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Guida per la tutela della riservatezza del minore
Intervista alla Presidente del Tribunale per i minorenni di TorinoDott.sa Giulia De Marco
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- Il diritto all’informazione
è ritenuto uno dei tasselli fondamentali del sistema democratico,
sia sotto il profilo della conoscenza di fatti ritenuti d’interesse
pubblico, sia come forma di controllo della collettività
sulla funzionalità e l’operato dei poteri istituzionali.
Tuttavia da più parti è stata riconosciuta la necessità
di fissare regole nella diffusione delle notizie ed è in
vigore una legge, quella sulla privacy, che ha accolto questa
istanza. E’ una legge capace di tutelare la riservatezza
del minorenne e nello stesso tempo di garantire il diritto all’informazione?
Vi sono lacune o contraddizioni che il legislatore dovrebbe preoccuparsi
di colmare? - Poniamo un’ipotesi estrema: immaginiamo
che il giornalismo decida di non trattare più alcun argomento
o evento di cronaca che riguardi bambino o adolescenti, sarebbe
un bene per la società e per i bambini, in particolare? - Intravede un modo per rendere i minori soggetti
e non oggetti dell’informazione, ovvero per tutelarli dagli
eccessi dei mass-media, senza escluderli dal loro diritto ad essere
informati ed, eventualmente, di vedersi rappresentati là
dove l’informazione si rende portavoce di istanze? - L’informazione può giovare alla
crescita di una cultura dei diritti del minore? E se sì,
- Una politica di confronto tra le istituzioni
e le informazioni, non potrebbe aiutare a individuare le regole
migliori per tutelare i minori e nello stesso tempo il diritto
di cronaca? - Il Gruppo Interprofessionale Minori Informazione
ha, tra i suoi propositi, quello di favorire lo scambio di conoscenze,
di saperi settoriali, specifici delle categorie professionali
che si occupano di minori: molto spesso le tecniche dell’informazione
non sono conosciute dal mondo della scuola, il modus operandi
dell’assistente sociale è ignoto al giornalista.
Il magistrato non conosce il lavoro del cronista, se non nei suoi
aspetti più superficiali e, a sua volta, il cronista non
conosce come e quando interviene lo psicologo in una vicenda giudiziaria.
Monadi, dunque, che tuttavia si trovano spesso a intervenire nello
stesso campo. Il dialogo non potrebbe essere l’unica strada
possibile per uscire dalla diffidenza reciproca? Secondo lei,
l’informazione sui minori è cambiata negli ultimi
anni, e come? - Per concludere, qual è la migliore informazione
possibile e come i magistrati possono dare il loro contributo
per migliorarla? |