, essere tacciata di partigianeria) ricordato come il trasporto pubblico locale, a bocce ferme, subirebbe tagli da 3,5 miliardi gli incentivi alle imprese da 1,22 miliardi; l'edilizia pubblica da 1,13 miliardi. Le conseguenze sul patto di stabilità interno produrrebbero, alle Regioni a Statuto ordinario, i contenimenti qui ricordati.
Si tratta di dichiarazioni, quindi, non solo dell'Assemblea delle Regioni, che ha giudicato la manovra inaccettabile e irricevibile, ma anche di Presidenti omogenei a questo Governo; questione che dà loro il merito di voler rappresentare adeguatamente, senza filiere di fidelizzazione, le problematiche dei propri territori, stile e comportamento che non possiamo riconoscere al nostro Presidente Cota, il quale pare essere l'unico a non rendersi conto che sul Piemonte cala la manovra più salata. Evidentemente il Presidente non è un lettore dei giornali economici e non si è reso conto che, in modo particolare, le Regioni a Statuto ordinario più colpite dalla manovra sono esattamente il Piemonte e la Liguria.
Non voglio qui richiamare le cifre ricordate dagli organi d'informazione economica, perché oggi c'è un'ennesima trattativa, voglio solo ricordare i valori percentuali. Il taglio implicito alla spesa sarà da record in Piemonte: 11,7%, al top in Italia. Di fronte a questa particolare attenzione che il Governo riserva alla nostra Regione, abbiamo sentito la rassicurante rappresentazione dell'Assessore Maccanti, in ordine al fatto che le Regioni virtuose sapranno governare dentro questa stretta; che lavorando sui costi standard e non sulla spesa storica si potranno ridurre sprechi ed inefficienze; che il pubblico impiego e la spesa pubblica sono le cause dell'inefficienza del Paese e che a ciò occorre reagire con manovre, non solo di contenimento, ma anche di rigore e di trasparenza.
Per mia cultura, faccio riferimento ad una delle particolari spese additate come spese inopportune, dal punto di vista dell'inappropriatezza e che io invece, per il modo con il quale il Governo attuale, con la manovra Tremonti, le gestisce, definisco operazioni di macelleria sociale.
Faccio riferimento, in modo particolare, al punto 4 del decreto riguardante l'assistenza e la riduzione della spesa sanitaria in materia di invalidità.
L'Assessore Maccanti ci ha deliziato ricordandoci l'aumento delle estensioni di invalidità. Vorrei ricordare che in questa manovra si determina l'elevazione del limite percentuale per ottenere il beneficio economico dell'assegno di invalidità civile, dal 74%, com'è attualmente all'85%. Questo generoso assegno che il nostro Stato eroga agli invalidi che secondo la cultura che qui abbiamo sentito riecheggiare, sarebbero di default dei falsi invalidi, perché questa spesa cresce eccessivamente, è un generoso assegno di 256 euro mensili. Sapete chi va a toccare questo assegno? Ricordo sempre le dichiarazioni rese ai giornali da una serie di associazioni e, in modo particolare, la dichiarazione resa dal Presidente della Federazione Italiana per il superamento dell'handicap, il quale ricorda che i 38 mila Down italiani hanno oggi un handicap riconosciuto del 75%. Resteranno quindi tagliati fuori dal contributo di 256 euro al mese.
Il Governo, che già non riconosceva gli anziani con il patto per la salute e non ha corretto il trasferimento del fondo sanitario nazionale alle Regioni, oggi incomincia anche a non riconoscere i disabili e, in modo particolare, a non riconoscere la popolazione Down, la quale - vorrei ricordarlo, sempre per la cultura di quest'Aula - è una popolazione di famiglie piemontesi, colleghi Consiglieri. Quindi, se siamo così attenti a che i soldi della Regione Piemonte vadano a beneficio dei piemontesi, si sappia che i tagli del Governo nazionale vanno a nocumento dei piemontesi e, in modo particolare, di quei piemontesi più deboli, non solo sul piano economico, ma anche sul piano sociale.
Volendo poi procedere in questa solerte opera di razionalizzazione, che come sempre va a colpire i "forti" - i forti che ho appena finito di citare, cioè i disabili - che l'Italia, per l'invalidità civile, quella che sarebbe esplosa in modo inopportuno, spende meno della Polonia, meno dell'Ungheria, meno della Francia, meno della Germania. Meno di noi spendono solo la Grecia, l'Estonia, la Bulgaria e l'Irlanda. La nostra spesa media per l'invalidità civile è inferiore a quella dell'Europa dei 15, ma anche a quella dell'Europa dei 27.
Non riesco a comprendere, quindi, l'entusiasmo con il quale alcune culture politiche, in quest'Aula ma non credo fuori - li vorrò vedere alla prova con la retorica sulla disabilità, così come li ho visti alla prova con la retorica sulla non autosufficienza, salvo, poi, con la manovra regionale dell'Assessore Ferrero, tagliare quattro milioni e 500.000 euro ai consorzi socio-assistenziali per le spese di residenzialità delle persone anziane non autosufficienti - diranno: "Tutta questa riduzione, che è razionalizzazione, viene compensata dalla spesa appropriata che deriverà dall'analisi dei costi standard". Naturalmente siamo convinti, perché lo abbiamo sentito ripetere in campagna elettorale e ancora nella presentazione del programma elettorale del Governatore Cota in quest'Aula che questa Amministrazione saprà portare i costi standard della Regione Piemonte ad una condizione di maggior favore.
Vorrei ricordare, sempre per chi non legge le testate specialistiche n gli organi di informazione economica, che sono in corso, a livello dei Ministeri, i conti del federalismo e l'analisi dei costi standard: sapete che cosa dice il gruppo dei tecnici che si è riunito? Fa riferimento al fatto che sulle materie e sugli strumenti di maggior costo - cito, a titolo di esempio, le endoprotesi coronariche - nella nostra Regione, così malamente citata per i costi diversificati da ASL ad ASL sui fili chirurgici, abbiamo una situazione per cui il costo standard è dei più favorevoli. Su questa materia, ad esempio, si cita come modello negativo la Sardegna, che ha un costo più del doppio rispetto alla Toscana e al Piemonte (quest'ultimo ha un costo inferiore rispetto alle altre Regioni nazionali).
In questa situazione, quindi, in cui ci si fa credere che andando ad agire sui costi standard si riusciranno a ricavare delle risorse volte a contenere le riduzioni delle spese sanitarie sociali ed assistenziali, se la nostra Regione, dall'analisi dei livelli nazionali, risulta già testata sui migliori costi standard, quali "pieghe di grasso" intenderemmo ridurre? Se le operazioni di contenimento sui costi sociali vanno a colpire le situazioni di disabilità, che vivono agiatamente sui 265 euro al mese, che cosa pensiamo di ridurre ancora o cosa pensiamo che sia ancora possibile contenere rispetto ai bisogni sociali dei cittadini? Non solo è insoddisfacente la riflessione istituzionale che abbiamo ascoltato in quest'Aula, ma ci induce oltretutto dei dubbi seri: la riduzione che deriverebbe al Piemonte dalla manovra Tremonti nei conti che ci restituiscono i giornali somiglia curiosamente a quel famoso di "buco di bilancio" sbandierato quindici giorni fa; quel livello di diminuzione è equivalente al buco di bilancio dichiarato.
La "macelleria sociale" nazionale si accompagna alla "macelleria sociale" del bilancio di assestamento della Regione Piemonte. Tanti auguri ai piemontesi!



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PLACIDO



PRESIDENTE

Grazie, collega Artesio.
Ha chiesto la parola il Consigliere Buquicchio; ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Berlusconi, il nostro Premier, il grande imbonitore del "tutto va bene madama la marchesa", cerca ancora, in questi giorni, di appare giulivo.
Lui, sempre da grande imbonitore, ha rispolverato la solita giaculatoria quella standard: "Niente aumento delle tasse, niente mani nelle tasche degli italiani". Però, implicitamente, ha confessato che il suo Governo ha rinunciato sì a toccare la borsa degli italiani, per potersela prendere direttamente con la loro vita. Perché questo significa il drastico taglio dei trasferimenti alle Regioni: meno sanità per tutti, meno servizi socio assistenziali; di fatto, quindi, più disagio, più malattie e, in qualche caso, senza voler apparire tragico, può significare anche più morte (per i più deboli però, non per i più forti). Se non è questa la "macelleria sociale", ditemi voi qual è! Di fatto, però, anche la borsa verrà alleggerita, perché oltre alla sanità e ai servizi, le istituzioni locali dovranno scegliere se aumentare le tasse o lasciare i cittadini senza servizi, magari a piedi, senza nettezza urbana, procedendo così nel regresso civile.
Eppure, per evitare questo salasso contro gli italiani onesti, contro gli italiani senza privilegi, senza santi o cricche in paradiso, sarebbe bastata una piccola - non grande! - lotta all'evasione fiscale.
Di fatto, lo stesso Berlusconi ammette, in modo piuttosto spensierato che sono 120 i miliardi di euro che mancano al bene comune - parole sue per via dell'evasione fiscale.
Basterebbe, dunque, recuperare un quinto di questa cifra in due anni di Governo, anziché giustificarla, come ha fatto (e ha fatto spesso a reti unificate), sotto il profilo morale.
Che cosa ha fatto, oltre che giustificarla sotto il profilo morale? Noi sappiamo che è stata incentivata anche a forza di condoni e di scudi.
Anziché gingillarsi con le solite giaculatorie contro l'evasione solo a parole, sarebbe bastato copiare una legge penale tributaria a scelta fra quelle esistenti nel mondo. A dire il vero, questa pecca non ha riguardato solo lui e questo Governo, perché è un vecchio problema che riguarda l'Italia, tutto il sistema (io spesso parlo di "sistema").
Bastava scegliere una delle più efficaci ed efficienti fra quelle che esistono già e gli evasori sarebbero finiti automaticamente in galera. Non c'è paese al mondo che non abbia in cella almeno un evasore! Negli USA si fanno oltre 3.000 processi l'anno per reati fiscali e gli evasori detenuti sono migliaia; le pene arrivano fino a 15 anni! In Italia - per onestà intellettuale devo precisarlo - risale al 2001, alla fine del Governo Amato, la riforma delle "carezze agli evasori", quella norma che rimpiazz la legge n. 516 del 1982, che impropriamente venne chiamata "manette agli evasori", perché manette agli evasori di fatto non ne sono state mai messe.
In seguito a questo, è più facile dire che passi un cammello dalla cruna di un ago, piuttosto che un evasore dalla soglia del carcere! stato fatto ancora un altro regalo agli evasori: mi riferisco alle cosiddette "soglie di non punibilità", come per il falso in bilancio (il modello è sempre Berlusconi): "La dichiarazione infedele per costituire reato deve causare un'evasione oltre i 100.000 euro e la dichiarazione fraudolenta oltre i 75.000 euro". Sotto queste soglie, quindi, niente penale.
Sarà un caso, ma tanta generosità produce 120 miliardi di imposte evase all'anno. Basterebbe un decreto - e l'urgenza la vediamo tutti, non è necessario essere da una parte o dall'altra per capirlo - per poter raddoppiare le pene e cancellare le soglie, e mandare in galera i primi evasori; o indurne quantomeno molti a pagare, e anche di corsa. Oltre la necessità politica e l'urgenza economica per cui è stata varata fuori stagione questa manovra - ed è stato fatto per evitare che l'Italia faccia la fine della Grecia - noi dobbiamo considerare ancora due elementi che possono sembrare meno importanti, ma che non lo sono affatto: l'irresponsabilità ideologica e l'iniquità sociale.
Si sa che l'irresponsabilità ideologica appartiene proprio geneticamente alla filosofia berlusconiana. Vogliamo definirla una forma di negazione della realtà, o di manipolazione della verità? Fate voi. Questa manovra, comunque, definita da Tremonti epocale, è precipitata sul Paese in un improvviso clima di emergenza nazionale: improvviso, perché per più di due anni abbiamo sentito Berlusconi raccontare che la crisi non c'era, non c'è mai stata, era un'invenzione dei giornalisti, di coloro che portavano male, degli uccelli del malauguri; o che comunque, qualora ci fosse mai stata, era finita. E come mai scopriamo nel giro di poche settimane che si rischia addirittura la bancarotta? È stato un trauma psicologico per tutti noi, per gli italiani. E, per il Governo, devo dire che è stato un corto circuito politico.
Per trovare un modo per uscirne bene Berlusconi avrebbe dovuto fare un atto di onestà intellettuale, assumendosi la responsabilità di ammettere che ha sbagliato la sua analisi sulla crisi, scusandosi e chiedendo di fare tutti insieme un grande sforzo per salvare il Paese e la moneta unica. Ha scoperto improvvisamente che la colpa del debito pubblico insostenibile è dei governi della sinistra. Ma lui in tutti questi anni dov'era, per scoprirlo ora? E perché, nel Governo 2001-2006, ha azzerato l'avanzo primario che Ciampi aveva portato al 5% del PIL? Lui dice che abbiamo vissuto al disopra delle nostre possibilità e per questo è necessario ridurre la presenza dello Stato in economia. E tutto questo lo si fa per occultare tutte le omissioni che il Governo ha compiuto.
Devo dire onestamente che Tremonti, invece, non ha mai negato la crisi: almeno è stato coerente. Lui ha imposto una manovra pesante, pesantissima e però il Premier questo lo accetta di mal grado, perché tutto questo non si coniuga bene con l'ideologia berlusconiana. E l'iniquità sociale di questa manovra discende appunto dalla sua stessa irresponsabilità ideologica.
Tagliare la spesa corrente e improduttiva sicuramente è giusto. Ma come si fa a chiedere il tributo più doloroso a quei tre milioni e 600 mila dipendenti pubblici che guadagnano in media 1.200 euro al mese, senza chiedere nulla a chi ha redditi superiori nel privato, nelle professioni nelle imprese? Come si fa, e concludo, a non vedere che alcuni paesi tra i più grandi d'Europa hanno varato manovre ancora più severe, imponendo per sacrifici prima di tutto ai ceti più abbienti e, soprattutto, alle banche? In conclusione, si può dire che resta soltanto la quantità dei tagli e non la qualità. Il Cavaliere ci rassicura che siamo tutti sulla stessa barca. E invece sono in troppi, a partire dagli evasori e da coloro che hanno "scudato" i capitali, che non rischiano la pelle in mezzo alla tempesta: loro sono seduti comodamente sul molo a godersi lo spettacolo. Ma Berlusconi si giustifica e dice: "Più di così non si poteva fare". Ahimè! Si poteva: si poteva e si doveva fare.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Buquicchio.
Ha chiesto la parola la Consigliera Bresso; ne ha facoltà.



BRESSO Mercedes

Grazie, Presidente.
Anche da parte mia c'è molta perplessità rispetto a questa manovra che da un lato, mette in evidenza come i conti di molti paesi siano finiti fuori controllo perché sono state messe in atto necessarie politiche di sostegno, soprattutto del sistema bancario, per evitare rischi di fallimento. Nel nostro Paese, dove minori sono stati i problemi del sistema bancario, ci sono stati per contro un crollo della produzione, una riduzione del gettito tributario, una crescita dell'evasione fiscale; ma non si vede una ragione, legata alla crisi, che giustifichi l'avvenuta crescita della spesa corrente pubblica, con tutto quello che ne è conseguito: crollo del saldo primario ed esplosione del deficit di bilancio. Nel nostro Paese, quindi - credo sia anche facile dimostrarlo sulla base dei conti - ciò che è avvenuto è uno scarso, scarsissimo intervento pubblico di sostegno all'economia, con l'eccezione delle Regioni e degli Enti locali, una crisi dell'economia stessa, la conseguente riduzione delle entrate fiscali e il non pareggio dei conti pubblici, a causa di uno dei più bassi livelli di crescita che hanno conosciuto i paesi europei.
Mi sembra molto grave una manovra di questo genere, che è di nuovo una manovra che colpisce Regioni ed Enti locali, che rappresentano in Italia il 70% degli investimenti pubblici, che va dunque a colpire il settore degli investimenti e che, attraverso un meccanismo di taglio indifferenziato della spesa pubblica, produce di nuovo una crisi di domanda e, per quella via, una riduzione delle entrate fiscali: si tratta quindi di una crisi che si avvita su se stessa.
Un esempio è dato dall'ordine del giorno, presentato dal Consigliere Placido e che non ho ancora fatto in tempo a firmare, che denuncia il fatto che uno dei settori più dinamici, oggi, in Italia e in Europa, quello delle energie rinnovabili e in particolare dell'energia solare, viene praticamente messo in ginocchio con l'eliminazione degli incentivi del 55 con il rischio reale che un settore in sviluppo venga bloccato; un po' come fosse un'auto, che sta creando nuove opportunità per il Paese, che viene lanciata contro un muro. In questo modo questo settore verrà distrutto per sempre.
Purtroppo nel nostro Paese è già avvenuto più volte in tutti i settori legati alle tecnologie ambientali. Perché leggi che li facilitavano, dando delle risorse e soprattutto delle defiscalizzazioni, sono state bloccate prima che questi settori arrivassero all'autosufficienza economica. Oggi bloccare il settore delle energie rinnovabili sulla soglia dell'arrivo all'autosufficienza economica è quasi criminale sul versante dei settori innovativi, quelli sui cui questo Paese poteva puntare. Quindi è molto grave una politica che, uccidendo i settori in crescita, rischia di avvitare il Paese in una situazione di crisi dalla quale poi non si esce neanche dal punto di vista contabile; perché, com'è noto, quando non ci sono entrate si ha un bel tagliare le spese: i conti non quadrano mai.
Credo che sia stato un grave errore da parte del Governo nazionale quello di non continuare la politica che aveva impostato il precedente Governo Prodi, ancora quando c'era Ciampi: una politica di controllo costante del deficit, di progressiva riduzione del debito, soprattutto attraverso misure di recupero dell'evasione fiscale e di strutturale riduzione del deficit. Mentre i tagli generalizzati, come sono quelli che vengono proposti dalla manovra del Governo, sono quel tipo di tagli che alla fine, non si realizzano nemmeno. Malgrado le continue grida di manzoniana memoria di riduzione della spesa dello Stato, in realtà l'aumento della spesa corrente dello Stato ha continuato a verificarsi compresa quella del personale. Gli unici ad avere ridotto il proprio personale, rimanendo inevitabilmente dentro, costretti anche dai vincoli violenti del Patto di stabilità, sono proprio gli Enti locali, peraltro in una situazione in cui, in questi anni, le competenze, quindi il peso sulle spalle degli enti locali, hanno continuato a crescere.
Non dimentichiamo che anche la dilatazione, ad esempio, della spesa sanitaria è nata dalla crescita delle competenze attribuite; non dimentichiamo che è stato creato il fondo per la non autosufficienza attribuendo alle Regioni l'incarico di intervenire sulla non autosufficienza. Di nuovo sono politiche che non possono essere del tipo stop and go, perché siamo di fronte a interventi sulle persone. Cioè, sono interventi che se da un lato avviano un percorso, e intanto creano occupazione, dall'altro, nel momento in cui vengono tagliati, creano licenziamenti e disoccupazione, ma soprattutto determinano una situazione insostenibile per le famiglie, che si trovano nuovamente senza alcun sostegno, e per quelle persone che, essendo sole, non sanno come andare avanti.
Soprattutto, anche nella struttura della manovra è del tutto evidente che, in una situazione di continui condoni e di scudo fiscale (ripetuto per due volte), contare su un'entrata consistente derivante dalla caccia all'evasione mi sembra assolutamente poco probabile. Quindi, siamo di fronte ad una manovra che, dal punto di vista dell'aumento delle entrate presenta debolezze evidentemente strutturali. È ben difficile spiegare agli evasori, i quali attendono il continuo condono, ripetuto da un anno all'altro, che devono pagare le imposte: sarà piuttosto improbabile.
In realtà, quando si dice "non metteremo le mani nelle tasche degli italiani" si intende dire che verranno incaricate le Regioni e gli Enti locali a mettere le mani nelle tasche degli italiani per fare fronte all'inevitabile finanziamento - che sappiamo tutti non essere sufficiente della sanità, della scuola, degli asili nido, dell'assistenza agli anziani e ai disabili, nonché attraverso i tagli degli stessi stipendi pubblici.
evidente che i cittadini si troveranno di fronte a tagli di servizi pubblici importanti, contemporaneamente ad aumenti delle tariffe locali che stanno già esplodendo, e tra poco, quando arriveranno le Regioni, anche all'aumento delle imposte locali. Le Regioni, che forse sono le uniche ad avere ancora qualche margine, mentre Comuni e Province saranno fondamentalmente gli enti obbligati ad intervenire sulle tariffe, saranno costrette ad intervenire sul sistema delle imposte, come, peraltro, pochi giorni fa, ha ricordato il Presidente della Lombardia, Formigoni.
Le dimensioni della manovra, in particolare per quanto riguarda le Regioni, rendono evidente l'impossibilità di mantenere l'attuale livello di prestazioni della sanità e la Regione, che nel nostro caso, lo scorso anno nel momento più duro della crisi, sostanzialmente, ha sostenuto i redditi e gli investimenti delle imprese, si troverà nella situazione di dover recedere, trovandosi probabilmente di fronte alla necessità, attraverso ticket o all'aumento delle imposte, di coprire conti che altrimenti non sarebbero sostenibili.
Annoto che, più o meno, la manovra peserà sulle spalle della Regione in due anni, per un miliardo ed è del tutto evidente che nel bilancio regionale non ci sono le risorse per sopperire ad eventuali tagli da un miliardo. Questo significa che occorre resistere attraverso un'azione concertata fra le Regioni e il sistema degli Enti locali, altrimenti si farà sentire il peso della crisi, che l'anno scorso è stato sostenuto dal sistema locale regionale in senso espansivo. Tra l'altro, devo dire che i primi risultati si vedono perché abbiamo visto che in Piemonte, come anche nel resto d'Italia, sono ripartite le esportazioni. Questo vuol dire che il nostro sistema produttivo, in qualche modo, sta reagendo e in questo è stato aiutato anche dai notevoli investimenti ai quali Regioni ed Enti locali hanno provveduto per reggere alla crisi.
Se tutto questo viene a mancare, rischiamo di distruggere sul nascere la ripresa, creando le condizioni per un ulteriore avvitamento verso il basso delle entrate, con nuovi e ulteriori tagli, in una spirale depressiva, che è pericolosissima.



(Il Presidente ricorda alla Consigliera che il tempo a sua disposizione è terminato)



BRESSO Mercedes

Certamente, questa manovra doveva intervenire su dei risparmi, ma rifiuto la modalità, perché, alla fine, gli unici veri tagli saranno quelli del sistema Regioni-Enti locali, mentre tutti gli altri, attraverso manovre correttive o nella realtà della gestione del bilancio, non verranno attuati. Quindi, si realizzerà una manovra depressiva sul sistema produttivo del Paese nel suo insieme, ma soprattutto di Regioni che, come la nostra, essendo fortemente orientata all'esportazione, necessitano di essere sostenute in questo sforzo di investimenti e di credito necessario per riuscire a reggere la competitività internazionale.
Dico poco sulla modalità con cui viene concesso ai Comuni di partecipare alla lotta contro l'evasione fiscale e all'aggiornamento del catasto, trattandosi di manovre che, se va bene, daranno qualche risultato tra sette-otto anni; quindi, i Comuni, che hanno un bisogno disperato di risorse immediate, certamente non è su questo che potranno muoversi.
Avremo modo di intervenire successivamente discutendo dell'assestamento di bilancio.



(Il Presidente ricorda alla Consigliera che il tempo a sua disposizione è terminato)



BRESSO Mercedes

Concludo sull'argomento.
Però, ritengo utile che, oggi, la Giunta ci dica se ritiene il provvedimento sull'assestamento di bilancio sufficiente e coerente con le strane dichiarazioni rilasciate dal Presidente Cota, secondo le quali questa manovra è equa e non crea più di tanto problemi agli Enti locali.
stato l'unico Presidente di Regione ad affermare questo, mentre tutti gli altri hanno evidenziato la drammatica situazione in cui le Regioni si troveranno.
Allora, tenuto conto di quanto ci viene detto sull'assestamento, mi sembra ben strano che queste dichiarazioni siano coerenti con quanto segnalatoci in sede di assestamento. Credo che nei prossimi giorni, quando discuteremo dell'assestamento, avremo modo di tornare su queste questioni.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bresso.
Ha chiesto la parola il Consigliere Lepri; ne ha facoltà.



LEPRI Stefano

Grazie, Presidente.
Mi rivolgo alla Vicepresidente, che ha un bel sorriso e che apprezziamo quasi sempre, però, oggi c'è poco da ridere, pertanto dobbiamo essere molto seri nel considerare questa situazione, come lei ha provato a fare.
Signora Vicepresidente, ha ragione quando ricorda che in questi anni è molto cresciuta la spesa sanitaria, così come la spesa delle Regioni peraltro ci sarebbero molte ragioni che giustificano tale crescita rispetto ad altre che, forse, hanno meno giustificazioni.
Insomma, in sintesi, la sua lettura è quasi impeccabile, ma si è dimenticata di almeno tre contraddizioni, che voglio evidenziarle. La prima è riconducibile al cambio di lettura politica che la vostra maggioranza che è maggioranza anche in Parlamento - ha fatto della situazione. Un mio elettore mi ha sottolineato un passaggio, che a lui è sembrato incredibile: Berlusconi, per un giorno, ha detto la verità! Berlusconi, circa una settimana fa, ha detto: "Abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità". Berlusconi ha detto una cosa vera.
Peccato, mi diceva questo mio elettore, che per quindici anni (non ricordo più da quanto tempo è a cavallo) abbia sempre detto che bisogna consumare di più, che l'ottimismo è il sale della vita, che la crisi è passata, eccetera. Ebbene, oggi ci ricorda che, in realtà noi abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità.
Quindi, la prima domanda che rivolgo alla vostra maggioranza, perch ricordo che la manovra è una manovra dello Stato, del Governo, del Parlamento e quindi è a quella maggioranza e, indirettamente, anche alla maggioranza regionale, è la seguente: "Chi ha governato in questi ultimi nove anni?". A me risulta che sette degli ultimi nove anni siano stati gestiti - "governati" per modo di dire - dal centrodestra.
Dunque, avete una prima grande responsabilità, quella di avere illuso gli italiani sul fatto che le cose andavano bene e, soprattutto, di aver consentito agli italiani, anche attraverso una gestione piuttosto allegra della spesa pubblica, di vivere appunto al di sopra delle loro possibilità.
Seconda contraddizione. Finalmente, dico finalmente, si coglie una traccia di volontà di avviare una forte azione di lotta all'evasione fiscale. Dico finalmente, perché naturalmente Berlusconi ha sempre negato che questa fosse una priorità, al punto che ha teorizzato, lo abbiamo ricordato anche in queste settimane, che evadere era giustificabile sopra una certa soglia di aliquota IRPEF.
Dunque, si reintrodurrà il redditometro, si faranno emergere - speriamo gli immobili "fantasma", si reintroduce la tracciabilità dei pagamenti tutte misure che erano state introdotte dal Governo Prodi e che puntualmente il Governo Berlusconi aveva sostanzialmente eliminato o di molto ridotto quando è tornato al potere.
Quindi, si possono anche ammettere gli errori, apprezziamo il fatto che si torni sui propri passi, ma la domanda, evidentemente, non può essere elusa: perché in questi anni si è voluto ridurre la lotta all'evasione fiscale, salvo poi ripristinarla più o meno duramente soltanto con l'ultima manovra? E, soprattutto, perché mai in Italia non è possibile affrontare anche la questione dei grandi patrimoni e dei grandi redditi? Guardate, in quasi tutte le nazioni europee stanno per varare o hanno già varato misure che vanno anche a coinvolgere maggiormente, dal punto di vista del contributo fiscale, i grandi patrimoni, i grandi detentori di rendite, i grandi redditi. Noi abbiamo il tabù, non possiamo superare il 43%. In Germania, in Francia, in Gran Bretagna probabilmente governi conservatori alzeranno questa percentuale fino al 50%.
Terza contraddizione, la più stringente, lo ha già ricordato il mio Capogruppo molto bene. È davvero incredibile, perché riguarda noi, riguarda il nostro Presidente: noi sentiamo dire da parte di tutti i governatori chi più chi meno, in testa il governatore della Lombardia, la più grande Regione d'Italia governata dal centrodestra, che questa manovra è insostenibile dal punto di vista dell'equità e anche della tenuta dei conti. Il Presidente Formigoni, nella patria della Lega e del federalismo teorizzato, è andato più in là, dicendo che con questa manovra non riusciremo a realizzare il federalismo fiscale. Il federalismo fiscale con questa manovra è morto. Noi, invece, sentiamo il nostro governatore dire che tutto va bene o, meglio, che questa manovra forse potrà addirittura aiutarci nella realizzazione del federalismo fiscale.
Allora, signora Vicepresidente, la domanda è inevitabile: chi dei due ha ragione? Delle due, l'una: o ha ragione il Presidente Formigoni, o ha ragione il Presidente Cota.
Voglio ricordarle, perché lei ha sorvolato su questo, che la nostra manovra, o meglio la manovra che noi subiremo, è più corretto dire determinerà una differenza tra le spese 2009 e le spese 2011 di circa un miliardo. Mezzo miliardo lo pagheremo quest'anno in termini di riduzione e altrettanto l'anno prossimo. Il Piemonte ha il maggior taglio: dovremmo subire una riduzione dei fondi - fonte del Sole 24 Ore - di 873 milioni in due anni, la riduzione più significativa in valori pro capite. La Lombardia subisce tagli per circa un miliardo e 300 milioni, ma se consideriamo il rapporto pro capite, noi abbiamo un 30/35% di tagli in più rispetto alla Lombardia. Così come il taglio relativo agli Enti locali, di nuovo colpisce il Piemonte più che le altre Regioni d'Italia. Un taglio del 13 7% (fonte del Sole 24 Ore) contro una media dell'8/9/10%.
In conclusione, signora Vicepresidente, come ho detto, delle due l'una: ha ragione il Presidente Cota o il Presidente Formigoni.
Ci dispiace arrivare a questa conclusione, ma pare inevitabile dire che temiamo che il Presidente Cota sia più attento al suo ruolo romano che alla difesa dei piemontesi. Diversamente - non vedo qui il Capogruppo Carossa non si spiegherebbe come mai non si sia levata una voce da parte del Presidente per evidenziare come, a fronte dei tagli mediamente del 10 nelle Regioni, comprese le Regioni di centrodestra che ambiscono al federalismo fiscale, i tagli ai Ministeri romani siano solo dell'1/1,5%.
Questo è davvero insostenibile. Che il Presidente Cota non si faccia sentire è insopportabile.
Presidente Cota, si decida e si faccia sentire!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Volevo ricordare al collega Lepri che l'Assessore Maccanti non è il Vicepresidente della Giunta; può essere considerata Vicepresidente de facto, in assenza dell'Assessore Rosso, però non è il Vicepresidente della Giunta regionale. È un complimento, ma che segnala, diciamo così, un problema politico che esiste, perché se il mio Vicepresidente di Gruppo ogni tanto è smemorato al punto di non ricordare che il Vicepresidente è Rosso, delle due, l'una: lei è sicuramente preparata e capace o il Vicepresidente Rosso è così latitante che si dimentica di essere il Vicepresidente della Giunta regionale. Propendo per la seconda ipotesi, non per la prima, anche se le riconosco sicuramente delle capacità, Assessore Maccanti.
Vengo alle questioni di merito. Vorrei che un Presidente della Lega che governa il Nord, Assessore Maccanti, tenesse di più la schiena dritta quando affronta questioni come quelle che oggi noi stiamo discutendo. La schiena diritta, perché per anni il Presidente Cota ci ha spiegato che per affrontare i problema di questo Paese è essenziale difendere le Regioni del Nord rispetto al resto d'Italia. E, invece, mi sembra di capire che noi siamo, in maniera assai singolare, una delle poche regioni del Nord o del Centro-Nord che, diciamo, per un eccesso di zelo politico, stanno edulcorando il giudizio politico sulla manovra che invece penalizza pesantemente il Paese e penalizza pesantemente il Nord; e mette in forse come dicono alcuni governatori del Nord e alcuni esponenti del centrosinistra (e io credo a quest'analisi), i presupposti sui quali pensiamo di fondare il federalismo fiscale.
Mi auguro che il Presidente Cota oggi, nella Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, si unisca alla critica di coloro che immagino intendano essere severi nei confronti della manovra del Governo, perch altrimenti, badate, si pone un problema politico. Perché non c'è dubbio Assessore Maccanti - lo hanno ricordato i Consiglieri Reschigna e Lepri che è giusto che le Regioni italiane, di fronte a una crisi di quelle dimensioni e dovuta a cause diverse, tra le quali il fatto che è stato azzerato l'avanzo primario in questo Paese, che qualcuno aveva determinato tale azzeramento negli anni passati. La crisi è una vicenda che ha una base oggettiva, è bene che le Regioni facciano fino in fondo la loro parte. Ma qui emerge un primo problema. La crisi non possono pagarla essenzialmente Regioni, Province e Comuni. Fatto cento la manovra, cinquanta la pagano Regioni, Province e Comuni, cioè quel sistema dell'autonomia cui voi avete spesso fatto riferimento e in nome del quale avete anche conquistato questa Regione.
Non posso ignorare il fatto che la Lega è diventata forza di governo ed esprime il governatore del Piemonte in virtù di tante riflessioni che voi avete fatto sull'esigenza di difendere le ragioni delle autonomie e dei poteri locali. Perché oggi negate queste medesime ragioni, con questa manovra? Vi posso citare un dato? Non lo faccio mai. Noi avremo, caro Assessore Maccanti, in due anni, 342 milioni in meno per il trasporto pubblico locale (700 miliardi di vecchie lire). Centodiciannove milioni in meno per il sistema delle imprese, l'innovazione, ecc.; 174 milioni in meno, in due anni, per l'edilizia residenziale pubblica; 104 milioni in meno per la viabilità, 50 per l'ambiente e 70 per l'agricoltura. È una falcidia! Cioè 900 milioni in meno, 1.800 miliardi di vecchie lire.
Voi pensate che il problema sia approvare il vostro ordine del giorno? Recuperare, cioè, 900 milioni di tagli con la maggiore efficienza del sistema delle istituzioni piemontesi? Non prendiamoci in giro! Questi tagli incideranno sulla carne viva del Piemonte, non sugli sprechi o sulle inefficienze. Questa è una Regione, come abbiamo dimostrato discutendo di assestamento e lo faremo anche nei prossimi giorni, che può ancora recuperare quote di risorse incidendo su sprechi e inefficienze, ma le dimensioni dei tagli sono tali che il Piemonte sarà costretto - voi sarete costretti: potrei anche essere contento, ma non lo sono perché penso al Piemonte e al suo futuro di crescita - ad incidere sulla carne viva dei piemontesi. Non c'è storia! Quando si tagliano risorse di questa entità e in questi settori, noi colpiamo l'occupazione e i servizi.
Trovo singolare, ma sarà un'altra la sede in cui faremo questa discussione, che la Giunta regionale presenti un assestamento che taglia il 30% delle risorse, presenti un piano per l'occupazione (entreremo nel merito e lo discuteremo, appena ci sarà data la possibilità di farlo), ma con quei tagli noi ridurremo spese produttive, non soltanto inefficienze e sprechi, quindi taglieremo pezzi di occupazione reale che già esiste in Piemonte. Contraddittorio, no? Metto mano ad una politica di riforma del bilancio, faccio un assestamento che taglia risorse per il 30%, immagino invece, di presentare contemporaneamente un piano per l'occupazione, ma i tagli che sto operando avranno effetti diretti sull'occupazione che c'è già.
Naturalmente siamo pronti a sfidarvi sul terreno del rilancio dell'economia piemontese e siamo assolutamente d'accordo con l'esigenza di finalizzare il piano che voi presenterete a misure per l'occupazione e l'innovazione. Mi auguro che non sia un documento in cui si affastellano tante piccole proposte e in cui manchi un cuore, l'idea intorno alla quale costruire un rilancio del nostro Piemonte, utilizzando la leva della politica del bilancio per la parte che ci compete. Quindi una manovra ingiusta perché ne scarica il costo principalmente sul sistema delle autonomie.
Credo che ci saremmo posti il problema di come reagiremo a questa manovra se il Governo la imporrà in questi termini, magari anche immaginando il ricorso al voto di fiducia.
Guardate che le alternative in un bilancio rigido come il nostro sono due: o si pensava di colpire qualcun altro, anche altri soggetti, oppure come ha detto il Consigliere Reschigna, il Governo immaginava, pur intervenendo sulle Regioni, un'operazione e una manovra selettiva, che valorizzasse o incidesse di meno sulle Regioni virtuose, cosa che voi non avete fatto. I tagli sono orizzontali e riguardano tutte le Regioni indipendentemente dalla capacità delle stesse di realizzare efficienze e di combattere gli sprechi. Anche questo è singolare per un partito del Nord che si era posto il problema di governare un processo di modernizzazione di questa parte del Paese, ma che ora è al Governo con Tremonti che taglia e colpisce tutte le Regioni, tutte le Province e tutti i Comuni nello stesso modo, indipendentemente dalle capacità che le amministrazioni hanno dimostrato di realizzare efficienze e magari anche politiche di rilancio dell'economia.
Sono due le alternative, Assessore Maccanti: usate la leva fiscale o tagliate i servizi. Non ce ne sono altre in economia. Non so se le avete inventate o se la creatività del Ministro Tremonti vi consentirà di avere una qualche invenzione da mettere in campo, ma le alternative sono due.
Taglio i servizi? Siamo punto e a capo. Aumento le tasse? Qui sono due le conseguenze e non tocco il tasto di chi ha sostenuto per anni che voi avreste consentito a questo Paese di pagare meno tasse. In verità le tasse cara Assessore Maccanti, c'è chi ne paga troppe e chi non le paga assolutamente! Se volessimo davvero farne pagare di meno a chi ne paga tante, dovremmo farle pagare a chi non le paga per nulla. Il riequilibrio da fare è questo.
Ma voi metterete le mani nelle tasche degli italiani e questa cosa indipendentemente dal valore dell'operazione, può essere più o meno iniqua perché, in verità, ho l'impressione che voi farete pagare sempre e soltanto i soliti.
Emblematica è la vicenda dello scudo fiscale. Abbiamo "scudato" in provincia di Biella quattro miliardi di euro. Sapete cosa vuole dire? Ottomila miliardi di vecchie lire. Quei soldi, forse, non sono neanche entrati in Italia e chi li ha portati e li ha messi in banca, non ha nemmeno pagato le sanzioni. Ripeto, neppure le sanzioni ha pagato! Le banche si offrivano di pagare le sanzioni per loro: un capolavoro dal punto di vista dell'equità fiscale! Metterete le mani nelle tasche degli italiani e questo pone un problema. Emerge un problema di tenuta dell'economia e di coesione sociale.
Se metto le mani nelle tasche degli italiani in una fase nella quale ho il problema della crescita, non c'è dubbio che quella manovra, essendo depressiva, produce meno ricchezza, meno occupazione, meno sviluppo e meno crescita. Questa è la contraddizione nella quale ci troviamo in questo Paese.
Penso che dovreste, in ragione del fatto che in questi anni avete tentato di presentarvi come il partito che voleva difendere le ragioni del Nord, in Conferenza Regioni-Autonomie locali, stare con quei governatori che diranno al Governo: dovete cambiare questa manovra. Non perché le Regioni non vogliono fare la loro parte, perché intendono farla fino in fondo, ma nel segno dell'equità. Quell'equità che oggi, in questa manovra non esiste.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Cerutti; ne ha facoltà.



CERUTTI Monica

Grazie, Presidente.
Aggiungo alcune riflessioni rispetto a quella di altri colleghi che hanno già ampiamente portato delle considerazioni sulla discussione che abbiamo chiesto questa mattina.
Ringrazio l'Assessore Maccanti per la sua relazione. Tuttavia debbo dire che, non me ne voglia, avrei voluto sentire il Presidente Cota, che sappiamo essere a Roma alla Conferenza Regioni-Autonomie locali. Forse visto che è l'unico Presidente, fino ad ora, che sembra essere più benevolo nei confronti di questa manovra, sarebbe stato più utile che fosse rimasto in Aula a spiegarci direttamente le sue considerazioni e, magari, inviare alla Conferenza un altro esponente della Giunta in sua sostituzione.
Credo che questo sia possibile. Per esempio, sui giornali ho letto che il Presidente Vendola - lo cito in quanto il mio Gruppo fa riferimento a lui - è rimasto in Regione Puglia perché c'era una discussione sulle linee programmatiche e ha mandato un suo delegato alla Conferenza-Regioni autonomie locali di oggi.
Rilevo questo perché è chiaro che, rispetto alla manovra, le posizioni come già i miei colleghi hanno evidenziato, di altri Presidenti (a me piace il termine Presidente e non governatore, proprio perché ha un'accezione diversa e mi piacerebbe che si continuasse ad usare questo termine) non sono così benevole nei confronti di questa manovra, e non si tratta soltanto di Presidenti della sinistra o del centrosinistra, ma anche di Presidenti di Regioni governate dalla destra. Ricordo, in particolare, il Presidente Formigoni, il quale è stato particolarmente esplicito quando ha detto che questa manovra è un'azione che rischia di spazzare via il federalismo fiscale, perché non si tratta di una manovra equa. È una manovra che colpisce in modo diverso i diversi livelli istituzionali e per le Regione si tratta del sostanziale annullamento dei trasferimenti per il finanziamento delle funzioni che sono state loro devolute con le leggi Bassanini del 1997.
Pertanto, quando l'Assessora Maccanti, riportando le considerazioni del Presidente Cota, parla di razionalizzazioni necessarie e del fatto di premiare gli enti virtuosi, deve sapere che con questa manovra, in realtà non si va in quella direzione.
L'Assessora ha parlato di possibili e necessarie modifiche, ma forse qui è necessario ben altro: non tanto modifiche o ritocchi, ma una revisione totale.
Non sto a riprendere le considerazioni già fatte dai colleghi rispetto alle tante questioni, in particolare il sociale, ricordato dalla collega Artesio. Finora, però, non si è parlato dei tagli al sistema scolastico tagli molto pesanti che riguardano il blocco degli automatismi stipendiali attraverso una sospensione della maturazione delle anzianità necessarie alla posizione economica superiore, o il blocco della tornata contrattuale per il triennio 2010/2012, con relativi problemi rispetto alle supplenze, o gli interventi sugli insegnanti di sostegno, che toccano una parte molto delicata nell'insegnamento scolastico, con conseguenze complicate rispetto agli alunni che hanno degli handicap, per i quali gli insegnanti di sostegno sono fondamentali.
Altri colleghi hanno già ricordato le questioni relative al settore pubblico più in generale; risulta difficile fare considerazioni più puntuali, in questo momento, quando non è ancora chiaro il complesso della manovra, però si possono fare delle considerazioni di merito e si può dire che con questa manovra il settore pubblico ne esce umiliato. Passa il principio - che questo Governo ha continuamente propagandato - per cui il settore pubblico è costituito da una massa di sfaccendati, di cui non ci si può sbarazzare, ma che si deve vessare.
Il blocco indiscriminato degli stipendi è una pietra tombale su qualunque speranza per uno Stato efficiente e snello, quale invece si vorrebbe portare avanti.
In realtà, occorrerebbe lavorare nella direzione opposta, che non è il blocco indiscriminato, ma è la responsabilizzazione dei dipendenti pubblici e, nel caso lo si meriti, una maggiore retribuzione.
Sarebbe stato più coraggioso andare in un'altra direzione e applicare quei meccanismi premiali e quegli avanzamenti di carriera per i giovani meritevoli, che sembrerebbero essere alla base di quanto porta avanti il Ministro Brunetta.
Sono rapide considerazioni rispetto alla questione del pubblico impiego, della scuola, della sanità, dove non c'è un taglio preciso, ma sicuramente si parla di riduzione del personale o di riclassificazione della spesa farmaceutica che creerà sicuramente problemi pesanti, mentre rimane il problema dei costi della politica, che in realtà non sono tagliati così come si sostiene. Si fanno più che altro delle operazioni di immagine - basti pensare alla questione dei Consiglieri di Circoscrizione che, dal punto di vista dell'effettivo risultato sulla manovra, non hanno un'incidenza così concreta.
In questo senso, il giudizio sulla manovra, nel suo complesso, è certamente un giudizio negativo, e non ripeto quanto è già stato detto dai colleghi: si fa della macelleria sociale e si tratta di una manovra che risulterebbe essere improvvisata, che bada ad esibire grandi numeri per offrire un quadro macro rassicurante, però le lacrime e il sangue sono per pochi (i soliti).
Questo è molto importante, soprattutto in un momento in cui il Governo nazionale ed anche quello regionale vorrebbero dare un'immagine diversa un'immagine in cui le manovre vanno in favore dei giovani, mentre con questa manovra i più penalizzati sono proprio loro, colpiti dal taglio dei contratti a tempo determinato e dal blocco delle assunzioni e delle carriere nel pubblico impiego, che penalizzano soprattutto chi è entrato con salari molto bassi, contando sugli scatti di anzianità.
Inoltre, con questa manovra si continua a rinviare la riforma degli ammortizzatori sociali, che è fondamentale e che questo Governo francamente non ha mai neanche abbozzato come proposta.
Da questo punto di vista, l'aggiustamento strutturale propagandato non c'è; dovremo solo capire quali servizi saranno tagliati, a partire dai tagli alle Regioni e ai Comuni, quindi quali saranno i pesanti risultati che graveranno sulle vita dei cittadini, soprattutto quelli più deboli.
In questo senso, poiché oggi il Presidente Cota è presente alla Conferenza delle Regioni, l'invito che rivolgiamo è di chiedere, insieme agli altri Presidenti delle Regioni, una revisione sostanziale di questa manovra, che non si può reggere dal punto di vista sociale.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Cerutti.
La parola al Consigliere Muliere.



MULIERE Rocco

Grazie, Presidente, sarò molto breve anche perché i colleghi hanno già espresso in modo molto chiaro la posizione del Gruppo del PD e delle opposizioni.
Voglio sottolineare soltanto due questioni. La prima è che oggi stiamo perdendo un'occasione, e lo dimostra il fatto che stanno intervenendo soltanto i Consiglieri dell'opposizione; la seconda è che vedo una disattenzione da parte della Giunta, a parte l'Assessore Maccanti e - mi perdoni - l'Assessore Cavallera, che è sempre presente; c'è una disattenzione quasi totale della Giunta, eppure stiamo parlando di una manovra che peserà fortemente, com'è stato dimostrato, sul Piemonte.
Noi non siamo chiamati - possiamo farlo, dobbiamo farlo - a dare un giudizio sulla manovra generale, la manovra Tremonti, però questo lascia il tempo che trova. Il fatto che questa manovra peserà fortemente sulla vita dei piemontesi è affare nostro, non è una questione del Parlamento o del Governo nazionale.
Noi dobbiamo dare delle risposte rispetto a una manovra che, com'è stato dimostrato, peserà sulla Regione Piemonte e, conseguentemente, sulla vita dei piemontesi.
Pertanto, con la richiesta di un Consiglio straordinario volevamo dare più forza al Presidente Cota nel momento in cui sarebbe andato a trattare con il Governo nazionale. Ecco perché ho detto che abbiamo perso un'occasione, perché voi andrete a dire - come purtroppo ha già fatto affiorare nelle sue dichiarazioni il Presidente Cota - che, tutto sommato questa manovra va bene.
significativo quello che ha scritto Luca Ricolfi su La Stampa, oggi: "Il Presidente Formigoni non ha ragione, ha più che ragione nel protestare nei confronti di questa manovra, perché questa manovra penalizza le Regioni virtuose". E Ricolfi riconosce al Piemonte di essere una Regione virtuosa.
La risposta che invece questa manovra - necessaria in un momento come questo, ma sbagliata nei contenuti - doveva dare doveva rivolgersi soprattutto alle Regioni che in questi anni hanno dimostrato di non saper affrontare una situazione generale di difficoltà.
Il Piemonte, come dice Ricolfi, insieme ad altre Regioni, ha dimostrato di essere una Regione virtuosa e invece viene penalizzata fortemente da questa manovra; una manovra che colpisce soprattutto il sistema degli Enti locali (Regioni, Province, Comuni).
Oggi possiamo anche essere disattenti di fronte a questo dibattito, ma siccome i nodi vengono tutti al pettine, come si suol dire, fra cinque-sei mesi, quando voi dovrete andare a spiegare ai cittadini piemontesi, ai Sindaci dei 1.206 Comuni, al sistema produttivo piemontese che questa manovra ha penalizzato fortemente i piemontesi, potremo affermare: "Noi l'avevamo detto e voi non siete stati in grado di battere un colpo". E il colpo andava battuto oggi per dare più forza al Presidente Cota mentre andava a Roma per discutere.
Sono convinto che il Presidente abbia fatto bene oggi ad andare a Roma ma noi dovevamo appoggiarlo dicendogli: "Caro Presidente, il Consiglio regionale del Piemonte vuole segnare un punto molto forte e dichiarare al Governo nazionale che il Piemonte dice no a questa manovra", come ha detto non un esponente della sinistra italiana, ma il Presidente Formigoni.
Il Presidente Formigoni ha detto no a questa manovra, perché penalizza la Lombardia e penalizza le Regioni virtuose. Invece noi stiamo perdendo un'occasione. Mi dispiace, dispiace a noi e credo che dispiacerà soprattutto ai piemontesi quando vedranno gli effetti di questa manovra sul Piemonte.
Devo dire che, siccome questa manovra Tremonti guarda soprattutto ai tagli, anche l'assestamento di bilancio si sta adeguando a questa filosofia: la filosofia del taglio. Ricordo quando il Presidente Burzi ci richiamava: "Noi non dobbiamo fare una manovra di tagli sulla sanità dobbiamo recuperare efficienze". Ecco, l'assestamento di bilancio, come la manovra Tremonti, guarda soprattutto alla parola taglio.
Finisco dicendo che, anche in un momento di grave crisi internazionale come questa, soprattutto nel nostro Paese, bisognava avere la capacità e la forza di attuare delle riforme. Se non adesso, quando? Quand'è il tempo delle riforme? Il Ministro Sacconi ha detto: "In un periodo di crisi, non si possono fare le riforme". Sbagliato! Adesso è il momento di fare le riforme in questo Paese, le riforme che possono cambiare questo Paese. Questa è un'occasione perduta, perché l'attuale manovra non risolverà i problemi e come ha detto qualche economista, noi dovremo ripetere continuamente questa manovra sino a portare il nostro Paese ad una situazione di grande difficoltà.
Ecco perché, come al Governo, anche qui, anche nella nostra Regione questo era il momento - è il momento - di guardare al futuro, sapendo che bisogna cambiare alcune cose. È su questo che dobbiamo confrontarci. Su quale terreno di riforme anche qui in Piemonte apriamo un confronto tra la maggioranza e l'opposizione? Lo possiamo fare sul terreno che voi ci avete proposto con l'assestamento di bilancio? Mi pare proprio di no.
Assessore Maccanti, noi oggi volevamo dare un sostegno. Ci avete negato questa possibilità, nel senso che voi approverete il vostro ordine del giorno e noi il nostro. Noi volevamo dire al Presidente Cota: "Guarda tutto il Consiglio regionale è con te per dire no a questa manovra che penalizza la Regione Piemonte". Credo che appunto questa sia un'occasione perduta per il Consiglio regionale del Piemonte, per la Regione, per i cittadini piemontesi.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Carossa; ne ha facoltà.



CAROSSA Mario

Grazie, Presidente.
Tranquillizzo innanzitutto il collega Muliere: noi siamo stati molto attenti, anzi proprio per questo alla fine del Consiglio darò la tessera della Lega Nord al Consigliere Ronzani, che nei suoi ultimi interventi si è dichiarato assolutamente un federalista, al di là di qualsiasi... Quasi secessionista, oserei dire.
Chiedo al Presidente Placido se i tre minuti e 15 secondi di bonus per la Presidente Bresso siano una concessione perché è stata Presidente. Se è così, possiamo portare anche noi dei titoli: io, per esempio, sono stato presidente e consigliere di una bocciofila, quindi magari ho diritto a 30 secondi di bonus.
Formigoni: ho capito che finalmente il PD ha trovato il suo leader...



PRESIDENTE

Collega Carossa, i tempi sono di dieci minuti per tutti. Per tutti i Consiglieri ho attenzione (chi presiede, non tanto io) di segnalare qualche secondo dopo il rispetto dei tempi. Naturalmente vige sempre la regola che nell'ambito dell'argomento e della dinamica del dibattito, si è più o meno estensivi.
Non c'è nessun problema da parte della Presidenza del Consiglio ad essere rigorosi, anzi la prendo in parola e l'avviserò qualche secondo prima perché lei si possa preparare per poter terminare l'intervento entro i dieci minuti e rispettare, disciplinato e attento al Regolamento qual è il tempo concesso a ogni Consigliere. La ringrazio.



CAROSSA Mario

Non si offenda, Presidente. Lei sa che noi siamo assolutamente attenti al dibattito che è oramai in corso da due ore a questa parte.
Dico alla Consigliera Artesio che non è vero quello che ha detto perché l'Assessore Maccanti non ha assolutamente detto che la pubblica amministrazione è responsabile... Quindi siamo stati molto attenti.
Proprio per questo, tra l'altro, ringrazio la Giunta per questo intervento, perché non è stato solo un intervento di forma, ma è stato anche un intervento che ha toccato i vari punti che riguardano questa manovra.
Premetto una cosa, e cercherò di stare nei tempi. Non voglio assolutamente minimizzare questi tagli - lo dico soprattutto da cittadino però io sono entrato in politica attiva nel 2001, sono stato eletto in Circoscrizione VIII, eravamo in maggioranza insieme all'attuale Assessore Bonino in San Salvario, e alla prima discussione sui bilanci ho già sentito queste stesse cose, ho già sentito che c'erano dei tagli in quella finanziaria da parte del Governo (tagli fatti da un Governo di centrosinistra) e che gli Enti locali non ce la potevano fare ad dare avanti. Dal 2001 in poi tutti gli anni mi sono ritrovato sempre con gli stessi discorsi.
Ripeto, non voglio assolutamente minimizzare questi tagli, che sono pesanti, però voglio anche dire e far notare che, da dieci anni a questa parte, qualsiasi Governo si sia succeduto alla guida dell'Italia, di qualsiasi colore sia stato, ha fatto o ha cercato di fare dei danni e tutti gli anni gli Enti locali si sono ritrovati in sede di discussione a dire che non sarebbero riusciti ad andare avanti.
Dopo dieci anni, ci ritroviamo a riprendere gli stessi discorsi, ma gli Enti locali sono sempre, per fortuna dei cittadini - sottolineo per fortuna dei cittadini - stravivi e stravegeti. Quindi mi permetto di dire: attenzione a quello che si dice. Attenzione a quello che si dice, anche perché ho sentito dei toni e delle frasi un po' forti, oserei dire. Ho sentito parlare diversissime volte di "macelleria sociale", di "entrare nel vivo della carne", cioè mi sembrava veramente di vedere il buon Governatore Cota che va col coltello a cercare il grasso a quei poveri cittadini piemontesi che ne hanno ancora un po'. Questo mi sembra un po' forte come discorso.
Io sulla macelleria sociale posso dare una risposta, se per macelleria sociale si intende eliminare le centinaia di consulenze assolutamente inutili che ci sono state e che stiamo trovando in sanità, e non solo.
chiaro che questa è macelleria sociale e lo riconosco, ma la faremo sicuramente e andremo avanti per questa strada. I piemontesi devono sapere che stiamo trovando delle consulenze assolutamente inutili, soprattutto, ma non solo, in sanità. Quindi, quando si parla di macelleria sociale lo farei con molta cautela.
Ritorno velocemente al discorso della Giunta e dell'Assessore Maccanti anche dicendo, sempre nell'ottica del quanto stiamo attenti o meno, che un conto è sorridere e un conto è ridere di qualcosa. Dico sempre che si possono dire le cose più serie in assoluto, sempre con il sorriso sul viso.
E, secondo me, questo è importante.
Nessuno degli Assessori ha mai riso, semmai gli Assessori - e li ringrazio - hanno sorriso. Questo è un po' differente.
L'Assessore Maccanti ha toccato tre punti fondamentali di questi tagli che tutti quanti ci dimentichiamo e vi dimenticate. Questa crisi non è nata ieri, i tagli obbligatori non sono nati ieri, ma dal fatto che negli anni '80 la spesa pubblica è aumentata enormemente grazie ai Governi di allora.
L'Assessore Maccanti ha ricordato che la spesa sanitaria è aumentata enormemente negli ultimi dieci anni, ma non è aumentata enormemente solo per le maggiori competenze assegnate alle Regioni. È aumentata enormemente perché è sfuggita al controllo di qualsiasi Assessore alla sanità che si è seduto all'Assessorato della sanità della Regione Piemonte.
L'Assessore Maccanti ha toccato i punti giusti, perché ha detto che finalmente bisogna smetterla con la spesa storica. È questa la grossa scommessa che questo Governo, di concerto con gli enti locali, deve fare: smetterla con la spesa storica, che è il male peggiore dell'Italia.
Inoltre l'Assessore ha sostenuto che bisogna continuare con il federalismo fiscale.
Ad ogni piè sospinto, qualsiasi provvedimento del Governo venga fatto c'è sempre qualcuno, da qualsiasi parte venga, pronto a recitare un de profundis e a dire che il federalismo fiscale è morto.
A questo noi ci opponiamo sicuramente e ci opporremo sempre, perché il federalismo fiscale, che è la medicina vera per la nostra Italia, andrà avanti e continuerà ad andare avanti.
Ho sentito criticare addirittura il discorso sulla lotta all'evasione fiscale. Ma quando un Governo vuole fare una lotta seria all'evasione fiscale, io spero che la faccia veramente! Non possiamo, solo perché si è all'opposizione, criticare punto e basta, dicendo che tanto non viene fatta.
Ricordo uno dei provvedimenti citati dall'Assessore Maccanti, che è quello della partecipazione dei Comuni alla lotta all'evasione, a fronte di un maggiore introito sulle somme recuperate.
Questo provvedimento avrà un vulnus, perché purtroppo non tutto il nostro territorio è uguale, soprattutto negli Enti locali. Questo punto sicuramente verrà attuato nei Comuni del Nord, da qualsiasi colore politico siano guidati, ma difficilmente verrà applicato in altre zone di Italia.
Questo bisogna anche riconoscerlo.
Concludo, altrimenti il Presidente pro tempore mi interrompe.
Come ha già detto l'Assessore Maccanti, ci saranno circa 25 miliardi di euro di manovra. Nell'ordine del giorno che abbiamo presentato e che chiediamo all'opposizione di votare, chiediamo al Governatore Cota "di sostenere in sede di Conferenza delle Regioni e delle Province autonome una proposta di efficienza e di razionalizzazione della spesa pubblica per giungere alla definizione di costi standard al fine del superamento del concetto di spesa storica".
Questo è il vero problema, cioè la spesa storica, e questo noi dobbiamo superare.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Carossa, anche per aver rispettato i tempi, anzi ha utilizzato qualche secondo in meno.
Invito i colleghi che seguiranno a fare altrettanto.
Ha chiesto la parola la Consigliera Pentenero; ne ha facoltà.



PENTENERO Giovanna

Grazie, Presidente.
Vorrei aggiungere alcune considerazioni, partendo da quello che diceva prima il collega Muliere, nell'affermare che oggi poteva essere l'occasione per dare maggior forza al nostro Presidente, in modo tale che potesse portare le istanze di un territorio, come i Presidenti di altre Regioni hanno fatto.
Credo sia corretto citare i Presidenti di altre Regioni, perch innanzitutto i Presidenti, al di là di un'appartenenza politica, hanno un dovere nei confronti dei propri cittadini e dei propri territori. Quindi, è corretto che il Presidente Formigoni abbia esternalizzato le preoccupazioni assolutamente legittime nei confronti della propria Regione.
Forse non abbiamo fatto bene attenzione, se pensiamo ad esempio ai temi che riguardano la scuola. La scuola ha avuto in questi anni un piano programmatico approvato con la finanziaria 2008, applicato nel 2009, nel 2010 e - se le cose non cambieranno, e noi ci auguriamo che ci sia qualche cambiamento di tipo politico - sarà applicato anche nel 2011.
Oggi abbiamo una scuola in ginocchio, perché non ha più risorse ed insegnanti per poter funzionare. Abbiamo una scuola che non può più essere pulita e che fa fatica a garantire un tempo scuola rispondente alle esigenze delle famiglie dei nostri cittadini.
Con il piano programmatico si era fatta un'operazione che, a detta del Ministro Tremonti e non del Ministro della Pubblica Istruzione, andava a ridurre quelli che erano ritenuti gli sprechi da parte dello stesso Ministro Tremonti all'interno del mondo della scuola.
All'interno di questo piano programmatico, il 30% delle risorse sarebbe dovuto andare a far sì che, attraverso un meccanismo di incentivazione, si risolvesse quello che oggi è ritenuto uno dei più grossi problemi del nostro sistema scolastico, ovvero il fatto che un insegnante entri all'interno del mondo della scuola con uno stipendio e termini la propria carriera professionale con un analogo stipendio.
Quindi, era necessario trovare dei meccanismi incentivanti, che qualificassero la professionalità del personale docente, stimolando la formazione e cercando di evidenziare le eccellenze presenti all'interno del mondo della scuola.
Il 30% delle risorse, che doveva andare a svolgere questa azione di qualificazione del sistema scolastico, è stato una promessa vana ed inutile, perché con questa manovra il 30% non potrà essere messo a disposizione né potrà essere applicato quel piano, dal mio punto di vista assolutamente non condivisibile, che Tremonti proponeva per cercare di riqualificare i docenti all'interno del nostro sistema scolastico.
Su questo, ogni volta che si fa un taglio sul sistema, abbiamo preso l'abitudine di analizzare quel pezzo del sistema, non guardiamo il sistema nella sua complessità e non ci rendiamo conto che probabilmente a settembre i Comuni, in virtù dell'ulteriore riduzione dei trasferimenti che subiranno insieme a quelli che subirà la Regione, non riusciranno ad integrare rispetto al tempo scuola che le famiglie richiederanno, perché è pur vero che il regolamento del Ministero dà la possibilità alle famiglie di scegliere fra un tempo scuola tra le 27, le 30, le 36 e le 40 ore; peccato che nel momento in cui le famiglie intendono usufruire di questa opportunità, il Ministero non risponda, perché non ha assegnato agli uffici regionali il personale per rispondere alle domande delle famiglie.
Credo sia ora di svelare cos'è veramente questa manovra. Si dice che non si vuole mettere le mani nelle tasche dei cittadini; bene, a settembre i Comuni saranno costretti a chiedere ai cittadini risorse per garantire una parte dei servizi - soltanto una parte dei servizi - la cui necessità i cittadini stessi evidenziano ai propri amministratori.
Vi faccio un esempio semplice: un Comune di 6.000 abitanti, con un bilancio che pareggia intorno agli otto milioni di euro, con il taglio previsto dalla manovra, in base ai dati resi noti dal Ministero (quindi non possiamo dire che è demagogia o quant'altro), avrà un taglio, nei prossimi due anni, pari ad un milione di euro. Vuol dire che questo Comune dovrà rispondere ai propri cittadini di un bilancio da sette milioni di euro anziché da otto milioni. Un milione in meno. Credo che chiunque abbia fatto l'amministratore sa cosa voglia dire un milione in meno per garantire i servizi ai propri cittadini. Pensiamo alla funzione dei servizi socio assistenziali: da quello che ci risulta, ma siamo ancora in fase di discussione, avranno un taglio, per quanto riguarda il trasferimento da parte della Regione, poiché è una competenza che le appartiene, e una riduzione dei trasferimenti ai Comuni che, come sapete, concorrono con quota parte alla gestione delle funzioni socio-assistenziali.
Forse dobbiamo fare una valutazione del livello di sopportazione dei territori nei confronti di situazioni che sono assolutamente non accettabili e non condivisibili. Nessuno di noi vuole nascondersi dietro un dito e non essere consapevole della situazione di difficoltà e di crisi all'interno della quale ci troviamo, ma tagli indiscriminati non si possono sopportare. Probabilmente era necessario fare un'analisi dei settori, delle realtà e dei territori, all'interno dei quali esistono delle eventuali sacche di risorse - non me ne risultano essere così tante, ma potrei sbagliarmi - che possono essere ridistribuite sul territorio nazionale e che possono essere risparmiate.
Con un taglio indiscriminato, con un'azione indiscriminata, senza valutazione sui livelli reali di sopportazione, davvero si corre il rischio di mettere in ginocchio i Comuni, le Province, la nostra Regione e lo Stato.
L'invito che vogliamo rivolgere al nostro Presidente con il Consiglio di oggi è di non uniformarsi alla politica governativa, soltanto perché in qualche modo gli è richiesto. Vogliamo che il nostro Presidente ragioni analizzi e conosca le realtà della nostra regione. Le porti nei luoghi giusti; le porti nella Conferenza Unificata e, insieme a colleghi di altre Regioni italiane che con grande coraggio hanno affermato che questa manovra non è sopportabile, le sollevi all'interno delle Aule parlamentari e soprattutto, rappresenti al Capo del Governo quella che è una situazione reale e non assuma un atteggiamento opportunistico e demagogico, perché non serve a nessuno. Non serve ai piemontesi, ma non serve neanche ai cittadini italiani.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bono; ne ha facoltà.



BONO Davide

Grazie, Presidente.
Gentili dipendenti dei cittadini - come vi chiamo solitamente - il Movimento 5 Stelle ha firmato la richiesta di Assemblea straordinaria per oggi, proposta dal centrosinistra, ma sinceramente mi trovo a dovermene pentire. Mi chiedo, infatti, quale utilità ci sia in questo Consiglio, se non si presta attenzione ai Consiglieri che parlano e, soprattutto, se le idee e le tesi proposte non vengono ascoltate per questioni di colore politico e non di merito. Probabilmente mi sto facendo contagiare dal virus "leghista" o "carossiano", visto che, nel precedente Consiglio, il Consigliere Carossa aveva detto che il Presidente Cota aveva altro da fare che ascoltare i Consiglieri, quindi mi trovo quasi a dargliene atto, nel senso che tutti noi forse potremmo fare qualcosa di meglio e di più utile per il Paese.
Sappiamo benissimo che queste assise regionali, ma anche quelle parlamentari, sono ormai svuotate delle loro funzioni; al massimo si pu fare ostruzionismo, qualora ci sia ancora una reale volontà di fare opposizione, in quanto la maggior parte delle volte ci si riduce a semplici moti di esibizionismo dialettico, oppure a serie di starnazzi di una parte contro l'altra, per cercare semplicemente di conquistare o di mantenere il consenso politico.
Per quanto riguarda il Movimento 5 Stelle, oggi quasi non vorremmo parlare di questa manovra finanziaria, se non fosse per il fatto di voler ribadire che anche noi vogliamo dare qualche schiaffo morale, anche contenutistico, al centrosinistra e al centrodestra.
Ieri siamo stati in Consiglio provinciale, a questo squallido cenacolo degli imprenditori dei territori interessati alla linea Torino-Lione favorevoli alla grande opera, da cui prenderemo spunto, nel senso che vogliamo ricordare, ad entrambi gli schieramenti, che la manovra finanziaria è di circa 24 miliardi di euro e che questa grande opera inutile - perché così la definiscono gli osservatori tecnici nei loro quaderni, stilati da fior fior di architetti e ingegneri - costerà, allo Stato, 20 miliardi di euro, senza generare assolutamente alcun ritorno in investimenti e in posti di lavoro, ma andrà ad impattare e a devastare una valle già pesantemente infrastrutturata.
Questo è sicuramente uno dei primi punti che vogliamo sottolineare, di pertinenza nettamente regionale e provinciale, alla luce di quanto detto ieri dall'Assessore Bonino, che ha chiesto a tutto il Consiglio di siglare all'unanimità, la legge che verrà presentata in Regione, sul modello del Grand Chantier francese. Forse si dimenticava dell'esistenza di almeno due Consiglieri regolarmente eletti - loro sì - che si oppongono a questa grande opera.
Andando avanti, in un'analisi dei costi che lo Stato potrebbe tagliare quindi non mi soffermo su quanto abbiamo già discusso in Regione sicuramente si potrebbero tagliare almeno quattro o cinque miliardi di euro dei costi delle spese militari. Ricordo a tutti - ma spero che lo ricordiate sul serio - che la Repubblica Italiana ripudia la guerra. Non troviamo assolutamente corretto investire così tanti fondi su spese militari, benché siano definite missioni di pace o di democratizzazione del terzo mondo, o investire nella costruzione degli F-35, cacciabombardieri in procinto di essere progettati e costruiti a Cameri.
In questo modo potremmo andare avanti su tanti altri fondi e tanti altri titoli di spesa. Se ci fosse una volontà reale e politica di lavorare nell'interesse del Paese, dei cittadini e del bene comune, i fondi si troverebbero e non si taglierebbero quelli utilizzati per i diritti e i servizi universali, che devono essere garantiti a tutti gli italiani, per cittadinanza e per nascita: sanità, istruzione, mobilità pubblica per i pendolari e non per portare le mozzarelle a 200 all'ora da Kiev a Lisbona come suole dire un comico famoso.
Mi accingo a chiudere, perché ritengo che non ci sia altro da dire a quest'Assemblea, ricordando che non c'è realmente un'opposizione di sorta in Regione, così come a livello nazionale.
Chiudo dicendo di fare attenzione perché, così come in Val di Susa, i cittadini presto si riprenderanno in mano i territori, i propri territori e l'esercizio della democrazia, se non si invertirà la rotta di questa politica - politica con la "p" minuscola - che ci sta portando diritti in un baratro. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Laus; ne ha facoltà.



LAUS Mauro

Grazie, Presidente.
Avevo pensato di non intervenire, anche perché il mio contributo non cambia sicuramente le sorti di questa manovra nazionale, né tantomeno ho i numeri per condizionare quello che sarà l'assestamento di bilancio.
Richiedevo gentilmente anche l'attenzione del compagno Carossa...



PRESIDENTE

Collega Laus, la prego di riferirsi al Consigliere Carossa col termine corretto, che è "Consigliere" o "Presidente di Gruppo". La ringrazio.



LAUS Mauro

Mi riferisco all'amico e Presidente Carossa. Va bene?



PRESIDENTE

La ringrazio.



LAUS Mauro

Mi ha stuzzicato il suo riferimento alla terminologia utilizzata dal collega Ronzani in merito alla "macelleria sociale", sull'intervenire, nel taglio nella carne, nel cuore degli italiani.
Sicuramente il collega Ronzani ha adoperato una terminologia un po' forte e pesante. Io, invece, preferisco utilizzare un linguaggio chiaro semplice e diretto.
Hanno già detto tanto i miei colleghi, ma la verità si può riassumere con una semplice battuta.
Nell'ultimo anno, secondo le dichiarazioni dei redditi dei Consiglieri regionali, è stato scritto che il sottoscritto - scusate il bisticcio di parole - era il "Paperone" del Consiglio regionale. "Paperone" non perch il più ricco, ma quello che ha dichiarato di più.
Ebbene, questa manovra, ad uno come me, che è certo di non essere il più ricco del Consiglio regionale (né lo era nella scorsa legislatura, n guardandoci un po' in faccia, lo è adesso) gli fa un baffo! Sapete che significa? Che non me ne accorgo, cioè il mio stile di vita non cambia. E vi assicuro che non sono ricco, vivo bene! Cosa intendo dire con questo? La verità è che questa manovra tocca direttamente o indirettamente i ceti più deboli, altrimenti uno come me si accorgerebbe di qualche cosa. Io, invece, non mi accorgo di nulla, né mi scandalizzo.
Ma perché non mi scandalizzo? Perché è una manovra di destra. Talvolta ci chiediamo quale sia da differenza tra la destra e la sinistra: io credo che una manovra di sinistra - sebbene anche i Governi di sinistra abbiano compiuto diversi errori, e per questo motivo sono stati bocciati e mandati a casa! - antepone ai flussi finanziari i diritti delle fasce più deboli delle fasce più bisognose. Lì ci sono dei criteri oggettivi.
facile capire, perché sotto gli occhi di tutti, quali sono le fasce più bisognose: mi riferisco gli anziani, a coloro che vivono nelle case popolari, dove non hanno nemmeno la possibilità di pagare - in questi casi la Regione e il Comune intervengono - le utenze per le spese comuni figuriamoci come questi signori possano andare a pagare le utenze private! Figuriamoci, ancora, come questi signori possano sopportare il taglio dei servizi! La responsabilità per lo stato di salute del nostro Paese non pu essere sicuramente attribuita né all'attuale Governo, né ai precedenti perché parliamo di un sistema che non ha funzionato per 40 anni! Ciò che mi sorprende e che c'é anche una differenza - dobbiamo sottolinearlo - tra l'essere protagonista e spettatore.
Questo Governo, nella persona del suo Presidente del Consiglio, non pu essere spettatore e non protagonista. Che significa? Ha sempre detto che noi eravamo i catastrofisti, che non c'era la crisi (lo ricordava anche il collega Lepri), che dovevamo spendere di più.
Lui era protagonista dell'azione di Governo e oggi si sveglia come un fulmine a ciel sereno e riscopre che abbiamo delle "pezze" da qualche parte negli indumenti che indossiamo. Questo è ciò che mi sconcerta un po' di più.
Come si interviene? Si interviene all'italiana, dico io. Non vedo, in modo tangibile, delle riforme strutturali. Sono interventi estemporanei secondo la mia analisi.
In chiusura, volevo porre l'accento su un'ultima questione: quali saranno le ricadute nel nostro territorio per questi tagli? Volevo far luce su due aspetti: il primo è quello occupazionale, sul quale sono già intervenuti i miei colleghi.
La domanda che pongo - la rivolgo essenzialmente agli Assessori - è la seguente: l'ente pubblico (parlo della Regione, ma anche delle società partecipate) dovrà essere considerato una "zona franca" per questi tagli? Una zona franca sui diritti dei lavoratori? Sul crescente utilizzo improprio di forme lavorative negli enti? Se esaminassimo le diverse strutture o partecipate della Regione, CSI o Regione stessa, troveremmo persone che vengono retribuite con contratti a progetto, quando a progetto non sono, con ritenute d'acconto, laddove non è possibile, con appalti dove non viene dichiaratamente, volutamente e scientemente prima chiesto agli appaltatori quali contratti applicare... Se questo è già successo in un momento in cui c'erano non dico le vacche grasse, ma quantomeno non c'erano manovre di questa portata, nei prossimi mesi imploderà questo rischio o no? E chi vigilerà? Su questo chiedo oggi - lo domanderò anche in sede di Commissione - al Vicepresidente della Giunta regionale, l'Onorevole Rosso, di vigilare.
Vanno bene tutte le manovre, poi si può essere o meno d'accordo chiaramente io non lo sono - però assolutamente la ricaduta negativa non deve avvenire in capo ai lavoratori, sacrificando diritti che non devono essere assolutamente sacrificati.
Attenzione, quindi, alla tutela dei diritti dei lavoratori.
Infine, quali sono le risorse che dovranno essere utilizzate per le strutture pubbliche? Mi riferisco, ovviamente, alle strutture e agli edifici del comparto della sanità, ma più in generale a tutti gli edifici pubblici.
Le risorse per le ristrutturazioni e la messa a norma di questi istituti arriveranno? Da dove attingeremo tali risorse? In un'azienda qualsiasi ogni anno una percentuale viene dedicata alla messa a norma e alla ristrutturazione; altrimenti, nel giro di dieci quindici o vent'anni, quella che prima era un'azienda non sarà più nulla soltanto una "scatola vuota".
Se continuiamo su questo passo, degli edifici pubblici che cosa ne sarà nel prossimo futuro?



PRESIDENTE

Con l'intervento del collega Laus possiamo dichiarare concluso il dibattito e procedere con l'esame dei tre ordini del giorno collegati ordine del giorno n. 15 dei Consiglieri Carossa, Lupi e Porchietto inerente a "Razionalizzazione delle risorse e applicazione del federalismo fiscale" ordine del giorno n. 16 dei Consiglieri Reschigna, Artesio, Bresso Buquicchio, Cerutti, Laus, Lepri, A. Motta, Muliere, Ronzani e Taricco inerente a "Gravi effetti sul tessuto socio-economico piemontese della manovra finanziaria approvata dal Governo" ordine del giorno n. 18 dei Consiglieri Placido, Bresso e Buquicchio inerente a "La manovra finanziaria colpisce le energie rinnovabili" Quest'ultimo ordine del giorno, il n. 18, è stato modificato e condiviso dai firmatari e anche da altri colleghi, oltre che dall'Assessore Ravello.
Mi sembra invece che non ci siano condivisioni sugli altri due ordini del giorno, quindi possiamo passare al voto in base all'ordine di presentazione.



PRESIDENTE

PORCHIETTO Claudia (fuori microfono)



PRESIDENTE

Scusi, Presidente, può rileggerli?



PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 15, avente ad oggetto "Razionalizzazione delle risorse e applicazione del federalismo fiscale" presentato dai Consiglieri Carossa, Lupi e Porchietto.
Se non vi sono richieste di intervento, lo pongo in votazione.
Ricordo che il numero legale è 28.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 15, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che la cosiddetta 'Manovra Tremonti' avrà importanti ricadute anche sul nostro territorio per quel che riguarda la razionalizzazione dei flussi delle risorse provenienti dal Governo. Tale manovra ha lo scopo dichiarato di diminuire il rapporto tra deficit e PIL, arrivando al 2,7 nel 2012, rimanendo così al di sotto del 3% richiesto dall'Unione Europea considerato che tale razionalizzazione, come confermato dal Governo avverrà su precisa indicazione delle singole regioni, applicando a questo modo il principio del federalismo fiscale, che potrà garantire maggiore indipendenza e responsabilità nelle scelte da parte dei governi locali rilevato che l'applicazione del federalismo fiscale, e di una maggiore indipendenza delle scelte da parte del Governo regionale del Piemonte permetterà di ridistribuire in modo più razionale e redditizio le risorse sul territorio, valorizzando quelle realtà virtuose che possono creare il rilancio delle nostra regione rilevato inoltre che il Governo è all'opera, nell'ambito di questa manovra da 24,9 miliardi, per individuare dei meccanismi premianti per gli Enti locali che hanno ben amministrato e pur avendo maturato un avanzo di bilancio sono equiparati, per il vigente patto di stabilità, agli enti locali che hanno gestito male le loro risorse e ancora contestualmente tale manovra rischia di penalizzare pesantemente le regioni rispetto allo stato centrale affermato che tra le priorità indicate da questo governo regionale vi è la tutela del lavoro e dei lavoratori nell'ottica di uno sviluppo del territorio che possa portare beneficio a tutti i cittadini impegna il Presidente della Giunta regionale a sostenere, in sede di Conferenza delle Regioni e delle Province autonome una proposta di efficienza e di razionalizzazione della spesa pubblica per giungere alla definizione dei costi standard al fine del superamento del concetto di spesa storica inoltre invita la Giunta regionale ad attivarsi per individuare un percorso di razionalizzazione delle spese e redistribuzione delle stesse, in ossequio ai principi di sussidiarietà propri del federalismo fiscale, che possa garantire una migliore gestione delle risorse in grado di far progredire la nostra regione a sostenere una proposta che impegni in modo equilibrato sia i bilanci delle regioni sia quello dello stato centrale".
Il Consiglio approva.
Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 16, avente ad oggetto "Gravi effetti sul tessuto socio-economico piemontese della manovra finanziaria approvata dal Governo", presentato dai Consiglieri Reschigna Artesio, Bresso, Buquicchio, Cerutti, Laus, Lepri, Motta, Muliere, Ronzani e Taricco.
Non essendovi richieste di intervento, lo pongo in votazione.
Ricordo che il numero legale è sempre 28.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 16, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale ricordato che all'interno della manovra finanziaria approvata dal Governo nazionale sono previste riduzioni rilevanti nei trasferimenti alle Regioni ed agli Enti Locali in particolare, il primo comma dell'art. 14 del DL 31 maggio 2010, n. 78 recante 'Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica' definisce l'entità del contributo da parte di Regioni, Province autonome di Trento e Bolzano, Province e Comuni con popolazione superiore a 5.000 abitanti, che concorrono alla realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica per il triennio 2011-2013 in termini di fabbisogno e di indebitamento netto, nelle seguenti misure: le Regioni a statuto ordinario per 4.000 milioni di euro per l'anno 2011 e 4.500 milioni di euro annui a decorrere dal 2012 le Province per 300 milioni di euro per l'anno 2011 e 500 milioni di euro a decorrere dal 2012 i Comuni per 1.500 milioni di euro per l'anno 2011 e 2.500 milioni di euro a decorrere dal 2012 il secondo comma del suddetto art. 14 prevede l'abrogazione della normativa che ha trasformato i trasferimenti statali per il trasporto pubblico locale in compartecipazione al gettito dell'accisa sul gasolio per autotrazione rilevato che il Presidente della Regione Emilia Romagna e della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, ha dichiarato che 'la manovra è insostenibile e va contro il principio tanto sbandierato del federalismo fiscale' il Presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, ha dichiarato che 'la manovra spazza via il federalismo fiscale, colpendo principalmente le Regioni' l'Assessore al Bilancio della Regione Lombardia e Coordinatore degli Assessori al Bilancio nella Conferenza delle Regioni, Romano Colozzi, ha dichiarato che 'i tagli nei trasferimenti per 10 miliardi di euro in due anni colpiscono servizi fondamentali per l'intero Paese, quali il trasporto pubblico locale ed il sostegno alle imprese, con gravissime ripercussioni sociali. Di particolare stridore è la distanza fra l'incidenza del 13,28 per le Regioni e del 2,7% per le Amministrazioni centrali' da parte del Presidente della Regione Piemonte, On. Roberto Cota, non vi è stata un'adeguata presa di posizione nei confronti della manovra finanziaria, piuttosto una sostanziale silenziosa accondiscendenza ai contenuti della stessa anche per la parte riferita a Regioni, Province e Comuni, dimostrando un'insufficiente consapevolezza in merito alle conseguenze della manovra sul Bilancio della Regione Piemonte considerato che l'effetto per la Regione Piemonte della manovra finanziaria è stimato in circa 900 milioni di euro in due anni, importo tale da rendere impossibile per la nostra Regione garantire servizi essenziali per i cittadini ed investimenti a sostegno dell'economia nel condividere le prese di posizione espresse dal Presidente della Regione Emilia Romagna e dal Presidente della Regione Lombardia, considera la manovra varata dal Governo insostenibile per Regioni ed Enti Locali e contraria al principio tanto sbandierato del federalismo fiscale sottolinea che fino ad ora, non vi è stata da parte del Presidente della Regione Piemonte una sufficiente ed adeguata presa di posizione sulla manovra finanziaria del Governo esprime grave preoccupazione per le conseguenze che la manovra produrrà sul Bilancio della Regione Piemonte e sulla capacità dell'Amministrazione regionale di garantire tutela sociale e sostegno al sistema economico piemontese in un momento di grande difficoltà e crisi impegna il Presidente della Giunta regionale ad assumere una posizione chiara e di contrasto ai contenuti della manovra finanziaria varata dal Governo relativi alle Regioni, alle Province e ai Comuni".
Il Consiglio non approva.
Procediamo infine con l'esame dell'ordine del giorno n. 18, avente ad oggetto "La manovra finanziaria colpisce le energie rinnovabili" presentato dai Consiglieri Placido, Bresso e Buquicchio, modificato dal primo firmatario e condiviso dagli altri. Le modifiche principali riguardano alcune precisazioni: in particolare viene tolto il capoverso precedente a "Il Consiglio regionale chiede", che diventa "Il Consiglio regionale sostiene l'iniziativa della Regione Piemonte come capofila della richiesta di proroga al Governo degli incentivi del 55% per le ristrutturazioni verdi"; sono eliminate alcune espressioni più politicamente polemiche, ma rimane la sostanza.
Mi sembra che su questa modifica ci sia la condivisione, oltre che dell'Assessore Ravello, anche degli altri colleghi della maggioranza.
Ha chiesto la parola, per dichiarazione di voto, la Consigliera Porchietto; ne ha facoltà.



PORCHIETTO Claudia

Il PdL accoglie favorevolmente la presentazione di quest'ordine del giorno, a fronte del fatto che l'Assessore Ravello, come già precedentemente lei, Presidente, riportava, ci ha già informato preventivamente che la Commissione Ambiente, nella Conferenza del 9 giugno 2010, vedeva il nostro Assessore, in rappresentanza della Regione Piemonte portare il tema all'attenzione delle altre Regioni; e le richieste di intervento proposte dall'Assessore Ravello, che tengono conto già di quanto all'ordine del giorno testé riportato, venivano accolte all'unanimità delle altre Regioni.
Per questo motivo, riteniamo assolutamente condivisibile l'ordine del giorno. Le chiedo soltanto, Presidente, di specificare nelle modifiche che noi abbiamo apportato anche il fatto che il capoverso prima di "Il Consiglio regionale sostiene" è stato cancellato.



PRESIDENTE

già stato detto, consigliera Porchietto.



PORCHIETTO Claudia

Volevo solo sottolinearlo, perché è un passaggio importante per il PdL.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reschigna.



RESCHIGNA Aldo

Svolgo brevissimamente una dichiarazioni di voto a favore, ma non è su questo che volevo occupare trenta secondi la vostra attenzione.
Sono molto fiducioso e in attesa speranzosa di quelli che saranno gli esiti della Conferenza dei Presidenti delle Regioni che oggi si occupano della manovra finanziaria. Se poi, come spero, gli esiti della Conferenza dei Presidenti delle Regioni sarà un po' più evoluta, più avanzata, più tutelante degli interessi delle comunità locali e del sistema degli Enti locali, rispetto all'ordine del giorno che è stato votato da parte del Consiglio regionale poc'anzi, credo che questo sarà un argomento di grande riflessione da parte nostra, soprattutto per una ragione di fondo.
Il Piemonte cessa di essere una Regione in cui l'autonomismo regionale si declina in una difesa degli interessi di una comunità, all'interno dell'assunzione di una responsabilità più ampia; il Piemonte rischia di diventare la ruota di scorta e il fanalino di coda di un dibattito che vede in questo momento altre Regioni su piani ben più avanzati.
Speriamo di non incorrere in una situazione di questo tipo. Certo, un documento come quello che è stato votato poc'anzi dal Consiglio regionale che dice sostanzialmente che questa manovra va bene, che in fin dei conti noi abbiamo solo la necessità di rendere un po' più efficiente la spesa, è un documento che secondo me non fa i conti con quella che sarà la realtà che voi dovrete gestire nei prossimi anni.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Reschigna.
Non essendovi altre richieste di intervento, pongo in votazione l'ordine del giorno.
Ricordo che il numero legale è sempre 28.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 18, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che la manovra correttiva del Governo cancella lo sgravio del 55% per le ristrutturazioni verdi e, abolendo l'obbligo per il Gestore dei Servizi Elettrici di acquistare i certificati verdi rimasti invenduti con questi provvedimenti si blocca contemporaneamente la possibilità di risparmio per le famiglie, lo sviluppo delle aziende produttrici di energia verde, le politiche di tutela ambientale, mettendo in difficoltà il settore delle piccole e medie imprese edili che sono uno dei nervi portanti dell'imprenditoria piemontese e nazionale considerato che l'abolizione degli incentivi del 55% e il mancato ritiro dei certificati verdi in eccedenza per le aziende produttrici di energia pulita e rinnovabile rappresenta una penalizzazione dell'ambiente e di quanti interessati ai provvedimenti, poiché è dimostrato che i costi per lo Stato sono ampiamente compensati con i benefici derivanti dal maggior gettito IVA, dall'emersione dal nero, dalla messa in moto del settore imprenditoriale edile fortemente colpito dalla crisi sostiene l'iniziativa della Regione Piemonte come capofila della richiesta di proroga al Governo degli incentivi del 55% per le ristrutturazioni verdi e come misura transitoria, stanzi dei fondi per non interrompere il benefico effetto di questa misura anche in termini di posti di lavoro la necessità che la Giunta regionale, all'interno delle norme finanziarie previste per gli Enti locali, adotti le soluzioni per consentire investimenti che migliorino l'efficienza energetica e la sostenibilità ambientale la necessità che dal Piemonte parta la richiesta al Governo di mantenere l'obbligo di acquisto dei certificati verdi eccedenti per garantire serenità e adeguata fiducia alle imprese della green economy in crescita e di conseguenza, ai posti di lavoro all'indotto e laddove lo stato non proceda, si sostituisca nel ritiro".
Il Consiglio approva.
Con questa votazione si concludono i lavori della seduta odierna.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.38)



< torna indietro