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Dettaglio seduta n.351 del 20/05/03 - Legislatura n. VII - Sedute dal 16 aprile 2000 al 2 aprile 2005

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



(La seduta ha inizio alle ore 15.08)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Albano, Bussola, Caramella Cavallera, Ghigo, Manolino, Muliere, Pedrale, Pichetto Fratin, Racchelli Rossi Oreste.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Proseguimento esame disegno di legge n. 252 "Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 29 aprile 1985, n. 49 (Diritto allo studio - Modalità per l'esercizio delle funzioni di assistenza scolastica attribuite ai Comuni a norma dell'articolo 45 del DPR 24 luglio 1977, n. 616 ed attuazione di progetti regionali)"


PRESIDENTE

Proseguiamo l'esame del disegno di legge n. 252 con la discussione dell'articolato e degli emendamento ad esso riferiti.
Emendamento rubricato n. 376 presentato dai Consiglieri Contu e Papandrea: è inserito il comma 0.1 "La Regione garantisce lo sviluppo delle discipline sportive nelle scuole privilegiando il rispetto del corpo umano e dei suoi limiti naturali" Ha chiesto d'intervenire il Consigliere Tapparo; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Colleghi, anche in questo caso ci troviamo dinnanzi ad una proposta integrativa del ruolo che deve assumere la scuola. Tra l'altro l'indicazione sullo sviluppo delle discipline sportive, rivela che l'impegno di una scuola pubblica, dal rapporto trasversale con l'articolazione delle varie discipline che si sviluppano nella società, e non solo quelle sportive, rende la scuola più adeguata rispetto a questo modello parziale di sviluppo.
Come sostengo da sempre, e come ho letto su Avvenire dei giorni scorsi collega Leo, per voi, questo provvedimento è solo l'inizio di un percorso non la fine. Anche il Papa, nell'udienza di questa mattina, invoca la scuola cattolica, che ancora attende il riconoscimento del suo ruolo in un quadro d'effettiva parità. In tutte le regioni d'Italia si va verso la pratica del buono scuola; abbiamo un Ministro che continua a parlare d'educazione, nella più classica espressione della tradizione, quando invece l'istruzione aveva assunto un carattere laico e neutro, e la massima autorità della chiesa afferma che alla scuola cattolica, privata, si deve riconoscere un ruolo d'effettiva parità, non solo formale - cioè con la legge che riconosce la scuola paritaria - ma sostanziale, con adeguati finanziamenti. Anche l'ispettore dei Salesiani, in una nota apparsa su Avvenire della settimana scorsa, rileva anche che ci troviamo innanzi ad una tappa, ad un passaggio, per approdare ad una dimensione più ampia diversa.
Nel rispetto del fatto che la maggioranza possa acquisire un suo risultato - stiamo andando in tale direzione - ritengo opportuno elevare la preoccupazione sul provvedimento, a mio parere troppo sottovalutato dall'opposizione.
Se i criteri del riconoscimento della scuola paritaria hanno fondamenti importanti, seppure per certi aspetti non completamente equilibrati sancire che il provvedimento in discussione è una semplice tappa di un processo che vuole approdare ad una scuola privata finanziata come quella pubblica, mi sembra un'operazione azzardata. Sarebbe forse possibile se la scuola pubblica fosse al massimo livello di perfezionamento e non "scalcagnata" qual è.
Diversamente, andiamo nella stessa direzione del mercato del lavoro: negli uffici pubblici non funzionava nemmeno il fax. Come poter gestire il mercato del lavoro senza una dimensione efficace di funzionamento, senza una base di operatività? A questo punto, s'innescava il privato.
L'emendamento dei colleghi Contu e Papandrea mi pare vada nella direzione che auspico.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Grazie Presidente.
Per quanto mi riguarda, penso che l'emendamento sottoscritto dai Consiglieri Contu e Papandrea sia meritevole di particolare attenzione - è di questi giorni un'iniziativa regionale di promozione sportiva - perch insegnare un modo corretto di svolgere attività sportive deve iniziare proprio dal mondo della scuola.
L'illustre professor Dal Monte, membro del CONI, da sempre attivo nel tentativo di combattere il ricorso a forme di sostegno chimico, fenomeno molto diffuso nel mondo dello sport, periodicamente sugli organi di stampa e televisivi, ribadisce il rischio di un mondo sportivo nel quale i "furbi" possono ricorrere a sostegni chimici attuando una competizione sleale nei confronti degli altri atleti.
Occorre costruire un concetto di sport nel quale la finalità sia mettere a confronto le possibilità fisiche delle diverse persone permettendo al migliore di una determinata disciplina di emergere. Questa finalità dovrebbe essere prevista già nelle scuole; se non ci mettiamo in quest'ottica, cosa favoriremo? Saremo costretti ad apprendere dalle notizie di cronaca l'uso sempre più frequente di sostanze dopanti non solo nello sport professionistico, ma purtroppo anche giovanile. Questo aspetto è già diventato oggetto di notizie giornalistiche: addirittura livello di sport giovanile vi è chi fa ricorso alle sostanze chimiche per aumentare in maniera fittizia le proprie performance, con conseguenze sulla salute che naturalmente, non sono prevedibili al momento dell'uso, ma che purtroppo diventeranno evidenti a distanza di tempo.
Se davvero crediamo nella possibilità di tracciare delle regole affinché lo sport diventi una possibilità di esercizio fisico positiva per chi lo esercita, dovremo iniziare, sin dal momento scolastico, ad educare i ragazzi perché rispettino innanzitutto il proprio corpo: non usare sostanze chimiche significa rispettare il proprio fisico.
Mi sembra, quindi, che questo emendamento abbia un alto valore educativo e dovrebbe essere tenuto in considerazione dai proponenti.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente.
Condivido questo emendamento, che cerca di correggere una legge che ha un'ispirazione non condivisibile, perché palesemente discriminante tra scuole pubbliche e scuole private.
A questo proposito, vorrei leggere alcuni interventi contenuti in un documento consegnato a tutti i Consiglieri regionali edito dall'Ufficio Diocesano Scuola di Torino.
Siamo al capitolo sesto, dal titolo "Perché circa 300.000 famiglie sono costrette a pagare due volte per le spese della scuola?".
Il testo recita: "Vi sono in Italia circa 300.000 famiglie, i cui figli frequentano attualmente la scuola non statale, quella dell'obbligo elementare e media - e quella superiore. In più, altre 700 famiglie hanno i loro figli nelle scuole materne di gestione privata, per lo più religiosa. Parte di queste ultime, tuttavia, è sovvenzionata da alcuni enti locali. Invece, come già detto, le prime hanno un costo medio annuo di 5 milioni e mezzo di lire, completamente a carico delle famiglie che possono permetterselo. Per contro, circa 7 milioni e mezzo di studenti frequentano le scuole dell'obbligo e superiori gestite dallo Stato.
Le frequentano - si dice - gratuitamente, come dice il dettato costituzionale. Questa supposta e vantata gratuità si fonda su un equivoco che va chiarito. A parte l'evidenza che l'eventuale selezione sociale nella scuola non statale è un fatto non voluto ma conseguente all'attuale situazione, e senza tener conto che, al contrario, vi sono numerosissimi famiglie che sopportano grandi sacrifici economici pur di non rinunciare ad una certa scuola cui poter affidare i propri figli, e che le famiglie vengono di regola aiutate dalle scuole quando stentino ad affrontare questo genere di difficoltà, a parte tutto questo la contrapposizione a scopo di critica fra scuole gratuite e scuole che costano si fonda su un equivoco che va chiarito. La gratuità è né più né meno che un feticcio: non esiste.
Si dice che le scuole statali sono pressoché gratuite, perché le famiglie sostengono un costo poco più che simbolico all'atto di iscrizione e nonostante questo esse funzionano. Che cosa significa "funzionano"? In esse operano quotidianamente dirigenti, insegnanti, impiegati addetti ai diversi servizi; vi sono laboratori, palestre, attrezzature; vi si svolgono periodiche manutenzioni, sostituzioni e pulizie. Questo ha un costo ingentissimo. Ma - si dice - esso è a carico dello Stato, e non degli utenti. Davvero? Se credessimo ciò, ci comporteremmo come bambini, i quali non sanno o non vogliono sapere chi sostiene le spese di casa propria.
Le spese dello Stato sono sostenute dai cittadini. Il meccanismo è semplice: lo Stato spende i soldi che sottrae ai cittadini con le imposizioni fiscali dirette e indirette. Occorre ricordarlo questo? Ogni anno una legge finanziaria stabilisce la ripartizione delle spese dello Stato secondo criteri e priorità di settori. Tra i settori importanti vi è la scuola. Quello che lo Stato spende giorno dopo giorno e anno dopo anno per la scuola che esso gestisce in realtà è denaro speso dai cittadini con le loro tasse. Ogni lira che lo Stato spende, appartiene ai cittadini ed è spesa dai cittadini, che concorrono, attraverso il fisco e attraverso gli infiniti carichi di ogni tipo, in proporzione ai loro redditi e ad altri molti fattori".
Grazie.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento rubricato 376.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 193 presentato dai Consiglieri Contu, Chiezzi Moriconi e Papandrea (e connesso emendamento rubricato n. 194): E' inserito il comma 0.1: "La Regione Piemonte garantisce la piena funzionalità di tutte le scuole in particolare quelle situate in zone depresse" Ha chiesto la parola il Consigliere Tapparo per l'illustrazione.



TAPPARO Giancarlo

La proposta avanzata dai Consiglieri di Rifondazione, mi pare firmata anche dal Consigliere Chiezzi, è logica, necessaria, auspicabile, ma richiede risorse aggiuntive. Proprio in questi giorni il Ministro Martino ha detto di tener fuori le spese per la difesa, dal patto di stabilità per non avere dei vincoli.
La scuola dovrebbe essere la prima realtà a stare fuori dal patto di stabilità e non considerare investimenti e informazioni in istruzione, come investimenti che incidono sugli equilibri stabiliti dalle regole comunitarie.
In precedenza ho accennato all'ispettore dei Salesiani per la Liguria e la Toscana, dopo la sconfitta dei proponenti in Liguria del referendum contro la legge istitutiva dei buoni scuola in tale regione. Dopo tale vicenda Don Alberto Lorenzelli, ispettore dei salesiani ha detto: "Guardare avanti per costruire una scuola nuova e alla quale tutti possono accedere".
Credo alla scuola a cui tutti possano accedere, il problema è quale scuola e quale accesso. Poi dice ancora: "Le forze politiche devono riorganizzare la scuola pubblica, sia statale che paritaria". In qualche modo si equipara nettamente la paritarie, quindi i vari tipi di scuola, a quella pubblica alla fine Don Alberto dice che anche per gli investimenti deve essere paritaria.
L'ispettore sostiene ancora: "Facciamo cadere il residuo delle barriere ideologiche uscendo dalle nostra situazione anomala visto che persino paese ex comunisti come la Bulgaria riconoscono la parità scolastica". Come citazione è importante. "La piena parità scolastica non è un privilegio per alcuni, ma un riconoscimento di diritto civile di tutti". Conclude dicendo: "La piena parità scolastica non è solo una conquista di civiltà, ma un contributo a migliorare il sistema scolastico complessivo stabilendo tra le scuole collaborazione e offrire alle famiglie degli studenti un servizio di qualità. Qualità che avviene attraverso la possibilità di scelta, la competizione ecc." Ma come si arriva a tutto questo? "Con l'offerta formativa di tutte le istituzione scolastiche del sistema nazionale di istruzione, a parità di condizioni economiche". Se sostiene a parità di condizioni economiche, e oggi la scuola non pubblica lamenta le difficoltà economiche, vuol dire che pensa ad un corposo riequilibramento. Ma se la scuola pubblica ha poche risorse per operare, se l'obiettivo che abbiamo attraverso questo emendamento, firmato dal Consigliere Contu e altri, va anch'esso nella direzione di avere più risorse per fare quelle cose. Dunque c'è un problema economico rilevante.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento rubricato n. 193.
Il Consiglio non approva Emendamento rubricato n. 382 presentato dai Consiglieri Papandrea e Contu (e connessi emendamenti rubricati n. 383, n. 384 e n. 385) E' inserito il comma 0.1 "La Regione Piemonte garantisce lo studio delle materie scientifiche mirato ad uno sviluppo tecnologico rispettoso dell'essere umano e dell'ambiente".
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Emendamento molto condivisibile. Le conoscenze scientifiche, per acquisirle, bisogna spendere dei soldi, il modo giusto sarebbe spenderli a favore delle scuole pubbliche, viceversa questa legge, che discrimina tra scuole pubbliche e scuole private, sbaglia proprio in questo punto.
L'emendamento cerca di ovviare a questo errore politico che, peraltro è figlio di una impostazione che sto leggendo a cura dell'Ufficio diocesano della scuola di Torino che dice: "Gli oltre 60 mila miliardi che lo Stato spende annualmente per la sua gestione della scuola, sono pagati dai cittadini. Altro che scuola gratuita, vogliamo liberarci dall'inganno delle parole? Ogni famiglia, secondo il proprio imponibile fiscale e attraverso un'altra serie di imposizioni indirette e spesso imprevedibili, paga anno per anno il costo della scuola di Stato. Vogliamo domandarci se è giusto che almeno 300 mila famiglie vengono escluse dal beneficio che dovrebbe derivare dal contributo che essi hanno versato allo Stato anche per la scuola? Infatti, per la scuola che esse hanno scelto per i propri figli esse devono nuovamente pagare. Pagare una seconda volta esattamente come se non avessero già dato la loro parte di quota per le spese pubbliche della scuola. Si dirà: scelgano la statale. Certo, se fosse un lusso la scuola non statale, ma è un lusso? Oppure una scelta di libertà? Sarebbe certamente un lusso se la sua differenza rispetto alla scuola dello Stato fosse quella che distingue il superfluo dal necessario, ciò che conviene in termini di comodità da quello che è essenziale. Ma ragioniamo un momento.
La scuola non statale offre lo stesso servizio in termini di bene pubblico che offre la scuola statale, dunque, se necessario è il servizio scolastico offerto dallo Stato, altrettanto necessario sarà quello offerto dalla scuola non statale: se il primo è essenziale, altrettanto il secondo.
Dunque, la scelta della scuola non statale non può essere considerata nell'ordine del superfluo, è, invece, una scelta di libertà, più precisamente di libertà in ordine al progetto educativo.
Per quanto riguarda le scuole cattoliche, essa fa riferimento ad una qualità di educazione differente da quella delle scuole che non hanno questa ispirazione pedagogica.Questa differenza qualitativa e non quantitativa, perché deve penalizzare le famiglie che, optando per essa non si vedono più riconosciuto il contributo economico già dato allo Stato per le spese della scuola di tutti? Ce n'è a sufficienza per riflettere. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente. Condivido pienamente questi emendamenti, in particolare per quanto riguarda, non solo l'ambiente, ma anche l'aspetto delle materie scientifiche.
A nessuno sfuggirà che l'ultimo secolo che abbiamo vissuto è stato caratterizzato da uno sviluppo tumultuoso e incredibile della ricerca scientifica, così come è stato molto accelerato il percorso che porta dalla ricerca scientifica alla sua applicazione tecnologica.
Questo è anche dovuto al fatto che in Italia più della metà delle risorse destinate alla ricerca derivano da fonti private. In tal senso, è logico che chi investe nella ricerca voglia ottenere vantaggi immediati passando rapidamente dalla fase dello sviluppo progettuale alla fase della sua applicazione pratica.
Altro problema legato allo sviluppo scientifico viene chiamato, da parte di alcuni settori, "riduzionismo scientifico". Il riduzionismo scientifico nasce da una fuga in avanti rispetto alla visione galileiana delle scienze; a Galileo si ascrive la nascita della scienza moderna, che fa sì che la ricerca si basi su un percorso caratterizzato da un'iotesi cioè dalla formulazione di un'idea, che deve essere verificata tramite un esperimento. Se quest'ultimo conferma l'ipotesi, si arriva alla formulazione del principio scientifico.
Questo principio, che regge tutta la scienza moderna, è stato un po' forzato negli ultimi anni e per questo motivo è stato coniato il termine "riduzionismo scientifico". Si riduce, dunque, qualsiasi studio scientifico alla semplice proposizione di questo percorso (tesi, esperimento conferma), senza verificare eventuali conseguenze collegate e non immediatamente rilevabili con il percorso galileiano.
L'esempio maggiormente citato è quello delle biotecnologie. Le biotecnologie rispondono perfettamente a questo percorso: vengono inserite parti genetiche di un organismo in un altro, senza sapere, però, se questo creerà nel tempo delle conseguenze negative per l'ambiente o per gli stessi individui che subiscono questi interventi. Di qui nasce il concetto del principio di precauzione, formulato per la prima volta da Hans Jonas.
Gli accorpamenti degli emendamenti sono stati operati in maniera abbastanza caratteristica: sono stati accorpati i criteri scientifici con i criteri ambientali; per quanto riguarda l'aspetto scientifico, si sottolinea come, per far sì che il concetto scientifico sia disponibile per tutti gli studenti, sarebbe necessario adottare questo emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Intervengo, Presidente, sull'ordine dei lavori, chiedendole il quadro dell'avanzamento dei lavori e di come vengono attuati gli accorpamenti degli emendamenti, in modo da poterci organizzare.



PRESIDENTE

Consigliere Tapparo, stiamo ancora seguendo il vecchio schema. Adesso distribuirò il nuovo schema.



TAPPARO Giancarlo

Grazie. Il collega Chiezzi, anche in questo caso, ha cercato di scavare nel rapporto tra la proposta sostenuta dall'emendamento e il percorso della scuola. Sarebbe estremamente utile che l'Assessore Leo fornisse una spiegazione - ma la maggioranza non gli dà questo spazio - circa la progettualità con la quale l'Assessore intende misurarsi, anche in rapporto agli interventi, a livello nazionale, del Ministro Moratti.
Siamo in una fase di grande elaborazione; pur essendo assai critico su quanto attuato dal Ministro Moratti, è innegabile che sta lavorando e delineando un progetto - che non mi vede concorde - che so richiedere un certo impegno. Come sostengo sempre con l'Assessore Leo, tale impegno non è di pari rango per la formazione professionale e rischia di essere un intervento zoppo, cioè con una direttrice sulla quale si è lavorato intensamente e un'altra che, invece, è stata abbandonata. Se non interveniamo rapidamente sulla formazione professionale, c'è il rischio che si spappoli; che le aziende operino una formazione professionale di eccellenza, non attingendo più dal sistema pubblico regionale (dico "pubblico regionale", anche se nella formazione regionale la componente privata opera in modo accentuato).
Torno sul problema delle risorse finanziarie. Probabilmente, anche il Ministro Moratti non batte i pugni sul tavolo del Consiglio dei Ministri: la dotazione delle risorse, rispetto alle ambizioni del progetto del Ministro, è molto bassa. In tal senso, il Ministro rischia il velleitarismo: delinea un progetto - giusto o sbagliato che sia: per parte mia criticabile su certi aspetti - e lo finanzia con risorse limitate.
Parallelamente, c'è l'apertura alla scuola paritaria; come ho accennato, un illustre Salesiano chiedeva di portare la scuola paritaria anche alla parità in termini economici. Gli elementi sono assai complessi.
Sono rammaricato per l'impedimento all'Assessore Leo di inserirsi in questo dibattito. Spero che sul diritto allo studio, sulla formazione professionale, sulla formazione permanente e continua, ci sia l'opportunità di conoscere, dall'esperienza dell'Assessore, dal ruolo che ricopre nel rapporto con le altre Regioni, quale direzione stiamo assumendo, quali contributi possiamo erogare? In fondo, pur essendo molto separati su certi aspetti, c'è un obiettivo che ci accomuna: l'interesse della nostra comunità, se ad una scuola ed una formazione adeguata alle sfide future. Nell'attuale fase semirecessiva, in assenza di un'adeguata conoscenza, non recupereremo più competitività sui valori ordinari d'utilizzo della forza lavoro e dell'ingegno italiano, magari nel marketing.
Gli Assessori Leo e Brigandì sono depositari di questa scommessa, di questa sfida sulla conoscenza...



(Commenti fuori microfono)



TAPPARO Giancarlo

TAPPARO



TAPPARO Giancarlo

Vivaddio! Lasciatelo parlare! Fategli dire dove si colloca questo progetto, con che logica; diversamente, è una cosuccia messa lì, che soddisfa solo qualcuno.



PRESIDENTE

Ha chiesto d'intervenire il Consigliere Contu, per dichiarazione di voto; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Grazie, Presidente .
Volevo approfittare di quest'intervento per fornire all'Assessore - che sicuramente già conosce - alcuni dati elaborati velocemente con gli Uffici, per verificare lo scenario quando si cerca di attenuare la portata della sua proposta di legge, cercando di estenderne i beneficiari non solo in via esclusiva agli allievi delle scuole paritarie, ma provando ad operare nella direzione di mettere un tetto, ed estendere questo beneficio anche agli allievi delle scuole statali.
I beneficiari delle borse di studio, di cui alla legge 62/2000, che frequentano le scuole paritarie, sono stati, nell'ultimo anno scolastico di riferimento, 694; sulla popolazione di 26307 studenti che frequentano le scuole paritarie, il termine percentuale è del 3%.
Dalle argomentazioni che ci avete proposto, vorreste che le famiglie meno abbienti possano esercitare il diritto alla libera scelta educativa rompendo la connotazione classista delle scuole paritarie.
Se l'Assessore accettasse di estendere il diritto alla borsa di studio a tutti coloro che hanno un reddito al di sotto di 30 milioni di vecchie lire, potenzialmente circa 30 mila allievi delle scuole statali appartenenti a famiglie meno abbienti, potrebbero beneficiare di quest'opportunità e iscriversi alle scuole private - e lei raddoppierebbe la popolazione delle scuole paritarie. E se fosse dato per scontato che la scuola paritaria offre più flessibilità, dal servizio di dopo-scuola all'elasticità degli orari e dell'offerta, questo ragionamento non farebbe una grinza. Potrebbero beneficiare di quest'opportuna 30 mila famiglie delle scuole statali: in questo modo si attua la libera scelta educativa.
Occorrerebbe però arrendersi di fronte alla realtà, riconoscendo ad ognuna di queste famiglie 850 mila di vecchie lire; sarebbero infatti circa 30 mila beneficiari su una popolazione scolastica che si attesta al di sotto del dato ministeriale dell'11% - dai nostri calcoli il 9/10%. Dunque se il limite di reddito fosse 30 milioni di vecchie lire, potrebbero beneficiarne 30 mila studenti...
...se il limite fosse 35 milioni - faccia Lei i calcoli - si tratterebbe di 900.000/950.000 di vecchie lire a famiglia.
Si potrebbe graduare ulteriormente, tra chi ha un reddito fino a 20.000.000 - siamo alla soglia della povertà - e chi ha un reddito di 30.000.000, ma il risultato non cambierebbe. L'ipotesi di mediazione proposta, all'interno della quale si potrebbe lavorare, è che, fissato quale sia il limite di reddito, si riconoscerebbe a 30 mila famiglie una borsa di studio di circa un milione.
Questi i dati, crudi, sui quali ragionare.
Stanziati 36 miliardi, potete operare la scelta, che noi contrastiamo di distribuirli interamente alle scuole private; diversamente, nell'ambito della legislazione esistente, potreste fare la scelta a nostro avviso meno dolorosa: riconoscere un milione di vecchie lire ad ogni famiglia che abbia un reddito al di sotto dei 30 milioni. Scelta meno vincolata agli ambienti curiali e più vincolata ad un'affermazione del diritto allo studio.



PRESIDENTE

Non essendoci altre richieste d'intervento, indìco la votazione nominale (richiesta dai Consiglieri Cattaneo e altri) mediante procedimento elettronico, sull'emendamento rubricato n. 382 L'esito della votazione è il seguente: presenti 32 Consiglieri votanti 30 Consiglieri hanno votato SÌ 4 Consiglieri hanno votato NO 26 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva Emendamento rubricato n. 19 presentato dal Consigliere Tapparo (e connessi emendamenti rubricati n. 124 e n. 489): emendamento abrogativo: "Il comma 1 dell'emendamento integrativo all'articolo 2 del disegno di legge n. 252 'Nuovo articolo' è abrogato".
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente.
Questa legge è certamente da respingere in toto, comma per comma articolo per articolo.
Sostengo, dunque, questo emendamento perché quanto ho letto nel precedente intervento mi induce a pensare che questa legge abbia un'ispirazione antistatuale alla radice. Se proseguiamo nella lettura del testo ispiratore di questa legge, vediamo che al capitolo 7), intitolato "Perché ogni famiglia, pur finanziando la spesa per la scuola, viene poi esclusa dalla possibilità di scegliere?", c'é altro ancora. Il testo recita: "Il dubbio che abbiamo sollevato adesso su chi realmente sostiene le spese statali per la scuola ci spinge di nuovo a discutere l'immagine convenzionale e ingenua di uno Stato che esonera i suoi cittadini dal costo di certi servizi, sostituendoli nella spesa. L'ingenuità di questa immagine é evidente, e deriva, forse, anche da una certa cognizione diffusa dello Stato che si perde nel tempo. Certo, erede dei tempi in cui la gente pensava allo Stato come ad un 'padre', ora altruista, ora severo ed esigente. E comunque pensava che lo Stato fosse un'entità indipendente materializzata in persone, istituzioni o simboli sovrapposti alla vita di ognuno. Potremmo definire questa come la cultura dello Stato oggettivato come fosse una cosa indipendente, sempre temibile ma anche, in certi casi utilizzabile per gli interessi dei più abili o dei più fortunati. Bisogna invece conquistare la consapevolezza che lo Stato è, prima di tutto nell'interiorità di ogni persona: è la comunità interiore radicata in ognuno di noi, in cui ha origine la comunità reale.
Perciò il fondamento della società giuridicamente organizzata è la libertà della persona. Se fosse un potere esterno alla vita dei cittadini lo Stato non potrebbe mai esprimere, come invece deve esprimere l'autolegittimazione dei gruppi sociali, dei corpi intermedi, di cui il primo è la famiglia. Questa convinzione, che non vi sia uno Stato prima davanti o al di sopra dei cittadini, ma solo nel fondo della loro interiore libertà, ci porta a mettere in discussione l'idea di uno Stato separato che elargisce i suoi benefici.
Le scuole non statali costano. Si può affermare che - fortuna - i cittadini non abbienti abbiano a disposizione la scuola statale, essi che non possono permettersi una scuola che costi. Ma le cose stanno veramente così? È piuttosto vero il contrario: ci troviamo di fronte ad un'esclusione pregiudiziale, ingiusta e incivile. Il problema non è che i cittadini non abbienti non possano frequentare le scuole non statali, e perciò hanno gratis la scuola di Stato, ma che i cittadini non abbienti vengano esclusi dalle scuole non statali dallo Stato stesso, che non riconosce il loro diritto di frequentare, se vogliono, le scuole non statali senza oneri economici".
Ce n'è abbastanza per riflettere. Qui mi fermo.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente.
Anch'io, come ho già ribadito, ritengo che questa legge proposta dalla Giunta non sia una scelta condivisibile. Penso sinceramente che sia un primo passo - condivido pienamente, infatti, quanto sostenuto dal Consigliere Tapparo - verso un attacco al sistema della formazione scolastica pubblica. Tra l'altro, è un attacco che, secondo alcuni compreso il sottoscritto, vede schierato in prima linea lo stesso Ministro Moratti. A questo proposito, circola già l'interpretazione del Ministro Moratti sulla scuola, e cioè una scuola privata aperta al pubblico e non una scuola pubblica per tutti.
Mi sembra una definizione chiara ed illuminante della situazione, con la quale dovremo fare i conti in futuro.
Ritengo opportuno riflettere, altresì, su alcuni aspetti che emergono dalle letture del Consigliere Chiezzi, che illustrano le opinioni di chi invece, è a favore di questo testo legislativo. Dal modo in cui viene presentato il dualismo tra scuola pubblica e scuola privata, nonché dal documento che stiamo ascoltando, emerge come sia veramente chiarificante l'intenzione della maggioranza.
Viene detto - lo abbiamo ascoltato - che lo Stato sfila dalle tasche dei cittadini i soldi per sostenere le scuole pubbliche. Mi sembra una visione totalmente distorta. Pensare tutto questo sulla gestione delle finanze dello Stato, che è obbligato a fornire dei servizi basandosi su un'imposizione fiscale, mi sembra una visione non liberista e che vada esattamente nel senso opposto di qualsiasi indirizzo di tipo sociale. Sono perfettamente convinto della possibilità di una migliore formazione dei cittadini, in cui la differenza economica non rappresenti un ostacolo al raggiungimento di tale obiettivo. Non sarebbe soltanto una visione sociale di tipo ugualitario, che talvolta può sembrare retrograda, ma è una visione che darebbe possibilità allo Stato stesso, nel senso che uno Stato che ha voglia di crescere, si preoccupa di acquisire tutte le capacità che sono presenti al suo interno, senza fare discriminazioni economiche, che potrebbero portare a tagliare delle conoscenze e la possibilità di crescita delle persone.
La visione privatistica, per la quale è meglio investire soldi pubblici per istituti privati, che portano a selezionare, quindi a non recuperare le capacità esistenti, è veramente deleteria.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Questo emendamento è stato presentato perché oggettivamente è molto difficile, per chi si contrappone nettamente al provvedimento, trovare delle soluzioni limatura. Infatti, questi progetti, nascendo già in forma antitetica, hanno un limite o comunque una differenziazione di fondo che è impossibile recuperare con qualche aggiustamento.
La tesi che sostengo, che può essere certamente di parte, è che questa proposta sia ancora più difficilmente emendabile rispetto al passato. Siamo partiti con una proposta di respiro (magari non condivisibile); strada facendo, l'Assessore Leo ha assunto la responsabilità di non mescolare il buono scuola e il diritto allo studio. L'operazione di rielaborazione ha asciugato molto il provvedimento, che comunque aveva un certo percorso, sul quale si poteva sostenere qualche intervento correttivo.
Adesso è sempre più difficile farlo; se non si modificano radicalmente alcune parti (che non credo la maggioranza possa accettare), è un percorso difficilmente praticabile. Per questo motivo, nei limiti delle forze che ognuno ha e può esprimere, l'obiettivo è quello di riuscire a prolungare ragionevolmente i tempi, come unico significato politico della nostra azione.
Devo anche dire, Assessore Leo, che probabilmente qualche tirata d'orecchie, magari dalle somme Autorità della Chiesa, l'avrà ricevuta perché si chiederanno: "Ma come, in Lombardia, in Veneto, in Liguria abbiamo persino fatto il referendum e in Piemonte non c'è ancora nulla? Assessore Leo, ma pesa così poco in Consiglio regionale? Ma il Presidente Ghigo non è sollecito?".
Solo ultimamente il vostro Gauleiter ha messo a ferro e a fuoco la maggioranza per portarla a operare, e devo riconoscere che ultimamente ha operato senza perdere un colpo, anche se, facendo la media del lungo periodo, colpi ne ha persi.
è, comunque, un successo per l'opposizione l'aver portato a metà 2003 un'ambizione che, probabilmente, l'Assessore Leo voleva vedere chiusa già nel settembre 2001, se non ricordo male. La questione è stata un po' in standby per un anno, con tira e molla...



(Commenti dell'Assessore Leo)



TAPPARO Giancarlo

Questa è la parte tua, che sta nella tua anima; io parlavo delle cose normali, non quelle dell'anima, ma quelle che si materializzano tra noi poveri mortali.
Questa parziale opposizione è un successo, anche se, su venti Consiglieri della minoranza, ha condotto pienamente questa battaglia un numero minore di Consiglieri. C'è un successo politico, che può ancora essere portato avanti e che assume un significato importante.
Rispetto a questo, non possiamo pensare di avere mancato in qualcosa.
Per questo motivo, dico che l'emendamento è globale; resto convinto del forte limite della proposta della maggioranza e, pertanto, mi contrappongo in questo modo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Condivido l'impostazione data dal Consigliere Tapparo. Si tratta di un emendamento abrogativo, che raccoglie una serie di proposte che chiedono di abrogare il comma di questo articolo, dopo aver votato, tra l'altro, la richiesta di abolizione dell'articolo nel suo insieme. Quello che non siamo riusciti ad ottenere con un solo emendamento, tentiamo di ottenerlo abolendo comma per comma.
Le motivazioni sono quelle che spiegava il Consigliere Tapparo: pensiamo sia un bene che questo provvedimento non abbia ancora visto la luce. E' un bene che sia rimasto nei cassetti, perché l'impostazione originale non affrontava il tema del diritto allo studio, bensì quello dei buoni scuola a favore di una parte di scuola ben definita. E' questo il motivo della nostra forte opposizione.
Se questo provvedimento non vedrà la luce, sarà un bene per la politica della Regione, anche se la Giunta persiste nella volontà di andare avanti.
Difficilmente potrà trovare una vera collaborazione da parte dell'opposizione, perché l'opposizione potrebbe collaborare nel contesto di un provvedimento diverso: quello che affronti la tematica in generale e non nel particolare.
Finché l'ispirazione del provvedimento resta quella che è, molto limitata e molto particolare a sostegno delle famiglie che hanno già scelto la scuola confessionale, non possiamo pensare che sia granché migliorabile.
Certo, qualche ritocco potrebbe essere apportato, ma non modificherebbe la sostanza del provvedimento. Il provvedimento rimarrebbe in tutta la sua negatività. Chiedere che gli articoli e i commi vengano aboliti, è una delle strade più dirette per ottenere un risultato. Potremmo, se passassero le nostre proposte, riscrivere una legge diversa. Sappiamo che il tempo fino ad ora passato, non ha ridotto la volontà della maggioranza dell'Assessore Leo in particolare, per ottenere l'approvazione del provvedimento, non disperiamo nel fatto che nelle prossime settimane, con le prossime sedute, ci sia un ripensamento.
Anche perché, a differenza di quanto è avvenuto nel corso delle precedenti fasi di discussione, la discussione tenta di entrare più nel merito, per quello che è possibile, siamo tutti partecipi, c'è, da parte nostra, una maggior speranza che quest'azione possa servire per un confronto. L'azione che conduciamo tende a negare questo tipo di provvedimento in modo tale che sia possibile intervenire in forma diversa a meno che, lo diceva il Consigliere Contu, non ci sia una volontà di stravolgere completamente il senso del provvedimento da parte della maggioranza. Se ci fosse questa volontà, tanto vale prendere la strada di un provvedimento più ampio, più organico sul diritto allo studio. Mi sembra abbastanza evidente che di questo si tratta.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Marcenaro; ne ha facoltà.



MARCENARO Pietro

Non so se la discussione sarà utile al fine di realizzare, sul punto sul quale stiamo discutendo, una legge migliore. Tuttavia consiglierei di guardare e ascoltare con attenzione a coloro che sono interessati alle questioni regolamentari, ai problemi di definizione oggi e in futuro delle nostre discussioni.
Sta emergendo una nuova fattispecie del dibattito che potrebbe essere considerata e potrebbe prestarsi, domani, ad introdurre delle novità nella nostra missione istituzionale. La nuova fattispecie, la definiva oggi un nostro collega in questo modo, è: l'ostruzionismo concordato. Questa è una fattispecie che prima mancava. Sento molti Consiglieri che intervengono dicendo: "noi parliamo, ma, state tranquilli, non vogliamo cambiare niente.
Facciamo un intervento, ma tanto la legge sarà approvata". Sento molti interventi che hanno questo tono e questo taglio. Noi non facciamo parte di questa categoria, noi vorremo provare a cambiare la legge. Assessore Leo non intendo rassicurarla su questo punto. Il nostro sforzo va in questa direzione.
Vorremo cambiare la legge e vi chiediamo una cosa molto semplice quello di far corrispondere i contenuti che la legge ha alla dichiarazione con la quale la legge si apre. Voi scrivete in apertura delle legge - cito a memoria non ricordo la definizione esatta - che la legge è rivolta agli studenti delle scuole statali e paritarie: a noi basta questo, che la legge sia rivolta agli studenti delle scuole statali e paritarie, che le affermazioni successive non contraddicano questa affermazione.
Mentre invece è nostra convinzione che il modo in cui avete sostanziato questa cosa, come voi stessi avete motivato nel caso della discussione preveda uno sviluppo completamente diverso. Voi dichiarate un concetto perché sapete che non potete fare altro perché ci sono dei vincoli costituzionali e quindi dovete parlare di una legge rivolta a tutti, e poi costruite un meccanismo per il quale lo stesso che voi affermate all'inizio della legge è contraddetto dalle misure successive. Per questo noi siamo qui ad aspettare che si apra un confronto e una possibilità di risposta, di coerenza sui punti che abbiamo sollevato e sugli emendamenti che abbiamo presentato.
Sono abituato che i margini dei cambiamenti li verifico alla fine di una discussione, ciascuno di noi valuterà e apprezzerà se questi cambiamenti sono stati piccoli o grandi, sufficienti o non sufficienti.
Un'opposizione che avvenga in questo modo, porta alle degenerazioni come quella alle quali abbiamo assistito l'altra notte, quando si stabilisce al mercato nero il prezzo in tempo degli emendamenti e si va a quelle soluzioni. Penso che quel tipo di prosecuzione, non sia un'azione utile per chi abbia a cuore i contenuti di un confronto e neanche utile dal punto di vista del rigore istituzionale.
Sono stato ben contento di potermi risparmiare una notte, non lo dico per dare la colpa a qualcuno come gli altri, però se ci si mette in un certo canale, si finisce a quelle soluzioni. Non può essere che l'unico obiettivo del confronto sia quello di far passare il tempo, il tempo serve se è un tempo che viene impegnato per confrontarci sui contenuti e verificare le possibilità che esistono, grandi o piccole, ma quella è una valutazione che ciascuno fa alla fine di una discussione per apprezzare il tanto o il poco, ma dovrebbe essere uno sforzo comune.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento rubricato n. 19.
Il Consiglio non approva Emendamento rubricato n. 490 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Papandrea e Contu: All'articolo 1 il comma 1 è sostituito dal seguente comma: "La Regione Piemonte al fine di superare gli ostacoli che impediscono di assolvere compiutamente l'obbligo scolastico e ad assicurare il proseguimento degli studi laddove lo impediscano problemi di ordine economico, con la presente legge programma e attua servizi e contributi finanziari a copertura totale o parziale degli oneri a diretto carico delle famiglie per il pagamento dei costi dell'istruzione" La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Vedo con piacere che questo emendamento tocca un punto cruciale che divide l'opinione dei vari Gruppi sulla legge, cioè la questione delle risorse che deve impiegare lo Stato e devono impiegare le famiglie.
Proprio sulla questione delle risorse il documento che sto leggendo è giunto ad un passo molto in sintonia con questo tema: "Questo è il punto cruciale di tutta la questione: le famiglie faticano a far quadrare i loro bilanci, vengono sistematicamente escluse dalla possibilità di scegliere una scuola diversa da quella statale. Dato che dovrebbero pagarsela, la scuola non statale diventa un lusso.
Ma chi vuole questo? Le scuole che per poter funzionare devono per forza costare, o i Governi dello Stato, che hanno cronicamente defraudato le famiglie della possibilità di scegliere?".
(Rileggo quest'ultima frase: "Ma chi vuole questo? Le scuole che per poter funzionare devono per forza costare, o i Governi dello Stato, che hanno cronicamente defraudato le famiglie della possibilità di scegliere?") "Bisogna sollevare con forza tale questione; è in gioco la libertà di scelta.
Un numero indefinibile di famiglie che sicuramente avrebbe a cuore che i figli ricevessero un'educazione cattolica da parte della scuola che frequentano, non può realizzare questo desiderio.
Come si può calcolare questo numero? Impossibile. Esso si nasconde nella rassegnazione o nell'accettazione realistica dell'impossibilità economica.
Talvolta, persino si consola con altre ragioni, come accade spesso: fare di necessità virtù.
Tuttavia, questa esclusione, questa forzata rinuncia ha un peso sociale non indifferente. Significa, infatti, per migliaia e migliaia di famiglie, una riserva morale nei confronti di un servizio fondamentale come quello della scuola. Una riserva il cui effetto sociale è comunque un indebolimento dello spirito di partecipazione.
Vi è, poi, tutta una fascia di famiglie che con questa esclusione viene colpita da un'altra forma di ingiustizia. La scuola non statale comprende anche certe istituzioni legalmente riconosciute, che storicamente hanno svolto un compito spesso giustamente criticato, ma che in ultima analisi ha consentito il recupero scolastico di ragazzi orientati ad abbandonare gli studi.
Qui si può porre questo problema: perché solo un certo numero di famiglie abbienti o disposte a fare sacrifici economici, ha potuto approfittare di questa possibilità? Perché i figli delle famiglie che non erano in condizione di sostenere i costi di queste scuole, spesso veramente esosi, sono stati sistematicamente esclusi dal recupero, finendo spesso come si dice amaramente, sulla strada? Non c'è dubbio che un'iniziativa dello Stato che estenda anche alle famiglie che scelgono la scuola non statale le condizioni delle altre famiglie, avrebbe un duplice aspetto: includere tutti i ragazzi disorientati nella possibilità del recupero ed eliminare l'esosità economica legalizzata di certe scuole". Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Con gli emendamenti, oltre ad esprimere l'opposizione nei confronti di questa legge, cerchiamo anche di indicare un modo diverso di concepire i provvedimenti e le leggi, nel campo dell'istruzione. Individuiamo, cioè, i soggetti che potrebbero e dovrebbero essere aiutati, in particolare quei soggetti più bisognosi di sostegno, che non sono stati in grado di reggere un certo percorso scolastico e si trovano nella necessità di un recupero.
Generalmente, questa situazione coinvolge gli strati sociali che vivono situazione più difficoltose.
Il riferimento del Consigliere Chiezzi alle risorse è quanto mai importante; è evidente che le famiglie più bisognose, se potessero non pagare le tasse e utilizzare tale denaro per lo studio dei loro figli probabilmente avrebbero ugualmente delle difficoltà. Infatti, rientrano già in quelle fasce di reddito che vengono tassate meno, ma hanno maggiori esigenze; difficilmente potrebbero trovare quelle risorse che permettano ai loro figli la frequenza della scuola e, secondariamente, avere una politica ulteriore di sostegno e assistenza alla stessa.
Noi riteniamo che questa legge non debba vedere la luce; in ogni caso se dovesse essere emanata, dovrebbe - secondo il nostro parere - essere modificata integralmente. Dovrebbe essere un'altra legge.
Se l'Assessore accettasse di entrare in discussione su un'altra legge con altra impostazione di fondo, gli emendamenti proposti potrebbero essere presi in considerazione. Percorso che permetterebbe la nascita di una legge con finalità e - ci auguriamo - risultati positivi.
Di fronte ad una Giunta non disposta a sentire, pensando che la legge sia quella e che su quel testo si debba lavorare, rispondiamo che lavoreremo affinché quel testo non passi, poiché non consideriamo migliorabile l'impostazione di fondo. E' ovvio: piccoli miglioramenti possono essere apportati, senza però modificarne l'impostazione di fondo.
La legge contiene una contraddizione tra le dichiarazioni e le intenzioni, annunciate all'inizio dell'iter, di una legge di valore universale, e il fatto che concretamente non lo sia. Questo, è un elemento grave, da denunciare, che dimostra le reali intenzioni di chi ha predisposto il provvedimento.
Non mi pare che ci sia oggi, concretamente, da parte della maggioranza la disponibilità a far sì che tra le dichiarazioni e gli intenti annunciati e la riscrittura dei contenuti effettivi della legge, vi sia omogeneità.
Non essendoci tale disponibilità, sosterremo tutti gli emendamenti che stravolgono questo principio, cercando di riportare la legge entro la sua logica. Con gli strumenti a nostra disposizione - come abbiamo, in questi anni - tenteremo di bloccare ulteriormente il percorso della legge.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Tapparo; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Grazie, Presidente.
Viene posto il problema degli oneri dovuti ai costi dell'istruzione ai carico delle famiglie. La mia è solo una battuta, ma il giovane che sceglie il canale della formazione professionale non scolastica, che non accede al diritto allo studio, è un giovane svantaggiato: non è il figlio dell'avvocato o dell'ingegnere che si iscrive ai corsi di formazione professionale - soprattutto quelli di primo livello. Inoltre, delle spese di trasporto, di mensa, deve farsi carico la famiglia anche se a bassissimo livello di reddito. Avrei gradito, Assessore Leo, che parallelamente al discutibile tema del buono scuola, si affrontasse il problema delle categorie più deboli della nostra società, che non iscrivono il figlio al liceo, ma lo indirizzano verso la formazione professionale.
Stiamo risolvendo il problema del pagamento della retta delle scuole private per alcune famiglie, mentre nelle periferie di Torino ci sono famiglie monoreddito, o a reddito basso, che mandano i loro figli alle scuole di formazione professionale, spesso non vicine a casa, per cui devono sobbarcarsi i costi del trasporto, della mensa, ecc., e che non hanno, invece, alcun riconoscimento.
Chiedo all'Assessore Leo - che forse in sede di dichiarazione di voto del provvedimento finalmente si pronuncerà - in che contesto, in che quadro, con quale sistema, si intende collocare la formazione professionale nel sistema dell'istruzione nella nostra Regione. É un quadro interamente da progettare, ed è per questo che è bello e difficile.
Occorre, però, pronunciarsi.
Ritengo, Assessore Leo, che questa parte della formazione - quella professionale - alla quale si intende dare pari dignità, abbia carenza di competenze, conoscenze, sensibilità e volontà di "mettere mano nel buiolo".
E', infatti, molto più complicato e meno nobile, con meno proiezioni all'esterno.
E' questo che mi amareggia: da una parte, ingaggiate una battaglia per risolvere i problemi delle famiglie di un certo reddito relativamente al pagamento delle rette delle scuole paritarie, private, non pubbliche - ma comunque inserite nel sistema dell'istruzione nazionale, e dall'altra, non c'é una parola per quelle migliaia di famiglie che hanno redditi molto bassi. Ovviamente, le scuole di formazione professionale sono gratuite poichè attraverso le convenzioni come Regione paghiamo i titolari della formazione, siano essi i Salesiani, lo Ial, l'Enaip e qualsiasi consorzio privato. Ma la distribuzione sul territorio del sistema di formazione professionale è di quando più casuale esista; un giovane che vive a Carmagnola o a Lanzo si trova fortemente penalizzato nel trasporto, nel servizio mensa, ecc. Infatti, il sistema della formazione professionale non è così diffuso, specie quella di primo livello - il secondo livello si fa spesso in alternanza scuola/lavoro, e la diffusione è maggiore.
Anche le 120 ore di formazione per gli apprendisti, nascondono un'ingiustizia: i giovani devono comunque accedere alle sedi di questa formazione integrativa - diciamo così - al percorso da apprendistato.
Se l'Assessore Leo parlasse anche di questi temi, gli si potrebbe dare una collocazione diversa alla sua proposta; ma come fatto a sé, come cosa di nicchia, il diritto al buono scuola, mi sembra, francamente preoccupante, soprattutto alla luce di quest'ambizioso emendamento, che intende dare un quadro al problema finanziario dell'istruzione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Placido; ne ha facoltà.



PLACIDO Roberto

Riprendo la parte dell'intervento del collega Marcenaro rispetto al comma 2 dell'articolo 1, dove il provvedimento viene inquadrato all'interno della legge n. 62/2000 e si parla di scuole sia statali sia paritarie. Intervento che intendo continuare relativamente al comma 3.
Oltre a parlare di handicap, ci si riferisce anche alle "spese sostenute e documentate relative alla frequenza e all'iscrizione". Non si parla solo dell'iscrizione - o della retta - ma anche della frequenza. Relativamente alla frequenza, è indubbio che per mandare un ragazzo...



PRESIDENTE

Chiedo scusa, ma stiamo discutendo il comma 1, non il numero 3.



PLACIDO Roberto

Ho soltanto preso ad esempio quanto contenuto nel comma 3 - pur dovendo intervenire sull'emendamento rubricato n. 490 - che, se l'indicazione dei colleghi è esatta, parla di "contributi finanziari a copertura totale o parziale degli oneri diretti a carico della famiglia". Il mio, dunque, è un tentativo di giudizio parallelo fra l'emendamento che parla degli "oneri a copertura parziale o totale", e quanto contenuto nel comma 3, sul quale evidentemente, ritorneremo.
Se con il provvedimento della maggioranza, ci fosse l'intenzione di coprire realmente le spese che tutte le famiglie sostengono e non solo di una parte, noi saremmo assolutamente disponibili e pronti ad entrare nel merito. D'altronde, con l'Assessore abbiamo avuto più occasioni di parlarne, sia in Consiglio sia in altre sedi, in maniera netta, ma anche cordiale: sul tema, però, non riusciamo a trovare un punto d'incontro.
Ma il problema è proprio qua: tasse d'iscrizione - o retta che dir si voglia - trasporto, mensa, libri, attività extra scolastiche. C'é una discriminazione in cui, di fatto, si trovano le famiglie. E' stato fissato un tetto di reddito, a livello nazionale, per poter accedere alle borse di studio della legge nazionale pari a trenta milioni di vecchie lire e l'intenzione dichiarata dall'Assessore e dai colleghi della maggioranza è di arrivare a 120 milioni di lire; per cui ci sarà una borsa di studio statale - non so se di serie A o B - che si ferma ad un certo reddito, e poi si ci sarà quella regionale, che farà riferimento a un altro reddito.
Questi sono i problemi che non volete affrontare, al di là di dichiarazioni che lasciano il tempo che trovano e di ordini del giorno che valgono per quello che valgono. La Giunta dice: "Dopo questo provvedimento affideremo risorse alla legge n. 49, alle borse di studio...".
Adesso occorre misurarsi; e la realtà attuale, purtroppo, è che non ci sono risorse sufficienti sulla legge n. 49. Avete congelato i fondi sulle borse di studio universitario, sull'assistenza scolastica e sulle borse di studio di cui alla legge n. 62.
Sembra un vecchio ritornello, un disco incantato, ma questo è la condizione reale. Se l'intento fosse effettivamente quello di dare contributi finanziari a copertura totale o parziale degli oneri a diretto carico delle famiglie per il pagamento dei costi legati all'istruzione, non ci sarebbe alcun problema. Il fatto è che questo è un provvedimento guercio e strabico, vede solo da una parte e non può assolutamente essere condiviso da noi.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Riggio.



RIGGIO Angelino

Grazie, Presidente.
L'emendamento che è stato presentato dai colleghi Chiezzi, Papandrea e Contu, mi trova d'accordo, perché pone l'accento su una questione assolutamente importante.
L'emendamento recita: "La Regione Piemonte, al fine di superare gli ostacoli che impediscono di assolvere compiutamente l'obbligo scolastico e ad assicurare il proseguimento degli studi laddove lo impediscano problemi di ordine economico, con la presente legge programma e attua servizi e contributi finanziari a copertura totale o parziale degli oneri a diretto carico delle famiglie per il pagamento dei costi dell'istruzione".
Può sembrare che gli emendamenti che presenta l'opposizione possano essere tacciati dall'Assessore di "benaltrismo". Nel momento in cui finalmente un Assessore decisionista si presenta e dice: "Facciamo qualcosa", ecco che l'opposizione si mette a ricordare altri problemi più urgenti. Il Consigliere Placido, essendo grande conoscitore dell'argomento, insiste giustamente su un dato fondamentale: se non ci sono risorse per la legge n. 62, che senso ha in questo momento investire rispetto alla vicenda del buono scuola? Ma io vorrei allargare il discorso: non so quando interverrà l'Assessore Leo, ma nel momento in cui lo farà vorrei che rispondesse a queste domande: qual è lo stato dell'istruzione in Piemonte? Cioè quanti sono i ragazzi che arrivano al livello della laurea, del diploma, della scuola dell'obbligo? Quanti sono gli abbandoni nel corso degli studi e a quali classi sociali appartengono? Quali sono gli impedimenti che spingono tantissimi giovani a non poter concludere il loro corso di studi e portano la Regione Piemonte ad indebolirsi di quella che appare essere la risorsa più interessante, quella dei cervelli? Si parla moltissimo della questione della televisione. Vi é stato un grosso dibattito sul ruolo che può assumere la televisione, se la televisione debba avere un ruolo di carattere educativo, volto, cioè, a formare dei cittadini, oppure debba servire ad un meccanismo di tipo consumistico.
La risposta a questo tipo di interrogativo è sotto gli occhi di tutti nel senso che a comandare oggi il meccanismo di produzione del programmi è soprattutto l'audience, perché l'obiettivo fondamentale è quello di attirare: "a me gli occhi". Questo è il senso di questo grande strumento di ipnotismo che è la televisione: "a me gli occhi", perché l'attenzione dei cervelli venga rivolta ai prodotti che devono essere acquistati.
Allora, si vede che la merce più preziosa che c'é sul mercato è il cervello, l'intelligenza delle persone che, in qualche modo, deve essere catturato dal meccanismo pubblicitario. Se il sistema dei media e della pubblicità hanno capito che questa è la risorsa fondamentale, ci stupisce che non lo capisca questa Giunta. In realtà, la risorsa fondamentale nella nostra comunità e nella società moderna è soprattutto il cervello e l'intelligenza delle persone, la loro capacità di produrre. È chiaro che il pubblicitario ha interesse a vendere determinati prodotti e tende a catturare il cervello a quello scopo, ma lo valorizza. Stupisce che dei governanti della Regione Piemonte non si pongano il problema di andare a valorizzare il cervello e l'intelligenza, considerando assolutamente secondario il fatto che ci sia una grande dispersione.
Assessore, quali sono i meccanismi della dispersione? Quali sono i meccanismi per cui i giovani abbandonano? Con le poche risorse che ha a disposizione e con il tempo in cui lei, in questa Giunta, governerà il Piemonte (speriamo poco), come intende correggere questo tipo di situazione?



PRESIDENTE

La ringrazio. Procediamo alla votazione dell'emendamento.
Indìco la votazione nominale (richiesta dai Consiglieri Cattaneo e altri) mediante procedimento elettronico, sull'emendamento rubricato n. 490.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 Consiglieri hanno votato SÌ 4 Consiglieri hanno votato NO 30 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 516 presentato dai Consiglieri Riba, Manica Muliere, Marcenaro, Placido, Suino, Riggio e Ronzani: Il comma 1 dell'articolo 1 dell'emendamento è così sostituito: "La Regione Piemonte nel quadro delle norme costituzionali che garantiscono il diritto all'istruzione e alla formazione contribuisce a sostenere l'esercizio del diritto allo studio da parte delle famiglie e degli studenti sulla base dei criteri fissati dalla legge 62/2000 e dalle risorse aggiuntive che ai sensi della presente legge saranno previste nelle leggi di bilancio" La parola al Consigliere Marcenaro per l'illustrazione.



MARCENARO Pietro

Illustro l'emendamento, perché questo è uno dei punti sui quali chiediamo una risposta, prima che si entri in questa procedura di ostruzionismo concordato, che una parte dell'Aula pratica. Intendiamo illustrare il nostro emendamento, per vedere se si riesce a fare una discussione.
Il punto è molto semplice: nell'emendamento presentato dai Capigruppo della maggioranza, il richiamo alla legge 62 è fatto solo per definire le scuole paritarie. In altri termini, non viene fatto un richiamo all'impianto delle scelte della parità, che per la prima volta sono state introdotte nel nostro Paese, attraverso la legge 62.
Nel testo che la maggioranza ha presentato, viene richiamata la legge 62 solo per definire le scuole paritarie, dicendo: "Le scuole paritarie così come definite ai sensi della legge 62".
Attraverso questo emendamento, chiediamo di assumere la legge 62, non solo per definire le scuole paritarie, ma come impianto e schema sul quale cercare una possibile convergenza. Lo schema, cioè, nel quale si tenta di dare una soluzione equilibrata al riconoscimento che viene dato alle famiglie che frequentano la scuola privata, in un quadro che consideri l'insieme delle famiglie e l'insieme dei diritti allo studio.
Non ho ancora sentito una risposta contraria, non ho ancora sentito dire: "Questo non è possibile farlo, perché vogliamo sostenere solo le famiglie che scelgono la scuola privata". Qualora sosteneste questo, non ho sentito - e vi chiedo di farlo - nessuno di voi dire di adeguare il testo che presentate a quello che intendete fare.
Assumetevi la responsabilità di cancellare dalla premessa dell'articolo quel passo in cui si dice: "Per coloro che frequentano le scuole statali e le scuole paritarie"! Presentate un testo che parli solo delle scuole paritarie, un testo che ci troverà in dissenso, ma del quale almeno riconosceremo la coerenza.
Qui, invece, siamo di fronte a un'ipotesi intellettualmente non onesta che non presenta ai cittadini e al dibattito in quest'aula una proposta che corrisponde alle intenzioni. Noi vi chiediamo di ristabilire una visione coerente! Assessore Leo, le chiedo una risposta! Le chiedo di capire, in modo motivato, perché la legge 62 non possa essere presa come impianto, perch non assumete la responsabilità di dire che è una legge che riguarda solo le scuole paritarie e presentate una proposta che non è una cosa n l'altra.
Datemi una motivazione, ditemi dov'è la coerenza di questo provvedimento! Lo chiedo anche ai colleghi del Gruppo Radicale: perch nella legge c'è questo testo? Perché c'è un richiamo alle scuole statali e alle scuole paritarie, che poi viene contraddetto? I colleghi Radicali hanno espresso molte volte la loro idea: l'idea che questi soldi debbano andare esclusivamente alla scuola privata. Ma, allora scrivetelo in questa legge! Perché vi prestate a un raggiro? Lo chiedo a tutti, anche ai colleghi del centrosinistra che sostengono questa legge: spiegateci il perché di questo punto.
Perché il richiamo a una mediazione difficile, che è stata raggiunta come quella della legge di parità (la legge 62), non può essere considerato un punto sul quale rispondere positivamente anche alle domande che provengono da altri mondi, che ci interrogano su questo? Lo ripeto: insisto su questo emendamento, perché c'è un elemento di coerenza che riguarda molte parti, sulle quali aspettiamo una risposta.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Riba, che interviene in qualità di Consigliere.



RIBA Lido

Assessore Leo e Presidente Cattaneo, i nostri emendamenti sono stati scritti perché hanno un contenuto di portata normativa e politica significativa. Sono anche degli emendamenti attraverso i quali cerchiamo di ottenere, da parte dell'intero Consiglio, degli elementi di riflessione utili per la prosecuzione e - speriamo - per una positiva conclusione di questo dibattito.
Sottolineo alcuni aspetti che ha già esposto il collega Marcenaro: con la legge 62 abbiamo realizzato un principio importante, sul quale credo si possa lavorare per alcune legislature: il principio della parità e del pari riconoscimento della scuola pubblica, che si divide in scuola statale e scuola pubblica non statale.
In questa situazione si aggiunge, da parte vostra, un elemento di evidente alterazione del principio della parità, ma è un'alterazione del principio della parità a favore di un altro principio che non è presente nella legge 62 e che discutibilmente si può considerare costituzionalmente ammissibile o corretto. Nel senso che, attraverso una serie di elementi che abbiamo cercato finora di porre in discussione, di rimuovere, volete continuare a considerare l'opportunità di una legge che privilegi nettamente la scuola privata rispetto al resto della scuola pubblica.
I miei compagni di Gruppo si sono già sforzati di spiegarlo, e non so fino a che punto abbiate preso nota; se continuate a prescindere da questo passaggio, credo che non faremo molti passi avanti nella discussione di questo provvedimento.
Poiché noi del Gruppo DS non siamo per l'ostruzionismo concordato, n in alcuni passaggi del giorno né in alcune ore della notte, ma siamo per la discussione del merito, continueremo ad aspettare che vi decidiate a discutere il merito.
Il merito, caro Assessore Leo, è inutile che lo facciamo discutere da "La voce del popolo", dal Cardinale Paletto - al quale invio i miei deferenti ossequi - e a quanti altri si vogliano impegnare su questa partita! Il merito è che abbiamo una legge (la legge 62) che stabilisce il principio del pari riconoscimento della scuola non statale e della scuola statale come scuole pubbliche, ma voi continuate a immaginare un percorso attraverso il quale quella posizione viene alterata.
Assessore Leo, ha detto al Cardinale Poletto come stanno veramente le cose? Probabilmente, dovremmo allargare il discorso, perché non stiamo dicendo di non inserire un adeguato riconoscimento delle spese e degli oneri per gli studenti che frequentano la scuola pubblica non statale. Mi chiedo, però, Assessore Leo, perché lei non consideri che, nel momento in cui ci facciamo carico di riconoscere i maggiori oneri o gli oneri per la frequenza della scuola privata, non vogliamo riconoscere e mettere sullo stesso piano gli stessi oneri per la frequenza della scuola pubblica.
Questi, hanno qualche caratteristica di diversa definizione, ma non sarà certo lei, Assessore, a negare che ci sono delle famiglie che spendono due o tre milioni all'anno per mandare i figli a scuola, per via dei trasporti alle quali non diamo aiuti, perché il costo dei trasporti è sostenuto solo per la scuola dell'obbligo e non agli altri. Quando noi diciamo che vogliamo realizzare un paniere in cui inserire i costi che hanno le famiglie, senza rovesciare il fatto che se le famiglie hanno figli che frequentano una scuola non statale abbiano una condizioni di privilegio una condizione di privilegio può derivare dalla condizione economica della famiglia, dal livello di sbarramento dalla soglia di franchigia che noi possiamo riconoscere, ma non può certo derivare dalla costituzione di un paniere che, artatamente finanzi soltanto la scuola privata. Quando una volta si diceva: "cambiato posto a sedere, cambiato parere", non era di destra quella frase, ma nel momento in cui ci si siede al banco di un Assessorato di una istituzione pubblica, ci si deve far carico del fatto che perderemo 20 mila insegnanti tra i precari nella scuola pubblica.
Questo è ciò che serve al Ministro Moratti, per ridurre, a carico di quel genere di servizio, dei soldi per utilizzarli per altre cose. Sono sicuro che anche l'Assessore avrebbe qualcosa da ridire su che cosa ne facciano le altre scuole di questi soldi. In questa situazione specifica noi discutiamo di una utilizzazione di 35 miliardi, che sono tanti se consideriamo anche il fatto che non abbiamo una lire di disponibile, ma che rappresenta un impegno gravoso sul bilancio del prossimo anno. Noi siamo convinti che quei soldi non ci saranno mai, né adesso né l'anno prossimo, almeno non in quella misura. Cominceremo a spiegare che quei 1700 miliardi stabiliti per la viabilità, l'Assessore Casoni sa benissimo di non averne la disponibilità altrimenti non chiederebbe pubblicamente alle Fondazioni delle Casse di Risparmio di finanziare la realizzazione delle strade. Ci provi anche lei, Assessore Leo, a chiedere alle Fondazioni di finanziare la scuola. Almeno è in linea con il carattere e le caratteristiche di quel genere di istituzione, allora anche lei, Assessore Leo, con il suo posto a sedere ,dovrebbe mantenere un particolare riferimento al suo ruolo di difensore della scuola pubblica, in un momento in cui non diciamo affatto che questo deve significare un'esclusione di attenzione agli oneri di chi frequenta la scuola privata.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Galasso; ne ha facoltà.



GALASSO Ennio Lucio

Vedo che il dibattito si sta animando con tentativi di contributi seri. Formulo subito una sorta di slogan: se il Consigliere Marcenaro denuncia un ostruzionismo concordato, per certi versi, possiamo dire che auspica un ostruzionismo concordando.
La lettura che viene offerta è una lettura monca. In definitiva dell'articolo, si ferma l'attenzione sul secondo comma che all'interno della costruzione dell'articolo stesso è, per certi versi, quello meno significativo perché quello più scontato.
Il primo comma fissa un principio che è quello di garantire l'esercizio del diritto alla libertà di scelta educativa delle famiglie secondo i criteri e le modalità della presente legge. Il secondo comma provvede ad indicare che la legge, quindi l'articolo, si colloca nel rispetto delle locuzioni della legge n. 62. Ma è significativo il terzo comma. Il terzo comma chiarisce che: "il contributo è erogato nei limiti delle risorse regionali disponibili, a parziale copertura delle spese sostenute e documentate relative alle frequenze e alle iscrizioni, nonch per gli alunni portatori di handicap, per il personale e insegnante di sostegno". Questo è il nodo centrale dell'articolo. Per cui tutte le domande sono superflue se non considerano il terzo comma.
Ripeto, il secondo comma è una mera guida alla lettura della legge.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Tapparo, ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Seguivo attentamente la difesa del Consigliere Galasso. Mi viene da dire che ci vorrebbe una legge Cirami anche per riuscire a rafforzare la difesa di un provvedimento che è difficilmente difendibile. La legge sulla parità, nella sua elaborazione, non prevedeva un completamento attraverso una legge nazionale sul buono scuola o tante leggi regionali sul buono scuola, quasi come fosse una legge madre, una legge delega che poi aspettasse dei decreti legislativi.
L'emendamento dei Consiglieri mette in evidenza un forte limite e una forte carenza. E' chiaro che accettarlo da parte - auspico che venga accettato - della maggioranza e dell'Assessore Leo, è veramente un salto logico rispetto al tipo di approccio che la maggioranza e l'Assessore Leo hanno riposto con questo strumento. Ovviamente, non solo qui in Piemonte ma così come è stato fatto nelle altre regioni dove il centrodestra ha proposto il buono scuola.
Credo che, senza sminuire il contributo che i Consiglieri danno con questo importante emendamento, nelle numerose ore che abbiamo trascorso in aula a trattare del tema, si sia affrontato anche questo aspetto che poi voi puntualizzate in modo efficace, ma che è stato uno degli elementi della scuola: il ruolo del diritto allo studio.
Dico, ben venga se si accolga questa sollecitazione. Ovviamente non è una cosa da poco e forse l'Assessore coglie che, accettando e inserendo questa sollecitazione, si cambia la filosofia della proposta. Non a caso l'avvocato, collega, Consigliere Galasso ha cercato subito di richiamare tutto l'impianto della norma per dire "è autosufficiente ..." c'é questa cosa ... non è necessaria". Capisce perfettamente che la perorazione che ha fatto il Vicepresidente Riba, molto lucida, è un ariete che picchia contro il provvedimento.
Non so se il Consigliere Galasso nel suo intervento abbia riquadrato la formulazione della maggioranza abbia dato un'apertura dialettica al tema.
Ben venga. Se lo si accoglie, dal mio punto di vista, è un salto fortissimo: cambia la natura del buono scuola e lo fa diventare, resterà solo più formalmente, uno strumento del diritto allo studio.
La cosa che auspico di più è che la maggioranza ritiri il provvedimento. Poiché c'è la possibilità, Consigliere Cattaneo, di aprire una dialettica, auspico che la dialettica si manifesti con il coraggio del ritiro del provvedimento, in subordine, di accettare questo emendamento illustrato dai Consiglieri proponenti che mi sembra un passaggio importante.
Devo dire al Consigliere Cattaneo che non era presente, che subito Galasso ha cercato di tamponare la falla perché sono due elementi diversi.
Mi auguro che venga accolta. Certamente è un'altra cosa. Significa l'apertura al diritto allo studio ed è il riconoscimento che la legge sul buono scuola non è un elemento essenziale del disegno, ma un elemento accessorio, forse un di più.
La legge nazionale è autosufficiente in questo senso, anche se, è ovvio, parallelamente occorre lavorare per completarla dal versante del diritto allo studio.
Ritengo importante la perorazione dei colleghi, dubito però che la maggioranza ne sia toccata. Se la stessa si aprisse su questo tema, come io auspico, si tratterebbe, a mio avviso, di un salto veramente notevole: finalmente riusciremmo a discutere di qualcosa che superi la logica del buono scuola.



PRESIDENTE

Ha chiesto d'intervenire il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

L'Assessore Leo?



PRESIDENTE

Penso sia andato un attimo...



CONTU Mario

Avrei ceduto volentieri la parola all'Assessore Leo, rinunciando al mio intervento.



PRESIDENTE

Può sempre rinunciarvi, Consigliere Contu....



CONTU Mario

Esiste una forte richiesta di dialogo e di entrare nel merito; anche nei momenti in cui più alta è stata l'azione propagandistica, d'opposizione e di ostruzionismo dichiarato al provvedimento, le nostre discussioni non sono mai andate oltre il merito.
La curiosità è quella di riuscire a capire se nella proposta della maggioranza esiste un merito nuovo, se siamo in presenza di un fatto nuovo per il quale, oggi, la maggioranza è in grado di proporre alle opposizioni un qualcosa che coniughi il principio della libera scelta educativa con il diritto di tutti allo studio.
A me non sembra che vi siano le condizioni. Le ipotesi sono due: o si approva la legge sui buoni scuola o si va, nel lungo-medio termine, ad una rielaborazione sotto un'unica legge quadro del diritto allo studio.
Altra alternativa accettabile sarebbe quella di risorse aggiuntive, da parte della Regione Piemonte, a favore di leggi già esistenti; mi riferisco all'innalzamento del reddito, in modo da consentire ad una platea più ampia di studenti - e non solo a quelle 30 mila unità cui si accennava in precedenza - di potere accedere al beneficio della gratuità del libri di testo e, nello stesso tempo, aumentare la dotazione economica di fondo per estendere il diritto alle borse di studio. Provvisoriamente, anche in mancanza di una legge-quadro sul diritto allo studio in grado di raccoglierne tutta normativa intercorsa negli ultimi anni, questo potrebbe essere un ambito che non ci troverebbe ostili, perlomeno, prenderemmo atto che la maggioranza ha ritirato la legge sui buoni scuola.
Non esistono altre alternative; personalmente, non comprendo più di cosa stiamo discutendo, a meno che qualcuno non s'illuda che si possa ancora operare sulla franchigia o sul limite di reddito. Qualsiasi operazione sulla franchigia che non sostenga in modo chiaro che sono ammesse al rimborso, per esempio, le spese sostenute per il trasporto dalle famiglie i cui figli frequentano le scuole statali e che sono al di sotto di una fascia, che può essere di trenta milioni, si scontra con un altro limite di legge che bisognerebbe verificare preventivamente: "le borse di studio non sono cumulabili con altri benefici". Su questo passaggio, chiedo agli uffici di fare un'attenta analisi e verifica; non vorrei che una certa soluzione sia elusiva dei benefici già acquisiti. La legge n. 62/2000 relativamente alle borse di studio, pone limiti tassativi per gli eventuali emolumenti o benefici aggiuntivi. Mi sembrerebbe opportuno tentare di non prendere in giro i beneficiari di questa proposta di legge.



PRESIDENTE

Ha chiesto d'intervenire il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.



CATTANEO Valerio

Grazie, Presidente.
Ho ascoltato con attenzione gli interventi dei colleghi: alcuni svolti per riportare all'attenzione del Consiglio Regionale alcune tematiche, in particolare quelle riportate dal collega Marcenaro, che indubbiamente meritano alcune riflessioni, alcuni per avere chiarimenti, ed altri forse più simpatici, come l'ultimo che abbiamo ascoltato. Stia tranquillo Consigliere Contu, la maggioranza non solo non ritira il provvedimento n.
252, la cosiddetta legge dei buoni scuola, ma sostiene la Giunta Regionale che intende proseguirne l'iter, con la determinazione e l'impegno profusi in cinque sessioni di Consiglio: una quarantina d'ore senza che sia mai mancato il numero legale. Non posso non riconoscere l'importante lavoro del Consiglio Regionale: anche se in modo magari inusuale, ci siamo confrontati sul merito delle questioni che attengono alla scuola e alla riforma Moratti, e di tanti altri temi.
Con la stessa determinazione procederemo i lavori su una legge che noi riteniamo importante, rivendicando il diritto di governare, che abbiamo più volte richiamato in questa aula: faremo di tutto per approvarla; di certo non la ritiriamo.
Siamo disponibili a confrontarci in sede di Commissione e di Consiglio su un'eventuale modifica delle leggi regionali n. 49 e n. 62, e per verificare, all'uscita dei decreti attuativi della riforma scolastica del Ministro Moratti quanto si può fare come Regione Piemonte. Le Regioni sono comunque protagoniste nella riforma Moratti; ritorneremo certamente sul tema.
Alcuni dei temi evidenziati dall'opposizione, sono sicuramente rilevanti, e ci vedono convinti sia nell'ambito del confronto sia nella ricerca di soluzioni per implementare il diritto allo studio. Tutto ciò in altra partita, che non può essere il disegno di legge 252, poiché non è materia di incremento del diritto allo studio, ma vuole semplicemente ribadire una nostra finalità, che viene ripresa nel comma 1 dell'articolo 1 dello stesso disegno di legge: "La Regione Piemonte garantisce l'esercizio del diritto alla libera scelta educativa delle famiglie degli studenti secondo i criteri e le modalità stabilite dalla legge". Non si tratta di diritto allo studio, ma garanzia di una libera scelta educativa.
Il confronto è bene accetto, ma la parte dell'opposizione contraria a questo provvedimento deve fare proposte di merito univoche. Noi abbiamo con voi, un'intesa che intendiamo rispettare e per nulla al mondo violare.
Quindi, se nell'alveo della libera scelta educativa vi sono delle proposte compatibili con le affinità di questa legge, siamo qui per ascoltarle.
L'Assessore Leo è presente e le ascolterà con la dovuta attenzione. Ci confronteremo e vedremo cosa si potrà fare.
stato domandato perché si è scritto "istituzioni scolastiche statali". Non è che abbiamo voluto fare i furbi o non lo vogliamo eliminare. Vedremo con il Regolamento della Giunta regionale quale sarà l'ipotesi del rimborso del buono e quant'altro.
Ripropongo un esempio che ha fatto l'Assessore Leo tante settimane fa: con un indice di spesa, si può ipotizzare che se una famiglia con reddito di cento milioni (parlo di vecchie lire) spende dieci milioni, con un indice del 10%, è in linea con quello che noi vogliamo, e cioè dare un contributo a chi spende di più, a chi guadagna di meno e a chi ha più figli. Come abbiamo sempre detto, questa è una nostra finalità.
Collega Marcenaro, come lei sa, ci sono anche delle scuole statali che fanno pagare non dico delle rette, ma che hanno dei costi per le famiglie significativamente importanti. Pensiamo, ad esempio, alla Scuola Europea Spinelli: è una scuola statale che sta attraversando un momento di difficoltà, dove si pagano, di fatto, delle rette. Ci sono, infatti, delle spese che le famiglie devono sostenere che vanno ben oltre le 100.000 lire delle scuole statali di altro tipo, pensiamo alla scuola americana statale alla scuola ebraica e quant'altro.
Non vediamo nulla di scandaloso se, all'interno di una finalità di una legge che vuole incrementare e garantire la libera scelta educativa, si offre la possibilità alla Giunta, con un proprio Regolamento, di trovare una soluzione anche per contribuire a chi, nell'alveo di una libera scelta educativa, sceglie una scuola di quel tipo, che è statale, ma che comporta dei costi significativamente importanti per le famiglie piemontesi che non se lo possono permettere.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliere Manica.



MANICA Giuliana

A nostro avviso, rispetto ad una serie di problematiche da noi sollevate, questo è tra i più importanti emendamenti di merito che abbiamo presentato, perché complessivamente affronta la problematica relativa alla legge n. 62 e l'allineamento o meno di questo provvedimento ai termini della legge n. 62.
Siamo, cioè, nel cuore della questione, in particolare delle questioni che stiamo ponendo. In sostanza, attraverso una serie di interventi che hanno accentuato aspetti diversi, abbiamo cercato di dirvi che a questo punto bisogna uscire dall'ambiguità di questo provvedimento, che è determinata dalla completa asimmetria tra i primi commi, che obbligatoriamente si richiamano alla legge n. 62 (non solo perché è una legge dello Stato, ma perché è quella che più fedelmente interpreta la Costituzione nell'estensione dei finanziamenti o di riconoscimento dalla scuola statale alla scuola paritaria), cosa che il testo precedente non faceva. Ma nel momento in cui si richiama la legge n. 62 - non si potrebbe fare cosa diversa, volendo stare all'interno del rispetto della norma costituzionale e delle leggi dello Stato - si è costretti, in un comma, a demandare compiutamente ad una delega in bianco alla Giunta la gestione di 18 milioni di euro, circa 35 miliardi di vecchie lire (su cui noi abbiamo qualche dubbio che ci siano, ma questo ha fatto parte di un altro dibattito).
Se i termini sono questi, ritengo che il provvedimento sia peggiorativo rispetto al precedente, perché almeno quello precedente era meno ipocrita, meno ambiguo e meno delegato. Perché diceva sostanzialmente che voi volevate istituire il buono scuola e basta, e non l'applicazione della legge n. 62, che prevede le borse di studio, un meccanismo diverso il finanziamento delle scuole statali e paritarie in modi completamente differenti, tutto questo in una versione anche peggiorativa rispetto all'esperienza di altre Regioni del centrodestra.
Adesso, a due anni di distanza, con qualche esperienza magari da monitorare, avreste - ve lo dico francamente - potuto fare un pochino meglio.
A questo punto, se questo è il quadro, si potrebbe ritornare ad una dichiarazione esplicita in questa direzione: "È il buono scuola" eliminando quella finzione della delega alla Giunta e quella finzione delle premesse. Tuttavia, non mi sembra che questa sia la vostra volontà se ho compreso bene l'intervento del collega Cattaneo quando dice: "Qui non parliamo di diritto allo studio per tutti, ma parliamo di libera scelta educativa". Bisognerebbe, comunque, intervenire a lungo su questa affermazione. Dico molto chiaramente quello che ho capito, e cioè che questa è la legge per il buono scuola, per il 5% delle scuole. Allora, si tolgano le premesse che riguardano la legge n. 62, in cui si afferma che finanziate le scuole statali e paritarie, perché non è vero: di questi 35 miliardi neanche una lira andrà alle scuole pubbliche piemontesi, quindi le premesse sono false. Non si può votare un provvedimento in cui i primi commi sono falsi.
E se i primi commi sono falsi, si fa un'operazione molto seria: noi vi diremmo di rendeteli veri, modificando la parte di delega e inserendo la questione della franchigia, del paniere, delle fasce di reddito, delle borse di studio. Ma se la risposta è quella del collega Cattaneo, che dice di no, e continuate a rispondere di no in questa direzione, davanti a voi ci sono solo due strade: o si entra nel merito delle nostre proposte rendendo coerenti le premesse con il dispositivo (e quindi entriamo nel merito di quella delega e si scrivono alcune precisazioni), oppure si eliminano le premesse e si scrive esattamente quello che farete, e cioè che darete 18 milioni di euro esclusivamente alle scuole paritarie. E siccome lo farete, e dovrete istituire un capitolo di bilancio per quello, non ho capito perché si deve premettere un'altra cosa. Questi due aspetti non stanno insieme: se la parte relativa alla delega non è eliminabile n emendabile nel senso che noi diciamo (o perlomeno in parte nel senso che noi diciamo), i primi commi non possono rimanere così costituiti.
Fino a quando rimarrà questo aspetto di ambiguità, il dibattito sarà inchiodato. Non so se è chiaro: la scelta che dovete operare è questa.
Siamo ormai ad un punto piuttosto avanzato del dibattito; abbiamo fatto anche alcune sedute notturne.
Bisognerebbe arrivare ad un punto di chiarezza e assumere, dal punto di vista della maggioranza, una decisione in questa direzione. Noi, di conseguenza, assumeremo le determinazioni conseguenti a quanto proponete.
Quanto sostenuto dal collega Cattaneo fino a questo momento, è una non risposta alle questioni che abbiamo posto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Placido.



PLACIDO Roberto

Grazie, Presidente. Riprendo quanto ha detto il Presidente Cattaneo: aggiungendo la scuola ebraica e la scuola americana, il 5% diviene 5,01%.
In ogni occasione pubblica riporterò che il 5% è una percentuale inesatta poiché c'è stato un grande balzo in avanti: la preoccupazione è per il 5,01%! Legge n. 62, il punto 9 recita: "Al fine di rendere effettivo il diritto allo studio e all'istruzione a tutti gli alunni delle scuole statali e paritarie, nell'adempimento dell'obbligo scolastico, nella successiva frequenza della scuola secondaria e nell'ambito dell'autorizzazione di spese (...) lo Stato adotta un piano straordinario di finanziamento alle Regioni e alle Province autonome di Trento e Bolzano da utilizzare a sostegno della spesa sostenuta e documentata dalle famiglie, per l'istruzione, mediante l'assegnazione di borse di studio di pari importo, eventualmente differenziato per ordine e grado di istruzione".
Questo il contenuto nella legge; non si dice altro.
Conseguentemente, secondo quanto indicato al punto 2 dell'articolo 1 del provvedimento della maggioranza, in base alle ultime domande, agli studenti piemontesi delle scuole elementari statali e paritarie andranno 188 euro e quelli frequentanti le scuole superiori andranno 324 euro. Non i 1000 euro che indicava il collega Cattaneo! Come maggioranza fate riferimento a una legge dello Stato, che demanda alle Regioni, ma la legge n. 62, al punto 9, dice quanto ho letto, non dice altro! Certo, il provvedimento era più chiaro nella prima versione! Vi rivolgevate unicamente alle scuole private - che praticamente non esistono più, se non in quell'1% che, per libera scelta, ha deciso di non intraprendere il percorso della scuola paritaria, in qualche caso anche sostenuto e aiutato dal MIUR (il vecchio Ministero della pubblica istruzione).
Dunque, l'articolo 1 della legge n. 62 dice quanto sopra, le risorse sono "tot". Ma allora, applicatele appieno: integrate le borse di studio previste dalla legge n. 62, oppure sopprimete il punto 2 dell'articolo 1 del provvedimento in esame: rivolgetevi solo alle scuole paritarie - non più alle scuole statali.
Così sarà chiara, Assessore Leo, una duplice discriminazione: da una parte, per un reddito di 10.000 euro si hanno 188 euro sia per le scuole statali sia per quelle paritarie; dall'altra, solo alle scuole paritarie si intende dare 1000 euro o 750 euro, venendo meno alle indicazioni della legge n. 62, che noi difendiamo da sempre e che voi utilizzate esclusivamente in termini di principio, per poi comportarvi in maniera completamente diversa.
Arriverà il momento di fare il punto della situazione e verificare a chi sono andate le risorse; scopriremo, come in Lombardia, che il buono scuola non ha portato alcun incremento percentuale di iscritti alle scuole private o paritarie che dir si voglia.



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale (richiesta dai Consiglieri Cattaneo e altri) mediante procedimento elettronico, sull'emendamento rubricato n. 516.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 Consiglieri hanno risposto sì 4 Consiglieri hanno risposto no 27 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 491 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Papandrea e Contu (e connesso emendamento rubricato n. 499): All'articolo 1, il comma 1 è sostituito dal seguente nuovo comma 1: "La Regione Piemonte, a garanzia del diritto-dovere allo studio per tutti con la presente legge assicura i servizi per l'accesso al mondo scolastico e definisce misure utili per sostenere il successo formativo, per prevenire la dispersione scolastica e combattere il disagio giovanile".
La parola al Consigliere Papandrea, per l'illustrazione.



PAPANDREA Rocco

Questo emendamento è simile, per la problematica che affronta, a quello da noi presentato e discusso precedentemente.
L'accorpamento unisce due emendamenti che, uno in modo più ampio l'altro in modo più stringato, sollevano la stessa problematica.
Indubbiamente, la scuola incontra una serie di difficoltà, anche a causa delle politiche portate avanti nell'ultimo decennio, che hanno individuato nello stato sociale un elemento negativo, delle spese da tagliare. In tutti i settori si è intervenuti in questo modo, pertanto si è avuto un peggioramento dell'istruzione in se stessa, con una serie di operazioni che hanno portato agli accorpamenti delle scuole, quindi ad una minore presenza dell'istituzione scolastica sul territorio, sia nelle grandi città, ma soprattutto le zone disagiate. Inoltre, sono mancate quelle politiche, all'interno delle varie scuole, che favorivano i percorsi formativi per gli studenti che si trovavano in condizioni più difficili.
Siamo di fronte ad una politica che ha determinato sicuramente un peggioramento del funzionamento della scuola, nei due aspetti che ricordavo prima, ma non solo.
Con questi emendamenti vorremmo mettere in rilievo la necessità di orientare le scelte finanziarie della Giunta, per quanto riguarda l'istruzione, per cercare di recuperare questi aspetti sui quali c'è stata una politica di riduzione, dicendo: "Non togliamo le risorse alla scuola pubblica; diamo più efficienza alla scuola pubblica, cercando di intervenire soprattutto rispetto ai soggetti che si trovano in una situazione più disagiata".
I nostri emendamenti alludono anche al fatto che la scuola è il passaggio per l'inserimento dei giovani nella società, pertanto si intende favorire, anche attraverso questa maggiore attenzione l'inserimento nella società di quei settori più disagiati, attraverso percorsi che facilitino l'accesso alle attività lavorative.
Ritengo che l'Assessore farebbe bene a prendere in considerazione queste tematiche. Sarebbe importante che l'Assessore Leo vedesse la necessità, esistente anche nella scuola pubblica, di avere un sostegno proprio per aiutare i giovani più disagiati.
Sarebbe bene se abbandonasse le scelte che ci sta proponendo e orientasse questi investimenti, in modo mirato, sui settori più colpiti da situazioni di disagio, da giovani che vivono più difficoltà nel processo formativo.
Si tratta di un processo formativo preparatorio all'inserimento futuro nella società, quindi è un investimento nel lungo periodo, per fare in modo che anche quegli strati sociali maggiormente in difficoltà, possano trovare uno sbocco .



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Contu.



CONTU Mario

Assessore Leo, quando lei non era presente ho detto che avrei rinunciato volentieri al mio intervento, se lei si fosse degnato di aprire un confronto, fornendo delle risposte sulle questioni di merito che sono state poste. Chiediamo di avere delle risposte sulle questioni di merito che poniamo da tre anni. Non siamo arrivati solo adesso al merito: nelle Commissioni abbiamo discusso di merito; con l'eccezioni di illegittimità abbiamo discusso di merito; con l'inversione dei punti all'o.d.g. abbiamo discusso di merito.
Noi, dal merito, non siamo mai sfuggiti, nel senso che abbiamo posto continuamente l'esecutivo e la maggioranza di centrodestra di fronte ad una scelta.
Assessore Leo, faccia una scelta coraggiosa, rinunci a questa proposta di legge e apra ad una legge quadro sul diritto allo studio! So che avete un'altra intenzione: approvare la legge sui buoni scuola e, poi, così come stanno facendo altre Regioni, aprire al riordino della legge 49, che non è più attuale, che distribuisce un'autentica miseria, che attualmente destina 25 miliardi di vecchie lire per dare risposta alle esigenze di oltre 410 mila studenti delle scuole statali.
Questo, francamente, non è assolutamente accettabile.
Non arrivano neanche proposte di merito rispetto alla strada che si vuole percorrere per venire fuori da questo dibattito, che segna un impasse. Discutiamo tantissimo di merito, come abbiamo discusso per altri provvedimenti, però sugli altri provvedimenti, anche importanti, il dialogo fra le opposizioni e la maggioranza ha sempre trovato un punto d'intesa.
E, allora, si sia espliciti: si dica e ci dica chiaramente - la maggioranza - se vuole rinunciare a una parte delle prerogative assolute di destinazione unica, verso le quali intende dirottare queste risorse.
Faccia delle aperture significative, per poter confrontare ancora più sul merito la bontà o meno di una proposta, ma anche per favorire il dialogo fra chi questa proposta la ritiene ancora emendabile e chi - come noi - la ritiene difficilmente emendabile.
E' chiaro che, per entrare in un merito così specifico e universale occorre sottrarre la divisione di fondo. Noi invochiamo un altro principio assoluto: quello del dettato costituzionale, che impone anche agli Enti locali di integrare quelle risorse, laddove lo Stato è latitante, laddove lo Stato, attraverso la Finanziaria, ridisegna la scuola pubblica, le pone ulteriori difficoltà, la obbliga ad operare scelte che vanno contro principi pedagogici, educativi e didattici ormai consolidati.
Le Regioni possono svolgere un ruolo importante di integrazione fra le scarse risorse oggi disponibili e la difesa e la valorizzazione della scuola pubblica.
Il collega Placido lo ricordava: anche laddove avete distribuito degli emolumenti - perché di questo si è trattato - per sostenere la spesa delle rette sostenute dalle famiglie che hanno iscritto i loro figli alle scuole private, si è trattato di un approccio premiale, che nulla ha spostato sui numeri e nulla ha modificato sull'attuale rapporto fra i frequentanti le scuole statali e i frequentanti le scuole paritarie o private.
Staremo ad ascoltare; aspettiamo qualche levata di genio che ci possa togliere da questa situazione un po' imbarazzante per tutti, che procede in modo stanco verso un epilogo già segnato.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento rubricato n. 491 Il Consiglio non approva Emendamento rubricato n. 492 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Papandrea e Contu (e connesso emendamento rubricato n. 494) All'articolo 1 il comma 1 è sostituito dal seguente nuova comma 1: "In attuazione dei principi contenuti negli articoli 3 e 34 della Costituzione e nell'articolo 4 dello Statuto regionale, la presente legge detta norme per l'organizzazione e la gestione delle funzioni di assistenza scolastica attribuite alle Regioni, alle Province, e ai Comuni al fine di: a) rimuovere gli ostacoli di ordine economico, sociale e culturale che limitano la partecipazione dei cittadini al sistema scolastico, il pieno sviluppo della persona e l'inserimento nella società e nel lavoro b) concorrere alla qualificazione del sistema scolastico e formativo, la collaborazione con gli organi collegiali della scuola, nell'ambito delle rispettive competenze c) promuovere lo sviluppo di adeguati servizi di supporto al sistema educativo" La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Bene, Consiglieri, facciamo la legge, la cambiamo e scriviamo questo primo articolo. Nuova legge: la Regione Piemonte rimuove gli ostacoli di ordine economico e sociale. Se siamo d'accordo approviamo questo emendamento e iniziamo un percorso nuovo. Così, penso, non sarà.
L'ispirazione della legge che viene mantenuta, è di negare questa opzione di rimuovere, per tutti, gli ostacoli e sceglie di rimuoverli solo per chi decide di iscrivere i figli alla scuola privata.
Per quanto riguarda le scuole cattoliche, c'è un documento, che sto leggendo, che entra in rotta di collisione con questio dettato costituzionale. Questo emendamento, alla fine, è il dettato costituzionale che dovrebbe impegnare la Regione Piemonte a mettere del denaro per il diritto allo studio: rifacendo le leggi che ci sono o comunque facendone di nuove in questo quadro.
Infatti, se continuiamo a leggere il documento dell'Ufficio Diocesano Scuola di Torino leggiamo che: "La possibilità di decidere, cioè la libertà, implica necessariamente un pluralismo parità di condizioni. Dove cioè, la differenza tra le varie proposte non consiste in impedimenti o difficoltà insuperabili, ma in forme diverse dello stesso bene o servizio.
Se no che libertà è? Ora, per l'intera popolazione scolastica, questa possibilità di decidere non esiste, l'obbligo di pagare due volte le spese della scuola, se questa non è statale, limita pregiudizialmente il numero di coloro che si pongono comunque il problema se mandarvi i propri figli.
Lo limita a quanti vorrebbero affidarli alle scuole cattoliche e non oppure a quanti vorrebbero avere un rapporto meno istituzionale con direzione e docenti, o a quanti hanno, comunque, dei figli da far seguire in modo diverso.
In altre parole, esclude preliminarmente la gran massa delle famiglie che non prende nemmeno in considerazione la possibilità di scegliere scuole diverse dalle statali. Ma è giusto questo? O meglio, è questo il giusto modo di intendere la libertà di scelta educativa? La gran massa delle famiglie non sceglie la scuola, prende quello che c'è. Ancora una volta, si presenta dunque il problema del rapporto tra Stato e corpi intermedi. Se il diritto di scelta non esiste nemmeno come problema, questo rapporto è certamente distorto. Il pubblico e il privato sono intesi come due astrazioni contrapposte, la libertà è solo un concetto formale".
Qui termina il capitolo settimo e il mio intervento.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TOSELLI



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Questo emendamento costituisce una profonda trasformazione, una profonda modifica rispetto al testo che propone la Giunta e va nel senso di quel discorso che si rincorre da parecchio tempo, su come intendiamo debba funzionare, e a quali risposte dovrebbe dare una soluzione, l'ordinamento scolastico. Il testo presentato dalla Giunta, sicuramente, come ha anche affermato in precedenza il Consigliere Chiezzi, rappresenta una visione della scuola che noi non condividiamo.Abbiamo l'occasione, se vogliamo, di porre rimedio ai guasti che si sono riversati sul sistema scolastico nazionale.
L'ipotesi di riforma che sta realizzando il Ministro Moratti significherà sicuramente dei grossi problemi di gestione per la scuola.
Noi, se vogliamo compiere un'azione utile per tutta la popolazione che frequenta la scuola, dovremmo cambiare modo di affrontare la legge.
L'ipotesi che viene avanzata, relativamente all'aumento di ore di cattedra da parte degli insegnanti, significherà dei grandi problemi nella gestione degli studenti. Infatti, già adesso, i docenti di ruolo svolgono 18 ore di cattedra, se non hanno 18 ore di lezioni nelle proprie classi, completano l'orario con supplenze di colleghi assenti. Questo significa che, nel futuro, se ci saranno degli insegnanti assenti, aumentando le ore di cattedra e di lezione, sarà impossibile coprire le assenze degli insegnanti collegato al fatto che eventuali supplenze esterne non potranno essere istituite prima di un certo numero di giorni. Ci saranno studenti che staranno in classe in cui non ci sarà nessun responsabile. Questo è naturale, già succede. Ci saranno ragazzi che gireranno per i corridoi perché anche quel palliativo che era la possibilità di servirsi del personale, come i bidelli, che venivano utilizzati per fare opera di presenza nelle calassi in cui mancava l'insegnante, questa categoria, sarà anch'essa oggetto di una drastica riduzione numerica: diminuiranno di 104 unità nella sola Torino. Tale elemento aggraverà ulteriormente la situazione, e questo è solo uno dei problemi che dovrà affrontare la scuola pubblica.
Di fronte a questo stato di cose, la Regione Piemonte, invece di attivarsi - come richiede l'emendamento - per correggere i danni che provocherà la riforma scolastica nazionale, pensa a sostenere la scuola privata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Ritengo occorra svolgere un ragionamento sull'efficacia delle misure adottate rispetto alla situazione di netta difficoltà della scuola pubblica, che mette in discussione un elemento sul quale apparentemente siamo tutti d'accordo: la possibilità di libera scelta.
La libera scelta, però, prevede che ognuno possa effettivamente frequentare una scuola che funzioni e svolga il proprio compito formativo.
Per questo, è fondamentale che la scuola pubblica sia in grado di garantire a tutti questo tipo di risposta.
Purtroppo, l'attuale situazione delle scuole è lontanissima da questa realtà; è una situazione difficile, nella quale, di anno in anno, vengono operati dei tagli. Pensiamo agli insegnanti di sostegno: ho due figli che frequentano la scuola e, in ambedue i casi, ho conosciuto episodi di inserimento di ragazzi con handicap cui non era garantito un adeguato sostegno. Ricordo che la metà dei ragazzi ha chiesto di essere trasferita in altri istituti scolastici, perché la situazione in cui versava la classe non garantiva una preparazione adeguata. Questo ha comportato problemi per l'insieme della classe, sia per i ragazzi che sono rimasti, sia per quelli che si sono inseriti altrove.
E' un piccolo esempio, ma significante e - ritengo - piuttosto generale.
Anche per questo motivo, continuiamo a suggerire all'Assessore Leo di ripensarci, di attuare una politica diversa, con scelte diverse. Ci sono milioni di euro (alcune decine di miliardi di vecchie lire) da investire: vengano investiti laddove c'è maggiore presenza del corpo scolastico affinché quegli istituti funzionino in modo più efficace.
Le chiediamo, Assessore, di abbandonare il suo sogno di assegnare dei soldi alla scuola confessionale; ovviamente, tutti hanno il diritto di poter scegliere la scuola privata, ma sicuramente non è compito primario dell'istituzione pubblica quello di finanziarla.
Diversa sarebbe una politica di sostegno ai diritti degli studenti (un investimento sul diritto al trasporto di tutti, ad esempio, ci troverebbe d'accordo).
La vostra scelta non guarda all'insieme degli studenti e alla scuola pubblica, ma ad una piccola fetta del mondo studentesco.
E' questo il motivo per il quale continuiamo a proporre, con gli emendamenti, un altro tipo di politica e di scelta. E' possibile ritirare il provvedimento e pensare ad un nuovo provvedimento che affronti le problematiche che proponiamo con i nostri emendamenti?



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale (richiesta dai Consiglieri Cattaneo e altri) mediante procedimento elettronico, sull'emendamento rubricato n. 492.
L'esito della votazione è il presente: presenti 32 Consiglieri votanti 31 Consiglieri hanno votato sì 5 Consiglieri hanno votato no 26 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE COTA



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 493 presentato dai Consiglieri Chiezzi e Papandrea: All'articolo 1, il comma 1 è sostituito dal seguente nuovo comma 1: "La Regione Piemonte favorisce il riequilibrio dell'offerta scolastica e formativa attraverso interventi prioritari diretti agli strati della popolazione con bassi livelli di scolarità, con particolare attenzione alle zone in cui l'ubicazione dei servizi comporti per gli utenti situazioni di particolare disagio".
La parola al Consigliere Papandrea, per l'illustrazione.



PAPANDREA Rocco

In questo emendamento si fa riferimento a quelle aree geografiche che presentano maggiori difficoltà (le zone montuose e collinari). Esse rappresentano, rispetto alla superficie del territorio piemontese, una percentuale molto alta; ovviamente, non corrisponde alla percentuale di popolazione, perché si tratta di zone poco abitate, però è una parte significativa del Piemonte, che altre leggi e interventi regionali ritengono di voler sostenere, intervenendo in modo da favorire il loro ripopolamento. Questi provvedimenti sono naturalmente condivisibili anche dall'opposizione.
Esiste, però, una schizofrenia nelle politiche della Giunta, perché, da una parte, vi sono provvedimenti e dichiarazioni di valorizzazione, e dall'altra, si attuano politiche settoriali, riguardanti la sanità, la scuola, i trasporti, con scelte opposte. Il settore dei servizi sociali e dei servizi più in generale, così come il territorio, vengono considerati anche in termini di resa economica. Si tagliano pezzi di trasporto pubblico sostenendo che non c'è un'utenza sufficiente, si tagliano ospedali perch il rapporto tra popolazione e struttura sanitaria è insufficiente, si tagliano scuole: l'effetto di tali politiche è l'opposto di quanto viene previsto in leggi specifiche per le zone svantaggiate. Una politica che diviene, probabilmente, la fonte vera dell'abbandono di queste zone; se non si tiene conto della loro specificità, della scarsezza della popolazione della notevole quantità tempo che occorre per spostarsi e quindi della necessità di mezzi pubblici (ma, nello stesso tempo, sono pochi coloro che si devono spostare) i servizi non possono che non funzionare, perch concepiti con una logica di utilità economica.
La nostra regione è puntellata da molti piccoli comuni (è la regione con più comuni): questa è la realtà del Piemonte, e occorre prenderne atto.
L'attaccamento dei cittadini ai propri comuni è significativo, ma un certo tipo di politiche sociali hanno determinato e continuano a determinare un sostanziale abbandono di queste zone; si crea una sorta di circolo vizioso: più la gente abbandona più si tagliano i servizi, più si tagliano i servizi, più la gente abbandona montagne e colline.
Non credo che la progettazione di grandi infrastrutture o di grandi eventi possa invertire questo tipo di tendenza. L'inversione è possibile solo con una politica sociale che tenga conto delle specificità di tali zone e fissi come obiettivo gli aspetti fondamentali di una politica sociale: sanità e trasporti, scuola. Per quanto ho potuto rilevare il taglio delle scuole in certe zone montane è uno degli elementi che ha portato alcune famiglie a scegliere di abbandonare la propria abitazione e di trasferirsi in altro comune.
Con l'emendamento presentato intendiamo sollevare il problema.



PRESIDENTE

Ha chiesto d'intervenire il Consigliere Contu; ne ha facoltà.



CONTU Mario

Le sedi autonomia scolastica della Regione Piemonte sono 252 perlomeno così risulta da una determina, che ha ripartito alle 252 sedi di autonomia scolastica le assegnazioni delle borse di studio a sostegno delle famiglie, sulla base di uno stanziato di 6.481.342 Euro.
I Comuni della Regione Piemonte sono 1206: dato che "la dice lunga" sulla sproporzione attualmente esistente fra la presenza dell'istituzione scolastiche e il numero, la composizione, le caratteristiche dei nostri Comuni, molti dei quali appartengono a zone disagiate.
Il disagio richiama termini come spopolamento, abbandono, grave impoverimento culturale determinato dalla chiusura delle scuole difficoltà frapposte all'esercizio del diritto allo studio, costi notevoli sostenuti dalle famiglie per il trasporto scolastico. E tutto ciò in un contesto nel quale gli enti locali, che vedono sempre più ridursi al lumicino i trasferimenti dallo Stato, sono sempre più obbligati a ricorrere alla fiscalità locale, e a scaricare necessariamente sull'utenza i costi dei servizi - quali, appunto quelli dei trasporti. E' un grave intralcio all'esercizio del diritto allo studio, sul quale occorre operare.
La scelta dell'amministrazione regionale - e della dalla maggioranza in particolare - di prelevare una quota significativa dal bilancio regionale per destinarlo nella sua totalità al sostegno delle famiglie che hanno iscritto i propri figli alle scuole private non ci trova certamente concordi.
Occorre cambiare registro, cambiare indirizzo nella priorità della spesa, rivolgere l'attenzione, nel pieno rispetto del dettato costituzionale, verso il pieno esercizio del diritto allo studio. Per favorire le famiglie meno abbienti, affinché abbiamo la possibilità, in termini non onerosi, di poter garantire ai propri figli la possibilità di frequentare le scuole di ogni ordine e grado.
In un'indagine fatta a suo tempo dal Coordinamento Genitori insieme all'Assessorato che si occupa delle Associazioni dei consumatori, questo dato emergeva in modo lampante: le spese che le famiglie sostengono molto spesso sono limitate al puro pagamento degli abbonamenti, laddove esistono i trasporti pubblici, ma in molti altri casi le famiglie si fanno carico personalmente del trasporto di andata e ritorno dal proprio luogo di residenza al luogo scelto dai propri figli e dalle famiglie per la frequenza scolastica dei propri figli.
Mi auguro che almeno su questo eclatante versante del mancato sostegno alle spese di trasporto sostenute dalle famiglie, la Regione possa intervenire dando una risposta ad un bisogno crescente



PRESIDENTE

Ha chiesto d'intervenire il Consigliere Tapparo; ne ha facoltà.



TAPPARO Giancarlo

Nel corso delle lunghe trattazioni dedicate al provvedimento in esame si è già affrontato il tema di come ridurre la penalizzazione che subiscono i giovani studenti che vivono in realtà lontane dai servizi scolastici.
La norma che viene proposta con il provvedimento del buono scuola, non aiuta, non dice nulla, anzi aggrava ancora il perché, centralizza le scelte, sottrae quel compito di programmazione della presenza sul territorio sia nel sistema scolastico che nel sistema di formazione professionale.
Dunque, questo provvedimento non dà nessuna risposta in questa direzione. Sottrae ancora spazi ad un qualche elemento di programmazione inoltre, non operando dal versante del diritto allo studio, penalizza ulteriormente le famiglie a basso reddito che si trovano in situazioni disagiate per l'ubicazione delle proprie abitazioni. Questi aspetti sono già stati opportunamente evidenziati dai colleghi, anche se, a questo punto, gli emendamenti diventano una possibilità di sottolineare una problematica, sapendo che per la maggioranza è molto difficile poterla accogliere. Del resto, bisognerebbe proprio capovolgere la logica della proposta dell'Assessore Leo per poter scendere su questo terreno. È un elemento che abbiamo notato con tante altre operazioni che sono in corso ad esempio quella degli accorpamenti. Francamente anche nel settore della sanità ci troviamo con questa logica che tende a determinare delle aggregazioni che lasciano scoperte delle realtà territoriali in cui le persone anziane e i ragazzi sono danneggiati, perché se non esiste un sistema di trasporto pubblico adeguato - non esiste in questo caso - si penalizza l'accesso di queste persone ai servizi per la salute, ai servizi per l'istruzione, magari ai servizi per lo sport, ai servizi per il tempo libero, e si continua in qualche modo a danneggiare queste realtà sociali.
Si perde anche l'opportunità di offrire a tutti una pari possibilità di poter giocare le proprie chance, poter emergere, poter rispondere alle vocazioni o alle capacità che ci sono, che vengono molto spesso mortificate proprio da tali limitazioni.
Il provvedimento sul buono scuola è completamente inadatto, anzi determina processi di polarizzazione, perché porta i giovani e le famiglie a fare una scelta certamente di polarizzazione che finalizzata a trovare delle opportunità di distribuzione sul territorio degli elementi del sistema scolastico e dell'istruzione e professionale.
Ovviamente è cosa impossibile pretendere attenzione, anche perché vedo l'Assessore Leo parlare al telefono: se sta parlando con la teleselezione deve aver già eroso il budget a disposizione per il buono scuola in termini di costo di telefonata. Se invece parla col Papa in giro per il mondo, a questo punto, in assestamento di bilancio, dobbiamo ancora cercare di compensare questa spesa.
Mi fermerei qui, Presidente, posto che ho terminato il tempo a mia disposizione per l'intervento.



PRESIDENTE

La parola il Consigliere Riggio.



RIGGIO Angelino

Mi permetto di dubitare delle affermazioni del Consigliere Cattaneo quando ha ribadito di ascoltare con molta attenzione il dibattito e ha detto che sono state toccate delle questioni importanti delle quali la Giunta terrà conto.
L'impressione è che ormai ci sia soltanto una prova muscolare che viene fatta dalla maggioranza al solo scopo di dimostrare che riesce a mantenere il numero legale per una lunga maratona, posto che il provvedimento in qualche misura viene dato per intascato nella misura in cui gli emendamenti sono stati definiti per numero.
Non era certamente questa la filosofia con cui abbiamo accettato l'accordo di stabilire un numero limitato di emendamenti, semmai perch ritenevamo si potesse ragionare sul merito.
Il collega Cattaneo diceva che il merito è rappresentato dalla libertà di scelta del sistema educativo. Ma la libertà di scelta primaria non è la libertà di scelta fra la scuola pubblica e la scuola privata, o fra la scuola statale e la scuola paritaria.
La libertà di scelta è la libertà di poter acquisire nozioni che servono per la vita; è la libertà di poter frequentare veramente la scuola è la libertà di poter continuare il corso di studi.
Se veramente si vuole garantire la libertà di scelta, bisogna chiedersi se questa libertà è effettivamente appannaggio dei ragazzi piemontesi. Non c'é bisogno di essere grandi osservatori o di far ricorso all'IRES o ad altri istituti di consulenza per verificare come effettivamente questo non avvenga. Le molteplici cause sono di natura economica.
Questo emendamento fa riferimento alla causa territoriale, che riguarda, nello specifico, il nostro Piemonte, laddove esistono tutta una serie di piccolissime realtà dove viene dato per scontato, all'inizio del corso di studi, che ad arrivare alla fine sarà soltanto una ridicola minoranza. E questa ridicola minoranza sarà selezionata principalmente in base al reddito della famiglia di provenienza, perché il fattore "distanza" viene superato soltanto a costo di enormi sacrifici, che sono innanzitutto di carattere economico, tanto che quando qualcuno riesce a superare tutte le difficoltà, sui giornali locali, in qualche modo, viene descritto quasi come colui che è riuscito a vincere una gara contro impedimenti, che toccherebbe a noi rimuovere, e non alla buona volontà dei singoli.
Se si costruisce un meccanismo di questo genere, destiniamo alla distruzione una grandissima quantità di risorse intellettuali. Non mi stancherò mai di denunciare come la superficialità nel non tener presente una cosa di questo genere sia un atto irresponsabile da parte di chi dovrebbe governare.
L'Assessore Leo dice: "Con provvedimenti futuri garantiremo che non si penserà soltanto a questo". Avremo occasione poi di fare un consuntivo e di verificare quanto sia stata onesta questa dichiarazione e quanto effettivamente la situazione che verrà a modificarsi sarà soltanto la situazione di una ridicola minoranza, mentre, per quello che riguarda la situazione della stragrande maggioranza dei ragazzi piemontesi, nulla sarà cambiato, se non addirittura in peggio.
Vi sfido a fare il punto della situazione e dire quanti sono i ragazzi che oggi frequentano la scuola e quanti sono gli abbandoni scolastici in percentuale; dopodiché, vedremo, fra un anno o due anni, quanti saranno, se effettivamente saranno aumentati o diminuiti.
Con la scelta del provvedimento che avete fatto, diminuiranno sicuramente.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento rubricato n. 493.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 495 presentato dai Consiglieri Chiezzi e Moriconi (e connessi emendamenti rubricati nn. 496, 503, 504, 505, 506, 510 e 501): All'articolo 1, il comma 1 è sostituito dal seguente nuovo comma 1: "Gli interventi di cui alla presente legge hanno il fine di contribuire e rendere effettivo il diritto alla cittadinanza, secondo i principi di cui agli articoli 3 e 34 della Costituzione e dell'articolo 4 dello Statuto della Regione Piemonte. Essi, pertanto, sono diretti a favorire: a) l'inserimento degli alunni stranieri b) l'assolvimento dell'obbligo scolastico c) la prosecuzione degli studi oltre la scuola dell'obbligo agli alunni privi di mezzi economici d) il completamento dell'obbligo scolastico anche per gli adulti e) la partecipazione degli alunni alle iniziative volte all'integrazione multiculturale.
Nel quadro degli interventi di cui sopra, particolare riguardo assume il recupero scolastico dei minori nomadi".
La parola al Consigliere Contu, per l'illustrazione.



CONTU Mario

Leggevo oggi su L'Unità, Presidente, un dato assolutamente allarmante: oltre il 12% delle famiglie è sotto la soglia di povertà, e a Sud è anche peggio.
La soglia di povertà è calcolata dall'EURISPES, non sulla base del reddito, ma sulla spesa per consumi, che naturalmente è una variabile diversa da quella del reddito.
Ebbene, dentro alla spesa per i consumi, troviamo, in modo assolutamente preoccupante, anche le spese che le famiglie devono sopportare - ma non so se questo dato statistico sia credibile - per garantire il diritto all'istruzione dei propri figli.
Come stride, Assessore, questo dato che ci permette di stabilire con certezza, al di là dei dati che ci riconosce il Ministero nei trasferimenti in quota capitaria del diritto allo studio, o soprattutto per gli emolumenti relativi alle borse di studio e ai libri scolastici, quel dato ormai certo ed assodato che il 7% degli studenti che frequentano le scuole di Stato e il 3% degli studenti che frequentano le scuole paritarie sono sotto la soglia dei 30 milioni di lire.
Non credo che, secondo questo dato dell'EURISPES, i 30 milioni lordi annui di imponibile possano essere considerati soglia di povertà.
Probabilmente, la soglia di povertà è ancora più bassa, però certamente è stridente il fatto che, di fronte ad una platea di 30 mila studenti che sono sotto questa soglia dei diritti, per poter garantire il diritto all'istruzione dei propri figli, voi destiniate di erogare un'analoga cifra di 35 miliardi ad una platea di circa 29 mila allievi che frequentano le scuole private. Qui sta la sproporzione e l'iniquità della vostra scelta! Non c'è ragione cristiana, Assessore, che giustifichi questa scelta se non quella...



LEO Giampiero, Assessore all'assistenza ed edilizia scolastica

Si vede che il Papa non è cristiano...



CONTU Mario

Il Papa è poco cristiano quando si tratta di difendere le prerogative che riguardano le scuole confessionali; in questo si dimostra poco cristiano, perché vuole mantenere in vita una scuola per ricchi.
Questo è l'altro dato, perché quella scuola dà una risposta ai ricchi non ai poveri, perché i dati li avete e sapete quante poche siano le famiglie meno abbienti che scelgono di frequentare la scuola privata paritaria. Questo è il dato incontrovertibile! Stante le caratteristiche della scuola paritaria in Italia prevalentemente scuola di tipo confessionale, non ci rassegneremo all'idea che questa proposta di legge possa essere approvata.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Grazie, Presidente.
Si è attuato l'accorpamento di tutta una serie di emendamenti, ognuno dei quali ritengo si soffermi su alcuni aspetti relativi alle garanzie che dovrebbe fornire fornisce la scuola pubblica ed al suo funzionamento. Da questo punto di vista, si rileva una visione abbastanza ampia: si tratta di una serie di emendamenti che cercano di delineare quella che dovrebbe essere la funzione della scuola pubblica nei confronti dei cittadini. A nostro avviso è fondamentale una scuola che garantisca ai cittadini il diritto all'istruzione, alla scelta di una serie di percorsi. Diritti che solo la scuola pubblica riesce efficacemente a garantire.
Da un'inchiesta seria sugli istituti, anche di tipo confessionale presenti in quelle zone, scopriremmo che il rapporto tra scuola pubblica e scuola privata è nettamente a favore della scuola pubblica.
In quelle zone solo la scuola pubblica riesce a garantire la propria assistenza, le altre scuole, guidate da criteri di economicità nel valutare il loro operato, non sono presenti. Quanto viene proposto dal provvedimento in esame non è d'intervenire per sostenere quelle zone, ma di tagliare i fondi alla scuola pubblica per darli alla scuola privata, che non è in grado di garantire né una propria presenza nelle zone disagiate n il particolare tipo di intervento indispensabile ad una serie di studenti gravati da disagi di vario tipo - che avrebbero bisogno di una maggiore assistenza, di essere seguiti con più attenzione.
E' questo un punto relativamente al quale le scuole private sono più lacunose, a meno che non si tratti di scuole private di alto livello, per gente molto ricca. In tal caso, il discorso è diverso; ma non è paragone da farsi: il livello di finanziamento che richiederebbe quel tipo di scuola è talmente alto da non poter essere preso in considerazione da alcuna ipotesi seria.
Realisticamente, ci troviamo di fronte ad una scelta diversa: o aiutare la scuola confessionale o aiutare la scuola pubblica a mantenere una propria esistenza ed una propria efficienza.
Conosciamo bene la scelta attuata dall'Assessore: sovvenzionare la scuola confessionale, con cui ha un antico debito di riconoscenza, di rapporti stretti; una sorta di lobby cui è fortemente legato. Ma nel rivestire il ruolo di Assessore regionale alla pubblica istruzione, occorre lasciare da parte questo tipo di opzione, occorre vestire gli abiti laici del pubblico amministratore e non utilizzare il proprio ruolo per scelte che in qualche modo corrispondono ad opzioni specifiche, di parte. Per questa ragione, credo varrebbe la pena accogliere in blocco l'insieme di questi emendamenti, che delineerebbero un tipo di politica di sostegno alla scuola ed all'istruzione diverso da quello che ha in mente l'Assessore Leo.



PRESIDENTE

Ha chiesto d'intervenire il Consigliere Riggio; ne ha facoltà



RIGGIO Angelino

La interpello, Presidente, relativamente all'accorpamento degli emendamenti 495/96, 501/03/04/05/06/10. Non riesco a capire la ratio della cosa.
A proposito di libertà di scelta, per chi questa sera non fosse interessato a seguire la partita, voglio segnalare un film di grande qualità che verrà trasmesso su RAI2, che riguarda anche l'Assessore Leo dal titolo: "Padrona del suo destino". Il regista è poco conosciuto, magari è più conosciuta l'attrice protagonista. Il film narra la storia di una donna di umili origini che, attraverso il fatto che diventa una cortigiana diventa padrona del proprio destino. Non vorrei che questo fosse il meccanismo attraverso il quale i nostri ragazzi hanno la possibilità domani, di proseguire i loro studi, visto che la Giunta di centrodestra tende a favorire ben altri meccanismi che non quello dell'uguaglianza.
Aspetto una risposta dal Presidente del Consiglio.



PRESIDENTE

Sugli emendamenti seguiamo sempre lo stesso principio, secondo il quale, il più comprende il meno. Se lei nota, tutti gli emendamenti accorpati si agganciano al 495, cioè contengono pezzi del 495.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Tapparo; ne ha facoltà



TAPPARO Giancarlo

Non voglio perdere il film che ci ha suggerito il Consigliere Riggio perché, se la trama è quella che ci ha indicato, ci "azzecca" come direbbe un ex pubblico ministero. Ci azzecca e quindi è consigliabile all'Assessore Leo che è un consumatore di film, quindi sarebbe bene che lo vedesse.
L'operazione che stiamo facendo, non da un minimo contributo all'allargamento della base dei diritti generali di accesso all'istruzione.
Offre, semplicemente, uno strumento in mano che già qualcuno ha evidenziato nelle regioni dove si pratica, non serve a crescere gli spazi alle categorie di reddito più basso. E' un sostegno che premia propensioni verso un certo tipo di scuola, ma certamente non va e non da un contributo per quello che è uno dei grandi nostri problemi, cioè una società che negli ultimi anni ha visto accrescere le divaricazioni sociali per i processi economici, per difficoltà sociali aggravate, oggi, dal ciclo economico che non pare semplicemente una fase episodica, ma che potrebbe farci entrare in una fase di criticità non di breve periodo.
Invece di predisporre strumenti che possono concorrere ad attenuare quello che sarà l'effetto di una recessione che "morderà" nei redditi, nei redditi più bassi, cioè di predisporre strumenti che possono attenuare gli effetti di questa situazione, noi andiamo nella direzione opposta perdiamo delle opportunità, o, comunque, sottraiamo risorse ad iniziative più generali.
Iniziative di cui continuiamo a non avere notizia dall'Assessore Leo.
Sono convinto che l'Assessore Leo abbia le sue idee, la sua strategia probabilmente ha delle risposte, sulle quali potremmo non essere d'accordo ma le ha. Ma gli viene impedito, per un equivoco ragionamento dei 10 minuti di intervento, di poter corredare la collocazione dell'iniziativa, che non condivido, ma che nella sua strategia potrebbe trovare una sua collocazione, però spiegandoci qualcosa di più generale.
Torno a dire: facciamo questa operazione, non due anni fa quando il Ministro Moratti non era ancora in carica o ai primi giorni del suo incarico e quindi era in una situazione neutra con la riforma Berlinguer approvata e in fase di applicazione e con un'idea del centrodestra di operare in termini di controriforma. Non siamo in questa situazione, ma siamo in una situazione in cui il Ministro sta già incidendo fortemente sull'impianto della riforma Berlinguer. Uno straccio di considerazione di contesto, di capire come le Regioni - l'Assessore Leo è un autorevole Assessore con lunga esperienza in questo campo - si stanno disponendo di fronte a questa operatività del Ministro Moratti: che cosa si dice, per le nostre competenze, come operiamo? L'obbligo di formazione a 18 anni, come si colloca? Non sappiamo nulla, per cui dobbiamo utilizzare le ragioni di alcuni emendamenti per poter fare delle sollecitazioni e, comunque, per invocare, dire e sottolineare che finito questo tour de force mi auguro che si possa partire da subito non tanto e non solo ad operare sul diritto allo studio, ma anche come la Regione si colloca nelle trasformazioni del Ministro Moratti.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Sono convinto che l'Assessore Leo abbia fatto propria una ispirazione ben precisa, che è quella ben illustrata dal documento che sto leggendo.
Documento che, mano a mano si procede nella lettura, si capisce perché, in modo così testardo, da due anni e mezzo, la Giunta regionale, l'Assessore Leo, propongono una legge che consenta di dare dei contributi alle famiglie che scelgono le scuole cattoliche e le scuole private.
Sentite cosa c'è scritto in questo documento a partire dal paragrafo otto e si capirà benissimo quale ispirazione ha avuto, quali forze ci siano a corredo di questa proposta di legge, quale importanza abbiano queste forze.
Il capitolo VIII comincia così: "La possibilità di scegliere l'ambiente scolastico in cui far educar i propri figli,non è un privilegio, ma un diritto fondamentale di tutti. Se questo diritto viene negato o limitato lo stesso carattere obbligatorio dell'istruzione diviene un esercizio di potere, non un'offerta di libertà, e, dove l'istruzione non ha più la caratteristica dell'obbligo, cioè nelle superiori, un'umiliante limitazione.
Questo naturalmente non è il luogo per discutere sull'identità culturale delle scuole, ma chiunque abbia una minima cognizione di ciò che significa un vero progetto educativo sa che nessun progetto del genere potrebbe aver luogo senza partire da una comunità di intenti, costituita da persone mosse dalla condivisione di motivazioni pedagogiche fondamentali.
Come potrebbe esistere un progetto a partire da un gruppo di insegnanti ideologicamente discordi? Tant'è che gli uomini di cultura che sostengono pregiudizialmente le ragioni della scuola dello Stato, hanno avanzato una concezione di pluralismo basata sulla libertà del singolo docente. La cosiddetta 'libertà di insegnamento'; concezione legittima, ma discutibile, se riflettiamo bene, perché si fonda su un uso equivoco dell'espressione 'pluralismo'. Infatti, il pluralismo non è che la differenziazione di ciò che è comunque in origine già unito da qualcosa di essenziale. Perciò, il pluralismo è l'espressione più vera dell'unità finalistica, ma nessun pluralismo è possibile se l'unione è assente all'origine.
Esso potrebbe piuttosto definirsi 'atomismo': tante teste all'inizio discordi o poco inclini a ravvicinarsi non potranno certamente progettare niente insieme, per quanti obiettivi comuni vengano loro posti; "posti" non nati da un ideale comune. La buona volontà di ciascuno potrà certamente fare grandissimi sforzi per mirare, con l'obiettivo particolare, a quello generale, ma si tratterà sempre di uno sforzo velleitario, poich l'unificazione degli obiettivi, l'unità culturale dell'intera opera pedagogica non avviene se non esiste già prima, nella forma di una scelta preliminare di principio e operativa".
In queste frasi che vi ho letto, ci stanno le ragioni della mia netta e ferma opposizione a questa legge sui buoni scuola. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Burzi.



BURZI Angelo

Grazie, Presidente. Colleghi, sul finire del pomeriggio sarà capitato anche a voi di distrarsi un attimo, e di ritenere di condividere quanto il Consigliere Chiezzi ha letto nel corso dei propri interventi.
Effettivamente, si tratta di un documento a mio avviso assai condivisibile.
Ricordo a tutti noi, che è nelle tecniche - non certo in questo caso della disinformazione, mettere la voce propria su parole altrui.
Ricordo a tutti noi come Yasser Arafat sia diventato un modello di studio, per la sua capacità indiretta di dire, in inglese, quanto giusto per gli utenti inglesi, e in arabo, istantaneamente, tradurre per gli utenti arabi. Stessa persona, stesso intervento, due livelli di comunicazione.
Questo, certamente, il collega Chiezzi non lo fa, ma fa comunque impressione sentir leggere cose per noi condivisibili - e non tutti i suoi interventi si concludono come il precedente, dicendo di essere contrario alla legge - e quindi avere il dubbio di condividere quanto il collega dice. Si condividono le parole, non il pensiero vero del collega Chiezzi: bisogna sempre riflettere, anche sul finire del pomeriggio.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento rubricato n. 495.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 497 presentato dal Consigliere Chiezzi (e connessi emendamenti rubricati nn. 508 e 502): All'articolo 1, il comma 1 è sostituito dal seguente nuovo comma 1: "La Regione Piemonte garantisce l'accesso agli studi universitari".
La parola al Consigliere Tapparo, per l'illustrazione.



TAPPARO Giancarlo

Francamente, invidio molto il collega Chiezzi, perché non interviene come se stesse leggendo la guida telefonica, ma ad ogni emendamento interpreta la lettura e, poi, con grande abilità, chiude l'intervento dicendo: "Di tutto questo, non sono d'accordo". Tra l'altro, tralascia anche 50-60 secondi ancora disponibili dove potrebbe farci "la gala" alla fine del suo intervento! Lo invidio, dunque, perché ha un terreno che io non ho (mi sembra abbia ancora diverse pagine da leggere).
Il collega Burzi l'ha rimbrottato e anch'io lo rimbrotto, dicendogli: "Cogliendo quei pochi secondi potrebbe anche farci una "gala"!".
Sta facendo, comunque, un'opera meritoria; leggerò, quando sarò un po' più vecchio, sempre se sarò ancora in vita, gli atti di questi pomeriggi sere e notti...
Non so se il Consigliere Chiezzi gentilmente mi potrà prestare quel volumetto, per fare delle fotocopie, oppure se mi costringerà ad andare a rintracciare le sue letture e quindi a procurarmi tutti questi pezzi, per rappresentano una parte importante della nostra discussione.
Io ho cercato una strada più breve. Anche su suggerimento di qualche collega illuminato, sono andato a rintracciare una serie di articoli significativi, pubblicati su Avvenire, un giornale importante e ben fatto ho poche pagine da leggere, però rappresentano la falsariga del ragionamento che viene fatto.
Ovviamente in tale quotidiano, con grande lucidità, viene costruita una motivazione teorica importante all'atto che voi state sostenendo.
Stamattina, dopo aver letto la rassegna stampa e qualche altra notizia, ho colto, nel messaggio del Papa, dinnanzi a 20 mila pellegrini polacchi che celebravano il suo ottantatreesimo compleanno, un grande segnale un'invocazione ai governanti: la necessità di dare una parità economica alla scuola. Badate, le parole sono importanti! Oggi c'è la legge sulla parità e credo che dovrebbe esserci una soddisfazione nel mondo ecclesiastico; una legge importante che non mi ha visto molto soddisfatto.
Invece, c'è l'invocazione della massima carica della Chiesa, che dice: "Quand'è che date un'effettiva parità tra scuola pubblica" - detta da loro "scuola statale" e da me "scuola pubblica" - "e la scuola paritaria del sistema scolastico" - detta da me "scuola privata"? Concludo ripetendo che invidio molto il collega Chiezzi che, seppure con una durezza di giudizio troppo sintetica e forse troppo tranchant, ha quel libricino che gli permette di condurre un dibattito ad alto livello portando gli elementi della controparte - se si può usare questo termine che vengono utilizzati su questa polemica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Rispetto agli emendamenti in questione, siamo di fronte a una sorta di prova di forza; così sono stati vissuti in questa discussione sulla legge.
E' una prova di forza che va avanti da molto tempo, quasi dall'inizio di questa legislatura.
Tutto questo periodo non è servito a modificare la situazione, perch non si è mai pensato di percorrere una strada che mettesse al centro il diritto allo studio; è stata percorsa una strada di finanziamento alla scuola paritaria.
La lettura del testo che ha fatto il collega Chiezzi è utile, non perché si condivida quel testo, ma perché quel testo svela, molto più che non l'introduzione alla legge, quale sia la reale volontà e cosa stia dietro a questo tipo di provvedimento.
In quel testo, la qualità degli argomenti utilizzati è altissima ed è una messa in discussione esplicita del ruolo centrale dell'istruzione pubblica del nostro Paese. Su questo non ci sono dubbi.
Leggendo quel testo, è evidente come l'obiettivo che ci si pone sia quello di far saltare la centralità del sistema di istruzione pubblica e di far passare un altro tipo di concezione che, da una parte, favorisce le scuole ecclesiastiche, ma, dall'altra, apre alla possibilità di molti altri tipi di scuole private, comprese quelle confessionali.
Da questo punto di vista, non mi stupisce che anche un laico come il Consigliere Burzi condivida quel testo, proprio perché contiene una serie di argomentazioni che trovano riscontro in coloro che hanno un'idea liberista dell'economia e della società; coloro che pensano che la scuola pubblica non serva, ma che serva semplicemente dare l'opportunità alla gente di avere un'istruzione, in un sistema che viene considerato pluralista, dove ci sono vari tipi di scuole in competizione fra loro.
Ritengo che questo non sia utile, perché non dà un diritto all'istruzione, ma anche perché non dà un pluralismo; dà tante scuole che non sono pluraliste, quindi i percorsi che seguirebbero gli studenti non sarebbero pluralisti. Per questo motivo, ritengo che la difesa della scuola pubblica, che è al centro dell'attacco nel testo che leggeva il Consigliere Chiezzi, sia per noi un aspetto centrale e fondamentale. A tal proposito, continueremo ad adoperarci.
Quello che stiamo facendo con questa legge, è mostrare un segnale di avvertimento: se volete fare cose di questo genere, incontrerete una forte resistenza da parte nostra, nel tentativo di non fare passare questo tipo di politica e di concezione.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull'emendamento rubricato n. 497.
Il Consiglio non approva.
Comunico che discuteremo ancora un emendamento e darò la parola all'Assessore Leo, che ha chiesto di intervenire in chiusura di seduta.
Emendamento rubricato n. 498 presentato dal Consigliere Chiezzi (e connessi emendamenti rubricati n. 508 e n. 502): All'articolo 1 il comma 1 è sostituito dal seguente nuovo comma1: "La Regione Piemonte garantisce la rimozione degli ostacoli di ordine economico che limitano la partecipazione dei cittadini al sistema scolastico" Ha chiesto la parola il Consigliere Contu.



CONTU Mario

Presidente, limiterò il mio intervento a due minuti per favorire la risposta dell'Assessore Leo.
Assessore, ci sveli l'arcano. Rinuncio volentieri al mio intervento ma lei ci deve svelare l'arcano.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi per l'illustrazione dell'emendamento.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente.
Su una targa è scritta questa frase: "Pro veritate adversa diligere".
Se il Presidente mi consente una piccola licenza, tradurrei per il collega Burzi, che penso non capisca: "Se vuoi avvicinarti alla verità cerca di studiare, di avvicinarti alle tesi sostenute dagli avversari perché questo è il modo di procedere della persona che cerca di capire".
Collega Tapparo, le fotocopie di questo testo sono già state consegnate all'Ufficio Resocontazione, quindi si tranquillizzi.
Sto leggendo testualmente, quindi non si tratta di brani, ma di un testo che non interrompo, se non per i minuti che tagliano il testo. Cerco di fermarmi quando un concetto si è completato (anche se i minuti sono un po' di più o un po' di meno di quelli burocraticamente assegnati agli interventi) per dare una lettura che renda le idee che sono proposte.
Non ho mai commentato quanto leggevo tranne in quest'ultimo intervento perché mi è sembrato di leggere una pagina particolarmente importante e significativa per giustificare le scelte fatte dall'Assessore Leo e dal sottoscritto, perché gli argomenti che ho trattato in questo ultimo intervento mi sembrano da leggere e da rileggere.
Preciso ai colleghi che solitamente leggo senza commenti, cercando di dare anche un'interpretazione a quello che leggo, non svilendolo con un tono di lettura irridente, ma leggendo come dev'essere letto un testo che si rispetta per l'intelligenza di chi lo ha scritto, anche se non si condividono per nulla le idee proposte.
Vi farò questa lettura perché ritengo importante che agli atti del nostro Consiglio regionale sia consegnata questa posizione, che non sia semplicemente un libro dato dalla Diocesi ai sessanta Consiglieri regionali, come è accaduto, ma che questo documento sia incorporato dentro i nostri lavori.
Questo è il motivo per cui mi permetterò di leggerlo con rispetto e totale non condivisione, perché ritengo sia importante mettere le radici dei nostri provvedimenti, se radici ci sono, in modo esplicito dentro i nostri verbali.
Non si tratta, quindi, di attività da perdigiorno o da perditempo. Per me è una lettura molto utile e l'ho fatta perché dopo la prima volta che ho letto questo testo ho ritenuto di capire meglio le fonti di questa legge e di capire meglio anche le mie ragioni di dissenso. Quindi continuer relazionandomi agli emendamenti, con questa lettura. Cercherò ancora di più di far capire che si tratta di una lettura di un testo che non condivido ma che ritengo importante almeno pronunciare e mettere a verbale.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese, mediante procedimento elettronico sull' emendamento. rubricato n. 498.
Il Consiglio non approva.
La seduta è tolta.



(La seduta termina alle ore 19.32)



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